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Nota

9 agosto 2011

La controproposta della CGIL alla manovra di anticipo di pareggio di bilancio al 2013

A che punto la crisi


Il dibattito pubblico e politico continua a trascurare come la degenerazione della finanza e laumento delle disuguaglianze siano le cause reali della crisi. L'alleanza tra profitti e rendite, a scapito del lavoro, ancora intatta e costituisce il corollario di un modello post-neo-liberista senza equit, senza crescita, senza occupazione, senza coesione sociale, senza sviluppo globale, senza senso strategico. La crisi mondiale non affatto risolta. Non vero che la ripresa iniziata. Lo dimostrano le ondate speculative sui debiti sovrani (dalla Grecia agli USA, passando per l'Italia) come sulle materie prime, le perdite di questi giorni nelle borse di tutto il mondo e, pi in generale, lo squilibrio di tutti i cosiddetti fondamentali macroeconomici. Loccupazione perduta nella crisi rischia di non essere pi recuperata. Siamo sempre pi vicini ad una nuova ricaduta recessiva dalla finanza all'economia reale, ma pi rapida di quella del 2008. La risposta deve venire dal lato della crescita. La risposta deve venire prima di tutto dall'Europa. Mentre i paesi emergenti crescono a ritmi sostenuti, oscillando tra alta inflazione ed elevata disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, in Europa prevale una politica iniqua, recessiva, deflazionistica, che riduce ovunque gli spazi pubblici e condiziona - di nuovo - i mercati finanziari ed espone i debiti sovrani, acuendo ed estendendo le tensioni, fino ai principali paesi industrializzati. La finanza deregolata risponde solo ai criteri della speculazione, ai giudizi autonomi delle agenzie di rating e alla meta-classe degli ultraricchi che ne esercita il controllo. Questo anche a causa di una distorta e persino mal interpretata governance (economica) europea, che rimane errata e debole.

La governance economica europea troppo debole


Il nuovo Patto di Stabilit e Crescita europeo (PSC) non assume l'equit e la solidariet tra Stati Membri (SM) come obiettivo, tende a deprimere e a rinviare la crescita, vincola lo sviluppo alla "credibilit" dei debiti sovrani sui mercati finanziari. Con una governance economica europea diversa (e PSC alternativo) si potrebbero realizzare molte riforme e altre misure economiche, anche in Italia. La crescita non pu essere posticipata alla correzione dei conti. Sono due cose che vanno di pari passo, anzi la crescita viene prima.

Con un diverso PSC si potrebbero liberare risorse anche in Italia, tali da rimettere in discussione non solo la manovra attuale (L.111/2011), ma anche la manovra precedente (DL. 78/2010 e Legge di Stabilit) e, pi in generale, la politica economica degli ultimi tre anni di questo governo. Contro l'euroausterit la CGIL propone di modificare il PSC e l'attuale politica economica europea come segue: 1. 2. 3. Rafforzamento dei criteri per la definizione del debito sostenibile in una logica di Debito Totale, che comprenda, oltre a quello pubblico, il debito privato (famiglie e imprese). Allungare la decorrenza degli obiettivi e dei vincoli di Bilancio dall'attuale 2013 almeno al 2015. Introduzione, da subito, di Obbligazioni europee (Eurobond) emesse dalla Banca Centrale Europea (BCE) per consolidare il debito sovrano eccedente la soglia del 60% (stabilita dall'attuale PSC). Introdurre una Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF) per correggere le distorsioni della finanza e gestire anche un Fondo ad esaurimento per l'extra-Debito degli SM. Prevedere l'emissione di Eurobond anche da parte della Banca Europea degli Investimenti (BEI) per sviluppare una politica europea di investimenti per linnovazione del sistema industriale, ambientale e sociale, oltre che infrastrutturale, dei singoli Stati Membri (SM). Prevedere, tra i criteri del nuovo PSC anche uno standard retributivo europeo: un vincolo alla crescita dei salari degli SM in funzione delle dinamiche della produttivit e dei surplus commerciali. Lo standard retributivo europeo risulta importante, in primo luogo, perch pone il tema dellaumento dei salari per rilanciare la crescita e riequilibrare l'economia europea; in secondo luogo, perch pu aiutare i diversi paesi (e i diversi sindacati) europei a costruire una politica redistributiva comune, compresa la politica fiscale.

