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Belgique - Belgi P.P. - P.B.

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Nel tempo dell'inganno universale dire la verit un atto rivoluzionario. [ George Orwell ]
Bimestrale ( sauf Juillet - Aot ) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII- n 4 - Settembre Ottobre 2011 Ed. Resp.: Catania Francesco Paolo, Bld de Dixmude , 40/ bte 5 (B) 1000 Bruxelles - Tl & Fax: +32 (0)2 2174831 - Gsm: +32 475 810756

Non un sogno (pag. 3) Lo sapevi che lo Statuto Speciale Siciliano... (pagg. 4 & 5) Cours de Sicilien (pag. 7) Una ''moneta'' siciliana? Una provocazione ... Seria PROPOSTA DI LEGGE diniziativa del deputato ...X... (pagg. 8, 9 &10) Le baroque en Sicile (pagg. 12 & 13) ....nun ti pigghiu si nun tassumigghiu ...! Chi causa del nostro mal ... !? (pagg. 15 & 16) Considerazioni sullapoteosi garibaldesca degli ascari nostrani nel 150 anniversario della perdita della nostra indipendenza. (pagg. 17 &18) C'era una volta in SICILIA ... (pagg. 16 & 19) Quando ci svegliamo? (pag. 19)

Prima vennero a prendere i precari (*)


Prima vennero a prendere i precari e tutti furono contenti. Erano bamboccioni che volevano il posto fisso, le ferie e gli straordinari pagati senza assumersi alcun rischio imprenditoriale. Poi vennero a prendere i lavoratori del settore privato che costavano troppo, erano fastidiosi per la Confindustria. Le aziende si spostarono in Paesi senza diritti sindacali, dove si pensa solo a lavorare. I lavoratori diventarono cassintegrati o disoccupati. Qualcuno, tra i pi fortunati, precario. Poi vennero a prendere gli insegnanti delle scuole pubbliche a decine di migliaia, fannulloni pagati per scaldare la cattedra. Nessuno si indign, in fondo se l'erano cercata. Poi vennero a prendere tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione. Fu bloccato ogni aumento di stipendio, tagliata la tredicesima, sottratto il Tfr e molti vennero licenziati. Non successe nulla. I dipendenti pubblici rimasero in silenzio, si sentivano in colpa per il debito pubblico. Poi vennero a prendere i futuri pensionati. La data della pensione fu spostata di un anno, poi di due, poi di cinque, poi per sempre. Nessuno reag. Soprattutto i parlamentari con la pensione (o vitalizio come dice Veltroni) assicurata dopo una legislatura e chi in pensione c'era gi. Mors tua, pensione mea. Ai politici cominci a scarseggiare il materiale umano per la macelleria sociale. Ma non si persero d'animo. Disponevano ancora di risparmiatori, pensionati e proprietari di case. Le categorie gi colpite avrebbero apprezzato di non essere le uniche a pagare la crisi. Poi vennero a prendere i possessori di titoli di Stato che furono congelati per dieci anni. Poi vennero a prendere i risparmiatori con un prelievo dal conto corrente. Poi tornarono a prendere i risparmiatori con la chiusura temporanea delle banche. Poi vennero a prendere i proprietari di case con un nuovo Ici e la patrimoniale sugli immobili. Poi vennero a prendere i pensionati togliendogli la pensione. Poi, visto che nessuno protestava, dichiararono il default dello Stato. Poi, precari, cassintegrati, disoccupati, insegnanti, dipendenti pubblici, mai pensionati, ex pensionati, risparmiatori, proprietari di casa e, in generale, tutti gli italiani ridotti alla miseria, vennero a prendere i politici. Nessuno protest.
(*) Liberamente tratto da "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari" attribuita a Bertolt Brecht

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QUESTIONARIO SU SICILIA E SICILIANIT


Mi sento di pi: Siciliano ; Italiano ; Europeo ; Mediterraneo . Pensi che per la Sicilia sia un bene che, attraverso ladesione dellItalia, faccia parte della Comunit Europea ? S ; Ci sono svantaggi e vantaggi in pari misura ; No ; Non so . Pensi che lo stato italiano curi adeguatamente gli interessi della Sicilia e dei siciliani? S ; Si, ma non sempre ; Qualche volta ; Quasi mai ; Mai . Pensi che linsegnamento che hai ricevuto a scuola sulla storia, cultura, arte, lingua, etc. della Sicilia sia stato: Sufficiente ; Insufficiente ; Non so . Sai parlare in Siciliano? S ; S ma non bene ; Non so parlare ma lo capisco ; Non so parlare e non lo capisco . LAutonomia Speciale della Sicilia ritieni sia? Un rimedio minimo ma insufficiente rispetto alle esigenze di autogoverno

dellIsola ; Un giusto compromesso ; Una soluzione giuridica priva di risvolti pratici essenziali ; Un ostacolo allo sviluppo dellIsola . Ritieni che la Sicilia sia rispetto allItalia? Una Regione dellItalia insulare ; Una Regione a forte identit di Popolo ma pienamente inserita nella Nazione Italiana ; Una quasi-nazione, almeno in potenza, ma senza contrapposizioni con la pi vasta identit italiana ; Una vera Nazione, annessa in modo violento e coloniale alla Penisola . Sei favorevole alla costruzione del ponte sullo stretto? S ; Si, ma prima bisogna realizzare in Sicilia lalta velocit e una rete autostradale pi efficiente ; No, preferirei il tunnel sotto lo stretto ; No, lascerei la situazione attuale .

DATI
Sesso: M ; F . Et: ....... Comune di nascita: Capoluogo ; Non capoluogo ; Fuori Sicilia . Comune di residenza: Capoluogo ; Non capoluogo ; Fuori Sicilia . E-mail:

Complilato il formulario inviatelo a: LALTRA SICILIA - BLD de Dixmude 40/ bte 5 (B) - 1000 Bruxelles

Non un sogno
di Eugenio Preta

uando un popolo prende per mano il suo proprio destino, elegge degni rappresentanti in seno alle sue istituzioni regionali, si affranca dopo secoli di servilismo al potere centrale che lo ha tenuto subdolamente sotto scacco negandogli ogni possibilit di futuro, quando cos capace di riacquistare una dignit perduta e gli interessi della sua propria terra vengono anteposti al bene cosiddetto comune di uno Stato centrale lontano e distratto, allora non proibito sognare neanche l'indipendenza. Indipendenza, parola fino a qualche tempo fa desueta e rivoluzionaria, provocatrice di un ordine prestabilito, concetto che riaffiora sempre pi nelle pagine del dibattito politico che ha perso ormai ogni riferimento ideologico e che nelle aspirazioni della gente trova ormai motivo per il confronto e linfa per il consenso. Indipendenza, ormai vista come soluzione legittima e democratica dopo anni di ostruzionismi, grazie al segnale che ha portato alla vittoria le istanze pi fiere che hanno operato per anni per il riscatto della loro "piccola patria", ormai un "must" nella visione geopolitica della globalizzazione. Certo, ricatturare all'indipendenza popoli indolenti e abitudinari un lungo cammino che, a volte, passato anche per forme di lotta armata. Noi in Sicilia abbiamo avuto battaglioni di carabinieri sbarcati dallo Stato centrale per sedare una rivolta prima di eletti armati, martiri ed eroi, poi di popolo, con infiltrazioni diplomatiche che alla fine ha portato comunque alla vittoria delle istanze indipendentiste e alla concessione dello Statuto di autonomia. La Scozia si avvia al processo di legittimazione parlamentare dell'Indipendenza e lo ha fatto innanzitutto con un lento processo elettorale che ha premiato il partito nazionalista non solo per le istanze indipendentiste

ma soprattutto per l'oculatezza delle scelte politiche in materia di bilanci, di finanze e di crescita occupazionale, poi, forte del consenso popolare ha convertito, se ce ne fosse stato bisogno, la gente all'autonomia quindi all'indipendenza dalla Gran Bretagna. I fieri gallesi stanno percorrendo lo stesso cammino nella definizione di una patria autonoma, come hanno fatto gi nel 1993 consensualmente cechi e slovacchi nella riappropriazione di storia e destini che uno Stato centrale aveva

Riflettiamo sugli esempi che popoli fieri ci indicano ogni giorno. Non lasciamo quindi che la casta che ci governa continui a bluffare e dopo l'autonomia ci serva anche la mano dell'indipendenza sempre dal suo mazzo di carte taroccate e su un piatto ormai di avanzi, doppie figure e di imbrogli.

cancellato e banalizzato, come fanno da anni i valenciani ed i catalani che riescono a mettere in evidenza gli interessi della propria terra nel dibattito nazionale grazie ad una forte autonomia, quasi indipendenza se convenisse loro, tanto da definirsi come nazionalit spagnole e non soltanto e semplicemente spagnoli. Come oggi avviene nei Paesi baschi, terra di lotte armate, di attentati anche di terrorismo, quindi terra di un indipendentismo visto, proprio a causa dell'estrinsecazione armata della battaglia politica, come un'accezione negativa del concetto altamente positivo invece che riporta all'indipendenza. Ma i baschi sono stati bravi a ripercorrere a ritroso le ragioni della lotta armata: le analogie della Storia sono sorprendenti se pensiamo ad esempio ad Antonio Canepa e a Finocchiaro

Aprile... Hanno resistito alle sirene di Zapatero, "el pacificador", che aveva tentato da una parte di reprimere l'ala terroristica del movimento indipendentista basco con la forza della polizia e dell'esercito e dall'altra cercando di favorire l'ingresso nella scena politica dell'ala dialogante dello stesso movimento. Bravi, dicevamo a capirne il gioco ed alla fine hanno "calatu l'assu" canalizzando quindi nella vita politica la forte richiesta di indipendenza che quella terra non aveva mai sopito. Quando anche nella Nostra Terra riusciremo a fare altrettanto e a capire che con Lombardo o Miccich o l'ineleggibile Cracolici non andremo da nessuna parte? Quando riusciremo a portare nelle aule parlamentari regionali le istanze non pi di Autonomia (ce la siamo giocata) ma di Indipendenza? I baschi si sono riappropriati delle loro scelte, della loro vita quotidiana ed hanno rimosso ad esempio i simboli che non appartengono al popolo basco e che non hanno ragione di esistere nelle aule deputate alla discussione e alla decisione di progetti che devono riguardare solo la terra e quel popolo basco. Ed allora via il ritratto di Juan Carlos o la bandiera con gli stemmi di Castiglia, Leon, Navarra e Granada dalle aule parlamentari e comunali regionali senza nessun dramma, nessuna iconoclastia, ma con la convinzione che attorno ad un simbolo di rappacificazione e di identit i popoli riescono con pi vigore a fare valere le ragioni di un territorio e della sua gente. Riflettiamo sugli esempi che popoli fieri ci indicano ogni giorno. Non lasciamo quindi che la casta che ci governa continui a bluffare e dopo l'autonomia ci serva anche la mano dell'indipendenza sempre dal suo mazzo di carte taroccate e su un piatto ormai di avanzi, doppie figure e di imbrogli.

Eugenio Preta

Bimestrale (sauf juillet - aot) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n 4 - (Settembre - Ottobre) 2011

Lo sapevi che lo Statuto Speciale Siciliano


i consentirebbe di pagare meno tasse, di avere stipendi e pensioni pi pesanti, di pagare meno carburanti ed energia? (art. 36) 2. Attribuirebbe alla Sicilia tutti i tributi che maturano nel nostro territorio, e quindi darebbe alla Regione pi risorse per dare ai cittadini servizi degni di un paese civile? (art. 37) 3. Vieterebbe allo Stato di possedere nulla oltre alle caserme e tutto il resto sarebbe della Regione che potrebbe utilizzarlo per dare servizi ai cittadini? (artt. 32-35) 4. Consentirebbe alla Sicilia di dotarsi di aeroporti, ferrovie, strade, porti, metropolitane, scuole, aree industriali e tutte le infrastrutture che le servono per il suo sviluppo? (art. 38) 5. Ridurrebbe i dazi sulle importazioni di macchinari che servono per lagricoltura e per le imprese agro-alimentari? (art. 39) 6. Darebbe alla Sicilia una sua Banca centrale che stampa euro e, se i redditi monetari e le riserve valutarie sono in eccesso rispetto a ci che serve per la politica monetaria, pu restituirli o alla Regione o ai cittadini sotto forma di reddito di cittadinanza? (art. 40) 7. Consentirebbe alla Sicilia di farsi leggi proprie, come uno stato indipendente, in quasi ogni settore delleconomia (agricoltura, industria, commercio), oppure per difendere il proprio territorio e i propri beni culturali, oppure ancora per i servizi dinteresse generale (acqua, luce, gas,) o, ancora, per le associazioni, onlus, cooperative,.? (art. 14) 8. Consentirebbe alla Sicilia di farsi una propria Scuola e una propria Universit, dove si insegna la storia, la lingua, la letteratura, larte siciliana e lo stesso Statuto speciale che invece oggi i cittadini sconoscono? (artt. 14 e 17) 9. Consentirebbe alla Sicilia di farsi una propria sanit e proprie leggi e contratti di lavoro che possano ridurre la nostra disoccupazione? (art. 17) 10. Consentirebbe alla Sicilia di dar vita ad un proprio sistema di banche e assicurazioni, persino una propria Borsa valori, senza sottomettersi al potere usuraio delle imprese del Continente? (artt. 17 e 41) 11. Prevederebbe la soppressione delle province, enti inutili, e la loro sostituzione con liberi consorzi di comuni? (art. 15) 12. Tutta lamministrazione statale in Sicilia dovrebbe essere regionalizzata e che il nostro Presidente potrebbe sedere nel Consiglio dei Ministri italiani in permanenza a rappresentare gli interessi della Sicilia come se fosse uno Stato quasi indipendente? (artt. 20 e 21) 13. Le tariffe ferroviarie, aeree, navali non si potrebbero stabilire senza il nostro parere? (art. 22) 14. Nei processi dovremmo trovare in Sicilia stessa il nostro giudice, fino alla Corte di Cassazione? (art. 23) 15. Avremmo persino una piccola Corte Costituzionale, l Alta Corte per la Regione Siciliana, che lunica che pu giudicare se le leggi regionali sono costituzionali o no e che lo Stato non potrebbe impugnare direttamente le leggi della Regione ma solo attraverso un Commissario dello Stato che una figura terza di garanzia? (artt. 2440) 16. Potremmo trascinare penalmente davanti a questa Alta Corte tutti i Presidenti e gli Assessori regionali che hanno commesso abuso dufficio e altri reati connessi alle loro funzioni come una sorta di Tribunale dei Ministri? (art. 26) 17. Sarebbero abolite le prefetture, la polizia e i carabinieri e dovremmo

REGIO DECRETO LEGISLATIVO 15 MAGGIO 1946 n 455: APPROVAZIONE DELLO STATUTO DELLA REGIONE SICILIANA

avere una Polizia di stato siciliana, compresi i servizi segreti e una guardia di finanza nostra? (art. 15 e 31) 18. In pochi anni una Commissione mista Stato-Regione avrebbe dovuto dare nel 1946 le norme attuative per applicare lo Statuto? (art. 43)

