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LIliade la sola epopea che ci sia restata di un patrimonio certamente cospicuo: nell VIII secolo prima della nostra

a Era, periodo del Rinascimento greco, lorganizzazione delle Citt si accompagna ad un culto degli eroi antichi destinato a dare a ciascuna di esse prestigio e legittimit nelle sue intenzioni egemoniche. Riassunto dell'Iliade La guerra di Troia (Ilio), di cui il pretesto il ratto di Elena, sposa del re greco Menelao, da parte del troiano Paride, dura da nove anni quando comincia lIliade. I l poema non racconta n linizio n la fine dellassedio di Troia da parte degli Achei: si concentra su fatti che si dispiegano su cinquantuno giorni focalizzando il racconto sullira di Achille e lo sviluppo degli eventi allatto in cui egli, dopo un periodo di rinuncia alla lotta, riprende le armi per vendicare la morte dell amico Patroclo con conseguente morte di Ettore, quindi restituzione del suo corpo a Priamo. Le circostanze della sconfitta di Troia saranno riportate nell Odissea e soprattutto nell Eneide di Virgilio. Libro I Agamennone, il capo dei Achei, trattiene prigioniera Criseide la figlia di un sacerdote troiano di Apollo, ed il dio, per vendicarsi, fa scoppiare la peste nellesercito. Lindovino Calcante rivela la causa dellepidemia ed Achille scongiura Agmennone di restituire la prigioniera. Agamennone finisce per acconsentirvi, ma prende in compensazione Briseide, la schiava di Achille. A nulla vale il generoso tentativo di conciliazione fra i due del vecchio Nestore re di Pilo. Furioso, Achille si ritira sotto la sua tenda ed invoca la madre, la dea Teti. Questa ottiene da Zeus la promessa di una vittoria troiana. Libro II Zeus invia ad Agamennone un sogno ingannevole che gli fa credere la vittoria. Per mettere i suoi alleati alla prova, il re espone loro questo sogno, quindi finge di volere lasciare lassedio di Troia. I guerrieri si preparano a partire, ma Ulisse riesce ad impedire questo proposito. I due eserciti si preparano a combattere: meticoloso catalogo delle navi greche, ed enumerazione dei popoli e dei capi Troiani ed alleati (Dardani, Lici, Frigi, Traci). Libro III Abile rammemorazione (analessi) della causa della guerra: Paride (Alessandro) assalito dal terrore alla vista di Menelao, a cui ha sottratto la moglie Elena. Dinanzi ai rimproveri di Ettore, propone allora di regolare il conflitto con un duello che lo opporr a Menelao. Mentre, dallalto dei bastioni, Elena presenta i capi greci al re Priamo, il patto di pace provvisoria concluso ed il combattimento ha inizio. Ma la dea Afrodite sottrae Paride prima che soccomba. Libro IV Zeus vorrebbe che venisse dichiarata la vittoria di Menelao cos che, il torto riparato, si sarebbe risparmiata la citt e chiuso il conflitto. Ma su consiglio di Hera, che vuole ardentemente la vittoria degli Achei, Atena fa in modo che siano i Troiani a violare per primi il trattato di pace. Questa convince allora Pandaro a scoccare una freccia su Menelao. Dopo una rivista delle truppe da parte di Agamennone, la battagl ia riprende. Libro V Dove gli stessi dei sono messi a mal partito dagli uomini: Diomede ferisce Enea ma anche sua madre Afrodite giunta ad assisterlo. I Troiani vacillano quindi si riprendono con il

ritorno di Enea, salvato da Apollo. Per sostenere i greci, Hera ed Atena scendono a loro volta e, grazie a questa, Diomede ferisce lo stesso Ares. Gli dei riguadagnano Olimpo. Libro VI Mentre i Troiani soccombono, Ettore chiede alla madre Ecuba di pregare Atena, e le donne troiane si recano al tempio di costei per pregarla di far vincere i troiani. Ettore incontra la moglie Andromaca vicino alle porte Scee e, dinanzi ai suoi rimproveri e alle sue lacrime, giustifica il suo posto in combattimento. Quindi, avendo stretto al petto il figlio Astianatte, raggiunge le truppe con Paride. Libro VII Consigliato indirettamente dagli dei, Ettore sfida i capi greci in duello. Lestrazione a sorte designa Aiace Telamonio. Il loro duello interrotto dalla notte. Si approfitta delloscurit per la sepoltura dei morti e la costruzione da parte dei greci di un fossato e di una parete dinanzi al loro campo davanti alle navi, fatto osteggiato dal dio Poseidone. Ma anche Hera ed Atena armeggiano a favore degli Achei, duramente rampognate da