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Anche in questi giorni, la politica europea continua a dimostrarsi sbagliata, soprattutto nella ricerca di una risposta alla crisi attraverso il controllo del debito e trascurando le misure per una nuova crescita, fino a prescrivere all'Italia l'anticipazione del pareggio di bilancio al 2013, con indicazioni precise sugli ambiti di intervento. A questo si aggiunge l'ormai innegabile incapacit del governo italiano, da tre anni a questa parte, di affrontare la crisi dell'economia reale del nostro sistemapaese.

La manovra 2011 del governo sbagliata


dentro la debolezza della governance europea che il governo italiano manifesta la propria incapacit. La politica economica senza crescita ed il conseguente peggioramento della finanza pubblica nazionale, con il fragile quadro europeo determinato dal Patto di Stabilit, allontana le possibilit di ritornare ai livelli pre-crisi e ancor meno di risanare le debolezze strutturali del sistema-paese. Nessuna delle componenti della domanda aggregata, oggi, alla luce dellultima manovra finanziaria (Legge n. 111/2011) varata a luglio dal governo, migliorer. La crescita del PIL stimata nel Documento di Economia e Finanza (DEF) di maggio 2011, per l'anno in corso e per il triennio successivo, era pi alta di quella prevista attualmente dalle principali istituzioni nazionali e
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internazionali di almeno un punto percentuale (cumulato al 2014). A questa mancata crescita, va aggiunta quella che la manovra deprimer. Il rischio di un altro punto percentuale. Dopo tre anni di mancato riconoscimento della crisi, di conti sbagliati, di zero lotta all'evasione e di zero stimoli all'economia, si drammatizza all'improvviso la situazione, pur rinviando al 2013 la prima sostanziosa correzione finanziaria e almeno al 2015 la ripresa del livello del PIL pre-crisi (2007). Non si pu determinare, invece, quando avverr il recupero del tasso di disoccupazione, in particolare di quello giovanile. La manovra varata a fine luglio, inoltre, composta per 2/3 dalle entrate e dunque il governo aumenta le tasse, sfatando il mito della riduzione della pressione fiscale e, in generale, dell'economia pubblica come virt di politica economica. Anche a detta del Ministro dell'Economia e delle Finanze la stessa crescita rappresenta un fattore che non dipende dalla politica economica, un fattore "spontaneo". Tuttavia, l'Italia il paese che negli anni Duemila cresciuto meno delle altre principali economie avanzate, nella crisi ha registrato la maggiore flessione del PIL e ora continua a crescere ritmi bassissimi. Per questo - visto che il deficit e il debito si misurano in rapporto al PIL - i conti peggiorano. L'insostenibilit economica e sociale della manovra varata dal governo richiede una proposta alternativa. A tutto ci si aggiunge l'accelerazione sul pareggio di bilancio impressa dalla BCE.

