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-

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\
D E COSTUMI
D E

PRIMITIVE CRISTIANl
L 1 8 R 1 ?R
COMP05TI DA
. TOMMASO MARIA
M AM A C H I
Dell Ordine de Predicatori

T E O I. OOO CASANATBNSI.
T O M O IJ I.

9 R OMA M D C C I I V.

Prefifo gli Eredi di Gio: LORENZO


e Mercanti di Libri A
Stampatori , Pafquino
.. . :
;^ ..;. .... r>
/ -,
N E R I
CARDlNALE CORSINI
TQMMASO MARIA MAMAGHI DI

OME
tiffimi fit*
rono
lu$ri^
* perfonaggi
""
ddla no
Voflra $irpe
(IV)
quail eper lefublimi digni"
ta^ che fqftennero , e per lo
valore , e la fapienza loro

grandijjime utilita apporta-


rono alia Repubblica , e
alia Chiefa ; e come Voi
nelle ragguarde volijjlme ca~
riche nonfolamente civili ,
die conferite vi */furono da*
_

Gran Duchi di Tofcana


Voftrifowanii ma ezian-
dio RccleflaHiche
IX , alle qua-
J.

le foHe meritamente pro-


moffb da Clemente XIL
%S Mafflmo di VD
Pontefice elo~
>i/

rwfa memoria , riuJciHe


perfetto loro imitatore^ co-
sipareccM uomini dotti Jl
unirono a cekbrare le vo~
flre
(V)
ftre lodi , e altri delf anti-
chit a , e dello fpkndore del-
la EccelkntiJJlma Vqflra
Co/a , altri della voftrapru-
denza , e deftrezza nelf
amminiHrare gli qffari piu
rikvanti , altri delle vir-

tuofe wHre occupazioni , e


della Jingolare benignita ,
e Jplendidezza Vo/ira verjb
i Letteratitrattarono ) laon-

de hanno tolto il <vantaggio

di ragionarne a me , cheper
k grandi obbligazioni ,
che
ui profefjo
J. */ cA/ ,
* febbene
_/
non
debbo io con ejjine per la
eloquenza , rie per la vajla
loro erudizione paragonar-
mi* avrei defiderato,
+J * non
*
3 P~
(VI)
potendo akrinienti ,
dimo-
di Voi
Jlrare almeno verfo
la mi a gratitudine^ con per-
i
petuarne apprejfo po&eri
la memoria Ma giacche .

i nomi de
eglino , quahfo-
no cekbri nella repubblica
delle lettere di tali cofe
,

parlarono , e le virtu , e //*


lu&ri azioni VoSlre pofero
nella giuHa loro veduta,

ficche avendo dato


a Voi
lode fevarono la forte di
,

defcriverk a me, che for-


fe invece d"
illujlr arl? , A*
wei col rozzo mio dire ofi
curate ,
* paffandole
J.A/
tutte Cot-
<J

i
tQjtknziO) indicherojblo
dm nwtiwi Pi qmH mi Jo* TP "T

m
(VII)
no io indotto a fupplicarvi^
che vi degnafte di permet-
tere, che que$o mio terzo
volume compariffe fotto i

uojlri aujpicj allapubblica


luce. Rflendo
%A/ adunque no-
J.

to a tutti color0) cbe ban-


no la fortuna di conofcer-vi,
quanta Jiate fchietto net
trattare cogli altri , e deli"
cato nel mantener la paro-
la , e quanto icrfo lefami-

glie povere liberale , onde


per la prima di queHe due
virtu degna di un Cavalie-
re veramente Criftiano , e
di un perfonaggio del vc-
$ro rango vi olbligate
ugualmente cbi riceve Ja-
*
4 vt-
( viii )

