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ETICA ED ESTETICA IN SCHILLER

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ETICA ED ESTETICA IN SCHILLER

Ora, quest unit di universale e particolare, di libert e necessit, di spirituale e naturale, che Schiller concep scientificamente come principio ed essenza dell arte e che si sforz incessantemente di chiamare a vita effettiva con l arte e l educazione estetica, quest unit dunque stata resa poi, come idea stessa, a principio della conoscenza e dell esistenza, e l idea stata riconosciuta come il solo vero e reale. ( ) , Hegel, Estetica , Introduzione all estetica. Concetto del bello artistico. Uno dei problemi fondamentali della ricerca filosofica di Schiller, l unita culturale ed antropologica dell uomo: Pareyson nota come la produzione concettuale di Schiller sia precedente a quella letterale teatrale ed il bello divenga l unione del sensibile con il soprasensibile [ chiara influenza di Shaftesbury ]. Nella Filosofia della fisiologia del 1779, conduce un indagine metafisica sulla conoscenza umana, distinguendo il sentimento dalla percezione ( sentimento come modificazione interiore [ das Gefl ] e percezione come modificazione esterna [ Sinn ], questo binomio sar presente anche nella Critica del giudizio di Kant ) ; all interno del Saggio sul nesso della natura animale dell uomo con quella spirituale del 1780, Schiller sostiene una teoria della sensibilit di forte sapore materialista, facendo una bipartizione tra la connessione fisica e la connessione filosofica ( lo spirito pu esprimersi solo attraverso il corpo ). Sempre in questo scritto, Schiller critica sia lo stoicismo che l epicureismo, come prospettive filosofiche che unidimensionalizzano una sfera dell essere umano a discapito dell altra, lo stoicismo lo spirito a danno della materia, l epicureismo la materia contro lo spirito. Si tratta quindi di concepire un antropologia tale che colga la reale unit umana, dove il sensibile ed il soprasensibile si intrecciano, in una dialettica di compenetrazione reciproca. I piaceri e dispiaceri dello spirito si manifesteranno fisiologicamente, quelli di carattere corporeo avranno degli effetti su quelli soprasensibili. Nelle Lettere filosofiche [ opera divisa in cinque parti ] del 1786, compaiono tematiche d ispirazione neoplatoniche, agostiniane, ma in particolar modo si avverte l influenza di Shaftesbury. Nella prima parte intitolata Il mondo e l essere pensante , la natura vista da Schiller - non come un meccanismo alla maniera dei philosophes , bens il geroglifico di Dio e sua espressione [ si realizza un parallelismo tra la Dio e l artista ]. Nella parte chiamata L idea ( rispettivamente la seconda ) introdurr quel che Heidegger chiamer identit metafisica vero [ conoscenza ] bello [ estetica ] buono [ etica ]. La perfezione dell universo una meta esistenziale conoscitiva [ coinvolge anche il problema della felicit ] dell uomo; noi non possediamo a causa della nostra stessa struttura ontologica finita il concetto dell onnipotenza di Dio. La terza parte dell opera, L amore come dice lo stesso titolo tratta dell amore come testimonianza dell unit dell universo, Schiller lo definir anche simpatia universale ed entusiasmo cosmico , [ quest ultimo termine di forte ascendenza shaftesburyana ]. L amore diviene un intelaiatura metafisico ontologica che pone in correlazione ogni espressione singola della finitudine e della particolarit dell universo, contrapponendosi cos all egoismo che erige il centro in se stesso e fa naufragare la vita in una desolata solitudine: la massima manifestazione dell Amore il sacrificio di s, che pone il singolo nella totalit eterna in correlazione armonica con tutte le particolarit. In il Sacrificio di s [ quarta parte dell opera ] Schiller espone una visione panteistica, infine nell ultima parte Dio la natura l auto oggettivazione di Dio, mediante la quale Dio si conosce. Nell ultima parte intitolata Dio , Schiller d una veste sistematica al suo panteismo, che come abbiamo avuto modo di vedere poc anzi ha un forte sapore shaftesburyano. Novalis, sosterr che l uomo il punto inferiore mediante il quale Dio conosce se stesso; l ipotesi monoteistica secondo Schelling ed Hegel pi antica del politeismo [ Monoteismo relativo Politeismo Monoteismo assoluto ], il panteismo di Goethe ha un impostazione differente rispetto a quello di Schiller, fondato sul Deus sive natura di Spinoza. Schiller e Goethe pur avendo un impostazione filosofica differente, rispondono in maniera similare alla domanda sul perch Dio si scinda in mille manifestazioni differenti. Goethe risponde dicendo, che Dio si pluralizza nella finitudine per godere di s, Schiller nella poesia L amicizia dice: Era senza amici, il grande signore dei mondi: sent una mancanza e per ci cre gli spiriti, che fossero felici specchi della sua felicit. L essere supremo non trov nulla che gli fosse uguale: dal calice dell intero regno degli esseri sale spumeggiando verso di lui la sua infinit. Questi versi saranno riadattati da Hegel a conclusione della Fenomenologia dello spirito , dove si dice che senza il percorso antagonistico conflittuale della coscienza mediante fasi di alienazione lo spirito assoluto si ridurrebbe a inerte solitudine . Hegel chiarir ci in un difficile passo, dicendo che questo sapere assoluto dello spirito << il suo insearsi [ attuazione di s, come identit atemporale di certezza e verit ] , nel quale lo spirito abbandona il suo esserci [ le esperienze fenomenologiche ] e ne consegna la figura alla memoria >>, giacch << la meta di quella successione la rivelazione del profondo, e questa rivelazione il concetto assoluto >>. L individuo in Goethe un tramite della natura, mediante la quale quest ultima prende coscienza di s, la morte dei singoli esseri una manifestazioni di creativit e rinnovamento, solo nell alienazione del finito la divina infinit diviene auto - cosciente . Schiller non nutre un cos forte interesse verso l unitotalit della Natura come avviene in Goethe -, mediante l Amore si crea una scala che conduce il singolo ente particolare in una dimensione eterna e totale. Kant nel De mundis del 1770 tiene una posizione che sar oggetto di avversione - critica da parte di Schiller, attuando una divisione tra la sensibilitas [ pu conoscere il fenomeno ] e la rationalitas [ pu conoscere il noumeno a differenza del Kant della prima Critica ] in una veste filo - trascendentale, quest opera presenta la riduzione della sensibilit a mera recettivit.

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Schiller durante il corso della sua attivit filosofica dialogher in continuazione con il pensiero kantiano, e dir di aver compreso il pensiero di Kant solo mediante la Critica del giudizio ( che lesse nel 1791 ) una sorta secondo le parole di Schiller di auto correzione da parte dello stesso Kant. La poesia diviene nel pensiero schilleriano la prima educatrice dell umanit, una tesi questi anticipata genialmente da G. Vico nella Scienza nuova . Schiller nota in un suo componimento poetico [ 1789 ], come nonostante Dio abbia cacciato l uomo dall Eden, la bellezza si sia fatta mortale, in quanto opera degli artisti. La natura prima dell opera degli artisti selvaggia e disordinata, il loro operare ha una funzione teologica, ponendosi come prosecuzione dell attivit divina mediante la piena fusione tra l intuizione sensibile e l intelletto. Nelle Lettere sull educazione estetica dell umanit , Schiller definir barbari i moderni che sacrificano l arte ponendola su un piano ineffettuale, Otto riprendendo questa tesi schilleriana dir che la conquista della cultura si realizza con la passione bella . L agire del poeta ha un significato etico estetico [ una fondazione etico estetica si viene a creare mediante la libert ], Dio ha donato alla natura tali uomini, affinch essa abbandoni la sua oscurit. L amicizia la forza coordinatrice dell universo fisico e spirituale, senza di essa la vita non produrrebbe bellezza e realt; si viene quindi a creare un opposizione tra l Amore, l amicizia e la gioia contro l egoismo, la solitudine e la morte. L Amore [ che Schiller esalta come gioia e tripudio ] un processo di infinitizzazione della finitudine, di divinizzazione del mondo, l Assoluto solo in questo modo ritorna in s. Nel 1789 fa la sua comparsa l ultima Lettera filosofica , che completa la prospettiva di Giulio, le idee di Raffaele oltre che risentire dell influsso kantiano, portano la riflessione su un piano pi elevato rispetto a quello precedente. La contemplazione estetica [ bello e contemplabile risulta essere il fenomeno visto nella sua libert ] l anticamera della creativit artistica, creativit che si pone in linea continuativa con quella divina [ possiamo scorgere un analogia uomo Dio, dove il primo termine del binomio come direbbero i medioevali un secundus artifex ]; Schiller a questo punto compie una differenziazione tra la creazione umana e divina, quest ultima ossia la Natura non la pura espressione di un ideale , ed inoltre le parti del tutto non subisco la forza coercitiva dell unit impostagli dall artista, come avviene invece nell opera di matrice umana. L anima che contempla la bellezza diventa essa stessa bella, partendo dalla contemplazione si perviene alla creazione, quest ultima non riuscir mai a raggiungere l ideale. L importanza di una coesione coordinatrice tra la sensibilit e l intelletto resa manifesta poeticamente nei versi schilleriani contenuti in Gli artisti , qui si specifica che l arte ed il problema estetico sono unicamente di dominio umano, se possiamo trovare l astuzia nel serpente, l industriosit nelle api e la scienza negli spiriti superiori, ci non possiamo farlo per la contemplazione creazione artistica. La creazione interna all arte diviene l inveramento autentico della contemplazione: l individuo in un primo momento coglier e riprodurr la bellezza della natura per poi elevarsi mediante la pittura, la scultura, l architettura, la musica ed infine la poesia. L essere umano gettato nella caos di una sensibilit ferina, di una selva dove i sentieri si manifestano come ciechi desideri, comincia ad aspirare alla virt ed alla verit solo quando fa il suo trionfale ingresso nell arte e nella bellezza: Solo attraverso la porta d oriente penetrasti nel regno della conoscenza. Si comprende quindi come l arte e la bellezza ad essa correlata svolgano un ruolo di mediazione e rappresentino nello stesso tempo la perfezione dell umanit, una sorta di trait d union tra la fanciullezza della sensibilit e la maturit dell intelletto. Gli artisti hanno un ruolo di incivilimento per l umanit nella misura in cui danno forma ed armonia a ci che prima appariva avvolto dal caos e trasformano l interesse in amore disinteressato. La poesia ed il godimento estetico sono funzionali all elevazione spirituale da parte dell individuo, nella poesia intesa come dimensione pedagogica in relazione alla totalit armonica del soggetto umano, sono presenti allo stato aurorale le varie religioni, filosofie e morali. L arte come prima ed ultima educatrice supera dialetticamente il desiderio ed il dovere, trasformando il primo in amore e il dovere [ legge ] in spontaneit; la bellezza armonizza l interiorit e l esteriorit mediante una moralit non coercitiva, gli artisti come Dio con la natura sono capaci di unire la necessit con la bellezza. L arte non inferiore alla filosofia, quest ultima trova nell operare degli artisti un valido ed importante appiglio, un pensiero filosofico alleato con la poesia diverr armonico e completo. Si detto in precedenza come la filosofia kantiana rappresenti per Schiller una dimensione di sviluppo critico del suo pensiero, il confronto con l autore delle tre opere critiche funzionale sia in termini metodologici che teoretici, si potrebbe dire hegelianamente che molte delle idee schilleriane erano gi presenti prima dell incontro con Kant, solo che con quest ultimo assumono una vesta filosofica, un risveglio concettuale. Due saranno i cardini del discorso schilleriano: da un lato il sublime patetico come essenza dell attivit tragica e dall altro il bello come fondamento oggettivo, come libert nel fenomeno. In Sul fondamento del piacere prodotto dagli oggetti tragici sostiene che il fine dell arte il piacere, piacere che deve porsi in correlazione con la questione della moralit, tale rapporto risulta decisivo per comprendere la riflessione schilleriana. Schiller realizza una divisione decisiva tra il piacere fisico sensibile, ove l anima sottoposta al meccanismo naturale, ed il piacere spirituale libero che presenta una sensazione prodotta dalla rappresentazione. Maggiore interesse riveste il piacere libero, suddiviso a sua volta in: morale , in quanto la rappresentazione del bene occupa la ragione, intellettuale , se la rappresentazione del vero e del perfetto occupa l intelletto ed infine estetico , dove il bello, il commovente ed il sublime occupano l immaginazione. interessante notare come questa tripartizione sia funzionale alla divisione delle varie arti, che saranno belle nella misura in cui porranno in correlazione l intelletto con l immaginazione, ed emotive [ chiamate anche da Schiller del sentimento o del cuore ] se si verr a creare un rapporto tra ragione ed immaginazione. Il sublime - scrive Schiller [ Del sublime ] tale in quanto c un interconnessione tra la natura sensibile per la quale siamo in uno stato di dipendenza e la natura razionale che si pone come libert. Kant nella terza critica sosteneva che : Il bello della natura si riferisce alla forma dell'oggetto, la quale consiste nella limitazione. Il sublime invece pu riferirsi anche ad un oggetto informe, in quanto in esso, o per suo motivo, sia rappresentata un'illimitatezza a cui si aggiunga il pensiero della sua totalit. L'oggetto stesso pu essere rappresentato come sublime in duplice modo: sublime matematico e sublime dinamico. Noi diciamo sublime matematico ci che assolutamente grande, ci che grande al di l di ogni comparazione. Se poi la Natura deve essere giudicata da noi dinamicamente sublime, deve essere rappresentata come tale da provocare timore. Il piacere del sublime diverso da quello del bello; questo infatti produce direttamente un sentimento di esaltazione della vita; quello