E invece
o Stato italiano impedisce dal 1946 che lo Statuto Siciliano venga attuato e ne boicotta ogni manifestazione o la concede in minima parte o la ritarda... LAlta Corte stata sciolta incostituzionalmente, senza modifica dello Statuto, gi nel 1957, e da allora la Corte Costituzionale, che non ha competenza sulla Sicilia, ha provveduto e provvede ogni giorno a castrare la nostra Carta fondamentale a colpi di sentenze. La Sicilia stata tenuta volontariamente nel sottosviluppo, nel clientelismo e nellillegalit con la complicit dei politici che lhanno amministrata per conto dei partiti nazionali. Ora possiamo ribellarci. Possiamo inviare una Petizione al Parlamento europeo in cui denunciamo lo Stato italiano al mondo intero per questa discriminazione. Lo Stato italiano da 65 impedisce che la Sicilia attui il proprio Statuto speciale che parte integrante della Costituzione. Senza lapplicazione dello Statuto la Sicilia continua a svenarsi per finanziare il Continente. Senza lapplicazione dello Statuto in Sicilia a poco a poco chiude tutto per riaprire poi al Nord. Senza lapplicazione dello Statuto per noi c solo mafia, rifiuti e clientele pubbliche. Con lo Statuto la Sicilia pu avere meno tasse, pi

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occupazione e pi servizi pubblici. Con lo Statuto i Siciliani non hanno bisogno di fare anticamera nella segreteria dei politici per un miserabile posto di precario. Con lo Statuto la Sicilia torna ad essere quello che dovrebbe: il Centro del Mediterraneo, decidendo del proprio destino, camminando sulle proprie gambe e soprattutto riacquistando la propria dignit. Ed allora LALTRA SICILIA - Antudo si chiede e chiede a chi parla di Statuto, di autonomia e diritto: - quante volte abbiamo indicato linutilit degli enti regionali e le gite turistiche che non servono a nulla e che pletore di deputati , funzionari, familiari e cognati hanno dispiegato in giro per il mondo! Quante volte ne abbiamo chiesto la soppressione! - quante battaglie abbiamo fatto, dati alla mano circa la massa di denaro occorrente al loro funzionamento, per labolizione delle Province, macchine inventate per pompare soldi alle asfittiche casse della regione e creare masse di impiegati, funzionari e consiglieri le cui funzioni rappresentavano soltanto un duplicato delle competenze dei Comuni! - quante volte abbiamo denunziato Unicredit e la banalizzazione che il suo socio di maggioranza, la Fondazione Banco di Sicilia, vive senza poter contare unautonomia neanche sulle operazioni elettroniche, trasferite dal prossimo novembre in Polonia o in Libia! - quante volte abbiamo rivendicato la necessit di una Banca del sud, una banca siciliana che conosca i bisogni del territorio e sia perci in grado di indirizzare e intervenire con esattezza nella identificazione prima e nella concessione poi dei crediti necessari alle nuove imprese. - quante volte abbiamo chiesto che il Ministro-Presidente della Regione Siciliana, avvalendosi dei dettati dello Statuto di Autonomia partecipasse alle riunioni del CdM e rivendicasse per normale applicazione statutaria quello che la Lega deve invece inventarsi tra le pieghe di mito e falso storico! - quante volte abbiamo rivendicato un governo regionale con gli attributi che riuscisse a riportare nellIsola le tasse impagate e a zittire Marchionne e il suo preteso azzeramento dei diritti sociali, premio la sopravvivenza, ad esempio, di Termini Imerese! - quante volte abbiamo denunziato gli ascari che ostacolano il cammino verso unAutonomia compiuta, autonomia che deve iniziare pero col liberarsi dalle spire dei giochi e degli equilibrismi dei partiti romani che nella nostra Sicilia fanno il bello e cattivo tempo! Ora sembra che il Ministro - Presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo abbia intrapreso la strada che LALTRA SICILIA Antudo gli indica da tempo: applicare lo Statuto per trasformare la Sicilia da terra di consumo a terra di produzione ( parlano come voi, la pensano come voi, prendono le vostre idee, ma mai diranno che sono le vostre me compreso Nello Musumeci, deputato al Parlamento europeo, 16.10.2000 ). Ci otturiamo il naso, come ci indic anni fa Indro Montanelli, osserviamo lu juncu ca passa la china e aspettiamo.

Il Costruttore del NUOVO!


1. Il costruttore del nuovo colui che si avvicina senza aspettative. Nessuno conosce il punto di arrivo, ma ognuno sar lartefice dei piccoli passi quotidiani, quasi impercettibili, che portano lontano e costruiscono compiutamente il disegno che ancora non esiste. 2. Il costruttore del nuovo colui che vede cosa c da fare e non aspetta che qualcuno gli dica cosa fare, ma sapendo quali sono le sue caratteristiche e le sue professionalit si mette al lavoro senza che nessuno debba ringraziarlo per questo. 3. Il costruttore del nuovo sa di non essere da solo a costruire la strada e che per questo usa molto il rispetto e mette in pratica ci che ha imparato sino ad oggi essendo per disposto a cambiare in qualsiasi momento, se questo agevola la realizzazione del nuovo. 4. Il costruttore del nuovo colui che partecipa ai processi decisionali perch il nuovo non ha gerarchie, ma anche rispettoso del lavoro che stato fatto dagli altri in precedenza e si inserisce armonicamente rispettando ed essendo rispettato a sua volta. 5. Il costruttore del nuovo non ama il potere che appartiene solo al vecchio, ma se necessario si mette in evidenza con puro spirito di servizio. 6. Il costruttore del nuovo sta pi nel cuore che nella mente. 7. Il costruttore del nuovo sa che, proprio perch il nuovo ancora non esiste, dovr affrontare e sostenere chi ancora non in grado di supportare la sua visione. 8. Il costruttore del nuovo sa che vedr molte persone avvicinarsi e molte allontanarsi. 9. Il costruttore del nuovo non si prende troppo sul serio ed sempre disponibile a ridere e scherzare. 10. Il costruttore del nuovo non ha ostacoli perch abituato a superarli. 11. Il costruttore del nuovo ha fiducia nei suoi compagni di viaggio. 12. Il costruttore del nuovo sa che ogni sua azione importante e produce un effetto e per questo riflette bene prima di agire. 13. Il costruttore del nuovo non sopporta chi ruba, chi dice bugie, chi parla solo di io e non di noi, chi maltratta e non rispetta esseri umani ed animali, chi inganna, chi segue la legge del pi forte, chi non ha memoria e a volte anche chi ne ha troppa, chi non riesce ad amare altro che s stesso ed il denaro a qualsiasi costo, chi separa e divide. E questo di qualunque razza sia, di qualunque religione sia, qualunque colore della pelle abbia. Pierluigi Paoletti

... soltanto un popolo consapevole delle radici della propria identit pu costruire con fiducia il suo futuro.

Per vivere la storia della nostra Sicilia

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6 LE ESILARANTI STORIE DI GIUFA


Giuf, la moglie e l'asino
uando mor sua moglie, Giuf non fu in grado di versare neanche una lacrima, ma quando, dopo qualche giorno, gli mor l'asino non faceva altro che piangere. Appena un amico gli domandava come stava, si metteva subito a piangere per la perdita dell'asino e a chi gli faceva notare questo suo strano comportamento, Giuf rispondeva: - Non accetto i vostri rimproveri e cercate di capire il mio dolore!! Quando morta mia moglie tutti gli amici sono venuti a farmi le condoglianze e a confortarmi. Non ti affliggere, col tempo, vedrai troverai una moglie, di donne ce ne sono tante , mi dicevate. Mia sorella potrebbe essere la moglie giusta per te! mi veniva proposto. Ed altri ancora mi offrivano la figlia senza dover pagare niente! Ma quando morto il mio asino, nessuno di voi ha detto: Non preoccuparti, ti dar un altro asino al suo posto!

Storie Siciliane:
leggende, curiosit, miti...
LA GROTTA DANZISA: una storia davvero interessante quella della "travatura" della grotta dAnzisa, una grotta che si trova fra Bellarosa e Calascibetta. Si racconta che due cacciatori, aggirandosi per la vallata a caccia di conigli selvatici, lanciarono il furetto in una tana e in attesa allentrata con una rete in mano pronti ad impigliarvi il coniglio appena questo fosse uscito dalla tana, restarono per delusi perch il coniglio non usc, ed era sparito anche il furetto. Dopo aver atteso a lungo i cacciatori decisero di scavare nella tana per ritrovare almeno il furetto. Pi scavavano pi la tana rivelava altre aperture,che si allargavano in grotte pi profonde. Ad un tratto scorsero al centro della grotta un mucchio enorme di monete doro; infilarono a manciate le monete in sacchi dei quali bardarono due mule che serano fatte prestare da Zu Toni dAnzisa. La notte era intanto calata e i due compari decisero di mangiare le provviste che si erano portati; dopo aver mangiato e bevuto si assopirono fianco a fianco; ma ad un tratto si svegliarono in preda ad atroci dolori di ventre. Colti da atroci sospetti, si accusarono a vicenda di aver avvelenato il cibo per restare soli a godere del tesoro trovato. Ad un tratto la rissa tra i due fin: i due cacciatori erano morti allimprovviso. Le ore trascorrevano. Le mule decisero da sole di tornare alla loro stalla. Alle prime luci dellalba giunsero dal padrone e, per svegliarlo e farsi aprire la stalla, smossero le teste per far tintinnare le sonagliere. Il padrone scese e vide tutto quel ben di Dio dentro le sacche. La fine del mondo! La Provvidenza aveva pensato a lui, e non ci penso due volte a nascondere il tesoro e ad usarlo con prudenza. La grotta fu chiamata dAnzisa,dal nome del ricco fortunato. Non vi si trovarono pi tesori, ma acquist la fama di essere stregata e gli amanti infelici vi accorrono talvolta per avere un segno del favore della loro amante.

Giuf e il chiodo
iuf era sempre al verde e, disperato, decise di vendere la sua casa. Trovato l'acquirente, pose solo una condizione per la vendita: - La casa diverr tua, ma questo chiodo piantato nel muro deve restare per sempre mio - disse. Il compratore accett la condizione senza riserve e l'affare fu fatto. Dopo qualche settimana, Giuf buss alla porta del nuovo proprietario ed entr in casa, si diresse verso il chiodo e vi appese un sacco. Dopo qualche giorno ritorn, si riprese il sacco e appese al chiodo un vecchio abito. Col tempo le visite di Giuf cominciarono a farsi giornaliere e, spesso, anche per pi volte al giorno e sempre prendeva ci che era appeso e metteva una nuova cosa. Un giorno Giuf spunt con la carogna di un asino e, sotto gli occhi sbalorditi degli inquilini, appese al chiodo quell'ammasso puzzolente. Il proprietario, spazientito, url: - Non ti lascio ammorbare la mia casa, porta via questo schifo! Giuf, con la sua solita calma, disse: - Vedi, io ti ho venduto la casa, ma il chiodo resta mio. Ho tutto il diritto di appendervi quello che voglio e se tu non sopporti non so cosa farci! Puoi scegliere di andartene, ma non chiedermi nemmeno un soldo indietro.. Il proprietario non riusc a sopportare le incursioni di Giuf e se ne and via lasciando la casa a Giuf. Giuf si prese la casa e non restitu nemmeno un soldo.

Giuf acquista il suo asino


n giorno Giuf decise di vendere il suo asino, che cominciava ad essere vecchio e debole, per comprarne uno pi giovane. Si rec al mercato e si affid ad un venditore per concludere l'affare. Questi se ne and in giro per il mercato cercando di decantare il buon carattere e la forza dell'animale. Ma, arrivati vicino la casa gi Giuf i vicini riconobbero l'asino e si misero a deridere il venditore: - Giuf vuole vendere l'asino perch malandato e vecchio! A quelle parole, la gente che sembrava interessata all'acquisto si allontan in gran fretta, per evitare di fare un cattivo acquisto. Giuf preoccupato, per trattenere la gente, si mise a parlare a voce alta: Ma che dite! Non il mio asino! Sono qua perch sono interessato alle buone qualit di questo animale! Alle affermazioni di Giuf si riun un capannello di persone e, attorno all'animale, si apr una piccola asta per l'acquisto. Fatte le prime offerte, Giuf, pensando di poter fare un buon affare, si mise anche lui a fare proposte in modo da rialzare il prezzo di vendita. Per, man mano che il prezzo saliva, gli acquirenti cominciarono ad allontanarsi. Giuf, rimasto con l'ultimo possibile acquirente e tentando di spuntare un prezzo ancora pi alto, fece una ulteriore proposta. L'altro, giudicando eccessivo il prezzo, abbandon l'asta e Giuf fu costretto a riacquistarsi l'asino che voleva vendersi, pagando una borsa di denari. (messana.org)

LA VENDETTA DI UN MORTO: nel XVI secolo si verific a Gela una orripilante sequela di vendette baronali; la bella ricca baronessina Isabella Moncada, orfana dei genitori, fu chiesta in sposa dal giovane barone Jacopo Introna. Lo zio di Isabella, Iago Moncada, che era il tutore della giovane, finse di acconsentire; ma in realt voleva sposare lui la nipote, per appropriarsi della pingue dote: sicch non permise che il giovane barone frequentasse Isabella, che per gli fece conoscere segretamente le intenzioni dello zio nei suoi riguardi. Linnamorato Jacopo non perse tempo. Invit a una battuta di caccia tutti i signori della zona gelose; e fece in modo che lo zio di Isabella cadesse in un agguato. Il vecchio zio fu colpito, ma non mortalmente; anzi riuscito a fuggire, non appena rientrato nel suo castello, si rec con tutti i suoi uomini ad assalire il palazzo degli Introna, riuscendo a far prigioniero il giovane Jacopo, rinchiudendolo nella pi segreta delle sue prigioni baronali. Isabella, che non sapeva nulla di quello che era accaduto a Jacopo, sent una notte il canto malinconico del prigioniero, che narrava la sua disavventura; e, senza por tempo in mezzo, prese un pugnale, penetr nella stanza dove dormiva lo zio, e lo uccise nel sonno; e subito and a liberare il suo fidanzato, e si accinse a partire con lui. Ma aveva fatto i conti senza pensare alla perfidia dello zio tutore, il quale aveva dato lordine ai suoi dipendenti di uccidere sul posto chiunque avesse tentato di abbandonare il castello senza un permesso da lui firmato. Quindi, quando i due giovani innamorati cercarono di abbandonare il castello, fu chiesto loro di mostrare il salvacondotto, che essi non possedevano: e pertanto furono immediatamente uccisi dalle guardie. Li aveva raggiunti la vendetta di un morto.

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COURS DE SICILIEN

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LINGUA E DIALETTU
Un populu mittitilu a catina spughiatilu attuppatici a vucca ancora libiru. Livatici u travagghiu u passaportu a tavula unnu mancia u lettu unnu dormi, ancora riccu. Un populu diventa poviru e servu quannu ci arrubbanu a lingua addutata di patri: persu pi sempri. Diventa poviru e servu quannu i paroli non figghianu paroli e si mancianu tra diddi. Mi nnaddugnu ora, mentri accordu la chitarra du dialettu ca perdi na corda lu jornu. Mentre arripezzu a tila camuluta ca tissiru i nostri avi cu lana di pecuri siciliani. E sugnu poviru: haiu i dinari e non li pozzu spnniri; i giuelli e non li pozzu rigalari; u cantu nta gaggia cu lali tagghiati. Un poviru caddatta nte minni strippi da matri putativa, chi u chiama figghiu pi nciuria. Nutri lavevamu a matri, nni larrubbaru; aveva i minni a funtana di latti e ci vppiru tutti, ora ci sputanu. Nni rist a vuci didda, a cadenza, a nota vascia du sonu e du lamentu: chissi non nni ponnu rubari. Non nni ponnu rubari, ma ristamu poviri e orfani u stissu.

