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STUDI

STORIA ORIENTALE

STUDI
DI

STORIA ORIENTALE
Volume
ISLAM E CRISTIANESIMO
-

I.

L'ARABIA PREISLAMICA

GLI ARABI ANTICHI

LEONE CAETAN
DEPUTATO AL PARLAMENTO

ULRICO HOEPLI
EDITORE LIBRAIO DELLA REAL CASA

MILANO
191
1

A MIA MADRE

'7^

INDICE DEI CAPITOLI

Prefazione

^"'.?'-

xt-xv
1-50

Capo

I.

Oriente e Occidente

il

Islam e Cristianesimo

Capo II. L'Arabia preistorica e progressivo essiccamento della terra - Sguardo sintetico sulle grandi emigrazioni dei popoli
semitici in rapporto all'Arabia preislamica -

L'Arabia antica
51 -288

e sue principali vicende storiche

Capo HI. L'Arabia

e gli

Arabi dei tempi

storici -

La psico2S9-400

logia delle grandi vittorie

musulmane

INDICE DELLE CARTE

L'Europa durante
Glaciale
I

l'et della

massima

glaciazione.

Tra

le

pagg.

64-65

Corso approssimativo dei fiumi principali d'Arabia nel Periodo


80-Si
corsi fluviali della Babilonide
al

128-129
176-17? 192-193

Babilonide

tempo

dei Babilonesi e degli Assiri

Le migrazioni

dei Semiti in Asia Anteriore

A/

PREFAZIONE

Lo
persone

scopo di questi

Studi di Storia Orientale

ben

semplice e modesto: far conoscere a tma numerosa classe di


colte

ed

intelligenti,

che siano ignare di stona e di

letteratura orientale, il frutto di alarne recenti ricerche in

quel campo sterminato di studi adertoci dalla civilt musul-

7nana in Asia

e in

Africa.
singolar-

Su

tale

argomento la letteratura italiana

meite povera: abbiamo, e vero, opere di ertidizione e di grande

dottrina, contributo prezioso dei nostri valenti e celebri orientalisti gitali il

Guidi,

lo

Schiaparelli,

il

Nallino,

il Pizzi,

ed altri ;

ma

tranne

dite

brevi studi riassuntivi di singolare

pregio del nostro emerito iranista Italo Pizzi, non posse-

diamo pubblicazioni
politiche dell' Islam.

italiane

volgarizzatrici delle

vicende

Chimque voglia conoscere che cosa sia


Medio-Evo, nel orande mondo orienche bagnano
le

avvenuto, durante
tale,

il

al di l dei

mari

nostre sponde, deve

rivolgersi

ad

opere di scrittori stranieri.

Per colmare
e
l'

in parte questa lacitna

mi sono
il

accinto alla

pubblicazione dei presenti

Sttidi

che sono

rifacimento

ampliame?ito di molti

capitoli sintetici dati alla luce nei

vari voltimi degli

An7iali delP Islam.

che io vado pub-

blicando sin dal igo^- Gli

Annali

anzidetti costituiscono

una specie di Corpus del materiale storico dell' oriente nmsulmano, ordinato cronologicanienie ed esa?)nnato con la pi mimila ajialisi critica. Da questa opera di grande mole, destiiata ai soli specialisti^ studiosi di storia orientale, per
consiglio di atnici desiderosi di conoscere la sintesi di tante

minute indagini,
i seguenti

e stata

occupazione facile e grata estrarre


all'

dram, accomodati
tale

uso di un pubblico largo


facile,

digiuno ancora di simili materie. Dico

perche non

ho preteso^ in

tentativo di volgarizzamento s/ orico,

ad

alcun merito letterario, ne


dita di pensiero.

ad alcuna

originalit o profonfatti

Ho

dato molto semplicemente i

nella

loro

massima

schiettezza e verit, senza spirito di parte,

senza preconcetti travisatori del vero.

Mi
ganda

sono contentato di un modesto tentativo di propa-

in favore di

uno stupendo campo di

studi,

purtroppo
eventi di

assai trascurato in Italia, talch,

pur narrando
da noi

mille e piti anni or sono, ho mirato a porre in rilievo in

quanti modi

per quante
ci sia

vie quell'Oriente

in appa-

renza tanto lontano


ticolar

nondimeno, a noi Italiani in par-

modo, tanto

vicino.

Per non turbare


'ini

la lettttra ho

soppresso
nali.

le citazioni delle fonti

che sono gi usate negli An-

Ho

aggiunto soltanto quelle di cui

sono servito spe-

cialmeftte per ampliare e cojitpletare la presente pubblicazione.

Nei

tre brevi studi di questo

primo volume ho

tentato,

a guisa di Introdtczione agli altri che seguiranno, di tracciare alcune orandi linee di sintesi storica oenerale. meitendo in luce anzitutto alcuni dei rapporti morali, e la loro
evoluzione storica, tra Oriente e Occidente. Il primo capitolo
e lo

svolgimento di una conferenza tenuta a Berlino nel igo8

al Congresso Internazionale di studi storici, e tocca un argo-

mento

di

importanza

eccezionale, al quale
dotti.,

ogni giorno magossia le injiuenze

giormente si rivolge l'attenzione dei

clic

Oriente ed Occidente si sono reciprocanieide scarn iute


il significato piti

nei passati niitleni ed

profondo

o piii com-

plessivo dell' Islam nella storia dell' Orie?tte,

Nel
^retto

secondo capo trattasi con una certa ampiezza

un

soggetto relativamente nuovo negli studi storici orientali^ sogin parte ancora controverso^

ma

che va rapidamente
/'

acquistando altri valenti sostenitori:

inaridimento della

Terra e la sua influenza sulle vicende storiche dell' umanit notevole come per ragioni e sulle migrazioni dei popoli.

diverse,

per

vie indipe?identi, e l'uno


ij,'

vari scrittori
cato nel

igo 7

ad insaputa dell'altro, Autore nel II voi. degli Annali pubbli?/ De Morgan nel igo8, e il King nel igog)
le

siano venuti alla medesiia conchisione, esser

vicende prei-

storiche e storiche dell'Asia Anteriore strettamente legate al

mutamento del clima tra la fine dell' Et Glaciale e r Evo Moderno, hi questo II capo per chiarire meglio f intricato
argomento si
antica

dovuto toccare altres 7nolti ptmti di storia

deW Asia

Anteriore, sui quali regna ancora profondo

divai'io tra i dotti: alludo specialmente alla cronologia dei

pi antichi tempi babilonesi ed alla preesistenza dei Semiti


dei

Sumeri in Babilonide. Tengo a dichiarare -

in ispecie

dopo la pubblicazione recentissima del

Sunier and Akkad

History of - che non insisto sui miei London, ig io

King

dati di cronologia babilonese : tale argomento no7i e di


speciale competenza
tutto il capitolo,
e,

mia

per

la tesi generale alla quale s'ispira

non ha veruna importanza se

Hammurabi

regnasse 7iel 2200 o 7tel 1800 avanti Cristo, ne importa se la data del 3800 avanti Cristo per il regno di Sargon di Agade e di Naram Sin 7ion sia pii fondata su buone ragioni. A me basta insistere sul concetto fondamentale che la
,

Terra
poi., e

si e

progressivamente inaridita dall'Et Glaciale in


le

che tutte

antiche migrazioni dei popoli siano dovute

a questa causa principalissima., la quale ha profondamente

mutata la faccia della Terra,

e la

muter ancora

piti ni av-

venire, forse arrivando^ in

un giorno

io ninni ss in io, alia di-

struzione di ogni vita sulia scorza terrestre.

La
antica:

storia deli' nonio e


le

immensamente, incalcolabilmente

ultime scoperte di resti

umani

in

profondi strati

geologici in va^ne parti del mondo, confortate dalle ultime conclusioni della biologia, bastano ormai a dimostrare con

sicurezza che l'uomo e esistito da centinaia di migliaia, forse

da mzlioni d'anni.
anni, e quasi

Da

ci scaturisce

ima singolare

conside-

razione. Il periodo storico, di questi ultimi cinque o seimila

un

nulla,

un lamfo, di fronte al passato


riflettiaiiio

ijicom-

mensurabile. Anzi, se
il

alla rapidit con la quale

tempo

vola, alla fugacit dolorosa della nostra

meschina

esistenza, si viene senza difficolt al convincimento che anche


i piL
l'

remoti eventi storici a noi conosciuti, la fondazione

delvit-

Im.pero Romano, la battaglia di Maratona, la stessa

toria di Sesostri Faraone d' Egitto sui Klieta in Siria diciotto


secoli prima di Cristo, siano eventi di ieri,

dai quali

ci

separa
ster-

un

intervallo di tempo

minimo in confronto alla distanza


prof-istoria

minata del nostro passato geologico.


Via via che la ricostruzione della
va delineando, pi vere
role del poeta:

umana
le

si

pi

significative ci

appaiono

pa-

Noi siamo

sui taciti imperi - splendeva

pur ora Pur ora d' Italia l aurora.


di ieri:

dell' Asia

ai lidi tendea - la vela d'Enea ...

Sar

altrettanto

immenso
ora

il

nostro avvenire, o e forse lo

stato di coscienza in cui


sollecita fine?

ci

troviamo un preannunzio di

dosi

y>

L'umanit svolgendosi appieno e incivilensi prepara forse la propria estinzione- assai prima
il

che si estingua
voso,

nostro sole

-per

inferno esaurimento nerdeli' avvenire

per

il sacrificio

sempre maggiore

al go-

dimento delpresente, la grande caratteristica aelf'ef nostra,


la caratteristica di tutte le decadenze

umane?

Nel

terzo capitolo ho tentato di descrivere i lineaiienti


le

principali della natura araba e


popolo, quasi

ra<rioni per

le

quali questo

sconosciicto sino al

VII secolo,

divenne in breve
capitolo en-

corso di anni il padrone del mondo.

Con questo

triamo

pili

propriamente in materia

e prepariamo il

terreno

per gli argomenti da trattarsi nei seguenti


che

Studi.

Il secondo volume dei quali conterr tre lavori originali

mancano neeii

religione
(^ini

Annali ossia una critica nuova della araba a) dica, un nuovo te?ttativo di spiegare le ori
,

dottrinarie dell'Islam., e infine uno studio sulle origini

personali del Profeta Maometto.


Il terzo volume, che e quasi pronto ed uscir

fra non

molto - prima

forse del II - narrer

le

vicende del Pro-

feta sino alla conquista d' Arabia.

Un

quarto avr per ai^go?nento la conquista islamica

delf Asia Anteriore e dell' Africa settentrionale.

Di altri futuri
se

volumi e ancora prematuro

il discorrere,

prima non avranno visto la luce i rispettivi volumi degli Annali dell' Islam dai quali gli Studi sono estratti. Chiudendo queste brevi parole debbo rivolgere un pen

siero pieno di affetto e di riconoscenza ai miei due


collaborato7'i, il dott.

amici

G. Gabrieli, bibliotecario della R. Acil prof. S.

cademia dei Lincei, ed


tore di 7iovelle, che

Bargellini, emerito scrittutte


le

hanno accuratamente riveduto

bozze introducefido molte utili e pregevoli correzioni.


Nota.

L'abbreviazione
il

E.

sulmana incominciata Maometto a Medina.

622

dell' Era

dopu la data, sta per Egira, l'Era iiiuVolgare con l' emigrazione, Fuga, di

Nella trascrizione dei nomi orientali, di persona e di luoghi, specialmente arabici, ho mirato a riprodurre // meglio che potevo, pur con qualche incongruenza di cui domando scusa, in forma graficamente e foneticatnente italia?ia, i suoni e segni
esotici, attatendoi/ii alla

trascrizione

meno fedele ma

piti

comicnc

intelligibile

quei pochi

nomi (Maonetto, Mecca

e simili)

che la tradizio7ie storica

letteraria

per ha

gi italianizzati.

I.

Oriente

Occidente,

Islam e Cristianesimo.

Le
di quel

ragioni, per le quali lo studio delle origini e delle fasi

grande fenomeno storico e


la

religioso,

che noi

defi-

niamo molto imperfettamente con


rita la

parola Islamismo, me-

nostra speciale attenzione, presentansi in un duplice


Il
i

aspetto.

primo

che questo studio offre in singolare ab-

bondanza
secoli

pi vari problemi spirituali d'interesse generale


sia

che ad uno studioso

dato esaminare: l'Islam, sorto sei

dopo

il

Cristianesimo, l'ultima, in ordine di tempo,

delle grandi religioni mondiali e


di ricerca a chi

porge perci materia feconda


il

ami

rintracciare la genesi delle religioni,


le

modo
alcune

di

propagarsi delle medesime e

cause per
il

le quali

si

diffondono trionfalmente fra tutto

genere umano.

A questo riguardo
che nettamente
denti
;

l'Islam presenta anzi alcuni aspetti tipici

lo

distinguono da tutte

le

religioni prece-

quali ad esempio sono la maravigliosa rapidit di con-

quista morale e materiale, l'immensa estensione di territorio

a s soggetto, le tenaci e salde radici che esso seppe piantare negli animi dei suoi proseliti in tutte le parti del

mondo.

e per

l'

intensa vitalit e forza di proselitismo che ancora oggi

l'animano.

Dopo
altro

la

genesi e la propagazione del Cristianesimo, niun


politico,

fenomeno, a un tempo religioso e


s

ebbe propor-

zioni

vaste e

conseguenze tanto durevoli e importanti.

L' Islam infatti la sola fede, che,

dopo

il

Cristianesimo, abbia

preteso ad una missione mondiale e che, agendo in confor-

mit di tale altissimo concetto, sia anche maravigliosamente


riuscito a

mantenere tanta parte


prova

delle sue

promesse e dei suoi


possiamo ad-

principi. In

di quest'ultimo asserto noi

durre che

la

fede islamica conta ora fedeli e numerosi seguaci

nelle razze pi estranee e

remote che immaginare

si

possa,

dal cuore della Cina al centro dell'Africa ed alle rive dell'Atlantico.

Ma

esso ha fatto anche di pi: esso ha saputo


il

diffondersi per

mondo rimanendo

in singolare

modo

fedele

ad alcuni suoi principi originari e creando cos una societ


priva di aristocrazia, di clero ed in genere di classi privilegiate
:

societ nella quale soffia,

non solo

nella dottrina

ma

anche nella pratica, uno


perfino tra
sociale

spirito di

democratica eguaglianza,

sociale ed economica, tra tutte le classi d'una sola razza, e

membri
si

delle razze pi diverse.

Un
la

tale

fenomeno

non

avverato

mai nel mondo prima dell'Islam,

e v'hanno

buone ragioni per dubitare che

nuova specie
mai
in

di religione pratica, predicata dagli apostoli del socialismo,

priva

come

d'ogni carattere soprannaturale, riesca

egual

modo

a far trionfare simili principi di reale ed

effet-

come seppe fare l'Islamismo. Con questo accenno al carattere universale della religione, argomento principale del nostro studio, noi veniamo a trattiva uguaglianza,

tare del secondo aspetto, per


ticolar

il

quale l'Islam richiama in par-

modo

la

nostra considerazione.

Per

effetto cio della

sua missione universale, affermata


l'

e praticata dai suoi seguaci,

Islam venuto

di necessit,
il

fino dai suoi primordi, e nel suo diffondersi per

mondo,

in

Cristianesimo

aspro conflitto con

il

Cristianesimo che parimenti pretende


il

comp missione mondiale. L' Islam ed

hanno questo punto


infatti

di contatto specialissimo tra di loro,

che

entrambi hanno carattere cattolico, universale. L'Islam sorse

con forze tanto gigantesche e con

vitalit s intensa,

che per pi di un secolo minacci gravemente l'esistenza


stessa del Cristianesimo.
di

Niun'altra religione
s

pu vantarsi

tanto,
alla

niun'altra

inflisse

disastrose

durevoli scon-

fitte

fede di Cristo, l appunto dove questa regnava

da secoli come sovrana riconosciuta e nella culla stessa ove


nacque.

Se quindi
ligioni,

l'

Islam nei suoi aspetti generali pu avere

ra-

gioni d'interesse o affinit d'argomento anche con altre re-

come

p. es.

il

Buddismo, con nessun'altra per esso


quanto con
la
il

ha tante analogie
nesimo
europei
;

e punti di contatto

Cristia-

perch sorto in parte da questo, ha


collegata con

sua storia
dei popoli

intimamente congiunta e
:

quella

della barbara

Europa medioevale
infine
fu
la

fu allora in parte

guida e

maestro,

barriera

valida e

salda

contro l'espansione

europea

in

Oriente e nell'Africa dal


religioni asiatiche,

Medio Evo sino ai tempi nostri. Le altre come il Brahmanismo ed il Buddismo,


di questi caratteri,

difettano appunto
diretto produs-

perch esse niun

effetto

sero sui popoli occidentali, niun' influenza ebbero sui destini

d'Europa.

Fra

noi, le religioni e la civilt dell'India e dell'Estremo

Oriente, vi un distacco netto e profondo, creato da secoli di

sviluppo indipendente e di reciproco isolamento. Invece fra la


civilt

musulmana

e quella europea vi fu sempre continuo

contatto e profonda, reciproca, influenza.

La

civilt

araba

si

assimil una grande parte della coltura scientifica e filosofica

dell'Ellenismo asiatico, e la trasmise all'Europa medioevale.

La corte dotta e raffinata dei Califfi di Baghdad, e quella non meno splendida e colta dei Califfi di Cordova furono un tempo

le civilt

due massimi centri del sapere umano; furono due grandi ed


cadute dell'Evo

importanti anelli di congiunzione fra

Antico e quelle rinascenti dell'Evo Medio.

Venne da

ci

questo strano fenomeno, che


la

la

civilt

arabo-musulmana, appunto per

sua origine essenzialmente


asiatico,
si

semitica e per la sua fusione con l'Ellenismo


rivel,

per un certo tempo, facilmente assimilabile e adatta


europee, che erano debitrici
fede,
ai

allo spirito delle nazioni

Se-

miti

non solo

della

forma esterna della loro

ma

anche

della miglior parte della loro coscienza religiosa. Ci vale a

spiegarsi
narsi per

come

le razze

ariane di

Europa poterono appassiomentre


fedi
alle

gli alti ideali religiosi e morali dei Semiti,

rimasero e rimarranno sempre indifferenti dinanzi

soverchiamente

asiatiche , al

Buddismo ed

al

Brahmanedi tutte le

simo, sebbene religioni

ambedue
altra

di origine ariana.

Da

ci ne

venne come

conseguenza che
il

civilt asiatiche

ciale degli
si

Ebrei

fatta eccezione beninteso per caso spe ninna fu pi simile alla nostra, ninna
musulmana,
delle
la

avvicin maggiormente al nostro modo di sentire, ninna occup nella mente degli Europei un posto tanto importante
la civilt

quanto

grande,

la sola rivale della

civilt cristiana.

Ma
meno
colare.

l'esame

caratteristiche

pi generali del feno-

islamico, rivela,

anche per

altre vie, la molteplicit di

quegli aspetti che assumono per noi un valore tutto parti-

La comparsa repentina che questa nuova


ra Volgare,
g'
il

fede fece nel

VII secolo dell'


rali

immensi sconvolgimenti mosuo


facile trionfo sul Cri-

e politici che essa produsse,

stianesimo asiatico
civilt

ed africano,
la

lo

splendore vivissimo della

che essa cre, e

tenacia vittoriosa con la quale essa

oggid ancora,

dopo

tredici secoli, resiste al Cristianesimo e


il

continua a diffondersi per


golari da essere

mondo, sono fenomeni tanto

sin-

almeno

in parte quasi unici nel loro

genere

e nella storia della umanit.


Studiati

fenomeni presentano due


tutti gli altri
:

nell'insieme
in

detti

aspetti che superano

importanza

primo quello

morale e religioso, secondo quello politico e militare.


quali varranno forse a chiarire

Non

sar quindi inopportuno radunare qui alcuni cenni d'ordine


generale,
i

il

valore di

siffatti

studi e a giustificare la presente opera che vuol essere opera


di volgarizzazione.

* *

La nostra odierna

et

accetta

come un

fatto

compiuto

che tutta l'Africa settentrionale ed una grande parte dell'Asia


occidentale siano oggi interamente musulmane.

Ben pochi
questa im-

per

si

rendono conto come circa due


cristiani, e

terzi

di

jnensa regione fossero, nel vii secolo della nostra Era, inte-

ramente
perch
tutti
i

come bastassero poco

pi di cento anni,

la

fede cristiana perdesse tra la met e un terzo circa di

suoi seguaci.

questo computo delle perdite sofferte

dal Cristianesimo dalla


in

met del

vii alla

met

dell'viii secolo

verun modo esagerato.

Infatti

quando quelle turbe

di arditi cavalieri, avvolti in

lunghi manti di lana bianca, montati su destrieri veloci


il

come

vento, apparvero

all'

improvviso sull'orizzonte dei loro deIslam dalle


alle

serti,

a portare l'annunzio della nuova fede e riuscirono, in

meno

d'un secolo, a piantare lo stendardo

dell'

rive dell'Indo, e dal cuore dell'Asia Centrale,

sponde

dell'Atlantico, sul

Rodano

e sulla Loira, solo

una piccola parte


e tutte le isole
fatti

dell'Europa era cristiana. Tutta la Russia e la Scandinavia,


la

maggior parte

dell'Austria, della

Germania
si

Britanniche erano ancora pagane. Si considerino questi

consultando

la carta

geografica e
il

vedr subito a quale


cristiano in un'et,
s terri-

periglioso estremo era ridotto

mondo

quando meno che


bile

in

ogni

altra,

poteva difendersi da
della sua storia,

nemico. In nessun

momento

nemmeno

6
durante
le

grandi persecuzioni del

il

e III secolo, corse

il

Cristianesimo un pericolo pi grave.


era rimasta intatta
dall'

In verit l'Italia sola


il

immane

rivoluzione che scuoteva

mondo.

Il s

pericolo che minacciava

l'esistenza della fede di


la mi-

Cristo fu

grande, che par quasi un miracolo come

stica navicella di

San
le

Pietro non sia rimasta

sommersa

nella

bufera.

ben vero che


di

conquiste arabe non furono compiute

con intento

convertire,

ma

sibbene con quello

di

far

bottino, raccoglier tributo e allargar dominio.

Ma

appunto

per questo l'Islam present allora un pericolo dei pi gravi, perch la conversione dei sudditi cristiani fu un atto spontaneo dei vinti per eguagharsi
certo
ai vincitori,

e perch in un

modo

la rude,

ma

semplice e

forte,

rehgione venuta dal


storico,

deserto, soddisfaceva, in quel

momento

meglio del

Cristianesimo,
I

ai

bisogni

morah

delle popolazioni soggiogate.


le

vincitori Arabi non imposero, n cercarono

conversioni

vi fu anzi

un tempo

in cui

il

numero

delle conversioni fu tale

da destare, fra coloro che governavano l'impero arabo, un vero senso di apprensione, perch, per ragioni che esporremo
in appresso,
il

mutamento

di fede dei sudditi infliggeva per-

dite ingenti

ed un profondo turbamento nelle rendite dello

Stato.

Ma nemmeno

le

ingiuste misure
l'erario a

fiscali,

escogitate

dal

governo per rinsanguare

spese dei proseliti, valsi

sero a frenare la febbre delle conversioni. Questa febbre


diffuse

con non mai pi vista

intensit, a dispetto degli

Arabi

e dell'Islam, da un capo

all'altro dell'impero, dalla

Spagna
si

settentrionale fino alle pianure dell'India; e se

non

estese

allora molto oltre ai confini del dominio pohtico islamico, se Saint Denis a Parigi e San Pietro in Roma non divennero moschee, e se la Sorbona e l'Ateneo bolognese non nacquero

come
non

scuole di teologia e di giurisprudenza musulmana, ci


fede
di

fu merito della

Cristo,

ne

di

quelU che nel

secolo vili reggevano


stiano.
Il

in

mano

destini

del

mondo

cri-

Cristianesimo fu salvato soltanto dai grandi


:

difetti del

suo potente nemico

gli errori

del

governo arabo,
il

vizi in-

geniti della natura asiatica paralizzarono


politica e religiosa, travolsero
il

moto

di

espansione

novello stato nell'anarchia,


ali,

e irrigidirono la fede del Profeta d'Arabia, tarpandole le

e vietandole ogni sano e fecondo sviluppo. Quelle stesse ten-

denze proprie della natura asiatica che viziarono


di Israele e

la religione

portarono

alla

stupenda riforma di Cristo, quelle

stesse che pi tardi adulterarono in Asia e in Africa anche


le

dottrine di

Ges

e prepararono

il

trionfo dell'Islam, con-

tribuirono alla lor volta e in pari grado

a viziare

l'evolu-

zione dell'Islam, e vietarono che esso


oltre ai propri confini politici.

si

estendesse

molto

Nessuno pu
se gli

dire quale sarebbe stata la storia del

mondo,
della

Arabi avessero posseduto anche una piccola parte

saggezza politica della


potuto
al

Roma
ai

repubblicana, e se l'Islam avesse

suo nascere divincolarsi dalle strettoie delle tenquali impose


il

denze religiose dei popoli


tale

suo dominio. Se
la

emancipazione fosse stata possibile, allora davvero


predizione del Gibbon

celebre

non sarebbe una semplice


insegnasse
la teologia

figura retorica, n sarebbe stato improbabile che oggi dalle

cattedre di Oxford e di

Cambridge

si

Coranica insieme con quella cristiana.

Ma

ci

non avvenne, n mai sarebbe potuto avvenire


fin

la

forma presa dall'Islam


esigenze

dai primordi

nell'adattarsi alle

morali e spirituali dei primi popoli che l'abbraccostante e continua tra


le

ciarono, gli viet un'espansione

nazioni europee, imponendogli confini certi e precisi, mentre


d'altra parte l'incapacit politica degli

Arabi salv l'Europa

il

Cristianesimo da un disastro fatale.

Quanti ignorano
fan
forti

la

vera evoluzione storica dell'Islam,


profondo,

si

dell'argomento, pi specioso che

che

l'Islam
sia

potuto far

una fede quale niun popolo europeo avrebbe quale divenne sua. Noi rispondiamo che l' Islam

per la natura difettosa dei popoli asiatici che l'abbracciarono non e lo modificarono in conformit dei propri sentimenti

poteva certo mettere salde radici in terreno europeo. Ma tenga altres presente come l'Europa occidentale abbia
egual

si

in

modo

respinto ogni legame con

il

Cristianesimo viziato

dagh

orientaH, dai Greci, dai Siri, dagli

Armeni, dai Copti,

ossia da

quegU

stessi popoli

che tramutarono e pervertirono

l'Islam di Maometto.
Il

Cristianesimo greco-ortodosso con

le

forme

di

un culto

soverchiamente asiatico, con la sua teologia cristaUizzata e rigida quanto le sfere del sistema tolemaico, con la sua gerarchia dinastica, inconcepibile
ai

popoU

dell'

Europa

occi-

dentale, quasi quanto lo stesso Islamismo. Questa religione

sebbene moralmente molto inferiore al Cristianesimo cattolico, fu in origine una fede assai diversa da quella che i suoi
avversari per ragioni polemiche amerebbero far credere
altre circostanze essa
;

in
di-

avrebbe potuto avere vicende ben


i

verse da quelle che adducono ad esempio

suoi avversari

per denigrarla.

Le

scuole filosofiche di Cordova e di Baghdad, nell'et

d'oro della civilt araba, rivelarono uno spirito progressivo


e geniale,

anche superiore, sotto alcuni


il

aspetti,

quanto

seppe produrre

Cristianesimo nei primi secoli del

Medio
s,

Evo; per furono deboh vampate d'un fuoco vivo


povero d'ahmento,
vivida
si

ma

e perci di

breve durata. Quella fiamma

spense smorzata da quell'oscurantismo asiatico, che vizi r Islam fin dalle sue origini e che ottenebra ancora i
popoli dell'Asia.

La ragione

fu incatenata

al libero arbitrio fu

anteposto il dogma immorale della predestinazione, onde la nuova fede s' isteril. Nell'ordinare come legge un rito esoso
e vessatorio, nell'abbassarsi con cieca tenacia alla lettera im-

mutabile del testo sacro, e di una tradizione in gran parte

9
apocrifa, ncll'adottarc

come

regola invariabile di

vita e di

pensiero quello che poteva soltanto convenire ad una societ

imperfettamente

civilizzata, l'Islam si tarp

da s

le

ali

rese da s stesso impossibile una evoluzione continuata verso

forme pi elevate.
Ristretto in questi limiti l'Islam

non pot continuare ad


se le classi pi povere

estendersi indefinitivamente.
e pi ignoranti
dell'

Anche
non

Europa avessero potuto abbracciare nel


v'

secolo vili la fede di Maometto,

dubbio, che
il

come

in

Ispagna, cos anche altrove in Europa


asprissime
lotte,

Cristianesimo,

dopo

sarebbe riuscito completamente vittorioso,

grazie sovrattutto al genio politico tanto superiore, alle ten-

denze progressive ed
europee.

allo spirito

scientifico

delle

nazioni

Se queste considerazioni, serenamente


di

imparziali,

possono

servire a dare al credente cristiano la confortante persuasione

possedere una fede superiore a quella musulmana, riman-

gono tuttavia alcune constatazioni dolorose, che valgono ad


infirmare le vane affermazioni di coloro, per
i

quali

il

Cri-

stianesimo pu e deve essere un giorno la fede unica ed universale.

Come

si

spiega per esempio

il

fatto singolare,

che
set-

quei milioni di cristiani dell'Asia Anteriore e dell'Africa


tentrionale abbandonassero cos presto,
s

completamente

spontaneamente
tredici secoli

la fede di Cristo

Come

si

spiega che dopo

non

sia stato possibile al Cristianesimo di ricu?

perare in Asia e in Africa una sola delle provincie perdute

Se taluno volesse

cercare un conforto

nel

riscatto

della

Spagna

dal dominio dell' Islam,

non

forse facile allo storico

dimostrare come

quella vittoria del Cristianesimo fosse effetto

in larghissima parte delia inettitudine politica dei

Mori?

Il

Cristianesimo trionf soltanto grazie alla saggezza politica di


alcuni sovrani cristiani, ed al valore militare dei loro soldati.

Ma, vinto anche politicamente


serv
il

e mihtarmente,

l'

Islam con-

suo potere sugli animi di

una numerosa popolazione

spagnuola

(i

Moriscos), n fu possibile cancellare ogni traccia

della fede venuta d'Ara.bia, se

non con barbare persecuzioni

e con l'espulsione dalla penisola iberica


lippo II
in Allah.

ai

tempi

di Fi-

di tutti

quelli

che credevano

in

Maometto

In altre parole

il

trionfo

religioso
il

del Cristianesimo in

Ispagna, segu e non precede

trionfo politico e militare.

Chi conosce

la storia di

Spagna
esilio,

sa bene quali nefaste con-

seguenze economiche seguirono


di Filippo II,
le classi

le fanatiche

misure religiose

che mand in

perch musulmane ed ebree,

pi ricche, pi colte e pi industriose dell'Andalusia.


diffcile
]\Iori

Del pari non sarebbe


aspetti
il

dimostrare come sotto molti


i

dominio dei

fosse per

Cristiani pi mite e

lasciasse loro

maggior

libert di coscienza,

che non

il

regime

oscurantista dei sovrani spagnuoli e della Santa Inquisizione


nel

XVI

secolo.
i

Se dunque

Mori avessero avuto un senso

politico pari

a quello dei principati cristiani della

Spagna

settentrionale,

non sarebbe improbabile che ancora oggid esistesse un principato musulmano nella Spagna meridionale, come quello
che dura ancor oggi sulle sponde del Bosforo e nei Balcani.
L'opinione di coloro che considerano l'Islam

come una

fede vecchia, decrepita e spenta, anch'essa erronea. Difatti

mentre

il

Cristianesimo non pu vantarsi di verun progresso

reale in Cina, in India e in Africa, in quei

medesimi luoghi
di milioni,

r Islam conta invece seguaci a diecine e diecine ed


il

intere provincie sono

aumenta ogni giorno. In Cina musulmane: l'Islam si estende ora anche neir Indo-Cina. In India si calcola che ogni anno dalle 30 alle 40 mila persone si convertano alla fede di Maometto. In Africa

numero

dei proseliti

noi stessi siamo spettatori della diffusione maravigliosa dell'

Islam nel cuore del Continente Nero.


giorno in cui quasi
tutti
i

forse lontano

il

negri pregheranno con la faccia


al

rivolta verso la

Mecca. Mentre gU Europei

Congo,

in


Uganda
e sul
terre, animali
:

II

far danari, sfruttando

Tanganika mirano solo a


ed uomini turbe
di

mercanti e missionari negri,


si

dalle vesti lacere, dalle faccie torve,

disperdono per

le

cam-

pagne, entrano

in tutti

villaggi, in tutte le capanne, insela loro

gnano, ascoltati e
animi l'odio

riveriti,

dottrina e istillano negli


al Cristiano. Infine
l'

allo straniero,

all'Europeo ed
!

grave
le

sintomo per l'avvenire


il

dove

Islam ha messo

sue radici

Cristianesimo mai pu allignare.

Una

fede

che dopo tredici secoli possiede tanta


di proselitismo,

vitalit e tanto

ardore

non

una fede n spenta n decrepita,


temibili,

ma

un avversario ancora dei pi


dovr
in

con

il

quale

l'

Europa

avvenire cimentarsi in pi d'un

conflitto.

Quali pericoli possano, da questa attiva propaganda di


religione e di
odio, derivare alla continuit dell'espansione

europea

in Africa, si

pot veder bene


lo

dai pochi che negli


sguardo
si
!

avvenimenti lontani sanno figgere

quando
corso

cadde Khartum nel 1SS5, e

il

Mahdismo
i

stabil nel

superiore del Nilo. Eguale significato hanno avuto, per chi

conosce l'oriente musulmano,

massacri degli Armeni,

il

moto
ziani

nazionalista persiano, l'anglofobia rumorosa degli Egi-

ed

moti presenti

in Turchia,

dove

il

partito costituzio-

nale difficilmente potr affermarsi senza l'appoggio dell'esercito, se

non assume un carattere

anti-cristiano
la

ed anti-euro-

peo. In

grembo

all'

Islam arde sempre

brace mai spenta

del fanatismo anti-cristiano, brace che ad ogni


alzarsi in

momento pu
:

fiamma ardente

e destare paurosi incendi

mas-

sacri

di

Adana
il

nello

scorso

maggio

(1909) insegnano: in
finzioni,

Turchia, sotto

tenue velo di moderne

popolo ed

esercito covano un profondo sentimento comune: l'odio per


il

cristiano.

Chi ha seguito attentamente in quest'ultimo ventennio


le

vicende politiche dell'Arabia Centrale e del Yaman, poi

quelle di Persia e della Turchia,


il

fatto

che

la culla

non pu farsi illusioni circa dell'Islam non possa un giorno prepa

rarci

rincora qualche ingrata sorpresa: se


in

un nuovo

NIao-

metto potesse ridestare

Arabia

tra

seguaci del Profeta

quella perfetta unit di sentimenti,


Califfi

conquistarono

il

mondo,
i

merc la quale i grandi musulmani dell'Asia Antestendardi, e nessuno


il

riore accorrerebbero sotto

suoi

pu
tor-

dire se

reggimenti del Sultano varrebbero a fermare

rente e se l'Asia Anteriore non potesse rivedere eventi maravigliosi simili a quelli per
i

quali gli

Arabi nel vii secolo


i

varcarono

confini del deserto e vinsero

due pi antichi

e pi temuti imperi dell'Asia.

Naturalmente contro
luzione

il

possibile avvenire d'una tale rivoe

non mancano molte


al lettore in

buone

ragioni, delle quali fac:

ciamo grazia
che
di
la storia

questo luogo

ma rammentiamoci
vissero prima
i

d'Oriente sempre stata piena di sorprese e


dei

eventi

contrari alla logica di quanti

grandi rivolgimenti che vi accaddero. Quelli


all'Islam ogni
futuri,
tita.

quali

negano

avvenire nella evoluzione politica dei tempi

potrebbero ricevere un giorno qualche spiacevole smen-

bene intanto prendere nota come, dallo stato d'animo


politici e relig'iosi
si

dei maggiorenti e dei dirigenti la societ islamica moderna,

appaia probabile l'imminenza di gravi moti


in

Asia Anteriore. L'Islam


la

in

movimento, e quantunque

muova con

sua caratteristica, direi quasi geologica, len-

tezza, tuttavia

avanza nel suo cammino, e


che

la

sua stessa len-

tezza manifestazione di forza, sintomo di durevole tenacia.

Rammentiamoci
200 milioni, e

due

fattori di

Musulmani sono oggid pi di sinceramente credenti numero e fede, ecco altri grandissima importanza, ma che noi dobbiamo
infine
i
:

qui contentarci d' indicare soltanto


* *

Anche

se le precedenti considerazioni
il

per

il

modo

l'ordine con

quale appositamente

le

disponemmo

saranno

valse a suscitare nella mente del lettore un' immagine, pur

13

isla-

vaga, della grandezza e dell'importanza del fenomeno

mico, nondimeno noi siamo certi che esse lo avranno lasciato al

buio riguardo

al

vero ed intimo significato del grande sconal

volgimento umano, cui l'Islam dette origine, e riguardo

posto preciso che esso occupa nelle infinite millenarie vicende


dell'umanit.

quanto detto poc'anzi, manca


il

infatti

il

con-

cetto unificatore che spieghi

valore storico e morale della

rivoluzione arabo-islamica, e la sua ragion d'essere quale anello


nella catena dei fatti storici che unisce

intimamente l'Asia

antica all'Asia moderna.


I-a

comparsa dell'Islam

generalmente accolta e giudisingolare,

cata dagli storici

come un evento

una manifestaVien considel

zione

improvvisa, inattesa, di energia popolare, scevra di

intimi legami con la storia anteriore dell'Asia.

rata come una improvvisa eruzione vulcanica che scoppi

donde mai nulla


errato,
lasi

si

era

avuto a temere. L'altissimo valore


fatto

storico dell' Islam sta

appunto nel

che

tale concetto

perch

la

sua comparsa, studiata con attenzione, riveocchi

invece

ai nostri

come

fase quasi necessaria della

lentissima evoluzione asiatica, ossia di quell'eterno incessante


conflitto

tra

oriente ed

occidente,

che,

incominciato nelle
di esistere sino

tenebre della preistoria,


ai

non mai cessato

giorni nostri e perdurer

senza interruzione per lunghi

secoli avvenire.

L'argomento ancora
indizi del

solo

imperfettamente

studiato

poich solo da poco tempo noi cominciamo a scorgere

gli

grande processo evolutivo, e solo adesso possiamo


colmare

cominciare a fissare qualcuna delle sue tappe principali. Sar

appunto compito arduo delle generazioni future


ingenti lacune e ricostituire tutto
il

il

le

quadro nei suoi elementi


tali

pi importanti, perch un giorno di sicuro

ricerche occustorici.

peranno uno dei primi posti nel campo degli studi


posizione geografica e
condizioni climatiche

L'origine prima del grande contrasto stata la reciproca


le
s

profonda-


mente
diverse.

14

frastag^liata dal

L'Europa amena,

mare, co-

perta d boschi, ricca di acque e di verdura;

l'Asia,

mole

immensa
acque e

continentale,

impervia in gran parte, povera di


nei tempi storici

acque, inclemente e

poverissima di

di vegetazione. di clima e di

Questo profondo divario nelle condizioni

configurazione geografica ha prodotto a sua volta una pro-

fonda diversit nelle condizioni materiali e quindi anche nel


carattere degli abitatori dei due continenti, l'europeo e l'asiatico.

Da

ci

una specie

di squilibrio, che, nei

lunghi millenni

del passato, dette luogo tra l'Asia e l'Europa, ad un processo

continuo

di

scambi morali e materiali,

di fede, di lingua, di

commerci
scrutabile,

e di uomini, quasich

una legge superiore, imper-

dominante

le

vicende dell'umanit, avesse con

moto perpetuo,
librio

costante, mirato a ristabilire l'instabile equi-

senza mai riuscir nel suo intento.


sue

L'inaridimento del continente asiatico nelle parti


pi interne e remote dal
fra breve, in et s

mare, sospinse,

come esporremo

remote da noi da potersi dire quasi geoa guisa di onde che trasmettono

logiche, gli abitanti in cerca di terre e climi pi miti. Incal-

zandosi
il

gli

uni sugli

altri,

moto

dal centro agitato d'una

massa

alla periferia, le varie

razze

umane furono lentamente


occidentale Europa

cacciate le

une

dalle altre, e

cos la

fu popolata, in

vari tempi e in

vari modi, da razze che un


orientale, o sui

tempo abitavano o nell'Europa

confini del continente asiatico. Allo stesso


1'

tempo per
si

tra l'Asia e

Europa, tra Oriente ed Occidente,


di

apriva quel

mirabile

mezzo

comunicazione,

il

mare

Mediterraneo, che sembra invitare

gli abitanti delle

sue sponde

ad un continuo scambio di merci, di uomini e

d' idee.

Per

ragioni, che noi

non dobbiamo ora

trattenerci

ad

esaminare,

in Asia, sulle rive

del Tigri e dell'Eufrate, ed

in Africa, sulle

sponde del

Nilo, sorsero, in et remotissime,


in

due mirabili

civilt,

quando

Occidente

le

popolazioni son-


r ignoranza pi profonda.

15

nel-

necchiavano ancora, immerse nella barbarie primitiva e

Per

effetto

di

tale

squilibrio

morale

e politico,

reso

pi grande dalla ricchezza naturale del continente europeo,

avvennero, non possiamo dir quando,


tramite del

ma sempre

per

il

Mare Mediterraneo,

primi scambi.

Fu un moto

spontaneo, naturale, inevitabile, proprio di ogni centro pi


civilizzato, pi

ricco e pi colto, verso la periferia pi bar-

bara, pi povera e pi ignorante,

moto che naturalmente


il

prendeva
terraneo,

la via di
il

minor resistenza, ossia

bacino Medile

quale per pi di sei mesi dell'anno con


i

sue

bonacce sembra invitare ognora

marinai a solcarne

le

onde.

Cos dalla Babilonide, dall'Asia Minore, dalla Siria e dalle

bocche del Nilo mossero uomini, merci e idee verso l'Europa,


toccarono l'arcipelago Egeo, la Grecia,
grandi Isole del Tirreno, e giunsero
nella Francia meridionale e nella
cretese, fior quella
la

Magna

Grecia, le

nell' Italia settentrionale,

Spagna. Sorse allora

la civilt

prima

civilt asiatica, a noi

ancora ignota,
misteriosa soaltre minori,

dalla quale pi tardi per emigrazione


ciet etrusca, e
di cui

venne

la

nacquero indubbiamente molte

non abbiamo ora pi n tracce n


altri

notizie, in altre isole

ed

in

punti della costa del Mediterraneo.

Questi primi effluv? della civilt orientale sui popoli di

Europa crearono
appresso

fenomeno che
civilt

si

ripet costantemente in

novelle

attive,

progressive e pugnaci,

che lungi dal rimanere

servili imitazioni o

dipendenze

del-

l'Asia, presero vita e sviluppo proprio e originale, e

si tra-

sformarono
esercitarono

in
il

potenze morali e

militari,

che

alla loro volta parti-

loro potere sull'Oriente.

Questo fu pi

colarmente

il

caso della potenza cretese, che sembra sia stata

gi dal principio del secondo millennio avanti Cristo, se

non

prima,
sia poi

la

pi grande potenza marittima del mondo, e che

caduta pi tardi vittima di una qualche grande rivoo


di

luzione,

un'invasione

straniera

barbarica

di

popoli


dall' Egitto,

i6

del settentrione, o per opera dei Fenici o per un'invasione

oppure anche per una rivoluzione interna, un mola

vimento anarchico- socialista, che


sima,

distrusse da s

mede-

come vogliono

il

Mosso ed

altri.
il

Nondimeno, finch

l'Oriente,

con

sorgere dei grandi


il

imperi babilonesi, assiro ed egiziano, conserv

primato nelle

armi, nelle arti e nelle scienze, la sua civilt continu sempre

a irradiare sull'occidente, penetrando lentamente


interruzioni nella

s,

ma

senza

massa amorfa e ignorante


costa del Mediterraneo.

delle popolazioni

europee lungo

la

Fenici, Arabi del

Yaman

ed Egiziani,

ma

sovrattutto

primi, continuarono

il

lavoro di penetrazione dell'occidente,


fatti

penetrazione tanto morale d'idee, quanto materiale d

e di cose, perch quegl' industri lavoratori andarono a scoprire,


i

con mirabile ardimento,

magnifici boschi della Calabria,

prodotti agricoli della Sicilia, della

Campania

e dell' Etruria,

le

miniere della Sardegna, della Spagna, del Portogallo e

persino della lontana Inghilterra.

Tale continuo effluvio orientale sull'occidente

si

svolse
le

senza intoppi, perch l'Europa era barbara, e perci


dizioni morali degli
della civilt

con-

uomini da poco incamminati sulla via


facile

permettevano un maggiore e pi
barbariche dell'occidente.

scambio
delci-

d'idee, di sentimenti e di principi tra le nazioni


l'oriente e quelle

civili

La grande

vilt mediterranea, nelle sue varie e molteplici manifestazioni

cretese, pelasgica, etrusca, greca ed infine italico-romana


dev'essere considerata, se non tutta, in grandissima parte,

quale primo effetto benefico a noi cognito delle influenze


orientali sulle popolazioni dell'occidente, rozze e incolte
s,

ma

avide, assetate di ricchezza, di progresso

e di civilt.
di

In

tal

modo

noi

vediamo che per lunghissimo corso


non cess mai

secoli l'Oriente civile e religioso


in

dallo influire

modo

largo e proficuo e in misura profonda sull'Occi-

dente primitivo ancora,

ma

forte e battagliero, ricco d'intel-


arti,

17

Fu un
irradiare continuo di

ligenza latente e di ardimenti.


di lettere, di

scienze,

di

miti e di

credenze religiose

dall'Asia

immaginosa

e contemplatrice verso l'Europa pra-

tica e intraprendente,

desiderosa sempre di migliorare

le

pro-

prie condizioni materiali e morali.

Ingenti furono

le

conseguenze

di siffatta millenaria azione


il

civilizzatrice dell'Asia.

Un popolo sovrattutto,
tutti
i

greco, dotato

di maravigliose qualit di carattere e

d'ingegno, seppe trarre

da

tali

benefiche influenze
vitalit

vantaggi possibili e dar


i

loro
della

una

nuova, onde, maritando

prodotti migliori

coltura orientale e di quella egeocretese con le virt


nella

ingenite
cui nel

natura ariana, cre quella civilt ellenica, a


dell'arte e del pensiero

campo

non

si

forse

mai pi
Grecia

visto nulla di eguale.


civilt

La Grecia

fu la figlia pi illustre della

asiatica su

terra

ariano-europea,

perch

la

corrispose pi maravigliosamente di
terranei alla fecondazione orientale.

tutti gli altri

paesi medi-

L'alba della civilt greca fu per contemporanea di un


lento decadimento della
societ
asiatica
;

non appena

il

grado

di coltura in Oriente

scese sotto

il

livello di quello
la pro-

occidentale

dove

il

genio ellenico seppe elevare

pria civilt a quell'altezza ideale a noi tutti

ben nota

una

corrente d'idee, di principi, e d'istituzioni morali e politiche

cominci allora a

rifluire

in senso inverso,

dall'Occidente
solo, quello

all'Oriente: a questo decaduto rimase


religioso.

un primato

L'esaurimento morale ed intellettuale delle razze

asiatiche e l'esuberante sviluppo giovanile delle razze europee

accentuarono questo moto d'idee dall'Occidente


e si

in Oriente,

ebbe cos quel prodigioso periodo

ellenistico,

che oggi
del-

ancora riempie di maraviglia lo storico e l'archeologo


l'Asia Anteriore.

Le guerre persiane contro


nante, in cui l'Asia fece
fare r
il

Greci segnano l'ora culmi-

suo ultimo tentativo per sopraf-

Europa

la vittoria di

Salamina segn

il

principio della

prima grande reazione europea, reazione che nel campo


nistico e militare tocc
il

elle-

suo vertice con


I

la

memoranda

con-

quista del grande Alessandro.

celeberrimi trionfi del guerriero

Macedone produssero una immensa profondissima impressione


in tutta l'Asia, e
si
il

pensiero, la lingua, le arti e la civilt greca

spinsero trionfanti sino alle rive del Lob-Nor nel cuore del
al

continente asiatico, arrestandosi soltanto dinanzi

baluardo

insormontabile della civilt cinese.

L'Oriente

si

assimil
di

con

mirabile

facilit

la

novella
sco-

coltura che le veniva

rimando dall'Occidente. Le
testimonianza

perte archeologiche dello Stein, del Lecocq e di


nel

centro

dell'Asia

fanno

Sven Hedin come tale col-

tura fosse penetrata negli angoli pi remoti dell'Asia Centrale

e vi perdurasse tenace sino ai primi secoli dell'Era

Volgare.
In luoghi pi vicini a noi, nell'Asia Anteriore,
orientali
i

popoli

con singolare prontezza fecero loro e assimilarono


greco

la novella coltura occidentale. I nostri Vangeli, scritti in

da popolazioni semitiche, attestano la profondit dell'azione morale dell'ellenismo sui popoli della Siria, mentre tutti i pittoreschi

monumenti

di

Palmira, di Ba'labakk e della Transil

Giordanica stanno ancora oggi a dimostrare

carattere ge-

nialmente artistico del riflusso di civilt dalla Grecia in Asia,


in quella

temporanea e maravigliosa fusione dei due mondi


la

che appian
poi di

conquista militare in prima e amministrativa

Roma

in Asia.
stasi, direi

Segu un periodo di

quasi di equilibrio, e fu

quando

tutto l'orbe antico, riunito sotto lo scettro imperiale di

Roma,

vide infrante

le

barriere morali e politiche tra le varie

Provincie del

mondo

allora conosciuto.

Roma,

la continuatrice

dell'opera civilizzatrice della Grecia, divent, quale

massima

potenza mondiale, l'istrumento per eccellenza del predominio

morale e materiale dell'Europa sull'Asia Anteriore, e della


diffusione della coltura europeo-ariana nell'Asia semitica e ira-


nica. Allo stesso

19

tempo per

e per effetto del durevole pacile vie

fico contatto, l'Oriente

trov aperte

per diffondere attra-

verso l'Europa molte sue recondite influenze, in particolar modo le sue dottrine religiose. In Roma, nella sede centrale
della coltura d'occidente, noto
la

come

si

trovassero, durante

decadenza

dell'

Impero, raccolte in babelica confusione,


tutte le principali

ma

con fraterno aggruppamento,


tutti
i

divinit e
il

culti dell'Asia

Anteriore. Cos pure vediamo

Cristia-

nesimo, fede in origine essenzialmente semitica, penetrare


dall'Asia in Europa, abbattervi in poco pi di tre secoli le
religioni ariano-politeistiche precedenti,
sulle rovine del

ed erigersi trionfante
i

paganesimo. D'altra parte per prncipi Arsoli grandi nemici di Roma sacidi, che regnavano in Persia, leggende greche coniavano in Asia, parlavano greco, con
i

le loro

monete, e venivano in Occidente ad imparare

prin-

cipi pi generali della coltura europea, di cui essi

ammet-

tevano, sotto molti rapporti, tutta la superiorit.

Ma

allora, nel

periodo stesso

dell'equilibrio

egemonico

romano, accadde un misterioso fenomeno, prodotto incosciente, simultaneo e di tutta l'anima orientale, la genesi e
lo

svolgimento del quale sono argomento del pi alto riUevo, per quanto ardui a rintracciarsi. Il predominio intellettuale dell'Ellenismo, tendente a cancellare in

Asia ogni
all'imperia-

manifestazione genuinamente orientale, unitosi


lismo politico di

Roma,

fece

che nell'anima orientale nareazione per quanto era

scessero, lentamente,

ma

potentemente, una grande antipatia,


di

ed un sentimento

irresistibile

europeo od occidentale. Nel fondo dell'animo asiatico si and maturando la grande rivoluzione che doveva modificare radicalmente tanta fraterna moltepHcit di contatti tra Oriente e Occidente. Al fenomeno poc'anzi descritto, s altamente complesso e suggestivo, ne segu ora, in senso contrario, un altro

egualmente vasto e portentoso,


la corretta intelligenza delle

di grandiosa

importanza per

vicende umane.

La
sendo

reazione anti-ellenica e anti-occidentale in Asia, esdi

natura incosciente e perci profondissima, prese

varie forme, in apparenza diverse,

ma

aventi tutte la me-

desima origine,
d'ordine

come causa principale, sia come causa secondario. Abbiamo la separazione dei due imperi,
sia

d'Oriente e d'Occidente, che nata per

ragioni sovrattutto

politiche e militari, trov poi argomento e forza nel distacco

morale sempre pi vivo dell'Oriente dall'Occidente. Entro


gli stessi confini dell'

Impero bizantino troviamo ad ogni pie


dif-

sospinto, nella storia religiosa dell'Asia Anteriore, nella

fusione

di

stte

eretiche e

scismatiche, tutte

ferocemente

avverse all'ortodossia occidentale, troviamo, dico, continue


e novelle prove della ripugnanza istintiva che le razze semitiche e asiatiche in generale
rizzo

provavano nel seguire

l'indi-

europeo e nello spogliarsi delle proprie caratteristiche

orientali.

La

turbolenta e spesso sanguinosa storia dell'an-

tica chiesa cristiana in in

Asia

si

compendia

tutta e

si

esplica

una

lotta

perpetua dell'Oriente contro l'Occidente.


degli Arsacidi e l'avvento dei Sassanidi, che
in

La caduta
segna un

mossero guerra
altro
:

Asia a

tutte le importazioni occidentali,

passo innanzi per


l'impero

questa via di rivolta

in-

condizionata

morale dell'Occidente sull'Oriente


;

and
rese

di

giorno in giorno perdendo terreno


:

il

distacco

si

sempre pi profondo

tutta la

politica interna e
eifetti

reli-

giosa degli imperatori bizantini sort

disastrosi,

dia-

metralmente contrari a quelli

voluti.

Negli ultimi anni del


sorda rivolta
fu
la
fer-

dominio bizantino

in

Asia uno

spirito di

veva

in tutto

l'Oriente. Il conflitto

religioso
la

forma

propria del tempo e del luogo, con


feribilmente
si

quale la rivolta pre-

manifestava. In realt era l'espressione d'un

profondo sentimento nazionalista, anti-bizantino, anti-europeo


ed anti-arianoo

La
scono

storia
tal

ha
i

le

sue bizzarre coincidenze, dalle quali na-

volta

pi grandi avvenimenti che poi registri la

21

critico, di cui

evoluzione dei popoli. Nel

momento

discorriamo,

scoppi

in

Arabia

il

movimento

islamico, in parte anch'esso

una manifestazione della tendenza dell'Oriente a volersi emancipare dall'Occidente. L' I-^lam arrest in Arabia la diffusione
del Cristianesimo, varc poi
i

contini della riarsa penisola,

un la sua causa a quella

dei

popoli orientali soggetti a

Bisanzio e port l'Asia, bruscamente, alla crisi suprema. La sorda rivolta morale si trasform in guerra aperta, sanguinosa
e spietata, ed assunse proporzioni
s

gigantesche da travol-

gere pi della met del


nei primi

mondo

allora conosciuto.

GU

Arabi

tempi non furono

fanatici,

ma

fraternizzarono quasi

con

cugini cristiani-semiti: questi, resisi presto

musulmani
nuova fede

anch'essi,

apportarono allora in grembo

alla

quella intransigenza, quella cieca avversione alla fede di Bisanzio, con cui essi

avevan prima

intristito

il

Cristianesimo

orientale. L' Islam per quelle popolazioni eterogenee

divenne

quasi

il

simbolo

della nazionalit,

l'istrumento pi efficace

a dare sfogo a quelle tendenze istintive, irresistibili di rea-

zione anti-europea, che

scossero

il

mondo

asiatico

fino al

fondo dell'animo.
In questi brevi cenni noi vediamo dunque chiarirsi la
genesi, le ragioni e la posizione dell'Islam nella storia del

mondo ed

vero significato della fede arabica rispetto al Cristianesimo europeo ed alla civilt occidentale. L'Islam
il

l'ultima fase della grande reazione dell'Oriente contro l'Oc-

cidente, la parte integrante e definitiva d'un

immenso

feno-

meno che abbraccia


primordi
ai

tutta la storia dell'Asia Anteriore, dai

giorni nostri.

Di fronte

al

Cristianesimo, divenuto

simbolo della

civilt e della

storia

europea,

si

drizz

nel

VII secolo r Islamismo, pura fede semitica, creata da un po-

polo che aveva conservato in

s, nella

sua

vita, e nella

sua

hngua,

il

tipo genuino, l'espressione pi schietta


il

ed

origi-

nale della gente semitica. Dietro

contrasto

secolare

tra

l'opposizione le due religioni stava allora e sta oggi tuttora

etnica e millenaria di due razze

e di

due

civilt

che

non

potranno mai fondersi

in

una

sola.
s

Cos comprendesi

come

r Islam abbia assunto carattere

spiccatamente anti-cristiano

ed anti-europeo, e come per secoli esso abbia innalzato una


vera barriera insuperabile ad ogni riflusso ed espansione

europea verso l'Oriente.

Roma, quando

si

accinse alla conquista dell'Asia, trov

soltanto una ruina di stati decrepiti, che n religiosamente n

militarmente potevano opporre verun serio ostacolo all'espansione degli ariani europei dell'Evo antico. Gli Europei del

Medio Evo trovarono invece


muraglia
di bronzo, l'Islam,
si

drizzata

dinanzi a loro una


al

che stendendosi dall'Atlantico

cuore dell'Asia

ergeva come barriera insormontabile

fra

l'Europa e

il

restante

mondo

allora conosciuto.

Dinanzi a questa barriera, fatta infrangibile da una fede


ardente e battagliera, unita ad una civilt progredita e ad un
vivissimo sentimento militare,
si

infransero

le

armi

dell'
il

Eudo-

ropa medioevale.

primi
le

riprendere la lotta per

minio mondiale furono


nezia,

repubbliche marittime italiane, Ve;

Genova, Pisa e Amalfi


oltre
i

ma

la

potenza di esse non pot

mai estendersi

mari solcati dalle loro navi, e ben

presto numerose flotte saracene paralizzarono l'espansione

commerciale italiana e conquistarono


minacciando
la stessa costa d' Italia.
l'

la Sicilia e la

Sardegna,

I>a lotta, fra l'Occiil

dente e l'Oriente, fra


e r Islam,
si

Europa

e l'Asia, fra

Cristianesimo

acu con le Crociate, nelle quali pur dentro forti

aspirazioni religiose, s'infusero passioni

mondane non meno


l'Oriente ree con

vive di conquiste e di ricchezze.

Anche
spinse di

le

Crociate fallirono al loro scopo

nuovo vittoriosamente l'avanzata europea,

l'avvento dei Turchi Ottomani riprese pi attivamente che

mai

la

guerra a oltranza contro


I

la civilt e la fede ariana,

invadendo perfino l'Europa.


l'Asia e dall'Africa,

popoli di questa ricacciati daldi

ma

pur sempre assetati

dominio e


spinti
l'

23

d'espansione, dinanzi
al-

da un bisogno

irresistibile
si

Asia impenetrabile,

sparsero in altre direzioni dove troalla

varono minor resistenza. All' impenetrabilit dell'Asia,


viva intransigente opposizione
dell'

Islam dcvesi lo stimolo

maggiore che port

alle

grandi scoperte geografiche del


dalla costa

XV

e del

xvi

secolo.

Colombo salp

spagnuola

in

cerca

dell'

India appunto perch gli

stati islamici dell'

Egitto

e dell'Asia Anteriore ricchi, bene armati ed ostilmente aggressivi,


dia. Cos

sbarravano

la via

pi breve e pi diretta verso l'In:

vennero
le

le

grandi scoperte geografiche

gli

Europei
di

conquistarono

due Americhe, e non contenti

nemmeno

questo, girarono l'insuperabile barriera musulmana, occupa-

rono l'Africa meridionale e


orientali, alle spalle delle

si

sparsero nei mari delle Indie


all'

contrade soggette
nostri, in cui si
le

Islam.
dire che la

Venendo
la

infine ai

tempi

pu

razza europea domini con

armi, con la ricchezza e con

sua civilt tutte

le parti

del

scere

come sempre

dritta in

mondo, dobbiamo pur riconomezzo a s vasto impero ergasi


circondata da

ancora

l'antica, infrangibile barriera dell'Islam,

ogni lato

ma non

abbattuta.

vero che non poche nazioni


l'Algeria,

europee

hanno soggiogato regioni musulmane,


reggono ora
sta per
al
il
i

l'Egitto e l'India, e
sudditi islamici
in nulla
:

destini politici dei loro

ma

fatto

che come fede

l'

Islam

ha ceduto

suo grande avversario, e

la fede del

Profeta meccano, seppur mutata in parte, ha pi salde che

mai

le

sue radici negli animi dei seguaci e resiste compatta

ed indelebile ancora all'azione edace e continua del tempo


e dell'avversa fortuna.

Da
mente
esso

ci noi
la

possiamo dunque vedere quale

sia odierna-

posizione storica dell'Islam, e


secoli

come ancor oggi

debba per molti

avvenire, considerarsi moral-

mente quale uno


poco dopo

dei grandi fattori della storia mondiale. I cini

quanta seguaci con


il

quali

Maometto

inizi la

sua propaganda
ere-

6 IO dell'Era Volgare,

sono andati sempre


scendo
in

24

progressione
:

numero con non

interrotta

in

un

giorno non pi molto lontano la maggior parte dell'Asia e


forse tutte le popolazioni

dell'Africa Centrale e Settentrio-

nale seguiranno la fede dell'antico Profeta di Arabia, e molte


centin^ua di milioni d'uomini
si

troveranno, seppur discordi

per cento altre ragioni, uniti e stretti da vm sentimento comune,


l'avversione all'europeo cristiano.

Noi potremmo dilungarci ancora molto nell'esame dei


dere anche brevemente
alle

tanti

aspetti generali dell' Islam, soprattutto poi, se volessimo allu-

molteplici influenze esercitate,

nonostante

il

secolare conflitto, dalla civilt arabo-persiano-

musulmana su quella dei popoli europei. Se volessimo toccare anche per sommi capi di quanto l'Europa odierna sia debitrice all'Asia musulmana, e del come la stupenda civilt che
fior

intorno

al

glorioso califfato di

Baghdad, erede inconscio


scomparsa del mondo

dello splendore e del sapere ellenico-romano, sia un necessario anello di congiunzione fra la civilt

antico e quella novella dell'

ra moderna,

noi daremmo a
non gi

questo breve studio generale proporzioni troppo vaste. Basteranno alcuni brevi cenni con
i

quali noi miriamo

ad

entrare nel cuore dell'assai

complesso argomento,

ma

sol-

tanto a dare, con documenti filologici, un breve

saggio o

spicilegio dei vari rapporti che reciprocamente corsero du-

rante

il

Medioevo

tra l'oriente e l'occidente, tra

il

mondo mu-

sulmano
per

e l'Italia in particolare.
altro,
il

Baster rammentare, tra


il

sentimento cavalleresco,

quale tanto
:

si

distingue tutto un periodo assai lungo del

Medioevo

tale

sentimento fu generato sovrattutto dal con-

tatto dei Cristiani

con

Musulmani, specialmente

in

Spagna.

Da

questi rapporti e sentimenti nacque tutta la poesia caval-

leresca, nella quale in particolar

modo sono

memorabili, oltre


la

25

anche
i

leggenda del

re Arturo, e quelUi del vSanto (iraal,

grandi capolavori della lelteratura italiana,

come

poemi

del Boiardo e dell'Ariosto, e via discorrendo. Tutta la lette-

ratura cavalleresca, infiorata di leggende e adorna spesso


d'elevata forma artistica, ha per argomento
Cristiani e
trina
i

conflitti

fra

Musulmani. L' Islam che condannava come dotil

erronea tutto

Cristianesimo, acu
le

tra

Cristiani

il

senso religioso, mentre

usanze cavalleresche dei guerrieri


il

del deserto arabico, diffuse per


l'

mondo
i

dai paladini del-

Islam, sospinsero per emulazione

guerrieri cristiani d' Eu-

ropa ad

imitarli e possibilmente a superarli.


filosofia e delle

Nel campo delhi

scienze

baster

ram-

mentare
furono,

due nomi

gloriosi di

Averro
i

e d'Avicenna, che

italiano nel

come attesta lo stesso Dante, Medio Evo.


rammenteremo come
ai

maestri del pensiero

Scendendo ad argomenti pi modesti ed a


minuti,
i

particolari pi
i

manti d'onore che

principi

solevano donare
l'imitazione

cavalieri pi valenti nei tornei, fossero

dell'usanza

arabo-musulmana
da

di

conferire

il

manto d'onore
care tutti
i

( khil'ah ,

cui la parola gala per indiil

vestiti di lusso) a chi si attirava

favore sovrano.

Non

v' dubbio che l'uso della rima nella poesia latino-vol-

gare e romanza sorse in gran parte per imitazione della


poesia araba,
la

che sempre rimata; mentre


in parte

in particolare
il

forma dell'ottava rima, ed


la loro

anche

sonetto deb-

bono

origine agli Arabi immigrati in Sicilia.

La masull'evo-

gnifica architettura araba in

Spagna

influ

non poco

luzione dell'arte architettonica in Europa, in particolar


sul gotico.

modo

Nell'arte del navigare, della costruzione delle navi e della

guerra marittima
liani e

corsari arabi furono

maestri degli Itaricor-

Spagnuoli e perci anche dell'Europa: basta

dare che parole come


bismi
:

ammiraglio

e arsenale sono arai

e mentre gli antichi

usavano preferibilmente

remi,

26

oltre l'ausilio secondario delle vele,

corsari dell'Africa set-

tentrionale adottarono l'uso delle vele

come mezzo

esclusivo di

locomozione per mare, invece delle galere sospinte a soli remi segg.). (cfr. S. Lane-Poole, The Barhary Corsa irs, pag. 225 e

Termini come
sono pure
di

il

francese algarade e

l'

italiano gazarra

provenienza araba, e serbano memoria delle

razzie (-- al-ghaziyah )

musulmane

sulle coste dell'Europa.

Se passiamo

alla terminologia e

materia scientifica,
infinite.

le

traccie dell'influenza araba

divengono

Furono

essi

che insegnarono e diffusero la scienza astronomica


alla

come

ausilio

navigazione molte
:

stelle

hanno ancora conservato

il

nome
stelle

arabo: Algauza, Aldebaran, Alhijoth, Alhavieh, Antares, Azi-

mech, Beldelgeuze,

ecc.,

il

che dimostra come molte

venissero osservate e ricevessero un

nome
le

in

Europa
ai

solo

quando

marinai e gU astronomi arabi


di

additarono

marinai
in

ed agli studiosi

Spagna

e d' ItaHa. I
il

due termini usuali

astronomia, lo zenith

nadir sono due parole schietta-

mente arabe.
dall'

il

noto che l'uso dei numeraU venuto in Europa


tramite degli Arabi,
i

quaU hanno lasciato traccia della loro influenza nella parola cifra : furono gli Arabi che trovarono le leggi dell'algebra, e le diedero anche il nome.
India per
L'alchimia, la

scienza

medioevale per eccellenza, dalla


ci rivela

quale poi sorse

la

chimica moderna,

come

la scienza
alal-

chimica dei Greci e degli Egizi, chiamata dagli Arabi

qimiya
kuhl
),

, sia

venuta a noi per


(

il

loro tramite. L'alcool (

lo

sciroppo

sciarb

), l'elixir

(propriamente,

l'ele-

mento, solido e secco, della pietra filosofale), e molti


quanti vari modi la scienza,

nomi

di

piante (caratteristico !' albicocco ) stanno a dimostrare in


l'

industria e l'agricoltura degli


l'

Arabi penetrassero
zione araba

in

Europa. In ItaHa
le

influenza araba fu
un'istitu-

anche pi sensibile che altrove:

dogane furono
(

come dimostra
si

il

nome
il

diwn

):

Genova

facchini del porto

chiamano ancora oggi


di pesi)
;

camaUi

(ossia

hamml

portatore

sof viene dall'arabo


suffah ,

27

sulla quale si

che era

la

banchina

adagiavano

poveri nella moschea, e che era anche in uso nelle case

pri,

vate. I>'alcova pure di provenienza araba (da al-qubbah

o cupola piccola);

le

gomene

di bastimento,

che

gli inglesi

ancora chiamano

cable

(da noi cavo) rimontano all'arabo


si

habl

Chi stato a Venezia

ricorder

fondaci

di

quell'antica regina dell'Adriatico: essi sono imitazione dei

fundq
con

il

arabi della costa

siria.

Chi ha avuto relazioni di


ivi
i

affari

popolino napoletano sapr che


,

pesi

si cal-

colano a rotoli
identica

ma

forse ignorer che quella misura


rati degli

dei quali fu

come nome e peso al un tempo quasi

Arabi, nelle mani


dell'Italia

tutto
le

il

commercio

meridionale; ci spiega perch

loro misure divenissero

quelle del paese, e sopravvivessero pi di mille anni alla loro

prima comparsa
in particolar

in Calabria e nel golfo di Salerno.

Su questo argomento potremmo ancora modo se volessimo da questi

dilungarci assai,
indizi

materiali,

minuti, assurgere agli aspetti pi elevati e complessi delle


relazioni tra l'Italia e l'Oriente. Tali studi saranno pi op-

portuni,

quando, se

la

sorte ce

lo

conceder, verremo a
i

trattare del periodo in cui pi intimi e continui furono

rap-

porti tra

il

nostro paese ed

il

mondo

islamico. Allora

avremo

occasione di ritornare

con maggiore larghezza su questo


le

argomento,

e,

seguendo sovrattutto

vie commerciali pi

frequentate, potremo rintracciare come, dove e quando, la


coltura
dell'

Oriente

musulmano
gli

s'

infiltrasse

nella

Europa

sonnecchiante, ed accelerasse quel grandioso fermento spirituale, dal

quale rifulsero poi

splendori del nostro Rina-

scimento.
*

Non possiamo
vemente su
di

per fare a
altro

meno

dal trattenerci ancora brein

un

oggetto di particolare interesse

un

lavoro di simil genere, vale a dire sull'evoluzione dei senti-

28

menti e dei giudizi del mondo europeo verso la fede e la civilt dei popoli asiatici convcrtiti alla voce del Profeta d'Arabia.

La

storia agitata dell'impero bizantino nel vi e nel prin-

cipio del VII secolo dell'


islamica,

ra Volgare, prima

della

tormenta

non rivelava alcun sintomo precursore degli avve;

nimenti gravissimi, che stavano per sconvolgere l'Asia nulla faceva sospettare che un nuovo e pauroso fattore dovesse
sorgere nella storia del mondo, un fattore del quale tutti, fino all'ultimo momento, ignoravano l'esistenza. L'apparizione

subitanea e

progressi rapidissimi degli Arabi, mutarono in


:

breve corso che


i

di anni l'aspetto di tutto l'oriente

tanto

Greci

Persiani, corrotti ed avviliti da

decadenza

morale, politica e militare, dissanguati

un lungo periodo di da guerre

interminabili, opposero

ben poca resistenza all'onda irruente


si

dei nuovi nemici. Gli eventi


tino,
l'

svolsero in

modo

tanto repen-

che

Greci furono risospinti


e del

al di l delle

giogaie delstritolato

Amanus

Taurus e
i

l'

impero persiano rimase

prima ancora che

contemporanei avessero ben compreso


propri disastri, assistettero
;

l'irreparabilit delle patite sconfitte.


I

Greci in Bisanzio, dopo

trepidanti al crollo del

grande colosso persiano ebbero perci

agio di misurare tutta la potenza nemica, non solo dalla immensit della propria disfatta, ma bens anche dalla rapidit

con

la

quale
i

di esso

impero sassanida cadeva nella polvere. Contro Greci avevano per secoli versato il loro sangue mil'

gliore senza

mai ottenere vantaggi sensibiH

ed ecco che un

popolo nuovo e barbaro, fino allora sconosciuto, uscito improvviso da deserti impenetrabili, abbatteva quell' impero in
battaglie

campaU sanguinosissime
per sempre
si

e, in

meno

lo cancellava bari,

dalla faccia del

di un decennio, mondo. Questi bar-

pochi anni dopo,

presentavano in orde innumerevoli


valore mihtare dei difensori

dinanzi alle
dettero, ci

mura
non

stesse di Costantinopoli, e, se poi retroceil

fu gi per

della capitale bizantina.


Se
ci

29

troveremmo
tra le

fosse possibile di conoscere ora ci che avveniva

negli animi di quelle generazioni lontane, noi vi

senza dubbio quel medesimo senso di maraviglia e di sgo-

mento, che prova l'uomo


subisca anche la stessa

il

quale,

vedendo perire

fiamme
il

grande parte della propria sostanza, teme che tutto


fine.

resto

Come un

incendio nelle steppe,


il

che trova alimento novello ovunque arrivi

lambire delle

fiamme, cos

l'

incendio che

si

accese in Arabia aveva traveril

sato in breve corso di anni tutto

mondo
il

dalle rive

bagnate

dall'Oceano Atlantico fino alle pianure assolate

dell'India,

minacciando

di

avvolgere e consumare

mondo
dopo

intiero.

La

maraviglia, che risvegliano in noi

tanti secoli

questi eventi cos repentini, pressoch senza esempio nella


storia del

mondo, dovette essere ben maggiore per


Cristiani
i

Greci
Arabi,

per

contemporanei dei primi

Califfi

perch essi dopo

primi disastri assistettero per molti anni

quasi inerti alla grande conflagrazione. Ebbero forse coscienza

che nulla poteva valere oramai ad arrestare

il

moto

delle orde

nemiche? Furono consci dell'impotenza, cui erano ridotti?


Certo
si

che essi quasi nulla poterono, quasi nulla osala forza di arrestare l'incendio,
le
il

rono

fare.

Nessuno ebbe

quale cess dal propagarsi, non gi per


trate,
i

resistenze incon-

ma

soltanto per esaurimento interno. Allora soltanto

popoli cristiani ebbero agio di comprendere l'immensit


sconfitta patita

della

poterono tentare

la

riscossa.

Per

l'infingardaggine dei Greci e per l'impotenza degli imperatori bizantini,


il

Cristianesimo aveva perduto provincie popo-

lose e milioni di fedeli, forse la

met dei suoi seguaci:

la

stessa culla della fede di Cristo era in

mano
le

agli infedeli. Il

disastro era

immane, e

si

comprende come

vittime di tante

sciagure

si

chiedessero tra sbalorditi e sgomenti chi mai fos-

sero questi terribili apportatori di sventura.

Chi erano questi guerrieri? Chi


deserti squallidi alla conquista del

li

sospinse fuori dai loro


quali
vii*t

mondo? Per

30

Perch
di

speciali furono essi capaci di operare tante maraviglie?

vantaggi ottenuti

in s

breve volgere

anni furono poi

cos grandi, cos\ completi e durevoli? V'era forse nei popoli

europei qualche insanabile difetto, l dove appunto


versari

loro av-

godevano invece

di

qualche superiorit indiscutibile,

che nulla poteva neutralizzare?


I Cristiani del vii secolo,

non seppero, pi

di quelli dei

secoli successivi,
:

mai dare una spiegazione del

trionfo

del

r Islamismo spiegare significava avere quella conoscenza dei


propri
difetti,

che nessun popolo ha mai posseduta.


Califfi

I Cristiani,

contemporanei dei primi

musulmani, non

si

posero nemi

meno

simili quesiti: essi

seppero confusamente che

vincitori

professavano un culto nuovo, e pi tardi scoprirono purtroppo

che condannavano come


il

falsa la fede di Cristo;


il

seppero che
quale aveva

nuovo

culto

aveva origine da un profeta,


il

preteso di abolire

Cristianesimo dei preti

greci e latini;
il

udirono

il

nome
difficile

di

questo innovatore,
lo

ma

pronunziarlo
renderlo

era tanto

che

storpiarono in

modo da
la

irriconoscibile.
si

Se a
il

ci si

aggiunge poi che


con
il

nuova fede

propag con

ferro e

fuoco, a prezzo di vittime

senza numero, e con cos severa condanna del Cristianesimo,


del clero di Bisanzio e di
si

Roma,

allora si spiega

perch l'Islam
il

present all'immaginazione popolare sotto

pi truce

aspetto,

come una

mistificazione diabolica,

come
il

il

simbolo di
malvagio.

tutto quello che sia al

mondo
il

di pi crudele e pi

Per necessit
nigrare con tutti

di difesa,

clero cristiano,

quale allora

dominava specialmente
i

tra
il

il

volgo ignorante, cerc di dei

mezzi

suo pi temuto nemico,


solo presentavano

prodi-

giosi successi del quale


alla

non

un ostacolo
costituivano
stessa della
il

vagheggiata conversione del mondo,

ma

benanche un pericolo perenne per

l'esistenza

Cristianit. Il pericolo era tanto pi grande,

inquantoch
sterili lotte

Cristianesimo trovavasi ancora impigliato in

in-

testine per questioni teologiche e per dissensi politici.

Mentre

Cristiani, travagliati

da scismi

da

eresie,

non potevano
al

presentare una fronte di combattimento


questi,

unita

nemico,

concorde e

forte,

condannava
il

dogmi

principali della

chiesa di Cristo, e sostenendo che

Cristianesimo del clero

non era
in

la

fede rivelata da Ges,

ma una
in

manipolazione di
proseliti

preti e di malvagi,

guadagnava ogni giorno nuovi


Asia Minore,
il

Asia Centrale,

in

Africa e nella Spagna.

Ogni giorno aumentava


quello dei Cristiani.

numero

dei

Musulmani

scemava

Mai nessuna

fede,

nemmeno la

cristiana,

aveva conseguito

successi cos rapidi e vasti. Qual maraviglia

dunque

se

il

di-

vulgatore della nuova credenza fu raffigurato da noi


crudele impostore, un'incarnazione di Satana,
alla distruzione della sola la
il

come un

quale mirava

vera fede,

la cristiana ?

Maometto,

sua religione e

suoi seguaci divennero oggetto d'un odio


il

intenso, misto a terrore,

quale crebbe in proporzione delle

perdite sofferte e della grandezza del pericolo.

Nonch

dimi-

nuire con gli anni, varie circostanze contribuirono a far crescere quest'odio e renderlo

sempre pi vivo e pi
i

forte;

perch quando, per esaurimento interno,


furono pi in grado di estendere
le

musulmani non

conquiste sui territori

dei popoli cristiani, le guerre secolari in

Asia Minore e nella


le rive del

Spagna,
per

le

depredazioni dei corsari africani lungo


il

Mediterraneo, mantennero vivo l'odio e


i

terrore istintivo

rinnegatori della fede di Cristo.


si

L'odio di religione e di razza


nelle quali
i

accrebbe con

le Crociate,

Cristiani,

pur con gravissimo dispendio


;

di vite, ot-

tennero vantaggi solo e del tutto effimeri

all'odio antico si

aggiunse allora

la mortificazione
si

delle

sconfitte sofferte

da

un nemico,
che

il

quale

vant della vittoria come di una prova


trovasse dalla parte sua. Migliaia

la verit religiosa si

e migliaia di vite preziose furono inutilmente sacrificate per


riscattare

e solo per un breve periodo

di
il

anni

di

la

tomba

venerata di Cristo; tomba che, caduto

regno

Gerusa-

32

nelle

lemme, ritorn per sempre, irrimediabilmente,


dei maggiori nemici del Cristianesimo.

mani

In tempi pi vicini ai nostri,

il

Cristianesimo dopo lotte

eroiche trionfava sui Mori

di

Spagna,

ma

la vittoria era

pagata a caro prezzo con


l'apparizione dei
di

la perdita di

Costantinopoli e con
e fin sotto le

Musulmani

in

Ungheria

mura
da
;

Vienna. L'

Italia stessa, la culla del


le

grande risveglio Eue


fu salva

ropeo, era minacciata su tutte

sue coste,

un' invasione calamitosa per la morte fortuita d'un sultano

intanto Venezia e
le colonie

Genova perdevano ad una ad una

tutte

d'Oriente. Per le grandi vittorie dei

Turchi, lo

spettro pauroso

dell'Islam trionfante sembr ridestarsi ad

una
e

vita novella,

emulando quasi
l'

le glorie dei

primi

Califfi

agognando soggiogare
il

Europa

il

mondo

ed abbattere per

sempre

Cristianesimo.
fu merito solo dei

Come non
cos

Franchi e

di Carlo Martello

se l'invasione araba venne fermata ai Pirenei nel secolo vili,

non fu solo merito degli Ungheresi e degli Slavi, se i Turchi non conquistarono l' Europa nel xvil secolo. Le onde
impetuose, che
cristiana,
si

frangevano
ultimi

ai

lembi estremi della


di
forti

civilt

erano

gli

movimenti

convulsioni

interne, sul

punto

di estenuarsi.

Dopo quanto
delle

si

detto v' forse


il

da maravigliarsi se
dell'

la

chiesa cristiana ha giudicato

sorgere

Islam come una


il

maggiori
il

iatture,

che potessero mai colpire


di fedeli

Cristia-

nesimo, e per
e per gli

numero

che

le

strapp per sempre,

immensi danni morali


cos le cose,
il

e materiali

che

le inflisse?

Ma, pur stando

pur tuttavia vero che rimane


il

ancora da scrivere

libro,

il

quale dimostri

bene indiretto

arrecato dall' Islam allo stesso Cristianesimo, amputandogli


tante

membra malate e temprandolo con durissime prove. La Riforma protestante non apport forse una salutare reaper
la

zione,

quale s'infren la decadenza incipiente del

Cattolicesimo?

Ma

questo non l'argomento che vogliamo

33

trattare,
l'

n nostra intenzione di scrivere un'apologia delIslam, perch uno dei nostri compiti sar invece di narrare
gl'infiniti errori e le indicibili

imparzialmente anche

sciagure

che quella fede battagliera arrec all'umanit.

Basta porre

in

evidenza come

la

religione

musulmana,

al suo repentino apparire sulla scena del mondo, sorgesse

quale minaccia di distruzione: partendo da principi meno elevati di quelli del Cristianesimo, bench pi inteUigibili

per

il

volgo asiatico ed africano, essa acquist


irresistibile,

fin

dal suo

nascere una forza


toria e gett lo

che

le

assicur una facile vit-

sgomento

nella chiesa cristiana.


esausti, infuse

credenza risollev, rigener popoH in vecchi organismi, cre un'ammirevole


un'era nuova

La nuova nuova vita


ed
inizi

civilt,

nella storia dell'Asia e dell'Africa.

Ma
bili

di taU considerazioni

non potevano essere

suscetti-

queUi che dovevano e volevano combattere l'Islam; e


sentimenti dei Cristiani

dai loro vivissimi pregiudizi passionali lecito intuire quali

debbano sempre mai essere


riguardo
s
all'

stati

Islam, e

come

la

natura dei rapporti, corsi per

lungo tempo

tra Cristiani e
le

pedito ad

ambedue

Musulmani, abbia sempre imparti un giudizio calmo ed equanime.


fedi,

Fra

seguaci delle due

per

la

durata stessa e per

l'

in-

tensit del conflitto,

un sentimento solo perpetuamente preun senso


di ribrezzo e di

valso, quello cio di

avversione pro-

fonda, di un odio divenuto oramai quasi ingenito per tradi-

zione secolare, e che, anche oggi, stato riacceso pi volte


dalle

penose vicende interne dell'impero ottomano. Cristiani e Musulmani hanno vissuto per secoli e vivono
la

ancora oggid con


proci, creati dalla

mente oifuscata da pregiudizi


dall' intensit delle

reci-

memoria

dei danni sofferti, dalla sete di

vendetta e di rivincita e
in

passioni religiose.

continuo contatto per ragioni geografiche, poliBench tiche e commerciali, l'odio reciproco stato sempre talmente
profondo, che nessuna delle due parti ha mai voluto discen-


ed a farne soggetto

34

Ognuna
delle

dere a prendere in benevola considerazione la fede dell'altra


di studio sereno.

due parti com-

sempre

partita dal concetto a priori che l'altra fosse in

pleto, voluto, errore, e

che non fosse quindi

di

alcuna con-

siderazione.

Fu merito

speciale dell'indirizzo scientifico del


si

secolo XIX, se una ristretta classe di colte persone

pose

a studiare imparzialmente

il
i

nemico secolare: e
quali rivolgono
il

il

sempre crescente
e
il

di coloro,

loro

numero tempo
che
la

loro

inggno a questi

studi,

un indizio

sicuro,
l'

generazione odierna ha finalmente compreso tutta


tanza del vastissimo argomento.

impor-

Sarebbe uno studio non scevro


ciando nella letteratura europea
le

d' utilit

l'andare rintrac-

varie fasi dell'opinione pubi

blica cristiana nel giudizio sull'Islam ed

Musulmani,

dal-

l'apparire della

nuova fede

fino ai

giorni nostri. Purtroppo

ragioni di spazio ci vietano di tentare una siffatta ricerca con

l'ampiezza degna di un tale argomento; onde

ci

limiteremo

soltanto a spigolare qualche appunto tratto dalle opere che

intendono

offrire

un'esposizione critica delle dottrine e delle


altri
scritti,

vicende storiche dei Musulmani. Degli


terari e storici,

let-

che alludono solo incidentalmente

Musulin

mani, impossibile dare un saggio senza perderci

una

digressione soverchiamente lunga. Baster rammentare che

Dante pone Maometto


i

nell'

inferno nella

nona bolgia
31, 62), e

tra

seminatori

di

discordie

(Inf.

XXVIII,
. .

che a

Maometto pare
le vesti del
al

alluda anche nel Purg.

XXXII,
.

131, sotto

Draco, perch Maometto


.

tolse molti popoli

Cristianesimo

Sia anche detto di volo che in tutta la letteratura cavalleresca, alla quale gi
celebri

accennammo,
e

e specialmente nei

poemi

del Boiardo

dell'Ariosto,

bench

si

riveli

una

straordinaria ignoranza delle dottrine islamiche,

non

si

pu dire regni sempre uno spirito di completa e cieca av-;versione per i Musulmani quei poeti, pur condannando la;
:


dottrina, ci ritraggono
di

35

molto
fra
i

belle, fiere e nobili figure tanto

uomini che

di

donne

Saraceni di Spagna e d'Asia, e


quelli

molti eroi cristiani

poco o nulla differiscono da


dallo
spirito orientale

musul-

mani
viene,

in valore militare e in nobilt di sentimenti. Ci pro-

come

si

disse,

di

cui

im-

bevuta tutta quella letteratura, specialmente


le

in ci

che tocca

sue parti favolose, nelle avventure

di

maghi, d'incantesirni

e d'animali maravigliosi che ivi s'incontrano ad ogni pie sospinto. Alcuni tratti ed episodi dei

poemi cavallereschi semle

brano presi

tutti

d'un pezzo dalle produzioni di quel fecondo


tante

genio fantastico dell'Asia islamica, che gener fra


altre cose

anche

le

Mille ed ufia notte.


storica
i

Lasciamo
Crociate
:

altres in disparte la letteratura

delle

nessuno potr maravigliarsi se coloro


loro sangue per
il

quali verdi

sarono

il

riscatto della

tomba

Cristo
la

scrissero

con sentimenti

di

odio profondo contro

fede

nemica. Cos, per esempio, Guglielmo Arcivescovo di Tiro


nella sua celebre Historia

Gestarum,
e

scrisse di

Rerum in Partihus Transniarinis Mahumeth come primigenitus Sa, ecc.,

thanae qui se Prophetam a IDomino missum mentiendo

menzion

la

sua dottrina come

pestilens

Ma

egli

fu

presente alla lotta epica delle prime Crociate, e mor con


l'animo amareggiato dal dubbio e dal timore che tutte
vite preziose, tutte le
le

immense
ossa

fatiche, e le inenarrabili sofi

ferenze delle migliaia e migliaia di valorosi cristiani,

quali

avevan coperto con

le loro

le

pianure desolate dell'Asia


al

Minore
il

e della Siria,

non avessero assicurato

Cristianesimo

possesso finale e saldo della Terra Santa.

Dopo
e di

le

Crociate venne l'et d'oro delle repubbliche ma:

rittime italiane

pingui guadagni dei mercanti di Genova


il

Venezia nel loro commercio con

Levante sopirono per


l'odio cristiano contro

un certo tempo, ma non spensero per


l'Islam.

Ma

poi comparvero
si

Turchi, cadde Costantinopoli,

e tutta r

Europa

vide minacciata da un nuovo e terribile

nemico.
Il

36

terrore ispirato dall' Islam militante nei Balcani e


i

in Ungheria,
italiane

corsari africani e la rovina delle repubbliche

riaccesero pi

vivo che mai l'odio secolare. Cos

sorse una letteratura copiosissima che dalla fine del Quattro-

cento fino a tutto

il

Cinquecento tenne deste

le

profonde
errori

passioni religiose, divulgando menzogne, calunnie ed sul conto dei musulmani. Tale letteratura, anche se

voles-

simo darne solo un breve saggio,


assai

ci

fornirebbe una messe

di esempi ma a noi baster dire che, unita ignoranza della vera natura delle dottrine ad una profonda islamiche, essa rivela un profondo odio religioso, che vizia

abbondante

intimamente ogni giudizio.


saggio della letteratura islamica del xvi secolo citeremo un piccolo libro molto raro, che porta il titolo Opera chiamata confusione della setta Machometana, composta in lin-

Come

gua Spagnuola per Giovan Andrea gi Moro

et

Alfacq ni {s\c),

della citt di Sciativa hora per la divina bont Chistiano e Tradotta in italiano, per Domenico di Gaztelu, Sacerdote

segretario dell' Illustrissimo signor

Don Lope

de Soria, Im-

basciador Cesareo appresso la Illustrissima ^Signoria di VeIn Venetia per Bartholomeo detto l'Imperadore, netia

1545. L'autore, nativo di al-Sciatiba, in Spagna, educato nella fede musulmana e divenuto giureconsulto, fu convertito al

Cristianesimo dal marchese Adesora

(fol. 5),

venne

scelto dal re
tire
i

Fernando
Spagna,
in

e dalla regina Isabella per conver-

Mori

di

Granada ed

in

Aragona.

Per

isti-

gazione di

Mastro Martino Garcia, vescovo


di

di Barcellona,

con l'assistenza

vari prelati

spagnuoh e valendosi

della

sua conoscenza della letteratura araba, egh, com' era uso di cotesti Musulmani o ebrei convertiti, compose quest'opera

per raccogliere in essa

le

fabulose

fittioni, truffarle,

inganni,

bestialitadi, pazzie, bruttezze,

inconvenientie,
in passo, quali
i

impossibilit,
il

bugie e contradittioni,

di

passo

perverso e
la-

malvagio Macometo per ingannare

semphci popoli ha


sciate seminate ne
i

37

libri
(fol.

di

sua setta, e principalmente ne

l'Alcoran

.
.

ecc.

5,v.).

Citando un'opera

Azear

(= al-Siyar),

egli narra bre-

vemente
(per

la biografia del Profeta,

nella quale a ogni pie so:

spinto introduce malevoli apprezzamenti e non pochi errori

esempio Maometto nacque nel 620 e mor nel 683 dell' E. V.) descrive la sua lotta con i Correxisti (= Qurays),
:

Haximisti (=1 Hascimiti)


i3,r.),

Benitamini (=;

Tamim

!)

(fol.

la

sua fuga ad Almedina, chiamata per altro

nome
in

Tribric

{= Yathrib),
gli errori

e quindi le leggi

fondamentali
.

dell'Islam.

Tra

innocenti citeremo un gran rio


ossia
il

Damasco chiamato Adegele (:= al-Diglah, che traversa Baghdad e non Damasco!) (fol.
le

Tigri,

2 2,r.).

Fra
fatti,

invenzioni

malevoli,

ed

insidiose

esposizioni

di

citeremo
travisato

l'incidente
in

con la concubina cristiana Maryah, un adulterio commesso dal Profeta; e la

gente

si

scandaliz

grandemente, murmurando e dicendo


la

mille biasteme.

Da
(fol.
il

qual cosa Macometto


4
1

si

trov molto
di-

perso

ecc.

,r.-v.).

L'autore prende speciale

letto a descrivere

paradiso, ampliando le brevi menzioni


i

coraniche con

tutti

ricami sensuali delle scuole tradizioni-

stiche posteriori, e che

omettiamo per ovvie ragioni quando


:

per procede a criticare questo


beati, l'autore si

modo

di figurarsi

il

luogo dei

compiace

di rilevare

come

nel paradiso

mu-

sulmano non

si

faccia

menzione delle donne.


con
le
(il

Se

li

huomini
prende-

havranno vergini
ranno piacere
delle
. .
.

caste,

quali

goderanno

similmente

Corano) dovria far mention

donne

e donargli de quelli

paggi perpetui per pigliar


gloria

piacere con esse, e quelli con esse donne havriano


eterna!
Infine,
(fol.

53,r.).
li

citando un libro che


il

Mori chiamarono
altri

libro

de

li

Re,

quale libro non lassano leggere ad


,

che

li

homini vecchi

pretende dare un riassunto della storia museguenti parole


:

sulmana con

le

Eccetto Ubezar

(= abu

Bakr) et

38

di

Homar
di

(=: 'Umar),

soceri
.

Maometto,

li

quali

morsero

zandosi l'un altro.


il

tutto il resto morsero amazprimo che morse fu Horzmen (= 'Uthmn) quale fece amazzar Ali per esse Re, et Ali anchor morse,
Il

sua propria morte..

facendolo amazzar un che si chiamava Moagua (:= Mu'wiyah). Vaya Moagua (==: Yazid) amazz il figliolo di Ali che si chiamava Abowym (= Husayn), e questo similmente fu amazzato por un altro, e cos
infino a trenta Alcalife
li

altri

da

l'altri

successivamente,

(fol,

69,v.-7o,r.).

pi avanti

Macometto ...

fu pieno di

tutto,

di su-

perbia, vanit et vanagloria, pieno di lussuria,


crudele,

vindicativo

vacuo d'ogni virt


perch tutto

e charit,

molto discosto et apvitij,

partato de misericordia e piet, pieno di


castit,
il

ed vodo di

suo studio e pensiero non era altro


li

che amazzare, robare,

far vendetta, e cacciar

huomini dalle

lor case et hereditati, ville et cittadi,

desiando esse fatto gran

signore in questo mondo, infino che conquist tutto quello

che desiderava.

cos

come

lui era,

furono

li

suoi discipoli

dopo

esso, pieni di superbia, vanit et vanagloria,


(fol.

crudeli

avari e vendicativi

70, v.).
s'

Tale era
la storia!

lo spirito

con cui allora

intendeva scrivere

Di particolare

rilievo

per noi la genesi della


i

lette-

ratura scientifica sull'Islam,

primi albori della quale rimonai

tano ad un'et forse di poco anteriore


colo.
le

primi del xvii sedi

Essa nacque non gi da un desiderio

conoscere meglio

vere dottrine di

Maometto
gli

l'odio era

ancor troppo vivo

per dare adito ad una curiosit imparziale,

ma per conoscere

meglio l'ambiente e
rivelata. Si ritenne,

uomini

fra

quali la Bibbia era stata

giustamente, che una conoscenza appro-

fondita degli Arabi, e delle loro

usanze potesse dar lume

su molti problemi del Vecchio e del

Nuovo Testamento.
il

In

questo ramo di ricerche

ai

protestanti fu riservato

merito di

creare la scienza islamica.


Uno
gi su
ranti,

39

non

dei pi antichi lavori che trattano dell'Islam,

informazioni orali ed incomplete di mercanti ignosu notizie date da fonti orientali, quello celebre

ma

di J.

zione 1660), che rimase fra


la

H. Hottinger {Historia Orientalis, Zurigo, 1651, 2* edii dotti d'Europa per lungo tempo
principale
di

fonte

molte notizie sull'Islam. Perfino

il

Wstenfeld, nel 1830, scrivendo sui dottori e scienziati arabi,


cita

sovente

le

opere

di quell'antico orientalista; ci

d una

idea di quanto poco avessero progredito gli studi orientali,


nei

due

secoli

che scorsero fra

il

Hottinger e

la

met del
per
lo

secolo XIX.

La
spirito

lettura del Hottinger ci colpisce sovrattutto

che pervadeva

dotti del

tempo. La ragione dei suoi

studi

come

si

disse, la

speranza di arrivare, per mezzo delle

fonti orientali,

ad una conoscenza pi completa della Bib-

bia

orientalismo d'una grande parte della quale riusciva

assai oscuro a quei dotti che

non erano contenti

di leggere

nel testo sacro la sola narrazione degli episodi personali delle

grandi figure di Israele.

Nell'opera del Hottinger ascondonsi per

anche

altri

due motivi, che


tolici

ai

giorni nostri appaiono


il

ben

singolari. I cat-

romani, nelle controversie con

protestantesimo, valen-

dosi di ogni immaginabile argomento per condannare l'odiata


eresia,

erano arrivati a paragonare

il

protestantesimo alla
Il

religione

musulmana, quasich fosse

della stessa natura.

Hottinger,

come devoto

protestante, voleva ribattere questa


il

strana accusa, e ritorcendo


i

medesimo ragionamento contro


gli

cattolici,
il

dedica tutto un capitolo della sua Historia Orien-

talis,

VI, a dimostrare che

argomenti del Bellarmino

in difesa della

Chiesa cattolica erano copiati dalla dogmatesi

tica

musulmana:
l'

non priva

di

fondamento quando
tutta la scolastica

si

consideri
(ibn

influenza avuta dagli scritti filosofici di

Averro
me-

Rusd) su Tommaso d'Aquino e

dioevale.


La medesima passione
anche
nell'altro
il

il

religiosa rivelasi manifestamente

ed ultimo motivo che spinse


:

Hottinger a

comporre
futare
il

suo libro
<^

vale a dire nel bisogno sentito di conperfidiae

Corano

in

oppugnationem Mahometanae
il

et Turcici regni.

Ecco

terrore dell'idra turca che riapsi

pare anche nella letteratura scientifica:


respingere
confutare
gli Asiatici
le

tratta

non

solo di
di

con

la forza delle armi,

ma
il

anche

loro perniciose e perfide dottrine.

Tale

la forza di

questo sentimento che

Hottinger

preso ogni tanto nel corso della sua esposizione, da scrupoli e cerca di giustificare e spiegare,

perch studia un argo-

mento che per


di

la

maggior parte dei suoi colleghi era privo


le volte

ogni attrattiva e pieno di cose assurde. Tutte

che

egli si

vede specialmente costretto a dire del bene


si

di

Maole

metto o dei suoi seguaci,


possibili

affretta a

premunirsi contro

accuse di simpatia, aggiungendo una serie d'in-

giurie. Egli

non

cita

mai

il

nome

del
:

falso

Profeta senza

unire espressioni del genere di queste

ad cujus profecto
!

mentionem inhorrescere nobis debet animus


in

(cfr.

Dr. C.

Snouck llurgronje. Une nouvelle biographie de Mohammed, Revue de Vhistoire des rellgions, Paris, 1894, pag. 3) ('). Pochi anni dopo anche nel campo cattolico comparvero studiosi dell'Islam, e usc a Padova (nel 1698) la celebre
opera del dotto abbate
IVIarracci

Alcorani Textus universus


refutationetn Alco-

a cui era premesso un

Prodromus ad
nella

rani

e poi

una discussione,

quale Sectae Mahu-

(') A questo studio magistrale dell' insigne arabista olandese debbo molte note delle presenti pagine. Lo Snouck Hurgronje uno dei primi, se non il primo, degli orientalisti europei, il quale abbia di-

mostrato

come

nei concetti religiosi di

Maometto

vi sia tutto

un prola

cesso di evoluzione e
del

come

l'

Islam moderno non

sia

propriamente

creazione di Maometto,
Profetta

ma

bens un sistema religioso nato dalle dottrine

grandi e profonde modificazioni allo stesso

meccano. Ci vale a dire che nell'Islam si avverarono modo che accadde nel Cristianesimo. L'Islam di Maometto e l'Islam moderno sono quasi altret-


meticae
falsitas
.

41

ostenditur et Christianae religionis veritas

comprobatur
ispirava

Quindi gi nel solo


gli

titolo

vediamo

lo spirito ostile

che

studiosi di cose orientali.

In questa opera trotutt'altro

viamo molta dottrina ed una conoscenza


perficiale dell'
di fatto

che su-

argomento,

ma

vi

troviamo anche molti errori


argomenti, generate da
in

ed innumerevoli

fallacie di

una cieca passione che


Marracci

tutto

vede

peggio e tutto cerca

di desecrare e vilipendere.
Il
si

maraviglia che tanti abbiano scritto contro

le

varie sette cristiane

Orthodoxae Religioni oppositas...


eius

(I,

mentre

contra

Mahumetum, impiamque

legem tam
i).

pauci, ac

tam parce calamo decertaverint


conto di

Quindi

l'opera del Marracci precipuamente di carattere polemico,


e,

non mette quasi nemmeno

il

dirlo,
si
i

anche diffama-

tore. Egli

acconsente per che in Europa

conosceva tanto
Cristiani in occi-

poco
dente

il

Profeta arabo e la sua fede, che

si

esporrebbero

al ridicolo, se

mostrassero agli Arabi

quello che sapevano e credevano sul conto della loro fede


(I,

g).

Non

pertanto nel corso della sua biografia di Maotutti gli

metto egli raccoglie


grafi pi

assurdi prodigi narrati dai biosi

moderni del Profeta, e

diletta a porli in

evidenza e

confutarli

come esempio

dello spirito d'


(I,

inganno sistematico,
:

che pervade tutto l'Islam

io e segg.)

insiste sul fatto

che

prima della missione


gli
altri

egli

era un adoratore di idoli


{I,

come

suoi consanguinei

i6 e segg.);

ma

poi omette

segnamenti
dossa ed

tanto remoti l'uno dall'altro, quanto sono le dottrine, l'esempio e gl'indi Cristo dalle molte, se non tutte, le religioni che oggi

chiamansi cristiane.

Ed

alludo qui in particolar

modo

alla

Chiesa orto-

alle sette cristiane in Asia,

bench

si

possa dire lo stesso anche

per alcune forme meridionali del Cattolicesimo. Il concetto evolutivo, si abilmente e dottamente dimostrato dallo Snouck Hurgronje, perci quello che ha ispirato tutte le nostre ricerche. Ai lettori ricordiamo anche il bellissimo lavoro del nostro emerito D'Ancona sulle leggende

di

Maometto

nei

Medio Evo

e nella letteratura italiana.

^ 42
qualsiasi
noteista.

cenno del come e perch Maometto divenisse moPer il Marracci l'Islam un'infamia e un errore

quanto

il

paganesimo precedente.
fatta la

Dopo

sua biografia in

modo abbastanza
valersi,
il

corretto,
si

viste le scarse fonti di cui egli

poteva

Marracci

abbandona

nella fine della biografia ai

suoi sentimenti di pro-

fonda avversione, recitando


dilunga a dimostrare

la ridicola

leggenda che

il

cada(I,

vere abbandonato del Profeta venisse divorato dai cani


e
si
(I,

30)

31-32) che

Maometto

null'altro era

che un malvagio impostore, crudele, vendicativo e sensuale. Passando poi a discutere il contenuto del Corano, sostiene
che Maometto componesse
di
il

testo sacro dell'Islam


(I,

con

l'aiuto

un Cristiano o
tesi

di

un Ebreo

35-42), e
il

per dimostrare
senso di alcuni

questa

riesce a contorcere abilmente


il

versetti quranici e

contenuto di molte tradizioni apocrife,

che,

quando

gli

torna comodo, egU ritiene genuine.


il

Nello stesso anno (1698) in cui


la

Marracci pubblicava
la

sua opera,
del

veniva
Dr.

alla

luce

in

Amsterdam
composta

Vte de
senti-

Mahomet
menti

Prideaux,

opera

con

queUi del suo collega italiano, vale a dire che deisti ed la biografia era offerta: agl'increduli, agli atei, ai potevano ai libertini come uno specchio nel quale essi
simili a

veder

riflessa la

propria immagine.
al

Quando arriviamo
alfine

principio del xviii secolo,

vediamo
primi

spuntare i siamo piacevolmente maravigliati e

primi albori dello spirito scientifico


di trovare

moderno,
nei

anni di questo secolo l'eccellente trattato del dotto olandese

H. Reland, professore a Utrecht: De religione Mohamme2*^ ediz., 171 1). In questo dica, libri duo (Utrecht, 1704, eccellente libretto noi siamo veramente sorpresi di trovare
chiaramente enunciati quei medesimi principi, ai quaU si informano gU studi della generazione presente. Nella lunga prefazione, ancor oggi degna di studio, il Reland si accinge

mosso

da una passione sincera per

la verit e

da un sen-


timento di equit storica
imparziale dell'Islam.
tello P.

43

tracciare

un quadro fedele

possibile, egli
il

domanda

a suo fra-

Reland,

al

quale dedica

trattato,

che una religione

cos assurda,
stiani,

come sarebbe

l'Islam descritto dagli autori cri?

abbia potuto trovare milioni di seguaci

Non

forse

la religione

musulmana calunniata

e sfigurata dai cristiani,

come

le dottrine

ebraiche e cristiane lo furono dai pagani, e

quelle protestanti dai cattolici?


:

Nessuna

religione

pu essere
abri-

descritta dagli avversari Homines

sumus et erroribus obnoxii,


Difendendosi poi

qui ah niotihus animi, praecipue q^tuni de sacris agihir,

pimur saepenumero
dall'accusa di aver

ultra

quam

oporteti .
l'

simpatie per

Islam egli giustamente

afferma che nessuna religione stata pi calunniata di quella

musulmana,
revole, che le

non

esita a ricordare

che

in Oriente, fra

Turchi, la condotta dei Cristiani era stata sempre tanto deplo-

menzogne

e le frodi dei Cristiani vi erano pas-

sate in

proverbio.
:

Un

il

turco accusato di mentire o frodare


forse per

suole rispondere

Mi prendi

un

cristiano

Ma nemmeno
in guardia
i

Reland poteva

del
si

tutto

emanciparsi
mettere

dallo spirito dei suoi tempi, e perci


lettori

affretta a

da un'erronea interpretazione delle sue


far l'apologia dell' Islamismo,

parole

egli

riabilitare

non vuole Maometto


;

non vuol

egli
).

anzi dichiara di esecrare quella

fede (
scere

quam

obsecror

Il

suo unico intento di far cono-

le

cose quali sono realmente.


le

Se

ci

nondimeno

la

gente vuol preferire

favole assurde sui Turchi, lo faccia


l'

pure

il

Reland mestamente aggiunge che


:

esperienza gli
opi-

ha insegnato

mundum

decipi velie et praeconceptis

fiionibus regi.

Queste parole profonde del Reland ebbero una novella

conferma pochi anni dopo, nella pubblicazione del conte


Boulainvilliers {Vie de

di

Mahomet, Londres,

1730),
si

opera

sin-

golare, rimasta incompiuta,


le passioni del

ma

nella quale

rispecchiano
spi-

tempo. In Europa incominciava allora a


rare quello spirito

44

che doveva porbizzarra

nuovo ed
delle

anticlericale,

tare alla Rivoluzione francese; e quella Boulainvilliers,

mente

di

imbevuta

nuove tendenze
combattere

anti-cattoliche,

cred trovare nel fondatore dell'Islam, e nelle dottrine da


lui diffuse,

un mezzo

efficace per

la

Chiesa e
e

il

Cristianesimo.

Maometto

ritratto

come un

saggio,

la

sua religione giudicata come superiore, sotto molti


al

rispetti,

Cristianesimo.
L'autore, che ignorava l'arabo, e prendeva le sue infor-

mazioni di seconda mano, rivela


dell'opera sua

il

vero scopo tendenzioso

quando parla

delle istruzioni date

da Maometto

ad uno dei suoi generali


villiers esulta,

al

momento
in rilievo

di partire. Il Boulain-

quando pone

come Maometto

or-

dinasse di rispettare la devozione degli eremiti e dei

frati,

ma

coidamnait avec la derncre rigueur toni clergc sadier

la mort o V abjuration formelle de sa religion et de son


culle. In altre parole apparisce che per l'autore francese lo

studio di IMaometto e dell' Islam non aveva uno scopo a s,

ma

era un mezzo originale escogitato da un polemista per


la

combattere e vilipendere
storico

Chiesa cattolica. Nessun valore

ha quindi l'opera

dello scrittore francese, giustamente


anticle-

definita dallo
ricale.

Snouck Hurgronje come un romanzo

Gli errori ed

preconcetti tendenziosi di questo bell'oriil

ginale indussero un orientalista,

Gagnier, nella sua Vie de

Mahomet, a correggere

tanti spropositi,

descrivendo

il

Profeta

d'Arabia come risultava a

lui dalle fonti di cui

disponeva,

sopra tutto Abulfeda. Purtroppo


il

la

pretesa imparzialit che

Gagnier volle arrogarsi

ci

appare vana, quando noi leggiamo

nella Prefazione che egli considera


lerato fra tutti gli uomini, e
il

Maometto come

il

pi scel-

pi mortale nemico di Dio.

Egli inorridito dalla pubblicazione del Boulainvilliers e la

vorrebbe condannata
della

al fuoco,

perch teme

gli effetti nefasti

medesima

sulla coscienza religiosa dei suoi

contempo-

45

ranei.
cetti

Tanto erano ancora ottenebrati da scrupoli e preconreligiosi perfino gli spiriti scientifici del tempo
il

Dopo
figura
il

Gagnier abbiamo una lunga lacuna nella quale


;

nome

solitario del Sale, di nazionalit inglese, tra-

duttore e commentatore del

Corano. In

lui

viene, per la

prima
spirito

volta,

debolmente

alla luce la
il

tendenza imparziale dello

moderno;

ma

neppure

Sale riesce ad emanciparsi

interamente dai preconcetti che allora

dominavano
non
si

assoluti.

Per

lui e

per molti

altri,

quali pur tuttavia

preoccupa-

vano

affatto della difesa del Cristianesimo,

il

Profeta d'Arabia

creduto

un volgare impostore.
scrisse
il

Con questo animo

Voltaire la sua tragedia,


indirizzo

Mahomet ou

le

fanatisme, prendendo quindi un

diametralmente contrario a quello del Boulainvilliers, e facendo anche di Maometto un bersagho per il suo odio
antireligioso ed anticlericale. Degli errori voluti e
luti del

non voconto di
conto di

grande

scrittore

francese,

non mette
di preciso
di

il

parlare,

dacch egli nulla sapeva


e s valse di questo
le

sul

Maometto,

come

un mezzo qualunque
parlando della

per diffondere

sue idee in materia religiosa. Nella sua


Prussia (20 gennaio
1742),

lettera al re di

sua tragedia, ammette di non aver creato un figura storica, ma di essere stato mosso dall'amore del genere umano ei Vhorreur du fanatisme (cfr. Snouck Hurgronje, 1. e, 7). Quindi gli scritti di Voltaire su Maometto sono episodi e do-

cumenti circa
zione francese,
listica

lo stato degli

animi

alla vigilia della

Rivolu-

ma non

fanno parte della letteratura orientascientifici.

avente veri scopi


secolo e pi
farsi

Solo un
noi vediamo
critico,

dopo
di

la

pubblicazione del Gagnier


il

realmente strada

vero senso storico,


religiosi

giusto e

scevro

preconcetti

di

ten-

denze politiche contemporanee. Nel nuovo

indirizzo la Ger-

mania apre

la via,

con l'opera del Weil [Mohanwted der

Prophet, sein Lehen

und

seine Lehre, Stuttgart,

843), bio-

grafia nella quale


si

46

Weil

il

viene ad un giudizio decisamente favoIl

revole

al

Profeta d'Arabia.

primo che abbia

inaugurato il nuovo sistema di ricerche storiche e critiche suir Islam con un sentimento di perfetta imparziaht; ed anche se il suo lavoro ora assai antiquato e deficiente, perch
l'autore
zione,

aveva solo poche


la

non buone

fonti a

sua disposiil

pure

sua biografia ha e conserver sempre

pregio

particolare d'essere stato l'araldo di un'era nuova.

Sulle

orme

del

Weil

scrisse

anche

il

chiaro orientalista

francese Caussin de Perceval, la cui celebre opera {Essai sur


Vhistoirc
rt'rj-ylra/^^J',

Paris, 1847- 1848, 3

hbro che

si

pu

leggere certo con molto diletto, se

voL) ancora oggi un non sempre

con

profitto. Egli si astiene in

genere dal formulare giudizi

e si contenta di tradurre e coordinare insieme le tradizioni

musulmane; ma

tutto

il

lavoro improntato ad uno spirito


stile

d'imparziale benevolenza. Questa, unita ad uno

vivace,
lettura

pieno di grazia e di colorito, rende


amenissima, che
fa volentieri

il

suo libro di

una

dimenticare gli errori storici do-

vuti alla imperfetta conoscenza che delle fonti

aveva

l'autore.

Nella prefazione dove riassume


egli

il

suo giudizio su Maometto,

chiama ingiusta l'accusa d'impostura lanciata contro il Profeta, e sostiene che in lui si deve ricercare l'onesta persuasione d'essere stato chiamato da un potere soprannaturale a salvare dall'errore ed a rigenerare la nazione, alla quale
egli apparteneva.

Non mette
giato
tutta

il

conto di prendere in esame particolareg-

la letteratura islamica fiorita con sorprendente

rigoglio

dai tempi

del

Caussin de Perceval in poi: non

possiamo

fare la storia della letteratura orientaUstica,

nem-

per la biografia del Profeta, che fu ampiamente discussa, studiata e illustrata dal Muir e dallo Sprenger. Solo

meno

dobbiamo
testa

dire che la

Germania

si

sempre mantenuta
lasciandosi

alla

del

nuovo

indirizzo

scientifico,

dietro

grande distanza

le altre nazioni.

47

In poco pi di mezzo secolo sorta una letteratura tanto

copiosa sull'Islam e sul suo fondatore, che con questa sola


si

potrebbe formare una bella biblioteca. In essa

vi

son molti

lavori

che valgono poco o nulla


alcuni
inglesi,
;

non mancano nemmeno


media segna un continuo
una vera scienza islamica

quelli, in ispecie

che rispecchiano tempi e


la

pregiudizi oramai scomparsi


e sicuro progresso.

ma

Oramai

esiste

posata su basi onestamente obbiettive, e che noi dobbiamo


considerare

come

un'altra

preziosa conquista dello spirito

scientifico e dell'ingegno

germanico.
il

Non
del

privo d' importanza

notare

come

l'

esame

critico

fenomeno islamico abbia progredito


gli studiosi

di pari passo
:

con

lo studio scientifico delle origini del

Cristianesimo

in

am-

bedue queste ricerche,


onore
di

moderni hanno messo una


le quali

cura coscienziosa e un'imparzialit scrupolosa,

fanno

al tempo nostro. Nello studio delle religioni il soggetto massimo rilievo sempre il Cristianesimo, con le sue
il

branche estendentisi attraverso


storia dell'Asia
;

giudaismo sino

alla preiil

ma

l'

Islam tiene indubbiamente


indiretto del Cristianesimo.

secondo
scienza

posto

come prodotto
fra le

La

ha spento,

persone

colte, quello spirito fanatico

che

fu

un tempo l'anima

delle guerre religiose; sicch nelle ricerche

storiche moderne, lungi

dal mirare alla distruzione o alla

derisione di altissimi ideali religiosi e morali, lo spirito analitico

della nostra generazione

ha voluto anzi affermare

la

natura inaccessibile del Vero Supremo, sceverando da esso


tutti gli

elementi tradizionali, aleatori,


di

prodotti delle esiil

genze morali o politiche


cetto

tempi passati, e ponendo

Con-

Supremo

su basi pi conformi allo spirito scientifico

moderno.

Lo

studio dell'Islam offre attrattive speciali, perch la

sola fede, la quale

possegga molti documenti autentici sul

suo fondatore

esso sparge perci indirettamente molta luce

sul nascere di tutte le religioni in generale, e

pu

in

un certo

modo
secoli

48

bench quello
sia di sei

servire per analogia, a

comprendere anche alcuni punti

oscuri del Cristianesimo primitivo,

ad esso posteriore.

fra

Tanto Cristo che Maometto predicarono una fede nuova gente ignorante e ostile ad ogni novit, offendendo tradanneggiando grandi
il

dizioni antiche e venerate,

interessi

morali

materiah

ambedue aprirono

cammino ad una

rivoluzione mondiale.
tiche, nelle quali
il

Ambedue
la vita e la

predicarono fra razze semimissione di Ges sono av-

sentimento religioso pi potente che

in altre.

Mentre per

volte in grandi tenebre,

dai Vangeli molto imperfettamente


Maometto
stata traman-

diradate

la carriera profetica di

data ai posteri involuta tra un cumulo di tradizioni, solo in parte

grande pregio come documenti umani. Per lo storico moderno Maometto non pi il primogenito di Satana; non pi colui il quale ha ingannato gli uomini
autentiche,

ma

tutte di

per popolare maggiormente


l'impostore che
si

gli orrori dell'inferno;

deve confutare: egU


il

non pi un fenomeno invece


reli-

umano
gioso,
il

del pi alto rilievo,

fondatore di un sistema
la

quale,

dopo

il

Cristianesimo, ha generato

pi vasta

rivoluzione morale e politica che conti la storia dell' umanit.

La
di tale

scienza

moderna si prefssa di scoprire le ragioni immenso commovimento di popoli, di tale rimescolo


di uomini, di tradizioni

profondo

di

civilt

vetuste;

da

tale aspirazione nata

una copiosa

letteratura

scientifica.

vSorta in questi ultimi anni, la novella scienza

ha sottoposto

ogni aspetto dell'Islam ad un'analisi minuziosa, animata dallo stesso spirito indagatore, sicuro e scevro di preconcetti, con
il

quale la scuola moderna ha fatto

le

maggiori scoperte

nel campo delle scienze naturali. L'ultimo ventennio del secolo XIX ha visto a questo riguardo i progressi pi lusinghieri:

mentre
il

primi

libri

su questo soggetto risentivano


le

ancora

retaggio sentimentale del vecchio conflitto fra

due

fedi.


La
blema
avesse
tesi antica era di
i

49

il

mostrare come Maometto, impostore,


suoi contemporanei. Pi tardi

riuscisse a mistificare

prosi

fu posto diversamente:
si

prima

di giudicare

l'uomo

volle sapere chi fosse,


fatto,
si

volle

comprendere bene che cosa esaminare il bene e il male delle sue


volle

dottrine e da questo trarre le conclusioni per giudicare l'opera

Che cosa avvenne intorno a lui? Perch l'eco della sua voce scosse im popolo dal letargo secolare, e lo spinse alla conquista del mondo? Il preconcetto di impostura fu abbandonato, constatando come non fosse possibile
del fondatore.
tacciare di subdola
la faccia del

una credenza,

la

quale aveva sconvolto

mondo. Si

sent che le dottrine del Profeta ave-

vano
la

fatto vibrare

ima corda profonda

del cuore

umano,

facevano vibrare ancora intensamente anche tredici secoli


la

dopo che

voce del Profeta

si

era acchetata nella morte.

Il

Carlyle, che

non era un

orientalista,

ma

aveva

il

senso pro-

fondo della storia e della religione, ha mirabilmente svolto


questo concetto, rappresentando Maometto qual tipo dell'Eroe profeta.

Mettendo per come base


sona di Maometto,
artificialmente
si

di siffatte ricerche la sola perin errore


:

cadeva egualmente

era creare

un ostacolo

alla ricerca del vero.


i

istintivo

negli uomini di personificare


risalire

fatti storici,

vale a dire di far

sempre ad un uomo
altri

l'origine di ogni

sconvolgimento,
:

trascurando tanti

elementi pi importanti

le

condizioni

cio della societ nella quale l'uomo pot spiegare l'attivit

sua; e le condizioni quindi, nelle quali questa


dific

societ

mo-

ed ampli, per lenta evoluzione,


r

primi insegnamenti

del maestro.

