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IL TRATTAMENTO DI TERRENI CONTAMINATI DA METALLI PESANTI MEDIANTE

FITOESTRAZIONE

Luigi Bresciani*, Claudia Cerioli**, Mentore Vaccari**, Paolo Volpini**

*Istituto Tecnico Agrario Statale “G. Pastori” di Brescia, v.le Bornata 110, 25123 Brescia, tel. 030
360302, fax 030 360302, e-mail: nani.bresciani@libero.it
** Dipartimento di Ingegneria Civile, Università degli Studi di Brescia, via Branze 38, 25123
Brescia, tel. 030 3715421, fax 030 3715503, e-mail: vaccari@ing.unibs.it

1 Introduzione

La phytoremediation, nota anche come botanical-bioremediation o green remediation, è una


emergente tecnologia che fa ricorso all’utilizzo di specie vegetali per il trattamento in situ di suoli,
sedimenti e acque contaminate [1]. Ricerche teoriche ed applicative hanno inequivocabilmente
dimostrato che alcune selezionate specie di piante hanno la capacità di rimuovere, degradare,
metabolizzare o immobilizzare una vasta gamma di contaminanti, il che le rende potenzialmente
applicabili al risanamento di siti inquinati.
In particolare, i processo di fitoestrazione si riferisce all’uso di piante accumulatrici in grado di
assorbire e concentrare nelle parti epigee i metalli presenti nel suolo, in modo che possano essere
rimossi in seguito con il raccolto. Questa tecnica innovativa, a differenza di quelle tradizionali,
mantiene inalterata la struttura chimico-fisica del suolo, interferisce moderatamente con l’attività
batterica degli organismi in esso presenti, rende possibile il recupero della fertilità [2], presenta
costi ridotti e riduce l’impatto sull’ambiente [3]; il principale svantaggio è costituito dai tempi di
intervento, generalmente prolungati.
In Tabella 1 vengono elencate le specie vegetali indicate in letteratura come potenzialmente o
effettivamente iperaccumulatrici.

Specie vegetale Metalli accumulabili Riferimenti Bibliografici


Agropyron repens Pb [4]
Agrostemma githago Pb [5]
Agrostis Zn, Pb, Cd [1, 4, 6, 7, 8, 9]
Alliaria officinalis Pb [5]
Alyssum bertoloni Ni [10]
Alyssum montanum Ni [1]
Alyssum ovirense Pb, Zn [11]
Alyssum wulfenianum Pb, Zn [11]
Amaranthus hybridus Pb [12]
Amaranthus paniculata Pb [12]
Amaranthus retroflexus Cs [13]
Ambrosia artemisiifola Pb [5, 14, 15]
Apocynum cannabinum Pb [14]
Arabidopsis Cd, Fe, Zn [1]
Arabis geminifera Cd, Zn, Cu, Pb [16]
Armeria maritima Pb, Zn [11]
Artemisia princeps Cd, Zn, Cu, Pb [16]
Arundo donax Pb, Cd, Zn [4]
Specie vegetale Metalli accumulabili Riferimenti Bibliografici
Asparagus setaceous As [17]
Aster Ni, Pb, Cd, Zn, Cu [16]
Astragalus bisolcatus Se [18]
Astragalus pattersoni Se [10]
Astragalus racemosus Se [14]
Athirium yokoscense Cd, Zn, Cu, Pb [16]
Atriplex confertifolia U [10]
Avena sativa Zn [6]
Ballota acetabulosa Pb [4]
Berkheya coddii Ni [10]
Beta maritima Pb, Cu, Zn [19]
Brassica campestris Pb [12]
Brassica carinata Pb, Cd, Cr [12, 20, 27]
Brassica hirta Hg, Pb [5]
Pb, Zn, Cd, Cu, Ni, [1, 5, 6, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 19, 20, 21, 22, 23,
Brassica juncea
Se, Sr, Cr, B, U 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35]
Brassica napus Se, Cd, Zn, Pb, Hg [5, 6, 8, 9, 12, 14, 20, 27, 31]
Brassica nigra Pb [12]
Brassica oleracea Pb [12]
Brassica pekinensis Pb [6]
Brassica rapa sylvestris Cd, Cr [6, 8, 27]
Cannabis sativa Pb, Cd [4, 36]
Carduus nutans Pb [14]
Carthamus sp Pb [4]
Chrysanthemum coronarium Pb [4]
Cistus salviifolius Pb, Cd, Zn [4]
Commellina communis Pb [14]
Cyperus Cd, Zn, Cu, Pb [16]
Eichornia crassipes Pb, Cd, Zn [27]
Equisetum arvense Cd, Zn, Cu, Pb [16]
Euphorbia l. Pb, Cd, Zn [4]
Festuca arundinacea Pb, Zn, Se [9, 37]
Festuca rubra Cd, Zn [6, 8, 14]
Glaucium flavum Pb [4]
Haumaniastrum katangese Cu [10]
Haumaniastrum robertii Co [10, 14]
[5, 6, 9, 10, 12, 24, 25, 26, 27, 28, 30, 33, 38,
Helianthus annuus Pb, Sr, Cs, Zn, As, Cd, U
39]
Helicrisum italicum Pb, Zn, Cd [4, 37]
Hibiscus cannabinus Se, B [9]
Hordeum vulgare Zn [6, 33, 40]
Iberis intermedia Ta [10]
Inula viscosa Pb, Cd, Zn [4]
Ipomoea alpina Cu [14]
Ipomoea lacunosa Pb [6]
Juncus compressus Pb, Zn [37]
Lactuca sativa Cd [41]
Linum usitatissimum Cd, Pb [4, 36]
Lithospermum sp Pb [4]
Lolium multiflorum Cd, Zn [4]
Lolium perenne Cd [41]
Lolium temelentum As [17]
Specie vegetale Metalli accumulabili Riferimenti Bibliografici
Lotus corniculatus Se [9]
Lupinus albus Pb, Zn [23]
Macadamia neurophylla Mn [10]
Matthiola fruticulosa Pb [4]
Medicago sativa Cd, Pb [5, 6, 9, 10, 42, 43]
Miscanthus Cd, Zn, Cu, Pb [16]
Nerium oleander Pb [27]
Nicotiana tobacum Cd, Cu, Zn [1, 5, 12, 14, 30, 38]
Pisum sativum Pb [5, 6]
Pittosporum tobira Pb [27]
Plantago rugelii Pb [5]
Poa annua Cd, Cu, Ni, Pb, Cd, Zn [4]
Polycarpaea synandra Pb, Zn [11]
Pteris vittata Cd, As [17, 22]
Raphanus sativus Cd, Cu, Pb, Zn, Cr [19, 20, 27]
Raphanus maritimus Cd, Cr [27]
Rosa multiflora Pb [5]
Salix viminalis Cd, Cu, Zn [30]
Scirpus holoschenus Pb, Zn, Cd [4]
Sebertia acuminata Ni [14]
Sesbania exaltata Pb [6]
Silene colorata Pb [4]
Silene vulgaris Zn, Cd [1, 10, 44]
Sinapis alba Pb [14, 27, 45]
Sonchus oleraceus Pb [46]
Sorghum bicolor Pb [12]
Sorghum sudanese Pb [5]
Taraxacum officinale Pb [5, 33]
Thlaspi alpestre Pb, Zn [11]
[1, 4, 6, 8, 9, 10, 13, 14, 15, 21, 22,
Thlaspi caerulescens Zn, Cd, Pb, Ni
27, 33, 35, 44, 47, 48, 49, 50, 51]
Thlaspi calaminare Zn, Ni [10, 11]
Thlaspi goesingense Ni [14, 21]
Thlaspi rotundifolium subsp
Zn, Pb, Ni [1, 5, 9, 10, 11, 12, 15]
cepaecifolium
Triticum aestivum Pb [15]
Urtica dioica Cd, Cu, Ni [4, 33]
Viola calaminaria Zn [14]
[1, 5, 9, 12, 14, 15, 24, 25,
Zea mais Pb, Zn
26, 27, 30, 45, 52, 53, 54]