wre da Voi^ ecbiper giu-


$i motivi non oniene da
Voi medefimo do che deft-
dera\ e per Paltra gioyan-
do a bifognofi teforeggiate
e per tutte
tefcri nel Cielo ?
7 7 7* 7*
due tra innumerable altn
injiwgolar modo <vi di&m-
guete ,
a Voi certamente
que$o Libro dovea effere
dedicate) in cui ho io de-
fcritto quei coftumi de pri-
mifedelii cfa riguardano
il proffimo, tra
quali co-
Jlumi lajtncerita) e Vat-
tenzione di non violare la

fede , doe di mantener la


paro la , e la lileralita ver*
fo i 0veri rifpknde vano ,
(IX)
Degnatevi pertanto EMI-
NENTISSJMO PRINCIPE
di accettarlo colla Jblita
benignity VoSlrafotto Fau-
torewle Voftra protezione^
e di gradire quejlo piccolo
atteHato delle infinite
y che
mentre o
col piu umile ojjequio tnin-
cMno al batio delta facra
porpora .

Di V. E,
Si videbitur Reverendiflimo Patri Sacri Palatii
.
Apoftolici Magiftro

f. Af. de Itybcis Tatriar. Conflantinop. Vicefg.

Fr. Vincentius Elena Reverenditflmi Patri Mag.


Sac* Pal. Apoil. Socius ,

IN*
(XI)
I N D I C E
DE CAPITOLI, E DE PARAGRAFI
DEL L I B R 6 III;

EE COS TUMI DE* PRUUTIVI CRISTIANI .

L I B. III.
E cojluml df Primi Criftiani ,
r/~
. i .
gaardanti ilfrofflmo pag.
C A P. I.

Delia Carhtt d? primifcdtli vcrfo i kro


projjimi, 2,
. I.
Delia carlta 4<?
gemtori verfo i kro fi~
gUuoU , e di figlluoli verfo I kro ge-
nitori) df maritl verfo
Ic mogll kro>

t delle mogll verfo kro mar hi y c i

df fr&telfi verfo i kro fratdll 3,


I. Delia car it a dC genitori vcrjo ikrofi-
gliuoli . 3.
II. Dell am or de* fgliuoli vcrfo i kro ge
mtori .
7.
III. B elf amove degli uomini verfo k loro
moglty e di quejle verfo i kro wariti. 13.
IV. Dell* amor e df nojlrl anllcki vcrfo i

lorofratelli ? 1 8,
. II.
Dtlla carlta di
primi criftiant verfo i
kro frofjlnn . 2 c.
I. Amw d<?
Crijllant verfo i kroproffi-
*** 20,
1!,
(XII) .

II.
Kprimftramtnte verfogli altrl Crl-
jllanl . ivi .

III. Pleta de*


primlftdell vtrfogll Ecclc-
fiafltcl . 19.
IV. E verfo i carceratiper mot wo di re-

llglonc .

V. Evcrfo #1* invalid? .


VI. EvcrfogV infer ml. 59
VII. Ic wdovc , 44.
J^erjo eipupittl*
VIII. Verfoiforcjlhri) cgtiefull. 50*
IX. Everfo gllfchiavi , ^ / ccwdannati a
cavare i met alii . 5 tf
X. Delia carit a delk Cbiefe piu facoltO"
fc ucrfo lepiu poverc . 59.
XI. Verfo tutu i
povert >
ancorche non
fojfcro criftiam . 61.
XII. Attentions d?
priml Crijliani per
richiamarc alia vcra Chic
t
fa gll ere*

XIII. Amor dc* fedcll


uerfo ipcccatori
74.
XIV. Delia picta / mortl%
de^fedell verfo
e della cura ,
cbeper car it a Ji prendc-
:

vano
difepeltirc I loro cadaverl . 75.
XV. Amor edeCrifllanlvcr Co thro nc-
J
mci.

Dcllc ccne
CAP. .