Non

uomo

solo,

ma

tutta

la

societ
i

nel

suo com:

plesso di virt e di

difetti,

produsse

grandi avvenimenti

non possiamo separare


esistenza di un

lo studio

dell'uomo da quello della


la

societ, nella quale egli oper.

Voler dimostrare che


coltura, in

breve

uomo

di

poca o niuna

un ambiente


rozzo e primitivo,
potesse essere
la

50

Medina
nel vii secolo,

come

era quello di

causa primaria e principale d'una rivoluzione


tesi

mondiale,
risultare

una

che deve

di necessit trarre in errore e

ben

difficile

a dimostrare. Tesi tanto ardua invero,


supplire con l'imma-

che quanti
ginazione

vi si accinsero dovettero

dove

le

ragioni e

fatti

facevan

difetto.

Gli errori
la quale

commessi hanno
si

fatto sorgere

una nuova scuola,


un in

non

prefisse tesi alcuna,

non

volle dimostrar nulla,


li

ma

cerc,
li

studi e raccolse notizie e documenti,

gruppi,

paragon

fra

loro e mir

soltanto

ad appurare

quello che era vero e quello che era falso.

Da questo paziente
il

lavorio nacque da per s la luce, e cominci ad albeggiare

vero

fra le

dubbiose ombre delle tradizioni

false e dei pre-

concetti antichi. Oggid possiamo dire con sicurezza che gli

studi storici sull'Islam

si

trovano avviati per quel cammino,


:

che mena

alla

scoperta del vero

v'

ancora molta strada da

fare, vi sono lacune importanti da colmare,

ma

la

grande

tela storica fissata su basi sicure, e gi si

comincia a intrav-

vedere r unico e genuino aspetto delle origini dell'Islam. Il presente lavoro mira soltanto ad apportare anche il suo modesto contributo alla grande ricerca, col particolare intento di

provocare e diffondere tra gh studiosi di media cultura, specialmente in Italia, il vivo e fecondo interessamento per
i

vasti e suggestivi

problemi

di

storia religiosa orientale.

II.

essiccamento della terra. Sguardo sintetico sulle grandi emigrazioni dei popoli semitici in rapporto all'Arabia preislamica. L'Arabia antica e sue principali vicende storiche.

L'Arabia preistorica e

l'

[Condizioni geografiche della penisola

arabica).

La

grande pensola chiamata Arabia,


messi insieme

la superficie della
pii

quale

eguaglia quella dei quattro Stati europei


('),

occidentali

per vari suoi aspetti, una delle regioni


le

pi singolari del mondo, tanto per


fiche,

sue condizioni geogra-

quanto per

la storia e la
,

natura dei suoi abitanti.

L'Arabia che

dopo

l'India, la pi

grande
di

delle peni-

sole del continente asiatico,

ha
:

la

forma

un rozzo

paralobli-

lelogramma quasi rettangolare

essendo per disposta


il

quamente
g-olo, l

rispetto al meridiano di longitudine,

suo punto

pi settentrionale formato da uno degli angoli del rettan-

dove esso penetra, come un cuneo, entro


Essa
di

il

continente
:

asiatico.

conformazione relativamente semplice

(')

La lunghezza

della costa

Araba

nel

Mar Rosso

calcolata dal
;

Palgrave a circa 1300 miglia inglesi, pari a quasi 2000 chilometri

la

lunghezza della costa prospiciente sull'oceano Indiano quasi altrettanto.

Includendo ora
la

in Arabia,

continuazione triangolare del


al

perch etnicamente e geograficamente araba, deserto centrale arabico, limitata a

oriente dall' Eufrate fino e dal distretto di

nord

di

Damasco

fino a Palmira,

Deyr, ad occidente dalla Palestina abbiamo un paese con una

superficie pari a circa 1,800,000 chilometri quadrati.


dalle

52

si

cio un vasto altipiano massiccio che

eleva rapidamente
i

acque del Mar Rosso


si

in

modo che

tutti

suoi punti pi

elevati

trovano disposti sopra una stessa linea entro una


il Mar Rosso lungo le come un paese assai montuoso: ma

sola zona a breve distanza dalla costa occidentale.

Vista perci da chi naviga per

sue rive, l'Arabia appare


un'illusione.

Chi s'interna fra

le valli

aperte sul mare, a

non breve distanza


sersi

dalla costa scopre che quei

monti sono

soltanto le scarpate di

un immenso
dal

tavoliere, che,

dopo

es-

elevato rapidamente

fianco

occidentale,

scende

verso oriente con pendio dolce, lungo e continuo, fino alla


valle Tigro-Eufi-atica e alle rive del Golfo Persico.

eccezioni; ossia dal

Questa disposizione generale modificata da due sole gruppo montuoso che si aderge nella
i

estrema punta orientale, con


l'altro

ripidi

monti

dell'

Oman

e dal-

a settentrione dove le pianure arabiche, conservando


livello piuttosto elevato, si

ancora un

confondono con

le re-

gioni arabiche della Palestina, della Siria e d'una parte della

Mesopotamia.

tra cui la catena


trione,

il

queste modificazioni parziali e poche altre, montuosa del Giabal Sciammr, nel settengruppo alpestre nel cuore della Jemmah, non

Ma

alterano l'aspetto generale della penisola; la quale


circa assomigliarsi

pu

all'in-

ad un immenso cubo rettangolare

di roccia,

un
nel

lato del quale, l'orientale, si sia sfaldato

e sprofondato
l'

suolo fino a toccare

il

livello

del

mare con

estremo

lembo

della sua faccia superiore.

Tale immenso paese possiede ben pi che 5500 chilometri d costa,

ma

tanta

l'

infelice configurazione, s

povera
mare,
dob-

dessa d porti naturali e di sicuri punti d

approdo, che agli


di

scarsi abitanti reso assai difficile,

anche per via


esteriore.

ogni rapporto commerciale con

il

mondo
le

Non

biamo quindi meravigliarci

se

anche

nazioni

marittime

dell'Evo Medio e Moderno hanno sempre cercato di evitare le roccie perigliose della malfida costiera.

53

in-

Tranne
nanzi, e
le

il

porto di Aden, del quale discorreremo pi

due insenature del Golfo Persico (Mascat e Quweit)

nessun punto della costa arabica pu facilmente prestarsi


al

commercio mondiale
lati,

onde

il

mare accerchiante

la penidifficili

sola da tanti

invece di agevolare, ha reso assai

per lunghi secoli, e continua a rendere malagevoli anche


oggi,
tanti
i

contatti sociali e gli


il

scambi commerciali

tra gli abi-

ed

resto del

mondo.
il

Anche
fini

dalla parte continentale


storici,

triste squallore dei congli

ha messo, nei tempi


i

valida barriera fra

Arabi

ed

loro vicini;

quali,

abitando regioni ricche, prospere e


un'istintiva avversione,

civili,

hanno provato sempre come


di
le quali

ed un senso

vero terrore ad avventurarsi nelle aride e paul'Arabia


si

rose steppe, con

presenta

al

viaggiatore

da qualunque parte del suo confine


inospite e triste
null'altro

egli tenti di penetrarvi.

L'interno del paese per la massima parte anche pi


dei
confini.

L'Arabia dei tempi

storici

che un immenso deserto

di roccie e di sabbie, co;

sparso solo qua e l d'un po' di vegetazione


lido

paese squalterri-

ed inospite, senza fiumi, senza

prati,
il

senza alberi,
sole

bile a vedersi, orribile

ad

abitarsi,

dove

sembra ardere
cielo
ri-

con duplice fuoco, perch


sponde
il

al calore

fiammante del

riverbero abbarbagliante delle sabbie e delle roccie

infocate.

facile perci

intendere

come

l'Arabia,

bench posta

sul confine degli Stati pi antichi e pi civili dell'Asia

An-

teriore e dell'Africa
storici,

settentrionale,

sia

rimasta,

nei

tempi

quasi del tutto


orientale,

estranea alle vicende politiche del


i

mondo
se
il

onde

suoi abitanti

han continuato per

se-

coli a vivere alla loro antica

ed immutabile maniera, come

mondo

intorno a loro non esistesse. Allo stesso


siffatte

tempo

comprendiamo come

condizioni geografiche abbian


alle

sempre opposto un ostacolo insormontabile

tendenze conimpe-

quistatrici dei grandi imperi asiatici dell'Evo Antico,


durante lunghi periodi,

54

di

dendo pur sempre all'Arabia

partecipare

direttamente,

alla storia dell'Asia.

Siffatte speciali condizioni, delle quali

diremo

in

appresso

con maggiore ampiezza, offrono


assai oscuri e
difificili

allo storico vari

problemi

a risolvere.
fin

Noi sappiamo che l'Arabia stata popolata

da et
silicei

immemorabile;
Deserta,

di ci

abbiam prova negli strumenti

dell'epoca paleolitica ritrovati dal


I,

Doughty {Travels

in Arabia

29, 35-37) nei deserti settentrionali della penisola. calcoli desunti dai depositi calesistito anche The Great Ice Age, abbiamo un'idea appros-

Premesso ora che, secondo


pi di 60,000 anni or sono

carei nelle caverne, l'uomo paleolitico


(cfr.

pu aver

Geikie,

pp. 616 e segg., e spec. p. 622-623),

simativa dell'immensa antichit dell'Arabia


l'

come dimora
i

del-

uomo. Se poi

si

accettassero

come

sicuri

calcoli fatti dal

Dr. Croll, l'antichit dell'uomo paleolitico sarebbe forse anche

molto maggiore, perch, quale contemporaneo delle prime


et glaciali
(cfr.

Geikie, ibid. p. 806, e

J.

Croll,

Climate and
esi-

Time,

IV

ediz.

London, 1897, pp. 311


in

e segg.), forse

steva 150,000 o 200,000 anni or sono: quindi gi

fin d'allora

l'uomo pu aver dimorato

Arabia.

Non abbiamo
nella storia del

tuttavia bisogno di risalire tanto addietro


verificare
i

mondo, n occorre a noi

calcoli

del Dr. Croll.

Ci basta

sapere che l'Arabia stata sicura-

mente una

delle sedi pi antiche dell'uomo.

Ammesso
pi
felici,

questo, non forse

lecito

domandarsi come
orrida di-

mai un popolo, avendo intorno a s

tanti paesi pi ricchi e


s

abbia potuto e voluto scegliersi una

mora?

La

nostra maraviglia
natura,

aumenta ancora, quando, studiando


la

a fondo la

l'ingegno e

storia degli Arabi,

noi

veniamo ad appurare come questo popolo abbia


tutte le genti semitiche,

rivelato, tra
iniziativa

ingegno forse pi vivace,


i

pi ardita, e maggior facilit ad assimilare

prodotti della


nale,
Infatti
la

55

coltura estera, pur conservando la profonda impronta nazio-

che niuna influenza estranea valse mai a cancellare.

nessun popolo semitico seppe imporre


la

la

sua lingua,
le

sua fede,

sua scrittura ed in certo

modo anche

sue

usanze, a una parte tanto cospicua dell'umanit.

Da

queste due osservazioni nasce quindi un primo arduo

quesito, al quale lo storico

deve dare una


preferire

risposta.

Come

mai cio un popolo


e fisica degli Arabi

dell' intelligenza e

della vigoria morale

ha potuto

come sua dimora


la

una regione

inospite e desolata,

dove

vita
si

dura,

tanto irta di pericoli, mentre ovunque altrove

fosse diretto

avrebbe potuto, con

la

sua intensa energia

vitale,

occupare

regioni pi feraci, di clima pi mite, e dove l'esistenza era


tanto pi facile e felice
?

E
il

possibile, logico che gli

Arabi

siano mai immigrati d'altronde in Arabia?

Non
il

forse istinto

dell'uomo cercare sempre

meglio e non

peggio? Perch

preferire le sabbie, le roccie, la sete, la fame, la miseria e le

assidue sofferenze ad una esistenza

comoda

e facile in pia-

nure verdeggianti lungo

il

corso di fiumi, all'ombra dilette-

vole di alberi carichi di frutta, quando d'altra parte gli uomini, assai

meno numerosi

sulla terra,

potevan pi facilmente
in re-

muoversi
gioni

di

paese in paese, e liberamente emigrare


inospiti e pi belle?

meno

Da
malia,
flettere,

queste

domande

risulta
ci

chiara

un'apparente anoa
sostare ed a
ri-

un controsenso che
indagando anzi

costringe

tutto se forse in

epoche assai lon-

tane la penisola non possa aver goduto di un clima assai


diverso e pi propizio alla dimora umana.
lecito fare una tale supposizione ? Dacch questo argomento, in verit proprio dei non mai stato discusso ed esaminato dagli scrittori

geologi,
di storia

orientale

(')

nel

modo che

noi

ci

prefiggiamo adesso di

fare,

(')

lume

del

Mentre si stampavano queste pagine uscito il pregevole voDe Morgan, Les premires civilisations, Paris, 1909, in cui

56

metter conto diffondersi alquanto a dimostrare come a noi risulti che l'Arabia fu in tempi non estremamente remoti un

paese ridente e ferace assai diverso dall'Arabia dell'Evo

Medio

Moderno.
*

{Asta ed Africa durante


trattare tale
le

Ma per il periodo glaciale). ed ardua questione noi dobbiamo abbandonare


le

ricerche fra

memorie

lasciate dall'attivit degli uomini,

e studiare invece le traccie impresse dalla natura stessa sui

suoi

monumenti
dell'uomo
;

assai pi durevoli, che

non

quelli creati dalla

mano
mente

dalla storia e dall'archeologia noi

dobbiamo

cio risalire alla geologia.


la

nostra ipotesi,

Questa scienza conferma pienae ci fornisce con dati sicuri le prove


la

che l'Arabia un tempo, quando era


tivo, fu

sede dell'uomo primi-

paese solcato da larghi e lunghi fiumi, che scendedi chilometri tra regioni

vano per centinaia


irrigate

frequentemente
di

da pioggie copiose, e perci coperte


tendenza

abbondante
ohe

vegetazione.

La mente umana ha
quanto
esiste ora sia

istintiva la

di credere

sempre

esistito,

come ha pure
Il

l'illu-

sione che quanto le caro debba essere eterno.

mondo
vita,

che noi vediamo invece, nel nostro effmero transito di

non che una


rapporto
all'

fase

fugacemente temporanea, se

si

metta in

infinito del

tempo

e dello spazio e al perpetuo

mutarsi di tutto ci che ne circonda.

E una

specie di coni

venzione letteraria e storica che

deserti, le

palme e

cameli,

che noi

ci

raffiguriamo

come

le caratteristiche

per eccellenza

per

la

prima volta
la

si

tenta riconnettere la storia geologica con


resti
si

la prei-

storia e con
preistorici in

umana. Le numerose scoperte di tante parti del mondo permettono ora che
storia

umani

apra un

nuovo vastissimo campo di studi. L'illustre archeologo francese non ha tuttavia preso in esame il mutamento progressivo nel clima della Terra dopo la fine del periodo glaciale.


dell'Oriente, siano

57

Invece, quelle sterminate

sempre

esistiti.

pianure di desolazione e di morte, che noi chiamiamo deserti,

sono tutte
processo

di recente, anzi recentissima,

formazione

sono un

fisico

che va ogni giorno guadagnando terreno con

rapidit, in alcune regioni, addirittura allarmanti. Quelle gran-

diose distese di sabbie e di rocce, che hanno aspetti, vero,

sempre

tristi,

ma

a volte offrono pur visioni di sublime, indii

menticabile bellezza, sono

fenomeni

esterni, palesi,

d'una

specie di malattia della crosta terrestre, che in una fascia

dolorosa di morte e di desolazione sembra voglia avvolgere


il

nostro pianeta e ucciderlo, lentamente, fatalmente, con la


:

pi orribile delle morti lente

la sete.
fisici
i

Nella vita geologica della Terra, che alcuni

affer-

mano debba

calcolarsi a centinaia di milioni d'anni,

deserti

sono una fase che potremmo quasi chiamare odierna, perch


di data relativamente

recentissima.

La geologia c'insegna
totalmente diverse,
:

che

in et

remote
il

le

condizioni erano

anzi precisamente

contrario delle presenti

dove oggi regna


;

la morte, ferveva intensa, rigogliosa, la vita

dove oggi
rocce,

bian-

cheggiano ardenti

al sole le

sabbie e

le

nude

un tempo
foreste

non lontano stendevansi


vergini.

vasti prati erbosi

folte

Quanti hanno studiato, anche superficialmente,

la storia

della nostra Terra sanno che in un'epoca geologicamente

parlando da noi non molto remota (incominciata forse pi di


200,000 anni or sono, secondo
i

calcoli del Dr. Croll, loc.


p.

cit.

e Geikie, The Great Ice Age,

806, 812-813),

una grande

parte della superficie terrestre era coperta di ghiacci.

Le

ra-

gioni di questo fenomeno, che pare sia periodico, essendosi


ripetuto pi volte nelle precedenti et geologiche,

ben
logi.

note, e varie le ipotesi che

non sono hanno favore presso i geo-

Il

Croll ritiene che, forse per effetto della combi-

nazione della precessione degli equinozi,


26,000 anni con
la

in

cicli

di circa

massima

eccentricit dell'orbita in cui

la

58

cicli

Terra gira intorno

al

Sole

in

di

60,000 anni,

vi fu

un lungo periodo molte volte millenare


estati,

di brevi e cal-

dissime

seguite da lunghi e rigidissimi inverni. Co-

munque
di

fosse, certo

che in alcuni punti della Terra una

temperatura pi elevata gener immense, incalcolabili masse

vapore acqueo, che perpetuamente

si

riprecipitavano in
ai poli,

acqua e neve nelle regioni della Terra pi vicine


sulle vette pi alte dei monti.

L'effetto principale di queste condizioni clim^ltiche, s ra-

dicalmente diverse dalle presenti,

fu,

durante

mesi

estivi,

un'evaporazione

di

masse enormi
i

acque marine nelle

re-

gioni tropicali, e durante

mesi invernali una precipitazione

altrettanto ingente di umidit, in


settentrionali, e in

forma

di

neve

nelle regioni

forma

di

pioggie torrenziali nelle regioni

tempereite e tropicali. L'accumularsi nelle regioni polari e sulle

pi alte

montagne

di

masse

incalcolabili
di ghiacci,
i

di

neve produsse

una quantit non mai vista


lentamente accumulando

quali,

non potendo
si

essere totalmente disciolti durante le brevi estati,


di

andarono

anno

in

anno. Con l'andare del


le ca-

tempo

essi

crebbero

in

modo

tale,

che non solo tutte

tene pi alte dei monti in Europa, in Asia, in Africa e in

America,

si

coprirono di ghiacciai e di nevi continue,


l'

ma

quasi tutta

Europa
(cfr.

settentrionale rimase avvolta da

un im-

menso
la

strato di ghiaccio, simile a quello che copre oggid


la

Groenlandia
Tutti
i

pianta d'Europa in Geikie, p. 437).

Pirenei e le Alpi, dall'odierna Nizza fin quasi ai

dintorni
sotto

del luogo ove ora sorge Vienna, erano sommersi


alto in alcuni punti forse pi di

un solo manto glaciale


sia

uno o due chilometri. La Scandinavia,


che non
oggi
(cfr.

allora assai pi elevata


civilis.,

Morgan, Les prem.

pp. 69, 78),

quasi tutta la Russia, due terzi della Germania, l'intiero

Mare

del Nord, e tutte le isole Britanniche fino ai sobborghi settentrionali di

Londra, erano coperti da un grande, profondissimo

strato di ghiaccio, che arrivava forse senza un'interruzione


fino al

Polo

artico.

59

ci
il

In Asia, lasciando altre parti che non

riguardano,

il

Libano, l'Altipiano Armenico,


l'alta

il

Caucaso,

Zagros, ossia

catena che separa l'Iran dal bacino tigro-eufratico, e


del Sinai

la Penisola

avevano

loro ghiacciai (Geikie, 66

e segg.), e condizioni glaciali


dell'altipiano iranico, per cui
i

dominavano su grande parte


nevai dell'Asia Centrale erano

connessi con quelli armenici e caucasiani. Si calcola che in


tutto l'emisfero boreale
i

ghiacciai coprissero

una

superficie
76).

da 20 a 25 milioni

di chilometri quadrati
la

(De Morgan,

Contemporaneamente con
ciai,

formazione di questi ghiacossia


i

tutto

il

resto

dell'emisfero boreale,
si

paesi caldi

di quella

regione che dall'India

estende sino all'Africa


il

minore o mediterranea, comprendendo


il

Deccan, l'Arabia,
quell'estesissimo

Madagascar e

il

Sahara

(tutto

insomma

continente preterziario denominato dai geografi odierni continente indo-africano) ebbe


di
il

un periodo molte volte millenare

pioggie torrenziali e di un clima nebbioso, umido e mite,


cos detto periodo pluviale o lacustre, di cui esistono tracce
tutti
i

manifeste in

punti del nostro globo

(').

E
(')

possibile forse rendersi conto

della quantit

enorme

L'et glaciale

non

fu

un solo periodo continuo


Europa,
in

di nevi e ghiacci

al

settentrione e di pioggie torrenziali nelle regioni intertropicali e temi

perate:
tutti

dati geologici raccolti in

Asia ed

in

America hanno
i

concordemente

rivelato che di cotali periodi ve


:

ne furono parecchi,
di essi

alcuni assai grandi e forse altri minori

sul

numero

dati

non

sono concordi. A lunghi millenni in cui l'acqua veniva gii!i dal cielo in masse enormi, ed era neve al nord e pioggia al sud, seguirono periodi di minore violenza, nei quali il clima torn ad assomigliar maggior-

mente

alle

condizioni

presenti, e nei

uniforme

in tutte le latitudini,

dalla Siberia

contrazioni ed allagamenti dei


della Persia sono stati
orientale)
si

sembra anche fosse pii Sahara. Le successive bacini acquei interni della Palestina e
quali
al

molto numerosi. Nelle paludi del Seistn (Persia sono scoperte le traccie evidenti di quindici grandi oscillazioni di periodi piovosi e di periodi relativamente pi aridi, ma sempre assai pi umidi dei presenti icfr. Pumpelly, Explorations in Turkestan, ecc., p. 301). Sulle ragioni di siffatti fenomeni, che a noi sembrano ancora tanto singolari, regna grande divario di opinioni fra geologi.
i

Sodi

acqua che cadeva annualmente, considerando come


regione arabo-sira tutta
la

nelin

l'attuale

valle del

Giordano
300
il

Palestina e la sua continuazione a mezzod del


fossero allora che
lometri),
il

Mar Morto non


circa
chilivello

un solo grande lago (lungo


superava
(cfr,

cui livello

di circa 633 metri


il

odierno del
delle cui
il

Mar Morto
Acaba

Geikie, p. 710), e

sopravanzo

golfo di

011

the

il Wadi ai-Araba e Mar Rosso (cfr. E. Hull, Memoir Geology of Arabia Petraea and Palestine, London,

acque riversavasi forse lungo


entro
il

i88q, p. 79 e segg.,

113 e segg.)

(').

Questo solo indizio


allora

pi che sufficiente a dimostrare


in quella parte d'Arabia,

come dovesse piovere


il

che lambisce appunto

bacino gior-

danico.

Nei monti del Libano erravano allora


ronti ed elefanti
quali,
(cfr.

tigri, orsi,

rinoce-

Geikie, 93),

gH

ultimi superstiti dei


:

come

noto, furono uccisi dai re Assiri


11

Tiglath Pi-

leser I nel

20 avanti l'Era Volgare poteva vantarsi an-

(')

In Palestina

si

pioggia continua

(cfr.

hanno ora annualmente in media soli 57 giorni di Baedeker, Palaestmaund Syren, 6" ed., p. XLVii):

quindi da presumersi che nell'et di cui discorriamo piovesse pi o meno tutti i giorni e in quantit assai maggiore di oggi. Non v' dubbio perci che queste condizioni piovose, comuni a tutta l'Asia Anteriore, sono quelle di cui rimasta vaga ed esagerata memoria nelle tradizioni babilonesi e bibliche del Diluvio universale.
in

realt le

memorie pi antiche dell'umanit,

Queste sono dunque si sono conservate


sorse la p. antica
sul

di tutte le civilt.

con particolare chiarezza nella Babilonide, perch Essendo le tradizioni babilonesi


nienza forse sumerica, evidente che
i

ivi

Diluvio di prove-

primordi di quella vetustissima


si

civilt

devono

risalire

ad un'epoca assai pi remota che non

possa

arguire dai documenti epigrafici, vale a dire certamente molti e molti millenni avanti Cristo non osiamo nemmeno congetturarne il numero.
;

Se possiamo fidarci dei calcoli e delle geniali teorie del Dr. Croll {Climate attd Time, v. tav. IV a p. 313), l'ultimo grande periodo glaciale giunse al suo massimo tra 100 e 50 mila anni or sono: una lunghezza di tempo s grande che la nostra mente appena arriva a comprendere. Le
tradizioni sul Diluvio rispecchiano forse le ultime fasi del

grande periodo

piovoso.

6i

il

Cora di aver ucciso in jMesopotamia, presso

fiume Khabur

nel paese di Harran, dieci grossi elefanti selvatici, che erra-

vano nel piano


rati

tra

l'

Eufrate e

il

Khabur, ed averne
le

cattu-

quattro grandi e molti giovani che egli ricondusse alla

capitale

Assr

branchi come

pecore

(cfr.

Aniials of

Assyria, 85; Boscawen, 37, e Delitzsch,


diesf, p. 96,
183).

Wo

lag das Para-

Se l'indicazione topografica
identificata

assira

Musru

correttamente
ivi

con Midyan (Arabia settentrionale),

pure
I,

er-

ravano

elefanti ai

tempi dello stesso Tiglath-pileser

e in

Magan

(pure Arabia settentrionale) v'erano paludi con can96,

neti, orsi e rinoceronti (Delitzsch,

100,

130),

dove oggi

non cresce pi

nemmeno un
i

albero.

Se esaminiamo
sono spazi

dati geologici offerti dall'Africa setten-

trionale, e in ispecie dal Sahara, noi


infiniti di

troviamo quelli che ora

sabbie gialle e grigie essere stati una

volta pianure

irrigate

da pioggie abbondanti, e che vari


il

fiumi traversavano dal sud al nord tutto

deserto odierno.
i

Fra questi morti fiumi noi menzioneremo soltanto


giori,

due mag-

larghi per quanto


il

il

Nilo,
il

che percorrevano un

tempo

Wadi Igharghar
si

Wadi

Miya. Questi, unendosi

poi nei pressi di Tuggurt e costituendo

un complesso

si-

stema idrografico,
oggi ben

gettavano insieme nel grande mare


i

in-

terno ai piedi dei monti algerini, ed


visibili negli

loro resti sono ancora

stagni salati di Sciott el-Alelgigh. Nel

Sahara, allora ridente pianura coperta di erbe e di boschi,

erravano antilopi, cavalli


ceronti, le cui ossa

selvatici, bufali,
il

ippopotami e rino-

dimostrano come

Sahara fosse un tempo


di quegli animali
:

perfino paludoso, perch la

maggior parte

poteva esistere soltanto


noi sappiamo che
(cfr.

in boschi pantanosi

boschi nei quali

abbondavano

allora specialmente le querele

Geikie, 709).
le traccie lasciate
:

In Egitto

da questo lungo periodo di

pioggie sono evidenti

in ispecie nell'Alto Egitto,

dove ora


da
secoli

62

valli

non piove
di

pi,

troviamo

profonde scavate

dalle

acque piovane durante un periodo, che non pu aver

durato

meno

parecchie diecine di migliaia d'anni

(cfr.

W.
I,

M. Flinders Petrie, A History of Egypt, London, 1897, e segg.). Anche il De Morgan ha scoperto e provato
nei tempi di coltura paleolitica e neolitica nella valle

come

superiore del Nilo, dove oggi

non piove mai, vigesse un


Asia, p.
le
11).

clima con pioggie torrenziali (De Morgan, Les prem. civiL,


p.

217; Hall, Egypt

and Western

6,

Nel Sinai e nell'Arabia Petrea

pioggie cadevano in
l'autore di queste pa-

abbondanza
deserte,

straordinaria, e chi,

come

gine, ha viaggiato in quelle regioni montuose, ora aride e

rammenter

di

certo

il

massiccio alto e nudo di

quelle rupi di granito, di porfido e di diorite, le pietre cio

pi dure che
dalle

si

conoscono, profondamente solcate e scavate


di

acque.

Solo centinaia di secoli

pioggie torrenziali
s

poterono scavare quelle gole, ove ora cade


stilla

raramente una
Firan, nella

d'acqua. Nella parte superiore del

Wadi

penisola sinaitica, esisteva un grande lago, le acque del quale

con lento lavorio

d' incalcolabili millenni,

scavarono

alfine nel

granito una gola profonda molti e molti metri.

Tale era l'abbondanza delle pioggie che cadevano sulle


pianure, ora deserte dell'Asia Centrale, della Russia orientale e della Siberia occidentale,

che

il

livello

spio era di 100-175 metri pi elevato del


visibile

Mar Capresente, come


del
tutto

ancor oggi dalle traccie di azioni marine nelle colline


il

sopra a Baku. Allora

Caspio e

il

mare Arai formavano

un

solo bacino, che teneva


(cfr.

presente Turkestan

sommersa una grande parte del R. Pumpelly, Explorations in TurkeWashington,


p. 90).
25,

stan, pubblicazione della Carnegie histitution of

Washington, 1905, pagg.


Parimenti
tutti
i

29-30;

Morgan,

laghi chiusi dell'Asia Centrale e dello


di

altipiano iranico rivelano traccie evidentissime

vari pe-

riodi assai piovosi, nei quali l'acqua dei bacini lacustri era

in

63

il

genere dai

loo

ai

200 metri sopra

livello

presente

(Pumpelly, pp. 201 e segg., 288 e segg.).

{U Arabia
Arabia ?
regione

nel periodo glaciale).

Che

cosa avveniva in

Abbiamo
meno

lasciato questa per ultima perch la

conosciuta di tutte, e geologicamente ancora

quasi una terra incognita.

Quanto per abbiam detto

sulle regioni

limitrofe,

e le

notizie spigolate dai pochi viaggiatori che l'hanno potuta tra-

versare dimostrano che l'Arabia,


trea, la Persia, l'Egitto e
il

come

il

Sinai, l'Arabia Pe-

Sahara, deve essere stata un

tempo inondata anch'essa

di pioggie.

Le

condizioni del suo clima furono in quel periodo quasi


;

identiche a quelle dei paesi che la circondano

come oggid

sono analoghe

in

rapporto

all'aridit, cos

erano allora in rap-

porto all'umidit.

In tutta quella striscia montuosa che parte dai confini


della Palestina, e scorrendo parallela al

Mar Rosso, va

a finire

con

il

Jemen

nell'estrema punta meridionale della penisola,

abbiamo

infatti valli

profonde con fianchi ripidissimi, e

tagliati

spesso a picco,

come

nel Sinai e nell'Arabia Petrea. Nel

grande altipiano inclinato che da questa cresta frastagliata


scende con lento, troviamo invece

ma

continuo, pendo fino al Golfo Persico,

valli

larghe e non interrotte,


al

le quali arri-

vano, con lunghi serpeggiamenti, fino


i

mare, ed hanno

tutti

caratteri di antichi letti di fiume,

come

quelli gi menzio-

nati del Sahara.

L'Arabia quindi, durante un periodo, che pu essere

in-

cominciato nelle ultime et geologiche e che ebbe gradual-

mente termine
Geikie 813),
Sinai,
si

forse

non prima del 10,000 avanti


a
della

Cristo

(cfr.

trov in condizioni identiche


Persia,

quelle

del

della

Palestina,

dell'Egitto

e del Sa-

hara.

Le piogge continue crearono

vasti fiumi, alcuni

dei

il

64

li

quali per dimensioni e lunghezza potevano gareggiare con

Po
Il

il

Rodano

dei tempi nostri, e

superavano forse

in

volume d'acqua.
AVad al-Humth, per esempio, era un tempo un grande
dov'esso serpeggiava fra
e raccolte le acque di

fiume con vaste e copiose diramazioni, nell'Arabia settentrionale,


le

alture

dell'altipiano

Medinese

una regione

assai estesa,

dopo un corso piuttosto lungo verso settentrione, piegava


a occidente e
sia esistito in
si

gettava nel

questa

Mar Rosso, Un vero fiume par regione fin nei tempi storici, come at(cfr.

WinckHommel, Aifs. ler, Altorient. Forschung., I, p. 29, 289, 37 u. Abh., 286-295) che parlano d'un fiume di Musri (mNabatea)
testano
le iscrizioni

proto-arabiche e passi biblici


;

intorno al 1000 avanti Cristo.

Humth, o il Wadi comprendeva tutto


nella Siria,
il

al-Aris.
il

E possibile sia stato Wadi alUn altro vasto bacino fluviale


il

cuneo

di terra arabica

che

s'

interna
sirio,

cos detto
i

Bdiya al-Scim, o deserto

abbraccia

tutti

corsi d'acqua defluenti dal

Monte Haurn,
corso
principale
cui giace l'oasi
sol-

e dalle pianure a oriente di

Damasco;
Sirhn
la

il

scorreva nel letto della


di al-Gif

Wadi

in

ed

il

fiume

allorch
i

Babilonide era

tanto una continuazione del Golfo Persico


in

sboccava allora
grandi val-

un determinato punto dell'odierno corso dell'Eufrate.


pi grandi e poderosi furono
e nel

Anche
nel

fiumi che scorrevano

Wadi Dawsir

Wadi al-Rumma, due

late fluviali,

che nascendo in due punti elevati dell'altipiano,

l'una ad oriente ed a mezzod di Mecca, l'altra a oriente delle

due regioni, Asir e Jemen, traversavano nella sua larghezza


tutta la penisola

gettavano un tempo

le

loro

acque nel
perch
Tigri e

Golfo Persico,
la Babilonide,

allora

due volte pi lungo


esisteva.
il

di oggi,

formata poi dai

detriti alluvionali del

dell'Eufrate, ancora

non

La prima

di

queste due vallate, o

Wadi Dawsir,

racco-

glieva la maggior parte delle acque sul lato orientale della

trione,

65

e,

catena montuosa del Jemen

volgendo verso

il

setten-

proseguiva ingrossato dalle acque orientali dell'Asir:


e,

poi piegavasi verso oriente


del
in

riunito

il

rimanente delle acque

Nagd

meridionale, sfociava finalmente nel Golfo Persico


si

un punto che ancora non

potuto fissare: l'orografia di

questa parte d'Arabia quasi sconosciuta, non solo perch


visitata

da pochissimi viaggiatori,

ma

anche perch

il

de-

serto di sabbia dell'Arabia meridionale, nell'estendersi verso


settentrione,
di
al

ha sepolto

la

maggior parte del corso

inferiore

questo fiume geologico. Non sappiamo cio se si unisse Wadi al-Rumma, passando a settentrione della catena
di

Toveiq, oppure piegasse a mezzod

questa e
fu

si

gettasse

con foce propria nel mare. In ogni caso,


poderoso fiume,
gliaio e
il

un grande e

pi grande d'Arabia, lungo pi di un mi-

mezzo

di chilometri.
l'altro

vSuo rivale e collega era

fiume che scorreva un

tempo

nel

Wadi al-Rumma,

e sul conto del quale

siamo medell'alti-

glio informati.

Esso nasceva nella parte pi elevata


si

piano a oriente di Mecca e

dirigeva, quasi in linea retta,


le

verso settentrione, raccogliendo tutte

acque piovane e

sor-

give dell'Arabia centrale, nonch

la

maggior parte

di quelle

che defluivano dall'altipiano del presente Giabal Sciammar.

probabile che nel suo corso inferiore ricevesse anche le


fluviale,

acque del gruppo


dal

che noi chiamiamo

Wadi

Dawsir,

nome

della vallata pi
il

conosciuta di quel gruppo. Se


corso riunito dei fiumi che sbocfra

questa ipotesi giusta,

cava nel mare


n del Tigri.
Il

in

un punto

al-Quwayt e Kufah, doveva


il

essere tale da non temere quasi

confronto n

dell'

Eufrate,

Rumma
:

ed

il

Dawsir sboccavano
l

allora in

aperto

mare

siccome per

dove erano

le foci del

Rumma

giace

ora la pianura alluvionale della Babilonide, tutto porta a credere che


i

due fiumi

si

versassero uniti nel mare, oppure


discoste. Solo con questa

che

le loro foci

non fossero molto


ipotesi
si

66

e rapido
la

pu spiegare l'immenso

interramento della
di
il

Babilonide in epoca preistorica, e

mancanza

un fenoDawsir,

meno

simile nel Bahrayn, ove sarebbe sboccato


si

qualora

fosse versato da solo nel

mare passando a mezerano


fiumi

zod dei monti della


Il

Jemamah.
il

Humth,

il

Dawsir e

Rumma
pur

mag-

giori d'Arabia,

ma

ve n'erano anche

altri e di

ragguardevoli

dimensioni,

quali

hanno

lasciato

essi tracce innegabili

d'una lunga esistenza.


Degli
bilonico
altri

fiumi minori che


il

si

versavano nel bacino bale

non mette

conto di parlare, perch

nostre codefi-

noscenze orografiche dell'Arabia sono purtroppo cos


cienti,

da permetterci

di trascurare

l'enumerazione di quei

fiumi in questo studio

sommario

e sintetico.

Se
magri
lari,

le

condizioni politiche d'Arabia avessero concesso ai


i

geologi di esplorare
dati noi
i

segreti della sua preistoria, a questi

avremmo potuto aggiungere


di

molti particostati
i

fra

quali

sommo

rilievo

sarebbero

fossili

della fauna e della flora dell'Arabia preistorica,

particolari
set-

che non

ci

mancano invece per


la

la Siria e

per l'Africa

tentrionale.

Pur deplorando

mancanza

di questi preziosi documenti,

quanto abbiamo detto


d'Arabia,

sufficiente a chiarire la nostra tesi

generale, poich a noi non incombe di fare la storia geologica

ma dobbiamo

solamente porre in rihevo come


le condizioni

in

un

periodo relativamente a noi vicino


della celebre penisola erano tanto

cHmatiche profondamente diverse da quelle odierne che a stento possiamo farcene un' idea. Possiamo esser sicuri che vi piovesse con straordinaria abbon-

danza; e da questo fatto certo noi dobbiamo con assoluta sicurezza dedurre che, dove ora stendonsi sconfinati deserti,
allora invece cresceva
naturale che in

una

folta

vegetazione: esistendo questa,

da tempi remotissimi uomini ed animali dovessero trovare una dimora eccezionalmente sana
fin

Arabia

67

e favorevole. Stante l'elevazione dell'altipiano arabico, il clima della penisola doveva allora somigliarsi molto a quello presente
di alcune parti dell' Abissinia, essere cio

sano e stimolante.

Ecco dunque

spiegata, grazie a ragguagli geologici, l'ap-

parente anomalia, di cui facemmo cenno poc'anzi: ora finalmente comprendiamo come un tempo, quando la Babilonia

ancora non esisteva, ed il mare arrivava fino ai pressi di Hit, sul confine della Mesopotamia, trib selvagge di uomini
preistorici

trovassero l'Arabia un paese straordinariamente

favorevole ed attraente

come dimora.

L'altipiano

iranico,

coperto in grande parte di ghiacci, esposto ai venti gelati dell'Asia Centrale, era una regione assai inospite e sgradeprova, vole, e l'assenza in esso di resti dell'uomo paleolitico

come ha giustamente

osservato

il

De Morgan,

che fosse

inabitabile durante l'et glaciale. La stessa Mesopotamia, posta ai piedi dei grandi ghiacciai armenici, doveva pure

essa avere un clima rigido ed inclemente.

La

sola Arabia,

prolungandosi molto
offrire

al

di

l del

circolo tropicale,

poteva

un ridente

e tiepido ricovero.

Prendendo

infine

come norme
il

direttrici la latitudine e

la elevazione del suolo sopra

Uvello del mare,

possiamo

ritenere, che la parte pi ridente e felice

d'Arabia dovesse

essere la regione centrale, ed orientale, quella cio traversata dai grandi fiumi
ridionale e la dal

Rumma

e Dawsir, ossia

il

Nagd mesi

Jemamah. Tutta

la parte

montuosa che

stende

Jemen

fino alla Palestina, parallelamente al

Mar Rosso,
la

doveva essere invece pi inclemente, perch, data


altezza sopra
il

sua
es-

livello del

mare,

le

piogge vi dovettero dubbio che


metri),

sere copiose e continue.


di ghiacciai,

non

vi

Se nel Sinai si pu essere ombra


(superiore ai

sono scoperte tracce


di l'eleva-

tissima catena di
in

Midyan

3000

che sorge

Arabia

sull'altra parte del golfo di

Acaba, fosse pur essa

coperta di neve

in

inverno e forse solcata da qualche ghiac-

ciaio di piccole dimensioni.

68

ciale

bene anche rammentare che nell'ultimo periodo glaed in quello meno remoto, sul quale appunto noi fisla

siamo ora
i

nostra attenzione, erano in grande attivit

tutti

numerosi vulcani del Midyan

e del Higiz, dai confini della

Palestina sino ai pressi di Mecca. In


gli anzidetti

quei tempi appunto


le

vulcani allagavano

con

loro

nere lave fule

manti

piani

d'Arabia occidentale e formavano


nostri,

celebri

harrah

dei tempi

ossia quelle

immense
si

colate di

pietra nera, o

immensi

strati di

lava che

estendono per
eruzioni,
le

migliaia e migliaia di

chilometri quadrati.

Le

lave, le pioggie continue di ceneri

ed

gas

asfissianti rende-

vano quasi impossibile


trade.

la

permanenza umana

in quelle con-

le

mare erano, per umide ed opprescondizioni del clima, soverchiamente


D'altra parte le regioni pi prossime al

sive.

Potremmo
il

perci stabilire approssimativamente che la

regione mighore e pi salubre d'Arabia in quell'et remota


fosse

cuore della penisola, perch sollevata dal mare e


:

lontana dai monti


netta con vari

vedremo
siffatte

in

appresso come ci

si

ricon-

fatti storici

che confermano e
deduzioni.

alla lor

volta

sono confermati da

[^Finc del

periodo glaciale ed essiccamento della superficie


il

terrestre).

Non ha importanza per noi


il
i

conoscere

in quali

modi

speciali si svolgesse

periodo glaciale, vale a dire se

esso fosse un

solo periodo di eterni ghiacci, o

una

serie alter-

nata pi volte con


i

cos detti periodi interglaciali, durante

quali

il

clima divenne assai pi mite ancora e forse

meno
ele-

piovoso, e scomparvero
fanti e rinoceronti
alle rive

interamente

ghiacci.

Allora

vagarono attraverso immense foreste

fino

dell'Oceano Artico, sulle sponde settentrionali della

silizzati
(').

69

Siberia e vi lasciarono a diecine di migliaia

loro resti fos-

Tutti questi fenomeni particolari

non hanno per noi quasi


noi occorre solo porre in

nessun' importanza, perch appartengono ad un'epoca troppo

remota dall'alba della storia


rilievo
sit,

(^).

come

questi periodi glaciali fossero di variabile inten-

e raggiunto

un massimo,

si

rinnovassero successivamente

con intensit sempre minore


principio
il

fino all'ultimiO,

dopo

il

quale ebbe

periodo presente, ossia l'alba alfine della storia

del genere

umano. Chi avesse voglia


e

di approfondire tali atle

traentissimi studi,

non ha che leggere


le

opere geologiche
i

da noi
e
le

citate,

comprender meglio

ragioni e

modi

di

questi grandi e straordinari

mutamenti del clima

terrestre
la spie-

grandi

difficolt

che s'incontrano nel tentarne

g-azione.

Delle varie ipotesi formulate, quelle che attribuiscono la

ragione di tutto quanto siamo venuti dicendo, a fenomeni


astronomici, sono, a nostro
di considerazione.

modo

di vedere,
in

le

pi degne
delle

Ne ricorderemo

poche parole, una

(')

La ragione

di questi periodi

interglaciali

devesi cercare nella

periodica precessione degli

equinozi, avvenuta ripetutamente durante

ogni successivo periodo glaciale. Quando cio nell'emisfero boreale regnavano i ghiacci, nell'emisfero australe si aveva un periodo interglaciale; e viceversa, quando nell'emisfero boreale sopravveniva il periodo
interglaciale,
in

quello australe

si

aveva

la

massima formazione

di

ghiacciai.
(^)

Nei periodi interglaciali

il

clima di talune regioni,


e piovoso,

come

l'Arabia

il

Sahara, divenne forse

meno umido

ma la Terra

era

sempre

avvolta in dense nebbie di vapore acqueo ad un'alta temperatura. Nel

periodo pi intenso dell'epoca glaciale probabile che su tutta la Terra si stendesse un velo s denso di nubi da rendere il Sole ben ra-

ramente

visibile
la

ciel

sereno.

Questo stato atmosferico tendeva ad

uniformare

temperatura sull'intiera superfice delia Terra; e ci spiega


si

come

nei

periodi interglaciali grandi boschi e paludi pieni di elefanti

dal lungo pelo,

stendessero fino all'estremo settentrione della Siberia


fin

ove oggid non possono vivere n piante n animali, e Sahara dove oggi non sono che rocce e sabbie.

nel cuore del

70

pi note e pi largamente accettate, quella del dott. Croll, L'oralla quale abbiamo fatto gi pi volte cenno. Ecco
:

bita che la

Terra descrive nel suo giro intorno

al

Sole,

per effetto delle attrazioni diversamente combinate della Luna, non conserva la sua forma del Sole e degli altri pianeti,

invariata,

ma

subisce una serie irregolare di grandi e piccole


:

modificazioni o perturbazioni

vale a dire ora tende a diven-

tare circolare, ora invece ad essere ellittica.

Nei lunghi periodi


grandi

nei quali l'orbita raggiunse

il

suo massimo di eccentricit

ossia
come

fu

maggiormente
alla

ellittica

si

avvennero
si

le

formazioni di ghiacci: quando invece l'orbita

riavvicin
aridi,,

maggiormente

forma

circolare

ebbero

periodi

quello in cui noi ora ci troviamo e che

dovremmo pi

propriamente considerare come una fase dell'ultimo periodoglaciale.

Da
clima,

tale

complesso

di

fatti,

dall'

avvicendarsi,

dopa
in

l'ultimo periodo glaciale, di queste grandi trasformazioni di


si

venne lentamente

ai

primordi dell'et nostra,

cui l'orbita terrestre tende a diventare sempre pi circolare (cfr. Geikie, 798) (i). Dopo il periodo di massimo congelamento
in

ogni successivo periodo

ghiacciai tornarono a formarsi


interglaciali

in quantit

sempre minore, ed i periodi


miti,

divennero

sempre meno

meno

uniformi e

meno

piovosi: le estati

tornarono ad allungarsi, gli inverni ad abbreviarsi. Dacch

(')

Cfr.

Geikie, pag. 79S. Se


al

il

dott.

Croli

esatto nei suoi cal-

coli, l'orbita della

Terra tende oggi ancora a divenire sempre pi circo-

lare, e

giunger

punto massimo

fra circa

24,000 anni. Allora l'orbita

quasi circolare torner a riprendere una forma ellittica e fra 200,000 anni, se si verificheranno di nuovo le medesime circostanze, quattro
quinti dell'Europa torneranno ad essere

sommersi sotto uno

strato im-

menso

di ghiacci.

Tutte

le isole

britanniche, la Scandinavia e

met

della

Russia e della Germania ne rimarranno nuovamente coperte, e l'uomo, se esister ancora, dovr tornare a rifugiarsi in Arabia e nel Sahara^

che diverranno nuovamente regioni


e solcate

fertili

ed amene, coperte di verdura

da fiumi.


per
la

71

Terra

si

trov a distanza sempre maggiore dal Sole


il

nel perielio, diminu

calore ricevuto, diminu perci l'eva-

porazione delle acque marine, e diminu infine la quantit di umidit nell'aria. Cos ebbe principio un'era di lento,
continuo e progressivo inaridimento della Terra, dovuto alla minore evaporazione delle acque marine e quindi alla minore precipitazione acquea in forma di pioggie e nevi

ma

sulla superficie terrestre.

Alcuni astronomi, come


aver buone

il

Lowell, studiando

le

vicende

degli astri a noi pi vicini, la

Luna

e Marte,

hanno creduto

ragioni, di sostenere che all'inaridimento della


altre

Terra contribuiscano anche

cause pi complesse, astro-

nomiche

e fisiche, per le quali la quantit

deU'acqua sulla

superficie del nostro pianeta va lentissimamente diminuendo,

ed hanno emessa l'ipotesi che


e

la

Terra,

come sar

forse

Marte

come

gi la

Luna,

sia destinata,

un giorno, a divenire

un immenso bolide vagante nello spazio, senza atmosfera e senza acqua, gelido e morto, un immenso cimitero di vita
distrutta.

un'ipotesi piena di tetra poesia e che sedusse


;

sovente l'anima dei poeti


nostri.

il

Leopardi

il

Carducci, tra

L' inaridimento della Terra sarebbe perci aggravato

da condizioni e da forze cosmiche, in cui persino il ritorno ritmico dei periodi glaciali, sarebbero incidenti d'importanza
secondaria e minore nella vita del nostro globo. Ma lasciamo andare queste riflessioni che con
loro

il

grande fascino
stro

sulla

immaginazione

ci

trascinan fuori dal no-

argomento. Limitiamoci a quella

fase,

relativamente tanto

piccola, nella quale, impersonata nell'uomo, la Vita diventata cosciente, e tentiamo ora descrivere per sommi capi il

processo d'inaridimento
storia geologica della

in

cui
si

il

pi recente periodo della

va ad unire ai primissimi albori della storia umana. Tale inaridimento anche la chiave per spiegare molti e vasti fenomeni storici, che sar ora nostro comTerra
pito di riassumere assai

brevemente

nelle loro fasi principaH.


Ma
le

72

le previgli

cause del periodo glaciale nel passato e

sioni di geologi

ed astronomi per l'avvenire non sono

argomenti sui quali dobbiamo intrattenerci. Lasciamoli pure


indagare se questa tormentata Terra nostra abbia a perire di
sete e d'asfissia, o se

un ritorno non molto remoto d'un nuovo


la

periodo glaciale sia per ricacciare


i

superstite umanit entro

deserti del

Sahara e

di Arabia, ritornati regioni liete e fe-

raci.

si

Vediamo invece che cosa

era dell'uomo

mentre

la

Terra

copriva dei densi strati di ghiaccio. L'uomo allora era

sparso su tutta la superficie del globo e \4veva cacciando le

belve sino
anzi

ai piedi dei

ghiacciai dell'et pleistocena

si

pu

arguire con relativa sicurezza che l'uomo preesistesse


al

persino

periodo glaciale, in condizioni di bruto e privo an-

cora della favella,


rante
il

ma non

ne abbiam prove

dirette.
le

la

Du-

periodo glaciale per compariscono

prime tracce

dirette dell'uomo, lasciate nei suoi istrumenti di pietra dell'et

pi remota a noi conosciuta, la paleolitica. Anzi

com-

parsa dell'industria paleolitica, ossia dell'arte di fare istru-

menti ed armi di offesa con pietre lavorate, l'indizio della

prima grande rivoluzione morale e politica nella

storia della

umanit. Dalla distesa enorme della superficie terrestre dove


ritrovansi g' istrumenti paleolitici, e dalla grandissima somiglianza, per

non

dire identit loro di

forma e

di fattura,
si

manifesto che l'invenzione di questi istrumenti


in quell'et remotissima,

propag
effetto

da uno o pi centri

di

produzione,

da gruppi
di
i

di trib, sia

per scambi reciproci, sia per


casi

migrazioni e di conquiste: in molti

per ambedue

motivi uniti insieme. Questa prima rivoluzione

umana
si

ri-

sale

dunque

all'et in cui

ghiacciai erano alla loro


di

massima
nutri-

estensione, e

quando

gli

uomini, vestiti

sole pelli,

vano

di frutti selvatici, di
gli

animali uccisi alla caccia, o quando


altri,

mancavano
cile di

uni e gli
la

vivendo con

la

preda pi

fa-

tutte,

con
l'

carne dei loro vicini e congiunti.

Tra

questa gente

invenzione delle armi di pietra fu quasi pari


in

73

in-

importanza ed

effetti

all'

invenzione posteriore delle armi

di metallo, e confer

ai

primi inventori una superiorit

vincibile sugli altri

uomini, ancora ignari di siffatto perfezio-

namento
Il

nei mezzi di distruzione.

periodo neolitico, in cui l'uomo perfezion maggiormente g' istrumenti in pietra ed apprese l'uso del rame e
poi del bronzo, abbraccia la fine dell'intenso periodo glaciale ed arriva sino agli albori della storia. Molti centri
neolitici

in Susiana, in Palestina, in
i

Egitto, in Creta e alle

trove costituirono

primi nuclei umani, che crearono poi

prime

citt.

L'uomo dunque

assistette, incosciente testimone, ai

grandi
le

rivolgimenti geologici poc'anzi descritti e ne

sub tutte

dure conseguenze, obbedendo


lotta

alle

leggi inesorabili
la

della

per

l'esistenza, contro

suoi simili, contro


le

natura
del

animale, e specialmente
clima.
fine

contro

crudeli imposizioni

Vediamo ora come questo si venne trasformando alla del periodo glaciale e come tale trasformazione mutasse

la faccia della Terra.

Diminuendo l'evaporazione acquea durante le estati sempre meno calde, scem pure la precipitazione di pioggie e di
nevi.

Le

estati

divennero pi

miti,

ma

anche pi lunghe e

pi aride; i ghiacci fondendosi decrebbero sempre pi di volume infine scomparvero dapertutto, tranne che nelle re:

gioni pi elevate della terra, sulle Alpi, nel Caucaso, sullo Imalaia e via discorrendo, dove i ghiacciai ed i nevai ora
esistenti

debbonsi considerare come

gli ultimi superstiti del-

l'et glaciale.

probabile che la maggior parte dei ghiacciai

odierni abbiano a scomparire per la


cipitazione d'acqua piovana

sempre decrescente

pre-

su tutta la superficie terrestre.

Se facciamo astrazione da alcuni fenomeni locali e di natura temporanea, tutti i ghiacciai tendono costantemente a diminuire
delle
:

lo

scemar lento

ma

costante di quasi tutti

ghiacciai

Alpi una delle prove pi tangibili, pi dirette ed im-


mediate, che ora anche
in

74

e nevica di

Europa piove

meno,

che non

tre o

quattromila anni or sono.


glaciale in poi, per la crescente

Dalla fine del periodo


siccit, le

correnti

aeree sempre
in quantit

meno

cariche di umidit
le
i

hanno portato quindi

sempre minori

pioggie

fertilizzanti nelle regioni

pi remote dal mare, e

danni do-

vuti a siffatto deterioramento del clima furono specialmente


sensibili nelle regioni che, oltre

ad essere lontane dal mare,


il

erano anche pianeggianti, come


dell'Asia Centrale e l'Arabia.

Sahara, una grande parte

Le

parti interne dei grandi continenti

furono perci
il

le

prime a

risentire gli effetti di questo inaridimento,

quale

avvenne

prosegue tuttora
che
i

con secolare lentezza, e

cos insensibilmente,

nostri antenati preistorici, barbari

ed ignoranti com'erano, non poterono mai avvertirlo.

N l'avremmo
geologia e
fiche
le
ci

noi stessi mai scoperto, se lo studio della

nostre svariate conoscenze storiche e geogra-

non

avessero aperto
Il

gli

occhi e rivelato tanti mi-

steri del passato.

processo continuato e continua sempre

con moto perpetuo, implacabile, nascosto dalle variazioni

temporanee miche
e

delle stagioni annuali, finch le cause

astronosussi-

fisiche

che

lo

producono continueranno a
glaciale,
sete,

stere; fino al ritorno della futura et


il

Croll, o fino alla

morte della Terra per

come vuole come crede il

Lowell.

Alcune regioni pi felicemente configurate, quali l'Europa meridionale, l'India meridionale e


la

Cina propriamente

detta, sentirono solo parzialmente la differenza;

onde nei

lon-

tani millenni della preistoria,

come oggid

ancora, in quelle

regioni l'uomo pot continuare a vivere pacificamente e resistere senza troppe sofferenze ai
le altre

mutamenti del clima, mentre


diminuzione di pioggie, da

contrade,

da noi gi menzionate, risentirono tanto

rapidamente

gli effetti fatali della

diventare in pochi millenni pressoch inabitabili.


Questo
fu
il

75

pianure dell'Asia Centrale,

destino

delle

dell'Arabia e del Sahara africano, le prime regioni a soffrirne


e altres

quelle

che pi rapidamente e pi dolorosamente

rimasero colpite dalla diminuzione crescente delle pioggie.

La vegetazione divenne
ai

sempre pi

scarsa, lentamente

uccisa da periodi di siccit sempre pi lunghi e pi intensi

boschi

si

sostituirono le lande erbose, a queste le steppe

e infine cominci ad apparire la

nuda terra arsa


quelle
regioni,

dal sole. nel cuore


:

Le popolazioni che abitavano

dei continenti, incominciarono a sentirsi a disagio

con

lo

scemar della vegetazione e dei pascoli, diminu


gina,
il

la
;

selvag-

maggiore nutrimento dei


i

nostri avi lontani


i

nomadi

videro mancare
coltori videro

pascoli per gli armenti, ed

pochi primi agriloro raccolti, per

mancare sempre pi spesso


che
si

effetto delle siccit,

ripetevano con fatale crescendo.

Stante l'estrema lentezza di questo fenomeno, per molti


secoli, forse

per millenni, l'inaridimento della superficie


sensibile effetto generale sugli

terre-

stre

non produsse verun

uomini
la

che l'abitavano. Questi non erano numerosi, e poich

mag-

gioranza viveva solo di caccia e pesca, trovavansi assai sparpagliati nel

mondo

non agglomerati

in

grandi centri. L'uomo,


il

per un lunghissimo periodo di tempo, e nonostante

sempre

pi frequente diminuire di boschi, divenne ognor pi destro


nell'arte della caccia e spinto,

anche dalla fame,

all'arte di al-

levar bestiami e coltivar campi, persist a vivere nel suo paese

primitivo nonostante
del clima.

il

continuo e progressivo malignare

La

necessit e la fame, oltre la curiosit

che
di tutte

fame anch'essa
le arti

furono

le

maestre ed inventrici
la storia del
il

e le

scienze umane. Tutta

mondo
il

sta
sel-

a dimostrare con quanta tenacia perfino

barbaro,
fissa,

vaggio e

il

nomade, pur vagando senza dimora


in tutti

rimancon-

gono

attaccati alla propria terra

anche nelle pi

tristi

dizioni,

cercando

modi

di adattarsi alle avversit

del destino.

76

il

Alfine per giunse un momento, in cui

paese divenne

povero da non poter pi sostentare


Allora seguirono
tutte e

la

popolazione

umana
di

og-ni d crescente.

le

prime migrazioni

popoli, le quali

hanno avuto
la

sempre, come primissima


i

causa fondamentale,

fame. Limitando per ora

nostri ap-

punti all'Arabia preistorica, risulta, per esempio, dai docu-

menti scoperti
tica di cui

in Babilonide,

che

la

prima migrazione semi-

abbiamo

notizia dev'essere incominciata molto


;

prima del 5000 avanti Cristo anche se noi ancora non abbiam ragguaglio diretto di cotali moti, anteriori a quelli storici
conosciuti, ci

non

li

esclude,

Le

indicazioni storiche

come vedremo meglio in seguito. combinano con dati geologici da noi


i

modo da confermarci che le condizioni d'Arabia cominciarono realmente a peggiorare non molti millenni prima
raccolti, in

delle

prime migrazioni dei Semiti a noi note.


di

La cronologia
Con

queste remote et naturalmente assai

incerta, e gli errori di qualche millennio

sono molto

facili.

calcoli fondati sullo spessore degii strati nei depositi stu-

diati dagli archeologi, e


strati neolitici della

anche su

altri indizi indiretti,

primi
il

Susiana e della valle


116),

niliaca,

secondo

20 mila anni avanti Cristo. Allora la Babilonide non esisteva: la vSusiana era una striscia di terra tra il golfo Persico e la catena
risalire a

Montehus

(cfr.

De Morgan,

potrebbero

Delta del Nilo non era ancor formato ed il Mediterraneo entrava con un vasto golfo e per un lungo tratto
il

del Zagros;

nella valle niliaca, pi al sud del Cairo. Possiamo ritenere con sicurezza che allora vigeva in pieno il periodo glaciale, e nessuna migrazione per essiccamento della Terra era an-

cora avvenuta. L'et neolitica tramont in Caldea ed in Egitto circa lo stesso tempo, ossia verso il 6000 avanti

(De Morgan, Recherches sur l'origine de l' Egypt, passim): in Creta il periodo neohtico, che ebbe principio
Cristo
circa
il

14,000 avanti Cristo,

si

vuole sia terminato verso


il

77

Egea (De Morgan,


tracce di coltura

3000, quando
cvil.,

sorse la civilizzazione

Prem.

166).

Siccome
vi

nell'altipiano iranico

mancano
181),

paleolitica e neolitica

(De INIorgan,
il

perch l'uomo non

poteva vivere durante


la fase
il

periodo glaciale, possiam con-

cludere che
cessare

pi acuta del periodo glaciale venisse a


del

dopo
il

20,000 e prima
il

6000, e pi
fosse,

probabil-

mente

tra

10,000 ed

6000.

Se questo non
vi penetr,

avuto nell'Iran tracce dell'ultimo


l'altipiano fu abitabile,

avremmo periodo neolitico. Appena


principalmente dal

l'uomo

settentrione, dalle pianure inaridite dell'Asia Centrale e del-

l'Europa orientale. Fra


il

il

10,000 e

il

6000 va messo quindi


all'essiccamento della

principio di quei moti che, dovuti

Terra, spinsero gli uomini ad emigrare, e che in vari


e in vari luoghi sono le
storico di cui

modi

prime notizie umane

di

carattere

abbiamo
il

notizia.
lettore,

Non
di

dubito che

accogliendo con fiducia piena

benevolenza questo cenno, per quanto assai sommario ed


suo collegamento con l'alba della storia, avr

incompleto, d'una et geologica per noi di massima importanza ed


il

al

tempo

stesso accettato senza gravi obbiezioni tutto quanto

si riferisce,

nel

mio

discorso, alla parte geologica che, fon-

data sui

fatti,

accoglie adesso l'unanime consenso dei dotti.

E probabile

per che nel passare che ora far dai tempi geolo-

gici a quelli preistorici e storici, e nel presentare la

Terra dei

tempi nostri come


il

il

risultato di

un progressivo inaridimento,
ed esiga, con buona
convincente, corredata di
infatti nella

lettore abbia a diventare pi scettico

ragione,

una dimostrazione pi

maggiori prove e documenti. Entriamo adesso


fase pi delicata della questione, poich ci
strare

rimane a dimo-

come

e fino a qual
il

punto abbiamo documenti timani

per stabilire che

processo di essiccamento della superficie

terrestre sia continuato

anche nel periodo storico

cio a dire
la

come

circa

il

5000 avanti Cristo, quando ebbe principio

Storia del

7S

le

genere umano,

il

nostro clima terrestre fosse ben

diverso da quello presente, e

come quindi

variazioni di esso

possano annoverarsi tra

fattori della storia del

mondo.
nel II vo-

Quando

io

emisi per la prima volta la mia tesi geologico-

storica sulla sede primitiva dei popoli semiti

lume degli Annali, pubblicato nel 1908 mi fu osservato dal grande orientalista tedesco T. Noeldeke, che, pur ammettendo la verit indiscussa dei dati geologici, egli non
credeva, dal 5000
a.

C. ai

tempi

nostri,

il

clima terrestre fosse

sensibilmente variato. L'essiccamento, egli sostiene, avvenne

prima, e quindi
principale

le

migrazioni di popoli, se ebbero per causa


della

l'inaridimento

Terra,

dovettero

svolgersi
si

prima del quinto millesimo. Le migrazioni posteriori non possono riconnettere con il fenomeno geologico.

La grande
rispondere

autorit del

mio contradittore mi costringe a


alle

esaurientemente

obiezioni,

adducendo ora

quanto potr sembrare ad alcuni un'arida e tediosa enumerazione di


fatti e

di citazioni

dalla quale tuttavia io


la

non postorica
altri

teva esimermi, volendo fondare

mia ricostruzione

su base assolutamente sicura e cos risparmiare ad

di

riprendere ab ovo tutta la questione.

Or

documenti non mancano

la

nostra difficolt

mag-

giore non nel numero,

ma

nella

scelta.

Noi addurremo
ai nostri,

un certo numero
cesso
d'

di prove, alcuni elementi di fatto sul pro-

inaridimento della Terra in tempi vicinissimi

scegliendoli, beninteso, in quei paesi


fu pi sensibile.

dove questo processo


il

palese per che detto fenomeno,

quale

ebbe una natura cos generale, non


dei quali noi ora discorreremo,
ficie terrestre.

ristretto ai soli punti

ma

abbraccia tutta la super-

In alcune contrade pi avvertibile, in altre


la

meno,

ma tutta
le

Terra l'ha indistintamente subito:

la diffe-

renza soltanto nella misura.

noi, l'Asia e l'Africa por-

geranno

prove maggiori e pi convincenti.

79

i^Le

prove

dell'

esstccamenio della superfcie

terrestre).

Uno

studio abbastanza

ampio

sulle condizioni dell'Asia

Cen-

trale nell'ultimo

periodo
principe

glaciale

ed

al

principio

dell'Era

nostra devesi

al

Kropotkin,

The Desiccation of
pag.
722-741).

Eiir-Asia, pubblicato nel giugno del 1904 dal Geographical

Journal
scrittore

di

Londra

(voi.

XXIII,

n.

6,

Lo

con dati raccolti da viaggiatori, e da

lui stesso, in

viaggi tanto in Russia orientale quanto in Siberia ed in Asia


Centrale, arriva a conclusioni assai importanti. Egli dimostra

come, durante

il

periodo glaciale e nel periodo che segu


il

l'ul-

tima e massima formazione dei ghiacci, tutto

grande con-

tinente Euro-asiatico fu inondato da pioggie abbondantissime,


alle quali si

aggiunsero

il

disgelo degli enormi ghiacciai che


del continente, dai Pirenei fino

coprivano
alla

la

maggior parte

Manciuria, dalle frigide regioni della Siberia settentrio-

nale fino all'altipiano persico ed armenico. Egli dimostra


allora, stante le

come
era

pioggie a diluvio,

il

bacino del

Mar Caspio

immensamente pi vasto di ora, forse pi di due volte, e formava con il mare di Arai un sol bacino marittimo interno,
quasi un altro Mediterraneo, di gigantesche proporzioni.
Il

Kropotkin prova

inoltre

come

il

cuore del continente

asiatico, la

bassura del deserto Takla-Makan, formasse pure


le falde settentrio-

un immenso bacino lacustre che bagnava


nali dell'altipiano tibetano
forti

della catena
,

ed arrivava agli ultimi contrafmontuosa del Tin Scin, o Monti del


si

Cielo
alla

che, staccandosi dal Pamir,

dirige a nord-est fino


al

Manciuria settentrionale. Egli dimostra ancora come,

finire dell'ultimo

periodo glaciale, moltissime regioni rimaste


si

scoperte dai ghiacci

trasformarono in laghi immensi ed in

paludi e che, alla fase pi rigida di codesta epoca glaciale,

ne segu un'altra che potremmo chiamare

lacustre , nella


quale
il

8o

continente asiatico

si

trov in condizioni analoghe a

quelle in cui ora sono le sterminate regioni settentrionali della


Siberia, la Finlandia, la Svezia e parte della
trionale, tutte regioni, che, pi tardive

Russia setten-

ad emerger dai ghiacci^

hanno conservato
di

sin

oggi pi spiccatamente la fisionomia

quel periodo.

Tutta l'Asia Centrale, tanto a occidente

quanto a settentrione dell'altipiano tibetano, ed infine questo


stesso e tutto l'altipiano iranico erano coperti di laghi delle

pi svariate dimensioni ed in

partire da questa et

numero veramente straordinario, di massima abbondanza di acque


di

ebbe principio un
pioggie, di
tutti
i

processo

continua

diminuzione

di

un vero inaridimento, che prosciug man mano laghi, tramutandoli prima in paludi, e poi in valli

solcate da fiumi, ed infine in deserti, o stagni salati, di di-

mensioni infinitamente pi ristrette dei laghi primitivi.


L'essiccamento della superficie terrestre, dovuto ad una
progressiva e costante

diminuzione della precipitazione di


il

acqua
potkin,

in

forma

di

pioggie e nevi, estendesi, osserva


al

Kro-

non solo

continente euro-asiatico,

ma

anche a

quello americano, tanto del nord, quanto del sud. Egli trova
perfino traccie visibilissime di tale processo nella Russia eu-

ropea, e nella Siberia occidentale, anche in tempi storici, nel

corso cio di quest'ultimo secolo, e trae da tutto un cumulo


di

documenti geologici, che noi per brevit omettiamo,


quale

la

importantissima conclusione
geologico, attraverso
il

che questo processo cosmico


la

Terra sta anche adesso pas-

sando, deve essere una delle cause principali, se non la prima,


di tutti

gl'immensi movimenti

di popoli

avvenuti dall'alba

della storia, anzi dalla preistoria, fino alle ultime emigrazioni

dei

Mongoli

e dei Turchi.

Nel corso della discussione che segu alla lettura di questa conferenza alla Societ geografica di Londra, alcuni dotti presenti fecero rilevare la giustezza delle conclusioni del

Kro-

potkin

il

Dr. Blanford, tra gli

altri,

ricord anche

le

scoperte

L.

Caetani

Studi di Storia Orientale. Voi.

Corso approssimativo dei fiumi principali d'Arabia


nel Periodo glaciale

Scala di

22 500 000

Cbilonnetri

ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI

NOVARA

fatte

ultimamente dal Vredenburg (membro della


),

Gcological

Snrvey of India

nel tracciare la carta del Belucistn oc-

cidentale, scoperte che dimostrano

come

in

un tempo
sterili,

assai

recente, due o tre mila or sono,

quella regione, ora quasi

del tutto spopolata nei suoi altipiani aridi e


tata

era abi-

da una

fitta

popolazione, che costru immensi argini per

creare serbatoi d'acqua a scopi irrigui. Oggid, anche se questi


argini

simili a quelli

ben noti del Jemen

in

Arabia

ve-

nissero restaurati,

non servirebbero a

niente,

dacch non v'

pi acqua da raccoghere, non piovendo pi come prima. La popolazione del paese dovette certamente emigrare, cacciata
dalla diminuzione graduale

dell'acqua necessaria alla

colti-

vazione ed allo sviluppo della vegetazione boschiva e prativa.

Abbiamo
(e

inoltre

la

testimonianza diretta del maggiore

D. C. Bruce, che ha traversato l'Asia Centrale dal Kashmir


precisamente da Leh) a Pechino. Egli varc prima
l'alti-

piano tibetano tra Leh e la catena del

Kuen Lun
(a

poi, sceni

dendo

nella vasta bassura centrale dell'Asia, studi

mar-

gini del

grande deserto

di

Takla Makan

occidente del
il

Lob Nor, o di Kum Tag


il

Kara Koshun
(a

Kul), e quindi travers

deserto

oriente del

Lob

Nor), rivolgendo speciale

attenzione ad un'altra bassura paludosa ben poco conosciuta,

Kara Nor. Questo

viaggio, compiuto nei mesi del grande

l'inaridimento dell'Asia. Nell'altipiano tibetano


traccie di laghi disseccati

inverno 1905-1906, ha fornito nuove, irrefragabili, prove delil Bruce trov

da breve tempo [The Geographical


1507, pag. 601), altrove laghi in via

Journal, volume
di

XXIX,

inaridimento progressivo e che fra non molti anni pi non

esisteranno (pag. 603): trov che


rivela traccie di essere stato

un vasto

tratto di

paese

un tempo sepolto
(5

sotto

un bacino

d'acqua profondo ben quindici piedi

metri) nei punti pi

bassi (pag. 603-604). Interessantissime sono le sue osservazioni sul deserto centrale dell'Asia,

ed in particolare
:

sul de-

serto di

Kum Tag

e sul bacino del

Lob Nor

egli riscontra l

delle

prove sicure che tutto quell' immenso bacino

appunto dai Cinesi Han-liai o mare essere stato un tempo un vastissimo mare interno (pag. 614,
colpito dall'aspetto singolare
delle rive

chiamato disseccato dovette


estreme
di

linea io, dalla fine). Difatti in altro luogo (pag. 616 e seg.)
egli fu

questo mare, rive che portano ancora traccie visibilissime


delle

onde che

si

frangevano su

di esse in

un tempo

assai

vicino al nostro.

Possiamo aggiungere che intorno a Cherchen (sul limite meridionale del deserto di Takla Makan) Marco Polo, nel secolo Xiir, osserv l'esistenza di numerosi paesi e villaggi
:

oggi invece non solo questi centri popolati non esistono pi,

ma non v' nemmeno pi vegetazione chiaro che persino in questi ultimi sei
Omettendo
di
di parlare di altri,

di sorta (pag. 610).

secoli le condizioni

climatiche dell'Asia sono profondamente mutate.

citeremo ancora

lo studio

sommo

rilievo di EUsworth Huntingdon, pubblicato nel

Geographical Joiirnal (London,

1906, voi.

XXVIII,

octo-

ber 1906, pp. 352-357, e voi.

XXIX,

pag. 674), a cui ha

fatto seguito la pubblicazione d'un libro

The pidsc of Asia.


le

E. Huntingdon ha appunto compiuto un viaggio in Asia per


studiare tutti
sulle razze
i

fenomeni dell'essiccamento e
colpite

sue influenze

umane

da questo processo distruttivo della


la

vita

animale e vegetale. Neil' accompagnare


il

Spedizione
egli trov

Barrett, che visit

Turkestan orientale nel 1905,

prove convincenti che non solo nell'ultimo millennio e mezzo


il

Khotan ha

subito un processo di rapido e costante inaridile

mento, e che perci

condizioni climatiche del paese

al

prin-

cipio dell'era cristiana dovettero

essere assai diverse e pi

favorevoli di oggi,

ma ha

trovato inoltre moltissimi indizi,


tali

che perfino

in

questo ultimo nostro trentennio

condizioni

siano ancor peggiorate.

Egli ha osservato che

tutti
il

fiumi,

che dalla catena del


il

Kuen Lun scendono

verso

nord

e traversano

Khotan

S3

fa,

nella sua larghezza, avevano, mille e pi anni

un corso
si

assai pi lungo dell'odierno e che, in alcuni casi,

adden-

travano nel

deserto per circa

pi di 60 chilometri, dando
e ricora-

vita a grandi paesi, ora


perti di sabbia.
Il

completamente abbandonati

processo di inaridimento stato cos

pido, che in moltissimi luoghi


icienza di umidit e le sabbie metri,

li

gU hanno

alberi

sono morti per de-

poi interrati per vari

sicch

solo le parti

superiori di essi

emergono ora
si

dal suolo. I corsi di

vari fiumi, adesso scomparsi,


il

possono
i

facilmente rintracciare, seguendo, attraverso

deserto,

rami

essiccati degli alberi morti emergenti dalle sabbie.

Studiando

corsi di questi esausti bacini, egli pot quasi


i

costantemente appurare che

fiumi di mille anni

or sono

avevano

letti

assai pi vasti e

dovevano

di necessit trasci-

nare una quantit assai maggiore di acqua. Tale induzione fu confermata dal fatto che lungo il corso di questi fiumi
s'incontrano frequenti rovine di
citt,

e le pi estese sono

sempre quelle pi addentro

al deserto.

Le sue osservazioni

provano irrefragabilmente che gli abitanti di queste citt dovettero abbandonare le loro dimore e sahr verso i monti, man mano che l'acqua dei fiumi diminuiva in volume e non
bastava pi all'irrigazione dei campi. Ogni nuova sede, costruita

pi

vicina ai monti, fu minore in estensione della

precedente; ci che prova che gU abitanti, o per morte, o forse meglio per emigrazione, sono andati costantemente
diminuendo: dacch scemavano
le pioggie,

veniva anche a

mancare l'acqua disponibile per


venivano perci meno
i

l'irrigazione dei campi, e


Il

mezzi per vivere.

Huntingdon
seguendo

trov in alcuni casi rovine di borghi e

citt,

che un tempo

dovevan contenere parecchie migliaia


le

di abitanti, e,
le

nuove

sedi,

su per

il

fiume antico,

trov sempre pi

piccole, tanto che le ultime, quelle di oggi, sono ridotte a

poche casupole, quasi ai piedi dei monti Kuen Lun, abitate appena da una trentina di pastori. In alcuni paesi tuttora

esistenti trov gli abitanti sul

84

di

punto

emigrare per

la cre-

scente deficienza d'acqua, lasciando le case intatte ed abbandonando gli orti, in cui gli alberi mostrano tutti i segni pi
palesi di

morte prematura per deficienza d'acqua alle radici. Proseguendo le sue ricerche lungo le rive del Lob Nor,.

il

grande mare interno del Turkestan, egli trov traccie chiarissime che il lago era stato in tempi storici, relativa-

mente

vicini a noi, assai pi vasto.

Le antiche Hnee

della

sponda sono chiaramente


riazioni dai tre ai

visibili tutt'intorno al

lago con va-

duecento metri sopra

al livello presente.

In un

certo punto, per esempio, egli trov un'antica strada

abbandonata, che un tempo girava attorno ad una vasta baia del mare interno: ora invece la strada seca direttamente la
baia, in cui

non giunge pi l'acqua del Lob Nor. Dunque l'essiccamento continua, e rapido per giunta, anche
da
secoli
ai giorni nostri.

Al nord del Tarim egli pot accertarsi che esiste una immensa regione, lunga dai 600 agU 800 chilometri, grande in superficie quanto l'Inghilterra, la Scozia e l'Irlanda messe insieme, in cui da pi generazioni non piove affatto, mentre
in essa esistono
in

ancora numerose rovine

di citt e borgate,

luoghi dove un tempo

sgorgavano

fonti

d'acqua
Il

dolce,^

ed ora non
conchiude

pi che sabbia e desolazione.


il

Huntingdon

suo benissimo studio,


tratto

affermando che tutta


calcolabile in lun-

l'Asia Centrale, per un

immenso

ghezza pi
fino alla

di

Manciuria,

3700 chilometri, dai confini della Mesopotamia si trovava pochi millenni or sono in

condizioni di gran lunga pi favorevoli, e che un processo


di

progressivo ed implacabile inaridimento,

dovuto ad un

costante diminuire di pioggie, ha trasformato diecine di mi-

ghaia di chilometri quadrati di paese coltivabile e forse den-

samente popolato,

in

un deserto
dir

orribile,

dove ne uomo n
alla probabilit,

bestia possono pi vivere.

Accenna quindi
certezza

noi

potremmo quasi

che

in siffatto pr-

cesso cosmico
di

85

da cercare
la pri-

mutamento

del clima sia

preistorici fino all'ultimo dei

maria ragione delle grandi migrazioni di popoli, dai tempi Turchi immigrati in Asia oc-

cidentale.
Il

particolare della Persia,


di molti dati

problema dell'essiccamento dell'Asia Centrale, ed in trovasi pure studiato ed arricchito


preziosi

nel

rapporto della missione ameri-

cana, edito dal Pumpelly {Exploratioi in Turkestan,

- Car-

negie Institution Washington, 1905).

La Persia
cetti,

stessa, al

geologo che

la studia

senza precon-

rivelasi

come un paese soggiacente


i

a un processo di

lento e fatale inaridimento, che distrugge la vegetazione e

ne caccia
l'Iran si

fuori

propri abitanti a diecine di migliaia: tutto


ridenti,

va lentamente spopolando, ed a praterie


si

villaggi popolosi e freschi ruscelli,


deserti, rovine
(id.

vanno sostituendo

aridi

abbandonate e miseri rigagnoli o vallate

riarse

ibid.,

pp. 308 e segg.).


le

confortare e garantire

conclusioni del Huntingdon


le

e del Pumpelly, abbiamo tutte

innumerevoli prove d'ina-

ridimento dell'Asia raccolte nei loro celebri viaggi di esplorazione dallo svedese

Sven Hedin,

forse

il

maggiore degli
i

esploratori viventi, e dall'anglo-indiano dott. Stein,

quali

hanno traversato in tutti i sensi il mare desertico dell'Asia e han diretto numerosi scavi nelle citt abbandonate e sepolte entro le sabbie dell'Asia Centrale. Non accumulo inutili

citazioni.

Le annate 1908

e 1909 del

Geographical Jourli

nal

di

Londra porgono

tutti gli

schiarimenti a chi
al lettore

voglia

esaminare. Cos egualmente risparmio


citazioni di viaggiatori,
lari sui

molte altre
partico-

che hanno
in

riferito

identici

mutamenti del clima

Asia Centrale
ci

e in Africa.

Su

quest'ultimo continente,

che non

interessa altro che

in via del tutto secondaria, baster ricordare, per esempio,

quanto

scritto nel

medesimo periodico inglese (giugno

1909,

pag. 697), dove troviamo alcuni dati di singolare importanza,


che provano
il

86

mutamento del clima e dell' umidit atmosferica nel Sudan. Le ultime scoperte hanno dimostrato, per esempio, come le pioggie diminuiscono e il lago Ciad vada annualmente restringendosi con una rapidit impressionante: in questi ultimi trent'anni il grande lago si mutato in una
palude, e forse fra non molto cesser addirittura di esistere.

Nello stesso periodico, fasccolo del marzo igog (pag. 326),

leggiamo una nota

di

grande

rilievo

riguardo all'inaridie quale causa del

mento

della

Palestina, in tempi

storici,

suo presente spopolamento.

Infatti basta visitare la Palestina

e la Trans-Giordanica per constatare le vestigia palesi d'una

popolazione assai pi
intensiva, e di

densa, di una coltivazione molto pi

lavori d' irrigazione molto estesi in un'et a


i

noi assai vicina, ossia tra

1000 ed

1500 anni or sono.

La

rovina agrcola ed economica del paese dovuta soltanto


alla crescente deficienza di

acqua piovana. Basta esaminare


tondelli punteggiati
i

attentamente la grande carta della Palestina pubblicata dal


Palestine Exploration Fiind, e contare
i

(segno convenuto per rovine d'antichi villagg-i), ed


ora esistenti.
la

villaggi

chiaro che non molto pi di mille anni or sono


il

popolazione era forse

decuplo della presente e tutta

come provato dalle numerose grotte scavate a mano con grande fatica, sotto le rovine dei villaggi, e destiagrcola,

nate palesemente alla conservazione di cereali.

Oggi quelle
d'altra

rovine di villaggi trovansi in lande quasi deserte, dove impossbile coltivar cereali per la

mancanza d'acqua:

parte per la grandezza e

il

numero

delle rovine e le grotte


la coltura fosse,

cavate nella roccia vva dimostrano come per


il

passato, intensiva e di molto reddito.

In Asia Minore troviamo le stesse tracce di progressivo

inaridimento,
citt: le

seguito da spopolamento e da abbandono d


il

rovine d queste coprono tutto

paese, provando

l'esistenza, nell'antichit, d

che ha coltivato,

nemmeno

una popolazione assai pi densa, mille anni or sono, con molto

profitto oltre
i

87

abbiamo
anche
infatti

cereali

anche

la vite:

molte

rovine di strettoi d'uva e di cantine. (Frazer, Adonis, Atiis,


Osiris, II.

Ed. 1907, pag. 116

Cfr.

J.

T. Bent,

ExS.,

plorations in Cilicia, e nei Proceedings

R. Gengr. Soc. N.

volume XII.
Studics,
voi.

Jonrney in Cilicia; nel Journal of Hellenic

XII vedi Ramsay, Historical Geography of


ecc.).

Asia Minor,

Ai tempi

di

relativamente ameno

Strabone l'Arabia settentrionale era un sito e in condizioni migliori di oggi: la sua

descrizione del Midyan, ora squallido deserto, non si spiega se non ammettendo che ivi ancora crescesse una considere-

vole ed abbondante vegetazione.

che
ai

un

fatto

ben noto
sono

come gi

si

disse poc'anzi

ed
fin

gli elefanti

esistiti in Siria,

nella regione all'est

piedi dell' Anti-Libano, dal

Hawran

presso

Damasco
al

su ad Antiochia, e che molti ve n'erano ancora sino

1800

avanti Cristo. Gli elefanti sono spesso menzionati nei testi ieroglifici; ed anche tra gli oggetti mandati in tributo dai Khata che vivevano in Siria trovavansi oggetti d'avorio e

zanne

di elefanti uccisi in Siria

ed in Mesopotamia. Tutmes III ne uccise 120, ed


ele-

re d'Egitto cacci gli elefanti in Siria e


fanti vivi fecero parte del tributo dei

sottomesso all'Egitto. Or

tutti

Rutonu, popolo siriaco questi grossi pachidermi po-

tevano

vivere soltanto in regioni coperte di boschi e di co-

piosissima vegetazione, con abbondanti corsi d'acqua. Tutto


ci

doveva dunque esistere nella Siria orientale verso il 1800 avanti Cristo, dove oggi non sorge pi un albero e tutto il paese solo una grande steppa deserta. (De Morgan, 178, nota 4).
Passando ad
il

altre regioni asiatiche, nelle quali si svolto


i

medesimo processo d'inaridimento, baster rammentare


i

termini con

quali Strabone descrive la Parthia

(l'odierno

Khurasn,

in Persia),

come

coperta di boschi, mentre noto

che oggid non vi sono quasi pi che aridi e nudi monti, sui fianchi dei quali giacciono innumerevoli resti di citt abban-


donate:

88

non esistono pi
(cfr.

infatti

rivi

che davano vita a


6).

quelle popolazioni

Rawlinson, Parihia, pag.

Nel Tibet in questi ultimi secoli l'inaridimento procede a


passi da gigante, e gli abitanti di quelle regioni sono con-

cordi nel testimoniare

il

rapido decrescere dei laghi


its

sull'alti-

piano

(Cfr.

Waddel, Lhasa and


concludere
questi

Mysteries, pp, i8i, 184,

298-299, 433, nota).

Possiamo
lettore fatti

appunti

rammentando
ai

al

anche pi recenti, per dimostrargli come questo


giorni

processo di lenta morte per sete prosegua a svolgersi


nostri con implacabile continuit.

Le grandi siccit di cui ha sofferto l'Australia pochi anni or sono, hanno ucciso a milioni le pecore di quel continente, come ben sanno tutti produttori e mercanti di lana, il prezzo
i

della quale giunse per ci a


di quello

un dato momento, sino

al

doppio

che era dieci o quindici anni prima.

Tutti

hanno

letto nei giornali

come ultimamente

p^iesi

continentali, quali l'India e la

Russia (l'anno scorso anche

abbiano sofferto grandi siccit con una frequenza non mai conosciuta nel passato. E notevole altres che anche nell'Africa tropicale le grandi pioggie estive hanno una tendenza spiccata a diminuir di volume.
l'Argentina),

Oltre alle
nate,

condizioni del lago Ciad, da

noi

gi accenil

abbiamo anche l'Atbara, uno degli


nei

affluenti del Nilo,

quale ha quasi cessato di correre

mesi invernali. Nel

Times del 24 agosto 1905

si

pu leggere una corrispondenza

dall'Egitto sulla diminuzione costante delle alluvioni annuali

del Nilo. L'inondazione niliaca del 1907 fu la pi bassa di


tutte nell'ultimo

cinquantennio [The Geograph. Journal,


le

otpii

tobre 1907, pag. 455). In Cina, per esempio,


vicine al

provincie

deserto

centrale

(il

Gobi),

ossia

lo

Shensi e

lo

Shansi, hanno sofferto, per circa un decennio, di una continua siccit: fatto che mai
frontisi
si

era prima d'ora verificato (con26,


28).

A.

Little,

The Far East, pag.

Ometto
di

89

addurre prove suU'essiccamento dell'America settentrionale e meridionale, dell'Africa meridionale e dell'Australia. Da per tutto abbiamo identici fenomeni da per
:

tutto troviamo centri deserti di recente formazione, e generale la

tendenza del deserto ad estendersi a danno delle regioni rivestite di vegetazione. Alcune eccezioni che si potrebbero addurre qua e l sono dovute a condizioni locali fortuite, e sono fenomeni del tutto temporanei.

rassegna tante testimonianze, tratte da tante parti diverse, si ritrae la convinzione che non solo un fatto vero ed inil processo cosmico d'inaridimento sia
-

Nel passare dunque

in

discutibile,

ma

che nei suoi

effetti

progressivi esso sensibile

anche
menti

ai giorni nostri,

determinando alcuni profondi muta-

di

cUma,

verificatisi

non

solo negli ultimi secoli scorsi,

ma,
per

in alcuni luoghi pi esposti, persino nel corso della no-

stra generazione. Stabilita ora questa base importantissima

nostro studio, noi possiamo riprendere l'esposizione dei fatti geologici nel loro ordine progressivo, intrecciandola
il

con

il

nostro sommario storico, per dimostrare


ci offra altre

come

la storia

correttamente interpretata
geologica, e

valide prove della tesi

come

il

processo d'inaridimento sia la naturale,

moltissimi la logica spiegazione di molti eventi storici e di

fenomeni umani.

[Primi moti migratori dei popoli

preistorici).

Per molto

tempo

le

popolazioni

dei

luoghi maggiormente colpiti da

questo processo distruttivo della vita organica tentarono resistere alla crescente avversit del clima; ma infine tanto
inospiti

dure divennero

le

condizioni climatiche ed eco-

nomiche, che nel centro dei maggiori continenti gli abitanti


trovaronsi troppo numerosi per poter pi vivere insieme
pel passato.
Il

come

ancora

mah

disagio cre conflitti fratricidi, che accrebbero e le sofferenze le trib soccombenti si videro
:

90

ebbero principio
le

costrette a prender la via dell'esilio. Cos

grandi emigrazioni

di popoli nei

primi albori della preistoria.

Sui moti etnici che avvennero alla fine della fase pi acuta del periodo glaciale, ossia su quei moti o movimenti migratori delle razze

umane

paleolitiche e neolitiche,

non possiamo
scarsi per

discorrere. I dati che

abbiamo sono ancor troppo


e
l,

trarne un costrutto;

ma qua

da

indizi indiretti, noi ri-

caviamo che

vi

furono movimenti

migratori assai estesi e

sottomissioni di razze pi barbare per opera di altre pi progredite e meglio armate.

Le pi antiche migrazioni
notizia,

di

cui

abbiamo vagamente

furono quelle di cui fu mta l'Europa,

come

risulta

dagli scavi e dagli studi di depositi paleolitici e neolitici.

La
an-

scuola pi
il

moderna

d'antropologia sostiene ora,

con a capo
le

nostro emerito connazionale prof. Sergi, che

pi

tiche migrazioni nel Mediterraneo siano avvenute dall'Africa

verso l'Europa. Ci concorda perfettamente con


degli
studi

il

risultato

geologici e geografici,

che stabiliscono come

l'Africa

del

debba essere stata la prima a subire le conseguenze mutamento di clima e la prima ad espellere, per effetto
i

dell'aridit crescente,

suoi abitanti dalla pianura del Sahara.

Cos in Europa

le

razze barbariche antiche, dall'epiderirti peli,

mide coperta
sopraffatte

di

fitti

ed

quasi

come

animali, furono

da un'invasione

di altre razze

che avevano inven-

tato l'uso della pietra sihcea per gl'istrumenti pi primitivi


di offesa (et paleohtica): questa,

venuta forse dall'Africa

congiunta allora all'Europa per


Sicilia

lo stretto di Gibilterra e la

fu la celebre razza artistica che ha popolato un tempo la Francia, e che fu poi travolta da una nuova corrente umana, sicuramente venuta del pari dall'Africa, ma di

pelle
(cfr.

bianca e consanguinea forse

con

Berberi odierni
;

Hopf,

Tie

Human

Species, pag.

42

Sergi, Europa^

pag. 119, 510), munita di istrumenti di pietra molto pi perfezionati (et neolitica) e somigliantissimi a quelli che
si

sono

_
trovati in Egitto.

91

griiffiti

noto dai loro

che

le loro

donne
razze

avevano natiche
sulla quale

assai pronunciate

come presso alcune

dell'antico Egitto.
si

Queste razze crearono l'Europa

neolitica,

stese poi in et molto pi recente,

dopo una

serie incalcolabile di secoli, la razza ariana

venuta dall'Eu-

ropa orientale, e dotata gi d'una coltura assai superiore.

Ma
Una

queste migrazioni lontanissime non


alla pi

ci

riguardano,

perch appartengono

remota preistoria.
assai diversa e affatto

quantit di dati,
gli

d'origine
altri,

indipendenti
strare che la

uni dagli

stanno concordemente a dimoquella che per

prima grande

crisi storica, ossia

prima ebbe generale influenza


umanit,

sulle

vicende storiche della

avvenne certamente nei

tre millenni dal

6000

al

3000 avanti Cristo.

I Cinesi gi agricoltori e

quasi

civili, vi-

venti lungo le rive del

Tarim

e sulle

sponde dal Eob-Nor,

al

mezzod del Gobi, emigrarono


oriente,

circa

il

3000 avanti Cristo verso


spartiacque

occupando

lo

Shen-Si, ossia la regione al nord della


lo

catena montuosa del Tsing-Lin, che costituisce


fra
(cfr.
i

bacini mediani

del

Koang-ho

del Yang-Tze-kiang

A. Little, The Far East, 54). Da questa prima sede, dovendo cercare una dimora per una popolazione sempre crescente, e premuti alle spalle dalle condizioni sempre pi inospitali dell'Asia Centrale,
i

Cinesi continuarono a estendersi

verso oriente, scendendo

il

corso del

Hoang-ho ed inondando

Yang-Tze-Kiang. Ne segu per conseguenza la lenta conquista della Cina propriamente detta che dur molti secoli e fu sovente interrotta e turbata da incuranche
la vicina valle del

sioni di altre razze

mongoliche, provenienti dal settentrione,


dalla crescente desolazione delle pianure

premute anche esse

centrali dell'Asia, dalle lande inospiti della Manciuria setten-

trionale sino alle aride steppe della Siberia occidentale.

Finch dur

il

periodo glaciale

rigori

artici

dell'alti-

piano iranico, unito all'altipiano armeno, costituirono una barriera insuperabile

che separ nettamente per ignoti millenni

92

l'Asia Centrale dal bacino Tigro Eufratico

sicch

moti dal

settentrione verso la Babilonide avvennero soltanto


fine del

dopo

la

perodo glaciale pi intenso.

primi moti migratori

dei popoli dell'Asia Centrale furono perci necessariamente

verso occidente, ossia verso la catena dell'Ural e


della

la

pianura

Russia orientale.
in

Quelli verso

l'Iran e la

Babilonide

seguirono

data relativamente recente (De Morgan, i8i).


parte
del

Dall'altra
nelle

Pamir, e forse pi probabilmente


il

immense steppe che circondano

Mar Caspio

il

Mar

di Arai, sui confini fra


le

l'Europa e l'Asia, vagavano allora

stirpi

nomadi degli Ariani. Anche queste per identiche


ossia

ragioni,

per

la

cresciuta aridit del paese, e perch

sospinte da altre razze che migravano dal centro del conti-

nente asiatico,
in

si

videro costrette ad abbandonare la patria

ondate successive, che in varie epoche presero varie dire-

zioni.

La

pi antica fiumana emigrante degli Ariani fu quella

che

si

rovesci in India,

ma

in et relativamente

non

lon-

tana, perch pare accertato che soltanto alla fine del II mil-

lennio avanti Cristo gli Indiani

si

trovassero gi fra
in

monti

dell'odierno Afganistn. Altri torrenti umani,

et molto

diverse fra
attraverso
il

il

3000 e

il

1000 avanti Cristo,


;

si

rovesciarono
invece traver-

Caucaso sull'Asia Anteriore


si

altri

sarono

le

steppe russe e

gettarono sui Balcani e la Grecia,

altri infine

valicando l'Europa Centrale andarono a popo-

lare le rive del Mediterraneo.

Le condizioni
effetti

speciali dell'Africa settentrionale fanno per


i

sospettare che la regione, la quale per prima sent


dell'

deleteri

inaridimento

come

quella che oggi maggior-

mente

colpita, sia stata

l'immensa regione del Sahara. Le


si

popolazioni espulse dal piano sahariano

andarono a

rico-

verare altrove, sicuramente in Egitto e pi lontano ancora.

Quella famosa razza mediterranea, di pelle oscura, sulla quale


ora tanto
si

discute, e che

si

vuole abbia popolato tutto

il

bacino mediterraneo e gran parte del continente europeo.

93

fu
le

prima della comparsa degli Ariani,


sospinta dall'Africa inaridita verso
coste
itale,

molto probabilmente
isole dell'Egeo, e le
il

sicule

ed Ispane. Oggi

dotti,

Hall per esempio,


libica

credono con buone ragioni che questa razza


lasse la Palestina e forse

popo-

anche

la Siria

prima della venuta


in

dei Semiti.

Noi concordiamo pienamente


si

questa

tesi,

la

quale

bene

adatta alla precedenza del Sahara su tutte

le altre

regioni della Terra, nel suo inaridimento.


trib

logico

che

le

cacciate dall' interno

si

riversassero verso le
di esse,

coste,

come sembra
le rive del

logico

l'

indurne che una parte

seguendo

mare, migrasse in Asia

la

assai

prima

del 5000 avanti Cristo

e che un'altra parte salpasse dalle

spiagge della Cirenaica e andasse a creare


civilt cretese,

maravigliosa

indipendente nella sua genesi da ogni influenza

semitica od ariana. Un'altra parte ancora,

come

gi

dicemmo,

varcando, nell'et neolitica, l'istmo che congiungeva l'Africa


alla

Spagna, inond
Ci

la

penisola iberica, la Francia, la SvizTJie Hiiiian Spccies,

zera e gran parte della

Germania (Hopf,

pag.
tese,

42).

spiega

come

la

coltura

l'influenza
il

cre-

quale potenza marittima, abbracciasse tutto

Mediter-

raneo.

Rammentiamo
in

altres

che

il

valente orientalista L. Rei-

nisch ritiene, per forti ragioni filologiche, che vi sia stata

remoti millenni una grande corrente migratoria dall'Africa

settentrionale verso l'Asia.

Tutti questi movimenti di popoli furono


dersi

bene intenpossediamo

ci

lentissimi, e

dati scarsissimi che ne

non

permettono

di fissarne la cronologia.
trionfali,

Le emigrazioni
fati-

non furono gi marcie


e

ma vm

avanzar tardo e

coso con lunghe soste, che abbatteva con estrema lentezza

con grandi

difficolt l'opposizione

armata delle popolazioni

dimoranti sul loro cammino.

Non

improbabile che le soste


fiu-

durassero talvolta intere generazioni, prima che quelle

mane

di uomini, o sospinti dal bisogno, o

premuti

alle spalle


da
altre

94

ondate di popoli costretti ad emigrare, si rimettessero faticosamente in moto verso nuovi paesi. Intanto oltre ai Libii, ai Mongoli ed agli Ariani, si mo-

vevano per identiche ragioni anche i Semiti, i quali verso il 5000, o forse anche molto prima, come diremo fra breve, ammessa
rono
le

la correttezza dei calcoli degli Assiriologi,

incomincia-

a comparire nella Babilonide e


e potenti popolazioni

vennero
lungo

in conflitto

con

numerose

che da millenni avevano


il

dimora

sui fianchi dell'altipiano iranico,

bacino Tigro-

Eufratico.

donde venivano questi Semiti, Arabi, su cui dovremo s largamente


studi
?

Ma

gli

antenati di quegli

intrattenerci in questi

Prima
colti nelle

di

esaminare

il

problema
in

delle

migrazioni semiai

tiche nella storia del

mondo

rapporto

dati
di

da noi racaprire
in

precedenti pagine, sar opportuno

questo luogo una parentesi per trattare con nuovi criteri una questione di somma importanza storica, intimamente
collegata con
il

processo

d'

inaridimento della Terra, con


le

le
in-

migrazioni dei Semiti, con tutte

vicende di Arabia, ed

fine con la genesi dell'Islam e con le grandi conquiste arabe.

Queste conquiste sono

infatti

uno dei maggiori eventi


il

della storia, e sarebbe grave errore

considerarle quale

fe-

nomeno

isolato

ed unico nel suo genere, cio come un


e

fatto

mai prima avvenuto

mai ripetutosi
il

in appresso.

Le con-

fenomeno islamico costituiscono invece, nelle grandi vicende del mondo, uno degli anelli necessari di congiunzione fra quella storia non scritta, che ebbe
quiste degli Arabi e tutto

principio con la

comparsa dell'uomo
il

sulla terra, e quella che

continuer finch

nostro pianeta sar l'agone delle passioni

e degli interessi del genere umano.


l'

Le prime vicende
un processo

del-

Islam sono une delle tante


si

fasi

di

storico,

anzi cosmico, che


l'effetto di

sprofonda nel pi remoto passato, sono


si

cause molteplici che

perdono

nell' infinito dello


tamente con
riguarda
tutto
il

95

si

spazio e del tempo. Queste vicende

collegano cio stret-

gran problema geologico trattato nelle pagine precedenti, e con il problema altrettanto intricato che
la patria primitiva delle

genti semitiche.
il

neces-

sario dunque, dopo aver trattato


stione, riassumere
si

lato geologico della que-

brevemente per sommi capi tutto

ci che
se-

scritto sul

problema della sede primitiva dei popoli

mitici.

{Le

vane teorie sulla sede primitiva dei popoli semitici). Con il nome generico di razze semitiche si intende oggrande gruppo
i

gid quel

di razze asiatiche

che, per le so-

miglianze esistenti fra

loro idiomi, dimostrano di aver avuto


di

una comune

origine, ossia

discendere tutte da un solo

popolo parlante un tempo una medesima lingua. questo gruppo appartengono in primo luogo gli Arabi, poi i Babilonesi, gli Assiri, le popolazioni aramaiche della

Mesopotamia
lestina,
altri
i

e della Siria, le stirpi

Kanaanitiche della Pagli Abissini.

Fenici, gli

Ebrei ed infine anche


(i

Di

rami minori
il

di queste razze

Caldei,

gU Edomiti,

ecc.)

non mette

conto di parlare in questo luogo.

L'uso del termine generico

Semiti dato a tutte queste

popolazioni di recente origine, perch fu adottato per la prima volta dall' Eichorn {Einleitung in das Alte Testam.,
2^ ediz.,
I,

45. Lipsia, 1787: cfr.

Noeldecke, Encycl. Britanderivato


dal fatto che
la

nica, voi.

XXI,

pag. 641) ed

maggior parte delle nazioni che parlano e parlarono le lingue semitiche erano discese, secondo la Genesi (X-XI), da Sem
figho di No.
retta,

La denominazione non
la

perfettamente cori

perch

Genesi inchiude

fra

Semiti anche

gli abii

tanti dell'

hanno in comune con Semiti, e Lidi, quaU parlavano una Hngua che non sembra abbia alcun nesso Hnguistico con gH idiomi semitici. Allo

Elam

(Susiana) che nulla


i

stesso

96

in

tempo invece
i

la

Genesi non comprende

questa

denominazione

Fenici (Canaaniti), che erano

sicuramente

semiti e parlavano

una lingua molto

affine all'ebraico.

Lo

scrit-

tore della Genesi ignorava infine lo stretto


tra
i

legame esistente

figli

di

Sem con
tali

cugini semiti dell'Arabia meridio-

nale e dell' Etiopia.

Nonostante

obbiezioni, l'uso del


tutti gli

nome

ora accettato

unanimemente da

studiosi e serve

per designare
di

collettivamente quella razza che

da migliaia

anni abita

una parte considerevole dell'Asia Anteriore e


etiopici
all'

gli altipiani

in

Afi-ica.

Questa regione abbraccia perci


le

(oltre

Abissinia)

non solo

pianure solcate dal Tigri e dalla Palestina,

l'Eufrate, e la Siria,

compresavi

ma

bens anche

e specialmente l'Arabia.

La maggior

parte delle regioni che divennero poi loro

stanza furono occupate dai Semiti nel corso degli ultimi millenni avanti Cristo, parte pacificamente e parte a

mano armata

con

le conquiste.

per notevole

il

fatto

che l'inondazione

semitica, nell'Evo antico, fu relativamente pi ristretta che

non quella
restati

ariana. Singolare infatti che


i

Semiti, mostrando
si

quasi una preferenza per

paesi pianeggianti,

siano ar-

dovunque, nella loro espansione, han veduto ergersi

innanzi le ripide pendici di regioni montuose.


il

Abbiamo

cos

fenomeno singolare che

Semiti, a guisa di un mare, nel

corso di vari millenni, coprirono tutte le pianure dell'Asia

Anteriore circoscritte a oriente e


tena del Taurus e
Siria in

al

nord dalle catene mon-

tuose del Zagros, dall'altipiano armenico, e dalla duplice cadell' Amanus che sbarra l'ingresso dalla Asia Minore. Parecchie razze semitiche, piuttosto che valicare monti settentrionali, presero la via aperta del mare,
i

ed alcune popolarono molti punti del Mediterraneo, altre


rovesciarono
in

si

Africa, e par vi

siano

buone ragioni per

ritenere che colonie

semitiche erano sparse lungo la costa

africana fin oltre lo Zambesi, e sulla costa del Belucistn in


Asia. Solo

97

dell' Etiopia.

un nucleo relativamente poco numeroso ebbe


tutti

l'ardimento di annidarsi nei monti

Orbene

questi popoli parlavano

quelli soprav-

vissuti parlano

ancora

vari idiomi,

quali, sottoposti dalla


analisi,

scienza filologica

moderna ad

un' acuta e profonda

hanno
vevano
miti

rivelato derivare tutti da un'unica

lingua primitiva,
e vi-

parlata dai Semiti,


tutti

quando erano

assai

meno numerosi

insieme in una regione

dell'

Asia Anteriore.
i

Quale fu codesta regione,


?

la patria originaria di tutti

Se-

pi valenti orientalisti per varie generazioni

hanno

tentato risolvere l'arduo problema,


tissimi, negli ultimi

ma
tal

solo in tempi recen-

decenni del secolo xix, stato possibile


natura che
gli studi

dare una risposta sodisfacente e di


delle generazioni future

non varranno

forse pi ad infirmare.

Sar

utile riepilogare le varie soluzioni tentate.

Si ritenne

un tempo che
d'Armenia
un
altro
i

Semiti venissero

in

origine

da alcuni

distretti

ma

tale supposizione, ispirata

principalmente dal testo della Genesi contradetta dalla

Genesi stessa che

in

passo fa provenire tutta la razza

umana,

e perci

anche
si

Semiti, dalla Babilonide. L'origine


rivelata
insostenibile,

armenica dei Semiti


Ericycl. Britannica,
Altri,

ed oggid
Noeldeke,

nessuno scienziato accoglie pi

tale ipotesi (cfr.

XX,

643, e Guidi, Sed. Pop. Semit., 50).


ipotesi,

modificando leggermente questa


i

hanno

so-

stenuto che
e

Semiti partirono
e,

in

origine dalle terre al sud


i

sud ovest del Mar Caspio


il

traversando

monti del KurBabi-

distan, e valicando

Tigri,

vennero a

stabilirsi nella

lonide.

Dopo

una dimora piuttosto lunga in questa regione


epoche
in

alfine si dispersero in varie

Arabia, in Mesopota51).

mia, in Palestina e altrove


stata l'opinione del

(cfr.

Guidi, Sed. Pop.,

Questa

Renan

[His taire generale des laitgttes

smitignes, II ed., pag. 29),

ampliata poi ed illustrata con

argomenti

filologici

dal nostro

grande

orientalista

I.

Guidi

nel suo pregevolissimo studio Della sede primitiva dei Po-


poli
Sciiti
i

98

Memorie

della

R. Accade mia dei Lincei, 1879,


la
tesi

III serie, voi. III).


Il

Guidi prese specialmente di mira

degli orienlo

talisti pi antichi,
i

come

il

Sayce, lo Sprenger e

Schrader,

quali erano d'opinione che la patria primitiva dei Semiti

fosse l'Arabia.

Per combattere questa opinione


sostenne che
i

il

Guidi, nel

.suo celebre lavoro,

concetti geografici, botain vari

nici

zoologici

espressi con le
al

idiomi semitici, risalgono


miti, e

medesime parole, tempo della dispersione

dei Se-

descrivono

le

condizioni topografiche caratteristiche

della Babilonide e
I

non quelle d'Arabia.


di

ragionamenti del Guidi, condotti con maraviglioso acume

di analisi e con

una dottrina imparziale che ben

rado

si

trova anche in simili lavori, sembrarono un tempo decisivi.


Essi furono accettati ed ampliati dal Krall {Griindriss der
Alt-orientalisciei

Geschichte,
difesi
in

I.

Theil,

Wien,

1899, pag. 31)

un tempo anche

con grande dottrina dal

De

Goeje e
Griin80).

in fine dal

Hommel
?/,

parecchie sue pubblicazioni

(cfr.

driss der Geogr.

Gesch. des Alt. Orients., II ed., pag.

Non mancarono per altri orientalisti, uomini parimente di vasta dottrina, come il Noeldeke (cfr. Encycl. Britannica, XXI, 643), che combatterono questa tesi, adducendo ragioni
filologiche per metterne in rilievo molte difficolt.

Nonostante

per

vari attacchi, la posizione presa dalla tesi del Guidi


s

rimasta ancora

forte,

che nessuno finora riuscito ad ab-

batterla e dichiararla interamente erronea.

Se alcuni modi

di

ragionare filologicamente non sono da


nosciuti,

tutti accettati e rico-

pure

la

maggior parte

delle conclusioni geografiche,

botaniche e zoologiche hanno tale un peso, che nessuna ipotesi sulla

sede primitiva dei popoli Semiti ha potuto ancora


i

dcmohre

ragionamenti e

le

conclusioni del Guidi.


la patria

Un'altra ipotesi ha cercato

primitiva dei Semiti


:

nell'angolo nordest del continente africano


stato
il

ideatore di essa
il

grande orientalista tedesco, T. Noeldeke,

quale

si


fondato
Galla,

99

lingue semitiche e

sull'affinit riconosciuta fra le

quelle usate dagli Egiziani, Copti, Berberi e Kushiti (Bishari,

Somali,

ecc.).

In favore

della tesi

anche

il

dotto

orientalista L. Reinisch di Vienna, che l'ha confortata

con
per-

nuove ed ampie argomentazioni


snliche Filrivort.
.

nella sua opera:

Das

in den

ChainitoSemiiischen Sprachen.
di

Vienna, 1909. Gli argomenti addotti a conforto

questa pro-

venienza non sono ancora

di

natura convincente, e lo stesso

Noeldeke
ipotesi,

li

ha sostenuti

in via generale,

come una semplice


tutto, si

pur ammettendo che


i

forse,

dopo

pu anche
si

ritenere che

Semiti siano venuti dall'Arabia.

Se per,
ad espellere
si

in

conferma
il

di

quanto
fu la

si

detto

poc'anzi,
della

riconoscesse che
i

Sahara

prima regione

Terra

suoi abitanti per la sua crescente aridit,


i

non

potrebbe forse ammettere che

Semiti siano emigrati, in

et paleolitiche, dal Sahara centrale e orientale verso Arabia,

quando erano un gruppo relativamente poco numeroso ? Ma su questa possibiht non possiamo riporre, per ora, alcun
vero assegnamento per deficienza
di

prove

sicure.

La

ipotesi arabica

dunque

la

pi antica di tutte: soste-

nuta gi dal Sayce [Assyrian


poses, pag.
biens,
13),

Grammar for

comparative

pir-

dallo Sprenger {Die Alfe Geographie Ara-

Abstavinmng der Clial 427) e dallo Schrader [Die voi. XXVII, der Seiifen, in dder und die Ursiize

ZDMG,

pa-g-

397 e segg.);

fu,

dopo

gli

argomenti raccolti dal Guidi

nella sua celebre e prelodata

Memoria, quasi del

tutto ab-

bandonata.

Ma

dall'anno della pubblicazione del Guidi, ossia


le

dal 1879 in poi,


bilonia, in

scoperte archeologiche in Assiria, in Bain tutta l'Asia Anteriore

Arabia ed

sono state oltre


storica.

ogni previsione abbondanti e di

somma

importanza

Arditi esploratori e valenti archeologi


dai

hanno

disotterrato
alle

tumuli della Babilonide e della Susiana, e tolto


ai

tombe

ed

monumenti

dell'

Egitto un cumulo enorme di preziosi


sumerica, babilonese, assira ed

ricordi sulle antiche

civilt

egizia, e

sono venuti

alla luce

documenti
al

e notizie storiche^

alcune delle quali rimontano forse fino


Cristo. Siffatte maravigliose scoperte

VI

millennio avanti

hanno portato una proantica,,

fonda rivoluzione nella nostra conoscenza dell'Asia


ed hanno dimostrato in

modo

irrefragabile

il

ripetersi con-

tinuo d'immigrazioni semitiche dal mezzogiorno, ossia neces-

sariamente dall'Arabia, verso

il

settentrione.
il

Questo fatto

era gi stato osservato dal Guidi,


rilievo
le

quale aveva messo in

come

le citt

pi meridionali dell'Assiria fossero anche

pi antiche. Egli aveva tuttavia considerato siffatto fenodella sua tesi babilonica,
e

meno come una conferma


di quella arabica.

non

Le scoperte

dell'ultimo quarto di

secolo-

hanno per gettato una luce assai pi viva su tutto il fenomeno, per effetto specialmente delle notizie numerose e particolareggiate che noi abbiamo su alcune delle maggiori migrazioni semitiche, anteriori alla comparsa dei Persiani
sotto Ciro, come, per esempio,
tardi quella dei

quella degli Aramei, e pi

Kaldi, pi

comunemente

conosciuti con

il

nome
In

di
tal

Caldei.

guisa la nostra conoscenza del

mondo

antico in

Asia ha subito una completa trasformazione,


anteriori all'Era volgare noi

e su certe et
infor-

siamo ora assai meglio

mati, che

non riguardo a
dotti la

certi periodi dell'Era cristiana.

Le maravigliose scoperte
creato fra
i

di quest'ultimo
si

ventennio hanno

convinzione,

pu

dire unanime, che


la patria antica

l'Arabia, e questa
di tutti
i

sola,

possa essere stata

Semiti. Tale convinzione divenuta oramai quasi


tra
i

un dogma non pi discusso


pi antica storia dell'Asia,

migliori conoscitori della


il

come

Winckler,

il

Hommcl,

il

Weber, il De Morgan e tanti altri. Mentre per tale convinzione si venuta radicando
animi dei
d')tti

negli
verit
si -

in

modo da
nessuno
di
di

assurgere

al

valore

di

storica indiscussa,

quanti l'hanno proclamata


i

mai dato

la

pena

mettere d'accordo

risultati delle

ultime


conclusioni
del

lor

fatti

scoperte epigrafiche, e degli studi


Guidi.

su di esse, con le
dal
scosi-

grande orientalista

Le ragioni fortissime addotte italiano sono sempre rimaste come


tesi

glio in apparenza incrollabile e minacciante la completa

curezza della risuscitata

arabica. Nessuno ha tentato


le

di

d?molire od ha potuto abbattere

ragioni addotte dal Guidi


le

e con

le quali egli volle

provare come

condizioni clima-

tiche e geografiche d'Arabia escludessero che in essa possano mai aver avuto stanza i Semiti prima della loro dispersione. Ma proprio vero che non sia possibile combattere
gli
le

argomenti del Guidi

? e,

senza demolirli, metter d'accordo

sue ragioni con quelle della scuola pi moderna?

[La sede primitiva dei popoli semitici secondo la tesi babiPer render pi chiari i termini con i lonica del Guidi).

quali

si

presenta
gli
e,

il

problema sar necessario riassumere qui


in

brevemente
babilonica,

argomenti del Guidi

favore della sua tesi

fatto ci,

esporremo

quelli che

danno ragione
il

alla scuola moderna, e che, pur senza contradire

Guidi,

C'infermano esser l'Arabia la patria primitiva dei .Semiti.


11

Guidi comincia

il

suo esame paragonando tra loro

termini usati dai Semiti

per descrivere
i

la

configurazione
i

del .suolo e del clima. Tutti


sini)

Semiti, tranne

Ghe'ez (Abis-

hanno una medesima parola per significare fiume (arabo: nahar), mentre al contrario il monte dappertutto chia-

mato diversamente nei


il

vari idiomi semitici. Quindi, conclude

Guidi,

Semiti primitivi devono aver vissuto presso uno

o pi grandi fiumi ed in una regione non montuosa (pag. 7-9). Il Noeldeke ha contestato in generale la giustezza di siffatte
argomentazioni, facendo rilevare come
altri

termini che do-

vevano essere comuni, quelli cio corrispondenti a


vecchio
,

uomo,
non

ragazzo

tenda

e via

discorrendo,

sono

affatto

etimologicamente identici negli idiomi semitici

ora esistenti, n in quelli pi

antichi da noi conosciuti

pericoloso, egli conclude, fondare

un ragionamento storica

su basi filologiche di simile natura.

Tralasciando di entrare in una discussione tendente ad

indagare se

il

Guidi abbia forse generalizzato troppo,


affinit di vocabolario,

fon-

dandosi su sole

se

il

Noeldeke

abbia ecceduto nella sua critica demolitrice, a noi baster


il

dire che entrambi


si

hanno

dalla loro ottime e valide ragioni^

e che la verit

trova realmente in un punto intermedio.

Non

tutte le deduzioni generali del Guidi


sicure,

possono accettarsi

come

ma

la

maggioranza

di esse corretta: le parole

comuni a

tutti

g'

idiomi semitici possono darci un concetto


vSemiti

molto esatto delle condizioni primitive degli antichi


e su questi dati positivi

ben

lecito erigere
il

un'argomenta-

zione sicura. D'altra parte per


esclusioni,

Guidi ha ecceduto nelle


si

volendo arguire su dati negativi, perch allora

rischia di cadere

appunto nelle

difficolt additate dal

Noel-

deke.
talune

Le

parole,

come

gli
si
;

uomini, hanno la loro fortuna:


in tutte le

sopravvvono e

conservano identiche
altre invece, forse

diramazioni di una lingua

appunto perch
stabilire,

sono molto usate, o per ragioni che non possiamo


risultano pi

soggette a modificazioni sociali e climatiche,,


si

deperiscono e

trasformano perci pi rapidamente.


dire con sicurezza che gli antichi Semiti

Possiamo quindi
pi fiumi,

prima della dispersione certamente vissero vicino a uno o

ma non

possiamo con pari certezza escludere dal


suo esame, rileva come fra
,

primitivo loro paese l'esistenza di catene montuose.


Il

Guidi, proseguendo

il

Se-

miti pi della parola

monte

fosse usata parrebbe la pa-

rola colle o piccola altura (tali),

comune anche

all'ebraico,

all'aramaico ed all'assiro.

Quindi nella patria primitiva docolline,

vevano

esistere piccole

ma non

grandi monti.