La politica economica del governo e il pareggio di bilancio al 2013


Lincapacit del governo di affrontare la crisi, i nodi strutturali del sistema-paese, fare le riforme giuste per la nuova crescita e nuova occupazione, gestire la finanza pubblica e lattacco al debito pubblico italiano resa pi evidente dallingerenza della BCE, che con una lettera induce ad anticipare il pareggio di bilancio al 2013 come condizione per acquistare i titoli italiani (a lunga scadenza, soprattutto BTP) sul mercato secondario, indicando addirittura la riduzione del deficit da raggiungere al 2012 e le linee su cui affondare (previdenza e mercato del lavoro). La manovra finanziaria in prima versione varata a fine luglio (L. 111/2011) prevede: Crescita del PIL reale dal 2011 al 2014 stimata rispettivamente a 1,6%, 1,7%, 1,8%, 1,9%, per un totale cumulato di 7,1% in 4 anni. La crescita si dimostra sovrastimata (come ogni manovra da tre anni a questa parte), secondo tutti gli istituti pi accreditati, tra i quali Banca dItalia, che mette insieme le previsioni le rielabora e stima per lItalia una crescita del PIL dell1,0% 2011 e dell1,1% nel 2012. Se anche proiettassimo lincremento del tasso di crescita previsto dal governo sugli anni 2013 e 2014, il totale risulterebbe pari al 4,6%, ossia 2,5 punti in meno, che incidono sul calcolo del rientro dellindebitamento netto della P.A., cio il deficit da azzerare per pareggiare il bilancio. La manovra insegue il debito senza recuperare la crescita perduta. Anzi produce un impatto depressivo sulleconomia italiana. Il debito pubblico italiano ha raggiunto il 120% del PIL e questo significa che matematicamente destinato ad aumentare se non aumenta lavanzo primario, ovvero se non aumenta la crescita del PIL pi del tasso di interesse sul debito. Gli interessi passivi, infatti, oggi assumono un peso determinante nella formazione del deficit e possono ridursi solo quando, oltre a ridurre drasticamente lindebitamento, si ridimensiona il peso dellintero debito pubblico sul PIL attraverso un saldo primario positivo e costante.

La manovra lorda (maggiore entrate e minori spese) - su cui la CGIL ha gi espresso il proprio giudizio di negativo - ammontava a circa 48 miliardi di euro tendenziali nel 2014, che si sarebbero dovuti ottenere con una progressiva correzione pari 2,1 miliardi nel 2011, 5,6 miliardi nel 2012, 24,5 miliardi nel 2013.

La manovra varata due settimane fa verr cos anticipata, potenzialmente con Decreto Legge, cercando di ridurre il deficit pubblico (tra maggiore entrate e minori spese) di 2,1 miliardi nellanno in corso (come gi previsto), da i 5,6 miliardi gi previsti a potenziali 15 miliardi nel 2012 (quasi 10 miliardi pi) e 48 miliardi nel 2013 (quanto era previsto per il 2014), giungendo al pareggio di bilancio (close to balance) un anno prima, come richiesto dalla BCE. Tutto ci si traduce in: la conferma delle misure gi previste per circa 28 miliardi di euro con decorrenza al 2012, composti dai tagli ai Ministeri (gi previsti a partire dal 2011 per 1,9 miliardi, fino a 6 miliardi nel 2014) sotto la voce razionalizzazione della spesa per le Amministrazioni Centrali a cui potrebbe aggiungersi unulteriore risparmio di spesa da riduzione dei cosiddetti costi della politica; tagli al F.S.N. (per 2,6 miliardi al 2013 e 5,1 al 2014); agli EE.LL. (6,5 miliardi tendenziali); superticket sanitari, aumento del bollo sui titoli, aumento delIRAP sulle banche, rincaro del contributo unico dei processi (che tutti insieme ammontano a circa 5,5 miliardi); aggiornamento dei coefficienti di ammortamento dei beni (1,3 miliardi); laumento delle accise sulla benzina (2 miliardi), il resto sono minori spese correnti, come il blocco degli aumenti contrattuali dei lavoratori pubblici (570 milioni a regime), ladeguamento allet pensionabile alla speranza di vita (262 milioni di euro), modifiche al sistema di decorrenza del pensionamento di anzianit (433 milioni) ed altre entrate extratributarie prodotte dal contributo di solidariet sulle pensioni doro (44 milioni di euro). Su queste ultime voci ascrivibili al sistema previdenziale diventa indefinita la distribuzione temporale sullanticipo di manovra. lanticipazione della (Legge) Delega per la riforma assistenziale e fiscale che, tra maggiori entrate e riduzioni di spesa, potrebbe contare da 4 a 10 miliardi di euro nel 2012 e 20 miliardi di euro nel 2013. Non chiaro se si proceder: (ipotesi A) alla razionalizzazione della spesa assistenziale (stretta, probabilmente sui criteri di accesso, sulle pensioni dinvalidit e sullindennit di accompagnamento, che ammontano a oltre 16 miliardi di euro e sulle pensioni di reversibilit, che costano oltre 35 miliardi allo Stato), accompagnata da una lotta light allevasione e dallaumento della tassazione sulle rendite finanziarie (?); (ipotesi B) al taglio delle cosiddette tax expenditures, cio le agevolazioni, le detrazioni e le deduzioni fiscali: nella probabile ipotesi che non tocchino le detrazioni per lavoro dipendente e pensioni, il TFR e gli assegni al nucleo familiare, i tagli si dovrebbero concentrare su sgravi IRPEF prima casa, detrazioni per spese mediche (a cui si sommerebbero i superticket), detassazione produttivit e sgravi sulle ristrutturazioni, a cui si aggiungerebbe linnalzamento delle aliquote IVA (oggi ridotte, al 4% e al 10%). In entrambe le ipotesi, si tratta di misure inique, che danneggerebbero principalmente lavoratori dipendenti, pensionati e, pi in generale, le fasce di reddito medie e basse.