Grammaire Sicilienne: Introduction

aprs Giorgiu Piccittu, lorthographe de la langue Sicilienne tend tre dtermine par la prononciation de la langue parle. Celle-ci aurait pu tre une bonne rgle, mais, comme dans chaque langue, dans la langue Sicilienne on trouve des dialectes, des termes et des inflexions. Il vient dire souvent que les mots sont diffrents dun pays lautre et la prononciation varie beaucoup dun point lautre de notre le. Bien que beaucoup disent de leur dialecte que cest du Sicilien, ceci est faux. Le Sicilien est une langue comme une autre et comme telle a ses dialectes. Le seul problme, plutt important, est que nous navons pas de rgles crites de notre langue: une grammaire, une syntaxe, un trait dorthographe, pour affirmer que le Sicilien est une langue nationale, ou rgionale, de Sicile. Nous autres nous avons des rgles de grammaire et des syntaxes d'orthographe et la phontique, qui font partie intgrante du processus. Nous avons des tentatives de grammaire et d'orthographe mais nous n'avons pas une tude concrte et approfondie de ces matires. C'est une chose trange que les trangers ont toujours dmontr un certain intrt pour notre langue, notre histoire, notre littrature, nos traditions, etc., tandis que nous Siciliens avons toujours pris comme un fait accompli ce que nous avons, jusqu'au point que notre langue est en train de mourir, et avec elle meurt aussi notre pass, notre histoire et nos traditions. Je suis dsol de dire que tout ceci est tout simplement honteux. Nous Siciliens devons avoir honte de traiter ainsi nous mme. C'est pour cela que maintenant j'essaye d'crire un bref cours de langue Sicilienne, afin d'essayer de faire mon possible pour sauver notre langue, pour donner quelques jours de vie en plus, autant que possible. Je veux le faire pour des Siciliens qui disent qu'ils ont besoin d'aide pour apprendre crire le Sicilien, et pour essayer d'encourager quelqu'un, peut tre polmiquement, crire une bonne grammaire, une syntaxe, un trait d'orthographe. Je veux essayer d'tablir certaines rgles en ce qui concerne la langue Sicilienne crite, avec l'aide de G. Piccittu, G. Pitr et avec mon instinct de Sicilien. La Sicile est une nation avec sa langue, son gouvernement et ses lois, et tandis que tant d'autres rgions d'Italie ont dj fait approuver le droit d'avoir leur langue comme langue officielle de leur propre rgion, nous Sicilien sommes encore un stade lthargique et pathtique, comme d'habitude, envers notre mre patrie et ce qu'elle reprsente.

leur position dans le mot. Exemple de voyelles longues et brves. Les voyelles accentues sont les longues et celles sans accents sont les courtes : (prma : paume); (sapni : savon) ; (lccu : cho) ; (benssimu : trs bien) ; (fnu : fin) ; (minra : mine) ; (snu : son) ; (poplu : peuple) ; (fsu : pompe) ; (rusriu : chapelet). Les consonnes:

Ignazio Buttitta

Lalphabet, Les voyelles, Les consonnes A a, B b, C c, D d, E e, F f, G g, H h, I i, L l, M m, N n, O o, P p, Q q, R r, S s, T t, U u, V v, Z z. Les Voyelles: Les voyelles dans la langue Sicilienne sont cinq : a, e, i, o, u. Ces voyelles ont un son court ou un son long selon

Le " b " a un son labial : (bgnu : bain) ; (bddu : beau) ; (bincu : blanc). Le " c " a un son guttural devant les voyelles "a", "o" et "u": (cni : chien); (caf : caf) ; (ccu : cuisinier). Le " c " a aussi un son guttural devant les voyelles "e" et "i" si ces voyelles sont prcdes d'un "h": (chivi : cl); (chiru : clair); (chccu : bgue). Le " c " a un son palatal lorsqu'il suit les voyelles " e " et " i ": : (ciri : fleur) ; (cira : cire); (cimi : fleuve). Dans la langue parle, le " c " a trs souvent le son " ch " : (scimi : fleuve) ; (scirari : sentir) ; (sciri : fleur). Le " d " a un son dental: (diriu : journal intime) ; (dinri : argent / monnaie) ; (dnti : dent). Le " f " se prononce comme dans les mots: (fmu : fume) ; (fri : faire) ; (fnu : fin). Le " g ", comme le " c ", a un son guttural lorsqu'il se trouve devant "a", "o" et "u": (gttu : chat) ; (gdiri : apprcier) ; (gla : gorge). Le " g " est aussi guttural ou dur avec le " e " et avec le " i " si devant ces deux voyelles se trouve un " h ": (ghicciu : glace) ; (ghrciu : louche / bizarre) ; (ghimmaru : pelote). Le " g " est palatal devant le " e " et le " i ": (givini : jeune homme) ; (gmitu : gmissement) ; (gignu : juin). Le " g " devant le " n " devient un son nasal: (gnurnti : ignorant) ; (gnissri : pltrer) ; (gnumnia : ignominie). Le " h " n'a aucun son, il est utilis aprs le " c " et le " g " pour rendre le son dur. Le " l " est liquide: (lnu : lin) ; (lna : lune) ; (lna : laine) ; Le " m " est labial: ( mastru - matre / enseignant) ; (mu : le mien / mon) ; (mgghiu - mieux). Le " n " est palatal: (nsu : nez) ; (ndu - nid) ; (nnu - nain). Le " p " est labial: (pittu - assiette) ; (pnti - pont); (pmu - pomme). Le " q " est toujours suivi d'un "u": (quail - quell) ; (qunnu - quand) ; (cqua - eau). Le " r " est semi liquide: (rma - branche) ; (rggia - outrage) ; (rccu - riche). Le " s " est sifflant: (satta - flche) ; (sccu - sec) ; (sli - soleil). Le " t " est semi dental: (tli - tel) ; (tmputemps) ; (timni - gouvernail). Le " v " se prononce comme dans les mots: (vnu vin) ; (vulunt - volont) ; (vlu - vol). Le " z " se prononce comme dans les mots: (zna zone) ; (zu - oncle) ; (zappni - bche).

Dans le prochain numro : ORTHOGRAPHE, Doubles consonnes, Diphtongues, Contrastes.

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Correva lanno 2008

Una ''moneta'' siciliana?


Una provocazione ... seria
abbondanti in Sicilia e sarebbero facilmente reperibili dai Siciliani in tutti gli istituti di credito. Il fastidio maggiore sarebbe per i turisti italiani ed europei costretti a cambiare all'arrivo in Sicilia o a sopportare negli acquisti un cambio meno favorevole. Passato il primo shock, per, diventerebbe una cosa normale, come si fa ogni volta che si viaggia ed anzi diventerebbe quasi un fatto "esotico", come un souvenir di viaggio. Dal punto di vista dell'immagine questo cementerebbe il senso di appartenenza ad una comunit da parte dei Siciliani e la traduzione in prassi quotidiana della banale osservazione geografica che la Sicilia non propriamente in Europa ma una terra d'incontro e di transizione tra Europa, Africa e Asia. Sarebbe cio il portato normale del progetto "Sicilia zona franca", terra di incontro e di libero scambio al centro del Vecchio Mondo. Questa moneta poi sarebbe agganciata naturalmente alle monete pi forti, garantita cio da riserva valutarie ed auree, le prime soprattutto in euro, ma anche in sterline e dollari e via via in Franchi svizzeri, Yen, etc. Cosa cambierebbe nella vita di tutti i giorni? Una politica valutaria attenta e libera da Francoforte e da Roma, affidata ad esperti economisti, ci consentirebbe (entro certi limiti) una relativa fluttuazione, ma anche un controllo pi stretto sul potere d'acquisto di una moneta "nostra" che non ci sfuggirebbe di mano come accaduto gi con la "liretta" e peggio con l'euro. Una moneta siciliana non favorirebbe certo una integrazione totale dei mercati distributivi e sarebbe una parziale barriera occulta alla concorrenza esterna. Lo sanno bene gli inglesi e gli scandinavi che infatti non ne vogliono sapere. Infatti chi al centro di una grande Europa, anche se paese povero come la Repubblica Ceca o la Romania, ha tutto da guadagnare da un'integrazione economica e monetaria che lo pu vedere agire da protagonista nella produzione o nella distribuzione di beni. Chi alla periferia fatalmente resta tale in tutti i sensi e fatalmente si deve approvvigionare di beni che per raggiungere il suo paese vedono lievitare al massimo i costi. Con la moneta a s si incentivano produzioni locali, magari non altrettanto efficienti di quelle europee ma con benefici che ricadono nel territorio e con un apporto dall'esterno limitato ai beni davvero competitivi. Ovviamente per controllare il potere d'acquisto di una moneta non basta la moneta stessa, ma ci vuole la concorrenza. Se "Zona franca" dev'essere, dev'esserlo in tutti i sensi e quindi senza alcuna limitazione di concorrenza. Quindi prodotti interni a prezzi competitivi dove possibile, altrimenti prodotti esterni al miglior prezzo possibile e da dove che sia (tutto il contrario di oggi poich la concorrenza solo un'ideologia di regime che vale solo per far valere le politiche industriali italiane di esportazione in Sicilia dei loro beni e servizi non solo a discapito dei produttori siciliani ma anche di quelli stranieri). E poi? Poi ci sarebbero i cambi con l'euro che decidono tutto. Stando alle magre statistiche di oggi sembrerebbe che la povera "Onza" debba svalutarsi continuamente sull'"Euro". Secondo noi questo sarebbe vero solo nel breve termine (da tre a cinque anni), il tempo di assestare il nuovo sistema economico e tagliare con il vecchio. In questo caso i consumi "di lusso" si contrarrebbero di molto nell'isola, ma per contro i salari diventerebbero (a parit di retribuzione nominale) pi competitivi, le nostre merci pi competitive e la bilancia dei pagamenti nei confronti dell'Europa tenderebbe spontaneamente a riequilibrarsi. Per contro la vendita dei prodotti energetici al continente (in euro o in dollari) ci vedrebbe pi ricchi e compenserebbe l'impoverimento derivante dalla svalutazione. Ma nel medio-lungo termine la situazione non potrebbe che rovesciarsi. Gi oggi la bilancia commerciale dei prodotti energetici per la Sicilia deficitaria solo perch si rilevano come importazioni le

L'
pericolose.

ALTRA SICILIA - Antudo ha sempre privilegiato il realismo ed il rispetto "almeno" dello Statuto del 1946 rispetto a fughe in avanti di difficile comprensione e perci

Gi nella nostra "Carta" abbiamo osservato che il rispetto sostanziale dell'art. 40 dello Statuto (quello formale non pi pensabile perch cambiato il mondo delle valute dal 1946 ad oggi) possa realizzarsi soltanto "regionalizzando" l'autorit di emissione monetaria e di controllo sul credito, facendo partecipare intanto la Sicilia al sistema europeo delle banche centrali come un paese a s. Non andavamo oltre perch ci sembrava... (e ci sembra) improponibile mettere in agenda politica rivendicazioni "monetarie e creditizie" pi avanzate di questa, almeno in questa fase storica. Gi questa prima rivendicazione per sarebbe di per s rivoluzionaria. Sul controllo siciliano del credito non c' nemmeno bisogno di soffermarsi tanto ovvio quanto la subalternit del sistema bancario isolano a quello italico abbia stritolato la nostra economia. Emettendo banconote e monete in euro come gli altri stati sovrani la Sicilia intanto riscuoterebbe quel diritto di signoraggio che le spetta e che oggi un'imposta occulta che versiamo ad una banca centrale che ha il solo grande merito di avere desertificato il sistema bancario siciliano. Nel nostro piccolo parteciperemmo alle politiche valutarie europee e l'eventuale surplus valutario (perch nel medio-lungo termine si andrebbe incontro a questo) se non proprio a beneficio diretto della Sicilia, ci servirebbe per contare di pi in un'Europa in cui oggi non contiamo nulla in quanto pura colonia di un grande stato membro e non vera regione in esso integrata. Ma - a ben pensarci - si pu andare oltre. Se non proprio sul piano immediatamente politico, intanto su quello degli studi di fattibilit. Si comincia sempre cos. A parte il fatto che sono state introdotte talune sperimentazioni di "monete franche regionali" in alcuni lnder tedeschi che potrebbero senza troppi problemi sperimentarsi anche in Sicilia per stimolare la domanda regionale e salvaguardare il potere d'acquisto della moneta, forse giunto il momento di pensare a cosa succederebbe (in astratto, lo ripetiamo) se la Sicilia con un referendum decidesse di uscire dall'Unione Monetaria Europea, cio se ripudiasse questo pezzo di carta chiamato euro e si dotasse di una moneta propria. Che succederebbe alla Sicilia con una moneta distinta? Sarebbero di pi i vantaggi o gli svantaggi? E, se fossero di pi i vantaggi senza togliere niente a nessuno, perch soffrire come appendice malata di un continente in declino mentre in tutto il mondo i tassi di crescita impazziscono da un anno all'altro? Non che, per caso, gli unici paesi europei che non hanno aderito all'euro sono proprio i pi dinamici e produttivi? Vediamo di ragionare senza pregiudizi. Intanto l'operazione avrebbe dei costi. Immaginiamo a Messina, o nei porti e negli aeroporti, il "fastidio" di dover cambiare moneta ad ogni viaggio e i costi che banchieri e cambiavalute imporrebbero ai consumatori. Questo sarebbe certo un costo. Da non sopravvalutare per. Gli euro, moneta forte del continente, girerebbero comunque

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materie prime provenienti dall'estero ma non si rilevano come esportazioni i prodotti finiti energetici esportati in Continente (perch ad oggi sono considerate transazioni interne); se a questo si aggiungono i benefici derivanti dall'esportazione di prodotti energetici che oggi la Sicilia "regala" al Continente, nonch in benefici derivanti dalla complessiva devoluzione fiscale degli artt.36-40 nonch dal progetto di "Sicilia Zona Franca", con uno statuto doganale, tributario e finanziario peculiare e con il Porto Franco di Messina, l'effetto netto sarebbe quello di un vero e proprio boom commerciale. Non mancano i rischi per. Innanzi tutto una "ritorsione italiana" che potrebbe durare anche qualche decennio mirante a colpire i prodotti della "regione ribelle" sia sul territorio italiano sia su quello europeo (e gli strumenti politici non mancano); ma anche un doveroso progressivo necessario taglio dei "trasferimenti" dalla finanza continentale (italiana e comunitaria) che farebbero rallentare i consumi. Quale l'effetto netto di vettori di segno opposto e di intensit difficilmente valutabile? Non si pu stimare a priori senza approfondite ricerche. In sintesi per gli esiti possibili sarebbero due o tre: un persistente deficit siciliano verso il Continente nonostante tutto (meno probabile in tempi di scarsit di risorse energetiche e comunque improponibile nel lungo termine per una terra naturalmente ricca come la Sicilia) per le cui conseguenze si veda quanto detto sopra; un sostanziale equilibrio che porterebbe ad un cambio puramente nominale della valuta (un p come la Danimarca che rispetto all'Europa non ha nessuno svantaggio ma neanche nessun vantaggio di avere una moneta separata, se non quello identitario che a noi peraltro non pare affatto secondario); un progressivo surplus tra Sicilia e Continente. Poich a noi pare che prima o poi questa sar la strada, proviamo a immaginare cosa significher per la Sicilia trasformarsi in una Svizzera al centro del Mediterraneo. L'apprezzamento dell'Onza sull'Euro ci far diventare pi ricchi: diminuir il disagio sociale e potremo acquistare di pi dall'esterno, riequilibrando cos i nostri conti con l'estero. La diminuit competitivit dei nostri prodotti sar soltanto relativa perch si tratta di beni in cui ci troviamo in posizione di rendita: beni naturali ed ambientali, posizione geografica strategica, risorse energetiche. Beni, cio, a domanda relativamente rigida. Se l'autonomia monetaria sar accompagnata da un massiccio investimento in formazione e ricerca, la ricchezza culturale e la creativit dei Siciliani faranno il resto. Per contro la vendita di prodotti energetici in dollari o euro potrebbe smorzare la portata di questa risorsa in regime di cambi crescenti. Ma la prospettiva di rialzo dei prezzi energetici dovrebbe in ogni caso risolversi in nostro favore. Semmai il problema di tanta ricchezza sarebbe quello di distribuirla in parte con i paesi mediterranei (soprattutto la Tunisia) per evitare che i dislivelli crescano oltre misura. Il surplus verso l'Europa la Sicilia dovrebbe riversarlo in un "Piano Marshall" per il Maghreb, anche per garantirsi un contesto confinante di pace e prosperit. Forse il tema meriterebbe un vero e proprio libro, un "Libro Verde sulla Zona Franca Siciliana e sulla moneta separata" per valutare con maggiore attenzione la fattibilit e convenienza economica di una tale operazione. Ma, poi, se ci fosse la convenienza economica, perch mai non tradurla in fattibilit politica? Forse, per, questo un tab. Per molti italiani (e purtroppo anche per molti siciliani) se la Sicilia fa parte dell'Italia parlare di autonomia monetaria semplicemente vietato per definizione. Anche se in fondo molti paesi europei concedevano ai loro territori d'oltremare una moneta separata; perch non considerare la Sicilia un territorio italiano d'Oltremare? Forse la vera scelta tra la dipendenza e l'indipendenza economica. La strada da noi tracciata indirizzerebbe la Sicilia verso un'autosufficienza economica che ci farebbe pi liberi (magari nell'immediato un p pi poveri, poi pi ricchi, ma da subito pi liberi); al contrario la strada attuale quella di una dipendenza economica senza sbocchi, di un'economia asfittica e assistita, dove poi fatalmente tutta la societ va in cancrena e fiorisce solo il malaffare. A Noi la scelta tra queste due vie, solo a Noi, per il bene dei nostri figli e per il futuro della Nostra Patria. LALTRA SICILIA-Antudo

PROPOSTA DI LEGGE diniziativa del deputato ...X...