Tabella 1 - Specie vegetali iperaccumulatrici.

La seguente memoria è suddivisa in due parti: la prima propone un’analisi dei diversi aspetti
agronomici che devono essere tenuti in considerazione laddove risulti possibile l’impiego del
processo di fitoestrazione come tecnica di bonifica; la seconda parte, invece, intende presentare i
più recenti risultati di una sperimentazione condotta in serra a partire dall’aprile 2001 e conclusasi
nel marzo 2003, volta a verificare le capacità fitoestrattive di alcune note specie vegetali nei
confronti di Pb e Cd. Già in un precedente lavoro [55] sono stati presentati i risultati della prima
fase sperimentale, che verranno brevemente ripresi in questa sede.
2 Aspetti agronomici
Inizialmente, il termine fitoestrazione è stato riferito solamente all’uso di specie iperaccumulatrici.
Tuttavia, la maggior parte delle piante iperaccumulatrici ritrovate in natura alle latitudini europee,
pur essendo molto interessanti per l’innata capacità di accumulare notevoli quantità di contaminanti,
presentano l’inconveniente di avere una taglia ridotta ed un ritmo di accrescimento molto basso;
esse pertanto risultano di difficile gestione e di scarsa utilità pratica. Per questa ragione, le ricerche
attuali mirano a trovare delle specie non necessariamente iperaccumulatrici, ma anche
semplicemente metallotolleranti, che abbiano la prerogativa di produrre una maggiore biomassa
epigea e che riescano ad esplorare il suolo a profondità maggiori. La pianta adatta ai diversi tipi di
fitodecontaminazione deve, perciò, non solo essere tollerante ed accumulare alti quantitativi di
inquinante nelle parti poi asportate, ma anche avere un rapido tasso di crescita e produrre molta
biomassa [20]. A tal fine si potrebbero impiegare le specie in grado di produrre apprezzabile
biomassa in relazione alle caratteristiche produttive della specie stessa o alla possibilità di realizzare
in parcella una densità di semina più fitta rispetto alle normali condizioni colturali; in relazione alle
produzioni per unità di superficie, andrebbero valutate le specie coltivabili in monosuccessione nel
medesimo anno senza riduzioni di produttività o, per lunghezza del ciclo colturale, idonee a
permettere un secondo raccolto di un’altra specie. Tali specie dovrebbero garantire frequenti
prelievi di materiale vegetale senza pregiudicare il normale sviluppo vegetativo ed i risultati
produttivi della coltura.
Nell’ambito delle specie vegetali riportate in bibliografia è opportuno scegliere quelle che
presentino caratteristiche idonee, onde potersi favorevolmente adattare ad una coltivazione con
finalità di fitobonifica. Condizione essenziale è la facilità di reperimento sul mercato dei semi o, in
alternativa, delle giovani piantine da destinare al trapianto; quindi è opportuno scegliere specie che
risultino quanto più possibile presenti nell’areale di coltivazione considerato. E’ altresì
indispensabile che le specie scelte non siano infestanti, al fine di evitare indesiderate
disseminazioni. Nel caso si decidesse di incrementare la mobilità dei metalli pesanti nel terreno (per
renderli più facilmente assimilabili dai vegetali) con l’utilizzo di complessati come l’EDTA, è
necessario scegliere specie in grado di tollerare la sua presenza nel terreno ed eventuali
contaminazioni fogliari.
Nel caso si intenda testare l’efficacia del processo svolgendo prove in ambiente confinato in coltura
protetta, si devono considerare anche altri aspetti di carattere agronomico correlati alle diverse
condizioni ambientali: sarebbe opportuno individuare specie che non alterino il proprio sviluppo
vegetativo in ambiente protetto, ad esempio allungando gli internodi a causa della luce scarsa o
eccessivamente concentrata in alcuni punti della serra. Va altresì considerata la maggiore
suscettibilità delle specie all’insorgenza di fitopatologie note per l’accresciuta virulenza dei
patogeni in ambiente confinato o alla comparsa di patologie non comuni a quella specie; inoltre la
presenza dei sottovasi, necessaria per la coltivazione in vaso, può provocare l’insorgenza di ulteriori
malattie che colpiscono l’apparato radicale, reso particolarmente sensibile dall’eventuale presenza
di acqua in eccesso al loro interno. E’ opportuno, operando in ambiente protetto, prevedere
un’adeguata temporizzazione degli interventi di irrigazione in base alla quantità di acqua
potenzialmente evapotraspirabile dai vasi, strettamente connessa alle condizioni di temperature e
umidità che si verificano all’interno della serra (1 intervento ogni 50 mm circa di ET).