Si prefigura, inoltre,lintenzione da parte del Ministro del Lavoro di aprire un confronto sul testo del DdL Delega sullo Statuto dei lavori (un Testo unico che superi lo Statuto dei Lavoratori) e sulla
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proposta di estensione erga omnes dei contratti aziendali. Qui il rischio maggiore che non si recepir lAccordo del 28 giugno 2011 e, al contrario, si preveder che i contratti aziendali potranno anche essere di primo livello, cio in sostituzione del CCNL, come previsto dagli accordi separati newco della FIAT. Il primo punto che trova la CGIL contraria , dunque, il principio alla base dellimpianto, per il quale si stabilisce che i diritti debbano discendere dalla tipologia di impiego e il dogma che il lavoro flessibile incoraggi limpresa ad assumere, immaginando un nucleo limitatissimo di diritti inderogabili mentre tutto il resto lo a tutti i livelli e senza alcuna gerarchia. La CGIL conferma che le questioni legate alle relazioni industriali, alla contrattazione e al mercato del lavoro riguardano le parti sociali, non il governo.

La controproposta della CGIL


Lanticipo del pareggio di bilancio dettato dalla BCE rimane una forzatura. Per la CGIL resta indispensabile sapere esattamente cosa sia richiesto all'Italia nella lettera della BCE e come il governo abbia intenzione di rispondere. Solo in trasparenza le parti sociali e, pi in generale, il Paese possono esprimere la propria opinione e formulare le proposte per risanare i conti, evitare il tracollo e rilanciare la crescita del reddito e dell'occupazione. Senza entrare nelle valutazioni di merito sullutilizzo o meno del vincolo di bilancio per la funzionalit della finanza pubblica alla crescita, si evidenzia che la manovra si sarebbe potuta costruire in modo diverso sin dallinizio e lo stesso vale per lanticipo della correzione finanziaria. Possono essere realizzate misure pi eque e di maggiore prospettiva di crescita del PIL e delloccupazione. Proprio a conferma di una politica economica europea sbagliata e di un'ancora pi inadeguata gestione dell'economia pubblica da parte del governo italiano, ci troviamo oggi costretti ad anticipare il pareggio di bilancio al 2013, cercando risorse pari a circa 30 miliardi di euro (per correggere il deficit dell'1%) gi nel 2012. Non siamo per costretti ad accettare la ricetta del governo, che taglia la spesa sociale, la previdenza, i diritti e persino la crescita, precludendo qualsiasi possibilit di ripresa almeno per i prossimi due anni. Ai fini dell'anticipazione del pareggio di bilancio occorre garantire immediatamente maggiori entrate: si possono realizzare misure pi eque, anche come base per la crescita del PIL e dell'occupazione. La CGIL propone: un Piano strutturale di lotta allevasione fiscale e al sommerso, contabilizzando preventivamente in Bilancio le quote di entrate da recuperare, anche coinvolgendo le istituzioni locali. Il Piano si realizza attraverso il ripristino delle norme anti-evasione ed anti-elusione abolite nell'ultima Legislatura, rafforzando in particolare le norme sulla tracciabilit; potenziando il sistema sanzionatorio e introducendo il caporalato come reato penale; utilizzando a pieno tutte le banche dati (compresa l'anagrafe dei conti) e migliorando gli strumenti (studi di settore, redditometro, indici di congruit, etc.) gi oggi