Zeus. Cinaquantamila troiani dilagano per la pianura e riempiono di torce accese il buio della notte. Libro VIII Al mattino seguente Zeus fa in modo che gli dei restino neutrali. Sul monte Ida osserver il combattimento e peser il destino dei due eserciti. La bilancia tende in favore dei Troiani. Infatti, questi prendono il vantaggio grazie a Ettore. Libro IX Grande lo scoramento nel campo degli Achei. Agamennone giunge perfino a l proposito di abbandonare l assedio, a ci si oppongono Nestore ed Ulisse. Il re offre allora di restituire Briseide ad Achille. Inviato in ambasciata, Ulisse tenta di piegare leroe che resta irremovibile ed annuncia anzi la sua intenzione di ritornare in Grecia. Libro X Per conoscere gli intendimenti dei Troiani, su suggerimento di Nestore, si inviano Ulisse e Diomede nel campo avverso. Ugualmente si comporta Ettore che invia Dolone, il quale, scoperto, viene eliminato dagli eroi achei, dopo aver rive lato alcuni segreti strategici. Di ritorno i due eroi achei compiono una strage di Traci dormienti vicino al fuoco, fatto che rianima gli Achei. Libro XI Mentre lardore bellico di Agamennone respinge i Troiani sotto le loro mura, Zeus invia Iris per dare a Ettore il segnale della riscossa: di fatto i greci ripiegano a loro volta, e Nestore convince Patroclo a impetrare il ritorno di Achille in battaglia. Libro XII Nonostante la resistenza degli Achei, i Troiani e i Lici sembrano in grado di invadere il loro campo: Sarpedonte opera una breccia nel muro difensivo degli Achei ed Ettore crea un varco attraverso il quale i Troiani dilagano Libro XIII Grazie allaiuto di Poseidone ed alle imprese di Idomeneo, i greci fanno arretrare i Troiani.

Libro XIV Mentre Agamennone propone ancora una nuova volta di abbandonare lassedio, Poseidone infonde fiducia ai greci ed Hera gli permette, seducendo Zeus, di ristabilire le loro sorti in battaglia: i Troiani sono respinti ed Ettore ferito. Libro XV Quando si sveglia Zeus furioso con Hera per le sorti della battaglia capovolte, e con lintermediazione di Apollo e di Iris, intima a Poseidone lordine di ritirarsi dal campo di battaglia. Curato da Apollo, su suggerimento di Zeus, Ettore semina il panico nelle file greche. Patroclo corre a implorare Achille. Libro XVI Achille presta le sue armi a Patroclo e lascia che i suoi Mirmidoni lo accompagnino al combattimento. I Mirmidoni iniziano a fare arretrare i Troiani, e Patroclo uccide Sarpedonte, che Zeus non pu salvare. Eccitato da questo successo, Patroclo disubbedisce ad Achille spingendosi fin sotto le mura di Troia: dove ucciso da Ettore. Libro XVII Ettore e Enea tentano invano di impadronirsi del corpo di Patroclo e dei cavalli di Achille. Dopo una lotta accanita, Menelao e Merione, sostenuti dai due Aiace, finiscono per portare via il cadavere. Libro XVIII Teti promette a Achille, al colmo della disperazione, di dargli nuove armi. Efesto incaricato dellopera si mette al lavoro, mentre i greci piangono sul corpo di Patroclo e Achille spaventa i Troiani con le sue alte grida. Teti reca le armi completate, fra cui uno scudo finemente lavorato. Libro XIX Agamennone invia a Achille i doni promessi e gli restituisce la prigioniera Briseide. Deciso a partire immediatamente al combattimento, Achille monta sul suo carro nonostante gli avvertimenti del suo cavallo Xantho che lo informa della sua morte prossima. Libro XX Zeus autorizza gli dei a schierarsi sul campo di battaglia. Apollo indirizza Enea contro Achille, ma Poseidone deve salvare il troiano dalla morte. Ettore stesso salvato da questo confronto soltanto da Apollo. Furioso, Achille fa un grande massacro di Troiani. Libro XXI Proseguendo le sue imprese, Achille entra in lotta con il fiume Scamandro, mentre gli stessi dei arrivano alle mani. Indirizzando Agenore contro Achille, quindi stuzzicando questultimo, Apollo evita ai Troiani una rovina completa. Libro XXII Achille ritorna sotto le mura di Troia e si trova di fronte Ettore che, nonostante le suppliche di Priamo e di Ecuba, si deciso ad affrontarlo. Preso dal timore, Ettore fugge tuttavia. Mentre i due guerrieri fanno tre volte il giro della citt, Zeus pesa il loro de stino ed Ettore condannato. Mascherata Atena gli consiglia di combattere: Achille lo uccide e trascina il suo cadavere fino alle navi, nonostante i pianti delle troiane.

