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LETTERA SULLUMANISMO La lettera sull'umanismo, originariamente inviata a Jean Beauffret, chiarisce in maniera decisiva che il pensiero di Heidegger non

pi riconducibile al soggettivismo ed all'esistenzialismo. Nel 1946, Jean Paul Sartre aveva pubblicato L'esistenzialismo un'umanismo, testo nel quale veniva enunciata la tesi del necessario sbocco politico della linea elaborata con L'essere e il nulla. Se l'esistenza viene prima dell'essenza, questa era la posizione di Sartre, allora occorre partire dalla soggettivit. L'uomo in ogni circostanza costretto ad inventare l'uomo; su di lui cade la responsabilit totale dell'esistenza. Egli deve cercare uno scopo fuori di s, solo cos si realizzer come essere umano. Heidegger, con questa lettera, risponde a Sartre, sia pure in maniera indiretta. Noi non pensiamo ancora in modo abbastanza decisivo lessenza dellagire, se non come qualcosa che produce un effetto. La cui realt valutata in base alla sua utilit. Lessenza dellagire, invece, portare a compimento, dispiegare qualcosa nella pienezza della sua essenza, portarla a compimento. Dunque pu essere portato a compimento solo ci che gi . Ci che prima di tutto , lessere. Il pensiero delluomo porta a compimento lessere. Nel pensiero lessere viene al linguaggio. Il linguaggio la casa dellessere. Nella sua dimora abita luomo, i pensatori e i poeti sono i custodi di questa dimora. Il pensiero non si fa azione perch da esso scaturisce un effetto. Il pensiero agisce in quanto pensa. Questo agire del pensiero il pi semplice e il pi alto, perch riguarda il riferimento dellessere alluomo. Normalmente ogni operare riposa nellessere e mira allente. Il pensiero, invece, si lascia reclamare dallessere per dire la verit dellessere. La cui storia non mai passata, ma sta sempre per venire. Se vogliamo imparare a portare a compimento la suddetta essenza del pensiero, dobbiamo liberarci dellinterpretazione tecnica del pensiero, i cui inizi risalgono fino a Platone e ad Aristotele. Dove il pensiero inteso come il procedimento del riflettere al servizio del fare e del produrre. Da allora la filosofia si trova nella costante necessit di giustificare la propria esistenza di fronte alle scienze. Essa ha pensato che il modo pi sicuro di farlo fosse quello di elevarsi, a sua volta, al rango di scienza. Ma questo sforzo ha comportato labbandono dellessenza del pensiero, lessere. La logica stata la sanzione di questa interpretazione della filosofia che prende avvio dalla sofistica e da Platone. Per quanto riguarda la parola umanismo, io mi chiedo se sia necessario mantenerla Tutti gli ismi hanno creato molti mali. Anche nomi come logica, etica, fisica compaiono non appena il pensiero originario volge alla fine. I greci hanno pensato senza simili denominazioni. Il pensiero essi non lo chiamavano neppure filosofia. Il pensiero, detto semplicemente, il pensiero dellessere, in quanto fatto avvenire dallessere e allessere appartenente. Il pensiero perennemente in ascolto dellessere. Lessere ama il pensiero in quanto gli dona lessenza, cio lo fa essere. Lessere, come ci che vuole bene e che pu, il possibile. Quando il pensiero volta le spalle allessere, sostituisce questa perdita procurandosi un valore come strumento di formazione, quindi come esercizio scolastico, e poi come attivit culturale. La

