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Il sentiero della virt

Corrado Passera considera la politica economica tedesca un modello per lItalia. Nel 2010 le esportazioni italiane hanno raggiunto nuovamente i livelli pre-crisi. Anche considerando un orizzonte temporale pi lungo, i dati mostrano un paese che dallintroduzione delleuro riuscito a difendere le sue quote di mercato. Tutte le altre grandi economie dellOCSE hanno invece perso terreno, lunica grande eccezione la Germania. Questa capacit di resistenza si basa sulla competitivit delle 200.000 aziende esportatrici, che sono la spina dorsale dellindustria manifatturiera italiana e costituiscono un sistema in grado di rinnovarsi e diventare pi efficiente sui mercati globali. Tali aziende hanno contribuito a incrementare il bilancio del commercio estero di 41 miliardi di euro, in netto contrasto con una percezione unilaterale: lItalia viene considerata un paese con aziende troppo piccole e poco concorrenziali, che operano in settori maturi e non sanno stare al passo con linternazionalizzazione. Tuttavia, i fatti mostrano che la nostra industria condivide con la Germania, in parte, posizioni di leadership a livello internazionale, per esempio nella costruzione di macchine e nei settori della moda, dei mobili, dei generi alimentari e nellagricoltura. Proprio in questi settori la domanda dei paesi in crescita elevata. Ma non ci sono altre analogie positive. Se si considerano i fattori chiave di crescita e occupazione, il confronto poco incoraggiante. In termini di crescita la Germania ha compensato quasi completamente le perdite della crisi, mostrando una ripresa a V. LItalia, invece, esce dalla crisi con una dinamica piuttosto fiacca e con questo ritmo dovr aspettare fino al 2015 o al 2016 per ritornare ai livelli pre-crisi, non solo nelle esportazioni. Inoltre, la crisi costata allItalia ufficialmente 600.000 posti di lavoro, oltre a centinaia di migliaia di persone che ricevono sussidi o hanno rinunciato a cercare lavoro. In Germania, invece, il livello di occupazione attuale supera quello del 2007. Occorre fare ancora molto per migliorare la competitivit delle nostre aziende. Nellindustria manifatturiera oltre 600.000 imprese non hanno finora trovato un mercato internazionale di sbocco. Gli impulsi per linnovazione, linternazionalizzazione e la crescita dovrebbero essere parte integrante di una politica industriale che determini la creazione di aziende pi moderne e concorrenziali. I tedeschi nellarco di ventanni hanno integrato lEst e lOvest e questo potrebbe costituire un esempio per un paese che in 150 anni non riuscito a superare il divario tra Nord e Sud.

LItalia dovrebbe ispirarsi alla capacit tedesca di rinnovare i rapporti tra le parti sociali per incrementare la produttivit e gli stipendi in modo equivalente, oltre che al progetto di riunire la disciplina di bilancio con gli investimenti pubblici nellinfrastruttura strategica. Bisognerebbe anche prendere esempio dal modello tedesco federale, perch nelle nostre istituzioni diventa sempre pi difficile capire chi prende le decisioni e cosa appesantisce e rallenta il processo. Non vi solida capacit concorrenziale senza solidariet. Occorrono iniziative per rafforzare la coesione sociale che oggi soffre per la disoccupazione, soprattutto tra i giovani e le donne. Inoltre, bisogna liberare le energie sociali ed economiche. Concorrenza, servizi, pari condizioni di partenza: sono questi i concetti che dovrebbero confluire pi energicamente nel vocabolario della politica economica. Anche in questo caso la Germania offre utili spunti. Il suo modello economico e sociale unisce la competitivit con la lotta contro le disuguaglianze e la promozione della mobilit sociale. Occorre una strategia che attivi tutti e quattro i motori di crescita: competitivit delle aziende, efficienza del paese come sistema, convivenza sociale e dinamicit. Le banche italiane sono uscite indenni dalla crisi grazie a un modello di business basato sulleconomia reale e rappresentano uninfrastruttura solida che pu costituire un ponte tra le singole aree delleconomia e della societ con finanziamenti pubbliciprivati dellinfrastruttura, capitale di rischio e crediti per la ristrutturazione delle aziende. La fiducia delle banche pu restituire limpulso necessario per far ripartire tutti i motori della crescita.

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