3 Attività sperimentale

3.1 Materiali e metodi


Impostazione della sperimentazione
La sperimentazione, nel suo complesso, ha visto l’impiego di tre specie annuali Helianthus annuus,
Poa annua e Raphanus sativus e quattro poliannuali, Aster dumosus, Helicrysum italicum,
Medicago sativa e Agrostis alba stolonifera, ed è stata articolata in tre fasi operative:
– Fase I (dal 23/4/2001 al 8/11/2001): sono state impiegate 2 specie annuali, Helianthus annuus,
Poa annua, e tre perenni, Aster dumosus, Helicrysum italicum, Medicago sativa. Per ciascuna
specie sono stati coltivati 30 vasi così ripartiti:
• 10 vasi contenenti terreno non contaminato (TB);
• 10 vasi contenenti terreno contaminato al livello 1 (T1: Pb 407 mg/kgss, Cd 7,8 mg/kgss);
• 10 vasi contenenti terreno contaminato al livello 2 (T2: Pb 2310 mg/kgss, Cd 41,6
mg/kgss);
– Fase II (dal 9/11/2001 al 26/5/2002): le specie poliannuali hanno proseguito il loro ciclo
vegetativo mentre Helianthus annuus e Poa annua sono state sostituite, rispettivamente, da
Raphanus sativus, specie annuale, e Agrostis alba stolonifera, specie poliannuale;
– Fase III (dal 27/5/2002 al 4/4/2003): la coltivazione delle quattro specie poliannuali (il
Raphanus sativus è stato asportato al termine della fase precedente) è proseguita normalmente
nei vasi del terreno bianco e nel 50% dei vasi contenenti i terreni 1 e 2, mentre nel restante 50 %
di quest’ultime è stato dosato un complessante (acido etilendiamminotetracetico sale bisodico –
EDTA).
In merito alle modalità di caratterizzazione e contaminazione del terreno si rimanda a Vaccari et al.
(2003).

Fase I Fase II Fase III


dal 23/4/01 al 8/11/01 dal 9/11/01 al 26/5/02 dal 27/5/02 al 26/3/03
Aster dumosus
TB (10) TB (10) TB (8)
no EDTA (5)
T1 (10) T1 (10) T1
EDTA (5)
no EDTA (4)
T2 (10) T2 (10) T2
EDTA (4)
Helianthus annuus Raphanus sativus
TB (10) TB (10)
T1 (10) T1 (10)

T2 (10) T2 (10)

Helicrysum italicum
TB (10) TB (10) TB (9)
no EDTA (4)
T1 (10) T1 (10) T1
EDTA (3)
no EDTA (4)
T2 (10) T2 (10) T2
EDTA (3)
Medicago sativa
TB (10) TB (10) TB (10)
no EDTA (5)
T1 (10) T1 (10) T1
EDTA (5)
no EDTA (4)
T2 (10) T2 (10) T2
EDTA (4)
Poa annua Agrostis alba stolonifera
TB (10) TB (8) TB (10)
no EDTA (5)
T1 (10) T1 (10) T1
EDTA (5)
no EDTA (5)
T2 (10) T2 (10) T2
EDTA (5)
Tabella 2 – Specie vegetali e terreni impiegati durante le diverse fasi sperimentali (tra parentesi
viene indicato il numero di vasi coltivati all’inizio di ciascuna fase).