filosofia, in tal modo, diventa una tecnica della spiegazione a partire dalle cause supreme. Non si pensa pi, ma ci si occupa di filosofia. Tali occupazioni, in concorrenza fra loro, si offrono poi pubblicamente come ismi e tentano di superarsi a vicenda. Il dominio di questa o quella etichetta, di questo o di quellismo non casuale. Ha a che fare con la dimensione pubblica, lesistenza privata si irrigidisce in essa ed da essa dipendente. La dimensione pubblica, dominata dalla soggettivit, oggettivizza tutto ed condizionata dalla metafisica. Questa la ragione per la quale il linguaggio cade al servizio della funzione mediatrice delle vie di comunicazione per le quali loggettivazione, come uniforme accessibilit di tutto a tutti, si estende oltre ogni limite. La dimensione pubblica cos cattura il linguaggio, e decide ci che comprensibile e ci che deve essere rifiutato come incomprensibile. Sotto il dominio della soggettivit, che si presenta come pubblicit, rimane celato il rinvio allessere. Ma prima di parlare luomo deve anzitutto lasciarsi reclamare dallessere. Certo col pericolo che sotto questo richiamo abbia ben poco da dire. Ma solo cos viene ridonata alla parola la ricchezza preziosa della sue essenza, e alluomo la dimora per abitare nella casa dellessere. Ma in questo richiamo, si potrebbe obiettare, non c una preoccupazione per luomo? La risposta che nelluomo che diventa umano rimane lesigenza di un simile pensiero. Bisogna curarsi che luomo sia umano e non non-umano, cio al di fuori della sua essenza. Ma partendo da dove, e come, si determina lessenza delluomo? Marx pretende che luomo umano si trova nella societ, per lui luomo sociale luomo naturale. Il cristiano vede lumanit delluomo nella sua limitazione rispetto alla divinit. Nella Repubblica Romana incontriamo il primo umanismo che, nella sua essenza resta un fenomeno specificamente romano e scaturisce dallincontro della romanit con la tarda grecit. Il cosiddetto rinascimento del XIV e XV secolo in Italia una rinascenza della romanit. Cos come luomo romano, anche luomo del rinascimento si contrappone alluomo barbaro. Linumano stavolta la scolastica medievale. Allumanismo, storicamente inteso, appartiene perci sempre uno studio dellumanit, che attinge in modo determinato dallantichit, spingendosi talvolta sino a una ripresa della grecit. Se per umanismo si intende in generale la preoccupazione che luomo diventi libero per la sua umanit, e trovi in ci la sua dignit, allora lumanismo diverso a seconda della concezione della libert e della natura delluomo. Ugualmente diverse sono le vie che portano alla sua realizzazione. Lumanismo di Marx non ha bisogno di alcun ritorno allantico, e ancor meno lumanismo che Sartre concepisce come esistenzialismo. Anche il cristianesimo, nel senso indicato, un umanismo, in quanto nella sua dottrina tutto si riferisce alla salvezza dellanima delluomo e la storia dellumanit appare nella cornice della storia della salvezza. Tutte queste forme di umanismo, pur diverse nei fini e nei fondamenti, concordano tutte nel fatto che lumanit delluomo umano determinata in riferimento a uninterpretazione della natura, della storia, del mondo, del fondamento del mondo, cio dellente nella sua totalit. Ogni umanismo o si fonda su una metafisica o pone se stesso a fondamento di una metafisica. E metafisica ogni determinazione dellessenza delluomo che gi presuppone, sapendolo o non sapendolo,

linterpretazione dellente, senza porre il problema della verit dellessere. Pertanto ogni umanismo rimane metafisico. Tutte le forme di umanismo presuppongono come evidente lessenza universale delluomo. Luomo considerato un animale razionale. Questa determinazione non falsa, ma condizionata dalla metafisica. E vero che la metafisica rappresenta lente nel suo essere, e pensa cos anche lessere dellente. Ma essa non pensa lessere come tale, non pensa la differenza tra lessere e lente. La metafisica non si chiede in che modo lessenza delluomo appartenga alla verit dellessere. Non solo la metafisica non ha posto sinora questo problema, ma questo problema inaccessibile alla metafisica in quanto metafisica. Lessere attende ancora di divenire per luomo degno di essere pensato. Ma oltre a ci, rimane da chiedersi se in generale lessenza delluomo dimori nella dimensione dellanimalit. Si pu considerare luomo come un ente tra gli altri. Ma cos lessenza delluomo, definitivamente collocata