La

vicinanza del

mare

arguita
i

dalla
;

parola

corrispondente
il

yam,

comur.e a

tutti

Semiti

mentre invece

termine per

I03

il

deserto diverso fra


i

Semiti del nord e quelli del sud; vero deserto


(').

quindi

Semiti primitivi non conoscevano

esprime nei seguenli termini Se popoli semitici venissero dal centro di Arabia, avrebbero probabilmente lo stesso nome per il deserto di sabbia che a tutti era vicino, e che tutti dovevano passare. Invece anche qui v' diversit fra il nord e il sud (= Se(')
Il

Guidi

si

miti del nord e Semiti del sud), che merita

bene

di essere notata;

nume-

rosissime sono

senz'acqua e
All'opposto
tcare
il

voci arabe, e le pi usate racchiudono l'idea di luogo pauroso, come ben si addice ai deserti della penisola.
le

gli

Ebrei e

gli Assiri

hanno

la

medesima parola per

signi-

deserto, diversa

per

(e
.:

mitivo) da quella degli Arabi..

per etimologia e per significato privale a dire il deserto per essi era il
.
. .

luogo dove viene condotto

il

bestiame a pascolare

Dunque non

un'immensa regione arida

e paurosa,

come

quella di Arabia, ha dato

l'idea del deserto ai Semiti del nord, ma un campo da pascolarvi il bestiame. Orbene questi ragionamenti s acuti del Guidi dimostrano soltanto che Semiti del nord (Aramei, Ebrei ed Assiri) lasciarono l'Arabia
i

prima che

in essa si fossero formati

paurosi deserti dell'et presente:

essi lasciarono la penisola

regioni, poi inaridite in

quando l'aridit era gi tanto avanzata che le deserti, avevano perdutola loro chioma boschiva

ed erano

di %renute prati piuttosto aridi,

ma

buoni ancora per

il

pascolo

dei bestiami domestici. Solo

partenza di quei Semiti, con il peggiorare continuo delle condizioni climatiche, i prati perdettero l'ultimo manto di verdura e si tramutarono in pianure desolate di roccie e di

dopo

la

sabbia. Per queste condizioni fisiche del tutto


peni.sola, gli Arabi,
gli orrori

nuove Semiti rimasti


i

nella

coniarono nuove parole, con


ai

le

quali descrivevano

paurosi del deserto, errori ignoti


si

primi e pi antichi Semiti

emigrati. Questi

attennero invece all'espressione pi antica, perch nei paesi ove essi andarono a stabilirsi, trovarono steppe simili a quelle che avevan lasciate in patria. Da queste considerazioni il filologo orientalista

potr ritornare su tutto il problema filologico s genialmente studiato dal Guidi, e stabilire in molti casi, analoghi a quello ora osservato, quale dei vari termini semitici debba essere il pi antico. Noi, come storici, pos.siamo arguire inoltre che le regioni abbandonate dagli

Aramei, dagli Ebrei e dagli Assiri, e preci.samente la contrada a oriente e al sud del Mar Morto (cfr. Hommel, Aufs. u. A/i., 277), nell'epoca non in cui essi migrarono, ossia fra il 2500 ed il 1800 avanti Cristo, di deserto, ma erano ancora alla condierano isterilite sino allo stato
zione di steppe. Ricaviamo cos un dato cronologico prezioso per lo studio dei mutamenti del clima d'Arabia, ed appuriamo che le condizioni presenti della penisola sono assai pi recenti di quelle che comu-

nemente

si

creda.


che l'Arabia,
il

I04

il

Tale considerazione esclude, secondo

Gruidi,

la possibilit

paese per eccellenza dei deserti, possa essere

Invece poi i Semiti hanno comune la palude (agiam), propriamente palude pieno di canne e di vegetazione boschiva bassa quali abbondano nella Babilonide, e mancano ora del tutto in Arabia.
la patria dei Semiti.

parola

Nei termini riguardanti

il

clima
la

il

Guidi osserva che


in-

mentre
verno

gli

indogermani hanno

medesima parola per


dove
la

e gelo , nei paesi intertropicali,

stagione

delle pioggie quella pi fredda, gli stessi termini uniscono,

negli idiomi semitici,

il

concetto del freddo con quello di


il

pioggia, perch la neve e

ghiaccio sono un fenomeno assai


quali
l'

pi raro per
in cui
il

Semiti, per

inverno era

la

stagione

cielo era coperto di nuvole,

perch

le
il

parole indicui signifi cielo


il

canti inverno (scita) derivano

da una radice,

cato essenzialmente coprire.


(sa

La parola esprimente
r-

ma)

nelle lingue semitiche significa

alto

cio

seil

reno,

mentre negi' idiomi indogermanici (urans) vale


,

coperto

cio

il

nuvoloso

Donde deriverebbe che

le

primitive genti semitiche

vivessero sotto un cielo

abitual-

mente limpido
il

e sereno. I Semiti, infine,


tutti
il

pur non ignorando


l'estate
i
(

freddo,

hanno

medesimo nome per


che
s

qay

),

quindi

la loro patria

deve essere stata dove


ci

calori estivi

erano assai
Il

sensibili,

verifica nella Babilonide.

Guidi osserva quindi con molto acume che gli Arabi,


essersi separati dai Semiti settentrionali,

dopo

devono aver
in-

abitato

una regione pi calda degli


le

altri

Semiti, poich in

Arabia

parole che significano calore, uniscono spesso


di noia e di dolore, e viceversa le parole
si

sieme r idea

che

indicano freddo,

associano all'idea di piacere (pag. 12-13).


la radice

Passando poi ad osservare come

raha,

sia co-

mune

a tutti

Semiti per significar lo spirare del vento, spe-

cialmente leggiero e piacevole, e

come questa

radice abbia

altres l'idea delle ore vespertine, egli

viene alla conclusione


che
nelle antiche sedi

I05

si

degH Arabi

levasse nelle ore veil

spertine un leggero vento gradevole. Cos

Guidi giunge,
la

dopo molte acute osservazioni, alla conclusione che


alla quale siffatte condizioni

regione

meglio

si

adattano, sia quella cal-

dissima e non lungi dal mare, limitata a occidente dal Giabal

Sciammar
ad

e dal

Giabal Tuwayq, a nord-est dall'Eufrate e

est dall'attiguo Golfo Persico,


ivi stanziati fin

ove

gli

Arabi, che storica-

mente appaiono
lonide (pag.

dal IX secolo prima di Cristo,

sarebbero immigrati dopo


12-15).

la dispersione,

venendo

dalla Babi-

Nelle parole relative

ai

minerali

il

Guidi trova che

bi-

tume e mattoni (due cose caratteristiche della Babilonide) vengono chiamati con medesimi vocaboli in tutte le lingue
i

semitiche. Inoltre dalla comparazione linguistica risulta che


gli

antichissimi Semiti conoscevano bene l'oro,


:

ma
e
il

ignoravano
bronzo,

l'esistenza dell'argento

usavano per
ferro n
il

il

rame

ma
si

non conoscevano n
punto

il

piombo. Or,

tale era ap-

lo stato della metallurgica nella Babilonide, quale

deduce specialmente dagli oggetti


(pag.
15-19)tutti
i

delle

tombe pi antiche
i

Nei nomi delle piante

Semiti concordano per

ter:

mini indicanti pioppi, tamarischi, palme e canne palustri stesso dicasi per alberi come il melograno, il melo, il
stacchio: tutte piante che trovansi ora nella Babilonide e

lo
pi-

non

nell'Arabia (tranne, beninteso la palma, pp. 19-23). L'accordo


delle lingue semitiche nei

nomi

indicanti grano, orzo e simili

leguminose
rebbe

completa, che senza dubbio esse furono piante


;

coltivate dai Semiti primitivi

la

qual considerazione milite-

in favore della Babilonide, che,

come

attesta Erodoto,

fu sempre una regione per eccellenza ed in quantit immensa

produttrice di cereali, mentre lo stesso non


dei deserti arabici.

si

pu

affatto dire

Comuni a

tutti

Semiti erano
i

cameli e

cani,
i

nosciuti completamente

cavalli, e perci

anche

ma muH

sco(pa-


iJne

io6

per
i

24-27). Perfetto l'accordo delle lingue semitiche

nomi

di leone, leopardo, iena, lupo, volpe, sciacallo, porco-

spino, cervo, gazzella, lepre, asino selvatico, tutti animali che

potevano abbondare
arabici
;

in Babilonide,
il

ma non
la

gi nei deserti
,

mentre,

osserva

Guidi,

scimmia

animale

che manca in Babilonide

ma

vive nell'Arabia meridionale,


tra
i

ha nome comune
teri (n

antico

Semiti.

Da

certi
il

carat-

non
:

speciali

nei

nomi

semitici
si

designanti

pesce

propriamente quella che


)
il

moltiplica moltissimo,
i

innumerevole
primitivi

Guidi trova una conferma che


tutti

Se-

miti

conoscevano
di vedere,

questo animale, ci che,


in

a suo

modo

un grande argomento

favore

della Babilonide, ed esclude assolutamente l'Arabia centrale

(pag. 27-29).

Un
genere

pregio speciale hanno

le

osservazioni del Guidi sul

di vita degli antichissimi Semiti. la pesca, e

Egli dimostra chiara-

mente che
la freccia

specialmente

la caccia,

erano tra

le loro

occupazioni principali, usando

essi in particolar

modo

l'arco,

ed

il

giavellotto,

perch questi oggetti hanno nomi


:

eguali in tutte le lingue semitiche

le altre

armi,

corazze,

elmi e spade,
questi fatti

mancavano interamente, o erano


il

rarissime.

Da
;

vediamo che

grado

di

coltura degli antichi

Semiti doveva essere, avanti

la dispersione, assai

primitivo

erano pressoch barbari. L' occupazione pi assidua ed importante dei Semiti,

come

quella dalla quale dipendeva mag-

giormente

la

loro

esistenza,

era la pastorizia:

infatti

nei

termini ad essa relativi troviamo un grande consenso tra le

lingue semitiche (pag. 30-3


di tende e

l.

Essi abitavano accampamenti

facevano vita nomade;

ma

il

Guidi crede giusta-

mente

di poter arguire

che

gli

antichissimi villaggi ed ovili

fossero sovente circondati da

supporre un principio di vita


spersione,

mura: congettura che farebbe pi civile prima della loro di-

come vedremo

poi venir confermato in appresso

da

altre considerazioni.


Gli
latte,

I07

e
cibo,

armenti

fornivano

anche vestimenta

cio

carne e lana ottenute dal bestiame bovino, ovino e dai

cameli. Probabilmente,
derni,
i

cibi

come presso gli Abissini (Semiti) moerano mangiati crudi e non cotti: infatti carne
significa

equivale a cibo in generale, e tagliare

egual-

mente mangiare

(pag. 32-33).
il

I primitivi Semiti coltivavano

grano, aravano, semina-

vano e mietevano
cinare
i

trebbiavan

le spighe,

con

lo

scopo di mache igno-

granelli e farne delle paste,


il

ma sembra

rassero l'arte di fare


descrizione che

pane.

Sembra

adattarsi ad essi la

Ammiano

Marcellino fa degH Arabi: Victus


..

universis caro ferina est.

plerosque nos vidimus frumenti

usum

penitus ignorantes

Tutti questi indizi


il

del resto

un po' vaghi

sono per

Guidi una prova indiretta che

la

Babilonide, nota per la

sua straordinaria ricchezza in pascoli e cereali, risponda ad

un simil genere di vita. Dai nomi comuni ai Semiti per


tantissime piante,
il

significare le

due impor-

fico e l'ohvo,

il

Guidi non vorrebbe trarre

Sela conseguenza che esse fossero note agli antichissimi miti, e con varie ragioni filologiche e geografiche viene alla

conclusione che quei termini sono importazioni

cos del pari

considera l'oUo

come importazione da un ramo


dopo
la dispersione. Tutti
i

della stirpe

semita

all'altro

Semiti conosce-

vano una bevanda inebbriante, e forse anche la vite, ma non certamente il vino propriamente detto cos in Abissinia colti:

vasi la vite,
vino.

ma

anche
forse
i

ai giorni nostri

non

si

usa preparare

il

L'uva era

mangiata non solo

fresca,

ma

anche

secca;
il

ma

furono

Semiti settentrionali quelli che, secondo


si

Guidi, per primi


il

accinsero a coltivare la vite per fabbrii

care

vino.

Il

cui uso tra

Semiti fu dunque evento relativa(p.

mente

recente, molto posteriore alla dispersione

35-47)-

Fatte alcune osservazioni di molto peso sulla santit del

numero

presso

tutti

Semiti, superstizione che egli dice


provenire in

loS

Babilonide e dai Caldei,

modo

speciale

dalla

tenta trarre anche alcune conclusioni generali dai tratti che

hanno

in

comune

tutte le religioni semitiche, ossia

il

culto del

sole, della

luna e dei pianeti.

afferma che tale religione non


se

poteva formarsi a questo

modo
dove
il

non

in

un paese dove
alcuni,

non piove quasi mai,

cielo

limpido e sereno,

quindi non gi nell'altipiano armeno,

come vogliono

ma

nella Babilonide.

Fondando quindi
sulle

altri

suoi ragionamenti principalmente

tradizioni
si

bibliche

contenute

nella Genesi,
al

il

Guidi

conclude che

possano ritenere

le terre

sud e sud-ovest

del Caspio quale probabile punto di partenza degli antenati

Semiti.

Da

tutti
il

insieme sarebbero venuti nella Babilo-

nide varcando

Tigri.

Dopo aver

abitato im

certo

tempo
la re-

nella Babilonide

si

il

Guidi evidentemente intende

gione contenuta fra


Tigri
stesso

due

corsi inferiori dell' Eufrate e del

popoli semiti del

ramo sud ramo

forse
e

non

tutti allo

tempo

staccarono dagli
quelli del

altri

andarono ad

abi-

tare l'Arabia,

mentre

settentrionale s'avan-

zarono nella valle dell'Eufrate fino alla Mesopotamia ed in


parte
si

arrestarono, ed in parto vennero nel paese di Canaan.


*

[Ragioni contrarie alla

tesi del Gnidi).

da

Questo breve

sommario degli argomenti del Guidi dar


assai imperfetto

forse

un concetto
lui

della forza

delle

ragioni

addotte:

perch noi abbiam dovuto eliminar dalla nostra esposizione


i

part'colari filologici dei

suoi

ragionamenti,

non bene

in-

telligibili se

non per chi abbia dimestichezza con

le princi-

pali lingue semitiche.

La

validit delle principali ragioni del

Guidi dimostrata d'altra parte indirettamente anche dal con-

tegno

di tutti quelli

che posteriormente

si

sono dichiarati favo-

revoli all'ipotesi che considera l'Arabia


tiva dei vSemiti: questi infatti
si

come

la

sede primilo

sono contentati per

pi


di

log

esprimere
si

il

loro disaccordo dalla tesi del Guidi,

ma

nes-

suno

accinto all'opera di demolirla,

dimostrando
filologici.
i

la falsit

o l'errore insito nei suoi


di

ragionamenti

Consapevoli

non poter

riuscire in tale impresa,

pi hanno preferito

ignorare la intrinseca contradizione, contentandosi di citare del Guidi e sorvolando sul fatto, pur assai imporil nome
tante,

che sino a quando

le

ragioni da

lui le

addotte non sono


sue conclusioni
si si

o confutate o spiegate in edtro modo,

ergono come grave

ostacolo all'accettazione di quella

che

convenuto chiamare la tesi arabica . Dacch nostro compito appunto di dimostrare, che in fondo, hanno ragione tanto il Guidi, quanto difensori della
i

nuova

ipotesi arabica, sar

le ragioni

che militano

in

bene riassumere qui brevemente favore di quest'ultima, prima di acad un perfetto

cennare

al

modo onde

sia possibile arrivare

accordo delle due

opinioni.

Prima per

di esporre le ragioni

della scuola arabica, necessario, per la migliore

compren-

sione di esse, porre in riUevo quali siano

punti deboli delle

argomentazioni storiche del Guidi ed epurare le medesime da quello che le nuove scoperte epigrafiche ed archeologiche

hanno dimostrato non esser pi sostenibile. Semiti dal nord, dalle rive Il Guidi dunque fa venire Caspio e scendere verso la Babilonide e, bench non del
i
;

lo dica, palese

che egli ritiene essersi


i

Semiti

stabiliti nella

regione compresa tra

due

fiumi, vale a dire nella Babiloni'Je


sia

propriamente detta. Di qua egli immagina

cominciata la

dispersione. Ctmtro siffatta versione sorgono tre prime e gravi

obbiezioni storiche, geografiche e geologiche.

Cominciando
che
la
i

dalla

minore

delle tre, noi

poniamo

in rilievo

Semiti per venire


al

dall'Adzarbaygin, che appunto

regione

sud e sud-ovest del

Mar

Caspio, nella
i

Babi-

lonide,

devono aver naturalmente varcato

monti del Kuril

distan, traversato l'Assiria propriamente detta, poi

Tigri,

ed infine un lembo della INlesopotamia, prima

di

giungere nel

fertile

paese posto tra

due fiumi e che ha nome Babilonide.


lo stesso

Or, poich,

come ammette

Guidi (pag. 4 in basso,


p.

e Schrader nella
l'Assiria e la

ZDMG,

voi.

XXVII,

402-403, e 419)

Mesopotamia furono colonizzate dai Semiti /;^venicnti dal sud il che risulta e dai documenti assiri gi

noti nel 1876, e dal fatto che le citt assire pi antiche

sono

anche

le

pi meridionali

Semiti, secondo

il

Guidi, sarebla pro-

bero, nella dispersione ritornati addietro.

Ammettendo

venienza nordica dei Semiti, non sarebbe forse stato pi naturale che essi avessero colonizzato
l,

prima

l'Assiria, e poi di
il

disperdendosi, avessero invaso la Babilonide ed

resto

dell'Asia Anteriore?

Non
storia

credo che questo singolare assetto delle primitive


semitiche possa
ci

migrazioni

riuscir

persuasivo
di

giacch

la

non

porge alcun valido esempio

un popolo che

nel corso delle sue emigrazioni sia ritornato sui suoi passi

e negli stessi paesi, donde era gi venuto. Se costretto a


lasciare le proprie dimore, esso

non ritorna

alle sedi antiche,

ma

ne cerca delle nuove.

La seconda obiezione
diazione dei
Semiti,

di

natura assai

pi

grave.

Il

Guidi, nello scegliere la Babilonide

come

il

centro di

irra-

non ha tenuto verun conto del


in quella

fatto

che sin da epoche incalcolabilmente remote

mede-

sima regione dimorava stabilmente


seuiitica,
i

una popolazione non


civilt

Sumeri, dei quali avremo a parlare in appresso


particolari,

con maggiori

un popolo che godeva d'una

assai progredita, prodotto lentissimo d millenni di continua


e paziente evoluzione.
la

Se dunque

Semiti avessero occupato


si

Babilonide prima di disperdersi,


,

sarebbero prima, o

in

tutto o in parte, sumerzzati

vale a dire avrebbero adot-

tato

una parte

della

civilt

e della religione dei Sumeri.


religione,

Noi
nella

quin'^H nel linguaggio,

nella
tutti
i

nei

costumi e
trovare

coltura gener^de di

Semiti

dovremmo

traccie d'un' influenza primordiale della civilt sumerica. Tale

conclusione recisamente e concordemente negata da tutto


quello che sappiamo sulla storia antica dell'Asia Anteriore.
L' influenza sumerica sui Semiti
si

svolse solo sopra alcuni


:

rami e dopo

la dispersione di questi

non prima.

Qualunque argomento si escogiti per ovviare a tale obiezione, non sostenibile. I pi antichi documenti babilonesi
parlano con innegabile chiarezza e
bilonide
i

ci

dimostrano che
i

in

Ba-

Sumeri esistevano insieme con


il

Semiti

fin dall'et
i

pi remota a noi conosciuta, tra

5000

il

4000, e siccome

primordi della civilt sumerica nella Babilonide risalgono forse oltre l'Sooo avanti Cristo, secondo il Budge {Guide io
the Bahylon. Antiq. in the Brilish Miseum, pag.
3),

ma-

nifestamente impossibile parlar di dispersione semitica senza influenze sumeriche, se il bacino tigro-eufratico era la sede
primitiva dei Semiti.
Infine la geografia e la geologia

vengono a dare

il

colpo

di grazia alla tesi babilonica. In primo luogo, se noi risaliamo

troppo addietro, cio all'epoca della prima dispersione semitica,

noi

ci

troviamo ad un'et
esisteva,

in cui tutta la bassa Babiloil

nide ancora non

perch

Tigri,

l'Eufrate,

ed

fiumi arabici avevano colmato con le loro alluvioni solo una piccola parte di quel mare, donde pi tardi emerse la Babilonide.

V' poi un'altra considerazione molto grave, rilevata dal

De Morgan

{Les preni.

civilis.,

pag. 34 e 61-92-199. Accadm.

des Inscr. et Bull. Lett. Comptes-rendiis 1907, pag. 404-409),


e cio che durante l'et glaciale, durante quindi
paleolitico e
il

periodo

una parte del

neolitico, l'altipiano dell' Iran, attrail

ve-so

il

quale sarebbero, secondo

Guidi, venuti

Semiti,

non era abitato da veruna razza umana e nessuna comunicazione era possibile tra l'Asia Centrale ed il bacino tigroeufratico. Impossibile

quindi che

Semiti siano venuti dal

Caspio

impossibile che siano irradiati dalla Babilonide per

l'Asia occidentale.

Da

queste brevi osservazioni risulta evidente come, pur


le

accettando

ragioni e

le

argomentazioni filologiche del

Guidi, in quanto riguarda le condizioni di coltura e la natura


del paese abitato dai primitivi Semiti, tuttavia la scelta che
egli fa della Babilonide,

come sede

originaria della razza sei

mitica stessa,

non pu essere corretta:


rivolti

suoi argomenti
altro

devono necessariamente esser


anch' esso ricco,
anch' esso
i

verso un

paese

solcato

da fiumi, forse anche

pianeggiante, nel quale


coltivabile,

Semiti oltre ad una terra facilmente

dovettero trovare ricchi ed abbondanti pascoli.


il

Orbene, se
c'

lettore

si

rammenta quanto abbiam


il

detto po-

anzi riguardo alle condizioni

climatiche dell'Arabia prei-

storica,

avr gi compreso quale sia

punto, verso

il

quale

noi miriamo a portare le nostre ragioni.

[Ragioni in favore d'Arabia come sede primitiva dei Semiii).

Veniamo

ora ad esaminare quali argomenti

addu-

cono

in favore della tesi

arabica

quelli

che han sostenuto

l'Arabia patria primitiva dei Semiti.

Gi nel 1874

lo

Sprenger {Die
i

alte

Geographie Arahiens,

427) riteneva che tutti

Semiti fossero null'altro che Arabi


i

emigrati dalla penisola {abgelagertc Araber),

quali

si

rove-

sciarono in successivi strati sui paesi circostanti. Egli arriv a

questa conclusione, studiando

fatti

delle conquiste musul-

mane,

e intuendo

diciamo, ad
in

onor del vero, correttaquesta circostanza era da


ripetizione di ci che pi

mente

che

quanto avvenne

considerarsi

come una sempHce


i

volte era avvenuto nei precedenti millenni.

Lo Sprenger per
egli

non convalid

suoi ragionamenti con altre prove:

non

era un vero filologo, ed ignorava inoltre la lingua assira e le preziose informazioni che gi sin d'allora (nel 1874) po-

tevansi dedurre dai documenti dell'antica Babilonide.


stante
le

Nono-

sue imperfezioni

chi

non ne

ha? lo Sprenger


come
tuiti, e

113

felici in-

storico,

ed arabista, ebbe ing-egno dota,to di

nel caso presente sent, senza poterlo ben dimostrare,

che

gli

eventi storici dell'Asia Anteriore nell'Evo Antico

non
si

trovano una spiegazione ragionevole e naturale, se non


considera l'Arabia
lenni
i

come

il

centro donde nei successivi mil-

Semiti, in ripetute ondate, allagarono l'Asia Anteriore.


in

Senza avere

suo possesso un solo documento, egli concep

ed espresse felicemente l'opinione, che senza dubbio in tutte


le

et vi furono potenti flussi di popolazione araba (=: semidal sud

tica)

(Arabia) verso
1.

il

nord

(=

Babilonide, Meso-

potamia e

Siria) (cfr.
il

e,

425).

Questo

concetto fondamentale che ispira tutta la sua

opera classica sulla geografa antica dell'Arabia, concetto


espresso chiaramente anche nel sottotitolo, secondo
la
il

quale

geografa antica della penisola deve servire di fondamento

ad una storia dell'evoluzione del semitismo.


d'ora che l'errore pi grave

bene dire

fin

commesso

dallo

Sprenger nel
i

sostenere la sua tesi fu quello di considerare tutti

Semiti

come

ramificazioni di Arabi, e che perci Semiti primitivi ed

Arabi debbano essere sinonimi. Tale identificazione fondamentale, filologicamente errata, stato forse
cipale, per cui
il il

movente

prin-

Guidi nella sua prelodata memoria credette


la ipotesi arabica.

bene

combattere

Gli Arabi

non sono

rappresentanti pi diretti dei Semiti primitivi, perch, sebla loro

bene

lingua abbia conservato molti elementi assai


semitiche mostrano traccie
di un'anti-

arcaici, altre lingue

chit forse

anche maggiore.
in chiaro

Gli accurati studi filologici di quest'ultimo quarto di se-

colo

hanno messo

rapporti veri fra

le

varie lingue

semitiche ed hanno appurato

come

l'arabo sia anch'esso

un

idioma derivato dalla lngua semitica primitiva,


pi antico degli
altri

ma non molto
Lo

idiomi semitici da noi conosciuti.

Sprenger ignorava

altres

che l'arabo parlato nella penisola

nel 2000 av. Cristo era

come

provato dai

monumenti

114

epigrafici del

un idioma, pur sempre semitico, ma assai diverso dall'arabo moderno, il solo da lui conosciuto. Corretta per la sua idea fondamentale che la geografia

Jemen

d'Arabia antica debba considerarsi come

il

fondamento
Guidi
(p.

di

uno studio

sullo sviluppo del

semitismo.
;

Il

4) ri-

tenne questo concetto come falso

ma

fatti e le

prove che

noi addurremo in appresso stabiliscono invece irrefragabilmente che anche in questo il vecchio arabista tedesco intu la verit, bench non avesse a sua disposizione verun argo-

mento
der,
il

di fatto

per provar

la

sua

tesi.

Uno

strenuo difensore della ipotesi arabica ostato E. Schra-

quale in una sua memoria (pubblicata nel Giornale della Societ Asiatica tedesca, anno 1873, voi. XXVII, pag. 397424) sottopose la questione ad

un lungo

e minuzioso
i

esame.

Non

possibile in questo
ci

luogo riassumere

suoi argomenti,

perch questo

costringerebbe ad entrare in numerosi par-

ticolari filologici e mitologici,

che riuscirebbero proficui solo

ad un numero
altri

ristretto dei nostri lettori e tedierebbero gli

senza alcun giovamento.


perci solo un breve cenno delle principali radi-

Daremo

gioni da lui addotte, astenendoci inoltre daU'entrare in


scussioni sui suoi argomenti filologici;
semitisti

argomenti che molti


la nostra

moderni pi non accettano, dacch oggi

conoscenza della Hngua

araba assai pi precisa, e noi siamo

giudici pi competenti della vera struttura e della relativa


antichit delle lingue semitiche.

Dopo accennato
89),

alla notizia

data da Erodoto
3),

(I,

i;

VII,

confermata da Giustino (XVIII,

che

Fenici (Se-

miti) sian venuti

anticamente

in

Siria dalla bassura babile

lonica, egli passa

ad esaminare

credenze reHgiose e
i

la

mitologia di quel gruppo nordico

di Semiti, tra

quali an-

novera

(Babilonesi) Assiri,

gh Aramei

le stirpi

Canaa-

nitiche, e

dimostra come

essi si rivelino tutti debitori della


di concetti teli-

coltura babilonese per

una grande quantit


giosi, di

"5

credenze mitologiche. D'altra


lui

nomi

di divinit e di

parte egli osserva

come

il

gruppo semitico, da
gli

chiamato

meridionale o sud-semitico, ossia

Arabi

e gli Etiopi, ci

appaia

immune da queste

influenze babilonesi.

Facendo

astra-

zione dal fatto, che" questa divisione di Semiti non pi accettata dai semitisti pi moderni, e che alcuni particolari mitologici esaminati dallo

Schrader

si

presentano oggi sotto

una luce ben diversa, grazie

alla nostra

conoscenza assai pi

profonda dell'antica storia dell'Asia, egli ha ben ragione

quando conclude che la Babilonide non pu essere stata il centro donde si dispersero i Semiti, perch allora anche gli
Arabi
e gli Etiopi avrebbero

dovuto serbare nella loro fede


egli trova

e nella loro mitologia traccie altrettanto palesi di babilonismi.

Passando quindi all'esame della lingua araba,


in essa

una quantit

di aspetti tutti particolari, e che, a

suo

modo

di vedere, rivelano un'antichit assai

maggiore

di quella

delle altre lingue semitiche, tranne tuttavia l'assiro, nel quale

riscontransi traccie evidenti di un'antichit per lo

meno

altret-

tanto remota quanto quella dell'arabo. Gli studi recenti sulle


lingue

semitiche

Schrader su questo punto particolare

hanno invalidato molte conclusioni dello ma nondimeno ancor


;

oggi

si

deve ammettere che

la

difesa che egli fece dell'arabo

come uno
in

dei tipi pi prossimi al semitico primordiale, ha

suo favore ancor molte e buone ragioni.

Per ultimo

lo

Schrader riassume

le

poche

notizie sto-

riche di cui allora poteva disporre sulle primitive migrazioni

semitiche e insiste sul fatto che

esse
il

dimostrano un moto

continuo di Semiti dal sud verso

nord, e quindi necessa


;

riamente
che
gli

dall'Arabia e non

verso l'Arabia

tanto pi

Arabi non posseggono veruna tradizione d'essere im-

migrati nella penisola,

ma

bens d'avervi sempre dimorato.

Poich dunque
tanti pi

gli

Arabi, considerati

come rappresen-

genuini delle antichissime genti semitiche, tanto

nella mitologia e nella religione, quanto nella lingua e nelle


loro vicende

ii6

storiche dimostrano, conclude lo Schrader, di

non

essere potuti venire

da

altro paese, tranne l'Arabia,

evidente che anche


tutti dalla

gli altri

Semiti debbano essere

enuli

detta penisola. Egli non


in

nega che

Semiti posdal-

sano essere anteriormente venuti


l'Asia Centrale
;

epoche remotissime

ma

la dispersione

deve essere

di necessit

seguita in Arabia e precisamente dal centro della penisola,

donde, con flusso continuo,


lenni l'Asia Anteriore.

inondarono nei successivi mil-

Dopo

la

pubblicazione

delle

due predette celebri medel Guidi, la questione


stata pi oggetto di

morie, dello Schrader prima e poi


della sede primitiva dei Semiti

non

nessuno studio speciale ed approfondito,


tata

ma
si

fu soltanto tratstorici e
le

fugacemente e come argomento secondario da


In

da

filologi.

quest'ultimo trentennio

son fatte

pi

grandi ed importanti scoperte epigrafiche ed archeologiche

che mai accadesse in tutta l'Asia Anteriore,


valle del Nilo.

in

Arabia e nella

Sono venute
all'

alla luce diecine di migliaia di

documenti del pi
teria,

alto valore, e tale e tanta stata la

ma-

offertasi

acume ed

all'

operosit degli

orientalisti,

che invece della patria primitiva dei Semiti


portanti problemi richiesero

altri

e pi im-

una immediata soluzione. Tanta


tali

stata poi la luce gettata da


riche dell'Asia dal 4000
a.

scoperte sulle vicende sto-

C. in poi, che la questione ara-

bica

si

venuta,

pu

dirsi,

risolvendo da per s stessa, indi-

rettamente e direttamente, dalla testimonianza concorde di


tanti indizi diversi,
al solo
i

quali tutti accennano all'Arabia

come

centro possibile della diaspora semitica. Allo stesso


il

tempo per
assai

problema, come era da attendersi, divenuto


intricato, e

pi

complesso ed

nuovi popoli e nuovi

idiomi sono entrati nel

campo

semitico, rivelando

come

le

molteplici civilt dell'Asia Anteriore, dalle rive del Nilo sino

a quelle del Tigri, dipendono tutte, quale pi quale meno,

da una

civilt sola

ed antichissima, che ebbe

la

sua sede nella


valle Tigro-Eufratica, e che

117
si

estese di poi sul continente


fino all'Africa meridionale

indoafricano,

irradiandosi

forse

ed
in

ai

monti del Belucistan


tal guisa,

in Asia.

Per

senza bisogno di dimostrazioni speciali,

ma
la

modo

spontaneo, creato dal tenore concorde e conversi

gente dei documenti scoperti,


convinzione,
tra tutti

venuta convalidando

gli studiosi pi

moderni del semitismo,

che l'Arabia debba indubbiamente essere stata la regione donde uscirono i Semiti nelle varie emigrazioni, quale esporremo tra breve con una certa ampiezza.
Tale
il

parere espresso dal Thiele {Babylonisch-Assy-

Meyer {Geschichte des Altertunis, voi. I, 207 e seg.), dal Keane {Man past and present, pag. 490-491), dal ^o^Qr?,{A History of Baby Ionia
rische Geschichie, pag. 106-107), dal

and

Assyrr, voi.

I,

pag. 306-307), dal Winckler

in

varie

sue opere, dal Hommel, dal Weber, dal De Morgan e da altri che per brevit omettiamo di enumerare.

La

miglior via per dimostrare la possibilit, anzi la ne-

cessit, di adire a siffatta conclusione, se si

vuole corretta-

mente intendere lo sviluppo del semitismo, sar quella di tracciare per sommi capi tutta la storia delle migrazioni semitiche, quale risulta dal complesso delle stupefacenti sco-

perte fatte ultimamente sulla vita, la religione, la


le leggi delle

storia e

grandi

civilt dell'Asia

Antica.

{Accordo tra

la tesi del

Guidi

e la tesi

arabica).

Ma
E

se tale la concorde conclusione degli studi odierni, che cosa

dobbiam

dire

delle

ragioni raccolte dal Guidi sul clima e

sulla configurazione del paese abitato dai primi Semiti?

necessario perci ritornare per un

momento

sugli argomenti

del Guidi contrari alla tesi arabica, e vedere


bile accordarli

come

sia possi-

con quelli della scuola a questa

tesi favorevole.


Esaminando
la

ii8

con
imparzialit

questione

assoluta e

senza preconcetti, a noi sembra che le ragioni del Guidi possano essere valevoli appunto per dimostrare che l'Arabia
preistorica sia stata la patria dei Semiti primitivi, purch noi

mutiamo

l'erronea tesi della Babilonide sostenuta dal Guidi


si

nel 1879, e se ricordiamo quanto


della Terra

detto poc'anzi sul clima

alla fine dell'et glaciale.

La

nostra breve espolo

sizione di alcuni eventi geologici

ha avuto appunto anche


le

scopo

di porre in

evidenza come

condizioni geografiche
si

che

il

Guidi descriveva esistenti soltanto nella Babilonide,

verificassero invece anche in


7 a.

Arabia

sin forse a 8 o

anche a

C, quando cio probabile come risulter mila anni prime meglio dalle prove che addurremo pi avanti che
le

emigrazioni semitiche fossero gi incominciate.

Avendo

perci posto,

come facemmo,

primi moti mi-

gratori dei Semiti in un'et tanto remota, anche anteriore cio alla prima alba della storia, senza fissare naturalmente

veruna data, noi possiamo ora con sicurezza ritenere che

la

prima
stra
ficie

dispersione semitica segu le ultime fasi di quel pe-

riodo geologico, detto l'et glaciale o pluviale, da cui la no-

Terra da poco

uscita, e di cui porta

ancora sulla super-

profondissime e recenti traccie nelle morene, nelle rupi


dell'Europa settentrionale e delle Alpi, ed in
visibile, negli antichi letti di fiumi,

striate

modo

anche pi

ora disseccati,

del Sahara

e dell'Arabia, e nei depositi salini del

Sahara e

dell'Asia Anteriore.

Ricordando ora quanto abbiam detto

nella

prima parte
con-

del presente capitolo sulle vere condizioni d'Arabia nell'ul-

timo periodo glaciale-pluviale, noi osserviamo subito,


dizioni volute dalla tesi

le

del Guidi corrispondere perfettamente

a quelle dell'Arabia preistorica.


alla conclusione

In questo

modo veniamo
filolo-

importantissima che

tutte le ragioni

giche addotte dal Guidi per difendere la sua

tesi babilonica,

possono egualmente servire come argomenti


'

in favore del-

Arabia qual sede primitiva dei Semiti.


Infatti,

TI9

giusta le conclusioni del Guidi, la patria primitiva

dei Semiti dovette essere

un paese pianeggiante, non molto


l

montuoso, coperto qua e


dal mare, intersecato

da piccole
e
s

colline,

non lontano

da fiumi

ferace ed irriguo, da per-

mettere agli abitanti di esercitare in grande la pastorizia e


di

coltivare

anche,

irregolarmente, alcuni cereali. In quel

paese doveva piovere abbondantemente ed essere conosciuta


la neve,

ma non

il

ghiaccio: doveva anche far relativamente

freddo

nell'

inverno.
la

Orbene, l'Arabia per

massima
il

parte, ed in particolar

modo
di

quella prospiciente verso

Golfo Persico, un altipiano


l e

pianeggiante con pochi monti, sparsi qua e

per nulla

natura alpestre. Inoltre la descrizione brevissima, che noi


della

abbiamo data

configurazione fisica d'Arabia durante

l'epoca glaciale, e specialmente

verso

la fine

di essa, cor-

risponde esattamente

alle condizioni

climatiche richieste dagli

argomenti del Guidi.

L'Arabia

allora,

quando

cio cominci a formarsi la pri-

mitiva lingua semitica, tendeva a perdere la sua lussureggiante vegetazione


ideale

boschiva,

doveva essere un paese


e feraci
praterie, regocostitui-

per un popolo nomade, dedito alla pastorizia e un


all'agricoltura.

poco anche

Grandi

larmente irrigate da pioggie ed un clima delizioso

vano una dimora


cora delle

ideale per

un popolo barbaro ignaro

an-

arti civili,

e che

l'aperto sotto ripari della

doveva vivere costantemente alforma pi primitiva, senza vestiti


tessuti),

propriamente

detti
pelli

(ossia

ma

con semplici indu-

menti

fatti

con

d'animah, o con scorze d'albero, o altre

sostanze vegetali. I Semiti primitivi


prirsi
il

usavano
del

infatti di co-

corpo assai scarsamente, come risulta chiaro dalle

sculture assire, nelle quali gli Arabi

nomadi
solo

nono secolo

avanti Cristo sono rappresentati con

un piccolo induil

mento intorno
capo, n per
il

ai

lombi, e senza veruna copertura, n per

busto, per le

gambe

piedi

prove

tutte di

un clima uniforme senza


tura dell'et presente.
miti
Il

le

estreme divergenze di temperatutti


i

Guidi osserva inoltre che


tutti

Se-

conoscevano
la

il

camelo, perch
e noi

hanno per
in

quell'ani-

male

medesima parola;
il

sappiamo che

Arabia, fino

a tempi relativamente recenti


lin.

(cfr.

Strabone, ediz. Didot, 66 1,


allo stato

i8 e seg.),

camelo vagava nella penisola


altri

selvaggio insieme con molti


leoni, ecc.,

animali asini, cervi, vacche,

oggi scomparsi.

Semiti erano cacciatori e pei

scatori

ora tanto la selvaggina che

pesci

dovevano abbon-

dare nelle praterie, e nei fiumi dell'Arabia post-glaciale.

Le nostre conclusioni combinano poi perfettamente con quelle del Guidi, quando egli dimostra come i Semiti, prima
della

dispersione,

coltivassero

il

grano,

arando con buoi


sua giusta osser-

aggiogati, mietessero e trebbiassero.

Ne

la

vazione che la sede dei Semiti doveva scarseggiare di alberi

e boschi, discorda dai nostri


lingua primitiva dei Semiti

dati,

perch evidente che

la

si

form in quei lunghi millenni,


boschi in pra-

quando
terie,

la

crescente diminuzione di pioggie arrest lo svii

luppo della vegetazione arborea, e tramut

che poi con l'andare del tempo divennero aridi deserti.


il

Possiamo anche aggiungere che


primitivi Semiti

carattere
alle

nomadico dei
paludose
adatta per-

male

si

acconcia

condizioni
si

della Babilonide nella pi remota et, mentre

fettamente
In
tesi

alle

condizioni allor fiorenti dell'altipiano arabico.

siffatta

maniera semplice, logica e naturale,

le

due

meglio fondate e difese da un maggior numero di validi


in-

argomenti, tesi che prima sembravano in contradizione


conciliabile,

convergono

in

una

medesima conclusione.
di

Grazie infine a tale fusione naturale


la tesi arabica, ora cos

queste varie ragioni,

mente
storica.

sicura,

doppiamente confortata, appare talda non lasciare pi dubbio: quello che prima

era solo un' ipotesi, pu oramai considerarsi quasi

come

verit

121

problema geografico dei quattro fiumi del Paradiso Chiarito questo punto di sommo rilievo, veTerrestre).
(//

diamo ora
revoli, ci

di ricollegare le nostre conclusioni generali e

dati forniti dalla geologia, con

gli indizi che, molti e favo-

porgono

la letteratura, la filologia, la storia.


il

Importanti per
d'

nostro studio sulle condizioni climatiche


io credo,
i

Arabia antica sono,

risultati delle ricerche fatte

sul

grande problema tanto discusso, relativo al luogo dove cio giacesse il giardino di Eden, il Paradiso Terrestre, l
la

dove, secondo la tradizione biblica, dimor

prima coppia

umana, Adamo
nostro,

ed Eva.

Il

problema

si

riconnette, nel caso

non tanto con la sede originaria dei primi uomini, perch fin l non possiamo arrivare con i nostri documenti quanto con l'argomento n con le nostre mature ipotesi, che ora ci occupa, vale a dire la patria primitiva dei popoH

semitici.

Nessuno

infatti

sul

primo uomo

e la

pu dubitare che prima donna si annidi

nella
la

leggenda
lon-

memoria

tana di tradizioni popolari sulla sede primitiva del popolo che cre quella leggenda, appresa poi dagU Ebrei e introdotta nella loro tradizione sull'origine del mondo.
Il

problema del

sito

preciso del

Paradiso Terrestre, o
la curiosit dei cultori

Eden, ha

attirato in particolar

modo

di studi biblici e di storia orientale,

non gi per soli motivi reUgiosi, ma perch il Vecchio Testamento non allude ad un paese immaginario, descrive invece con grande precisione un luogo determinato e reale dell'Asia Anteriore, nominando quattro fiumi che fanno capo in esso, e dando perfino un
cenno dei paesi da
dotti.

essi irrigati e
il

dei

loro

principali

pro-

chiaro che

narratore nel detto brano della Geagli occhi

nesi

ha avuto dinanzi

un luogo ben

noto, e

si

data la pena di descriverlo minutamente, affinch non potes-

122

seppure leggenda

sero sorgere dubbi sul paese che egli voleva indicare. Perci,
nel celebre brano della Genesi
(II, 8-15),

quanto

si

narra su

Adamo

ed Eva e sul peccato originale,

abbiamo una precisa e particolareggiata descrizione geografica di un luogo esistito realmente quando si form la leggenda orale e noto alle molte generazioni che la
tuttavia noi

trasmisero.

Ci ha destato

la curiosit dei dotti,


il

eguali

hanno
s

fatto

vari tentativi per scoprire quale fosse

luogo

accurata-

mente

descritto nella Bibbia.

Per lungo tempo

tutte le spie-

gazioni ebbero impronta tanto ipotetica, furono fondate su

argomenti tanto vaghi e sovente tanto erronei, che niuna


port con s forza persuasiva. Sta
di
il

fatto

che

le difficolt

spiegazione sono

tali

da aver indotto molti a ritenere l'Eden

descritto dall'autore della Genesi del

come una regione

fantastica

mondo

soprannaturale, nella quale egli abbia introdotto

arbitrariamente quattro fiumi dell'Asia Anteriore.

Un

cenno

alle

varie ipotesi tentate

pu leggersi nella
(

pregiata opera del grande assiriologo Fr. Delitzsch

IVo lag
nella

das Paradiesf

Leipzig,

i88r, pag.
la
il

11

e segg.),
fu

quale per la prima volta tutta

questione

esaminata

con

rigidi criteri scientifici e

con
le

sussidio delle iscrizioni

cuneiformi.
studio,

Noi prenderemo

mosse da questo mirabile


;

monumento
i

di dottrina e di critica filologica

ma
il

per

mettere in chiaro

termini, in cui

si

pone

tutto

il

problema,
vero

citeremo quei brani del passo biblico, che formano

nodo

di tutta la

questione, dandone per ora la versione ten-

tata dal Delitzsch.

Al verso II, 8 e segg. detto E Jahwe-Elohim piant un giardino in Eden, a oriente, e vi mise l'uomo, che egli aveva creato E un fiume usciva da Eden, per irrigare
:

il

giardino, e da

si

divideva e diveniva quattro principi

di

fiume

ward zu
:

vier

Anfngen

).

Il

nome

del

primo
il

era

Pischon

egli quello

che scorre attorno a tutto

12%

paese

di Chavvila,

dove

l'oro
il

l'oro di quel

paese

buono

ed

ivi

(pure)

bedolach

e la pietra scho:

ham . E il nome del secondo fiume era Gichon eg-li quello che scorre attorno tutto il paese di Kusch. E il nome del terzo fiume era Chiddekel: egli quello che scorre dalla parte

anteriore di Assur.
.

Ed

il

quarto fiume, eg-H era

il

Phrat

Riferiamo ora brevemente


litzsch, limitandoci alle
ai suoi rag-ionamenti.

la soluzione

proposta dal De-

sue conclusioni e senza entrar adI

dentro
si

punti cardinali del problema


in corsivo,

imperniano nelle parole da noi messe

perch
chiarito

esse

danno

le

indicazioni pi

generali: solo

dopo

bene il loro vero dei nomi propri.


L'espressione

significato, possibile

passare all'esame

a oriente

come concordemente

ri-

conoscono

tutti

gli

esegeti bibhci

devesi

intendere

a
il

oriente di chi narra o scrive,

perci possiamo supplire

conciso testo biblico con la spiegazione: a oriente della Palestina , perch appunto in Palestina dimoravano gli

Ebrei quando
in iscritto.
Il

la

predetta tradizione, un tempo orale, fu messa

secondo brano
i

in corsivo

di

spiegazione assai pi

ardua, ed
costituito

termini nei quali stato


delle

messo
Il

in iscritto

hanno
in-

una

maggiori
se
il

difficolt.

Delitzsch ha
fosse
si

teso

il

testo

come
il

giardino di

Eden
il

traversato

da un fiume

quale,

dopo

irrigato

paese,

divideva,

uscendo, in quattro principi di fiumi. In questa disposizione


idrografica incontriamo

una prima

difficolt

di

grave mo-

mento, e che evidente anche per chi ha le nozioni pi elementari di geografia. Dove possiamo trovare sulla superficie terrestre

un fiume

il

quale

si

divide poi in quattro

altri

fiumi scorrendo attorno a grandi paesi, prima di gettarsi nel

mare? La risposta semplice: un fiume terra, perch abbiamo sempre invece

simile
e

non

esiste sulla
il

da per tutto

caso


diametralmente contrario

124

fiumi che
si

di pi

riuniscono in

un corso solo. N pu di un ftuiie, come il


litzsch, e dai

dirsi

che

il

testo biblico alluda alle /oci

Nilo, o

il

Gange, o

il

Po, perch ci
del

assolutamente escluso del tenore della versione

DeL'as-

noni

dei fiumi che poi identificheremo.

surdit fisica di questa distribuzione delle acque gener un

tempo le pi strane ipotesi, e si volle credere che l'Eden fosse un paese immaginario, un utopistico Eldorado, dal quale
sarebbero scaturiti
l'Africa.
Il
il
i

quattro maggiori fiumi dell'Asia e del-

Phrat era l'Eufrate, su ci non v' mai stato un


si

dubbio;
il

Chiddekel

disse,
i

con ragioni anche buone, fosse

Tigri; e gli altri due,

misteriosi Pischon e Gichon, furono


in

cercati

un

po'

da per

tutto, in India,

Egitto e altrove.

Il

paese Kusch

fu identificato

con

l'Etiopia,

conformemente

alla

solita interpretazione di molti altri passi del testo biblico, e

perci

il

Gichon

fu detto fosse

il

Nilo.

Il

Delitzsche invece
il

(pag. 3 e segg.) correttamente dimostr che della Genesi

testo biblico

nonch
di

altri

brani del Vecchio Testamento, in


reale, esi-

cui

si fa

menzione

Eden, alludono ad un paese

stente,

ed escludono assolutamente un paese immaginario.


il

Dimostrato questo punto fondamentale,


assai

Delitzsch tent
i

ingegnosamente una spiegazione:


fiiLini
:

egli sostenne che

quattro

potessero
il

tutti

o in parte essere stati

canali

d^ irrigazione

testo stesso parla di


i

Eden

irrigato dal fiume

donde poi diramavansi

quattro indicati a nome, Pischon,


la

Gichon, Chiddekel e Phrat. Studiando quindi

carta geo-

grafica dell'Asia Anteriore, e in particolare quella della Babilonide, la terra per eccellenza dei canali, fiss la sua at-

tenzione sopra un punto di questa dove

l'

Eufrate e

il

Tigri

corrono assai vicini l'uno


osserv che
ivi

all'altro (nei pressi di

Baghdad), ed
da tempi

era un punto nel corso dell'Eufrate, donde


fin

a breve distanzia l'uno dall'altro diramavansi,


remotissimi, vari grandi canali. Uno,
fra r Eufrate e
il il
il

Pallacopas, scorreva

deserto arabico (e

Delitzsch sostenne


che fosse
il

125

Sciatt al-Nil, scorreva fra


il

Pischon), un altro,
il

il

Tigri e l'Eufrate (secondo


nori trasportavano le

Delitzsch, Gichon), ed altri mi-

acque dell'Eufrate (Phrat)

entro

il

corso del Tigri (Chiddekel).

La

carta qui annessa mostra graficamente


altri

la soluzione

tentata dal Delitzsch, senza richiedere

schiarimenti.

Un

semplice sguardo a questa carta basta a convincere come


la soluzione del Delitzsch
sia irta

di

difficolt

gravissime.

Non possiamo
del Delitzsch,

entrare in una disamina minuta delle ragioni

ma accenneremo

ad alcune prime e gravissime

obbiezioni che tolgono alla ipotesi delitzschiana ogni valore

persuasivo. Innanzitutto la disposizione dei canali della Babilonide

non d l'impressione che l'Eden del Delitzsch


il

sia

traversato da un fiume

quale airtiscita dal medesivio si di-

vida in quattro. Insostenibile poi l'asserto del Delitzsch che

fiume Tigri (Chiddekel) sia stato considerato dal narratore biblico come una diramazione dell'Eufrate (pag. 66 e segg.
il

e 82-83). Inoltre

il

Tigri era assai bene conosciuto dagli Ebrei


la capitale dei re Assiri, tre-

come

il

fiume che passava presso

cento chilometri pi al nord del sito dove Delitzsch pone

l'Eden

ora se

il

Chiddekel

(Tigri),

uscendo

dall'

Eden, scoril

reva attorno ad Assur, e se Assur significa Assiria,


tore biblico affermava
il

narra-

un errore dei pi grossolani, perch


centinaia
di

Tigri scorre attraverso l'Assiria


di toccare l'ipotetico

chilometri

prima

Eden

della Babilonide,

Oltre a queste prime obbiezioni, ignorate dall'assiriologo

suUodato, ne esiste una quarta, che se pure ribattuta da lui


(pag. 49 e segg.)
di vedere,

come non

valida,

ha

tuttavia, a nostro

modo

gran peso.

ammissibile che due dei quattro

fiumi del Paradiso Terrestre siano canali scavati dall'uomo,


se

prima della creazione del Paradiso l'uomo non esisteva?


possibile che gli abitanti
della

Babilonide, ai quali gli

Ebrei sono debitori della leggenda della creazione, ignorassero che


i

canali predetti erano opera

umana

non

corsi flu-


viali d'origine

126

storico
in

naturale
dell'

Se vogliamo dare un valore

alla descrizione

Eden, noi dobbiamo cercare un paese,

cui

la

mano

nell'uomo non aveva ancora compiuto opere


L'esistenza di

idrauliche di dimensioni tanto gigantesche.

queste impone assolutamente la preesistenza nell'Eden di

remota ed assai progredita, mentre nel racconto biblico noi saremmo invece indotti a cercare un sito ancora

una

civilt

non mutato dall'opera indefessa dell'uomo.

Non mette
zioni di
ficienti

il

conto di soffermarci a rilevare altre obbiele accennate ci sembrano gi sufcome la spiegazione tentata del Delitzsch Esaminiamo ora un po' meglio il testo

minor momento:

per stabilire

non possa reggere.


biblico, e
Il

cominciamo innanzitutto dall'elenco dei

fiumi.

lettore avr forse gi osservato

come
ed

il

narratore bie Chid(Pi-

blico ai

nomi dei primi

tre fiumi, Pischon,

Gichon
al

dekel, aggiunga schiarimenti topografici,

primo

schon) unisca per maggiore chiarezza l'elenco dei suoi tre


prodotti principali (due variet di pietre preziose e oro).
Il

quarto fiume, Phrat, invece indicato con

il

solo suo

nome.

Le

ragioni di questo divario sono evidenti: forse anche prima


in iscritto, gli
i

che la leggenda fosse messa

Ebrei non avevan

pi chiara memoria quali fossero


mettitori
essi
Il

tre primi fiumi


il

ed

tras-

orali

per specificar meglio


di

sito e l'identit di

avevan bisogno

aggiungere delle glosse esplicative.


tutti e

Phrat-Eufrate invece era noto a

non abbisognava
senza annettervi

di tali dichiarazioni.
tito

Gi

il

Delitzsch (pag. 78) aveva avver-

tale

disuguaglianza di specificazioni,
il

veruna importanza per


ci

nostro argomento: commetteva con


di

un

errore,

perch questa anzi un'anomalia


il

grande

momento. Se con
frate?

Chiddekel

s'

intende

il

Tigri, vero-

simile che questo fiume fosse

meno

noto agli Ebrei che l'Eudi

Quale fiume era pi noto agli Ebrei


la celebre citt di

quello

che
ra-

traversava

Ninive (Assiria)? La vera

gione del divario,

come dimostreremo

in appresso, che.

127

leggenda
l'

quando
ancora

fu

messa

in iscritto la

dell'

Eden,

primi

tre fiumi
il

non esistevano pi, mentre


di

Eufi-ate continuava
la

suo corso tranquillo attraverso


nota
il

Babilonide.

Anche degno
che
il

fatto,
il

testo biblico

non d

nome

non osservato dal Delitzsch, del fiume che, secondo


entra
nel

la interpretazione

delitzschiana,

Paradiso e che

pure,

come generatore

dei quattro uscenti, deve essere imtutti e

maginato grande quanto

quattro questi messi insieme.

sarebbe stato pi logico e pi naturale menzionare soltanto questo primo e pi grande di tutti ? Il suo nome non

Non

avrebbe verosimilmente implicato quello dei quattro minori


senza pi bisogno di altra specificazione
Il
il
?

primo ad invalidare
II,

la soluzione del

Dehtzsch stato

Glaser {Skizze,

pag.

3170

segg.), assalendo gli argo-

menti del suUodato assiriologo con critica finissima e con geniale intuito del vero. Egli dimostra che la versione del
testo bibhco quale

abbiamo riprodotta

innanzi, errata e

che

il

passo deve intendersi nel senso contrario a quello


i

voluto dal Dehtzsch, vale a dire deve intendersi che


fiumi non
si

quattro

formano uscendo dall'Eden,

ma

si

riuniscono in

un corso
grande

solo

prima di

entrarvi. Cos pure interpreta l'altro

assiriologo e semitista Fr.


il

Hommel

{Ai/s.

2t.

Abh.

pag. 335),

quale, correggendo poche lettere del testo, tra-

duce cos

il

verso

II,

io della Genesi:
il

un Nahar (fiume)
l

era uscente da Eden, per irrigare

giardino, e di
(di

egli si

spandeva; ed egli aveva quattro teste

fiumi che ivi sbocdi

cavano
il

in esso) ecc.

Vale a dire che invece


o

diveniva

Hommel

intende egli aveva,

letteralmente
(eine

a
i

lui

erano

cos invece di

una impossibilit

Unmglichkeit)
fiumi

geografica,

abbiamo un fenomeno normale, del quale

della terra ci offrono innumerevoli esempi.

Quale ora codesto punto dell'Asia Anteriore, dove convergono quattro grandi fiumi? Il Glaser, genialmente interpretando
le indicazioni

geografiche dei

testi

cuneiformi.


e dimostrando

I2S

conclusione
il

come Chawilah
arriv
alla
il

sia la regione arabica, detta

oggi al-Jemmah,

che
il

il

Pischon

debba essere

Wdi
fatto

Dawsir, e

Gichon

Wdi

al-

Rummah,
di cui

ossia quei

due grandi

e antichissimi fiumi arabici

abbiamo

un breve cenno nel descrivere l'Arabia

dell'et glaciale. In

questo

modo
il

egli giunse

all'

altra conclul'

sione che r
frate e
il

Eden debba
e

cio cercarsi l

dove un tempo

Euin

Tigri mescevano

loro corso a quello riunito del

Wdi Dawsir

del AVdi

al-Rummah. Senza entrare

questo luogo in un esame

minuto delle ragioni addotte dal


sua identificazione dei

Glaser, accessibili a tutti nei suoi celebri Schizzi storico-geografici,

diremo soltanto che, sebbene


biblici,

la

due fiumi
la

Pischon e Gichon,

sia

certamente corretta^

soluzione

cui

egli arriva non scevra di gravi conte-

stazioni.

In primo luogo

la

nostra imperfetta conoscenza della


ci

geografia arabica non


rezza se
il

permette ancora
e
il

di dire

con sicuriunissero

Wdi Dawsir

Wdi al-Rummah

realmente i loro corsi prima di scendere nel Golfo Persico. In secondo luogo assai difficile dimostrare che l'Eden

possa essersi trovato dove Tigri, Eufrate,

Wdi Dawsir
Le
(cfr.

Wdi al-Rummah
litzsch,

si

riunivano in un corso solo.

iscri-

zioni cuneiformi e perfino notizie assai pi recenti

De-

pag. 39 e segg., 173 e segg., Plinius, VI, 130; Ritter, Erdktmde, X, 3, pag. 27 e segg.) stanno a dimo-

strare che fino


il

le

poco anteriore all'Era Volgare Tigri e l'Eufrate scendevano al mare per due foci diverse, quali ai tempi di Alessandro Magno erano ancora discoste

ad un'epoca

di

l'una dall'altra

una buona giornata


li,

di viaggio. I

calcoU

fatti
i

dal Glaser {Skizze,

pag. 321) sulla rapidit con la quale

due fiumi Tigri ed Eufrate vanno colmando con le alluvioni sul principio il Golfo Persico, sono erronei, perch fondati che l'avanzarsi della costa babilonese sia sempre avvenuta
in

misura costante ed uniforme. Contro

tale

preconcetto con-

WWM^


cordemente depongono
(Loftus,
i

129

Se
si

dati

storici e quelli geologici.

Cialdnea

and

Susiaia, pag. 282;

calcola che la

costa avanzi ora di circa 1600 metri ogni 70 anni, bisogna


riflettere

che

in

tempi pi remoti l'avanzarsi della costa avi

venne, secondo
the

calcoli di Sir

Henry Rawlinson

{Jotrn.

of

Royal Geographical Soc.

voi,

XXVII,

pag,

i86j in ra-

gione di circa 1600 metri per ogni trenta anni.

mare

bene ricordare che

in

et remota, ossia proprio nel


s'

cuore del periodo glaciale e prima che


la

incominciasse a colla foce dell'

Babilonide propriamente detta,

Eufrate

era a Hit, e quella del Tigri di poco a mezzod di Takrit.

La maggior
scendono
proprie nel

parte dei fiumi,

oggi

affluenti
.

del

Tigri, che
foci

dall'altipiano

iranico,

sboccavano allora per

mare
alla

e,

trascinando enormi quantit d'acque,

cooperarono

colmata del bacino tigro-eufratico.

Noi possiamo aggiungere un dato ancora pi preciso,


poich, se dopo
il

momento

della

massima

intensit dell'et
in

pluviale, le pioggie

hanno costantemente diminuito

vo-

lume, anche

il

processo di colmata del Golfo Persico deve

essere avvenuto con una progressione costantemente minore.

lecito

dunque affermare

che, allorquando dal cielo cadei

vano

diluvi

d'acqua e dall'Arabia scendevano

suoi grandi
del-

fiumi in piena, carichi di


l'

melma,

e le

acque intorbidate

Eufrate e del Tigri erano immensamente pi abbondanti,

e in piena quasi costante, allora la formazione della Babilo-

nide deve essersi svolta con una progressione molte e molte


volte pi rapida che

non

al

tempo presente. Quale


il

sia stata

con precisione la progressione di questa

colmata non posdi stabilirla e igno-

siamo

dire,

perch non abbiamo

mezzo

riamo quanta maggiore quantit d'acqua cadesse dal cielo


in et preistoriche.

Non

vi

pu essere dubbio per che essa


specialmente se
si

fu

molto superiore

alla attuale,

tiene

il

debito conto del prog-ressivo peggioramento delle condizioni

climatiche in questi ultimi sette od otto mila anni.


Con
tali

I30

come
la

considerazioni noi vediamo


i

unione del

Tigri e dell'Eufrate con


storici sia

due fiumi arabici


Il

in

tempi prei-

una

tesi

insostenibile.
il

Chiddekel della Genesi

non pu dunque essere

Tigri.

Al
M.

dottissin^.o prof.

Hommel,

nei suoi geniali lavori sulla

storia e geografia dell'Oriente antico (cfr. specialmente Aufs.

Ahhand. 273-343,
der

e la

seconda edizione del suo Grundes

driss

Geographie

tmd Ges chicli te

Alien

Orients,

importanpp. 4 e segg. 267 e segg.), nonch a quelli pure Forschungen, tissimi del Winckler (cfr. per es. Altorient.
I, I,

24 e segg. 195, 337; e Mitf. Vord. Asiat. Gesellsch., 1898, su tutto p. I e segg.) dobbiamo nuova e vivissima luce
le loro indagini,
i

l'argomento. Riepilogando
in merito ai

e senza entrare

loro ragionamenti, con


1

quali forza convenire,

rimasto

ora assodato:
il

che

il

Chiddekel della Genesi

debba essere
trionale e
si

Wadi

Sirhan, che traversa l'Arabia settennell'Eufrate, 2 che

gettava un tempo
il

Kush

gruppo montuoso del Nagd settentrionale debba essere nel cuore della penisola arabica, e 3 che Assur nel precitato
-passo biblico sia
il

nome

antico di

Edom,
i

non Assiria.
dei fiumi

Veniamo
non molto
oggi scorre

cos alla

conclusione

che tre

menle

zionati dalla Genesi sono fiumi arabici,


discosti gli uni dagli
altri

quali in punti forse

gettavano un tempo

loro acque nella bassura alluvionale ora colmata, entro cui


il

letto inferiore dell'Eufrate, perci

l'Eden della

Bibbia deve cercarsi

in

un punto del corso


i

inferiore dell'Eutre predetti fiumi

frate a mezzod della sua confluenza con


arabici.
Il

valore speciale di queste conclusioni dei dotti assirio-

logi di

da noi

citati sta
(cfr.

nel fatto che essi, con

il

solo sussidio
il.

passi

biblici

specialmente

Hommel, Aufs.
da

Abve-

JiandL, 278 e segg.) e delle iscrizioni cuneiformi, sono


nuti alle

medesime conclusioni
si

nostre, dedotte

soli dati

geologici, e che anch'essi

sono dovuti convincere come un


fiumi. Essi

131

le

tempo, e neppur tanto remoto, l'Arabia era solcata da grandi

non hanno per indagato n


importanza

modalit n

le

ragioni delle mutate condizioni del


in rilievo la di

clima, n

hanno messo
il

questo fatto per elucidare

pro-

blema

della sede primitiva dei popoli semiti.

Ora dunque, considerando nel suo insieme tutto l'argomento da noi discusso, evidente che nella leggenda biblica del Paradiso Terrestre noi abbiamo un'altra prova singolarmente importante di quanto
zioni del clima d'Arabia in
si

siano mutate le condi-

un periodo relativamente breve,


si

ossia dal

momento

in cui

Semiti e Sumeri

fusero insieme

nella bassura babilonica. Cos

anche

ci

spieghiamo come nel


solo super-

testo biblico ai
le

nomi dei tre fiumi scomparsi ^xo state aggiunte


il

glosse esplicative, e perch per l'Eufrate,

stite, siffatte
il

glosse non fossero necessarie. Per tal guisa tutto


si

problema

risolve in

modo

lucido e piano.
fraintesi,

Per ultimo

sia detto, a

scanso di

che

la

leg-

genda dell'Eden non


dal quale gli Ebrei,

per noi un'indicazione probabile della

sede primitiva dei Semiti,


gli

ma

bens della sede di quel popolo

Assiri e molti altri Semiti la pre-

sero

(cfr.

Delitzsch,

ii6)

unitamente a tante

altre

credenze

e leggende,
discorrendo.

come il diluvio universale, il culto lunare, e via La leggenda proviene cio da quel popolo, quafosse,
il

lunque esso
che visse

sumerico, o forse uno persino anteriore,

sulle coste arabiche e babiloniche del

Golfo Persico

nella notte buia della preistoria.

con quella del diluvio


si riporta

Con questa leggenda, come universale, la memoria degli uomini


umana.
efficace

direttamente all'ultima et geologica che prece-

dette l'alba della storia

Di questa discussione, da noi assai brevemente riassunta,


ci

siamo

valsi

come argomento
tanto
i

per

confermare

quanto dicemmo altrove


rabia preistorica,

sulle condizioni

climatiche dell'A-

diverse
quali

dalle odierne

da generare

molti

grandi fiumi,

uniti

sboccavano nel Golfo


Persico, l dove
i

iri2

le loro

Sumeri fondarono poi


s

prime

citt.

Le

condizioni quindi descritte

concisamente dal predetto

brano della Genesi rispecchiano lo stato della costa araba del Golfo Persico in un periodo forse anteriore all'S mila
avanti Cristo,
(')

come

fra

breve avremo ad esporre


di

(').

di

opportuno prender nota in questo luogo sommo rilievo fatta dal Ritter [Erdkutide, X, 3,
69),

un'osservazione

dal Delitzsch (pag.


frate e
il

che

il

pag. 481 ed accolta canale Pallakopas, che scorre fra l'Eu-

deserto arabo, sia non gi un canale artificiale ma il letto dell'Eufrate, il quale ha avuto una tendenza costante a muantico non tare il suo corso sempre pi verso oriente. Tale supposizione
affatto arbitraria
:

tutti gli studiosi di


s\ii

cosi detta legge di Baer (1860)

geografia hanno conoscenza mutamenti che avvengono nei

della corsi

dei fiumi,

seguono una direzione pi o meno parallela ai merifiumi che scorrono dal nord al sud tendono a corrodere diani. Tutti la loro sponda orientale ed a spostarsi verso oriente, a causa assai pi
i

quali
i

del

movimento

vertice

rotatorio della Terra. Chi potesse trovarsi al Polo sul dell'asse di rotazione della Terra, girerebbe su s stesso in

restre

Chi sull'equatore trascinato invece intorno all'asse tercon la velocit di 40.000 km. nelle 24 ore. I fiumi come il Tigri,. l'Eufrate e l'Indo nello scendere lungo il meridiano hanno la tendenza rotazione a conservare il moto laterale impresso alle loro acque dalla nelle quali della Terra: il Tigri, l'Eufrate e l'Indo scendendo da regioni regioni che roteano piccola la velocit rotatoria giungono invece in
24 ore.
loro pi velocemente. Tutti quindi si appoggiano lentissimamente alla sponda orientale. Per il Tigri abbiamo una prova evidentissima del mutamento del suo corso, il quale fino ai primi tempi Musulmani era per
il

Sciatt al-Hayy, e poi devi

dall'antico.
simile, e

La supposizione del non affatto esclusa la

ad oriente nel corso attuale assai distante Ritter ci sembra perci molto veroprobabilit che il presente corso del-

l'Eufrate sia un antico canale Babilonese divenuto oggi letto centrale del fiume, perch una diramazione orientale del suo corso antico, il Pallacopas.

Strano a

dirsi,

Babilonesi devono aver avuto un sospetto di questa


i

canali irriganti la legge nei corsi fluvirJi. Si osserva infatti che tutti dall'Eufrate al Tigri e mai viceversa. I caBabilonide portano acqua Tigri. nali del Tigri irrigavano invece soltanto le pianure ad oriente del

probabile che

Babilonesi scoprissero

come

canali

dal Tigri alal

l'Eufrate s'interravano pi facilmente di quelli

dall'Eufrate

Tigri.
i

questo
il

si

aggiunga,

come sappiamo,
si

la differenza di livello tra

due

fiumi:
Tigri

corso dell'Eufrate leggermente pi elevato di quello del


Delitzsch, pag. 67); e

(ctr.

calcola che

il

dislivello sia di circa

quattro metri (Delitzsch, pag. 83).

133

[La trasfor illazione del clima arabico

sue conseguenze).
diretti

Da

tutto questo corredo di

argomenti

ed

indiretti

mi pare venga dunque assodato

che, in un'et

non pi tanto

lontana dalla nostra, le condizioni del clima della Terra in generale e dell'Asia Anteriore in particolare

erano molto diverse,

cio assai pi odierna,

come

gi

umide e pi piovose. j\Ia la trasformazione si disse, non fu subitanea ne rapida, s prole

gressiva e continua; anzi prosegue a svolgersi tuttora, e

condizioni presenti sono puramente transitorie e temporanee,

perch
siccit.

ci

avanziam.o verso un periodo di sempre maggiore

S'

impone ora a noi


conosciuti lo

l'obbligo di seguire
di fissarne
le

un po' pi

da vicino questo processo cosmico, e


quanto
i

meglio

per
con
la

fatti

consentono

sue intime corre-

lazioni con le vicende storiche dell'Arabia, e infine

genesi del gran

moto islamico-semitico che inond


si

il

mondo
la

nel VII secolo dell'Era Volgare.

L'Arabia, come abbiam detto,

compone ora per

massima parte
cinte,

di

immense pianure remote

dal mare, non

n traversate da catene di monti di sufficiente altezza


le correnti

per arrestare

aeree provenienti dall'Oceano e farne


in-

quindi precipitare in pioggia l'umidit. Nell'et glaciale

vece tanta era l'umidit


le

dell'aria, e s

abbondanti e continue

pioggie, che siffatte condizioni geografiche non impedirono

all'Arabia centrale di godere anch'essa in larga misura del


beneficio delle precipitazioni atmosferiche.

Nonpertanto, dalla configurazione delle


tichi alvei
fluviali,

valli

e degli an-

tutti

assai pi
le

numerosi e pi profonocci-

damente marcati lungo


remoto periodo
la

parti

montuose dell'Arabia

dentale e meridionale, possiamo dedurre che anche in quel

pioggia cadeva in disuguale misura sulla

penisola. Assai copiose erano le pioggie nel Higiz, ancora


pi abbondanti

134

il

nel tratto intermedio tra

Hig-iz e

il

Je-

men,

e torrenziali addirittura in quest' ultima regione,

dove
erovalli

le valli tagliate

a picco, e

come

aperte a colpi di scure nei

fianchi della catena montuosa, rivelano

una prodigiosa

sione piovana, tale da


dell'

ricordare la

configurazione di alcune
la

Imalaia orientale, dove appunto

pioggia scende in
al-

quantit torrenziali. In altre parole esisteva gi in Arabia

lora una distinzione nella quantit di acqua piovana distinavvera oggid e prodotta zione analoga a quella che
si

dalle e

medesime

ragioni, vale a dire dalla configurazione fisica

dalla

posizione

geografica della penisola.

Al riparo da

questa linea di monti, che precipitava tanta parte della umidit dell'aria, l'altipiano

centrale riceveva le pioggie in

una

misura minore e pi favorevole alla coltura ed all'abitazione

umana.
Il

centro quindi della penisola, pur ricevendo copiose

irro-

razioni acquee, serviva,

come

dimostrato dalle valli assai

meno
sito

marcate e profonde, principalmente da bacino di tran-

a tutte
il

presso
in

acque cadute sul versante orientale dei monti littorale, d'occidente e del sud: riunendo queste
le
fluviali, le

grandi corsi

portava con corso veloce e tor-

bido nelle bassure marittime,


arabico da

che

separavano

l'

altipiano

quello iranico, e dalle quali poi, grazie alle colla ferace Babilonide.

mate millennarie, emerse lentamente

Quando
sempre pi
nenti, quelle

per, passato
le

il

momento

pi intenso dell'ultimo

periodo glaciale,

pioggie tornarono a diminuire in maniera

sensibile, allora le regioni pi interne dei conti-

che gi anche prima ricevevan minor copia


le

di

pioggie, furono parimente

prime ad avvertire

il

deteriora-

mento
nenti

del clima, perch l'inaridimento nel cuore dei contisi

svolse con rapidit assai

maggiore, che non

alla

periferia. Quindi,

mentre

al

colmo

dell'et glaciale la parte

interna, pianeggiante, di

veniva

alla

Arabia era quella che megho condimora dell'uomo, perch non soverchiamente

135

inondata di pioggie, cominci essa invece a divenire, con progressione lenta e continua, una regione sempre pi arida,

povera ed inospite.
.

grandi
gli

fertilizzatori

dell'Italia

sono

suoi
i

monti, le

Alpi e

Appennini, dai quali escono

tutti

nostri fiumi

maggiori. Cos pure la


feracit ai grandi fiumi
dell'

massima parte

dell'

India deve la sua


valli
i

che sgorgano dalle profonde

Imalaia.

Il

Nilo

sarebbe scomparso anch'esso, come


l'

suoi fratelli del Sahara settentrionale,


se alle sue sorgenti

Igharghar e

il

Miya,
dell'al-

non avesse avuto


il

monti elevati

tipiano abissino ed

gruppo

del Ruwenzori, che

mungono

le

nubi umide provenienti dall'Oceano Indiano. Questa speciale


configurazione geografica ed orografica
tale deficienza acceler in essa
il

manc
le fonti,

all'Arabia, e

processo di inaridimento.
i

Diminu

la

vegetazione, s'inaridirono

fiumi diven-

nero sempre pi poveri d'acqua, ed un giorno cessarono di giungere sino al mare. Scomparvero i boschi, ai quali sottentrarono le steppe queste con l'andar del tempo si tramu;

tarono in lande sempre pi povere di vegetazione e infine

divennero deserti (Nafd e Dahna). La selvaggina scom

parve anche essa con


borea ed erbacea:

il

venir

meno
sia

della produzione

ar-

gli abitanti

trovarono sempre maggiori

difficolt nella ricerca

del

vitto,

come selvaggina,

sia

come

raccolto di frutta e cereali; onde, stretti da necessit


si

imperiose,
migliori.

mossero

in
si

cerca di paesi pi feraci e di climi


ritirarono
nella

Alcune genti

catena montuosa
assai

lungo

il

Mar Rosso
il

le altre, in

numero

maggiore,

scesero verso

mare, la Babilonide e la Mesopotamia.


le

Cos ebbero principio


mitici,

grandi migrazioni dei popoli se-

che sar nostro compito delineare per sommi capi,

con

lo

scopo

di

mettere in piena luce, pi che

altri

non

abbia mai

fatto, la relazione esistente tra la storia

dell'Arabia

antica e le grandi conquiste

musulmane

del VII e vili secolo

dell'Era Volgare.

136

{Correlazione tra
carneiito della

le

prime migrazioni di popoli

cssic-

Terra).

Ma

prima occorre

insistere breve-

mente mento

sul carattere generale di questo progressivo inaridaterrestre, e sul rapporto costante

che esso ebbe con

la storia delle

antiche

migrazioni del genere umano.


le

Non

credo necessario dilungarmi a raccogliere

prove
si

di inari-

dimento

di tutte le parti del

mondo dove
storica.

esso

verifilo
re-

cato, perch a noi basta di provarlo l

dove occorre per


Per alcune
l'

svolgimento della nostra esposizione

gioni assai frastagliate dal mare, come, per esempio,

Eu-

ropa, bagnate continuamente dalle calde correnti marittime

del Golfo, per effetto della legge di Ferrei, la diminuzione


delle pioggie rimasta inavvertita,

perch avvenuto in una

misura infinitamente minore.

Ma

anche qui

la

grande dimi-

nuzione nei nevai e nei ghiacciai delle Alpi prova di una

minore precipitazione cquea.


continente asiatico,

I dati

da noi raccolti su alcune

parti determinate della superficie terrestre, specialmente sul


ci

hanno dimostrato che


si

ivi

il

fenomeno
e

stato pi sensibile e rapido che in qualsiasi altra parte del

mondo.

Ma

il

medesimo processo
il

verific in

modi

misura
Il

diversi in tutto

restante della superficie terrestre.

feno-

meno non
ciale,

solo asiatico,
ora,

ma

mondiale.
si

Rammentiamoci
inospiti

dopo quanto

disse sul periodo gla-

che molte regioni, durante questo periodo, erano troppo

ed avevan clima troppo rigido, perch l'uomo po-

tesse fissarvi la sua dimora.

Con

la

diminuzione delle pioggie,


quei paesi divennero invece

con

il

graduale

ritiro dei ghiacciai,

regioni amenissime, assai pi adatte alla dimora dell'uomo che

non

le altre, nelle quali la

diminuzione delle pioggie apporvegetale e quindi neces-

tava invece
sariamente

la distruzione della vita la lenta

espulsione degli animali, e dell'uomo.


La diminuzione
i

137

dunque
in

delle pioggie influ

guisa diversa

sulle varie regioni della terra,

ma in modo particolare danneggi


il

continenti nella zona interposta fra


il

tropico del Cancro,

ed

Cerchio Artico.

Uno sguardo

solo gettato sulla carta


siffatto

generale del globo terrestre basta a dimostrare


caratteristico dei grandi continenti nella

aspetto

zona predetta. Nel


sono avute condi-

cuore dei continenti, dove


arrivano,
si

vapori marittimi pi diffcilmente


deserti,

sono formati

si

zioni sfavorevoli ad ogni forma di vita, vegetale, animale ed

umana. Le
occidentali,

regioni, invece, frastagliate dai mari,

come

il

con-

tinente europeo, specialmente nelle sue parti meridionali ed

hanno

risentito in

modo molto

diverso gli

effetti

della diminuzione delle pioggie. Il

mutamento

del clima

ha

modificato

le

condizioni generali dell'Europa in

un senso

assai pi favorevole che altrove alla dimora

umana.

L' Italia, per esempio, durante

il

grande periodo glaciale


delle

dovette avere un clima molto simile a quello presente della

Norvegia settentrionale, o Lapponia. La diminuzione


pioggie,
il

ritiro dei ghiacciai dalla valle padana, e

l'

innalza-

mento della temperatura fecero invece della penisola una dimora sempre pi amena. Scomparvero g' immani ghiacciai che colmavano le valli di Como, del Lago Maggiore, della
Val d'Aosta
artici e le

e mille altre,
diluviali.

con

essi

scomparvero

rigori

pioggie

In un periodo quindi assai remoto della preistoria, proba-

bilmente all'alba dell'et neolitica,

si

and costituendo una

specie di squilibrio climatico, che influ indubbiamente sulle


condizioni e quindi sulle vicende delle razze umane. Mentre
nel cuore dei grandi continenti,
l'asiatico,
il

come

l'africano, l'arabico e

clima divenne pi inospite e quindi la vita pi


in altre regioni, alla periferia dei conti-

difficile e stentata,

nenti, in ispecie l

dove

il

profilo delle

coste

aveva

linee

maggiormente
umana:
si

irregolari, le condizioni

necessarie alla vita

resero sempre pi favorevoli. Allo stesso

tempo

vastissime regioni, prima

38

sotto
i

sommerse

ghiacci, le Isole

Britanniche, la Germania, la Russia, la Penisola Scandinava

ed

altre,

tornarono a godere

la luce del sole


:

ed a coprirsi di
attestato

foltissima vegetazione arborea

e l'uomo,
il

come

dagli avanzi neolitici, segu passo passo


ciai,

ritiro dei

ghiac-

rioccupando tutte

le terre

perdute dai suoi avi dell'et

paleolitica.

Quindi segu

di necessit

un lento

s,

ma
in

vastis-

simo spostamento della popolazione neolitica tanto


ed
in

Europa
le trib

Asia quanto
la fine del

in Africa,

tendente a sospingere

abitanti nel centro dei continenti verso la periferia.

Con

periodo glaciale, ed
ci

il

principio di quello
caratteristica

nel quale noi

ora

troviamo,

la

cui

pi

spiccata appunto la diminuzione delle pioggie, segnarono


l'inizio di

una nuova fase

nelle vicende

umane, quella cio


delle quali

delle grandi emigrazioni, le ultime


gli eventi

memorie
la

sono

donde muove appunto


cominciano con
le

nostra storia. Tutte le


di

storie dei popoli

la

menzione

grandi emile

grazioni:

queste non furono

prime,

ma

bens

ultime,

perch l'inaridimento dei continenti incominci in una et


tanto remota, che sarebbe vano tentar di fissarne accurata-

mente

la distanza in

della preistoria

numero di debbono perci

anni.

Le tenebre profonde
di

essere, piene

perpetui e

sanguinosi

conflitti

tra le trib espulse dalla crescente ari-

dit del suolo nel cuore dei continenti, e le trib delle re-

gioni periferiche invase dagli emigranti dell'interno.

Questo fenomeno misterioso della migrazione dei popoli


stato

sempre spiegato dagli


:

storici

con ragioni

direi quasi in-

fantili

il

trionfo di

una

trib, la costituzione di
di

una qualche
e via discor-

strapotente

confederazione

unit

staccate

rendo. Nessuno aveva mai osservato che

siffatte

spiegazioni
in-

non porgono alcun vero lume


cidenti

sono ragioni secondarie,


tutti
i

comuni

a tutti

tempi e

luoghi e non sempre

collegati con moti


di popoli

migratori.

Si consideri che questi

moti

furono giganteschi e prolungati per secoli nel tempo


mente
la

139

si

e per migliaia di chilometri nello spazio, e

vedr palese-

sproporzione tra causa ed effetto


la forza
le

sproporzione che

scompare quando invece


abbraccia,

impellente

cosmica ed
vi-

come

causa prima,

pi grandi e lontane

cende del genere umano.


T.a

sovrabbondanza

di popolazione,

che stata addotta da

taluni come spiegazione, non neppur essa ragion vaUda nel suo senso ristretto. Quando una popolazione diviene troppo nu-

merosa, non abbandona tutta insieme


ci significherebbe

il

proprio paese, perch

una lesione

d' interessi

troppo profonda e

generale.
nazioni

Le trib divenute troppo popolose, come anche le moderne dimostrano, espellono dal loro grembo gli

elementi pi scontenti ed irrequieti,

ma rimangono

nella loro

maggioranza
istinto

radicate al loro paese di origine.


:

L'uomo

per
sol-

conservatore

diventa rivoluzionario e sovversivo

tanto

quando

sopraffatto dalla necessit.


di interi popoli

Quando sentiamo
i

che migrano con


tali

tutti

loro beni, se

si

tien giusto conto

quanto

moti etnici im-

plichino

enorme

sacrifizio d'interessi, incalcolabile dispendio


di

di energia e rottura dolorosa

antiche consuetudini e di
d'

care memorie, apparisce chiaro, quelle masse

uomini non

dovettero muoversi dalle terre native se non sotto lo sprone doloroso di necessit ineluttabili, senza rimedio. La massima,
l'unica necessit di siffatta natura quella che
il

paese sia

rovinato, impoverito ed incapace ormai di sostentare la po-

polazione primitiva. Allora per vivere non basta pi l'emigrare del soverchio della popolazione, ma deve partirne una
parte cospicua, se non tutta la schiatta stessa. In queste circostanze soltanto si comprende come una trib, piuttosto

che vedersi costantemente indebolire e stremare, pensi a cercar nuovi paesi, dove essa, mantenendo la sua unit e
la

sua forza numerica invariata, possa vivere senza soverchio disagio e senza timore di essere sopraffatta da orde

nemiche.

I40

Cos ebbero origine, per l'inaridirsi dei centri dei grandi


continenti, le grandi migrazioni di popoli, Dall'Asia Centrale,

dall'Arabia,

dall'Africa le

popolazioni espulse mossero


parte dal cuore dell'Asia

in
di-

cerca di climi migliori.

Una

scese verso la Cina, ed un'altra verso l'India,

ma

di

gran

lunga

la

maggior

copia, per fatalit di cose, e per la conforterrestre, fu costretta a con-

mazione speciale della superfcie


vergere
i

suoi passi verso


i

il

bacino mediterraneo e quello

tigro-eufratico,
i

quali per questa ragione divennero


civilt

un tempo

massimi centri della

umana.
ci

La

deficienza dei documenti

vieta purtroppo di svelare

segreti misteriosi della preistoria,

ma

pure noi possiamo con

relativa sicurezza rievocare alcuni aspetti pi generali dei grandi

movimenti migratori
quella

dell'et neolitica. In Francia, per

esempio,

celebre

razza neolitica che ha lasciato innumerevoli


artistico,

tracce e documenti del suo altissimo senso

pare

rimanesse soccombente,
razza,

quasi distrutta, da una nuova venuta molto probabilmente dall'Europa Centrale, pi

barbara e che soffoc un principio di coltura e di civilt europea del tutto indipendente da influenze asiatiche.
In
altri

luoghi

le

vicende furono pi fortunate, L'Africa,


si

per

la

sua posizione pi meridionale, precedette, come gi

disse, l'Asia Centrale nella rapidit del


le

suo essiccamento, e
vergini del Sahara
il

razze

umane che popolavan

le foreste

nell'et glaciale, furono forse le

prime a emigrare verso

litto-

rale mediterraneo.

La ormai famosa

razza mediterranea, su

cui tanto

si

discute, la razza cio alla quale

dobbiamo

le

mi-

steriose civilt preistoriche dell'Egitto, di Creta, dei Pelasgi

nel Peloponneso e dei


Italia,

costruttori delle
in

mura
di

ciclopiche in

fu forse,

almeno

grande parte,

origine
le

libica

rinsanguata poi da

stirpi asiatiche e

mescolata con

razze

primitive che gli emigranti trovarono gi sui luoghi e dovettero sottomettere.


Il

meraviglioso moto ascendente della


la civilt,

razza mediterranea verso

indipendentemente da

in-

141

fluenze sumero-babilonesi,

si

spiega

in

maniera naturale con

quella legge costante della genesi di civilt nell'evoluzione


dei popoli,
il

risveglio

cio

morale e materiale che segue

sempre

all'incrocio di varie razze.

Nel caso nostro


e quelle

le

razze

libiche provenienti dal mezzogiorno,

europee dal

nord, s'incontrarono nelle isole dell'arcipelago greco, e sulle


coste d'Italia con le stirpi venute dall'Asia Anteriore, e cos

prepararono

il

terreno per quelle altre razze,

le ariane,

espulse,

come

gi

si disse,

dall'Europa orientale. Le ariane,


l'Italia,

le

ultime

a comparire, occuparono la Grecia e


la eredit dei loro

raccogliendo

predecessori e accelerando in mirabile mi-

sura
I

il

corso della civilt e del progresso.

popoli dell'Africa e dell'Asia, sospinti dalle

cause generali, vennero a cozzar fra di loro nel

medesime bacino me-

diterraneo e nell'Asia Anteriore, e dall'urto millenario formidabile, in cui fu versato chiss

quanto sangue umano, nacque

quella scintilla maravigliosa, donde scaturita la luce del

l'umanit divenuta cosciente e

civile.

Queste circostanze generali, che abbracciano tutto il genere umano, formano la necessaria cornice del nostro quadro storico, se

vogliamo renderci conto

di

quanto accadde

in

Asia

Anteriore, a riguardo della lontana preparazione del grande

moto

islamico, sconvolgitore del

viranno da guida nel

mondo: esse perci ci serriassumere per sommi capi le vicende

pi importanti della storia antica dell'Asia, partendo nel nostro studio dai primi moti dei popoli semitici di cui noi ab-

biamo conoscenza.

Il

lettore forse osserver che. incomin-

ciando lo studio da oscuri problemi perduti nelle tenebre


della pi lontana preistoria,
si

risalga anche troppo indietro

ma

noi
il

ci

lusinghiamo di dimostrare nelle pagine seguenti

come

fenomeno islamico sia collegato in modo tutto speproblema della sede primitiva dei Semiti ed a tutta ciale la storia delle migrazioni semitiche. Il lettore vedr che una
al

legge costante

di

primissima importanza costituisce nella

142

storia dell'Asia

Antica

il

filo

conduttore attraverso

mag-

giori eventi, in

apparenza staccati e senza nesso ragionemigrazioni semitiche un insieme organico e


limiti

vole

alle

compatto con leggi sue proprie e dentro


e definiti.

ben

chiari

{Sumeri

Semiti nella Bahilonide).

Dimostrato come

punto fondamentale che l'Arabia


poli semitici,
stabilito
altres
il

fu la sede primitiva dei po-

principio

dell'inaridimento

della Terra e dei suoi effetti sui moti migratori delle razze

umane, non sar ora


tutte le notizie che

difficile

di passare in rapida

rassegna

abbiamo
il

sulle

mosse
le

delle razze semitiche,


si

chiarendo meglio

modo come

precedenti conclusioni

adattino ai risultati delle


linguistiche.

ultime scoperte

archeologiche e

blicato nel secondo

Nel nostro studio precedente su questo argomento, pubvolume degli Annali dell'Islam, avendo
le

preso

mosse da quelle
in

notizie

che ritenevamo pi an-

tiche, e

fondandoci sui lavori specialmente del Hommel, del

Winckler, ed
siriologia, noi

genere degli

altri

pi

illustri

studiosi di as-

avevamo creduto

di

porre

la pi

antica emiil

grazione semitica di cui avessimo memoria verso


e,

5000

a.

C;

ricollegando questa affermazione con

il

processo cosmico
circa nel quinto

di

essiccamento terrestre,
le

ritenemmo che

millennio
tali

condizioni climatiche d'Arabia fossero divenute

da costringere una parte della popolazione ad abbandonar la penisola, e si avesse in tal modo la prima grande migrazione semitica nella Babilonide. Ivi, dicemmo, si tro-

vava

il

popolo dei Sumeri, gi


i

stabiliti nel

paese da tempo

immemorabile, ed
adottando

Semiti

si

fusero con gli antichi padroni,


la

la loro civilt
si

ed assorbendo per intero


dilu

popo-

lazione sumerica, che

lentamente e scomparve nella

marea montante

dei Semiti assai pi numerosi.

tale

mia


ricostruzione dei fatti fu

143

mossa una grave obbiezione


e

si

not

che

il

processo di essiccamento era incominciato molto prima

dell'anno 5000 avanti Cristo,

che quindi

le

emigrazioni

semitiche devono aver avuto principio in un'et di molto anteriore. Era un errore porre le prime emigrazioni semitiche in epoca relativamente recente, e si desider un nesso
migliore tra la mia tesi ed
degli assiriologi,
i

fatti accertati

dalle

scoperte

quali

migrazioni semitiche anteriori

non avevano argomenti per provare al 5000. L'obbiezione aveva un una risposta molto sodmemoria uscita due anni or profonda dottrina del Dr. Eduard

grande peso,

ma ha

trovato, io credo,

disfacente in un'importantissima

sono, nel 1907, e dovuta alla

Meyer, dal

titolo: Stiierier

und Semiten

in Babilonien (Ab-

handlungen der K. Preuss. Akad. Wiss., volume del 1906,


edito nel gennaio del 1907).

Per comprendere bene


quali fossero
le

termini del problema e la novit

delle scoperte e induzioni fatte dal


lire

Meyer, dobbiamo
tra
i

stabi-

opinioni in

voga

dotti

prima

di

questa pubblicazione.

Quando

si

cominci
si

lo studio sui

monumenti pi

antichi

della Babilonide e

decifrarono le famose iscrizioni cunei-

formi, dopo molte ed accese controversie che qui non abbiamo ad esporre, perch estranee al nostro soggetto, si vennero

ad appurare,
al

tra gli altri,

seguenti

fatti

generali.

Gli antichi Babilonesi, in un'et che risale per lo

meno
(la

quinto millennio av. C, hanno fatto uso di una scrittura

cuneiforme) che non era di origine semitica,

ma

che era certaal

mente appresa da un

altro popolo,

non semitico,

quale

dotti

hanno dato il nome di Sumeri, perch mano Gente di Sumer , e Sumer


nale della Babilonide.
l'osservazione che
le

nelle iscrizioni si chia-

la parte pi meridio-

Dopo

lunghi studi, e partendo dal-

iscrizioni incise

con questi caratteri


e che accanto
la

sumerici,

si

andavan man mano semitizzando,

alla lingua semitica, la babilonese, si

era conservata

lingua


sumerica, specialmente per
i

144

magici e che nel


rito della chiesa

testi relig-iosi, liturgici,

di simil genere allo stesso modo

cattolica rimasto l'uso

deUa lingua

latina accanto agl'idiomi


i

volgari o moderni
fossero
e che
i i

si

venne

alla

conclusione che

Sumeri

pi antichi abitanti

della Babilonide meridionale,

Semiti vi fossero immigrati pi tardi, imparando dai


la scrittura

Sumeri, loro padroni,

ed assorbendo

in

generale

tutta la coltura sumerica, di molto superiore a quella semitica.

Quando

poi

si
il

scoprirono traccie di una nuova invasione


a.

semitica verso

2000 o 1800

C,
in
il

e della fondazione di

una
pi
si

nuova dinastia arabico-semitica


celebre sovrano della quale fu

Babilonia

(citt)

il

grande Hammurabi

conferm

l'ipotesi

che sul nucleo originale sumerico, stabilito


meridionale, venissero successivamente a

nella Babilonide

riversarsi novelli strati semitici, sinch gli elementi sumerici

puri rimasero sommersi ed inghiottiti nella

marea semitica,

lasciando per

come

indistruggibile eredit la loro scrittura


la loro cultura politica, reli-

cuneiforme ed in generale tutta


giosa e giuridica.
I

Sumeri sarebbero dunque


i

stati gli abitatori originali del

paese, ed
civilt del

Semiti gl'intrusi od invasori: perci la pi antica

mondo non sarebbe

stata,

prima, semitica,

ma

bens sumerica. Alcuni,


i

come si era creduto come il De Mor-

gan, ritengono che

Sumeri siano

la

popolazione originaria

del paese o aborigena fin dal periodo neolitico.

Contro
cial

tale spiegazione si alzarono fiere proteste, in ispe-

modo

tra

quei

dotti

di

origine

semitica,

che vedetra
i

vano

in essa quasi un'offesa alla loro razza.

N
il

dotti

cristiani

mancarono vivaci

opposizioni, perch

testo rive-

lato della Bibbia conferiva al

popolo semitico, rappresentato

dagli Ebrei, un primato morale quale a popolo eletto di Dio.

Contro
tifica,

tali

proteste, di origine pi sentimentale che scientali

si

andarono per accumulando

e tante prove in

favore della precedenza della coltura sumerica su quella


semitica, che gli

145

ormai
ridotti

anti-sumeristi sono
d decrescente.

ad una

minoranza ogni
Anteriore

Nel riassumere sinteticamente


si

la storia

pi antica dell'Asia

venne man mano a


prima dei Semiti

stabilire

che

Sumeri dovetche quando

tero trovarsi
i

in Babilonide, e

Semiti incominciarono ad immigrarvi molti millenni avanti

Cristo,

ebbe principio un periodo millenare


si

di lotte tra

Su-

meri e Semiti, che termin, come

disse,

con

l'assorbi-

mento completo dei Sumeri nel corso


millennio.

del

quarto o terzo

Non mancarono per


completa
di

di sorgere

dubbi sulla correttezza


fatti,

questa ricostruzione dei

ed

il

Wincker, per
T.,

chiarire certe anomalie, era

venuto

alla

conclusione {K. A.

pag. IO e seg. 14-17), che persino nell'et pi antica, di cui


noi

abbiamo

notizia,

verso

il

quinto millennio, non solo

Su-

meri erano scomparsi, assorbiti dai Semiti,


strati semitici in

ma

persino

primi

Babilonide

si

erano perduti nelle nuove onil

date semitiche che

allagarono

paese regnanti Sargon e


si

Naramsin
taluni,

circa

il

3800 av. C. In questo modo

venne da
la

per esempio dal Budge, a concludere che


risalir sino all'ottavo

civilt

sumerica dovesse
Il

millennio avanti Cristo.


113)

Meyer per (op. cit., pag. 6 ammettendo siffatta versione dei


arguire che nei
tali

ha osservato che,
si

fatti

storici,

dovrebbe

o colline

artificiali

della Babilonide,

dove troviamo
avere alcuni

resti dell'antica civilt babilonese,

dovremmo
periodo sucul-

strati

gl'infimi

appartenenti

al

merico puro, senza miscela semitica, e con traccie di

tura elevata e scrittura cuneiforme arcaica. Gli scavi in\ ece

a
tura,

Nippur per esempio


strati

hanno
ma

dimostrato che, quando

discendiamo agli

pi profondi che dovrebbero essere

sumerici puri, non troviamo pi nulla, nessuna traccia di cul-

nessun resto di
in

scrittura,

resti amorfi e confusi di

una societ

apparenza barbarica. La odierna Yukha,

anti-

camente detta

Uh

Uhhu, formante un tempo, con al-Ham-


mam
e

146

Hamsecoli

Umm

al-Agarib, un piccolo regno, distrutto da


il

murabi circa

2000 avanti Cristo ne pi abitato nei

successivi, e situato al nord dello Sciatt


nide,

al-Hayy

in Babilo-

ha negli
che
il

strati inferiori

tutti

strumenti

silicei

dell'et

neolitica,

De Morgan
il

attribuisce (pag. 195) ai vSumeri,

ma

che, secondo
Il

Meyer, sarebbero semitici primitivi.


di

Meyer ha dunque riesaminato


il

nuovo

tutto

il

protipi

blema,

cominciando dallo studio particolare dei due


sumerico ed
il

tnici in contrasto tra loro,

semitico, quali

appariscono nei monumenti


struttura craniale delle

ha messo

in rilievo la diversa

due razze; ha

fissato
il

appariscano con la testa rasata e con


sia

come Sumeri mento privo di peli,


i

perch naturalmente imberbi come molte razze mongole,


perch
si

sia

radevano anche tutta


il

la faccia.

Invece

Semiti

appariscono con

profilo tipico,

camuso, con foltissima capi-

gliatura e barba abbondantissima.


Precisati
i

due

tipi,

quali risultano manifestamente dallo

studio dei bassorilievi pi antichi, egli esamina le immagini

antropomorfiche delle divinit adorate dai Sumeri e Semiti, e


rileva

come

la

maggior parte

di queste divinit abbia, o mi-

scela di caratteri sumerici e semitici, o caratteristiche unica-

mente semitiche. Ne viene per singolare conseguenza da


tali

finissime osservazioni, che


:

Sumeri debbono aver adot-

tato molte divinit semitiche

quelle di origine schiettamente

sumerica sono

in

minoranza.
altri

Da
il

questi e da

indizi secondari, di cui faccio grazia


allo scritto

al lettore,

rimandandolo

pregevolissimo del Meyer,

detto scrittore viene con argomenti convincenti alla inat-

tesa e geniale conclusione che

non gi

Semiti,

ma
si

Su-

meri siano

stati

gl'invasori della Babilonide, e che vi siano


i

entrati molto

tempo dopo

Semiti, in un'et che

pu apanche

prossimativamente porre nel periodo immediatamente anteriore all'alba


della storia ossia

prima del

\, e forse

prima del vr millennio avanti

Cristo. Essi sarebbero venuti


forse dal mare,

147

come
la

bero popolato
Semiti gi

avrebdiremo meglio pi avanti Babilonide meridionale, mescolandosi con i


:

stabiliti nel
il

paese, e a

una data epoca avrebbero

dominio nella Babilonide settentrionale senza per immigrarvi n popolarla. Il dominio fu puramente mepolitico, nella Babilonide settentrionale, mentre in quella

anche esteso

loro

ridionale fu vera e propria immigrazione.

Le argomentazioni

serrate e precise del

Meyer, fondate

sopra dati di fatto palesi ed evidenti, sono di tal natura da riuscire molto convincenti, e noi siamo ben disposti ad accogliere la sua
tesi,

confortano,

ma

non solo per le buone ragioni che anche perch combina perfettamente con

la le

conclusioni nostre e ne elimina il punto pi oscuro, a cui fu fatto un cenno poc'anzi. I moti semitici di cui abbiamo
notizia verso
il

V o iv millennio avanti

Cristo

non sono pi

le prime immigrazioni semitiche in paese sumerico,

ma

la

ripetizione di altre precedenti

immigrazioni d'et assai pi

remota, ed anteriore alla venuta dei Sumeri. Questi trovarono la parte della Babilonide allora gi esistente popolata da Semiti barbari, li sottomisero e ne divennero la casta

regnante e sacerdotale. Poi vennero nuove immigrazioni semitiche, ed i Sumeri, sopraffatti dal numero, scomparvero

come

razza distinta, probabilmente dopo

le

grandi conquiste
Cristo.

.semitiche di

Sargon

Naramsin

circa

il

3800 avanti

Con questa ricostruzione non


teriore ai Sumeri, con

solo riesce chiara e logica la


in

presenza dei Semiti nella Babilonide


accettate appunto dai

un periodo molto an-

sedi fsse e divinit locali

quelle
ri-

Sumeri

ma
i

riesce possibile di

collegare le migrazioni semitiche con

pi antichi indizi di

mutamento

del clima terrestre.


il

Potrei anzi dire che cos tutto

quadro del tempo


mostra
la
il

as-

sume

caratteri d'una realt particolare, che ci


fatti.

vero

e normale svolgimento dei

Man mano

che

penisola

arabica

si

inaridiva e che

Semiti, accresciuti in numero, ne

mS

trib appresso all'altra


la

emigravano sospinti dal disagio, una

scese nella bassura tigroeufratica, verso

quale

si

pu

dire

erano chiamati dal corso stesso dei grandi fiumi arabici. Cos
furono popolate quelle paludi formate dalle alluvioni dei fiumi
dell'et pluvio-glaciale,
la

ed

Semiti probabilmente coprirono

regione tra Hit e Bagdad, che fu la prima a sorgere

dalle

acque del mare.

Ivi

si

formarono piccoli nuclei

di

po-

polazione che abbandon


alla

man mano

la pastorizia per darsi


i

pesca e all'agricoltura. Poi vennero

Sumeri ed occudei

parono tutta la parte del paese intorno alle foci


crearono

fiumi

babilonici ed arabici, adottarono molte divinit semitiche


citt

dove prima erano semplici


canne
palustri. Dotati di

villaggi di

capanne
sociale

costruite con

organamento
i

e coltura molto superiore ai sudditi semiti,

Sumeri

pro poloro do-

babilmente
polarono
la

in principio solo avventurieri e

mercanti
il

Babilonide meridionale, ed estesero


fin

minio politico

nel cuore del paese, forse sino alle rive del


il

Mediterraneo, per assicurarsi

libero

transito delle merci.

Accogliendo una simile versione degli eventi, comprendesi


ora

come

Semiti

stabiliti nelle

paludi preistoriche della Ba-

bilonide, pure

avendo

assai pronunciate le inclinazioni reli-

giose ingenite

nella loro razza, giacessero in

uno

stato di

profonda

barbarie. I

Sumeri invece

vi apportarono la

prima

scintilla d'incivilimento, vi

crearono l'arte dello scrivere e


civilt e
ai
il

impressero quel moto misterioso verso la

progresso
nostri..

che non doveva poi spegnersi mai pi sino


* * *

tempi

(// cornine f ci

internazionale attraverso V Asia Anteriore

lelV Evo antico^.

La

Babilonide ha un suo speciale carat-

tere fisico dal quale furono

ognora determinate

le

sue

tratutti

giche vicende.
i

E una

conca

fertilissima, in contatto

da

suoi

lati,

tranne quello ristretto nel Golfo Persico, con re-


g-ioni continentali pi

149
alle

povere e pi esposte

crudeli vicis-

situdini del clima.

chiaro quindi

come

dall'altipiano iranico,

dalle giogaie dell'Armenia e dell'Asia Minore, e dalle riarse

steppe d'Arabia, siano


affluiti torrenti

senza posa attraverso

secoli

impetuosi di uomini sospinti dalla fame a cer-

care

climi

pi

benigni e terreni di pi facile e proficua

coltura.

La

storia a noi cognita della Babilonide

un suc-

cedersi e sovrapporsi continuo di siffatte


sofferente, le quali

fiumane d'umanit

andarono a sommergersi e confondersi

con

le

precedenti nel grande bacino, che tutte inghiottiva e


in

prontamente trasformava
con

un

tipo

complesso

ma

unico,

il

sumero-semitico-babilonese, tipo che domin intellettualmente


la

sua coltura tutta l'Asia Anteriore durante l'Evo an-

tico, e,

sebbene profondamente trasformato, ha


le

ivi

conservato

ancora

sue profonde indelebili traccie nel pensiero e nella

fede popolare dell'Oriente moderno.

Se
che

tali

serie di continue

immigrazioni furono adunque


storici,

la caratteristica dell'antico

Oriente nei tempi


il

chiaro

tale

processo sia stato

medesimo

in tutto

l'immenso

periodo a noi sconosciuto che precedette l'alba della storia.

Dobbiamo pensare che


storia,

nei millenni incalcolabili della prei-

anche prima dei Semiti e dei Sumeri, torme affamate


si

di

uomini

sono rovesciate da tutte


;

le parti

nel bacino

tigro-eufratico

onde quindi

la

popolazione della Babilonide

nel periodo storico, pur serbando caratteristiche in prevalenza

semitiche,

perch
i

Semiti furono di gran lunga

pi nu-

merosi ed

pi intelligenti, fu in realt la risultante d'una


asiatici,
il

miscela svariatissima di popoli

possibile che

Se-

miti nel venire d'Arabia trovassero

piano gi popolato da

razze aborigene, discendenti da stirpi paleolitiche dell'Asia Anteriore, razze che


Il
i

Semiti o sterminarono o assorbirono.

De Morgan
gli

{Les prim. Civil., pag. i8i) invece,


disposto a ritenere che
i

come

di-

cemmo, sarebbe
punto

Sumeri fossero ap-

aborigeni, e che quindi la civilt sumerica sia nata


dalla fusione di

15

neolitica

Sumeri

dell'et

con

Semiti bar-

bari discesi d'Arabia.


Il
i

dotto archeologo francese di questo parere, perch

suoi scavi a Susa, ai piedi dell'altipiano iranico,

hanno

ri-

levato l'esistenza cost di un popolo, l'anzanita o elamitico,

con coltura indipendente, antico quanto

il

sumerico e con
Tale ipotesi

una lingua pure agglutinante come


ci

la sumerica.

sembra per pi
ha
in

dififcile
:

ad ammettere nel contesto genela

rale dei fatti storici

noto altres che

lingua degli Ela;

miti nulla
gli

comune con

quella dei Sumeri

perci, se

Elamiti sono una razza aborigena,


ci

come

molto proba-

bile,

non prova che

lo fossero

Sumeri. La diversit
forte

della lingua potrebbe anzi essere


in favore d'un'origine dei

un argomento molto

Sumeri ben diversa da quella degli


d'entrare
in

Elamiti. Tralasciamo

per

questo argomento,

dove ogni tentativo


sime
difficolt.

di spiegare gli eventi avvolto

da mas-

Ammettendo

la tesi pi verosimile della

venuta dei Sule

meri nella Babilonide, rimane ora a chiarire


cui essi vi arrivarono
:

ragioni per

tali

ragioni sono ancora pi complesse

e racchiudono la constatazione di

un

fatto di speciale rilievo

per la corretta intelligenza di tutta la storia dell'Asia Anteriore sino alla conquista araba.

Sarebbe errore
del suolo fosse la

il

credere che la ricchezza incredibile

ragione principale dell'immigrazione suinfluito


;

merica nella Babilonide meridionale. Essa pu avervi

ma

pari in

importanza

fu un'altra potentissima

ragione, la
an-

esistenza cio attraverso la Babilonide d'una delle pi


tiche e pi battute vie del
e l'Occidente.

commercio mondiale

tra l'Oriente
si

Alcuni potranno maravigliarsi che

parli di

commercio

nella preistoria dell'umanit,

ma

questa appunto

la verit dei fatti.

Uno

dei fenomeni pi singolari comprovati dalle recenti

scoperte arclieologiclie in quasi tutte le parti dell'Asia

An-


teriore, sulle coste del

X5I

Mar
i

Mediterraneo, del

Nero, ed in

Egitto, la
cui
rici

constatazione che sin dai pi remoti tempi di


sin dall'et neolitica,

abbiamo memoria,

popoli preisto-

hanno

esercitato

un

traffico intenso di merci,

che prenaltri altret-

devano da paesi assai lontani e trasportavano in


tanto remoti. Essi

merci
di

di cui

avevan bisogno,
per

non solo trafficavano per fornirsi delle ma facevano anche il servizio

trasporti

gli altri popoli

meno

civili

confinanti con

essi,

ed accumulavano cos grandi ricchezze.


fatto, in

Tale

apparenza singolare, chiaramente pro:

vato da numerosi indizi indiretti

gli

oggetti di bronzo del

IV millennio avanti Cristo nell'Elam e nella Babilonide impli-

cano

lo

sfruttamento di miniere di stagno, che trovansi sol-

tanto nella penisola di Malacca, in Ispagna ed in Inghilterrali

rame, per quanto noi sappiamo, pu essere venuto soltanto'

dalla

Spagna: ignoriamo

se ne esistano miniere nei monti del


tro-

Zagros:

ma

per ora gl'indizi sono negativi. Le ceramiche

vate nelle sepolture neolitiche e preistoriche tanto nel Golfo'

Persico quanto in molti punti della costa mediterranea impli-

cano parimenti, per somiglianza e talvolta perfetta identit


di disegno, di pittura e di fabbrica, lo

scambio

di idee, di

disegni, e

il

trasporto materiale di vasi di terracotta da una

regione

all'altra.

Noi citiamo questi due oggetti, perch


deleteria dei secoli,
il

soli

sopravvissuti

all'azione
lo

ma

naturale

che insieme con

stagno,

rame
stoffe,

e le

ceramiche dovetterometalli preziosi e

viaggiare molte altre merci,


via discorrendo.

pelli,

In altre parole,

il

vecchio concetto classico che

popoli

pi

civili dell'antichit

vivessero allora isolati nei loro centri

di coltura, stato dimostrato errore

fondamentale. Invece di

unit etniche e politiche ermeticamente chiuse e in niun contatto

con

il

resto del

mondo, vediamo ora ogni giorno con


della et
traffico di

maggiore chiarezza come anche l'umanit barbara


neolitica facesse

attivissimo

merci,

constatiamo


come
l
le civilt

152
illustri

pi antiche e pi

sorgessero appunto
il

ove pi

attivo, pi lucroso e pi facile era


i

commercio.

Allora
quelli

come oggi

popoli pi ricchi e pi potenti furono


al

che erano maggiormente dediti


si

commercio
i

degli

scambi. Col crescer della ricchezza


tano
le

affinano

gusti,

aumencivilt.
i

esigenze e cos nasce

il

primo germe della

Senza gH scambi
tatti

di prodotti materiali e morali,

senza

con-

e le fusioni di popoli

con popoli e senza


civilt

la

formazione

di grandi ricchezze,

nessuna
il

potuta mai nascere.

Dobbiamo abbandonare
esisteva gi

fallace preconcetto
il

che solo

tempi moderni abbiano creato

in

commercio mondiale: questo proporzioni ben inteso assai minori

anche nel periodo remoto, del quale con questo concetto fondamentale -dal Winckler
fase.
I,

ci
s

intratteniamo. Solo

felicemente esposto
Alt.
Orient., II,

in

alcuni

suoi

scritti

(cfr.

comprendere la vera natura di tante aride notizie militari e politiche dall'alba della storia fino ai tempi nostri, specialmente nelle vicende del
bacino tigro-eufratico e della
Siria.

8 e segg.)

noi possiamo ben

Sono sempre
verso
millenni.

le stesse

grandi forze creatrici che agiscono

sull'umanit e ne foggiano le
i

predatrici,

drammatiche vicende attraLe conquiste mihtari sono soltanto spedizioni che hanno seguito il cammino tracciato, secoli

secoli prima, dal


II,

commercio

(cfr.

Winckler

neir.4. O., an-

nata VII, fase.

p. 3 e seg.).

Se vogliamo indagare dove

come

si

propag

la coltura di alcuni popoli pi colti e

civili tra gli altri

immersi nella barbarie, dobbiamo sempre

rintracciare e seguire la via del


lo

maggiore commercio, come


nostri rapporti

provano ancora oggi


Il

tutti

con

popoli

extra-europei.

soldato segue la via aperta dal mercante.


alla

Ritornando ora

Babilonidc,

rammentiamo che
Europa

allora,
lo

come
colar

oggi, lo scambio pi vivo di mercanzie, per


si
i

pi

materie prime,

svolgeva tra l'Asia e

l'

e in parti-

modo

tra

paesi bagnati dall'Oceano Indiano e quelli


g-iacenti intorno al

153

Una
razza ardita di mari-

Mediterraneo.

nari raccoglieva le merci preziose venute

da regioni remote,
le

dall'arcipelago indiano e dall'India stessa e


sino alle bocche dell' Eufrate e del Tigri.
il

trasportava
risalivano

Le merci

corso dell'Eufrate sino alla Siria, e di

con breve viaggio

terrestre

giungevano

alla

costa

mediterranea,

donde
i

altre

razze di forti marinari

il

indubbiamente per un tempo

ma-

rinari di Cipro, di Creta e dell'arcipelago

Egeo le portavano

per
le

il

bacino mediterraneo, prendendo altre merci in cambio,

quali poi facevano

viaggio in senso inverso. Altre vie


attraverso la Pale-

commerciali univano

la Siria all'Egitto

stina; altre dalla Siria e dalla

cuore dell'Asia, n v'

Mesopotamia penetravano nel dubbio che un traffico intenso si fasino a mezzod dello Zambesi. In
lo

cesse del pari con vari punti della costa africana, giungendo
forse,

come diremo, anche


i

questo transito va naturalmente incluso tutto

scambio

di

merci tra

punti intermedi,

probabile, per esempio, che

dai paesi barbari venissero le materie prime, e che la Babi-

lonide esportasse in Oriente e in Occidente

prodotti delle

sue industrie.

Sarebbe argomento
fossero quegli arditi

di

somma

importanza,

l'

indagare chi

marinari che osavano traversare, fra


le

un monsone e
tare le coste
le

l'altro,

acque dell'Oceano Indiano,

visi-

orientali

dell'Africa e portare in Babilonide

merci

di tante parti del


il

mondo remote

tra loro.

pro-

babile che

trasporto

marittimo fosse in

mano

di

un po-

polo abitante sulle rive del mare in un paese dove abbondavano legnami da costruzione, probabile altres che questo popolo fosse di ben variegata coltura, e riunisse in se gli ele-

menti e
il

le

influenze di tutte le regioni, che esso serviva con


si

suo commercio. Cos solo

spiegano, per esempio, quei

resti antichissimi di coltura ibrida

che

si

sono scoperti nelle


nelle

antichissime miniere d'oro dell'Africa meridionale, e


celebri

rovine

Zimbabwe

in

Rhodesia, dove troviamo


menti semitici nel culto
tiche di varia origine.

154

culti
fallici

bizzarramente mescolati insieme

dell'India, ele-

d'informi monoliti, e maravigliosi

scavi in roccia viva che testimoniano indubbie influenze asia-

Ci farebbe pensare
dei popoli di quella

naturalmente all'India;

ma

quale

vasta penisola forn la razza di prodi

marinari, che avevano nelle loro

mani
5000

tutto

il

commercio
Cristo?

marittimo

nell'Oceano

Indiano,

anni avanti

L'Arabia e l'Elam coperti allora di boschi potevano pure


fornire

legnami, e

molti

marinari

possono esser

apparte-

nuti alle popolazioni litoranee dei due paesi. L'ardire e la

valentia di questi uomini presuppongono una civilt molto progredita e gi molte volte millenaria sin da quell'epoca

tanto remota. Essi


pacifica,

dovettero essere sovrattutto una gente


s

che trovava nel commercio


il

lauti

guadagni da

disdegnare

barbaro impiego delle armi. Essi furono sempre

in ottimi rapporti

con

principi teocratici, detti poi patesi

del paese di

Sumer

o Babilonide meridionale. Sappiamo,

per esempio, dalle iscrizioni che Ur-Nina il re sumero (?) poco di Sungir, grande citt della Babilonide meridionale,

dopo

il

4500 avanti
al

Cristo,

mandava navi a Alagan, regione

mare a prendervi legnami da costruzione, perch quel paese, ora un deserto di rocce, era allora coperto di grandi boschi (Rogers, I, 356). Ci suppone un acd'Arabia vicina
cordo perfetto
cipi
fra
i

naviganti dell'Oceano Indiano ed

prin-

sumeri della Babilonide.

Dobbiamo
simi marinari

inoltre notare,
il

che con l'aiuto di questi medeora)

gran sovrano (semita


(Babilonide

Naram-Sin,

il

famoso re

di

Agade

settentrionale),

rTippur

Sippar (Babilonide meridionale)

fece

verso
(')

il

3750 una
I,

spedizione marittima contro la stessa

Magan

(Rogers,

(')

Magan, secondo

il

De Morgan
al

invece una regione intorno

{Les prim. CiviL, 245). sarebbe Khabur, un affluente del fiume Eufrate;


366),

155

questa volta per militare e predatrice. La preziosa notizia rivela tale una stretta unione fra la popolazione marinaresca del Golfo Persico ed
e
i

Sumeri-Babilonesi prima,
sospetto, che

Semiti-Babilonesi poi, da far nascere un


i

cio

naviganti possano essere

stati in principio

Sumeri an-

ch'essi, e pi tardi

Semiti, quando avvenne

la fusione delle

due razze.
Ala se
i

Sumeri sono da considerarsi come Mongoli, o


Rogers,
I,

di razza ural-altaica (cfr.

302 e segg.

Hommel,

19-20)0, tale coincidenza fa istintivamente pensare alla Cina, e conferma l' ipotesi del Sayce {Archaeology
GriLidriss,

of Cunei/. In script.,
in

p. 75

Meyer, Sumerier,

p. 114;

Haupt,

ZDMG.,
si

igog, pag. 526)

ipotesi meno
alla
il

arrischiata che

non

creda

che

Sumeri venissero

Babilonide per

mare, e che dopo avere stabihto

loro

dominio su terra

ferma continuassero a mantenere il dominio dei mari. L'ipotesi anche confermata dalla leggenda di quell'essere favoloso

Cannes che venne

dal

mare

e civiUzz

popoli della

Babilonide viventi allora allo stato selvaggio

(?).

ma
in

il

Hommel
I

ed
il

il

Winckler sostengono che Magan


il

sia

una regione

Arabia, cio o
(')

Midyan, o

Sinai, o la riva araba del Golfo Persico.

che

nuovi studi filologici pi approfonditi sembrano aver dimostrato sumerico ha stretta parentela con il gruppo di lingue dette uraloaltaiche, e pi precisamente con le altaiche propriamente dette (turco,
il

mongolo, uigurico, ecc.; cfr. Hommel, Gnmdriss, pag. 20 e segg.). Il sumerico che gi dopo il 3000 era un idioma in decadenza, e cadde in disuso durante il dominio Kassita, dopo il 1500 circa, pu dunque considerarsi

come

la

lingua pi antica

al

mondo,

fra quelle conosciute,

quasi

ima lingua preistorica: con il popolo che parl quell'idioma noi varchiamo, quasi si pu dire, l'abisso che separa la storia d dia geologia. Se la origine ural-altaica della lingua surr. erica sar un giorno confermata da nuovi studi e ricerche, allora cadr da per s la tesi del De Morgan che Sumeri siano una razza aborigena della Babilonide. Le
i

comunicazioni tra
lonide

le sedi

primitive delle razze uralo-altaiche e la Babivia di mare.

debbono essere avvenute per

La

via di terra era

chiusa dai ghiacciai e dai grandi mari interni del periodo glaciale e di
quello pluviale che Io segu.