,
^ Crljllani
, che fohvano fare
>
k quail cene
I

,
prim-
poiche
da
(XIII)
da loro ff cckbrauano per dimojlrare
P-amore , che ft portavano fcambie-
yolmentc , erano da ejfi appellate aga*
pi . 9**
I. Del nome ,
della origins delle aga-
pi. 98*
>

II.- In che confifleffero , e come foffero fo-


brie , e lodevoli formglianti ccne , o

ogapi d? Criftiani
. .
101*

III. Se le agafifi cclcbraffcro wanti la


cclebrazione ddla Eucarijlia . 1 1 1.

IV. Del in cut ft cckbravano le


,
tempo
agapi . 151*
V. Del luogo dotf crano folite dl cek-
1 5 6.
Irarfi le agapl
.

VI. Delle varieforte diagapi , cfpecial-


mente dclle natatizle . 167.
VII. Come a poco a poco per gVlnconve-
ntenti) che nefcguivanoy furono tolte le
agap] \ e come fi cehbrauano le connu-
Iriali ) cle fun trail* 173.
VIII. De* Regolatorl ddlc agapl . ijp.
CAP. III.
Delia pace , e delta concordla d? Prl*
mitiviCr ifHani. 212.
I. Onde nafcca la concordla , c la
pace df
prbmfedeli . ^i .
II. Non faceano agli altri cib , che non
volcano >

chefoffefattoaioro. 116.
III.
(XIV)
e
Dtllapiacevolczza , wtwfuetudirit
..?
primi Crifliani nonfolamentc verfo
i loro compagni , ma eziandio verjo i
ncmici dclla loro religions . 2 1
7,
IV* tfon odiavano git altri ,
ne cranb
dalla inuldla . 219*
mojf
V. A% muwcano lite a chi lorofacca del
danno * ,
222.
VI. Dlligenza ufata da Crijliam per di-
menticarji delle wgiurie
ricwute .

VII * / QrijfauA non maledlcwario , ne fa


ce ano contumclla a niuno^anzl a* ner/il-

ci loro rcndeano bene per male 23 2*


VIII. Delia facer ita d? no/lri magglo-
ri. 2
IX* Ifo/i crano accettatori diperfone .

C A
Quanto c eccelknte ntf nojflri mag-
fojj
giori la virtu ddla gittftizia 24^*
I. Delia giuflhla dfno/lri maggfori*l4 5 *
II. Onoravano i
noflri maggiori ^
come
dovcano , / Pnnclpl c i
pregauano per ejfi , obbedioano
:*
purche ero comandaio
avcfj cofenoncon*
trarie alia dwina Icgge ^ epagavano i

trtbutit 246*.
Ill* Erano lontam dalle ftdiziwi 2^5.
IV-
(XV)
IV. DfdwtridfPtftwitt de minl/lri
dclla i faro
Cbicfa verfo fudditi , e de*
fitddhi verfo i Prelatl , minifir i. 2, 5 5*
V. De* dovcri d? genitori vcrfo i loro
fi-
e dffglluoli
vcrfo i genttori .

VI. De* doveri de* wariti


verfo le mogll ,
dellc wogli
vcrfo / loro mariti , / qaati
ri
cfiguiti furono con iftudio e di-
za da* noflrl .
magglorl 258.
VII. DC* dovsri di padroni vcrfo i loro

vcrfo padroni . x6i.


fervi >ede*fervi
i

VIII. Qual foffe i attcnzionc dl eflincW


adcmfievc i faro doueri
verfo ilproffimo.