Libro XXIII Nel corso del pranzo funebre, i Mirmidoni rendono gli onori a Patroclo. Per i funerali, sono organizzati dei giochi durante i quali gli eroi Achei concorrono con ardore. Libro XXIV Per giorni, Achille trascina il corpo di Ettore attorno alla tomba di Patroclo. Zeus gli ordina tramite Teti di restituirne le spoglie. Priamo riesce a piegarlo e a riporta il corpo di Ettore a Troia seguito da nuove lamentazioni delle donne. Quindi si procede ai funerali. Scrittura dell'Iliade Colpisce inizialmente lelaborazione gi moderna dellepopea, segno di un intervento personale su quel che costituiva un corpus di canti tradizionali: il restringimento considerevole dellargomento alla rabbia di Achille su una cinquantina di giorni concentra tutti gli effetti su una crisi e gli d con il suo ferale sviluppo (la morte di Ettore) la su a conclusione e la sua morale. Il ritmo drammatico, che alterna analessi (racconto allindietro sullorigine della guerra) e prolessi (anticipazioni sulla morte di Achille o la rivelazione da parte di Zeus sugli esiti del combattimento), mantiene vivo sapientemente linteresse del lettore. La scrittura resta tuttavia segnata dalla tradizione dei recitativi orali degli aedi: le formule immobili (lalba dalle dita di rosa), le scene tipiche (larmamento delleroe, loltraggio al cadavere) corrispondono a ques ti riferimenti che permettevano all aedo di tenere il filo della sua narrazione ed al suo pubblico di seguirlo. Il lettore moderno trover molto ripetitivi gli epiteti omerici che ricordano la genealogia degli eroi (pelide, atride etc) o gli aspetti fisici (lunga chioma, guance rosee, bianche braccia etc), e trascurer a torto la loro importanza anche poetica. Infatti il posto accordato alle indicazioni genealogiche nel racconto dellIliade non deve sembrare semplicemente descrittivo o decorativo. Non soltanto identificano i personaggi, alla stregua del loro nome e la loro patria, ma li situano anche nei vari insiemi che formano il mondo omerico: dalla menzione di una relazione di parentela (Atridi, Pelidi, etc) deriva tutta una serie di altri legami di sangue, ai quali corrispondono legami sociali. La genealogia e i patronimici assegnano dunque implicitamente ad ogni personaggio una posizione particolare nel mondo eroico, e, perci, contribuiscono a determinare il suo ruolo specifico nellazione epica. Limpegno personale degli eroi nella lotta, per amicizia o per odio; la necessit di meritare la propria tim (onore) esprimendo il proprio valore, sono infatti i motori delleroismo. Quando enuncia la genealogia dei prncipi, il poeta prepara, sottolinea, giustifica le azioni che sono oggetto della sua narrazione. Ridurre i richiami di parentela alla loro funzione descrittiva, vorrebbe dire dunque privarsi del loro potere poetico e privare il racconto di uno delle sue ossature fondamentali. Cos anche lenumerazione, il catalogo (ad esempio quello delle navi nel II libro) arrestando lazione nei fatti la preparano; sono comunque esempi (non estranei anche alla Bibbia) di magnificazione e di solennit, tipiche della narrazione arcaica, che irretiscono e ipnotizzano ancora oggi il lettore. C chi ha sostenuto, a ragione, che chi non ama il catalogo delle navi dellIliade ( o le geneaologie del Vecchio Testamento) non ama la letteratura. Nel narrare arcaico tali ripetezioni hanno dunque una funzione iterativo-lirica: restituiscono intatto il fascino della narrazione orale, la loro funzione narcotica tesa a stordire l'ascoltatore (poi lettore), a favorirne la "sospensione dell'incredulit", ad uncinarlo definitivamente, a inscriverlo nel cerchio magico della narrazione. Le caratteristiche generali di questa scrittura sono certamente molto fedeli alle grandi leggi del genere epico (magniloquenza, gusto del meraviglioso: si osservi particolarmente la lotta di Efesto e di Scamandro nel Libro XXI). Ma si resta colpiti dalla ricorrenza di immagini naturali ed animali per esprimere lardore guerriero quanto dal realismo

grandioso dei massacri. Queste comparazioni, queste descrizioni hanno lo scopo di impaesarci in una furia barbara nella quale il guerriero rinnega la propria umanit e, vittima e protagonista ad un tempo delle leggi spietate della natura, si avvicina allo stato ferino. Questa atmosfera eroica e bestiale, tipica della furia achillea, che per non del tutto collimante col personaggio umano di Ettore (una moglie, un figlioletto in tenera et, un padre in et avanzata), sembra trovare da parte del poeta una sanzione morale che pu trovare la sua piena giustificazione soltanto nella chiusa finale in cui leroismo chiaramente definito come una vittoria guadagnata su s stesso. Cos la scrittura partecipa di una ridefinizione dei medesimi valori eroici. Gli Eroi La societ arcaica fortemente gerarchizzata. Al vertice sono posti dei re regionali (basileus), signori di fondi rurali, che formano una ristretta aristocrazia il cui privilegio la funzione guerriera. La spedizione achea dellIliade diretta da uno di loro, Agamennone, perch ha fornito il pi grande contingente (cento navi), e soprattutto perch il suo scettro viene