nellambito dellanimalit, stimata troppo poveramente. La metafisica pensa luomo a partire dallanimalit e non pensa in direzione della sua umanit. La metafisica si chiude di fronte al semplice fatto essenziale che luomo si dispiega solo nella sua essenza in quanto chiamato dallessere. Lo stare nella radura dellessere lo chiamo esistenza delluomo. Solo alluomo appartiene in tal modo lessere. Lesistenza cos intesa non solo il fondamento della ragione, ma ci in cui lessenza delluomo conserva la provenienza dalla sua determinazione. Di esistenza si pu parlare solo in relazione allessenza delluomo, cio solo in relazione al modo umano di essere. Lesistenza non pu mai essere pensata come una specie particolare tra le altre specie di esseri viventi, dato che luomo destinato a pensare lessenza del suo essere. Cos, anche quanto di animalit attribuiamo alluomo, si fonda a sua volta sullessenza dellesistenza. Il corpo delluomo qualcosa di essenzialmente altro da un organismo animale. Lessenza delluomo riposa nella sua esistenza. Ma cos pensata lesistenza non si identifica con il concetto tradizionale di existentia, che significa realt, a differenza di essentia intesa come possibilit. La filosofia medievale rappresenta lexistentia come attualit. Kant la rappresenta come la realt nel senso delloggettivit dellesperienza. Hegel la determina come lidea della soggettivit assoluta che sa se stessa. Nietzsche la considera come leterno ritorno delluguale. In ogni caso gli esseri viventi, in queste e in atre concezioni, sono come sono, senza che, a partire dal loro essere come tale, stiano nella verit dellessere e, in questo stare, salvaguardino ci che dispiega lessenza del loro essere. Probabilmente per noi, fra tutti gli enti, lessere il pi difficile da pensare, perch da un lato quello che in un certo modo ci pi affine, e dallaltro ad un tempo separato da un abisso dalla nostra essenza esistente. Potrebbe invece sembrare che lessenza del divino ci sia pi vicina. Tale riflessione getta una luce strana sul modo abituale di intende luomo come animale razionale. Sartre pensa che lesistenza precede lessenza. Egli assume existentia ed essentia nel significato della metafisica, la quale, da Platone in poi, dice che lessenza precede lesistenza. Sartre rovescia questa tesi, ma il rovesciamento di una metafisica rimane una metafisica. Quindi anche questa tesi rimane nella dimenticanza della verit dellessere. La tesi capitale di Sartre circa il

primato dellesistenza sullessenza, giustifica il termine esistenzialismo come una determinazione adeguata a quella filosofia. Ci che ancora oggi, e per la prima volta, resta da dire la verit dellessere che governa lessenza delluomo. Ma per giungere nella dimensione della verit dellessere, in modo da poterla pensare, noi, uomini doggi, siamo tenuti a chiarire come lessere riguarda luomo e come lo reclama. Tale esperienza essenziale ci accade nel momento in cui capiamo che luomo in quanto esiste, ossia lesistenza delluomo la sua sostanza. Con il dire che la sostanza delluomo la sua esistenza, affermiamo che il modo in cui luomo, nella sua essenza propria, presente allessere lestatico stare dentro la verit dellessere. Con ci non vengono rifiutate le interpretazioni umanistiche delluomo come animale razionale, come persona, come essere composto di spirito, anima e corpo. Piuttosto, lunico pensiero che le supreme determinazioni umanistiche dellessenza delluomo non esperiscono ancora lautentica dignit delluomo. In questo senso il mio pensiero contro lumanismo. Questa opposizione non significa che tale pensiero si schieri contro lumano e propugni linumano. Ci che voglio dire che luomo gettato dallessere stesso nella verit dellessere per custodirla, affinch nella luce dellessere egli appaia per quel che . Ma cosa lessere? Esso se stesso, non n dio n un fondamento del mondo. E pi lontano da ogni ente e nondimeno pi vicino