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invece un piacere che ha solo un'origine indiretta, giacch esso sorge dal sentimento di un momentaneo arresto delle energie vitali, seguito da una pi intensa loro esaltazione. Possiamo aggiungere alle formule precedenti della definizione del sublime anche questa: Sublime ci di cui la sola possibilit di esser pensato dimostra la presenza di una facolt dell'animo nostro che trascende ogni misura sensibile. Il sentimento del sublime nella Natura dunque rispetto per la nostra propria destinazione, che ci rende per cos dire intuibile la superiorit della determinazione razionale delle nostre facolt conoscitive anche sul massimo potere della sensibilit. La sublimit dunque non sta in nessuna cosa della Natura, ma solo nell'animo nostro, in quanto noi possiamo riconoscerci superiori alla Natura. Ritornando a Schiller egli distingue due istinti, il primo l istinto della rappresentazione inteso come fonte di attivit e conoscenza, il secondo l istinto della conservazione, finalizzato a conservare il nostro stato esistenziale. L autore dei Callia o sulla bellezza quasi kantiana parla di un sublime teoretico dove entra in gioco l istinto della rappresentazione [ la natura nullifica le nostre pretese conoscitive, ma noi riusciamo a liberarci dal giogo della natura a livello teoretico ], e di un sublime pratico quando la natura si presenta come contrastante la continuazione della nostra esistenza, ma nello stesso tempo la ragione pratica ci libera dalle condizioni fisiche.
Nel sublime teoretico viene vinta la nostra immaginazione ma non la ragione, in quello pratico la sconfitta sulla corporeit non si estende alla volont: un oggetto teoreticamente sublime in quanto implica l idea dell infinito, come ad esempio un oceano in quiete, sublime nell accezione pratica se implica l idea di un pericolo terribile, quale pu essere un oceano in tempesta. Il sublime genera un piacere misto, consiste in un disaccordo [ immaginazione ed intelletto ] e in un accordo [ immaginazione e ragione ], dove viene sacrificata la finalit sensibile a quella razionale. Un supremo piacere morale sar accompagnato da lotta e dolore, Schiller sostiene che l istinto della conservazione ha un pi alto valore rispetto a quello della rappresentazione, inoltre il sublime pratico eleva la ragione pi quanto lo faccia quello teoretico, in quanto il terribile attanaglia maggiormente che l infinito. L oggetto deve essere realmente terribile tale da far scaturire un inferiorit della nostra natura sensibile: l astuzia, la tecnica e l abilit sono mezzi naturali che non portano verso una superiorit soprasensibile, la natura dominata dalla tecnica produce un piacere logico intellettuale e non estetico [ il Nilo domato dagli argini ]. Il guardare sulla riva del mare la tempesta o contemplare la morte sono casi in cui l oggetto si presenta come terribile salvaguardando nella dimensione attuale l osservatore, possiamo dunque dire che una premessa affinch si possa parlare di sublime sia la non attualit del pericolo della realt offerta dalla potenza naturale. Schiller dopo aver fatto numerose distinzioni mediante una metodologia dialettica che garantisce nel binomio che viene man mano analizzato ci che d maggiore dignit all uomo, giunge a fare una divisione duale del sublime in: contemplativo e patetico. Nel pratico - contemplativo [ avviene il privilegiamento della dimensione soggettiva contemplante ], la contemplazione istituisce non solo la sublimit ma anche la temibilit dell oggetto, per quanto concerne il sublime pratico patetico [ le condizioni del sublime sono oggettive ], l oggetto in se stesso temibile e la contemplazione ne rileva la sublimit. Il sublime patetico ha meno estensione e meno sublimit rispetto all altro, nel contemplativo la rappresentazione della minaccia e del dolore sono liberi e volontari ed ha gioco forza l immaginazione, ci si differenzia per il sublime patetico dove un profondo silenzio necessita di un notevole sforzo dell immaginazione, maggiore rispetto a quello precedente. Due sono le condizioni fondamentali del sublime patetico: in primis una viva rappresentazione del dolore che eccita la piet, ed in secundis la rappresentazione della resistenza al dolore che desta la coscienza la morale. In Sul patetico [ 1793 ] Schiller afferma che il patetico la vera essenza del sublime, solo mediante la rappresentazione della natura sofferente si raggiunge il sublime. Il patetico come sublime porta in s una rappresentazione del carico completo di dolore e la completa resistenza morale, Schiller cita per esplicare questo concetto un passo di Winckelmann quando quest ultimo parla del Laoconte: la lotta fa il dolore e la resistenza ad esso . Se l uomo si svincola dalla sensibilit e dalle sue leggi si ha il sublime patetico di disposizione, se l individuo con il suo spirito domina la sensibilit allora si ha il sublime patetico d azione: la poesia riguarda sia il sublime patetico di disposizione [ intuizione ] che d azione [ pensiero ], a differenza delle arti plastiche che riguardano solo quello di disposizione. Il sublime patetico d azione si divide in relazione al fatto che il dolore sia un movente o una forza, scelto o subito: l analisi di Schiller finalizzata a cogliere l essenza della tragedia che risiede nel patetico. La tragedia si fonda sulla rappresentazione della natura sofferente e dalla rappresentazione dell indipendenza morale del dolore. Il sentimento della finalit morale quello che costituisce il fondamento dell emozione tragica, Schiller radicalizza l opposizione sensibilit ragione, drammatizzando l aspetto morale di cui la sua manifestazione estetica privilegiata il sublime. Il sublime nelle analisi schilleriane funzionale sia alla tragedia che alla dimensione morale, l arte pur non avendo un fine morale svolge un ruolo morale nella misura in cui evidenzia la libert, che un cardine della moralit stessa. Nonostante l opposizione del giudizio morale con quello estetico, Schiller analizza con grande attenzione le premesse gi presenti in Kant dove il sublime si connette implicitamente ad una superiorit morale [ questo nel sublime dinamico ] sulla natura, andando al di l della dimensione filosofica kantiana.

In Callia o la bellezza [ 1793 ] Schiller espone le sue idee in termini kantiani, andando al di l dell orizzonte aperto da Kant: si tratta di un tentativo di fondare a priori ed oggettivamente il bello, questione che il grande filosofo tedesco non analizz mai all interno della Critica del giudizio , dove il giudizio riflettente estetico, godeva s di uno statuto soggettivo, ma nel medesimo tempo aspirava all universalit. Ci che risulta interessante sottolineare la grande sintesi operata da Schiller, riguardo al problema del bello, nella storia della filosofia comparirebbero due filoni principali a loro volta suddivisi: [ a ] soggettivo, suddiviso in sensistico [ Burke, dove il bello deriva dai sensi ]