da Zeus stesso. Egli solo ha il carisma della sovranit. Gli altri re traggono la loro legittimit dalla loro forza e dalla stirpe dinastica da cui discendono. A Troia, la situazione non affatto diversa: lordine della citt organizzato attorno al vecchio re Priamo. Tutti questi guerrieri obbediscono a valori fondamentali: themis (lordine delle cose, ci che la consuetudine comanda o proibisce), tim (lonore che situa ogni guerriero nel rango che si meritato, col proprio merito pi che con la nascita), e gli obblighi verso gli dei (i sacrifici). Questi valori garantiscono la coesione del gruppo e luguaglianza delle loro prerogative, anche se la qualit particolari del guerriero pu farglieli trasgredire (cos la rabbia di Achille contro Agamennone). Ma nellinsieme, le loro relazioni sono comandate dal cameratismo e della fedelt, simboli di un ordine di cui Marthe Robert ci dice che lenunciato il primo scopo dellepopea. I combattenti dei due campi stessi si battono nello stesso modo ed hanno gli stessi dei; entrano in uno stesso gioco, che li vede affrontarsoi come due potenze opposte, ma strettamente collegate: I Greci (Achei, la pi importante famiglia etnica, Argi, Danai) Ettore, dallelmo scintillante, figlio del re Priamo e della regina Ecuba. Manifesta una grande umanit. E' ucciso da Achille. Con la restituzione del suo cadavere al padre Priamo termina il poema. Priamo re di Troia, vecchio uomo indebolito ma pieno di bont, il cui maggior eroismo consiste senza dubbio nel dispiacere di vedere morire molti dei suoi figli (tredici lultimo anno dellassedio, di cui tre in uno solo giorno). Pirro figlio di Achille, li massacra su unara durante il sacco di Troia. Paride (o Alessandro), fratello di Ettore. allorigine del conflitto avendo sottratto Elena di Sparta a Menelao. Guerriero non proprio temibile, soprattutto noto per la bellezza. Enea consigliere dei Troiani, figlio di Afrodite e di Anchise, capo del Dardani. Sopravvivendo al sacco di Troia, allorigine della fondazione di Roma (Virgilio, Eneide). Sarpedonte figlio di Zeus, capo del Lici. Glauco amico di Sarpedonte. I Troiani (detti anche Teucri, ed i loro alleati Dardani e Lici) Agamennone protettore del suo popolo, figlio di Atreo, re di Micene e di Argo, capo della confederazione achea. Di solito nominato Atride glorioso, re dei guerrieri. Menelao il biondo, fratello di Agamennone, il re dei Lacedemoni (Spartani).

Achille dal pie veloce, Figlio di Peleo e della dea Teti, re dei Mirmidoni. La sua rabbia, allinizio del poema, il suo ritiro scontroso dal combattimento quindi il suo ritorno per vendicare della morte del suo amico Patroclo, il vero argomenti dellIliade.(Esplicitato nel Proemio: Cantami o Diva del Pelide Achille, lira funesta che infiniti lutti addusse agli Achei, etc) Ulisse labile o lartefice, figlio di Laerte, re di Itaca. Si segnala per la sua astuzia e labilit della sua eloquenza. Aiace Telamonio, re di Salamina. Patroclo amico di Achille. Idomeneo vecchio re di Creta. Nestore, il pi vecchio di tutti, ma anche il secondo per contributo di navi (80), re di Pilo. Svolge il ruolo di saggio consigliere. Diomede figlio di Tideo, amico inseparabile di Uliss Gli DEI Sono chiamati eroi nellIliade a volte tutti i guerrieri, a volte soltanto i pi coraggiosi, i capi. In realt appaiono come eroi epici quelli a cui il poeta ha dato la gloria attraverso i suoi canti. Ma questi eroi cantati dagli uomini a caus a delle loro imprese sono gli stessi che sono oggetto di una benevolenza divina. La guerra epica non pu concepirsi per i greci senza gli dei, ed occorre dunque, per comprendere il senso dellimpresa eroica, misurare il ruolo degli dei nellazione e la lor o solidariet con il destino. Chi sono gli dei di Omero? Non si tratta di dei trascendenti, esterni al mondo: creati da potenze primordiali, non sono n eterni, n onniscienti, n onnipotenti. Gli dei dellOlimpo formano una societ che riproduce o prolunga la societ umana con la sua gerarchia. Si distinguono tra loro per la differenza di grado di potere di cui ciascuno dispone, ma anche per gli ambiti diversi dove questa potenza pu esercitarsi (il mare, il sottosuolo, le montagne, i boschi etc). Sono inoltre abbastanza diversi per conoscere rivalit. Il conflitto tra Achei e Troiani li divide in funzione delle loro affinit con luno o laltro campo, ed anche in funzione dei loro rancori: Atena ed Hera, ad esempio, si schierano logicamente contro il troiano Paride che ha preferito loro Afrodite (nel famoso certame sulla bellezza delle tre dee). Cos il combattimento degli uomini segue, nella sua incertezza, levoluzione dei dissidi che oppongono gli dei. Poich gli dei sono l, a stringere sui due eserciti il nodo della lotta brutale e del combattimento che non salva nessuno, nodo che non si scioglie ma si rompe, e che rompe le ginocchia a centinaia di combattenti. (Libro XIII). Mai come nel Libro XX, queste fazioni appaiono incerte: Apollo ha co ntribuito alla morte di Patroclo, e Zeus, diviso tra i due eserciti, questa volta irritato alla vista di Ettore con le armi di Achille. Lassemblea degli dei sembra a questo punto