alluomo di qualunque ente, sia questo una roccia, un animale, unopera darte, una macchina, un angelo, un dio. Il problema che luomo sperimenta solo lente e mai lessere come tale. La filosofia, anche l dove diviene critica, come in Cartesio e in Kant, pensa a partire dallente in direzione dellente, dando solo uno sguardo allessere. Questa filosofia metafisica, alla quale la verit dellessere rimane velata. La metafisica, tuttavia, conosce la radura dellessere. Ma come si rapporta lessere allesistenza? Lessere stesso il rapporto, lui che tiene a se lesistenza nella sua essenza essenziale, cio estatica, e la raccoglie in s come il luogo della verit dellessere nel mezzo dellente. Luomo misconosce dapprima ci che gli pi vicino, ossia lessere, per attenersi a ci che si trova al di l di esso. A questo riguardo, i termini di autenticit e inautenticit non hanno un rilievo n esistenziale, n antropologico, ma si riferiscono alla capacit di pensare ci che prima di tutto va pensato: cio il riferimento dellessenza uomo alla verit dellessere. Che si presenta alluomo misteriosa, ma allo stesso tempo la semplice vicinanza di un dominatore non invadente. Che si mostra attraverso il linguaggio, che la casa dellessere. Perci occorre pensare lessenza del linguaggio a partire dalla sua corrispondenza allessere, lessenza del linguaggio la dimora dellessere umano. Ci che va detto, allora, che essenziale non luomo, ma lessere. Il pensiero deve cercare la parola adatta allinterno del linguaggio. Si pu ancora qualificare tale pensiero come umanismo? Certamente no, in quanto lumanismo pensa metafisicamente. Certamente no, se quellesistenzialismo che sostiene la tesi espressa da Sartre. Lessere di Parmenide ancora oggi non pensato. Da ci si pu valutare che ne del progresso della filosofia. Il pensiero che pensa nella verit dellessere storico. Non c nessun pensiero sistematico intorno ad esso e, per illustrarlo, una storia delle opinioni del passato. C la storia dellessere a cui

appartiene il pensiero come memoria di questa storia, da esso fatto avvenire. Nondimeno, la determinazione hegeliana della storia come sviluppo dello spirito non errata. E vera come vera la metafisica che con Hegel esprime per la prima volta in sistema la sua essenza pensata in modo assoluto. La metafisica assoluta, con i rovesciamenti che ne hanno fatto Marx e Nietzsche, appartiene alla storia della verit dellessere. Ci che da questa verit proviene non si lascia eliminare o colpire da confutazioni, ma si lascia solo assumere riportando in modo pi iniziale la sua verit al riparo dellessere stesso e sottraendola allambito delle mere opinioni umane. Nel campo del pensiero essenziale, ogni confutazione insensata. Posto che luomo in futuro possa pensare la verit dellessere, allora penser a partire dallesistenza. Esistendo egli sta nel destino dellessere. Ci non significa che lesserci delluomo sia quellente mediante il quale soltanto lessere sarebbe creato. E lungi da un pensiero siffatto di volere ricominciare da capo e dichiarare falsa ogni precedente filosofia. La vicinanza dellessere percepita in modo pi pronunciato nel canto del poeta. Il sacro appare nel momento in cui lessere esperito nella sua verit. La spaesatezza delluomo, di cui Nietzsche lultimo cantore, proprio segno dellabbandono dellessere da parte dellente, che si d da fare intorno a se stesso. La spaesatezza diviene un destino mondiale. Esiliato dalla verit dellessere, luomo gira attorno a se stesso come animale razionale. Ma lessenza delluomo consiste nel fatto che egli qualcosa di pi del mero uomo come ce lo si rappresenta quando lo si intende come un essere vivente fornito di ragione. Luomo, come coesistente controgetto dellessere, pi che animale razionale, proprio in quanto meno rispetto alluomo che si concepisce a partire dalla soggettivit. Luomo non il padrone dellente, il pastore dellessere. Si potrebbe obiettare: non questo un umanismo nel senso pi estremo? Ceto, proprio cos. Ma in questo caso lesistenza non lio penso, essa diviene la guardia, la cura dellessere. Tutto ci che importa che la verit dellessere giunga al linguaggio e che il pensiero pervenga a questo linguaggio. Forse allora il linguaggio richieder, pi che il precipitoso enunciare, il giusto silenzio. Se decidessimo di conservare la parola umanismo, significherebbe che lessenza delluomo diventerebbe essenziale per la verit dellessere. Cosi che, di conseguenza, ci che importa non luomo preso semplicemente come tale. Ma questo umanismo, che va contro ogni umanismo sinora esistito, pu ancora chiamarsi umanismo? In genere, quando si parla contro la concezione da tutti accetta dellumanismo, si teme che si avanzi una difesa dellinumano e lesaltazione della barbara brutalit. Cosa c, infatti, di pi logico del fatto che a chi nega lumanismo non resta che laffermazione dellinumanit? Poich si parla contro la logica razionale, si crede che venga avanzata la pretesa di rifiutare il rigore del pensiero, di fare dominare larbitrio degli istinti e dei sentimenti, e di proclamare come vero lirrazionalismo. Poich si parla contro ci che lumanit ritiene eccelso, ossia contro i valori, per la morte di dio, per luomo come essere nel mondo, si pensa che questa filosofia insegna un nichilismo irresponsabile. Ma lopposizione che un pensiero solleva contro ci che abitualmente si crede, non porta necessariamente al negativo. La logica intende il pensare come il rappresentare lente nel suo

essere. Ma che ne della meditazione sullessere stesso, cio del pensiero che pensa la verit dellessere? Soltanto questo pensiero coglie lessenza iniziale del logos, che in Platone e in Aristotele, il fondatore della logica, gi occultata e perduta. Sia chiaro che pensare contro la logica non significa spezzare una lancia a favore dellillogico, ma solo ripensare il logos e la sua essenza apparsa allalba del pensiero. A che serve la logica se si sottrae di interrogarsi sullessenza del logos? Si potrebbe dire che lirrazionalismo domina nella difesa di una logica siffatta. Il pensiero che si pronuncia contro i valori, non sostiene che ci che viene indicato come valore sia senza valore. Si tratta di capire che ci che valutato perde la sua dignit, divenendo solo oggetto della stima umana. Ogni valutazione una soggettivazione, che non lascia essere lente, ma lo fa valere come oggetto del proprio fare. Proclamare dio come il valore pi alto, significa, ad esempio degradare dio. Pensare per valori la pi grande bestemmia che si possa pronunciare contro lessere. Pensare contro i valori non vuol quindi affermare lassenza di valori e la nientit dellente, ma portare la radura della verit dellessere davanti al pensiero, contro la soggettivazione dellente ridotto a mero oggetto. Il rinvio allessere nel mondo quale tratto fondamentale dellumanit delluomo umano, non afferma che luomo solo un essere mondano nellaccezione cristiana del termine, cio lontano da dio e sciolto dalla trascendenza. Nelle determinazione mondo c lapertura dellessere. Luomo , ed uomo, in quanto colui che esiste, gettato nel mondo. Qu sta lapertura allessere, il mondo la radura dellessere. La tesi che lessenza delluomo poggia sullessere nel mondo non contiene una decisione in merito alla questione se luomo sia un essere che appartiene allal di qua o allal di l. Perci sbagliato affermare che sia ateismo questa interpretazione dellessenza delluomo. Solo successivamente si pu porre la questione del rapporto dellesserci con dio. Non indifferentismo questo. Perch solo a partire dalla verit dellessere si pu pensare allessenza del sacro. La verit che questo pensiero che pensa lessere non n teista n ateo. Ci non vuol dire che tale pensiero, perch resta nellindifferenza circa i rapporti con dio, cada nel nichilismo. Ma poi, proprio vero che in questa posizione