Crociate

d’Olanda Alle elezioni

si è classificato
terzo, registrando
un successo mai
visto. Il leader anti
islam Geert Wilders
scompagina l’agenda
politica dei Paesi
Bassi, vittime della
sua carismatica
propaganda populista
di Massimiliano Sfregola

l’intervista
Deputato di origine
afgana nella Camera Bassa

Farshad Bashir
INTEGRATI
SI PUÒ
A
22 anni la vita di un giovane eu-
© DEJONG/AP/LAPRESSE

ropeo si divide spesso tra studio,

qualche lavoro part time, un’in-
tensa vita sociale. Farshad Bashir, classe
1988 non fa eccezione: studia finanza
Amsterdam in attesa del voto

38 3left 25, 25 GIUGNO 2010


C’
era una volta l’Olanda, un
minuscolo Paese che faceva
parlare di sé mezzo mondo:
del suo orientamento libe-
rale in materia di diritti civili, delle ge-
nerose politiche sociali e dell’approccio
tollerante verso l’immigrazione. Ma la
magia di un modello perfetto di con-
vivenza - tra religioni, culture e stili di
vita diversi - svaniva un pomeriggio
di otto anni fa, con la caduta del corpo
privo di vita di Pim Fortuyn, freddato
con tre colpi di pistola a pochi giorni
dalle elezioni. L’emozione provoca-
ta dall’omicidio accese la miccia di un
“conflitto di civiltà” latente e mentre la
crociata contro l’islam faceva proseliti
ovunque in Europa, tra gli ultraconser-
vatori nederlandesi del Vvd (Partito per
la libertà e la democrazia), si consuma-
va la guerra di successione per racco-
gliere l’eredità politica di Fortuyn: tra i
duellanti ebbe la meglio Geert Wilders,
un semisconosciuto parlamentare di
Utrecht, ex impiegato nel campo delle
assicurazioni. A quattro anni di distan-
za da quella vittoria, Wilders ne regi-
stra un’altra: il suo Partito per la libertà
si è classificato terzo alle elezioni del 9
giugno, superando anche i cristiano de-
mocratici di Balkenende. E formare un
governo, per i vincitori del Partito libe-
rale, non sarà facile. Già falliti i nego-
all’università di Groningen, in Frisonia, la
regione più a Nord dei Paesi Bassi, e dedica
il suo tempo libero agli amici e alla sua
ragazza. Ma Farshad da gennaio 2008,
quando aveva appena vent’anni, ha anche
ziati per dar vita a un esecutivo insieme
con lo stesso Wilders, adesso tentano la
strada della coalizione “violetta”, quella
con gli avversari laburisti e Verdi. Quel
che è certo è che il successo del “crocia-
to” Wilders ha scombussolato l’agenda
politica dei parlamentari olandesi. Bas
Paternotte, editorialista politico del
settimanale Hp/De Tijd, conosce bene
il leader populista. Di lui dice: «Per-
sona estremamente gentile, educata e
dallo spiccato senso dell’umorismo. Ma
anche uno che non sa tenere la lingua
a freno». Il leader del Pvv,
eletto alla Camera Bassa
con il Vvd nel 1998, ave- Vive da
va iniziato la sua carriera
politica come assistente
recluso, con
parlamentare, scrivendo l’ossessione
discorsi per il futuro com-
missario europeo Frits
della guerra
Bolkestein. «Bolkestein ai fedeli
fu il primo a sollevare, a musulmani
metà degli anni Novanta,
la questione degli attriti
con l’islam. Poi arrivò Fortuyn a radica-
lizzare lo scontro, e infine Wilders, che
ne ha fatta una sua guerra personale.
Bolkstein è stato il mentore politico,
gli ha mostrato i luoghi e le persone
che contano», prosegue Paternotte.
«Il processo di radicalizzazione poli-
tica di Wilders ha coinciso, da quando
un’altra responsabilità un po’ meno comune
tra i coetanei: decidere le sorti del suo Pae-
se. Milita nel partito della sinistra radicale
Sp (Socialistisje partij) e, da primo dei non
eletti, nel 2006, nelle votazioni per la
Tweede Kamer (la Camera Bassa olande-
se), è subentrato due anni dopo a una colle-
ga dimissionaria, diventando il più giovane
deputato d’Europa. Farshad è forse la prova
che l’Olanda tollerante e liberale è ancora
viva, nonostante i successi dello xenofobo
Wilders. La sua storia è un paradigma dei
principali nodi del mondo contemporaneo:
l’impegno politico dei giovani, l’integrazione
dei migranti, il dialogo con l’islam, le guerre
in Afghanistan. Nato a Kabul, figlio di un
giornalista oppositore del regime. «Mio
padre era caporedattore dell’Anis», spiega,
«un noto quotidiano nazionale. Ma quando
i Mujahedin presero il potere, iniziarono a
mondoeuropa
vive sotto scorta, con l’inasprirsi della
condizione umana di recluso. La prote-
zione è talmente rigida da costringerlo
a cambiare domicilio molte volte l’anno
e a vivere separato dalla moglie, che in-