IX. Mborrivanogli . ivi


omlcid)
X DctcftavaPto la cm deli ad? gentili ,
cfrefponeano , uccldmano i loro bam-
MM* ^ . 154.
XI. Quanto i
noftri wazgiori atborrif- "

All. IprlrnhM Crijllani^dga^ano pun


tualmente i loro fabitl , c non
Hdepofio.
C A P* V.
rifponde allc ofpofizicni fatte da al~
cum Scnttori >
chc hanno riferho ,
o citato il Tcrzo Tono dcllc
a Crifliane , // Tomo
qital
(XVI )

guarda i
cojluml
df prtmitht fedt-

I. Delia Ifcrhlone Deomagno aeterno. ;

Vautorc mn ha
Caglonl , per le quail
e tutte k tfcriziont che face a no
for tat
>

a propofito ncl capitolo Je*


fimboti df
Delia Ifcrlzlom la :

priwi Criftiani *
dl
Spiritu Sanao^Z/r//^ Ifcrhzone
Gaudenzio e del Aiaf*
, dclfentlmcnto
la magi a . 167*
fcl circa
II. Dcgti onori datl agf Impcradon da"

primifedeli* z?**
III. Dclle ragioni , per k i
quail primi
i Teatri *
Criftiani nonfrequentavano

IV. Dclf effrr


Itciw la fuga ml tempo
*

dclla perjecuzione . 2,74*


V. Dt ale une forte dl fupplic] .,
ctf
quail
S^^tl Martlri
furono tormentati
i *

275.
VI. Dellc fficuh * ivi.

VII. Dellofcafifmo* ^
1/7*
VIII. Delia commons df fanl >
qual
i deli . ^ 9 4*
foffe appreffo primi ft
IX. Sentimenti del Slgnor Marcbefe^*
Maffei circa I Tcatri . 33o
X. Dottrlna di
Tvmmafo Aquino dr^
S> d"

cal accojlarfidigiunl a Ha Eucartftla y


e circa la comunlone d? beni 33 l *
LIBRO
DC coftumi Jc* Primi
il
riguardanti projflmo

JNORA abbiamo de-


fcritto i coftumi de*
primitivi crifta,ni in

quanto riferivanfi a
Dio , e a loro me-
defimi. Richiedc or
la ragionc , c il mc-
todo , che abbiamo
ftabilito di feguita-
re , che in
ultirnp
luogo ragioniamo de* coftumi riguardanti il
profTimo . Ma poich la carita vcrfo gli altri c
la principale tra le virtu riguardanti il proffi-
mo, da elfadaremo principio a quefto terzo
libro , e vedremo quanto foffc ella ccccllente ,
?
e perfetta ne noilri antichi .

Tomo UL CA-
z, E* C OS TUMI
CAPO I.

Delia Car it a de primi fcdeli


i loro .
verfo frojjimi

per procedcre con ordine


, e con chia-

OR , fembra
rezza ccrtamente eflcr clhu*
eonvenevol cofa, che rileviamo primie-
ramentc qual foffc la cariti 3 o 1 atnore , chc
vogliam dire , de genitori verfo i loro figli-
uoli ,
e de figliuoli verlb i loro genitori , c
de mariti verfo le mogli loro ,
e delle mogli
5
vtrfo i loro mariti .,
e dc fratclli verfo gli al-
trifratelli, per farci ilrada a difcorrere del-
la carita de noflri maggiori verfo ogni ge-
nerc di perfone ,
e a dimoilare , chc non con-
Meva f
ella ncli affctto folamente * ma ch era,

cziandio operatrice , e dava cogli effetti a di-


rcdere , quanto fofle finccra , e grandc .

^^8^ B| $& ^SS^


%ji&^ *;|

. i.
!> 1 KMITIVI CKIITIAN1 .

. I.

c&rit* dc* genitori i loro


verfo
j e de Jigliuoli vcrfo i loro
figliudi
genitori 3 de* mariti ~oerfo
lc
mogli
ioro y e dclle tnogli ijcrjo i loro ma-
riti 3 c dc* frafelli vcrfo i lory

.
fratelli

L TTVTitinguevanfi adunque noftri antichi DelU i

\J
da venerator! de flilfi nu mi non Tola- rita de
mente per le moltc altre virtu , ch erano Jo- niton
ro , come di fopra dimodrammo particolari , f*i
,, r i

ma per I amore ancora , c per la canta veri


i loro figliuoli . Per la qual cofa laddove i gen- nag .
tal volta procuravano (4) , chc partoriffe- n. xxxv.
till

ro prima del tempo le loro mogli , affinche il 33^.