ci sia indifferentismo sulla questione religiosa? Lesatto punto di osservazione che solo a partire dalla verit dellessere si pu pensare lessenza del sacro, e solo a partire dallessenza del sacro si pu pensare alla divinit. Ma come pu luomo attuale, senza lapertura allessere, riuscire anche solo a domandarsi in modo rigoroso se dio si avvicini o si sottragga, quando proprio questuomo tralascia di pensare anzitutto in quella dimensione in cui quella domanda pu essere posta? Nella misura in cui si attenesse al suo compito, il pensiero, rimanderebbe luomo alla dimensione iniziale del suo soggiorno storico. Nella misura in cui dicesse in tal modo la verit dellessere, il pensiero si affiderebbe a qualcosa di pi di tutti i valori e di qualsiasi parzialit. Il pensiero deve ridiscendere a ci che pi vicino alluomo. Soprattutto l dove luomo si smarrito nella sua ascesa verso la soggettivit, la discesa pi difficile. Il predominio del soggettivismo il fondamento dellarbitrio di ci che si caratterizza come biologismo, ma anche di ci che noto con il nome di pragmatismo. Pensare la verit dellessere significa, contemporaneamente, pensare

lumanit delluomo, ponendola al servizio della verit dellessere, ma senza lumanismo nel senso metafisico. Ma se lumanit cos essenziale al pensiero dellessere, non bisogner allora ricorrere a unetica? Letica appare per la prima volta, insieme alla logica e alla fisica, nella scuola di Platone. Queste discipline nascono al tempo in cui il pensiero si fa filosofia, la filosofia si fa scienza, e la scienza diventa una pratica scolastica. Nasce cos la scienza e perisce il pensiero. Prima di questo tempo, i pensatori non conoscevano n una logica, n unetica, n la fisica. Eppure il loro pensiero non n illogico n immorale. Se con il termine etica si intende il soggiorno delluomo, allora il pensiero che pensa la verit dellessere come elemento iniziale delluomo in quanto esistente gi in s letica originaria. Ma questo pensiero non nemmeno etica, per il solo fatto che ontologia. Lontologia, infatti, pensa sempre e solo lente nel suo essere. Ma finch non pensata la verit dellessere, ogni ontologia resta senza il suo fondamento. A questo punto, occorre chiedersi: se il pensiero, pensando la verit dellessere, determina lessenza dellumanit, resta esso pensiero una rappresentazione teoretica dellessere e delluomo? O si possono, invece, trarre contemporaneamente da tale conoscenza delle indicazioni per la vita attiva da dare a questultima? La risposta che questo pensiero non n teorico n pratico, esso avviene prima di questa distinzione. Questo pensiero rammemora solo lessere e nientaltro, esso pensa lessere, dunque non approda ad alcun risultato e non ha alcun effetto, esso soddisfa la sua essenza in quanto , ed in quanto dice la sua cosa. Il pensiero lavora a costruire la casa dellessere, questo abitare lessenza dellessere nel mondo. Tuttavia, non mai il pensiero che crea la casa dellessere. Il pensiero dirige lesistenza storica, cio lumanit delluomo umano nellambito dello schiudersi di ci che integro. Lessere pi ente di qualsiasi ente, noi non possiamo mai coglierlo come qualcosa che nellente. Resta da chiedersi se, posto che il pensiero appartenga allesistenza, ogni si e ogni no non siano gi esistenti nella verit dellessere. Se cos, il si e il no sono gi in s al servizio e in ascolto dellessere. In quanto tali non possono mai essere loro a porre ci a cui appartengo. Solo in quanto luomo, esistendo nella verit dellessere, allessere appartiene, dallessere pu giungere lassegnazione di quelle consegne che devono divenire legge e regola per luomo. Altrimenti ogni legge resta solo il prodotto della ragione umana. Lessere la protezione che, per la sua verit, protegge luomo nella sua essenza esistente, in modo da fare dimorare lesistenza nel linguaggio. Per questo il linguaggio a un tempo la casa dellessere e la dimora dellessere