contra solo una volta a settimana. Wil-
ders è oggi un uomo ossessionato dalla
guerra all’islam e incattivito dall’im-
possibilità di condurre una vita nor-
male», conclude il cronista. La scorta
gli venne assegnata nel 2004, dopo che
l’intelligence olandese aveva sventato
un attentato terroristico ai suoi danni.
Il piano prevedeva anche
l’eliminazione della depu-
tata anti islam di origine
somala, Ayaan Hirsi Ali.
Lo stesso anno del fallito
attentato e dell’avvio del
programma di protezione,
Wilders lasciò il Vvd, con il
quale era ormai in rotta da
tempo. E formò il Partito
per la libertà (Pvv).
L’opposizione incondizionata ai negozia-
ti per l’ingresso della Turchia nella Ue è
stato il suo trampolino di lancio, che di
lì a poco avrebbe proiettato la sua popo-
larità ben oltre gli stretti confini della
piccola Olanda. Cinico opportunismo
o risposte radicali a problemi concreti?
«Posso dire con certezza che Wilders
perseguitare i giornalisti». Finì in cella di-
verse volte, poi nel 1997 la famiglia Bashir
è riuscita a fuggire dall’inferno afgano e
approdare in un minuscolo centro nei pressi
di Liuwarden, nel Nord-Est della Frisonia,
ottenendo l’asilo politico.
«Non avevo mai sentito nominare i Paesi
Bassi prima e quando arrivammo non
parlavo neppure la lingua. Ma la gente fu
ospitale e tollerante, e integrarsi non fu
difficile», dice Bashir. La sua storia è da
guinness dei primati della politica: a soli 18
anni è stato eletto consigliere comunale
nelle liste dell’Sp, al quale si era avvicinato
prendendo parte a una manifestazione
contro la guerra in Afghanistan.
Cosa ricordi dei tuoi primi anni
di militanza?
Fu un’esperienza unica. A scuola, nessuno
sembrava interessato alla politica, in 33
left 25, 25 GIUGNO 2010 339
 mondoeuropa
crede nel pericolo dell’islamizzazio-
ne dell’Europa. Almeno il Wilders più
recente», prosegue Paternotte. «Non
penso affatto, al contrario, sia onesto
su tutte le altre questioni. Quando lo
intervistai per la prima volta, si ispi-
rava in economia al reaganismo più
ortodosso mentre ultimamente parla
come un leader socialista». Un parti-
to-persona, il suo, senza
iscritti, senza struttura,
dove i membri non sono
autorizzati a rilascia-
Crede
re interviste e il leader alla sua lotta
partecipa solo a dibattiti ideologica
televisivi. La campagna
elettorale per le politi-
e religiosa ma
che si è limitata a una cambia idea
serie di comizi “segreti”:
per ottenere l’invito e le
sull’economia
coordinate del luogo era
necessario inviare un’apposita richie-
sta corredata di codice fiscale e numero
di passaporto. Chi finanzia il partito
virtuale? Wilders non ha fatto mai mi-
stero della sua passione per Israele che,
dice con orgoglio, ha visitato ben 40
volte. «Ogni speculazione è possibile»,
dice Paternotte. «Per la legge olandese,
i partiti che non accettano finanzia-
menti pubblici non devono dichiarare
l’origine dei propri fondi». Ma il pro-
blema, in fondo, è secondario: il segre-
to del suo successo non è determinato compiuti da musulmani ha scatenato
da ingenti investimenti economici ma un putiferio, pur essendo nient’altro
da scaltre mosse mediatiche del tutto che un mediocre assemblaggio di se-
inedite per il panorama politico olan- quenze scaricate dalla Rete. Per Wil-
dese. «È un eccellente imprenditore ders, l’agenda di appuntamenti media-
politico», secondo Joost Van Spanje, tici per i prossimi mesi è densa: duran-
ricercatore di Comunicazione politica te l’estate dovrebbe uscire il secondo
all’università di Amsterdam: «Wilders episodio di Fitna e a ottobre riprende-
è riuscito a rendersi immune da qua- rà il processo a suo carico. In entrambi
lunque critica: più ne ri-
ceve e più il suo consenso
aumenta. Un sondaggio
ha rivelato che nel 2007,
quando vennero istruiti
i processi contro di lui
per incitamento all’odio,
la sua popolarità salì
vertiginosamente. E nel
2008, con straordina-
rio tempismo, decise di
presentare alla stampa il
suo documentario provocatorio Fitna,
esattamente lo stesso giorno in cui l’ex
ministro Rita Verdonk lanciava Trots,
un altro partito nazionalista anti islam,
potenziale concorrente del Pvv. I me-
dia ignorarono la Verdonk, accorrendo
alla prima di Fitna».
Il caso del documentario di Wilders, nel-
la bufera ancor prima di essere proiet-
tato per la prima volta, è emblematico:
il lungometraggio sugli atti di violenza Geert Wilders, leader populista del Pvv