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e razionale [ Kant, e la prospettiva aperta nella terza opera critica ]; [ b ] oggettivo, composto unicamente dal razionale [ Baumgarten e Meddelson ]. Perch Schiller, colloca Baumgarten all interno del filone oggettivistico? La risposta deriva dal fatto che secondo l autore dei Callia o sulla bellezza , Baumgarten ha privilegiato la dimensione logica; inoltre il discepolo di Burke avr ragione sul discepolo di Baumgarten quando pone il bello nell immediatezza In quale posizione si annovera lo stesso Schiller? Egli sceglie una via di mezzo, tra le due prospettive principali prospettate poc anzi, forgia un piano sensistico oggettivo . Kant, nella Critica del giudizio [ dove opera un interessante distinzione tra senso e giudizio, scorgendo nel giudizio di gusto, un libero gioco di fantasia ed intelletto ] parla del giudizio estetico come di un giudizio disinteressato, che prescinde dalla realt dell oggetto, Schiller nota acutamente come l irrilevanza della realt dell oggetto, tralasci il fine dell oggetto che viene ad identificarsi con la perfezione. All interno della sua terza opera critica, Kant distingue la bellezza aderente [ che in connessione con la finalit ] dalla bellezza libera [ non considera il concetto dell oggetto, si tratta della musica senza testo o dei piumaggi colorati di certi uccelli ]. In Schiller avviene una correlazione tra la soggettivit e l oggettivit, la bellezza gode di una dimensione ontologica. Nella prima lettera ( Callia o sulla bellezza ), viene trattata la distinzione di Kant tra bellezza libera ed aderente; Schiller nota come ogni cosa sia costituita di materia e forma , ogni oggetto in s perfetto, sol nell opposizione logica estetica pu risaltare la bellezza. La perfezione materia formata [ piano logico ], la bellezza sar forma della forma, quando Schiller parla di libert la colloca a differenza di Kant nell ambito fenomenico. La perfezione ha una sua autonomia, il bello invece un eautonomia fondata [ auto - determinato ed auto determinante ]. La visione schilleriana trova il suo fondamento nella fusione armonizzante tra sensibilit ed intelletto, nella correlazione tra etica ed estetica. Quale rapporto presente in Kant, tra l etica e l estetica? Nel paragrafo 59 della Critica del giudizio intitolato Della bellezza come simbolo della moralit , compie una divisione triadica tra gli [ a ] esempi intesi come concetti empirici, [ b ] schemi, quando si tratta dei concetti puri dell intelletto, ed infine dell ipotiposi [ g ], in quanto qualcosa di sensibile, duplice; schematica, quando l intuizione corrispondente ad un concetto dell intelletto data a priori; simbolica, quando ad un concetto che pu essere pensato solo dalla ragione, e a cui non pu essere adeguata nessuna intuizione sensibile, viene sottoposta un intuizione, nei cui confronti il procedimento del Giudizio soltanto analogo a quello dello schematismo; vale a dire che si accorda con questo soltanto secondo la regola del procedimento, non secondo l intuizione stessa, e quindi soltanto secondo la forma della riflessione, non secondo il contenuto . Kant proseguendo nell analisi, nota come uno stato dispotico sia rappresentato da un mulino a braccia, e tale analogia sta tra le regole mediante le quali riflettiamo sulle due cose e sulla loro causalit. Proprio seguendo questa premessa, la conoscenza che l uomo pu avere di Dio, non risulta essere schematica, bens simbolica, chi pensa di comprendere Dio con il suo intelletto infinito, si macchia di empiet, venendo a realizzare un antropologizzazione divina. In tal guisa il bello simbolo della morale in quanto: [ a ] piace immediatamente, solo nell intuizione riflettente, non, come la moralit, nel concetto, [ b ] piace senza alcun interesse ( nell ambito del bene morale, l interesse scaturisce dal giudizio e non lo procede come nel dominio estetico ), [ g ] la libert dell immaginazione rappresentata nel giudizio del bello come in accordo con la legalit dell intelletto, [ d ] il principio soggettivo del giudizio del bello rappresentato come universale, cio valevole per ognuno, ma non conoscibile mediante alcun concetto universale. Alla fine del paragrafo, verr posto in rilievo il fatto, che molto spesso si utilizza una terminologia morale per questioni di carattere estetico e viceversa, Kant scriver infine che: il gusto rende possibile cos il passaggio, senza un salto troppo brusco, dall attrattiva dei sensi all interesse morale abituale, rappresentando l immaginazione anche nella sua libert come capace di essere determinata in modo di accordarsi con l intelletto, e insegnando a trovare perfino negli oggetti dei sensi, anche senza attrazione sensibile, un libero piacere . Aristotele nella Poetica si chieder perch dinnanzi a certi oggetti rappresentati non proviamo orrore a differenza delle sensazioni che scaturirebbero dall averli vicino? La risposta risiede nel fatto che l oggetto rappresentato in quanto imitazione ha un valore di apprendimento. Schiller differenziandosi da Kant vuole cercare la libert nel fenomeno, notando come se collochiamo la libert nella sfera dell ideale dobbiamo poi con un atto di violenza introdurlo nel reale, Rousseau dir infatti che con chi non accetta la libert l unica soluzione imporgliela. La libert pu essere rappresentata sensibilmente con l ausilio della tecnica che ne diviene una condizione prima di rappresentazione, proprio in questo ambito Schiller definisce la natura come intima necessit della forma , ci che si oppone a tutto ci che estraneo alla cosa, la capacit di riportare vittoria sulla forza di gravit un segno di libert [ Schiller vede nei volatili la massima espressione della libert negli animali, in quanto librandosi nel cielo oltrepassano il limiti della materia che deve essere domata dalla forma e nello stesso tempo la massa pu diventare una nemica acerrima della forma e del movimento ]. Una forma che mostra una regola si dice conforme all arte ovvero alla tecnica, quest ultima una condizione prima e necessaria alla nostra rappresentazione della libert, Pareyson in Etica ed estetica in Schiller scrive: Il fondamento oggettivo della bellezza l autonomia nella tecnica della natura e l eautonomia nella struttura dell oggetto ( ) . Naturalezza e spontaneit intese come qualit oggettive indipendenti dal giudizio estetico, sono le caratteristiche fondamentali della bellezza. La massa ed il peso riducono la spontaneit, proprio per questo non pu definirsi bello il pesante cavallo da tiro bens il leggero ed agile palafreno spagnolo. La spontaneit il fondamento della bellezza nella natura come nell arte, un oggetto liberamente rappresentato se la natura di ci che viene rappresentato non ha subito la natura del rappresentante. Lo stile per Schiller la suprema indipendenza della rappresentazione rispetto a tutte le determinazioni accidentali sia soggettive che oggettive, l artista nell unire materia e forma deve agire come la natura. Affinch si possa parlare di una vera opera darte [ come intende Schiller ] n la rappresentazione soggettiva n la materia devono dominare la forma. Nella poesia il vero poeta sapr liberarsi dalla catene del linguaggio [ Schiller ], in quanto quest ultimo tende al concetto universale, il poeta non deve descrivere l oggetto all intelletto, ma dipingerlo nella sua individualit all immaginazione [ Pareyson ]. Nel regno estetico sostiene Schiller niente pu e deve risultare come mezzo ma sempre come fine, perch un vestito possa definirsi bello, bisogna che non ci si accorga che serva a coprirsi. Risulta quindi opportuno raggiungere un fondamento oggettivo alla libert nel reale, Schiller non far altro che attuare un processo

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kantiano ( presente nell Estetica trascendentale ) contro Kant stesso: l oggetto libert deve colpirci in modo tale che noi possiamo elaborarne il concetto [ essere liberi come determinati da se stessi ]. L oggetto che ci colpisce deve mostrare una forma tale da permettere una regola, indifferente che l intelletto conosca la regola. Ogni determinazione pu avvenire dall interno o dall esterno, l essere determinato dall interno pu essere esplicata dalla rappresentazione del non essere determinati dall esterno, la libert deve presentarsi come un determinato che ci deve guidare al determinante. Notiamo in primis, come non si possa prescindere dal sensibile, l ineffabile risulter coincidere con il niente ed infine l arte imiter la natura dall interno. Nella contemplazione estetica intesa come una rappresentazione svelatrice delle cose nella loro libert ed indipendenza, non si presenta n una volont morale n una forma conoscitiva, tale contemplazione mette in luce la libert dell oggetto. Schiller intender per bellezza l autodeterminazione di una cosa come si manifesta all intuizione, non l ausilio della ragione teoretico speculativa, bens l analogia della ragion pratica qualifica il giudizio di gusto. Kant nella terza critica dir che la natura bella quando ha l apparenza dell arte e l arte belle quando ha la spontaneit della natura , questo asserto kantiano serve a Schiller, per fondare oggettivamente il bello, in quanto l autore de Le lettere sull educazione estetica dell umanit , intravede in ci tre conseguenze di fondamentale importanza: in primis la naturalit della cosa bella fa s che sia determinata da s, in secundis che tale cosa bella si debba presentare come se fosse determinata da una regola, e come sintesi delle precedenti, la tesi secondo la quale la cosa bella tale in quanto determinata da una regola che si auto determinata. Proprio in questo modo si viene a creare una forte connessione tra la dimensione estetica e quella etica, tanto che la spontaneit naturale diviene come nota acutamente Pareyson una manifestazione sensibile della libert soprasensibile. Schiller dona una veste realistica ed oggettiva alle premesse implicite nel discorso kantiano che erano di natura prettamente critica, un passaggio fondamentale che porta alle estreme conseguenze l ipotesi kantiana che il nostro giudizio estetico abbia come principio una sorta di sostrato soprasensibile della natura e dello spirito. Un altro aspetto interessante la dimensione etico politica sottesa a questo scritto, ci a testimonianza del fatto che la riflessione schilleriana scorge una correlazione fondamentale tra la dimensione etica e quella estetica, in quanto senza la mediazione dell arte, non si potr mai armonizzare il sensibile con il soprasensibile; all interno dei Callia o sulla bellezza , Schiller intende mostrare come dal suo concetto di bellezza possano scaturire due leggi per le belle relazioni, la prima afferma di aver riguardo per la libert dell altro, la seconda dice di mostrare tu stesso la libert . Un azione pu dirsi bella quando la moralit che prima appariva coercitiva e soffocante per la sensibilit si manifesta come inclinazione, spontaneit e naturalezza. Schiller verso la fine dell opera elabora il concetto di belle relazioni sociali di cui la danza inglese ne diviene emblema supremo dato che permette una dialettica armonizzante tra il rispetto della libert altrui e la salvaguardia della propria libert. Il sublime come liberazione dal sensibile ed il bello come libert nel sensibile si riagganciano a profonde esigenze della filosofia schilleriana, coniugare armonicamente bello e sublime per scorgere l ideale della perfezione umana. In Grazia e dignit ( 1793 ) Schiller d una sistematizzazione delle intuizioni estetico filosofiche delle opere precedenti all insegna del progetto di conciliare l essenza del tragico con il bello. Come si detto in precedenza, Schiller dialogher criticamente con la riflessione kantiana, trovando punti in comune ed nodi teoretici da rigettare, in Grazia e dignit , da un lato nella dottrina del sublime si soffermer pi sul rispetto che sull ammirazione per la volont libera e dall altro nella sfera del bello ne evidenzier maggiormente la simbolicit rispetto al bene, insieme alla presenza della libert nel mondo sensibile. In Sul patetico Schiller presenta il dovere kantiano come deprimente o esaltante per il cuore, ponendo in rilievo l importanza della sensibilit, la teoria schilleriana sarebbe per lo stesso suo teorizzatore una parte aggiuntiva dell impianto speculativo kantiano, il dissenso sarebbe insito pi nell esposizione di Kant che verso le sue idee. Schiller a proposito del maestro del criticismo dir: Nella filosofia morale di Kant l idea del dovere rappresentata con una durezza tale, che tutte le Grazie ne sono spaventate e che una mente debole potrebbe facilmente essere tentata di cercare la perfezione morale sulla via d un ascetica tetra e caustrale Nel Dracone della Germania bisogna saper distinguere la dottrina dall esposizione, quest ultima era finalizzata a demolire il sensualismo ed il materialismo rozzo dell epoca in ambito pratico morale: l assegnazione di una veste imperativa alla morale non deve deprimere l uomo nella sua sensibilit, Schiller sostiene che al dovere non necessaria l opposizione con la sfera sensibile in quanto l ideale dell uomo si situa nell armonia tra sensibilit e ragione. Il consenso della sensibilit non pu essere un criterio per la valutazione morale dell azione, ma nello stesso tempo per dare all individuo una forma di autonomia necessario salvaguardare i diritti della sensibilit senza il pericolo di diventare lassista scrive Schiller. Nell opposizione coercitiva tra la legge morale e la sensibilit, si celerebbe una sorta di depotenziamento da parte della prima proprio perch finch lo spirito morale adopera violenza segno che l impulso naturale ancora in grado di contrapporgli la sua forza , in un essere autenticamente morale la sensibilit continuamente educata e la virt un inclinazione al dovere . Il superamento dell opposizione tra una ragione pratica che potenzialmente istituirebbe una tirannide su una sensibilit pronta a ribellarsi ferocemente, per Schiller il marchio dell umanit compiuta e perfetta . Ci che interessante notare come nella riflessione schilleriana la questione morale sia compresa implicitamente nell educazione della sensibilit [ l ideale dell uomo quindi estetico ], si tratta di un sentiero speculativo agli antipodi di quello seguito da Fichte in La missione del dotto . Kant dopo aver sostenuto in La religione entro i limiti della sola ragione che la morale, essendo fondata sul concetto di uomo come essere libero, il quale, appunto perch tale, sottopone se stesso, mediante la propria ragione, a leggi incondizionate, non ha bisogno n di un altro essere superiore alluomo per conoscere il proprio dovere, n di un altro movente oltre la stessa legge per adempierlo. Tuttavia colpa delluomo se lui si trova in questo stato di bisogno , dir che la teoria di Schiller in realt sintonia con la sua, e che non vi sarebbero punti di disaccordo, questo fece da un lato felice Schiller, ma nello stesso tempo gli lasci un senso di perplessit. In realt Kant non aveva colto o forse non aveva voluto cogliere come le teorie esposte in Grazia e dignit di Schiller fossero opposte alle proprie, in quanto il fine ultimo del giovane filosofo era il raggiungimento dell uomo come totalit armonica e coesa, ci possibile solo mediante l ottica estetica. Addentriamoci meglio nel concetto di grazia e nell analisi che permette a Schiller di pervenire a tale risultato: cos come aveva fatto per definire l essenza del tragico, procedendo mediante una metodologia dicotomica verso il fondamento della sua attiva tragica, cos