Presentata il ....................
noi siciliani vogliamo (se non sbagliamo) sono Q uello chee libert, che seguono solo dalla verit delle cose. A giustizia scanso di equivoci, definiamole. Giustizia vuol dire dare a ciascuno il suo, nella fattispecie il 100% dei frutti del lavoro (suo, non altrui). Libert economica vuol dire soprattutto scelta tra lavorare in proprio o per conto terzi. Perch si avverino queste due condizioni non necessario fare sfoggio di indipendenza. Basta unautonomia di fatto, praticabile per mezzo di una sana politica fondiaria e del n. 40 dello Statuto del 1946. Questo dice: Le disposizioni generali sul controllo valutario emanate dallo Stato hanno vigore anche nella Regione (...) . Orbene, dal 2001 che lo Stato Italiano ha abdicato detto controllo mettendolo nelle mani della BCE. Il che obbliga la Sicilia a fare altrettanto, ma solo per quello che riguarda lEuro. Si noti che una emissione di valuta complementare (alla lira nel 1946 e alleuro nel 2001) e a corso non legale ma reale non mai stata proibita n pu esserlo. proprio quel che viene proposto qui. La Moneta Franca, libera da debito e da interesse com, renderebbe possibile misurare il costo di unopera qualsiasi, privata o pubblica, in ore di lavoro, non pi in unit monetarie. Qualsiasi pagamento di beni e servizi prodotti in Sicilia verrebbe fatto in contanti e alla consegna, senza scadenze di fine mese. Per risparmiare, si depositerebbero eccedenti di Moneta Franca in istituzioni pubbliche, che la riimmetterebbero immediatamente nel circolo sanguigno delleconomia reale, cio di produzione e di scambi. Non si potrebbe n specularvi su, n arricchirsi con stipendi strampalati, n contraffarla, n derubarla, n, insomma, fare da parassita sul sudore di chi lavora. Questultimo il punto algido. Due poderosi ostacoli farebbero a gara per bloccare lemissione di Moneta Franca a livello regionale in Sicilia. Il primo, esterno, sarebbe Mammona, che cos come la blocc 79 anni fa a Wrgl nel Tirolo austriaco, farebbe del tutto per ripeterlo. Per fortuna per la BCE si trova a pi di 2000 km di distanza. E siccome il loro sistema rimarrebbe intatto, non avrebbero ragioni di lamentarsi. La Sicilia decollerebbe economicamente senza ostacoli artificiali. Il secondo, interno, sarebbe la pletora di skiffarati con posti di lavoro lautamente retribuiti. Aspettarsi che costoro favoriscano una decisione che compensi chi produce e scambia, ma non chi non lo fa, aspettarsi un p troppo.

Come rilanciare leconomia sicula?


Decollo economico in regime di Terra e Moneta Franca

La MF siciliana, denominata Triskele, circolerebbe insieme allEuro, dollaro, o qualsiasi altra moneta che i Siciliani ritenessero opportuno accettare in pagamento di beni e servizi. Il triskele farebbe da livellatore, riempiendo la lacuna da sempre dovuta allo scarseggiare di mezzo di scambio con funzione parassitaria di portavalori. In omaggio al Trattato di Maastricht, il triskele non avrebbe corso legale, cio non sarebbe reato rifiutarlo: avrebbe solo corso reale, ma chi lo accettasse vedrebbe il suo reddito crescere proporzionalmente ai suoi sforzi. La circolazione avverrebbe esclusivamente al di qua, non al di l, dello Stretto. Listituto emittente avrebbe ununica funzione: regolare i prezzi emettendo triskele (quando i prezzi cadono) o ritirandolo- (quando essi aumentano). Lunico fattore importante sarebbe la velocit di circolazione, garantita dal detto istituto come autorit emittente e ricevente di triskele. Ne segue che listituto emittente non avrebbe bisogno di avallo necessariamente regionale, anche se ci sarebbe lideale. Il triskele potrebbe venir emesso a livello municipale, o anche a livello di associazioni, cooperative, cementifici, fabbriche ecc., producenti ricchezza redimibile in triskele. Questo garantirebbe un potere dacquisto

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stabile agganciandolo ad uno standard stabile, per esempio leuro 2001, o anche lonza 1859. Lemissione iniziale potrebbe essere in ragione di due unit/abitante, cio 10 milioni circa di unit. Circolando 500 volte in un anno, 10 milioni muoverebbero beni e servizi per 5 miliardi. I falsari non avrebbero alcun vantaggio, e quindi interesse, a contraffare e spacciare moneta deperibile. Sabotatori e collezionisti ne potrebbero deprimere la circolazione, ma dato che la velocit di circolazione pura e semplice elimina la necessit della presenza di grandi somme, il loro lavoro verrebbe minimizzato dallufficio competente, che emetterebbe il circolante mancante allappello e ritirerebbe leccedente. Ladozione del triskele comporta uno spostamento di paradigma soprattutto psicologico. Operazioni come a) prestare a interesse 0% contro tesaurizzare al -6%; b) stimare il valore di unopera pubblica (o privata) in termini di ore di lavoro e di tempo, non di fondi preesistenti, eccetera, richiedono una ginnastica mentale che non da tutti. Ma spezzerebbe lincantesimo di Mammona, che si ostina a far credere che ricchezza = denaro. Il Triskele indurrebbe chiunque abiti in Sicilia a lavorare; gli extracomunitari per non potrebbero inviare Triskele inconvertibile a casa, il che li costringerebbe a chiedere di esser pagati in euro o ad andarsene volontariamente. Le dogane diverrebbero ridondanti, eccetto che per lo Stato Italiano, che magari visto il successo del triskele finirebbe con limitarci. I sogni comincerebbero a realizzarsi uno dopo laltro. Opere pubbliche impensabili in regime di euro diverrebbero possibili in regime di Triskele. Sarebbe solo questione di tempo e di disponibilit di manodopera. Per quel che riguarda la Terra Franca, limponibile fiscale andrebbe spostato dal valore aggiunto dallo sforzo di chi lavora al valore sottratto da chi occupa suolo per qualunque ragione. Chi pi lavorasse sul suolo occupato, rurale o urbano, meno tasse pagherebbe proporzionalmente. La rendita da terreno spoglio andrebbe pagata al municipio pi vicino, e leccesso convogliato da questo allerario regionale, cos evitando lesercito di funzionari impiegato per mettere le mani in tasca a chi lavora. La Terra Franca metterebbe il 100% dei frutti del lavoro in tasca a chi lavora, e il 100% della rendita da suolo spoglio in tasca a chi causa lincremento di rendita, cio la comunit attorno a una data propriet. I 2,5 milioni di ettari di superficie siciliana sarebbero pi che sufficienti a soddisfare la spesa pubblica. Art 1. (Princpi) 1. Larticolo 1 della Costituzione Italiana dichiara, LItalia una Repubblica fondata sul lavoro. Cos quindi la Sicilia, che vuole per fondarsi sul primato del lavoro invece che su quello del denaro. 2. La Regione Siciliana emette quindi e gestisce il Triskele come moneta complementare alleuro, mirando esclusivamente a far combaciare la ricchezza prodotta in Sicilia con un mezzo di scambio anchesso prodotto in Sicilia e sempre adeguato al libero movimento di detta ricchezza. 3. Il Triskele Moneta Franca, cio libera da debito e da interesse. Non misura di valore, che in Sicilia sar da ora in poi luomo/ora di lavoro per qualsiasi opera pubblica o privata. Art. 2. (Strumenti) 1. La Regione Siciliana erige lUfficio Monetario (UM) come quarta funzione di governo, indipendente e sovrana rispetto alle tre funzioni tradizionali legislativa, esecutiva e giudiziaria. 2. Codesto Ufficio, con sede a..................., ha un solo mandato: emettere o ritirare Triskele cos da mantenere i prezzi invariabili nel tempo di tutti i beni e servizi prodotti in Sicilia. 3. LUM non ha funzioni bancarie, e non quindi aperto al pubblico. Lemissione e il ritiro di Triskele avverr attraverso gli uffici erariali, sia regionali che comunali. 4. Le istituzioni finanziarie esistenti, sia pubbliche che private, continueranno ad operare indipendentemente dallUM. Art. 3. (Caratteristiche fisiche del Triskele) 1. Il Triskele non legato ad alcun metallo prezioso. Il suo valore intrinseco quello del pezzo di carta che lo rappresenta. 2. Il Triskele viene emesso in tagli con valore facciale di 1, 5, e 10 unit. 3. Ogni Triskele porter dodici caselle da riempire mensilmente con un bollino pari allo 0,5% del valore facciale acquistabile in qualunque ufficio erariale. I bollini circoleranno anche come moneta spicciola, fino al momento di doverli incollare sul buono-lavoro Triskele. Il bollino pu essere sostituito da una obliterazione o goffratura ecc. Art. 4. (Caratteristiche di emissione e circolazione del Triskele) 1. Un Triskele ha potere di acquisto stabile nel tempo, equivalente a...... 2. Il corso utile di un Triskele di un anno dallemissione, datata sul bollino attaccato al primo pagamento, fino alla scadenza un mese dopo la data che appare sul dodicesimo bollino (o dodicesima obliterazione ecc.). 3. Tesaurizzare Triskele costerebbe -6% di interesse annuo. possibile per depositare Triskele in qualsiasi ufficio erariale, per ricuperarlo in un tempo pattuito ad interesse 0%. 4. Chiunque si trovi in possesso di Triskele alla scadenza mensile, dovr provvedere al suo rinnovo pena la perdita di corso utile. Il costo (0,5% del valore facciale) renderebbe loperazione del tutto indolore. 5. Il tasso di scambio del Triskele con qualunque altra moneta verr determinato esclusivamente da domanda e offerta tra le parti contraenti. 6. I Triskele verranno accettati dagli uffici erariali siciliani in pagamento di imposte locali. 7. Laccettazione di Triskele da parte del pubblico facoltativa. Art. 5. (Triskele ed economia siciliana) 1. Saranno beneficiari di Triskele tutti coloro che vogliono lavorare in Sicilia e siano disposti ad accettarli in pagamento di beni e servizi cost prodotti. 2. LUM spedir scorte di Triskele agli uffici erariali comunali. Questi ultimi li distribuiranno come segue: a. Alle scuole, sia pubbliche che private, operanti nel territorio del comune. Queste in turno retribuiranno il lavoro di produzione e di aggiunta di valore al capitale umano come segue: La maternit. Le madri di bambini dai 0 ai sei anni verranno considerate come personale esterno che prepara il futuro capitale umano da presentare alle scuole a tempo debito. Le madri verranno pertanto retribuite in quantit sufficiente da toglier loro ogni preoccupazione per tirare su i figli al di sotto dei cinque anni. La scolarit. Gli alunni verranno considerati come lavoratori a tempo parziale dai sei ai 18 anni. Saranno le autorit scolastiche a decidere quanto e come retribuire il loro lavori compiuti e ben fatti a giudizio dei maestri, il cui stipendio verr integrato con Triskele secondo contratto con le autorit scolastiche. A chiunque abbia attitudine universitaria verr elargita una borsa di studio in Triskele che gli permetter di completare il corso di laurea.

b.

Ai produttori di beni di prima necessit, cio agricoltori, artigiani tessili/indumentari, e piccoli costruttori edili. c. Agli appaltatori di lavori pubblici per opere di importanza locale. Le grandi opere a livello regionale verranno pagate dagli uffici erariali regionali. d. Al personale burocratico necessario per portare a termine le operazioni di cui allArt. 5 2-3. 3. Il lancio del Triskele avverr non appena il pubblico sar debitamente preparato e lUfficio Monetario eretto e in condizioni di funzionare, non pi tardi di un anno dalla data di promulgazione della presente legge.

Art. 6 1. 2.

Abbonamento a LISOLA
La presente legge sar pubblicata nella Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana. fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione.