33 molti mi sostennero e dopo la mia
elezione diversi studenti decisero di
impegnarsi. Forse iniziarono a sentirla
una cosa più vicina a loro. Quando le
idee razziste e anti islamiche di Pim For-
tuyn iniziarono a fare presa, poco prima
che venisse assassinato, decisi che era
arrivata l’ora di dare il mio contributo.
Mi iscrissi così a Rod, l’organizzazione
giovanile dell’Sp. Sei anni dopo sono
stato eletto alla Camera dei deputati.
E quest’anno, nonostante alle politiche
del 9 giugno l’Sp abbia quasi dimezza-
to i suoi voti, sono riuscito a centrare
l’obiettivo della rielezione.
Hai iniziato la carriera politica manife-
stando a sostegno della tua terra natia
e fino a pochi giorni fa ti sei trovato a
correre per elezioni che sono state an-
ticipate a causa di una crisi politica sul
40 3left 25, 25 GIUGNO 2010
rifinanziamento delle truppe in Afgha-
nistan: da olandese-afgano, come hai
vissuto i drammi di quella terra e quali
prospettive intravedi?
Sono appunto olandese e afgano, anche
se in realtà, al di là del mio ruolo, sono
cresciuto qui, la mia ragazza è olandese
e io sento questa come casa mia. Ho a
cuore le sorti dell’Afghanistan anche
se so che probabilmente non tornerò
mai a viverci. Con il responsabile Esteri
del partito abbiamo girato in lungo e in
largo i Paesi Bassi per parlare alla gente
della guerra e per spiegare loro che un
percorso di pace gestito dalle Nazioni
unite è la sola strada percorribile. Il Sud
dell’Afghanistan è molto nazionalista e i
talebani sono ben organizzati e presenti
nella società. Non sono invasori ma
una parte del Paese che non può essere
esclusa dalle trattative, se si vuole porre
fine a questa tragedia. Non li sostengo
- a causa loro io e la mia famiglia abbia-
mo dovuto lasciare la nostra terra - ma
godono dell’appoggio di parte della
popolazione e questo è un fatto che non
può essere ignorato.
Dall’Afghanistan all’Olanda: a pochi
giorni dalle elezioni, il tuo Paese
rischia di vedere l’insediamento del
governo più di destra della sua storia
recente. Se anche Wilders ne resterà
fuori, farà di certo valere il proprio
peso elettorale per combattere la sua
Per Kabul l’unica
soluzione è un
percorso di pace Onu
 Vittoria amara
i casi, il leader del Pvv è pronto a dare
battaglia per assicurarsi i titoli dei gior-
nali: il sequel del suo documentario sa-
rà presentato negli Usa mentre al pro-
cesso vorrebbe a deporre Mohammed In Belgio trionfano i nazionalisti fiamminghi
Bouyeri, l’assassino del regista Theo ma non hanno i numeri per governare. Alla vigilia
Van Gogh: prova schiacciante, sostie-
ne, che le sue tesi anti islamiche hanno del semestre di presidenza Ue, il rischio è l’impasse
un fondamento concreto. di Paola Mirenda