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proceder la definizione della grazia . La bellezza pu essere fissa o mossa, nel primo caso data necessariamente con il suo soggetto ed prodotta dalle forze plastiche della natura secondo la legge della necessit, nel secondo caso scaturisce dallo spirito umano posto in condizioni di libert. La bellezza fissa definita da Schiller anche architettonica e di struttura, si tratta di una bellezza relativa alla figura umana che si distingue dalla perfezione tecnica che interconnessa con il giudizio intellettuale e non estetico [ quest ultimo mira alla forma sensibile della figura umana ]. Si pu parlare di bellezza mossa in quanto la persona si auto - determina, dove la modificazione insita nell animo umano produce movimenti nella dimensione sensibile. Il movimento pu essere volontario ed in questo caso legato al sentimento in accezione accidentale non potendo far scaturire la grazia, o involontario nel caso in cui sia prodotto dall istinto [ anche in questo frangente non si presenta la grazia ]. Si mostrato come sia i movimenti volontari che involontari siano unilaterali e quindi impossibilitati a porsi come condizioni necessarie affinch si possa parlare di grazia, ma in definitiva cosa intende Schiller quando ne parla? La grazia definita come la bellezza in movimento mossa dalla libert, si pu riscontrare nella dialettica tra volontariet ed involontariet, in quei movimenti involontari i quali tuttavia accompagnano la volont e corrispondono all atteggiamento dell anima , essi sono denominati simpatetici e concomitanti. I movimenti simpatetici sono involontari ma non totalmente istintivi e fisici [ risonanza della vita morale dell anima ], servono ad accompagnare la sensazione morale avendo luogo nella volont della persona: sono simpatetici nella misura in cui risultano concomitanti e concomitanti perch accompagnano come sua risonanza esteriore e fisica il carattere pi profondo dell anima. Se i movimenti volontari sono successivi ad un atto di volont quello simpatetico risulta essere simultaneo, proprio in questa simultaneit si rivela il vero carattere della persona; Schiller vede nei tratti mimici e parlarti l emblema della concomitanza e simpateticit dei movimenti umani: mentre una persona parla, noi vediamo contemporaneamente i suoi sguardi, i suoi lineamenti, le sue mani, spesso tutto il corpo che parla insieme e non di rado la parte mimica della conversazione giudicata la pi eloquente . Mediante i segni mimici e parlanti lo spirito fa del corpo espressione di s, permette l aurora della grazia che diviene l unica rivelatrice delle caratteristiche personali del soggetto. La figura umana considerabile sotto tre punti di vista differenti: in primis mediante la perfezione tecnica [ giudizio intellettuale ], in secundis attraverso la bellezza architettonica [ giudizio estetico ] ed infine in funzione della grazia [ giudizio etico estetico ]. interessante notare come la grazia rappresenti per Schiller la suprema dialettica tra etica ed estetica, che s intrecciano indissolubilmente insieme proprio perch la questione estetica sorge come fonte ideale di conciliazione ed armonia nell individuo che non pu essere considerato ad un unica dimensione . Solo nella grazia lo spirito agisce come natura e la natura come spirito, il soprasensibile si armonizza con il sensibile, la ragione con la sensibilit, la dimensione della grazia paragonata da Schiller ad un governo liberale dove la libert del suddito non si oppone a quella del sovrano e viceversa. L armonia sorta dalla grazia si pone come superamento di due possibili situazioni che Schiller contesta radicalmente, o l imposizione della moralit sulla sensibilit mediante un atto di imposizione e costrizione, in questo caso Schiller parlerebbe di barbarie [ da tenere presente come la critica al dogmatismo della ragione sia in termini morali e gnoseologici, dato che il dialogo con Kant su pi fronti ], o la subordinazione del razionale alla ribellione del sensibile, l instaurazione quindi del dominio del selvaggio . L anima bella [ che differisce sia dal buon cuore che dalla virt di temperamento, per aver raggiunto una spontaneit intima e durevole ] tale perch presenta una conciliazione tra sensibilit e razionalit, la grazia diviene manifestazione di questa armonia, ella sar morale nella sua interezza, il suo unico merito consiste nell esistere. Schiller era pienamente conscio dell irrealizzabilit dell anima bella, che rimane un ideale in quanto nella realt concreta molto facilmente possono sorgere accesi dissidi tra la sensibilit e la razionalit, quest opposizione si discute in relazione alla volont. In precedenza abbiamo definito il concetto di grazia , termine questo correlato alla dignit che diviene nella riflessione schilleriana l espressione della libert dello spirito nel sensibile, la dominazione della facolt superiore su quella inferiore data dalla calma nel dolore, se ne deduce che il sublime sar la manifestazione pi evidente di tale dignit. La dignit che si avvicina alla grazia nobilt, quella che rasenta il timore elevatezza, grazia e dignit non si escludono, ma possono trovarsi nello stesso soggetto, nella dialettica della virt accompagnata dalla grazia dove quest ultima risolve in s la dignit si manifesta il vero ideale dell umanit: Nella dignit... Lo spirito si comporta da padrone del corpo, perch qui esso deve affermare la sua autonomia contro l'imperioso istinto, che procede ad azioni senza di lui e vorrebbe sottrarsi al suo giogo. Nella grazia invece governa con liberalit, perch qui lui che mette in azione la natura e non trova alcuna resistenza da vincere... La grazia sta dunque nella libert dei moti volontari; la dignit nel dominio di quelli involontari. La grazia lascia una parvenza di spontaneit alla natura, l dove questa adempie gli ordini dello spirito; la dignit invece la sottomette allo spirito, l dove essa vorrebbe regnare. Nella dignit... ci presentato un esempio della subordinazione dell'elemento sensibile a quello morale... Nella grazia, invece la ragione vede la propria esigenza soddisfatta nella sensibilit. [...] Avendo dignit e grazia campi diversi per la loro manifestazione, non si escludono vicendevolmente nella medesima persona; ...anzi soltanto dalla grazia la dignit riceve la sua convalidazione, e soltanto dalla dignit la grazia riceve il suo valore. [ Grazia e dignit ] Riguardo al rapporto che intercorre tra il bello ed il sublime, ed alla loro funzione in termini esistenziali, riportiamo alcuni versi della poesia Die Fhrer des Lebens : Due geni, nell aspro cammino del viver, ti tengon per mano: Felice te, se al fianco entrambi congiunti ti stanno! Radioso e sereno, scherzando, l un d essi t abbrevia il tragitto: Lieve la doppia soma ti rende: destino e dovere. Con lui motteggiando, lo segui sull orlo del baratro, dove Rabbrividendo l uomo il mar dell eterno contempla. Silenzioso e grave, con forte braccio t accoglie Quivi e trascorre l altro qual gigante sui flutti. Non affidarti a un solo! Al primo la tua dignit Non consegnare, n all altro la tua felicit. Il bello, amabile e piacevole attenua la durezza dei ceppi della necessit svelando la libert nella sfera del sensibile, il sublime invece ci