156

il

questo proposito mette anclie


il

conto di rammentare
il

che Berosus,
consult
gli

celebre scrittore ed astronomo caldeo,


nel

quale

archivi della Babilonide

periodo quando

l'Ellenismo trionfante
tizie

allagava l'Asia Anteriore, trov no-

che ricordavano sr/ successive immigrazioni della Bail

bilonide dal Golfo Persico verso


186).

nord (De Morgan, 185data

Alcuni vedono

in

queste memorie un ricordo lontano


l'et

di

ondate semitiche:
nella

io crederei invece,
le

remotis-

sima

quale Berosus

pone, esse possano essere, se

non

tutte,

almeno

in larga misura,

ondate

di

Sumeri venuti

per mare.

(//

comuiecio antico dell'Asia Anteriore e


ipotesi

Stuueri).
i

so-

Accettando questa

comprendiamo meglio
che sono sempre

rapporti
i

intimi, pacifici e continui

esistiti fra
i

vrani della Babilonide e quegli arditi marinari per

quali

l'oceano non aveva n segreti, n terrori, e che osavano su


primitive imbarcazioni navigare dalle coste dell'India, dell'arcipelago Malese e forse
della Cina, fino al termine del

Mar Rosso.

Nella storia babilonese anche da considerarsi


i

che, allorquando

Sumeri furono

sopraffatti

ed assorbiti dai
(il

Semiti, par vi fosse una decadenza marinaresca


in generale

Semita

non ama
le

il

mare): quei naviganti non osarono


le

pi avventurarsi su per
preferirono lasciare

acque malfide del Mar Rosso, e


di

merci nel bel porto

Aden. La
i

de-

cadenza marittima dei Sumeri coincide forse con

primis-

simi primordi della civilt arabo-sabea del Jemen, che nacque

appunto dal commercio per via


lestina

di terra fra

Aden

e la Pa-

meridionale. Tali

coincidenze,

non

fortuite, merite-

rebbero uno studio pi approfondito, e forse un giorno nuove


scoperte
epigrafiche nei tumuli della Babilonide conferme-

ranno

la

provenienza marittima dei Sumeri, e dimostreranno


i

che

Sumeri furono
di

Fenici dell'Oceano Indiano, e che

il

paese

Sumer

fu

una Cartagine mongolica.


Lo scambio dunque
del
delle

157

fra l'oriente e l'occidente

merci

Mondo
fu,

antico

il

cardine sul quale poggia tutta la storia


dell'

primitiva dei popoli dell'Asia e

Europa,
il

tale
a.

comC. in

mercio

nei lunghi millenni precedenti

4000

mano

dei Sumeri, e poi pass in quelle dei Semiti.

Infatti, fino al

giorno in cui
il

si

scopr la via di

mare

tra

r India e
di tante

l'

Europa,

percorso pi facile e sicuro per

il

transito

merci preziose era quello offerto dalla Babilonide.

Questa regione, posta all'estremit d'una profonda insenatura marittima, era solcata da un fiume, l'Eufrate, facile a
navigare, dalla foce sino a Tilbarsip, la capitale di Bit-Adini,
ossia la

moderna Biregik,

sita sulla riva orientale, e

punto

d'incrocio di tutte le pi battute vie commerciali dell'Asia

Su e gi per l' Eufrate dalla citt di Ur, emporio un tempo della Babilonide meridionale, sulla riva araba
Anteriore.
dell'Eufrate
(cfr.

Delitzsch,

227) sino a Biregik sira

le

merci con poco dispendio potevano giungere in


trasportate in

Siria, essere

un punto
l

assai

vicino della costa del Medi-

terraneo e di

arrivare facilmente alla loro destinazione, al


Creta, in Africa, in

di l dei mari, a

Europa

e altrove. Il
i

Mar Rosso

offriva pericoli e difficolt assai


i

maggiori per

naviganti primitivi,
nico arcano, ed
il

quali ne

hanno sempre avuto un paltra cosa,

commercio, come ogni

segue

ognora, per dirla con espressione scientifco-moderna,


di

la linea

minor

resistenza.
inutile

Non
la

aggiungere a questo proposito che, se


i

te-

niam presenti

tutti

predetti fattori economici, in particolare

posizione geografica del bacino Tigro-Eufratico e la via


lo traversava, noi

commerciale che

comprendiamo subito
esercitata

le

ragioni del profondo divario

tra

l'influenza

sul

mondo
avuta
fra
fici,
i

dalla coltura babilonese e quella infinitamente


dall' Egitto.

minore

Questo, posto in una angusta valle stretta

deserti,

non

si

trovava sopra alcuna grande via dei

traf-

e perci esercit scarsa influenza persino sui paesi pi


vicini

I5S

dalla
Il
lati,

come la Palestina, XII dinastia.


da
tutti
i

e sensibile solo in Creta a partire

bacino Tigro-Eufratico era invece aperto da


lati
i

tutti

popoli spontaneamente affluirono

impregnarsi

di

coltura babilonese,

mentre

il

traffico

mon-

diale che lo traversava con flusso costante

ed abbondantis-

simo trascin con se elementi


le parti del

di coltura babilonese in tutte

mondo

allora conosciuto, specialmente in Palee nel Mediterraneo.


ci

stina, in

Asia Minore

Le

lettere trovate

in Teli el- Amarna,


tica dell'Asia

che

danno

la
al

corrispondenza diploma1400 circa avanti Cristo,

Anteriore dal 1800

sono dettate tutte a scrivani che usavano soltanto caratteri


cuneiformi della Babilonia. Quindi persino l'Egitto sub
fluenza della coltura babilonese.
l'in-

L'immensa
fra
i

feracit,

ed

il

contatto continuo o rimescolo

pi svariati

elementi etnici produssero perci,


il

come
vera
di

fenomeno quasi
cultura del

inevitabile,

sorgere col della pi antica

mondo: anzi

di quella civilt

che

fu forse la

progenitrice di tutta la civilt umana, la grande


cui la nostra civilt
pollo. Il

madre

moderna

l'

ultim.o e lontanissimo

ram-

commercio

fu perci la causa creatrice della civilt


effetto del

che noi chiamiamo Sumerica, e per


in

commercio,

Babilonide e non in altro luogo, sorse la prima societ

civile tra gli


I

uomini selvaggi dell'et post-glaciale.


il

Sumeri, di cui riprendiamo ora

discorso,

vennero

dunque
siasi

nella Babilonide meridionale chiamativi

da ragioni
in

di traffico, forse per via di mare,

s'impadronirono

un qual-

modo

della via

commerciale che menava dal Golfo Persi

sico sino al Mediterraneo, e


in

fermarono nella novella patria


rile-

numero

tanto considerevole, da costituire una parte

vante della popolazione sedentaria e da avere una propria


coltura, templi, santuari, citt, ingenti ricchezze e

grande po-

tenza militare. Sebbene non avessero unit politica,


sero divisi

ma

fos-

come

in

un mosaico

di piccoli principati,

ebbero


forse qualche

159

organamento generale per ragioni commerciali,


altri-

e tennero sicuramente considerevole potenza politica

menti non avrebbero potuto n conquistare


settentrionale
(il

la
il

Babilonide
loro

paese di Akkad), n estendere


le

com-

mercio, n mettere insieme con questo

tante ricchezze, che


I>"

furono fattore precipuo della loro queste varie

civilt.

accumularsi di

circostanze, podest militare, commercio, ricil

chezze

e quindi

contatto, anzi

la

fusione etnica, con la

razza intelligentissima dei Semiti


nide,

gi popolanti la Babilo-

formarono insieme
dello

la

ragione assai complessa della


sviluppo di
civilt,

genesi e
teatro
storia.
il

straordinario

di

cui fu

bacino Tigro-Eufratico nei pi lontani albori della

da ricordare a questo proposito un'osservazione del


il

Meyer,

quale nota (op.

cit.,

pag. 6 e

io)
s

che
rozzi,

prodotti pi
ca-

antichi dell'arte semitico-sumerica sono

hanno un

rattere tanto primitivo, che ci portano ai veri e propri inzi

dello sviluppo dell'arte. Il

Winckler stesso era

stato tanto colle

pito

da questo

fatto,

che,

non sapendoselo spiegare con

vecchie teorie della civilt sumerica pre-semitica, aveva im-

maginato

essi

fossero

il

prodotto di un'et di decadenza,


Il

dovuta ad invasioni barbariche.


tale supposizione,

Meyer

invece, nel riferire

spiega la cosa, assai pi verosimilmente,


dei primi

considerandola

come uno

prodotti della civilt e

dell'arte sorti dal contatto dei

Semiti e dei Sumeri nella Bai

bilonide

meridionale.

Dunque

Sumeri nel venire


civili

nella

Babilonide erano certo molto pi


misero, elevato

dei Semiti, che sotte-

ma
di

neppur
coltura
:

essi

erano giunti ad un
il

grado assai
svisi

questa prese

suo pieno e grande

luppo, quando vSumeri e Semiti vissero insieme, insieme


arricchirono
contatto
si

con

il

commercio, e quando dal continuo loro


noi chiaillu-

accese quel processo misterioso che

miamo
min
il

civilt,

e che, partito dalle paludi babiloniche,

mondo.


Collegata in
tal

i6o

Sumeri nella Babiil

modo

la esistenza dei

lonide e la loro progredita civilt


diale,

con

commercio monbuon motivo

di cui essi

avevano

il

monopolio, v'
in

a concludere

che essi

fossero

particolar
altri

modo un

po-

polo marittimo, e che Sumeri e non

fossero gli arditi

marinai

quali portavano alle foci dell'Eufrate le merci dalIl

l'Arabia, dall' India e dall'Africa.

carattere, e perci forse

anche

l'origine marittima dei

Sumeri potrebbe eziandio


i

de-

dursi dal fatto che le pi antiche citt e


dei

pi antichi templi

Sumeri sorgevano
la

sulla riva

araba del mare, donde poi

emerse

presente Babilonide.

La citt sumerica forse pi antica che noi conosciamo, come sede del pi antico santuario, era Nun ki o Eridu, la
citt

dell'Oceano celeste, oggi ab Sahrayn (Hommel, Grunpag. 24, 364 e segg.):


essa sorgeva,
molti millenni

driss,

avanti Cristo, sulla riva del

nume della Terra, En-ki. Ivi Adam, pescando nelle acque del
tico,

mare ed era dedicata al gran si vuole vivesse il primo uomo,


Golfo Persico (Sayce,
forse
1.

e,
an-

pag. 75-76). L'altro centro sumerico,

altrettanto

attuale dell'Eufrate

Uri o Ur, giaceva pure (Hommel,

presso, a occidente del corso


Grcndriss, ^dig. 373 e segg.).
le

Ambedue
del

queste citt sono state fondate quando

onde

mare lambivano le loro mura, e la maggior parte della Babilonide era un golfo marino. Sumeri siano stati una razza uraloOra, se vero che
i

altaica,

essi

non possono essere immigrati dall'Asia Cenl'altipiano iranico, coperto di ghiacci,


neolitica,

trale

per via di terra attraverso l'Iran e l'Elam, perch

sappiamo che

non ha

avuto popolazioni nell'et


quale appartengono
i

all'ultimo stadio della

Sumeri.

Se poi fossero venuti per


sedi pi antiche sulla costa

quella via, l'Elam sarebbe stato un paese sumerico, e noi

avremmo dovuto

trovare

le loro

persiana del Golfo Persico. Invece l'Elam fu popolato da


altre razze, e le nostre notizie pi antiche ci

confermano che

i6i

Sumeri fissarono le loro sedi sulla costa araba; il che implica abbastanza chiaramente la loro venuta per via di mare.
]Ma donde vennero?

Vano

fantasticare su questo
la

attraente

mistero

qua-

lunque fosse

loro

origine,

certo che la loro

venuta

appartiene ad una remota et

preistorica, e che la loro tra-

sformazione in popolo civile

si

compi

nella Babilonide e col

fondersi insieme ai Semiti. Ci provato dai caratteri pittografici

da

essi inventati,

quali

si

mutarono

in corsivi e cusi

neiformi nella Babilonide per influenza semitica, quando

fanghi impiegarono come materia prima di scrittura Babilonide dove manca la pietra ed il legno.
i

della

difficile

farsi,

anche vagamente, un'idea


anzi

di

tutta la
i

lontana antichit di questo popolo. I Sumeri sono forse


antichi inventori dell'arte della scrittura
:

pi

si

pu ormai
e
del-

dire con relativa sicurezza che, tranne rare eccezioni, gli alfabeti
l'

dell'Asia Anteriore, dell'Africa settentrionale


forse,

Europa meridionale, sono


formarono

qual pi qual meno, forme

derivate, semplificazioni degli


si
il

ideogrammi sumerici. Da questi

primitivo alfabeto semitico, padre del fenicio


ecc.),
i

(e

quindi del greco,

primi elementi dei geroglifici egii

ziani, e l'alfabeto indico


teri

primitivo da cui poi nacquero

carat-

devanagarici dell'India braminica (Hommel, Grundriss,

pag. 73, 96, 145 e segg.; Morgan, Prem. Civilis., 178 e segg.). Tutti sanno quale immenso impulso acquisti una civilt ap-

pena

in possesso dell'arte della scrittura,

ma

ben

difficile

rendersi conto delle supreme difficolt che dovettero essere su-

perate dall'uomo, con

il

lento e lungo lavoro di chiss quante

generazioni, prima di immaginare, creare, perfezionare e infine servirsi di quell'arte preziosa.

Poich
l'

la

maggioranza dei
me-

popoli a occidente

dell'

India ha presa

idea della scrittura


il

direttamente o indirettamente dai Sumeri, ben grande


rito

che noi dobbiamo riconoscere a coloro che tale idea non

ebbero da alcuno,

ma

crearono spontaneamente,

per noi


pressoch impossibile
farci

l62

un adeguato concetto

di

quale

immenso lavoro

intellettuale, e

quale incalcolabile spazio di


stati

tempo, forse millenni e millenni, siano

necessari perch

l'uomo potesse ideare


tiva degli oggetti, e
di

la

rappresentazione grafica o figuraal

da questi disegni passare poi

concetto

una

scrittura

dapprima ideografica,
il

e poi fonetica, quale


i

tramite di comunicazione per


Cinesi al giorno d'oggi
si

pensiero. Si consideri che

trovano nell'arte della scrittura, gi

da parecchi

millenni, circa allo stadio in cui era la scrittura

sumerica quattro mila anni avanti l'Era Volgare, dopoch


i

caratteri pittografici eransi trasformati in

ideogrammi

cu-

neiformi.

Pi

oltre

non possiamo addentrarci


il

in

questo argomento,

che pure affascina con

suo suggestivo mistero, trascinandoci


:

negli abissi dell' ignoto

e ritorniamo allo studio delle condi-

zioni della Babilonide ai

tempi della prima immigrazione


altre precedenti

sto-

rica dei Semiti,


notizia,

dacch delle

non abbiamo

{Antichit della coltura sumerica nella pianitra


nese).

babilo-

Quando venissero
al

Sumeri

nella Babilonide pro-

blema,

quale non possiamo dare risposta. L'esistenza di

documenti scritti presume necessariamente come anteriore un lunghissimo periodo di preparazione, forse molti millenni
di lenta evoluzione. Trasformazioni che oggi
piersi in

possono com-

una sola generazione, stante

il

grado elevato della


civilt, ri-

nostra coltura, e per importazione diretta di altre


chiesero anticamente, nel buio della preistoria,

quando

ac-

cadevano per genesi spontanea


del 4000 circa avanti
Cristo

e propria,

uno svolgimento
scritti

lentissimo, forse pi volte millennario.


si

Se perci gi prima

componevano quegli
i

che sono giunti sino a


stati assorbiti

noi, se gi sin d'allora

Sumeri erano
noi possiamo

dai

.Semiti

(De Morgan,

195),


tra Semiti e

i63

il

argomentare, con una certa probabilit, che

primo incontro
di ghiacci

Sumeri deve

risalire al

6000 circa avanti Cristo,

quando
ed

gli altipiani dell'Iran

erano ancora coperti


199).

inabitabili

(De Morgan,

Venuti per mare, per ragioni


del Golfo Persico

di

commercio, dalle coste


nell'

penetrarono cautamente
i

interno del

paese, e portarono seco

primi elementi della loro coltura.

Le pi antiche
dagli
strati
i

iscrizioni

che noi abbiamo, quelle provenienti


dei tumuli babilonesi,

pi profondi

non

tradi-

scono

tentennamenti d'un' arte che comincia,

ma

rivelano
239).

una

scrittura ideografica gi costituita

(De Morgan,

Fu
la

quindi importata dal di fuori, era gi sin d'allora di remota


antichit e

non prodotto

di

generazione locale

Semiti

trasformarono da pittografica in lineare, cuneiforme, e intro-

dussero

caratteri fonetici a
si

complemento

di quelli ideografici.

Tutto ci
primitivi.

svolse

con

la

caratteristica lentezza dei moti

La penetrazione sumerica

fu lentissima e

l'

immi-

grazione loro pure graduale e progressiva in ragione della

maggiore o minore prosperit del commercio mesopotamico.

Come
nuta
si

indicazione

approssimativa della loro prima vein s alcuni

potrebbe fare un calcolo, che potr avere

elementi arbitrari,

ma

meno

fantastico ed ipotetico che


le

non

sembri a prima

vista.

Par certo che

prime

citt

sume-

riche siano state fondate nelle vicinanze del mare, e noi co-

nosciamo
babilonici
stabilire,

incirca con quale misura di rapidit i due fiumi vadano colmando il Golfo Persico potremo cos con un errore di pochi secoli, l'et approssimativa
all'
:

in cui citt

come Ur

Nippur giacessero

in vista del

mare.
il

Plinio sapeva

gi sin dal

suo tempo che una volta

Tigri e l'Eufrate sboccavano


sico,
ai

direttamente nel Golfo Per-

con

foci separate

questa era la condizione esistente


;

di Alessandro il Grande sicch allora l'odierna comune non esisteva, come per lo meno non esisteva, dal mare in su, una regione lunga 40 chilometri e larga circa

tempi

foce

25 del

i64

paese odierno.

Il

Delitzsch {IVo lag das Paradies?

pag. 40) aiferma che


sico in ragione
di 22

la terra

avanza adesso nel Golfo Per-

metri all'anno,

ma

che anticamente
(cfr.

il

progresso era pi rapido. vSecondo altre autorit a pag. 128-129) la spiaggia del mare a Bassora,

poc'anzi

alle

bocche

riunite del Tigri e dell'Eufrate, avanza ora di circa m. 1700

ogni settanta anni, e prima dell'Era Volgare avanzava con rapidit maggiore, ossia di 1600 metri ogni trenta anni equivalente a circa 53 metri
calcola che ai tempi
di
C.)

all'anno.

Il

Delitzsch
a.

(pag.

179)

Sargon
il

II

(722-705

Cristo) e di

Sanherib (704-681
150 km.

a.

mare arrivasse sino a Korna a


due fiumi:
dall'altra parte

dalla foce attuale dei

oggi

le rovine di Eridu distano in linea retta circa 250 km. dal mare, quelle di Ur circa 300 e quelle di Nippur pi di 400. Tenendo anche calcolo di tutti questi indizi e del come e

quanto

tale

misura

di

progressione debba essere stata assai

pi rapida nel passato, nel periodo pluvio-glaciale,


i

quando fiumi erano assai pi grandi e portavano perci una quantit infinitamente maggiore di melma, risulterebbe che la regione di Ur e Nippur si trovava in riva al mare rispettivamente
circa 7000 o 8000 anni avanti Cristo, quella di
i

Eridu

prima del 6000, e che quindi


molto prima
e Ur, e crearono
storica
(').

Sumeri non dovettero arrivare


ove occupavano Eridu

d'allora nella Babilonide,


i

primi e maggiori centri di coltura prei-

cultura sumerica ci (') Un concetto dell'altissima antichit della viene offerto da un confronto dei calcoli astronomici con le modificalunghi zioni introdotte dai babilonesi nel loro calendario pel corso di premettere, come hanno chiaramente dimostrato gli millenni. bene
studi
geniali del Hommel e del VVinckler, che la religione babilodella nese antica era strettamente collegata ad uno studio continuo dei moti dei vari astri. I moti della luna e del sole volta celeste e erano quelli che regolavano rigidamente il calendario, e fissavano
le

numerose

feste
i

annuali:

la

primavera,

l'autunno,

solstizi

e gli

equinozi erano

capi saldi di questa religione astrale.

noto oramai

Un
rica
ci

165

altro indizio

sicuro dell'antichit della coltura sume-

viene da un'osservazione fatta dal celebre orientalista


il
i

Oppert,

quale studiando

rapporti
e

esistiti
(cfr.

antichissima-

mente

tra

Sumeri babilonesi
162;

l'Egitto

Congrcs de

Bruxelles, 1872, pag.

De Morgan,

210) rilev

come

il

ciclo sotiaco egiziano, che deriva

da quello lunare dei Caldei,


i

s'incontra con questo nell'anno 11542 avanti Cristo. Quindi

Sumeri gi

in detto

periodo remotissimo avevano un calen-

come

Babilonesi siano stati

primi a dividere

il

cammino apparente
sono appunto
mesi, quindi, e

del sole attraverso la volta celeste, in dodici parti, che


le dodici costellazioni,

attraverso

ognuna

delle quali, nel suo corso ap-

parente, passa
il

il

sole nei dodici mesi dell'anno.

Anche

loro

numero
di

di dodici

furono inventati e
1

fssati

dai Babilonesi,

come

loro invenzione la divisione del giorno in


Il

ore, e dell'ora in

60 minuti.

fu

punto

partenza di questo calendario regolante


la

la religione astrale

era l'equinozio di primavera, quando


invernale, e
il

natura

si

desta dal suo sonno

mondo sembra
di

ritornare a novella vita.


il

di
in

noto per
primavera,

che nel corso

lunghi

secoli

sole,

all'equinozio
si

per effetto della precessione degli equiiozi che


circa 26,000 anni,

compie

un

ciclo di

non

ritorna esattamente al suo posto apparente nella

volta celeste occupato nell'equinozio precedente.

La

differenza annuale
il

tanto piccola da non poter esser avvertita,

ma

con

moltiplicarsi degli

anni e dei secoli, questo moto lentissimo del sole viene riconosciuto da quanti studiano la volta celeste e conservano memoria dei fatti astro-

Questo facevano appunto gli antichi Babilonesi e con la massima diligenza perch nel loro culto costellazioni, calendario e feste religiose, formavano un sistema strettamente connesso. Quando perci il sole nel corso dei secoli non ritornava, all'equinozio di primavera, nella medesima costellazione di prima, Babilonesi erano costretti a rinnovare tutto il calendario ed a riformarlo con le loro osservazioni astronomiche. Cos il re babilonese Nabona.ssar, a mezzo I' vai secolo (precisamente nel 747 avanti Cristo), dovette cambiare il calendario, perch il sole all'equinozio di primavera non era pi come prima nella
nomici.
;

costellazione del Toro,

ma

era passato in quella dell'Ariete. (Cfr.


fase.
I,

ckler in A. O., annata VI,

sappiamo che il grande re Sargon I, fatto anche lui una simile riforma, perch il sole, all'equinozio di primavera, non era pi nella costellazione dei Gemelli, ma era passato
in

pag. 37 e segg.j. Orbene, noi circa il 3800 avanti Cristo, aveva

Win-

quella del Toro, e quel celebre re

si

era valso di
di

tale riforma
in

per

inaugurare anche un nuovo culto, quello

Marduk,

luogo del-


tardi

i6

risulta

dario fondato su continue osservazioni astronomiche, che pi

insegnarono ad

altri

popoH; ne

che

in et anti-

chissime essi avevano relazioni commerciali e politiche con la


valle del Nilo, forse
e

anche prima

di

immigrare

in Babilonide,

quando

in

questa regione avevano forse sole relazioni comfsse.

merciali e

non colonie
in

Sul grado di civilt di questi popoH


loro

al

momento
dire.

della

comparsa

Asia Anteriore poco possiam

Ram-

menteremo innanzi tutto quel che il Winckler ha giustamente rilevato {A. O., I, 5) cio, che, se una coltura pu essere
salita

ad un grado molto elevato

in

ci

che riguarda

bi-

sogni pratici della vita, senza aver necessit della


l'invenzione di questa, in quanto
e generazione

scrittura,,

spontanea

non importazione

straniera,

periodo di preparazione e di

presuppone invece un lungo progredita coltura. Di ci abcivilt

biamo luminosa prova


rica che

nelle

misteriose

dell'Ame-

con

loro grandiosi
antico
della

monumenti
(Sin).

religiosi, le strade

l'altro

assai
i

pi

Luna

Ora,

come

risulta

dal

Sumeri avevano avuto, prima di Sargon, un calendario, il quale partiva con l'equinozio primaverile, quando il sole era nella costellazione

nome,

dei Gemelli.

Da

calcoli

astronomici

si

ritrae

adesso che

nella costelhzione dei Gemelli

circa 2000 anni


:

prima

di

sole entr il Sargon, vale

a dire nel 6000 circa avanti Cristo gi in quel tempo dunque i Sumeri avevano osservato i fenomeni astronomici connessi con il moto apparente del sole ed avevan fissato il calendario. Perci sin da questo remoto periodo noi dobbiamo presupporre presso Sumeri un grado assai elevato
i

molto antica, perch solo in questa possibile si formasse una disciplina astronomica tanto precisa: l'astronomia una scienza a.ssai difficile che richiede lunghi secoli di osservadi coltura

ed una

civilt gi

zioni costanti

ed accurate e

la

conservazione in iscritto delle medesime.

singolare che la data 6000 avanti Cristo combini


i

poc'anzi,
del

quali

pongono appunto
ci

la

fondazione di

calcoli fatti con Eridu sulla riva


i

mare egualmente verso


Tali considerazioni

lo stesso millennio.
ci

lanciano negli abissi del passato, e

fanno

sostare maravigliati
civilt

dinanzi all'antichit, direi quasi insondabile, della

sumerica,
le

avuto

la quale avanti di piantarsi nella Babilonide deve aver sue primissime origini in qualche altra regione marittima, in

India o pi lontano ancora, nell'Estremo Oriente.

dei

i67

meno
inizi,

tracciate e costruite con valentia per lo

pari a quelle
statario, eb-

Romani,

il

loro complesso

organamento
ai

bero r arte della scrittura ancora

suoi

cio allo stata

pittografico, senza caratteri fonetici.

[Migrazioni semitiche in Babilonide e frimi conflitti con

comprendere dunque che cosa avvenisse Sumeri si fissarono merin quei tempi remotissimi, quando canteggiando nella Babilonide, e si fusero con i Semiti
i

Sumeri).

Per

creando

la civilt babilonese,

dobbiamo

figurarci
la

una

lenta,

reciproca, compenetrazione dei

Sumeri con

popolazione

semitica stabilita intorno alle paludi della Babilonide, emer-

gente allora dal mare, e viceversa dei Semiti coi Sumeri:,

compenetrazione avvenuta forse principalmente per matri-

moni

misti.

Le donne
agli
si

dei Semiti ebbero probabilmente at-

trattive

speciali
belli,

occhi

dei

Sumeri, che sembra

non

fossero

come

pu intravedere

dalle singolari sculture

raccolte e riprodotte nella precitata opera del

Meyer: erano
con lunghi

uomini con

la testa rasa,

senza barba n

baffi e

nasi adunchi.

Ma

mentre sempre nuovi gruppi sumerici venivano a


lungo
i

stabilirsi sulle rive e

corsi fluviali della Babilonide,

dall'interno d'Arabia scendevano, con flusso continuo, nuovi

emigranti, che servivano a mantenere la predominanza del


carattere semitico nell' incrocio delle due razze.
I

Sumeri formarono
la

la casta

regnante,

come

sovrani, sa-

cerdoti, mercanti, proprietari latifondisti

e via discorrendo,

mentre
molta

maggioranza degli agricoltori ed


a
cui
i

artigiani erano

Semiti gi dimoranti sul luogo,

padroni unirono

mano

d'opera di schiavi e prigionieri di guerra. Al-

lora sorsero le prime citt cinte con

mura

di fango, l

ovunque

una piccola

irregolarit del terreno

permetteva d'innalzarsi


sopra
il

i6S

livello del

piano ed essere un po' pi sicuri dalle

periodiche inondazioni dei fiumi mesopotamici. Allora altres

ebbe principio quel meraviglioso sistema d'irrigazione e di distribuzione delle acque, merc canali scavati dalla mano
dell'uomo e rinchiusi entro altissimi argini.

probabile che

la natura paludosa del paese e le innumerevoli isolette for-

mate

alle foci fluviali dalle

acque stesse dei fiumi, fossero

in

un certo

modo

la

guida e
in

lo stimolo all'escavazione dei canali

che furono forse

principio sole diramazioni naturali dei

fiumi, spurgate e rettificate dalla


si

mano

dell'uomo. Poi l'arte


artificiali e si
il

perfezion

si

scavarono canali interamente

cre un sistema di irrigazione mirabile e completo, quale

mondo

forse

non ha mai pi
Pi
tardi,

visto, e

che era gi perfetto


dalla fine

all'alba della storia.

a partire

del

se-

condo millennio avanti

Cristo, successe

un periodo

di con-

tinuo decadimento, solo brevemente interrotto

di tanto

in

tanto da fugaci tentativi di

ripristinare

il

completo funzio-

namento

del sistema irrigatorio.

L'aspetto pi tipico della immigrazione semitica sembra


essere stato la sua lentezza estrema, dalla quale

dovremmo
e dei

arguire che fosse di

natura pacifica ed avvenisse per via

di lenta infiltrazione. L'alto

grado

di civilt dei

Sumeri

loro sudditi

semitici,

tanto

superiore a quella dei

barbari
i

Semiti del deserto, e l'assenza di ogni unit politica tra


Semiti, proto-arabi, dovettero rendere impossibile a questi

una

invasione armata della Babilonide.

probabile anzi che

Sumeri, per ragioni commerciali,

militari e politiche, tenessero in

soggezione una buona parte


potenza

d'Arabia, e quindi una porzione considerevole della regione


abitata dai Semiti primitivi.

Sappiamo

infatti

che

la

sumerica deve essersi estesa lungo tutta


fino all'isola

la

costa arabica

Samak, presso

il

Bahrayn, sull'Arabia Orientala

ed anche
driss, 24),

sulla regione arabica detta

Magan (Hommel,

Gricn-

donde l'influenza sumerica, come

provato

dal


e nota
i

169

(cfr. id.

vocabolario egiziano, estendevasi anche all'Egitto


6).

iB

Come
il

sovrani semiti della Babilonia, e pi tardi

pi potenti re d'Assiria, per molte e ovvie ragioni, ritennero

indispensabile

dominio diretto o indiretto dell'Arabia cen:

trale e settentrionale

cos devesi ritenere che le

medesime

ragioni

commerciali e politiche valessero anche, ed a pi


i

forte ragione, per

Sumeri.
in
:

L'immigrazione semitica

Babilonia fu quindi un

fe-

nomeno semplice
toccati
dall'

e naturale
di

Semiti, sudditi sumerici, gi


superiore, compierono
dalle lande

iniluenza

una

civilt

pacificamente un'emigrazione
rite

interna

impove-

d'Arabia a quelle feracissime della Babilonide.


s'

Come

sudditi dello Stato dominante

infiltrarono in tutte le parti

dell'ormai decadente organismo, e furono agricoltori, operai,

impiegati dello Stato, mercanti e via discorrendo

appresero

la lingua dei padroni, la scrissero, adottarono costumi, leggi,


riti

religiosi e perfino
il

modificarono in parte la lingua nativa


i

per imitare
il

sumerico. Cos, per esempio, mentre per

Semiti

verbo l'elemento fondamentale della frase e viene posto


i

in principio, di porre
il

Semiti babilonesi adottarono l'uso sumerico


in fine
i

verbo sempre

(Hommel,
la

Grniidriss, ig-20).

Cos avvenne che un giorno


gersene,
si

Sumeri, quasi senza accor-

trovarono annegati entro


s,

marea

semitica, la

quale pacificamente

ma

anche

in

modo

irresistibile,

aveva

allagato tutto l'organismo sumerico.

Non

ma

dunque da parlar di invasione armata semitica, bens di un continuo mescolarsi e sopraffarsi delle due

si

razze per vie qviasi sempre pacifiche; e se pi tardi

ebbero

guerre intestine, queste furono soltanto


citt e citt

conflitti

sociali fra

per ragioni

locali.
i

conflitti armati, di cui ab-

biamo memoria
stinti

in alcuni tra

pi antichi documenti, furono

guerre tra piccoli gruppi

politici locali,

non nettamente

di-

da

caratteri etnici

furono forse lotte nel cuore stesso

del paese, tra gli antichi padroni sumeri (ridotti oramai alle

lyo

sole classi nobiliari, ecclesiastiche e alle

famiglie

principe-

sche) ed

Semiti immigrati,

soldati di ventura, mercanti e

come operai, artigiani, industriali, ambivano ad una


quali

partecipazione nel governo della cosa pubblica.


l'eterno dissidio tra
il

Forse fu

partito conservatore (sumerico, nobilt


:

e clero) e quello popolare (semitico;

dissidio che

sempre

terminato in ogni paese e in ogni tempo con


popolari,
i

la vittoria dei

quali subentrano, con

nuove

idee, nel posto dei

conservatori scomparsi, finch alla lor volta, divenuti nobili


e conservatori anch'essi,
zati via

il

ma decaduti e senescenti, sono spazda nuove onde popolari pi giovani e vigorose. I Sumeri adottarono la lingua semitica e divennero con tempo in apparenza Semiti come tutti gli altri: probasi

bilmente
alla

distinsero dai veri Semiti solo per la classe sociale,

quale in maggioranza

appartenevano, avendo cio


il

in

mano
rica e

tutte le ricchezze e tutto

potere.

La lingua sume-

molte usanze,
si

Babilonide

credenze dei primi occupatori della conservarono nella religione, nella liturgia, in
riti,

tutte le cerimonie, nella giurisprudenza e nella coltura rale del paese.


rico,

gene-

Per lungo tempo

si

parl e

si

scrisse in

sume-

latino, per parecchi secoli dopoch la societ romana non esisteva pi.
si
si scris.se

quando oramai Sumeri come neir Europa medievale

veri

pi non

esistevano, cos

parl e

Le

stirpi

semitiche dal 5000 in poi continuarono a predi

mere costantemente, con ondate successive, per pi


zazione della civilt sumerica divenne quasi

un

millennio, sugli stati sumerici della Babilonide, e la semitiz-

completa solo 3800 avanti Cristo, sebbene anche allora Sumeri, come casta dominante, quaU antichi padroni del suolo, pi

dopo
di

il

a prevalere precariamente sulla marea semitica che li travolgeva (cfr. Rogers,History of Bob. and Ass., I, 356 e segg. Winckler, in A. O., annata II, fase. I, pag. iij. Queste reazioni furono
;

una

volta,

con grandi

sacrifizi riuscissero

per di breve durata, perch probabilmente

la

maggioranza


dominanti sumeriche,

171

non potendo pi reggersi duper sempre, ed anne-

della popolazione gi divenuta semitica sopraffece le classi


le quali,

revolmente, scomparvero

alfine vinte

gate dalla crescente inondazione semitica. La lunga durata del conflitto fra Semiti e Sumeri, per
eflfetto

del quale soggiacque la nazionalit sumerica, e


tutta
intiera la civilt

Se-

miti trionfarono assimilandosi

degli

scomparsi, mi pare dimostri

non fosse militare

come l'immigrazione semitica ed aggressiva, ma per la massima parte,

specialmente in principio, pacifica infiltrazione avvenuta durante secoli di rapporti commerciali ed amichevoli (cfr. HilY>rech.t,

Exploradon

in Bible

Lands, 545-546).

Come ha bene

nomadi semiti erano barbari, osservato il privi di qualsiasi coesione poHtica e militare; onde le loro azioni militari contro i confini sumerici devono essere state
Winckler, questi
della stessa

natura delle depredazioni che

le piccole trib

nomadi arabe d'oggi compiono sui mano. Ai Sumeri fu relativamente


doni armati,

confini dell'

impero
i

otto-

facile allontanare

pre-

ma

assai pi

dificile

invece dovette riuscire


i

impedir

la

lenta immigrazione

di Semiti entro

loro confini,

ed operai a mercede. Tale opinione trova una conferma nelle molte iscrizioni cuneiformi, compro-

come
vanti

pacifici lavoratori

come l'Arabia

centrale, orientale e settentrionale

debba

aver fatto parte integrante dell'antico impero sumerico e dei


successivi
frontisi
Il

imperi semitico-babilonesi e perfino assiri (conin

Winckler

A.

O.,

annata VI,

fase.

I,

pag.
i

12).

vero conflitto armato ebbe principio, quando

Semiti

gi dimoranti nella Babilonide ebbero assorbito

la coltura

sumerica e

si

unirono con

loro cugini e consanguinei im-

migrati dalla penisola arabica durante l'occupazione sumerica del paese. Allora
civiliti
i

sudditi antichi ed

nuovi venuti,

in-

ed ammaestrati dai loro signori, vollero emanciparsi


tentativi dei Semiti fallirono, furono repressi

dalla condizione di soggetti e divenire padroni a lor volta.

In principio

nel sangue,
nuti pi

ma

poi gl'immigrati cresciuti in numero,

div^e-

ricchi,
altri

meglio

disciplinati, e

avendo cliiamato

in

soccorso

Semiti d'Arabia,
e maggiori,
i

ripresero la lotta con forze


infine,

sempre novelle
lennio, rimasero

ed

dopo pi

di

un mil-

padroni assoluti del paese.


tra Semiti e

Nel periodo pi antico della fusione


nella

Sumeri
avla

Babilonide, ossia
fatti

prima del 5000 avanti

Cristo,

vennero due

d'eccezionale importanza:

ossia

l'uno

conquista sumerico-semitica dell'Elam a oriente della Babilonide, ai piedi dei

monti persiani;

e,

mille anni

dopo

(cfr.

De Morgan,

pag. 224), l'immigrazione semitica nell'alta valle

del Nilo, immigrazione dalla quale scatur la civilt egizia.

Suir origine semitico-sumerica della primissima

civilt egi-

ziana, di quella cio preistorica, esiste oramai quasi unani-

mit tra
la

le

persone pi competenti sull'argomento (vedi per


al dotto articolo del

nota 65^

Haupt, Alidian zind Sinai,

LXIII, igog, pag. 524-529): nei monumenti e nei ricordi di quell'et remotissima le tracce delle influenze
in

ZDMG.,

babilonesi sugli usi egiziani sono di tal natura, che nessuno


le

pu negare (De Morgan, 206


le

e segg.). Si

pu persino

sta-

bilire

che queste influenze avvenissero per un seguito di

ondate successive,
dente
ai

prime nel periodo

neolitico, corrisponle

pi remoti tempi della Babilonide, e


fasi dell'et della pietra

altre nelle 238).


ai

ultimissime

(De Morgan,

Non

fu

invasione

puramente semitica,

ma

dovuta o

Semiti imbevuti di civilt sumerica, o a Sumeri nelle vene


dei quali scorreva copioso
dizi
il

sangue semitico. Tutti

gl'invi pe-

tendono a dimostrare che gl'invasori dell'Egitto

netrarono dal sud, venendo cio direttamente da un punto


della costa del

Mar Rosso,

occuparono

la valle superiore

del Nilo, dove appunto sorsero le prime dinastie


(cfr.

egiziane
p.

King, W^estcrn Asia, pp. 3044, 135


i

De Morgan,
all'

236

e segg.). Ci implica che

Semiti, apportatori
vi

Egitto dei

primi germi della

civilt,

giunsero attraverso l'Arabia,


Rosso
allo stretto di

173

il

forse dalle coste meridionali della penisola e valicando

]\Iar

Bab el-Mandeb,
nuova

L' inaridimento dell'Arail

bia, e l'espansione naturale delle razze che sentivano

pal-

pito vivificatore della


d'

civilt (la sumerica),

sono motivi

indole generale che spiegano a sufifcienza le ragioni della


nella valle superiore del Nilo. Gl'immi-

comparsa dei Semiti


granti

vennero
i

in

pi

volte,

a ondate successive, fino a

quando
che
si

nuovi venuti, dopo


della

essersi uniti con gli aborigeni,

suppone fossero
i

razza libico-mediterranea, ed

esser divenuti

loro signori, costituiron lo stato, o gli stati


l'

primitivi, e chiusero

ingresso in Egitto a nuove immigraalla

zioni armate,

dando principio

lunga serie delle dinastie

egiziane.

incerto se prima del trionfo semitico nella Babilonide

.Sumeri avessero costituito un grande regno unito, o fossero


frazionati in piccole unit politiche locali senza grandi

legami
pri-

comuni. Noi dobbiamo tener presente che

la

Babilonide

mitiva, avanti d'essere un terreno piano e fermo, pass per

un periodo lunghissimo, molte volte secolare, in cui era per la maggior parte una palude, composta di isole melmose
pili

meno
dove

grandi, attorno alle quali scorrevano le acque tor-

bide dei fiumi, e con vasti canneti che congiungevano quelle


parti
la

corrente limacciosa aveva cessato di scavarsi un


strato di limo. Tale con-

ietto e

deponeva annualmente uno


uni dagli

figurazione geografica cre un sistema di piccoli centri, separati gli


altri,

perch sopra ogni isolotto

si

costitu

una comunit a

se.

Siffatta struttura sociale si

conserv in

appresso nel vasto sistema feudale, che per lunghissimo

tempo regn supremo


isolate le

in

Caldea (De Morgan,

223).

Le

varie unit erano quindi naturalmente disposte a rimanere

une

dalle altre,

ma

per ragioni commerciali pospolitica,

sono avere accettato qualche comune legge

oggi

diremmo

di

unione doganale, per

rapporti con le nazioni


ci

con cui trafficavano; altrimenti non

spiegheremmo

l'in-


certato

174

delle

fluenza che esse ebbero nell'Asia Anteriore. Pare per ac-

da
al

quanto sappiamo

che una

conseguenze

del predominio semitico in Egitto ed in Babilonide, anterior-

mente

4000, fosse la

costituzione di organizzazioni poli-

tiche pi salde e pi vaste.

Nella valle niliaca abbiamo la fondazione della prima


nastia reale nell'Alto Egitto
;

di-

e,

dopo un periodo

di

anarchia

e di guerre civili fra citt, abbiamo, nella Babilonide, la ge-

nesi di unit politiche

sempre pi vaste
il

e pi potenti fino

all'epoca in cui, prima del 4000,


forse di razza sumerica, arriv a

re di Kish, Manishtusu,
la

dominare tutta

Babilonide
le

(settentrionale e meridionale) e la Susiana.


di

Ma

prodezze

questo sovrano rimasero ecclissate da quelle dei suoi sucsemiti,

cessori

Sargon

di

Agade

(')
il

e poi

Naram-Sin,

quali estesero, in tempi diversi, circa

3800, l'impero babiall'alti-

lonese dalle rive del Mediterraneo al mare arabico ed

piano iranico, abbracciando forse tutta l'Arabia e

la

Mesoal

potamia e probabilmente varie regioni d'oltremare.


In questo grande evento politico, che dette origine
do-

minio della Babilonide settentrionale (Akkad) su quella meri-

(")

Le memorie che
e.

abbiamo su Sargon

di

Agade hanno un
stesse
iscrizioni,

pregio tutto particola!

Come sappiamo

dalle

sue

l'impero da

lui

creato ebbe dimensioni e potenza quali forse mai pi in

appresso un re babilonese pot vantare. Tutta l'Asia Anteriore fu a egli penetr fin nel cuore dell'Armenia, e non contento lui soggetta
:

dominare 1' intera costa mediterranea in Siria, allest una flotta e fece una grande e vittoriosa spedizione marittima di ben tre anni non si sa dove, forse a Cipro o a Creta, oppure nell'Oceano Indiano ritornando carico di bottino e di prigionieri. (Cfr. Winkler neU'^lie Orient,
di

Suo

annata VII,

fase. 1,

pag.

e segg.; annata VII, fase. II, pag. 8 e segg.).

delle glorie del padre, anche egli peracque del Mediterraneo (?), domin tutta l'Asia Anteriore tranne l'Asia Minore e l'Egitto e compi una grande spedizione in Arabia, che sembra essere stata quasi intieramente da lui sottomessa. (Cfr. Winckler nell'^. O., annata VI, fase. I, pag. 12 e segg. annata VI, fase. II, pag. 91.
figlio

Naram

Sin,

emulo
le

corse con flotte vittoriose


dionale (Sumer),

175

dobbiamo scorgere una delle fasi pi spiccate dell'immigrazione semitica. Ondate di Semiti prorompenti dall'Arabia, trovando difficile l'ingresso nel paese di Sumer,
si

rovesciarono pi

al

nord nel paese


paese

di

Akkad donde
verso
il

poi

costituiti in istato potente, e ripiegandosi

sud,

Se-

miti
Il

piombarono
in questi

trionfanti sul

di

Sumer.

vede

Winckler {Alfe Orient, annata II, fase. I, pag. lo-ii) due imperi o un resto o una ricostituzione di
politico creato dalla popolazione presemitica

un vasto dominio

(sumerica) della Babilonide, le vicende politiche della quale

sono ancora avvolte per noi nelle tenebre della preistoria.

Ma

forse pi vicino al vero

il

De Morgan
I

(1.

e, pag. 241)

nel considerare quello di

Sargon
il

come

il

primo grande imd'

pero mondiale della


Certo per che

storia,
i

primo imperio

un uomo

solo.
tro-

tutti

moti di espansione politica che

viamo

nei secoli successivi nella storia dell' Oriente antico,

fino alle conquiste arabe, altro

non sono che

tentativi per

ristabilire le condizioni esistenti nell'et

sumerico-semitico di
sic-

Sargon

verso

il

3800 avanti Cristo; vale a dire che,

come la prosperit della bassura Tigro-Eufratica dipende per la massima parte dal dominio assoluto della via commerciale
fra
il

Golfo Persico e

il

Mediterraneo, l'unificazione del


scettro ed

terri-

torio predetto sotto

un solo

una

sola legge stata

sempre una imperiosa necessit

storica.

Questa fu

la

ragion

d'essere di tutti g' imperi babilonesi, di tutte le sanguinose

campagne
e
i

dei re assiri e caldei, dell'eterna lotta fra

Roma

Parti, e poi fra

Roma

(Bisanzio) ed
di

Sassanidi, fino alla

vigilia delle conquiste

musulmane, e

molte guerre dai tempi

dell'Islam in poi.

Le
gevano
rato se

condizioni politiche necessarie per la prosperit di

quegli imperi quasi preistorici sono quelle


in

medesime che

vi:

Asia Anteriore

alla

dimane

delle conquiste arabe

Babilonide, Arabia, Mesopotamia e Siria non hanno prospe-

non unite

sotto

un solo dominio. L' impero quindi degli

176

Ommiadi, degli Abbasidi ed oggi ancora dei Turchi Ottomani sono risuscitazioni, anzi quasi imitazioni di una tradizione babilonese, e questa a sua volta forse una ripetizione
di

un prototipo sumerico anteriore


*

al

4000 avanti

Cristo.

[Rapporti d'Arabia

coti

l'Asia Anteriore nelV Evo antico).

In
dire

questo vasto fenomeno storico che vediamo ripetersi


ai giorni nostri,

costantemente dal tempo dei Sumeri

vale a

per oltre sei o sette mila anni, attirano in particolar


la nostra attenzione le relazioni storiche continue,

modo

ed

evidentemente indispensabili, che sono sempre


l'Arabia ed
i

esistite tra

sovrani dell'Asia Anteriore, ed in particolar

modo

della Babilonide. Pi anzi

rimontiamo nel passato e

pi questi rapporti sono intimi, necessari e continui, e mag-

giormente possiamo scorgere nella loro lentissima

trasfor-

mazione un

altro indizio, indiretto,

ma

di

molto valore, del

progressivo impoverimento d'Arabia.


]1

concetto d'un' Arabia perpetuamente isolata nei suoi de-

serti

un modo
da

di

vedere erroneo

di storici a noi anteriori,

concetto che dobbiamo assolutamente ed interamente abbandonare.

ritenersi invece

che nei primi millenni della prei-

storia l'Arabia facesse parte integrante,

come elemento

fat-

tore precipuo, nelle vicende politiche dell'Asia Anteriore e

subisse anch'essa, in misura assai sensibile, le conseguenze


dirette e indirette delle

rivoluzioni politiche, morali e reli-

giose che plasmavano e incitavano verso la luce della storia


quelle primitive societ umane.

vSe

ancora

ai

tempi di Mao-

metto noi troviamo

la

penisola profondamenta turbata da in-

fluenze religiose giudaiche e cristiane, e in grande parte anche


trascinata nei conflitti politici tra la Persia e Bisanzio, bisogna

pensare che

siffatti

rapporti e influenze furono assai pi pro-

fondi e sensibili in epoche anteriori,

quando l'Arabia era

assai

177

tratti del
,

pi ricca, ferace e popolosa, e


territorio

quando immensi
pi lardi, dai

suo

dipendevano

dai sovrani della Babilonide


Califfi

nello

modo che dipenderanno, masco e di Bagdad. La storia


stesso
versi tutta con questo

di

Da-

quindi d'Arabia da
:

riscri-

nuovo concetto generale

noi possiamo
i

soltanto sfiorare
cipali.

il

grande argomento

e toccarne

punti prin-

Se consideriamo bene siffatta conclusione, dobbiamo convenire che non poteva essere altrimenti. Non era possibile che
sulla costa orientale

araba e nella bassura babilonica sorges-

sero una civilt progredita ed

diatamente confinante con essi


ricco e popoloso paese,

un impero potente, se immesi fosse allargato un immenso,


l'Arabia, a loro ostile. L'esi-

come

stenza e la prosperit dell'


le

impero babilonese richiedeva che


della
periferia

popolazioni

dell'interno e quelle

fossero

unite sotto un solo reggimento e in pacifico accordo tra loro.

Quindi

sovrani della Babilonide dovevano assolutamente,

per garantire la propria sicurezza, dominare per la massima


parte l'adiacente regione d'Arabia: pi questo dominio
si

ad-

dentrava e consolidava nella penisola, meglio era garantito


il

possesso della parte babilonese, perch sempre pi veniva


il

allontanato

pericolo di aggressioni da parte delle bellicose

stirpi dell' interno.

Tale intima e necessaria correlazione and

sempre diminuendo d'importanza, man mano che l'Arabia divenne pi arida, pi povera e pi deserta, perch la Babilonide aveva sempre

prova convincente

di

meno da temere da quella parte. Una quanto asseriamo troviam negli annali
quando
i

Kaldi (=: Caldei) viventi nell'Arabia orientale perpetuamente minacciavano la Babilonide


degli ultimi re assiri,

ed obbligarono
guerre.

gli

Assiri

ad innumerevoli e costosissime
i

Lo stesso insegnano
i

rapporti fra
i

Sassanidi e gli
gli

Arabi, e pi tardi
scismatici,

rapporti tra
i

Califfi

Abbasidi e

Arabi

come per esempio

Carmati nel IV secolo della

Egira.

178

Alle rag-ioni politiche se ne deve aggiungere ancora un'altra

importantissima d'ordine commerciale, che cooperava anche


essa a rendere necessaria la dipendenza reciproca dell'Arabia

e della Babilonide nei pi remoti millenni da noi conosciuti.


I.a Babilonide,

paese

di recente origine e tutta terra

allu-

vionale, difettava di tre materie prime d'

immenso valore per

una

civilt

progredita

minerali.

La mancanza

non aveva ne legnami, n pietre, ne di boschi non ci deve sorprendere,


il

per l'origine paludosa e fluviale di tutta la contrada:


stesso, per la sua natura

paese
stato

umida

e bassa,

sembra essere

poco propizio a buone da innumerevoli menzioni

coltivazioni boschive.

Sappiamo perci
i

delle scritture cuneiformi, che

so-

vrani babilonesi ed assiri dedicarono grandi

somme

di danaro,

e continue cure alla creazione e conservazione di boschi e giardini artificiali nella Babilonide
(cfr.

Delitzsch,

Wo

lag das

Paradies, 95-96).

boschi erano possibili dove una popolasi

zione densissima, dedita a colture intensive,

contendeva

ogni palmo del ricco

suolo melmoso man mano che sorgeva

dal mare, o dai paduli, e lo bonificava tramutandolo in campi


di coltura. Infine la sua formazione del tutto alluvionale ren-

deva

la

Babilonide

non occorre nemmeno dimostrarlo

assolutamente sprovvista di pietre e di minerali. Invece tutte


e tre queste materie prime, legnami, pietre da costruzione,

marmi, metalli e minerali preziosi come oro, rame, via discorrendo, abbondarono sempre in Arabia.

gemme

Dai tempi del re Gudea, nel 3000 circa avanti


quelli

Cristo, fino a

dei monarchi
alla

assiri,

l'Arabia centrale stata la resi

gione

quale di preferenza
le

rivolsero

Semiti della valle

Tigro-Eufratica per ottenere

materie indispensabili alla col-

tura dei loro Stati; e se in epoche pi recenti,

dopo

il

se-

condo millennio avanti


con
la

Cristo,

il

primo posto, come fornitore


esattamente

di legnami, preso dal Libano, ci corrisponde


il

progressivo inaridimento della penisola arabica e con

scomparsa dei suoi boschi, prodotta appunto da questo


inaridimento.
di

179

Regnante Gudea

Lagas

nella Babilonide

il

palesi, ore-sacerdote
fornivano di cedri

gli abitanti si

nella catena dell'Amanus, di pietre, d'alabastro e di

legnami

da costruzione dall'Arabia
statue da

e dalla Fenicia, di materiali per

Magan

(in

Arabia, forse la Jemmah), e di rame


forse
le
il

ed oro da Milukka (pure Arabia,


presso
il

Nagd

o la regione

confine sirio-palestinense e

catene montuose del

Higiz tra Mecca e Medina).

Quale produttrice
dirsi,

di

questi materiali, l'Arabia, strano a


il

ebbe, nei pi remoti millenni,

primato assoluto e

finora

non consta invece

dalle iscrizioni che le

montagne

del-

l'altipiano iranico,

sebbene pi vicine assai

alla Babilonide,

e sebbene
rali e

per quanto noi sappiamo

ricche in mine-

in boschi, siano servite ai


I

Babilonesi

come paese

di

rifornimento.

Babilonesi hanno dato costantemente la pre-

ferenza all'Arabia. Ci singolare, tanto pi che sin da lungo

tempo avanti Sargon

di

Agade,

l'

Elam, che giace

ai piedi
i

dei monti iranici, fu sottomesso alla Babilonide. Forse


bilonesi considerarono l'Arabia

Ba(')

come

loro patria d'origine

e preferirono
dello Zagros

sfruttarne la ricchezza, facilmente accessibile in


le

quei tempi, mentre

popolazioni
difficili

montanare

dell'

Elam

rendevano

e pericolose tutte le opere di

degli
gli

Per Sumeri brbilonesi l'Arabia era il Dingirra-ki , o terra Dei. Tale denominazione d'Arabia era comune anche presso Egizi, che solevano chiamarla Ta-nuter , ossia terra degli Dei.
(')
i

In un'iscrizione, trovata dal Padre Scheil,

il

termine Dingirra

ki riferi-

scesi anzi pii specialmente all'Arabia centrale,

che anche il re sumerico Lugal-zag-gi-si (circa 4000 avanti Cristo) vantasi d'aver assoggettata, chiamandola sempre la terra degli Dei icfr, Hommel, Aufs. u. Abhaiidl., pag. 281 e seg.). Tali scoperte hanno un immenso valore storico, perch rivelano come Sumeri, Babilonesi semiti ed Egizi, in et quasi preistoriche, considerassero l'Arabia

come

la patria delle loro divinit e

perci

necessariamente come

il

paese d'origine della loro fede e forse

in parte

anche della loro razza. Si comprende perci anche meglio come e perch in Arabia ponessero anche Sumeri e Semiti la leggenda del Paradiso terrestre.


vano. Inoltre
i

i8o

notammo, non hanno mai

sfruttamento dei boschi e delle miniere, che pur vi abbondaSemiti,

come

gi

amato

paesi montuosi.

L'intimo e necessario legame, politico e commerciale, fra


l'Arabia e la Babilonide, gi in pieno vigore nel terzo millennio avanti TE. V., deve essere stato ancor pi stretto e
indissolubile nei millenni anteriori,

quando

Sumeri domina-

vano
di

la Babilonide.

Perci
di

un Naram Sin e

il dominio di un Sargon di Agade, un Gudea sull'Arabia centrale, ed i

pacifici rapporti

commerciali con

la

medesima, furono neces-

sariamente una semplice ripetizione di quanto deve essere

avvenuto molto prima, quando


sulle coste d'Arabia. Cos,

Sumeri vennero a
la

stabilirsi

per altre vie, noi ritorniamo a pro-

vare un nostro precedente asserto, che cio

prima migra-

zione storica dei Semiti in Babilonide, di cui abbiam contezza,

deve essere avvenuta


potenza sumerica che

in
si

modo

pacifico e sotto l'egida di

una

estendeva sopra grande parte del-

l'Arabia orientale, centrale e settentrionale.

{Le prime migrazioni storiche


nide).

dei

Seviiti nella Babilo-

La

nostra imperfetta

conoscenza della storia pi


ci
i

antica delle altre regioni dell'Asia Anteriore,

vieta ogni

valida affermazione al riguardo, se e quanto

Semiti della

prima migrazione storica


nide,
tizie

si

estendessero, oltre alla Babiloe in Siria. Tale deficienza di noin ]\Iesopotamia

anche

in

Mesopotamia

proviene soltanto dal fatto che

non

si

tentato ancora veruno scavo sistematico, tranne quelli delle


capitali dell'Assiria;

ma
i

se

avessimo

in

mano

documenti

sepolti ancora entro

numerosi

tali

o tumuli mesopota-

mici,

avremmo

aperto dinanzi a noi un altro capitolo della

storia antica, che sarebbe di


studi. Il

suprema importanza per


O.,

nostri

Winckler per {A.

annata

II,

fase.

I,

pag. 22

i8i

osserva giustamente che, siccome nei tempi a noi conosciuti la civilt del paese fra i due fiumi, la Steri dei Babilonesi
(r= Mesopotamia) era profondamente imbevuta di civilt sumerico-bablonese-semitica, l'influenza morale e politica degli
Stati della Babilonide

deve essersi estesa,


il

fin dai

pi remoti

tempi, anche a settentrione, su per


l'Eufrate e
il

corso dei due fiumi,

Tigri.
le

lecito

quindi arguire che

diverse

migrazioni ed

successivi rivolgimenti politici

nel mezzogiorno, devono aver

prodotto fenomeni analoghi e contraccolpi frequenti nella re-

gione mesopotamica.
supporre che
se,

Non
il

quindi affatto arrischiato

il

come vuole

Meyer,

Semiti

si

trovarono

nella Babilonide fin dalle

epoche pi remote, ancora prima

dei Sumeri,, di l

devono essere
infiltrazioni

anche per ragioni geoprogredite dovette per-

grafiche

avvenute
ai

semitiche nel settentrione:

dove

anzi l'esistenza di colture

meno

mettere

nuovi immigranti di conservare

da

vari arcaismi della lingua assira

come attestato alcuni caratteri di magi

giore antichit e pi schiettamente semitici, caratteri che

Semiti babilonesi perdettero poi, trasformati dalla coltura su-

merica che

essi

avevano

assorbita.
i

Ci potrebbe anche dimostrare come


in

Semiti immigrati
in

Mesopotamia ed

in

Assiria, vi penetrassero

grande

parte direttamente dalle steppe arabiche ad occidente dell'Eufrate,

senza sostare, o forse senza

nemmeno

traversare

le

regioni sumeriche della Bassa Babilonide.

La logica dei fatti

e la natura e configurazione geografica dei


le

luoghi fanno credere che, se forse

primissime migrazioni dei


la

Semiti tendevano preferibilmente verso esclude che


altri

Babilonide, ci non

gruppi minori di trib semitiche, sospinte

egualmente dalla crescente inclemenza del clima, migrassero


sin dal

millennio, direttamente in Siria, in Palestina, nel


in

Sinai e qualcuno anche

Egitto attraverso lo stretto

di

Suez

(cfr.

De Morgan

215-217).

Non

affermiamo che le trib

l82

varcassero tutte queste regioni

ci

figuriamo che, quando le


il

trib dell'interno della penisola per

progressivo impove-

rimento del paese vollero distribuirsi sopra una maggiore


estensione di terra, o trasportarsi in un'altra vicina contrada
pi ferace, questo
trib,

moto centrale
di

si

propagasse

di trib

in

come
il

le

onde

un lago,

le

une sospinte
le

dalle altre.

Ne

deriva perci

come conseguenza che


il

orde migranti

fossero,

pi delle volte, quelle che vivevano sul confine,

e che

meglio conoscevano
che
i

paese da invadere.

chiaro

d'altra parte

primi moti dovettero constare di schiere


quali furono assorbite dalle popolazioni

poco numerose,

le

dei paesi invasi. Solo pi tardi,

sovraggiungendo

in schiere

sempre pi numerose, poterono


nere assorbiti,
i

affermarsi, e invece di rimale

Semiti riuscirono a conservare

proprie ca-

ratteristiche e assorbire a lor volta le altre popolazioni, se-

mitizzandole.

Notevole

altres

tal
il

proposito

come
i

stato osser-

vato da vari scrittori

si

carattere generale di queste migra-

zioni semitiche, tendente

sempre ad evitare
di

grandi gruppi

montuosi.

Il

Semita

mostra sempre l'uomo della pianura.


lunghi millenni non
si

Mentre l'onda semitica nel corso


spinse mai oltre
al
le

pendici dell'altipiano iranico sovrastante


si

bacino tigro-eufratico, essa

dilag largamente in altre

direzioni,

ovunque il paese fosse pianeggiante, ma in ogni direzione pose un limite alla sua espansione non appena vide
ergersi dinanzi

una barriera montuosa. Tale


si

caratteristica,

propria delle prime migrazioni semitiche,

rinnov,
le

come

vedremo, nell'identico modo quando avvennero


arabo-islamiche.
vSe

conquiste

bene interpretiamo

le

scarse

memorie

del tempo, deci-

frate sui

monchi avanzi dei documenti cuneiformi, noi vediamo


fu seguito

che l'impero semitico fondato da Sargon, e ampliato da

Naramsin,

da
tutti

altri

domini

di

varia natura e di
i

varia estensione,

ma

prevalentemente semitici,

quali

conservarono fino
sovrani semiti per
a'

iS3

re-

piedi dell'altipiano iranico l'autorit dei


di

pi

un millennio. L'Elam, quella


che

gione che giace

alle falde dell'altipiano iranico, e

come
antica

vorrebbe

il

De Morgan

ha una

storia

forse pi

ancora della Babilonide, sebbene popolata da razze non semitiche, rimase tutto questo

tempo
circa

sotto dominio semitico


il

ma dopo

un lungo servaggio,
la

2300

genio politico e militare del celebre re

C, grazie al Kudur-Nakhunte,
a.

l'Elam non solo ricuper


tosi in la

sua indipendenza,
i

ma

tramuta-

impero conquistatore cacci

principi semiti, invase

Babilonide, e la sottomise quasi tutta, depredandola bar-

baramente. Lo spavento generato da questa invasione ne-

mica gett
alcuni
(cfr.

lo

scompiglio tra

le stirpi

semitiche,

e,

secondo

De Morgan,

256-257), fu causa di molte e

nuove

migrazioni semitiche di popoli in Asia Anteriore. Si vuole


anzi che gli eserciti elamiti arrivassero fino in Siria.
I particolari ci

sfuggono purtroppo,

ma

quasi certo che

alla fine del terzo millennio, ossia gli


al

anni che corrono dal 2300


di popoli in

1500

a.

C. videro

un grande movimento

Asia:

movimento che
il

se in parte fu

una reazione violenta contro


una nuova
uscire dalle

trionfo elamita, principalmente per fu effetto di

spinta poderosa di orde semitiche anelanti ad

lande sempre pi

sterili,

pi arse e pi povere dell'Arabia


il

Centrale e Meridionale. Questa nuova fase violenta fu


cipio di

prin-

un periodo storico

il

quale

si

distingue in vari
ci

modi

da quello che noi abbiamo


pere

per quel tanto che

dato sa-

precedentemente descritto nelle sue grandi linee, e che


le

comprende

prime migrazioni semitiche da noi conosciute.


6000 e
I,

Si generalmente convenuto di porre la prima fase del-

l'emigrazione semitica fra

il

il

2500 circa avanti Cristo


i,

(Winckler, in A. O., annata


gan, pag. 193).
collega, anzi
si

fase,

pag. 14-15;

De Morsi

La

fine di questo periodo

d'immigrazione
suol

confonde, con quello che

si

chiamare

sebbene impropriamente

la

seconda migrazione semitica.


dalla quale sorse la

iS4

prima dinastia babilonese,


il

cosiddetta

quella dell'ormai
tore,
il

famoso re Hammurabi,

grande

legisla-

Mos

della Babilonide.

Questa designazione
inesatta,

di seconda migrazione sicuramente non solo perch noi ignoriamo quante migrazioni in

anche perch la corrente di migrazione semitica nei tempi preistorici fu pressoch continua,
e senza divisioni molto precise.

realt la precedessero,

ma

invalso l'uso di porre

il

nome
il

di

200

in

emigrazione semitica agli eventi dopo Babilonide per vari motivi ed ordine di fatti.

il

seconda

ventesimo secolo, nei nomi dei sovrani della cos detta prima dinastia babilonese noi troviamo elementi semitici assai pi puri che non nei nomi
et precedenti
di
;

partire da circa

di tutte le

ha una sola spiegazione possibile, ed presupporre una nuova infiltrazione semitica, anzi addici

avvenuta in proda sommergere quasi la popolazione preesistente. In secondo luogo la nuova dinastia che ebbe
porzioni
cos grandi

rittura arabica, nel bacino tigro eufratico,

sede nella

citt di

Babilonia

il

centro finora di secondarla


di

importanza

inaugur una politica


fu

grandi conquiste,
di

merc

le

quali

restaurato

vasto

impero

Sargon

Naram

Sin, dal

Mediterraneo

al

Golfo Persico.
re di Babilonia
i

Sotto lo scettro di

Hammurabi,
le

(citt),

trovaronsi riunite quasi tutte

regioni comprese fra

confini

dell'Egitto e l'altipiano dell'Iran, e la sua autorit fu rico-

nosciuta altres in larga parte d'Arabia.

La grande fama

di

Hammurabi
in particolar

dovuta non solo

alle

gloriose conquiste,

ma
Il

modo ad un

codice di leggi che egli ha lasciato,

e che riassume tutta la scienza giuridica del

tempo

suo.

preziosissimo documento, scolpito sopra un grande monolite


nero, fu scoperto nei
francese,
il

tumuH
e

di

Susa dall'insigne archeologo

De Morgan,

dest

grande commozione nel

mondo

dei dotti, perch

prov irrefragabilmente come una

parte cospicua delle leggi mosaiche nella Bibbia avessero

iS5

E
evidente

origine dalla Babilonide pagana e fossero quindi di natura

umana

non

come taluni volevano divina.


debbonsi attribuire, come

che questo impetuoso risorgere d'un grande potere


i

politico, e

caratteri d'un

semitismo pi pronunciato nei sovrani della


effetti

dinastia babilonese
diati,

imme-

a un'infusione di nuovo sangue giovane e vigoroso

nella
Il

Winckler

massa semitica gi stanziata nel bacino dei due fiumi. (cfr. A. O., annata II, fase. I, pag. 14) ha giugli

stamente paragonato questa risurrezione semitico-babilonese

a quella arabo-musulmana sotto


miglianza fra
le

Ommiadi:

la sp'ccata so-

due grandi rivoluzioni politiche fa sospettare

analoghi motivi ed analogo svolgimento.


In terzo luogo in questa cosiddetta seconda emigrazione

che
che

cade fra

il

2500 e

il

1500

abbiamo indizi pi sicuri


i

Semiti contemporaneamente alla Babilonide inondas-

sero anche la Siria e la Palestina, e che in questo periodo


ivi si stabilissero
i

Canaaniti ed

Fenici, con

quali pochi

secoli pi tardi

ebbero tanto da fare

gli Ebrei. I

Canaaniti

sembra venissero da una regione d'Arabia non lontana dal


corso inferiore dell'Eufrate:
i

Fenici,

marinari e pescatori

del Golfo Persico, dimoranti sulle isole di Sur,

A rad

e Dil-

mun

e sulle coste arabiche, si trasferirono,


di

forse principal-

mente per ragione

commercio,

alle

coste

mediterranee,

dove, grazie alle loro singolari virt marinaresche ed al loro


mirabile intuito commerciale, presto s'impadronirono di quasi
tutto
il

traffico

mondiale nel bacino mediterraneo.


di

Del pari
migrazione
primi-

sembra certo che nel corso


i

questa

seconda

Semiti adoratori di Assur, poi generalmente detti Assiri,


il

lasciassero circa
tiva,

2000 avanti Cristo

la loro patria

Ashur, pi tardi chiamata


al

Edom
dando

dagli Ebrei, ossia la


e
si

regione

sud e sud-est del


Tigri,

Mar Morto,
alla
11.

trasferissero

sul corso superiore del

nuova

patria

il

nome

dell'antica (cfr.

Hommel, Aufs.

Abhandl., pag. 277

e segg.).

A
tori

i86

Pastori,
detti
al-

questo medesimo periodo di grandi movimenti migrala

appartiene

celebre

invasione dei re

Hyksos,

in Egitto,

dove

il

paese era caduto in preda

l'anarchia per gravi dissensi interni e per la debolezza della


dinastia regnante. Gli

Hyksos, venuti dalla Palestina o

dal-

l'Arabia, erano Semiti in condizioni ancora barbariche, perci

devastarono selvaggiamente

la bella valle niliaca: nulla essi

rispettarono, attirandosi l'odio feroce implacabile degli Egiziani,

perch non esitarono

di

profanare e depredare quanto

gli abitanti

avevan

di pi sacro,

cominciando dalle tombe dei

re e dei magnati, ripostiglio di grandi e preziosi tesori

(De
Egi-

Morgan,
ziani

259),

Gl'invasori
secoli

si
II

stabilirono nel paese e lo doloro

minarono per molti

dominio

fu per gli

un periodo
varie
le

di tetra miseria e di

perpetuo obbrobrio.

Le

fasi caratteristiche

della seconda emigrazione


il

costituiscono

prove pi convincenti che l'Arabia fu


gi

centro donde irradi questa nuova espansione semitica. Essa

venne
verso
{cfr.

infatti,

come

si

disse, a dar di cozzo contro l'altro

moto migratorio, quello


i

dei Kassiti, discesi

da oriente

attra-

monti dell'Iran e l'Elam, e


O.,

di origine

non semitica
II, fase. I,

Winckler, A.

anno

II, fase. I,

pag. 33; anno


i

pag. 12-13). Quindi necessariamente

nuovi Semiti devono

essere venuti dall'occidente, vale a dire dalle steppe d'Arabia.

Aggiungi
bilonese,

il

fatto

che

nomi

dei sovrani della dinastia ba-

creata

dalla seconda migrazione,

hanno forma e
(cfr.

struttura pi che semitica, anzi addirittura arabica


ckler,

Wini

A.

O.,

anno

I,

fase.

I,

pag. 12): ci dimostra che

nuovi emigranti parlavano un dialetto affine all'arabo, e do-

vevano necessariamente venire dall'Arabia. N da


possono essersi mossi
i

altra parte

Canaaniti immigrando in Palestina.

Fatta eccezione della grande migrazione arabico-musul-

mana

nel VII secolo dell'Era Volgare, quella di cui ora par-

liamo, la cos detta seconda, appare


di tutte, e quella

adunque

la pi

grandiosa

che pi

si

somiglia all'erompere fuor delle

iS7

delproprie sedi che fecero gli Arabi sotto i primi Califfi dell'altipiano l'Islam. Tutto il mondo antico, dalle pendici
alla iranico fino all'Egitto, all'Africa, all'Italia ed

Spagna,
infatti

ne sent

le

poderose conseguenze. In questo periodo


politici
si

oltre ai rivolgimenti

del bacino tigro-eufratico,


nici e di
altri,

da noi ora accennati e propri svolse anche, per opera dei 1^ eemigranti semiti in tutto
il

la diffusione di

bacino mediterraneo. Salpando almeno di razze asiatiche fortemente imbevute di coltura babilonese,

dalla Siria coloni semiti, o

vennero sicuramente
di popoli,

in conflitto

con

la civilt cre-

tese; e altre razze dell'Asia jMinore,

trascinate dal

grande

movimento
:

fondarono probabilmente quella etrusca allo stesso tempo sorsero le colonie semitiche in Africa Cartagena e e in Spagna, donde poi nacquero Cartagine, via discorrendo (cfr. Winckler, A. O. anno I, fase. I, pag. 12;

anno VII,

fase. II,

pag. 16; AU. Or. Forsch).


dalla violenza intensiva di questa

Dalla vastit

dunque o

emigrazione dobbiamo arguire che speciali cause abbian conDobtribuito a imprimerle un moto s poderoso ed esteso.

biamo

cio ritenere che al principio dell'emigrazione

si

for-

masse, per opera delle

prime popolazioni emigrale, un po-

tentissimo impero sotto la prima dinastia babilonese (quella in parte l' impero novello in parte agevol, di Hammurabi)
:

contenne

moti migratori degli

altri

popoU
J\la

arabici e forse

imped a lungo, con


dinato e violento

la forza delle sue armi, l'erompere disor-

delle

orde semitiche.

quando questa

prima barriera croll per interno disfacimento, le forze di espansione accumulate e rese pi intense dal lungo ritegno, eruppero con violenza tanto maggiore e travolsero tutta
l'Asia Anteriore in

una sanguinosa anarchia. E certo che nel caso presente, accadde il contrario di quanto osservammo nella cos detta prima emigrazione la novella comparsa dei
:

Semiti prese cio la forma violenta di conquista a

mano

ar-

mata con

tutti gli eccessi di

massacri, saccheggi ed incendi.


Ma
le

i88

se tanta fu la violenza, fortissime furono sicuramente

cause della medesima, delle quali la sola a noi nota, di


il

carattere generale e di natura imperiosa, inoppugnabile, fu

peggioramento assai sensibile del clima arabico, accompagnato certamente da fortissime convulsioni politiche nell'interno
della penisola.

improbabile che queste convulsioni mealla decain

desime abbiano avuto una parte non trascurabile


denza e rovina della gloriosa dinastia
bilonide.
di

Hammurabi

Ba-

Esse furono,

in altre parole,

una

di quelle

periodiche

tormente umane,

di cui l'Asia offre tanti dolorosi esempi,

ma

della quale, nel caso presente, giunta sino a noi un'eco pur-

troppo debole e lontana, tanto che a stento noi intravediamo


la luce attraverso le incerte e

confuse notizie frammentarie

e di diffcile interpretazione che ne rimangono.

E come una

tempesta

di notte sul lontano orizzonte.

Gli Ebrei in Palestina).

Non

si

creda per che

la cos

detta seconda migrazione semitica avesse limiti di


precisi:
i

grandi avvenimenti militari e

politici del

tempo ben moto etnico


fasi

furono

punti pi salienti d'un processo migratorio che pro-

segu quasi senza interruzione durante vari secoli, con


ora pi intense ora meno, e ora violento ed aggressivo.
si

svolse ora in

modo

pacifico,

Per cogliere nel vero dobbiamo rappresentarci l'emigra2one dei Semiti dall'Arabia
dall'interno
della

come un

flusso costante di trib

penisola verso la periferia:

non

pu

quindi nettamente distinguere un'emigrazione dall'altra. In


certi periodi,

per ragioni che

ci

sono ignote,

il

movimento

migratorio o centrifugo divenne pi accentuato, ed una trib


speciale,
le

od un insieme
il

di trib, riuscirono

ad imporsi con
lasciando di s
storia.

armi e con

numero

nei

paesi

invasi,

nome

pi durevole e traccia pi

luminosa nella

Da


ci

iS9

il

venuto l'uso
l'

di

distinguere con
di

nome

di

una nuovti
altri

emigrazione,

esodo

un gruppo

di trib

che pi di

precedenti lasci un'orma nelle vicende dell'Asia.


intervalli tra questi punti, che

Ma

negli

potremmo chiamare
l'

luminosi,

nel

moto

di popoli dall'Arabia verso


stirpi

esterno vi fu poi un
le

perpetuo emigrare di

pi oscure,

quali senza posa

ora da un lembo, ora da un altro, della inospite steppa, spe-

cialmente in momenti di disordini


care
i

politici,

riuscirono a vare pastori, e forse


il

confini e

ad

internarsi,

come nomadi

anche come artigiani o soldati


confine arabo-turco in Siria,
l'estate,

di ventura, entro

paese

col-

tivato e civile. Moltissime trib,

come avviene tuttora sul movendo generalmente durante

quando

nella penisola tutto era arso dal sole, pene-

travano nelle lande adiacenti all'Arabia, in quelle pi sovente


irrorate

da pioggie, e

vi

pascolavano

loro armenti. Neil' in-

verno ritornavano nella penisola,

ma

durante questo ripetuto

andirivieni alcune frazioni delle trib erranti stabilivansi per-

manentemente nel paese,


tavano
in sedentari.

si

univano agli abitanti per ragioni

d'interesse o per connubi, e da

nomadi lentamente

si

tramu-

volte per le trib, trovando le sedi

avite soverchiamente impoverite e incapaci a mantenere tutti


i

bestiami,

si

decidevano a rimanere stabilmente nel nuovo

paese, sia con accordi pacifici, sia imponendosi con le armi


agli antichi abitanti.
gliaia,

Di questi

fatti

che

si

ripetevano a mi-

su

tutti

confini, e nel corso di

lunghi secoli, la storia

non ha conservato precisa memoria, ove se ne eccettuino alcuni casi particolari, ad uno dei quali vogliamo special-

mente accennare, a quello cio degli Ebrei. Con il nome di Khabiru essi appaiono fra
il
1

il

2000 ed

500 av. C. in qualit

di

nomadi

bellicosi

che tentano di

penetrare nella regione palestinense occupata dagli Amoriti


e dai Canaaniti. In quel periodo,
i

Khabiru o Ebrei compa-

riscono in Palestina barbari

come Beduini dell'Evo presente, quali nomadi temuti dalle popolazioni sedentarie cui ceri


cano
d' imporsi.

I90

dai
ai loro

Tale

il

tenore dei dispacci mandati

luogotenenti egiziani di guarnigione in Siria


in

sovrani

Egitto,

dopoch
i

gli

Hyksos erano
il

stati espulsi dalla valle

niliaca

ed

Faraoni avevano esteso

loro dominio in Pale-

stina e in Siria, sino alle rive dell' Oronte.

noto come

questi dispacci, scritti su tavolette di terra cotta, in caratteri

cuneiformi, siano stati disotterrati nei tumuli di Tali

al-

Amarna in Egitto. La comparsa di


l'interno d'Arabia

questi novelli Semiti venuti innanzi dal-

prova che eran premuti

alle spalle dalil

l'ondata migratoria delle altre orde semitiche, le quali con

nome

di

Aramei dovevano poco dopo erompere


si

dalla peni-

sola e costituire la cos detta terza emigrazione.

questo

il

periodo cui

riferisce quella parte della narrazione biblica

che segue immediatamente l'Esodo, l'ingresso nella Terra

Promessa,

la

presa di Gerico e via discorrendo. Sulla spinogli Israeliti


;

sissima questione se

siano stati in Egitto, meglio


la

non

dir nulla in

questo luogo

ma

famosa

iscrizione del fa-

raone Menephtah conservata ora nel museo del Cairo e che

rimonta circa all'anno 1222 avanti Cristo, par

sia

un docu-

mento di gran peso per dimostrare che gli Israeliti non si movessero dall'Arabia, perch appunto si battevano in Palestina contro gli Egiziani, in quel periodo durante
la
il

quale
il

Bibbia

li

descrive soltanto in Egitto in lotta contro


si

Fadi-

raone. In ci

avrebbe motivo per concludere che

la

mora
voco

degli Ebrei in Egitto sia


di

una leggenda sorta da un equinomi, come appunto spiega il Winckler. Sembra


il

cio dimostrato che l'angolo nord ovest di Arabia,

model-

derno Midyan, avesse un tempo


l'Egitto:

lo stesso
i

nome, Musri,

da

ci tratti

in

errore,

tradizionisti

posteriori,
il

ignari della omonimia, aggiunsero al racconto tutto

colorito

egiziano,

il

Nilo,

Faraoni, e via discorrendo.

O
si

forse solo
in Egitto,

una frazione

del popolo ebraico fu per breve


il

tempo

e contribu alla leggenda che tutto

popolo vi

trovasse.

191

non
ci

Ma
le

questi sono argomenti assai controversi, che


:

riguardano

di

grande

rilievo invece per noi

rammentare

descrizioni della Palestina, delle grandi ricchezze naturali

della Terra

Promessa (Numeri, XIII,


testo biblico, a

28),

quale essa apparve,

secondo
nella

il

Mos

dalla

cima del monte Nebo


1-4):
si

Trans-Giordanica (Deuteron.,
le

XXXIV,

para-

gonino

parole del Vecchio Testamento con la desolazione

che invece regna oggi dal monte Nebo sino alle porte stesse di Gerusalemme. O lo scrittore bibHco ha smisuratamente
esagerato
le bellezze della Palestina,
il

o,

come

noi riteniamo

pi probabile,

chma
il

della regione cambiato e la vegeta-

zione ha perduto

suo imperio sul paese, uccisa dalla con-

tinua diminuzione delle pioggie.

Interpretando poi con una certa larghezza le tradizioni bibliche sull'ultima fase dell'Esodo, chiaro che gli Ebrei,

poco prima

di entrare

in Palestina,

dimorarono nel Higiz

settentrionale; e questa supposizione trova la sua conferma nelle memorie sul JNlidyan, sui rapporti di Mos con gli abitanti di quel paese,

dove
i

egli spos la figlia di Jethro, e sulle

guerre feroci contro


probabile,
listi,

re di

Midyan. Non
forti

nemmeno

im-

come arguiscono con

ragioni alcuni orienta-

che lo stesso Sinai debbasi cercare nel Midyan, ossia

nel Higiz settentrionale.


*

{Gli Aramei: la terza migrazione storica dei Semiti).

Ma

gli

Ebrei,

Khabiru

delle

lettere di Tali

al- Amarna,

erano soltanto l'avanguardia di altre e pi numerose ondate di popolo che, sospinte dalla fame, dal cuore dell'Arabia do-

vevan

riversarsi sull'Asia Anteriore,

non gi
di

sulle

traccia

degli Ebrei,
dire che noi

ma

pi verso

il

nord, in Siria; questo vale a

veniamo ora a quel periodo


si

maggiore intensit

migratoria, che

convenuto, per distinguerlo dalle altre,

chiamar della terza emigrazione.


Essa
fu pi

192

nome
com-

propriamente detta degli Aramei, dal


\Vinckler, A.

assunto in seguito da quelle orde, che ora, sospinte sempre


fuori

d'Arabia

(cfr.

O.,

anno

I,

pag.

ii),

pariscono gi nel 1500 circa av. C,


in

come nomadi

stabilitisi

alcune parti della Mesopotamia meridionale; donde poi,


alle spalle

premuti

da

altre

ondate di umanit anelante ad

uscire dalla ormai squallida penisola, incominciarono ad infiltrarsi,

con immigrazione per

lo

pi pacifica, nella Babilo-

nide propriamente detta, nella


e nella Siria.

Mesopotamia settentrionale
di

La grande importanza
quando
si

questa immigrazione

risulta manifesta,

consideri
la

come

la

lingua ara-

maica non tardasse a diventare


rimase dalla fine del
di Cristo.

lingua per dir cos vul;

gata dei rapporti internazionali in Asia Anteriore


il

e tale

millennio fino a dopo

la

venuta

Sino

al

tempo

di cui ora discorriamo, la lingua internazioil

nale dell'Evo Antico in Asia era stato

Babilonese,

testano

le

gi pi volte citate lettere di Tali


il

come atal- Amarna; e l'alalla fine del

fabeto era

cuneiforme, usato in Egitto dai Faraoni e in Asia


Hittiti.

Minore dai Kheta o


II

Ma, quando veniamo

millennio, scorgiamo le prime fasi di


tanti e

una nuova evoluzione


Il

dovuta all'infusione dei


bilonese e
la
i

nuovi elementi semitici.

ba-

segni cuneiformi tendono sempre pi ad essere


ufficiali,

lingua e la scrittura dei documenti ieratici ed

delle

iscrizioni e dell'amministrazione pubblica. Intanto

per nel

popolo

si

diffonde, per

l'

infusione dei nuovi elementi etnici


linguistica,
il

e per propria

spontanea genesi

nuovo idioma

popolare, l'aramaico, con un alfabeto pi propriamente semitico e

schiettamente fonetico.
alfabeto
il

La rapida
il

e vasta diffusione

del

nuovo

avvenne

in

conseguenza del commercio

continentale tra

Golfo Persico e

Mare Mediterraneo,
il

perch appunto

la

grande via commerciale traversava


il

cuore del paese arameo,


Siria
;

corso

medio dell'Eufrate e

la

molto probabilmente una grande parte del

traffico


bedue
le rive

193

era appunto nelle mani degli Aramei, che popolavano amdell'Eufrate medio.

Tale opinione confermata dalla grande ricchezza delle


popolazioni aramee nei pressi dell'Eufrate, nella prima met dagli del I millennio av. C, quando queste furono sottomesse
Assiri. Allora quel deserto, in
frate,

mezzo

al

quale scorre oggi l'Eu-

era un'amena regione allietata di ricche citt e densa-

mente popolata. nelle loro mani

quindi probabile che


i

gli

tutti

mezzi di trasporto,
i

Aramei avessero bestie da soma e

naviglio fluviale, merc

quali le merci potevan viaggiare

tra la Fenicia e la Babilonide.

Grazie dunque a queste circostanze, in Assiria e in Babilonide la lingua corrente tra l'xi e il IX secolo avanti Cristo

divenne l'aramaico, mentre

il

hnguaggio semitico-babilonese

rimase solo nella scrittura e nella letteratura cuneiforme,

come

prima era stato

il

sumerico nel 4000

avanti Cristo, rispetto al

delsemitico antico: altra prova della capacit trasformatrice

l'elemento semitico.

Contemporanei, o
i

circa,

cos detti Suti, dei quali

si

agU Aramei, vennero dall'Arabia ha gi notizia verso la met del

li

millennio avanti Cristo


Siria

steppa

ad oriente

come di nomadi aggirantisi per la di Damasco. Frazioni di questa nupenetrarono poi nella Babilonide

merosa

e potente

stirpe

nel corso dell' XI secolo, e fin nell'viii resto di essi sulla


della Media,

abbiamo

notizia di

un

sponda

sinistra del Tigri presso l'altipiano


il

dove lasciarono

nome

di Sittacoene

ad una

ben nota regione.


D' importanza assai pi grande fu la comparsa d'un'altra stirpe semitica, la quale, secondo il Winckler, deve considerarsi

come contemporanea
s

a quella degli

vale a dire l'immigrazione dei


Bibbia, divenuti poi

Aramei e dei Caldei o Kaldi, i Kasdim

Suti,

della

famosi. Questa stirpe pare sia prove-

nuta dal cuore della penisola arabica, donde, espulsa dal continuo impoverimento del paese, mosse verso est ed occup
13


le regioni pi orientali d'
i

194

si-

Arabia, forse quelle che oggi hanno

due nomi

di

Beihrayn e Jemmah, perch consta con


venissero
nella

curezza che essi

Babilonide dal mezzod,

lungo

le rive

arabe del Golfo Persico, e lentamente invades-

sero la Babilonide meridionale: una parte considerevole di


questi immigranti
frate.
si

stabil

lungo

il

corso inferiore dell'Eutro-

Poco prima

infatti del

looo avanti Cristo noi U

viamo gi
la quale
T.e

stabih-nente fssati

nella Babilonide meridionale,


il

da loro ha poi preso

nome ben noto

di Caldea.

nuove

schiere d' immigranti, assai moleste, riuscirono

pericolose ai signori della Babilonide. Sebbene disunite tra


loro e costituite in
cipati, dilaniati

un numero

assai variabile di piccoli prin-

da perenni

conflitti fratricidi

ed

in lotte

con

tutti

vicini,

formarono un centro

di continui disordini, e

compromisero gravemente
leghi. Allora

la quiete della

Babilonide, ogni

qualvolta uno di questi capi riusciva ad imporsi ai suoi col-

formava uno stato pi grande


le

e potente,

invadeva con forze temibili


ufratico.

vicine regioni del bacino tigro-

Mira

principale di questi novelli

Semiti fu certa-

tamente
ed

il

possesso delle antiche

citt regali della

Babilonide

in particolar
I.a

modo

della

metropoh
si

principale, Babilonia.

condotta dei Kaldi, o Caldei,

somiglia assai a quella

posteriore dei Lakhmiti e Ghassanidi, ossia degli Arabi del

confine arabo-persiano-bizantino tra

il

Hi e
i

il

vii secolo del-

l'Era Volgare, con la differenza per che

Kaldi furono assai

pi numerosi ed intraprendenti, e diedero assai pi filo da torcere ai re d'Assiria che i Lakhmiti ed i Ghassanidi in-

sieme non dessero


I

ai re di
i

Persia ed

ai

Cesari di Bisanzio.
II

Kaldi furono perci

veri e propri

Arabi del

millennio
il

avanti Cristo, e la densit della loro popolazione e


delle loro citt e borgate, in quella regione oggi

numero
sterile e

deserta,

ci

riconfermano quanto
le

le

condizioni cHmatiche del

Taff e del Bahrayn,


fossero allora pi

regioni cio limitrofe alla Babilonide,


tali

favorevoli,

anzi da

permettere una


agricola, dove oggi pando una misera vita,

'95

in

popolazione assai numerosa, e

gran parte sedentaria ed


con

errano soltanto pochi nomadi strape lottando ogni giorno


la

fame

la sete.

La comparsa degli Ebrei in Palestina, dei Suti in Siria, degli Aramei in Mesopotamia e dei Caldei nella Babilonide,
unita alla grande espansione del famoso impero dei Hittiti
(

Cheta o Chatti,

Chitfim della Bibbia) in Asia Minore prima


(vedi
i

e poi in Siria e Mesopotamia nicazione del Winckler, dopo

l'

interessantissima comu-

primi scavi della Boghaz-ki,


Orient-Gesellschaft,
n.

in Mtteilungen

der Deutschen
11

35,

1907), tutto ci nel corso del

millennio, sono prove che

l'egemonia

politica e militare dei colti e civili Semiti della

Babilonide era caduta e perduta, e che l'Asia Anteriore per

lungo tempo non riconobbe pi un unico padrone. Altri grandi movimenti migratori di popoli nel cuore del continente
asiatico, vere

bufere umane, sconvolgevano allora


tutti
i

il

mondo;
simili a

e l'Asia

Anteriore ne risentiva

contraccolpi,

schiacciata tra le

orde uscenti d'Arabia e quelle altre che,


di

ondate potenti

remote tempeste,

si

precipitavano

attraverso gli altipiani dell'Iran e dell'Armenia ed anelavano

anch'esse a scendere nelle grasse pianure del bacino tigroeufratico.

Lo
rico,

spettacolo che offre l'Asia in questo


in tutti
il
i

momento
le

sto-

quando era traversata

sensi da popolazioni in

via di emigrazione, aprentisi

cammino con

armi

alla

mano, spinte senza dubbio dalla forza maggiore che muova gli uomini, la fame, forse quasi unico nel suo genere. Esso
ci

fa intendere in

come

le

condizioni del clima, tanto in Arabia,

quanto

Asia Centrale, fossero molto e forse rapidamente

peggiorate.

Non

improbabile che fosse avvenuto un pe-

riodo di anormale siccit, e che questa desse un impulso pi


forte al portentoso rimescolio di popoli sulla fine del

secondo

millennio avanti Cristo.

196

[Gh
la

Assiri

il

loro

dominio suirAsia).

Per salvare

ormai decrepita e corrotta


alla

civilt semitico-babilonese dal

pericolo di soccombere

crescente marea barbarica, ocla quale, riaffermando-

correva una grande potenza militare,


li

primato semitico, riunisse politicamente l'Asia Anteriore,

e ristabilisse l'antico e lucroso

commercio trans-continentale, gravemente turbato da tanti disordini e da tanta anarchia politica. A questo grave compito si accinsero, al principio del I millennio avanti Cristo, gli Assiri, un ramo di Semiti; militare da tempo i quali, sebbene costituiti in unit politica e
remotissimo, gi prima di

Hammurabi

(cfr.

Fr. Delitzsch, in

Mitteilungen der Deutschen Orient-Gesellschaft, n. 20, 1903,


pag, 36-39) erano rimasti sinora nell'ombra,
forse alle

ma

dotati, grazie

continue lotte con


qualit

montanari nel corso superiore


militari, e di

del Tigri, di grandi

eccezionali virt

politiche ed amministrative.

Questo popolo, uno dei pi singolari nella storia dell'Asia Anteriore, che, pur assorbendo tanta coltura babilonese,

aveva serbato

le caratteristiche

pi genuine e pi ferocemente

aggressive della natura semitica, produsse molti e potentissimi sovrani, animati di tendenze assai bellicose e creatori

dell'organamento militare pi potente che l'Asia antica abbia

mai

visto.

La

storia

dell'Assiria

una sequela non

inter-

rotta di guerre, di conquiste, di disfatte, di vittorie e di vio-

lentissime rivoluzioni interne. In queste guerre continue che

durarono, se risaliamo

alle

primissime origini del regno, circa

un millennio,

gli Assiri

impiegarono un accanimento e una


far tal

ferocia sanguinaria da

volta inorridire,

ma
il

pratica-

mente ottennero

il

loro intento principale, che fu


la

dominio

assoluto sull'Asia Anteriore e

padronanza completa del


e

commercio mondiale. Attraverso varie

drammatiche

vi-


ginosi,
i

197

di foschi

cende, che a volte sembrano brani

romanzi immail

re di Assiria ripetutamente estesero

loro imperio
il

da un mare

all'altro; e, se fecero scorrere a rivi

sangue

umano, valsero pure

a costituire

un argine per lungo tempo

infrangibile contro le orde barbariche che, sospinte fuori dal

cuore dell'Asia, premevano sui confini settentrionah. Quando lo stato dell'Assiria cadde nella polvere, allora sopravvennero
i

Persiani e posero fine all'egemonia semitica in Asia.


si

Gli Assiri
di

misero all'opera con

loro

ben noti sistemi

spietata distruzione: molte citt caddero rase al suolo, ed

intere popolazioni furono deportate su remoti confini, ove per

necessit di esistenza

loro interessi divennero


Il

comuni con
fu crudele e

quelli dei loro crudeli padroni.

Semita antico

sanguinario: cento passi della Bibbia stanno a dimostrarlo.

Lo sgozzamento
XI, 15-16;
II,

a sangue freddo

d' intere
I,

popolazioni

(I,

Re,
;

Samuele, X-XII;
le

Cronache,

XIX-XX)

gli

Ammoniti
I,

taghati vivi con


i

seghe, o lacerati con arpini, o


(II,

arsi vivi entro

forni per
2):

mattoni

Samuele, XVIII,

Cronache, XVIII,

sono alcune delle gesta degli Ebrei

che possiamo
sero questi

citare senza

addurne cento

altre. Gli

Assiri spin-

istinti

ad eccessi anche maggiori,

di cui

son pieni

gli annali delle

guerre assire, tanto nelle conquiste, quanto

nella repressione di moti insurrezionali.

Alcuni

re,
i

come Ascapi di una


della
altri

sur-Nazir-Abal,
rivolta e d'aver
ribelle,

si

vantano

di

avere scuoiato vivi


le

inchiodato

pelli

sulle

mura
i

citt

senza contare

gli altri

che furono impalati,


in tutti
il

mu-

rati vivi

ed

altri

orrendamente mutilati

modi. Delle

teste e dei cadaveri, infilati in forti

corde,

re fece

comdella

porre ghirlande
stessa
orrori,
citt

appese probabilmente
349).

alle

mura

(De Morgan,

Mi astengo
:

dal citare altri

che potrei moltiplicare a migliaia

dal breve orrendo

cenno

forse possibile farsi un'idea del resto!


in atti d'inaudita fe-

Eppure questo popolo, che eccedette


rocia, fu sensibile alle bellezze
dell'arte

nella quale super

tutte le civilt precedenti. L'arte assira

influ

persino sulla

coltura delle popolazioni dimoranti lungo le rive dell'Egeo ed

ebbe perci una parte nella genesi

dell'arte ellenica:

amanti
splen:

del lusso e del bello, gli Assiri lasciarono


didi e ricchi,

monumenti

che destano ancora oggi

la nostra

ammirazione

organizzarono infine un'amministrazione civile e militare sin-

golarmente forte ed

efficace.

internazionale sal a scambi copiosi

enormi furono

le ricchezze

il commercio come mai nel passato, ed accumulate. Tale un dominio piena

Sotto

il

loro

dominio

di stridenti contrasti, di

drammatiche vicende

e di inenarrabili
;

orrori ed eccidi,

non

si

era mai visto in Asia


i

n mai se ne

rinnov uno eguale


dell'Islam.

in tutti

secoli successivi sino ai trionfi

Ma

la

monarchia assira ebbe grandi

alti

e bassi

a potenti

sovrani, che

dominarono

il

paese dal Mediterraneo e dal-

l'Egitto fino al Golfo Persico ed ai lembi dell'altipiano iranica

e del Caucaso, seguirono altri sovrani pi deboli, e infuria-

rono guerre mini


assiri,

civili.

Nei lunghi interregni


di

fra

successivi do-

sempre nuove turbe

nomadi semiti comparvero


la Siria e la

ai confini

d'Arabia ed allagarono

Mesopotamia,

assimilandosi con maravigliosa prontezza la civilt indigena,


e diventando rapidamente ricche e potenti con
il

traffico pe-

renne che traversava

il

paese, grazie alla industria dei Fenici


semiti del Golfo Persico.

nel Mediterraneo e dei marinari

Questo
chissimi

ampiamente

attestato dall'elenco dei bottini ric-

fatti

ripetutamente dagli Assiri nelle loro conquiste

dei principati aramaici nella

Mesopotamia meridionale.
gli Assiri
altri del
il

Oltre gli

Aramei ed

nemici del settentrione,


gli

ebbero anche a combattere

mezzogiorno, princile stesse

palmente
per

Kaldi, sospinti verso


le
il

nord per

ragioni

le quali

orde ariane erano ricacciate dall'Asia Cenil

trale verso

sud, ossia per

crescente inaridimento della

superficie terrestre. Stretti tra tanti nemici, gli Assiri rea-

girono con una energia selvaggia e instancabile, che, pur

199

le

intristita

da crudelt ripugnanti,

prime e maggiori che

in-

contriamo nella
direi quasi di

storia, desta tuttavia

un senso

di maraviglia,

noi la
i

ammirazione. Specialmente degna di nota per spedizione di Sanherib, nel 702 avanti Cristo, contro
il

Kaldi, in cui

vittorioso sovrano fece

scempio

di villaggi,

borgate e citt sul lembo d'Arabia, dove oggi stendesi uno squallido deserto, e dove allora rigogliosa germogliava una
vegetazione capace di sostentare una numerosa popolazione.

Furono

distrutte 76 citt,

820 villaggi e menate via


II,

in esilio

208 mila persone (Rogers,

189).

Se mirabile fu la pertinacia degli Assiri nel difendere e consolidare il loro imperio, altrettanto sorprendente fu quella
dei Kaldi,
i

quali per lunghi secoH continuarono le lotte con


delle

varia fortuna, a dispetto


piute dagli Assiri con la
orientale. I

incursioni devastatrici

com-

massima e pi spietata crudelt Kaldi, rinnovellati sempre dal continuo flusso


venuti dal cuore dell'Arabia, poterono
alla riscossa, sinch alfine,

spontaneo

di rinforzi

sempre ritornare

caduto nel 606

avanti Cristo l'impero assiro,

s'impossessarono del princi-

pato babilonico e fondarono, con Nabucadnezzar (Nabuccodonosor) il grande impero caldeo, che si estese dall' Egitto
all'

altipiano iranico.

probabile che nel corso dei sei lunghi secoh, durante quali i Kaldi lottarono contro i loro avversari in Babilo-

nide, moltissimi di quella stessa stirpe pacificamente

immi-

grassero nel paese, e che quanti rimanevano


fini

fuori dei con-

a battersi con

Babilonesi e gli Assiri, fossero veri e


di

propri Arabi.

L'impero

Nabuccodonosor,

il

primo

re

caldeo della Babilonide, fu

come

quello fondato da

Hammugli

rabi, milleottocento anni prima, un vero e proprio impero

arabo,

il

modello che,

altri

milleduecento anni dopo,

Arabi
il

musulmani dovevano inconsciamente liffo Umar.

ricostituire sotto

ca-

{Caduta
Asia).
i

dell' egemonia

semitica e

il

dominio degli Ariani


si

ii

Della sfortuna dell'odiata Assiria


i

valsero

dunque

Kaldi,

quali, impadronitisi alfine della Babilonide, fondala pi celebre dinastia babilonese, la dinastia
il

rono l'ultima e che diede


al

mondo

famoso Nabucadnezzar,
:

il

grande

ri-

stauratore di Babilonia

colui che distrusse

Gerusalemme
Medi

men
di

in

esilio gli Ebrei.

Ma

queste glorie semitiche furono


ai

breve durata: nell'altipiano iranico


i

potenti

segui-

rono

Persiani ancora pi potenti, e sotto Ciro, Cambise e


al trionfo

Dario l'Asia assist

completo degli Ariani ed

al tra-

monto
sori,

finale

dell'

egemonia semitica. Al dominio persiano

segu quello greco di Alessandro, poi quello dei suoi succesi

Seleucidi; infine vennero

Roma

da un

lato,

Parti,

forse turanici, dall'altra, e pi tardi, alla

met del

III

secolo

dell'Era Volgare,
il

Sassanidi, pur essi ariani, a contestarsi

dominio dell'Asia Anteriore. Cos avvenne che per pi

di

un millennio

Semiti languirono

come

servi di domina-

zioni straniere,

duro servaggio che ebbe termine solo con


il

l'avvento dell'Islam,

quale rappresenta l'ultima, la pi

gloriosa e la pi grande rivendicazione semitica che la storia


ricordi.

In questo lungo millennio, per cause non

difficili

a indovi-

nare, l'Arabia pi non lanci turbe conquistatrici di nomadi

sull'Asia Anteriore.

probabile che ci

si

dovesse

al fatto

che oramai

poveri e barbari predoni dell'Arabia, immisenulla potevano pi osare contro la for-

rita e fatta sterile,

midabile barriera delle immense e terrificanti forze, di cui

disponevano

poco prima

poco dopo

l'

Era Volgare

grandi imperi dell'Asia. L'Arabia fu chiusa

come
i

entro ad
i

una cerchia
i

di ferro,
i

che sotto

Persiani,

Greci,

Parti,

Romani ed

Sassanidi, nessuna sua forza era valevole a

spezzare.
strare

La storia per di quel lungo millennio sta a dimocome il peggioramento continuo delle condizioni climanon cessasse mai dal tormentare gl'infedallo spingerli a cercare un'uscita da quella

tiche nella penisola


lici

abitanti e

bolgia ardente entro la quale soffocavano.

Appena

alcune

turbe avevan potuto abbandonare le patrie steppe, quelle rimaste cominciavano a guardar con occhi gelosi alla sorte

degU emigrati
arabica

tentavano pur esse

di uscire dalla prigione

che

si

faceva ognor pi inospite ed ardente.

Gi

Dario nella sua celebre iscrizione di Behistun, nomina anche


gli

Arabi

fra

popoli da

lui vinti.

L'onore

di siffatta

men-

zione attesta che vi fu gi allora sui confini d'Arabia un conflitto

serio fra

Persiani e gli Arabi,

quali volevano uscire


di
altri fatti

dai loro

confini.
il

Tralasciando

di parlare

mi-

nori, tanto

celebre regno Nabateo

nella

Palestina meridei

dionale, quanto la soppressione del

medesimo per opera


il

Romani
Rosso
fatti

la formazione del confine fortificato fra

Mar

Damasco,

nella provincia

che stanno a dimostrare,

romana detta Arabia, sono come le stirpi arabo-semitiche


i

tendessero sempre ad oltrepassare

propri confini, e quante

energiche misure fossero necessarie per contenerle.

{^Caratteristichc principali delle vicende interne d'Arabia).

Ma se cessarono
fu interrotto
fini della
il

le

migrazioni armate e conquistatrici, mai


i

flusso di migrazione pacifica attraverso

con-

penisola, perch nulla poteva sopprimere la neces-

imperiosa delle trib arabe di salvarsi dalla morte o dalla fame che le minacciava nel cuore della patria riarsa. Di questa
sit

costante infiltrazione arabica nel periodo del dominio


in

romano
di

Asia Anteriore, abbiamo moltissime prove

ma

prima

esaminar queste brevemente dobbiamo ritornare addietro per studiare con qualche maggior attenzione quanto avveniva in

Arabia

stessa, e quali fossero le caratteristiche pi generali

delle interne vicende della penisola,


la storia

ed

rapporti di esse con

generale dell'Asia Anteriore.


in

Nell'esame dei grandi moti etnici dei Semiti


Anteriore, tre
particolar
fatti

Asia

fondamentali, perch costanti, attirano in


oltre beninteso
il

modo

la nostra attenzione,

fatto
il

precipuo, da cui slam partiti, che cio l'Arabia soltanto

centro irradiatore delle migrazioni semitiche, per quelle ragioni geografiche la cui forza sarebbe oramai vano voler contestare
I.

(cfr.

Winckler, A.

O.,

I,

io).

Innanzi tutto torniamo ad insistere sulla somiglianza


di effetto e di

di causa,

svolgimento tra queste varie emi-

grazioni: somiglianza che troveremo pressoch identica nel

grande fenomeno arabo-islamico. Noi dobbiamo quindi


rire

infe-

essersi

il

modo
alla

simile

moto migratorio arabo-semitico ripetuto in ed in numero di volte difficilmente calcolabile


all'

dal lunghissimo periodo preistorico sino

alba della storia,

venuta cio dei Sumeri nella Babilonide, e da quegli


alla

eventi in poi sino


dell'Era Volgare.

comparsa dell'Islam nel

vii secolo

Questa uniformit, questa ripetizione continua


primordi

di simili

vicende nel corso della storia antica dell'Asia Anteriore, dai


alle

conquiste arabo-islamiche, durante pi di 6000

anni, contribuiscono a dare all'Arabia

una fisionomia speciale

tetico

Winckler gi rilevava con quel mirabile intuito sinlo distingue, e sono un fenomeno della pi alta importanza, che lo studioso di questi argomenti deve sempre
che
il

che

aver presente. Esso


prire
i

ci

sar d' impareggiabile utilit per sco-

caratteri fondamentali del

moto

islamico, simile in
esposti.

tutto ai rivolgimenti etnici


2.

da noi ora brevemente

Importantissimo a questo riguardo

l'altro fatto fonsi

damentale intimamente connesso con quanto


cio nel

detto,

che

moto etnico arabo-semitico si rivela sempre e chiaramente la necessit di distinguere due Arabie, quella orien-


tale e quella occidentale.

203

Questo concetto distintivo gi filologicamente propugnato dal Hommel e dal VoUers ha, noi vedremo, la sua ampia conferma nelle successive vicende Delle due parti d'Arabia, la prima, od orientale, storiche.

riversante

suoi

popoH

sulla Babilonide, sulla

Mesopotamia

e parzialmente nella Siria,

comprende

pi di tre quarti della

penisola; la seconda, la occidentale, quella che scorre

come
i

un nastro lungo
Palestina.
ai

le

rive del Mar Rosso, e che rivers

suoi

abitanti, in proporzioni minori, sulla Siria meridionale e la

Vedremo

ripetersi

chiaramente
:

lo stesso

fenomeno

tempi delle conquiste arabe

esso deve le

sue profonde, im-

mutabili, ragioni alla configurazione geografica della penisola.

Queste due parti ebbero vicende assai diverse, e vissero

sempre ben separate l'una


remoti della loro storia,
sotto l'Islam,

dall'altra

sin dai

momenti pi

che siano a noi conosciuti. Persino


si

come vedremo,

ripet tale distinzione, che,


il

tenuta presente, varr a fare intendere


molti avvenimenti de' primordi
3,
Il

vero significato di

dell'

Islam.

terzo punto per noi di capitale importanza la con-

clusione alla quale gli orientahsti moderni

vanno sempre pi

conformando

il

loro giudizio, conclusione che stabilisce


altri

come
si

l'importanza dell'Arabia fosse rispetto agli


l'Asia Anteriore assai
sia

popoli del-

maggiore

e pi efficace di

quanto

sinora sospettato,

ed assai pi energica e continua di


in appresso, in special

quella che essa ha goduto

modo

negli

ultimi cinquecento anni, ossia dal

Medio Evo

ai giorni nostri.

Gli studi e le scoperte che

si

faranno, io spero, negli anni

venturi in tutta l'Asia occidentale, dovranno confermare e


chiarire

storia antica.

sempre meglio questo aspetto fondamentale della Pi anzi risaliamo nel passato, maggiore questa
si

importanza dovr necessariamente apparire, e


matrice donde uscirono a milioni

dovr
la

rico-

noscere un giorno come l'Arabia, oltre ad essere


i

feconda

popoli della terra, sia stata,


nelle tenebre profonde

anche

in

quel remotissimo passato,


della preistoria,
il

204

centro morale, etnico e in certo

modo

forse

anche politico dell'Asia Anteriore.

{^Diversit di condizioni e di vicende storiche tra

V Arabia
di

orientale

ed

occidentale).

Premesso
come
la

questo,

tempo ora

passare allo studio pi particolare delle vicende antiche della


penisola, alla

quale principalmente

dobbiamo rivolgere
di tutti
i

la

nostra attenzione. Dessa,


miti,

madre
i

popoli se-

merita un'attenzione, di cui finora

dotti le

sono
i

stati

avari,

ma

che

in

avvenire dovr crescere sempre, se

suoi

malfidi abitanti ci permetteranno

un giorno uno studio pi

tranquillo e minuto delle sue rovine e delle innumerevoli iscrizioni di cui sono coperti
i

suoi monti.

Purtroppo

la

nostra conoscenza presente delle antichit

della penisola assai imperfetta.

Abbiamo una nozione


e

ap-

prossimativa
ciali

delle

principali vicende politiche

commer-

dell'Arabia occidentale, di quella striscia che attigua

e parallela al

Mar Rosso

ma

sull'altra parte, di

gran lunga

maggiore

in superficie e

sicuramente un tempo assai pi im-

portante come centro di popolazione e di coltura, quella cio

che abbraccia tutto


penisola,
i

il

centro ed

il

versante

orientale

della

nostri studi sono ancora all'inizio, ond'essa per

noi pressoch terra incognita.

Tale deficienza tanto pi da lamentarsi,

in

quanto che
i

giusta
lume
tale.
ci

quello detto poc'anzi sulla divisione storica e

di-

versi destini delle

due parti o versanti della penisola

si

le

notizie spigolate dalle iscrizioni dell'Arabia occidentale niun

danno
esista,

sulle

vicende e condizioni dell'Arabia orien-

Nelle iscrizioni minee e sabee l'Arabia orientale

pu
Il

dire

non

e quel

poco che ne sappiamo


ai

strappato,

tra molti

dubbi ed incertezze,
i

documenti babilonici.
le

giorno che

dotti

potranno percorrere

provincie orientali


d'Arabia ed
in particolar

205

la

modo

Jemamah, non

v'

dubbio

valore verranno che molte iscrizioni e monumenti di altissimo di cose arabe, e mi fu alla luce. noto a tutti gli studiosi

Beduini, ibn Bassm, ripetuto da un influentissimo capo di nella Jemamah, sino a Damasco, nel febbraio del 1908, che
in

d'iscrizioni o pochi anni or sono, esisteva una torre coperta

figure

(maktub

nell'uso

comune

l'arabo

moderno non

di-

stingue scrittura da figure scolpite), ma distrutta dai fanatici figure, e che questa torre fu demolita e
pi probabilmente

Wahhabiti

di al-Riyd,

quali in quel

monumento vedevano

sa mai una obbrobriosa traccia del paganesimo antico. Chi quali misteri non ci a qual epoca risaliva quel monumento e
dai vandali avrebbe rivelato, se fosse stato possibile salvarlo abbastanza conosciuto teologici della Jemamah. poi un fatto
in

Arabia che nelle

valli

jemamiane abbondano

iscrizioni scol-

misteriosa valle di alpite nelle rupi, e piena di rovine la che dalla Jemamah conduceva un tempo sino aljemen.

Dawsir

Lo

cuneistudio attento delle scarsissime notizie di fonte

questa diviforme sul conto d'Arabia, confermando sempre ed occidentale, sione fondamentale della penisola in orientale che sembra riferirsi escluci offre uno scarso materiale storico alla sivamente al versante orientale, ai monti del Nagd, ed
parte pi setcosta araba sul Golfo Persico. Menzione della
tentrionale dell'Arabia occidentale appare nelle
sire soltanto

memorie

as-

quando

le
i

vittoriose armi di Assur eran pene-

trate in

un certo modo commerciale che per venuti a taghare l'antichissima strada dello via di terra portava i prodotti preziosi dell'India e
Palestina, ed

re di Ninive erano in

Estremo Oriente da Aden


Dell'Arabia occidentale
zione, sicch la

ai porti

del Mediterraneo, aperti

sulla costa della Palestina meridionale.


tali fonti

maggior parte

di

non fanno altrimenti menquanto potremo narrare sar


nell'Arabia detta Felice e

l'estratto di scoperte epigrafiche

parte della nel Midyan, riferentisi esclusivamente a quella


penisolri

206
i

che poi
Il

ci

sar tanto nota sotto


cos
;

due nomi

di

Jemen

e Higiz.
assai

quadro che

cercheremo

di costituire sar
in

monco ed

imperfetto

ma, siccome appunto


culla, anzi la

appresso
alla

la nostra

attenzione sar quasi


la

esclusivamente rivolta

regione occidentale, perch


dell'Islam,
il

matrice stessa

carattere cos unilaterale delle nostre fonti

non

creer speciali difficolt per l'intelligenza del nostro problema


principale, la genesi dell' Islam.

Le

funzioni storiche principali dell'Arabia, per quanto


fonti,

ci

consta dalle
tura. In

nell'Evo pi antico, furono di triplice nacostitu


il

primo luogo essa

grande serbatoio donde

perennemente defluirono, per fuggire dalla morte per fame


o per inedia, popoli novelli in cerca di nuove patrie. Secon-

dariamente per lungo tempo l'Arabia fu


pale
ai

la fornitrice princi-

signori della Babilonide di merci naturali

come

pietre,

legnami e metalli. In terzo luogo,


riore, vale a dire

ma

in

un periodo posteCristo,

non molto prima del 1500 avanti

l'Arabia, per ragioni che tenteremo ora di dilucidare, ebbe

principalmente la funzione industriale economica di trasportar


le

ricche merci orientali (spezie, profumi, perle e oggetti di

lusso e di gran prezzo) in Palestina, e manufatti occidentali


in

Asia Meridionale ed

in

Estremo Oriente.
le

Non

pare probabile che

funzioni commerciali di Arabia

nel periodo anteriore al secondo millennio avanti Cristo pos-

sano essere state importanti, perch l'Arabia occidentale era


forse allora

immersa
di

in condizioni politiche

molto primitive

ed

il

cammino
sul

terra

da Aden all'Oceano Indiano e a


dev' essere stato assai pi
diil

Ghazza

Mar Mediterraneo

spendioso, che non la via pi breve, piana e sicura tra

Golfo Persico e
frate.

la Siria settentrionale

lungo

il

corso dell'Eu-

Nulla per possiam dire di sicuro: se fosse concesso di

esplorare liberamente le rovine del Jemen, pi che probabile

che avremmo molte e grandi sorprese, e di genere del

tutto inatteso, sulle condizioni della coltura dell'Arabia occi-


dentale e sulle

207

E
probabile per
politici

sue relazioni con l'India.


i

che in certe contingenze


assai

grandi sconvolgimenti

frequenti

nella

Babilonide, in ispecie nei due ultimi

millenni
rire

avanti

Cristo

sospingessero
la

mercanti a prefe-

temporaneamente
il

via che partendo da

Aden

attra-

versa

Jemen

il

Higiz. Difatti,

quando

l'incertezza poli-

tica nell'Asia

Anteriore fu come diventata cronica, a partire


e forse per effetto delle

cio dalla

met del secondo millennio,

incursioni caldee che terrorizzavano e devastavano le regioni alle bocche del Tigri e dell'Eufrate, allora i mercanti defi-

nitivamente

si

elessero la via commerciale lungo l'Arabia oc-

cidentale, la quale, sebbene pi lunga, era pi sicura, perch

protetta da piccoli principati locali, aUmentati appunto solo

dal commercio.

Noi dobbiamo ritenere che


rinari
i

sin dalle et pi

remote

male

quah portavano dall'India e dall'Estremo Oriente


ai

merci

porti del Golfo Persico, fossero consapevoli dell'esi-

stenza del

Mar Rosso

e della possibiHt di

giungere anche
ai porti

per questa via, attraverso la Palestina meridionale,

del Mediterraneo. Siccome per

venti che

dominano nel
ar-

Mar Rosso
la logica
diti

rendono periglioso
e'

il

transito delle piccole navi,

pi elementare

induce a credere che quegli


il

naviganti della preistoria scoprissero

porto di

Aden

e
di

sapessero della possibilit di mandare


terra lungo le rive del

le merci per via

Elath (Haupt,
e nota
8)

Mar Rosso, cio da Aden sino ad Midian und Sinai, in ZDMG., 1909, pag. 506
Finch era aperta
la via

sul Golfo Elanitico.

per
at-

la Babilonide,

questa fu necessariamente preferita, perch

traversava regioni ricche e popolose e perci era fonte di


lucri assai maggiori.

E
il

chiaro per che, quando difficolt

politiche incepparono

regolare transito delle merci attrai

verso
l'altra,

il

bacino tigro-eufratico,

mercanti

si

valessero del-

pi lunga e dispendiosa,
Il

ma

pi tranquilla e sicura

attraverso l'Arabia.

chma

allora pi

umido rendeva quel


lungo tragitto per via
lande non ancora inaridite e

2o8

faticoso e attraversava

di terra

meno tristi come

quelle dei tempi nostri.

Noi per siamo lungi dall'avere un'idea adeguata della


natura, della
dell'ardire dei
tre anni

ricchezza e

dell'estensione

del

commercio, e
allestite
(cfr.

mercanti arabi. Le spedizioni


l'aiuto di

ogni

da Salomone con
99) in

navi fenicie

De-

litzsch, p.

cerca dell'oro e delle

merci preziose di

Ophir, stanno a dimostrare che gi prima del 1000 avanti


Cristo
gli

Arabi del Jemen avevano


commercio, anzi gi tanto
del potente

nelle
ricco,

loro

mani un
l'

grande

e ricco

da destare
il

in-

vidia e le
fenicio

brame

Salomone

e di

Hiram

ricco re

(i).