come un sommario delle forze offerte agli uomini prima che il ritorno di Achille dia una svolta decisiva alla battaglia. PRO- ACHEI Poseidone, Atena, Hera, Hermes Efesto PRO- TROIANI Apollo, Ares Afrodite, Artemide, Scamandro Gli interventi degli dei nel combattimento degli uomini rivelano questa presenza immanente. Luomo omerico avverte la presenza degli dei sotto forma di impulsi improvvisi, di impulsi irrazionali, dardore guerriero o sotto forma di innamoramento, come anche di terrore o di vergogna. I modi dintervento sono molteplici: indiretti, sotto forma di presagi, di sogni, il cui scopo di illuminare gli uomini su ci che loro accadr o di comunicare loro la volont divina; diretti, che costringono gli dei a nascondersi e a svelarsi tramite i loro caratteri particolari (cos la mobilit di Atena contrasta con il carattere relativamente sedentario di Apollo). Lintervento degli dei si manifesta anche con

i dibattiti innumerevoli che li oppongono sull' Olimpo: cos i combattimenti dellIliade non si decidono tra uomini che calcolano, combinano, prend ono una risoluzione e la effettuano, ma tra gli dei che si occupano senza tregua degli uomini e riescono sempre ad imporre la loro volont. Gli dei si occupano daltra parte pi delle loro relazioni interne che del destino degli uomini: se li aiutano o li combattono, spesso per regolare questioni strettamente interne all Olimpo (cos Zeus scatena spesso la sua furia contro gli Achei perch furioso contro Hera). Ci si pu chiedere se questi interventi vanno nel senso della giustizia. Zeus non agisce mai da giustiziere n da riparatore di torti. Per gli umani, lazione degli dei pu sembrare assurda o terribile. Ma dire che immorale va nel senso di una valutazione antropomorfa dellopera poich oltre a questa dimensione etica, non si pu trascurare la dimensione sacra del mito: il mondo degli dei posto fuori dal controllo delluomo. In questottica, gli dei non sono n morali, n immorali: sono gli dei. Benefici o malefici, ostili o tutelari, incarnano il volto incontrollabile del destino. La relazione degli dei col destino merita del resto di essere precisata. Il termine utilizzato nell Iliade quello di Moira, che significa la dote assegnata ad ogni uomo, in termini di vita, di felicit e di disgrazia. Si tratta anche del destino attribuito a tutti gli umani: la morte. Ma Moira non n destino, n predestinazione: limita la libert umana, non la impedisce. Di pi: se la libert degli dei consiste precisamente nel fatto che accettano decreti del destino che hanno, contrariamente ai mortali, solo il privilegio di conoscere (ma non di contrastare), la libert degli uomini consiste soltanto nel grado di accettazione di questo destino - anche controvoglia- cercando di farne il miglior impiego, tenuto conto che, quando la loro ora sar scoccata, soltanto nella memoria delle generazioni future che potranno sperare di sopravvivere. Leroe cos il simbolo delluomo libero, cio interamente uomo: colui che trionfa sulla morte e sul destino quanto lo pu un mortale, non sfuggendogli, neppure sfidandolo in modo puerile, ma al contrario accettandone allo stesso tempo il rischio e la necessit. Ma questo privilegio anche un onere ed un pericolo: un onere, perch fonte dangoscia e assegna una responsabilit; un pericolo, perch crea lillusione dellinvulnerabilit e dellonnipotenza, e dunque la tentazione di trasgredire le leggi della phusis (natura), volere invertire il corso dei fiumi, peccare dunque di ubris (orgoglio e resistenza al destino) eccesso inevitabile con il quale gli eroi mortali, lungi dall eguagliarsi agli dei, cadono pi in basso delluomo, annullano la loro differenza specifica, perdono la loro libert, e cadono in schiavit, nella barbarie e nella bestialit. Limite della libert, la Moira dunque allo stesso tempo la sua condizione di possibilit: crea lo spazio dove questa pu spiegarsi e dove i mortali incontrano gli dei. scritto infatti molte volte nellIliade che sono gli dei che fi ssano il destino degli uomini, ma gli dei non possono agire arbitrariamente contro il destino: possono soltanto sottoporvisi. Cos Zeus vorrebbe salvare suo figlio Serpedonte, ma Hera lo avvisa del disaccordo di tutti gli altri dei. Inoltre desideroso di salvare Ettore, ricorre alla bilancia doro, che condanna leroe troiano, e deve obbedire. Agisce in ci per preservare lordine delluniverso e non minacciare la coerenza che segna la sua supremazia. Questo limite nel potere degli dei ha una ripercussione importante sui valori eroici, poich non si vede come un umano totalmente agito dal favore o dalla condanna divina possa esprimere le virt che lo fanno eroe. Un passaggio significativo ci offerto con la morte di Patroclo. Lamico di Achille constat a infatti: Ci che mi ha battuto, il destino sinistro (Moira); il figlio di Leto (Apollo), anche, tra gli uomini, Euforbo. Lo stesso evento pu ricevere diverse interpretazioni secondo i livelli di reale che rispecchia. Leroismo omerico dunque funzione di queste tre forze che pesano sugli uomini: il destino, gli dei, gli umani, ed in questo punto di incrocio che si manifesta la loro Aristia.