Prove di fitoestrazione
La coltivazione delle specie vegetali è avvenuta in un “tunnel” esposto ai raggi solari, dotato di una
copertura in cellophane, di altezza max di circa 2,5 m, arieggiato, mediante parziale rimozione per
avvolgimento del film plastico ad una altezza max di circa 1,5 m (sui lati nord e sud); durante il
periodo estivo, per evitare che al di sotto della struttura si rilevassero temperature eccessive, il
tunnel è stato protetto da rete ombreggiante al 25%.
Come riportato in Tabella 2, le specie annuali testate nella fase I (Helianthus annuus e Poa annua)
sono state sostituite, nella fase II, rispettivamente da Raphanus sativus, altra specie annuale, e
Agrostis alba stolonifera, specie poliannuale, la cui semina è avvenuta in data 9/11/2001; il
rapanello è stato seminato con una densità di tre piantine per vaso mentre la semina dell’Agrostis è
avvenuta a spaglio; le specie poliannuali già presenti (Aster dumosus, Helicrysum italicum e
Medicago sativa) hanno invece proseguito il loro ciclo vegetativo. Il periodo sperimentale è durato
198 giorni, durante i quali i vegetali sono stati coltivati senza l’aggiunta di fertilizzanti e/o
ammendanti. Nella fase III è proseguita la coltivazione delle quattro specie vegetali poliannuali
(Agrostis alba stolonifera, Aster dumosus, Helicrysum italicum e Medicago sativa) per un periodo
della durata di circa 10 mesi; in questa fase della sperimentazione è stato dosato l’EDTA al fine di
incrementare l’assorbimento dei metalli pesanti nei tessuti vegetali.
L’irrigazione, avvenuta con acqua prelevata da un pozzo privato e priva di Cd e Pb (la dettagliata
caratterizzazione chimico-fisica è riportata in Vaccari et al., 2003), è stata condotta con particolare
attenzione al fine di evitare la tracimazione di acqua dai sottovasi.
Dosaggio di EDTA
Nella fase III è stato dosato un complessante (EDTA) in grado di aumentare la biodisponibiltà dei
metalli, in particolare del piombo, al fine di incrementarne l’assorbimento nei tessuti vegetali.
Nel 50% dei vasi di ciascuna parcella contaminata sono stati dosati 100 mL di soluzione 0,1 M di
EDTA (pari a 2 mmol/kgss) in due momenti distinti - 50 mL il 27/05/2002 e altrettanti il 30/05/2002
- per evitare che parte della soluzione potesse percolare attraverso il terreno, divenendo così
inefficace. Data la difficoltà di versare il contenuto direttamente sul terreno, per la presenza
dell’apparato fogliare, il dosaggio è stato effettuato mediante l’impiego di siringhe sterili.
Raccolta e analisi dei campioni vegetali
La diversa natura delle specie vegetali studiate ha portato a differenti frequenze di campionamento,
nonché parti indagate (Tabella 3).

SPECIE PARTE TIPO DI DATA DI


VEGETALE CAMPIONATA CAMPIONAMENTO CAMPIONAMENTO
FASE II (dal 9/11/01 al 26/5/02)
Agrostis alba
Parte aerea - Pre-fioritura 12/04/02
stolonifera
- Pre-fioritura 08/03/02
Medicago sativa Parte aerea
- In piena fioritura 12/04/02
Parte aerea - In piena maturazione
Raphanus sativus 08/03/02
Radici - In piena maturazione
FASE III (dal 27/5/02 al 26/3/03)
- 3 in piena fioritura 24/06/02, 30/07/02,
Agrostis alba 20/09/02
Parte aerea
stolonifera - Pre-quiescenza 28/10/02
- Pre-fioritura 26/03/03
Aster dumosus Parte aerea - In piena fioritura 20/09/02
- In piena fioritura 30/07/02
Helicrisum italicum Parte aerea
- Pre-quiescenza 20/09/02
- 3 in piena fioritura 24/06/02, 30/06/02,
20/09/02
Medicago sativa Parte aerea
- Pre-quiescenza 28/10/02
- Pre-fioritura 26/03/03
Tabella 3 – Porzioni vegetali indagate e frequenze di campionamento.
Nella fase II le specie campionate sono state tre (Agrostis alba stolonifera, Medicago sativa,
Raphanus sativus) mentre non è stato possibile effettuare lo sfalcio di Aster dumosus ed Helicrysum
italicum in quanto le pianticelle non hanno prodotto sufficiente biomassa, essendo nel periodo di
quiescenza invernale. Per l’unica specie annuale (il Raphanus) il campionamento è avvenuto a
maturazione finale (in data 8/3/02) ed è stato possibile indagare l’accumulo di cadmio e piombo sia
nei bulbi che nelle parti aeree; un unico sfalcio ha riguardato anche l’Agrostis, mentre la Medicago
è stata campionata due volte, la prima delle quali in periodo di pre-fioritura.
Nella fase III sono stati effettuati cinque sfalci per Agrostis e Medicago in quanto, per queste due
specie, la produzione di biomassa è sempre stata molto elevata; l’ultimo campionamento è avvenuto
al termine della fase di quiescenza invernale, pochi giorni prima della conclusione della
sperimentazione. Per Aster ed Helicrysum, sono stati effettuati, rispettivamente, uno e due
campionamenti, dovuti anche allo scarso sviluppo della parte aerea delle specie in questione.

Raccolta e analisi dei campioni delle acque di percolazione


Durante la sperimentazione sono stati effettuati dei prelievi sulle acque percolate nei sottovasi al
fine di valutare il possibile allontanamento di Pb e Cd con le acque di irrigazione. Per ogni parcella
sono stati prelevati con siringhe sterili 10 mL di acqua da ciascun sottovaso a formare un campione
medio.
Durante la fase II le acque sono state campionate una sola volta e la presenza di cadmio e piombo è
risultata pressoché nulla (i valori sono risultati inferiori al limite di rilevabilità strumentale) mentre
nella fase III i prelievi sono avvenuti con una frequenza maggiore, al fine di monitorare le
concentrazioni di cadmio e piombo soprattutto nei giorni successivi al dosaggio dell’EDTA.