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conduce nel regno degli spiriti portandoci oltre il mondo sensibile. Pareyson nota come la garanzia dell anima bella propriamente il sublime , in quanto in presenza dell urgenza della passione e del dolore, capace di far prevalere la spiritualit. L educazione estetica autentica quella che coordina il bello ed il sublime in una piena armonia, tale da garantire il superamento dell uomo frammentario. Abbiamo brevemente analizzato Grazia e dignit del 1793 in relazione alle problematiche del pensiero schilleriano, ora si tratta di seguire i sentieri schilleriani tracciati ne Le lettere sull educazione estetica dell umanit del 1795. Nella prima lettera, Schiller rivolgendosi al suo protettore dir di volergli esporre i risultati delle sue ricerche, sul bello e sull arte ( in realt vi sar la trattazione di ulteriori tematiche ); e si scusa [ notiamo l accesa critica a Kant ] se esporr idee note, dicendo inoltre che le idee della ragione pratica di Kant non sono proprio accettate dai filosofi e se spogliate dai loro tecnicismo rinviano alla ragione comune. Il difetto della posizione kantiana, risiede per Schiller nell aver privilegiato l intelletto sul sentimento, ci che a quest ultimo si mostra unito, la facolt dei sillogismi deve smembrarlo, proprio perch i filosofi trovano la sintesi solo nell analisi. Pensando per la bellezza come sintesi di elementi filtrati attraverso l analisi, abbiamo perso la bellezza stessa con la conseguenza che l approccio etico risulter identico a quello estetico. La verit per essere tale deve proporsi evidente e manifesta sia all intelletto che al sentimento, solo cos potr essere autentica. interessante notare come il titolo del testo di Marcuse Eros e civilt rappresenti il binomio schilleriano ( letto in chiave psicoanalitica come volont di soddisfazione v.s. logica del dominio ) sensibilit - intelletto La seconda lettera, estremamente importante in quanto Schiller solleva alcune problematiche di carattere sociale politico e di tipo pi squisitamente filosofico, si chiede ironicamente il perch del porre in rilievo la questione estetica, quando in realt i tempi presenti reclamerebbero una maggiore attenzione sulla libert e sulla politica. Lo Stato sorto dalla Rivoluzione francese, il tipico stato borghese nota Schiller e presenta una serie di caratteristiche paradigmatiche: in primis avviene un restringimento dell azione dell arte a causa del continuo sviluppo tecnico scientifico, Schiller sostiene che l utile subentra all arte nel chiassoso mercato del secolo, e in secundis la filosofia kantiana si pone come trasposizione idealistico concettuale dell esigenze pratico sociali sorte dall evento di fine secolo. La libert nel fenomeno permette di non cadere nelle barbarie moderne e di evitare la sfrenatezza selvaggia, educare esteticamente significa frenare l arbitrio della natura animale non spegnendo la libert; lo stato borghese una dimensione artificiosa dove l uomo diventa frammento e la radicalizzazione dell intelletto tabellare porta ad un etica materialistica fondata sull utile. L arte essendo figlia della libert deve elevarsi dalle necessit e dai bisogni pragmatici della convivenza civile [ posizione questa condivida da Goethe ]; un arte assoggetta alla politica sarebbe un mero evento mercantile [ Lukcs vedr nell ottica schilleriana un sorta di giustificazione del dominio borghese, nonostante ci bene tener presente che lo stesso Schiller sferrer darsi velenosi contro quel tipo di societ, tenendo un atteggiamento in certi punti notevolmente critico, ma non di stampo tout court marxista ]. Adorno ne La dialettica negativa riguardo alla ragione ed alla cultura borghese si esprimer dicendo: Dal punto di vista della filosofia della storia i sistemi, specialmente quelli dei Seicento, avevano una funzione compensatoria. La stessa ratio, che aveva distrutto, in concordanza con linteresse della classe borghese, lordine feudale e la corrispondente forma della riflessione, lontologia scolastica, ebbe subito paura del caos di fronte alle macerie, sua opera. Essa trema di fronte a ci che continua ad esistere minacciosamente al di sotto del suo ambito di dominio, rafforzandosi proporzionalmente al suo potere. Tale timore caratterizz ai suoi inizi quel comportamento costitutivo nel complesso per il pensiero borghese mirante a neutralizzare frettolosamente ogni passo in direzione dellemancipazione, confermando lordine. Allombra dellincompletezza della propria emancipazione la coscienza borghese deve temere di venir annullata da una pi avanzata; sente di non essere tutta la libert e quindi di riprodurne solo limmagine deformata; perci dilata teoricamente la propria autonomia a un sistema, che contemporaneamente assomiglia ai suoi meccanismi coatti. La ratio borghese si propose di produrre dal suo interno lordine che aveva negato allesterno. Ma quello in quanto prodotto non pi un ordine, e quindi insaziabile. Un tale ordine prodotto in modo insensato - razionale fu appunto il sistema: qualcosa di posto, che si presenta come un essere in s. Esso doveva spostare la sua origine nel pensiero formale scisso dal suo contenuto; non altrimenti poteva esercitare il proprio dominio sul materiale. Il sistema filosofico fu fin dallinizio antinomico. In esso lapproccio si fondeva con la propria impossibilit; agli inizi dei sistemi moderni essa ha appunto condannato luno alla distruzione ad opera dei successivo. La ratio per affermarsi come sistema che estingueva virtualmente tutte le determinazioni qualitative, cui si riferiva, fin in inconciliabile contrasto con loggettivit, cui faceva violenza, pretendendo di afferrarla. Se ne allontan tanto pi, quanto pi completamente essa lassoggett ai suoi assiomi, infine a quello solo dellidentit. Le pedanterie di tutti i sistemi, fino alle complicazioni architettoniche di Kant e, malgrado il suo programma, perfino di Hegel, sono segni di un insuccesso determinato a priori, documentato con incomparabile sincerit nelle fratture del sistema kantiano; gi in Molire la pedanteria un elemento centrale dellontologia dello spirito borghese. Ci che nellelemento da comprendere si ritira di fronte allidentit del concetto, costringe questultimo a una esasperata messa in scena perch assolutamente non ci siano dubbi sullinattaccabile completezza, compattezza ed acribia del prodotto del pensiero. La grande filosofia fu accompagnata da uno zelo paranoico di non tollerare nientaltro che se stessa, e perseguirlo con ogni inganno della propria ragione, mentre quello si ritira sempre pi di fronte alla persecuzione. Il minimo resto di non-identit basterebbe a smentire lidentit, totale secondo il suo concetto. La proliferazione dei sistemi dalla ghiandola pituitaria di Descartes e dagli assiomi e definizioni di Spinoza in poi, in cui stato pompato gi tutto il razionalismo, che poi ne viene ritirato fuori deduttivamente, annuncia con la sua non-verit quella dei sistemi stessi, ci che hanno di folle. Occuparsi del problema estetico, significa quindi per Schiller analizzare sotto una prospettiva chiarificatrice la questione della libert: soltanto la libert dell uomo nella sua interezza [ fusione di intelletto e sentimento ] permette la trattazione della libert come cittadino. Esclusivamente attraverso la bellezza si perviene alla libert, la libert auspicata dalla Rivoluzione francese del cittadino, ma non dell uomo. Nella terza lettera Schiller deve spiegare la natura dello Stato. L uomo l unico essere che nonostante possa subire l impasse della natura con le sue costrizioni, pu risalire alle cause del suo comportamento dandosi una spiegazione: l accettazione consapevole della necessit fisica porta alla sua elevazione sul piano morale, da questo processo sorge lo Stato. In questo modo Schiller sposta la sua riflessione su una problematica ampiamente trattata da Rousseau: lo Stato di natura. Il filosofo tedesco noter come non sia mai esistito un fantomatico stato di natura, non ci sar mai nessuna esperienza diretta, noi ci riappropriamo della nostra fanciullezza per via artificiale quando siamo ormai adulti. K. Marx, mostrer come non sia mai esisto un uomo naturale , un primo cacciatore, noi spieghiamo la scimmia sulla base della costituzione umana.

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Dentro di noi sostiene Schiller c un uomo fisico legato alle sensazioni, l uomo morale solo problematico se diviso da quello fisico ( reale ), in questo modo la stessa Rivoluzione francese toglie la scala della natura dall uomo e quindi preannuncia e giustifica la ferocia insita nell accadimento storico. Il dover essere morale di Kant mette a repentaglio la reale fisicit dell uomo, si tratta di una morale anti estetica perch non tiene conto della sensibilit Giungiamo alla quarta lettera, notevolmente complessa sul piano concettuale per le varie problematiche trattate, l incipit di tale lettera si situa nella domanda che lo stesso Schiller si pone: nello stato morale ( stile Kant ) la libert della volont essendo una semplice causa, non pu ridursi ad una connessione di necessit continuit ? In caso di risposta affermativa, nota amaramente Schiller si realizzerebbe una sorta di stato macchina, un tat machine . Risulta necessario distinguere il dovere [ Pflicht ] dall inclinazione [ Neinung ], in Kant il dovere forza l inclinazione, invece dovrebbe esserci un armonia tra i due piani affinch si possa parlare realmente di libert autentica. L educazione estetica l unica in grado di conciliare il dovere con l inclinazione; premessa la differenza tra l uomo individuale ( colui che vive della variet ) e l uomo ideale ( vive nell unit ), quest ultimo il primo gradino per la costituzione dello Stato, Stato che non deve recidere il legame con la dimensione naturale. Capiamo dunque perch lo Stato sorto dalla Rivoluzione francese, sia unilaterale e proprio in questo senso predisposto alla pi totale nichilizzazione del valore umano, non pu avvenire la fondazione di uno Stato su basi puramente astratte che non tengano conto della particolarit dei singoli individui [ la societ borghese anti estetica e rozza ] Sotto questa prospettiva, Schiller diviene l emblema del rivoluzionario nazionalista , lettura questa peraltro condivisa da vari autori, seppur in guise diverse. Dostoevskij, in Delitto e castigo presenta un personaggio che ricalca le problematiche trattate da Schiller, si tratta dello studente che uccide l usuraia. In Padre e figli [ Turgenev ], Bazarov dinnanzi all illuminista che gli far notare l importanza di Schiller, risponder che la poesia non ha alcuna validit dinnanzi all avanzare demistificante della scienza. Hegel in uno scritto del 1797 intitolato Il pi antico progetto sistematico dell idealismo tedesco , parler della volont di donare le ali alla fisica , l ideale dell umanit in piena contrapposizione con lo Stato [ interpretazione radicale di Schiller ], non pu neanche esistere l idea dello Stato, in quanto ogni idea simbolo di libert lo Stato la sua antitesi [ Hegel si riferisce a quello sorto dalla Rivoluzione francese ]. Si tratta di distruggere lo Stato appena se ne abbia l opportunit, il mondo ideale [ qui Hegel si differenzia da Schiller ] la condizione prima per la realizzazione di tale progetto. Gli spiriti liberi non devono cercare nessun Dio e nessuna immortalit al di fuori di se stessi, occorre un monoteismo della ragione ed un politeismo della fantasia e dell immaginazione, la ragione deve rendersi sensibile mediante una sua mitologia, ogni idea priva di valore estetico sar da rigettare, in quanto la poesia ha un alto valore pedagogico. Schlegel nel Dialogo sulla poesia riprende l idea di una poesia educatrice dell umanit, mostrando infine come la mitologia debba diventare filosofia. In Schiller la prospettiva dello Stato non viene cancellata, la natura plasmata armonicamente, l artigiano meccanico quando d forma alla materia compie un atto di violenza senza nessuna attenzione ( la tecnica impostata dall esterno sulla materia ); l artista usa la violenza ma evita di mostrarla ( Kant nella Critica del giudizio dice che il genio fa sembrare la regola una cosa naturale. L artista par excellence quello pedagogico politico che deve lavorare con la materia umana, e far in modo da notare il forte sapore kantiano teleologico dell argomentazione schilleriana che parti si coordino con il tutto, rispettando le diverse caratteristiche e la personalit umana. L uomo colto si fa amica la natura e ne rispetta la libert, semplicemente frenandone l arbitrio: la morale kantiana e quella materialistica sono unidimensionali. Occorre coordinare l interiorit con l esteriorit, l individualit armonicamente con l universale. Il vero Stato sar vissuto interiormente dai singoli individui e non pu ridursi ad una societ, bens dovr divenire una comunit dove si realizza in pieno l armonica fusione tra interiorit ed esteriorit. Sia Humboldt che Nietzsche criticheranno la scissione come processo caratterizzante della modernit, l autore delle Considerazioni inattuali vede nell individuo, l unit e la non scissione. Al di l del velo di utopismo che circonda l opera schilleriana, di cui lo stesso autore consapevole, si tratta di porre in rilievo una distinzione di fondamentale importanza, tra il barbaro ed il selvaggio , termini questi che denotano concetti differenti all interno della prospettiva del pensatore tedesco. Per barbaro Schiller intende colui nel quale i principi distruggono i sentimenti [ Nietzsche lancer i suoi dardi velenosi contro i barbari, come coloro che hanno cancellato la dimensione naturale ], per selvaggio invece si intende un individuo dove dominano i sentimenti sui principi; importante notare come da un lato non via nessun riferimento a qualche popolazione, e dall altro si stia prendendo in considerazione sotto l occhio vigile della critica la situazione sociale e politica degli anni della Rivoluzione. I principi servono a frenare i sentimenti, lo Stato della libert l evoluzione dello Stato dei bisogni, infine la Rivoluzione francese assumendo un moralismo coercitivo dinnanzi alla natura destinata a subire la pi cocente sconfitta da parte di quest ultima mediante l ascesa di una societ materialistica. un effetto della civilt la situazione di cui parla Schiller, la cultura consiste nell allontanarsi dalla natura, capiamo quindi che l utopia schilleriana lo sia nell accezione di E. Bloch che distingue tra utopico [ ci che nega l esistente ] e utopistico [ ci che nega l esistente, ma tende a realizzare un modello ]. Schiller noter come la grecit ci super per la sua semplicit, Winckelmann dir che la grecit irripetibile, si tratta di un vero e proprio miracolo greco. Nella natura greca avviene una fusione tra la giovinezza della fantasia e la virilit della ragione, il fascino dell arte si sposa con la dignit della sapienza: la modernit il passaggio da una dimensione organica ad una meccanica, mediante la divisione delle scienze e delle classi. La separazione tra filosofia e poesia, intelletto e sensibilit fa scaturire la perdita dell intelletto intuitivo che si contrappone a quello speculativo: la frammentazione dell uomo il viatico privilegiato per il progresso. Nella quinta lettera Schiller si sofferma sulle caratteristiche della civilt greca,dove non esisteva una linea di demarcazione tra la sensibilit e l intelletto, l uomo greco viveva un esistenza proiettiva e l intera umanit aveva in s ogni Dio [ questa prospettiva sar ripresa da Hegel nelle Lezioni sulla filosofia della religione e nell Estetica ]. Quale uomo del nostro tempo si chiede Schiller avrebbe l ardire di paragonarsi ad un ateniese del III secolo a. C. ?