]
^ p.

bambino appena nato moriffe , ed cfTi non avef-


I7 %
iero la pena
e aicune volte cziandio
di pen fare al mantenimentodi lui

crudel-
;
^ ^^
i
figliuoli loro u. xxxnr.
mentc abbandonavano , fenza punto curarfi ,

ie capitavanomale ;
per lo contrario Crilliu- i

ni, fapendo , chc il matrimonio eraftatoda^.*


-r\- i\- r /-/N 1
litituito non per isfogare le proprie {b)
>io

5
x c x
paflloni , nia per la propagazione dell uman__? js 7 .fqq.
, ftudiavanf] con fomma cura , e dili- (d)A<5>.5$.

di fare si clie feto fi I erp.&Fc-


, il perfezionaf-
c che fubito nato il bambino, foffc no-
dritocol latte materno ((f) , afBnche col latte
nedefirao fucchiar poteffc le buone maflime , e
ia vera
pieta verfo Dio* CVuindi e , che S.Giu- cer.
iiinoMartire nella fua prima Apologia (e):Vron
temiamo dice , chc fe figliuoli ficno abban- ^."
. i
Edlt -
A 2 do-
I) E* C O S T IT M 1

i da* loro
genitori ,
non troyino chi gli
alimenti , e non e noi fiamo rei di
perifcano ,
Div. Iniht.
C>XXi>P4Ql*
jc d | L a onde o non ci leghiamo col vin-
| 0>
. / t I

colo raatrimonialc leghiamo , non per ,


o fe ci

altro fine vogliamo contrarre un tal legame ,


che per la educazione de figliuoli E per vero .

dire quefla educazione de ligliuoli non conflfte-


va gia neli infegnare loro il modo di guidare i

cavalli , ne di moftrarfi difinvoiti nelle con-


ve-rfazioni ,
ne di trattare liberamente corL_>

ne d interv.enire agli
ogni genere di perfone ,
fpcttacoli , 116 di vedere le pompe , e dilettard
delle rapprefentazioni di amore , n di ballare,
rji di ,
ne di prenderfi fpaffo
giuocare di fpada
tutto i( giorno , come pur troppo veggiamo
farfi ne tempi nodri da genitori ; ma nel far
loro apprendcre le verita contenute ne facro-
fanti Vangelj , e nell avvezzargli ad efercitarfi
e nelle opere di pieta , e di rcli-
nelle virtu ,

gione. Delia qual cofa egregiamente ragiona


(a)N.rv nclla fua feconda Apologia (a) S.Giuftino Mar-
p. 91 tire , dove attefta , che Criftiani viveano per i

infegnarc a proprj figliuoli , e agli altri morta-


li ancora la divina dottrina
Anzi . che eflend o
r ^prefi
(b) L.vi.
i
gentili da Lattanzio
Firmiano (&) ,
?
c. xx. pag. perciocche o abbandonavano alcuni de loro fi-
gliuoli , o da bambini gli ammazzavauo , per
non aver eglino , come andavano dicendo,
modo di mantenere tanta famiglia , e di edu-
carcpia figliuolidi quclli , che poteflero alle*
vare ; ed dfendo da
qucllo iftefifo fcrittore que
tali
veneracoridegl idoli riprefi , che lafciati
in potere di coloro i loro
parti , che poteflTcro
infegnar loro il male , agevolmente fi puo co-
nofcere , che nel
quarto fecoio ancora i fedeli
crano diligentiffim j nel conlervarc neli alle- ,

vare
CRISTIANI .