Metodi di analisi
Le analisi del terreno sono state condotte secondo i “Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo”
approvati nel D.M. 185/99. In particolare la misura del contenuto totale di Pb e Cd è avvenuta
mediante mineralizzazione del campione con una miscela di acido nitrico e acido perclorico,
successiva filtrazione e lettura con ICP.
Il contenuto di Pb e Cd nelle acque di percolazione è avvenuto mediante filtrazione, successiva
acidificazione con acido nitrico e lettura diretta della soluzione con ICP.
Le analisi per la determinazione del cadmio e del piombo accumulati dai vegetali sono state
condotte sulla parte vegetale essiccata e triturata. Sono quindi stati presi 0,5 g di campione e
mineralizzati in microonde con una miscela di 5 mL di acido nitrico e 2 mL di perossido di
idrogeno. La soluzione ottenuta è stata infine filtrata e letta in ICP.

3.2 Risultati e discussione

3.2.1 FASE II (dal 9/11/01 al 26/05/02)

Sviluppo vegetativo e produzione di biomassa


I vegetali generalmente non hanno evidenziato segni di sofferenza, ad eccezione dell’Helicrysum;
questa specie, infatti, ha visto il disseccamento di numerose piantine (una nel terreno bianco, 3 nel
T1 e 5 nel T2), probabilmente a seguito dell’esposizione a una concomitanza di fattori: temperature
eccessivamente rigide (questa è una specie adatta a climi caldi), attacchi parassitari, cattiva
adattabilità alla coltivazione in vaso e, non ultimo, la presenza di concentrazioni elevate di Cd e Pb.
Inoltre nel terreno maggiormente contaminato si è avuto l’avvizzimento di alcuni vegetali (2 vasi di
Medicago e una piantina di Aster) imputabile alla possibile fitotossicità indotta dalle elevate
concentrazioni di Cd e Pb e, principalmente per la Medicago, alla non ottimale esecuzione degli
sfalci, che ne ha pregiudicato la capacità di ricacciare nella primavera successiva al periodo di
quiescenza. Si ricorda che in ciascun vaso coltivato a Raphanus si trovavano 3 piantine e il
campionamento è stato effettuato distinguendo tra parte aerea e bulbi; si evidenzia che il peso fresco
delle radici e della porzione epigea stanno in rapporto 1:5.
In Figura 1 viene riportata la produzione di biomassa espressa in peso secco relativa a un singolo
vaso di ciascuna parcella coltivata.

Terreno Bianco
5
Terreno 1
Terreno 2
4
[g/vaso]

0
Agrostis Alba Stolonifera Medicago Sativa Raphanus Sativus

Figura 1 - Produzione di peso secco delle tre specie vegetali campionate (dato riferito ad un singolo
vaso).

Benché non siano stati notati particolari sintomi di fitotossicità che ne abbiano compromesso
vistosamente la crescita vegetativa, la Medicago sativa presenta una produzione di verde ridotta in
corrispondenza del terreno con alte concentrazioni di contaminanti, in linea con i risultati riscontrati
nella fase I. Agrostis e Raphanus presentano un andamento simile, con produzione di biomassa nel
terreno 1 doppia rispetto a quella del terreno bianco, mentre quella del terreno 2 risulta intermedia.
Questa condizione potrebbe essere in parte giustificata dalla posizione dei vasi all’interno della
serra, in grado di sfruttare positivamente le condizioni climatiche e in parte dall’incremento di
fertilità dovuto alla presenza di nitrati all’interno dei vasi contaminati. Rilevante risulta la
produzione del singolo sfalcio di Agrostis, superiore a quella risultante dai due sfalci della
Medicago.

Accumulo di Pb e Cd nelle parti aeree


In Tabella 4 e Tabella 5 vengono riportate, rispettivamente, le concentrazioni di piombo e cadmio
accumulate nelle parti aeree delle singole specie testate. Dall’analisi delle tabelle è possibile
avanzare alcune considerazioni:
- le quantità di Cd e Pb accumulate in tutte le specie vegetali crescono al crescere della
concentrazione di contaminante nel terreno, anche se non in modo proporzionale;
- per quanto riguarda la Medicago sativa, della quale è stato possibile effettuare due sfalci, i
valori di accumulo presentano delle differenze, molto marcate per il piombo, meno accentuate,
ma comunque significative, per il cadmio. I risultati ottenuti nel secondo campionamento sono
in linea con i valori riscontrati nella prima fase (v. Vaccai et al., 2003), mentre le concentrazioni
riscontrate nel primo campionamento, avvenuto all’inizio del mese di marzo, alla fine cioè del
periodo di quiescenza invernale, risultano legittimamente basse;
- le specie vegetali caratterizzate dal maggiore accumulo di Pb nelle parti aeree sono il Raphanus
sativus e l’Agrostis, con valori massimi, rispettivamente, di 54,6 e 36,7 mg/kgss per il terreno 2 e
10,2 e 6,9 mg/kgss per il terreno 1;
- per quanto riguarda il Cd la specie più efficace è il Raphanus sativus raggiungendo
concentrazioni di 12,1 mg/kgss per il terreno 1 e 30,0 mg/kgss per il terreno 2.

Pb [mg/kgss]
TB T1 T2
Agrostis alba stolonifera I Campione 2,0 6,9 36,7
I Campione 0,7 1,3 1,6
Medicago sativa
II Campione 1,5 3,6 13,3
Raphanus sativus I Campione 3,2 10,2 54,6
Tabella 4 – Concentrazioni di Pb nelle parti aeree delle specie vegetali coltivate.

Cd [mg/kgss]
TB T1 T2
Agrostis alba stolonifera I Campione 0,5 0,9 8,5
I Campione 0,2 0,8 1,2
Medicago sativa
II Campione 0,5 1,1 2,3
Raphanus sativus I Campione 0,9 12,1 30,0
Tabella 5 – Concentrazioni di Cd nelle parti aeree delle specie vegetali coltivate.