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La divisione delle classi e delle occupazione sorta dalla scienza porta ad una scissione che caratterizza l epoca moderna ci ha allontanato dalla natura. La scissione della scienza porta alla separazione tra l intelletto intuitivo e quello speculativo, venendosi a creare una sorta di Stato macchina ; Schiller giocando etimologicamente parla della polis greca come di polipo , in questo modo si pone in piena connessione con Teognide, quando dice che la polis tale proprio perch sa adattarsi ad ogni situazione. Nello Stato borghese avviene la distinzione tra le leggi ( Stato ) ed il costume ( Chiesa, intesa come simbolo della morale ), risulta importante notare come sia una semplice constatazione quella di Schiller. Novalis, nello scritto del 1799 La cristianit o Europa sosterr una posizione reazionaria criticando aspramente la Rivoluzione francese, e ricordando i tempi in cui risplendeva lo spirito cristiano [ Novalis un pensatore di stampo pietista, il pietismo vede nel cuore dell uomo la sacralit di Dio, la sua espressione pi alta in musica Wagner ]. Novalis si fa emblema di una concezione storica di tipo tipologico ottimistico, negli accadimenti del passato avviene la prefigurazione aurorale di ci che avverr in futuro, la religione si pone come fonte di pace a livello europeo. Dai tempi idilliaci in cui versava l umanit governata dall amore e la beatitudine cristiana, si giunge alla Riforma luterana che manda in rovina la Chiesa romana e costruisce una Chiesa di Stato, controllata dal potere temporale. Il radicalismo di Novalis lo porta a difendere la Chiesa romana, nonostante la sua cultura di forte sapore luterano; ci che preme sottolineare come all interno di tale opera avvenga una critica alla scienza che desacralizza ed un forte difesa della fede, lo stesso Novalis scriver riferendosi alla dimensione cristiana iniziale: Con ragione il saggio capo supremo della Chiesa si oppose agli sviluppi audaci delle disposizioni naturali dell uomo che mettevano in pericolo il senso religioso e alle altre scoperte dannose e inopportune nel campo del sapere. Lutero scrive Novalis colui che traducendo la Bibbia in tedesco, pone la sua sacralit in mano ad una scienza terrena, la filologia: si viene a realizzare un processo dove la religione diventa politica e dalla filologia sorge la filosofia: Nel frattempo, alla base del Protestantesimo non era rimasto solo quel puro concetto, Lutero, anzi, tratt il Cristianesimo in modo del tutto arbitrario, ne fraintese lo spirito e introdusse un altra lettera e un altra religione, cio la sacra validit universale della Bibbia, mescolando cos purtroppo nelle questioni religiose un altra disciplina terrena completamente estranea la filologia in cui influsso logorante da quel momento in poi risultava evidente ( ) . L illuminismo un fatto tedesco, anche se si sviluppa in Francia ed in Germania si tocca l apice dell Aufklarng in quanto la religione diviene un discorso razionale, si nota l acceso contrasto che Novalis nutre con la posizione kantiana: In Germania questa impresa fu condotta in modo pi approfondito ( si riferisce all Illuminismo ), si riform l istruzione, si cerc di dare alle vecchia religione un senso moderno, razionale, pi comune, lavandone via meticolosamente ogni tratto di miracolo e di mistero; si mobilit tutta l erudizione per sbarrare ogni via di fuga nella storia, dandosi da fare per nobilitare la storia trasformandola in un quadretto di genere, famigliare e morale, domestico e borghese. Riguardo ai giochi di luce del secolo XVIII, riportiamo un breve passo dell Europa che pu risultare chiarificatore: Dappertutto il senso sacro sub numerose persecuzioni nelle forme da lui assunte fino ad allora e nella sua configurazione attuale. Il risultato del modo di pensare moderno venne chiamato filosofia e le venne attribuito tutto quello che si opponeva all antico e quindi, soprattutto, ogni idea contro la religione . La missione di rinascita spetta al popolo tedesco che si fa portavoce di un individualit universale: avverr un amplesso tra la giovane Chiesa novella e un Dio d amore ( Dioniso ); in Novalis questo processo squisitamente di carattere spirituale, in Hlderlin invece di stampo pi materiale. Riforma protestante, Illuminismo e Rivoluzione francese sono il processo triadico che porta al decadimento della religione cristiana, dopo aver sperimentato mille avversit ci potr essere in futuro ( Novalis non specifica un momento preciso, anche perch la Cristianit o Europa non uno scritto storico, bens un monologo drammatico , una sorta di predica diretta verso l interiorit dell individuo ) una splendida aurora. Nonostante la crisi della Chiesa, nel corso della storia si fa avanti l ordine dei Gesuiti che avrebbe il merito di custodire la sacralit dei tempi perduti e porre le basi per il superamento di tale difficile situazione. La religione si basa sull entusiasmo, sul calore del cuore che cerca la spiritualit, nel Medioevo che avrebbe dovuto essere - Novalis dir che si respirava un armonia soave ed ogni cosa appartenuta alle figure sacre dei sacerdoti avrebbe benedetto lesistenza di chi avesse avuto la fortuna di sfiorarla. Nel clima desacralizzante dell Illuminismo dove Dio fu trasformato in pigro spettatore del grande, commovente spettacolo messo in scena dagli eruditi ( ) solo la natura si sottrae a questo inesorabile processo: Peccato che la natura, nonostante gli sforzi compiuti per modernizzarla, rimanesse cos meravigliosa e incomprensibile, cos poetica e infinita . Si capisce la posizione di Novalis se la si inserisce all interno del Romanticismo tedesco che compie una contro rivoluzione aspirando ad una situazione edenica, nell Eden il conoscere tale che permette l innocenza: si respira un atmosfera di speranza: Lo spirito di Dio aleggia sulle acque e solo ora si percepisce, nel riflusso dei flutti, un isola celeste, la dimora degli uomini nuovi, il bacino fluviale della vita eterna. Riguardo a Schleiermacher, Novalis dopo aver apprezzato i suoi scritti sulla religione, dir: Questo fratello il palpito del cuore della nuova epoca, chi lo ha avvertito non dubita pi che essa verr e, con dolce orgoglio per la sua contemporaneit, uscir dal mucchio per unirsi alla nuova schiera dei discepoli. Egli ha fatto un nuovo velo per la santa che ne rivela, aderendo, le celesti forme, e tuttavia l avvolge in modo pi casto di un altro . Per Schiller si tratta di agire nella storia avendo in mente il modello greco ( l ideale della grecit ), evitando di far prevalere l intelletto tabellare che porterebbe ad una serie di scissioni, chi avr il tempo di dedicarsi al proprio diletto sar un uomo eccezionale. Lo Stato moderno si viene a costituire su due fondamenti, il principio di classificazione e quello di rappresentazione intesa come delega. Secondo Schiller si potr realmente raggiungere il sapere aude di Orazio, solo quando si saranno superati i bisogni materiali, Nietzsche dir infatti che la civilt greca era tale proprio perch i greci erano liberi essendoci la schiavit. Non il soggetto umano che produce l arte, ma la forma artistica che condiziona l umanit, la tradizione storico artistica si pone come una sorta di sostanza; l artista come se fosse posseduto da un damon proprio in questo senso capiamo la portata meta temporale della creazione estetica. Risulta necessario evitare l usurpazione intesa come violenza sul sensibile e l insurrezione concepita come esplosione del sensibile, non cadendo cos in una lotta feroce; la via per la testa deve passare tramite il cuore, si pone quindi come questione fondamentale l educare al sentire. L artista deve aspirare a sintetizzare il possibile con il necessario, facendo a suoi contemporanei ci che hanno bisogno e non ci che

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lodano. La borghesia si fonda sull utile e sul guadagno deturpando cos il valore dell arte, che si libra al di l delle necessit e dei bisogni, esprimendo una vera libert per l individuo. Come i filosofi devono salvaguardare la verit cos gli artisti devono custodire l arte, quest ultimi sono figli del tempo, ma non alunni o favoriti ( non devono cercare il plauso ), si nutriranno con il latte della Grecia, quella Grecia di cui parla Winckelmann e Schiller ama tanto: si tratta della terra dei poemi omerici. Il grande studioso dell arte tedesco, parlando della statua del Laoconte scriver che esprime nobile semplicit e quieta grandezza , solo Schelling far affiorare la dimensione oscura di quel mondo idilliaco, il cos detto lato notturno della Grecia , i sacrifici e costumi legati al culto di divinit del sottosuolo. L artista tale proprio in quanto nutrito del latte di un et migliore, diviene estraneo al suo tempo, Nietzsche avrebbe inattuale. L arte aspira a creare l ideale nella fusione tra il necessario ed il possibile, e nello stesso tempo deve sottrarsi al giudizio del tempo, nell apparire la creazione estetico artistica ( apparenza, parvenza ) d verit al mondo. Aristotele nella Poetica sosterr che la storia tratta il necessario e si colloca nella dimensione del reale, invece la poesia riguarda il possibile. In Schiller l arte come bella parvenza ha un valore ontologico forte, questo aspetto influenzer Nietzsche nella composizione della Nascita della tragedia , dove l arte ripaga l uomo dall insufficienza qualitativa della realt. Se la bellezza la condizione prima per lo sviluppo dell umanit, risulta necessario spostare l attenzione sull arte. Nell uomo riscontriamo due elementi primari [ XI lettera ], la persona [ immutabile permanente ] e lo stato [ condizione ], che richiamo alla distinzione aristotelica tra sostanza ed accidente; a differenza dell Essere necessario nel soggetto umano non avviene la coincidenza di tali elementi. La persona deve essere pensata come auto fondamento, lo stato cade nella dimensione del divenire e suo principio il tempo insito nella persona che a sua volta trascende tale principio: l indeterminatezza umana si supera solo quando l individuo sentendo ed intuendo riesce a dare una forma alla materia mediante la persona. Solo facendo questa premessa, possibile distinguere un istinto sensibile [ d misura alla finitezza ] da un istinto formale [ immutabilit della persona ]; mediante quest ultimo avviene la spinta verso l alto ( Streben ). L uomo un essere determinato nella temporalizzazione, l Io permanente diviene fenomeno a se stesso e finch si limiter a sentire non vi sar altro che mondo, inteso come informe contenuto del tempo, si realizza la forma quando viene creato il tempo ed al permanente si contrappone il necessario. Si giunge ad una dialettica tra una legge che spinge alla realt assoluta rendendo mondo ci che prima era forma, ed una formalit assoluta che estirpa tutto ci che puro mondo, una di manica di intrinsecazione ed estrinsecazione. L istinto sensibile pone l uomo nei limiti del tempo e lo rende materia [ accidenti ], l istinto formale lo colloca nella libert ed afferma la sua persona nel mutamento [ leggi ]; Schiller insiste su una forma sia teorica che pratica, il dialogo con Kant avviene in ambito speculativo come in ambito morale. Solo nella subordinazione del sensibile con il formale, del mutamento con il permanente, della passivit con l attivit risulta possibile parlare di unit umana, un unit conoscitiva che esprime una completezza esistenziale. Quando sentire e pensare coincideranno, l individuo giunger ad una completa intuizione della sua umanit, come simbolo della sua destinazione compiuta ( infinito ). L infinito che scaturisce dal determinato e dalla finitudine ideale nel senso fichteano, in quanto non verr mai raggiunto. Se l istinto sensibile vuole che ci sia mutamento[ XV lettera ], che il tempo abbia un contenuto, e l istinto formale vuole che il tempo ed il mutamento siano annullati, si pone come trait d union l istinto del gioco [ che fa scaturire una libert fisico morale ] che annulla il tempo nel tempo, e concilia il divenire con l essere assoluto, il mutamento con l identit . L oggetto dell istinto sensibile si chiama vita, in quanto essere materiale immediatamente presente ai sensi, invece l oggetto dell istinto formale la forma ( concetto che include qualit e relazioni formali ), la forma vivente sar il centro focale dello Spieltrieb , funzionale alla designazione della bellezza. La ragione tende a far compenetrare i due istinti nel momento in cui dice che deve esistere un umanit, la bellezza [ n pura forma n pura vita ] si genera cos dalla sintesi subordinatrice dei due istinti. L individuo deve giocare unicamente con la bellezza [ che stimola e rilassa al tempo stesso ], solo nel gioco si manifesta la vera umanit; [ XVI lettera ] la bellezza nell idea sar sempre una, nell esperienza molteplice, il bello ideale mostra una propriet energica e dolce, nella sfera empirica avverr una scissione. L educazione estetica una dinamica dialettica tra sensibilit ed intelletto, dinamica complessa, in quanto fa delle bellezze una bellezza : ricondurre le due bellezze [ quella energica che stimola fisicamente e moralmente l individuo, e quella dolce che lo rilassa ] nell ideale di bellezza, significa scorgere l uomo ideale. Spostandoci sul piano concreto, troveremo un essere umano determinato e limitato o in uno stato di tensione o di rilassamento, Schiller intende il dominio di un istinto sull altro come costrizione e violenza. Come va inteso il problema della bellezza come coordinazione del sensibile con l intellettivo? Questa la domanda centrale della diciottesima lettera, che apre come lo defin lo stesso autore, un sistema di estetica [ dalla XVIII alla XXIII lettera per l esattezza ], bisogna analizzare il processo di unificazione. Solo se intendiamo per unificazione un processo di superamento, possiamo non cadere nell oblio dell isolamento radicalizzante di una delle due facolt. I sensisti ed i razionalisti che hanno utilizzato in senso unilaterale o la sensibilit o l intelletto, cadono in visione incomplete ed imperfette. La bellezza dolce si manifesta in primis come forma tranquilla [ mitiga l uomo di natura ], ed in secundis come immagine vivente . La cultura si viene a delineare come la determinazione del confine tra il barbaro ed il selvaggio, istituendo un armonia tra la libert e la sensibilit. Finch noi sentiamo siamo limitati, abbiamo da un lato l istinto sensibile che cerca il mutamento e dall altro il formale che indirizzato al permanente. Come coordinare i due istinti? Schiller risponde con un terzo istinto, quello del gioco, che svolge un ruolo sia fisico che morale. Un preciso riferimento al gioco avviene nel frammento D23 di Eraclito, dove il pensatore di Efeso pone in rilievo l innocenza del fanciullo, che sar ripresa da Nietzsche dicendo che Dio come un fanciullo: irresponsabile. Gadamer analizza il problema del gioco per comprendere l autonomia dell opera d arte, come dimensione autonoma che pone le sue

