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Institut flir Romanistik/Latinistik Universitit Osnabriick K. Rempe: Einftihrung in die italienische Literaturwissenschaft, WS 2014/15 Arbeitsblatt Gedichtformen (Beispiele aus Petrarcas Canzoniere) Bestimmen Sie, um welche Gedichtformen es sich handelt! 1.XIV Occhi miei lassi, mentre ch'io vi giro nel bel viso di quella che v'a morti, 8G Rapred~ pregoviaiaiobccort) 5 ché gia vi sfida Amore, ond'io sospiro.’ Morte pd chiuder sola a’ miei penseri a P 4 A ula Bowed, Palate Tamoroso camin che gli conduce al dolce porto de la lor salute; & ma puossi a voi celar la vostra luce : per meno obgetto, perché meno nae Liaabationt > clauta siete formati, et di minor virtute, € Per, dolenti, anzi che sian venute € Fore del piano, che son ga icine F4 yolLa prendete or a la fine z breve conforto a si lungo martiro, 2.X Gloriosa columna in cui stappoggia A nostra speranza e'l gran nome latino, § ie ch'ancor non torse del vero camino Gone Vira di Giove per ventosa pioggia, A qui non palazzi, non theatro o loggia, = A ma'n lor vece un abete, un faggio, un pino tra Terba verde e'l bel monte vicino, ‘onde si scende poetando et poggia, levan di terra al ciel nostrintellecto; < €'Trosigniuol che dolcemente all‘ombra_ tutte le nottisilamentact piagne, amorosi penseri il corne'ngombra: ma tanto bel sol tronchi, et fai imperfecto, tu che da noi, signor mio, ti scompagne. & 3. XXII ‘A qualunque animale alberga in terra, as We se non se alquanti ch’anno in odio il sole, tempo da travagliare ¢ quanto é'l giorno; ma poi che 'l ciel accende le sue stelle, qual torna a casa et qual s'anida in selva per aver posa almeno infin a I'alba, Etio, da che comineia la bella alba a scuoter 'ombra intomno de la terra svegliando gli animali in ogni selva, non 6 mai triegua di sospit’col sole; pur quand'io veggio fiammeggiar le stelle vo lagrimando, et disfando il giorno. Quando la sera scaecia il chiaro giomo, et le tenebre nostre altrui fanno alba, miro pensoso le crudeli stelle, che m‘anno facto di sensibil terra; et maledico il di ch’ vidi 'I sole, e che mi fa in vista un huom nudrito in selva. Non credo che pascesse mai per selva si aspra fera, 0 di nocte o di giorno, come costei ch'i‘piango a Yombra eal sole; et non mi stancha primo sonno od alba: ché, bench'i' sia mortal corpo di terra, Jo mi fermo desir vien da le stelle Prima ch'i' torni a voi, Iucenti stelle, 0 torn git ne l'amorosa selva, lassando il corpo che fia trita terra, vedess‘io in lei pieta, che 'n un sol giorno ud ristorar molt’anni, ¢ ‘nanzi I'alba puommi arichir dal tramontar del sole. Con lei foss‘io da che si parte il sole, et non ci vedessialtri che le stelle, sol una nocte, et mai non fosse l'alba; et non se transformasse in verde selva per uscirmi di braceia, come il giorno ch’Apollo la seguia qua git per terra. Ma io saré sotterra in secca selva e'l giorno andra pien di minute stelle prima ch'a si dolce alba arrivi il sole. 4. XXIlL Nel dolee tempo dela primaetade, A Z che nascer vide et anchor quasi inherba_ qa ke la fera voglia che per mio mal crebbe, © Caytrort perché cantando il duol sidisacerba, canterd como vissi in libertade, A Ly be mentre Amor nel mio albergo a sdegno s'ebbe. C Poi seguird si come a lui ne ‘ncrebbe cs troppo altamente, e che di cid m'avvenne, di ch'io son facto a molta gente exempio: benché 'I mio duro scempia € sia scripto altrove, si che mille penne neon git sche, el quatin ogni valle %, rimbombi il suon de' miei gravi sospiri, @ Coda, ch'aquistan fede a la penosa vita. a E se qui la memoria non m’aita 4 come suol fare, iscisilla i martiri, et un penser che solo angosciadalle, tal ch’ad ogni altro fa voltar le spalle, e mi face obliar me stesso a forza: \ ché tén di me quel dentro, et io la scorza. | I’ dico che dal di che 'l primo assalto mi diede Amor, mol'anni eran passati, si ch'io cangiava il giovenil aspetto; € diintorno al mio cor penser’ gelati facto avean quasi adamantino smalto ch’allentar non lassava il duro affett. Lagrima anchor non mi bagnava il petto ng rompea il sonno, et quel che in me non era, mi pareva un miracolo in altrui Lasso, che son! che fui! La vita el fin, e 'l di loda la sera. Ché sentendo il erudel di ch'io ragiono infin allor percossa di suo strale non essermi passato oltra la gonna, prese in sua scorta una possente donna, ver' cui poco gid mai mi valse o vale ingegno, o forza, o dimandar perdono; ei duo mi trasformaro in quel chi sono, facendomi d'uom vivo un lauro verde, che per fredda stagion foglia non perde. [- Spirto doglioso errante (mi rimembra) per spelunche deserte et pellegrine, piansi moltanni il mio sfrenato ardir et anchor poi trovai di quel mal fine, 0 et ritomnai ne le terrene membra, credo per pit dolore ivi sentire. 1’ segui' tanto avanti il mio desire ch'un di cacciando si como solea mi mossi; e quella fera bella et cruda in una fonte ignuda si stava, quando '! sol pit forte ardea, Io, perch¢ daltra vista non m'appago, stetti a mirarla: ond'ella ebbe vergogna; et per farne vendetta, o per celarse, Yacqua nel viso co le man’ mi sparse. Vero dird (forse e' parra menzogna) chit senti trarmi de la propria imago, et in un cervo solitario et vago di selva in selva ratto mi trasformo: et anchor de’ miei can’ fuggo lo storm. Canzon, i' non fu’ mai quel nuvol d'oro che poi discese in pretiosa pioggia, si che'l foco di Giove in parte spense; ma fui ben fiamma ch’un bel guardo accense, et fui luccel che pit per l'aere poggia, alzando lei che ne’ miei detti honoro: né per nova figura il primo alloro seppi lassar, ché pur la sua dolce ombra ogni men bel piacer del cor mi sgombra. 5. LI Non al suo amante piti Diana piacque, /*« quando per tal ventura tutta ignuda la vide in mezzo de le gelide acque, ch'a me la pastorella alpestra et cruda posta a bagnar un leggiadretto velo, C ch’a l'aura il vago et biondo capel chiuda, & tal che mi fece, or quand'egli arde'l cielo, “) tutto tremar d'un amoroso gielo. ) lead be fetes 4 Dishes

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