Accumulo di Pb e Cd: confronto tra le parti


In Tabella 6 sono indicate le concentrazioni di Cd e Pb accumulate nelle radici e nella porzione
epigea del Raphanus sativus.

Specie Parte Pb [mg/kgss] Cd [mg/kgss]


vegetale indagata
TB T1 T2 TB T1 T2
Raphanus radici 1,5 15,1 122,0 0,6 5,8 26,2
sativus porzione epigea 3,2 10,2 54,6 0,9 12,1 30,0
Tabella 6 – Accumulo di Cd e Pb nelle diverse parti vegetali di Poa annua ed Helianthus annuus.

Dall’ analisi della tabella si sottolinea il diverso comportamento del vegetale nei confronti di
ciascun metallo: il piombo infatti risulta più concentrato nella porzione ipogea, mentre il cadmio in
quella epigea. La spiegazione potrebbe risiedere nella minore biodisponibilità del Pb, più
difficilmente traslocabile nella parte aerea della pianta.

3.2.2 FASE III (dal 27/05/02 al 4/4/03)

Sviluppo vegetativo e produzione di biomassa


Nelle parcelle trattate con EDTA si è assistito al decesso di alcuni vegetali: 1 vaso di Medicago
terreno 1, 1 vaso di Helicrysum terreno 1, 1 vaso di Aster terreno 2 e 2 vasi di Helicrysum terreno 2.
Sempre per quanto riguarda l’Helicrysum, già fortemente decimato durante la fase invernale, si è
assistito alla morte di altre piantine del terreno 2, per tanto tutta la sperimentazione nel livello 2 è
stata interrotta.
E’ stato inoltre riscontrato un comportamento anomalo dell’Aster, soprattutto nel terreno bianco,
che ha avuto una crescita differente nei diversi vasi: infatti pur essendo coltivati nelle stesse
condizioni, alcuni esemplari hanno avuto uno sviluppo vegetativo quasi nullo (assenza di crescita e
fioritura) quindi per il calcolo della biomassa si è fatto riferimento ai soli vasi che hanno
evidenziato uno sviluppo regolare (5 per il terreno bianco).
In Figura 2 viene riportata la produzione di biomassa espressa in peso fresco relativa a un singolo
vaso di ciascuna parcella coltivata.
45
Terreno Bianco
40
Terreno 1
35 Terreno 1 EDTA
Terreno 2
30 Terreno 2 EDTA

25
[g/vaso]

20

15

10

0
Agrostis Alba Aster Dumosus Helicrysum Italicum Medicago Sativa
Stolonifera

Figura 2 - Produzione di peso secco delle quattro specie vegetali campionate (dato riferito ad un
singolo vaso).
L’Agrostis risulta essere la specie più produttiva, seguita da Medicago e Aster. Anche in questa
fase, come già osservato in quelle precedenti, si assiste a una minore produzione di Helicrysum e
Medicago in corrispondenza dei terreni contaminati.
L’utilizzo dell’EDTA sembra ridurre la produttività: questo è particolarmente evidente in Agrostis e
Aster (nel terreno 2). Ciò potrebbe derivare dal fatto che un maggiore accumulo di metalli nei
tessuti (dovuta alla accresciuta biodisponibilità di Cd e Pb) comporterebbe comunque un effetto
tossico sul vegetale, che si manifesta con una sua minore crescita.
Accumulo di Pb e Cd nelle parti aeree
In Figura 3 e Figura 4 vengono riportate le concentrazioni di piombo e cadmio accumulate nelle
parti aeree delle singole specie testate. Dall’analisi dei grafici è possibile avanzare alcune
considerazioni:
- l’accumulo di cadmio e piombo cresce al crescere della contaminazione, a conferma di quanto
osservato nelle fasi precedenti;
- i vegetali coltivati nelle parcelle trattate con EDTA presentano concentrazioni di metalli
notevolmente superiori a quelle non trattate. Il maggior beneficio si ha per il piombo
(generalmente presente nel suolo in forma meno biodisponibile rispetto al cadmio), il cui
accumulo, in alcuni casi, cresce di un ordine di grandezza. L’unica eccezione è data dall’Aster,
nel quale il cadmio risulta maggiormente accumulato nei vegetali coltivati senza l’aggiunta del
complessante;
- in Agrostis e Medicago i metalli accumulati presentano valori molto alti nel primo
campionamento, mentre in quelli successivi diminuiscono. Questa situazione deriva dal fatto
che con il passare del tempo l’azione del complessante e, conseguentemente, la biodisponibilità
dei metalli diminuisce, limitando di conseguenza l’accumulo degli stessi nei tessuti vegetali;
- la specie caratterizzata dalle massime concentrazioni di piombo risulta la Medicago, che
raggiunge 109 mgPb/kgss nel terreno1 EDTA e 257 mgPb/kgss nel terreno 2 EDTA, seguita
dall’Agrostis, che raggiunge i 206 mgPb/kgss nel terreno 2 EDTA;
- l’Aster dumosum, invece, mostra le concentrazioni di cadmio più alte, raggiungendo 11,3 e 42
mgCd/kgss nei terreni1 e 2, rispettivamente.
Terreno bianco
1000