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stesse regole. Prima di proseguire nella trattazione delle tematiche schilleriane, ci soffermiamo brevemente ad analizzare uno scritto di C. Schmitt che pu risultare utile per la comprensione dell oggetto del corso: l Amleto o Ecuba , dove Schmitt si chiede perch certe tragedie abbiano tanto successo ancora oggi, nonostante siano passati secoli ed siano avvenuti notevoli mutamenti sul piano storico culturale. . Freud vedr nella tragedia di Edipo re , un complesso di carattere psicologico racchiudibile nella sfera dell inconscio; oggi sappiamo che la lettura freudiana scorretta filologicamente, non prendendo in considerazione il fatto che nella Grecia antica, era di buon auspicio il sognare di ricongiungersi con la madre. Secondo Freud, Amleto non riuscir a compiere la vendetta proprio perch vede nello zio un modello da imitare, inconsciamente vorrebbe seguire le sue orme. Schmitt parte da questa problematica freudiana per realizzare la sua analisi, l attenzione si focalizza sulla realt storico culturale in cui visse Shakespeare notando come l autore di Romeo e Giulietta fosse compromesso politicamente avendo bisogno di un protettore. Da un punto di vista squisitamente culturale doveroso ricordare come Shakespeare trovasse materia prima nelle versioni arcaiche di Sexus Grammaticus. Il teatro di Shakespeare in piena connessione con le problematiche storico politiche del tempo, andando al di l della dimensione cristiana porta gli spettatori a prendere coscienza degli accadimenti del tempo creando un coinvolgimento. In Schiller non presente questa problematicit storico politica che compare in Shakespeare, la storia qualcosa da cui si allontana. Possiamo vedere come tra la prospettiva schilleriana e quella di Lukcs intercorri una differenza notevole, in quest ultimo l arte il rispecchiamento della realt storico sociale, la conoscenza artistica il processo che porta il particolare ad immergersi nell universale mediante la categoria del tipico. In Schiller ( XVIII lettera ) lo spirito sensibile passivit nella misura in cui subisce l azione dell oggetto esterno, tra la materia e la forma sembra che ci debba essere uno stadio intermedio identificabile con la bellezza. La distanza tra pensare e sentire comprensibile alla luce del divario che intercorre tra la sensibilit e l attivit, come fa la bellezza ad essere un trait d union? La volont nota Schiller nasce dalla personalit, il processo di unificazione tra i due termini non pu essere compreso dagli empiristi o dai razionalisti. Per spiegare il problema della formazione della personalit ( la lettera XIX una delle pi difficili dell opera ), sorger una nuova distinzione tra la determinazione e la determinabilit: ci che determinato non pi determinabile, la determinabilit una possibilit antea. La sensibilit dell uomo deve essere mossa da qualcosa di esterno, e tra tutte le possibili determinazioni solo una pu diventare realt, in questo modo si giunge ad una determinazione nella limitazione, proprio nella conoscenza l uomo riceve il limite. Schiller distingue uno stato attivo da uno passivo, l infinit vuota lo stato dove c assenza di ogni determinazione, nella sensibilit umana tra le possibili determinazioni solo una consegue realt. Noi in quanto uomini giungiamo alla realt solo per mezzo della negazione e della limitazione, si costituisce un circolo produttivo tra il limite e l illimitato, il finito e l infinito. Il bello connette il sentire al pensare, ma non colmo il giudizio, cos come il giudizio estetico teleologico coglie un barlume di finalit nel cielo stellato. Nello spirito umano operano l istinto materiale e quello formale, ma nella sua unit tale spirito non n materia n forma; la volont agisce nel soggetto di fronte ai due istinti, la coscienza di s intesa come personalit non pu dipendere dalla volont. Le sensazioni e la coscienza di s sorgono al di l della volont: l istinto materiale che si desta con la sensazione e l istinto formale tramite la personalit, nella loro attiva contrapposizione danno luogo a libert ed umanit. L infinit con la realt andata perduta, ci avviene in relazione allo spazio tempo, la concezione di Schiller in questo punto molto simile a quella di Aristotele: l attimo come numeratore del tempo. Si giunge all esito paradossale che nella conoscenza del limite si perviene all Assoluto, se non avremmo tempo e spazio assoluti non potremmo neanche fare delle misurazioni sul piano della finitudine. Spazio e tempo assoluti sono ontologicamente reali, ma a differenza di Kant non si tratta dell a priori, la coscienza di s nasce dal e nel processo gnoseologico che porta lo spirito a divenire attivo partendo dalla sensibilit. L Assoluto pu essere visto come il processo nel limite e del limite, in questi termini si viene a formare la personalit: l attivit coniugata alla volont, la coscienza di s in quanto tale non volont. Dalla contrapposizione formale sensibile sorge la libert e con essa la volont, che si pone come fondamento della realt: c una necessit fuori di noi ed in tal guisa siamo passivi. L origine delle sensazioni e della coscienza di s non concernono la volont ed il soggetto, sono una dimensione determinata ed assoluta. La determinazione sensibile ( la prima ) deve essere tolta nel senso hegeliano del termine al fine di giungere ad una determinazione superiore, quella estetica, mediante la determinabilit. Nessuna forma d arte pu prescindere da un contenuto sensibile, anche la musica si avvale di un materiale ben preciso, la pi materiale della arti la scultura che riesce a determinare meglio il concetto ( questa tesi avr un eco su Hegel ). Non si pu passare immediatamente dal sentire al pensare, risulta opportuno operare un passo indietro, giungendo ad una dimensione di determinabilit reale ed attiva che funge da sfera intermedia e viene definita dimensione estetica, la determinazione della sensazione deve essere conservata e superata [ in termini hegeliani ]. La sfera estetica [ XXI lettera ] una piena infinit che si contrappone l infinit vuota di cui Schiller aveva parlato poc anzi, la determinabilit estetica un determinabile non ancora determinato . Proprio nell ambito della ventunesima lettera l autore opera una distinzione che richiama alla memoria cose nietzscheane, egli distingue gli uomini subalterni nati per il dettaglio e gli uomini sorti per i grandi ruoli . Lo stato estetico il pi fruttuoso riguardo alla conoscenza ed alla moralit, un stato d animo che abbraccia in s l intera umanit: l esercizio estetico conduce all illimitato, superando le barbarie borghesi, in quanto il godimento della bellezza ci rende liberi e padroni delle nostre forze attive e passive. Nella realt impossibile incontrare un azione puramente estetica, un opera d arte pu avvicinarsi all ideale ma mai raggiungerlo, se sar veramente bella il contenuto non costituir nulla, mentre la forma tutto ci che agisce sulla totalit dell uomo. Nel processo di perfezionamento di musica, poesia ed arte plastica, avverr uno stesso processo sull anima in termini di effetti [ XXII lettera ]. All interno della ventitreesima lettera, Schiller distingue la condotta nobile di un individuo che supera l obbligo morale e dona libert a