Queste considerazioni acquistano un significato

tutto speciale per effetto delle singolari scoperte archeologiche

nell'Africa meridionale, al sud dello Zambesi, dove ora esistono

non solo centinaia


di

di antichissime e singolari rovine,

ma tracce
di-

miniere d'oro scavate nella roccia viva con grande

spendio e con sistemi che rivelano grandi conoscenze tecniche


nell'arte dello

sfruttamento delle miniere. Queste rovine e

queste miniere coprono una regione vastissima, calcolata a


varie migliaia di chilometri quadrati, e l'esame particolareggiato di tutte
conclusioni.

queste tracce ha portato a varie importanti


e le rovine

Le miniere
di

sono d'un popolo immi-

grato per via di mare ed avente una coltura mista di arabo-

jamanico e

indiano

l'

oro ricavato dalle miniere

si

cal-

cola possa essere

ammontato a non meno


(cfr.

di 75 milioni di lire

sterline, ossia circa due milliardi, e tutto ci in

un periodo

remotissimo preistorico

Hall, Prehistoric Rhodcsia, pasrisulta chiaro

sim). Gli elementi indiani

predominano, come

da

tanti

emblemi

del culto fallico proprio dell' India,

ma

abso-

bondano anche

indizi arabo-semitici.

Lasciando per ora

(i) Alcuni correggendo il testo biblico vorrebbero vedere in Hiram un re di Musri, o Arabia settentrionale. (Cfr. Encycl. Biblica, edizione Cheyne, IV^, 4682-46831.


due punti
:

209

resti,

speso ogni giudizio sull'antichit di questi


l'uno,

sicuri

sono

che detta coltura certamente molto ante-

riore all'Era Volgare; secondo, che tale coltura palesemente


asiatica e propria di gente data al traffico in perpetuo contatto e in relazioni di consanguineit e di fede

con l'Arabia

con

l'India.

Noi non possiamo tentare un esame particolareggiato


tutta la questione,

di

ma

irresistibile la tentazione a collegare


il

queste traccie di coltura asiatica con

popolo che aveva

in

suo potere
Anteriore.

il

traffico

marittimo tra l'India e tutta l'Asia

Le

spedizioni di

Salomone

Ophir

e quelle egiio credo,

ziane nella regione africana del

Punt debbono,

aver

qualche intimo legame con queste rovine sud-africane, perch


soltanto l'Asia o l'Egitto faraonico

pu avere assorbito

s in-

genti quantit d'oro. Basti tale breve e fuggevole cenno per indicare quali de-

duzioni seducenti

si

potrebbero trarre da questi dati

ma

noi

dobbiamo
che

limitarci solo a sostenere


sfruttatori

con sicura convinzione


d'

gli asiatici

delle

grandi miniere

oro del-

l'Africa meridionale erano senza dubbio in continui

ed

in-

timi rapporti d'affari con gli


assai remota.

Arabi del Jemen

sin

da epoca

Incominciamo

cos a intravedere che le

due Arabie ebdall'altra,

bero caratteristiche e funzioni ben diverse l'una

come

quella occidentale, oltre alla differenza delle condizioni

geografiche, fosse moralmente diversa, avesse un carattere


proprio, commerciale, e popolazioni pi civili e sicuramente

pi ricche dell'Arabia Centrale.


se teniam conto di quale

questo deve sorprenderci,

immensa

fonte di ricchezza gli Arabi

occidentali fossero in possesso grazie alla loro industria ed al


loro ardire.

Nella nostra sintetica narrazione delle grandi migrazioni

semitiche
la

il

lettore avr forse osservato

come

di

gran lunga

maggior parte

delle notizie raccolte

abbiano attinenza con


14

l'Arabia orientale e

le

regioni con essa confinanti, mentre in


sui primi

un solo caso, nel breve cenno

moti

storici del

popolo

abbiamo accennato all'Arabia occidentale, quale luogo d'origine di una razza semitica emigrata fuori della penisola. Ne risulta che pressoch tutte
le

ebreo, noi, con un certo grado di sicurezza,

migrazioni semitiche di cui abbiamo conoscenza,

e assai probabilmente anche molte di quelle che ignoriamo, furono costituite da trib dell'Arabia orientale, includendo naturalmente in questo termine la maggior parte dell'Arabia
centrale,
la

quale,

come

si

gi

notato e

come vedremo
ra-

megho
alla

in

molte occasioni successive, appartiene, sia per


di

gioni geografiche, sia per riguardi storici, etnici e filologici

met orientale

Arabia.

dello sdoppiamento d'Arabia nello studio della carta generale della penisola, ne vediamo la ragione e la giustificazione. L'Arabia, frammento
, fisiograficamente parlando, un'alta terra o tavolato ricinto da orli montagnosi e

Se teniam presente questo principio

dell'antico continente indo-africano,

distinto

in

due principali versanti o piani d'inclinazione.


che esse

L'Arabia orientale e quella centrale costituiscono tutta una


unit, l'una la continuazione dell'altra, vale a dire

formano un grande piano inchnato,


rive del Golfo Persico, sale, con

il

quale, partendo dalle

pendenza quasi continua,

sino alla cresta

montagnosa

che, dal
al

Jemen

nel sud fino al


e termina
i

Midyan
presso

al
il

nord, corre

parallela
(di

Mar Rosso

Golfo Elanitico

Aqabah), costituendo

monti

del Jemen, dell' Asir, del Higiz e del Midyan. Questa ca-

tena montagnosa costituisce una specie di confine interno


della penisola,
in

una

linea di

demarcazione che divide l'Arabia


grandezza.

due parti

di assai ineguale

La

occidentale

contenuta nella tenue striscia littoranea tra

gnosa e

le

la cresta montaacque del Mar Rosso. L'altra costituisce tutto il

resto della penisola.

vero che, se volessimo stabilire con

molta esattezza

il

predetto confine,

dovremmo qua

e l al-

largare la striscia

occidentale e includere alcuni

tratti del-

l'altipiano centrale, in ispecie


settentrionali, al

quando veniamo

alle parti

pi
alla

nord di Medina, nella regione pi vicina

Palestina.
cosa di

Ma

tale irregolarit in

rapporto a tutto l'insieme

poco momento. Praticamente parlando l'Arabia oc-

cidentale l'angusta zona littoranea chiusa tra la cresta

mon-

tagnosa (Jemen-Higiz-Midyan) e

il

Mar Rosso.
distinte,

Se paragoniamo ora
notiamo subito
l'

le

due Arabie da noi cos

immensa

disparit di superficie e la diver-

sit delle loro condizioni geografiche.

L'Arabia orientale e centrale un paese

in

essenza pia-

neggiante, molte e molte volte pi vasto dell'Arabia occidentale, che, tranne la zona strettamente marittima,

sempre
sue
di-

montuosa, e
mensioni

in talune parti addirittura alpestre.


le

Intravediamo cos perch l'Arabia orientale per


sia stata cos

feconda matrice

di

popoli

all'Asia

Anteriore, e per la sua posizione geografica abbia sempre,


fino ai nostri giorni,
tico, entro
il

gravitato verso

il

bacino Tigro-Eufras'

quale, senza confini naturali, essa


ci

immerge.

D'altra parte
stata assai

spieghiamo come

l'Arabia occidentale sia

meno

prolifica in trib migranti, e

perch queste

si siano volte di preferenza verso l'Africa (Somali, Abissini)

la Palestina (Amoriti, Ebrei).

Dal nostro esame abbiamo a disegno esclusa una terza parte di Arabia, la quale storicamente unita al Jemen, ma -che in realt ebbe vita e vicende sue proprie ed una popolazione, che,

pur essendo semitica, ebbe sempre ed ha

tut-

tora idioma e particolarit proprie. Noi alludiamo all'estrema

costa meridionale dell'Arabia,


le

al

due regioni prospicienti

sull'

Hadramaut ed alla Mahra, Oceano Indiano e tagliate

fuori del

mondo

dal deserto spaventoso del Rub'-al-Khali o

Dahna,
da
s, e

il

pi inospite e impenetrabile dei deserti conosciuti,


il

he chiude ogni via verso


secondo molti

settentrione.

Questa regione

sta

orientalisti la parte

d'Arabia donde

vennero

primi Semiti sumcrizzati che invasero la valle del

Nilo circa

Ma

di

5000 avanti Cristo, se non prima ancora. queste contrade ci lecito tenere poco conto nello
il

studio dei problemi che costituiscono

la

ragion principale

delle presenti ricerche, perch direttamente e palesamento


essi

non

vi

hanno parte

tale

da meritare speciale atten-

zione. Trascurando cos l'Arabia meridionale, possiamo convergere la nostra attenzione sull'Arabia occidentale, che
la

regione

la quale, grazie alla

comparsa ed

iniziativa rehgiosa
il

di

Maometto, era destinata a diventare

centro

rehgioso

del

mondo musulmano.' Quando verremo agli

episodi della biografia del Profeta,

studiando questi nella luce proiettata dalle precedenti considerazioni, ritroveremo il carattere schiettamente occidentale dell'Islam primitivo.

Maometto
il

suoi seguaci

non

hanno rapporti se non con


n

Jemen, l'Abissinia e

la Pale-

stina Trans-Giordanica e meridionale: n l'Arabia orientale detta, in gran parte nemmeno la centrale, propriamente

hanno che

fare

con

lui,

ma
la

entrano in iscena solo dopo


di scudi e la

la

sua morte, durante cio


fratricida degli anni
1 1

grande levata
1

guerra

e
la

della gira.

Le conquiste muil

sulmane

ci

porgeranno

medesima

lezione;

bacino Tigro:

Eufratico fu la conquista degli Arabi orientaU e centrali la quella specialmente degli Arabi occidentali (Higiaziani,
Siria

gi Jemeniti) e dei settentrionah (Tayy e Kalb) che stavano


sul confine bizantino.

A questa

netta distinzione politica e geografica v' da agaltre

giungerne anche

che accentuano

il

divario.

L'Arabia occidentale raggiunse un grado di coltura, di prosperit e di potenza politica, miHtare e commerciale, che
la

resero

f^imosa gi nell'Evo antico

come

attestano

il

viaggio della celebre Regina di Saba (la cui storicit sembra oggi sicura: cfr. Glaser, Skizze, II, pag. 380-387), le ricchezze
favolose
dell'Arabia
Felice, e le
altre

testimonianze della


simile

21:;

Bibbia e dei tanti autori classici

mentre

di

un fenomeno

non abbiamo
destini

traccia

nell'Arabia orientale.

Da

tutto

ci sorge spontanea la
differenti

storici?

domanda La risposta non

quali le ragioni di tanto

difficile:

alla

posizione geografica diversa configurazione fisica, alla diversa processo cosmico corrispose anche una spiccata differenza nel nell'altra parte d'inaridimento, che fu maggiore nell'una che
della penisola.

sentirono pi presto Infatti l'x\rabia orientale e centrale


le conseguenze fapi intensamente che quella occidentale pioggie: gh abitanti dell'oriente tali della diminuzione delle

grande maggioranza pae del centro, rimasti di necessit in a muoversi sempre, quasi stori, furono, spinti dalla fame
babiloniche, e furono istintivamente, verso le ricche lande predoni, o invasori, o conall'occorrenza costretti a divenire
effetti furono meno quistatori. Nell'Arabia occidentale, questi l'elevatezza dei monti salv sensibili: specialmente nel Jemen, dell'inauna buona parte del paese dalle funeste conseguenze

ridimento. Durante

monsoni,

le

correnti aeree che

vengono
le

cariche di

umidit dall'Oceano Indiano, lambiscono


in

vette

pi alte dei monti e vi precipitano renti fertilizzanti di acqua piovana.

benefica copia tor-

Sembra quindi presumibile


intenso
l'oriente
il

che, mentre nel periodo pi


le

dell'et

glaciale

pluviale

catene alpestri del-

arabico erano pressoch

inabitabih,

incominciato

visto,
relale

processo d'inaridimento,

che

fu,

come

si

tivamente molto rapido,

le parti

s'invertissero.

Quando

steppe del centro espulsero, con la loro crescente nelle pianure abitanti, questi trovarono scampo, o scendendo
babiloniche, o salendo le catene del

aridit, gli

Jemen
Jemen

e dell'Asir, re-

golarmente

irrorate, in

determinate stagioni, da pioggie cotal

piose e fertilizzanti.

In

modo

il

buona parte

popolazione dell'Arabia occidentale poterono conservare una

numerosa;

la quale,

divenuta con

il

tempo

industriosa, agri-


ficenza.

214

di emigrazioni.

cola e commerciale, svilupp una civilt di singolare magni-

Da

ci assai

minor necessit

Le

altre parti
la

d'Arabia videro invece diminuire assai pi


i

rapidamente
crebbero,
i

caduta annua di acqua piovana:


i

fiumi dein

boschi ed

pantani

si

tramutarono
lenta

steppe

sempre pi
i

aride, sinch,

dopo
i

secoli di
ruscelli
si

evoluzione,

fiumi

si

ridussero a ruscelli, e
aride vallate
:

scomparvero assorin deserti,

biti dalle

le

steppe

spogliarono del loro manto

di verzura, e

gradualmente trasformaronsi

sempre

pi aridi e desolati. Nei punti pi poveri di umidit la superficie

rimase nuda e

sterile

al

sole,

e per effetto delle

azioni chimiche e fisiche prodotte dal quotidiano passaggio


dalle

temperature roventi del mezzod


si

al

gelo delle notti,

terra e roccie

disgregarono

in

sfasciume di polvere e

sabbie. Queste, agitate dalle correnti aeree in

qua

e in

l,,

crebbero sempre in volume, grazie all'erosione dei granelli


sospinti dai venti
;

e nacquero

cos quei

grandi e desolati
li

deserti di sabbia, terrore dei pochi viaggiatori che


percorsi, e che soli

hanno

possono comprender tutto

lo

spaventoso

orrore. Cos l'Arabia occidentale fu isolata dal resto della pe-

nisola e costretta a rivolgersi tutta verso

il

Mar Rosso

e la

Palestina.

Questo
delle

ci

spiega

il

grande divario nelle vicende storiche

due parti d'Arabia prima e anche dopo dell'Islam. Se

noi infatti continueremo a tener presenti questi principi o


concetti generali,

potremo chiarire molti punti

oscuri, e porre

in una luce novella e pi conforme al vero tanti fenomeni^

o eventi della posteriore storia islamica, sul conto dei quali


noi c'illudevamo sinora di essere interamente edotti. perci che passiamo alla narrazione un po'
della storia antica

E tempo

meno sommaria
quale prepara-

dell'Arabia

occidentale,
i

zione del terreno per spiegare


la

entro

limiti del possibile

genesi dell'Islam, che fu prodotto schiettamente arabico-

occidentale.

215

[La storia d'Arabia

piti antica:

Hammtirabi).

Le vicende

pi remote di questa regione della penisola sono avvolte in

tenebre impenetrabili. Le vaghe memorie che abbiamo di un'immigrazione semitica, o semitico-sumerica nell'Egitto
preistorico, sui particolari della quale

non necessario soffermarci, non pu essere avvenuta senza una qualche compartecipazione degli Arabi occidentah del v o vi millennio
avanti Cristo.

probabile che altre ondate di Semiti (Arabi)


;

occidentali occupassero altri punti della costa africana

e se

relagli Abissini migrarono dall'Arabia in Africa in tempi

tivamente molto pi recenti, probabile che essi abbiano calcato le orme di altri Semiti pi antichi, da loro poi com-

pletamente assorbiti.

necessario

supporre,
si

come

vor-

rebbero alcuni autori, che questi Semiti

valessero delle

isole nello stretto di Bab el-Mandeb, all'ingresso del

Mar

Rosso, per passare dall'Arabia

alle
dall'

coste africane. Se navi

venivano in quei tempi remoti


molto

India

al

Golfo Persico,

probabile che gli antichi


il

Semiti se ne servissero

anche per varcare

Mar Rosso

e venire direttamente dal-

l'Arabia alle coste africane.

Questi eventi per


antichit, per
la quale

appartengono ad una remotissima

arabico diretto, e

non possediamo verun documento siamo perci lanciati nell'alto mare di sup-

posizioni, nelle quali ci asterremo d'entrare.

La prima

indi-

cazione d'una storia


autentiche,
ci

propria, documentata da

fonti locali

ed

porta ad un periodo che, relativamente all'an-

tichit della Babilonide, quasi recente, vale a dire alla fine del secondo millennio, forse non molto prima del looo, o

tutto al pi verso

il

1500 avanti Cristo.

A questa et apparaventi proprio

tengono forse

le

pi antiche iscrizioni arabiche da noi co-

nosciute, ossia le iscrizioni

minee

e sabee,

2l6

alfabeto e molte caratteristiche locali, di lingua

e di fede.
e

Queste provano
la quale oltre

in

maniera irrefragabile che nel Jemen


si

nell'Arabia occidentale

svolse una civilt tutta propria;


rive-

ad aver fondo semitico comune, e pur

lando alcune influenze babiloniche, nelle sue principali caratteristiche fu

veramente

propriamente locale e indipen-

dente. Purtroppo di essa conosciamo solo una


la quale tuttavia ci

minima

parte,
di al-

permette

di

tracciare un abbozzo

cune grandi

linee,

mettendo

in rilievo

certe caratteristiche

importanti per l'intelligenza dei tempi posteriori, compresa


l'et in cui fior
Il
il

Profeta.
il

carattere locale e

grado elevato

di coltura

che

ci

sono

manifestati

dai pi

antichi

di

tutti beninteso dell'Arabia occidentale


gli autori delle iscrizioni

documenti epigrafici d'Arabia sono la prova

convincente che

erano gi

gli eredi

una

civilt assai pi

remota. Questa ebbe forse in tempi

lontanissimi qualche rapporto con la coltura sumerico-babilonese, le cui tracce sono per assai
l'alfabeto
siasi

deboli.

Par certo che

mineo

adoperato dagli antichi abitanti della penisola

formato nell'Arabia occidentale per l'influenza della coltura palestinense, e non direttamente per effetto della coltura babilonese. Tale indizio molto importante: noi ve-

niamo

cos a stabilire

che

il

Jemen

e in

genere tutta l'Arabia

occidentale rimasero molto isolati dai centri babilonesi ed ebbero invece rapporti diretti e continui con la Palestina sin da

un periodo

assai remoto.

Ne induciamo
testi

ancora che tutte

le

menzioni d'Arabia nei pi antichi

cuneiformi debbonsi

riferire specialmente all'Arabia centrale ed orientale e non a quella occidentale ci che anche pi logico e naturale.
:

Nel periodo pi antico da noi conosciuto, vale a dire

alla

met circa del quarto millennio avanti Cristo, tutta l'Asia Anteriore, come gi si disse, era sotto l'influenza morale, e forse
anche
in

gran parte

politica, della civilt sumerico-babilonese,


sull'atti-

e dei re della Babilonide. Le notizie che noi abbiamo

vita di

Gudea,

il

palesi

o re sacerdote di Lagas (Sirgulla),

attestano che anche una gran parte d'Arabia si trovava sotto infatti le iscrialla sua autorit circa il 3000 avanti Cristo:
zioni cuneiformi ci dicono che per costruire
ligiosi egli
i

suoi edifizi re-

faceva venire

cedri dall' Amanus,

alabastro e

le-

gnami
da
la in

dai monti dell'Occidente (Arabia settentrionale), pietre

da statue dall'Arabia orientale, detta Magan (forse Jemmah), rame dai monti di Ki Mash (forse una catena Arabia centrale) ed oro dalla regione chiamata Melukha,
taglio e

in cui alcuni

vorrebbero intendere
il

il

Midyan ed

il

Sinai.

improbabile che

potentissimo re babilonese facesse venire

materiali da paesi che

non fossero o direttamente o

indiret-

tamente dipendenti dalla sua autorit poHtica. Quindi noi dobbiamo supporre che la grande generatrice dei popoli semitici, l'Arabia

centrale, gi sin

da quell'et remotissima,

avesse assorbito germi della coltura sumerico babilonese pi


di quello che abitualmente ci figuriamo,

dacch

la penisola,

non ancora spopolata da ripetute emigrazioni, doveva godere allora di un clima assai pi ospitale, avere nei punti pi
ameni
e feraci,

centri

numerosi e popolosi: possedere,

in-

somma, una

coltura e

non esser pi

allo stato barbarico.

Dell'Arabia occidentale in tutto ci ninna sicura

notizia.

Le

notizie che noi

abbiamo per

sulla cos delta

seconda

emigrazione semitica, quella che elev nella Babilonide la dinastia di

Hammurabi, gettano indirettamente una


arriv al
fu,

luce assai

viva sulle condizioni morali e rehgiose d'Arabia.


di

La
i

dinastia

Hammurabi, che
il

dominio

di tutta l'Asia

Antedei

riore circa

2000 av. C,

come
:

lo

attestano

nomi

re, dinastia schiettamente arabica

la

quale per, seppure da

una parte

ci rivela

come

quanto l'Arabia fosse stata fecon-

data dalla coltura sumerico babilonese, dall'altra prova come avesse il ceppo della razza semitica nella sua culla primitiva
gi assunto un indirizzo proprio indipendente, in particolar modo nei suoi concetti religiosi. Gi dunque alla fine del


terzo millennio,
sorta, e

21 8

Cristo, in

prima del 2000 avanti


si

Arabia era

rapidamente

evolveva, una coltura propria, solo

parzialmente tocca da influenze babilonesi, e gi chiaramente


delineata in caratteri locali
indipendenti, che la distinguealtre

vano

assai

nettamente dalle

colture pi ibride sboc-

ciate fuori della penisola,


civilt babilonese.

e in

pi diretto contatto

con

la

Per queste ricerche


un pregio particolare
i

sulla storia pi antica

d'Arabia hanno

nomi propri

dei sovrani della


i

prima

dinastia babilonese, poich noto

come presso

Semiti, per

antichissima consuetudine, nella composizione dei nomi propri


trovisi in

forma concisa tutta una

frase, la espressione cio di

un pensiero religioso rivolto

alla divinit

pi venerata dalla

famiglia, dalla trib, o dinastia.


I

nomi propri

dei Semiti

rispecchiano una parte assai


di
i

importante della fede e dei principi religiosi


li

coloro che

portano.
il

Ma

siccome con l'andar del tempo

nomi, per-

dendo

loro significato primitivo di

omaggio

alla divinit,

divengono veri appellativi personali, n rappresentano pi i sentimenti delle persone che li conferirono ai figliuoli, e sic-

come
assai

il

conferimento dei nomi propri ha sempre carattere

conservatore,

ne

risulta

chiaramente che

in

codesti

nomi noi troviamo


in cui

traccie e

memorie

di culti e di

credenze

antichissime, anteriori spesso di molti e molti secoli all'et

vivono

nominati.

Sulla formazione dei nomi propri, sulla loro importanza

per stabilire

caratteri morali di
si

una generazione,
nostri

sulla
si

tendenza conservatrice che


trebbe scrivere un
derni troviamo, per
di

manifesta nel conferirli,

po-

volume.
esempio,

Nei
la

nomi propri momescolanza


che
fatto

pi singolare
il

provenienze e di tendenze. Basta citare


in
Italia,
si

da

noi,

trovano comunemente usati nomi come


le glorie di

Mario, Augusto e Cesare, che ricordano


imperiale
;

Roma

Gugliemo

Alfredo,

che

sono

reminiscenze


delle invasioni
tratti dalla

219

barbariche; senza contare poi

molti

nomi
nomi,

Bibbia e dal

Nuovo Testamento,
Tra
il

quali Giuseppe,
i

Pietro,

Paolo

e via discorrendo.

gli

Arabi invece

ritraggono in particolar

modo

sentimento religioso.
conservati nelle

Lo

studio dei nomi propri

arabi,

me-

morie cuneiformi,
quella del
ili

ha rivelato

come l'Arabia pi

antica,
Cristo,

e forse

anche del IV millennio avanti


iscrizioni dell'Arabia

abbia avuto uno


ai

svolgimento religioso suo proprio, che gi


meridionale
1000) era da considerarsi quale

tempi delle pi antiche


il

(tra

1500 ed

il

fenomeno
di

d'un passato remoto.

stato merito speciale del

Hommel

aver saputo strappare a questo


rico
il

antichissimo materiale stoi

suo pi prezioso significato per

nostri studi, e pro-

vare come l'evoluzione arabica antica abbia nel campo religioso una caratteristica sua propria del pi alto valore e di
tal

natura da gettare indirettamente viva luce sulla genesi forse del giudaismo e persino su quella dell' Islamismo.

Orbene,

nomi

dei re della

prima dinastia babilonese del


religiosi
il

2000 avanti Cristo rivelano concetti


quelU che troviamo pi
tardi, circa

affini

assai a

1000, vigenti nel Jere,

men
se

ne viene quindi

la

singolare conseguenza che quei

non

erano di schietta origine arabica occidentale, apparl'

tenevano a trib che avevan subito


trib occidentali.

influenza religiosa delle

In

tal

modo

la certa origine

arabica occidentale dei

nomi

della dinastia babilonese

Hammurabiana suggerisce alcune


momento,
le quali,

considerazioni del pi alto

seppure an-

cora fondate su semplici supposizioni, non sono da mettersi in disparte come sogni, ma da tenersi in conto di probabili
realt. Ci vale a dire

che questi nomi occidentali in Arabia

orientale e nella Babilonide

debbono denotare non una

in-

fluenza sumerico-babilonese sull'Arabia occidentale, sibbene


il

siamo cio indotti a presupporre un' influenza preponderante degli Arabi occidentali su tutto il religiosa
contrario
:

resto della penisola, in un periodo anteriore alla conquista

semitica nella Babilonide, e quindi prima ancora del 2300

avanti Cristo.

Ma

v' di

pi

siccome
al

la dinastia di

Ham-

murabi elev

la citt di

Babilonia

grado

di capitale po-

litica di tutta l'iVsia

Anteriore, e di metropoli religiosa della

Babilonide, tale fenomeno richiama alcuni aspetti fondamentali

del dominio islamico al

tempo

degli Abbasidi.

Anche

l'Islam fu un prodotto genuino

dell'Arabia oc

cidentale e signific un trionfo morale e politico di questa


sul resto della penisola

sull'Asia Anteriore.

quindj
della

grande verosimiglianza
dinastia

nell' ipotesi

che

la

comparsa

Hammurabiana
politico,
il

in

Babilonia sia stata preceduta da


di

un rivolgimento
religioso,

non scevro

un largo sostrato
for-

merc

quale una qualche potenza militare


di

matasi

in di

Arabia occidentale, forse per l'opera


genio,
estese
il

uno o pi

uomini

suo dominio prima sull'Arabia

centrale e occidentale e poi infine sulla Babilonide, donde,

a somiglianza dell'espansione islamica,


l'Asia Anteriore.

si

allarg su

tutta
l'ab-

Anche

il

codice Hammurabiano, con


semitici,

bondanza
tirono poi

di elementi

puramente

parrebbe indicare

la necessit risentita dal


i

capo del novello Stato, come risenir

giuristi

islamici nel

secolo

della

Egira, di

codificare la sovrapposizione di una

nuova societ sopra una

molto pi antica, unendo organicamente ed armonicamente

un immenso passato con un nuovo presente.


Singolare
il

fatto,

osservato dal

De Morgan

da

altri,

che

il

codice

Hammurabiano

redatto in forma interamente

scevra da ogni formola, e quasi da ogni pensiero religioso (De

Morgan,

273-74).

Come

spiegarlo?

Forse la fede professata


dei loro sudditi

dai sovrani arabici

non era esattamente quella

babilonesi

il

codice era per formato di leggi e di usi quasi

esclusivamente babilonesi, sicch Hammurabi, nell'ordinare


la celebre codificazione del rito di tolleranza,

suo corpus

jiris,

volle,

per

spi-

eliminare un soverchio colorito religioso

per renderlo cos accetto a tutte

le

classi

dei suoi sudditi,

qualunque ne fosse

la fede.

Tale modernit di concetti in

un sovrano

di

4000 anni or sono

argomento
grado

di

maraviglia,
la fede

tanto pi che sappiamo aver


in

Hammurabi propugnato

Mardk, cercando

di elevarlo al

di divinit

supe-

riore a tutte le altre.

L'indipendenza intellettuale e religiosa degli Arabi occidentali trova forse un' indiretta

conferma

in

quanto hanno

osservato

tutti gli studiosi

delle

pi remote antichit ara-

biche. Quelle iscrizioni sud-arabiche che

concordemente

si

considerano

le

pi antiche, rivelano una coltura letteraria,

religiosa, artistica, e sovrattutto politica,


la risultante di

che doveva essere

una evoluzione lunghissima, indubbiamente


consta

millenare, su linee proprie e autonome, con influenze esterne

per
noto,
quali

quanto

ci

in

proporzioni minime.

Veniamo

cos a conchiudere,

riassumendo

le

precedenti

osservazioni, che nel periodo anteriore a quello storico a noi

abbiamo gi una distinzione


sono venuti
i

fra

Arabi occidentali, dai


gli

gli

Ebrei,

gli
i

Amoriti,

Abissini

forse anche
orieTitali,

Kanaaniti, ossia

Semiti occidentali, ed Arabi


il

dai quali deflu tutto


Il

semitismo orientale, babi-

lonico e mesopotamico.

semitismo occidentale deve rap:

presentare

il

tipo pi prossimo a quello semitico primitivo

per

la

sua evoluzione indipendente esso deve essersi trovato


di

in condizioni

relativo

isolamento dal resto

dell'Asia e

persino di Arabia, onde pot cos creare uno o pi centri politici

di singolare vigoria e di
si

lunga durata. Senza una tale


condizioni morali e politiche

premessa non

spiegano

le

rivelate dalle pi antiche iscrizioni minee.


cile

Sebbene

sia diff-

o anche contrario

al

vero
l'

il

sostenere che l'Arabia prei-

storica

non abbia
si

risentita

influenza della coltura sumetale coltura

rico-babilonese,

pu affermar con sicurezza che

non

fu assorbita, e

ma

ag piuttosto quale fecondatrice, ispidell' intelligenza

ratrice

stimolatrice

semitica

dove

il

semitismo s'era conservato pi puro, ossia


dentale, esso,

in

Arabia

occilo

con quella tenacia quasi inverosimile che


il

contraddistingue, sent
prie,

bisogno

di svolgersi su linee pro-

conservando

le

sue pi schiette caratteristiche di razza.

Cos, per esempio, la scrittura degli

Arabi occidentali,
con l'alfabeto
tali
fisio-

sebbene, come

si

disse,

abbia qualche
il

affinit

kanaanitico antico e con

fenicio,

mostra per
d'

nomie sue
mento, che
debole.

particolari,
il

tali

traccie

indipendente svolgiconosciuti assai

legame suo con


si

altri alfabeti

Ultimamente

venuti nell'opinione che gli alfa-

beti dei Semiti

occidentali

debbano provenire da un

altro

antichissimo alfabeto semitico ora perduto, perch altrimenti

non

si

spiegherebbe come
si

vari rami, e in particolare quello

sud-arabico,

siano svolti in

modi

propri, diversi gli uni

dagli

altri.

Da una

quantit di considerazioni e di ricerche, di cui


il

ometter persino

riassunto,

l'Hommel ed

il

Winckler,

alieni dal voler riconoscere nell'alfabeto mineo una deriva

zione anche lontana da un alfabeto palestinense (kanaanitico


primitivo o fenicio primitivo),
cipio
sia
esistito

hanno sostenuto che


di origine
(di

in prin-

un alfabetico fonetico

non

se-

mitica, diverso

da quello cuneiforme

origine ideografica

e pittografica, essenzialmente di uso religioso ed ufficiale), e

usato forse per

soli

scopi profani e popolari. Questo alfabeto,


fu forse,

venuto chiss da dove,


vedere,
il

secondo

il

loro

modo

di

prototipo dell'alfabeto semitico primitivo introdot-

tosi in Arabia, e quindi l'avo remoto dei vari alfabeti semiti

occidentali, scaturiti dal semitico primitivo.

Ne

seguirebbe

(cfr.

Weber, A.
met del
iii

O., Ili,

i\ pag. 15) che

questo alfabeto fonetico in una delle sue forme pi primitive


esisteva gi sin dalla

millennio avanti Cristo,

e che

Semiti emigrati d'Arabia ne erano sicuramente in


il

possesso. Nel migrare entro

bacino tigro-eufratico abbanadottare


quello cuneiforme,

donarono

l'

alfabeto

natio per

come
i

espressione di una coltura tanto superiore:


gli

ma

altrove

Minei (come chiamansi


i

Arabi pi antichi che conoremote da influenze babilomillennio

sciamo),

Kanaanit ed

Fenici, separati gli uni dagli altri

stabiliti in

regioni assai pi

niche, ritennero l'alfabeto primitivo e lo modificarono in quel

modo, con

il

quale alla fine del

il

ci

apparisce sui
e finita di

monumenti come manifestazione gi completa


lunga evoluzione.
*

una

{Indirizzo religioso degli

Arabi

occidentali).

Il

carattere

riassuntivo di questi studi

ci

vieta di tentare anche

una larga
appare,
;

sintesi della coltura arabica primitiva, quale essa ci

frammentariamente vero, dalle

iscrizioni sud-arabiche

ma

siccome quanto noi esponiamo deve servire a ricostruire e

comprendere l'ambiente
che

in cui
il

sorse l'Islam, le forze che


di continuit

cooperarono a generarlo, e
sente, noi

legame

perpetua

esistito tra le fedi pi antiche di

Arabia

e quella pre-

non possiamo esimerci dal


fra
i

trattare assai breve-

mente alcuni

principali aspetti

religiosi e sociali del-

l'antica societ arabico-occidentale.

Non possiamo

dare un quadro completo e finito n par-

lare d'un sistema religioso unico

ed uniforme

le iscrizioni

alle quali attingiamo le nostre informazioni

appartengono ad
il

un periodo che ha principio

circa con la fine del


dell'

millennio

avanti Cristo, e termina quasi alla vigilia

Islam, abbrac-

ciando pi che 1500 anni. Le pi


diverse,

Higiz settentrionale,
speciali

vengono da regioni ben Jemen e Hadramaut, oltre


ci

quelle

dette Katabaniche che fanno

tutte ci attestano l'esistenza d'un


:

gruppo a s; numero grandissimo di


un

piccole divinit locali

anzi ogni sito abitato pare avesse

genius
g-iori,

loci,
il

talvolta confuso o equiparato con divinit

mag-

pi delle volte distinto da esse.

224
I

tutti

Semiti occidentali avevano per in comune con

loro cugini

una fede con


che negli

caratteristiche sideree molto


astri

mar-

cate, vale a dire

maggiori, luna, sole e pianeti,

vedevano o

il

simbolo o l'espressione materiale tangibile

delle divinit pi grandi.

Come

tutti

popoli nomadi,

Semiti

avevano un tempo considerato


giore
e
di

la

luna come
il

la divinit

mag-

sesso
in
il

maschile, ed
il

sole

come sua

consorte.

Ancor oggi
mascolino, e

arabo

nome
i

qamar

(luna) di

genere

sole sciamas di genere femminile,

come

lo

nella lingua tedesca.

Invece

Semiti orientali nello scendere

nel

bacino tigro-eufratico, e neld iventare popoli agricoli,


il

elevarono
schilo

sole al

primo rango, attribuendogli


la

il

sesso

ma-

e tramutando

luna in

sua consorte

allo

stesso

modo che
culto

cos fece, per esempio,

Hammurabi
luna

in Babilonia;
il

mentre nell'Arabia occidentale rimase sempre prevalente


selenico

che considerava

la

come una
i

divinit

maschile.

Parimenti da notarsi che,

mentre

Semiti orientali,

subendo

le

influenze politeistiche fortissime che trovarono


si

nel bacino tigro-eufratico,

evolsero in un senso religioso

nel quale impossibile scoprire


noteistica:
i

una schietta tendenza mo-

Semiti occidentali agirono


fede in

come vediamo stuAbbiamo presso

diandone
i

la

modo ben

diverso.

Semiti occidentali un palese e certo politeismo,

ma

pi ap-

parente che reale. Pi che un politeismo nel significato co-

mune
nit,

della parola, vale a dire quale adorazione di pi divi-

era un politeismo regionale: ogni schiatta, ogni paese


la

aveva

sua divinit, considerata come

la

maggiore

di tutte

e teneva in

minor conto

altre,

che riteneva come propriet

delle altre trib e in niun rapporto

con

la propria.

Era un
da esso

concetto forse un poco infantile e primitivo,

ma

solo

poteva nascere
si

l'

idea

monoteistica.
gli

Il

monoteismo ebraico

afferm solo quando


si

Ebrei, divenuti un grande e po-

tente popolo,

ritennero

tali

per virt del loro dio partico-


lare,
il

225

come

quale perci

necessariamente fu considerato

l'unico vero esistente.

Nella fede quindi dell'Arabia antica, nel culto della luna,


considerata

come

divinit maschile

a tutta la regione occidentale),

suprema (concetto comune risiede palesemente il germe


poi, nell'Islam,

del monoteismo, sebbene solo gli Ebrei prima, nel Giudai-

smo

e nel Cristianesimo, e
la precisa

Maometto

abbiano

saputo produrre
gl'indizi

formula monoteistica.
il

Abbondano
Jehova degli

che parrebbero dimostrare come

Ebrei e l'Allah dell'Islam siano solo trasformazioni della primitiva divinit lunare d'Arabia: e se gH Arabi antichi ve-

nerarono

la

luna,

il

sole e

gh

astri,

non

li

adorarono gi

come
ad

manifestazioni impersonali delle forze della natura, n

essi rivolsero

vinit;

ma

mai adorazione materiale come a vere ditributaron loro venerazione come ad immagini
si

con cui una divinit superiore e personale


uomini. Importantissimo
il

mostrava agli
sud-arabica

fatto

che

la religione

pare non avesse immagini o


biscie

idoli.

(Cfr. Nielsen,

Die altara-

Mondreligion, ii8 e segg.).


i

vStudiando infatti

nomi propri

delle

iscrizioni sud-ara-

biche, noi scopriamo anche


rale.
I

altri indizi di

altissimo pregio

moin-

rapporti tra l'uomo e la divinit erano considerati dai


l'

Semiti occidentah sotto una luce tutta propria, che rivela


tensit e la natura intima e sincera,

ed

allo stesso

tempo
il

ele-

vata e quasi etereo-spirituale, delle relazioni tra


il

fedele e

suo dio (per lo pi sempre

la luna).

Dagli studi geniali del

Hommel
parlare

e del Nielsen sulla

onomastica personale protoje-

menica, vediamo che esisteva una tendenza assai spiccata a


della divinit
ilu , e

come Dio
zio,
il

tante divinit del

sempre in termini generali, astratti, non con un nome speciale di una delle pantheon sud-arabico. Dio il padre, lo

protettore, l'amico, colui che ascolta, che benedice,

che benefica, che tutto sa, che guarisce dai mali, che tien
lontane
le

sventure, colui che splende, illumina e crea.

226

Cos abbiamo, per dare alcuni esempi:


lli-dara'a

: Mio Dio ha creato

Ili-kariba
Ili-azza

=: Mo Dio ha benedetto
=z Mio Dio potente
-sz^
;

lli-yadi'a

Mio Do onnisciente Ili-rapa'a z= Mio Dio ha guarito Ili-sami'a =: Mio Dio ha udito, ecc.
;

Le

variet nei

nomi

poi ottenuta presentando

Do

nelle

vesti d

un parente:

di padre, per

esempio:

Ab-karba =: Mo padre ha benedetto;

Abi-amara =: Mo padre ha ordinato; IMo padre ha aiutato, ecc. Abi-yathu'a

oppure

di zio
zio onnisciente
;

= Mio Ammi-saduqa = Mio


Ammi-yadi'a
Dadi-kariba
zis

zio giusto
zio

Mio

ha benedetto,
i

ecc.
in cui,

Interessantissimi a tal riguardo sono


in ebraico,

nomi

come

non

si

ma
(il

si

dice con

perifrasi

menziona nemmeno il nome pronominale il suo nome

astratto di Dio,
.

Come
sem

nel Vecchio Testamento troviamo


[santo] nome), o senio
->

Yahwe
:

indicato con

(il

suo [santo] nome), cos ab-

biamo

nelle iscrizioni sud-arabiche

Sumhu-kariba
Sarebbe

il

suo [santo]

nome ha

benedetto.
di

difficile,

io

credo, trovare

prove pi palesi

come

e quanto, nell'et in cui si sentimenti religiosi degh Arabi occidentali, la coscienza e i sincere e le aspirazioni religiose del popolo fossero devote,

crearono questi nomi propri,

pure.

Il

concetto semitico di Dio, su suolo arabo, appare

esaltato e approfondito da

una

forte religiosit personale, in

cui

il

fedele e la divinit sono in intima

comunione

di senti-

menti. L'essenza principale d Do nell'amore santo e giusto

,227

da cui emana

{
il

Wadd = amore, nome

della divinit lunare),

concetto di alleato, protettore, parente e liberatore: un


etico, personale, intimo,

concetto
nazionali.

scevro di caratteri locali e

Insomma, contrariamente
tali,

alla

tendenza dei Semiti orien-

di considerare la divinit in
i

forme concrete e con nomi


Semiti occidentali, rimasti

specifici di astri, palese presso

pi puramente e genuinamente Semiti, la inclinazione a concepire la divinit con concetti astratti e morali, ed a rappresentarsela
gliari,

come vivente
il

in rapporti

intimi, paterni o fami-

con

credente, in una specie di comunione tra

uomo

e dio, quale

non troviamo

altrove.

chiaro quindi che la

coscienza religiosa del popolo sud-arabico aveva subito, nelle

forme d'un politeismo

astrale,

una evoluzione profonda verso


si-

elevati ideali religiosi, superiori a quelli di tutti gli altri

stemi politeistici dell'antichit.

Lo

studio

approfondito

di

questo argomento fa comprendere come dal ceppo semitico


soltanto,
tale,

ed in particolar
potuta scaturire

modo da
la

quello dell'Arabia occiden-

sia

formula religiosa pi elevata del-

l'umanit credente.

Da
ch'^ gli

queste considerazioni generali non bisogna dedurre

Arabi del sud praticassero

il

monoteismo

tutt'altro

Nella fede loro v'era chiaramente in germe una manifesta ten-

denza

al

monoteismo, propria del genio semitico

ma

poich
in

nessun arabo-sabeo concep e predic questo monoteismo


termini netti e precisi,

come accadde invece


Maometto,
la fede

tra gli Israeliti

per

la

predicazione mosaica, e pi tardi anche tra gli Arabi


sud-arabica
ri-

del Higiz per opera di

mase sempre

allo stadio politeistico, e le aspirazioni pi ele-

vate del sentimento religioso restarono avviluppate nel loro


rozzo involucro primitivo.
il

La

fede ebbe per, com' sovente

caso, in ispecie tra

Semiti, carattere locale, attaccata cio

22S

piuttosto ai luoghi di culto che aUe persone od alle genti.

Tale fisionomia riapparve nettamente anche nell'Islam conia

proclamazione della Ka'bah di Mecca, quale santuario per

eccellenza della

nuova

fede,

come
altri

la

Casa

di Allah.

Omettendo

di

menzionare

particolari sulle varie di-

vinit sud-arabiche, ricorderemo solo, perch di

grande imbreve,

portanza storica, che nella parte settentrionale d'Arabia occidentale,


esistette

nel

Musri-Midyan,

di

cui

parleremo

fra

un ordine sacerdotale, chiamato dei


proto-tipo
dei

lawi , e

che

sono

il

Leviti

della Bibbia:

altro

prezioso'

indizio dell'origine arabica dell'antica fede ebraica. Inoltre


vi erano, in questa stessa classe di preti pagani, delle

donne

come

sacerdotesse.

Delle particolarit del culto sud-arabico giover ricordare


soltanto le grandi cure
riti

messe dagli antichi Arabi del sud nei

di purit, in ispecie

dopo

gli atti

genesiaci

caratteristica
l'atto

che ritorn spiccatissima nella fede islamica,


rificatore
le visite

come

pu-

per eccellenza. Importantissime erano poi anche


a luoghi sacri ed
il

compimento

in

essi di deter-

minati
si

riti.

Anche queste
nell'

caratteristiche cultuali sud-arabiche

annidarono poi

Islam.

* *

{Condizioni sociali del Jemen).

secondo
stirpi
;

La societ era retta norme primitive della costituzione per trib o ma esisteva altres una classe nobiliare, proprietaria
le

di terre e

d'immobili

di vario

genere, la quale ostentava la

sua preminenza sociale, dichiarando di appartenere ad una


famiglia, la quale rappresentava un'unione pi intima e pi

precisa dell'altra
di trib o stirpe.

spesso soltanto formale e nominale


quale stadio fosse arrivata

A
il

l'istitu-

zione matrimoniale, noi possiamo desumere dai vari indizi


indiretti

confermanti

sospetto che

vincoli tra

sessi fos-

229

il

sero molto deboli e vigessero usanze con caratteristiche primitive, ossia forme che ricordano
dria.

matriarcato e la poliani

Esisteva una grande libert nei rapporti tra

sessi,

che

perdur sin nel tardo Medio evo in alcuni punti del Jemen e forse vi perdura tuttavia. Da ci si pu inferire che nei
lontani millenni, di cui ora trattiamo, la licenza sessuale fosse

anche maggiore.

Sopra

al

popolo ed all'aristocrazia dominavano

re,

conere-

servati e perpetuati secondo le

norme
il

della

monarchia

ditaria: questi re non avevano, tranne in casi eccezionali,

ne

poteri,

n domini molto

estesi,

paese essendo diviso, in


dipendenti pi o

tempi normali,
di fatto

in piccoli principati,

meno

da uno o pi sovrani, che potremmo dire

centrali.

Le

lotte politiche intestine,

molto frequenti e molto sangui-

narie, semiticamente spietate, accadevano principalmente tra


re e nobilt, e qualche volta contro nemici esterni, per difesa

della propria indipendenza. Notevolissima per nella costitu-

zione politica della regione era l'esistenza di un'assemblea elet4;iva,


laici,

rappresentante la comunit, composta con vari elementi,


giuridici e religiosi, detta
p. 29),
i

miswad

(cfr.

Hartmann, Die
l'a-

Arahische Frage,

assemblea che pare invigilasse


diritti

zione dei re e tutelasse

del popolo

e dell'aristocrazia.

La

ricchezza principale del paese era costituita dai pro-

dotti agricoli di

un suolo molto ferace ed irrorato a periodi


monsoni.

regolari dalle pioggie dei

Ma

tali fonti

di

bein-

nessere veniva ad aggiungersi l'esportazione di prodotti


dustriali (pellami, stoffe di lusso, ecc.)
di

ed infine

lo

smercio

quelle preziosissime sostanze aromatiche molto in

voga
del-

nell'antichit, la mirra e l'incenso. Questi

due prodotti sponristretta


la

tanei di vegetali, che crescevano in

una

zona
e

l'Arabia meridionale, erano


puntigliosa gelosia
;

curati

con

massima
si

pi

costituivan la privativa,

dice, di sole

3000 famiglie,
dere

le quali

vietavano a chicchessia perfino di ve-

le piante.

Questo monopolio era fonte d'incalcolabile


ricchezza non
solo

230

del

per

proprietari
la

Hadramaut,

ma

anche per quegli Arabi che avevan

cura di trasportare

ed esportare quei prodotti allora tanto stimati.

Al commercio
sito delle

di

produzione univasi tutto

l'altro di tran-

merci provenienti dalle Indie

orientali,

sbarcate

sulle coste meridionali della penisola arabica e poi traspor-

tate per via di terra,

con gigantesche caravane, sino

ai porti

del Mediterraneo, nella Palestina meridionale, specialmente

a Ghazza.

Ai tempi

era gi in
di franchi

quando cio il commercio arabo piena decadenza, Roma pagava circa dieci milioni
di Plinio,

l'anno ai mercanti arabi per le spezie ed


e dell'Arabia

pro-

dotti dell' India

meridionale.

Altrettanto

ne

veniva direttamente per via di mare. Si tenga conto che


allora
il

danaro valeva circa otto o dieci volte quello che

vale oggi, ed

ognuno comprender quale immensa ricchezza


gli

avessero in

mano

Arabi.
assai

Premesse queste informazioni


a tutto
il

incomplete, comuni

periodo storico dell'Arabia occidentale, passiamo

ora a dare un rapido cenno della sua storia politica, pre-

mettendo che

il

quadro sar molto incompleto e che forse


breve sintesi hanno
le
il

non

tutte le parti della


dotti.

concorde

as-

senso dei

Omettendo

polemiche e

le

discussioni,

dar soltanto

la

versione che a mio parere sembra meglio


le

corrispondente alla realt storica. Purtroppo

disastrose

condizioni politiche dell'Arabia moderna, recentemente aggravatesi ancora nel Jemen, precludono, per molti anni ancora, forse per parecchie generazioni avvenire, ogni speranza
di esplorare

regolarmente

la

penisola: le nostre conoscenze


di

rimarranno perci a lungo incomplete e passibili


radicali modificazioni.
* * *
(//

molte e

regno del Minei).

Si ritiene dunque come probabile


Mineo
nel

che

la costituzione dello stato

Jemen

e dei

Ka-


e
ixd

2;i

tabani e Hadramiti nel lembo pi meridionale della penisola


oriente del

principio del

Jemen propriamente detto, debba porsi al secondo millennio a. C, quando, come noi veavvenne
e
la terza
i

demmo
port
in
i

poc'anzi,

emigrazione semitica che


Fenici in Siria, gli Assiri

Kanaaniti in Palestina,
i

Mesopotamia

Caldei dal Bahrayn verso la Babilonide.

Alcuni vorrebbero che Minei, Katabani e Hadramiti siano


migrati dal centro d'Arabia verso
orientale, dal Golfo Persico
si
il

sud,

e,

seguendo

la

costa

siano gradatamente stabiliti

nel

Hadramaut
della

e nel

Jemen, vale a dire nelle parti pi meTale ipotesi per stata

ridionali
fatta

penisola arabica.
i

da

quelli per

quali le primitive condizioni climatiche


alle

d'Arabia erano ritenute identiche

presenti

per essi

quindi l'Arabia, nel suo centro, allora


deserto inabitabile.

come

oggi, era

un

Ma

ora

il

fatto accertato del progressiva

inaridimento della penisola, a cominciar dalle sue parti pi


centrali, ci

permette

di rievocare le condizioni primitive in


il

modo un poco

diverso e di ritenere che

Jemen

sia stato

popolato da trib scacciate dall'inclemenza del clima dal

cuore d'Arabia direttamente verso la periferia.

Nel periodo diluviale o pluviale, che segu

il

glaciale,

il

Jemen doveva
bondanza

essere,

per

la

grande elevatezza dei suoi

monti, pressoch inabitabile all'uomo, data la stragrande abdelle pioggie e la probabile esistenza di nevai du-

rante r inverno.

Con

il

graduale inaridirsi della penisola

il

Jemen

tutta la

catena montuosa littoranea che da esso

sale sino in Palestina

venne invece a presentarsi sotto aspetti


la

sempre pi favorevoli per


dal piano sottostante,
orribile deserto

dimora umana ed

attir a

grado
pi

a grado una parte della popolazione lentissimamente cacciata

dove

si

veniva intanto formando


terrestre,

il

della

superficie

oggi tristemente
posteriori conipotesi,

nome di Rub' al-Khali. Fatti fermeranno, come diremo a suo tempo, tale
famoso con
il

perch

il

movimento

etnico

si

ripet pi tardi in varie circostanze:

sembra perci pi probabile


del

e verosimile che

il

popolarsi
porsi

Jemen

e del

Hadramaut invece che un evento da


determinata,
la

precisamente

in un'et

seconda o terza migrapro-

zione semitica, sia da considerarsi

come un fenomeno
si

gressivo e continuo, per

il

quale non possibile fissare una


creda,

data d'inizio che forse fu assai pi remota di quanto

dato

il

carattere proprio e distinto della coltura occidentale.

forse probabile che la dinastia

gi

vedemmo,
il

arabica occidentale, abbia

Hammurabiana, di origine, un tempo compreso


la

sotto

suo dominio anche questa parte d'Arabia, e che

costituzione degli stati Minei, Katabaniti e Hadramiti sia


collegarsi

da

con

lo sfacelo

dell'

impero fondato dalla grande


ci

dinastia

arabo-babilonese
tardi,

accadendo per essa


gli stati arabici

che av-

venne, assai pi
lo sfacelo dell'

per

indipendenti dopo

impero arabo degli Abbasidi.

Lo
il

studio per dell'antica religione sud-arabica, quale tra-

luce dalle iscrizioni conosciute, rivela, per ragioni che non mette

conto di

citare, essere stato

il

politeismo sud-arabico una

miscela d culti locali

antichissimi

con
(cfr.

altri

introdotti ed
1.

imposti da invasori e conquistatori

Hartmann,

e,

pag.

13).

Siccome

nomi

dei

re

e di altre

persone della

dinastia arabica di Babilonia (nel 2000 avanti Cristo) rive-

lano gi tale fusione

come avvenuta,
risalire
il

ci

porge un'idea

di

quanto addietro debbasi

lungo corso dei secoli

per arrivare a quell'et, in cui ebbe principio la coltura sudarabica, per effetto forse d'un invasione di
della penisola.

nomadi

dal centro
erasi

Quando

questi comparvero, nel

Jemen
di trib

gi costituito un qualche rozzo

aggregamento

con
d'al-

occupazioni agricole e divinit proprie. Forse gi sin


lora
i

vSumero-Semiti, o
i

altri

popoli ora scomparsi, avevano


del

scoperto e sfruttato

prodotti preziosi

Hadramaut,
il

gi qualche caravana era per avventura partita per


tentrione lungo le rive del

set-

Mar Rosso.

233

il

Si

rammenti

inoltre che

prima o poco dopo


di coltura

5000 avanti

Cristo razze semitiche imbevute

sumero-semitica

o traversarono l'Arabia centrale, o lambirono l'Arabia meridionale prima di varcare il Mar Rosso e scendere nella valle
superiore
del
Nilo.

si

potr

senza esitanza riconoscere

che

le

condizioni politiche, economiche, reUgiose e sociali,

quali risultano dalle iscrizioni sin dall'et pi

remota, ossia

il

1500 avanti Cristo, e

la forte costituzione politica,

ed
il

il

com-

mercio gi attivo e completamente organizzato,


della fede locale, tutto
lo stato

carattere

insomma converge

a dimostrare

come
il

generale della civilt

sud-arabica, gi a

mezzo

presupponga una lunga preparazione ed uno ir millennio svolgimento progressivo d'una antichit da computarsi a
secoli e forse a millenni.

Passando ora dal campo delle ipotesi pi o meno audaci a quello dei fatti concreti, diremo che lo stato delle cose esistente nel Jemen ai tempi delle pi antiche iscrizioni ci rivela un governo potente, stabilito nei centri pi feraci
detto stato Mineo, ossia di Ma'in,
(il

cos

con

la capitale in

Kar-

nawu,

il

Karna

di

Eratostene) e costituito da molte altre citt

fiorenti, l'arido elenco delle quali

possiamo risparmiare

al let-

tore.

Al sud

e ad oriente di

questo regno erano

le sedi

dei

Katabani

e dei
il

Hadramiti, che avevano continui ed

attivi

rapporti con
la

regno Mineo.

Il

quale per era di gran lunga

massima potenza

politica dell'Arabia occidentale nel pe-

riodo di cui discorriamo, e che

da porsi nella seconda met del secondo millennio avanti Cristo, ossia poco prima del 1000 o del 1200. SugH stati Katabaniti e Hadramiti presin questa et, tranne la loro esistenza,
essi

soch nulla sappiamo

ma

bene ricordare che

sopravvissero molti secoli alla

caduta del regno Mineo: fino ad un periodo relativamente recente, grazie all' importanza commerciale grandissima delera abbondantel' incenso e della mirra, di cui il loro paese

mente provvisto, accumularono grandi ricchezze

e circondati


com'erano da mari, monti e

234

altre simili

deserti, tutti difficili a varcare,,

ebbero esistenza meno agitata e pi lunga che

comunit del burrascoso Oriente.


*

(// coniDiercio

intcriiazionale attraverso

V Arabia

antica).

11

regno dei Minei sembra per aver occupato

sin

da non

principio la posizione dominante nell'Arabia occidentale,


solo nel

campo

politico,

commerciale: esso

campo economico e pare aver radunato nelle sue mani la magnel


i

ma anche

gior parte del grande traffico indiano e sud-arabico, perch


i

Minei furono gl'intermediari,

trasportatori materiali delle

merci dell'India, dell'Estremo Oriente, dell'Arabia meridionale e della costa africana sino ai porti e mercati della Palestina.
il

Gi
il

fin dall'et delle

pi antiche iscrizioni, ossia tra

I200 e

1500, tutta la striscia occidentale d'Arabia dal


il dominio quaU allora

Jemen
si

sino alla Palestina meridionale appare sotto

diretto e

fermamente governata dai


i

re di Ma'in, ricchi

potevano dire
fornitori

pi

potenti e pi

mercanti del
cre-

mondo,

un tempo della grande talassocrazia

tese, e poi di quella fenicia.


Il

commercio era maravigliosamente regolato, ed ogni


e propria spedizione, nella quale le

caravana era una vera

migliaia di cameli carichi di merci erano scortate da schiere


di servi e di armati.

Lungo

il

cammino eran

disposte tappe o

stazioni
tori.

con luoghi

di ricovero e di rifornimento

per
il

viaggia-

Presso Ma'an, nel Higiz settentrionale,

dott.

Moritz

ha ultimamente scoperto uno


e di ricovero
si

di questi luoghi di
i

convegno

dove radunavansi a migliaia

cameli

il

che

desume

dalla vastit del recinto e dell'abbeveratoio per le

bestie

da soma

ma

in

quel tempo

il

clima era molto

di-

verso, e l'acqua oggi totalmente scomparsa dal luogo

dove

un tempo

le

sorgenti e

pozzi bastavano al dissetarsi di pi


caravane. Tale fu
la

235

bont

di

questa disposizione politica e

commerciale, che
di

un vero e

Arabi meridionali si erano impadroniti lucrosissimo monopolio. Se la leggenda di Giugli

seppe Ebreo ha fondamento


stina e l'Egitto e

storico, chiaro

che mercanti

minei, gi nel 2000 avanti Cristo, transitavano per la Pale-

non

j-i

contentavano

di

mercanteggiare

soli prodotti del loro

paese,

ma

facevano anche

traffico di

derrate di

altri

luoghi ed anche

di schiavi. Cos

comperarono

Giuseppe

in Palestina e lo

vendettero in Egitto.
servizio di trasporti erano

Per disporre questo

immane

necessari, oltre alle qualit morali, carattere ed intelligenza

non comuni, anche


litare.

capitali ingenti, e potere politico e miil

da presumersi che tutto


i

commercio fosse
con
essi

in

mano
terre

delle classi pi ricche, e che

proprietari stessi delle


capitahsti
in

nel Jemen, o una

classe

di

strettissima unione, fossero responsabili ed artefici di tanta

ricchezza e di tal
tiva,

movimento d'energia

e d'iniziativa colletnostri.
dire,

degna

dei migliori

esempi analoghi dei tempi

Quanto

fosse antico questo traffico nessuno

pu

ma

se spigoliamo nelle pi antiche iscrizioni, esse fan presup-

porre l'esistenza di un commercio gi florido ed avviato da

molto tempo, ed

inutile fantasticare

quanto remoto questo

tempo sia stato. Non possibile per sottrarsi alla condizione che il commercio arabico sia da porre in istretta relazione con resto del commercio asiatico, con lo scambio perpetuo di il
merci tra l'India, l'Africa orientale, e forse anche
la

Cina da

una

parte, e quello delle


dall'altra, le quali

popolazioni del littorale mediter-

raneo

importavano nell'Arcipelago greco,

neir.\frica settentrionale e in altri paesi mediterranei quanto

avevano acquistato dai mercanti dell'Arabia occidentale.


Questo
dell'

traffico

che dalla Babilonide, risalendo

il

corso

Eufrate, ovvero dalla costa meridionale ed orientale

d'Arabia,

giungeva
la

alle rive

siriache del Mediterraneo fu


di ricchezze

sicuramente

maggior fonte

per quelle ancor


misteriose popolazioni
stiche e
civili,
s

236

arti-

riccamente dotate di energie


in

che dominarono

Creta e nell'Egeo sino alla


in gi sin al

venuta dei Fenici, ossia forse dal 4000


avanti Cristo.

2000

anche degno

di

nota che, secondo reputano

il

Hall (The

Discoveries in

Crete

and

their

Relation

to the

History of

Egypt and Palestine, Proceedings of the Soc. of Biblical Archaeology, XXXI, 1909) ed altri orientahsti ed archeologi moderni,
ridionale
i

celebri FiHstei dimoranti nella Palestina

mesi-

alla

quale appunto diedero

il

nome

erano

curamente della stessa razza dei marinai


da tempo immemorabile

di

Creta e dell'Egeo.

Or, siccome nella Palestina meridionale appunto venivano


le

caravane arabo-minee, sorge naquale sarebbe perci

turale la conclusione che la presenza dei Filistei col fosse

appunto dovuta
anche

al

commercio arabico,

il

assai pi antico che


al

non

si

creda, anteriore forse di molto

2000 avanti Cristo.


la

Tale conclusione trova


l'iscrizione

sua singolare conferma neltro-

minea

in caratteri antichi recentemente


ili

vata nell'isola di Delos

nell'arcipelago greco: iscrizione sulla

quale nel secolo


la

avanti

Cristo un' altra persona scrisse

traduzione in caratteri greci. Siccome l'iscrizione nei

caratteri minei pi antichi, noi

dobbiamo
ili

ritenere che tanto

nei tempi pi remoti, quanto nel

secolo avanti Cristo, e

perci anche durante tutto

il

periodo intermedio, mercanti


il

arabi frequentassero per affari

mercato centrale mediteril

raneo suir isola


irradiavano
quelle
altre
le

di Delos,

che era

maggiore emporio donde


si

merci venute dall'Asia, e vi

raccoglievano
in

che sulle medesime navi dovevano andare


nel

Asia, a Ghazza,

Jemen
si

e forse sino in India.

Nessuno
qui
di

rali

lo

ripetiamo

rese

abbastanza
gli

conto

fin

quanto fossero vasti e continui

scambi dei generi natu-

e dei prodotti industriah, tra popoli e popoli, nell'Evo

antico.


Dicemmo

237

gi che la ragione prima della presenza dei Su-

meri in Babilonide, ed uno dei massimi coefficienti della ricchezza e della civilt babilonica, fu la grande via commerciale, che, valendosi del corso dell'Eufrate, congiungeva
i

porti della Siria con quelli


traffico

della Babilonide meridionale.

Tale

per richiedeva che la via di transito fosse sicura da esazioni vessatorie di piccoli principati, o da depredazioni di nomadi e di briganti. Quindi la prosperit della
via commerciale sirio-mesopotamico-babilonese dipendeva in

gran parte dalle condizioni politiche del bacino tigro-eufratico,

e queste erano

maggiormente favorevoli quando una


politica abbracciava tutta l'Asia

grande potenza militare e

Anteriore, dal Golfo Persico al Mediterraneo. Allora tutto il traffico doveva prendere la via babilonese, come quella pi
breve, pi facile e che attraversava paesi pi ricchi, nei quali era pi

probabile vendere e
condizioni

scambiare con vantaggio

le

merci. Siffatte

ideali dovettero avverarsi per la

prima volta forse sotto i Sumeri, poi pi tardi, dopo la cos detta prima migrazione semitica, quando Sargon di Agade e Naram Sin dominarono tutta l'Asia Anteriore, e infine durante
il

regno del grande Hammurabi e suoi discendenti, della cos detta prima dinastia babilonese. Queste condizioni vanno quindi
poste nei tre millenni dal 5000
al

2000 circa avanti Cristo.

Per nei periodi intermedi, tra un grande sovrano e l'altro, quando le dinaste decadevano, gl'imperi si sfasciavano e i nomadi migranti d'Arabia riversavansi appunto attraverso la regione
solcata

dall'Eufrate

tagliando la pre-

detta via commerciale, allora le condizioni di questo transito

diventavano estremamente sfavorevoli

al traffico: le

caravane

erano esposte a vessazioni e pericoli d'ogni sorta, e mentre ardevano quelle innumerevoli guerre, di cui ci rimasta notizia,
il

passaggio delle merci dovette certamente essere so-

speso, con

danno rilevantissimo
i

di tutti quelli

che dal com-

mercio traevano

mezzi

di sussistenza.

E
chiaro

238

alle foci dei

dunque che

sin

da epoche remotissime quegli


grandi

stessi arditi mercanti,

che approdavano

fiumi babilonici, dovettero cercar anche altre vie per giun-

gere

al

Mediterraneo. Or la sola altra via era quella appa-

rentemente offerta dal


si

Mar Rosso

ma

quando, come gi
le

disse,

naviganti videro

quanto, con

piccole navi di

quei tempi, ne fosse malagevole e pericolosa la navigazione,


allora
si

accorsero che la costa occidentale d'Arabia offriva

una via sebbene lunga, pur tranquilla e sicura, che si prestava a un traffico intenso, e la cui popolazione era disposta
e adatta a favorire
il

transito

la

regione aveva altres

il

vantaggio
imperi

di essere sicura

da molestie politiche dei grandi


perch l'Arabia

asiatici.

Un

traffico locale gi esisteva,


in

meridionale produceva

grande abbondanza pregiati aromi,


i

incenso e mirra, mentre

monti

in

alcune parti fornivano


la

metalli preziosi, e in genere tutta

regione era ricca di

prodotti industriali (pellami conciati e stoffe) per la solerte


attivit e
la

vivace intelhgenza degli abitanti.


interessi
fu
facile,

La

fusione

quindi dei vari


il

sollecita e durevole, e

commerciale dei Semiti divenne un potente stimolo che accrebbe l'intensit e la regolarit degli
naturale istinto

scambi.

E
della

specialmente degno di nota, a questo


antiche
le

riguardo,
sulle

che

tra le notizie pi

da noi possedute
di

vicende
at-

Babilonide,

memorie

Gudea, re

di T.agash,

testano

come

gi in quell'et remotissima,

ossia nel
le

3000

avanti Cristo, esistesse un traffico marittimo tra


dentali d'Arabia,
ritirare
il

coste occi-

IMidyan dove

Babilonesi andavano a

legnami da costruzioni e metalli (oro e rame)


fatto,

ed

il

Golfo Persico. Tale

mentre da una parte rivela

l'altis-

sima coltura babilonese


del mondo,

e la

conoscenza che avevano delle

condizioni geografiche e dei giacimenti minerari dei vari paesi


ci

fa

anche intravedere quanto antichi siano


gli

rapporti d' interessi e

scambi

tra la

Babilonide e l'Arabia


occidentale, e quanto

239

primissima origine

remota

altres la

della via commerciale arabica.

Una
a dorso
dure,

parte delle merci fu forse trasportata direttamente


di

camelo dall'Arabia occidentale

alla

Babilonide,

attraverso la penisola;

ma

certo altres

che alcune pietre


Sinai,

sicuramente provenienti o dal Midyan o dal


ivi

furono trasportate nella Babilonide per mare ed


in statue. Il loro

foggiate

peso era superiore di molto a qualunque


volenterosa cooperazione
di primaria

carico di camelo o di altra bestia da soma.


Si cre

adunque, grazie

alla

degli abitanti,

una via commerciale


altri

importanza
della

che partiva da Aden e da

porti

naturali

costa

meridionale d'Arabia e giungeva nei tempi pi antichi a

Ghazza

in Palestina e in et pi

moderne a Busra

nel Haurn,

non lontano da Damasco, dove, per esempio, vivente Maometto, convenivano preferibilmente
i

mercanti arabi e

siriaci.

La

nuova via commerciale, che in un certo

modo

da

considerarsi

come una

via di concorrenza,

come sbocco
il

supplementare del commercio indo-asiatico, attraverso

ba-

cino tigro-eufratico, fu in gran parte dipendente, per la sua

maggiore o minore frequenza,


volgevano torbidi e

dalle condizioni politiche della

Babilonide e della Mesopotamia. Pi nel bacino tigro-eufratico


tristi
i

tempi, e maggiore era l'affluenza

delle merci in transito sulla via arabica.

Data poi

la

maggiore
Ba-

tranquillit politica d'Arabia in confronto di quella della

bilonide, da presumersi che molti mercanti,


tata la via jemenica,

una volta adot-

difficilmente

si

lasciassero persuadere
(9.,

a ritornare ai rischi dell'altra (confronta Winckler, nell'^^.


II, I,

pag.
in

9).

Non mancarono certamente


:
;

torbidi e le g"uerre

anche

Arabia occidentale

ve ne furono parecchie, come


il

vedremo, e gravi
rono assai pi
e gli uni e gli

ma
i

per quella regione

commercio era

tutto, e senza dubbio


i

partiti tra loro in conflitto rispetta-

diritti dei

commercianti,

ai

quali dovevano,
di quello

altri, la

maggior ricchezza del paese,


che non
li

240

facessero

vari rivali nell'agone politico dell'Asia

Anteriore, poich per questi la via commerciale dell'Eufrate

non era

la

maggiore o pressoch unica

risorsa e fonte di

ricchezza.

Impossibile dunque stabiHre


cidentale cominci a diventar
ciali

il

tempo

in cui l'Arabia oc-

una

delle grandi vie

commer-

dell'Asia
la pi

tuttavia

non

dubbio che, se noi conosces-

simo

vigiiati
traffico

remota preistoria dell'Asia, rimarremmo maranell'appurare quanto lontane sono state le origini del
arabico.

Se dunque gi

alla fine del

secondo mil-

lennio avanti Cristo la via commerciale arabica era in piena


attivit,

e considerevoli le ricchezze arrecate agli abitanti dal

trasporto delle merci da

Aden
il

e dai porti dell'Oceano Inil

diano sino in Palestina e viceversa; e se gi allora


dei Minei era

regno

diventato

pi potente d'Arabia antica:


il

ragionevole presumere che

grande incremento del com-

mercio asiatico attraverso l'Arabia occidentale si debba assegnare ad un'et anche anteriore al secondo millennio.
Ci sembra pertanto giustificato
il

ricollegare lo sviluppo

eccezionale del traffico arabico con quella migrazione semitica, che port gli Aramei in Mesopotamia e in Siria, e sospinse i
Caldei contro la Babilonide meridionale.

Ambedue

questi moti

etnici presero la via commerciale babilonica inceppandola gra-

vissimamente.

Dopo

la

caduta dell'impero Hammurabiano,

prima

del 1500 avanti Cristo, l'Asia Anteriore attravers

un

periodo molto torbido ed agitato, non solo per effetto delle nuove turbe uscenti d'Arabia, ma anche per la comparsa di

nuovi nemici a settentrione


millennio abbiamo

nella

prima met del secondo


quali,

gli Hittiti,

o Kheta, che invasero ed occu-

parono

la Siria settentrionale,

un ramo dei
n.

Mitanni

(o Mitani: cfr.

Winckler,

in

MDOG.,
due

35,

1907, pag. 30

e segg.),

si

stabilirono suhe
etnici, in cui
i

rive deh' Eufrate superiore.

TaH mutamenti
conflitti di

dobbiamo scorgere asprissimi


le razze, forse

razza tra

Semiti del piano e

indo-


germaniche o
ariane, che

241

scendevano dall'ahipiano armenico

e dall'Asia Minore, furono accompagnati da lotte sanguinose^ e quindi si ebbero condizioni di fatto sfavorevohssime alle

esigenze di un commercio regolare e lucroso.

la

per degno di nota che


il

nuovi venuti,

Kheta, o Mi-

tanni, sottomesso

paese, piantarono la loro capitale presso


sulla via

riva dell'Eufrate, appunto

commerciale: ci spiega

in parte la ragione della loro incursione e conquista, e ci

dimostra
il

altres che,

appena
fluire,

ristabihta la tranquillit politica,

commercio torn a
antiche
vie,

seppure

in

misura minore, lungo


ai

le

sulle

quali, e
il

non

altrove,

Kheta ed

ai

Mitanni fu d'uopo fondare


del loro dominio.

centro politico e amministrativo

Nella seconda met del medesimo secondo millennio sorse,

come

gi dicemmo, la potenza assira sul corso superiore del


i

Tigri ed incominci un'asprissima lotta contro

Mitanni ad

occidente e contro

principati aramei sulle rive dell' Eufrate,

Allo stesso tempo


sul Golfo Persico
il

dei Paesi di

si form alle bocche dei due fiumi famoso Stato detto Bit Yakin, o Terra Mare, popolato per lo pi da Caldei, e che

rimase per secoh

in conflitto

con

la

Babilonide e l'Assiria,

chiudendo cos l'estremit meridionale della via ai traffici attraverso l'Asia Anteriore. Per un lungo tempo quindi le
merci dell'India e della Cina e l'oro dell'Africa australe
trovarono gravemente ostacolata
la via

mesopotamica, dove
mercanti furono ne-

regnava una disastrosa anarchia


cessariamente costretti a dare
la

cos

preferenza alla via arabica.


il

Da
tica,

ci le ricchezze dei

Minei,

rapido svolgimento della

loro coltura

e civilt,

e la
il

costituzione della loro unit poli;

indispensabile per

regolare funzionamento del traffico

fama dell'immensa prosperit dell'Arabia meridionale che le merit il nome di Arabia Felice. A questo momento di crisi appartiene appunto la gi
di qui la

mentovata spedizione

di

Salomone e

dei Fenici ad Ophir:


i6


sito delle

242

il

spedizione che presuppone un graviss'mo incaglio nel tran-

merci

in

Mesopotamia ed

desiderio
il

di aprire

nuove
il

vie e di strappare agli


Il

Arabi minei

loro primato,

loro monopolio.

tentativo solitario, poche volte ripetuto

e forse gravemente ostacolato dall'ostilit dei marinai che

fornivano

il

commercio
dififcile,

arabico, riusc soltanto un'avventura

singolare e

e gli
il

Arabi rimasero padroni del comcommerciale pi antico


di cui

mercio, costituendo

trust

la storia possa serbare ricordo.

Le esigenze
torit

del traffico portarono all'estensione dell'auai

minea dal Jemen sino

confini

della

Palestina:
la
il

Minei provvidero

alla tutela delle

caravane con

fonda-

zione di colonie lungo la via commerciale, che per

tratto al

nord del Jemen seguiva incirca

la

medesima

strada oggi per-

corsa dai pellegrini musulmani avviati

alle feste

annuali del

massimo santuario d'Arabia e dell'Islam. Tra queste colonie abbiamo notizia precisa di una pi celebre, detta Musran, che da collocarsi dove oggi abbiamo il Midyan, e che
sembra
si

reggesse
il

in

modo semi-indipendente con

a capo
i

un luogotenente,

quale per agiva di concerto con

suoi

connazionali del Jemen.

{Miisri, Assur,

/arc

Kush).

Sar opportuno

ricor-

dare a questo proposito come, grazie agli studi del


e del

Hommel
quali

Winckler

e di altri assiriologi e semitisti,

han

confrontato

le notizie

raccolte sulle iscrizioni sud-arabiche e

minee, con

le altre

desunte dalle tavolette cuneiformi e dalle


alcune nuove regioni

Bibbia, noi siamo venuti a scoprire

dell'Arabia antica, con grandissimo vantaggio delle nostre

conoscenze storiche.
In primo luogo abbiamo Alusri, ossia la provincia minea
di

Musran, spesso menzionata nella Bibbia e quasi sempre


come dicemmo, con
la

243

s'

confusa con Misraym o Egitto. Detta provincia

identifica,

presente Midyan, e faceva parte di una

vasta regione arabica detta Milukhkha, che corrispondeva


all'Arabia settentrionale e
(cfr.

forse

alla

Nabatea dei Romani


I,

Winckler, Altorient. Forschimg.,

pag. 27-28).

In secondo luogo abbiamo Assur, che molto probabil-

mente

il

paese d'origine degli Assiri prima della loro emisi

grazione nella Mesopotamia, e che


-dal

trovava non lontano


:

confine della Palestina desertica ad oriente del Giordano

luogo menzionato anche nella Bibbia e che stato sempre


confuso dai commentatori con l'Assiria mesopotamica.

Un

altro

nome

geografico Jareb, menzionato solo due


13;

volte nella Bibbia (Hosea, V,

X,

6),

che, nonostante le

molte polemiche tra

rappresentanti della vecchia scuola di

esegesi biblica, da identificarsi con l'Aribi delle iscrizioni

cuneiformi e
alla

il

paese d'origine dei Sabei. Esso corrispondeva


set-

regione ad oriente di Assur e di Musri, nell'Arabia


si

tentrionale; e

deve cercare nella moderna Giwf


;

(o Giof),

nel

Wdi

Sirhan

in altre parole, la

Dumah-al-Gandal dei

primordi dell'Islam, di cui avremo ad intrattenerci.

Un
finora
sinia,

ultimo
si

nome

geografico da identificarsi Kush, che


all'Etiopia, o Abis-

sempre creduto equivalere


che

sebbene molte volte


:

tale identificazione fosse insoste-

nibile
trale,

certo ora

Kush deve

cercarsi nell'Arabia cen-

come

gi fu detto a proposito dei fiumi del Paradiso

Terrestre.
L' importanza storica di questi accertamenti
si

compren-

der meglio quando

il

lettore

si

sia reso

conto della rivo-

luzione da essi prodotta nel racconto pi antico della Bibbia.

Tutte le narrazioni bibliche del periodo patriarcale su Abramo,


Isacco, Giacobbe,

Giuseppe e via discorrendo, non

si

riferi-

scono propriamente all'Egitto, come hanno creduto


rifacitori

gli ultimi

ed estensori di quelle leggende,

ma

bens all'Arabia

settentrionale, a Musri, o

Musran,

la

moderna Midyan.


Una
narrazione biblica l ove
si

244

siffatti

singolare conferma di

risultati

ci

viene dalla

narra della parte avuta dalla regione


Il

AIusri-Midyan nella giovent di Mos.

sommo

sacerdote mi-

dyanitico Jethro (nome che ritroviamo nelle iscrizioni minee


del

Midyan) entra perfettamente nel quadro della

civilt

minea

riprodotta dalle iscrizioni.

La Bibbia ammette che Mos pasla figlia, e

sasse una parte della sua giovinezza con questo sacerdote

mineo, di cui egli appunto spos

riconosce

come
Sinai
gli

Jethro avesse un grandissimo ascendente sul futuro riformatore ebreo. Jethro infatti pi tardi raggiunse e gli dette molti consigli sul

Mos

al

modo

di

preparare e riunire

Ebrei

a Jethro dovuta
il

l'

istituzione dei Giudici. Importan-

tissimo poi

fatto,

gi notato, che nelle iscrizioni minee

troviamo menzione
istituzione

di

Leviti

come
gli

sacerdoti di Musri,.

che Mos adott poi per


radicale, che
si

Ebrei.

Siffatte constatazioni

portano una rivoluzione nel


i

campo

biblico

rivoluzione

partiti pi conservatori

tra gli esegeti della Bibbia

ritraggono quasi spaventati e

non vogliono accettare

tutte le

conseguenze che pur logicaevidentemente

mente noi saremo

costretti a dedurne. Il Sinai,

un vulcano, dovrebbe
sioni del

ricercarsi nell'Arabia settentrionale e


le

precisamente nel Midyan (sono anche

pi recenti conclu:

sagace Haupt nell'articolo citato

Midian bezeich- Sinai


. .
.

nete die edomitische Sinai-Amphiktyonie


auf der sogennanten Sinaihalbinsel,

...

nicht

sondern bei Elath

am

Golf von 'Akaba hegt...

), la

dimora degli Ebrei in Egitto,

da Giuseppe e Mos, forse leggenda ispirata dall'errore del nome IMusran interpretato come Egitto, invece di Mi-

dyan

ed

infine,

gravissima conseguenza, sul valore della

quale bene andar per ora molto guardinghi, assai probabile che
il

monoteismo ebraico propugnato da Mos


(cfr.

sia

dovuto ad ispirazione arabico-minea,


zione del culto lunare
rcligioii,

sia quasi un' idealizza-

Nielsen,

passim, e specialmente pag. 123 e segg.

Die Alt-Arahische Monde Haupt^


;


lidian

245
il

monoteismo mosaico
si

und

Sinai,

dove per

con-

nette con indirizzi egiziani del sacerdozio

eliopolitano, cui

Jethro sarebbe appartenuto).


Ci combinerebbe perfettamente con quelle poche osservazioni fatte poc'anzi sulla natura elevata dei concetti religiosi

presso

gli

abitanti dell'Arabia

occidentale

nel

primo

mil-

lennio avanti Cristo.

La
di

obbiezione fatta riguardo alla non provata esistenza


in
1.

un fiume arabico Musran, che naturalmente


con
il

tempi poe), trova

steriori si identificato

Nilo (Winckler,

pure

la

sua spiegazione naturale nella memoria

di

uno degli

antichi fiumi che alla fine dell'et pluviale solcavano l'Arabia


settentrionale e la Palestina meridionale, con copia di acque

e dimensioni talvolta considerevoli. Quel fiume

pu essere
il

stato o

il

Wadi

Aris, che sboccava nel Mediterraneo, o

Wadi al-Humth, che gi conosciamo e che si Mar Rosso. Altra prova storica dell' inaridimento

gettava nel
d'Arabia.

{Decadenza del commercio arabico


mineo).

rovina del regno

Ritornando
di

ora allo studio sulle vicende politiche


ci sia

del regno mineo, dobbiamo aggiungere come non

pur-

troppo possibile
striscia

stabilire

in

qual

modo

tutta la

lunga

dell'Arabia occidentale

dipendesse dai Minei,

quali fossero le popolazioni che vi dimoravano e riconosce-

vano l'autorit dei re di Ma'in e dei suppone che una grande maggioranza
la loro

loro luogotenenti. Si

fosse

nomade,

e che

soggezione fosse garantita

in

un certo modo

dalla

compartecipazione agli utili del traffico,

perch essi proba-

bilmente fornivano molte migliaia dei cameli necessari a quei


trasporti, di cui
bili
si

parlato poc'anzi, a proposito delle mirail

scoperte del dott. Moritz,

bibhotecario della Khediviale

Cairina, presso Ma'an.


E
doli

246

probabile che

del settentrione

i re di Ma'in esercitassero sui nomadi una sorveglianza molto rigorosa sopraffacen-

con

il

terrore delle armi e addimesticandoli con tributi


i

annuali o con lauti pagamenti per

servizi resi

infatti

sap-

piamo che tutelarono validamente


che era
la loro principal

gl'interessi del

commercio
regno fu

ragion

d'essere:

il

loro

nel vero senso della parola un primato commerciale.

pro-

babile altres,

come dimostrano indirettamente


e di

le

rovine di

al-Khuraybah

al-Higr,

al

sud

di

Ma'an, nell'Arabia

settentrionale, che gli abitatiti del Higiz, o antica


fino al principio dell'Era dediti a lavori agricoli.

Midyan,

Volgare, fossero assai numerosi e

Questa operosit agricola, che pre-

suppone l'esistenza
tempi

di

un clima umido, se era possibile

ai

in cui visse Cristo

tal' l'et delle

rovine di al-Higr;

tanto
fiume,
il

pi agevole ed intensa sar stata nel secondo mil-

lennio avanti Cristo, quando,

come

lo attestano le iscrizioni,

pioveva ancora tanto nell'Higiz che vi scorreva un grande

Wadi

al-Humth, o
ai

il

Wadi
assai

Aris. Tutto ci induce

a credere nell'esistenza,

tempi dei Minei, d'una popola-

zione

sedentaria ed

agricola

numerosa,

la quale, vi-

vendo pur essa del grande traffico internazionale, validamente contribuiva a contenere nomadi ed a garantire la
i

sicurezza della grande via commerciale littoranea.

Su Ma'in
che non su

stesso nel
le

Jemen siamo assai meglio sue colonie. Siamo lontani ancora


tutti
i

informati
dall'avere

a nostra disposizione
dionale,

tesori epigrafici dell'Arabia meri-

dove migliaia

d'iscrizioni

scolpite sulle pareti dei


valli,

monti, o sepolte nei tumuli innumerevoli delle

atten;

dono ancora
i

il

prode scienziato che


che
di

le

scopra ed interpreti
stabilire

ma gi con materiah nome di venticinque re


una durata
siccome sappiamo che
avanti Cristo, cos
il

abbiamo possiamo
Ma'in,
i

il

quali
il

attestano gi d

di circa settecento

anni per

regno mineo. Or,

regno mineo cadde nel vii secolo abbiamo le migliori ragioni per sostenere


Cristo.

247

che esso ebbe principio non pi tardi del xiv secolo avanti

Con

vate nel

nomi poi di questi re e con le Midyan, si pu anche venire a


regno
di sedici re,

iscrizioni
stabilire

minee

tro-

che Musran

per lungo tempo dipese direttamente da Ma'in, per lo

meno

durante

il

ossia per circa trecento anni.

ha un'importanza tutta speciale per fissare cronologicamente l'et del regno mineo. Nel secolo Vili avanti
Questo
fatto

Cristo gli Assiri, sotto Tiglath-Pilasar III,

Sargon ed Asar-

haddon, cominciarono a ridurre

alla loro autorit tutta l'Arabia

settentrionale, principalmente Musri (Musran); la quale regione gi allora non apparteneva pi ai sovrani dell'Arabia

meridionale:

il

Weber

quindi {A.

O., Ili,
i

I,

pag. 27) calcola

che Musran debba essersi trovata sotto


tra
il

Minei nel periodo

XII ed

il

ix secolo avanti Cristo. Nel XII secolo era

libera la Palestina dal

che
di

il

predominio egiziano, e quindi sembra momento fosse opportuno per permettere ai re di Ma'in

affermare la loro autorit nel settentrione a guarentigia

sempre maggiore del loro commercio.

A questo periodo della storia minea,


ed
al

alla fine cio del

IX

principio del secolo Vili avanti Cristo, appartiene la


1

oramai famosa iscrizione Glaser

155

(cfr.

Weber, A.

O., Ili, I,

pagg. 16-17,
iscrizioni

28),

con

la

quale vanno paragonate

le altre
si

due

Glaser 1083 e 1302. In codesta iscrizione

men-

ziona un

Ammisaduq
e si fa

quale
di

kabir

o luogotenente d
lui

Musran,
Si narra

cenno

un

felice

viaggio da

compiuto

per ragioni di commercio

alle rive del

Mare Mediterraneo.
commerciali con
(si

che

Minei fossero
e

in

rapporti

l'Egitto, con

Assur (Edom)

con 'Ibr-Naharan (?)

men-

ziona Ghazza

come stazione commerciale in un altro testo contemporaneo). Vi si mentova pure una guerra fra Madai
i

(Midyan) e Misr in Egitto, dalla quale


a salvarsi con
le loro

mercanti riuscirono
il

merci: una guerra tra


(in

signore del

Nord

e quello del

Sud

Egitto, o in Palestina?); ed infine

248

gravi pericoli corsi per

wilah, due trib

dell'Arabia, tra

le aggressioni dei Sabei e dei Khanomadi che infestavano la via commerciale Ma'an presso il confine palestinense e Rag-

mat

(sul

confine

settentrionale del distretto di

Ma'in).

La
per

iscrizione stata scolpita per attestare con

un monumento
alla divinit

religioso la gratitudine del mercante


il

mineo

suo

felice ritorno in patria, a di

Karnawu.
di

L'importanza storica

questo testo epigrafico imquei


vari

mensa
luoghi

abbiamo, per cominciare, menzione


citati
:

poc'anzi

come

siti

prossimi alla Palestina me-

abbiamo la distinzione netta tra Egitto o Misr e Musran-Midyan o Arabia settentrionale: abbiamo inoltre
ridionale
i

testimonianza irrefragabile che in sul finire del regno mineo Sabei erano nomadi associati ai Khawilah e vivevano nel
settentrione

dell'Arabia intenti a depredare regno sabeo dunque non esisteva ancora.


L'iscrizione ha valore altres
di

mercanti.

Il

come
i

indice d'un principio

decadenza poUtica del regno mineo,

pi la forza di tenere in rispetto

il quale non aveva nomadi n proteggere

validamente
nel Jemen.

le

caravane private che dalla

vSiria
i

scendevano
confini
del-

Ne desumiamo

ancora che oltre

l'Arabia infierivano guerre e disordini d'ogni sorta, perigliosi

quanto

moti intestini nella penisola; onde

il

devoto mineo

ebbe buone ragioni


samente scampato a

d'attribuire al suo dio l'essere miracolotanti pericoli.

Le
Jathi'u,

condizioni d'Arabia
:

stato d'anarchia

in

non furono per sempre in tale tempi anteriori un re, un certo Abijadi'a
in

menzionato

moltissime iscrizioni minee, sembra

essere stato un sovrano eccezionalmente potente, che tenne


sotto di s gran parte delle contrade nord-arabiche poc'anzi

menzionate, e relazioni con Kataban e Hadramaut. Taluni


anzi vorrebbero identificarlo con Abida,
il

figlio di

Midyan

(Genesi,

XXV,

4),

ricordato nella Bibbia solo

come

figura ge-

nealogica.

Nel nome potrebbe ascondersi qualche remini-

249
i

scenza degli intimi rapporti avuti dagli Ebrei con

Minei nel

periodo anteriore all'ingresso in Palestina. Sebbene le iscrizioni, per lo pi di soggetto religioso,


ossia dedicazioni di templi o doni votivi alla divinit, ben

poco c'insegnino
rapporti con gli

sulle

altri

vicende politiche dei Minei e sui loro Stati arabici, pure rivelano chiaramente

come

verso la fine del periodo mineo lo stato fosse oramai stravecchio e privo di vitaUt propria. Dopo il sedicesimo
re di Ma'in

non udiamo pi parlare

della colonia

Musri,

la quale, cos

remota dal Jemen, 'sembra


cuneiformi che
si

essersi resa indiin-

pendente, come d'altra parte necessariamente dobbiamo


ferire

dalle

iscrizioni

riferiscono alle vi-

cende politiche dell'Arabia settentrionale nel secolo ottavo


avanti Cristo.

Allora non esiste pi traccia della Musri minea, e il re d'As-

pone un capo arabo per nome Idibi'il quale suo luogotenente in Musri, mentre prima tale diritto d'investitura spettava solo al re mineo di Ma'in. Questo saykh
siria Tiglath-Pilasar III

arabo fu per un luogotenente assai irrequieto, anzi un ribelle, che brig contro il suo signore con Hanno di Ghazza
e con

Hosea

d'Israele. Cos ai

tempi

di

Sargon

re d'As-

siria (721-705) troviamo menzionato un Pir'u re di Musri, che cospir contro il suo sovrano ed ospit presso di s Ya-

mani

di

Asdud,

ma

poi fu sottomesso dagli invincibih Assiri.


il

Tale rivoluzione pohtica, ossia

disfacimento del regno

mineo

e la perdita dell'Arabia settentrionale,

aveva

la

sua

ragione non solo nella decadenza militare e civile d' un organismo politico gi stravecchio, ma anche nell'inaridimento
crescente della penisola e nel crescere perci del nomadiiscrizione, sulla via del

smo, com' attestato dalla precitata

commercio arabico. Con r impoverimento progressivo

del paese, in particolar

modo
minei

del centro e del settentrione della penisola, gli Stati


si

videro sopraffatti

dall'

aumentata inclemenza del

clima

le

regioni pi settentrionali,
e

il

Higiz,

il

Midyan,

ina-

riditesi

prima

maggiormente

di quelle meridionali,

dovettero

esser abbandonate dagli abitanti sedentari, che nor: trovan-

dovi pi

mezzi di sussistenza furono costretti ad emigrare.


si

Ai sedentari
spinti

sostituirono

nomadi,

le vie
i

del

commercio

divennero pericolose e impraticabili; ed

nomadi Sabei,

pur

essi

dalla

fame

e dall'essiccamento progressivo
il

delle steppe centrali, lasciarono


Siria,

deserto confinante con la

irruppero nell'antico regno mineo del Jemen, e dopo


lotte lo sopraffecero,

lunghe

stremato ed impoverito dagli

uomini, dal clima e dal destino.


Cos
si

spiega

la

decadenza e infine
si

la

morte del
i

fa-

moso commercio
.Sabei, sorti sulle

dell'Arabia; cos

comprende come
e

regni

rovine dei Minei, non poterono pi esten-

dersi

oltre

gli

estremi limiti del Jemen,

come

tutta la
il

regione settentrionale del dominio mineo divenisse


torio
Il

terri-

non pi contestato dei nomadi.


distacco

dunque

della parte settentrionale dell'Arabia

occidentale dalla corrispondente parte meridionale, ossia la

perdita di Musri,
del regno mineo;
il

il

primo sintomo della rapida decadenza

cui peggior
i

nemico

e futuro successore

era

il

popolo dei Sabei,

Aribi-Jareb, o

Arabi
davan

di
le

quali dimoranti a vm dipresso nella moderna Giof (la Dumah al-Giandal degli Maometto), da nomadi irrequieti com'erano deprecaravane sul cammino tra la Palestina e il Jemen,
in quella striscia

probabilmente

ad oriente dei monti del Mi-

dyan, che stendesi tra Ma'an e


delle iscrizioni

Wadi

al-Qura.
i

Con

la scorta

possiamo quasi seguire


trovando chiusa

successivi progressi

dei Sabei,

quali,

la via del

nord dagli Stati

potenti della Palestina e della Mesopotamia, gradatamente

scesero verso

il

mezzogiorno, abbandonando l'inaridita


(al-Giof) e

re-

gione Aribi-Jareb

cercando dimore migliori verso


nel

sud, sui confini del regno


della ormai

mineo

Jemen.
si

Il

chiaro indizio
iscri-

compiuta decadenza minea

trova nelle


zioni di

251

il

un periodo posteriore, durante

quale

Minei nelle

loro dediche religiose invocano persino le divinit dei loro

nemici sabei: stato d'animo questo che rivela lo scoraggiamento dei Minei ed il desiderio che avevan di propiziarsi
le
I,

ora trionfanti divinit sabeiche


29-30). *

(cfr.

Weber, A.

O.,

HI,

(/ Sabei nel

Jemen

e gli

Assiri nell'Arabia settentrioiiae).

il

Il movimento dei Sabei dal settentrione d'Arabia verso Jemen incominci nel IX secolo avanti Cristo e prosegu

per tutto

l'vill,

vale a

dire durante

il

periodo della masi

sima potenza militare degli Assiri. Ci spiega come Sabei, scacciati dalla patria per il suo progressivo inaridimento, e non potendo infrangere la barriera assira, che chiudeva i
confini a
settentrione,

cercarono fortuna nel mezzogiorno,

nella fertile

regione jemenica, costantemente irrorata dalle

pioggie dei monsoni e celebre gi allora in tutta l'Asia per


le

sue ricchezze. Durante l'apogeo della potenza assira non mancarono i rapporti ed i conflitti tra Arabi ed Assiri. Sotto
il

Salmanassar II (860-825 avanti Cristo), quando gh undici re della regione Khatti (le due rive dell'Eufrate in Mesopotamia) si unirono contro di lui, un capo di Beregno
di

duini, certo Giudibu,

tenne

mano
al

a questi re con mille ca-

meli, adibiti

probabilmente
di cavalcature

trasporto delle provviste ed

anche ad uso

per combattimento, come appa-

risce dai bassorihevi

assiri nel British

Museum. Sappiamo
tributi ai Sabei,

che Tiglath-Pilasar III e Sargon


il

II

imposero

re dei quali port tributo di oro e cavalli (Delitzsch,

Wo
ri-

lag das Paradies? pag. 296); e questa anzi la pi antica che


si

menzione
infatti,

abbia di cavalli arabi. Sargon,


raccogliesse

corda in una iscrizione come egli


Pir'u
il

tributo da

mara

il

re di Musri, da Sciamsi regina di Aribi, da ItaSabeo, dai re sulla riva del mare (Mar Rosso?) e


della steppa
(il

252

.
Il

deserto arabo-sirio?)
nell'iscrizione,
altri

modo
anche

col quale

il

Sabeo

menzionato

non

solo attesta della sua


ci

potenza, in paragone degli

re,

ma

induce a

considerarlo dimorante nel cuore dell'Arabia settentrionale,


forse

un poco
nostro,

al

sud

di

Giof,

vale a dire nel

Nagd

del

tempo

Tiglath-Pilasar III (745-727) e Sargon II (722-705) men-

zionano entrambi due regine arabe, di Aribi, Zabibi e Sciamsi

che

si

sottomisero
;

ai re

d'Assiria nel 738 e pi tardi nel 732

avanti Cristo

e siccome Aribi-Jareb
i

appunto
si

la

regione

dove abitavano
visitare

Sabei

ai

tempi

di

Salomone,

viene alla

conclusione che, se una regina araba venne veramente a


il

magnifico re ebreo, essa non part gi dal Jemen,


la

come vuole
con
la

leggenda

biblica,

ma

dal deserto confinante


l'autore della nar-

Trans-Giordanica. Ci rivela
il

come

razione biblica vivesse dopo


i

vii secolo, vale a dire


si

quando
ai

Sabei erano gi penetrati nel Jemen, e

erano

sostituiti

ai

Minei
di

lo scrittore

credeva che ci fosse stato anche


i

tempi
nel
dei

Salomone, ignorando che

Sabei erano immigrati

Jemen molto tempo dopo Salomone. La regina quindi Sabei nomadi del settentrione fu rivestita di tutto lo
di tutte le ricchezze e gli

splendore e

aromi dei Minei

antichi.
le

Per

il

nostro argomento hanno singolare rilievo


Tiglath-Pilasar III nel
la

cam-

pagne

di

732 e 731 avanti Cristo,

quando invase

parte d'Arabia confinante con la Babilo-

nide, la regione detta

Bit-Amukkani, e spiegando tutta


i

la

ferocia d'un autocrate assiro volle punire gli abitanti,

Kaldi,

per

le loro

continue incursioni nelle ricche terre sulle due


Nella sua marcia vittoriosa furono espuSarrabani, Tarbasu e Yabullu,
i

rive dell' Eufrate.

gnate

le citt di

capi delle

trib furono impalati dinanzi alle loro famiglie, e diecine di

migliaia di prigionieri furono deportati in schiavit

tutta la

regione, dicono

le iscrizioni, fu

devastata

come

se

una tem-

pesta di vento e di mare fosse passata sulla faccia della terra.

Importantissima
altres

253

la

fu

spedizione

di

vSargon II

nel 715 in Arabia contro

la trib dei

Khaiapa, che avevano

pagato tributo a Tiglath-Pilasar II e poi si erano ribellati con l'aiuto degli Sbadidi, Marsiani e Thamd. Gli ultimi
sono indubbiamente
i

Thamd
altri

menzionati nel Corano tra

le

antiche trib d'Arabia. I attorno a

Khaiapa dimoravano
esito fehce,

nella regione

verso Mecca.

Medina e gli La spedizione ebbe

probabilmente pi a mezzod
ed anche
la

gi

nota regina araba Sciamsi

mand doni

e tributi in Assiria.

Altra importante menzione d'Arabia troviamo negh annaU militari del tanto temuto re d'Assiria, Sanherib o Senacherib (704-682) e precisamente negli
ultimi

anni

del

suo

regno, dopo

il

688.

Le

vittorie

del

suo predecessore Sar-

gon II non avevano prodotto effetti durevoli in Arabia, perch le trib nomadi avevan tanti modi possibiH per eludere il pagamento del gravoso tributo: perci Sanherib si
vide costretto ad una
trionale, nella quale
il

diffcile

spedizione nell'Arabia setten-

re

espugn un paese chiamato Adumu,


di
il

sicuramente

la

Dumatha

Tolomeo,

la

Dmah
nostri.

al-Giandal

dei tempi del Profeta o

Giof dei giorni

N si pu omettere menzione delle celebri campagne arabe dell'altro sovrano assiro Esarhaddon {680-668), il quale
dovette punire varie trib che avevan dato molestia a Sar-

gon II ed a Sanherib. Nel 674, prima della famosa campagna egiziana, egli assal Milukhkha (Arabia settentrionale) traversando regioni deserte nelle quali le genti assire

forse

si

sarebbero perdute, se non fossero state aiutate dal


Il

piccolo regno degli Aribi.

re di
si fu

Milukhkha

fu fatto pri-

gioniero quando Esarhaddon


ai

spinto probabilmente sino

monti chiamati oggi Giabal Sciammar nel cuore del Nagd; e per cattivarsi la fedelt degli abitanti e mostrare la sua riconoscenza verso gli alleati, il sovrano assiro, cedendo a
richiesta di
restituiti

Hazael re degli Aribi, concesse che venissero a lui gli idoli della divinit asportata dal paese nei


a Hazael,
il

254

il

regni dei suoi predecessori. Singolare


re

fatto

che a lato

Esarhaddon nomin anche una regina, Tabna,

educata alla corte assira, ma di nascita araba. L'unione di queste due autorit regah, maschile e femminile, richiede una spiegazione che noi non possiamo dare: il fatto deve
esser messo in raffronto con
le

condizioni vigenti pi tardi


la re-

presso

Nabatei (pure

in

Arabia settentrionale), dove


al re e

gina pare godesse di autorit eguale


sulle iscrizioni e sulle
frontisi

figurasse sempre
del re (con-

monete

allo stesso

tempo

pag. 133-135, 164 213-214, 2^1-27,^). Molte notizie sull'Arabia e gli Arabi si trovano negli
II,

Rogers,

annah del grande re


del Giordano, perch
fratello

assiro Assurbanipal (668 626


di

a.

C). Inle rive

nanzi tutto egli sconfisse un esercito

Arabi presso

avevano preso parte alla rivolta di suo Samassumkin. Pi tardi, nella sua nona campagna,

dopo il 648, fece la sua celebre spedizione nel cuore dell'Arabia settentrionale. Egli cominci con lo scorrere vittoriosamente tutta la regione a oriente del fiume Giordano, dal

monte Hawrn sino Natun

al

paese dei Nabatei a oriente del


il

Mar

Morto. Poi marci contro


il

re d'Arabia, Abigata, e contro

re dei Nabatei, nel cuore della steppa arabo-siria.

Partendo dalle rive dell'Eufrate verso occidente, varc in Arabia una catena di monti coperta di boschi ombrosi (altra
prova che allora

Nagd

il clima era pi umido!), forse quelli del (Giabal Sciammar), e dopo un viaggio di cento kasbu

kakkar

(ossia
il

da Ninive,

di 1000 km. [cfr. Delitzsch, pag. 177] che significa oltre l'oasi di al-Giof, sino ai

pi

confini del deserto al-Nafd) giunse fino al centro del paese

Mas, che trov essere un orrido deserto

ma, non arrestato


i

da veruna
(i

dificolt,

sconfisse
di

nomadi, tra
12]),

quaH

Qidra'a

Kedareni o Cedrei

Plinio [V,

e quindi giunse a

Damasco. Quaranta giorni dopo, il 3 del mese di Ab, lasciata Damasco, con una marcia forzata penetr nella regione vulcanica presso
il

monte Hawrn,

sconfisse di

nuovo

mede-

255

re,

simi Arabi nomadi e fece prigionieri due loro

Abig-ata

Amm.

Per punire

nomadi

egli fece

occupare militarmente ne viet l'uso


ai

tutte le sorgenti del deserto a oriente e


duini, molti dei quali morirono di sete.

Be-

La

vittoria assira fu
il

completa, tutto

il

Hawrn

sottomesso, e tale fu

numero

degli Arabi prigionieri e dei cameli rapiti, che l'Assiria ne


fu

come

allagata, tanto

che perdettero ogni valore commer-

ciale. (Delitzsch,

pag. 296-301).

L' ingerenza diretta degli Assiri nelle faccende dell'Arabia

settentrionale acceler senza dubbio


il

il

moto

dei Sabei verso

sud; onde

il

Weber
i

{A. O., Ili,

I,

30-31) calcola che, circa


defi-

cento anni dopo,

Sabei debbono essersi impadroniti

nitivamente del Jemen ed aver soppresso l'ultimo vestigio


dell'antico

regno mineo. Dalle


concludiamo che

iscrizioni, in cui

leggiamo

di

re minei che invocano la protezione di divinit sabee, e da


altri indizi,
ai
il

passaggio del potere dai Minei

Sabei non fu improvviso,

ma

graduale e progressivo.
i

Sabei pare diventassero sempre pi potenti, ed


sotto
il

loro capi,

titolo di

Mukarrib, sembrano aver

esercitato, per

un

certo tempo,

una specie

di tutela sui Minei, tutela

che dur
;

sino al regno del grande conquistatore Kariba'il

Watar
il

il

quale inflisse a Ma'in


re di Saba,

il

colpo mortale,

e,

assumendo
. I
il

titolo di

pose

fine alla serie dei

Mukarrib
persino

Minei scomdi

paiono completamente dalla


cessa di esistere.

storia, e

nome

Ma'in
che
i

Abbiamo ragione

di sospettare perci

vSabei adoperassero nella conquista finale del

Jemen quei mezzi

atroci e brutali di distruzione di cui

loro cugini Assiri, con

quella ferocia propria dei Semiti,


si

sovente e validamente

servivano per imporre

il

loro

dominio sull'Asia Anteriore.


si

Sul significato di Mukarrib


probabile,

discusso parecchio

ma

come arguisce
assai

il

Glaser, che esso fosse

un
si

titolo

in cui era rappresentata la fusione dell'autorit civile e reli-

giosa,

fenomeno

comune

tra

Semiti, e che

tante

volte ripetuto da Melchisedec sino a Maometto.

256

il

Dieci sovrani sabei portarono

titolo di INIukarrib

il

che significa un periodo di circa 250 anni ed ebbero residenza in Sirvvah, una delle regioni oggid pi inospiti e selvaggie d'Arabia altra prova dell'inaridimento poste-

riore
si

(Weber, A.

O., Ili,

I,

32);

ma

poi questi sovrani


di tutti
i

trasferirono,

dopo

la distruzione

completa

loro

avversari nel Jemen, in Ma'rib, nella fertile valle di Denne,


ricca di
di

acque e
di

di coltura.
.

Allora pare assumessero


di

il

titolo

Re

Saba
nomi

Per

il

periodo dei re

Saba abbiamo

ammettendo che ne debbano essere esistiti altri a noi sconosciuti, questo periodo pu aver abbracciato circa 400 anni. Siccome la fine di detto periodo va messa verso il 5 avanti Cristo, re di Saba ebbero
diciassette
di re, sicch,
1
1

principio circa

il

550.

{Decadenza politica

commerciae dclV Arabia occidentale).


ci

di

Le

iscrizioni di

questo nuovo periodo

fanno compren-

dere che l'avvento dei Sabei nel

Jemen

signific

una

serie

lunghe ed accanitissime guerre intraprese dai novelli venuti


le trib

per sottomettere
la

dell'Arabia meridionale, quasicch


sia stato
il

decadenza e rovina del regno mineo

segnale

dello scatenarsi di passioni individuali, seguito da


di

un periodo

grande anarchia. Non

possibile

non

ricollegar questo

aspetto particolare delle condizioni interne dell'Arabia occi-

dentale con un altro fatto di alta importanza per la regione

medesima,

la perdita cio del

grande commercio mondiale

tra l'Oriente e l'Occidente

che passava tra

Aden

e Ghazza.

Sappiamo gi che Alessandro Magno invase l' India appunto nell'intento di aprirsi un varco diretto in quelle remote regioni e strappare agH Arabi il loro monopolio e che l'esito
;

commerciale infelicissimo della spedizione indiana sugger


all'ardito

guerriero

macedone

l'idea

fantasiosa d'invadere


volosi tesori.

257

Felice e dei suoi facol


visibile

l'Arabia ed impossessarsi dell'Arabia

noto

altres

come Alessandro,

intento di richiamare nella Babilonide l'antica corrente del

commercio internazionale,
nomiche
porio del
s

e per risollevare le condizioni ecocitt di Babilonia,

decadute della

un tempo l'emsuo

mondo

intero, e perci la citt pi ricca e pi vasta


si
;

dell'Evo antico,
corso navigabile

adoperasse a rendere all'Eufrate

il

n diverso scopo ebbe probabilmente la


Eufrate.

spedizione del suo ammiraglio Nearco che navig dalle foci


dell'

Indo a quelle

dell'
i

La morte tronc

piani ambiziosi del grande conquista-

tore, e le deplorevoli condizioni politiche

d'Arabia occidentale,

l'incertezza del lungo


tutelato e sicuro

cammino dal Jemen a Ghazza, non pi come ne' bei tempi del regno dei Minei,
pi
difficile
i

rese

il

traffico assai

e precario, e quindi fece

aumentare considerevolmente
cino mediterraneo.

prezzi delle derrate nel bae


il

Tale

rincaro

desiderio

d'impedire

che
la

il

lucroso rigagnolo commerciale tornasse a fecondare


i

Babilonide, indusse

Lagidi Tolomei a fare un grande ed


il

ardito tentativo per strappare con altri mezzi


del

monopolio

commercio

agli

Arabi Sabei.

Essi allestirono nel

Mar Rosso una


la flotta

flotta

numerosa

di

navi commerciali,
Persico,
e,

assalirono

seleucida nel

Golfo

per assicurarsi durevolmente l'egemonia maritle coste del

tima neir Oceano Indiano, distribuirono lungo

Mar Rosso una


diretto,
il

quantit di stazioni per

il

rifornimento delle

navi, ed aprirono cos tra l'India e l'Egitto

un commercio

quale per per varie ragioni, tra cui principaldegli abitanti dell'Arabia
il

mente

l'ostilit

meridionale, non

pot uccidere interamente

traffico arabo.
i

Con questa
la

abile

operazione dei Greci in Egitto

Sabei perdettero

mag-

gior parte del commercio orientale, che ora fu

sviato dal
il

Jemen

tutto

vantaggio

di

Alessandria, divenuta cos


il

primo emporio del mondo

antico,

centro dove affluivano


17

sbarcavano
australe, le
la

258

merci e mercanti dalle pi remote parti del mondo, dove


canfora della Cina, l'oro dell'Africa orientale e
dell'isola di

gemme
ci

Ceylan e

le

spezie d'Arabia.
disa-

Diffcilmente
strosi
effetti

possiamo rendere esatto conto dei


morali che

materiali e

ebbe

tale rivoluzione

economica nell'Arabia Occidentale.


Sabei segna gi un periodo
le

vero che l'avvento dei

di

decadenza progressiva, e che


tolto al

lunghe guerre con

le trib

avevano gi

paese ima

grande parte del commercio antico,

ma

essi

rimanevano pur

sempre

padroni dell'unica via commerciale tra l'Oriente e

l'Occidente, e sapevano avvalersene. L'ardimento dei Tolomei

port nondimeno un colpo fatale, irreparabile, fu la rovina

economica del paese e signific

il

principio di un periodo di

continuo impoverimento e di una decadenza progressiva, che


insieme all'inaridimento del paese, rendevano vana ogni spe-

ranza di un ritorno a tempi migliori.


tricide

Le

stesse lotte fra-

che insanguinarono

il

Jemen

nei primi secoli dell'Era

Volgare e

la diffusione rapida,

maravigliosa del Giudaismo

e del Cristianesimo, sono prove indirette della crescente miseria e del

profondo malessere morale che travagliava

il

paese. L'intimo turbamento morale delle infelici popolazioni

era adatta preparazione ad una reazione sentimentale contro


le divinit antiche,

che sembravano aver abbandonato


il

loro

fedeli, e

indusse molti a tentare


Il

favore di religioni nuove

e pi progredite.
diato e completo,

disastro economico

non

fa

per immegli

ma

lento e graduale.

lungo

Arabi
minor
i

fecero aspra concorrenza ai Greci-Egiziani,

ma

questi, pail

droni del mare, guadagnarono sempre terreno, ed


costo del trasporto per nave lungo
il

Mar Rosso

rovin
il

mercanti del Jemen. Questo decadimento raggiunse


livello pi
l'

suo
del-

basso
si

alla vigilia

appunto della comparsa


la
il

Islam, onde

spiega in parte

genesi della grande rivo-

luzione

musulmana che trov

suo maggiore incremento

nella dolorosa miseria del paese.

Esso spiega

altres

come


nei primi eserciti dei
Siria e la Palestina, la
di
Califfi,

259

la
militi fosse

che invasero e occuparono

maggioranza dei

composta

Arabi del Jemen, che partivano dai loro paesi con tutti gli averi mobili e con l'intenzione di non fare mai pi ri-

torno in patria.

Date dunque queste condizioni, data la costante diminuzione del commercio mondiale per la via jemenica e la perdita
dell'antico monopolio, tutto

quanto accadeva nella parte pi

non poteva pi avere importanza alcuna per il Jemen. Nel Nord prevalsero un tempo le trib predatrici dei Kedar e dei Nebajot, che avevano gi dato molto filo da torcere agli Assiri dalla met del
settentrionale dell'Arabia occidentale,

VII secolo avanti Cristo in poi: succeduti ad essi

Salamiti,

furono alla lor volta sopraffatti nel


dai

200 circa avanti Cristo


settentrio-

Nabatei che dominarono

in

Musri (Arabia

nale

= Midyan) per circa trecento anni, vale a


primo secolo dopo
Cristo.

dire sino alla

fine del
Il

al

Jemen cessa quindi d'essere uno Stato partecipante grande movimento mondiale, rimane isolato nell'angolo
le

pi remoto della penisola dove svolge la sua ormai sterile


e triste vita locale, nella quale
un'intensit

guerre fratricide assumono

voluzione verso

sempre maggiore. Cos preparossi la nuova riil 115 avanti Cristo, quando dopo combattiil il

menti sa,nguinosissimi fu abbattuto


successero
i

dominio dei Sabei e


titolo di

Himyariti, che assunsero

Re
il

di

Saba

e di Raydn. Contemporaneamente scomparve


tabanico,
l'antico
secoli.

regno Ka-

rivale

dei

Minei, cui era sopravvissuto

per molti
Il

periodo dei re Himyariti nel Jemen dur sino


Cristo.

al

300

dopo

La cronologia

dei sovrani di

Himyar

a noi co-

nosciuti in questo periodo ci mostra 26 re;

ma

la loro storia
il

interna non ha per noi tanta importanza quanto

singolare

fenomeno degli Abissini, discendenti Semiti


biche immigrate in Etiopia durante
il

di schiatte arai

dominio Sabeo,

quali


tentarono ora di riporre
il

26o

piede in Arabia, e che gi nel loo

avanti Cristo avevano stabilita una colonia sul suolo arabico.

Nel 26 avanti Cristo, poco tempo dopo il trionfo definitivo dei Himyariti nel Jemen, si ebbe la famosa spedizione

romana

di

Aelius Gallus,

il

quale tent la conquista del-

l'Arabia Felice, o Jemen,

reputata ancora tanto ricca da

esser passata in proverbio. I

Romani, superando

difficolt

inverosimili e che riempiono l'animo d'ammirazione

nono-

stante

il

loro inutile e

vano eroismo, arrivarono sino a Na;

grn nella parte pi settentrionale del Jemen


fall

ma

il

tentativo
ai

completamente

il

disastro finale tolse per

sempre

Romani

ogni desiderio di ritentare l'impresa.


si

L'aggressione invece degli Abissini


intensa ed efficace, e
il

fece

sempre pi
300 del-

disgregamento

politico dello Stato


il

himyarita favor
l'

le

loro

mire ambiziose. Verso

E. V.

il

Nagisci o Negus
:

d'Axm

era diventato padrone

del

Jemen

insieme con

gli eserciti

d'occupazione vennero

molti Abissini a stabilirsi in Arabia, facilitando cos l'opera


di

sottomissione.

Gli

Abissini

erano ambiziosi e pieni di


sud-arabico, grazie alla loro
i

energia, sicch l'antico regno

ingerenza, estese di

molto

suoi confini:
il

sovrani vassalli
di .Saba e di

dell'impero etiopico, presero

nome
:

di

Re

Raydn,

del

Hadramaut

e del
si

Jemen

con l'appoggio abis-

sino l'influenza jemenita

estese sino a

Leukokome.
novello Stato

Le vivissime
sud-arabico,
rilevata

lotte intestine,

che travagliarono l'informe


il

congerie di elementi discordi componenti


:

non hanno importanza per noi cui basta averne l'esistenza per dare una novella prova dello sfacelo

organico completo dell'antica societ sabeo-himyaritica.


*

{Giudaismo
per

Cristiatesii/io

nel Jemen).
lo

D'un valore
di questi

immensamente pi grande per


studi, ossia
la

scopo speciale
la

genesi dell'Islam,

comparsa

delle

due


grandi fedi universali,
la

201

giudaica e
stabilirsi su

la

cristiana, le quali

vennero ora fermamente a

suolo sabeo, mesco-

landosi alla antichissima civilt sud-arabica e sviluppandosi

con singolare

rigoglio.

La Jemen

fede giudaica fu la prima delle due a penetrare nel


:

generalmente

la

comparsa degli Ebrei

in

Arabia
fatta

stata ricollegata con la distruzione di

Gerusalemme
dell'

dall'imperatore Tito e la susseguente dispora. Questo im-

mane

disastro,

che colp

il

Giudaismo nel 70

E. V.,

contribu senza dubbio a disperdere gli Ebrei e ad avviarne

molti in Arabia,

ma non

v'

dubbio che parecchi vi erano

penetrati in un'et molto anteriore nella stessa guisa onde

eransi propagati in quasi tutte le regioni d'Oriente e dell'Im-

pero Romano.
tradistingue
il

Il

genio finanziario e commerciale, che conlo

popolo ebreo,

aveva gi da

secoli sospinto

a introdursi come valido

coefficiente di attivit

economica
scambi
torto
:

dovunque

vi fossero

agglomeramenti umani
si

e grandi

commerciali.

Dal che

pu vedere quanto avesse

quello scrittore della decadenza

romana che esclamava

Uti-

navi

numquam

Itdaea subacta fuisset!

Sin dai tempi dell'Esilio, regnante Nabukadnezzar, nel


VI secolo avanti Cristo, molte colonie di mercanti e di banchieri ebrei
si

sparsero nel bacino Tigro-Eufratico


in

altre co-

lonie

numerose erano

Siria e numerosissimi gruppi trova-

vansi in Egitto, specialmente in Alessandria, su tutta la costa


africana e in Europa: degli Ebrei di

Roma parla con ischerno


nella capiil

Orazio e come se fossero da tempo domiciliati


tale dell'impero.
traffico

E dunque

assai verosimile che

fortissimo

arabo-sabeo attirasse nel Jemen

mercanti ebrei in

un'et assai pi remota della distruzione di Gerusalemme, e che


ivi esistessero fiorenti colonie

prima della grande dispersione

giudaica avvenuta per opera di Tito e sopratutto di Adriano.


Si sovente osservato con
il

un senso

di

maraviglia che
in
tutti

Giudaismo, diversamente da quanto avvenuto


gli altri

202
in

paesi del

mondo, assunse

Arabia, e
e

in particolar

modo

nel

Jemen, vive tendenze

proselitrici

ottenne sin-

golare successo, convertendo una parte considerevole della

popolazione, specialmente delle classi pi umili. Tale maraviglia a noi

sembra

fuori di posto,

perch

felici e special-

mente prosperi successi del Giudaismo nel Jemen si legano strettamente con quanto dicemmo altrove sul

ricol-

senti-

mento religioso dei Minei e Sabei, con il fatto che gli Ebrei sono un popolo semitico emigrato in origine appunto dall'Arabia occidentale, ed infine con l'influenza grandissima

che ebbero probabilmente


dei Minei sul

la fede e le istituzioni sacerdotali

monoteismo

di

Mos.