vare , e ncl ben ed LI care la prole , ch era loro


concedutada Dio . Era ella frattanto l;i cariti
de Crilliani verfb i loro figliuoli si pura , e s\
grande, che febbene provavano part/col ar go
dimento , mentre gli aveano prefenti , e ofTer-
vavano, che da loro faceanfl fingolari progrcf-
fi nella virtu , nulladimeno godevano oltre
mifura , s erano loro tolti per motivo di rcli-
gione dal fcno , e vedeanli valorofamente com.
battere contro la empieta , e la fuperftizione *
e foffrire per P amore di Gesu Crifto crudelif-
fimi flrazj , e patimenti . E per tralafciare le
fante Felicita , e Sinforofa e
quella illuftre
,

donna, che feco all adunanza condufTe il fuo


figliuolino per efTer anch egli ucclfo pel Re-
dentore (^i) delle quali abbiamo parlato altro- Vide
(a)
ve , bafta ibltanto , che defcriviamo cio , T. /.p. 145.
che avvenne nella Numidia verfo P anno du-
genteflmo cinquanteflmo nono focto Valeriano
Impcradore Erano gia (lati pref] da gentiii ,
.

e condannati ad un nojofo efllio fanti Vefcovi i

Agapio ,
e Secondino, ma
ficcome non fu di
quella pena contenta la crudelta de tiranni ,
fu a fitelliti ordinato , che dall efilio foflero
alLtcitta principle della Provincia
ricondotti,
per eflere privati di vita . Giunti campion! i

del Signore aquel luogo , dove eranfi fermati


Jacopo , Mariano, c 1 autore degli Atti dej
loro martirio , fiirono da quefti con
partico*
lari fegni di carita alloggiati nella cafa loro,
dove Itudiaronfi di confermare nella fcrle i
CrilHani , ch erano concorfi per vifiturli. Par-
titi che furono i lanti Vefcovi , lafciarona
Jacopo , e Mariano coir eiempio loro tan to-
inn ammati dal deliderio di fpurgere il
fangue
loro pel noflro Divino Maeltro che fcorge-
,

A 3 vanfi
6 I) E* C O S T U Af I

vanfi ne volti loro evidenti contrafcgni del- i

breve doveano acquiftare .


gloria, chc
la in

erano fcorfl due che fu attor-


Appena giorni ,

ni*ta da foldati la cafa di quefti due illuftri

trasferiti da Mu-
campioni del Signorc , i quali
a Cirta ch era la capitale della Numidia
gua ,
,

dimoftrarono i! loro valore , c fecero conofccre


a nemici del Criftianeflmo, quanto fla grandc la
virtu del Signore , e quanto forte 1 ajuto 3
ch fomminiftra a fuoi iervi e per combatte-
ei
*e 3 e per vinccrc . Imperciocchc Jacopo ,
become era avvczzo a foflcnerc fomiglianti af-
faki poich^ avca fofferto i tormenti fotto De-
,

eio crudeliffimo perfccutore della Fede , tofto .

chc fu interrogato , chi egli folfe,e qua! grade


occupaflfc ; rifpofc ch cgli era criftiano ,
c che
occupava grado del Diaconato nclU Chiefa .
il

Fu quindi fottopofto a fieri , c mai piu ne ve-


duti , ne uditi fupplizj Mariano , per aver
cgli detto, fecondo la veritk , ch* era folamcnte
Lettore .
Lnperciocch comando il crudele ti-
ranno , che foffe il valorofo campione del Si
gnore fofpefo per le dita groHTe delle mani , af-
!