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LALTRA SICILIA - Antudo

Che cos una rapina in banca a confronto della fondazione di una banca ?
[Bertold Brecht]

I politici non sono altro che i camerieri dei banchieri


[Ezra Pound]

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Palerme, au pied du mont Pellegrino, fut successivement une ville phnicienne, grecque, romaine, arabe, normande, espagnole. Elle montre encore aujourd'hui les signes de ces diffrentes cultures, qui en font la ville la plus intressante de l'le. Ici, l' introduction des thmes baroques concide avec une profonde transformation de l'amnagement urbain sous la direction d'minents architectes. Ce renouvellement est attest par des exemples grandioses, scnographiques, imposants, riches en dorures, marbres, peintures, dcorations polychromes, stucs et statues. Eglises et palais renferment l'opulence du Baroque espagnol. Et c'est a Palerme que les glises s'arrogent la part du lion: Saint-Josephdes-Thatins aux "Quatre Coins", dont le magnifique intrieur est richement dcor; SaintDominique, sur la place du mme nom, une des plus extraordinaires constructions baroques de la ville; Saint-Mathieu, rige au XVIIe sicle, avec sa faade en marbre gris et son intrieur particulirement labor; Sainte-Thrse, construite entre les XVIIme et XVIIIme sicles, qui est considre comme un des meilleurs tmoignages du Baroque sicilien; le Jsus, Sainte-Catherine, la Chapelle de lImmacule (dans l'Eglise Saint-Franois-d'Assise), du XVIIIme sicle, entirement dcore de tesselles en marbres polychromes; et enfin la Martorana, un joyau de l'art normand, a laquelle fut ajoute, au XVIIme sicle, une faade baroque. Nous quittons Palerme pour nous rendre dans

a Sicile conserve normment d'exemples d'architecture baroque, et un grand nombre de tableaux et de sculptures.

est le fruit de sa radicale restructuration aprs le dsastreux tremblement de terre de 1693. Le nouveau centre rsidentiel fut amnage sur un tissu urbain homogne, engendrant de la sorte les prmisses d'un dveloppement non seulement conomique et civil, mais aussi de la construction. On peut apprcier Noto en se promenant le long du Corso Vittorio Emanuele et en visitant l'impressionnante Piazza del Municipio, avec le grandiose escalier trois rampes du Dme, construit au XVIIme sicle. En longeant le Corso, nous rencontrons l'Eglise SaintFranois, dessine par l'architecte Vincenzo Sinatra, et le Monastre bndictin du Sauveur, datant du dbut du XVIIIme sicle, dont la faade est caractrise par des grilles trs originales, qui provoquent un curieux effet de clairs-obscurs. Poursuivant notre chemin, nous visiterons l'Eglise Sainte-Claire, ralise en 1748 d'aprs un projet de l'architecte Gagliardi, et enrichie a l'intrieur par de prcieuses dcorations en stuc. Sur la place voisine, Piazza del Municipio, se dressent le beau Palais Ducezio, bti en 1746 sur un projet de l'architecte Sinatra, et le Dme, dont l'ample faade est flanque de deux clochers surmontes de petites coupoles. L'intrieur abrite de nombreuses uvres d'art de diffrents sicles. L'Eglise du Sauveur, bien qu'elle ft construite a la fin du XVIIIme sicle, reflte elle aussi certains canons de l'architecture baroque, comme son plan intrieur elliptique. Le Palais Nicolaci Villadorata offre une spectaculaire srie de balcons baroques, qui s'appuient sur des grotesques en pierre. A voir aussi, les belles Eglises SaintCharles et Saint- Dominique. Jetons maintenant un coup d'il d'autres chefs-d'uvre d'art baroque dissmines sur cette terre privilgie, ou sont reprsentes plus de deux mille ans d'Art et d'Histoire. Catane, aprs l'ruption de l'Etna et le tremblement de terre de 1693, fut entirement reconstruite, suivant de nouveaux critres urbanistiques plus fonctionnels. C'est pour cela que son centre historique prsente essentiellement les caractristiques des XVIIme et XVIIIme sicles. Une des artres les plus suggestives de la ville, a l'empreinte clairement baroque, est la

rue des Porte-Croix, le long de laquelle s'rigent plusieurs importants difices raliss en cette priode: lArc Saint-Benot, que la tradition veut qu'il fut construit en une seule nuit; les Eglises Saint-Benot et Saint-Julien, le Collge des Jsuites, dont les cours intrieures sont superbes; le Couvent des Pres Porte-Croix et la Villa Cerani. II faut encore citer la Collgiale, l'inacheve mais grandiose Eglise SaintNicolas, la plus vaste de la Sicile, et lAbbaye Sainte-Agathe, de style borrominien. Sans oublier le Dme, qui se dresse sur une place harmonieuse, flanque de palais du XVIIIme sicle entourant une dlicieuse fontaine, uvre de G.B. Vaccarini, sans doute le nom les plus prestigieux du Baroque catanais. L'intrieur du Dme est impressionnant, et riche en uvres d'art; il faut aussi en visiter la sacristie, avec ses fresques du XVIIme. En province, nous signalons Acireale et Caltagirone. La premire possde de splendides constructions baroques: le Palais Communal,

Acireale, la Cathdrale et la Basilique des Saints Pierre et Paul

la Basilique des Saints Pierre et Paul, la somptueuse Eglise Saint-Sbastien, et le Dme monumental, dont l'intrieur est admirablement dcore a fresque. A Caltagirone, nous visiterons les remarquables Eglises du Jsus, Sainte-Marie-du Mont, cette dernire reconstruite au XVIIIe sicle et a laquelle on accde par un escalier monumental a remblais de majoliques polychromes. Syracuse n'est pas seulement intressante pour ses trsors archologiques, mais aussi pour ses monuments baroques. Au cur de la Syracuse baroque, la place du Dme est entoure d'lgants difices des XVIIme et XVIIIme sicles: le Palais de l'Archevch, lEglise Sainte-Lucie-de-l'Abbaye, le Palais du Snat, maintenant htel de ville, et le Dme, bti sur l'ancien temple d'Athna, et dont la grandiose faade remonte a la premire moitie du XVIIIme. Voir aussi les trs belles Eglises du Collge, Saint-Franois, Saint-Philippe-Neri et Sainte- Lucie-au -Spulcre. Caltanissetta, au cur de l'le, offre un centre historique d'un dessin urbanistique rationnel, datant du XVIIme. II faut y visiter lEglise Sainte-Agathe, construite au tout dbut du XVIIIme sicle, et dont l'intrieur dcor de stucs abrite d'inestimables uvres d'art sacr;

Palerme, un angle de la place Vigliena

une autre ville particulirement significative de l'volution du Baroque dans l'le, Noto, situe au sud de la Sicile, en heureuse position panoramique. La trs belle dcoration baroque de cette ville

Catane, la faade de lex-Couvent Saint-Nicolas

perles du baroque sicilien


Saint-Dominique, du XVIIIme, et, surtout, le Dme grandiose, ou sont conserves de prcieux tableaux et des fresques, datant des XXVIIIme et XVIIIme sicles. On ne peut quitter la Sicile "baroque" sans avoir vu avec beaucoup d'attention Ragusa et quelques-unes des petites villes de sa province, ou ce style est d'une fantaisie dbride et pleine de surprises. A Ragusa, nous admirerons la Cathdrale, avec son Presbytre voisin, les Eglises Sainte-Marie-desSyracuse, le Palais Impellizzeri du XVIIIme sicle Escaliers et Saint-Joseph, (dtail du chneau) dont l'intrieur de forme elliptique renferme de richissimes autels; enfin, nous nous arrterons longuement devant l'extraordinaire et grandiose Eglise Saint-Georges, chefd'uvre de Gagliardi, qui se dresse en haut d'un splendide escalier. Une es 9 et 11 janvier 1693, le tremblement de terre qui secoue le Sud-Est de l'le raye de la carte une vingtaine de villes, dtruit soixante-quatre monastres, cent quarante couvents, des dizaines d'glises, et fait soixante mille victimes. Des sicles d'histoire sont anantis. De cette catastrophe vont natre les plus beaux monuments baroques de l'le. Influence par l'Espagne qui la domine ou par ses propres artistes partis tudier dans la Rome du Bernin et de Borromini, la Sicile ne pouvait qu'embrasser un art baroque qui lui permette d'extrioriser une sensibilit si mal dispose tre contenue. Baroque espagnol ? Baroque romain ? Qu'importe, bientt ce ne sera que du baroque sicilien. La Noto Antica ayant t anantie, l'architecte Rosario Gagliardi, un enfant du pays, fut charg par la famille Landolina de recrer une nouvelle ville. Cet ancien ingnieur militaire la conut comme un dcor: palais orns de balcons pansus, parvis d'glises scnographiques, rues en trompe-l'il avec en toile de fond une faade vers laquelle toutes les lignes convergent. Pour un peu on s'attend voir surgir un acteur en habit d'poque. Lors du Corteo barroco, en mai, plusieurs centaines d'habitants revtent d'ailleurs des habits du XVIIIme sicle. Jamais le baroque sicilien, fait de formes gnreuses, de spirales, de volutes, de rondeurs, n'a t aussi exubrant ni aussi riche. Mme la faade austre du monastre bndictin se pare de grilles travailles. Tout le charme de Noto vient de son unit et de la qualit de la pierre utilise, un calcaire d'une belle carnation qui oscille entre le jaune pale et l'orange et qui dcline au soleil couchant toutes les teintes chaudes et douces du miel. Mais une maldiction semble peser sur Noto. Le 13 decembre 1990, jour de la sainte Lucie, patronne de Syracuse, la terre tremble a nouveau, fissurant la plupart des monuments ; le 13 mars 1996, la coupole de la cathdrale, mine par des infiltrations, s'effondre, dtruisant toute la nef. Noto vit dsormais dans les chafaudages, et il est difficile, parfois, de savoir si on est sur la scne ou dans les coulisses de cette ville thtre qui ne compte pas moins de trentedeux glises. Elles ne sont jamais austres, bien au contraire; leur intrieur ressemble parfois plus a un parloir, ou mme a un salon, qu'a un lieu de prire. A Raguse, deux clans s'affrontent pour la reconstruction: les partisans d'une nouvelle cit proximit de l'ancienne et ceux qui prfrent rester sur place. Ainsi sont nes deux villes: Ragusa Nuova, la cite commerante, btie en damier, et Ragusa Ibla, la noble, riche en monuments baroques. Les deux Raguse, dsormais runies administrativement et relies par un escalier de deux cent cinquante marches, gardent encore chacune leur caractre. Ragusa Ibla, l'ancienne Raguse des Grecs, domine par la trs thtrale architecture de l'glise San Giorgio rserve bien des surprises au hasard de ses ruelles. Le Palazzo La Rocca aligne sur la console de son balcon une srie de figures grotesques. Mme chose sur le Palazzo Cosentini. croire que les grandes familles rivalisaient d'imagination pour avoir en faade les plus belles grimaces de la ville. Mais c'est bien sr vers San Giorgio que se portent tous les regards. Vue de la place, plante de palmiers exotiques, elle apparat comme un magnifique surtout de table avec sa faade mouvemente et sa tour clocher intgre qui pouse les sinuosits de l'difice.Rosario Gagliardi, son architecte, va encore se surpasser Modica, avec une autre glise toujours ddie saint Georges de Cappadoce, patron de l'le depuis les Normands. Le terrain tant accident, il imagina une vritable mise en scne de l'difice avec un monumental escalier. Ce qui fit dire a Pierre Sbilleau: C'est du thtre, bien sr, comme il est de rgle dans l'art baroque jsuite. Mais quel thtre! Et quel art! Pour dcouvrir d'autres trsors baroques, moins connus, il faut se rendre Scicli, Palazzolo Acreide, Buscemi, Buccheri, Vittoria, Comiso, Grammichele, Caltagirone, villes dont la visite est souvent nglige, ce qui est bien dommage. Patrick de Panthou (SICILE - Edition EDL Paris)

Ragusa, Modica, Noto,

Modica (Ragusa) - Eglise Saint George

autre Eglise Saint-Georges, d'une architecture semblable et du mme auteur, s'rige a Modica, ou il faut voir aussi l'intressante Eglise SaintPierre, du XVIIIme. On trouvera encore Comiso et Scicli d'autres constructions religieuses et civiles tout a fait dignes d'intrt.

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MIELE di SICILIA

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...nun ti pigghiu si nun tassumigghiu ...!

elle scorse settimane, stampa locale e nazionale hanno dato risalto, con grande enfasi, ad una notizia, quasi ad un record: poco meno di un terzo dei deputati allAssemblea Regionale Siciliana avrebbe problemi ( di differente natura ed entit ovviamente ! ) con la giustizia ed alcuni di loro sono stati addirittura sottoposti a misure restrittive ! Tra i reati ipotizzati, associazione mafiosa, corruzione, concussione, peculato, truffa, abuso dufficio, falso, eccetera. Magari non sar un primato, ma non gratificante vedere la propria terra, la propria comunit, citate ed additate in occasioni di questo tipo. Ma, daltra parte, ce li siamo scelti noi ! Forse stato solo un problema prettamente locale, regionale !? Candidati scelti con un p di disattenzione , forse !? Ah s, certamente stato cos ! Da una semplice, sommaria ricerca, verr fuori ! Ed invece, proprio vero, al peggio non c mai fine ! La legislatura in corso ha visto complessivamente la proclamazione, al parlamento italiano, di cinquantadue

deputati e ventinove senatori in rappresentanza dei siciliani. Circa un quinto dei deputati ed un quarto dei senatori ha avuto, o ha in corso, pendenze giudiziarie ! Tra le accuse pi gettonate, abuso dufficio, truffa (pi o meno aggravata!), voto di scambio, concorso esterno in associazione mafiosa! Ma non mancano appropriazione indebita, concussione, falso ideologico, false dichiarazioni a pubblico ministero! Ancora, violazione della legge elettorale, condanne per debiti, indagini per calunnia e documenti falsi! E ancora, peculato, finanziamento illecito, lesioni, abuso edilizio, traffico di droga, turbativa dasta! Nel nostro ordinamento, ogni imputato innocente fino a sentenza di condanna passata in giudicato. Tale diritto va riconosciuto e garantito a tutti, anche ai rappresentanti che ci siamo scelti! altrettanto vero, in ogni caso, che la stragrande maggioranza degli eletti siciliani, ovunque lo siano stati, non stata nemmeno sfiorata da qualsivoglia indagine, da qualsivoglia sospetto! Ma un numero di indagati o, peggio, di condannati, cos alto non fa piacere, non pu fare piacere! E non pu essere

frutto solo del caso, o di errore giudiziario, o di persecuzione giudiziaria! Non riuscirei a crederlo, anche solo su base statistica! Se poi vogliamo aggiungere che, tra i rappresentanti che ci siamo scelti, ci sono voltagabbana e personaggi di una tale sensibilit e senso del dovere che, in un momento in cui si chiedono sacrifici, sudore e sangue a tutti, ma proprio a tutti, in un tale momento, loro sono tra coloro che sono riusciti ad evitare la riduzione di parte dei privilegi di cui godono i parlamentari, allora i siciliani siamo proprio messi male ! E, poi, devo accorgermi che esistono figure di uno spessore umano, culturale, politico di ben altra levatura, galantuomini, persone intelligenti che, forse proprio perch tali, hanno speso tutto il loro impegno politico al di fuori degli schemi vincenti, devo accorgermi che esistono figure di tale spessore, dicevo, che in pochi considerano! I detti popolari poche volte sbagliano, ma mi augurerei davvero che i siciliani non ce li scegliamo puntualmente, categoricamente, immancabilmente, perch nun ti pigghiu si nun tassumigghiu ! Sikeloi

Chi causa del nostro mal ... !?