Laristia Aristia (aristeia) una delle grandi peculiarit dell Iliade, laffermazione di una superiorit tutta personale. una serie di imprese compiute da un capo che si lancia con furia sulla massa dei nemici al fine di manifestare la propria eccellenza e il proprio valore. Amplificata dai metodi propri alla retorica epica (magnificazione delleroe, ingrossamento del numero dei nemici, ampiezza delle metafore), queste gesta guerriere si presentano a noi senza sfumature. Il giudizio di Hlderlin sulla ingenuit dellepopea confermato da Nietzsche nella Nascita della tragedia a proposito di Omero. Il filosofo vede nellIliade la realizzazione perfetta del sogno apollineo della Grecia arcaica (ordine, misura, serenit della saggezza), e la sua inconsapevolezza deliberata delle forze antagonistiche, dionisiache. In quest inconsapevolezza, consiste lingenuit di Omero: Quanto rara lingenuit, questabbandono completo alla bellezza dellaspetto! E per questo, quanto sublime Omero che, come individuo, si situa in relazione a questa civilizzazione apollinea come lartista del sogno in relazione allattitudine al sogno del suo popolo e della natura in generale! L ingenuit omerica pu comprendersi soltanto come una vittoria completa dellillusione apollinea. Questillusione somiglia a quella utilizzata dalla natura per compiere i suoi disegni: il fine vero si copre con un miraggio, e mentre le nostre mani si dirigono verso questultimo, la natura che ci inganna realizza il suo scopo. Nellanima dei greci, la volont tende a considerarsi essa stessa nelle forme trasfigurate che le impongono il genio artistico ed il mondo dellarte. Per magnificarsi, i greci continuano a sentirsi degni dellessere; continuano a riflettersi in una sfera superiore, ma senza che questo mondo compiuto della rappresentazione prenda il significato di un imperativo o di un biasimo. Tale la sfera del bello nella quale i greci scorgevano il loro riflesso, gli Dei olimpici. Con questa bellezza di riflesso, la volont ellenica combatt lattit udine a soffrire e coltivare la sofferenza correlativa al dono artistico, ed il monumento di questa vittoria Omero, lartista ingenuo . Friedrich Nietzsche, La nascita della tragedia, 1872. Tuttavia, piuttosto che dingenuit, la psicoanalista Marthe Robert preferisce constatare che lassenza di sfumature una manifestazione di quellenunciato dellordine che il principale obiettivo dellepopea: questa istanza che impedisce alleroe di evolvere o fallire del tutto; tutto ci che spiega anche il fatto che gli avvenimenti futuri siano spesso annunciati, come il segno di un accordo universale al quale Zeus stesso costretto a sottoporsi. Questa perfezione del modello sognato, eretto a modello e destinato a legittimare lambizione egemonica, particolarmente evidente nelle caratteristiche delleroe omerico e, soprattutto, nella figura di Achille: - giovane, forte e veloce nel suo terreno delezione che lazione guerriera; - bello, poich il dominio dellapparenza anche quello della funzione guerriera: i kouroi sono i figuranti obbligati delle celebrazioni, danze, feste e giochi. Questa apparenza anche terrificante: questo spiega la solennit con la quale Achille si prepara al combattimento (Canto XIX, 330-374), e la fascinazione che esercita con il luccicore della sua armatura (XXII, 120-150); - ha il senso dei valori morali (laret, che designa ogni qualit in cui si eccelle, il valore la maestra, la virt in cui si riesce in esse). I kouroi sono chiamati aristoi (i migliori). Cos Ettore pi occupato dal suo senso del dovere che preoccupato della sua gloria: cedendo, anchegli, alla furia guerriera, perderebbe la sua identit eroica. Poich prima di tutto il protettore del suo popolo, quello per il quale non esiste altro impegno che di difendere la

patria (XII, 240-247), colui che, legato alla famiglia, rappresenta un eroe iscritto nella conformit sociale, ci che Bergson chiama la morale chiusa. tuttavia qui che Ettore va incontro alla sua tragedia: poich questa preoccupazione dell altro si combina in lui con il timore delloltraggio e del disonore (aidos). I suoi genitori lo supplicano dunque invano di rinunciare ad affrontare Achille: il timore del disonore prevale (XXII, 74-120). Ettore va al combattimento e muore senza vera gloria; - trascinato in tutte le forme di lotta, ivi comprese le tenzoni oratorie poich larte della disputa, pi che della discussione, costringe e sottopone lavversario alt rettanto che con la forza delle armi (ambasciata di Nestore, XI, 660-800); - in preda alla hubris, questo smisurato orgoglio ed eccesso di sfida del destino, che lo allontana dalla misura e dal giusto mezzo, e lo trascina fuori dai