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ci che lo circonda dalla condotta sublime, bisogna quindi: imparare a desiderare pi nobilmente, che volere sublimemente . Nella XXIV lettera, Schiller evidenzia i momenti dello sviluppo del singolo ed in parallelo dell intera umanit, bisogna pensare a passaggi dinamici e non rigidi come nota lo stesso autore. Dallo stato fisico [ anarchia senza libert ed egoismo ], dove l individuo subisce la potenza della natura [ non compare la dignit umana, ma solo consapevolezza della propria cupidigia ], che viene vista come nemico e preda nel medesimo tempo [ il rapporto dell uomo con la natura immediato ed angustiato ], si passa allo stato estetico che si libera da questa potenza [ si libera non del tutto, Schiller nota che possiamo trovare persone colte che non mancano di momenti che ricordano il buio della sfera naturale ], per giungere allo stato morale. La ragione [ intesa sia in senso pratico che teoretico, come esigenza dell Assoluto che si esprime nel contingente e nel condizionato ] che si manifesta inizialmente nel mondo sensibile non riesce a realizzarsi autenticamente, bens genera timore e cura , questo dovuto ad un incapacit di pervenire all astrazione ed alla sublime necessit della ragione . La legge morale appare estranea e proibitiva, nella spiegazione del fatto morale si va oltre l umanit, percorrendo sentieri che conducono verso la divinit, in un certo qual modo Schiller introduce il problema della positivizzazione religiosa. In La positivit della religione cristiana , Hegel asserisce la corrispondenza tra la legge morale kantiana e leticit cristiana, criticando aspramente la modalit del sistema pedagogico di Cristo in quanto in esso insita la positivizzazione intesa come dogmatizzazione ed istituzionalizzarsi storico di tale religione. Cristo in questopera commette, l errore di far derivare da Dio la legge morale, si tratta ergo di un modalit dinsegnamento non valida da un punto di vista etico. La ragione diviene passiva e non legislativa, sempre in questo scritto sono riprese tematiche precedenti, importante sar il confronto tra Socrate e Ges. Hegel criticher con spirito illuminista la Chiesa come simbolo di dogmatismo del culto e di negazione della libert di pensiero. Il cristianesimo nasce e si afferma dove manca la libert del cittadino, e nella Chiesa continua a mancare quella libert, spetta quindi a nostri tempi - scrive Hegel - rivendicare luso della ragione, operare per rivendicare in propriet degli uomini, almeno in teoria, i tesori che sono stati dissipati in cielo . Ritornando a Schiller risulta pi facile passare dal piano estetico a quello razionale morale, che da quello sensibile a quello estetico. Nella venticinquesima lettera, Schiller mostra come i tre stati di cui ha parlato precedentemente vadano considerati in modo dinamico e non rigido, la contemplazione il primo rapporto liberale dell individuo verso l universo. Nel mero sentire l uomo schiavo della natura, nel pensarla diventa legislatore, ma solo nella dimensione estetica come atto stato , d forma e bellezza al mondo ( intesa in termini di libert e di autocoscienza ). Quegli dei che avevano angustiato la nostra infanzia mediante il sentire estetico divengono rappresentazioni umane, proprio in tal guisa si pu definire la bellezza un opera della contemplazione libera coordinatrice del sensibile e del soprasensibile [ Pareyson nell incipit del suo testo Etica ed estetica in Schiller nota acutamente come cardine del discorso schilleriano sia la correlazione armonica di intelletto e sensibilit ]. La penultima lettera [ XXVI lettera ] si apre con la constatazione da parte di Schiller che lo stato estetico non possa avere un origine morale, mediante l apparenza, l inclinazione all ornamento ed il gioco si esce dalla dimensione naturale. Godere della bella apparenza [ Schiller parla dell apparenza estetica come essenza delle belle arti ] significa porsi come soggetti attivi e fondare la cultura al di l dell unilateralit di intelletto e sensibilit: la stupidit e la suprema intelligenza rifiutano l apparenza, la prima in quanto incapace di elevarsi al di sopra della realt, la seconda invece perch non pu restare al di sotto della verit. Schiller sostiene che solo l udito e la vista, possano veramente porsi come cardini di godimento della bella apparenza, connessa all istinto del gioco. Quando si pu parlare di apparenza estetica in senso profondo ed autentico? Solo se risulter essere schietta ed autonoma, inoltre dove vi sar trionfo della bella apparenza l onore avr la meglio sul possesso, il piacere verr surclassato dal pensiero, il sogno di immortalit sull esistenza. Nella falsa apparenza e bisognosa di realt , si manifesta un incapacit estetica ed un indegnit morale , alla domanda Fin dove pu, l apparenza, essere nel mondo morale? Schiller risponde Fin quando apparenza estetica . Sul finire della ventiseiesima lettera, l autore muove le sue feroci critiche ai critici del secolo, che assolutizzano la materia in se stessa considerata e sono lontani dall ideale di apparenza in quanto quest ultima ancora legata all esistenza. La ventisettesima lettera chiude l opera schilleriana, la vera rivoluzione dovr essere estetica, relativa quindi al mondo di sentire con tutte le implicazione etico politiche di cui Schiller conscio. Si comincia a scorgere un libero e disinteressato apprezzamento della pura apparenza, nei primi e rudimentali tentativi di abbellimento dell uomo primitivo. Tra le barbarie della borghesia sorta dall Illuminismo dell intelletto e la dimensione estetica, pu esserci un interregno della sensibilit anarchica . Nelle prime fasi l istinto estetico si manifester in maniera minore poich limitato dall irruenza della sensibilit [ da un commercio di piacere totalmente egoistico, si deve giungere ad un giusto scambio di affetto, dalla passione all amore ]; Schiller esalta la Grecia come modello supremo dicendo che mentre l esercito troiano irrompeva sul campo di battaglia come un groviglio di cieche forse , l esercito greco con il suo avvicinarsi dignitoso permetteva il trionfo della bella forma. Schiller distingue uno stato dinamico che rende possibile la societ mediante un auto dominazione della natura, uno stato etico che imprime il sigillo del moralmente necessario ed assoggetta la singola volont all universale, ed infine uno stato estetico dove la libert passa attraverso la libert, venendo a mancare ogni forma di costrizione fisico morale [ il gusto quindi svolge una funzione armonizzante nella societ ]. Il bello si gode sia come singoli che come specie, superando in tal guisa l unilateralit della metafisiche materialistiche e razionalistiche che privilegiano o l intelletto o la sensibilit. bene tenere presenta come lo stato estetico [ dove vige uguaglianza ma non galit ] sia per Schiller un regno per pochi, e per giunta di difficilissima realizzazione. La trattazione dell arte allontana Schiller dal problema della sistemazione delle arti ( all interno della scuola cartesiana si analizza l origine delle belle arti ): lo stile diviene per Schiller la forma, il modo con cui ciascuna arte si allontana dal particolare. Lo stile deve superare il genere artistico e la particolare materia che l artista lavora, secondo Nietzsche la musica non pu raggiungere il grande stile poich si colloca dopo le grandi stagioni dell arte. L opera d arte ha valore in se stessa, sar morale nella misura in cui la bellezza racchiude una sua moralit. La cultura apprezza l apparenza in quanto nel dominio estetico la bella apparenza posta dall uomo stesso, disprezzare l apparenza

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significa disprezzare la arti belle. Soltanto la vista e l udito rappresentano l attivit umana a differenza del tatto; nel De ordine Agostino definisce la vista e l udito sensi teoretici. La tendenza dell uomo ad abbellirsi ( XXVII lettera ) una manifestazione del principio della forma, che cosa esprimerebbe il leone quando ruggisce nella solitudine del deserto? Schiller candendo un evidente antropormifizzazione della natura, dice che in questo modo il leone compie una sorta di autocelebrazione. All interno delle Lettere sull educazione estetica dell umanit , Schiller attinger importanti spunti in accezione critico continuativa non solo da Kant, ma anche da Fichte, autore de La dottrina della scienza , da cui riprende [ in senso anti fichteano ] il concetto di determinazione reciproca e la tesi secondo la quale nell uomo concreto e particolare vi sarebbe l ideale dell uomo. La determinazione reciproca di fichteana memoria non utilizzato per assoggettare la sensibilit alla ragione bens per coordinarle armonicamente, Schiller vede nella filosofia di Fichte la continuazione del rigorismo della lettera kantiana, rigorismo inteso come antagonismo tra sensibile e soprasensibile. L unit di finito infinito, sensibilit ragione, materia spirito si realizza nell armonia, ogni forma di subordinazione appare agli occhi di Schiller come una posizione unilaterale ed incompleta: il bello sia perfezione per l umanit che termine medio e conciliatore e solo nell ideale pu esprimersi un vero ed autentico valore pedagogico. Ci si accorge subito come sussista una correlazione bipolare tra alcuni concetti di Grazia e dignit e de Le lettere sull educazione estetica dell umanit , pensiamo all armonia che viene a coincidere con la determinazione reciproca, e l anima bella che trova sua suprema manifestazione nell impulso al gioco. In Della poesia ingenua e sentimentale [ 1795 1796 ] Schiller sviluppa le idee esposte nelle altre opere, all interno di una prospettiva sullo sviluppo storico dell umanit [ con riprese da Humboldt, Herder e Kant ] e con il fine di mostrare come la poesia sia uno strumento per la realizzazione dell ideale. Il poeta ingenuo natura e suo guardiano al tempo stesso risolvendosi come soggetto nell oggetto, Omero si nasconde nella sua opera e la natura nell umanit, quando invece il poeta risolve l opera nel suo intimo e ricerca la natura perduta fuori di s. Noi definiamo ingenue l epoca greco antica, in base a due premesse: da un lato l oggetto deve essere prodotto unicamente dalla natura e dall altro contrapposto all arte. Il poeta greco rappresenta la natura, la vita sensibile e la presenza sensibile [ un oggetto finito ], quella moderna invece le idee e lo spirito [ uno oggetto infinito ]: noi moderni abbiamo una nostalgia profonda verso l armonia perduta. Lo stato di natura presenta un armonia concreta tra il sentire ed il pensare, una sintesi tra l idealit e la realt, lo stato della civilt l armonia un ideale nel travaglio della scissione tra idealit e realt. La poesia sentimentale pu essere satira in quanto svela l insufficienza del reale o elegia nel caso l ideale si manifesti come aspirazione continua; a sua volta la satira sar seria quando l insufficienza del realt necessita di una resistenza morale e scherzosa se non abbisogna di nessuna resistenza. L elegia risulter essere tale in senso stretto, quando verso l ideale si avr un aspirazione nostalgica pregna di tristezza e bucolica se l ideale sar fonte di un emozione gioiosa. La vera poesia quella che supera nel senso hegeliano del termine il percorso di travaglio di unit e scissione dell umanit, verso una totalit riconciliata ed armonica. La bella totalit della natura umana si realizza nella fusione superante della poesia ingenua e sentimentale, ci pu essere inteso nella maniera con la quale Schiller concepiva la natura di Goethe, come correlazione armonica si spirito speculativo e spirito intuitivo. L autentica filosofia deve coniugare al suo interno il realismo del modo di vedere antico [ stato di natura ] con l idealismo dei moderni [ stato di civilt ], nel primo la natura ha il carattere della dipendenza e dell indigenza [ sapere agire ] e l individuo che si far alfiere di questa posizione avr una conoscenza limitata al particolare ma mai relativa alla totalit completa e nello stesso tempo il suo agire sar limitato da fattori esterni senza pervenire alla dignit; nel secondo caso, la ragione intesa come autonomia e compimento facendo s che le cose si sottomettano al pensiero in una conoscenza rivoltata verso la totalit, un agire fondato sulla ragione pratica e sulla continua tensione verso l Assoluto Incondizionato. Il processo della spiritualit umana nel corso della storia, una dialettica che porta l unit a scindersi per giungere poi ad una totalit concepita come conciliazione ed armonia, in questa prospettiva che pu essere in un certo senso considerata hegeliana ante litteram, Schiller riprende l idea di un fine razionale nella storia sia da Kant che da Herder, da Goethe, Humboldt e Winckelmann la tesi secondo la quale la Grecia abbia rappresentato un canone supremo di armonia estetica [ queste riprese sono concepite da Schiller in maniera notevolmente originale ]. La divisione schilleriana tra poesia ingenua e poesia sentimentale trova un parallelismo con la prospettiva hegeliana dello sviluppo triadico dell arte, dove dall arte classica intesa come fusione tra forma e contenuto si giunge all arte romantica caratterizzata per un contenuto tale da rendere insufficiente la forma. Concludendo possiamo rintracciare tre coordinate nel pensiero schilleriano che rimarranno cardini fondamentali della sua analisi filosofica e della sua produzione poetica: in primis l ideale di un umanit perfetta dove superata ogni scissione, in secundis il principio dell educazione estetica come fine e medium per l umanit ed infine la tesi dello sviluppo storico dell uomo.

Note. Questa sezione degli appunti stata integrata con la lettura analitica del testo di Pareyson Etica ed estetica in Schiller , connessa allo studio de Le lettere sull educazione estetica dell umanit di Schiller. Il titolo chiaramente ispirato all opera di Pareyson.

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