Chi causa del suo mal pianga se stesso, cos, almeno, ammonisce un antico proverbio! S, ma chi non lo cu ccu minchia sa pigghiari!? Da una lettera del 1868, indirizzata da Giuseppe Garibaldi ( o Cunebardo, come in Kaos dei fratelli Taviani !) ad Adelaide Cairoli: Gli oltraggi subiti dalle p o p o l a zi o n i meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ci non rifarei oggi la via dellItalia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi col cagionato solo squallore e suscitato solo odio! La veridicit di queste parole non confermata, personalmente non ho mai visto loriginale della lettera ! Ma se lo fosse Ne La Sicilia ai Siciliani!, oltre ad esprimere il suo profondo amore per la Sicilia, Antonio Canepa cita Sidney Sonnino, n siciliano n separatista, presidente del consiglio dei ministri e ministro del regno dItalia negli anni a cavallo tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo: Quel che trovammo nel 1860 dura ancora. La Sicilia lasciata a s troverebbe il rimedio: stanno a dimostrarlo molti fatti particolari; e ce lassicurano lintelligenza e lenergia della limpunit alloppressione! Immagino che Sonnino volesse riferirsi ad un nord, ad un Piemonte con le pezze al culo che, 150 anni fa, san i propri conti appropriandosi delle riserve auree del Mezzogiorno, il doppio di quelle degli altri stati preunitari messe insieme, o dei beni delle ricche banche meridionali, delle regge, dei musei, delle case private! Immagino fosse al corrente di come Sicilia e Sud fossero stati massacrati, presi in giro nel nome di una finta unit dItalia, resa mitica da una fantomatica spedizione dei mille, in cui spiccavano migliaia di disertori dellesercito piemontese, ufficiali e mercenari ungheresi e, soprattutto, la protezione degli inglesi, con i loro interessi per le miniere di zolfo, il petrolio del tempo! Probabilmente sapeva anche delle fucilazioni sommarie e di massa, delle deportazioni! Doveva essere conscio dellenorme squilibrio tra spesa pubblica al nord ed al Sud ed in Sicilia! Di come alla nascente industria meridionale fossero state spezzate le gambe, prima ancora che imparasse a camminare!
(Suite page 16)

Quel che trovammo nel 1860 dura ancora. La Sicilia lasciata a s troverebbe il rimedio: stanno a dimostrarlo molti fatti particolari; e ce lassicurano lintelligenza e lenergia della sua popolazione e limmensa ricchezza delle sue risorse. Ma noi italiani delle altre province impediamo che tutto ci avvenga; abbiamo legalizzato loppressione esistente; ed assicuriamo limpunit alloppressione!
Sidney Sonnino, presidente del consiglio dei ministri e ministro del regno ditalia

sua popolazione e limmensa ricchezza delle sue risorse. Ma noi italiani delle altre province impediamo che tutto ci avvenga; abbiamo l e g a l i z za t o loppressione esistente; ed assicuriamo

Bimestrale (sauf juillet - aot) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n 4 - (Settembre - Ottobre) 2011

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(Suite de la page 15)

Dellemigrazione, fino ad allora pressoch sconosciuta in Sicilia! E mi pare che tutto ci, in qualche modo, duri ancora, nella misura in cui le grandi societ petrolchimiche del nord hanno fatto e continuano a fare quello che hanno fatto e continuano a fare! Nel momento in cui sono stati massacrati il nostro territorio, il nostro mare! Nel momento in cui non ci si preoccupati dellinsorgenza e dellincremento di malattie a Priolo, a Melilli, a Milazzo, a Gela! Nel momento in cui non ci si fatto scrupoli nel conservare chiss che a Pasquasia o nelle altre miniere dellentroterra siciliano! O nel mettere le basi aeree in Sicilia a disposizione per la guerra umanitaria di turno! Poi, quando avranno inquinato lultimo fiume, catturato lultimo bisonte, abbattuto lultimo albero, pescato lultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare tutto il denaro accumulato nelle loro banche, come diceva Ta-Tanka I-Yotank, Toro Seduto (per la verit, letteralmente, Bisonte Seduto)! E, allora, di cosa dovremmo piangere noi? Qual la nostra colpa? La nostra colpa enorme! La nostra colpa quella di non sapere, di non volere reagire! E quella di non sapere, di non volere, di non riuscire a riprendere possesso della nostra terra e dei nostri mari, della nostra memoria, della nostra coscienza, della nostra identit! Ci siamo imbastarditi, uniformati, spersonalizzati! La nostra colpa il non saperci, il non volerci rimboccare le maniche e dimostrare di cosa siamo davvero capaci! La nostra colpa pi grande, forse, quella di non essere mai stati bravi (e di continuare a non esserlo) nello scegliere chi ci rappresenti! Mohandas Karamchand Gandhi, il Mahatma, sosteneva che nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio. Se si fa una cosa apertamente, si pu anche soffrire di pi, ma alla fine lazione sar pi efficace. Chi ha ragione ed capace di soffrire alla fine vince. Credo avesse ragione lui! Nel nostro caso, per, nel caso di noi siciliani, dovremmo prima convincerci di ben altro, dovremmo essere capaci di aprire gli occhi, di scuoterci. Giovanni Falcone, che troppo bene conosceva la Sicilia ed i siciliani, diceva che le cose siano cos, non vuol dire che debbano andare cos, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi un prezzo da pagare, ed , allora, che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare! Saremo capaci di smettere di lamentarci, di rimboccarci le maniche ed incominciare a cambiare? Altrimenti, diventeremo anche noi, ancor pi a pieno titolo, causa del nostro mal ! E non ci rester che piangere noi stessi ! Sikeloi

C'ERA UNA VOLTA IN SICILIA ...


Quando la Sicilia era ancora una regione di piccole e medie industrie

Ai nostri politicanti e non solo ricordiamo che: I traditi saranno pure degli ingenui, ma i traditori sono e resteranno sempre degli infami

Da Sicilia da conoscere e da amare di Santi Correnti (ed. 1998) uando l'imperatore Francesco Giuseppe soleva, tra una risata e l'altra, insinuare l'idea di fare progredire i Lombardi a suon di pedate; allorch costoro ritenuti delle nullit dai severi dominatori godevano la fama di appartenere al novero dei popoli fiacconi (ci che veniva spiegato dagli antropologi di Vienna con la inferiorit della razza); prima ancora che la rapacit piemontese, rappresentata degnamente dal famoso Quintino Sella, avesse defraudato, con la vendita dei beni ecclesiastici, la terra di Sicilia di quasi un miliardo di lire, cifra corrispondente ai 500.000 miliardi di oggi; nei tempi in cui il capitale circolante dell'intero Mezzogiorno ammontava a 443,3 milioni contro i 222,2 del resto della Penisola; fino a qualche anno prima che il piemontese Alessandro di Saint Jurioz avesse esclamato; "II 1860 trov il popolo siciliano vestito, calzato ed ora, l'opposto...", la nostra regione era una terra fiorente di piccole e medie industrie ed il commercio isolano era per il 90% alimentato dai nostri prodotti. Palermo, Catania, Messina. Siracusa, Trapani e Marsala erano costellate di cantieri navali e stabilimenti meccanici, mentre vi fioriva quasi tutta la gamma industriale di allora, talch essa non solo era sufficiente ai fabbisogni dell'intera regione, ma alimentava un florido commercio con l'estero, tale da consentire ai Florio di battere moneta. Pregiata era la nostra seta e le industrie ad essa collegate, ottimo il tabacco di cui fino al 1860 se ne producevano ben 1.300.000 chilogrammi; buono e famoso il pecorino conosciuto in tutto il mondo; mentre lo zolfo siciliano andava a ruba e rappresentava una fonte dignitosa di ricchezza per i nostri conterranei. E che cosa dire dell'industria della pasta e dei dolciumi? Di quella delle calzature, dei tappeti, della pesca e perfino dell'industria siderurgica, e della "Oretea" di Palermo, produttrice di motori marini, letteralmente trasportata a Genova qualche anno dopo l'avvento della "liberazione" garibaldina e di tante altre che presero la via del Nord? Il benessere era in un certo senso diffuso tra tutti gli strati della popolazione e, quel che di pi oggi lascerebbe incredulo chicchessia era un senso di umana dignit, cos caratteristico nel nostro popolo. Infatti esso, dava allora le preferenze ai prodotti nostrani, conscio - cosi facendo - di alimentare le industrie dell'Isola. Peraltro non si esagera affermando che la Sicilia, prima del 1860, era una terra molto ricca - forse la pi ricca del Paese - dal momento che lo stesso Bolton King ci da un'idea di questa ricchezza dicendoci che il nostro commercio con l'estero dava un attivo di 35 milioni di lire di allora contro i 7 del Piemonte. Al contrario, il Lombardo-Veneto, terra di mercato dell'AustriaPalermo, Catania, Messina. Ungheria era eminentemente Siracusa, Trapani e Marsala agricolo e povero, al punto che i erano costellate di cantieri navali contadini di questa regione e stabilimenti meccanici, mentre trangugiavano la loro miseria in vi fioriva quasi tutta la gamma vecchie e cadenti bicocche, "divorando pane di segala e industriale di allora, talch essa non polenta ammuffita." solo era sufficiente ai fabbisogni Rare industrie lillipuziane dell'intera regione, ma alimentava vegetavano qua e l attorno ad un florido commercio con l'estero, una citt ambrosiana di poche tale da consentire ai Florio pretese, e il Piemonte che "si di di battere moneta. vanto" di essere la terra pi ordinata dello Stivale, la cos detta Prussia d"Italia, si guardava le mille miglia dal mostrare, con malcelato orgoglio, le sue industrie, se ve ne fossero state degne di questo nome! Torino non arrivava alle 100.000 anime e le sue fabbrichette si riducevano a quelle di comuni vinelli. Per fortuna del Piemonte, dopo il terremoto unitario, le cose cambiarono. Infatti l'annessione delle regioni italiane al regno di Vittorio Emanuele fu un affarone per l'Italia del Nord, annessione che caus irreparabili danni alla economia meridionale e insulare. L'eccessivo fiscalismo, la politica dei due pesi e delle due misure, (un esempio vergognosissimo quello dei terremoti del Belice e del Friuli per i quali sono state regalate al Veneto cifre otto volte maggiori rispetto a quelle "stanziate", ma mai spese per intero, per i terremotati del Belice, come ha rilevato il dimissionario Ministro dei Lavori Pubblici, Antonio Di Pietro); l'ingiusta ripartizione dei fondi monetari, frutto di una politica trustaiuola e disumana, hanno regalato fondi ingenti alle regioni settentrionali aumentando a dismisura il benessere economico e sociale dell'Italia degli affari e dei quattrini!
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LOPINIONE DEL MAGISTRATO

CONSIDERAZIONI SULL'APOTEOSI GARIBALDESCA DEGLI ASCARI NOSTRANI NEL 150 ANNIVERSARIO DELLA PERDITA DELLA NOSTRA INDIPENDENZA
Alla sbornia garibaldina seguono crudelt e malgoverno Siciliani ed in particolare i Salemitani del tempo, prestissimo si accorsero che l'euforia garibaldesca ben presto esaur i suoi effetti narcotizzanti e al momento del risveglio ci si accorse per dirla con Ie parole del nostro concittadino Salvatore Cognata (v. "Da Alicia a Salemi" pag. 24) che dopo il periodo eroico delle vittorie riportate sui Borboni, tutto ritornava come prima o forse peggio di prima: ritornavano Ie imposte e Ie tasse, si riorganizzava la forza pubblica, si ordinava la leva dei giovani, e spesso, con grave disappunto si vedeva che proprio coloro che non erano corsi sui campi di battagIia e che erano ligi al passato regime, ritraevano dal nuovo stato di cose i migIiori vantaggi". Salemi fu la prima Citt Siciliana ad insorgere dopo lavvento del nuovo regime e nel tumulto del 1 e del 2 luglio 1860 manifest tutta la sua rabbia giustiziando Giuseppe Salvo e Francesco Giacalone, forse vittime anch'essi di quell'assurdo La mala signoria dei moderni Angioini si stato di cose. radica e colpisce ancora L'anno successivo la Gran Corte Criminale ata parvenza di legalit alla di Trapani infliggeva pesanti condanne ad conquista bellica con la farsa del alcuni nostri concittadini, ritenuti plebiscito, nel 1861 venne estesa alla responsabili del tumulto. Sottolineo che nell' ultimo quarantennio Sicilia la legge piemontese che imponeva la del XIX secolo la Sicilia venne governata lunghissima coscrizione obbligatoria del con continui, proclamati stati d'assedio. Il servizio militare di leva per i giovani della Cognata (op. cit. pag. 27) cos a proposito nostra Terra. scrive: "Dal 1861 al 1863 i Piemontesi con Sotto l'ingiustamente bistrattato Govemo il loro dispotismo militaresco e con il Borbonico la leva obbligatoria militare era disprezzo verso i Siciliani, avevano una istituzione totalmente sconosciuta dai Siciliani. suscitato nellIsola un forte I nuovi fratelli piemontesi, senso di insofferenza e di acquisiti con l'avventurosa odio contro di essi e dei loro impresa dei Mille, si rivelaamici del Partito Moderato, rono anche in questo campo in massima parte nobiIi e sempre avidi ed assetati di ricchi proprietari, a cui il denaro e barattavano l'esoPopolo aveva dato il nero dal servizio militare di nomignolo di "cutrara". leva dietro pagamento: chi Il 10 Agosto 1860 si inaugura aveva, perci, denaro e l'epoca delle sanguinose pagava otteneva l'esonero; violenze esercitate dai nuovi chi era povero o non voleva padroni della Sicilia: Nino pagare doveva subire la Bixio da un bordello di spropositata ferma di leva. Corleone emette il suo editRosario to di morte contro i rivoltosi Foto di di leva a Scaduto, A proposito mi, piace ricorartigliere Bologna di Bronte e cos lavv. Nino alla data della morte di dare che mio nonno materno Giuseppe Garibaldi (2 giugno di nome Scaduto Rosario era Lombardo e tre contadini, 1882) solito raccontare che nel tra cui, un minorato,

vengono fucilati. Qualche sprovveduto, esaltato e gioioso dellimpresa garibaldina potrebbe obiettare che a prescindere da ogni altra considerazione pi o meno esatta e veritiera, il popolo nella sua stragrande maggioranza ratific con il plebiscito del 21 ottobre 1860 l'unione della Sicilia al Regno Savoiardo piemontese. Nulla vi di pi falso e menzognero. AI voto del plebiscito vennero ammessi appena 432.720 elettori su una popolazione di 2.400.000 abitanti. Il voto tra l' altro era palese e non segreto e pertanto il detto plebiscito e radicalmente nullo. Infatti i voti venivano depositati coram populo in due distinte urne: una per il si e l'altra per il no. Il voto, quindi, tra l'altro non fu nemmeno libero, ma controllato. Il risultato fu di 432.053 s e di appena 67 no. Stranamente non vi furono astensioni: cosa veramente strana e forse unica nel suo genere. Nemmeno Stalin della Russia Sovietica pote vantare risultati elettorali cos vergognosamente spudorati e fasulli.