limiti comuni, lib ero di derogare alle norme etiche: la furia guerriera (Achille al combattimento, XX, 459-504), ma anche la violenza delle passioni (cos il dolore di Achille, XVIII, 1 -110); - gode del favore divino, fatto che spiega che egli sia anche oggetto particolar e di maledizione da parte di altri dei; - destinato ad una morte precoce: la sua vocazione quella di uccidere ma anche di essere ucciso, sorte accettata liberamente (cos Achille uccide Ettore sapendo che un oracolo ha associato la sua morte a quella del troiano). Ma cosa sarebbe un eroe che invecchia? Questa morte, occorre soprattutto che sia bella e che conduca al suo acme il desiderio di gloria. Con ci si spiega il fatto che occorra spogliare di questa aura gloriosa la morte del nemico: Ettore informa Patroclo del trattamento che far subire al suo cadavere, che precede quello che Achille infligger al suo (XXII, 328-370). Da questo breve ritratto, pu certamente apparire quanto il riflesso ideale di cui parla Nietzsche non sia libero da incrinature: della nobilt guerriera, gli eroi, trascinati dalle loro passioni, mal consigliati dagli dei, sono pi spesso dimentichi. Alcuni vi perdono anche il loro cuore, come Ettore, che incarna perlopi il guerriero giusto, che cede alla tentazione della hubris prima del suo ultimo combattimento. Esiodo considerava che tra la razza di bronzo e la razza di ferro dei tempi primitivi si situava la razza degli eroi. C da dire che alcuni tra loro appaiono ancora mal digrossati da questet del bronzo. Cos Tideo, padre di Diomede, guerriero terribile, di una violenza molto fisica, interamente votato allhubris. Allo stesso modo Aiace. Tuttavia, lIliade ci mette sullavviso di questa violenza e non trascura mai di avvicinare tale furia alla selvaggeria animal e. Tutto ci privo di ingenuit: la poesia sapr sciogliere la crisi nellumanit ritrovata e segnalarci che il vero eroismo consiste in ci. Infatti la maggior parte dei guerrieri manifesta un comportamento pi moderato: Achille conserva senza dubbio alcune tracce del guerriero terribile, ma sa moderare la sua hubris e sottoporsi alla volont degli dei. Daltra parte, i guerrieri Achei sono pi spesso mossi da Atena, che possiede la metis, ( il saper fare e lastuzia), e, per i guerrieri, questabilit pi preziosa della forza. In questo senso, si pu vedere nell Iliade lespressione di questa ricerca della misura, questo pensiero meridiano, che i filosofi greci tutti, al loro modo, hanno identificato come la vera virt. Achille certamente il vero eroe del poema, che si disfa gradualmente della sua corazza di bronzo per conquistare, contro lapprovazione del gruppo ed anche contro la memoria di Patroclo, la vera forza di cuore che lo fa commuoversi dinanzi al dolore di Priamo e mettere un termine alla sua vendetta. Leroe, gli dei ed il destino: Achille Della presenza continua degli dei nellazione e della potenza del destino, ne consegue che gli uomini non possono mai riconoscersi direttamente nei loro atti. Cos che denota allora leroe? lattenzione, il favore divino, questaspetto della gloria che i greci

chiamano kudos e che un tipo di grazia divina, istantanea, che gli dei accordano alluno e rifiutano allaltro. Limpresa eroica latto che rivela nel modo pi luminoso il favore degli dei. Favore di Atena in relazione a Achille ed a Diomede, di Apollo nei confronti di Ettore... Come allora luomo sar giudicato artefice di un successo che non deve mai conquistare, mai meritare? Lorigine dellazione e del trionfo non si trova nelleroe, ma fuori di lui. Tutti gli eroi dellIliade sanno bene che limpresa di cui si sono resi capaci non il segno di una virt personale ma quello di unassistenza divina. Leroe appare cos come il luogo del passaggio tra il divino e lumano. In tale prospettiva, Achille certamente leroe per eccellenza dellepopea. Si pensi alla scena del Canto XVIII dove, dal fossato, appare ai Troiani in tutto labbagliamento della sua gloria divina: oro sulla fronte che lo fa risplendere di un chiarore fino alletereo, fiamma risplendente che emana da tutto il corpo, voce di bronzo che somiglia alle trombe della morte. Attraverso Achille, la voce e la fiamma di Atena stessa che causano il panico dei nemici. Non c alcun dubbio, dinanzi a tale comparsa, che proprio lui che stato scelto per conquistare la vittoria. Questo favore particolare si raddoppia nella protezione di Zeus stesso che mette Achille in un contesto di divinit unica nellopera: leletto, il kudos, quello che ha una missione da compiere. Se riesce ad uccidere Ettore, non soltanto perch ha qualit eccezionali di guerriero, ma perch il destino ha deciso cos e per questo gli dei si sono messi