flnch^ fentifle maggior tormento portando co


pollici pefoditutto il corpo.Anzicche furon-
il

gli Icgati ancora a picdi da* manigoldi gravif-


.fimi pefi , quali faceano
i si , che gli fi
slogaf-
fero le fcompaginaffc laj
membra-) e gli fi

macchina tutta del corpo . Ma quanto era egl


tormentato , altrettanto godeva, e nc rende-
va grazie al Signore , chc gli fomminiftravs-
forza di foftencre si atroce iupplizio con pa-
;sicnza. Fu quindi il Santo Mart ire trafportato
alia prigione. Ma venne finalmcnte il
giorno de
trionfo di Mariano , nel avendo h
qual giorno
madre di lui vedmo , ch egii gi^i era fpirato ,

c glo-
DE* PR1MITIVI CRISTIAN1 .
7
fuo marti-
gloriofamente avca confumato
il

rio , come la madrc de giovani Maccabei


(<0
, ( a)

proro grandiffimo godimcnto , e congratulotfi Rmnart.


fcco medcfima , pcrciocche vedeafl degna di
abbracciarc 1 eftinto corpo del fuo fig/iuolo co
me gloria delle fue vifcere . Cosl era ardent-
la carita de pii genitori criftiani verfo i loro E-

gliuoli , cheaveano allevati nel grcmbo delli


fanta Chiefa .

II. Non era minore


la carfti , e la venera- Dell a-
2ione , figliuoli dimoftravano
chei verfo i loro mor de
non fclamentc f
parent!. Imperciocche li
trat--J"^*

tavano con rifpetto , e con amore , ed erano ^


*
loro di follievo , ma fl fludiavano ancora di
fecondare la volontaJoro , purchenon avef-
fcro comandato cio , che fofle contrario alia
volonta del Signore . Che fe aveano la difgra*
zia di vedere i loro genitori involti nelle tene-
bre del gentilefimo 5 portavano loro del ri
fpetto , ma non gli afcoltavano, fe comanda-
vano alcuna cofa , che foffe contraria alia vera
religione . Anzi ,
avendo eglino faputo , che
uno degli effetti della carita criiliana verfo il

prom"
mo e lo ftudio d iflruire i
proffimi ,

e di rimuoverli dall ufavano ogni crrorc ,

opra , e diligenza per far loro conofcere la ve-


rita , c per indurgii.ad abbandonare la fuper-
ilizione della idolatria Per la qual cofa S.Giu- .

HinoMartire nella fua prima Apologia (^), (b) N.I1L


egli e , dice 3 uno de noftri doveri 1 infegna- 4; p.
<

re agli altri i noftri dogmi , perciocche temiii- Vener.


mo di dover rcndere conto al Signore de pec-
cati commcfli dagli altri per ignoranza della
vera fede . Neprincipj del terzo fecolo del-
la chiefa , efsendofi fparfa per la Citta di Car-
taginc la vocc , che S.Perpctua in brcrc dovea
A 4 cfferc
S !>1
5
COSTUM1
eflere condannata a morte, poiche dimoftraVafi
coftante nel confeflTare di cffere , e di voler mo-
rire criftiana ,
il
padre di lei , efiendo gentile,
portatofi alia
prigione , prego di abbando- la

nare la noftra fanta religione , e di non ifver-

gognare la fua cafa con foffrire un generedi


morte , riputato obbrobriofo da ciechi genti-
li ,ed acciocche potefle agevolmcntefedurla,
cosl imprefe a parlare Abbi , o fjgliuola , :

,, pieta
della mia vecchiaja, muoviti a com-

33 paffione di me , fe pure fono io degno di ef-


33 fere chiamato tuo Padre . Sc ti ho io alleva-
33 ta ,
e quafi colle mani mie fatta giugnere
33 a quefta eta, fe ti ho preferita a tutti i tuoi

33 frateili ,
non mi recare quefto st grande ,
33 e per me intollerabile difonore . Rammen-
tatide* tuoi frateili , guarda la tua madre ,
33 e la tua zia , abbi pieta del tuo figlitiolino ,
3, il
quale non potra vivere , fe tu farai pri-
vata della vita .
Deponi una volta cotefta
tua animofita ^ e confldera , che fe morrai ,