Salvatore Riggio Scaduto,


gi Magistrato a Caltanissetta, apprezzato per il suo autentico Sicilianismo, un impegnato studioso di storia e di etnologia.

giorno in cui mor Giuseppe Garibaldi (2 giugno 1882) egli si trovava con altri Siciliani a Bologna per adempiere al servizio militare di leva. Diffusasi la voce della morte di Garibaldi i Siciliani che adempivano il servizio militare di leva in detta Citt, la sera di quel giorno si riunirono in una trattoria per festeggiare con gioia quel funereo avvenimento in quanto essi si trovavano lontani per cos lungo tempo dalla famiglia, dalla loro Terra e dai loro interessi per colpa del defunto Garibaldi. Sommariamente passo a ricordare agli infatuati ed ai compiaciuti assertori della graziosa bont dell'impresa garibaldina dei Mille Ie principali atrocit compiute dallo Stato Unitario Italiano nei confronti della nostra popolazione. Il servizio militare di leva, per come anzidetto, era un'istituzione completamente sconosciuta e comunque assai lontana dal nostro sentire e dalla nostra coscienza. IlGovemo Borbonico del Regno delle Due Sicilie mai fece guerra ad altri Stati, mentre la storia dei Governi Savoiardi italici costellata e scandita da continue guerra sino alla loro definitiva caduta, di cui due classificate di portata addirittura mondiale. La vocazione guerresca dell'italico governo Savoiardo impose al pacifico popolo Siciliano la coscrizione obbligatoria del servizio militare di leva, tra l'altro di assai lunga durata. Pere chi aveva denari poteva
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barattare l'esonero, mentre chi era povero doveva subire la spropositata ferma di leva. Tantissimi siciliani di quel tempo subirono atrocit e massacri per vere o presunte renitenze alIa leva militare imposta dal novello Stato Unitario Italiano. Il sordomuto dalIa nascita Antonio Cappello da Palermo venne torturato a morte con ferri roventi perch ritenuto erroneamente alIa visita di leva simulatore dal medico divisionale Antonio Rastelli di Milano. Il Rastelli invece di essere processato e punito per il suo barbaro comportamento e per la sua crassa imperizia ed ignoranza, venne insignito dell'onorificenza della croce dei SS. Maurizio e Lazzaro. Sandro Attanasio nel suo libro "Gli Occhiali di Cavour" a pag. 83 cos scrive: "Nella Provincia di Trapani le operazioni dirette dal colonnello Eberhardt, ebbero caratteristiche di particolare ferocia. Trapani, Salemi, Monte San Giuliano e Castelvetrano, posti sotto stato d'assedio ebbero a subire l'interruzione delle condutture d'acqua. Anche in questi Paesi i parenti dei ricercati furono presi in ostaggio e incarcerati". Anche la nostra Salemi venne sottoposta ad operazioni di rastrellamento dei veri o presunti renitenti sotto il comando del maggiore Raiola. Per tre giorni la popolazione e gli animali vennero privati dell'acqua. Il 28 Agosto 1863 il deputato salemitano Simone Corleo invi per tale privazione un telegramma di protesta e di denunzia al Prefetto di Trapani dal quale si apprende che anche una madre moribonda di un presunto renitente alIa leva venne incarcerata. Il Corleo chiese, perci, che venisse subito levato il comando "a tale persona dal feroce aspetto", autore di "violenze contro leggi e contro natura" perch altrimenti sarebbe stato costretto ad andare a chiudersi a Salemi per resistere alIa testa della popolazione. Agli Amministratori di Marsala che vanno gloriosi dello sbarco dei Mille nel loro territorio e che ogni anno ne celebrano con incosciente giubilo la ricorrenza, ricordo che ben duemila soldati piemontesi cinsero letteralmente d'assedio la loro citt, minacciarono di rappresaglia il Sindaco se non avesse consegnato loro i renitenti entro dieci ore; arrestarono e rinchiusero in una buia cava di tufo circa tremila persone ammassandole "come sacchi di paglia", cos come disse, poi, in Parlamento il deputato Vito D'Ondes Reggio. A Petralia il tenente Dupuys impunemente fece bruciare vivi il contadino Alberto Gennaro Bon e due suoi figli minori. Il deputato siciliano D'Ondes Reggio a proposito dei renitenti alIa leva cos esordiva alIa Camera: "A Licata in stato

d'assedio vennero chiusi in carcere madri, mogli, padri, sorelle e parenti dei renitenti di leva e sottoposti alIe pi feroci torture. Furono uccisi giovinetti a colpi di frusta e di baionette, fatte morire donne gravide. A Trapani, a Girgenti, Sciacca, Favara, Bagheria, Calatafimi, Marsala, tocc la stessa sorte di Licata". Antonio Gramsci nel 1920 su "Ordine Nuovo" cos scriveva in proposito: "Lo Stato Italiano stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia Meridionale e Ie Isole, squartando, fucilando e seppellendo vivi i contadini poveri, che scrittori salariati tentarono di infamare col nome di briganti". Il 3 gennaio 1862 a Castellammare del Golfo il generale piemontese Pietro Quintino fece fucilare ben sette persone tra cui una bambina di nove anni (orribile a dirsi) di nome Angela Romano ed il sacerdote Benedetto Palermo. Tali nefande e criminali azioni, rimaste impunite, gridano vendetta. Sinanche il rinnegato Francesco Crispi il 13 Gennaio 1863 rivolgendosi a Garibaldi cos diceva: Ho visitato Ie carceri e Ie ho trovate zeppe di individui, che ignorano il motivo per il quale sono prigionieri. E che dirvi del loro trattamento... Ia popolazione in massa "DETESTA IL GOVERNO D'ITALIA". Il giornale "Il Movimento" di Genova del 21-9-1863 cos scrisse: "Arresti, persecuzioni e torture come ai tempi di Attila". Ricordo agli smemorati miei conterranei che nessun sovrano della tanto vituperata dinastia Borbonica si rese responsabile di tante e cos gravissime nefandezze. Ecco perch il nostro grande conterraneo Ruggero Settimo, artefice della rivoIuzione antiborbonica del 1848, consapevole di tutte queste angherie del governo savoiardo italiano dominante in Sicilia, in seguito all'invasione garibaldina anzidetta, rimase volutamente esule a Malta sino alla morte, nonostante i reiterati inviti a tornare in Patria. Stanchi di tutti questi soprusi, nel mese di settembre 1866 Palermo insorse al grido di

"Viva Ia Repubblica e Santa Rosalia" e per sette giorni e mezzo Ie strade di Palermo si trasformarono in un campo di battaglia. Tale rivolta venne, per duramente

repressa dall'esercito italo-savoiardo comandato dal generale Raffaele Cadorna, padre del generale sconfitto a Caporetto e nonno del partigiano comunista, che non risparmi massacri, violenze e soprusi nella durissima repressione che ne segu. Questa rivolta passata alla storia come quella del "Sette e Mezzo" perch durata appunto in tale arco di tempo. Questa insurrezione stata, per, sempre ignorata dalla ascarizzata storia ufficiale riportata nei libri scolastici, mentre tali libri non trascurano Ie bagattelle filounitarie come per esempio il modesto episodio di Pietro Micca ecc. i quali vengono ingigantiti ed accura-tamente studiati. Nello stesso anno (1866) della rivolta del "Sette e Mezzo" il governo liberalmassonico del tempo, animato da sentimenti palesemente anticlericali, eman Ie Ieggi eversive che portarono alla soppressione delle corporazioni religiose ed allo incameramento dei beni ecclesiastici, mascherando questa maldestra operazione come un atto di giustizia sociale verso i manuali coltivatori della terra. I beni immobili espropriati alle corporazioni religiose, invece, vennero venduti ai siciliani facoltosi con Ia conseguenza che il cospicuo denaro liquido ricavato and a finire nelle casse statali ed impiegato, poi, nella industrializzazione del Nord Italia. Lo spappolamento dei conventi e l'incameramento dei beni ecclesiastici provoc inoltre un danno incalcolabile al nostro patrimonio artistico, storico, librario e culturale in genere, che in buona parte and distrutto, disperso e in tantissimi modi perduto. Accenno appena alla smodata ed inesauribile sete di denaro dei governanti savoiardi italici, che ci liberarono dagli innocui Borboni, facendo riferimento al gioiello impositivo costituito dal diabolico "dazio" avente tutte Ie caratteristiche di un vero e proprio sistema doganale in tutti i punti di accesso alle Citt, compresi quelli delle campagne al fine di spillare soldi ai cittadini. Con questo diabolico sistema i cittadini erano costretti a pagare il dazio per qualsiasi prodotto, anche minimo, che dalla campagna veniva introdotto nel centro abitato. Laborrita tassa borbonica sul macinato si rivel, perci, una bazzecola rispetto allodioso dazio anzidetto: eppure il lavaggio del cervello savoiardoitalico continua ancora oggi a spiegare i suoi effetti sulle generazioni del nostro tempo, riversando sui Borbone valanghe di fango e di insuldaggini. I vinti hanno, purtroppo, sempre torto. ( 2. - continua )

Salvatore Riggio Scaduto

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C'ERA UNA VOLTA IN SICILIA ...

a funzione sociale della moneta pu essere svolta solo dallo Stato, perch lo Stato del popolo, mentre linteresse solo del banchiere. Lo stato deve essere solidale verso il suo popolo, la funzione di uno stato il benessere del suo popolo. Il banchiere solidale solo verso i suoi azionisti e si preoccupa solo se non pu riscuotere gli interessi. Il banchiere premuroso verso i popoli che assoggetta alla sua moneta debito solo nel momento in cui quel popolo non pi in condizione di pagare gli interessi (Grecia, Portogallo, Irlanda ecc). Lobiettivo del banchiere con falsa solidariet infatti non (in parte) far fallire gli stati, ma mantenerli nel "debito perenne" per averne una rendita continua con gli interessi (tasso di sconto). Gli stati infatti non vengono salvati facendo la "moratoria del debito", ma solo facendo ulteriori prestiti per reiterare la schiavit della moneta debito e continuare cos la rendita perenne con gli interessi sempre maggiori. Lo stato (ideale) che ha come obiettivo il bene del suo popolo, infatti dovrebbe fare, anche delle scelte impopolari come stampare inflazionando, infatti se stampasse per se, lo strumento di rappresentazna del valore nel tempo e nello spazio (denaro), non devrebbe rendere conto a nessuno se non solo a se stesso, in quanto nessun azionista chiederebbe il dividendo. Nei momenti di crisi, infatti, si dovrebbe introdurre liquidit nel mercato, sia sotto forma sociale: assegni, cassa integrazione, pensioni, borse ecc ( in altri termini reddito di cittadinanza ) sia sotto altre forme come: iniziative e bandi di gara/lavoro, soprattutto nel settore dei servizi (dove non c da scomodare il pagamento con gli esteri o chiss quali energie!!!) da parte degli enti pubblici creando lavoro pubblico (assistenza, wellfare, istruzione, formazione, arte, manutezione, sport, ecc). Tutto questo, per, se si ha una moneta debito come leuro non si pu fare. Succede infatti che i comuni potrebbero aumentare i servizi (per esempio gli asili) invece a causa della "moneta debito" (l'euro) sono costretti a tagliare servizi perch lo Stato non pi quellente che serve a fare stare bene il suo popolo e riconoscergli dignit (articolo 2 e 3 della costituzione italiana) ma semplicemente un ente che si trasformato in una "agenzia di recupero crediti" per conto della banca centrale Bakitalia SpA che privata al 95%. In queste condizione la funzione sociale della moneta di uno stato sovrano non potr mai essere svolta, qualunque governo salga al potere di qualunque colore politico. Lo Stato, che dovrebbe somministrare giustizia, di fatto il primo che pensa solo ai bilanci di cassa, non paga le imprese che lavorano per lui, e gli allunga i pagamenti costringendo le imprese ad indebitarsi ed ad utilizzare lo strumento (obbrobrioso) dellanticipo fattura

ia nom Eco

QUANDO CI SVEGLIAMO ?

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(favorendo solo le banche) al tasso anche del 10% al mese, oltre allinteresse (tasso di sconto) sulla moneta debito (euro). Limprenditore costretto per forza di cose ad indebitarsi paradossalmente anche per pagare le tasse (statali) richieste da Equitalia (e in che modo!!) che servono per la maggior parte a pagare gli interessi del debito pubblico ai banchieri privati. Lo Stato, ormai strumento dei banchieri, non pu far altro che alzare le tasse, fare continui tagli in ogni direzione e settore e svendere patrimonio pubblico (la finta privatizazzione che tutto risolve). Lo Stato in mano ai banchieri, quindi non solo non pu espletare funzioni sociali, ma costretto sempre di pi a tagliare ci che di sociale stato fatto nel passato, per accontentare la voracit dellinteresse applicato sulla "moneta debito" (l'euro). Come mi fanno pena tutti quei sindaci di sinistra (ma anche di destra) che non conoscendo la storia di chi ha svenduto la sovranit monetaria ai banchieri, ma soprattutto la propriet della banca di Italia trasformandola in Bakitalia Spa (1992) e che inveiscono contro il governo per i tagli che fa, che si trasferiscono direttamente sulla popolazione, senza conoscerne minimamente le cause che stanno a monte del vero problema (la moneta debito); come al solito si guarda leffetto e mai la vera causa. In tutto questo limprenditore, nella assenza totale dello stato, ansi con lo stato a favore delle banche spsesso, in fine costretto a rivolgersi alle regole delle banche che a questo punto possono decidere se tu sei degno di stare sul mercato o meno. Se continuare a darti credito (fiducia) o indirizzarti dagli usurai. Chi fa quindi la vera politica economia? Solo le banche. La dimostrazione veramente emblematica la si avuta con il caso Nino De Masi in Calabra a Gioia Tauro, dove delle banche avevano applicato interessi usurai fino al 35% per costringere questo imprenditore a piegarsi alla mafia, al pizzo, agli usurai. Non ci crederete ma la magistratura sapete a chi ha dato la colpa ai "computer".. e Bakitalia S.p.A. cosa ha vigilato? E cosa mai poteva vigilare? i suoi padroni? (altro che politiche sociali). A questo punto chi pi mafioso? chi lo fa di professione e apertamente o chi lo fa in maniera legalizzata con lo scudo delle leggi dello stato? Ricordiamo che la legge 262/2005 prevedeva la restituzione delle azioni di Bankitalia S.p.A. allo Stato italiano come previsto dallo statuto della Banca di Italia (prima che fosse modificato), per tutta risposta anzich ottemperare alla legge, sopra citata, hanno cambiato larticolo 3 dello statuto della banca dItalia per mano di Padoa Schioppa, Prodi, Napolitano (altro che garante della giustizia, del diritto, del popolo italiano) Garante, forse dei potentati economico bancari. (della serie depenalizziamo i reati). Quando ci svegliamo?

Giuseppe Turrisi

Il monopolio sui beni di consumo esercitato dalle industrie del Nord ha annientato la nostra economia in maniera determinante. Si pu, a ragione, dire che la Sicilia ormai tutta un boccone prelibato da cui traggono grandi profitti affaristi e sfruttatori settentrionali. I nostri quattrini, che sono frutto di sudati risparmi e di fatiche incommensurabili, rastrellati dalle banche del Nord con filiali in Sicilia prendono cos la via dorata dell'ago magnetico, dinanzi all'impotenza o all'indifferenza di tutti. I mezzi di informazione hanno fatto, poi, il resto determinando quel complesso coloniale che si manifesta nella mente di molti nostri conterranei per vie tortuose, molteplici e diaboliche. Prova ne sia che i Siciliani, o almeno gran parte di essi, sembrano essere costretti a preferire i prodotti di lass, in quanto onnipresenti in tutti i settori del commercio, in forma schiacciante e massiccia. Le varie Grandi Rivendite nordiste dislocate nell'Isola, veri moloch spillaquattrini dalle tasche della gente, sconoscono artatamente i nostri prodotti e non c' verso di trovarli nei loro punti vendita nemmeno con il lanternino di Diogene! Volont organizzate impongono lo smercio di articoli settentrionali, dinanzi alla complicit di incoscienti uomini politici. Ma quel che pi addolora la constatazione che il popolo siciliano, quasi rassegnato a questo stato di cose, concede i suoi favori all'industria settentrionale. E nelle nostre scuole si impongono testi scolastici di autori e di case editrici settentrionali, che per prezzo e rispondenze didattiche differiscono notevolmente dalla nostra realt, dove si insegna ai nostri figli, complici alcuni docenti nostrani, formatisi anche loro, ahim, su questi libracci, che la Sicilia, prima dell'avvento della unificazione italiana: "... era una regione estremamente povera infestala di briganti in cui non esisteva industria, n artigianato...". Ignorando, o facendo finta di ignorare, le nostre industrie, iniziando da quelle dello zolfo, del sale, della siderurgia, della pesca, del vino, dei tessuti, delle ceramiche, per finire a quelle della chimica e delle manu-fatturiere; e il nostro fiorente artigianato, come attestano le tante strade dei nostri comuni dedicate a vasai, bottai, orefici, ceramisti, ferraioli, ecc. Cos dicasi per tutti i prodotti siciliani travolti dalla sleale concorrenza del Nord. Il latte, il burro, i formaggi, la pasta, la carne, i vari insaccati, le bibite, e perfino gli oli, i vini e i limoni ci giungono dal Settentrione, in ragione del ben 80 per cento e per di pi di qualit indubbia e di valore nutrizionale inferiore. Siamo ormai al limite, e, se consapevoli, anche pronti a cambiare le regole di questo gioco. Dipende da ciascuno di noi volerlo fare. Giuseppe Corrao

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PUISIA SICILIANA
Lu sonnu
Notti di primavera nun passari, arrobba un'uricedda a la matina, Luna d'argentu tu nun t'astutari, culura di brillanti l'acquazzina, Stidduzzi rilucenti nun scappati, ncatinati in tempu chi camina Ii canzuni vostri mbriacati lu suli mentri munta la marina, Rusignuleddu speddi di cantari, resta ntra lu to nidu silinziusu, Zefiru matutinu nun ciusciari, nun essiri stanotti dispittusu. Si m'e cuncessu esprimiri un disiu vurria ca la nuttata nun passassi, ca stu silenziu fussi tuttu miu ca la luci firmassi Ii so passi. Mi staiu nsunnannu d'essiri vicinu a un ancilu scappatu a Ii so stiddi Teni la testa ncapu lu cuscinu e Ii so manu ntra Ii me capiddi. L'occhi versanu ciumi di surrisu la vucca trema ansiosa di vasari lu coddu biancu comuu fussi risu lu pettu na muntagna di scalari. Li cianchi du' cunchigghi d'alabastru Ii cosci modellati di la cira gammi e pedi su opira d'un mastru ch'ebbi manu d'artista e granni mira. Lu lettu nun lettu ma jardinu Ii mura sunnu arvuIi ntrizzati lu tettu na stinnuta d'oru finu pi matarazza l'erba di Ii prati. Nui semu sulu spiritu e pinseri nui semu sulu di disiu ammaIiati Ii sensi sunnu tutti priggiuneri. Chista nun nuttata di piccati.