allopera: perch il destino si compia. Tale il senso della scelta di Achille - la gloria in cambio di una vita breve -, scelta fatta effettivamente pi dal destino che da lui. Infatti la morte di Achille ci annunciata fin dal Canto I. Da cui la sua tentazione nel Canto IX di rifiutare la gloria cui votato. Ma non pu fare altro che essere ci che , il vincitore di Ettore. Inoltre, pur inviando Patroclo al suo posto, gli proibisce di superare un certo limite. A ciascuno il suo ruolo nellordine del mondo. Solo lui stato scelto per il sacrificio, per la morte che lo salva. Risiede qui lambiguit della condizione eroica: essere leletto degli dei, essere designato alla gloria, ma anche essere votato alla morte. per questo che, negli ultimi canti dellIliade, la morte di Achille pi che mai al centro del tema. Se lepopea non ci pu mostrare questa morte, ci mostra per sostituzione quella del doppio, Patroclo, il cui sacrificio presagisce quello dellEroe. Patroclo limmolato al posto di Achille, ed il momento in cui Apollo si avvicina a lui ci d gi una visione della coincidenza di gloria e morte. Sostituzione ammirevole dellepopea, che ci permette di vedere leroe dispiacersi della propria morte addolorandosi per quella del suo amico. E non forse sulla propria morte che Achille stesso si lamenta quando, con Priamo, piangono tutti e due sul cadavere di Ettore? Da ci si spiega che alla soddisfazione legittima della vittoria o della vendetta soddisfatta subentra in Achille una tristezza infinita che segnala nelleroe unaccettazione delle cose. La sottomissione di Achille allordine del mondo del resto una delle costanti delleroe. Oltre alla coscienza della sua elezione, egli manifesta piet ed obbedienza nei confronti degli dei: cos egli raffrena il suo desiderio di uccidere Agamennone perch Atena glielo consiglia e finisce per restituire il cadavere di Ettore a Priamo perch sa che gli dei lo vogliono. La fine dellIliade ci presenta cos Achille rappacificato dopo la sua lunga ira. La sua gentilezza e il suo distacco nel preparare i giochi e distribuire i premi preludono al suo incontro con Priamo. Da quando ha definitivamente rinunciato alla sua vita, Achille ha una visione nuova degli esseri e delle cose. La sua pacificazione ha un che di purificazione. Permettendo il compimento di tutti questi riti, fac endosi dolce e lieve, Achille contribuisce ad instaurare lordine sulla terra. realmente leroe intermedio tra gli dei e gli uomini.

Nella misura in cui non esistono eroi epici senza dei n destino, ci si pu chiedere quale parte leroismo riserva alluomo nella sua azione. In realt, la sensazione della presenza divina in tutti gli atti della vita umana non esclude la convinzione che spetta sempre alluomo agire e che dipende sempre da lui riuscire o fallire. Omero ci rivela allo stesso tempo il carattere inevitabile dellazione e la libert degli uomini. Se gli eventi sono predeterminati, le reazioni umane non lo sono, e questa combinazione della determinazione divina e della risposta degli uomini uno degli aspetti originali dellepopea ionica, ad un tempo eroica ed umana.
L'Iliade un opera che mette in risalto l'eroismo e l'amore per la patria. Questi sono valori che nella civilt di oggi stentiamo a trovare. Di per s l'opera non comunica nulla, fa capire piuttosto i valori della societ di un tempo, quali rappresentati dagli eroi omerici di spicco Achille ed Ettore. ACHILLE Achille l'eroe di Omero, che possiede il carattere pi vario e completo. Lungi dall'essere dubbioso e incerto nei suoi proponimenti come Agamennone, Achille osa affrontare con tranquilla sicurezza il re dei re, e la sua parola e la sua pronta azione stimolano la pigra volont dell'Atride. Egli il pi valoroso degli eroi greci e, come tale, il protagonista di una buona parte del poema. Sembra infatti che il poeta canti la sua ira piuttosto che la guerra di *****. Achille giovane, quasi il simbolo della giovent immortale che, per sopravvivere pura, deve perire. Per la sua impulsivit si lascia trasportare dall'ira nel famoso alterco con Agamennone, ma questa lo abbandona dopo la morte di Patroclo, a cui sopraggiunge il dolore. ETTORE Ettore ha un grande amor di patria ed considerato l'Achille dei Troiani, per il suo valore mostrato in battaglia. Si mostra forse un po' incerto durante il suo scontro con Achille, quando fugge e cerca di dissuaderlo dall'ucciderlo con parole lusinghiere, ma egli mor per la patria nonostante i suoi sforzi, e quindi fu considerato, anche prima della battaglia da sua moglie e suo figlio, un uomo disposto a tutto pur di portare la gloria e la vittoria in patria.

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