GU

Ebrei dunque erano

strettamente legati per vincoli di sangue, di lingua e di fede

con

gli

Arabi occidentali pi che non con qualunque


al

altro

popolo

mondo, mentre
il

d'altra parte tutte le sventure


tutti
i

che

eran venute a colpire

Jemen,

disastri politici

ed eco-

nomici dell'Arabia meridionale avevano creato negli animi di quelle popolazioni, s propense a vivi sentimenti religiosi,
quello speciale stato della coscienza, nel quale
religiose
fioritura.

nuove idee

trovano

terreno specialmente adatto a rigogliosa

Quanto noi affermiamo tanto vero che,


rassegna tutte
le

se

passiamo

in

colonie ebraiche su suolo arabico, le tro-

viamo esclusivamente nell'Arabia occidentale a partire da Tayma, Wadi al Qura e Khaybar, al nord, sin gi al Jemen. particoIl Giudaismo arabico fu quindi un fenomeno tutto
lare dell'Arabia

occidentale ed intimamente
s

connesso con ed

tutto

il

passato da vincoli
al

profondi e reconditi, che in


superficiale
alle

gran parte sfuggono


gi sostenuta da
stenti in

nostro esame

nostre conoscenze imperfette.


altri,

Veniamo

cos alla conclusione,


esi-

che

le

numerose colonie ebraiche,

Maometto, specialmente nel Higiz, non fossero interamente costituite da Ebrei immigrati in Arabia, ma fossero per la massima parte trib arabe,
Arabia
ai

tempi

di

26;

feraci

convertite al Giudaismo da alcune minuscole comunit ebree,

immigrate nei punti pi ricchi e

d'Arabia occidentale,

come Wadi al Qura, Khaybar e Medina. Premesso ci, non credo dobbiam maravigliarci
corso dei conflitti tra Abissini e

se,

nel
il

Himyarili nel Jemen,


costituire alfine

Giudaismo facesse
Slato indipendente

tanti proseliti

da

un vero

giudeo-sabeo, di cui la figura pi emi-

nente fu

il

celebre e temuto

Dzu Nuws; una

figura che

venne purtroppo offuscata da tante leggende da esser quasi


irriconoscibile. Il

fenomeno per giudeo-politico nel Jemen

ebbe quale incremento validissimo la lotta nazionale contro gli Abissini cristiani, i quali agivano appoggiati dalla vasta
potenza dell'impero cristiano di Bisanzio.
I

leggendari tesori dell'Arabia Felice continuavano sem-

pre a destare vive cupidigie, sebbene questi pi non esistes-

che nell'immaginazione dei popoli occidentali, e non fossero ormai che il miraggio di un passato scomparso
sero, altro

mille anni prima.

L'antica fede sabea era in piena decadenza, e l'unico

ele-

mento morale
era

di

un vero

valore, oltre l'ingenito individua-

lismo locale e la immanente xenofobia dell'Arabo in patria,


il

Giudaismo,

il

grande nemico del Cristianesimo. Cos


in lotta religiosa

il

conflitto, in

origine pohtico, degener


i

di

Giudaismo contro Cristianesimo; ed


l'altro partito si

seguaci dell'uno o delgli

schierarono naturalmente
altri

uni con

Cri-

stiani (Abissini) e gli

con

Giudaizzanti (Ebrei e Je-

meniti). Il Cristianesimo ricorse quindi alle stesse

armi degli

avversari, e impieg come mezzo

di conquista la pi attiva

propaganda

religiosa.

Sulle vicende particolari di questa lotta delle

due

fedi

non possiamo per soffermarci, perch


lontani: diremo solo che essa
tarsi trattandosi di
si

ci

menerebbero troppo
com'era da aspetper la

distinse,

un

conflitto religioso tra Semiti,


la

consueta spietata ferocia con

quale

le

due parti

si

combat-


terono ad oltranza.

204

cristiani

I martirologi

amano

dilungarsi

a narrare

le

inaudite soiferenze patite dai cristiani Jemeniti


in

per opera dei sovrani ebrei ed


rato

pardcolar

modo

del famige-

Dzu Nuws.

Molti particolari possono essere inventati

o esagerati,

ma
si

in essi

permane

la

memoria d'una passione


lotta.
il

religiosa vivissima

d'uno spietato accanimento di

Ai

Cristiani

un col

tempo

tutto

partito avverso agli

elementi himyaritico-ebraici, partito tanto potente da suggerire agli Abissini, espulsi


di ritentar la sorte delle

una prima volta

dai Himyariti,

armi nell'Arabia meridionale. L'agconsigliata,

gressione novella degli Abissini fu

ed aiutata

materialmente e
Giustiniano
:

in valido

modo, dall'imperatore

di Bisanzio,

essa trov terreno tanto favorevole nel paese

jemenico, che quando incominci l'invasione abissina, nel 525 dell'E. V. lo Stato giudeo-sabeo, rappresentato dall' ultimo
re

Yusuf Dzu Nuws,


il

fu abbattuto, e tutto

il

Jemen torn

sotto

dominio abissino.
tradizione

La

ha conservato memoria
le iscrizioni

di quattro re abis-

sini nel

Jemen,

ma

ne ricordano finora uno solo,


il

sicch dobbiamo arguire che

loro dominio fosse breve e

poco

efficace. Il partito giudeo-nazionalista-sabeo, in odio ai


il

Cristiani dell'Africa, incapace di risollevare

capo per

in-

trinseca insanabile debolezza, ricorse, per la prima volta nelle

sue vicende,

all'

intervento straniero. L'odio dev'essere stato

ben profondo se questi Arabi giudaizzanti poteron pensare


di ricorrere all'impuro sovrano pagano, al re di Persia, ad

un adoratore
avesse
i

del fuoco.

Ma

questi era
i

il

solo re potente che

mezzi per combattere


la

Cristiani, dietro ai quali tordi Bisanzio,


il

reggiava minacciosa
lare della Persia.
alla possibilit
la

potenza

nemico seco-

Al quale proposito
i

forse utile accennare

che

Persiani siano stati anche chiamati per

connivenza della nobilt pagana del Jemen, rimasta fedele

al culto degli avi,


il

mentre

il

popolo ormai propendeva per

giudaismo.


I Sassailidi

265

dell'E. V.,
di

vennero nel Jemen nel 575

ed ab-

batterono
il

la

dominazione abissina,

ma

invece

restituire

paese agli antichi padroni, rimasero sul luogo, stabilendovi


di satrapia persiana

una specie
i

con luogotenenti del Kesra;

quali di fatto erano molto indipendenti dal


in

governo cen-

trale

Ctesifonte,

rimasero

al

potere sino alla grande

rivoluzione interna, che fu contemporanea agli ultimi giorni del profeta Maometto.

[Migrazioni arabiche verso

il

settentrione,

in Siria,

in
in

Mesopotaiiiia e nella Babilonide).

La

storia

d'Arabia

rapporto a quella dell'Asia Anteriore, dalla caduta dei Sabei


alla
la

comparsa

di

Maometto, vale a dire quella che abbraccia

decadenza dell'impero

romano ed

il

sorgere della potenza


di

sassanida, contiene

altri indizi

molto evidenti, e per noi

special valore, sull' esodo costante dei Semiti

mente conosciuti con


impero arabo
di

il

nome

di

Arabi
la

dalla

ora finalloro patria

primitiva. In primo luogo

abbiamo

formazione del celebre

Odenato e Zenobia, che, nonostante la sua breve durata, ebbe fasti gloriosi, e sembr un momento voler rinnovare le glorie di Babilonia e di Ninive. Ma Roma non
aveva ancora perduto
la celebre

tutte le sue forze, e note a tutti


la

sono
la

campag-na di Aureliano,
fine di Zenobia.

presa di Palmira, e

drammatica

Pi tardi l'indebolimento progressivo dei grandi imperi


asiatici fiacc la resistenza di quella cerchia di ferro, in cui
si

erano voluti chiudere

nomadi d'Arabia. Questi ricominmodeste proporzioni


ed
le

ciarono a forzare con efficacia e con fortuna sempre maggiore


i

loro confini, ripetendo in pi

prodezze dei loro avi preistorici. Per bene comprendere per


quello che segu sui confini d'Arabia fra
dell'E. V., noi
il

ili

il

VII secolo

dobbiamo ora mettere

in relazione questi apin-

punti generali sulle migrazioni semitiche e sulle vicende


rilievo

266

ci

terne d'Arabia occidentale, con alcune notizie di particolare

per

il

nostro

argomento, e che

furono

in

parte

conservate dagli storici bizantini ed in parte dalla tradizione

arabo-musulmana, relative
trib sud-arabiche verso
il

al

movimento migratorio

delle

nord, e alla formazione dei due


il

celebri principati arabi di Hirah e di Ghassn,

primo

sul

confine persiano,
di spazio noi ci

il

secondo sul confine bizantino. Per ragioni

contenteremo per di dare qui soltanto un


particolari,

cenno sommario degli aspetti generali dell'argomento senza


fermarci a discutere
i

che

ci

menerebbero ad una

esposizione soverchiamente lunga.

Narra

la tradizione

arabo-musulmana come im tempo nel

Jemen

esistesse un'opera idraulica colossale, detta l'Argine

o diga di Ma-rib; dove le acque discese dai monti orientali

un immenso serbatoio, irrigavano poi un grande paese, dando vita ad una intensa coltura, e nutrendo una densa popolazione. In appresso, narra sempre la tradizione, questo argine si ruppe, rovinando ogni
del Jemen, raccogliendosi entro

cosa e precipitando

le

popolazioni in tale miserevole stato,


il

che molte trib dovettero emigrare verso

settentrione. Cos

avvenne che molte genti Jemenite andarono a stabiUrsi nell'Arabia settentrionale. Una, per esempio, i banu Qaylah, si
ferm
in

Medina, e da essa discesero


gli

gli
i

Aws

ed

Khazrag,
anda-

che costituirono

Ansar, o Ausiliari,

fedeli seguaci del

Profeta. Altre presero stanza

qua e

l nel

Nagd,

altre

rono ad occupare
il

le

regioni di confine della Siria, fondando

principato Ghassanida dei Giafnah, ed altre irruppero infine

sulle frontiere dell'Iraq e


di

fondarono

il

principato Lakhmita

Hirah.

Una
gina 75;

scuola di orientalisti, fra


di

quali

principalmente

il

Halvy, ha creduto
/.

poter sostenere
7^,

{ZDMG., XXXII,

pa-

A., serie

siano del tutto favolose,

tome XIX, 461) che tali tradizioni e che non sia mai avvenuta una miil

grazione sud-arabica verso

settentrione. Pi recentemente


per
le

207

ed epigrafiche del Jemen


del

scoperte

archeologiche
in

hanno confermato
argine:
si

modo

innegabile l'esistenza del celebre


i

sono perfino rinvenuti

resti

medesimo
le

in

Ma-rib, con iscrizioni nelle


restaurazioni
della

quaU

si

ricordano

successive
Glaser,
in
;

grande opera idraulica


I

(cfr.

MVAG.,
cfr.

1897, VI,

e segg.

Rothstein, pp. 33 e segg.

anche D. H. MUer,

Die Bilrgen tind Schlssen Suddes

arabiens nach
di

dem

Iklil

Hamdaui,
il

in Sitzungsberichte

Vienna,
il

188), e si accertato

fatto

che

il

serbatoio era

un tempo

fattore principale, se

non

unico, della prosperit

di un vasto paese, ora quasi deserto: e ne sorta anche la

convinzione che l'abbandono di quest'opera idrauHca deve aver radicalmente mutato le condizioni del paese un tempo,

per essa, ricco e popoloso.

Acquistano perci valore storico assai maggiore le tradizioni musulmane su questa emigrazione in Arabia, perch
esse

presentano come un fenomeno logico e naturale. Studiandole ora con i dati raccolti nei nostri precedenti apsi

punti,

veniamo a comprendere megUo il loro vero significato e a dar loro una nuova conferma. Possiamo cio conchiudere, che molto probabilmente non la rottura di un solo
argine in una parte del Jemen,

ma
la

il

progressivo inaridi-

mento
indusse

della penisola, portando


gli

miseria e la decadenza,
la

abitanti

ad abbandonare

manutenzione dei

grandi e costosi lavori idraulici ed a cercare altrove pascoU


migliori e paesi pi fehci e feraci.
la possibiUt

che la tradizione, deperimento, abbia per conservato memoria di un del lento qualche evento storico speciale, e che la trascuranza dei lavori idrauhci e la rottura improvvisa, per esempio, del grande

Non nemmeno esclusa immemore sempre dei processi

argine in Ma-rib, abbia accelerato, con una catastrofe irreparabile, l'immiserirsi della regione.

In ogni caso la catastrofe di Ma-rib fu solo uno degli incidenti maggiori, del quale si sia conservata memoria per le


motore della migrazione
certo che la
di
il

268

il

condizioni drammatiche in cui avvenne:

vero fenomeno pro-

fu di natura assai pi generale,

ed

fame

fu

il

movente principale
poich da tutte

della partenza

moltissime trib;

le quali,

le parti,

tranne

settentrione, ogni uscita era chiusa dal mare, necessarial'unica via che loro
si

mente dovettero andare verso


Noi insistiamo sul
in tutto e
fatto,

apriva.

perch esso concorda perfettamente


le

per tutto con

nostre osservazioni precedenti

onde possiamo scorgere


trib sud-arabiche

in

questa celebre migrazione delle

una semplice ripetizione di tutte le altre migrazioni precedenti, da noi brevemente descritte, dal quinto millennio avanti Cristo in poi. Essa fu identica nei modi, e
prodotta dalle stesse ragioni delle migrazioni pi antiche,
dalle quali sorsero
gli

imperi di Babilonia e d'Assiria,


i

principati aramei della Siria e dell'Eufrate,

principati ca-

naaniti e

i due regni di Giuda e d'Israele. Noi consideriamo perci queste migrazioni

delle

trib
tutti

sud-arabiche
gli

come un
i

fatto storico,

che

si

connette con

eventi analoghi

precedenti, e dal

quale dopo molte e

varie vicende sorsero

due principati
di

di

Ghassn

e di Hirah.

Per questa ragione noi crediamo


periodo immediatamente anteriore
quei due principati.

doverle porre in un

alla

prima fondazione

di

Dalle tradizioni arabe risulta per che questa migrazione

non venne accompagnata da verun grande conflitto fra le trib, e che la maggioranza degli emigrati si stabil nel settentrione senza incontrare nessuna seria resistenza. Abbiamo da
ci

buoni motivi per arguire, che

le

trib jeme-

nitiche, nel venire dal

mezzogiorno, dovettero trovare una


dalle

grande parte del paese spopolata, perch abbandonata


fettamente
tezza
alla verit:

trib gi emigrate fuori della penisola. Ci corrisponde perse

esaminiamo con qualche accura-

gli annali del

decadente impero romano, ed in ispecie

della Palestina e della vSiria dal principio dell'E. V. in poi.


pacificamente, sia

269 -

noi troviamo ripetute menzioni di trib arabe immigrate sia

come bande

di predoni, su tutti

punti

del confine bizantino.

L'imperatore Valente dov

trattare

con

gli

Arabi

di

Pharan, e pi tardi
nella

medesimi entrarono vittoriosamente


Saraceni

Palestina ove commisero orrende devastazioni. Questo


il

accadeva verso
crarono
feta

384 dell'E. V. Pochi anni dopo


i

(Arabi) tornarono a molestare


gli

confini palestiniani, massa-

anacoreti di Thecoe, la patria del pastore e proe

Amos,

dopo qualche tempo irruppero


fin

nella Palestina,

spingendosi

nei pressi di

Gerusalemme, dove per poco

non sorpresero ed uccisero san Girolamo. Altre trib invece, prima del 420 E. V. vennero dai confini persiani a
visitare sant'

Eutimio nel suo romitaggio sul Mar Morto,


al

si

convertirono
citt detta

Cristianesimo e fondarono

vicino una

nuova
citare

Ilapsa^oXat.
fatti
il

cos via di seguito

potremmo

molti

altri

analoghi.
di

In Siria

sopravvenire

elementi arabi era stato ancor

pi copioso, perch la frontiera era


tinue guerre fra Bisanzio ed
i

meno ben

difesa e le con-

Sassanidi vi mantenevano co-

stantemente condizioni d'anarchia assai favorevoli all'ingresso


di

nomadi. Sappiamo, per esempio, che

ai

tempi

di Giusti-

niano la provincia dell'Osrhoene e tutte


poste su

le altre

provincie

ambedue le rive dell'Eufrate erano talmente popolate da Arabi nomadi venuti dal deserto, che l'imperatore dovette
il

pubblicare leggi speciali riguardanti


dalle consuetudini in uso presso
gli abitanti si

matrimonio. Corrotti
i

gli

Arabi nomadi, con

quali

erano liberamente mischiati, questi cristiani


i

eransi permessi matrimoni con

loro pi stretti parenti, ar-

rivando fino

ai

gradi proibiti, all'incesto.

Tutte

le

leggi di
di lui

Giustiniano, e la feroce inquisizione stabilita

dopo

da

Giustino per por fine allo scandalo, non valsero per a

fre-

nare efficacemente

gli abusi.

Non

occorre cercare

altri

par-


ticolari
('),

270

storici
:

tanto pi che la immigrazione pacifica di elementi


fu

arabi

non

mai notata dagli


soli

ci

non

toglie

che

dovesse essere continua,


gli

abbondante ed invadente, perch


i

Arabi erano

che potevano colmare

vuoti aperti

(')

queste notizie

di

fonte bizantina possiamo aggiungerne,

come

esempio, alcune di fonte araba.


Gli Amilah venuti dal Jemen abitavano la regione presso Damasco. A questa trib si vuole appartenesse il celebre Udzaynah

(Odenato)

sovrano

di

Palmira

quindi questa trib estendevasi


i

forse

fino a quella regione settentrionale e dentro

confini bizantini.

la

Ai tempi di Dzu Nuws (circa 480, a. . V.) dal Jemen emigr grande stirpe dei Rabi'ah (Rakr e Taghlib) dirigendosi verso coni

corso di lunghi anni con esodo costante essa popol una grande parte della Mesopotamia, vaie a dire tutta la regione
fini

della

Persia:

pel

intorno alle citt


alludesi certamente

di

Nisibin,

Karkamish,

Ras al-Ayn, Mayyafariqin,


si

Amid, Mardin, Sumaysat ed


anche
in

altre.

questa medesima immigrazione


narra
b.

quegli autori in cui

come

al

mo-

mento

della dispersione dei Quda'ah,

un certo

Amr

Malik al-Tazidi,

con le due trib qudaite dei Tazid e degli Ism, immigrasse in Mesopotamia e si stabilisse nei villaggi del paese mescolandosi con gli
abitanti.
p.irte del

cresciuti in numero, g' inmiigrati conquistarono una paese e venuti cos in conflitto coi Persiani, li misero in fuga. Questo accadde prima che .Sabur Dzu lAktaf salisse sul trono, ossia
Poi,

prima del 309 . V., e probabilmente durante i torbidi che funestarono l'Asia alla caduta degli Arsacidi. Sabur espugn una loro citt
Tazid, ed uccise molti Arabi:
parte in Siria, e in parte
(o in Siria? Cfr.
si

la

maggioranza dei
i

superstiti pass

in

fuse con

Tankh

nel principato di

Hirah

appresso).
Siria, vi

Quando
stabiliti

musulmani conquistarono Qinnasrin in molti Arabi Tankh, quali vivevano ancora


i i

trovarono

allo stato

nomade,

ed erano
Li

tutti convertiti

al

Cristianesimo.
anch'essi
dalla

lyd

provenienti
si

Tihmah

del

Jemen,

passando per Mecca,

riversarono in parte nel

Nagd

e poi verso la

frontiera persiana, fondendosi con i Tankh e con le altre popolazioni arabe immigrate in territorio Sassanida. Essi molestarono un tempo i

ma poi sconfitti e dispersi da Anuscirwn [531-579. a. .V.], andarono a stabilire a Takrit sul Tigri, a Mawsil e in Mesopotamia. Quindi una pirte, dopo alcuni conflitti con milizie persiane mandate da Anuscirwn, emigr nel territorio bizantino e si stabil in Siria presso Hims (Hamath), abbracciando il Cristianesimo. Altri autori narrano che li lyd si unirono con Ghassn, Quda'ah, Lakhm e Gud/am e sotto il
re persiani,
si
i
i
i


nute
in Siria e in

271

nella popolazione di quei paesi dalle guerre continue avve-

Mesopotamia durante

primi sei secoli

dell'.
I

V.

nuovi venuti dunque occuparono nell'Arabia setteni

trionale

posti abbandonati da trib gi emigrate,


il

ma

poi,

trovando anch'essi

paese insufficiente

ai
s

loro

bisogni,

andarono

oltre

premettero in numero

grande e con

tanta insistenza sui confini della penisola, che alfine tanto


i

re persiani,
stabilire

quanto
pace

gli

imperatori bizantini, nella speranza


frontiera,
li

di

la

sulla
i

ammisero entro
di

la

medesima ed eressero
di

due Stati dipendenti

Hirah

Ghassn.

Non
babile

esiste alcuna

buona ragione per invalidare


del

la pro-

verit

della

sapposizione

Nldeke, che cio

la

prima comparsa degli Arabi nel paese, dove poi sorse


Hirah, debba connettersi con
il

breve regno arabo

di

Ode-

nato e Zenobia, verso la met circa del ni secolo dell'Era

Volgare.

grandi torbidi, in cui fu gettata l'Asia Antela

riore durante

caduta degli Arsacidi ed

il

sorgere dei

Sassanidi, dovettero specialmente favorire questa

nuova im-

migrazione arabo-semitica.
comando
Se
di

Giabalah ibn alAyham,

in

numero
lyd

di

40,000 uomini
il

si

sta-

bilirono in alcune parti della Siria, abbracciando tutti


vero tutto questo, l'ingresso delli
in

Cristianesimo.

Siria

va posto verso
le

la fine del vi secolo,

o
ai

il

principio dei vn. Molti fra questi lyd abbraccaliffo

ciarono l'Islam solo

tempi del

Umar
fra

e dietro

sue minacce.

Quando abu-Ubaydah
nel 16. a. H., nella Siria
tutto
il

alla testa degli eserciti

musulmani penetr,
stabiliti

settentrionale
:

Qinnasrin e Halab, trov

paese pieno

di

Arabi

presso Qinnasrin erano

da molto

tempo Arabi della stirpe Tankh: vicino ad essi numerosi Tayy avevano pure fissato la loro stanza fin dal primo tempo dell'emigrazione delle trib jemenite, ed intorno a Halab vivevano pure moltissime trib arabe appartenenti alle pi diverse stirpi. Tutte queste avevano gi abbandonato la vita nomade ed erano divenate sedentarie, forse terreni abbandonati per effetto delle guerre fra Greci e occupando Persiani. Presso Balis, in Siria, musulmani trovarono molte stirpi dei Qays entrate nel paese prima dell'Isim (prima del 600. a. . V.).
i


Come
di popoli

272

le

l'immigrazione dei primi Semiti in Babilonide svi


successive ondate

anticamente e volse verso altre regioni


emigranti,

cos adesso la fondazione dello

Stato
le

arabo di Hirah ebbe egualmente per effetto di avviare


altre stirpi anelanti
il

ad uscire dal deserto sempre pi verso


i

settentrione.

Persiani, quegli altri


i

Dacch primi si erano messi d'accordo con andando pi verso settentrione, fecero
Bizantini,
i

causa comune con


siani,

nemici tradizionali dei Per-

e fra

il

491
il

6518
di

dell'Era Volgare l'imperatore


della stirpe

Ana-

stasio

elev
al

primo principe arabo


phylarchus.

Giafnah

(Ghassn)

grado

Con

questi dati, che sarebbe facile aumentare,

veniamo
ri-

cos a stabilire

come

il

detto

movimento interno

delle trib

arabe nella penisola non fosse gi un fatto subitaneo e


stretto

entro la cerchia di un breve


si

numero

di

anni, sib-

bene un fenomeno che


forse fin dal
fino al termine del
gilia delle

svolse gradualmente, cominciando

primo secolo dell'Era Volgare, e ripecendosi

secolo, pressappoco cio sino alla vi-

conquiste musulmane. Noi veniamo cos ad intrai

vedere un elemento del tutto nuovo tra

fattori del

grande
morte

movimento
del Profeta.

di quella

espansione araba, che divenne tanto

palese perch pi rapida e violenta subito


Il

dopo
le

la

sorgere dell'Islam, con" tutte


ci
si

conseguenze

politiche

mondiali,

presenta non gi come un moto

religioso e politico solamente,

ma

altres,

e forse maggior-

mente che non

si

creda,

come un vero

e proprio

movimento

etnico di emigrazione, dovuto alle condizioni infelici, in cui

l'Arabia versava dopo tanti millenni di continuo inaridimento.


Ci appare cos in un
il

aspetto

generale del tutto nuovo

fenomeno

di quelle

conquiste arabo-musulmane che avremo

a narrare in un prossimo volume. Noi vediamo cio che le


trib arabe continuavano a sentirsi

ognor pi a disagio nella

propria patria, e che

l'

inclemenza crudele ed implacabile del

clima sforzava sempre nuove trib ad emigrare, in cerca di


della loro

273 --

miglior sorte. Finch la Persia e Bisanzio furono all'apogeo

potenza militare, queste trib nomadi,

disunite,

discrdi, suddivise in unit piccolissime per l'aridit stessa

del paese, in

niun

modo poterono

spezzare la barriera di
le vie

armati e di fortezze, che chiudeva ostinatamente tutte

d'uscita dalla penisola a trib che fossero in assetto di guerra,


e tollerava solo immigrazioni lente e pacifiche.

Gon

l'andar

del

tempo per

le

deplorevoli condizioni politiche dell'Asia


le

Anteriore, in cui infuriarono per secoli

guerre fra Europei


di sta-

ed Asiatici, Greci e Persiani, permisero a molte trib


bilirsi sui confini

di essa e di penetrare,

sempre per come


e la Ba-

sudditi, entro la Palestina, la Siria, la

Mesopotamia

bilonide settentrionale

molti

immigrati erano nomadi, e

questi andarono a popolare regioni devastate e spopolate dalla

guerra (come fecero, per esempio,


la provincia pi

Taghlib

in

Mesopotamia,

danneggiata dai secolari

conflitti fra

Roma

e la Persia).

{Rapporti tra

moti arabici
facilitazioni,

e la rivoluzione islamica).

Nonostante queste
ranea, gli Arabi
disfare
in

di

natura anch'esse tempodifficolt a sod:

trovavano sempre gravi


il

pienamente
si

loro imperioso bisogno d' espansione

Arabia quindi

andarono accumulando

fra le strettoie

implacabili della miseria e della fame, ingenti energie umane,


le

ogni giorno pi urgentemente una immediata soddisfazione. Or proprio nel momento in cui i due Stati, che sbarravano l'esodo dall'Arabia, trovavansi,
nell'

quali richiedevano

regnante EracUo, impegnati


l'esistenza, lotta

ultima e suprema lotta per


le

che doveva stremarli entrambi di tutte

loro forze, proprio allora


la

Maometto incominci a predicare


le

nuova

religione.

Mentre cio da una parte

barriere dei

confini

indebohte e diradate dal caos pohtico perdevano


il

ogni forza di resistenza, spuntava in Arabia

germe primo
i8


di quella

274

mondo nuovo
le

potenza, dalla quale sarebbe nato un

e che

doveva come un uragano spazzare via

ultime resi-

stenze delle due civilt moribonde.

in

Quando la propaganda di Maometto di religiosa che era Mecca assunse in Medina una evoluzione schiettamente
dando origine
allo Stato militare pi

politica,

potente che

l'Arabia avesse mai visto,

allora
animi
:

al

disagio economico gi
conflitti

esistente vennero ad aggiungersi in


politici.

Arabia dolorosi

L'attivit

politica del Profeta acu

profondamente

la tensione genei^le degli

questa port allo scoppio


1

fragoroso della grande

crisi

nazionale dell'anno
a suo

1.

dell'Egira.

L'Arabia,
tutta in

come narreremo
di

tempo

e luogo,

si

trasform

un vasto campo
sangue
si

di battaglia,
all'

ma dopo

un tragico
in-

battesimo

trov

improvviso,

come per

canto, unita, gagliarda, fatta anzi irresistibile, sotto

un solo

e potente scettro. Alle trib balen allora spontanea e concorde, per quanto da principio inconsapevole,
l'

idea d'adol'

perare r immensa forza acquisita per infrangere


cerchia di ferro, che per tanti secoli
dele relegazione fra
serto. S forte,
tale
le
le

odiosa
in cru-

aveva tenute

miserie e
l'

gli

stenti continui del dele

fu

impulso aggressivo, che


la

trib
della
dal-

gi unite

all'Islam

non attesero nemmeno

fine

guerra

civile.

L'Arabia non era domata che a met


scongiuravano

l'Islam, e gi le trib dei confini, tanto di Bisanzio quanto


della

Persia,

il

Califfo di

Medina perch

si

unisse a loro per piombare


dell'Asia.
rifiutato
Il

insieme sulle ricche provincie

Califfo acconsent, forse


gli
i

anche perch se avesse


i

nessuno

avrebbe badato, e cos

primi musul-

mani varcarono
fratelli

confini quali famelici


le

predoni,

mentre

menavano ancora
Arabi erano, o
si

mani

fra loro nel

mezzogiorno
concordi,

della penisola.

Gli

sentivano,

forti,

uniti,

pieni

d'immenso

ardire, sospinti

dal pi crudele ed impla-

cabile dei bisogni, la

fame

dall'altra

parte Bisanzio e la


dei

275

AI comparire
degli

Persia non avevano pi n uomini n danari, erano privi

mezzi pi necessari
la

di

resistenza.

Arabi

vecchia barriera, atta sola a frenare parzialmente


fu

piccole incursioni di nomadi,


pidit,

travolta

con fulminea

ra-

appena che dinanzi ad essa vennero ad


di

urtarsi eserciti

agguerriti, ed abilmente comandati, sostenuti da riserve inesaurabili

uomini

pronti

battersi

con un

ardire,

al

quale

degeneri Greci e Persiani non erano pi avvezzi.


tutti
i

Noi abbiamo fiducia che a


che

nostri lettori verr,


la

come

venuto a noi, dopo quanto abbiam detto,


il

convinzione,
delle con-

fenomeno singolare

e tanto sorprendente
il

quiste arabe prenda ora cos


rale nel

suo posto logico e natu-

grande quadro storico dell'Asia, ed apparisca come

la fatale, inevitabile

conseguenza d'un grande processo

direi

quasi pi cosmico che umano, l'origine del quale, perdendosi


nelle tenebre

dei

pi

lontani millenni della preistoria, va

sino all'et che non appartengono pi


alla geologia.

nemmeno ad

essa,

ma

Dopo

le notizie

qui raccolte, nessuno, noi spe-

riamo, potr negare che lo studio del fenomeno arabo-isla-

mico non muti ora profondamente


tale, e

il

suo aspetto fondamen-

che una nuova vivissima luce non venga a proiettarsi


il

su tutto

problema

della genesi dell'Islam.

Le nostre

conclusioni, intanto, apportano


soli

una sorprenil

dente conferma a quanto,

pochi anni or sono,

Winckler

{MVAG.,

1901, IV, 37 e segg.) aveva con geniale intuizione

osato affermare, fondandosi su acute deduzioni provenienti

da quello che sappiamo intorno

alla storia dell'Arabia antica.

Egli cio, adducendo validi argomenti, che non possiamo qui

nemmeno
la civilt

riassumere, ha sostenuto che in epoche assai remote

araba fosse ben pi progredita

di quello

che non

apparisca in Arabia quando nacque l'Islam: egli ha confutato


l'errore di credere la civilt

araba antica limitata


trovate in

al solo Je-

men, ed ha affermato che


Higr, in al-Ula e

le iscrizioni

Tayma,

in al-

le notizie di

fonte assira .sugli Stati arabi del

276

come l'Arabia
nei

settentrione, stanno a dimostrare

due

ul-

timi millenni avanti Cristo fosse divisa fra vari Stati potenti,
ricchi e relativamente civili, dediti parzialmente al

commercio
a

ed all'agricoltura. Quindi l'acuto e geniale semitista tedesco

ha felicemente sostenuto una


dire

tesi di

grande

rilievo, vale

che l'Arabia contemporanea


si

come

creduto finora,

Maometto non fosse, un paese che emergeva lentamente


di

da uno stato primitivo


lare decadenza.

di barbarie,
infelice,

bens una regione che

languiva in deperimento

ultimo stadio di una seco-

Tale concetto,

il

quale trasforma

le

nostre idee sull'Arabia

preislamica e sulle ragioni intime dell'Islam, non appariva

per nel prelodato lavoro del Winckler


cente, per quanto fosse geniale e profondo
la
:

in

forma convind'Arabia, osta-

rimaneva sempre

grave

difficolt delle condizioni geo-fisiche

colo insuperabile all'affermazione che l dove ora stendonsi


sconfinati deserti, privi d'acqua e di vegetazione, avessero

potuto sussistere potenti Stati con popolazioni numerose,

operose e ricche, dedite ad un grande e continuo scambio


di merci. Egli

stesso

(1.

e, p. 38) ha sentito la forza dell'ob-

biezione ed ha cercato di confutarla, sostenendo che dopo


tutto l'Arabia

non

quel deserto

che noi crediamo.

Ma

una

siffatta tesi
i

o giustificazione non

scorrere
cersi

viaggi del

Doughty

in

pu regg'ere, e basta Arabia deserta per convinesistite le stesse

che in quel paese, se in antico fossero

condizioni odierne di suolo e di clima, ogni civilt sarebbe


stata impossibile.

Ora invece con


nel vero

il

sussidio della geologia

noi veniamo a stabihre che l'intuizione felice del Winckler


assolutamente
;

e con la luce di questi


e vastissimo

nuovisdi ri-

simi dati,

apresi
ci

ora un

nuovo

campo

cerche, che

pu preparare molte sorprese.


accinto

A quali sorprendenti conclusioni tale studio potr condurre


nessuno pu dire ancora, perch nessuno ancora
a
siffatta
si

impresa:

la tesi del

Winckler troppo recente


perch
sua.
la

277

avuto
il

scienza orientale abbia

tempo

di

farla

Noi vediamo intanto per quanto siano

stati in

errore
i

quei biografi di Maometto

e quegli storici dell' Islam,

quali

s'illusero di poter narrare e spiegare la genesi dell'ultima

grande fede semitica con


mane.
Il

il

solo sussidio delle fonti musul-

Winckler

nella sua

menzionata memoria aveva gi

detto parole assai dure all'indirizzo di quella classe emerita


di

valenti

orientalisti,

che tanto ingegno e tanto tempo


poesia araba antica, credendo

hanno dedicato

allo studio della

di scoprire in essa

la descrizione fedele della

vera Arabia,

procreatrice dell'Islam.
forse

non

esenti
il

probabile che queste sue critiche, da qualche esagerazione, abbiano avuto per
in cui si finora tenuta la sua

conseguenza

poco conto,

nuova

tesi, la

quale pure sconvolge tutto quanto noi abbiamo

finora saputo e

immaginato intorno all'Arabia preislamica. A noi sembra pertanto che la sua idea non solo sia corretta, ma che il Winckler stesso non ne abbia forse potuto

nemmeno

lui

valutare tutta l'importanza e tutte le con-

seguenze. Noi vediamo ora come l'antico concetto che l'Arabia


fosse quasi un'isola inaccessibile, tagliata fuori dalle vie storiche, in

mezzo

alle civilt

antiche

dell'

Asia, isola in cui una

razza geniale di uomini era rimasta lontana dalla vita politica,

e quasi estranea all'intiera vita

morale ed

intellettuale

dell'Asia antica, sia un concetto profondamente errato. Gli

un popolo infante che tenta emergere dalla sua barbarie primitiva, ma bens una stirpe immiserita, rovinata moralmente e materialmente dal
Arabi
di

Maometto non sono

gi pi

mutamento implacabile

delle

condizioni chmatiche, e

che

cerca di spezzare, con l'ultimo anelito dell'antica energia, le


catene della sua prigione. Ci significa che dobbiamo mutare
tutto
il

nostro

modo

di

vedere riguardo agli Arabi antichi,

rifare tutto lo studio dell'Arabia preislamica.

Noi dobbiamo ritenere che

in

un tempo

assai lontano

una

grandissima parte della popolazione dell'Arabia occidentale


dizioni

27S

fosse agricola e sedentaria, colta, civile e ricca

che

le

con-

sempre peggiori del clima abbiano


le

alla

lunga radi-

calmente tramutato anche

condizioni politiche del paese.

La popolazione

agricola e sedentaria, per la sempre crescente


;

penuria delle acque, dov o perire o migrare

e le stirpi

nomadi, che prima erano

la

minoranza, divennero quasi unile

camente

le

padrone del paese, come quelle che, essendo

sole a poter sopportare le

nuove condizioni, occuparono

paesi

abbandonati dai loro consanguinei.


giustamente suppone
il

probabile anche,
e, p. 39), che
i

come
popo-

Winckler

(1.

nomadi,

mossi dalla fame, divenissero sempre pi molesti


lazione sedentaria e con

alla

le loro costanti aggressioni, contri-

buissero

potentemente ad espeller questa dalla penisola, e


nelle condizioni poHtiche del

parzialmente anche a distruggerla. Tale supposizione trova

una speciale conferma

Jemen

all'avvento dell'Islam, perch l noi

vediamo

la

popolazione

nomade assolutamente immiserita


abitanti
delle citt. In
tutti

vediamo questi nomadi


gli agricoltori e gli

che per vivere assalgono e depredano


tal

modo

la storia

jemen ica

riassuprei-

merebbe
cos

gli

avvenimenti dell'evoluzione storica e


dall'

storica, attraversati

Arabia preislamica, a un dipresso

come

la vita dell'individuo

umano riassume

e riproduce

tutta l'evoluzione organica della specie.

Molte

altre

e di

non poco momento

sono

le

consi:

derazioni che da queste conclusioni noi


ci

potremmo dedurre

limiteremo per ad alcune. Innanzitutto noi possiamo sta-

bilire

come,

in et remotissime, la razza semitica sedentaria

fosse in
e che la

Arabia gi nettamente
in

distinta
e

da quella nomade,
di

prima emigr dalla penisola

inond

Semiti l'Asia
:

Anteriore
presso,

proporzione pi forte della prima


la

solo in ap-

quando

popolazione arabica sedentaria fu pressoch


si

tutta o distrutta o espulsa, le migrazioni

composero quasi

esclusivamente
ai

di

nomadi.

Il

poco divario che noi troviamo

tempi

di

Maometto

fra sedentari e

nomadi non deve quindi


considerarsi
classi,

279

dei

come un

principio di differenziazione fra le due

ma
la

piuttosto

come un regresso graduale

primi

verso

condizione dei secondi,

perch l'Arabia offriva


so-

oramai una dimora sempre pi ingrata ai sedentari, e


lamente possibile per
i

nomadi.
per noi di rilievo anche mag-

Un'altra considerazione,

giore, che, vista sotto questa luce, l'attivit riformatrice di

Maometto apparisce non gi come il tentativo di sollevare un popolo dal letargo barbarico primitivo, ma quale impulso
incosciente verso
il

ricupero di beni e di

felicit perduti.

Ac-

quistano cos, inattesamente, un significato tutto particolare


le

ripetute espressioni quraniche, con le quali

si

pretende che

l'Islam
antica.

non

fosse

una fede nuova,

ma

il

ripristinamento d'una

Venendo ora

a parlare delle imprese di

Maometto
noi

noi arriviamo al punto principale della questione che questa

nostra digressione ha per scopo precipuo

di

chiarire

collochiamo cio
storico
mitica.
in

la

genesi
alle

dell'

Islam nel suo vero posto


se-

rapporto

vicende millenarie della razza

derare pi
dette
il

La propaganda di Maometto non si pu dunque consinel senso eroico che le come la causa personale

Carlyle

suprema e
come
il

finale dei maravigliosi eventi


;

svoltisi

da

essa, e

che ora prenderemo a narrare

ma va
il

bens
altre

considerata

modo ed

il

mezzo con

quale
la

cause assai pi complesse e pi vaste trovarono


fatti.

loro

espressione nei

Ne
alto

viene di conseguenza che l'Islam

decade cos dal suo

rango storico e diventa ragione


pure

quasi secondaria, diventa l'istrumento, sebbene potentissimo,


di

cause infinitamente pi vaste e complesse,


la storia

le quali,

abbracciando tutta intiera

dell'Asia e del

mondo,
delsin-

erano finora sfuggite agli orientalisti ed agli


l'Islam.

storici

La propaganda

religiosa

di

Maometto

fu

un

tomo, fu una manifestazione locale, direi quasi personale di

uno

stato generale d'infelicit etnica, di

un disagio morale


con
lo

28o

il

ed economico, per comprendere

quale occorre abbracciare

sguardo tutta
il

la storia antica dell'Asia.

L'irrequietezza,

malessere generale dei

suoi

coetanei

trov un'eco nell'animo del Profeta d'Arabia, e prendendo


in lui, per le

tendenze particolari dell'animo suo, un


lo
i

indi-

rizzo

pessimista e religioso,

sospinse a predicare una

fede migliore dell'antica.

Ma

suoi primi tentativi dimostra-

rono

l'errore, in cui egli era

caduto

mali che tormenta-

vano l'animo arabo non erano


sollievo

di quelli cui

potesse recar
dot-

un mutamento soltanto
Il

spirituale,

una nuova

trina religiosa.

popolo arabo era ancora troppo ardente


potesse contentarsi di simile panacea:
docile

e vigoroso, perch
la religione, in

quanto
il

rassegnazione

alla

volont

di Dio,

pu essere

supremo

rifugio di popoli fisicamente

esausti,

come

lo

prova

la diffusione
;

del Cristianesimo nel


le

degenere impero romano

ma non
e

basta a lenire

soffe-

renze di popoli ancora pieni di vitalit e ansiosi di godere.

Fuggendo

perci da
la

Mecca

venendo a Medina, Maometto


al

comprese meglio
rimedio; onde
il

natura del male,

quale cercava un

predicatore religioso divenne inconsapevol-

mente
il

il

creatore di uno Stato militare, che egli intu essere


le sorti

solo

vero mezzo per migliorare


lui.

di quelli

che

si

associavano a

Non
che
egli

per tanto
e
si

nemmeno Maometto

vide

tutta intiera

la verit,

illuse sulla vastit e

sull'intensit del male,


d'

aveva voluto guarire. Egli non comprese

aver

creato un organismo politico,

unito e disciphnato, che do-

veva,

a sua insaputa, e dopo la sua morte, servire


alle quali egli

come

istrumento di cose,

non aveva mai nemmeno

pensato. Noi intendiamo chiaramente

come

egli alla fine della

alla testa d' un movimento, su cui non aveva pi dominio, che superava tutto quanto egli avesse mai sognato, e che, per la sua et
si

sua carriera

sentisse balzato dal destino

avanzata, e per

la indebolita salute,

egli

non aveva pi ve-


runa voglia
di capitanare.

28l

ma
lo

Negii ultimi due anni Maometto


bens

ag perci non pi come un incitatore,

come un
certalui fu

moderatore, e la sua scomparsa signific


della

scatenamento

grande tempesta, forse da


e fors'

lui

intuita,

ma non

mente desiderata, anzi

anche temuta. Morto

perduto ogni ritegno, e l'Arabia tormentata da tante profonde e contrarie passioni, esasperata da un malessere universale, che nessuno

sapeva ben
si

definire,

ma

che

tutti sen-

tivano profondo e doloroso,

abbandon
la

alla pi

spaventosa

convulsione politica di tutta

sua

storia.

Ai

suoi

successori

compagni Maometto
la

lasci

una

terribile eredit, per

conservare

quale occorrevano uodifetto, e,


li-

mini di grande

virt. Questi

per non fecero

beri oramai dall'influenza moderatrice del Maestro, con geniale ardire, affrontarono l'arduissimo

problema

e lo risolsero

stare la pi

con una energia ed una sagacia, che ancor oggi deve degrande nostra maraviglia. Retti da loro, gli

Arabi furono prima


l

uniti in

un

fascio
i

solo e poi guidati

ove da secoli
dai

l'

istinto

sospingeva

Semiti

cercare

scampo

sempre

cresciuti tormenti della patria primitiva.

Gli Arabi,

appena consapevoli
precipitando

della forza acquisita dal-

l'unione, con impazienza febbrile


li

si

slanciarono sui confini,

varcarono,

come

bufera

sopra un

campo

di grano,

ed assalirono con stupendo, quasi pazzesco, ardire


conosciuto.

tutto

il

mondo

Le conquiste arabe furono quindi


dalla teocrazia
si

una vera emigrazione armata, resa possibile


fondata da Maometto. Gli Arabi
del

gettarono sulle ricchezze

mondo
si

a loro negate per tanti secoli,


:

come

avvoltoi

af-

famati

gettano sulla preda

si

slanciarono in primo luogo


le

per uccidere, e predare, e sfogare

loro

accese passioni;

ma
le

appena ebbero varcati

confini e assaporate le gioie e

ricchezze del

mondo

fuori d'Arabia, pi

non

si

curarono

della squallida patria lasciata, e la


in vera e propria

immane

razzia

si

tramut

immigrazione conquistatrice, operata da

282

uomini bramosi anche, per millenario digiuno,


di scienza e di grandezza.

di

dominio,

In
spinti

altre

parole essi ripeterono le

medesime

gesta, soi

dalle

medesime
dal

ragioni,

che avevan mosso


avanti
Cristo

loro
poi.

avi

preistorici

sesto

millennio

in

Le conquiste arabe sono


quale
il

l'ultima delle grandi migrazioni se-

mitiche dalla sede primitiva della loro razza, di quella alla

mondo

civile debitore della pi elevata e nobile

di tutte le religioni.

Le conquiste arabe sono anche

l'ultimo

disperato tentativo di ristabihre l'egemonia semitica in Asia:


sar forse anche l'ultimo per sempre, poich la matrice feconda
dalla quale tante famiglie successive di popoli
si

sono river-

sate sul

mondo

civile,

si

oramai esaurita, e pi da essa


infinite,

non potranno venire quelle turbe


ranti di vita, che
mitico. Gli
s

gagharde, esubeil

ripetutamente rigenerarono

mondo

se-

eventi che avremo

a narrare nei presenti

Studi
la

formano
d'

l'alto

ultimo e forse pi glorioso e


millenario,

commovente

un immenso dramma

che abbraccia tutta

storia dell'Asia occidentale.

{Caratteristiche generali dei popoli semiti e loro correla-

zione con

il

clima d'Arabia).
:

stata lunga, io temo, la


in

mia esposizione

a volte forse

ho divagato

campi appa;

rentemente molto remoti dal nostro argomento

ma

credo

e spero che anche le divagazioni abbiano contribuito al voluto scopo, nonostante le lacune e le imperfezioni del

mio

lungo discorso. Sarei heto se potessi lusingarmi d'aver dato


al lettore

un concetto nuovo ed ampio


deserti,

della

grande sfinge

storica

l'Arabia antica che, sepolta ancora nel

mutismo miin se
il

sterioso dei suoi impenetrabili

asconde forse

tanti maravigUosi segreti, tante stupefacenti sorprese per

viaggiatore, l'archeologo e

lo storico dell'avvenire.
al

L'Arabia

un nome che ancor oggi suona

nostro


ferrabile e indefinibile

283

che sembra sfidare


i

orecchio con un'armonia piena di poesia, di mistero, di inafbellezza,

noti

orrori del suo clima e l'ostilit

indomabile dei suoi

fieri

belUcosi abitanti: perci io spero non sar riuscito a tedio per 1' aver chiarito la caratteristica singolare di questa il lettore

grande matrice

di

popoh,

di quel

seno fecondo dal quale

con parto quasi perenne sono venute alla luce della storia ed alla conquista del mondo una gente appresso all'aUra.

La maraviglia che desta quest'opera

moltipUcatrice del

tavoliere arabico, si accentua quando indaghiamo meglio le caratteristiche singolari comuni a tutte quelle genti che
la

madre Arabia mise


dopo
la

al

mondo con

tanto retaggio di docio


dei popoli se-

lori e di alti destini: le

caratteristiche

miti, la razza,

ariana, pi prodigiosa,
i

tanto per le

sue virt quanto per


faccia

suoi

difetti;

e nel riflettere che si

a questi

ed a quelle, sopratutto dopo uno studio

quale abbiam tentato nelle pagine precedenti, offresi spontanea un'altra domanda. Se vera la intima correlazione tra

cHma

e razza

come

io

credo ninno possa negare

non

forse l'Arabia la ragion principale della virt e dei difetti

della razza semitica, la plasmatrice della

grande intelligenza

collettiva di essa, della sua mirabile coscienza religiosa, della sua ingenita crudelt di animo, della sua insaziabile, aspra,

avidit di guadagni, della sua irruente sensualit?

Non

opportuno ora soffermarsi ad enumerare


la

difetti,
il

ed a cercare

correlazione esistente tra

il

clima ed

ca-

rattere dei popoli semitici,

adducendo prove

e considerazioni

sull'argomento, sfiorato appena dal

Renan

nella introduzione

alla sua Grammatica comparata delle lingue semitiche. Io mi contento qui di rendere omaggio alle forze naturah, merc le quali l'Arabia plasm i suoi abitanti come niun'altra terra

plasm

suoi

figli,

e ne fece uomini che, nonostante lo stu-

pendo una

trionfo della razza ariana,

hanno

in

mano

destini di

parte assai cospicua dell'

umanit ed influiscono, per vie


indirette, sopra
i

284

destini

anche delle pi potenti famiglie

ariane del nostro tempo.

Una

parte della razza semitica ha


le

saputo con mirabile intuito adattare

sue pi

fini

virt alla

debolezza della razza ariana e merc l'arma


riosa,

sottile,

miste-

ma

d'incalcolabile efficacia, della finanza, riuscita a

stendere una rete invisibile, che nulla pu frangere e che

avvolge con maglie pi o meno larghe


della societ

la

parte migliore

moderna.
di cui gli

Ora questo popolo,


migliori,

Ebrei sono uno dei rami

deve

in larga parte alla

madre

terra

Arabia

le

sue

virt d'intelligenza, d'adattabilit a tutte le pi avverse condizioni, e di tenacia conservatrice di

carattere, fede e sen-

timenti, quali nessun altro popolo al

mondo ha posseduto

in

eguale misura.
]\Iadre bella, crudele e spietata, l'Arabia accolse a turbe
infinite gli

uomini nel suo grembo, quando era nella sua

lieta

giovinezza, avvolta in manti di verzura e in molli nebbie e

nubi

irroratrici

ma

poi invecchiata, impoverita, inaridita e


aspri, taglienti, forti

riarsa,

ne fece uomini nuovi,

d'animo

e di mente, avidi nel godere, crudelissimi verso le sofferenze


altrui,

e quindi

li

cacci da s, gli uni appresso agli

altri,

minacciandoli di orribile morte se non partivano.


spirito crudele, duro, egoista e

Or questo

superbo

si

rispecchi appunto

nella fede semitica: la fede d'Israele antica, di Assiria, di

Babilonia, della Siria e

della

Fenicia tutta imbevuta di


di

questo poderoso egoismo, assetato

ricchezze e di godi-

menti, sitibondo di lotte e di sangue.

Presso
divinit

la

maggioranza dei Semiti

nomi

di

venerande

hanno servito come velo


mani

e pretesto

per ogni specie


il

di iniquit. Gli Dei, nelle

dei Semiti, dice

De Morgan

e con fondamento di vero, sono stati sovrattutto istrumenti di


odio, di vendetta e
di

rapina.

La

crudelt e la sensualit

feroce sono istillate nel loro sangue, forse dall'arsura crudele dell'ingrata

madre che

li

gener.

La

crudelt degli Arabi

285

sarebbe
si

antichi, dei Canaaniti, dei Fenici, degli Assiri e degli Ebrei

un

fatto storico,

n qui

vi

alcun

vantaggio
in

di

elencare gli innominabili orrori che


della divinit.

commettevano

nome

Questa

fu

un comodo pretesto per sodisfare

con gl'interessi apparenti d'una giustizia soprannaturale, e di un vantaggio collettivo, le pi spaventose brame sensuali

ed egoiste degli individui, che

si

arrogano

il

diritto

di entrare in

comunione con

le

divinit.

queste parole, che potrebbero sembrare

ingiuste e
di

ostilmente parziali,

sono semplici manifestazioni


fatti.

senti-

menti; sono pure affermazioni di


verit due gravi macchie,
i

Semiti hanno in
altari,

sacrifizi di

sangue sugli

dove erano spietatamente spacciati non solo animali da macello,

ma

in antico quasi

zioni sacre per

ambedue

sempre vittime umane, e le prostitusulle quali avremo ad intrati sessi,


in

tenerci fra breve nel nostro studio sui precedenti dell'Islam.

Ma

quegli stessi

Semiti che offrivano


il

olocausto

il

primo nato a Dio per assicurarsi


beni, che,

favore divino sui propri

come

atto di lieto

augurio, sgozzavano un neo-

nato e

lo

seppellivano sotto la prima pietra di fondazione

della propria dimora, che seppellivano vive le loro figliolette,

appena

nate, nel deserto, che


farsi

mandavano
deflorare

le figlie

giunte a

pubert a

pubblicamente

nei santuari della

Siria e costringevano la moglie a prostituirsi

una volta

al-

l'anno per offrire al Dio

il

frutto

della
:

vendita delle loro

carni e del sacrificio del loro pudore


dico,

quegli stessi uomini,

harmo creato
il

le

pi antiche civilt del

mondo, ed hanno
si

avuto del Dio

concetto pi elevato che l'umanit

sia

mai potuto foggiare.

Sono
dinanzi
ai

questi

singolari

contrasti
il

della

natura umana,

quali lo storico ed

filosofo si
il

soffermano per-

plessi nella

vana ricerca

di

spiegare

mistero.

Tutto questo singolare connubio


e di alto sentimento religioso

d' intelligenza, di ferocia

venne dalla natura

fisica del-


l'Arabia, che

286

form

gli

uomini duri
deserti;

di

animo e

di

corpo
figli

come
partiti

le

rocce dei suoi

e che

quando

suoi

eransi disfatti

ed

infiacchiti col contatto di nazioni


di fresco

pi molli,

mand

altre

ondate d'umanit semitica

conio a mantenere vivo lo spirito antico. Cos alcune qualit


della razza rimasero incancellabili
;

e se

il

mellifluo e timido

Ebreo

della finanza internazionale e le degeneri vittime


.<

degU

eccidi russi e polacchi, nei


dissimili

pogrom

czaristi,

sono molto

da quegli
la

Israeliti

bellicosi di cui

leggiamo nella

Bibbia durante
dei Giudei

conquista della Palestina, e nella rivolta

contro

Roma

imperiale, pure qualche cosa del

primo ed incancellabile stampo rimane ognora.


Questa
nelle
insita tenacia

morale e

fisica la

nota dominante

vicende storiche della razza,


sia

la

quale in qualunque

luogo

giunta, nel fondersi con

altri popoli,

ha da questi
si

preso assai

meno che non


i

abbia dato.

Dovunque

pro-

pagata la razza semitica, essa ha plasmato a sua

immagine
la

ed a sua foggia
sua lingua,
i

popoH con
costumi e

cui
la

si

unita,

ha imposto ha

suoi

sua fede; e se ha adottato


li

moltissimi prodotti morali d'altre razze e nazioni,


sformati per adattarli al suo genio,
li

tra-

ha

semitizzati .

Do-

vunque questa razza ha messo piede anche


soggetto, niun'altra gente

come popolo
ne assor-

ha potuto

sopraffarla,

birla; nella lotta incruenta d'influenza essa ha sempre trion-

fato

il

suo tipo etnico, ed

prodotti pi elevati del suo genio


tutti
i

sono sempre sopravvissuti a


trionfante di

domini con una forza


nostra pi alta mara-

resistenza

che desta

la

vigha. Cos, per citare due soU esempi, noi vediamo la razza
israehtica diffusa in tutto
tradizioni
e
il

mondo

serbarsi fedele alle sue

conservare

una fisionomia etnica che ancora


nonostante
i

immediatamente

la fa riconoscere

mille e mille

incroci. Cos parimenti la regione

semitica dell'Asia Ante-

riore rimasta sempre semitica, sebbene da un millennio prima della storia, dai Sumeri del 6000 avanti Cristo, sino


ai

287

il

Turchi del tempo nostro,

quasi ogni razza sotto

sole

sia scesa in
sorbirlo.

questo bacino semitico ed abbia tentato


nulla valso a cancellarlo, ed
il

di as-

Ma

tipo semitico,
il

la lingua, e la fede semitica

hanno sempre

sopraffatto

tipo,

la lingua, e la fede dei nuovi venuti.

Se poi
con

ci

soffermiamo a considerare
sulla

razza semitica abbia influito


i

storia del

come e quanto la mondo intero


abbiamo
in
le fedi se-

prodotti morali del suo genio nazionale, se

presenti

che cosa han significato per l'umanit

mitiche, Cristianesimo ed Islamismo, sebbene

tra loro

perpetuo
stupore

conflitto,

e di

non possiam sottrarci a un senso di vero non esagerata ammirazione. La fede semitica,
di

nelle sue

forme e caratterische pi spiccate

Giudaismo,

Cristianesimo ed Islamismo, non solo domina la miglior parte


del

mondo,

ma con

il

continuo estendersi e con


la

il

moltiplicarsi

prodigioso dei suoi proseliti avr sotto

sua influenza, in un

g-iorno non pi molto lontano, pi che met dell'uman genere.

Tali resultati prodigiosi

si

debbono

alla

posizione unica al

mondo

della sede originaria e centrale delle stirpi semitiche,

l'Arabia, ed al carattere ed al genio della razza che le condizioni


della patria primitiva nella psiche. I

hanno ormai inseparabilmente innestati Semiti debbono le forze maggiori della loro
bene che
in male, alla loro patria di

anima
difesa

etnica, tanto in
il

che

mai ha conosciuto

giogo umiliante

un padrone

straniero,

come

fu vittoriosamente dalla tenacia indomabile dei

suoi

figli

e dai rigori

anche pi indomabili del suo clima.


nel

La guerra odierna
delle regioni attorno

Jemen

le

condizioni politiche

alle Citt

Sante

di

Mecca

Medina,
Califfo

stanno ancor oggi a dimostrare come

nemmeno un

musulmano, quale

il

Sultano di Costantinopoli impropria-

mente pretende
autorit

di essere,

pu affermare sull'Arabia

la

sua

dopo quattro

e pi secoli di vani tentativi.


fatto

Questo seguirsi speciale delle vicende semitiche ha


s che
il

ceppo originario della

razza,

quantunque sempre

in condizioni di coltura

inferiore

rispetto

alle

nazioni che

l'han circondato, sia potuto rimanere indifferente a quanto

avveniva attorno ad esso.

Anche

se

suoi
il

figli

oltre

confini sono a volte caduti


la fonte

per secoli sotto

dominio straniero,
pura ed

prima originaria
con
l'

della razza potuta restar

intatta, e

invio di

novelle forze genuinamente semitiche, tante volte riuscita

domini non semiti e restaurare l'egemonia politica e morale dei figU d'Arabia. Cos fu ai tempi del primo Sargon e Naram-Sin nel 4000 avanti Cristo: cos
ad abbattere
i

torn ad essere per

la

quinta o

la sesta volta sotto

succesin-

sori del Profeta Maometto. Perci

lo studio
il

che noi ora

traprendiamo ha, come gi


essere
passato,

si

disse,

merito speciale di
pi

uno sguardo lanciato negli


tanto

abissi

remoti
secolo

del
ci

che

le

conquiste

arabe del

VII

appaiono quale ultima ripetizione od immagine recente di quanto avvenne gi tante volte neh' et trascorse, nel 4000
sotto Sargon,
Assiri,

nel 2000 sotto


i

Hammurabi,
sino
ai

e poi

sotto

gli

sotto

Caldei e via via

tempi di cui ora


svolse

dovremo lungamente intrattenerci. Prima per di narrare gh eventi


una
e'

storici

con cui

si

delle maggiori rivoluzioni pohtiche e rehgiose della storia,,


di descrivere

incombe l'obbligo

un poco pi minutamente

le

condizioni geografiche e politiche che esistevano in Arabia,

particolarmente in quella occidentale, quando Maometto incominci a predicar la sua fede. La quale riappar vera-

mente per l'Arabia, come per


semitiche,
oggi,
l'ultima

destini

di

tutte le genti

parola

di

Dio

onde noi possiamo


sintetico

dopo aver abbracciato con fuggevole sguardo

la pi volte

millennaria storia dell'Asia Anteriore, ripetere,


:

con pi profonda ammirazione, il giudizio del vecchio PUnio Arabia gentium nulli post ferenda !

III.

L'Arabia e

gli

Arabi dei tempi

storici.

La

psicologia delle grandi vittorie

musulmane.

La

penisola arabica, quale stata ridotta dal lento inatriste

ridimento della superficie terrestre, un ben


la cui descrizione

paese;

dopo quanto

sommaria non richieder molte altre parole, stato esposto nei due capi precedenti.

Abbiam
quale un

gi detto

come l'Arabia
da un

si

possa considerare
la cui

altipiano inclinato

lato,

lunga linea

bagnata dal Mar Rosso


vece che tocca
la

la parte pi elevata, e quella inle

Babilonide e lambisce

acque del Golfo

Persico ne la parte pi bassa.


che,

di

bene per aggiungere


l'al-

meno

in tre punti, di cui discorreremo tra breve,


la

tipiano non prende mai

forma

una catena elevata

di di

montagne. Vista dal Mar Rosso, l'Arabia ha l'aspetto

un paese

assai

montuoso;

ma

questa in parte un'illusione,

perch quelH che sembrano monti altro


fianchi erosi del

non sono che

erge assai

rapidamende dal
il

grande tavohere o altipiano centrale che si Utorale. Nell'epoca remota delle


fianco scosceso dell'altipiano fu tagliato e

grandi pioggie,

frastagliato in mille foggie dall'erosione delle

acque piovane.

Penetrando attraverso
il

la linea costiera dal


si

Mar Rosso verso


si

centro

della

penisola,

sale

molto rapidamente, e

arriva

poi,

a non grande distanza dalla

costa, allo sparti-

acque, donde in direzione nord-est l'Arabia stendesi

come
19

290

una immensa pianura ondulata, finch scende, con dolce


pendo, alla Babilonide ed al Golfo Persico.

Le poche montagne sparse qua


non sono per
lo

e l nel piano

('),

e che
il

pi che cime isolate, in nulla modificano

carattere fondamentale della penisola.

Dobbiamo per

far eccezione

per tre punti che non cordescrizione.

rispondono esattamente a questa

Al principio
fatto

settentrionale della linea Htoranea del

Mar Rosso, abbiamo


si
;

quella regione assai montuosa, detta Midyan, di cui

frequente menzione nel capo precedente

una

striscia

poco

larga, nella quale alcune vette arrivano a considerevole altezza.

Siccome oggi per essa giace remota dal corso predistrutta

sente delle correnti aeree umide, cos langue adesso lenta-

mente

da intensa aridit
il

il

clima varia ben poco da

quello di tutto

resto del littorale.

Ben
minare
i

diverse sono le condizioni, quando passiamo ad esa-

due

alti
il

gruppi

di

montagne,

ai quali

abbiamo gi

fatto allusione,

Jemen

e l'Umn. Queste

due regioni sono


si

assai pi
alle

elevate del paese circostante, e

trovano poste

due punte estreme delia penisola


distese

in cospetto delle im(^).

mense

acquee dell'Oceano Indiano

Esse sorgono

come due immense rocche

l'una all'estremit meridionale del

(') Le due eccezioni pi notevoli sono: i' Le due lunghe montagne parallele Agia e Salma, nel Nagd settentrionale, luogo di dimora, ai tempi di Maometto, della grande trib dei Tayy, regione dove si trovavano pi celebri cavalli di puro sangue arabo. 2 Il lungo
i

gruppo montuoso molto frastagliato della Jemmah, a mezzod della valle Wadi al Rummah, paese ancor oggi pieno di valli feraci e di popolazioni agricole. Vivente Maometto era la sede della grande trib dei Hanifah, decimata dai musulmani nel 12. ., durante la conquista d'Arabia. Oggi il centro politico della celebre setta Wahhabita, che
al

principio del xix secolo

sola araba,

ma

fu poi

si era resa padrona di quasi tutta la penimilitarmente infranta dal genio bellico di Ibrahim

Pasci.
II

Jemen anticamente includeva


il

prendeva tutto

l'Asir dei tempi nostri e compaese dal mezzod di Mecca fino all'estrema punta


littorale

291

come
delle
sentinella, all'ingresso

occidentale,

e l'altra,

del Colfo Persico.

La

configurazione

speciale

due provincie,

la

loro felice posizione presso all'Oceano Indiano, le

molto distinte dal rimanente della penisola


principio dell'estate viene la stagione dei

rendono quando cio al


e dall'O-

monsoni
le
l'aria,

ceano

si

avanzano con

soffio

forte

continuo

correnti

aeree sature di umidit bevuta dal mare,


della temperatura dei

al contatto
il

monti pi freddi, precipita

vapor
il

ac-

queo

e lo rovescia in pioggie copiose, che alimentano

paese
in-

di ricca

verdura e permettono agli abitanti di coltivare


le terre

tensivamente
delle valli.

feraci sui fianchi dei

monti e nel fondo

Invece

in tutti gli altri

punti della penisola

le

correnti

aeree umide non incontrando alcun ostacolo abbastanza ele-

vato da arrestarle e da costringerle ad abbandonare alla terra


il

liquido prezioso
di
si

nel passare sopra le distanze sterminate

di sabbie e

roccie

arroventate dal sole,

per effetto del


si di-

calore, esse

sollevano sempre pi in alto e l'umidit

sperde nello spazio. Solo d'inverno e pi raramente in

pri-

mavera
si

e in autunno, del

quando

le notti

pi lunghe raffreddano
e l rare pioggie, o

la superficie

deserto,

cadono qua

scatenano violenti bufere.

volte la pioggia viene gi

in

forma

ciclonica, a secchi

le varie valli si

trasformano

al-

lora in turgidi torrenti, neri di sabbia e di terra, e portano

via tutto quello che

si

trova sul loro

cammino
i

non

di

rado

questi acquazzoni sono cos

improvvisi e

terribili

che pi

d'un Beduino incauto vi ha perduto


In
forti

bestiami e la vita.

Medina

Califfi

dovettero costruire ripetutamente

argini per riparare la citt dal torrente

piovano che

meridionale della penisola. L'Asir o la met settentrionale del Jemen ha l'elevazione dei monti minore di quella dei monti jemenitici, e quindi

non gode che


vero.

in

parte dei vantaggi del clima semitropicale del


nell'Asir

Jemen

Le pioggie

sono assai meno abbondanti.


traversa
i

292

piena
le

sobborghi

nei giorni di

acque hanno
In Mecca,

minacciato sovente di travolgere anche

le case.

ove

la valle

estremamente angusta,
assai

il

pericolo delle piene


ci ita

stato

sempre

grave e nella storia della

abbon-

dano

le

memorie d'inondazioni improvvise, che asportarono

non
pi

solo case private,

ma

anche alcune parti del santuario

che sorge, come diremo

fra breve, in

uno dei luoghi


dolorose
il

abitati

infelici della terra e

pi esposti alle
secoli,
il

miserie

della vita. Negli ultimi

due

xvill e

xix, queste

grandi piene

si

son fatte molto

meno

frequenti, e

mai giunsiti
:

gono
tati,

violente quanto nel passato.


effetti

Tranne che

nei

abi-

gli

delle

piene sono molto passeggieri


il

dopo

poche ore
s

di tempesta, ritorna

bel tempo, e spesso le acque


valli superiori,

abbondanti e minacciose nelle

sono avida-

mente bevute
ben raro

il

dalle aride sabbie delle vallate inferiori,

onde

caso che la piena arrivi sino

al

mare. Tutta
infiniti

l'acqua scompare assorbita dal suolo inaridito e va per


canali sotterranei a rifornire le misere sorgenti e
Siffatte bufere
al
i

rari pozzi.

sono pi frequenti nelle regioni prossime


rare,

mare; pi penetriamo nell'interno pi sono


il

e nei

due centri sabbiosi,

Dahna

il

Nafd,

si

pu

dire che

non

piova mai. Se cade qualche goccia, ci avviene in quantit cos

minima, che non arriva quasi

nemmeno

a inumidire

il

suolo.

Tanta scarsit
parzialmente, per

di

acqua piovana ha ridotto l'Arabia ad


di roccie e di sabbie, sul
le

un immenso tavoliere

quale solo

brevi periodi, durante

poche pioggie

autunnali e primaverili, stendesi un fallace manto di verdura,

non gi a prato come da


qua, una
l.

noi,

ma

a pianticelle separate, una


i

Anche
nutriti

nella stagione migliore

bestiami per

essere ben

devono faticosamente percorrere, pascointerne


della

lando, molti e molti chilometri.

Nelle

parti

pi

penisola

la

vegetazione
al-

precaria e temporanea diviene ancora pi scarsa, ed in

cune immense distese centraH scompare del

tutto.

Questo


appunto
il

293

il

caso dei due deserti di sabbia,

Nafud
il

il

Dahna,

di cui si gi fatto cenno.

Mentre per
in

primo
in

traversato in vari punti dai


corte stagioni, di

Beduini, e serve
ai

parte,

magro pascolo
di

cameli

il

secondo, quello
:

pi meridionale, conosciuto soltanto alla periferia

nessuno

mai penetrato nel cuore

esso,

ed una

delle

poche
il

regioni del

mondo

in

cui nessun

uomo

abbia mai posto

piede. L'immensit misteriosa e terribile del

Dahna ha

creato

numerose

e strane leggende. Si vuole che nel

cuore inac-

cessibile della

immane
il

solitudine stendasi
,

una regione incan-

tevole, detta

Giardino dei Giardini

ricca di acque, tutta

a giardini e

frutteti,

un vero paradiso

terrestre, fino al quale

per nessun essere vivente mai riuscito a penetrare, essendo


cinta da

un cerchio impenetrabile
i

di sabbie infiammate.
il

Queste

sono favole, perch

fatti

dimostrano che

cuore del

Dahna
vi-

forse la regione pi desolata del

mondo, ove non pu

vere un solo animale, n esistere vegetazione alcuna.


Tali sono gli aspetti pi generali della pensola
;

ma sicdel-

come avremo
l'Islam,

in

seguito

parlare

spesso

delle varie reil

gioni per narrare gli eventi che segnarono

sorgere

sar ora opportuno aggiungere un cenno sommario

delle varie parti, in cui gli


patria,

Arabi

stessi

suddividono

la loro

indicandone per sommi capi

gli aspetti caratteristici


il

di ciascuna. Cos sar pi chiaro al lettore


rale,

quadro gene-

la

scena in cui

si

svolsero tanti famosi eventi.


*

* *

La prima regione che deve

il

attirare la nostra attenzione

Higiz, nella quale, per non perderci in soverchi parti-

colari,

possiamo inchiudere tutta


lambito dal

la

met settentrionale del


e che per la

littorale

Mar Rosso (')

maggior

(') La larghezza del Higiz varia da un minimo di loo chilometri, ad un massimo di 200 circa; la sua lunghezza approssimativa si pu

mettere a circa 1000 chilometri.


parte

294

che
gli
il

compresa

nella regione

antichi

chiamavano
carat-

Arabia Petraea, Siccome essa forma


montuosi;

fianco pi ripido deli

l'altipiano arabico, possiamo dire che vi predominano


teri

in ispecie nella parte pi settentrionale,

ove
per

sorge la catena alpestre del


vi

Midyan, Lungo

il

littorale

una

striscia di

larghezza molto variabile, tutta sabbiosa


le

e pianeggiante, che separa

pendici dei monti dal mare.


esiste nella

Questa

striscia, detta dagli

Arabi Tihmah, non

parte pi settentrionale,
dalla

ma

cominciando a una certa distanza


noti che

bocca del Golfo

di

Aqabah, diviene sempre pi larga


si

quanto pi andiamo a mezzogiorno. Parimenti


entro la

regione detta Higiz va pure inclusa una striscia

della parte pianeggiante dell'interno della penisola: perci


il

Higiz

si

compone

di tre strisele di terreno parallele di varia

larghezza.

Una prima

marittima,

sabbiosa e perfettamente

piana: una seconda, tufia valli profonde e monti ripidi, ed

una

terza

pianeggiante ed ondulata, con

tutti

caratteri

propri dell'Arabia centrale.

La prima
arda,

aridissima e sterile regione di grandi calori,

molesta dimora per uomini ed animali. La seconda,

meno
ter-

ha qua

e l nel

fondo

delle valli

acque sorgive e

reni feraci, ove troviamo centri abitati e coltivazione inten-

siva di
in

palme e

di cereali.
:

Questi punti sono per ben rari

rapporto

alla superficie

gh

abitanti,

sedentari ed agri-

coltori, sono pochi, e gli

altri,

ossia la

grande maggioranza,
famoso santuario
breve a discoril

nomadi. In questa

striscia,

sprofondata entro una valle anil

gusta cinta di roccie aride e nere, sorge


di

Mecca,

la

Ka'bah, del quale avremo

fra

rere, la patria del Profeta

Arabo, ed anche oggi

tempio

pi sacro dell'Isim.

Nella terza

striscia,

quantunque anch'essa molto


di

arida,
i

troviamo un numero pi grande

centri

abitati,

due

maggiori dei
(poi detta al

quali, ai

tempi

di

Maometto erano Yathrib


per eccellenza, perch
di-

Mednah, o

la citt


mora
tra

295

Wdi
al-Qura,

del Profeta), e la lunga valle dei borghi o

popolata allora di Ebrei, per lo pi Arabi giudaizzati,


i

ma

quali erano forse alcuni discendenti dai profughi ve-

nuti

dopo

la distruzione di
l

Gerusalemme, sotto Tito


il

e Adriano.

Disseminati qua e

per tutto
in

Higiz, in grandi chiazze,


preistorici,

troviamo antichi vulcani, che

tempi

contempo-

ranei cio alle grandi pioggie dell'epoca pluviale-post-glaciale,

hanno schiantato l'altipiano di terra arenaria ed allagato il paese con immensi torrenti di lava nera. Memoria della loro ossia il origine ignea rimasta ancora nel nome Harrah nome, con il quale gli Arabi luogo dei grandi ardori

chiamano questi antichi centri vulcanici, punto non ancora completamente spenti.
potenti trib dei Qud'ah, dei

in

qualche raro

Nella parte pi settentrionale del Higiz abitavano

le

Giudzm
tra

e dei Bali: attorno

a Medina era la sede delle trib pacifiche dei Giuhaynah,


dei

Muzaynah, ed
i

altre

minori

Medina

Mecca pasco-

lavano

temuti Sulaym, predoni di professione e guerrieri


i

Khuz'ah dominavano presso Mecca, ed i Hawzin, a oriente verso il deserto. In Medina stessa erano mescolati le trib jemenite degli Aws e dei Khazrag,
famosi: nel mezzod,

con Ebrei, e con Arabi giudaizzati:

in

Mecca abitavano
i

mercanti Qurays e nella vicina Taif vivevano


intelligenti Thaqif.
* * *

dissoluti,

ma

A mezzod
i

del Higiz, a

non grande distanza da Mecca


precisati

confini esatti

non furono mai ben


la

aveva
(').

prin-

cipio

anticamente

grande provincia del Jemen

Essa

per pu pi propriamente dividersi in due parti di circa

eguale superfcie

una settentrionale

oggi

conosciuta con

ha una lunghezza di circa looo chilometri, ed in (') Il Jemen media pi largo del Higiz; in alcuni punti arrivando quasi a 450 chilometri di larghezza.


il

gS

valli

Home

Asir

molto
;

montuosa con

profonde e in

media pi elevata del Higiz, paese


e

di difficilissimo accesso

poco conosciuto

l'altra,

il

Jemen propriamente
:

detto, o

met meridionale del Jemen antico regione che si eleva ad altezza molto maggiore dell' Asir, ed quella famosa nella
storia

con

il

nome

di

Arabia Felice.

Anche

qui abbiamo,

ma
le

caratteri di

come nel Higiz, tre striscio parallele, ognuna sono assai pi distinti la striscia
:

marittima pi larga e pi calda, mentre nella seconda

striscia

montagne sono tanto pi

elevate,

da trattenere

venti dei

monsoni e da
revole
striscia,

far precipitare in

pioggia una parte consideventi


il

dell'umidit apportata dai

oceanici.

La

terza

quella pi interna,

comprende
di

fianco orientale delrastri-

l'altipiano jemenico,

ove esso scende con considerevole

pidit verso
scia era

il

grande deserto

Dahn. Quest'ultima
il

un tempo ferace e popolosa quanto


I

resto del

Jemen, e nel
gigantesche

millennio avanti Cristo gli abitanti con dighe


le

fra

quali quella celebre di


il

Mrib

tratte-

nevano

le

acque che scendevano verso


il

deserto e irriga-

vano

tutto

paese.
l'aridit della

Crescendo per

penisola nei primi secoli


si

dell'Era Volgare, le
dente,
in

dighe,

come

disse nel capo prece;

non furono pi tenute con tanta cura

esse caddero

rovina e cos ebbe fine una lunga ra di prosperit e

ricchezza. Allora molte trib


si
i

abbandonarono

il

Jemen,

dice

propagaronsi nell'Arabia settentrionale, occupando


pacificamente, per immigrazione lenta

pascoli di altre razze, che per identiche ragioni erano en-

trate

nelle Pro-

vincie Sirie e mesopotamiche.

La

striscia centrale del

e ferace, tuttavia

Jemen, pur essendo ora meno ricca ha conservato una grande parte della sua

primitiva ricchezza, grazie alla stagione regolare delle pioggie


tropicali durante
i

monsoni.

stato perci possibile

mantenere
il

tutto

il

paese ad una coltura assai intensiva, mentre

resto


della

297

Per
tale
rala

penisola andava ognor

pi inaridendo.

gione nel Jemen noi troviamo


zione dedita all'agricoltura ed

maggioranza

della popola-

alle industrie,

dotata perci
culti,

d'una coltura sua particolare antichissima, e con


leggi e idioma molto diversi da quelli dei
e del

usanze,

nomadi

del Higiz

Nagd.

Il

Jemen

una regione molto


e

singolare,

una

specie di altipiano che sorge quasi a picco dal lato occidentale verso
il

Mar Rosso,
specie
di

scende molto pi dolcemente verso

oriente,

ove

confinata dal deserto impenetrabile del

Dalma.
disse

Su questa
in

gigantesco torrione isolato, di forma

quasi rettangolare, vengono a rovesciarsi

come

si

determinate stagioni dell'anno, ingenti quantit


le stagioni

di

acqua.

Bench

piovose siano interrotte da lunghi mesi

di siccit,

pure

la

quantit dell'acqua che cade nel periodo

delle pioggie tale

che l'erosione dei monti ha preso un'inne consegue


possibile
i

tensit singolare. I

monti del Jemen sono ripidissimi, separati


spaccati a colpi di scure
stessi
;

da

valli

anguste,

come

che sui fianchi naturali dei monti

non sarebbe

alcuna coltivazione, se con maravigliosa industria,


agricoltori
e

pazienti

non avessero costruito da tempo immemorabile,


infinit di piccole terrazze scaai

con grande dispendio, una

glionate le une sulle altre, che danno

monti l'aspetto

di

gigantesche gradinate. Le esigenze dell'agricoltura imposero


d

buon'ora
Il

lo studio dei processi d' irrigazione artificiale.

Jemen

famoso

fin

da tempi quasi preistorici per

l'esi-

stenza di grandi serbatoi costruiti dagli abitanti nei seni delle


valli, nelle

quali essi

si

studiavano di raccogliere la maggiore

quantit d'acqua possibile nella stagione delle pioggie, per


poterla poi distribuire gradualmente durante
i

mesi

di siccit,

dopo

il

periodo dei monsoni, siccit accentuatasi con l'andar

dei secoli e divenuta pi intensa e funesta.

La

feracit del suolo e la possibilit di

una coltura

inten-

siva furono quindi tra le cause principali dello sviluppo pre-

coce d'una civilt molto progredita in tempi assai remoti.


Qui
si

298

svolsero industrie, sorsero religioni complicate, che


le

ebbero templi grandiosi;

innumerevoli iscrizioni che co-

prono

le

rupi del

Jemen

attestano ancora oggi dell'alto grado


i

di coltura al

quale giunsero

Jemeniti, mentre
di

loro fratelli

nomadi continuavano' a vivere in uno stato e progredirono ben poco rispetto agli avi

semi barbarie

preistorici.

Le
hig,
1

quali

Jemen erano Kindah, i MadzHamdn, Himyar e gU Azd, molti rami minori delle erano gi migrate verso il settentrione. In Nagrn vitrib principali del
i i

veva da tempo una numerosa colonia cristiana, in tutto il Jemen erano sparse molte comunit ebraiche, ed in San'a,
vivente Maometto,

stanziavano anche non pochi Persiani,

venuti con l'esercito sassanida, poco tempo prima che nascesse risU'im.
*

Se, costeggiando,

proseguiamo

il

nostro esame dell'Arabia

lungo

il

tratto
il

tre regioni,

bagnato dall'Oceano Indiano, troviamo altre Hadramawt, la Mahrah, e l'Umn, tutte isolate

dal resto d'Arabia dal grande deserto di sabbia, al-Dahn,

or poc'anzi descritto.

Di queste regioni non solo noi oggid sappiamo assai poco, ma gU Arabi stessi per l'isolamento di quei paesi si sono sempre di esse pochissimo occupati. Chiuse da un lato da un deserto impenetrabile, e prospicienti sopra un immenso
oceano sovente assai burrascoso, con coste rocciose prive
di

buoni porti naturali, quelle provincie

si

trovarono peren-

nemente separate dal resto d'Arabia e del mondo. Di esse la pi remota ed isolata la Mahrah, la vera ultima Tuie
d'Arabia, ove

gh

abitanti parlano

un

dialetto assai diver-^o

non v' dubbio che essi, da grazie al loro isolamento quasi perfetto, hanno conservato un tipo e forse anche un idioma d'un periodo assai remoto, che si perde nel buio pi profondo della preistoria. Il Haquello di tutti gli altri Arabi, e

299

dramawt a occidente e l'Uman a oriente della Mahrah hanno subito maggiormente influenze estranee, ma anch'esse in misura assai limitata. Il Ha dramawt e la Mahrah sono regioni
piuttosto montuose, sebbene
tanti perci

poco elevate dal mare, con

abi-

sempre

in

maggioranza sedentari e
loro vicende

dediti per

lo pi all'agricoltura.

Le

non solo prima

ma

anche dopo l'Islam sono avvolte nella massima oscurit:


quelle popolazioni tardarono assai a conformarsi alla
fede, e fin dai primi
cessibili di

nuova

tempi del Califfato divennero nidi inace

sette eretiche, fanatiche

propense a dottrine

comunistiche con tendenze estreme.

L'Umn,
gere

abitato, vivente

Maometto, da un numeroso ramo

degli al-Azd, forma quello sprone d'Arabia, che


il

sembra pununa

fianco dal continente asiatico, ed costituito da


alti

larga striscia di

monti, paralleli al mare, coperti di abi

bondante verdura. PVa


pi prospera d'Arabia.
riceve in abbondanza
l'interno,

monti

il

mare stendesi una parte


non ne
grande,

pianeggiante ricchissima e popolosa, ancor oggi la regione

La

superficie

ma
dal-

le

acque che scendono dai monti

ed intensivamente coltivata.
tutto
il

Lungo

suo lembo occidentale


gli

si

ergono, a guisa
o
i

di massiccia muraglia,

altissimi Giabal al-Akhdar,

Monti Verdi, per


polate e coltivate,

la

copiosa vegetazione mantenutavi dalle

pioggie dei monsoni.

Le

valli

sono anguste, densamente posono sempre


stati massi-

ma

gli abitanti

mamente ostili agli stranieri. E una delle regioni, ancor oggi, meno note di Arabia. D'estate calori sono tremendi, tali da
i

essere passati in proverbio perfino fra gli Arabi.

fi

^-

L' interesse

tutto

speciale che
il

destano

le

quattro prola

vincia dell'Arabia meridionale,

Jemen,
che

il

Hadramawt^

Mahrah

l'Uman, risiede nel


stati

fatto

gli abitanti di esse

sono sempre

etnicamente ben

distinti dalle razze

no-


madi
le quali

3oo

hanno popolato il resto della penisola. La nitura montuosa dei paesi, le occupazioni sedentarie e l'antichit remotissima della loro coltura resero le genti sudara-

biche, conservatrici per eccellenza, attaccate al suolo ed alle


loro tradizioni.

Le scoperte

epigrafiche del

Jemen

e del

Ha-

dramawt hanno

rivelato che in quelle regioni

fior, in

et anti-

chissima e della quale abbiamo gi discorso, una civilt molto


progredita, creatrice di
colari
;

culti, di

leggi e di usanze tutte parti-

gli abitanti

avevano

altres

un alfabeto proprio ed un

idioma che, pur essendo schiettamente semitico, differiva


molto dal dialetto dei nomadi.
Il

divario

si

pu spiegare con
il

la

maggior coltura
il

dei

Jemeniti antichi e con

fatto

che per molti secoli


al

Jemen

fu anche un grande centro commerciale,

quale affluivano

costantemente

le

merci dall'India, che poi per via di terra

erano portate nella Palestina meridionale, in Egitto e in


Siria.

La

ricchezza generata

dal

lucroso traffico, e la col-

tura che spontaneamente segu all'agiatezza e allo scambio


d'idee con tanti popoli diversi, modificarono nel

Jemen molte
lin-

usanze, molte credenze, e accelerarono l'evoluzione del

guaggio,

il

quale invece presso


si

nomadi, lontani da ogni


in

azione esterna,

modific pi lentamente ed

modo

in-

dipendente da influenze esotiche.


Gli Arabi quindi del
gli

Jemen, pur essendo antichi quanto


i

Arabi nomadi, debbonsi considerare come

discendenti

di quella parte della

nazione protosemitica che, quando la

penisola non era ancora tramutata in deserto, coltivava alcune


regioni dell'interno, e che, avendole pi tardi abbandonate

con l'aumentare continuo


fra
i

dell'aridit del clima, si ricover


ai

monti jemeniti dove, grazie


ancora

monsoni,

le fu

possi-

bile proseguire

la vita sedentaria

ed agricola.

Degli abitanti del

Hadramawt

e della

Mahrah
il

nulla in

particolare possiamo dire, perch

non solo
,

loro

paese
i

ancora

quasi

tutto

terra

incognita

ma

perfino

loro


Strani dialetti

30I

solo

sappiamo che

sono peranco assai imperfettamente conosciuti pur essendo sesi distinguono molto

mitici
il

dall'idioma delle
fra

altre trib della penisola.

Ne

mette

conto di descrivere quel poco che sappiamo di loro, perch

esigua o niuna parte ebbero nelle grandi vicende storiche

che dovremo

breve narrare.

Della storia dell'Umn nel periodo preislamico nulla pari-

menti sappiamo,

ma appena

gli abitanti

entrarono a far parte

dell'impero arabo-musulmano, rivelaronsi sudditi insubordinati, assai difficili

a governare, e propensi in

modo

singolare

a seguire dottrine eretiche ed eccessive. Di essi avremo ripe-

tutamente a parlare come


pi accanite dell'Islam
Ibaditi del
i
:

pi fanatici seguaci delle sette


si

ivi

rintanarono
i

Kharigiti e gli

secolo della Egira, e


tutti

Qarmati nel iv e nel


sono
eretici

secolo.

Oggid ancora

gli

abitanti

musulmani

e ostili assai allo straniero.


*

Passando ora ad esaminare


sulle rive del Golfo Persico,
il

la

regione dell'Arabia posta

cos detto

Bahrayn, troviamo
si

condizioni molto diverse.


in
ai

Il

paese piano e

pu dividere
da

due parti
tempi
di la

marittima e continentale. Questa seconda era,


ai giorni nostri, abitata
sul mare, in
le

Maometto, come

nomadi;

prima parte invece,

immediato con-

tinuo contatto con la civilt e


tichi

vicende storiche degli ancaratteri dell'Arabia


alla

imperi

asiatici,

aveva perduto molti

vera; e la

popolazione marittima dedita

pesca,

com-

presa quella delle perle, alla pirateria ed alla vita marinara


sulle navi

che scambiavano
si

le

merci fra
e

la Babilonia, l'India
fratelli

e l'Egitto,

distinse

ben presto

profondamente dai
sin

dell'interno.

Nei porti vi

fu anche,

da tempo antichistipo primitivo

simo, un' immigrazione di elementi stranieri, che con matri-

moni

regolari o connubi fortuiti modificarono

il

della stirpe.


nomadi, molti gruppi
specialmente nei
vi
siti

302

le

Nelle regioni lontane dalle coste troviamo, fra

trib

di famiglie dedite alla coltura di

palme,

nicchi d'acqua.

Ai tempi
le

campavano in continuo vagabondaggio dei Bakr ibn Wail e dei Tamim.

Maometto orde numerose


di

Da

ultimo

le

regioni del

confine,
il

nelle parti in cui la

penisola viene in contatto con

continente asiatico, presen-

tano condizioni di clima e di suolo senza alcun divario essenziale dalle condizioni dell'interno.
di

Etnicamente per,

ai

tempi

biamo

Maometto, erano avvenute grandi trasformazioni. Qui able porte, attraverso le quali l'Arabia ha per secoli
i

riversato sull'Asia

suoi

figli irrequieti,

migranti con flusso


alla

continuo o impetuosamente con

le

armi

mano come
cui

fe-

cero i primi musulmani, oppure con un processo continua infiltrazione. Per nel tempo stesso in

di lenta,
dal-

l'Arabia sboccava fuori questa corrente d'uomini, un'altra


di usi e di

credenze forestiere tentava a sua volta

di

pe-

netrare nella penisola. Nulla sappiamo di sicuro sulle condizioni morali


al

delle trib di

confine nel periodo


di

anteriore

Cristianesimo,

ma

ai

tempi

Maometto

noi scopriamo

che lungo tutto l'immenso confine dalla punta del


sino alle foci riunite del Tigri e dell'Eufrate,
il

Mar Rosso

Cristianesimo

era penetrato trionfalmente e sembrava procedere verso una


lenta

ma sicura conquista dellArabia pagana.

Specialmente ad
il

oriente, dalla

punta meridionale della Babilonide, per

tramite

del principato arabo-cristiano di Hirah, a partire dal vi secolo

dell'Era Volgare,

il

Cristianesimo aveva fatto molti progressi,


al

penetrando in alcuni punti assai addentro


sola. I

cuore della peni-

Hanifah, per esempio, che popolavano


tutti cristiani
i
;

la

Jemmah, erano
le le trib

pressoch

e fra

Tamim

erano molto diffuse

credenze cristiane per

rapporti continui con

consan-

guinee gi convertite ed immigrate nel


vSul

territorio persiano.

confine persiano,

ai

tempi

di

Maometto, era

il

prin-

cipato arabo-cristiano dei Lakhmiti, formato da una mesco-

303

predomina-

lanza di molte e diverse piccole trib emigrate dall'interno


della penisola: dalla parte araba del principato

vano per
i

gli

Arabi Bakr ibn Wail,

quali furono

anche

primi a gettarsi con l'Islam, in terra persiana.


i

Un ramo

di essi,

famosi Taghlib, erano gi entrati in Persia occudella

pavano una larga parte


trib che pascolavano
i

Mesopotamia. Delle numerose


il

loro bestiami lungo

confine ricor-

deremo

Bahra nell'estremo

settentrione,

Dumah

al-Giandal, le varie trib riunite

Kalb intorno a un tempo nel prini

cipato dei Ghassn, presso


trib della

Damasco,

e infine tutte le varie


il

grande stirpe Qud'ah, con cui era popolato


le

restante confine settentrionale, lungo

provincie

dell'im-

pero bizantino.

Con questo rapido esame


esterne,
si

noi

veniamo a

stabilire

come

l'elemento arabo puro, quello nomade,

meno

tocco da influenze

trovasse ridotto ad un grande nucleo nel cuore

stesso della penisola con qualche diramazione fino alle rive


del
la

Mar Rosso
Proseguendo

e fosse accerchiato

da elementi

diversi, per

maggior parte
il

in via di trasformazione.

nostro studio noi

vedremo come

la

grande

rivoluzione musulmana, se pure cominciata moralmente nel-

l'Arabia occidentale, trovasse

il

suo massimo alimento di

energie battagliere appunto in questo centro pi puramente


arabo. In tal maniera
ciali
il

moto

prese, per le circostanze spe-

nelle quali

si

svolse, la

forma d'una violenta reazione

nazionale contro
gi

le

influenze straniere,
descritto nei

come

noi abbiamo

sommariamente

due

capitoli precedenti, e

come

sar pi chiaro ancora,

quando avremo

trattato in par-

ticolare della genesi della fede islamica.

Allora sar evidente la ragione per la quale una fede

come

l'Islam potesse assurgere a potenza irresistibile soltanto l

dove essa nacque, e come soltanto con

gli

elementi che essa


anche sull'Asia Anteriore.

304

Arabia prima,
e poi

riun nei suoi primordi pot trionfare in

* *

La
Arabi

parte centrale della penisola,

il

Nagd,

la

regione
gli

pi vasta di tutte, la vera e genuina Arabia, quella che


stessi

hanno sempre considerato come


la

la loro patria

per eccellenza,
loro

culla

della

loro

razza pi pura e delle

pi

care

gloriose

tradizioni.

L'immenso

altipiano,

ondulato e compatto, composto, nella parte pi settentrionale, di terreno

duro e sassoso
strisele di

pi a mezzod solcato qua

e l

da grandi

sabbia ammucchiata dai venti e

interrotta

da pochi e bassi cespugh, e, in certe stagioni, da un'erba arsiccia e rada. Pi nel centro, il deserto perde il suo carattere roccioso e diviene quasi interamente sabbioso
;

la superficie

composta

di

immense

creste o

dune

di sabbia

formate in linee parallele dai venti e dette gU al-Nafd, regione temuta dagli stessi Beduini e che non senza pericolo.
I
si

traversa mai

pozzi sono rari, sovente distanti


diffcili

chilometri l'uno dall'altro,

ritrovare e

un cento con acqua


naturale,

salmastra e malsana.
dell'anno,

il

Qn grande
,

pericolo, in certe stagioni

simm

spaventoso

fenomeno
si

simile ad

un

ciclone, dal quale

raramente

salva chi colto


scono-

nel

mezzo
si

di esso.

La natura
si

precisa del

fenomeno

sciuta:

sa per che

avanza come un'immensa colonna


di fornace, e carichi di sabbia.

color violetto scuro intorno a cui girano vorticosamente venti


furiosi,

roventi
si

Nel centro

come vampate forma come un


calma,

vuoto, in cui regna relativastracarica di pol-

mente quasi
vi

la

ma

ivi l'aria cos

vere e di sabbia, e la temperatura tanto elevata, che chi

riman preso difficilmente sfugge


;

alla

morte per soffoca

zione

da ci

la

leggenda che nel cuore del

simm

si

addensino gas mefitici e velenosi. L'immane tromba bia e di polvere si avanza con maestosa lentezza, ergendosi

di sab-


come gigante
il

305

fino alla volta apparente del cielo, e


I

tramuta
si
:

giorno in una notte buia come l'inchiostro.


le fauci

cameli

accucciano in terra, e nascondono


i

sotto alla pancia

Beduini

si

salvano talvolta avvolgendosi nei loro mantelli

e stendendosi proni al suolo finch passa l'orribile

tempesta

ma

cavalli periscono

sempre

soffocati

miseramente
i

dall'aria

pregna

di polvere infocata finissima,

che riempie

polmoni

e ne ostruisce tutte le valvole respiratorie.

Al sud
infelice,
il

di

questo temuto paese apresi una regione


in cui

meno

vero cuore d'Arabia,

sorgono

famosi monti

granitici

Agia

e Salma, cantati e descritti dai poeti antichi


pii

del Paganesimo, contrada

Hbera dalle sabbie e pi ricca-

mente

fornita d'acque e di verdura.

Questa era

la

regione

traversata un

tempo dal grande fiume Wdi al-Rummah,


Dal punto centrale del Wdi

nel cui letto essiccato trovansi ancora alcune delle oasi pii
celebri e pi fertili d'Arabia.

al-Rummah
di

si

distacca una regione piuttosto

montuosa con
ai

valli feraci e

ricche di palme e di sorgenti famose

tempi

Maometto, nota con il nome di al-Jemmah da un fiero popolo agricolo, i Hanifah.


Fra
la

e popolata

Jemmah
si

e la provincia litoranea del

Bahrayn

sul

Golfo Persico

stende un lungo deserto sabbioso, avente

a confine una bassa catena di monti, quasi parallela alla costa


del mare.

mezzod

di tutto

il

Nagd

apresi lo sterminato spazio


forse

sabbioso, di cui
orrida al

abbiamo gi

parlato, la regione

pi

mondo,

la cos detta

Dahn

o la scarlatta,

dal color rossastro abbagliante delle sue sabbie, ove n uo-

mini n animali n piante possono vivere.


In tutta la
sino alla
perficie

immensa regione
la

centrale, dal

Nagd

al

nord
suai

Dahn
pi

nel sud, regione che rappresenta

come

che

met dell'Arabia
le trib

abitata,

vivevano

tempi di Maometto

pi numerose, pi potenti, pi

schiettamente arabe, quelle che finora avevano pi a lungo


30

3o6

che poi formarono


gli
le

resistito alle influenze esterne, quelle

eserciti conquistatori dell'Isim.

Noi ricorderemo soltanto


i

confederazioni maggiori
i

Kalb ed

Tayy
i

al

nord, nel centro


e
i

Ghatafn e

gli

Asad, pi a mezzod

Tamim

numerosi
Saybn,

rami degli 'Amir ibn Sa'sa'ah.

Una

parte orientale era oci

cupata anche dai Bakr ibn Wail, un ramo dei quali,

vivendo Maometto, avevano sconfitto un esercito persiano

aDzu

Qar, e un altro ramo,

Taghlib, era,
in

come

gi

dicemmo,

immigrato da vario tempo


consuetudini e

Mesopotamia.
l'indole, le

Sar adesso necessario descrivere brevemente


le caratteristiche principali di
i

questo popolo,

che doveva mutare

destini

del

mondo.

Volendo dunque discorrere degli


la penisola nel vii secolo,

abitanti che

popolavano

potremmo

trattenerci a fare

una

lunga e forse tediosa enumerazione


quelle che

di

nomi

di

trib, oltre

abbiamo gi menzionato brevemente per ogni


in

singola contrada. Siccome per

seguito, nel narrare le

vicende della propagazione dell'Islam, avremo occasione di


ritornare sull'argomento per narrare le vicende delle principali trib

della

penisola e
in

dei

paesi,

nei quali abitavano,

possiamo contentarci
sommario. Quanto ha

questo luogo di un breve cenno

stretta attinenza

con

il

nostro soggetto
l,

principale, nei riguardi delle singole trib, sar trattato

dove sar richiesto per


zione
:

la chiara l'intelligenza della

narra-

qui basteranno alcuni cenni sintetici sulle trib e sugli


in generale.

Arabi

Gli storici e tradizionisti

musulmani fanno varie

distin-

zioni generali della razza araba.

Innanzi tutto dividono la nazione in due grandi categorie


gli

Arabi

originarli o puri, Aribah, e quelli divenuti Arabi,

o Mustaribah. Questa classificazione, studiata alla luce della


nostra conoscenza del

mondo

antico,

sembra

di valore assai


dubbio
:

307

anzi a considerarla
il

la critica

moderna tende
fiducia,

come

degna di pochissima

V'

sospetto infatti che sia di

pi ampiamente nei capitoli seguenti.

come avremo occasione di esporre La classifica stata probabilmente suggerita dalla memoria d'un remotissimo
origine post-maomettana,
i

passato preistorico, e poi nudrita dalla guerra civile del


colo della Egira
di

se-

e dalle

leggende bibliche su Ismaele

figlio

Abramo

la distinzione

ignorata dalle fonti pi antiche.

Ma

non sarebbe

critica

prudente negare ogni valore storico

alla tradizione.

Nella forma nella quale giunta sino a noi,

essa appartiene molto probabilmente a tutta quella serie di

grandi generalizzazioni teoriche, elucubrate dai teorici e coordinatori sistematici della tradizione arabo-islamica nel
ili

IV secolo dell'era

un germe
puri
altri,

di

musulmana. D'altra parte essa racchiude verit che non si deve trascurare. Gli Arabi
gli

,
i

Aribah, sono quelli della grande stirpe jemenita;

Mustaribah, sono

quelli della stirpe cos detta ismaelita,


figlio di

perch pretendeva discendere da Ismaele,

Abramo.

questo secondo gruppo, considerato perci come consantutti


i

guineo d'Israele e di

Profeti Ebraici, appartiene


!

secondo
l'artificio

genealogi,

beninteso

Maometto.

chiaro

posteriore di collegare e perci

quasi giustificare
ripiego cos spic-

l'attivit profetica di

Maometto con questo


corrisponde
i

catamente

semitico.
la

Orbene, nonostante queste riserve e


alle
il

questi dubbi,

classifica

condizioni priera paese

mitive d'Arabia, e ricorda


ricco, felice e civile,

tempi quando
il

Jemen

mentre

resto della penisola era imil

merso
di di

nella barbarie.
strati della

Essa rispecchia

contrasto antichissimo

due

popolazione arabica primordiale, anteriore

molto all'Era Cristiana.

Molto meno degne


danti le razze, che
storiche,
i

di fiducia

sono

le tradizioni

riguar-

si

dice abitassero la penisola in et preii

come

gli

Ad,

Thamd,

Tasm

e Gadis, razze

che

cronisti e tradizionisti ci

rappresentano come non arabe.

3o8

ma
i

Alcuni nomi, come per esempio quello dei Thamd, sono


antichissimi, perch menzionati nelle cronache assire
particolari delle loro tradizioni
;

non hanno valore alcuno.


dall'esistenza di rovine

Le
in

favole sul conto degli antichi popoli scomparsi sono


la

Arabia sorte per

massima parte

grandiose di tempi preistorici.

Le razze antiche che lasciarono


mitiche quanto
gli

quelle rovine erano se-

Arabi, e alcune non appartengono nemsi

meno

quella grande antichit che


le

credeva.
gli

Cos, per

esempio,

famose grotte

di al-Higr,

che

Arabi ritenevano
i

fossero le abitazioni di un popolo troglodita,


sfatto

Thamd,

di-

da Dio per

suoi peccati, esaminate invece da viag-

giatori

moderni

si

sono rivelate come tombe scavate nelle

roccie da Nabatei poco prima o poco


(cfr.

dopo l'Era Volgare


nella Jemmah,

Janssen et Savignac, Mission archologiqtie en Arabie,

Paris, 1909).

Le pretese rovine di Tasm eGadis,

non furono mai n studiate, n viste da nessun Europeo. Nondimeno le memorie di Babilonia, dissotterrate in questi ultimi decenni di ricerche archeologiche, danno ragione di
ritenere che la

Jemmah ed

il

Bahrayn siano
i

state

paesi

originari del potentissimo popolo Semita, cui

Kaldi

((Caldei), di

abbiamo gi lungamente discorso nel capitolo precedente.


le

Si potrebbe quindi supporre che


resti

rovine predette
i

siano

appartenenti a citt

scomparse dei Kaldi:

re Assiri,

noto, ne distrussero a centinaia nelle grandi guerre sul

principio dell'ultimo millennio avanti Cristo.

In ogni modo, ammettendo che

nomi

di questi popoli
stirpi

leggendari siano veramente appartenuti a

scomparse,

non

v' ragione

alcuna di dubitare che queste siano state


gli

anch'esse semitiche, altrettanto quanto

Arabi
di

onde noi

potremmo

considerarle rispetto

ai

contemporanei
agli

Maometto

a un dipresso

come

questi

rispetto

Arabi moderni.
di

Comunque

sia,

lecito, senza

tema nessuna

commettere

perci qualche grave errore, anche ignorare tutto quanto la


tradizione
ci

309

narra su queste razze, perch tutto pura leg-

genda

la storia della

genesi dell'Islam non ne risentin alcun

danno.

Ben

altrimenti

importante un'altra distinzione, parigli

menti usata dai tradizionisti per dividere


classi principali:
1

Arabi

in

due

r ahi al-madar

o abitanti

fissi

sedentari delle oasi;


della penisola.

2 r ahi al-wabar

o abitanti

nomadi
ai

Tale distinzione era gi molto ben netta


metto, e tra
le

tempi
allora

di

Mao-

due grandi

classi
si

regnava gi

una mal

celata animosit, che a noi


storia posteriore,

appalesa dallo svolgersi della

ma che

perfino consacrata

da alcune espres-

sioni del Corano.

etnica,

Pur tuttavia non esisteva ancora alcuna vera perch nelle vene degli abitanti sedentari
matrimoni
fra

differenza
delle oasi

e delle piccole citt arabiche scorreva moltissimo sangue no-

made, ed
quenti. Si

nomadi

e sedentari erano assai fre-

pu

dire anzi che nell'Arabia

occidentale,

dove

nacque
nel
fra gli

l'Islam, ossia nel

Higiz e nel cuore della penisola,

Nagd

occidentale, cio nell'Arabia pi prettamente araba,


gli

uni e

altri

esistesse soltanto

una differenza nel


;

grado
si

di coltura e nelle speciali occupazioni


i

pel resto

non
rozzi
i

distinguevano molto:
pi oziosi, vivevano

nomadi erano pi poveri, pi


di

pastorizia

di

brigantaggio;

sedentari, alquanto

pi ricchi,

pi

civili

e pi tranquilli,

traevano
mercio.

il

loro sostentamento dall'agricoltura e dal

com-

Quella profonda differenza che esiste oggi effetto dell'ingente

immigrazione

in

tempi pi recenti, di musulmani

non arabi e sovrattutto

di schiavi

ed operai negri,

oltre

che

della natura cosmopolita dei grandi centri religiosi dell'Islam.

Negli odierni abitatori delle oasi arabe, nel centro della penisola,
il

sangue negro quello che predomina ed


i

negri

arabizzati sono

coltivatori del suolo.

Ai tempi nomadi e
;

di

Maometto

coltivatori erano arabi, puri

quanto

nella lingua, negli usi e costumi, nelle passioni


si

dominanti e nella fede, ben poco


I

distinguevano fra loro.


e assai

nomadi erano pi
:

turbolenti, pi ignoranti
i

meno

religiosi

avevano pi spiccatamente

caratteri

barbarici.

La
a

differenza fra

nomadi

e sedentari variava secondo le re-

gioni,

ed
e

in alcune era

pi

sensibile che in altre. Intorno

Mecca

Medina

il

divario pure essendo molto accentuato

era, per

esempio,
la

meno

spiccato che nel Jemen. In questa


oltre alla millenaria
in
se,

regione

densa popolazione agricola,


di
civilt

tradizione

sedentaria,

aveva gi

vivente
persiani,

Maometto, numerosi elementi estranei:


ebraici
misti.

abissini,

ed

altri,

con

quali erano avvenuti molti matrimoni

Un

millennio e pi di civilt progredita aveva inoltre


i

assai raffinato

gusti, perfezionato le leggi, corretto

costumi

e le passioni della popolazione agricola.

Lo stesso dicasi di varie regioni del Hadramawt, delrUmn, del Bahrayn e della Jemmah. La parte insignificante avuta per dalle trib dell'Arabia
orientale e meridionale
d'ignorarle, ricordando
la distinzione cio pi
alla

genesi dell'Islam
si

ci

permette

quanto gi

disse in altro luogo, che

storicamente importante, etnicamente

e moralmente, la divisione degli


orientali. I
gli altri lo

Arabi

in

occidentali e

primi crearono l'Islam e lo portarono in Siria:


accettarono

come una imposizione


la

e lo traspor-

tarono in oriente, in Persia; sicch

conquista araba, per


si

questa divisione naturale, antichissima, delle razze arabe,


svolse anche per due
renti.

diversi torrenti, per

due sbocchi
;

diffe-

L'una

sulla Siria, la Palestina e l'Egitto

l'altra sulla

Babilonide e la Persia.

Una

specie di fusione

avvenne soltanto dopo

il

prin-

cipio delle grandi conquiste, sotto l'impero unificatore delli

Umayyadi.

3"
*

Se fissiamo ora pi particolarmente

la

nostra attenzione

sulle condizioni etniche del Higiz, ossia la parte settentrio-

nale dell'Arabia occidentale, culla dell'Islam,

dobbiamo

sof-

fermarsi ad osservare alcuni aspetti generali di molto rilievo.

Maotramandatoci dagli antichi tradizionisti, getta non poco lume sulle condizioni generah della regione. Le trib nomadi del Higiz, propriamente dette, non erano n molto
le

L'elenco accurato di tutte

spedizioni militari di

metto,

numerose, n molto temibili; certamente non erano unite


molestie al Profeta. In via generale, dobbiamo dire che
l'infuori di

e,

tranne in una circostanza speciale, non diedero mai gravi


al-

Mecca

e degli alleati dei Qurays, la popolazione

nomade che agricola, non si preoccup mai troppo del Profeta. Non lo osteggi troppo vivamente nei suoi inizi, e lasci che si sollevasse senza prodell'Arabia occidentale, tanto
testare

quando

si

costitu lo stato teocratico-militare di


la

Me-

dina. Tale

contegno induce a credere che


di

popolazione

sedentaria dell'Arabia occidentale fosse allora pi numerosa


di

oggi, e

natura tranquilla, poco disposta a rapine e

violenze.

Le
simo

spedizioni coercitive
di

mandate da Maometto erano molto


di uomini.

sovente composte
inoltre

poche diecine
abitati
le

singolarisfatte

che non esista memoria di spedizioni


centri

da

Maometto contro
Arabi del Higiz.
di rapine

o popolazioni agricole di

Solo
:

colonie ebraiche furono oggetto

musulmane

degli altri centri, abitati da soli Arabi,

nella storia delle spedizioni


parola.

musulmane non

si fa

nemmeno

Le

tre sole eccezioni,

Mecca, al-Taif e
citt, e

Dumah

al-Giandal,

stanno a parte come vere

sono perci

di tal
il

natura

da non poter esser prese


di cui tratto in

in considerazione sotto
io

rapporto

questo momento, perch

intendo piuttosto

alludere

ai

numerosi piccoli centri


il

abitati

e coltivati

onde
abi-

era cosparso
teocratico di
tanti privi di

Higiz, e che rimasero inghiottiti dallo stato


far

Medina senza

mai parlar
di

di s.

Gh

ogni energia politica e


la sorte dei

ogni aiuto collettivo,


in

subirono passivamente
vivevano.

nomadi

mezzo a

cui

Ben
ci

altro

il

caso allorch, varcando


centro d'Arabia,
di trib
al

il

confine del Higiz,

vr)]giamo

al

grandi confederazioni
i

Nagd, dove fiorivano nomadi e semi-nomadi, i Tayy,


Queste trib conProfeta ed
al

Ghatafn,

Hawazin

e via discorrendo.
filo

federate diedero molto

da torcere

al

suo

primo successore: ci avvenne per soltanto quando l'Islam


tent varcare
i

confini

del Higiz, dove era nato, e volle

penetrare nel cuore della penisola, nel quale abbondavano gli abitanti nomadi. Nel Higiz, tra genti per lo pi sedentarie e pacifiche,

vigevano ancora

le

antichissime tradizioni
assai minori, le ca-

commerciah,
ravane
d

e,

sebbene

in proporzioni

merci continuavano sempre a trafficare tra la Palestina e il Jemen. Il rispetto verso tali caravane, proprietari principali delle quali pare fossero i Qurays d Mecca, era
quasi ingenito nelle popolazioni, tanto nomadi che sedentarie

regione; unanime pare fosse l'accordo, o la convenzione, di riconoscere in quei viaggi e traffici una preziosa fonte di ricchezza, che sarebbe stata stoltezza distruggere.
della

Le caravane regolarmente, a

stagioni fisse, traversavano

il

paese viaggiando con poca scorta, e senza timore di gravi molestie; grave fu perci lo scandalo e lo spavento, quando

Maometto os accingersi a depredarne una: tanto che


allestita

fu

una spedizione speciale per salvarla. Le tradizioni con il loro silenzio sull'attivit commerciale delle altre trib lasciano l'impressione che i Qurays di Mecca
fossero
i

soli

grandi mercanti della regione

ma

molti indizi

indiretti

inducono a ritenere che

vi fossero

pure numerosi
e

mercanti nel Jemen, e che

tra questa regione,

Medina

Mecca.

le relazioni d'affari e le

313

spiegano,

relazioni personali fossero continue


si

ed intime. Solo

in

tal

modo

come vedremo,

le

influenze jemenite nella genesi dell'Islam, eia pronta parte-

cipazione dei Jemeniti alle prime guerre di conquista.


I

mercanti dunque, percorrevano


si

il

paese con una relativa


assai notevole che

sicurezza, e ci

accorda con

il

fenomeno
le

in varie spedizioni

musulmane

fatte

per punire o sorprendere


schiere di

qualche trib nomade, sebbene

Maometto
i

fos-

sero sovente poco numerose, accadeva spesso che

Beduini

fossero ancor meno numerosi, e fuggivano quasi sempre senza tentare veruna resistenza e prima di venire alle mani.

Rari furono

casi di aggressioni e rapine a

danno

di

Mu-

sulmani: furono questi che invece e pi spesso infierirono


a

danno
1

altrui.

nomadi, nel Higiz, non costituivano dunque l'elemento


ai

predominante

tempi

di

Maometto

e le condizioni etniche
in cui
i

della regione erano diverse da quelle odierne,

norari

madi dominano
centri abitati.

e atterriscono tutti
in

gh

spazi aperti tra

Anche

questo fenomeno devesi riconoscere

una indicazione
dismo

indiretta dell'inaridimento d'Arabia, sensibildai tempi di

mente progredito

Maometto

in
i

poi. Il

nomala sola

ora assai pi esteso nel Higiz, ed

centri abitati

sono oggi assai meno numerosi. Basti rammentare


vallata detta

Wadi

al-Qura, o valle dei villaggi, al nord di

Medina numero

che, vivente

Maometto, aveva questo nome per


resto del paese.

il

delle borgate popolate


il

da agricoltori, e che oggi

un deserto come

La

politica di

Maoalla

metto, quale traluce dal Corano e da tutto l'insieme delle


notizie sulla biografia del Profeta,

mir costantemente
tutti,

difesa dei sedentari contro

nomadi, temuti da

aper-

tamente scevri
di

di

ogni senso religioso, e soltanto imbevuti

basse passioni e di primitive superstizioni.

Maometto, come meglio chiariremo

fra breve, tent la

grande riforma, limitando le sue aspirazioni al solo Higiz, e


e semi-sedentari
:

314

nel Higiaz stesso predic, in realt, ai soli abitanti sedentari

nomadi come avversari, condannandoli pi volte nei versetti coranici, e valendosene non gi come materia convertibile, ma specialmente come arma di
tratt
i

conquista.

Nel contrasto perpetuo


zione araba nel Higiaz,
il

tra

due elementi
il

della

popola-

sedentario e

nomadico, risiede

una
la

delle caratteristiche fondamentali della genesi dell'Islam,


si

quale se

trascuri di tener presente,

non

possibile inisla-

travedere una delle fisionomie pi importanti del moto

mico nei suoi primordi.

La

critica storica

ha spesso confuso insieme

due

ele-

menti, ritenendoli identici. Invece l'Islam fu una creazione


dei sedentari dell'Arabia occidentale, imposta ai

nomadi che

non ne volevano

affatto sapere. I sedentari diressero,


gli eserciti di

ma

nomadi costituirono
fu

conquista

l'

Islam divenne
;

poi la religione dei popoli non arabi, fuori d'Arabia

ma

non

mai realmente, n

allora

ai

giorni nostri, la vera fede

dei

nomadi

della penisola.

Le
nella

stesse condizioni generali,


si

ma

in

forma ancora pi

netta ed accentuata,

ritrovano, vivente

Maometto, anche
in

met meridionale dell'Arabia occidentale, ossia nel


l

Jemen. Anche

predominava

la

popolazione sedentaria,

proporzioni beninteso assai mag-giori, stante la grande

ric-

chezza del paese


popolazione

ma

eravi anche,
riunita

numerosa
in

temibile, la
di

nomade, che,
medesimi.

grandi federazioni

trib, tentava

imporsi agli abitanti delle citt e vivere coi

tributi estorti ai
I

torbidi,

scoppiati alla morte del


citt fosse

Profeta,

rivelarono
l'autorit

quanto fuori delle mura delle


dei Persiani nel

nominale

Jemen

e quanto anche, in queste

medesime,
princi-

ridotta ad un'ombra. L'irrequietezza dei

nomadi era

palmente dovuta
all'

315

la crele

impoverimento del paese per

scente aridit, e spiega come, appena incominciate


quiste,
oltre
i i

con-

nomadi del Jemen fossero


andare a

tra

primi ad emigrare

confini, e

stabilirsi in Siria,

che divenne

in
in
il

breve tempo una provincia prevalentemente jemenita, e


Egitto. L'esodo dei

nomadi

fu la ragione principale per cui

Jemen divenne
a questi
offr,

tanto facilmente musulmano, perch la


gli

nuova

fede giunse in aiuto degli oppressi contro

oppressori, ed
di azione
sin d'ora,

come

diversivo,

al di l della frontiera.

un campo sterminato Il Jemen per, bene notarlo

sebbene

si

dichiarasse apparentemente musulmano,

non
;

si

acconci interamente, n allora n poi alla novella fede


l'abbracciar la quale,

nel-

fedele

alle

sue millenarie tradizioni

di evoluzione indipendente, distinta dal resto della penisola,


si

pieg verso dottrine scismatiche, accett cio di esser mu-

sulmano, purch potesse rimanere ognora, persino nella dottrina, in conflitto

con

il

resto dell'Islam.

Il

Jemen, come

noto, assunse in tempi assai

remoti una dottrina speciale,


sci'ite,

particolarmente sua, delle eresie

ed rimasto

attac-

cato tenacemente ad esse; da ci le guerre eterne tra Arabi


e Turchi durate sino ai giorni nostri.

Oual'era
ai

la

probabile popolazione dell'Arabia occidentale

tempi di Maometto?

quasi superfluo

il

dire

che difettano
il

dati

statistici

sicuri a darci lume,

ma

per

nostro

scopo non mancher

d'interesse porgere un riassunto dei dati pi

moderni

sulla

popolazione araba alla met del

XIX

secolo, tratti dagli ap-

punti del Palgrave, sebbene egli sia fonte poco sicura, da


usarsi con molta cautela. Ci

mutate condizioni

di clima e

nondimeno tenendo conto delle delle vicende politiche, potremo

forse formarci un'idea approssimativa della popolazione araba,

nei tempi in cui nacque

Maometto.

Higiaz.
dati

3i6

Secondo

il

Palgrave abbiamo dunque

seguenti

approssimativi per gli Arabi nella seconda met del


secolo: Higiaz circa 1,500,000 o 2,000,000
di abitanti,

XIX

met nomadi e met sedentari e agricoltori. Le due citt di Mecca e Medina sono ora assai pi grandi e popolose che ai tempi di Maometto forse lo stesso si pu dire anche di al-Taif. Difatti oggid Medina conta,
di cui
:

al dire di alcuni turchi tanti,

da

me

interrogati, circa 40,000 abii

mentre

lo

Sprenger
guerrieri
le

vi calcola per
III,

tempi

di

Maometto
di

circa
il

17,000 anime (Sprenger


dei

6 nota).

Se paragoniamo
gli abi-

numero

forniti

da Medina, con quelli

Mecca, durante
tanti delle
i

guerre di Maometto, vediamo che

due

citt

erano

di

numero

circa eguale,

bench

Meccani fossero forse un poco pi numerosi, come appa-

rirebbe dai dati statistici della battaglia di

Uhud, nel 3 anno dopo la Egira, o migrazione di Maometto da Mecca a Medina. D'altra parte i Meccani non osarono aggredire i 1800
uomini
di

Maometto
il

riuniti in

al-Hudaybiyyah, nel

anno

dell'Egira,

che dimostra che non avevano forze superiori,

anzi presumibilmente inferiori.