Pasta con il pomodoro crudo


Ingredienti per 4 persone

500 g di spaghetti 100 g di ricotta salata 7 pomodori maturi 3 spicchi d'aglio prezzemolo tritato peperoncino olio extravergine di oliva basilico

Preparazione
Tagliate e tritate i pomodori pelati in una ciotola, aggiungendo l'aglio pestato e condendo con sale, olio e peperoncino. Lasciate macerare per 1 ora circa. Lessate gli spaghetti in acqua salata molto al dente, scolateli bene e versateli sulla salsa. Mescolate e aggiungete il prezzemolo tritato sul singolo piatto e la ricotta salata grattuggiata. Il piatto pu essere servito anche freddo.

Guido Catalano

Parmigiana alla Siciliana


Ingredienti per 4 persone

(Sicilia Parra - Arba Sicula)

1,5 kg di melanzane 200 g di passata di pomodoro 300 g di caciocavallo (in alternativa 300 g di tuma) 1/2 cipolla 3 ciuffi di basilico 2 uova 100 g di parmigiano grattugiato 1 dl di olio extravergine di oliva sale fino e grosso

Lu ciatu di Diu
Ju criru ca u Signuruzzu quannu cri lu munnu era accuss priatu ca lu pigghi nte manu, e firriannulu e rigirannulu si rummuliava suddisfattu dicennu: "Cc misi lu mari, cc misi la terra tutti l'arburi sunnu so postu, Ii ciumi scurrinu versu u mari: m'arrinisciu bonu stu munnu!" E la cuntintizza di lu Signuri fu tanta ca, mentri stu munnu ci firriava tra Ii manu, l'avvicin a la vucca e lu vas: na vasata di chiddi cu lu scrusciu, ca fici trimari tuttu l'universu. E propriu dda, unni Diu appui Ii so divini labbra nasciu la Sicilia.

*****

Preparazione
Lavate le melanzane, tagliatele a fette quindi mettetele in acqua salata per 30 minuti. Tagliate a fette il formaggio e spezzettate a mano 2 ciuffi di basilco. Affettate la cipolla, fatela soffriggere con 2 cucchiai di olio, unite la passata di pomodoro, il ciuffo intero di basilico, fate insaporire e mettete a cuocere a fuoco dolce per circa 20 minuti. Sciacquate e asciugate le melanzane. Scaldate lolio extravergine rimasto e friggetevi le melanzane finch saranno tenere e colorite da entrambi i lati. Scolatele su un foglio di carta assorbente da cucina. Sbattete le uova con i pizzico di sale e aggiungetele alla salsa di pomodoro. Ricoprite il fondo di una teglia con uno strato di melanzane, condite con parmigiano, 5-6 cucchiai di salsa, un p di basilico, qualche listerella di formaggio. Sistemate di nuovo uno strato di melanzane e continuate la sequenza fino a esaurimento di tutti gli ingredienti, avendo cura di terminare con formaggio, salsa e parmigiano. Fate cuocere in forno a temperatura media per 45 minuti, quindi levate, lasciate che le melanzane alla parmigiana intiepidiscano e infine servitele.

Maria Rosaria Mutolo


(Sicilia Parra - Arba Sicula)

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Senza fine lingratitudine
Se fai del bene a qualcuno non sognarti neppure di averne in cambio da lui. Senza fine lingratitudine. Il bene che fai silenzio, anzi fonte di amaro e di male pi acuto. Di un uomo che mi nemico tra i pi implacabili tra i pi accaniti, Io sono stato il solo vero amico.

Sullabolizionedelle province
i che non ha fatto la casta politica siciliana in questi decenni di non applicazione dello Statuto di Autonomia Speciale della Regione Siciliana, sta per essere fatto dal governo centrale pressato dalla crisi economica che ha fatto saltare tutte le inibizioni. Finalmente quindi, si potr seriamente parlare di mandare in soffitta ci che era gi stato abolito e tenuto in piedi per mero interesse della casta che cos poteva disporre di poltrone e posti di comando. Non solo Caltanissetta ed Enna, ma con il DL, fermo restando la podest legislativa della Regione, vanno in soffitta quelle province con meno di 3.000 km quadrati di territorio e cio Trapani (2.459 km2), Ragusa (1.614 km2), Siracusa (2.109 km2), ancorch con popolazione superiore a 300 mila abitanti, dovrebbero essere abolite perch hanno un territorio inferiore ai 3.000 km2, minimo imposto nel DL. Lart. 15, comma 1 del DL 138 del 13/8/2011, recita sono soppresse le Province diverse da quelle la cui popolazione rilevata al censimento generale della popolazione del 2011 sia superiore a 300.000 abitanti o la cui superficie complessiva sia superiore a 3.000 chilometri quadrati. A questo punto, considerato che la Sicilia ha podest esclusiva sulla organizzazione degli enti locali, a Raffaele Lombardo, ministro presidente della Regione siciliana, lo stato italiano gli offre un assist irripetibile per far approvare con urgenza labolizione reale delle province eufemisticamente chiamate regionali per gabbare lo Statuto peraltro mai modificato. Staremo a vedere!

Marco Valerio Catullo

Un sourire
Un sourire ne cote rien et produit beaucoup, il enrichit ceux qui le reoivent sans appauvrir ceux qui le donnent. II ne dure qu'un instant mais son souvenir est parfois ternel. Personne n' est assez riche pour s' en passer, personne n' est assez pauvre pour ne pas le mriter. II cre le bonheur au foyer, soutient les affaires, il est le signe sensible de l' amiti. Un sourire donne du repos a l'tre fatigue, rend du courage aux plus dcourags. II ne peut ni s' acheter, ni se prter, ni se voler, car c' est une chose qui n' a de valeur qu' partir du moment o il se donne. Et si quelquefois vous rencontrez une personne qui ne sait plus avoir le sourire, soyez gnreux, donnez-lui le vtre car nul n'a autant besoin d'un sourire que celui qui ne peut en donner aux autres. Frank Irving Fletcher

Quando la televisione era il balcone di casa


osa c'era prima, al posto della tv? Da noi c'era il balcone. In quel tempo, cinquant'anni fa, a casa mia non c'era la tv n il frigo n l'aria condizionata; e il balcone suppliva a tutti e tre. Offriva frescura e televisione, cio visione a distanza: pi corta rispetto alla tv ma pi vera e interattiva perch dal balcone si conversava a distanza, con inviti reciproci - a volte minacce - a scendere o a salire. La sera, col caldo, si stava tutti sul balcone, vedevi il mondo intero, dal calzolaio alla luna piena, su schermo tridimensionale. Il top per me era mangiare l'anguria al balcone e la domenica lo spumone. Prima di cena al balcone c'erano i grandi, poi dopo cena arrivavano i ragazzi, amici dei miei fratelli, Mimmo Prete, gli altri. E Zanghetta Indui. Era lungo e magro, da cui il soprannome Zanghetta, in gergo indigeno sta per sardina; aveva il ciuffo a banana di Elvis Presley, ma non sapeva l'inglese e finiva tutte le canzoni con in do you, da cui il sopracognome Indui. Zanghetta sognava la Merica come molti, magari per ricongiungersi al mito Elvis. Sognava hamburger e coca, ma da noi aveva i fioroni, la tiella, fave e cicoria; sognava di vivere tra i prefabbricati e i grattacieli degli States ma da noi c'era il borgo medievale; sognava di somigliare agli americani, ma loro erano gi obesi mentre lui era magro e sano, come una zanghetta. Loro respiravano benzina e olio motore, lui salsedine e olio d'oliva. Era in paradiso e non lo sapeva. D'estate c'era Peppino mio cugino che era pi vicino alla Merica perch veniva da Roma, e suonava la chitarra con Zanghetta. Cantavano, e io bambino appresso, seduto a terra con i piedi penzolanti fuori dal balcone. Una goduria far tardi al balcone con i piedi all'aria e la chitarra. Suonavano i Platters, Elvis, Only You, Oh Carol, che faceva arrabbiare zia Carolina perch pensava che la sfottessero. Voi direte, ma perch ci hai raccontato queste cose? Perch stasera sono sul balcone, c' luna piena e Mimmo Prete non c' pi. E perch il passato la cassaforte dell'anima e custodisce i nostri veri tesori. Chi ama e ricorda il suo passato, ama e ricorda anche il tuo. Marcello Veneziani (il giornale.it)

Caro Amico, dopo che mi hai letto, non mi buttare... Dimostra il tuo alto senso di civismo... Regalami a qualche amico o parente. Aiuterai cos la mia diffusione. Grazie.
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Per farci conoscere il vostro parere indirizzate le vostre lettere a: LISOLA - Bld. de Dixmude, 40 / bte 5 B - 1000 Bruxelles

Se il Siciliano

Truffa BNL : a giudizio lex senatore del PDL Nicola Di Girolamo, eletto nella circoscrizione Europa nel 2008.
E stato rinviato a giudizio lex senatore del PDL, Nicola Paolo Di Girolamo. Dovr rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla Bancarotta fraudolenta e alla truffa ai danni della Banca Nazionale del Lavoro. Il processo si terr il 28 ottobre prossimo. Secondo laccusa lex senatore Di Girolamo, attualmente agli arresti domiciliari per la vicenda Fastweb, sarebbe riuscito ad ottenere fondi per due milioni di euro a beneficio di societ a lui riconducibili, gi in sofferenza, e senza fornire garanzie di rientro.

e il Siciliano fino adesso, forse, non ha mai letto per imparare qualcosa che lo liberasse da suo consueto torpore; ha osservato, solo per giudicare o non ha mai lottato per migliorare ci che riguarda il suo futuro e il destino del suo popolo, non lo ha fatto come qualcuno dice, per non turbare la sua compiaciuta attesa del nulla o perch crede di fare parte degli uomini perfetti., ma perch ha sempre ricevuto un insegnamento riveduto e corretto dai colonizzatori di turno; perch ha sempre dovuto lottare contro una realt ostile creata a tavolino dai vari usurpatori; ma soprattutto perch gli hanno sempre messo davanti agli occhi una storia falsa, tendenziosa e demagogica ! Insomma, se dal Siciliano spesso sono venute alla ribalta soltanto quelle parti negative dellessere umano perch c sempre stata una Mente o un Despota invisibili non Isolani che hanno alimentato lo sviluppo di una violenza e di una Coscienza lontana da quel Coraggio, Intelligenza e Libero Pensiero umano prettamente Siciliano. Antonio Milazzo, @

Tre siciliani in Veneto in gita domenicale

Duomo di San Giorgio a Ragusa


Antica chiesa madre della citt prima del 1693, sorgeva allestremit est dell'abitato, nei pressi dell'attuale Giardino ibleo, dove si trova ancora il grande portale quattrocentesco, di stile gotico-catalano, unica vestigia rimasta dell'antico tempio
(Fonte Wikipedia)

Sui 25 inquisiti allArs (Assemblea regionale siciliana)

e lARS un distaccamento dellUcciardone o di Bicocca, dobbiamo ringraziare tutti quei finti perbenisti che hanno votato questa gentaglia. Dobbiamo ringraziare a tutti quei poveretti che per un pacco di pasta e un buono benzina hanno svenduto la nostra e la loro dignit. Chiss se costoro si renderanno mai conto che se vivono la loro attuale condizione solo grazie alla loro pochezza. E sempre grazie a costoro lARS lo Zelig politico mondiale ridicolizzando una intera genia. Ma forse ce lo meritiamo.

opo svariate ore di macchina decidiamo di fare una sosta in autogrill. Nellordine: pausa pranzo (panino al salame di Felino profondamente soddisfacente e dalle dimensioni ragguardevoli, per quanto scandalosamente caro), pausa caff (in tazza grande, macchiato, ristretto), pausa calcetto (agile partitella che vista la nostra non straordinaria forma fisica si conclude dopo appena un quarto dora, ansimanti, sudatissimi), pausa fisiologica (toilette). notorio come la porta di un gabinetto pubblico sia uno dei luoghi preferiti da simpatici mattacchioni e fini umoristi per lasciare traccia del loro passaggio. Dichiarazioni damore, di fede calcistica, o di straordinarie doti amatorie hanno qui uguale diritto di cittadinanza di aulici epigrammi. Quale miglior piazza poi per lespressione delle pi sottili variet di razzismo della riservatezza di un vespasiano pubblico. Fra tutte ci colpisce una frase: Milano = Sud. Ebbene s: secondo alcune sofisticate menti geopolitiche (col prato in testa) Milano sud. Dove sud connotazione evidentemente negativa. Trovandoci in quel momento, seppur in Veneto, ironicamente pi a sud di Milano, la situazione meritava una riflessione. Abbiamo pensato che avessero ragione: perch a Milano sono talmente tanti i siciliani, i calabresi e i pugliesi che ormai diventata veramente una citt del sud. Poi abbiamo pensato che sarebbe stato bello se avessero avuto ragione: perch Milano una citt dura e fredda, ma potrebbe essere straordinaria se affogasse nella luce del sud. Infine abbiamo pensato che avessero torto: perch ci sono giorni in cui Milano pi a nord del polo nord. La carta igienica era finita e abbiamo pensato di essere al sud. Lo sciacquone aveva una fotocellula e abbiamo pensato di essere al nord. Uscendo ci rimasta la maniglia in mano e ci siamo ricordati di essere in Italia. Da 150 anni. - Giulio Passerini (blogsicilia.it)

Lirio Cammarata, @

Etre politicien cest comme gagner le win for life, mais sans acheter de billet.

CI VORREBBE UN AMICO... AMICO...


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Bimestrale (sauf juillet - aot) di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XIII - n 4 - (Settembre - Ottobre) 2011

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