M
aledetto quell’un per cento in
più. Non tanto per Elio Di Ru-
po, leader dei socialisti belgi,
che per pochi voti è arrivato secondo
alle elezioni politiche del 13 giugno. Ma
per Bart De Wever, vincitore di questa
consultazione, che ora dovrà fare i pri-
mi passi per formare il nuovo governo di
Bruxelles. Se quel 18 per cento fosse stato
un 17 per cento, ora il leader della Nuo-
va alleanza fiamminga (N-va) starebbe
tranquillo a godersi gli affanni degli av-
versari socialisti, sapendo di essere però
così influente da avere in realtà in mano
le redini del potere. Invece gli tocca pro-
vare a governare. E questo, per un leader
populista che più populista non si può, è
il peggiore dei mali: mettere davvero in
© BOLL/APLAPRESSE
sentare a re Alberto II un’ipotesi plausi-
bile per un esecutivo di lungo termine,
che sia magari capace di portare a com-
pimento il sogno dei separatisti. Per uno
che ha avuto il coraggio di dimostrare in
diretta televisiva di poter essere «l’uo-
mo più intelligente del mondo» tutto è
possibile. Ma quando si riceve l’incarico
di informateur dal re del Belgio, non ci
si comporta come sul palco dello show
più popolare delle Fiandre. Qui non si
tratta di fare sfoggio della propria cultu-
ra per qualche settimana, o di incantare
il pubblico con battute umoristiche. C’è
da mandare avanti un Paese, e per di più
da affrontare il semestre di presidenza
di turno dell’Unione europea.

pratica gli slogan che l’hanno portato in L’ultima volta che Bruxelles (intesa co-
Parlamento. Uno su tutti: «Voglio vede- me Belgio) ha coinciso con Bruxelles
re il Belgio svanire». Ironia della sorte, (intesa come Ue) era il 2001. C’era da
adesso dovrà invece unirlo, se vuole pre- preparare la risposta europea agli 33

ossessiva guerra contro l’immigrazio-

ne e l’islam. Cosa ne pensi?
Sono molto preoccupato dal cinismo del
Pvv e dal fatto che non si parli più dei
problemi delle persone. L’estremismo
religioso è una cosa seria ma le soluzioni
non sono certo quelle proposte da Wil-
ders. A conferma di questo, il fatto che i
musulmani nella vita pubblica olandese
sono molti e ben integrati. Se il Pvv
entrasse a far parte del nuovo governo
sarebbe una pessima notizia per la no-
stra reputazione internazionale e per i
cittadini olandesi: potrebbe riuscire a
emarginare una fetta consistente della
popolazione, non facendola più sentire
© MAYO/APLAPRESSE

parte della comunità. E quando alcuni

gruppi vengono emarginati, a deterio-
rarsi sono le relazioni sociali di tutta
la nazione. m.s.
Belgio, manifesti elettorali per le consultazioni politiche del 13 giugno 2010

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