Possiamo perci ritenere che


Medina,

Mecca fosse una una buona parte

citt

pi popolata di

sebbene
e

dei

Qurays vivesse nei

dintorrii

non

potesse considerarsi in realt

come popolazione

della citt

propriamente detta.

Se per
allora

due centri

abitati

maggiori del Higiaz erano


il

meno

popolosi d'oggid, tutto

paese circostante era

senza dubbio assai pi densamente popolato, perch

meno
non
con-

impoverito dal progressivo inaridimento della penisola in


questi
ultimi
tredici

secoli di

mal governo

islamico, e
le

spopolato dalle ingenti emigrazioni avvenute durante


quiste arabe nel vii e vi 11 secolo dell'Era Volgare.
le

Infine

vicende politiche hanno distrutto molti centri


dell'

abitati,

ed

oggi l'inettezza amministrativa


tutto

impero ottomano, che

opprime

e impoverisce,

ha cooperato ognor pi a spo-


polare
la

317
di

Khaybar, per esempio, che giace a breve distanza da Medina, ha ora appena looo anime, come attesta il viaggiatore Doughty, mentre vivente
regione.
L'oasi

INIaometto la popolazione era per lo

meno cinque
al

o sei volte
di

maggiore. La vallata di
era,

Wadi

al-Qura

nord

Medina

come

si

disse, piena di ricchi villaggi ebrei, tutti indu:

striosi coltivatori

ora un deserto.
Didot, 6ii,
i8 e

Strabene
littorale

(ediz.

segg.), descrivendo

il

arabo sul

Mar Rosso,
boschi,
ricco

discorre della regione a mezil

zod della Nabatea, ossia precisamente

Higiz,

come d'un

paese coperto

di

d'acque,

popolato di ogni

specie di bestiami, asini e cameli selvaggi, cervi e gazzelle


in
i

gran numero
leoni,
i

(-Xrl^o^;
i

zOtw),

mentre vi erano comuni


soli

leopardi ed

lupi.

Questo era
tutti
i

pochi secoli
tutti questi

prima

di

Maometto, mentre ora

boschi e

animaU sono scomparsi, e il paese arido e inospite, un vero deserto. Se dunque vivente Maometto le condizioni del
paese erano assai migliori di ora,
danti, certo
i

pascoU assai pi abbon-

che

la

popolazione dovette essere molto pi

numerosa. Altrimenti sarebbe inconcepibile come dal Higiz


emigrassero, nel secolo che segu Maometto, in Siria, in Egitto e nell'Africa settentrionale, tante e tante migliaia di

Arabi nomadi. Tenendo conto della relativa produttivit del suolo e abbondanza di acque, nel Higiz poteva, ai tempi di

Maometto, vivere comodamente una popolazione per


due volte pi grande
di quella odierna.

lo

meno

Crediamo perci
che nel vii secolo

di
la

non essere lontani dal vero calcolando


popolazione higiaziana superasse di
il

molto, forse del doppio,

milione e mezzo dei giorni nostri.


il

Jemen. In questa regione noi inchiudiamo (seguendo Palgrave) i distretti moderni di:
1 Asi'r,'

assai

montuoso con

valli

profonde
in

ma

colti-

vate, popolazione

nomade

e agricola, forse

eguali pro-

porzioni

3iS

lo

abu Aris, presso

al

mare, composto per

pi di

sedentari agricoltori e pescatori;


3"

Tihmah
;

molti

nomadi, pescatori e mercanti

pochi agricoltori
4
lato,

Jemen propriamente
nomadi

detto,

ora densamente popo-

per

lo pi d'agricoltori, viventi in
;

innumerevoli villaggi;

e relativamente pochi
5

Giawf, o Giof, grande oasi nel versante orientale,


;

paese ricco con abitanti agricoltori

ivi

era

il

celebre

ser-

batoio di Marib, una delle capitali dell'antica Arabia meridionale nei tempi preislamici
6
;

Nagrn, popoloso, abitato per


distretti confinanti,

lo pi

da agricoltori

7 I piccoli

come

Qal'at

Bisciah,

Sahran, Qahtan, Taslis, Balad, al-Kubayal ed


pi frequentati da soli nomadi
;

altri,

per lo

8 Sulayal, sugli affluenti del

Wadi

Dawsir, a oriente

del

Jemen: 25 villaggi, Per tutto il Jemen,


di

circa 30,000 abitanti.


il

Palgrave d pi
alla realt

di

un milione;

cifra

certamente inferiore

anche oggi, e che posraddoppiare e forse


le

siamo senza timore anche


triplicare

esagerazione
di

nel secolo

Maometto, non solo per

stesse ragioni climatiche del Higiz,


tizie

ma

perch abbiamo no-

precise di grandi emigrazioni di trib


di

quando durante
disfece tutto

un periodo

negligenza ed abbandono caddero in rovina

gli spaziosi serbatoi di

acqua piovana,

si

il

complesso sistema d'irrigazione


il

artificiale

che rendeva
il

fertile

versante orientale del Jemen, quello che guarda

deserto

Rub' al-Khali. Ci avvenne, l'abbiam detto pi volte, molto tempo prima di Maometto le vicende storiche del Jemen rivelano infatti un lungo periodo di decadenza ed
di
;

anarchia durato fino

al trionfo dell'

Islam, periodo nel quale

and

in

rovina grande parte del paese. Per ci appunto


le

durante
Egitto,

conquiste, tante trib emigrarono in Siria ed in


di

da permetterci

affermare con sicurezza che nel


Jemen
sia allora

319

di

avvenuto un processo

continuo spopo-

lamento anche pi intenso che altrove.

Ai tempi della grande monarchia minea o sabea niti ammontarono a parecchi milioni.
Arabia meridionale
d'Arabia,
il

Jeme-

e orientale:

Per

le

rimanenti parti
abi-

Palgrave calcola circa 1,000,000 o 1,500,000

tanti nell'Arabia meridionale

(Hadramawt e Mahrah), 2,500,000


(di cui

neirUmn
la

Bahrayn, e circa 2,000,000

500,000 Be-

duini o nomadi) nell'Arabia centrale o

Nagd, includendovi

regione ferace e popolosa della Jemmah.

Per

tutte queste regioni le tradizioni di

Maometto
assai

e dei

suoi immediati successori attestano

una prosperit

mag-

giore della presente, mentre


i

il

musulmani
ogni caso

nelle battaglie di

numero dei combattenti contro Hunayn, di al-Jemamah ed in


numerose
e ricche

altre,

seppure esagerato, e da accettarsi con riserbo, rivela


l'

in

indizio di popolazioni

che

oggi non esistono pi. Ci vale sovratutto per l'Arabia centrale e

per

il

Bahrayn

per

le altre

regioni sopra
dire,

elencate
al-

(Hadramawt, Mahrah, Umn) nulla possiam


lora,

perch

come

oggi, vissero separate dal resto dell'Arabia,

come

se

questa non esistesse e

come
alle

se

l'

Islam non fosse mai sorto.

Esse non presero parte

alla rivoluzione

alle conquiste, e solo

parzialmente intervennero

migrazioni islamiche. Le condi-

zioni climatiche erano ivi pi favorevoli e se


lo

qualcuno emigr,
li

sbocco aperto

al

mare ed

il

commercio pare

chiamassero

di preferenza in

India e in Africa orientale e alcuni pochi in


tutto dai nostri calcoli.
le

Egitto.

Possiamo perci ometterli del


la

Per

genesi dell'Islam, per

le

conquiste e per

emi-

grazioni arabiche che inondarono l'Asia Anteriore, l'Africa


settentrionale e la Spagna,

dobbiamo aver presenti


il

solo le

regioni dell'Arabia occidentale (incluso


trale e quella orientale.

Jemen), quella cen-

Se queste,
vivente

alla

met del secolo xix


ai

secondo

il

Palgrave, potevano contenere dai 3


ritengo che

4 milioni

di abitanti,

Maometto

prima della

320

le

migrazione (continuata poi per secoli dopo


ne potessero essere almeno due volte
tanti.

conquiste) ve

Tale cifra un ap-

prezzamento e perci soggetto ad errore,


islamico non
si

ma

il

fenomeno
non

spiega se la popolazione d'Arabia, vivente


assai

Maometto, non fosse stata


tripla, di

maggiore doppia,
;

cio, se

quella odierna. Per popolare


s

il

mondo

dall'Atlantico

all'Indo ed arabizzarlo

profondamente occorsero certamente


riuscisse

emigranti in numero assai ed assai considerevole.

Noi anzi non saremmo sorpresi se un giorno anche molto maggiore


di quella

si

a dimostrare che la popolazione d'Arabia, vivente Maometto,


fu

da noi adesso calcolata.

compito molto

difficile

penetrare, con lo studio dei doai

cumenti, nell'animo del popolo arabo


e sceverare la

tempi

di

Maometto
nebuloso
lo

verit da tante notizie inesatte e incomplete,


il

figgendo
di tante

lo

sguardo scrutatore attraverso


ingannevoli,
il

velo

informazioni
di

trasmesse con

scopo

premeditato

nasconderci

vero. Siffatto studio se condotto

con

spirito imparziale, aperto

ad ogni nuova verit e pronto a


soverchia precipitazione,

modificare

opinioni

formate con

porta ad una conoscenza approssimativa dell'animo arabo, che

appare pieno di contrasti e di contradizioni a volte


cabili.

inespli-

Ma

l'Arabo nomade odierno ha conservato con vivausi, pregiudizi,

cit

sorprendente

passioni e tendenze presil

soch identiche a quelle che aveva


vivente Maometto.

suo lontano antenato

Dunque
ficato, e

la

conoscenza della natura araba

si

pu ottenere
pi acuti
:

soltanto dallo studio della letteratura nel suo pi largo signidalle

descrizioni
i

che fanno del paese


il

viaggiatori (tra

quali

principalmente

Doughty)

a che

per indispensabile

aggiungere ancora

la

conoscenza visiva

del paese

una certa dimestichezza personale, per breve


i

che

sia,

con

nomadi medesimi

dei tempi nostri.

321

Essere un valentissimo arabista senza aver per viaggiato nel deserto arabico, non basta per immedesimarsi con l'animo arabo complemento indispensabile l'aver vissuto con gli
:

Arabi nel loro deserto, aver respirato quell'aria


poesia della vita sotto
le

fine e

pun-

gente dell'altipiano e sentita tutta la genuina, inesprimibile


tende di lana nera. Ma, compiuto
difficile

che

sia siffatto

lungo e

tirocinio,

entrati nel fondo

dell'animo arabo, altrettanto

difficile riesce

poi

il

compito

di

comunicare

al lettore

europeo ignaro della letteratura araba

e del deserto, e degli Arabi, la giusta impressione e destare


in lui

quel giudizio che corrisponde alla realt delle cose.


ci

Ci asterremo dal tentare impresa tanto ardua, e

conten-

teremo

di

tunque incompleta, della vita


videro e promossero
il

radunare alcuni appunti che diano un'idea, quane costumi degli Arabi che
sorgere dell'Islam.
le

Abbiam

schizzato

linee
le

geografiche

della
le

penisola

enumerando sommariamente
cui lo trov

vicende per

quali questo

paese, storicamente e fisicamente, era ridotto nello stato in

Maometto. Abbiamo

cos offerto al lettore

due

elementi importantissimi del quadro che egli deve tener

presente per intendere la rivoluzione islamica. Scendiamo


ora
ai particolari sulla vita di

quegli uomini che dovevano


il

creare l'impero

pi vasto che

mondo abbia mai

cono-

sciuto, superiore in estensione all'impero romano,

sebbene

inferiore in popolazione,
I

durata e importanza storica.


consuetudini degli

nostri appunti sulla natura e sulle


si

Arabi
detta

limitano all'esame delle condizioni vigenti nella cos


al

Arabia Deserta (Higiz, Nagd, Badiyah


in

Sciam) e

lasciano

disparte

l'Arabia Felice (Jemen, Hadramawt).


*

Facemmo
quelli

gi la distinzione fra gli

abitanti sedentari e
il

nomadi, distinzione molto importante per

nostro

studio particolare, perch tra le due classi esistevano divari


il


molto
razza.
Il

322

spiccati,

sebbene

gli imi e gli altri fossero della stessa

divario principale consisteva nel

modo
nelle

di vita,

nelle

aspirazioni, nei sentimenti e sovrattutto


I sedentari

occupazioni,
i

erano per

Io

pi la gente dell'ordine,
I

nomadi

piuttosto quelli del disordine e della rapina.


agricoltori e mercanti
:

primi erano

gli altri pastori e,

occasione

si

presentava, anche banditi.

quando propizia Tra le due classi non

esisteva molto
discreti,

dacch

buon sangue, ma i rapporti erano in genere i nomadi non erano allora molto numerosi

ed

sedentari tolleravano talvolta per quieto vivere qualche


si

molestia e

piegavano a piccole imposizioni. Oggid av-

viene

lo stesso

dovunque

nomadi arabi
i

in

alcune stagioni

dell'anno s'internano migrando con

loro bestiami nel paese

popolato da
citare

altri

Arabi sedentari

con questo alludo, per


nella

un solo esempio, a quanto avviene ogni estate


le

Trans-Giordanica, allorch
ciate dalla

trib del deserto arabico scac-

grande arsura
i

estiva,

vanno errando con

be-

stiami tra

villaggi a oriente del fiume Giordano.


i

Ma
allora

anche

sedentari avevano bestiami e l'uso vigeva,

come

oggi, che gli abitanti dei villaggi concludessero


trib, o famiglia di
il

un accordo con una

nomadi, che per un


pascolo e residenza

compenso

fisso

acquistava

diritto di

in loro prossimit per tutto o per

una parte dell'anno.


di rapporti,

Da

ci

derivavano quindi sovente un'intimit


d' interessi tra sedentari e

e vincoli

nomadi, che contribuivano a mante-

nere buone e reciproche relazioni. Ai sedentari per non man-

cavano molestie dagli


porti diretti
:

altri

nomadi, con cui non avevano rapdalle tradizioni che


i i

sembra nondimeno

conflitti

pi frequenti e sanguinosi fossero fra

nomadi

stessi

perch

es-

sendo

tutti briganti, si

danneggiavano pi spesso
i

tra di loro di

quello che non danneggiassero

sedentari.

Da

ci guerre inter-

minabili tra

le lor

varie trib e molestie senza fine agli abitanti

pacifici, estranei ai conflitti

ed

alle implacabili

vendette.


Allora,

323

volte

come

oggi,

molte

famglie nomadi,

per

esempio, in caso di perdita totale del bestiame ucciso da una moria, si stabilivano come pastori e domestici presso qualche
famiglia o trib sedentaria, e dopo una o due generazioni
la memoria della loro nomadi conservavano origine nomade. Tanto sedentari che

diventavano sedentari e perdevano sino

egualmente

la costituzione sociale in

famiglie e

trib,

con

la persuasione pi o meno fondata di consanguineit, perch discendenti da un preteso comune antenato. chiaro quindi come tra nomadi e sedentari esistessero,

insieme a profondi divari morali e materiali, anche grandi

somiglianze e

affinit e, in certi

luoghi e in certe propor-

zioni, anche una vera consanguineit. Tutto l'insieme per

delle nostre

conoscenze porterebbe

alla conclusione
casi,

che non
i

sia corretto, tranne in particolari


tari

considerare

seden-

come

nomadi

dei

dintorni trasformati in agricoltori.

Narrammo

infatti nel

capo precedente come tutto

il

Higiz

settentrionale costituisse

un tempo una
il

colonia del regno

mineo jemenitico, dal quale con

tempo divenisse indipen-

dente. Perci negli abitanti sedentari della regione

avremmo
come
in-

ragione di trovare un fondo etnico di origine remotissima,

mentre nei nomadi che sopravvennero pi

tardi,

segna

il

precedente dei Sabei, dobbiamo

scorgere trib im-

migrate dal cuore della penisola, donde erano via via espulse dalla crescente aridit, e venivano ad occupare quelle lande

che

per

la

medesima ragione erano abbandonate dagli

agricoltori del Higiz.

Le
il

tradizioni pi antiche di

Medina ammettono che

la

maggioranza
II

degli abitanti sia venuta dal


Cristo)
:

Jemen

(forse circa

III
il

secolo dopo

questi Jemeniti

migrarono

verso

settentrione
i

seguendo l'esempio dei loro pi remoti


nel caso di

antenati,
tizia

Minei.

Dunque
i

Medina avremmo
di

no-

precisa che

sedentari

fossero

origine

totalmente

diversa da quella di una parte dei nomadi,


In
fu oggetto, a

324

po' diverso:
il

Mecca abbiamo un caso un


quanto pare,
i

santuario

di conflitti fra le

trib

nomadi
le tradi-

e gli abitanti

quali, vivente

Maometto,

e,

secondo

zioni di et posteriore e perci

molto sospetta, erano discene trasformatisi in

denti da

nomadi venuti dal settentrione


:

sedentari e commercianti

ma

su questo argomento avremo

a ritornare.

Qurays, padroni di Mecca e del suo santuario

all'epoca in cui

nacque Maometto, pretesero

di poi a

questa

pura origine nordica;

ma

se

un nucleo
tale titolo

di essi

avr forse

avuto ragione di accampare

di nobilt, la

mag-

gioranza era invece composta di elementi di diversa origine.


Questi, quattro

cinque generazioni prima

di

Maometto,

strapparono

il

possesso della Ka'bah (l'antichissimo santuario


i

meccano)

ai

nomadi Khuza'ah,

quali per continuarono a


alleati

dimorare nei pressi di Mecca, furono poi amici ed


del Profeta.

Questi due esempi siano tenuti presenti come prova che

non

in

ogni luogo, nella regione che

ci

interessa,

le stesse condizioni,

ne

gli stessi rapporti tra

vigevano nomadi e se-

dentari: la vita dei sedentari era per pi


nelle varie parti del Higiz,

meno

simile

dove vivevano
e
coltivate,

in centri abitati

nel cuore di lande irrigate


in

come, ad esempio,
Il

Medina, nel

Wadi

al-Qura e altrove.

reddito

pi

co-

spicuo era quello delle palme dattilifere, sotto

le quali,
i

dove

maggiormente abbondava
pi lontane,

l'acqua,

si

coltivavano
;

soliti er-

baggi e qualche albero da frutta (melogranati)

nelle parti
di

meno bene
siffatte

irrigate e

non coperte

palme,

si

faceva coltura di cereali.


condizioni si ripetevano identiche ovunque era coltivazione, dobbiamo arguire che pressoch identiche fossero le condizioni di vita ed
i

Siccome

costumi.

IVIa

strano

appunto perch considerate come cose troppo cognite, e perci non meritevoli di essere rammein realt (forse

che

morate) quasi nulla conosciamo della vera vita quotidiana dei


sedentari agricoltori.

325

anzi
di

Sappiamo

pi

sul

conto dei

nomadi, perch
dai
lari

la storia e le tradizioni ci
i

furono tramandate

sedentari,
sui

quali perci

costumi dei temuti


altres pi
i

vicini,

hanno dato maggiori particonoche sui propri. Tra


i

madi erano
riosi,

numerosi

poeti ed

guerrieri glostoria

mentre

sedentari, miti e tranquilli,


il

non ebbero

prima che Maometto divenisse


tante
:

loro massimo rappresen-

n esclusa

la probabilit

che Maometto stesso fosse

di origine

nomade.
sedentari per esisteva un'altra classe assai impori

Tra
tante,

quella dei mercanti,


i

pi abili e celebri tra

quali

furono poi

Qurays. La

tradizione islamica, ignorando quasi


i

gU

altri
i

mercanti, lascia l'erronea impressione che


soli dediti al traffico delle

Qurays
infatti
si

fossero

merci

in

Arabia, ed

nella biografia di

Maometto,

le

uniche caravane delle quali

serbi
delle

memoria
ha
la

sono quelle dei Qurays. Siffatta caratteristica


che potrebbe trarre un incauto in grave

tradizioni,

errore,

sua ragione nella fonte delle tradizioni stesse.


la

prima origine in Medina, dove Maometto divenne sovrano del Higiz orbene Medina era
Queste ebbero
loro
:

citt esclusivamente agricola, e fuori del

cammino
i

pi conil

sueto delle caravane. Gli abitanti, famosi poi con


di

nome

Ansar, o
e

ausiliari,
i

del Profeta,

disdegnavano

rischi del

commercio
preferivano

lunghi, perigliosi, viaggi in terra straniera:

il

duro,

ma

semplice lavoro dei campi. Vissero


si

quindi remoti dalle maggiori vie commerciaU e non

cu-

rarono delle caravane provenienti dal Jemen,


ferivano ai
le rive

le quali

pre-

monti del Higiz centrale

la strada piana,

lungo

del

Mar Rosso.
Medina ha

Il

carattere

dunque assolutamente
per la quale,
di

agricolo di
dati
i

influito sulla tradizione,


i

suoi scopi religiosi,


i

soli

mercanti degni

menzione
mercanti

parvero

Qurays.

indubitato per che molti

altri

dovettero esistere in

Arabia e persino
cos detto

in

Medina, dove era


ivi

un mercato dei Nabatei,

perch

s'incontravano

326

merci sia per


il

mercanti della Siria con

le lor

transito,

sia

per consumo dei Madinesi,

La

classe mercantile, diversamente

dalle tradizioni,

da quanto apparisce doveva essere molto numerosa e composta


Qurays, padroni del celebre

di elementi assai eterogenei. I

santuario meccano, e quali abitanti di un paese dove l'agricoltura era impossibile

come chiariremo meglio pi avanti


di necessit,

e quindi

mercanti e speculatori

divennero

tali

per eccellenza

agli occhi dei devoti


:

musulmani

delle geprei-

nerazioni posteriori

per

quali

il

commercio d'Arabia
nei Jemeniti
:

slamica era soggetto privo di ogni rilievo.

Ma

Qurays avevano avuto


merci tra
e in

loro prede-

cessori e maestri nel mercanteggiare


fico assai intenso di
il

in verit esist
il

un

traf-

Higiz e
si

Jemen, ed

in-

dubitato che in

Mecca

Medina

facesse largo uso di

prodotti industriali (stoffe, pellami, ecc.) del Jemen.

quindi

inevitabile la conclusione che l'Arabia occidentale dovesse

essere traversata sovente da mercanti e da caravane jemenite,

n esclusa

la possibilit

che

Qurays fossero

in realt

soci d'industria di ricchi capitalisti e

mercanti dell'Arabia

meridionale, in modi forse analoghi a quelli che vigevano


nei tempi pi gloriosi del

commercio mineo
* *

e sabeo.

Degli

altri

Arabi sedentari che occupavano


tutti

la striscia occi-

dentale della penisola, non necessario dire altro in particolare,

tranne che erano

semplici agricoltori, coltivatori di

cereali e di

palme

dattilifere.
si

in

questo luogo avrebbe

alcuna

utilit,

dopo quanto

disse nel capo precedente sulla


antico, l'intrattenersi in molti
industriali dei sedentari

condizione di coltura del


particolari
al

Jemen
si

sulle occupazioni
in cui

anche

momento

Maometto

accingeva a predicare. Delle

condizioni religiose dei nomadi e dei sedentari discorreremo


nel capo seguente.

327

La

nostra attenzione deve piuttosto portarsi adesso sulle

condizioni morali, sociali e politiche di quella regione che


fu la vera culla dell'Islam, rivolgendo particolare studio ai

nomadi
in
il

arabici,

quali ebbero funzioni del


i

massimo

rilievo

quanto riguarda

destini dell'Islam, e che, rappresentando

tipo pi perfetto dell'Arabo classico, offrono materia pi


di studio allo storico lo

abbondante
perch

ed

al sociologo.

Essi non

crearono l'Islam, anzi


in contrasto

combatterono,

ma

ebbero, appunto

con esso, influenza profondissima sul suo


essi
il

primo sviluppo. In omaggio ad

Profeta fece innumeri


ac-

concessioni, con le quali, se anche


cetto,
riusc

non seppe renderlo


la

certamente a smorzare
I

prima

pi

viva

opposizione.

nomadi intesero

l'Islam a

modo

loro, gli die-

dero un'impronta nazionale e senza appropriarselo


sero
e
lo
I

lo trasmi-

imposero come privilegio arabico

ai

popoli del

mondo.
tra
i

nomadi

di

Arabia furono
e

l'anello di
i

congiunzione

sedentari di
i

Mecca

Medina, ed

sedentari dell'Asia

Anteriore. Senza
la

nomadi, l'Islam sarebbe rimasta soltanto

fede di qualche centro abitato d'Arabia.

Grazie

ai

nomadi
questi

l'Islam diventato invece

mondiale

ma
il

una religione non appena ebbero varcato il confine e


essi lo

trasmesso

di Persia e di Bisanzio,

secolo,

avevano inteso, ai vinti dopo breve egemonia di appena un ne abbandonarono ad altri il primato s morale che

nuovo verbo, quale

materiale.

Quando

l'Islam

ebbe affermata

la

sua vittoria mo-

rale e politica in

Asia Anteriore, l'influenza degli Arabi


quanto
:

sedentari, sullo svolgimento dottrinale dell'Islam, riusc mi-

nima
che

di fronte a

vi contribuirono le razze
i

non arabe

si

convertirono

d'altra parte

servizi materiali resi dai

sedentari del Higiz sebbene preziosi nei primordi, poi scom-

paiono quasi dinanzi

al

contributo di vita, di straordinaria


i

energia e di maravigliosi ardimenti che apportarono

nocui

madi
il

nella conquista del

mondo.

I sedentari agricoli, di

tipo a noi meglio cognito l'agricoltore

medinese degli

Ansar,

328

forte,

erano brava gente, battagliera, tenace e


intelligente,
alla

ma

non molto
verun

senza grandi iniziative e soverchia-

mente attaccata
dottrinale della

terra.

Buoni

soldati,

non produssero
nello sviluppo
il

grande stratega,

uomo

di

Stato:

nuova fede rappresentarono


;

partito

con-

servatore e reazionario
sui

ebbero perci poca influenza diretta


e

destini

dell'Islam internazionale,

scomparvero nella

massa musulmana, nella societ cosmopolita, che inond Medina dopo la costituzione dell'impero.

Ben

diverso

il

nostro giudizio, quando passiamo a scru-

tare davvicino quell'essere singolare, afl"ascinante a

un tempo

e repellente, che

il

nomade
il

arabo,

il

quale, per intelligenza

e virt e vizi singolari,

pi celebre dei nomadi della terra,


off"rc

l'uomo

il

cui studio oggi ancora


al sociologo,

copiosa e pregevole
allo

materia d'esame

all'etnografo ed

storico.
del-

Vero tesoro
zioni
Siti

di

memorie,
fossile

di

costumi e di superstizioni

l'uomo primitivo,

vivente delle pi remote generaaltres


di

umane,

ma
egli
le

corredato
si

facolt

intellettuali

generis,

preso, e con

buon

diritto,

uno dei

primi posti tra

razze dell'Asia Antica. Dal ceppo


i

nomade
i

d'Arabia sono

usciti

popoli pi celebri dell'antichit,

Baessi

bilonesi, gli Assiri, gli Ebrei, senza contare

quanto ad

debbono
e

gli Egizi.

L'Arabo nomade
Semiti.
il

il

discendente diretto
lui

pi puro del semita primitivo, e in


i

studiamo perci

l'antenato di tutti

V' per una differenza:


rappresenta

Semita primitivo visse


;

in

un
tesi

clima propizio e su un terreno ferace


il

l'Arabo
la

nomade invece
questo

Semita rimasto, con

sua tradizionale

nacia conservatrice, nel paese d'origine, quando

mut

in

modo
La
il

tanto profondo e doloroso da diventare


lotta disperata contro la pi

irri-

conoscibile.

matrigna delle

nature, e

pi terribile dei climi, lotta imposta ad una razza.


nomade

329

ha sviluppato nell'Arabo fisici, che nel Semita pri-

fornita d'eccezionale intelligenza,

qualit e difetti, morali e

mitivo erano

meno

spiccati, e

che danno all'Arabo una ca-

ratteristica tutta
Il

sua speciale.

deserto, con le sue varie manifestazioni e con le sue

implacabili necessit, alle quali l'uomo deve cedere se

non

vuol morire,

il

fattore

dominante che bisogna aver sempre

presente nello studio etnografico dell'Arabo.

La

vita nel de-

serto la chiave di volta che ci spiega pressoch ogni fe-

nomeno proprio
ora per

della

natura araba. Di questa


il

ci

varremo
arabico,

chiarire alquanto

carattere

del

nomade

ripetendo l'avvertenza che molti suoi aspetti peculiari trovansi anche tra i sedentari, sebbene in forma meno accentuata.
Il

deserto ha

le

sue grandi virt

rigeneratrici e le sue
tali

gravi conseguenze morali e sociali:

contrasti

si
il

rispec-

chiano nell'animo del nomade, dacch l'ambiente,


le

cHma

condizioni geografiche in generale

hanno un'influenza
le

tale

sulla natura dell'uomo da superare tutte

altre e trasfor-

marlo

in

un piccolo mondo, che


che
il

un'immagine

ridotta, nel

campo nel campo

morale, di quello

mondo grande

circostante

materiale: l'uomo diventa, insomma, un micro-

scorno che rispecchia la natura da cui avvolto. In niun caso

questa verit pi palese che negli Arabi nomadi.


Il

deserto arabico un altipiano elevato dove soffia sem-

pre un'aria di maravigliosa purezza, aridissima, fine ed eccitante


:

asciutta, nervosa,

dura e istancabile

altres la fibra

dell'Arabo, plasmata da essa.


esistono tra
i

Uomini obesi
rari tra
i

e panciuti

non

nomadi, e son
.

sedentari.

L'aridit

estrema

dell'aria
i

suoi abitanti, tra

embra aver prosciugato anche l'adipe dei quali aspetto comune aver il volto scarno
i

e le guancie infossate. Soli


et, le faccie

bambini hanno, nella pi tenera


:

tonde e

le

gote piene

la vita trascorsa conti-

nuamente a reprimere
sete, la scuola

gli stimoli

pungenti della fame e della


con spartano

assidua durata noi sopportare

330

volti,

stoicismo ogni sorta di privazioni, imprimono su quei


sino dall'inizio della pubert,
lore,

come un senso

di

represso do-

una
dalla

indefinibile espressione di sete di

godimenti seme

pre negati, e finiscono col solcare di rughe profonde,


sino

giovinezza,
brilla
di

la

lor

pelle

bronzina.

Negli

occhi

nondimeno
un raggio

ognora, come una lama di acciaio brunito,


li

viva cupidigia, che mai

abbandona. Invece

di avvihrsi e di abbrutirsi dinanzi all'ostinazione implacabile

della natura che

sembra
alla

gli

voglia tutto negare, l'Arabo non


gli

pu rinunziare mai

manca: sembra accumulare nel fondo dell'animo le passioni non soddisfatte, pronto ad abbandonarsi ad esse appena se ne offra
speranza di avere quanto

l'occasione, con frenesia che eccede ogni limite. Il

chma

le avversit, invece di deprimerla, affinano, rinsaldano la sua

tempra veramente adamantina.


grande viaggiatore inglese Doughty, che visse tra i nomadi quasi due lunghi anni, riport un senso di maraviIl

glia per questa caratteristica dei

nomadi d'Arabia,

caratte-

ristica che ritrae tutta quella indomabile tenacia, quella forza

morale incrollabile che tanto distingue il Semita. L'ariano europeo ha iniziative pi prodigiose, ed ha mirabile tenacia
nell'agire e geniaUt nel creare
:

egli

per soccombe dove

l'Arabo
cit

fiorisce,

perch

gli

manca
alla

quella fenomenale capadelle

di

resistenza

passiva
Il

privazione

cose pi

necessarie alla vita.

Doughty

attribuisce questa fibra


il

ma-

ravigliosa al vitto principale degli Arabi,

latte di
allo
lo

camela,

che assaggiato

le

prime volte d

crampi

stomaco,
vi

tanta n' la forza nutritiva,


si

ma

poi,

quando
tale

stomaco
e

adatta,

infonde

al

corpo

quella

vigoria

quelle
il

speciali virt di resistenza

meglio acconcie a combattere

clima crudele d'Arabia.

La donna,

sotto la sferza di

una

vita

aspra e dura, in

quell'aria che brucia e dissecca la pelle,

oppressa dalle pi

gravi fatiche domestiche, un fiore

che appassisce presto


e
si

331

nessuno pi

dopo
cura.

primi

figli

diviene un essere di cui

L'uomo perde
schezza giovanile,

egli

pure in breve volger d'anni

la fre-

ma
gli

le linee nobili, aquiline, della razza


al

sem-

brano acuirsi con


di fiera nobilt che

anni e imprimono aumenta sempre con

volto

un aspetto

gli anni, in ispecie

quando

barba copiosa diviene bianca. Nei giovani singolare talvolta come i tratti del viso siano tanto fini da apla
:

parir pressoch femminili

questa impressione diviene a volte


sulle tempie,
i

due treccie lunghe che pendono un uso pagano antichissimo, che conforme ad
completa per
le

teologi del-

l'Islam

hanno invano tentato

di sradicare.

L' intenso calore dell'aria asciutta


essersi infuso nel

ed eccitante sembra

sangue degli Arabi, comunicando ad essi un ardore vulcanico pronto sempre ad erompere con tempestosa violenza. Niun popolo al mondo forse pi appassionatamente sensuale, come
ricca del
lo attesta

anche

la lingua, la pi

mondo

in vocaboli
i

che

si

riferiscono ai pi minuti

particolari dei rapporti fra

due

sessi.

Non

per

la

svergo-

gnata libidine di un bruto,

ma

la

necessaria sodisfazione

d'un' interna arsura, cos intensa da diventar quasi straziante.

Parimente nelle relazioni scambievoh tra famiglie o trib


la

pi piccola offesa

come una
il

scintilla

che

fa

nascere un

incendio: la
il

reazione tende sempre a vendicare cento volte

torto o l'oltraggio patito,

rancore rimane inestinguibile

talvolta
di

attraverso generazioni, ognor pronto ad esplodere


di cui

nuovo con una violenza

ben

difficile farsi un' idea.

La vendetta araba
vale a frenarla.

crudele, implacabile, terribile, e niente

Di pari

intensit la cupidigia o ruberia, spinta ad

un

massimo
presenta,

di intensit dalla vita trascorsa in

una repressione
si

continua di desideri:
il

cos

che,
il

allorquando l'occasione
pi generoso cavaliere

vaso trabocca, ed

di-

venta brigante.

332

primitivi, cor-

A
non

tale stato d'animo,

dominato da impulsi
gran parte anche
il

rispondeva una condizione sociale egualmente


solo tra
i

assai primitiva
fra
i

nomadi,

ma

in

sedentari.

Nell'Arabia

nomade

d'allora

principio della propriet


i

individuale era ancora nella sua infanzia:

beni delle trib

erano per

lo pi in

comune,
il

e,

fuori dell'angusta cerchia dei

consanguinei, non esisteva

concetto che una rapina com-

messa a danno
furto o delitto.

di trib estranee

dovesse considerarsi quale


alla trib,

Chi non apparteneva

per sangue

o per patto speciale, poteva essere trattato


ossia depredato, ed ove occorresse
ci costituisse

come un nemico,

anche ucciso, senza che

alcuna colpa n verso gU uomini, n tanto

meno verso
risarcire

Dio,

con
il

ma solo un danno materiale che si poteva una somma gi prestabilita dall'uso. Sacrosanto
il

era per

dovere e

diritto di

vendetta

sangue per sandei

gue, vita per vita.

Ma la

vendetta era concepita come legge


beni

puramente umana,
nella

necessaria tutela della vita e

desolazione sconfinata del deserto, dove non vigeva


altra legge riconosciuta oltre la cerchia ristretta dei

veruna

consanguinei.
L'estraneo,
le

sue donne e

suoi beni, erano fuori della


i

legge, sempre alla merc di chi avesse l'ardire,

mezzi e

la

opportunit di impossessarsene.

Quando questo accadeva,

quando v'era

la

coscienza di

mente

ai

suggerimenti delle

potersi abbandonare impunepassioni, quel che avveniva fa

rabbrividire.

Un

vecchio guerriero
allietare
il

Hugr

della nobile trib


to-

dei Kindah, volle

tramonto della sua vita


fanciulla, la

gliendo in

moglie una giovine e bella


vecchio marito era

Hund.

Il

uomo

rabbioso e

Hind alquando l' ira

lo pungeva, dalla bocca uscivagli una bava che facevalo somigliare ad un camelo, quando mangia le piante amare

del deserto dette

murar

perci aveva

il

soprannome
marito.

di

Akil al-Murr, o mangiatore di murar. La sposa non god


un'unione feUce, e prese ad odiare
il

tirannico


Un
la

333

fu

giorno

il

campo
il

di

Akil

al IMurir

depredato da un
di

giovane guerriero,
sposa
plessi del vecchio
tore.

prode Ziyad, della trib


rimase ben
lieta di

Giadzimah

fu rapita e

passare

dagli am-

signore a quelli del suo


torvo

giovane rapi-

Non

cos

il

piomb

di sorpresa sul
la

Hugr che fu pronto a vendicarsi: campo di Ziyad, a sua volta gli rap
lei,

ogni cosa riprese

moglie, e furente con

perch

in-

namorata
in

di Ziyad, le

scann

il

suo amante, e fece lacerare

due

la

sposa da due cavalli focosi.


il

Kulayb,
fiero degli
i

capo arrogante dei Taglib, chiede ad una pola celebre

vera vedova,

Bass, che riconosca in


gli

lui

il

pi

Arabi:

la

donna

risponde che

pi

fieri

sono

suoi

fi-atelli

della trib di

Tamim. Kulayb,

irritato e offeso,

si vendica squarciando con una freccia la mammella dell'unica camela posseduta dalla povera donna. Un suo nipote

giur di vendicarla: attende Kulayb nel deserto, lo ferisce a morte con la lancia e assiste alla lunga agonia, saziando
la

sua vendetta con


il

le

grida
sorso
le

dell' infelice,

che morendo

in-

voca

sollievo

d'un

d'acqua.
trib,

Da

questo incidente

scoppi una guerra tra

due

guerra che dur lunghi

anni e fu causa di innumerevoli


stragi:
le

conflitti e di

sanguinose

dopo ogni
propri

battaglia,

secondo

l'antico
il

costume arabo

donne

dei vincitori correvano per


i

campo curando ed
e
i

assistendo

feriti

propri morti, e macellando con


i

mezzi brutali, orridi a descriversi,


nemici.

feriti

moribondi dei

Ma

di tali orrori, di cui

potremmo
non dare

fare
altri

lunga e
saggi,

rac-

capricciante menzione, meglio

per

non turbare
Il

di

soverchio

la

coscienza del lettore.

Semita, gi lo rilevammo, feroce di natura,

come

lo
la

attestano passi

numerosi della Bibbia, e ne


dei

fa

prova
le

condotta del Profeta e


ebraiche del Higiz
sensualit,
:

suoi

seguaci verso

colonie

non

v' perci da maravigliarsi se per

veemenza
altrui,
i

cieca nella vendetta e per indifferenza

verso

mali

sedentari di poco differissero dai nomadi.


Quelli
altrui,
bili

334

avevano per maggiore rispetto per


essendo

beni e

diritti

essi stessi proprietari individuali di beni

mo-

ed immobili e perci animati da tendenze conservatrici


amanti dell'ordine. Nel sedentario
di
il

e pi

conseguimento

di

un certo benessere economico,


e sovrattutto
il

una certa larghezza

di vita,

sentimento della propriet individuale, avestato d'animo diverso

vano generato uno


del

da quello proprio

nomade che
alla

nulla possiede personalmente, ed dannato

per sempre

povert,

anzi

per

il

peggioramento con-

tinuo del clima portato fatalmente ad una miseria sempre

pi atroce.

Nel deserto nessuno pu


vita agiata e tranquilla: gli

arricchirsi,

nessuno pu menare
pascoli, per

uomini debbono fuggirsi per non


tutti
i

perire d'inedia, per

non consumare

non

esaurire l'acqua, e per

non correre
sono
i

il

rischio d'essere predati

od

uccisi.

La fame

e la sete

nemici continui che mai un

momento lasciano in pace l'infelice abitatore del deserto. Quando l'uomtj arriva appena a procurarsi il necessario per
campare, quando deve vivere quasi sempre solo con
famiglia, in perpetuo
li

sua

movimento per non morir

di sete o di

fame

come

mai possibile migliorare

la propria sorte, di-

venire ricchi e civili?


rire

Come possono
delicati,

in simile

ambiente
gli

fio-

quei sentimenti pi

che elevano

uomini

verso ideali nobili e disinteressati?


L'aculeo di continua sofferenza gener uno stato latente
e represso di esasperazione,

che rese l'animo del nomade


passioni violente ed
:

disposto

in

modo

speciale a

a sconfi-

nati ardimenti,

pur

di soddisfarle

una cieca

ferocia ed

una

tendenza avidamente materialistica, ossia sentimenti accanto


a cui, per esempio, una calda fede religiosa e tendenze ascetiche o altruistiche

non potevano
il

non potranno mai


era,

allignare.

Socialmente dunque
imperfetto, con
Stato.
il

Beduino

ed ancora, un essere

quale era vano pensare a costituire uno

Le sue

virt stesse erano

un ostacolo

al

suo progresso


morale e materiale. Tra
fierezza,
il

335

poniamo
la

le

virt infatti noi


la libert

sua

suo amore sfrenato per

che lo rendevano

insofferente di ogni e qualsiasi autorit o legge, e lo portarono

direttamente alla licenza ed all'anarchia. Egli ospitale per


istinto e tradizione,

pu essere molto generoso, prodigalmente


che tocca
la

ospitale: lo straniero

corda della sua tenda sacro.


i

Ma

l'obbligo di tale ospitalit


i

non oltrepassa

tre giorni; tra-

scorsi

quali

il

ramingo
alla

il

profugo, o deve unirsi defini-

tivamente

alla trib e

dimenticare quella da cui viene, o deve

andarsene

di

nuovo

ventura col rischio di cader vittima

della stessa trib che lo

ha

ospitato.

Il

viaggiatore

Doughty

chiese ad un Beduino con cui aveva cenato, che cosa farebbe


se l'incontrasse solo nel deserto: Ti taglierei la gola, gli
rispose quello crudamente per prenderti la bella roba che
tieni!.

Questa

la

consuetudine del deserto, dove non

esiste autorit

alcuna tra l'uomo e Dio, ed ognuno vale per

quello che sa farsi valere.


Il

quadro che noi offriamo del Beduino non

certo at-

traente, e se
esso, pur

scendessimo a particolari maggiori, temo che


in

guadagnando

precisione, lascerebbe nell'animo

del lettore un' impressione pi di maraviglia e di

sgomento

che di simpatia.

La
il

loro fierezza

non conosce
il

limiti,

ma
fa

fondata sopra

pi spietato egoismo:

mattino prima dell'alba, quando


battere
i

l'aria

pungente
le

e rigida

dell'altipiano

denti e
il

intirizzisce

membra,
le

gli

uomini

si

accucciano presso
i

fuoco e lasciano

donne a compiere
i

tutti

lavori di fatica, abi

battere le tende, fare


i

bagagli, prendere

cameli e legare

carichi sui basti.

Nessun capo
;

di famiglia si

sognerebbe

di

mano ad aiutarle le donne stesse lo condannerebbero come un'offesa alla dignit dell'uomo. Le donne , dicono,
dar

sono per

la fatica e

debbono

stare sotto la disciplina

L'umore

nella vita domestica gaio, persino scherzoso,

ma sempre

con dignit.

volte

mostrano negli incidenti

336

con
le

della vita domestica, nei litigi

mogli

la

pi filosofica

rassegnazione e temperanza; a volte


del

perch vario l'umore


le

Beduino

si

la

pazienza sfugge e piovono


delle

busse. Nel
colpi

deserto le

spalle

donne ricevono molti


:

e tra

moglie e marito non interviene mai alcuno


nel deserto

ma nemmeno
moglie
:

approva

tale condotta. Chi batte la

oggetto di biasimo.

INIa la

mente araba

siffatta

hanno piena
per effetto

e chiara coscienza del

bene

e del male, ne parlano sempre,

pi che gli
del

altri

uomini, non

per ipocrisia,

ma

carattere
.

contemplativo dell'abitante del deserto. Epdi loro si

pure

nessuno meno

conforma

alle

leggi del bene

e del giusto.

La mente

del

nomade

viziata dagli

immensi
prontis-

patimenti e dall'indolenza prolungata delle lunghe ore passate inertemente in interminabili conversari
:

mente

sima a intendere,

ma

lenta ad agire se

non punta

dalla pas-

sione o dalla cupidigia. L'Arabo,

come

l'infanzia, vittima

d'ardente curiosit, difidentissimo del prossimo, impudente


nel promettere, svergognatamente petulante nel chiedere.
loro conversare pieno
di
Il

arguzie, di sarcasmi, di

figure

poetiche, di magniloquenti affermazioni, frammiste a espressioni sensuali e persino oscene, particolarmente in


di
il

presenza

donne, che

in tal

guisa

amano tormentare.

Nel deserto
s

congiungimento dei

sessi fatto ritenuto

naturale, che
i

lo scherzarci su

non

considerato e lecito.

atto indelicato: per

nomadi scherzo innocente


Il

lato debole della

natura nomade

la

sua frenetica,
e gli

insaziabile sensualit, che gli brucia le


la

vene

annebbia
fu

mente sospingendolo a pazzeschi


ai

eccessi.

Come

un

tempo esecrato
metto, ed anche
bestie,

vizio dei pastori ebrei, cos ai

tempi di Mao-

giorni nostri,
le

il

vizio di congiungersi con

nonostante

pi

crudeli

pene

l'universale

con-

danna, sempre
sconfinate
della

fiorito nel deserto,

perch nelle immensit

natura l'uomo tende sempre a ritornare,


alla facile e

ad abbandonarsi

sensuale idolatria primordiale.


Terribili nell'ira,
il

337

loro linguaggio
i

eccede ogni limite

nell'inveire, persino contro


i

membri
le

della propria famiglia,

figli

sovrattutto, sui quali, per

pi leggere mancanze,

il

genitore scaglia voti di morte violenta, e arriva persino


fa Saulle nella

come
Il

Bibbia

insultare

il

figlio sbrai-

tando contro l'onore della propria moglie.

nomade
:

perverso,

ma
;

tale lo

ha reso

il

deserto.

La

sua mente sempre

rivolta a pensieri di rapina, egli

sogna

ognora razzia vuol arricchire non importa a spese di chi squallore, nell'ignoranza rozza sia, n con quah mezzi. Nello
di perpetui, orribili e abbrutente della solitudine, nella vita
stenti,

l'uomo rimane immobile nella barbarie.

Gi del Beduino formul il Profeta sfavorevole giudizio e non esit ad esprimerlo molto nettamente in un versetto coranico: poi, dopo le conquiste, l'Arabo della citt non cess
dal considerare questi uomini
il

Beduino come un rozzo predone. Per


irrequieti,

violenti,
il

divennero ottimi soldati


fu

che conquistarono
in essi
i

mondo, appena

possibile

istillare

primi sentimenti di discipUna mihtare.


le

Ma

prima an-

conquiste fossero terminate, riarsero in loro pi feroci che mai le antiche passioni individuah, e l'impero na-

cora che

scente fu dilaniato dalle guerre

civili.

Grandissima

fu

sem-

pre la loro instabilit morale, e le condizioni di quasi perpetua anarchia che regnarono, ad esempio, per circa un secolo, in
al-Kufah, la metropoli araba nella Babilonide, debbono prin-

cipalmente ascriversi alla popolazione della citt composta per la massima parte di Arabi nomadi o discendenti immediati dei

medesimi.
di

Maometto, nel quarto


intime ed in

secolo

durante
i

il

quale intra-

prese la riforma d'Arabia, ebbe con


principio anche molto
i

nomadi

relazioni

poco

ostiH.

La sua propaganda
ai

fu specialmente tra

sedentari, e

quando ebbe radunato una


volse

parte di questi intorno

a s,

si

nomadi,

quali o
lui e lo

intimoriti, o nella speranza di guadagni, unironsi a

z^

di

338

seguirono nelle sue maggiori imprese.

primi nomadi amici


di

Maometto furono

quelli dei dintorni

Medina, nomadi
altri,

che erano
fedeli alla

meno

barbari ed irrequieti degli

e rimasero

causa dell'Islam nei momenti di pericolo. Le altre

trib del centro d'Arabia s'acconciarono a trattare negli ul-

timi anni del Profeta, e malfida


:

ma
di

la loro

adesione fu poco sincera


tutti,

alla

morte

Maometto defezionarono

e fu

necessario l'uso spietato della spada per ridurli nuovamente


all'obbedienza.
Il

nostro giudizio piuttosto severo sul Beduino quindi

un corollario necessario di un insieme di fatti, che comprenderemo meglio in appresso, quando avremo riuniti tutti gli elementi del grande quadro e chiariremo meglio la parte, sulle prime un po' secondaria, avuta dal Beduino al sorgere
dell'Islam nell'Arabia occidentale.

Ora, se teniamo conto delle primitive condizioni morali,


materiali e militari degli Arabi contemporanei di

Maometto,

sorge spontanea
deserto,
rozzi

domanda: come mai questi Arabi del come erano, riuscirono ad infliggere ai Greci s spaventose ed umilianti disfatte ? La stessa Sassanidi dimanda si pu porre per le campagne contro
la

ignoranti

in Persia, nelle quali gli


citi di

Arabi ebbero a misurarsi con

eser-

una grande potenza militare, di quella stessa che in numerose circostanze aveva inflitto sanguinose disfatte alle legioni agguerrite di Bisanzio, e che per ben due volte era
giunta vittoriosa
fin

sotto le

mura

di Costantinopoli, occu-

pando pressoch
gli

tutte le provincie asiatiche dell'antico im-

pero Romano. La conoscenza quindi dell'arte militare presso

Arabi

e delle ragioni della loro superiorit sui Greci e sui

Persiani nei campi di battaglia, argomento di particolare


rilievo

per comprendere

la

storia della genesi dell'Isim

della conquista

musulmana.


parti
:

339

in
tre

Per maggiore chiarezza, divideremo l'argomento


l'una riguarder
;

le

armi usate comunemente dagli

Arabi

la
;

seconda,
la terza

le

loro conoscenze militari tattiche e strale

tegiche
rit

tratter

ragioni morali
gli altri

della superiodell'

militare degli

Arabi su

tutti

popoli

Asia.

{Le armi degli Arabi: Varco


freccia sono,
poli primitivi
tutti
i

e la freccia).
le

L'arco e la

come
:

ben noto,
le

armi pi antiche dei po-

noi difatti

troviamo ambedue in uso presso


per
In Arabia esiste una pianta
l'

popoli Semiti e anche nell'Arabia antica, tanto

la caccia,

quanto per

la guerra.

che fornisce un ottimo legno per


sicch queste armi
si

arco

per

le

frecce,

possono considerare come veramente


il

indigene

per questo diamo loro


I.e

primo posto nella nostra


o

breve enumerazione.
quelle
dette

piante pi usate per l'arco erano

nab'ah

{Grewia populifolia

Chadara
archi e

tenax) e idah, che crescevano nelle regioni montuose della


penisola. Gli
le frecce,

Arabi fabbricavano da s
tutti
i

stessi

gli

quantunque, disprezzando
farli

mestieri manuali,

preferissero

eseguire

dagli schiavi.

Queste armi per,

proprie dei tempi selvaggi, e perci pi antiche, non erano


pi

molto

in

uso

in

Arabia

ai

tempi

di

Maometto, perch

considerate

come armi
lancia

insidiose,

indegne del guerriero cospada, di


recente importadecorative. vSicch
di

raggioso;

si

preferiva fare sfoggio delle armi relativamente


e
della

moderne,
zione

della

e ritenute

pi gloriose, efficaci e
fiero

mentre ogni Arabo cavaliere era


lancia e la spada, ed ogni

maneggiare
e

la

pedone portava
e
le

sapeva usare

con valentia
di

la

spada,

l'arco

frecce erano, ai tempi

Maometto, per

lo spirito bellicoso di

quella generazione,
di

adoperate soltanto

da una minoranza

persone,

dedite

esclusivamente a questa arte.

noto perci che esistevano alcune

trib,

le

quali

si

distinguevano specialmente per

la loro abilit nel tiro, e

du-

rante le spedizioni di M9,ometto furono usati anche archi e


frecce:
si

340

La
arcieri,

fa persino

menzione

di corpi regolari di arcieri.

disobbedienza di una schiera di questi

che abbando-

narono
di

il

loro posto durante


sconftta
si

una

battaglia, fu causa precipua

una grande

musulmana, a Uhud.
deve dire che
l'uso di dette

In generale per

armi
gli

primitive non fosse militarmente molto in voga, e


arcieri

che

formassero

la

parte

meno importante
l'Islam.

delle

schiere

armate degli Arabi prima e dopo

{La

lancia).

Le principah armi

offensive degli Arabi

contemporanei del Profeta erano


costituivano
le

la lancia e la

spada. Esse
dell'eroe,

armi per eccellenza del guerriero e


gli

ed oggid ancora, presso

Arabi,
il

tanto
La

tenaci sono le

tradizioni dei Semiti in Arabia,


il

vero guerriero disprezza


fucile e
la pistola

fucile

preferisce la lancia

il

sono
per
altis-

considerate

armi molto

meno
le

nobili.

lancia

era

eccellenza l'arma

offensiva del cavaliere, e tenuta in


trib

simo pregio,

in ispecie fra

nomadi, che possedeallora,

vano

cavalli e cameli.

Era usanza

come

oggid, di

munirla d'un'asta lunghissima, che nessun pedone avrebbe

mai potuto usare con vantaggio


pedoni

in

una mischia.

I lancieri

lanzichenecchi del nostro Rinascimento

erano
agrifa-

sconosciuti in
cole,

Arabia.

Perci
gli

le

trib sedentarie ed
di

come, per esempio,

Arabi

Medina, non ne
e

cevano uso, perch non avevano cavalleria

possedevano

ben pochi cameli. Nelle battaglie combattute da Maometto, nei primi anni di Medina, si vede che i Musulmani non
facevano punto uso della lancia,
e di spade.

ma

quasi soltanto di archi

La

lancia

non era arma originaria d'Arabia:


guerre con
gli
le fotografe

nelle scul-

ture assire, che rappresentano le


VII secolo avanti Cristo
sire nel British
(cfr.
i

Arabi nel

delle sculture as-

Museum)

Beduini sono raffigurati quasi


nudi, con lunghi capelli, ed
lancia

341

archi e frecce.
la la

armati di
:

La

un' importazione estera


l'asta

tanto

punta

di

ferro,

quanto
scevano

lunghissima venivano per

massima parte
dove
cre-

dall'India,
i

dove esistevano valentissimi

fabbri, e

bamb,
fatto,

leggeri, forti, nodosi e flessibili, ossia la


le lancie.

pianta che forniva l'asta migliore per

Da

ci pro-

venne

il

che

le

lance pi stimate degli Arabi fossero

quelle dette al-Khattiyyah, ossia di al-Khatt, la regione costiera del

Bahrayn:

ivi infatti le

punte di ferro ed
il

bamb

dell'India venivano

lavorati secondo

gusto arabo e poi

spediti in tutte le parti della penisola.

Anche
il

gli

Ebrei di Medina, fabbri valenti, fabbricavano

le

punte delle lance,

ma

ignoriamo donde potessero procurarsi

metallo, mentre le aste

dovevano certamente provenire

dal-

l'India,

perla via di al-Khatt o da Sambara sulla costa.

E degno
si

per di nota, come nella biografa di Maometto non

faccia

mai menzione
cavano,
i

dell'uso della lancia lunga: gli Ebrei le fabbri;

ma non le adoperavano

lo stesso dicasi dei

Medinesi,

quali,

appunto perch privi

di cavalleria,

non ne facevano uso.

Nei fugaci accenni

ai piccoli corpi di cavalleria, allestiti in sesi

guito dal Profeta, non

accenna

nemmeno lontanamente alla


il

lancia lunga da colpo {al-rumh) ed probabile che quei cavalieri

improvvisati fossero armati piuttosto di spade, dacch


efficace della lancia
si

maneggio

lunga richiede molta esperienza.


faccia qualche volta

il

La
(o

sola lancia, di cui

menzione
anazah

nelle tradizioni su

Maometto,
),

lanciotto da getto

anche

harbah

che

si

scagliava

come un

giavellotto; andall' Abis-

ch'essa per era


sinia,

arma non araba,


anch'essa usata

ma proveniente

perci
rarit
:

ben poco, e considerata

come una

adoperavasi inoltre, per ragioni non ben ap-

purate, in alcune cerimonie religiose.


zio del Profeta,
vellotto,

noto infine che

lo

Hamzah, venne ucciso da un colpo di giama per mano di un abissino, specialmente esperto

nell'uso di quest'arma straniera.

342

[La spada).

La

spada era l'arma per eccellenza degli


rappresenta
carattere

Arabi, quella alla quale essi erano maggiormente affezionati,


e che,

meglio di tutte

le

altre,

ci

il

ardito, bellicoso e sanguinario della nazione araba, vivente

Maometto. La spada, dice


il

il

principe-poeta Imru-alqays,

cuscino sul quale

il

guerriero poggia la testa,

dormendo

la notte solo nel deserto,

ed

il

suo fido compagno nella

mischia e nel campo.

La natura spiccatamente
dizioni infide

guerriera degli Arabi, e le conla

del deserto,
il

rendevano

spada compagna
il

inseparabile dell'uomo,

suo migliore amico,

suo pi fido
l'or-

sostegno nelle solitudini sconfinate del tavoliere arabico,

namento dell'uomo nell'assemblea,


ottenere l'oggetto desiderato..

il

mezzo pi

efficace

per

La spada

dritta, fina,

lucente
al

come un raggio

di sole ,
ai

munita spesso d'una guardia


di

pugno, era perci,


ai

tempi

cui parliamo, e resta

anche

giorni nostri, l'arma pi

comune
la

in Arabia, anzi si

pu

dire esser pi che un'arma, addirittura


bile del vestito arabo, senza

una parte insepara-

quale nessun

uomo

riteneva
i

fosse sua dignit presentarsi. Ci tanto vero, che


grini, nel, visitare
il

pelle-

santuario di Mecca, nonostante la proil

clamazione della pace di Dio ed


le

divieto assoluto di usare


il

armi entro

il

territorio .sacro,

avevano

diritto
la

di assi-

stere alle cerimonie del pellegrinaggio


il

con

spada entro spada fosse

fodero ed appesa ad una! tracolla sopra una delle spalle.


le tradizioni

Tutte

stanno a dimostrare, come

la

sempre, in ogni circostanza, l'arma preferita dei Musulmani,

nonch dei loro avversari; usata tanto nei combattimenti


singolari o duelli fra
rale,
i

guerrieri prima delia mischia gene-

quanto allorch

le

due schiere nemiche venivano a


grande maggioranza com-

scontrarsi. Tutte le morti, tranne qualcuna per frecce, sono

dovute

alla

medesima arma

la


batteva a piedi, e non
si

343

di

menziona quasi mai un caso

morte per colpo


Il

di lancia.
la

pregio altissimo nel quale era tenuta


fatto,
:

spada, risulta

chiaramente dal

che

in

Arabia molte spade avevano

un nome proprio
vata
archi

di molti anzi tra detti

nomi

si

conser-

memoria
famosi,
di

onore questo conferito soltanto ad alcuni

non mai
di

alle

lance.
si

Cos sappiamo

della
co-

spada

Sa'd ibn abi Waqqs, che


la

chiamava Mala;
contenteremo

nosciamo

spada

Maometto, Dzu-1-Faqr, conquistata a


di

Badr

ed,

omettendo
la

di ricordarne altre, ci

rammentare
durante
le

famosissima al-Samsamah, posseduta un tempo

dal guerriero jemenita Ma'dikarib, rapita da Khalid ibn .Sa'id,

guerre dell'anno

ii.

dell'

poi

passata,

di

mano
il

in

mano,

fino a quelle dei califfi 'Abbasidi, dai quali

fu tenuta in altissimo pregio,


califfo

come oggetto

di

somma

rarit

la

al-Wathiq [f 232. a. E.] volendo rimetterla a nuovo, diede ad un armiere che ne rovin la lama e la tempra.
questa spada famosa dedic alcuni versi
:

A
in

il

poeta abu-1-

Hawl

...

la migliore delle spade,

che mai fosse avvolta

un fodero: quando era sguainata, splendeva come luce


.

del sole

Come
cate in

la lancia, la

spada era anch'essa un'arma d'origine


di cui

straniera; la grande

fama

godevano

le

spade fabbri-

India (suyilf al-Hind) ne

sono prova. In seguito

per, nel
fini

Jemen

e nell'Arabia
si

settentrionale,

lungo

con-

dell'impero Bizantino,

fondarono scuole d'armaiuoli,


dive-

che seppero produrre spade di tempra maravigliosa,


nute poi famose in tutto
il

damaschina, bench
supera in fama tutte

gli
le

mondo: ancor oggi la vera lama Arabi pi non sappiano fabbricarne, altre. In Arabia, ai tempi di Maole

metto, erano specialmente famose

spade al-Masrafiyyah,

fatte negli al-Mascirif al-Scim, o altipiani della Siria, cio

nella regione di confine fra l'Arabia, la Palestina e la

vSiria.

In quella parte

d'Arabia,

in

cui

sorse l'Islam, gli Arabi


ignoravano
prare
le

344
il

ferro e di fabbricare e tem-

l'arte di
;

lavorare

armi

le

spade erano perci o importate, o lavo-

rate dai fabbri delle

numerose comunit ebraiche

del set-

tentrione, presso le quali esistevano alcuni valentissimi fabbricanti d'armi.

(/ cavalli).

fensivi usati dagli Arabi


di

Dacch facciamo menzione dei mezzi ofin guerra, non sar inopportuno
ai cavalli [faras)

accennare brevemente anche

ed

alla ca-

valleria {khayl) araba, che


sulla

godono

tuttora

fama mondiale,

quale corrono nel pubblico molte notizie errate. In


infatti

Europa abbiamo
illusioni

molte

illusioni su

questo argomento,
ritiene,

che sono divenute come assiomi di verit. Si


cavallo in Arabia un animale importato
centrale
cavallo,

per esempio, che l'Arabia sia

la patria originaria del cavallo.

Invece

il

forse
dal-

dall'Asia

in

tempi relativamente moderni. In

Arabia

il

se non fosse amorosamente custodito

l'uomo, morirebbe di sete e di fame: egli vi fu sempre,


oggi ancora,
Il

come

un animale

di lusso

ed una

rarit.

paese d'origine del cavallo sono, secondo alcuni, le steppe


('),

deserte dell'Asia centrale

dove

ai

tempi nostri

il

Prje-

archeologo inglese, prof. W. Ridgeway, (') In un libro del dotto sull'origine e l'influenza fisiologica del cavallo puro sangue (VV. Rid7tfluence of the thoroughbred horse. Cambridge, molte e preziose notizie, si cerca di dimostrare 1905)1 che il cavallo arabo il prodotto d'un incrocio del cavallo asiatico con quello libico e si adducono numerose ragioni a conferma di tale afferma

geway, The origin and


opera gremita
di

zione.

Noi non abbiamo ad entrare


che l'arabo,
cos
il

nel merito della questione, tanto pi

che
e

la

detta pubblicazione ha suscitato vivissime polemiche tra gl'ippologi

inglesi, sdegnati

modello dei

cavalli, sia

non una razza

distinta e superiore a tutte le altre.

Il

un incrocio fortuito Ridgeway ha per


il

dimostrato, in

modo

sicuro da

non temer confutazioni, come

cavallo sia penetrato in Asia Anteriore e in particolar


in et relativamente recente. Egli insiste

modo
il

nell'Arabia,
cavallo

con ragione che

non

indigeno dell'Arabia e non

vi

mai

esistito allo stalo selvaggio (pa-

walsky
fu
il

345
la

sopravvivenza
di alcuni di

primo a scoprire

quegli animali allo stato selvaggio. Altri sostengono invece

che anche l'Africa settentrionale possa essere stata la culla di una razza equina ben distinte da quella dell'Asia centrale,
ossia la razza libica,
periale,

un tempo tanto stimata


la

in

Roma

im-

prima che esistesse


cavallo

razza araba. In et assai re-

mote
utilit

il

addomesticato fu introdotto nell'altipiano


i

persiano,
di

perch

popoli

iranici,

riconosciuta

la

immensa
che
le

quel nobile e generoso animale, ne intrapresero


alla circostanza

con passione l'allevamento; e grazie


condizioni cHmatiche della Persia
quelle dell'Asia
centrale,
si

rassomigliano molto a
vi

l'animale

prosper immensa-

mente.

partire dal looo avanti Cristo, la Persia divenne

uno dei

centri pi importanti per l'allevamento equino, e sapi

piamo
dalla

dalle iscrizioni assire che


i

re di Ninive

importavano
fissato

Media

destrieri per la loro cavalleria, e


i

avevano

leggi molto severe per regolare

pascoli

e l'allevamento.

Strano a

dirsi

bench

l'uso del cavallo fosse

molto diffuso

gi nell'ottavo secolo avanti Cristo in tutta l'Asia Anteriore,


in

Arabia

si

tard molto ad importarlo

('):

le sculture assire

gina 20I e 207) osserva come gli Arabi dell'esercito di Serse non avessero cavalli ma solo cameli (pag. 198-199; cfr. Erodoto, VII, 86). Gli Arabi vennero a conoscere ed allevare i cavalli soltanto dopo l'ra di
;

Cristo:

vallo dagli Arabi

onde giustamente uno


,

si

rileva (pag.

213),

che l'adozione del ca-

degli eventi di

dacch solo come cavalieri, potuto compiere le loro grandi conquiste. In questo punto le sue conclusioni concordano perfettamente con le nostre. (') Abbiamo vero in Giobbe, xxxix, 19-25, la magnifica descrizione del cavallo, e sappiamo che Giobbe era nativo di Uz, ossia Arabia Petraea. Ci farebbe supporre che il cavallo fosse conosciuto in Arabia, ma nulla pi infatti Giobbe, il pi grande di tutti gli uomini d'Oriente possedeva a migliaia pecore, cameli e bovi, e centinaia
del

mondo

maggior rilievo nella storia e mai come semplici pedoni,

avrebbero

essi

di asine, ma nemmeno un solo cavallo. Quindi possiamo dire che l'autore del Libro di Giobbe, anche se era nativo dell'Arabia Petraea, poteva aver visto molti cavalli nell'adiacente Palestina, o in Siria e in

Babilonia,

ma

rimase fedele

alla

verit,

descrivendo

il

pi

insigne


ritraggono
gli

346

cosa ben nota che tanto


il

Arabi dell'ottavo secolo avanti Cristo com-

battenti soltanto su cameli.

Vecchio Testamento, quanto

l'antichit classica

ignorano

l'esi-

stenza di una cavalleria araba.


leria

La prima menzione

di caval-

saracena compare nella seconda met del IV secolo

dell'Era volgare ci dimostra che l'importazione del cavallo


in

Arabia un evento recentissimo. Fino


il

ai

tempi

di

Mao-

metto, la Persia rimase sempre

grande centro

di produ-

zione equina, e ci provato oltre che dalla fama paurosa


della

temuta cavalleria partica, e pi tardi dalla grande


fiscale

importanza
nidi,

dell'allevamento

equino

sotto

Sassa(altro

anche dalla estesissima coltura dell'erba medica


il

cespite considerevole del fisco sassanida), che era

foraggio

dato di preferenza

ai cavalli in tutto l'altipiano iranico

ed

in

Mesopotamia.

Non
il

da escludersi che

in

un tempo molto

antico,

quando

cavallo fu introdotto in Siria e in ]\Iesopotamia, qualche

stallone

possa essere stato introdotto in Arabia


gli

ma

par
del

certo che

Arabi tardarono a riconoscere


e fecero
al

le virt

compagno dell'uomo
solo
in

con amore l'allevamento


principio
circa

un'et

molto recente,

dell'Era

volgare.

Non

possibile estendersi
rilievo.

molto su questo argomento,


soltanto aggiungere
i

che pure di grande che quando


gli

Dobbiamo
per
le

Arabi vennero a scoprire quanti fossero


dal cavallo

vantaggi

offerti

imprese guerresche, ne

intrapresero

con appassionato ardore l'allevamento anche

neir inospite deserto arabico, non gi


voro,

come animale da

la-

ma

sibbene e soltanto come animale di guerra, perch


e disob-

aveva grandissimi vantaggi sopra l'incomodo, lento


bediente camelo.
abitante

Come

animale da

fatica,

il

cavallo in Ara-

dell'Arabia
cavalli,

tranne

Petraea come possessore di molto bestiame, appunto perch non ve n'erano ancora (cfr. Ridge-

way, 203-204).


bia di gran lunga
di

347

camelo, perch abbisogna


la sete,

meno

utile del

buon nutrimento,

e soffre

molto

mentre

il

camelo

pu rimanere senza bere per molti giorni, anche portando carichi pesanti, e nell'inverno pu viaggiare anche pi di
una settimana senza abbisognare di un sorso d'acqua. Ci nondimeno l'esperienza aveva dimostrato che allevato in Arabia
qualit di
il

cavallo, strano a dirsi, acquistava alcune

sommo

pregio,

una

vivacit,
di

una forza

di

resi-

stenza singolare, ed una velocit


altre razze. Il felice

corsa superiore
razze,
il

alle

connubio dell'incrocio delle


il

ge-

nere di
sulla

vita, forse

anche

nutrimento desertico, influirono

forma del cavallo e

lo resero

uno

dei pi belli e pi

efficaci

istrumenti bellici anche in Arabia, nonostante l'incledel clima.

menza
Il

docile sempre alla mano del suo cavaliere, agevolmente a compiere movimenti rapidi e coms'addestra plessi, e pu essere utile ed efficacissimo in una mischia a corpo a corpo. Chi ha viaggiato nel deserto sa bene
cavallo,

invece

come

il

camelo, nonostante

suoi pregi, sia animale

resto, capriccioso,

privo di emulazione, ribelle alla volont

dell'uomo, facile
infastidito

ad impaurirsi, disobbediente, e pronto, se dal padrone, a gettarsi a terra, senza che nulla
gli

valga pi a smuoverlo. Quando

Arabi scoprirono

tutto

il

pregio del cavallo nelle azioni militari, quelli

che poterono

procurarselo, rinunziarono all'uso dei cameli in guerra, valendosi di questi

battimento, e

come mezzo per giungere sul luogo di commontando sul destriero quando arrivavano in
di

C'aspetto del nemico.

Ai tempi
mazione, e

Maometto era gi avvenuta questa

trasfor-

Arabi avevano gi rinunziato in gran parte all'uso del camelo nelle battaglie campali. Per mentre gli Arabi nomadi del VII e dell' vili secolo avanti Cristo, da nudi
gli

selvaggi ch'erano,

si

battevano montati sui cameli, armati

allora soltanto di archi e frecce, pi tardi, forse per l'intro-

duzione
in

348

la

Arabia

di

armi pi perfezionate come


il

spada,
fu ab-

che pu

inferire s gravi ferite agli animali,


gli

camelo

bandonato, e

Arabi presero

la

consuetudine

di battersi

piuttosto a piedi.

Nelle

campagne
un
lusso,

di

Maometto
Arabi

cavalli

compariscono come
:

una
il

rarit,

che soltanto pochi potevano concedersi


gli
li

prezzo, al

quale

acquistavano anche dopo

l'Islamismo, un'altra prova della

grande scarsezza e del


calcolato

poco uso dei


500

cavalli

in

Arabia.
si

Lo Sprenger ha

che in media un cavallo


lire),

mentre

il

pagava 40 dinar (ossia pi di prezzo medio del camelo ascendeva a soli


lire).

80 dirham (ossia circa 70

Allora,

come

oggi, l'estrema

aridit del deserto arabico e la scarsezza di pascoli idonei,

rendevano
stoso
:

il

dove

mantenimento del cavallo assai difficile e coil camelo vive rigogliosamente, anche senza
il

l'assistenza dell'uomo,

cavallo morirebbe d'inedia e di sete.

In Arabia quindi

cavalli

sono sempre

stati,

sono

tut-

tora scarsissimi. I cavalli

hanno abbondato sempre

nelle piale rive


i

nure relativamente feraci della Mesopotamia, lungo


dell'Eufrate e nei piani della Siria, perch durante

mesi
gi

primaverili vi
nel

si

trova un pascolo piuttosto copioso,

ma

Nagd

cavalli

incominciano ad essere pi

scarsi, e pi
rari.

scendiamo verso

il

Mezzogiorno, pi diventano
i

Nel
stati

Higiz e nelle circostanti regioni,

cavalli

sono sempre

pochissimi, perch gli abitanti sedentari di quelle contrade

non hanno mai avuto


Il

la

consuetudine di allevarli e
il

tenerli.

Burckhardt ha conservato memoria che


25,000 guerrieri dell'Arabia centrale,
Egiziani
sotto
il

grande esercito
contava

di
gli

quale mosse contro


5,

Muhammad

Ali nel 181

sol-

tanto 500 cavalli. Dal

Doughty sappiamo che

perfino nel

Nagd

meridionale una schiera di 800 Arabi aveva con s

sole 20

giumente.
difficolt di nutrire
i

Tale scarsezza proviene dall'estrema


i

cavalli

il

deserto

non pu mantenere quegli animali,


quali nell'estate

349

prezzo della

devono

in

Arabia essere abbeverati anche


la scarsezza e l'alto

tre volte al giorno, e

per

biada,

devono essere

nutriti

con datteri e perfino con carne


questi cibi costosi possono es:

cruda, o bollita o arrostita.

Ma

sere dati ai cavalli soltanto dai pi ricchi abitanti dei paesi


i

poveri nomadi debbono perci sovente mantenere

loro

destrieri, nelle parti pi aride della penisola

con

il

solo latte,
sol-

ed ogni cavallo

di

Beduino ha una o due camele, munte


il

tanto per esso. Tanto l'affetto del Beduino per


striero,

suo deegli

che quando
per
il

le

camele ritornano dal pascolo,

munge prima
Polo,
i

cavallo e poi per la famiglia del padrone.

In certe parti d'Arabia, nel


cavalli

Hadramawt,

ai

tempi

di

Marco

erano

nutriti

con pesci seccati

al sole.

Non

sar forse inutile aggiungere che Maometto, l'uomo


tutti
:

pi celebre d

tempi

in Arabia,

non aveva passione


o almeno era
Mecca, non amava

alcuna per

il

cavallo

forse perch apparteneva,


i

stato educato ed allevato fra

mercanti

di

giuochi virili, o esercizi che richiedono grandi e rapidi sforzi


muscolari. Forse anche a questa ripugnanza contribu pre-

cipuamente

la

sua natura di

uomo sempre
egli

assorto in pensieri

religiosi, politici e sociali:

ovvero

pu aver stimato non


il

dignitoso per un
tudini,

uomo

ispirato

da Dio
di

mostrarsi in

atti-

che non ispirassero ed aver creduto pi decoroso assumere un contegno tranquillo e severo. EgH non aveva natura gioviale, ma sibbene

un senso

timore e di rispetto,

una spiccata tendenza a gravit di discorso, a tranquillit di movimenti, ed a moderazione studiata in tutti gli atti pubblici.

Perci l'animale da
le

lui

costantemente preferito fu

il

camelo,

mosse lente

pompose

del quale meglio conve-

nivano

alla

suprema

dignit delle sue funzioni profetiche.

Sappiamo per
fra

che,

quando girava per

le

sue faccende

vari quartieri di Madinah, alcuni dei quali erano molto

discosti l'uno dall'altro, egli prediligeva


quillo asinelio.

un modesto

e tran-

Ben raramente

si

mostrava a cavallo, anzi


ci

350

si

consta che solamente in due circostanze storiche egli

servisse d'un cavallo, e precisamente durante operazioni militari di

sommo
anche

rilievo.

Maometto deve per

essersi servito di

cavalli

in

qualche altra circostanza non menzionata dalle


ca-

tradizioni,
valli,

non solo perch sappiamo che possedeva vari


anche perch una volta un cavallo
lo gett s

ma

ma-

lamente

in terra

da scorticargli

il

fianco, e
le

da costringerlo a
preghiere con
il
i

rimanere parecchi giorni senza eseguire


prosternamenti
feta
di rito.

La

notizia rivela
e

anche come
la detta

Pro-

non fosse un buon cavalcatore,

dopo

caduta,

ebbe novella ragione per non arrischiarsi

altre volte

sopra

un destriero e rendersi nuovamente


pagni,

ridicolo dinanzi ai

Com-

Quando

circostanze, che

avremo a descrivere

in seguito,

lanciarono gli Arabi alla conquista dell'Asia, solo una mino-

ranza degl'invasori era montata su cavalli


gli

in realt bench Arabi fossero, teoricamente almeno, amantissimi dei cavalli, praticamente per ben pochi avevano i mezzi per sod:

disfare tale predilezione. Tutte le tradizioni attribuite al Profeta sui pregi del cavallo, tutti
i

consigli di trattare
in

bene

il

generoso compagno dell'uomo, messi

bocca a Maometto,
erano com-

sono molto probabilmente invenzioni di tempi posteriori,

quando per
posti

l'influenza degli

Arabi nomadi,
dell'Islam,

di cui

interamente

gli eserciti

per quella dei

Persiani, grandi cultori ed allevatori di cavaUi, ed appassionati amatori di giuochi equestri, colte e ricche dell'impero
si

diffuse in tutte le classi

Abbasida l'amore del cavallo

e la

passione del cavalcare. Gli Arabi divennero grandi allevatori


e possessori di cavalli soltanto

quando ebbero conquistato

l'impero Persiano, che la vera culla dell'allevamento equino.

Tutte
alla

le notizie

che abbiamo nei secoli successivi riguardo

passione dei cavalli, ai giuochi equestri ed alle cacce

a cavallo, portano traccie innegabili di fortissime influenze


persiane
:

in

Persia, fin dai tempi pi remoti, la passione per

351

la

giuochi a cavallo

stiita,

ed ancora,
altro
le

pi

intensa e

diffusa,

come provano

fra

innumerevoli miniature

nei codici di poeti persiani e indiani.

ha conservato questo suo carattere


si

speciale, e
si

Anche oggid la Persia come in Arabia


I

vive sul camelo, cos


e camelieri

nell'
si

Iran

vive a cavallo,

guer-

rieri
lieri
i

Arabi

tramutarono

in quei valenti cava-

tanto rinomati in Asia, solo

quando ebbero conquistato


Mesocavalli

centri equini pi importanti dell'Asia Anteriore, la


l'Iran. Si

potamia e

pu

dire con sicurezza che la cavalleria

dei Califfi fosse montata, per la


di

massima

parte, su

sangue persiano

cavalli arabi

puro sangue furono sempre

nel passato,

come

oggi, una rarit preziosa ed assai stimata.


*

(Armi
tersi

difensive).

Su questo argomento basteranno


gli

poche parole. In generale


permettere
il

Arabi erano troppo poveri da poil

lusso di

una pesante armatura, mentre


li

loro

spirito ardito

ed avventuroso

sospingeva ad affrontare molti


di vittoria e di
[iicrs)

pericoli

con grande audacia, se v'era speranza

lauta ricompensa. Rarissima la e di

menzione

di

uno scudo

un elmo

{baydali).

noto per che in Arabia esisteva l'uso


per lo pi fatte di cuoio e
anelli

di corazze, giachi, o cotte {dir'),

ricoperte con una maglia di piccoli

di

ferro

{halaq,

harsaf), e quei pochi fortunati che ne possedevano, le tene-

vano ben da conto vano


di

nell'Arabia meridionale se ne fabbrica-

grande

lusso. Nell'enumerazione degli oggetti pre-

dati ai nemici (in

ispecie

agli Ebrei, fabbricanti di queste

maglie, durante

le

spedizioni di Maometto), le corazze occuposti di onore, e molte volte

pano sempre uno dei


indicazioni precise sul

abbiamo

numero

degli armati muniti di lorica.


di difesa conferiva

Da

ci

impariamo, che quel mezzo

una

certa distinzione a chi ne era in possesso, e che le corazze

erano, non solo nelle

file

dei Musulmani,

ma

anche nel resto

d'Arabia, oggetti rari e pregiati.


Non
ci

352
dif-

consta con sicurezza quanto fosse realmente

fuso l'uso delle corazze e degli elmi nelle schiere riunite da

Maometto:

tutto

porta per
probabile che
il

a
la

credere che

fosse

sempre

molto limitato.

estrema povert della magi

gioranza degli Arabi, e

disprezzo che avevano per tutti

mestieri, cooperassero a rendere quelle

armi oggetti

di lusso,

e privilegio di pochi fortunati.

Questo stato

di cose

mut rapidamente dopo

le

prime

conquiste, perch gli Arabi furono pronti ad adottare tutte


le

temporanei

armi dei Greci e dei Persiani. Dai papiri egiziani, conalla conquista araba della valle del Nilo, sap-

piamo che insieme ad ogni distaccamento militare viaggiava una piccola compagnia di fabbri aventi il compito di riparare le armature dei guerrieri.

Limitando per
in

il

nostro studio alle condizioni esistenti

Arabia prima delle conquiste, dobbiamo insistere sul fatto che gli Arabi nomadi del centro d'Arabia, quelli cio, che
la

formarono

maggioranza degli

eserciti

conquistatori

del-

l'Asia, erano soltanto pastori, guerrieri

o predoni:

l'unica

arte conosciuta fra loro era la fabbricazione di rozzi tessuti,


i

quali anche erano fatti soltanto dalle

donne tessendo
tutti
i

peli

di

capre e cameU {wabar). Per

gli

Arabi

mestieri

manuali erano indegni del guerriero, e soltanto


gli schiavi

le

donne e

Tutte

le

potevano o dovevano occuparsi di simili cose. armi quindi nell'Arabia centrale erano importate

dal di fuori o fabbricate dalle industriose trib ebraiche del


settentrione.
delle preoccupazioni maggiori del Profeta nei primordi della missione, quando era accerchiato da nemici, fu

Una

quella di procurarsi

le

armi per

suoi seguaci. Ci
le

si

deduce

non solo dal posto d'onore che hanno


negli elenchi del bottino,
fonti,

armi

di tutte le specie

ma

anche dal

fatto

ammesso

dalle

che

il

Profeta dedicasse una parte cospicua del cos


,

detto quinto di Djo

e delle sue rendite private, all'acquisto


di armi, di cui egli, e in

353

genere tutti gli Arabi occidentali, grandemente difettavano. Tipiche a questo riguardo sono
alcune tradizioni della battaglia di Badr, dalle quali sfron-

dando
alcuni
in

gli

elementi maravigliosi, par

si

possa desumere, che

Musulmani debbono
di spade.

essersi battuti

con grossi randelli

mancanza

Si cadrebbe per in errore, se


delle armi fosse

si

credesse che la penuria

comune

a tutte le trib della penisola. Gli


il

Arabi che vivevano lungo


diati dal

confine
gli altri

sirio,

protetti e sussile rive


in-

governo bizantino,

che abitavano

del Golfo Persico, grande

emporio d'importazione d'armi


il

diane, le trib stanziate lungo

confine persiano, un
e

tempo
gli

stipendiate e protette
abitanti del

dal

governo sassanida,

infine

Jemen, centro antichissimo


del

di civilt, d'industrie

e di arti, si trovavano in condizioni di fortuna assai migliori

dei loro

cunnazionali

centro e dell'occidente, e perci

dovevano essere anche molto meglio armati.


Nell'Arabia settentrionale, nelle vicinanze
riva,
di

Damasco,

fio-

come

gi

si disse,

una celebre industria

di ottime spade,

chiamate al-Masrafiyyah, perch fabbricate negli al-Mascirif


al-Scim, o altipiani desertici della Siria. Gli Ebrei di tutte le

comunit

israelitiche del settentrione


orefici, e

erano valenti
di

artefici,

armaiuoli ed

armare un popolo che aborriva dai mestieri, trov nella spoHazione delle comunit ebraiche un mezzo efficace e comodo per provvedere di armi
i

Maometto, avendo bisogno

suoi seguaci. Nel Jemen,

dove pi spesse

sorgevano

le citt,

e dove nell'altipiano centrale la popolazione

era in maggioranza
industrie, lavoravansi

agricola

sedentaria, fiorivano molte

preparavano

i metalli, si fabbricavano armi e si due produzioni pi celebri e pi stimate d'Arabia, i corami e le stoffe striate a colori, di cui s spesso anche menzione nelle notizie sul Profeta. Fra le trib in-

le

fine della frontiera

settentrionale
alla

dovevano essere
dei popoli vicini,

diffuse,

oltre a vari

costumi ed

fede

anche
23


le

354
di

scienza militare pi perfe-

armi e qualche elemento

zionata.

Le

trib

viventi

alla

periferia

della

penisola non

eb-

bero parte alcuna nei primi progressi della teocrazia musul-

mana, e

le

osservazioni da noi precedentemente raccolte

si

riferiscono soltanto a quel

gruppo numeroso

di

trib,

che

viveva immerso ancora nella sua barbarie, circondato da


ogni parte da queste tendenze
civilizzatrici, e nel

quale

sol-

tanto fu sensibile l'opera riformatrice del Profeta.


Questi, consapevole della sua inferiorit militare,

appena

con

le

prime

vittorie

pot accumulare
le

mezzi

sufficienti,

rivolse

assiduamente

sue cure a supplire alle deficienze

militari delle proprie genti.

Con

la

sottomissione delle coil

munit
in

Israelite

dell'Arabia occidentale

Profeta

si

trov

possesso d'una fortuna ingente, forse la pi grande che


centrale. Si vuole che

mai possedesse un capo dell'Arabia


egli dedicasse

queste rendite

al

sostentamento dei poveri,

degli orfani e dei viaggiatori: noi

dobbiamo intendere
ed

quest-^
i

espressioni

come eufemismi

tradizionistici
i

per designare
i

miseri avventurieri e predoni,

proscritti
al

senza patria,

che accorrevano ad arrolarsi sotto

fortunato teocrate di

Medina.
al loro

Non

v'

dubbio che

il

Profeta provvedesse, non solo


a quest'ul-

sostentamento,

ma

anche ad armarli, e che

timo scopo fossero dedicate

somme molto
morte
di

considerevoli.
le

Da
visti

ci segu

che,

alla

Maometto,

milizie

musulmane non erano pi manipoli


di tutto,

di laceri predoni sprovtali

ma
Su

schiere relativamente bene armate, e

da potersi misurare, con buona speranza


tutti
i

di vittoria, contro

nemici.

questi ultimi,

Musulmani avevano poi molti


fra breve, dovuti

e decisivi vantaggi morali che

esamineremo

in parte alle condizioni della loro esistenza,

ed

in parte alla

lunga e severa preparazione militare imposta dal Profeta:


perci, nei primi tempi delle conquiste, quella inferiorit an-

cora sensibile negli Arabi rispetto

ai

Greci ed

ai

Sassanidi,

355
le armi, fu di assai breve durata e niuna importanza effettiva nella decisione della vittoria.

in ci

che riguarda

di

(L'arte militare degli Arabi). Dopo questa breve ed incompleta descrizione delle armi e dei mezzi materiali di
offesa e di

difesa di cui
i

disponevano

Musulmani

al

mo-

mento

di varcare

confini della penisola,

cosa sulla strategia e sull'arte di


antichi. Sotto questo rispetto

rimane a dire qualcombattere degli Arabi


teori-

nessuno pu negare che,


si

camente almeno,
grandissima
nidi,

gli

Arabi non

trovassero in condizioni di

inferiorit di fronte agli eserciti greci e sassai

presso

quali da secoli esistevano scuole rinomate di

arte militare, retaggio di tutte le civilt antiche dell'Asia e della potenza militare di Roma. La scienza di muovere

grandi

masse
rienze

di

uomini sui campi

di

battaglia,

come

pezzi sopra

uno scacchiere, era molto

studiata,

e
le

corredata da espe-

guerre secolari, di cui la Siria, la valle dell'Eufrate e del Tigri, erano state, fin dai tempi pi remoti, l'agone preferito.

innumerevoli raccolte durante

Presso
l'arte

gli

Arabi, chiusi entro


di

loro inaccessibili deserti

complessa e rischiosa
di

guidare uomini armati sopra


vittoria, era

un campo
nella

battagha e di conseguire una


la

ancora

sua infanzia, e fra

imperizia militare

degli

Arabi

e la scienza dei loro potenti avversari


far

non

nemmeno da
non
esistesse

paragone.

Presso

gli

Arabi,

si

pu

dire

semplice ragione che in Arabia, a memoria d'uomo, non v'era mai stato un eserla
cito.

veruna scienza

militare,

per

Tutti, vero,

erano guerrieri:

nel

momento
i

del pe-

ricolo tutti gli adulti pigliavano le armi: e questo special-

mente nel caso

in

cui

si

trattasse

di

difendere

propri

beni dalle razzie dei

vicini.

S bellicosa era la natura araba,


:

che nessuno sottraevasi a quest'obbligo

gli

uomini vive-

vano

nel deserto, armati

si

pu

dire, notte e d; in tutti era

comune una
tivo affatto

356

di

sete inestinguibile di f^ima e

bottino, e la

passione, ingenita, di

menare le mani, trovava poi un incenparticolare, quando improvviso sorgeva il perii

colo di perdere

propri beni, o

quando

si

trattava di ven-

dicare un misfatto, un consanguineo ucciso, o di ricuperare


la

propria roba.

Mancava per
esisteva, se
dine, di

del

tutto ogni principio di

militare nel senso inteso

organamento da noi: vale a dire che altro non


dalla consuetule
;

non un obbligo morale, creato


al

prendere

bisogno

armi e lottare all'occasione

ma l'Arabo non si batteva mai per un ordine avuto. La sua partecipazione era sempre e soltanto volontaria: nessuno poteva impedirgli di rimanere
con
la

propria famiglia o trib

a casa, se non aveva la voglia o


Tutti

il

coraggio di battersi.

temevano

solo

una cosa

lo

scherno dei compagni o


la

la satira del poeta,

che rendessero imperitura

memoria

della sua vilt.

Le

schiere di armati che

si

adunavano
in reidt

in

ogni gruppo

di famiglie,

non avevano dunque

alcuna formazione

organica, essendo composte di soli volontari, l'unico vincolo


dei quali era quello del sangue e degli interessi comuni.

Se

consideriamo che

la

maggior parte

della penisola

era co-

perta di queste trib, tutte unit staccate, prive tra loro di


qualsiasi legame,

ognuno potr rendersi conto come


potesse

nell'A-

rabia antica (tra

nomadi) non solo non esistesse una scienza

mihtare,

ma non
Abbiamo
il

nemmeno

nascere, finch

le

con-

dizioni politiche di

perenne anarchia non fossero venute a


notizia, vero, di confederazioni di trib,

cessare.

create con

vincolo antichissimo del hilf, o giuramento,

ma

sul valore pratico di queste unioni v'era

da fare ben poco


quei
patti

assegnamento.
molto
elastici,

Gli

obblighi imposti

da
di

erano
sti-

e se la
il

maggioranza

una trib non

mava suo
malafede,

interesse

mantenerli, con

arabica volubilit e

mancava

agli obblighi

assunti.

Date
tali

357

da parlare nell'Arabia padetti,

condizioni,

non

v'

gana n
Tutto

di eserciti

propriamente

di scienza militare.

al pi

possiamo parlare

di

consuetudini bellicose e

marziali, create dalle condizioni del paese e dalla natura pri-

mitiva dei rapporti fra trib e trib.


addirittura eccezionali,
si

Se

talvolta,

in

casi

formava

ci

che noi potremmo chiaquello dei confederati

mare un

esercito,

come per esempio,


di
si

dei Qurays,

che mosse all'assedio


dice

Medina

nel 5"

anno

della Egira, e che

tavasi per

sempre

di

ammontasse a 10,000 uomini, tratun corpo di volontari, un'accozzaglia


si

cio di unit staccate, nettamente distinte fra loro, prive di


qualsiasi

coesione:

ogni frazione

batteva a

modo

suo,

andava ad attendarsi ove pi le piaceva, e perfino come si vede nelle tradizioni sull'assedio di Medina stessa ove
le piacesse, si

asteneva dal battersi.

A un certo momento,
caricava
i

ognuna

di queste frazioni, senza atle

tendere verun ordine superiore, ripiegava

proprie tende,
il

bagagli e se ne andava, senza darsi


altri.

menomo
impresa

pensiero degli
assai

La unione

di tante

forze era

ardua e delicata per

l'incredibile suscettibilit, le eterne


tutti

gelosie, lo smisurato orgoglio e la volubilit di

quei

guerrieri, intolleranti di ogni autorit e di ogni

disciplina,
su-

e fra

quali

una parola imprudente poteva

in

un attimo

scitare

un incendio. In quelle unioni precarie nessuno poteva


parola del

dare

la

comando

ogni decisione doveva essere


le deliberazioni

presa nelle adunanze dei capi, nelle quali


della

maggioranza non vincolavano

la libert

della mino-

ranza: ogni capo doveva poi, a sua volta, tenere una riu-

nione dei suoi consanguinei e persuaderli con


scorsi

suoi di-

prima

di

poter ottenere un'adesione alle dehberazioni

prese nel consigHo maggiore.


tanto accentr nelle sue mani

Lo
il

stesso

Maometto, che pur

potere sui seguaci, non pot

spezzare questa vetusta consuetudine, e talvolta dov lunga-

mente stentare per imporre

la sua volont.

L'indipendenza

delle varie frazioni,


coli di

358

fra loro

anche quelle unite

da

stretti vin-

sangue, e non dai patti opportunistici del tahahif,


inci-

o giuramento di confederazione, dimostrata da molti


denti avvenuti durante le

campagne

militari del Profeta.

Dobbiamo
non esisteva
nonostante
i

forse maravigliarci se, date queste condizioni,


in

Arabia una scienza della guerra, dacch,

continui conflitti fratricidi, le vere battaglie fra

grandi gruppi di armati furono sempre eccezioni? Abbiamo,

vero,

menzione

nelle tradizioni sull'Arabia

pagana, di

sto-

riche battaglie combattute fra grandi gruppi di trib, le cos

dette giornate degli uomini o

ayym
di

al-nas , su cui al:

cuni scrittori arabi danno non poche notizie


diffidare

bisogna per

molto del contenuto letterale

quei racconti, ac-

comodati da tradizionisti posteriori, ignari delle vere condizioni dell'Arabia antica.


rissimi,

Le

battaglie erano, tranne casi razuffe

soltanto

scaramuccie,

scapigliate, nelle quali

non

si

osservava alcun ordinamento preciso, e che consistedi piccoli gruppi, o

vano realmente nel cozzo


goli duelli fra guerrieri.

anche

in sin-

Generalmente

tutti

combattimenti erano delle sorprese:

una

trib

mico, massacrava
talvolta
ferocia,
belle,
i

piombava improvvisamente sopra un campo negli uomini che non riuscivano a fuggire, infieriva anche contro le donne con raccapricciante e infine portavasi via le fanciulle e le donne pi
il

bambini ed

bestiame. Allora la trib decimata

fai

ceva appello
soccorsi, alla

alle altre

consanguinee e confederate, e avuti

prima occasione favorevole, piombava a sua


allo stesso

volta sopra
altri,

un campo degli avversari

modo

degli
rinca-

prendeva feroce vendetta dei danni


stesso

sofferti,

rando, se era possibile, la dose.

Lo
e se ne

modo

di

guerreggiare dura tuttora


nelle

in

Arabia,

pu leggere una vivace descrizione


le

pagine del

Doughty, del Dissard


di

e del Janssen, nelle quali par quasi

vedere rievocate

scene della Giahiliyyah, o et della


Barbarie,
sorprese

359

la storia

come
di

fu poi

chiamata

araba preislamica

attendamenti nomadi,

duelli,

donne

sfregiate

e uccise a colpi di lancia


agli

dopo aver
tutti

visto

morire dinanzi

occhi

propri pargoletti,

quella barbarie, a cui


suo, di por fine.

orrori insomma di Maometto cerc, quantunque a modo Anche a Hunayn, nonostante divieti del
gli
i

Profeta, furono uccise alcune

donne
i

e la

gente accorse a

mirarne

cadaveri

(').

Ne

colpevoU furono puniti.


Profeta tent di provvedere,

A
ed

siffatto stato di

cose

il

bench non fosse per natura un guerriero, vi apport senza dubbio profonde modificazioni, che sopravvisegli,

sero a lungo alla sua morte.

Maometto non
;

fu

un generale,
dei suoi.

n un infatuato di cose militari

ci

consta perfino che, quando


le file

era possibile, preferiva tenersi al sicuro dietro

un

fatto strano

che

il

fondatore di una delle pi potenti

teocrazie militari di tutta la storia

non

fosse

un guerriero;
la

ma

pure cos

fu,

perch Maometto consider


fine,

guerra come
in s.

mezzo per arrivare ad un

mai come uno scopo

(') Le sanguinose sevizie contro le donne inermi, uno dei pi truci ed orribili aspetti della societ araba antica, erano purtroppo molto comuni. La consuetudine rimase a lungo in vigoie, e le notizie raccapriccianti che troviamo sulle guerre fra Cristiani (!) Taghlib in Mesopotamia alla fine del i secolo della Egira, quando dall'una e dall'altra parte vennero regolarmente sventrate tutte le donne gravide, fanno davvero rabbrividire. Purtroppo l'uso perdura ancora in Arabia, e chi vuol persuadersene, legga le pagine del Doughty sulle guerre fra gli Aneyzah ed Qahtan. Fra tanti orrori merita anche menzione un incidente comico
i i

narrato dal

medesimo

autore, perch una prova del

come

la vita

trava-

gliata e pericolosa del deserto acuisca l'intelligenza

trovare ingegnosi ed immediati ripieghi,


citt

soccomberebbe come una pecora al rompono sul campo, una donna, per salvare

ed educhi lo spirito nel dove il molle abitante d'una macello. Mentre gli Arabi iril

peculio del

marito as-

il metallo prezioso del marito, ne chiude la bocca, e dopo essersi spogliata intieramente nuda, fugge gridando, con l'otre sulle spalle, pel deserto. I nemici la vedono, alcuni vorrebbero fermarla ma immaginando che

sente, afferra un'otre piena d'acqua, vi

getta

dentro tutto

essa sia ridotta in quello stato, perch gi


lasciano passare con
l'otre,

predata dai compagni, la per non esporla alla morte per sete.

Nonpertanto indubitato che questo maraviglioso seduttore di uomini, pur di raggiungere


il

suo scopo, rivolse nel


i

periodo Madinese assai pi cure a costituire fra


forte

seguaci un

ordinamento militare e

sociale, e inculcare la disciplina

e l'obbedienza, che
rali e religiosi della

non a svolgere

e perfezionare
tal

lati

mosua
gli

sua dottrina. In

modo

l'attivit

segn un grande progresso


Arabi.

nell'arte della

guerra presso

Alla sua morte

le trib

rimaste fedeli alla nuova fede

si

erano oramai assuefatte agli ordinamenti militari e mostraronsi docili al

comando

di

fossero state nel passato.

un solo, assai pi di quanto mai Bench divise ancora per gruppi


fittizi

a seconda dei vincoli reali o


pri, le trib

di

sangue e sotto capi pro-

eransi oramai assuefatte a riconoscere l'autorit


si

di

un capo anche estraneo, e

erano rassegnate a

rispet-

tare ed obbedire alle ordinanze disciplinari dei generali no-

minati dal Profeta. Questo primo nucleo, forte e compatto,


rese possibile
il

trionfo della teocrazia

madinese

sulle trib

discordi dell'Arabia centrale negli anni ii, e 12. dell'Egira,

dopo
tutti,

la

morte

di

Maometto, e prepar
offerti dall'Islam
fiscali e

la via delle

grandi

conquiste: grazie ad esso balen alfine alla mente degli Arabi

come
le

vantaggi

compensassero amrituali,

piamente

odiose imposizioni

che

tunque in verit da prima fossero quasi affatto nominali


la

quan
il

nuova fede esigeva. Le

trib pi reste piegarono

capo,

e le virt marziali, e la straordinaria intelligenza di quel po-

polo

riccamente dotato dalla natura, riunite tutte in un

fascio solo, sospinte tutte verso

un solo scopo comune,

si

rivelarono di una cos sorprendente efficacia da meravigliare


il

mondo.
*

Oltre alla coscienza d'una unit, superiore ai primitivi vincoli di sola

consanguineit, oltre all'assuefazione

ai

doveri

della disciplina e dell'obbedienza ai capi, quali altre novit,

-3i
quali perfezionamenti
nella

militare

scienza

possiamo noi

attribuire al Profeta, che ci spieghino la

lunga serie delle

grandi vittorie riportate sugli esperti veterani di Bisanzio e


della Persia
?

La risposta non facile per mancanza di ragguagli precisi. Anche se il Profeta non avesse perfezionato in alcun

modo

le

consuetudini di guerra,

potremmo

dire

che con

egli,
l'inse-

solamente con l'unione concorde

di tante forze, e

gnamento

della disciplina,

si

era gi foggiata, nell'anarchia

araba, un'arma che, pur senz'altro perfezionamento, doveva


di necessit riuscire formidabile e

forse

anche

invincibile,

entro
pi,

confini della penisola. Egli fece certamente


militari,

anche

di

ed introdusse alcune innovazioni

che segnarono erano novit


si

un vero progresso
di

nell'arte del combattere.

Ma

che avevan poco valore intrinseco allorquando

trattava

campagne contro

le

milizie agguerrite di Bisanzio e della


dell'arte

Persia, e gli
di assalire

Arabi del Higiz erano del tutto ignari


forti; tutto
il

ed espugnare piazze

loro valore guer-

resco

si

spuntava e cedeva dinanzi

alla resistenza

bruta di

mura

e di trincee.

L'arte militare degli Arabi rispetto a quella dei Greci e


dei Persiani, nonostante le piccole innovazioni introdotte da

Maometto, rimaneva sempre, teoricamente,


di

in
il

una condizione

grande

inferiorit.

Alcuni

storici europei,

Muir per esem-

pio,

rendendosi conto di questo, e volendo pur trovare una

ragione delle vittorie arabe, hanno magnificata la figura di


alcuni

generali

come Khalid
fra
i

ibn

al-Walid,

compagno

di

Maometto, ponendolo
e

pi grandi generali della storia,


delle

dichiarandolo artefice maggiore

conquiste musul-

mane. Questa spiegazione non


celebre generale, ed
il

esalta.

Khalid divenne un
fe-

suo grande coraggio personale, la

condit delle sue audaci iniziative e dei ripieghi lo resero,


vero,
il

migliore,

il

pi valente stratego dell'Islam primitivo


via.

ma non

bisogna spingersi troppo innanzi per questa

362

il

certo soltanto che egli contribu moltissimo con

suo

sin-

golare talento e con la sua instancabile energia


delle

al

trionfo

armi

arabe in Siria

ma

le

grandi battaglie campali

vinte nella Babilonide e la conquista dell'Iran e dell'Egitto

furono felicemente condotte da

altri.

Le

vittorie arabe

sono
di

dovute a ragioni molto complesse, che ora tenteremo


esporre per

sommi

capi,

indagando

le virt marziali e

morali

degli Arabi antichi, virt che prevalsero anche nelle battaglie

non
tiva

dirette

da uomini

di genio.

L'arte militare araba era di

una natura patriarcale


la
i

e primidi

come

si

rivela

anche da caratteristiche nel modo

com-

biittere dei nomadi. Una, per esempio, era

consuetudine
tanto famosi

dei duelli fra

guerrieri, duelli che ricordano

episodi deW Iliade e delle altre antiche

epopee nazionali, e che


duelli avve-

dimostrano quanto poca unit


glie di quei tempi.

di

azione esistesse nelle batta-

Non bisogna

credere che
si

nissero mentre le due schiere

nemiche

trovavano l'una

di fronte all'altra in procinto di battersi.

Questo probabil-

riori,

mente un errore commesso dai tradizionisti di secoli postequali pi non sapevano come si battessero gli Arabi i antichi. Bisogna invece rammentare che le schiere nemiche
degli Arabi

non avevano, n dall'una n

dall'altra

parte,

un

ordinamento regolare,
in

ma

che, divise in piccoli gruppi,

correvano
dosi sopra

qua

e in l nel

massimo

disordine, ora gettandi

un pugno

di uomini, se

credevano

assalirlo

con vantaggio, ora celermente evitando un


posizione o
il
il

conflitto, se la

momento non sembravano

opportuni. Cos av-

veniva che

guerriero d'una parte, vedendo un avversario,

lo sfidava a singolare tenzone, e gli

amici dell'uno e dell'altro

sostavano nelle loro mosse spesso inconsulte, per ammirare


lo spettacolo.

Le

vittorie di

Maometto sono certamente


siffatto

do-

vute

alle

misure che egli prese per por fine a

modo

primitivo di combattere, e gli Arabi non tardarono a scoprire


i

vantaggi del nuovo sistema, specialmente quando

^
vennero a dar
Persiani.
ripetersi

3^3

Greci e dei

di cozzo nelle falangi serrate dei


la storia

Seguendo

militare
gli

musulmana, vediamo
duelli,

sempre pi raramente

accenni a questi
i

e poi scomparire del tutto,

quando

Musulmani adottarono,

e forse in alcune cose perfezionarono anche, l'arte militare dei loro nemici.

Un'altra caratteristica barbarica delle prime guerre arabe


era la consuetudine dei guerrieri di menarsi appresso tutta
la famiglia.

Tale consuetudine a prima vista sorprende, ma,


si

studiata con qualche attenzione,

manifesta non tanto

irra-

gionevole come parrebbe dapprima; essa appare anzi causata

da ragioni,

simili a quelle

che indussero

barbari germanici

ad invadere l'impero
le invasioni

Romano

trascinandosi appresso tutto


di

quanto possedevano. Vi sono molti punti


barbariche dell'impero
;

somiglianza fra
e quelle arabe

Romano,

negli imperi decadenti dell'Asia

ma

su questo argomento

non qui
guerrieri
tino,

il

luogo
si

di intrattenersi.

Orbene,
:

consideri che in Arabia tutti gli adulti erano


vittoria e ricco bot-

se

una spedizione prometteva


tutti
:

partivano

se la spedizione era d'incerta


si

durata,

in

una regione lontana, non


i

poteva lasciare

la

famiglia

ed

bestiami senza protezione nelle sconfinate solitudini del

dove un pugno di malfattori avrebbe potuto farne impunemente scempio, e poi scomparire. L'usanza quindi degli Arabi d' intraprendere le grandi
deserto,
spedizioni,

accompagnati dalle famiglie e dai bestiami, pi

che una consuetudine, era una necessit.


seguirono
la tale

Anche

Musulmani
donne
mariti

consuetudine, bench

si

dovrebbe credere che

legge dell'Islam potesse garantire

la sicurezza delle
il

rimaste a casa. Alla battaglia del

Yarmk

campo arabo
i

era pieno di donne dei guerrieri, che rianimarono


alla

pugna, quando
le
i

le

falangi greche minacciarono di irromdella battaglia di al-Qadisiyyah le


lasciati a

pere fra

tende.

Prima

donne

bambini furono

Khaffn, sul limitare del


deserto, in

364

in

un luogo sicuro anche

caso di sconfitta. Alla

battaglia di

Marg

al-Suffar, la

sposa novella di Sa'id ibn al-As,


i

ancora coperta dagli unguenti profumati, con


si

quali le

donne
si

cospargevano
i

il

volto nella prima notte di matrimonio,


di tenda.
di

batt con

Greci,

brandendo un palo

probabile per che tale misura

precauzione fosse
si

entrata nelle consuetudini degli Arabi e che

facessero se-

guire dalle donne anche per godere della loro compagnia,

per essere da loro curati delle ferite o nelle malattie

le

donne

probabilmente accudivano anche


i

alla cucina,

riaccomodavano
campo,

vestiti

laceri

dei mariti, custodivano la roba nel

riparavano

gli otri e via


le

discorrendo. In Siria molti generali


alla

avevano con s
vigilia delle
tale
!

mogli e contraevano matrimoni anche


:

grandi battaglie
il

tanta era in essi l'energia vi-

conform a questa piacevole consuetudine, e nella maggior parte delle sue spedizioni ebbe
Profeta
si

Anche

con s una o pi mogli. Al Pellegrinaggio d'Addio se

le

men appresso

tutte e nov^e,

* *
(Preteso fervore religioso degli

Arabi con qsta tori).

di

Riassumendo ora
Arabi
trovavano

le

precedenti

osservazioni,

dobbiamo

necessit conchiudere che, quanto ad armi ed a strategia, gli


si

in condizioni

manifeste d'inferiorit, e che,

se l'esito dell'imminente conflitto fosse dipeso soltanto dalla

bont delle armi e dalle conoscenze strategiche dei capi,


tanto
i

Greci che
il

Persiani avrebbero dovuto esseri sicuri


ai

di ricacciare

nuovo nemico entro


cui,

suoi patri deserti, allo


le legioni di
le

stesso

modo con

per pi di due secoli,


i

Roma
native
di
la

risospinsero felicemente
foreste

barbari del

nord entro
le

dell'Europa

centrale.

Anche quando
il

milizie

Roma

non ebbero

dalla loro n

valore delle armi, n

saldezza della disciplina, n la valenta dei generali, pur con-

tinuarono ad opporre

ai

barbari una tenace resistenza, ed

occorsero
altri

365

ai

due

secoli e
in

mezzo per cancellare l'ultimo


Europa. Gli Arabi, rispetto

resto dell'impero

Romano

Greci ed
bari

ai

Persiani, furono in certo


all'

modo
:

quello che

Bar-

rispetto

impero d'occidente
i

sicch

ora

avanti di
trionfi

narrare la genesi dell'Islam e

suoi

primi grandi

abbiam l'obbligo di a un tempo distruggitrice


pi rapida, completa

spiegare come mai l'opera degli Arabi,


e instauratrice, potesse essere tanto

e duratura, che

non quella

dei Barbari

occidentah, nonostante le condizioni di inferiorit militare, di


cui

abbiamo

fatto poc'anzi

cenno.
di narrare le

In un altro capitolo, al

momento

grandi consi

quiste, noi tratteremo delle condizioni pietose, in cui

tro-

vavano

due imperi di Bisanzio e dei Sassanidi, e descrive-

remo

quaU estremi di miseria, d'impotenza e di sfacelo fossero caduti. Noi vogliamo ora stabilire invece come, moin

ralmente e fisicamente,
avversari, da poterli

gli

Arabi fossero tanto superiori agli


la civilt, la fede, la

sconfiggere sui campi di battagha, e

da poter mutare per sempre


Gli storici dell'Islam

lingua e

quasi tutte le tradizioni del passato nell'Asia Anteriore.

hanno eluso
e

lo studio del

problema,

credendo pi che

sufficiente l'enunciare a spiegazione qualche

vago concetto generale,


storo, gli

trovando

la giustificazione di

ogni

cosa nel fervore religioso dei

neo-Musulmani. Al

dire di co-

Arabi

si

sarebbero lanciati sulle provincie dell'Asia

per adempire agh ordini del defunto Profeta, che imponevano di convertire tutto il mondo alla nuova fede. Essi hanno
creduto doversi ritenere
le vittorie

come dovute

sovrattutto

alla virt della passione religiosa, che spingeva quei fanatici

a disprezzare temerariamente la morte, e rendeva irresistibile Siffatto conil loro impeto furibondo sui campi di battaglia.
cetto fondato sopra

un cumulo

di errori,

che sar nostro

compito di confutare nel corso dei presenti studi.


cap e sinteticamente le ragioni per le quali

Ma

intanto

giover, all'inteUigenza di quanto segue, esporre per


il

sommi

concetto antico

del fervore religioso degli

366

al

Arabi

momento

delle grandi

conquiste

sia,

a nostro

modo

di vedere,
le

fondamentalmente
:

erroneo. Per ora

enunceremo

nostre conclusioni

la

dimo-

strazione particolareggiata far parte dei capitoli successivi.

E, nel capitolo seguente, dimostreremo prima di tutto ed a

lungo quali fossero davvero

la religione

dell'Arabia antica e

nomade
gli

e quale la

vera natura del sentimento religioso presso


Il

abitatori del deserto.

nostro discorso concluder dimo-

strando come nell'animo della maggioranza degli Arabi che

compierono

le

conquiste non esisteva alcun fervore religioso

vero, e che la loro religione riducevasi per la


nella sodisfazione grossolana dei sensi.

massima parte

In secondo luogo la predicazione di IVIaometto non suscit

vera commozione religiosa tranne che in una piccola


il

minoranza, e
ziato

moto islamico
religiosa,
le

diretto

da

lui,

seppur fu

ini-

come riforma
fede,

degener poi

in

un movimento
fiscali della

essenzialmente politico:

imposizioni rituali e
in
s,

nuova

ben leggiere

assai

imperfettamente
il

compiute e soddisfatte, costituirono, vivente


specie di disciplina politica, sotto
la

Profeta,
si

una

quale

non

ascon-

deva alcuna vera passione religiosa. Difatti tranne poche trib, appena il Profeta cess di vivere, le genti del deserto
vollero emanciparsi da ogni obbligo islamico.
di
Il

principato
lo

Maometto

risult

composto

di trib

sottomesse per

pi

con armi,

e solo

in piccola parte

da ragioni d'interesse e

d'opportunit: queste trib erano prive di qualsiasi fervore


religioso, e per la loro ingenita indifferenza verso ogni
di religione,

forma

erano del tutto estranee a quel sentimento acce-

cante, che noi

chiamiamo fanatismo. Gli


gettano per
la

storici

che descri-

vono

Beduini vincitori dei Greci e dei Persiani, come


che
si

fanatici

fede nelle braccia della morte,


al

riportano al vii secolo dell'. V. ed

popolo arabo sentimolto

menti che furono propri


pi recenti, o piuttosto

di nazioni /zi^/z-arabe in et
ci

raffigurano gli Arabi

cos

come

gli

367

si

autori e

teologici medio-evali

immaginavano fossero

primi musulmani. Questi scrittori sembrano ignorare che


eserciti arabi

gli

lanciati

alla

conquista dell'Asia erano quasi

esclusivamente

costituiti

da volontari delle trib sottomesse

le armi in battaglie campali. Questi uomini, pochi mesi prima ribelH contro l'Islam,

crudelmente

alla

volont del Caliifo con

non potevano essere diventati

fanatici

propugnatori della

il Dllinger, semplici predoni, avidi di bottino e di sfrenata Hcenza, uomini pronti ad associarsi come fratelli e colleghi ai nemici del giorno

nuova

fede. Erano,

come

gi felicemente intu

innanzi,

non appena questi

si

dicevan disposti ad averH comcivile al di l dei loro confini.


i

pagni nel saccheggio dei

mondo

Alla morte di Maometto vi erano bens fra


alcuni, che, sia

Musulmani

per sentimento verace, sia per cieco entuProfeta, loro

siasmo verso

il

amato maestro, professavano


i

una fede ardente ed uno

zelo particolare nel compiere

loro

doveri di buoni credenti. Essi per formavano una minoranza trascurabile, ed appartenevano tutti alla classe dei pi
antichi e provati
al
si

Compagni,

la

quale rimase in Medina fino

termine delle prime grandi conquiste. Ben pochi di loro batterono in Siria e in Persia. La grandissima maggioranza

dei combattenti fu costituita invece


di quei

da avventurieri Beduini, Beduini che dell'Islam conoscevano unicamente il

nome,

e di cui

bramavano

soltanto

vantaggi materiali.

A questi
quarto non

tre punti

fondamentali occorre aggiungerne un


di nota.

meno degno
si

Invano
per
la fede.

cercherebbe nel Corano un'esortazione a morire


ai

compenso dopo ogni amplesso, tornano ad essere vergini come prima: bevande deliziose, giardini incantevoli, frutti delicati ed una eterna gioia. Ma questi compensi erano promessi in cambio di servizi resi
nell'altra vita
:

Maometto promette

credenti un lauto

fanciulle adorabili intatte, che,

all'Islam ed al Profeta, pur


vita.

conservando sempre salva

la

L'idea del martirio, della morte per la fede, concetto

altiimente
l'Islam,

36S

appresso nello spirito


del-

cristiano, s'infiltr in

quando centinaia

di migliaia di

erano che cristiani apostati.

Musulmani altro non Se Maometto avesse chiesto ai


pur promettendo
il

Beduini

il

sacrifizio della vita,

paradiso,

quegli scettici gii avrebbero sorriso in faccia, quasich egli


volesse
scherzare.

Quando

alcuni dei suoi perirono uccisi,


il

all'aspetto doloroso dei lor cadaveri,

Profeta insist sui


generosi.

compensi
si

ai

quaU avevan
i

diritto quei
^lUa

Mai per
i

sogn

di invitare

suoi seguaci

morte:

guerrieri

d'Arabia irruppero sull'Asia come belve,

intenti a

rapire

ed a godere,

ma

niente disposti a morire, perch avrebbero

giudicato stoltezza abbandonare vantaggi certi e desiderati,

per una incerta e vaga promessa, sulla realt della quale

nessuno poteva e voleva fare sicuro affidamento. Le vere ragioni dell'impeto irresistibile con il quale gli Arabi eruppero dai confini degli arsi deserti, furono di natura pratica e materiale, dovute in gran parte al profondo
disagio economico, l'ultimo prodotto cio dell'immiserimento

d'Arabia, di cui abbiamo parlato nel capo antecedente. Gli

argomenti
sufficienza

ivi

come

da noi raccolti hanno dimostrato, io spero, a gli Arabi fossero sospinti da motivi assai
gli
si gettarono a un tempo sulla Arabi trovavansi travagliati da una

imperiosi e incalzanti, quando

Persia e su Bisanzio

profonda e dolorosa tensione

di
;

animo, che abbisognava

di

una pronta

e vasta soddisfazione

sospingevanli, insomma, la

miseria e la fame, la necessit disperata di salvarsi dall'ardente prigione del deserto, non pi capace di nutrirli. Questo

bisogno d'uscire dalla patria

li

incit

ad agire contempora-

neamente su

tutti

punti della frontiera, con un moto centri-

fugo direi quasi spasmodico, che ninna volont umana era capace di frenare e che equivaleva all'esplicarsi d'una forza
irresistibile della natura.

In questo

movimento non dobbiamo cercare alcun im-

pulso religioso, n pi n

meno

di

quanto possiamo cercare


moventi
varcarono
i

369

orde germaniclie che


in

religiosi nelle invasioni delle

confini

dell'impero

Romano, o

quelle

dei

Tartari che inondarono l'Asia nel secolo xii. Gli Arabi com-

pirono
morali,

le

conquiste solo con

mezzi materiali e con

le virt

che avevano ingenite nella loro natura, e in cui

l'Islam nulla

aveva che
forza

fare.

L'Islam, per un complesso di


e

circostanze che noi


analizzare,
fu
la

avremo ampiamente a descrivere


temporanea, e
si

ad

la

forma necessaria,

per cui

gli

atomi arabici

trovarono, quasi loro malgrado,


in

costretti a fondersi

temporaneamente
mattoni e

un organismo solo:
le

l'Isim

ebbe

in quel

periodo assai breve


i

funzioni del ce-

mento che

tiene legati

le pietre di

un

edificio,

e permette l'erezione delle

mura
il

e delle volte,

ma non muta
l'edi-

essenzialmente

caratteri dei materiali

che riunisce organisi

camente nel fabbricato. Se


fizio crolla e le pietre

cemento

decompone,

ed

mattoni tornano a mucchi informi

quali eran

prima della costruzione. Cos l'Arabia, pochi deil

cenni dopo

termine delle conquiste, torn ad essere quella


la

che era stata prima, riprendendo

sua vita normale, identica


il

a quella avita e pagana, non appena, per


della emigrazione, le trib rimaste in

grande

efflusso
lar-

Arabia poterono

gheggiare nei patri pascoli e vivere con maggiore abbondanza di prima.