disponibili in un rapporto diretto di tutoraggio per imprese e autonomi capace di prevenire levasione; rivedendo la normativa su appalti e subappalti. Il Piano potrebbe produrre 18 miliardi di euro nel 2012 e 23 miliardi nel 2013. L'Introduzione di unImposta straordinaria sui Grandi Immobili (IGI) il cui valore patrimoniale netto superi la soglia dei 500.000 euro, con aliquota fissa dell'1% a decorrere gi dal 2011. Tale misura potrebbe generare un gettito massimo potenziale di circa 18 miliardi di euro.
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Introduzione di unImposta ordinaria sulle Grandi Ricchezze (IGR), ispirata al modello francese. Si prevede un'aliquota progressiva dallo 0,55% all1,8% sulle attivit reali (immobili, aziende e oggetti di valore) e sulle attivit finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, etc.), al netto delle passivit finanziarie (mutui e altri debiti). Limposta verrebbe pagata solo sulla quota che eccede gli 800.000 euro. A subire un aumento del prelievo fiscale strutturale non sarebbe il 95% delle famiglie italiane ma solo gli ultraricchi, ossia il 5% delle famiglie, considerando anche le detrazioni (es. carichi familiari) e le deduzioni (es. autofinanziamento capitale dimpresa). Si stima un gettito massimo potenziale di circa 15 miliardi ogni anno. Armonizzazione a livello europeo della tassazione sulle rendite finanziarie, con esclusione dei BOT, introducendo una sola aliquota intermedia (20%), anche per ridurre la distanza tra prelievo finanziario e prelievo sul lavoro dipendente. Loperazione porterebbe nelle casse dello Stato un gettito di circa 4,5 miliardi di euro ogni anno. Riduzione dei Costi della Politica, attraverso: laccorpamento delle funzioni amministrative e di servizio per i Comuni piccoli e medi estendendo la pratica dei Consorzi comunali e delle Associazioni di Comuni; il taglio lineare ed immediato del 15% di tutti gli emolumenti e delle indennit di politici e amministratori pubblici; la sospensione fino al 2014 delle consulenze in tutta la Pubblica Amministrazione; la riduzione delle societ che non producono servizi collegate agli EE.LL. e del numero di amministratori delle stesse societ. In ogni caso, occorre lavorare anche alla riorganizzazione strutturale dellarchitettura istituzionale dello Stato, senza ridurne gli spazi di partecipazione democratica, attraverso un sistema organico di revisione della spesa e una vera lotta alla corruzione, pur sapendo che produrr benefici nel medio-lungo periodo. Queste misure possono produrre un risparmio di spesa immediato di circa 3 miliardi di euro da destinare a livello locale. Aumentare la Tassa di successione, modificandone i criteri attualmente in vigore (riferimenti catastali, ipotecari e di registro; inserire un principio di progressivit; etc.). Si punta ad un gettito di circa 2 miliardi di euro l'anno. Le maggiori risorse derivanti da questa misura (circa 1 miliardo di euro ogni anno) possono essere destinate ad un incentivo diretto di natura straordinaria per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. L'incentivo seguirebbe gli stessi criteri dell'apprendistato, ma potenziato per due anni, in ragione della crisi: oltre ai criteri previsti si aggiungerebbe l'esclusione dall'IRAP della parte relativa al costo del lavoro.

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