umano. Ma che relazione c tra il pensiero dellessere e il comportamento teoretico e pratico? Il pensiero dellessere supera ogni contemplazione. Colloca il suo dire dellessere nel linguaggio come dimora dellesistenza. Cos il pensare un fare, ma un fare che supera ogni prassi. Il pensare, infatti, superiore allagire, al produrre, si limita a portare al linguaggio la parola inespressa dellessere. Lessere sempre in cammino verso il linguaggio, e il linguaggi viene elevato a sua volta verso lessere. In quanto il linguaggio storico, lessere salvato nel pensiero rammemorante. Ci che strano in questo pensiero dellessere la semplicit. Proprio questo ce ne tiene lontani. Infatti, noi cerchiamo il

pensiero universalmente noto col nome di filosofia nella forma dellinsolito che accessibile solo agli iniziati. Nello stesso tempo ci rappresentiamo il pensiero nel modo del conoscere scientifico. Misuriamo il fare in base al successo e allimpressione che producono le realizzazioni della prassi. Ma il fare del pensiero non n teorico n pratico, e non nemmeno lunione di questi due tipi di comportamento. Per la semplicit della sua essenza, il pensiero dellessere si fa per non inconoscibile. Se tuttavia familiarizziamo col tratto insolito del semplice, allora subito ci opprime unaltra difficolt. Sorge il sospetto che questo pensiero dellessere cada nellarbitrio, per il motivo che esso non pu attenersi allente. Quale dunque la legge del suo fare? La risposta che, in quanto pensiero dellessere, il pensiero reclamato nella sua essenza dallessere. In quanto pensiero legato allavvento dellessere, allessere come avvento. Lessere si gi destinato al pensiero, lessere come destino del pensiero. Ma il destino in se storico. La sua storia gi venuta al linguaggio nel dire dei pensatori. Portare di volta in volta al linguaggio questo avvento dellessere, avvento che rimane e nel suo rimanere attende luomo, lunico compito del pensiero. Per questo i pensatori essenziali dicono sempre la stessa cosa. Questo non vuol dire che dicano cose uguali. Ovviamente essi dicono questo a chi disposto a seguirli nel pensare. In quanto il pensiero, rammemorando storicamente, presta attenzione al destino dellessere, si gi legato a ci che con-viene e che conforme a quel destino. Rifugiarsi nelluguale non pericoloso. Il pericolo arrischiarsi nella discordia per dire la stessa cosa. C infatti la minaccia dellambiguit e del mero dissidio. La prima legge del pensiero la con-venienza del dire dellessere come destino della verit, e non le regole della logica che possono diventare regole solo a partire dalla legge dellessere. Prestare attenzione a ci che con-viene al dire pensante, non implica solo che noi ogni volta meditiamo su che cosa dire dellessere e su come dirlo. Resta altrettanto essenziale riflettere se si pu dire ci che da pensare, fino a che punto lo si pu dire. Insomma, il rigore della meditazione, la cura del dire, la parsimonia delle parole. E tempo di disabituarsi a sopravvalutare la filosofia e quindi a chiederle troppo. Nellattuale situazione di necessit del mondo necessaria meno filosofia e pi attenzione al pensiero, meno letteratura e pi attenzione nella cura delle parole. Il pensiero a venire non pi filosofia, perch esso pensa in modo pi originario della metafisica. Ma il pensiero a venire non pu neppure pi, come pretendeva Hegel, abbandonare il nome di amore per la sapienza e divenire la sapienza stessa nella forma del pensiero assoluto. Il pensiero sta scendendo nella povert della sua essenza provvisoria. Il pensiero raccoglie il linguaggio nel dire semplice. Il linguaggio cos il linguaggio dellessere come le nuvole sono le nuvole del cielo. Con il suo dire, il pensiero traccia nel linguaggio solchi poco vistosi. Essi sono ancora meno vistosi dei solchi che il contadino, a passi lenti, traccia nel campo.

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