Veniamo
l'una
eserciti
il

ora dunque alle ragioni vere" della^superiorit


si

araba, le quali

possono raggruppare
delle genti

in

due categorie:
formarono
le

numero

armate

che

gli

conquistatori, l'altra

deve comprendere

qualit

morali della razza araba.

(Ammontare

delle forze arabe che

compirono

le

conquiste).

Questo argomento speciale richiede un breve esame, perch


necessario correggere

un concetto erroneo che ha viziato

quasi tutte

le

storie delle conquiste arabe. Gli storici bizan-

24


tini,

370

non
gli

nello spiegare le disfatte disastrose degli imperi;ili,

fanno mai cenno di fervore religioso presso

Arabi,

ma

credono giustificare ogni cosa, affermando come argomento principale che gli Arabi erano in turbe innumerevoli. Teofane,

per esempio, parla di -Xvi^o;

ztts-.oov

(').

Gli

eserciti

vengono
di

calcolati a centinaia di migliaia, le morti a decine

migliaia. Gli scrittori

musulmani, che tutto amano


Islam e di farlo comparire

ingi-

gantire,

danno pur

essi cifre ingenti di armati e di uccisi.


l'

Si trattava di glorificare

come

u cataclisma mondiale
a

pur

di
i

ottenere

siffatto

risulta-

mento, ogni mezzo era buono:


200
mila

Greci furono contati a loo,


il

uomini, e

morti in proporzione, affinch

numero desse un'idea precisa dell'immane


al

disastro inflitto

nemico.

Aumentando per
ragionevole anche
ingente
alle
le

d tanto

il

numero

dei nemici, bisoin

gnava, per schivare l'accusa di

falso,

aumentare

proporzione

forze dei INIusulmani.


i

Dare un numero
e
ai

armi dell'Islam, aveva

suoi vantaggi, perch

permetteva

di far apparire tutta l'Arabia


trionfi.

come convertita

partecipe dei

La maggior

parte delle cifre relative

combattenti, che noi troviamo nelle tradizioni sulle conquiste,

il

prodotto di
si

siffatto

lavoro di fantasia. Presso gli storici


i

europei

manifestata la tendenza ad accettare

dati

mu-

sulmani sul numero degU Arabi vincitori ad Agnadayn e al-Yarmk: perfino il dotto e coscienzioso De Goeje fonda
alcuni suoi ragionamenti su questi numeri,

mostrando

cos

C)

Due

righe pi avanti, Teofane aggiunge che Banes scrisse


t
ri

al

Saceliario

chiedendo soccorso
I,

nlr.^oc stvat

ts; ''Apafia;.

(Theo-

questi due vaghi cenni leArabi possano essere stati non solo pi arditi, ma anche pi numerosi dei Greci. Tale deduzione mi sembra giustificata da quanto sappiamo sulle condizioni militari dei Bi337,
lin.

phanes de Boor.,

25-27).

Da

cito forse arguire

che

in molti casi gli

zantini, e dalla facilit e dalla

grandezza delle
si

vittorie arabe. Finora, per


i

suggestione delle fonti arabe,


i

sempre creduto che

Greci fossero

pi numerosi

io sarei piuttosto disposto

ad un'opinione contraria.


di accoglierli

371

Generalmente
si

come

autentici e sicuri.
il

cre-

duto in Occidente che soltanto


morti greci sia esagerato.

novero dei guerrieri e dei

Per un esame imparziale dell'argomento ha formato


noi la convinzione che tanto
dizionisti
i

in

cronisti bizantini

come

tra-

musulmani hanno, per analoghe


i

ragioni, esagerato

tutte le cifre, sia quelle riguardanti

Greci, sia le altre degli

Arabi, e ci veramente con generosit pi che orientale.


Gli eserciti arabi,
i

quali invasero per

primi la Siria,

fu-

rono molto meno numerosi che non


le cifre

siasi

creduto finora, e

le mighori) sono tutte molto esagerate. Ci mancano argomenti precisi per dire con certezza quale possa essere stata la forza numerica degli in-

date da alcune fonti (non certo

vasori in Siria,

ma non
i

credo

andremmo molto
di 10,000

lontani dal
la

vero se ritenessimo, che

meno

uomini iniziarono

campagna
delle forze

in Siria, e

27,000 (forse anche cifra esagerata)

che troviamo nelle

fonti,

sono da considerarsi come

totale

musulmane
i

alla fine del triennio, 12.- 15. E.,

dopo

l'arrivo di tutti

rinforzi

mandati da Medina.
io credo, ritenere

Allo stesso tempo per dobbiamo,


le forze

che opposte dai Greci e dai Sassanidi fossero anch'esse


assai, e forse in

meschine

alcune circostanze anche inferiori

a quelle arabe. Le conseguenze prodigiose di quelle vittorie infiammarono la fantasia dei cronisti, i quali tutti, tanto bizantini

che musulmani,
l'

gli

uni per iscusare

le disfatte,

gh

altri

per glorificare

Islam,
il

si

abbandonarono a computi

fantastici

e ingigantirono tutto,

valore dei vincitori, la resistenza del

nemico,

il

numero

dei combattenti e quello dei morti.


le

In conclusione
furono,

forze impiegate da tutte e


dire,

due

le parti

meschine, e, numericamente, senza grandi sproporzioni. La vera superiorit degli Arabi si trov invece in altri fattori, sovratutto morali, fattori che
ora esamineremo con qualche attenzione, perch piuttosto

potremmo quasi

complessi e non

facili

a definire.

372

* *

(Ragioni

delle vittorie arabe, studiale in rapporto alla na-

tura del popolo arabo).


a chiarire,

Quanto
storico,
il

si

detto valso io spero,


si

come

le

conquiste islamiche

presentino ora sotto

un aspetto molto diverso da quello generalmente accettato,


e che
il

problema dello
i

quale voglia rendersi conto

di tutti

lati

del fenomeno, assai complesso e difficile.


visto infatti che,
in principio,
s

Abbiamo
il

per

l'arte guerriera, s
la

per

numero,

e,

anche per

copia e qualit delle


ai loro

armi, gli

Arabi erano

inferiori o pari

nemici.

biamo dimostrato come

lo slancio fanatico dei agli

seguaci di

Abuna
sia

nuova

fede, attribuito

da alcuni

Arabi conquistatori,

una favola che non regge ad un'analisi minuta. Nonpertanto, bench poco numerosi, bench mediocremente armati, bench
guidati da generali che molto imperfettamente conoscevano
l'arte difficile della guerra,

ed erano nuovi all'arduo mestiere

del

battaglie campali, e di

comandare con .speranza di felice successo in grandi far manovrare in paesi sconosciuti

ingenti corpi d'esercito, pur nonpertanto, dico, questi Arabi

vinsero in
mici, che
i

modo

rapido, completo e definitivo tutti

ne-

ai confini del loro

impero

si

diffuse allora, presso

barbari del settentrione, la convinzione, a lungo durata, che

gli

Arabi fossero non solo

invincibili,

ma

perfino invulne-

rabili.

D'altra parte le condizioni morali, sociali, politiche,


giose, militari ed
tino,

reli

economiche degli imperi Persiano e Bizan-

erano,
il

che
di

come proveremo a suo tempo, tanto infelici, momento presentavasi assai propizio per la comparsa
fattore nella
tutti
i

un nuovo
nuova

storia dell'Asia Anteriore,

ed

il

terreno era, sotto


della

rapporti, pronto a ricevere

il

seme

vita e

disposto

a trasformare,

rigenerar la

societ sotto l'impulso di


ciasse tutti
i

una grande rivoluzione che abbrace dell'attivit

campi del pensiero

umana


Lungo
i

373

confini d'Arabia

giacevano due imperi giunti

all'estremo della decrepitezza e della impotenza senile: in nes-

suno dei due era

lo Stato pi in
:

grado

di

compiere

le

sue

principali e pi sacre funzioni

la difesa cio dei cittadini dai

nemici esterni ed interni,

la

conservazione dell'ordine e del

rispetto per le leggi, e la tutela in genere di tutti gli interessi pubblici.

Da

per tutto miseria, sfacelo, anarchia.


i

T.e

po-

polazioni, esasperate contro

governi che

le

dissanguavano

con l'imposte, per rovinarle con guerre, perseguitarle nelle


loro credenze rehgiose, e

offenderne crudelmente

il

senti-

mento

di razza,

anelavano ad una liberazione dalla odiosa

non pi sopportabile: da qualunque parte codesta liberazione venisse, qualunque essa fosse, era ansiosamente
tirannia

aspettata e gi, nel desiderio, prontamente accettata.


della Babilonide, per lo pi crilanguivano sotto l'anarchia tirannica degli Ariani di Persia. I Semiti della Siria gemevano parimente sotto il torstiane,

Le popolazioni semitiche

chio crudele degli Ariani di Bisanzio. Queste due popolazioni

consanguinee rappresentavano
semitica

la

soccombenza

della

razza

all'impero dell'ariana.

Rimaneva

solo

un ultimo

della vasta famigUa semitica, che ancora non conosceva giogo umiliante della servit: la grande nazione araba. Da questa venne la salvezza: i barbari, cugini del deserto,
il

ramo

vennero

in soccorso dei civili cugini oppressi, e le vittorie


la fase

arabe segnano
tica contro
il

violenta di una grande reazione semi-

predominio ariano dei Persiani nella Babilonide


quindi dei guerrieri d'Arabia

e dei Greci in Siria.

La comparsa
del deserto

ai

confini

un momento storico che ha un


nella storia del

significato

d'immenso
il

rilievo

mondo

asiatico:

segna

ripristinamento dell'egemonia semitica, perduta ben sette


la

secoh prima di Cristo con


dei Medi, e

caduta degli Assiri per opera

con

la

rovina di Babilonia per


secoli,

mano
prima

degli
dalle

Achemenidi. Dopo quattordici

sconfitto


di

374

una religione
la

armi, poi dalla cultura dei Greci, e infine da

origine semitica,

ma
il
i

quasi

totalmente aranizzata, cio

l'ortodossia bizantina,
testa, si libera

Semitismo, risolleva fieramente

da

tutti

suoi oppressori morali e politici, e

fonda un nuovo Stato, essenzialmente semitico, con una nuova


religione,

puramente semitica, imponendo anche a coloro che non erano Semiti.


presentavano
in

e questa e quello

Visto sotto questa luce, l'avanzarsi degli Arabi, che pur


si

apparenza quali nemici della religione

cri-

stiana abbracciata da tanti popoli semitici, trov un'eco lunga


e potente nelle oppresse popolazioni semitiche
;

si

cre cos

immediatamente uno
lingua affine, di
vittorie sui

stretto vincolo di simpatia fra

gente di

comune

origine e dello stesso sangue. Alle

campi

di battaglia

seguirono rapidissime, incal-

zanti, le vittorie nel

campo

reUgioso, e turbe senza

numero

accettarono anche la nuova religione, abbandonando per sem-

pre

il

Cristianesimo.

Gli Arabi

dunque irruppero

in

Asia nel momento pi


che nes-

propizio, e la conquista

riusc pi facile di quello


Il

suno avrebbe mai potuto sognare.


pito, contro cui essi
alle midolla, e

mondo

antico e decre-

vennero a dar

di cozzo, era fracido sino

bast l'urto vigoroso d'una nazione giovane,

piena d'immense energie e di ardore bellicoso, perch tutto


l'edifizio tarlato

rovinasse con sorprendente


artefici

facilit.
i

maggiori
dell'

della vittoria
i

musulmana furono
deUtti, per

ne-

mici stessi

Islam,

quah, per

gli errori in-

nominabili, e gli atti di vera follia politica che, ignari del

destino loro, avevan commessi, seguirono costantemente un


indirizzo che equivaleva a

un vero e proprio

suicidio.

Faremmo
rono con
i

per torto

ai
i

prodi guerrieri arabi che copri-

loro cadaveri

campi

di battaglia della

Siria e

della Persia, e

commetteremmo un grave

errore storico, se

volessimo sostenere che


patie
delle

la decrepitezza dei

nemici e

le

sim-

popolazioni semitiche furono le uniche ragioni


dei
trionfi

375

altri,

arabi. Questi

dipesero anche da

grandi e

complessi, motivi, che occorre prendere in esame.

Se
danno
stare

gli

Arabi fossero

stati

semplicemente una banda

di

barbari e di malvagi predoni, avrebbero potuto arrecare molto


ai loro

nemici, vincere forse qualche battaglia, e devail

anche totalmente

paese
il

ma
il

la loro

comparsa avrebbe

significato soltanto l'ultimo,


teriore,

supremo

disastro dell'Asia
la

Anesi-

ed avrebbe solo aumentato

caos politico e

miseria

inenarrabile delle infelici popolazioni, la cui sciagurata

stenza sarebbe continuata in condizioni assai pi disastrose


di prima.

Invece l'ingresso impetuoso degli Arabi nella storia


il

mondiale segna

vero principio di una profonda palinge-

nesi delle razze semitiche. Quei nomadi, quasi selvaggi,

non

solo vinsero stupende battaglie campali, ed occuparono vasti


paesi,

ma
:

crearono anche una grandiosa e saggia ammini-

strazione

dopo aver demolito due

civilt

due

religioni,

ambedue decadenti e precocemente senili e decrepite, rianimarono l'esausta societ asiatica, infondendole una vita nuova
e vigorosa,

fondando

divulgando una nuova religione, inaudi

gurando un nuovo sistema


un'era nuova
di prosperit

governo, assai superiore, nei

suoi principi morali a quelli abbattuti: instaurarono

insomma

e di ricchezza, quale da secoli

non

si

era pi vista in Asia.


v' di pi
:

Ma
civilt,

essi diedero origine


di

ad una maravigliosa
le

che pu stare a paragone

tutte

altre

civilt

asiatiche, senza nulla perdere nel raffronto,

e convertirono
ai

milioni di uomini ad

un nuovo credo,

il

quale soddisfece

bisogni religiosi di quelle popolazioni assai meglio che non


le
Il

intricate sottigliezze incomprensibili dei

dogmi

cristiani.

Cristianesimo in Asia, dopo tre secoli e mezzo di dominio


si

completo,

era gi tanto travisato e corrotto, aveva gene-

rato tanta confusione nell'animo delle razze semitiche, che

non pot reggere dinanzi

alla

nuova dottrina:
si

in

meno

di

cento anni molti e molti milioni di cristiani

fecero

mu-


siilmani,

376

secoli, quelle stesse

ed oggid, dopo tredici


la

popo-

lazioni

trovano in questa fede

pi completa soddisfazione

e quella profonda pace e sicurezza morale, che

l'uomo cerca
arabe

sempre

nella fede stessa.

Veniamo

cos a

veder chiaramente che


fortuita di

le vittorie

non furono conseguenza

un cozzo
no,

di forti
la

predoni
nar-

contro uno Stato in isfacelo, spiegabili con


razione di battaglie vinte e perdute:

semphce

le

dette vittorie

ascondono alcuni problemi


difficili

di altissimo

interesse,

ma

assai
di

a chiarire e sceverare di tra la congerie

immensa

particolari, spesso insignificanti,

non
si

di

rado

apocrifi, e tutti poi

tramandati da persone che non


del grande

resero conto dei veri aspetti

dramma

cui assistevano, e che perci

non sep-

pero conservare quelle memorie che avrebbero avuto maggiore pregio storico.
Il

nostro dovere c'impone quindi l'obbhgo di rivolgere,

ai

ancora una volta e con qualche maggior cura, l'attenzione grandi artefici di questa rivoluzione, agli Arabi, e di stu-

diar

meglio

il

carattere,

le qualit

ed anche
fra

difetti,

che

pi contribuirono agli eventi che


* * *

avremo

breve a narrare.

(Le caratteristiche principali della natitra araba).

impossibile rendersi conto della complessa, eppur primitiva-

mente semphce, natura degh Arabi, senza una chiara conoscenza delle condizioni geografiche del loro paese, e della
vita di stenti e di pericoli continui, che
il deserto inesorabilmente impone a quanti vivono in esso. Di questo sog-

getto abbiamo gi parlato:

ma dobbiamo

ora chiarire

magle

giormente

le strette relazioni tra la

natura degli Arabi e

condizioni fisiche della loro patria, e in particolare dell'Arabia


deserta.

Chi ha sempre vissuto nelle regioni temperate


clima dolce,
i

dove

il

viveri sono abbondanti ed a

buon prezzo.


e la vita facile e sicura, l'esistenza

377

del-

non pu rendersi mai conto vera dell'uomo in un paese di condizioni


ove scarseggiano
viveri,

cos
re-

anormali come l'Arabia, ove per pi di otto mesi dell'anno

gnano una

calori asfissianti,

ove l'acqua

di rarit preziosa, e

spesse volte cattiva e malsana

dove quella poca che si trova, dove infine manca ogni pi


;

lontana forma di governo, e perci

la

vita

di

ogni

indi-

viduo
clima,

in costante pericolo

non solo per l'inclemenza del


terrori,

ma

anche per

la

malvagit degli uomini. Solo chi ha


i

viaggiato nel deserto pu comprendere


sofferenze che
dini,

pericoli e le
solitu-

impongono

agli

uomini quelle immani

nelle quali lo smarrirsi significa

morte

certa, nel

modo

pi crudele e straziante, la morte per sete.

Non tenteremo
sabbia infocata,

nemmeno
lori estivi,

di descrivere

il

deserto con

suoi spaventosi cadi

con

le

sue immense distese

con

le

sue colline e pianure rocciose

arroventate dal sole

implacabile, dove di estate ogni palmo di terreno arde a segno da potervi difficilmente posare la mano. Chi non l'ha

provato, non pu mai


sole,
leste,

figurarsi
terra,

il

bagliore

accecante del
dal

del

cielo

della

arsa e riarsa
il

fuoco cecre-

che sembra tramutare

mondo

in

un forno

matorio.

Tranne
di monti, e

la

regione costiera del Higiz, in cui

lembi del-

l'altipiano arabico

sono
il

rotti e solcati

a guisa d'una catena


le

tranne

punto pi centrale del Nagd, presso


le

due montagne Agia e Salma, presso


l'illusione di

quali

si

ha talvolta

un clima apenninico, e

la

regione montuosa della

Jemmah,
montagne
triste al

tutta la parte interna del paese


l

una sterminata
colline,

pianura ondulata, interrotta qua e


isolate, o

da piccole

da gruppi

di bassi crateri spenti, di cui le

lave nere e lucide danno un aspetto funereo tutto speciale e

doloroso paesaggio, immagine della desolazione.

Nelle parti pi centrali della penisola, per la prolungata


siccit durata

da un periodo assai pi lungo che non

alla

fredde, e dei venti, ha

378ardente, delle notti


roccie e formato campi

perferia, l'azione disgregatrice del sole

decomposto

le

immensi

di sabbie mobili, che, spinte in


si

qua e

in l dalle
il

correnti aeree,

polverizzano sempre pi e con


le roccie e
la

loro

mo-

vimento perpetuo corrodono ancora

tendono perci

sempre pi ad aumentare

le

sabbie e

desolazione. In queste

distese sabbiose, la vegetazione scarsa, in

modo

eccezio-

nale scarsissima l'acqua, ed in alcuni punti pi centrali la


vita, tanto

per

gii

uomini che per

gli animali, vi addirit-

tura impossibile.

Intorno a queste regioni centrali

si

estendono sconfinate

steppe, leggermente accidentate, simili ad


di

onde gigantesche

smisurato oceano
si

dalla

cima

di

ogni irregolarit del

suolo

pu scorgere un

tratto assai esteso del paese,

ma

non

si

pu distinguere quanto

nascosto nelle infinite val-

late o insenature di quell'oceano

senza

fine.

Solo

il

fumo

dei fuochi, o

un animale pascolante sopra una cresta pu un campo


vicino.

tradire la presenza di

Sopra

le solitudini

sterminate

si

stende un tenue tappeto di vegetazione gri:

giastra e spesso spinosa


foglie,

pianticelle basse, misere, con

poche

per

lo

pi di sapore amaro, pungente, ed emananti,


dai cameli, odori acri e spesso nau-

quando sono masticate


seanti. Nelle parti pi

montuose, presso a qualche fonte (non

parlo delle oasi), cresce qualche raro albero,

ma

esso sem-

pre una eccezione, e

si

comprende come

la

sua rarit abbia

potuto generare nei barbari nomadi un senso di venerazione


e di
rispetto,

tramutatosi infine in una specie di culto ar-

boreo, che esiste anche oggi in Arabia,


secoli d'Islam.

non ostante
mai

tredici

Oltre

le

tenebre della notte,

un

filo

d'ombra viene a

ristorare lo stanco

viaggiatore, nel quale

l'ardore del sole e l'estrema aridit dell'aria infondono un'ar-

sura interna, un senso di sete perenne ed

irresistibile,

alle

nocive tentazioni della quale solo chi nato e vissuto nel


deserto sa resistere.


Siffatto

379

la patria

paese desolato e terribile era dunque

degli Arabi: in altro luogo precedente

abbiamo spiegato a
dire,

lungo come ci fosse avvenuto, vale a


sero gli Arabi che
gione,
si

come non

fos-

scelsero per dimora siffatta orrida re-

ma

invece questa, per un processo di lunga evoluzione


si

geologica,

fosse a

poco a poco tramutata da un paese


in

incantevole e ridente
c'anzi tentato
di

quello

desolato

che abbiamo po-

descrivere. Gli Arabi


le

dunque

dell'et

di

Maometto erano

vittime inconscie di un crudele destino,

l'ultimo popolo semita rimasto fedele e tenace alla sua patria

primitiva. Questa per

non era pi un ameno luogo


una crudele prigione,
era stata
s

di

ri-

poso e

di rifugio,

ma

irta di

tormenti

e di orrori.
alla

La trasformazione

lenta,

da sfuggire

percezione immediata dei sensi, ed ogni successiva ge-

nerazione ignor sempre che quella precedente aveva vissuto in condizioni pi miti e pi favorevoli. Avvennero,
vero, molte

emigrazioni,

ma

le

ragioni e

la

natura delle

medesime, dopo molti


nella

secoli,

non rimasero pi impresse

memoria dei posteri. Date per tali condizioni

di fatto,

ammesso

inoltre

come

verit indiscutibile che le condizioni

geografiche e fisiche
fisico e sul

d'un paese influiscono profondamente sul

morale

degli abitanti, e riconosciuto infine quanto la razza


sia

umana
al-

maravigliosa per

il

modo con
il

il

quale pu adattarsi

l'ambiente

l'uomo

solo essere vivente che riesca a

vivere in hi^le le regioni del

mondo
:

noi

veniamo ad una
attra-

conclusione di grande rilievo

constatiamo cio che,

verso un processo di selezione millenaria, la razza araba per


adattarsi a vivere nella orrida Arabia,

doveva aver acquisito

tutte le qualit necessarie a sopravvivere all'inclemenza terribile del clima.

Difatti

quando

gli

Arabi compariscono nella

storia, aves

vano gi

vissuto, di generazione in generazione,


si

a lungo
adat-

nei deserti, che la loro natura

era completamente


parire esso
il

3So

tata alle condizioni di quel paese

adattata al punto da ap-

popolo dei deserti per eccellenza, quello che


fa-

meglio

di

ogni altro ritrae nei suoi costumi, nella sua


la vita delle
alle

vella, in

ogni suo atto e pensiero

grandi

soli-

tudini.

L'adattamento degli Arabi


s
li

condizioni del loro


nella

paese gi
storia,

completo

fin

dal loro

primo comparire

che noi

vediamo, con maraviglia, anche tenacemente


i

affezionati al loro paese, nonostante tutti


rori,

suoi orrori e terterra.

e preferirlo persino a tutti


i

gli

altri

della

Essi

sono gi

veri figli del deserto, foggiati

da esso su

di

uno

slampo
popolo.

speciale, che

non ritroviamo poi

altrove, presso

veiun

Fra

la

natura degli Arabi ed


s

il

paese loro natio esiste


il

dunque un legame
l'ambiente nel
le doti

intimo,

che

deserto

realmente

parte essenziale della vita, del carattere e delle virt arabe;

quale l'Arabo rivela pi completamente


s

maravigliose che adornano quella razza

geniale

di uomini, unici al

mondo

nel loro genere.

Non crediamo

perci di sostenere un paradosso affermando che la genialit


inaravigliosa degli Arabi, sia
il

prodotto delle vicende sin-

golari della loro preistoria.


intelligente, vivace e forte,

Un

popolo per sua natura gi

ebbe tutte queste qualit singo-

larmente sviluppate dalla lotta millenaria che esso dov im-

pegnare con un clima,

il

quale diveniva sempre pi incle-

mente

e avverso

il

deserto

ove

l'aria
il

sempre sana,
precipuo

pura e invigorente
della razza araba.
Il

fu l'educatore e
,

fortificatore

popolo arabo

fra tutti gli altri del

mondo, quello Ecco un

per eccellenza dei grandi contrasti e delle sorprese per colui

che ne studia attentamente

il

carattere e la storia.

popolo che vive isolato

in
il

una

delle regioni che per squalfra tutte,

lore e tristezza porta forse


di tutti

primato

popolo privo
al-

quegli

aiuti,

di tutti quei contorti

che rendono

trove la vita per lo

meno

tollerabile. L'esistenza

nomade

fra


durezze e asprezze
s

3'Si

pii

fatte,

si

riduce in realt ad una lotta


ingrate e senza
impossibilit as-

continua con

la

morte, nelle condizioni

speranza mai di un miglioramento, anzi


soluta di qualsiasi progresso.
Il

nell'

deserto nelle sue esigenze

inesorabile, implacabile: spezza e uccide tutto ci che


si

non
e

piega
Il

alle condizioni

che esso impone.


soffrendo

nomade deve vivere


ed abituando
il

sempre

la

fame

la

sete,

corpo a patire ed a privarsi anche del


al

pi necessario. Per resistere

clima

il

suo cibo deve

es-

sere dei pi semplici: la sobriet nel bere e nel mangiare


la legge prima e fondamentale
serto. In esso tutti
tutti

per vivere sano nel de-

sono poveri,

tutti

devono vivere

di stenti,

devono penare dolorosamente per mantenere


stessi.
:

in vita gli

armenti e s

La
le

vita in costante pericolo


gli

non solo sopravvengono


certe parti d'Arabia absolo vi sono
sul
i i

belve a rapire

armenti
i

(in

bondavano un tempo leoni), non quando meno si crede, piombano


uomini, portano via le

nemici che,
gli

campo, uccidono
;

donne ed

bestiami

ma

possono

anche venir meno

pascoli per le frequenti e prolungate sic-

cit; malattie infettive possono distruggere il bestiame, e, morto questo, all'Arabo non rimane che perire di fame, o divenir brigante, rubando al prossimo quello che gli occorre

per vvere, o facendosi uccidere come un malfattore.

L'estrema povert del paese impedisce

il

formarsi di
il

numerosi gruppi umani, e rende impossibile


di centri abitati e popolosi
:

costituirsi

le

famiglie nomadi devono vi-

vere separate, affinch

loro bestiami, l'unico

mezzo

di sote-

stentamento, possano trovare ci che basta appena per


nerli in vita.

Ogni gruppo, anche piccolo, non pu rimanere mai a lungo in un medesimo sito, perch ben presto cameli e le capre hanno avidamente divorato quelle poche
i

piante che crescono sull'arido suolo

il

gruppo

di famiglie

deve costantemente muovere

di

pascolo in pascolo, viag-

382

giando spesso per vari giorni senz'acqua, e contentandosi sovente di miseri pozzi d'acqua amara e spesso anche malsana,
satura di sali

che solo la tempra ferrea dell'Arabo pu assorbire senza danno. Ogni vita civile, ogni forma anche rudimentale di governo
irritanti,

impossibile in queste condizioni

ogni gruppo, anche della

medesima

trib, vive

separato e indipendente dall'altro, e

perfetto isolamento

sovente avviene che una piccola famiglia in uno stato di vada errando per mesi nel silenzio infi-

nito del deserto, senza incontrarsi

mai con

gli altri

consan-

guinei.

La

vita anzi presenta nel deserto tante difficolt,


di

che

la

tendenza generale dei gruppi nomadi

rimanere

separati:
i

meno sono numerosi,


camele e
le

pi

il

pascolo abbonda per


al

loro animali, e le

capre tornano

campo

la

sera con le poppe pi gonfie, ci che importa assai, perch


il

latte il nutrimento principale del nomade. Ogni persona che s'incontra pu essere un nemico: vive tranquillo e sicuro solo chi ignorato da tutti.

oggi pu essere il nemico di domani: se oggi regna abbondanza nel campo, perch le camele tornano sazie dal pascolo, domani forse una malattia o una
di

L'amico

razzia

nemica pu portar via

tutti gli

animali,

l'Arabo,

spada e farsi brigante, scannando forse l'amico di ieri per rapirgli il bestiame. Nessuno esiter ad ammettere che, per sopportare una vita s dura, ed assuefarsi alla medesima in modo da trola

per non morire, deve prendere

vare in essa perfino un diletto


deserto e la sua vita randagia,
delle qualit morali

perche l'Arabo

un popolo

ama

il

suo

deve possedere
eccezionah.

ed una tempra

fisica del tutto

Ad
lare

una salute

di ferro
la

che ignorano

deve unire un'energia, un ardire singovilt e gli sgomenti della disperazione;


che ninna calamit pu fiaccare, una

una tenacia

di propositi

fecondit di ripieghi per la quale nulla impossibile, ed una


fiducia illimitata nei propri mezzi e nelle proprie forze,


Questo spiega
in

383

il

gran parte

misterioso contrasto esi-

stente nella natura araba.

Da

un

lato
lo

troviamo

in lui crassa

ignoranza e barbara superstizione:

vediamo menare una


da
istinti di

vita di solitudine e di stenti che dovrebbe, a parer nostro,

degradarlo

allo stato di

un essere

solo animato

belva: d'altra parte, invece, noi scopriamo con maraviglia

come

egli

sentimenti,
ferocia: ci

possegga vivacissima intelligenza e nobilissimi bench accoppiati a istinti spesso d'inusitata


accorgiamo che
egli

parla la lingua forse pi

ricca, pi difficile, pi bella e pi perfetta fra le semitiche,

ed una delle pi maravigliose

che

si

conoscano:

lingua

stupenda per maschia vigoria


di espressioni.

di suoni, di forme, di stile e la lingua di

Nessuno ignora che

un popolo

indice sicuro della l'espressione

sua intelligenza e del suo carattere:

genuina e autentica delle sue virt e dei

suoi difetti.

Vediamo

cos l'Arabo, ignaro di tutto ci che

il

mondo
:

ha prodotto di pi bello, creare da s, realmente dal nulla, una splendida, concettosa poesia, con metri svariati e difficili
immagini
virili

poesia mirabile di forma, di sentimenti e di pensieri, ricca di


e di passioni ardenti, nella quale
si

rivela tutta

l'anima di un popolo, privo vero di sentimento religioso,

ignaro di alte aspirazioni etiche e pohtiche,

ma
Il

conscio, nella

sua travaghata esistenza, d'ideali elevati.


fiero,

linguaggio

marziale, talvolta feroce,

ma

in esso spira

una forza

di

sentimento, una vigoria di pensiero ed un'eleganza concisa e forbita di forma, che lo rendono unico nel suo genere fra le
letterature dell'Asia, e che

pu sostenere

il

paragone con

le

poesie popolari di qualunque altro paese

al

mondo.
possa essere
abbia non
la

Lasciamo
solo

al

filosofo
la

l'indagare
terribile

come
del

ci

avvenuto, e come

vita

deserto

fortificata la fibra

dell'uomo,
il

ma

anche acuito

sua
di

intelligenza

temprato

suo carattere.
cavallo,

Non

fuori

proposito

il

notare

come

il

un animale pur impor-

tato in

384

tali
il

Arabia, abbia

ivi
il

acquistato

qualit,

da ren-

derlo famoso in tutto


della sua specie.

mondo come

tipo

pi perfetto
del deserto

Questo

effetto rigeneratore

dunque

sensibile per tutti gli esseri viventi che

possono

re-

sistere in esso.

tale

proposito cade acconcio di rammentare quanto

notammo in altro luogo sulle condizioni preislamiche d'Arabia. Vediamo cio come si possa, confermare e completare
il

principio storico del Winckler, secondo

il

quale l'Arabia

preislamica era in una fase di secolare


infatti in

regresso.

Abbiamo

Arabia un popolo che ha raggiunto un grado di sviluppo morale di gran lunga superiore alla vita barbara
che menava: bench vivente
mente,
gnifica,
lo in

un paese deserto ed
nell'uso

incle-

troviamo

addestrato

d'una

lingua ma-

strabocchevolmente ricca

di vocaboli e

d'immagini
;

in possesso di

un tesoro

di bellissime

poesie

fiero di

un prezioso retaggio
ideale era
sui

d gloriose tradizioni,

animato da senil

timenti marziali e dedito ad una vita, nella quale


il

pi alto

conseguimento della gloria con gesta


battaglia,

di valore

campi

di

o con

atti

di

illimitata

generosit.

Vediamo un popolo dotato d'una energia


nel

instancabile, che
ir-

conseguimento dei suoi

ideali

manifesta una volont


difficolt,

ruente e un ardire senza limiti; che nessuna


pericolo

nessun

pu arrestare paziente
:

e forte nella fortuna avversa,


e feroce,

assai temibile e purtroppo


lo

anche implacabile

quando

scopo raggiunto.
Tutto questo, che pare un' incomprensibile contradizione,

si
il

spiega ora
risultato di

come un fenomeno semplice


sempre pi
di

e naturale,
:

come

due processi evolutivi contrari

l'uno cosmico,

d'un paese cio che diviene


e pi nospite; l'altro

arido, pi misero
e forte,
al pro-

umano,

una razza giovane

piena d'immense energie e di geniali virt, che tende


gresso ed alla civilt a dispetto delle pi implacabili
e cerca di

difficolt,

spezzare

vincere l'ostacolo ineluttabile

delle

condizioni
fisiche

3S5

Irli

delUi

sua patria.

Arabi quindi

non

erano n selvaggi uscenti dalla barbarie, n anemici eredi


di

una

civilt in

decadenza; sibbene uomini che volevan<j

progredire e che progredivano,

ma

che

dovevano per

cu-

rioso destino, unico nel suo genere, lottare con le forze pi

avverse della natura.

Era

cos

impegnata una strana

lotta fra

un popolo che vo-

leva emergere verso la luce, e una natura che tendeva a spe-

gnerlo ed ucciderlo. Maometto comparve nel


acuto della
crisi, in

momento

pi

un punto culminante

di

questa lotta mille-

naria fra un popolo e Dio, ed egli, inconsapevole istrumento del

Destino, insegn a questo popolo generoso


le

il

modo
le

di

spezzare

crudeli catene e guadagnarsi alfine

il

bramato

riscatto.

Scorgesi per evidente e chiaro come


ciali

condizioni spe-

della vita, in contrade in cui era divenuto difficile possefin gli

dere

elementi pi necessari dell'esistenza, ove


altrove

peri-

coli pi

numerosi che

minacciavano l'uomo ogni

momento, avessero
le

di necessit sviluppato in

grado altissimo
penoso
di vi-

tendenze energiche ed aggressive del popolo arabo. Ci

un

fatto del tutto

normale

in

un paese,

in cui tutto

e difficile, perch l'uomo

continuamente deve dar prova

goria d'animo e di corpo, perch l'intelligenza, sempre desta

per difendersi da pericoli, o per superare grandi difficolt,

non pu mai avere un momento

di requie.

Dovunque
stese

si

volga, l'Arabo non trova che

immense

di-

di terreno,

o coperte di roccie, o pur senza


di

roccie,

compatto
di mobili

duro come pietra, o formate


:

dune interminabili
me-

sabbie

in esse scarsi

sono

pozzi, e l'acqua dei

desimi sovente tiepida e cattiva. Mai un albero, mai un po'

d'ombra finch

il

sole arde in cielo.

Durante

lunghi viaggi,

l'acqua entro gli otri diviene calda e nauseante, e sciogliendo


i

succhi amari del cuoio, e delle sostanze con cui stato


lascia

conciato,

a chi
la

la

beve un sapore sgradevole, che


di saziare la sete.
25

sembra disseccare

bocca invece

11

.^?6

bagliore accecante e coiuinuo,

miraggi ingannatori
:

spossano ed

irritano lo stanco viaggiatore


si

tempeste spaven-

tose di vento

scatenano talvolta all'improvviso con viotrovano sul

lenza incredibile, schiantando tutto quello che


loro

cammino, tramutando

il

giorno in una notte tenebrosa:


ri-

misero colui che vien clto in queste bufere, perch


schia di smarrire
il

cammino

e di

rimanere sepolto insieme

con

suoi animali sotto monti di polvere e di sabbia.

Il

deserto pieno di malfattori, umani e belluini, perch


in
il

un tempo

Arabia abbondavano
a ogni istante

leoni e le belve feroci.


il

Nemmeno
che
gli

pascolo e l'acqua sono per


:

Beduino possesso
il

sicuro e durevole

pu comparire

ladro

rapisca

tutto ci che

possiede, che

tronchi

senza

piet la sua precaria esistenza, o che lo getti nella pi squallida miseria, la qual cosa, oltre al dolore cocente della perdita
di tutti
i

beni, un'onta intollerabile

per

lo

smisurato orgoterri-

glio dell'Arabo.
bile

A
un

questi pericoli
otre

si

aggiunge quello

della sete:

mal legato pu inavvertitamente

vuotarsi in

cammino

e privarlo cos dell'ultima stilla d'acqua

quando

lungi

da ogni pozzo, da ogni campo, da ogni socsi

corso: allora lo attende la morte pi crudele che


quella per sete.

conosca,

Per necessit quindi inevitabile del destino, tutto sospingeva l'Arabo a vivere in uno stato di guerra continua,

sempre armato, sempre pronto a difendersi contro


mini, le belve e la natura

gli

uo-

La sua

felicit,

suoi averi, la
cater-

sua

stessa vita

erano soltanto

sicuri,

in

quanto egli era


o con
il

pace di conservarseli con

la forza del braccio,

rore ispirato dal suo nome, o con la possibilit di resistere


alle incessanti privazioni del deserto.

Tutte queste condizioni ebbero perci sulla natura degli


Arabi,
s

vivaci, intelligenti e fecondi in ripieghi,


di

un

effetto algli

tamente educativo. Invece


reagirono e superarono
le

cedere e soccombere,

Arabi

innumerevoli avversit. Maggiori

e pi

.vS7

pi gravi
essi
le

numerosi erano

ijcricoli,

clure^/.c

della

vita e pi

strenuamente appresero
si

a combatterle, pi

ardita e tenace

form

la loro natura.

T/immensa energia
felice-

e l'illimitato ardire, infusi nell'animo

da tante prove

mente superate, aumentarono sempre pi

la vigoria morale del popolo, che, uscendo felicemente da tanti duri cimenti,

diveniva sempre pi sicuro di s, sempre pi fiducioso nei propri mezzi e nelle proprie forze, sempre pi pronto perci a nuove e pi rischiose avventure.

Ninna impresa, p^r quanto temeraria, lo faceva indietreggiare; nessun deserto aveva terrori sufficienti per arrestarlo. ].a sobriet nel bere e nel man-jiare, e la bont del nutri-

mento

principale,

il

latte

di

camela, avevano reso l'Arabo

di corpo in

apparenza
di

nacia ferrea,
i

calori atroci

magro, ma dotato d'una teuna resistenza adamantina ai patimenti. N della grande estate, n rigori talvolta glaesile e
i

ciali

delle notti invernali, l negli elevati altipiani del setten-

trione,

la

fame, n la sete, facevano impressione alcuna

sulla sui fibra

temprata come
n
le

l'acciaio
i

perci n

patimenti,
lui

pericoli,

belve, n

nemici avevano per

ter-

rori:

grazie all'esperienza accumulata da innumerevoli generazioni, egli cono.sceva quasi istintivamente come supe-

rare ogni ostacolo, fondendo sagacemente l'ardire temerario

con

la

preveggente prudenza, che tutto calcola


il

misura

per vincere sicuramente con

minimo dispendio

di forze:

quando

egli

si

era

prefisso

uno scopo, nulla poteva pi


la vilt

arrestarlo.

Taluni hanno creduto scoprire

nell'animo del Bedi lui ini

duino

ma
i

un errore. Nessuno pi rapidamente


pericoli.

travede

vari aspetti d'uno stato di cose,


i

ne calcola

van-

taggi, le difficolt ed

Quando, per ormai innata oculatezza, si convince che una cosa non umanamente possibile, nessuno pi dell'Arabo pronto a prendere una
decisione, rinunziando senza esitare a quello che

sembra o

388

gli

nocivo o impossibile, oppure a ci che


zesco, inutile o svantaggioso.
Il

apparisce

paz-

deserto insegna crudelmente a calcolare ogni cosa, e


:

a nulla rischiare senza sicura speranza di profitto


sicurezza di giudizio spinge
il

questa

Beduino ad innumerevoli imdel

prese, nelle quali altri indietreggerebbe con terrore dinanzi


ai

patimenti ed

ai

pericoli.

La natura
atti

Beduino

quindi

un miscuglio di temerario ardire e di oculata prudenza; prudenza per


la

quale alcuni suoi


altri

ci
ci
il

sembrano
appaiono

ispirati
vili

ad

un ardire meraviglioso,
sillanimi: nell'uno e
rato,

invece

e pu-

nell'altro caso
i

nostro giudizio erle

perch ignoriamo del tutto

sentimenti e

condiatto
cal-

zioni materiali in cui l'uomo ag. Ci che a noi


di

sembra

grande

ardire, fu forse invece

il

risultamento di un
un' azione

colo

mirabilmente previdente, e di
:

intelligente-

mente ed arditamente energica come quella del nuotatore sperimentato, che si tuffa da una grande altezza entro le
onde del mare,
duta.
l dove un altro si ucciderebbe nella caSe per quello stesso nuotatore rifiuta di tuffarsi, per-

ch conscio che, data


s'infrangerebbe
il

la

poca profondit del mare,


il

egli

capo contro
il

fondo, non

po>,.->i;imo

accu-

sarlo di vilt: in realt

suo un atto prudente, ispirato


inutile e fatale.
terribile,

dalla consapevolezza di

un rischio

Non

v'

da maravigharsi se da questa scuola

ora descritta, durata per infinite generazioni, un popolo, gi


di sua natura irrequieto

ed aggressivo,

si

trovasse in una

condizione morale del tutto singolare, e rivelasse uno strano

miscuglio di grandi virt e di deplorevoli

difetti.

Gli Arabi,

avvezzi a contare sempre e soltanto sui propri mezzi, viventi


in

paese sconfinato e senza leggi, divennero amanti appasillimitata,

sionati della libert pi

intolleranti

anche della

forma pi mite
uomini

di sindacato e di autorit.
il

Questo sentimento
il

acquist poi forza speciale per


agli
di vivere in piccoli

fatto

che

deserto impose
in

gruppi separati,

perpetua

c completa
libert,

389

mai contare
sull'aiuto
di

senzci

poter

alcuno.

La
contro

sicurezza in s medesimi gener uno spirito fiero, gaio

e vivace ad
le

un tempo,

ma

del pari anche, quasi per reazione


;

sofferenze patite, irascibile e pronto alla vendetta

la vita isolata, lungi dal

consorzio umano, nel quale l'individuo


in

impara a moderarsi per non venire


le

continuo conflitto con

suoi simili, indusse l'Arabo ad ignorare ogni ritegno

quando

sue passioni erano eccitate, e a mostrarsi talvolta spa-

ventosamente crudele e vendicativo. Vivendo sempre in piccoli gruppi, non vincolato da alcuna legge, non conoscendo
alcunch
di sacro fuori della cerchia della propria

famigha,
senza

esposto sempre agli stenti pi

dolorosi

cocenti,

l'abbondanza e la pace, l'Arabo, dopo infinite generazioni, aveva radicata nell'animo


la ricchezza,

saper mai che cosa sia

tiva in lui

una rapacit sitibonda che non conosceva ben sovente tutte le sue migliori

freno,
qualit.

ed attu-

Mentre

poteva essere a volte mirabilmente ospitale e generoso, quando un estraneo infelice veniva a chiedergli protezione e soccorso;
niun nemico era pi temibile di lui, quando era mosso da sete di rapina e di vendetta. Egli poteva trovare un diletto speciale nel versare sangue nemico, e mostrare
d'altra parte

inumana per le sofferenze altrui. T.a natura dell'Arabo, lo ripetiamo a disegno, piena di monotonia e
un'indifferenza
di contrasti sorprendenti,

come

il

deserto in cui vive.

La
tibile

tensione continua dello spirito, necessaria nell'assidua

aveva reso l'animo estremamente suscetun minimo incidente, una parola pungente, poteva destare le ire pi impetuose per un nulla l'Arabo metteva mano alla spada ed uccideva il suo offensore. Motivi futili
lotta dell'esistenza,
:

facevano perci scoppiare guerre interminabiU e sanguinose, nelle quali si svolgeva una serie raccapricciante di delitti e
di vendette,

con retaggio
generazione

di rancori inestinguibili
in

che erano

tramandati

di

generazione, e che, nini dimenti-


cati,

Mr>

coniitli fratricidi.

riaccendevano costantemente
i

Nessuno
la

pensava mai a piangere


le lor

morti

le

donne potevano

farlo sotto

tende nere

il

vero Arabo doveva solo meditare


in

ven-

detta. Giudice supremo


la

queste vertenze era unicamente


ai

spada. Tutta l'Arabia nomade,

tempi

di

Maometto, era
quale tutte

quindi
le

come un immenso campo

di battao-lia, nel

infinite

unit vivevano in uno stato di guerra perenne:


la pastorizia, l'occupazione

la

guerra era, dopo


l'

maggiore

prediletta, era

essenza stessa
di

della sua vita.

ambita d'un uomo era quella


glia,

morire sul

La campo
di

fine pi
di batta-

coperto di gloria.

poeti

si

vantavano
il

non avere
maglia
di

altra

occupazione che
il

la

guerra, ed

guerriero esprimeva
la

in versi

voto di non aversi mai a togliere

ferro fino al

giorno in cui avrebbe posato entro la fossa pro-

fonda.
Gli Arabi

formavano quindi, vivente Maometto, una nadelle armi, unica arte la poesia, unica

zione di guerrieri per eccellenza: l'unico mestiere conosciuto


dai

nomadi era quello

scienza la pastorizia, unico ideale la gloria, aspirazione pi

ardente
uomini,

il

bottino, passione pi forte la libidine.

Fra questi

pi grandi guerrieri del tempo loro, sorse l'Islam,


che,

una fede

nata

come
di

dottrina

puramente morale, non


in
cui,

trov accoglienza e fortuna se non dal giorno

tra-

mutatasi in
apr agli

una leva
passioni

ordinamento politico e

militare,

Arabi

orizzonti sconfinati, nei quali


in

era possibile

soddisfare le

misura non mai conosciuta, n

mai nemmeno sognata. In questo ambiente, un appello alla morale ed al timore di Dio doveva di necessit tramutarsi,
o presentarsi

come un
il

appello alle armi

ed

alla

rapina in

nome

di Dio:

carattere militare dell'Islam risult quindi

inevitabile dalle condizioni

dell'ambiente, e la

carriera,

in in

principio

puramente
:

religiosa, di

Maometto

si

tramut

politica e marziale

il

predicatore della vita di oltre tomba

divenne

il

fondatore di un impero.


Cos

391

la

possiamo spiegarci come


ad ogni

tusione

in

un

fascio

solo di unit prima staccate, fra loro in perpetuo conflitto,

pur mettendo
modificando

fine

lotta interna e fratricida,


le

ma non
fa-

le

tendenze e
le

passioni esistenti, dovesse

talmente sospingere

trib riunite

ad ag'gredire

tutte quelle

che non erano confederate con


per nei tempi antichi

loro,

a fare ad altre quello

che esse non avevano pi necessit


i

di fare fra di loro.

Mentre
mu-

pccoli conflitti fratricidi in nulla

tavano

le

condizioni reali del paese, ora l'unione d tante forze

ad a un solo scopo, sotto una sola direzione, produsse profondi,

imprevisti sconvolgimenti

gl'innocui

rigagnoli ven-

nero a riunirsi e formarono un grande fiume in piena. Gli


effetti

sorprendenti di

siffatta

unione furono

illustrati in la

modo
morte

maraviglioso dalle guerre intestine scoppiate dopo


di

Maometto. Nulla pot

resistere al collegamento discipli:

nato delle forze musulmane


tutto travolsero nel loro

rigagnoli, confusi in torrente,


I vinti

cammino.

sopraffatti si uni-

rono
i

al

vincitore;

il

torrente

crebbe

in

fiume orgoglioso;
;

prosperi successi ottenuti ne aumentarono l'impeto

lo spi-

rito

profondamente bellicoso
;

delle

unit riunite

richiedeva

sempre nuove imprese


tesse

era impossibile che, stante la sotto-

missione all'Islam, nel paese della guerra per eccellenza po-

regnare improvvisamente

la

pace.

1/ Islam

avrebbe

quindi significato un immediato e radicale mutamento degli

animi e
la

la

cessazione completa della sola occupazione, con

quale l'Arabo poteva illudersi di migliorare la sua sorte

crudele nei deserti.

Ma

ci

non era umanamente


si

possibile; a

uno stato

pace perpetua nessun Arabo


nomadi,
che

sarebbe mai potuto accon-

ciare nel deserto. V'era inoltre l'indomabile ardore bellicoso

dei

doveva assolutamente avere

soddisfaci-

mento, e che niuna forza umana sarebbe mai bastata a contenere durevolmente sotto un regime di pace e di giustizia.

Se non potevano

dilaniarsi

a vicenda,

dovevano assoluta-


mente
dilaniare
gli
altri
;

392

V erompere degli eserciti mu-

sulmani sui confini della Persia e di Bisanzio non fu tanto

un ordine partito da Medina, quanto un vero e proprio

moto popolare, generato spontaneamente dall'inconscia


sione di infinite passioni
individuali,
dirette
tutte

fu-

insieme

verso un solo scopo; scopo determinato non dalla volont


cosciente e previggente dei
califfi,

ma

dalla naturale, infre-

nabile inclinazione, e quasi pendo morale della societ araba,


in

mezzo a
Il

cui la fusione delle volont molteplici s'era


alle

com-

piuta.

moto d'espansione araba pu paragonarsi


l'azione di

mo-

lecole d'acqua

vaporizzate, che, condensandosi improvvisa-

mente per

un qualche fattore

fortuito,
i

rapidamente

precipitano in pioggia, e cadendo lungo


si

fianchi d'un monte,

uniscono
torrenti,
il

in rigagnoli, confluiscono in ruscelli,

raccolgonsi

in

irrompono confusi

^dfine in

un fiume impetuoso

che allaga

piano e travolge alberi, ponti e case.


di prospetto e

Analizzando cos
zione

per iscorcio, con inevi-

tabile incompletezza e
la

qualche non

meno

inevitabile ripetiin

natura araba

ai

tempi

di

Maometto, e mettendola
carattere

raffronto con le condizioni del paese nel quale vivevano gli

Arabi, scorgiamo

ancora una volta che


le

il

degli

uomini rispecchia fedelmente

condizioni della loro patria.

Appunto

nella vita del deserto noi

dobbiamo cercare
;

le ra-

gioni degli aspetti pi caratteristici della natura araba


la esistenza

solo

durata per infinite generazioni in condizioni tanto

dure e

difficili,

pu spiegarci come nell'Arabo

si

unissero in
in-

apparente contradizione l'acuita e geniale intelligenza

sieme ad un grado di vita

civile e sociale quasi


gli

selvaggia.

La vera

civilt

pu soltanto svilupparsi ove


si

uomini

si

riuniscono numerosi,

partiscono fra loro

il

lavoro, aiutandosi

reciprocamente e regolando con leggi


loro rapporti quotidiani. Allora soltanto

fisse e
si

riconosciute

accumulano

le ric-

chezze, fioriscono le

arti, si

formano concetti morali, nascono

tendenze religiose,

e,

grazie al continuo scambio d'idee, di


impressioni e di esperienze,

393
si

ha finalmente quello che noi

chiamiamo progresso

civilt.

Ma

perch questo possa accadere, necessario che esista


e sana,

una regione tanto ferace


riunirsi in

da permettere all'uomo

di

gruppi molto numerosi, e da dedicarsi ad occupa


;

zioni sedentarie

prima

all'agricoltura, poi alle industrie,

ed

infine alla scienza e alle arti.


in siffatte

Solo l'aggruppamento
il

di

uomini
fra uo-

condizioni pu creare

sentimento religioso;

mini sparsi, poveri, ignoranti e che, per vivere appena, deb-

bono quasi fuggirsi a vicenda, nessuna


della natura sono pari alle forze
cerle, si crea

civilt,

nessun prole forze

gresso, nessuna vera religione possibile.

L dove

umane

necessarie per vin-

una specie

di equilibrio, d'immobilit,

che tiene
cri-

l'uomo fatalmente incatenato ad una forma di esistenza


stallizzata, nella

quale niun progresso possibile


la religione

la civilt

rimane primitiva, e

non

si

solleva al di l della

pi bassa superstizione.

Una

vera

civilt possibile soltanto,

quando l'uomo pu facilmente vincere le forze avverse della natura, e dedicare la maggiore e miglior parte delle sue
energie,

non gi

all'acquisto dei mezzi per

vivere,

ma

ad

occupazioni e a pensieri pi elevati.

un fenomeno
i

generale

che

si

ripete del resto, ogni giorno e sotto

nostri occhi:

non

esiste istruzione,

conoscenza ed amore per

le arti,

n scienze,

n ogni altra manifestazioni del dura e continua per


ci

mondo

intellettuale, l
la

dove

l'uomo costretto a trascorrere tutta


lotta
il

sua giornata nella

cibo quotidiano.

L'esame precedente
barbara
la

ha dunque spiegato quanto fosse esistenza dei nomadi contemporanei di Mao-

ha dimostrato che, per vivere nel deserto, erano necessarie una intelligenza ed una forza
metto
;

ma

allo stesso

tempo

ci

di

carattere del tutto eccezionali.

Appena

uscirono dal de-

serto, rifulse tutta la

sorprendente intelligenza degli Arabi.

Essi
la

si

assimilarono la civilt dei vinti con l'avidit con cui


cielo,

sabbia del deserto assorbe l'acqua caduta dal

ed

in

394

ci

principio compirono miracoli, che ancor oggi


di maraviglia.

riempiono
:

Per questo periodo

felice
gli

dur poco

man-

cando
vinto

il

severo correttivo del deserto,


in

Arabi degenera-

rono e infine scomparvero


;

ma

tanto era stata

grembo ai popoli che avevano potente la nuova linfa da essi infusa


si

nei vecchi organismi asiatici, tanto

rivelarono superiori

ai

popoli che sottomisero,

che,

pur scomparendo, lasciarono

nella lingua, nella fede e nella


cellabili del loro

nuova

civilt, traccie

incan-

breve
in

ma

splendido trionfo.

Se ora mettiamo

raffronto questi brevi appunti sulle

condizioni morali del popolo

arabo

alla

vigilia

delle

con-

quiste, con lo stato pietoso di sfacelo dei


peri,
il

due grandi imquali


gli

Sassanida e

il

Bizantino,

contro

Arabi

vennero a dar di cozzo, risulta evidente, senza necessit di


a,ltre

dimostrazioni, la grande superiorit morale e militare

degli aggressori sugli aggrediti. Si

comprende

cio
i

come
Greci

sotto ogni rapporto, tanto morale che materiale, n

n
che

Persiani fossero
si

grado

di resistere al

nuovo nemico
contro di loro.

gettava con tanto selvaggio impeto

Contro due popoli esausti


secolare decadenza,
e
religiose,
scissi

di forze e di mezzi, corrotti

da una
dai

da profonde discordie politiche


ingiusti,

oppressi da governi
protettori
;

considerati

sudditi

non gi come

ed amici,

ma come

crudeli

ed odiosi tiranni e nemici


implacabile
:

dissanguati a morte da un fisco

contro questi

infelici si

scagliava ora un popolo

giovane, forte e unito, con eserciti composti di guerrieri nati


e vissuti nelle armi, pieni di ardore, superbi disprezzatori di

ogni pericolo.

Dobbiamo
completamente
crepiti
di

allora meravigliarci
vittoriosi, se, sotto

se
i

gli

Arabi riuscirono
i

colpi ripetuti,
in

due de-

Imperi rotolarono nella polvere

brevissimo corso

anni? Le

grandi vittorie arabe furono eventi che non


di chi

debbono destare grande sorpresa nell'animo

ha saputo

rendersi ben conto delle condizioni relative dei combattenti.

~
Anzi
lo
studili

395

la

accurato del problema porta invece ad un


Persia

senso direi quasi di sorpresa, allorch noi vediamo


e Bisanzio resistere e

difendersi

con tanto
le

inutile ardore.

Quando esamineremo minutamente


quista, ci

varie fasi della

conla

renderemo meglio conto

di

questo fenomeno,

cui ragione sta

appunto nel numero esiguo degli invasori

e nelle incertezze dei loro piani, allorquando essi passarono

dal concetto di
quista.

una grande

razzia a quello d'una vera con-

Nella conquista tutto aiut e favor

gli

invasori. Dalle

pendici dell'altipiano iranico a oriente del Tigri fino alle rive


Sirie del

Mediterraneo, dai monti dell'Armenia

alle frontiere

dell'Egitto, l'Asia Anteriore era popolata

da razze semitiche,

tutte per lo pi di

ceppo aramaico. Fra queste popolazioni,


il

un tempo

idolatre,

Cristianesimo

si

era rapidamente propasi

gato, incontrando in principio molto favore;

pu

dire

con

sicurezza che, al

momento

dell'invasione araba, fatta ecce-

zione per gli Ebrei e per una grande parte degli arabi no-

madi, tutta

la

razza semitica erasi convertita

al

Cristiane-

simo

questa fede medesima aveva gi incominciato a pene-

trare vittoriosamente in molte regioni d'Arabia.

Purtroppo
la

per, sia per le condizioni dell'ambiente,

.sia

per

natura

stessa della razza semitica, sia per l'influenza perniciosa dello


spirito filosofico greco,
il

Cristianesimo orientale era profon-

damente corrotto
della

e degenerato.
ai

L'incertezza che regnava riguardo

dogmi fondamentali
da questa

nuova
il

religione, gli asprissimi conflitti nati

incertezza,

numero stragrande
di tali conflitti,

delle varie interpretazioni

dogmatiche, e l'estrema violenza delle passioni scatenatesi


in

conseguenza

avevano generato oramai un


classi infime della popola-

profondo turbamento morale nelle


zione, le quali perci

non

si

pu

dire fossero ben convinte di

ci in cui s'avvisavano di credere.

La

facilit

con
si

la

quale

nascevano nuove eresie e

la

rapidit con cui queste

propaga-


l'instabilit delle

396

I.a

vano, sono un indizio della confusione morale del popolo, e del-

sue convinzioni religiose.

tensione degli

animi era aumentata inoltre dalla condotta dei governi, perch


per ragioni diverse, tanto
g'

Imperatori di

Costantinopoli,

quanto

re

di Ctesifonte,

da lungo tempo avevano crudelaramaiche


del-

mente oppresso

e perseguitato le popolazioni

l'Asia Anteriore per indurle a


dalla persecuzione, oltre che
religiose

mutar

fede.

Era nato

cos

un inasprimento delle passioni


anche un confuso senfra le razze semi-

ed una tendenza
di razza,

al martirio,

timento

una scissione profonda

tiche soggette, e le ariane dominanti in Persia e in Bisanzio.

Da
una

questo odio assai profondo, bench inconscio, era sorta

forte

tendenza separatista, che aveva assunto

in Siria e

in Palestina

una intensit
l'

assai pericolosa. Gli

Aramei

con-

sideravano oramai

Imperatore come uno straniero ed un

tiranno, quasi allo stesso

modo con

cui gli aborigeni semiti

della Alesopotamia e della Babilonia

avevano

in

odio

il

so-

vrano ariano

di

Ctesifonte. T.a tendenza delle

popolazioni

semitiche a distaccarsi ed emanciparsi dal dominio ariano


(greco) costrinse Eraclio a fissare la sua

dimora

in Siria, ed

a tentare con ripieghi, purtroppo errati e funesti, di ristabilire

un accordo con

sudditi semiti. Eraclio intu che, se

non

faceva qualche supremo tentativo di conciliazione, imminente


era per
lui
il

pericolo di perdere la miglior parte delle sue


I

Provincie asiatiche.

provvedimenti presi da Eraclio aggracondussero solo a nuove persecuzioni,

varono per
le

la crisi e

quali prepararono poi

sempre meglio

il

terreno alla con-

quista imminente degli Arabi.

In Persia la situazione era anche pi

grave,

perch

il

governo, travolto da un accesso di pazzia furiosa, come sospinto verso


il

suicidio, e dedito solo alle guerre civili, nes-

sun pensiero
diti

si

dava, delle disposizioni d'animo dei suoi sudil

aramaici. In Persia perci


la

processo

di

decomposizione

era assai pi avanzato, e

scissione fra popolo e

governo

397

l.a

ben pi profonda ed irrimediabile,


persiani era identica a quella
degli

causa degli Aramei


bizantini
:

Aramei
i

am-

bedue erano

in

aspro

conflitto

con

loro governi e per ana-

loghe cause, ambedue anelavano, altrettanto intensamente

quanto forse inconsapevolmente, ad una redenzione politica


e morale.

Studiando ora
grafica,

le

conquiste arabe sopra una carta etno-

siamo

subito colpiti

da un

fatto

se fissiamo cio

li-

miti di queir iniziale e fulmineo periodo di conquiste,


il

dopo
sor-

quale vi fu

la

prima sosta degli Arabi, vediamo con

presa che questi limiti corrispondono esattamente con quelli


delle Provincie popolate

da Aramei. La prima ondata con-

quistatrice araba abbracci quindi tutta la regione semitica

dell'Asia Anteriore.

Questo

fatto singolare

non

fortuito,

ma ha la

sua spiega-

zione razionale nei nostri appunti precedenti.

Dobbiamo dun-

que conchiudere che

progressi degli Arabi furono potente-

mente agevolati
manifesta, in

dalla connivenza, in alcuni luoghi aperta e

altri tacita

ed occulta

ma

pur sempre

efficace,

delle popolazioni semitiche. In Siria e in Palestina sappiamo,

per esempio, che soltanto

le

milizie imperiali

fecero opposi

sizione agli Arabi; gli abitanti nessuna: le citt

arresero

con rapidit colposa, senza che

gli

Arabi avessero mai


mostra
;

neppur bisogno

di cingerle di

regolare assedio.

Damasco, Gerusalemme
di

e Cesarea, che sole fecero

qualche opposizione, avevano guarnigioni imperiali ma ove queste (come a Damasco e Gerusalemme) erano poco

numerose,

la

resistenza fu fiacca, e

sentimenti arabofili degli


difesa,

abitanti costrinsero alfine le milizie a rinunziare alla

ed a venire a patti
lungo,

con

il

nemico. Cesarea resist pi


la

perch sulle rive del mare, e perch


erano

maggioci-

ranza degli abitanti era composta di greci ed impiegati


vili

e militari di Costantinopoli

ivi

affluiti

anche molti

profughi dalle altre citt dell'interno.

Ma

evidente che

ilLrove
gli

39S

accolli

Arabi furono sempre

come
si

liberatori e

non come

nemici. Molti abitanti della Siria

offrirono

come

spie ed informatori, e

non

esclusa la possibilit
liberarli.
;

che molti
ciuesti im-

chiamassero

gli

Arabi a

Le

tasse

che

ponevano, erano leggiere


pleta libert di coscienza

passione fanatica religiosa,


:

non essendo animati da alcuna il dominio loro significava com-

inoltre,

dopo
la

le

prime

inevitabili

sevizie dell'invasione, in ispecie


al califfato,

dopo

successione di

Umar
nuovo

furono severamente
i

frenati gli

abusi delle milizie


il

e rispettati

diritti,

beni e

le vite dei vinti; talch

dominio, sotto

tutti

gh

aspetti,

prometteva

di essere migliore

assai dell'antico.

Lo
nella

pu dire rispetto Babilonide. Tranne Ctesifonte,


stesso
si
il

alle

provinole persiane

la capitale

ove risiedeva
al-

una guarnigione persiana,

resto del paese

non oppose

cuna resistenza. Le battaglie furono vinte su

milizie persiane,
:

non parteciparono al conflitto i soli avversari armati furono gli Arabi cristiani del confine, ai quali il dominio musulmano sembrava poco gradito, perch poneva fine alla loro anarchica indipendenza. Tutte le numerose e popogli abitanti

ma

lose citt della Babilonide, sguernite di mihzie persiane per

l'esaurimento
agli Arabi, e

dell'

impero Sassanida, spalancarono


ordini severi,
alleati.

le

porte

mai nemmeno

in un sol caso tentarono di re-

sistere. Il caHffo
lizie

Umar eman
Greci ed
i

perch
Assai
le

le

mi-

non molestassero codesti spontanei


i

diffcile

quindi fu per

Persiani

il

difendere
i

provinole
i

popolate da

Aramei, tutti spie e traditori, per

quali

rap-

presentanti del governo e non gli Arabi, erano considerati

come
ti

veri nemici.

per fare anche un'altra osservazione, che, se fondata su dati precisi e non messi innanzi come semplice suplecito

posizione, sarebbe di grande rilievo per lo studio delle conquiste.

Noi riteniamo cio com molto

probal>ile
in Siria

che
in

le

disposizioni delle popolazioni aramaiche

ed

Babi-

399

arabe, lonide avessero uti'influen/.a decisiva sulle conquiste


forse anche per nel senso che, appunto per l'accr.glienza e

diretto invito delle popolazioni oppresse, gli


i

Arabi mutarono

propiani primitivi di semplice razzia in quelU di vera e

pria conquista.

Tra

gli

accorti

Compagni

del Profeta in

Me-

dina non tard a prevalere il concetto che, invece d'un proguerrieri e per una fitto precario, devoluto a favore dei soh
volta tanto, durante
s

una

razzia che

avrebbe lasciato dietro

di

un deserto,

il

favore della popolazione rendeva ora posi

sibile di

vantaggi effimeri della spedizione, in una rendita continua e sicura a perpetuo vantaggio di tutti Furono perci, a parer nostro, Siri ed i Bai Musulmani.
tramutare
i

bilonesi di

sangue semitico che indussero


:

gli

Arabi a divele
i

nire

conquistatori

essi

in
i

ogni

modo

aiutarono
di tutti
i

armi

musulmane, informando
le

generaH arabi
essi

piani e

mosse

dei loro avversari;


la

offersero

propri servizi

per impiantare

nuova amministrazione.
le

Se su questo argomento delicato


un discreto
silenzio, ci

nostre fonti serbano

non

costituisce
i

nostre affermazioni. Innanzitutto

una prova contro le materiali storici sono molto


ai tradizionisti

frammentari ed incompleti
diminuire prosaicamente
luogo,
le

in

secondo luogo,

glorificatori dell'Islam e dei suoi primi eroi,


i

non conveniva
terzo
il

meriti delle conquiste. In

nostre tradizioni risalgono ad un tempo,


tutte le

in cui

dominio musulmano aveva assunto quasi


i

forme e

congegni amministrativi dei caduti governi, e per ragioni


e

fiscali

per questioni

di principio, era utile tacere sugli acfar

cordi

antichi e
i

importava

comparire,

per quanto

era

possibile,

Musulmani

quali

padroni

assoluti dell'Impero,

conquistato per esclusiva forza delle armi.

Solo con grande

difficolt e tra infinite

incertezze
fasi di

pu
quel

lo storico ricostruire le

vere ragioni e

le varie

moto prodigioso, che doveva mutare


parte
s

l'aspetto e la storia di

vasta dell'Asia e dell'Africa, e mettere a repenta-

-^ 400

Il

gliele pi belle e feraci provincie dell' Enropa.


difficile

dammino

e ingrato,

ma

bene riconoscere che


forse

la

scuola stopii

rica

moderna
il

sulla

buona via e
i

oramai non

lontano

giorno

in cui

nostri successori potranno strap-

pare finalmente all'invidioso passato la verit completa e


sicura dei
fatti.

INDICE DELLE MATERIE

I.

Oriente e

Occidente

Islam e Cristianesimo.
.

Grandezza e importanza del fenomeno islamico La genesi dell'Islam e suo significato

Pag.

1-12

12-24
.
.

Influenza della civilt arabo-persiana sui popoli europei Influenza araba sulla terminologia e materia scientifica. L'opera di Maometto giudicata da scrittori occidentali

24-26
26-27

27-50

II.

L'Arabia preistorica e l'essiccamento della terra. Sguardo sintetico sulle grandi emigrazioni dei popoli semitici in rapporto all'Arabia preislamica. L'Arabia antica e sue principali vicende storiche.
Condizioni geografiche della penisola arabica Asia e Africa durante il periodo glaciale

....

Pag.

51-56 56-63 63-68

L'Arabia nel periodo glaciale Fine del periodo glaciale ed essiccamento della superficie
restre

ter-

68-78
79-89
89-95
.
.

Prove

dell'essiccamento della superficie terrestre

Primi moti migratori dei popoli preistorici Le varie teorie .sulla sede primitiva dei popoli semitici.

95-101

La sede

primitiva dei popoli semitici secondo la tesi babiloio i- 108

nica del prof. Guidi

Ragioni contrarie

alla tesi del i^rof.

Guidi sulla sede primitiva


108-112
in

dei popoli semitici

L'Arabia sede primitiva dei Semiti (Ragioni


tesi)

favore della
112-117
.
.

Accordo tra la tesi del prof. Guidi e la tesi arabica. Il problema geografico dei quattro fiumi del Paradiso Terrestre. La trasformazione del clima arabico e sue conseguenze
.
.

1
1

17-120
21-132

I33-I35

26

402

Correlazione tra
della Terra

le

prime migrazioni dei popoli e l'essiccamento P^gnel-

136-142

Sumeri e Semiti nella Babilonide internazionale attraverso l'Asia Anteriore 11 commercio l'Evo antico Il commercio antico dell'Asia Anteriore e Sumeri Arte della scrittura
i

142-148

14S-156 156-160
160-162
. .

....
con
i

Antichit della coltura sumerica nella pianura babilonese

162-167

Migrazioni semitiche in Babilonide e primi

conflitti

Su167-176
. .

meri

Rapporti d'Arabia con l'Asia Anteriore nell'Evo antico Le prime migrazioni storiche dei Semiti nella Babilonide
Gli Ebrei iu Palestina Gli

176-180 180-188
188-191

Aramei

e la terza migrazione storica dei Semiti.

191-195

loro dominio sull'Asia il Caduta dell'egemonia semitica e dominio degli Ariani

Gli Assiri e

196-199
in Asia.
.
.

200-201

Caratteristiche principali delle vicende interne d'Arabia

201-204

Diversit di condizioni e di vicende storiche tra l'Arabia orientale e occidentale

204-214

La

storia d'Arabia pi antica:

Hanmiurabi

215-223 223-228

Indirizzo religioso degli Arabi occidentali

Condizioni sociali del Jemen


Il Il

228-230
230-234
.
.

regno dei Minei

commercio internazionale attraverso l'Arabia antica

234-242
242-245

Musri, Assur, Jareb e

Kush
.

Decadenza
I

del

Sabei nel

commercio arabico e caduta del regno mineo Jemen e gli Assiri nell'Arabia settentrionale
.
:

245-251

251-256
256-265

Decadenza politica e commerciale dell'Arabia occidentale Giudaismo e Cristianesimo nel Jemen Migrazioni arabiche verso il Settentrione, in Siria, in Mesopotamia e nella Babilonide
Rapporti tra
i

265-273
la rivoluzione islamica.
. . .

moti arabici e

273-282

Caratteristiche generali dei popoli semiti e loro correlazione con


il

clima d'Arabia

282-288

L'Arabia e

gli

Arabi dei tempi storici.

La psicologia

delle grandi vittorie

musulmane.
.

Topografia, clima e vegetazione dell'Arabia


Il
Il

in

generale

Pag.

289-293 293-295

Higiz

Jemen

295-298


11

403

Jladramaut.

la

Mahrali e
del

T'Uman

.......

/'(?a'.

29S-299

Gli abitanti del


l'

Jemen,

Hadramavvl. della .Mainali e

del-

Umn
;

299-301
:iOr-304
siiiiiim

11
Il

Bahrayn

Nagd

il

304-306

Indole,

consuetudini e caratteristiche principali dt-1 poi)ulu arabo. La probabile popolazione dell'Arabia occidentale ai
306-33S
vittorie

tempi di Maometto La psicologia delle grandi


Arabi: l'arco e

musulmane. Le armi
Arabi (344-350,

degli
la

la freccia (339-340),
i

la lancia (340-341;,

spada (342-344). sive degli Arabi (351-355),

cavalli degli

'^rm\ difen-

l'arte militare degli

Arabi

("355-

364) Preteso fervore religioso degli Arabi concjuistatori Ammontare delle forze arabe che compirono le conquiste.

^^'^'^^'^

....
.

364-369
369-371

Ragioni delle vittorie arabe studiate

in

rapporto alla natura del


372-376 376-400

popolo arabo

Le

caratteristiche principali della natura araba

26'<

INDICE DEI NOMI

Abhasidi, 176, 220, 232.


Al)ida
(il

Africa, 2, 3, 4,

7,

9,

IO, ti,

14, 22-

figlio di

Midyan), 248.

25. 31. 33. 53. 5. 59. 61, 66, 78,

Aljijadi'a Jathi'u, 248.

85,
138,

88-90,
140,

92,
141,

93,
153,

96,

117,

124,

Alligata (re d'Aral)iaj, 254, 255.


Abissini, 95, 107, 211, 215, 221, 259,
260, 263, 264.

157. 160,

r,

187, 20S, 209, 211, 215, 235, 241,

258, 264, 317, 319, 345, 399.


107,

Abissinia, 67, 96,

212, 341.

Agia, 290, 305, 377.

Aborigeni, 173, 396.

Agnadayn,

370.

Abovvyn

(=

Husayn), 38.

ahi al-madar, 309.


ahi al-vvabar, 309.

Abramo,

243, 307.

abu Aris, 318.


Aljulfeda, 44.

Akil al-Murr (o nKuigiatore di murar),

332,
159,

2,35-

abu-1-Hawl, 343.

Akkad,
60, 67.

174,

175.

abu Ubaydah, 271.

Acaba (Golfo

di),

Achemenidi, 373. Ad, 307.

Alcoran, 37. Alessandria, 257, 261. Alessandro (Macedone),


257-

18, 163, 200,

Adam, 160. Adamo, 121,

Alessandro Magno, 128, 256.


122.

Algeria, 23.
Ali, 38.

Adana, ri. Adagele (= al Aden, 53, 156,


240, 256.

Diglali

Tigri), 37.

Allah, IO, 225.

205, 206,

207,

239,

Almedina,

37.
118,

Alpi, 58, 73,


36.

135,

136.

Adesora (Marchese),
Adriano, 261, 295.
Adriatico, 27.

Altipiano armenico, 59, 241. Altipiano della Media, 193. Altipiano iranico, 149, 179, 182-184,
187,

Adunia

(la

Dmah
253-

Duniatra di Tolomeo, la al-Giandal dei tempi del


il

198-200, 395.

Amalfi, 22.

Profeta o

Giof dei giorni

nostri),

Amanus,
America,

28, 96, 217. 23, 58, 59, 89,


166.

Adzarbaygin, 109.
Aelius Gallus, 260.

Amid,

270.

Afganistn, 92.

Amilah, 270. 'Amir ibn Sa'sa'ah, 306.


Amm,
255.

4o6

Aragona, 36. Aramei, 100,


198,

Amniisadiui, 247. Ammiano Marcellino, 107.

103, 114. 192. '93. '95.

240, 396-398.
15,

Ammoniti,

197.
i,

Arcipelago Egeo,
221.

153.

Amoriti, 189, 2r

Arcipelago greco, 141, 235.


Arcipelago indiano, 153. Arcipelago malese, 156.
Argentina, 88.
Ariani, 92-94,
141,

Amos (pastore Amr b. Malik


Amsterdam,

e profeta), 269.

al-Tazidi, 270.

42.

Appennini, 135. Anastasio (imperatore), 272. anazah o harbah (lanciotto da getto;,


341-

200, 373.

Ariani di Bisanzio, 373. Ariani di Persia, 373.


Ariani europei, 22.

Andalusia,

io.

Aribah, 306, 307.


Aribi, 243, 252, 253.

Aneyzah, 359. Anu^cirwn, 270. Ansar (o Ausiliari,


Anti-Libano, 87.
Antiochia, 87.

Aribi-Jareb, 250-252.
i

fedeli

seguaci

Ariosto, 25, 34.

del Profeta), 266, 325, 328.

Armeni, 8, 11. Armenia, 97, 149,


Arturo
(re),

174.

i95. 395-

Arsacidi, 19, 20, 270, 271.


25.

Anzanita o Elamitico (Popolo), 150.


Arabi,
6,
7,

12,

16,

21,

25, 26, 28,

3. 41. 53-55. 94. 95. 103-105, 107,


113,
I

15,

19-

177.

>*'7.

>94, 199-

Asad, 306. Asarhaddon, 247. Ashur, 185.


Asia,
4, 5, 7,

201, 208, 209, 215, 219, 221, 222,

9,

12-15,

17-24.

3'.

225-228, 230, 235, 242, 251,


259, 262,

254277,

269-271, 273, 275,

33, 35, 41, 47, 53, 54, 58-60, 62, 65. 67, 74. 75. 77-82, 84-86, 9193, 96, 97, 99, 100,
II 5-

281, 284, 293-295, 300, 304,

308-

no.
124,
149,

III, 113, 127,


150, 166,
133,

311. 315-317. 320-322,327-331,337348, 350-356, 359-366, 368-372, 374-

118,

12

1,

122,
145,

138,

140-142,
156-158,
180,

152,

376, 379-383. 385-394. 396-399Arabia, 10-12, 21, 29,51-56,59,60,


62-70,
loi,

'53.

160,

161,

174192,

176,

183,

187-189,
206,

191,

72,

74-76,
108,

81, 87, 94, 96-

195-198,

200-204,

209,

211.

103-106,
133-135.
155.

112-121,
142,
149.

128150,

216, 217, 220, 221, 236, 237, 240, 241, 251, 255, 265, 270, 271, 273,
275, 277-280, 282, 286, 288,

131,
154,

140,

160,

167-169,

171-180,

302,

183-186, 188-195, 198-207, 209-225,

227-235, 238-243, 245-248, 250-267,


271-279, 281-284, 286-290, 292, 294,
296, 298, 299,

304, 319, 327- 328, 344, 345, 350. 351. 352. 355, 363. 365. 367-369. 372, 374. 375. 383. 395-397.
Asiatici, 40,

399-

301-305,

309-312,
330, 332,

273.

314,

318-321.

325-327.

Asir, 64, 210, 213, 290, 291, 296, 317.


Assiri, 95,
185,

337-340, 342-349. 351-360, 363, 366, 368-370,


373,

103,

114,

131,

171-

177.

376-378,

381,

384.

193,

196-199, 231, 243,

247,

386, 390, 395.

249,

251, 255, 259,

285,288,328,

Arad,

185.

373-


Assiria, 99,
130, 169,

407

100, iSo,

109,
181,

no,

125, 126,

Baghdad,

3, 8, 24, 37,

124, 148, 177.

196, 197, 200,

Balira, 303.

241, 243, 252, 253. 255, 268, 2S4.

Bahrayn, 66, 168, 194, 231, 301,


308, 310, 319, 341.
r.akr ibn Wall, 302, 303, 306.

Assr, 61, 123, 125, 130, 185, 205,


243. 247.

Assurbanipai (re assiro), 254.


Assiir-Nazir-Abal,
197.

Baku,

62.
18.

Ba'labakk,
Balad, 318.
Balcani,
Bali,

Atbara, 88.

Ateneo bolognese,
Atlantico,
2,

6.

io,

36, 92.

5,

22, 320.

295. 271. 266.

Aureliano, 265.
Australia, 88, 89,

Balis,

banu Qaylah,
Barbari, 365.

Austria,

5.

Averro, 25, 39.

Barbari germanici, 363.


Barrett (Spedizione), 82.

Avicenna,

25.

Aws,

266, 295.

Bassora,
giornate
degli

164.

Ayym

al-nas

uo-

mini), 35S.

Azd, 298, 299.


Raanes, 370.
Babilonia, 67, 99, 144, 158, 169, 1S4.
200, 220, 224, 232, 257, 265, 268,

Bassura babilonica, 177. Bassura Tigro-eufratica, 148, Bass, 333.

Baydah (elmo),

351.

Beduini, 189, 255, 293, 304, 305, 313. 319. 334-33S. 340, 349. 366 -368, 386-3S8.

284, 301, 30S, 345, 373, 396.

Behistun, 201.
92.

Babilonide,
94. 97-99.
124,
125,

15,

60,

64-66,
115,

76,

Bellarmino, 39.
Belucistan, 81, 96, 117.

104-113,
127,

118, 120,
134, 135. 1S3, 185,

129, 132,

Benitamini

(^

Taniim!), 37.

142-162,
188,

164,

166-181,
199,

Bent

J.

T., 87.

192-195,

200, 202, 203,

Berberi, 90, 99.

206,

207, 215-217, 219, 220, 231.

Berosus, 156.
Blanford, 80.
Biregik, 157.
Bisanzio, 21,
28, 30,
175,

235.

237-241, 252, 257, 272, 273.

289, 290, 302, 310, 362, 373, 39H.

399Babilonesi, 95,
179. 199.

176, 263,

114,

132,

143.

165,

264, 269, 273, 274, 327. 338, 361,

238, 32S, 399.


173, 215.
185, 187.

365, 368, 392, 395, 396.

Bab el-Mandeb,

Bit-Adini,

157.

Bacino Mediterraneo, 140,


140,

Bit-Amukkani, 252.
Bit ^'akin (o terra dei p:u-si di ni AVC),

Bacino Tigro-Eufratico, 94, ni, 129,


149, 152,

157-159.

1S2,

184,

241.
l'izantini,

187,

194,

195, 207, 211, 212,

272, 370.

224, 237, 239, 261.

Boghaz-ki, 195.
Boiardo, 34, 25.
Bosforo,
IO.

Badiyah

al

Sciam, 64, 321.

]5adr, 343, 353.

Baedeker, 60.

Boscawen,

61.


Roulainvilliers (Conte di), 43-45-

4oB
Cinesi, 82, 91,
162.

Brahmanisnio,
British

3,

4.

Cipro, 153, 174.


Cirenaica, 93.
Ciro,
100, 200.
23.

Museum,

251, 340.

Bruce'D. C, 81. Buddismo, 3, 4. Budge, III, 145.


Burckhardt, 348.
Busra, 239.
Cairo, 76, 190. Calabria, 16, 27.

Colombo,

Como,
Congo,

137.
IO.

Continente asiatico, 136.

Continente europeo, 137.


Continente indo-africano, 210. Continente nero,
Copti,
193,
8,

io.

Caldea, 76, 173, 194.


Caldei, 95. 108,
240, 241, 288.
Califfi,

99.
3,
8.

165,

195. 231,

Cordova,

Correxisti {=: Qurays), 37.

12,

29, 30, 32.

Corsari arabi, 25.


Costantinopoli, 28, 32, 35, 338, 396,
397-

Cambise, 200. Cambridge, 7. Campania, 16.

Costa orientale araba, 177.


Creta, 73, 76,
174, 236.
140,

Canaan,

108.

153,

157,

158.

Canaaniti, 1S5, 186, 189, 285; confronta Kanaaniti.

Cristianesimo, i-ii,
114.

19,

21,

22,

25,

Canaanitiche
Carducci, 71.

(Stirpi),

29-35, 40, 44, 45. 47. 48, 225, 258,

263, 269, 270, 280, 287, 302, 374,

Carmati, 177.
Carlyle, 49, 279.

375. 395Cristiani,
io, 11,

21, 29-31, 33, 41,

Cartagena, 187.
Cartagine, 187.

43. 264, 359, 375.

Cristo, 6, 7, 9, 29, 30,


228.
48, 60, 63, 76.

31,

35, 4'.

Casa

di Allah,

Caspio, 108, 109, III.

Crociate, 22, 31, 35.


179.
Croll, 54, 57, 60, 70, 74.

Catena dell'Amanus,
Cattolici, 43.

Ctesifonte, 265, 396, 39S.

Cattolicesimo, 41.

Culto

fallico,

208.

Caucaso, 59, 73, 92, 198. Caussin de Perceval, 46. Cerchio artico, 137.
Cesarea, 397. Ceylan, 258.

Dahn, 135, 292, Damasco, 37, 51,

293, 296-29S, 305.


64, 87,
177,

193.

201, 239, 254, 270, 303, 353, 397.

D'Ancona,

41.

Chawilah, 123, 128. Cherchen, 82.


Chiddekel, 123-126, 130. Chiesa cattolica, 44.

Dante, 25, 34.


Dario, 200, 201.
Davvsir, 65-67.

Deccan,

59.

Ciad (lago). 86,


Cina,
156,
2,

88.

De
91, 140, 155,

Goeje, 98, 370.


178,

IO,

74,

88,

Delitzsch, 61, 122-127, 131, 132, T57,


164,
196,

235, 241, 258.

208, 251, 255.

409

Eiciiorn, 95.

Delos (Isola

di),

236.
58, 59, 62. 67, 76,

De Morgan,
149.

55,

Elam
172,

(Susiana), 95,
179,
1S3,

151,

154,

160,

77, 87, 92, 100, III, 117, 144, 146,

186.

154-156,
I75i
fSi-

161-163,

165,

172, 197,

Elamiti,
Elatli,

150.

I73>

183, 1S4, 1S6,

207.
3, 4,

220, 284.

Ellenismo,
Ellsvvorth

19.

Denne, 256.
Deyr, 51.

Huntingdon,

82.

En-ki, 160.
185.

Dilmun,

Eraclio, 273, 396.

Diluvio universale, 131.


Dingirra-ki (o terra degli Dei), 179.

Eridu, 164,

166.

Dio, 144,
390.

280,

285,

335, 349, 385,

Erodoto, 105, 114, 345. Esarhaddon, 253, 254.

Estremo Oriente,
giachi o cotte), 351.
234-

3,

166,

205-207,

Dir' (corazze,

Dissard, 358.
Dllinger, 367.

Et paleolitica,

72. 72.

Et pleistocena,
276,

Doughty,

54,

317,

320,

330,

Etiopi,

115.
124,

335, 348, 358- 359-

Etiopia, 96, 97,


Etruria,
16. 14,

243, 259.

Domenico

di

Gaztelu, 36.

Dumah-al-Giandal, 243, 303, 311. Dzu-1-Faqr (spada di Maometto),


343-

Eufrate,
108,

51, 61, 64, 65, 96, 105,

III, 163,

124-132,
164, iSi,

153, 185,

154,

157,

160,

192-194,

Dzu Nuws, 263, Dzu Qar, 306.


Ebrei,
126,
4,

264, 270.

206, 207, 235, 237, 240, 241, 252,


254, 257, 268, 269, 302, 348, 355.

Europa,
95,
103,

3,

5, 7, 8,

9,

11,

14-19, 22,

121,

123,

125,
195,

24-27, 32, 35, 41, 43, 58, 59, 74,


77, 90-92,

131,

144,

185, 190, 191,

118, 161,

136-138, 140,

141,

197, 200, 21T, 221, 224,

225, 244,

152,

157,

170,261, 344,364,
22, 23,

249, 261-263, 284,

2S5, 295, 328,

365, 400.

341, 351, 353, 395.

Europei, io,
121-128,
130,

11,

273.

Eden (Giardino
I3T.

di),

Europeo

cristiano, 24.

Eva, 121, 122.


130, 185.

Edom,

Edomiti, 95.

Faraoni, 190, 192.


F"aras (cavalli), 344. 63,
153, 181,
73, 76, 91,
157,

Egeo, 93, 19S, 236.


Egitto, 16,
92, 99, 165,
187,
23,

61,
140,

Fenici,

16,

95,

185,

1S7,

198, 223,

124,

158, 186,

231, 236, 241, 285.

169,

172-174,
192, 198,

184,

Fenici (Canaanitij, 96. Fenici (Semiti),


Fenicia,
179,
1

190,

199, 209, 215,

14.

235, 243, 244, 247, 248, 257, 261.

193, 284.
36.

300, 301, 310, 315, 395Egiziani,


11,
16,

317-319, 362,
1S6,

Fernando
Filippo
li,

(re),

IO.

26, 99,

179,

Filistei,

236.

190, 328, 34S.

Finlandia, 80.

4IO
Flinders Petrie

Giudibu (capo
(iiudzm, 295.
al-Gif (Oasi
di),

W.

M., 62.

di

Beduini), 251.

Francia, 15, 90, 93, 140.

Franchi, 32.
Frazer, 87.

64

cfr.

Giof.

Giuhaynah, 295. Giuseppe Ebreo, 235, 243, 244.


Giustiniano, 264, 269.
Giustino, 114, 269.
Glaser, 127, 128, 212, 247, 253, 267.

Gadis, 307, 30S.

Gagnier, 44, 45.

Gange,

124.

Geikie, 54, 57-6i, 63, 70.

Gobi, 88, 91.

Genova. 22, 26, 32, 35. Germania, 5, 45, 46, 58, 70, 93- ^3^Germaniche (Orde), 369. Gerusalemme, 31, 191, 200, 261, 269,
295. 397-

Golfo

di

Aqabah,

294.

Golfo Elamitico, 207, 210.


Golfo Persico,
119,

52,

63-65,

76,

105,

128, 156,
[85.

129,

131,

132, 148, 15T,

155'

158,
192,

160,
194,

163, 164, 175, 198,

Ges,

7,

31, 48.

1S4,

205-207,

Ghassn, 266, 26S, 270, 271, 303.


Ghassanidi, 194.

210, 215, 231, 237, 238, 24[, 257,

289-291, 301, 305, 353.

Ghatafn, 306, 312. Ghazza, 206, t>o, 236,


256. 257.

Granada,
239, 247,

36.

Greci, 8, 17, 26, 28, 29,


271, 273, 275, 338,

200,

257,

352,354.361,

Ghe'ez (Abissinia), loi. Giabalah ibn al-Ayham, 271. Giabal al-Aklidar (i Monti Verdi),
299.

363-366, 370, 371, 373, 374- 394.


397. 398. Grecia, 15, 17, 18, 92,
141.

Greci Egiziani, 258.

Giabal Sciammr (Catena montuosa


del),

52, 65,

105, 253.

Groenlandia, 58. Gudea (patesi o re sacerdote

di

La-

Giabal Tuwayq, 105.

gas [Sirgulla]), 178-180, 217, 238.

Giacobbe, 243. Giadzimah, 333. Giafnah (Ghassn), 272.


Giahiliyyah (oet della barbarie), 358.

Gudzam,

270.
di Tiro, 35.

Guglielmo Arcivescovo
Guidi, 97-114,
1

16-120.

Giawf, 243, 31S.

Hadramiti, 231-233.

Gibbon,

7.

Hadramavvt, 211, 223, 230-232, 248,


299, 300, 310, 319, 321, 349.

Gibilterra, 90.

Gichon, 123-126, 128. Giobbe, 345Giof (Dumah al-Giandal), 64, 250,


252, 254; cfr. al-Giuf.

Halab, 271.
Halaq,harsaf( Maglia
di ferro), 351.
di piccoli

amili

Halevy, 266.
Hall, 62, 93, 208, 236.

Giordano, 243, 254, 322. Giordano (Valle del), 60. Giovan Andrea, 36.
Giuda, 268.

Hamdn,

298.
146. 144,

al-Hamman, Hammurabi,
196,

146,

187,

188,

Giudaismo, 47, 219, 225, 258, 261263, 286, 2S7.

199, 217, 220,

221, 224, 237,

288.

41

Hamzali, 341. Han-hai (o mare disseccato), 82.


Hanifah, 290, 302, 305.

Hunitii, 64, 66, 245, 246.

Hnnayn, 319, 359. Huntingdon, 83-85.


Ilyksos (re Pastori), 186,
190.

Hanno
Harrah
295-

di (ihazza,

249.
sjrandi

(luojjo

dei

ardori),
il)aditi,

253, 301.
di

Harran, 61.

ibn
229, 232.

Bassm (capo

Beduini

in

Da-

Hartmann,

Haupt, 155, 172, 207, 244. 245. Hawzin, 295, 312.

masco), 205. Ibrahim Pasci, 290.

Hawran (Monte),

64, 87, 254, 255.

Ibr-Naharan, 247. Idah (pianta usata


Igharghar, 135.
Il

]ier

l'arco), 339.

Haximisti {=z Hascimiti), 37. Hazael (re desili Aribi), 253, 254.
Hitiiaz, 68,

giardino dei giardini, 293.


225.
134, 135.

133,

134,

191, 206, 207,

Ilu (Dio),

210, 211, 223, 227, 234,246,250, 262,

Imalaia, 73,

293-297,

309,

3ii-3>4.
333.
34-"^.

316361,

31S, 321, 323-327.


377-

Impero Abbasida, 350. Impero Arabo di Odenato


bia,

Zeno-

265.

Higiaziani, 212.

al-Higr, 246, 275, 308.

Hilf (giuramento), 356.


Hilprecht, 171.

Hims (Hamath),

270.

Himyar, 259, 29S.


Himyariti, 259, 260, 263, 264.

Impero Impero Impero Impero Impero Impero Impero


369-

Arabo-Musulmano,

301.

Babilonese, 174, 177.


Bizantino, 20, 343, 372, 394.

d'Occidente, 365.

Ottomano,

171, 316.

Persiano, 350, 372.

Romano,

261, 33S, 363, 365,

Hind al-Hund,
Hiram, 20S.
Hit, 67,
Hittiti

332.

Hiraii, 266, 268, 270-272, 302.

129,

14S.
i

Impero Sassanida, 394, 398. Impero Semitico-Babilonese, Impero Sumerico, 171.


Imru-alqays, 342.
India,
3,

171.

(Cheta o Chatti,
195,

Cln'ttim

della Bibbia),

240.

6,

10,

23,

26,

29,

51, 59,

Hoang-ho,

91.

74, 88, 92, 124. 135, 140, 153. 154.

Homar
130, 169,

{:=:

'Umar), 38.
100, 103, 117, 127, 160,
161, 164, 168, 155, 185,

156,

157,

160,

161,

166, 205, 207-

Hommel, 64,96,
142,
179,

209, 215, 230, 234-236,


257. 300, 301, 319, 341.

241, 256,

203, 219, 222, 225,

Indiani, 92.

242.

Indo,

5,

132,

257, 320.
\fj.

Hopf, 90.

Indo-africano (Continente),
249.

Hosea

d' Israele,

Indo-Cina,
Inghilterra,
Iraq, 266.
Iran,

io.

Hottinger, 39, 40.

Indogermani,
38.

104.

Houzmen (= 'Uthman),
al-Hudaybiyyah 316. Hugr, 332, 333.
,

16,

84,

151.

77, 85,

92,

ni,

160, 186, 195,

Hiill

E., 60.

351. 362.


Irlanda, 84.
Isabella (Re.a^ina), 36.

412

Jethro
tiro),

(sommo
191.

sacerdote midyani-

244, 245.

Isacco, 243.
Iscrizioni katabanitiche,
Iscrizioni niinee e sabee,

223. 204,
215.

Ka'bah, 294, 324. Ka'bah di Mecca, 228.


Kalb, 212, 303, 306. Kaldi (Caldei), 100, 177,
200, 252, 308.
198-

Islam,

1-3,

5-13,

21-25,

30. 32-44.

46-4S, 50, 94,

187,

198, 200, 202,

194,

203, 206, 212, 214, 220, 223, 225,

228, 242, 243, 258, 260. 271, 272,

Kanaaniti,
231. 285.

185,

1S6,

189,

221, 223,

274-279, 285,

293, 294, 298, 299,

301. 303, 306, 307,

309-315.

31''^.

Kanaanitiche della Palestina


95-

(Stirpi),

319, 321, 327, 328, 331.33S. 340,

343. 350, 360, 361, 363, 365, 367371. 374. 378, 390. 391. 399-

Kara Nor, 81. Kariba'il Watar,

255.
di

Islamismo,
287, 348.

i,

2,

8,

21, 30, 43, 219,

Karnawn
Kashmir,
Kassiti,

(il

Kama

Eratostenc),

233. 248.
81.

Ism, 270.
Ismaele, 307.
Isole Britanniche, 5, 58, 70,
Isole del Tirreno,
Israele,
Israeliti, Italia, 6,
7,

186.

138.

15.

Kataban, 248. Katabani, 231, 233.


Katabaniti, 232, 233.

39, 268, 284.

190,
15,

227, 286.
24, 26, 27, 32, 50, 135,

137,
Italiani,

140,
25.
il

141,

187.

Keane, 117. Kedar, 259. Khabiru (Ebrei),

189,

191.

Khabur,

61,

154.

Itamara

Sabeo, 251.

Khaffn, 363.

lyd, 270, 271.

Khalid ibn al-Walid, 361. Khapaia, 253.


122.

Jahwe-Elohim,
Jareb, 243.

Karkamish, 270.
Kharig^iti, 301.

Janssen, 308, 358.

Khartum.
Khata, 87.

11

Jehova, 225.

Jemmah
128,

(o al-Jemamah), 52, 66, 67,

al-Khatt, 341.

194,

205, 290, 302, 305, 308,

Khatti (regione;
frate in

310, 319, 377.

le due rive dell'EuMesopotamia), 251.

Jemen, 63-65,
232-236,

67, 81,

114, 134, 156,

205-213, 216, 219, 223, 229,


242,

230,
252,

246,

248-250,

255-264, 266, 267, 270, 275, 2S7, 290, 291, 295-300, 307.

27S,

310,

312, 314, 315, 318, 319.321,323. 325, 326, 343, 353.

Jemeniti,

212,

263,

29S,

300,

313,

Khawilah, 248. Khaybar, 262, 263, 317. Khayl (Cavalleria araba), 344. Khazrag, 266, 295. Kheta (o Hittiti, 192, 241. Khotan, 82. al-Khuraybah, 246. Khuz'ah, 295, 324.
Kindaii, 298, 332.

319. 323. 326.


King, 172.
Ki

413

Lope de Soria (Don),


36.

Mash (Monti
164.

di),

217.

Lorica, 351.
Lovvell, 71, 74.

Korna,

Krall, 98.

Lugal-zag-gi-si (re sumerico),

179.

Kropotkin, 79, So. ai-Kubayal, 318.

Luna

(.Sin),

70,

166.

Kudar-Nakhunte,

1S3.
del), 81,

Kuen Lun (Catena


Kufah
(la

82,83.

metropoli aralia nella Badei Taglib), 333.

bilonide), 65, 337.

Ma'an, 246, 248, 250. Madai (Midj'an), 247. Madagascar, 59. Madinah, 349.
Madinesi, 326.

Kum

Kulayb (Capo Tag, 81.

Madzhig, 29S.
del),

Kurdistan fMonti

97,

109.

Kusch, 123, 124, 130, 243.


Kushiti (Bishari, Galla, .Somali, ecc.),
99-

Magan, 61, 154, 155, 16S, 179, Mahdismo, 11. Mahrah, 211, 298-300, 319. Mahumeth, 35.
Ma'in
(il

217.

cos

detto

Stato

Mineo),

Lagidi Tolomei, 257.

233, 234, 245-249, 255.

Lago Maggiore, Lakhm, 270.

137.

Mala (spada
qs), 343.

di .Sa'd ibn

abi

\Vaq-

Lakhmiti, 194, 302. Lancieri pedoni (i lanzichenecchi del


nostro Risorgimento), 340.

Malacca, 151.
Manciuria, 79, 84, 91.

Lane Poole,

26.

Manishtusu Maometto,

(re di Kish),

174.

8-10,

12,

23, 31,

34,36225,

Lapponia, 137.

38, 40-46, 48, 49,

176,

212,

Lawi (ordine sacerdotale),


cfr.

228, 244

227, 239, 255, 262, 265, 273, 274,

Leviti.
18.

276-281, 288, 290, 294, 298,


301, 302, 305-311. 313. 314.
132.

299,

Lecocq,

316-

Legge Legge

di Baer, di

320, 324-326, 336-343. 346-354. 357.

Ferrei,

136.

359-362, 366-368, 385, 390-393-

Leh, 81.
Leopardi, 71.

Marco Polo,
Mardin, 270.
260. 244.
del),

82, 349.

Leukokome,
Leviti, 228,

Marduk (Culto Marg al Buffar


59, 60,

di),

165,

221.

(Battaglia di), 364.


di), 256,

Libano (Monti
Libii, 94.

178.

Ma-rib (Argine o diga


267, 296, 318.

266,

Lidi, 95.
Little A., 88, 91.

Marracci (abate), 40-42.


Marsiani, 253.
140.
18,

Littorale Mediterraneo,

Marte, 71.
Martello Carlo, 32.

Lob-Nor

(o

Kara Koshun Kul),

Si, 84, 91.

Martino Garcia (Mastro), vescovo


Barcellona, 36.

di

Loftus, 129.
Loira,
5.

Londra,

58.

Maryah, 37. Mas, 254.

414

Mascat (Golfo Persico),


Masciarif
al

53.
nei;li al-

Milukhklia,

179,

217, 243, 253.

al-Masrafiyyah (spade fatte

Minei, 223, 231, 232, 234, 240-242,


245-247.
262, 323.

Scim), 343.

249-251,

255,

257,

259,

Mawsil, 270.
Mayyafariqin, 270.

Misr, 24S.
92, 97.

Mar Caspio, 62, Mare del Nord,

79,

Misr

in

Egitto, 247.

58.

Mare di Arai, 62, 79, 92. Mare Mediterraneo, 14-16, 31,


90, 92-94,
174, 175, 184,
192,

Misraym (o Egitto), 243. Miswad (assemblea elettiva),


76, 79.

229.

14S, 151, 153, 157, 158, 198, 205-207.

Mitanni (o Mitani), 240, 241. Miya. 135.

Moagua (=

Mu'uiyali). 3S.
155.

230, 235, 237, 238, 245, 247, 395.

Mongoli, 80, 94,


Montelius, 76.
Mori,
9,

Mar Morto, 60, Mar Nero, 151. Mar Rosso, 51,


135.

103,

185,

254, 269.

IO,
IO.

32. 36.

52, 60, 63, 64,

67,

Moriscos,

156,

157.

172,

173. 201, 202,

204, 207, 210, 211, 214. 215, 232, 233, 238, 245, 257, 258, 289, 290,

Mos, Mosso,

191. 244,
16.

262.

Moritz (Bibliotecario della Khediviale


Cairina). 234, 245.

293. 297, 302, 303, 317, 325.

Mecca,

io, 64, 65, 68, 253, 270, 274.

Muhammad
Mller, 267.

Ali, 348.

280, 287, 290, 292, 294, 295, 310-

Muir, 46, 361.

312, 316, 324, 326, 327, 349.

Meccani, 316. Medi, 200, 373.

Murar (piante amare del

deserto), 332.

Media, 345. Medina, 50, 211, 253, 263, 266, 274,


280, 287, 291, 295, 310-313,

Musran, 242-245, 247. Musran (= Midyan), 228, 244, 248.


259-

316,

Musri (zr Nabatea).


243, 247, 249, 250.

64,

190,

242,

317, 323-328, 338,

340, 341. 354.

357, 367, 371- 392. 399-

Musru,

61.

Medinesi, 341.

Mustaribah. 306. 307.

Melchisedec, 255.

Musulmani.
342, 351.

12.

21. 31-36,313, 340,

MeUikka, 217; cfr. Miluklikha. Menephtah, 190. Mesopotamia, 52, 61, 67, 84, 87,
97, 175,

353-355. 363.

365-368,

370, 376, 39995, 174,

Muzaynah,

295.

108-110,
180,

i[3, 195,

135,

153,

181,

198,203,231,

Nab'ah (pianta usata


339-

])er

l'arco),

239, 240, 242, 243, 250, 270, 271, 273. 303. 306, 346, 348, 351, 359,

Nabatea, 243, 317.


Nabatei, 254, 259, 308, 325.

396.

Meyer, 1x7, 143, 145-147- i55. i59,


167, 181.
68,

Nabonassar,
199,

165.

Nabucadnezzar
87,
155,

(Nabuccodonosor),

Midyan, 61, 67,


191, 205,

190,

200, 261.

210, 2ir,

217,238,239,

Xafd, 135, 292, 293.


al

242, 243, 246, 247, 250, 290, 294.

Nafd (Deserto),

254, 304.

415

Padova, 40.
Paese arameo, 192. Paganesimo, 19.
Pagani, 43.
Palestina, 51, 52, 59, 60, 63, 67, 68,
86, 93, 96, 97,

Xagd,

65,

67,

i_^o,

205,

252-254,

266, 270, 290, 297, 304, 305, 309,

312, 319, 321.

34.S,

377.
26(j.

Nagisci (o Negus) d'Axiiiii,

Nagrn, 260, 298, 318. Naram-Sin, 145, 147, 154,


182, 1S4,

174, 180,

73,

123, 153,

156,

237, 288.

158,

181,

185.

186,

189-191,

195,

Natili! (re dei

Nabatei), 254.

201, 203, 205-207, 211, 216, 230, 231, 234-236,

212, 214, 240. 242,

Nearco (Ammiraglio), 257.


Nebajot, 259.

243. 245, 247-250,


191.

259, 268, 269,

Nebo
Nilo,
124,

(fiume),

273, 286, 300, 310, 312,343,345,

Nielseu, 225, 244.


II,
14,

396, 397-

15,61,62,76,88,116,
172, 173, 190, 212,

Palgrave, 51, 315-319Pallacopas,


124, 132.

135,

166,

233. 245, 352.

Ninive,

126, 205, 254, 145, 163,


164.

265, 345.

Palmira, 18, 51, 265. Pamir, 79, 92.

Nippur

Paradiso

terrestre,

121,

125,

127,

Nisibin, 270.

131. 243.
llapsu.[J5Xai,

Nizza, 58.

269.

Noeldeke T.,
271.

78, 95, 97-99, loi, 102,

Parthia (odierno Khurasn), 87.


Parti,

175, 200.

Norvegia, 137. Nun-ki o Eridu, 160.

Pechino, 81.
Pelasgi,
140.

Pellegrinaggio d'Addio, 364.

Oaunes,
Oasi

155.

Peloponneso, 140.
254.

di al-Giof,

Oceano Artico, 68. Oceano Atlantico, 29. Oceano Indiano, 51,


174,

Penisola arabica, 147. Penisola scandinava, 138.

Periodo neolitico,
135,

73.

152-154,

Persia,

11,

19,59, 63,85. 176,

264,

206, 211, 213, 240,257,290,

270, 273-275, 310, 327, 338,

345,

291, 298.

346, 350, 351. 361, 367, 368, 374,


13, 14,

Occidente,
256, 371-

16-24,

150, 531,

392. 395. 396.


Persiani, 28, 100, 197, 200, 201, 264,

Odenato, 271. Oman (Monti

270-273, 275, 298, 314,


dell'),

338, 350,

52.

352, 361, 363-366, 394, 398.

Omero, 362. Ommiadi, 176,

Pharan, 269.
185.

Phrat, 123-126.
Pirenei, 32, 58. 79.
Pir'u (re di Musri), 249,
Pisa,
22.

Ophir, 208, 209, 241. Oppeit, 165.


Orazio, 261.
Oriente,
149,
3, 12-24, 27, 28, 32,

251.

43, 57,

Pischon, 122,
Plinio,

124-126,

128.

150,

153. 256. 261, 345.

163, 230, 288.

Oronte, 190.

Po, 64, 124.


Polo, 132.

Osrhoene, 269. Oxford 7


,

Polo

artico, 58.


Popolazioni aramairlif
.

4i6 Razze aborigene,


[49.

396.

Popolazioni seniitiche, 397. Popoli iranici, 345.


Portojjallo,
16.

Razze ariane, 4, 241. 396. Razze indo-germaniche, 241. Razze semitiche, 395, 396.

Prideaux (Dr.), 42. Principati aramei, 24.


Principato Ghassanida
266.
dc-i

Regina
Gialiah,

di

Saba, 212.
323.

Regno Mineo-Jemenitico, Regno Nabateo, 201.


Reinisch L. 93, 99.

Principato Lakhniita di Hirali, 266.


Principi teocratici (detti poi patesi
del

Reland H., 42, 43. Reland P., 43.


Religione astrale, 164.

paese

di

Sumer

),

154.

Prjewalsky, 345. Profeta (d'Arabia),


40-42, 44-46,
49,

Renan, 97, 283.


7, 23,

24, 28, 37,

Rhodesia, 153.

212,

216, 272,

Ridgeway W.,
Ritter,

344, 346.
32.

274, 280. 294, 311-314,


32,,

324. 327,

Riforma protestante,
132.
5,

337, 338, 340, 341, 350, 352-

354, 358-361, 364-368, 399.


Protestanti, 43.

Rodano,

64.

Rogers, 117, 154, 170, 199, 254.

Proto-arabi,

168.

Roma,

7,

18,

19,

22, 30,

175, 20U,

Pumpelly. 59, 62, 63, 85.


Punt, 209.
al-Oadisiyyah (Battaglia

218, 230, 261, 265, 273, 286, 345,

355, 364-

di),

363.

Romani, 167, 200, Roth Stein, 267.


318.

201, 243, 260.

Qahtan, 318.
Qal'at Bisciah, 318.

Rub' al-Khali (o Dahna). 211, 231,


224.

Oamar

(luna),

al-rumh (lancia lunga da colpo), 341.

Qarmati, 301. Qathan, 359.

Rumma,
Russia,
92,

65-67.
5,

58,

62,

70,

79,

80,

88,

Oays, 271. Oidra'a (i


Plinio),

13S.

Kedareni
254.

Cedrei

di

Rutonu, 87.
Ruuenzori, 135.
Sabei,
243,
248,

Qinnasrin, 270, 271.

Quda'ah, 270, 295, 303. Quinto di Dio, 352. Uurays, 311, 312, 316, 324-326, 357,
al-Ouwayt, (Golfo Persico), 53, 65.

250-252,

256-259,

262, 265, 323.

Sabur Dzu-1 Aktaf,


Sacellario, 370.

270.

Sahara, 59, 61, 63, 69, 70. 72,

74,

Rabi'ah (Bakr e Tai^hlib), 270).

75, 90, 92, 93, 99,

118,

135, 140.

Ragmat, 248. Ramsay, 87. Ras al-Ayn, 270.


Raulinson, 88, 129. Razza libico-mediterranea, Razza mediterranea, 140.
173.

Sa'id ibn al-As, 364.

Salamina (Vittoria
Salaniiti,

di),

17.

259.

Sale, 45.

Salerno, 27.

Salma, 290, 305 377.

417
S.ilniaiiHSsar
II,

Scioll el-.Melgigli (Stagni salati di).


6].

251.

Salomone,

208, 209, 241, 252.

.Samak, 168.

Scozia, 84.

Samassumkin, 254. Sambara, 341. al-Samsamah (.spada ijossedula


Klialid
ibii

Seistn (Persia Orientale), 59. Seleucidi, 200.


tial

Sem

(t.glio

di

No), 95, 96.


131,

guerriero Ma'dikarib e rapita da


.Sa'idl,

Semiti, 3, 76, 93-120,

141,142,

343.

144-150, 155-157, 159. 161-163, 167'7.3'

San'a, 29S.

'75,

180-182,

185-188,

190,

Sahran, 318, Sanherib, 164, 199, 253. Saint Denis a Parigi, 6.

194-197, 200, 202, 212, 215,

218,

222, 224, 225, 227, 238, 240, 255,


259, 265, 272, 278, 281, 284, 285, 287, 328-330,
T,55,

San Girolamo, 269. San Pietro, 6. San Pietro in Roma,

339, 340,

373,

3746.

Sergi (Prof.), 90.


Serse, 345.

Santa Inquisizione, io. Sant'Eutimio, 269. Santo Graal, 25. Santuario di Mecca, 342.
Saraceni, 269.

Shansi, 88.
Shensi, 88, 91.
Siberia, 59, 62, 69,
Sicilia,

79,

80, 91.

16,

22, 25, 90.

Saraceni d'Asia, 35.


.Saraceni di

Sinai (Penisola del), 59, 62, 63, 67,


35.

Spagna,
16,

155,
Siri,
8,

181,

191, 217, 239, 24a.

Sardegna,

22.

399.
18,

Sargon
174,

di

Agade,
179.

145, 147, 164-166,

Siria,

15,

35, 52, 114, 183,

64,66,87,93,
152, 153, 174,
185, 187, 189-

175.

180,

182, 184, 237,

95, 96,
175,

113,

247, 249, 251-253, 288.

180,

181,

Sarrabani, 252.
Sassanidi,
20,

192,
175,

195,

198, 203, 206, 212, 231,

177,

200,

265,

237, 240, 248, 250, 259, 261, 266,

269, 271, 338, 346, 354, 365, 371.

268-271, 273, 284, 285, 300,

310,

Satana, 31, 48. Sathanae, 35.


Saulle, 337.

315, 317, 318, 326, 343,345,346, 348, 353, 355, 362, 364, 367, 371, 373, 374. 395-398Sirvvah, 256.

Savignac, 308.

Saybn, 306.
Sayce, 98, 99, 155, i6u. Scandinavia, 5, 58, 70.
Scheil (Padre), 179.

Sittacoene,
Slavi, 32.

193.

Snouck Hurgronje,
Sole, 58, 69-71.

40, 41, 44, 45.

Schrader, 98, 99, no, 114-116.

Somali, 211.

Sciamas

(Sole), 224.
di

Sciamsi (Regina
Sciati va, 36.
.Sciati

Aribi),

251-253.

Sorbona, 6. Spagna, 6, 9,
93, 151,

io,

15,

16, 24-26, 31,

al-Sciaiiba (Spagna), 36.

187, 319.

Spagnoli, 25.

al-Hagg, 132, 146.


125.

Sprenger, 46, 98, 99, 112, 113,316,


348.

Sciatt al-Nil,

41

Sudan, 86. Suez (Stretto


Sulayal, 318.

Tartari, 369.
di),
i-Si.

Taslis, 318.

Tasm,

307, 308.

Sulaym, 295. Sumaysat, 270. Sumer, 143, 156, Sumeri, no, in,
155-173286.
176.

Taurus, 28, 96.

Tayma,
175.

262, 275.

Tayy, 212, 271, 290, 306, 312.


Tazid, 270.
Teli el-Amarna,
158.

131, 132, 142- [50,

i79-i''>i'

202,

237.

Teofane, 370.
155.

Sumeri Babilonesi,

Terra, 57, 58, 69-74,


94, 99,

76-7'''.

So, 93,

Sumero
Sur,

Semiti, 232.

n8,

132,

133,

142.

185.
(

Terra Santa, 35.

Suri dei Babilonesi


181.

= Mesoi)otamia),

Thamd,

253, 307, 308.

Thaqif, 295.

Susa, 150, 184.

Thecoe, 269.
Thiele,

Susiana, 73, 76, 99, 174Suti,


193, 195.

n7.
del),

Tin Scin (Catena montuosa


in

Suyi'if al

Hind (Spade fabbricate

79-

India), 343.

Tibet, 88.

Stato Mineo, 230.


Stein,
18, 85.

Tiglath Pileser
'l'iglath

I,

60, 61.

Pilasar II, 253.


Pilasar
III

Stirpi Paleolitiche.

149.

Tiglath

(re

d'Assiria),

Stirpi Semitiche,

170.

247, 249, 251, 252.


Tigri,
14,

Strabone, 87, 120, 317.


Stuttgart, 45.

64, 65, 96, 97,

108,

109,
132,

ni,
18,

116,

124-T26,
164,

128-130,

Sven Hedin,
Svezia, 80.
Svizzera, 93.

85.

153,

163,

181,

185, 193, 196,

207, 241, 302, 355, 395.

Tihmah
Tilbarsip,

del

Jemen, 270, 294, 318.


-

157.

Tabna, 254.
Taff,
194.

Tipo sumero
149.

semitico

babilone.se,

Taghlib, 273, 303, 306, 359. Tahaluf (Giuramento di Confederazione), 358.


al-Taif, 295,

Tito, 261,

295.

Tolomei, 258.

3n,

316.
79, 81,

Tomba di Tommaso
82.

Cristo, 31.

d'Aciuino, 39.
65.
18,

Takla-Makan (Deserto),
Takrit, 129, 270.
Tali al-Amarna,
190-192.

Toveiq (catena),
322.

Trans-Giordanica,
Tribie

86,

191, 252.

Tamim,

302, 306, 333.

(=

Yathrib), 37.

Tanganika, n.
Tanukii, 270, 271.

Trib nomadi arabe, 171. Tropico del Cancro, 137.


179.

Ta-nnter (o terra degli Dei),

Tuggurt,

61.

Tarbasu, 252.

Turchi, 32, 35. 43, 80, 85, 287, 315.

Tarim, 84,

91.

Turchi Ottomani,

22,

176.


Turchia,
i
i

419

AN'adi

al-Humlh,

64, 66,

245, 246.

Turkestan, 62, 82, 84.

Wadi
87.

al-Qura, 250,

262,

263,

295,

Turs (scudo),

351.

313. 317- 324-

Tutmes
Ubezar

III (re d'Egitto),

Wadi al-Runma,
305-

64, 65,

128,

290,

(=

aliu

Hakr), 37.
di Fal-

Udzaynah (Odenato, sovrano


mira), 270.

Uganda, 11. Uh o Uhhu, 145. Uhud, 316, 340.


al-Ula, 275.

Wadi Davvsir, 64, 65, Wadi Firan, 62. Wadi Miya, 61. Wadi Igharghar, 61. Wadi Sirhn, 64, 130,
Wahhabita
Wahhabiti
(Setta),

128, 318.

243.

290.

(di al-Riyd),

205.

Umn,

290, 299, 310, 319. 271, 398.

al-Wathiq, 343.

Umar, 199, Umayyadi,

Weber,
256.

100, 117, 222, 247, 251, 255,

310.

Umm

al-Agarib, 146.

Ungheresi, 32.

Weil. 45, 46. Winckler, 64,


145, 152,

100,

117,

130,

142,
170,

Ungheria, 32, 36. Ur, 157, 163, 164.


Ural, 92.

155, 175,

159,
iSo,

164-166,
183,

171,

174, 192,

185-187,

190,

193,

195, 202, 222, 239,

Uri o Ur, 160.

240, 242, 243, 245, 275-278,


(?) di

384.

Ur-Nina
154-

(il

re

sumero

Sungir),

Wredenburg,

81.

Wiistenfeld, 39.

Utrecht, 42.

Uz (Arabia

Petraea), 345.

Yabuilu, 252.

Val d'Aosta, 137.


Valente, 269.

Yahwe, Yaman, Yamani

226.
11.
di

Asdud,

249.

Valle di al-Dawsir, 205.


Valli

Yang-Tz-kiang, 91.

jemamiane, 205.

Yarmk

(Battaglia del), 363.

Valle Tigro-Eufratica, 52, 117, 178. Vaya Moagua (= Yazid), 38.

al-Yarmk, 370. Yathrib (poi detta al-Medinah), 37,


294.

Venezia, 22, 27, 32, 35. Vienna, 32, 58.


Voltaire, 45.
Vollers, 203.

Yukha, 145. Yusuf Dzu Nuws,


Zabibi, 252.

264.

Wabar

(peli di

capre e cameli), 352.


della
divi-

Zagros (Monti
179.

del), 59,

76, 96, 151,

Wadd (m Amore, nome


nit lunare), 227.

Waddel,

88.
60.

Zambesi, 96, 153, 208. Zenobia, 265, 271.

Wadi Wadi

al -Araba,

Zimbabwe,
Ziyd, 333.

153.

al-Haris, 64, 245, 246.

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