100

10 5,9
2,7 3,2 2,4 3,5 3,6 3,7
1,3 1,7 1,8 1,8 1,9
1 0,3

0,1
Terreno 1
1000

100
12
6,8 7,2 4,9 3,5 3,7
10 4 3,1 3,2
2,5 1,9 2,5 2,6

0,1

1000
Terreno 1 EDTA
109,0
100 49,8
29,2 20,2 17,5
5,8 7,4 10,7 6,8 6,0 5,9
10
2,4 3,5

0,1

1000
Terreno 2 I° Campione
II° Campione
100 III° Campione
[mgPb/kgss]

23,9 20,2 14,3 14,1 IV° Campione


7,3 8,5 8,4
10 V° Campione 5,1 6,7 3,6 2,8

0,1
Terreno 2 EDTA
1000
206 257
86,4 160
55,9 57,3 49,7
100
21,4 21,6 12,6
8
10

0,1
Agrostis alba Aster dumosus Helicrysum italicum Medicago sativa
stolonifera

Figura 3 – Concentrazioni di Pb nelle parti aeree delle specie vegetali coltivate.


Terreno bianco
100

10

1 0,7
0,4 0,4 0,3
0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2

0,1

100
Terreno 1

11,3
10
3
0,9 1 1 1
0,7 0,5
1 0,5 0,6
0,3 0,4
0,2

0,1
Terreno 1 EDTA
100

9,4 8,4
10 5,5
2,4 2,8
1,9
0,9 1
1 0,6 0,4 0,5 0,5
0,3

0,1

Terreno 2 I° Campione
100 42
II° Campione
III° Campione
[mgCd/kgss ]

10 4,7
2,6 2,2 IV° Campione
1,8 1,9 1,8
1,2 V° Campione 1,2 1,2
0,7
1

0,1

100
Terreno 2 EDTA
35
17,1
7,5 7,2 5,3 7
10
2,7 2,6
1,8 1,6 1,9
1

0,1
Agrostis alba Aster dumosus Helicrysum italicum Medicago sativa
stolonifera

Figura 4 – Concentrazioni di Cd nelle parti aeree delle specie vegetali coltivate.


Presenza di Pb e Cd nelle acque dei sottovasi e nel terreno post-trattamento
In Figura 5 e Figura 6 si riporta l’andamento delle concentrazioni di piombo e cadmio nelle acque
di percolazione di ciascuna parcella trattata con EDTA.
Dosaggio Dosaggio Morte campione
Lavaggio sottovasi
1/2 EDTA 1/2 EDTA Helicrysum T2
380
360
340 Acqua bianca
320 Agrostis T1
300 Agrostis T2
Aster T1
280
Aster T2
260
Helicrysum T1
Concentrazioni [mgPb/L]

240
Helicrysum T2
220 Medica T1
200 Medica T2
180
160
140
120
100
80
60
40
20
0
24/04 02/05 10/05 18/05 26/05 03/06 11/06 19/06 27/06 05/07 13/07 21/07 29/07 06/08 14/08 22/08 30/08 07/09 15/09 23/09 01/10

Data prelievi

Figura 5 – Andamento delle concentrazioni di piombo nelle acque di percolazione di ciascuna


parcella trattata con EDTA.
Dosaggio Dosaggio Morte campione
1/2 EDTA 1/2 EDTA Helicrysum T2 Lavaggio sottovasi
14

13

12 Acqua bianca
Agrostis T1
11
Agrostis T2
10 Aster T1
Aster T2
Concentrazioni [mgCd/L]

9 Helicrysum T1
8 Helicrysum T2
Medica T1
7 Medica T2
6

0
24/04 02/05 10/05 18/05 26/05 03/06 11/06 19/06 27/06 05/07 13/07 21/07 29/07 06/08 14/08 22/08 30/08 07/09 15/09 23/09 01/10

Data prelievi

Figura 6 – Andamento delle concentrazioni di cadmio nelle acque di percolazione di ciascuna


parcella trattata con EDTA.
L’analisi dei grafici evidenzia che:
- in tutte le specie vegetali il dosaggio dell’EDTA ha provocato un aumento delle quantità di Pb e
Cd rilasciate nelle acque di percolazione, con un andamento crescente nelle prime tre settimane,
cui segue una sensibile riduzione delle concentrazioni nei mesi a seguire. I valori negli ultimi
campionamenti sono sensibilmente diminuiti e si sono riportati a livelli molto esigui (pochi
µg/L), paragonabili a quelli delle parcelle non trattate. Per quanto riguarda le concentrazioni di
picco:
- per il piombo, nel T2 EDTA si riscontrano 352 mg/L per l’Helicrysum, seguito da Aster con
213 mg/L, Agrostis 146 mg/L e Medicago 113 mg/L. Nel T1 EDTA il massimo valore è
dato dall’Agrostis con 60,9 mg/L, cui fanno seguito Aster, Medica ed Helicrysum;
- per quanto riguarda il cadmio, nel T2 EDTA l’ordine rimane quello riscontrato per il
piombo, e cioè Helicrysum con 13,1 mg/L, Aster con 9,9 mg/L, Agrostis con 7,6 mg/L e
Medicago con 5,3 mg/L. Nel T1 EDTA la massima quantità di cadmio rilasciata si riscontra
nella Medicago 5,3 mg/L, seguita da Aster 4,3 mg/L, Helicrysum 3,91 mg/L e Agrostis 2,8
mg/L.
Sei settimane dopo il dosaggio del complessante si è predisposto il lavaggio accurato di tutti i
sottovasi, in modo da verificare che nelle settimane precedenti non fosse avvenuto un accumulo di
metalli nei sedimenti eventualmente depositatisi nei sottovasi; tale accumulo avrebbe infatti
inficiato i valori di concentrazione ottenuti analizzando le acque di percolazione. I grafici mostrano
che a seguito del lavaggio non sono avvenute significative variazioni delle concentrazioni di
metalli, a conferma che non è avvenuto alcun fenomeno di “accumulo”.

In Tabella 7 vengono invece indicate le concentrazioni di metalli pesanti riscontrate nei terreni al
termine dalla sperimentazione.

Specie vegetale Cd (mg/kgss) Pb (mg/kgss)


Agrostis alba stolonifera 5,0 225,4
Aster dumosus 4,7 457,9
Terreno 1
Helicrysum italicum 4,3 333,6
Medicago sativa 4,4 471,3
Agrostis alba stolonifera 4,6 228,9
Terreno 1 Aster dumosus 5,2 322,8
EDTA Helicrysum italicum 9,9 364
Medicago sativa 11,9 320,2
Agrostis alba stolonifera 26,2 1979,1
Terreno 2 Aster dumosus 28,2 1959,4
Medicago sativa 26,8 2047
Agrostis alba stolonifera 52,6 1693,8
Terreno 2
Aster dumosus 35,6 1911,1
EDTA
Medicago sativa 24,1 1458,6
Tabella 7 - Concentrazioni di Cd e Pb nel terreno al termine della sperimentazione.

In tabella alcuni valori (evidenziati in grigio) risultano superiori alle concentrazioni di partenza,
comunque sia il Cd che il Pb mediamente diminuiscono in misura significativa in entrambi i terreni,
soprattutto in quelli trattati con EDTA; la causa è legata sia alla frazione asportata dai vegetali, sia
alla frazione dilavata dall’acqua.
Vengono a mancare comunque i presupposti per effettuare un bilancio di massa, anche per la
disomogenea distribuzione dei contaminanti all’interno dei vasi e per la difficoltà di eseguire un
campionamento adeguato dovuta alla presenza delle radici.
4 Conclusioni

Attualmente la ricerca in questo campo è impegnata sia nell’identificazione delle migliori specie
vegetali adatte per l’assorbimento e l’accumulo di specifici metalli pesanti, sia nello studio dei
processi fisici, chimici, fisiologici e metabolici che ne regolano l’attività. In quest’ottica si inquadra
lo studio presentato in questa memoria, finalizzato a testare l’efficacia di alcune specie vegetali
comunemente coltivate nell’area mediterranea, e indicate in letteratura come potenzialmente
iperaccumulatrici, nel rimuovere metalli pesanti - nello specifico piombo e cadmio – da terreni
contaminati e ricavare utili informazioni circa i parametri che influenzano il processo in vista sia di
sperimentazioni future, sia di possibili applicazioni a scala reale.

I risultati conseguiti nella sperimentazione portano alle seguenti considerazioni:


- in generale le specie testate non hanno evidenziato visibili segni di fitotossicità, anche ai
maggiori livelli di contaminazione. L’unica eccezione è data dall’Helicrysum, le cui piantine,
durante la sperimentazione, sono state decimate non solo per la presenza di concentrazioni
eccessive di metalli ma anche a causa di altri fattori concomitanti, quali temperature rigide,
attacchi parassitari e cattiva adattabilità alla coltivazione in vaso;
- in termini di produzione di biomassa, non è possibile delineare con precisione un
comportamento uniforme delle diverse specie al variare del livello di contaminazione. Non è
cioè possibile definire una influenza positiva, ovvero negativa, della contaminazione sulla
produttività di ciascun vegetale: ciò è dovuto principalmente alle diverse condizioni di
coltivazione (in particolare di esposizione al sole) cui sono stati sottoposti i singoli vegetali.
Sembra invece che l’utilizzo dell’EDTA riduca la produttività: probabilmente ciò deriva dal
fatto che un maggiore accumulo di metalli nei tessuti, dovuta alla accresciuta biodisponibilità
degli stessi, comporterebbe un effetto tossico sul vegetale, che si manifesta con una crescita
ridotta;
- l’attività accumulatrice dei vegetali raggiunge la massima efficienza in corrispondenza della
loro maturità e fioritura;
- confrontando le concentrazioni di cadmio e piombo accumulate nei tessuti delle specie testate si
evidenzia un trend di valori crescente al crescere del livello di contaminazione. Le specie
annuali, sottoposte a campionamenti sia della porzione epigea che di quella ipogea, evidenziano
maggiori concentrazioni di cadmio e piombo in quest’ultima;
- l’impiego di EDTA comporta un subitaneo incremento della biodisponibilità dei metalli, in
particolare del piombo, che determina un loro maggiore accumulo nei vegetali. Di contro,
l’EDTA aumenta notevolmente la lisciviabilità dei metalli presenti nel terreno, che sono stati
rilevati in concentrazioni notevoli nelle acque di percolazione. Con il passare del tempo,
comunque, l’azione del complessante diminuisce, comportando, conseguentemente, un minore
accumulo dei metalli nei vegetali e minori concentrazioni degli stessi nelle acque di
percolazione;
- riferendosi alla concentrazione di metallo accumulata nelle parti aeree, le specie più efficienti
risultano Helianthus annuus e Raphanus sativus per il piombo, e Raphanus sativus e Aster
dumosum per il cadmio; non bisogna comunque dimenticare che la rimozione dei metalli
potrebbe essere incrementata mediante l’utilizzo in sequenza di specie annuali a differente ciclo
stagionale.

Gli autori ringraziano la società CRC - Centro Ricerche Chimiche di Montichiari (BS) per il
supporto analitico fornito. Si ringraziano inoltre le Prof.sse Gandellini e Zaniboni dell’ITAS G.
Pastori per la caratterizzazione del suolo utilizzato nella sperimentazione.
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