33 cagione dello ilerminio della noftra fa-


farai

miglia . Imperciocche niuno di noi avra T


33 ardimento di comparire alia prcfenza de
3J cittadini , e di parlare con effi , fe tu farai
11 uccifa dal carnefice . Cosl diceva cgli
baciando mani della fanta , e buttandofi ai
le

medefima , e lagrimando , e chia-


piedi della
mandola non gia fgliuola , ma Di-
flgnora .

fpiaceva oltre raodo alia valorofa matrona ,


che di tutta la fua cafa il folo
padre di lei
vecchio, come era, non doveffe godere, fe
ellafofle ftata condotta al ma
fupplizio : ri-
}
cordevole dc comandamenti de! noflro Reden-
tore, cheordinadi obbedire a lui e non agli
,
uomini , confortandoio , iftrucndolo , gli
rifpo-
rivi CRISTIANI .
5?

rifpofe :
,,, Succcdera. in quella catafta o ,

iuogo cminente nella piazza , dove fono


,, giudicati i rei , cio che Iddio difporra di
5, rne fua ferva. Poich6 noi mortali dobbia-
35 mo rimetterci alia volontii di lui , ch* e
55 regolatore del tutto
il . Fu ella
poi di
condotta d avanti al giudice , e interrogata ,
fe era feguace del Crocififfo , liberamente re
plied di effere criftiana, nulla cnrandofi dclle
lagrime del fuo padre , che quivi fi trova-
va prefente , ne della fanciullezza del fuo
figliuolino , ch eralc mentovato dal giudi
ce . vecchio padre temendo , che
Allora il

ella non foffe condannata al fupplizio, procu-


ro di farla fcenderc dalla catafla , la qual cola
cffendo data offcrvata da liariano Procurator^)
ordino , ch egli foffe pcrcofso col la verga .
GrandiiUmo fu il dolore , che provo la fanca
Macrona allorchc vide percoffo il vecchio fuo
genitore 5 ma ftette con tutto cio forte nella
uia confeffione , e fu condannata dal ^^ piudice
a e(Tere sbranata daUe fiere (<0

V
Neeli
S
*~^
J
Filippo Vefcovo di *^
atti ancora di S.
*^

Eraclea leggiamo (o) , ch effendo ilati trafppr- St.


tati perordine del Prefide i libridelle Sacre_? .A^orV S5.

Scritture al foro,per effere quivi dati alle fiam- ^- MM - v<

an 1
me e trovandofi egli attorniato da alcuni fe- Ton
- -
>

>
>J-

deli , cosl imprefe a par are : Udite voi , o


I
(b) N.v.
cittadini di Eraclea, o fiate Giudei , o Paga-
ni , o di
a, qualunque altra fetta , e religione,
e riconolcete
fegni degli edremi del futcro
i

,, tempo , fecondo cio , che infegni Paolo


Apoflolo , dicendo Kguelaji / ira di Dio
:

9>
dal Cielo
fopra tutte f ewpietd , e le ingiu-
3> flizic degli uomini . Imperciocche vennc il
fuoco ancora fopra Sodoma per la empiet* ,
e
10 X> Z C O $ T U M I

c per le fceleratczze degli abitanti ; accioc-


5
che gli uomini temendo la pena de So-
j, domiti , fchivino la ingiuftizia , e cercando
,, colui , che punifce , a lui fi convertano , e
fieno falvi . Ma perche non fofle creduto da*
5, mortal! , che i Sodomiti foLuuente i quali ,

abitavano ne luoghi Oriental! , Iddio abbia


difpoflo , che foifero inceneriti ; voile egli
che nellaSicilia ancora , e nella Italia foffe-
,5 ro puniti miracolofamente colle fiatiime gli
5, fcellerati . Poiche in Catanfa fubito dopo 5
,, che dagli abi/Ti fgorgo grandiflima copia di
acqua , e innondo gran parte dell ifola ,
fcefero la flamme dald elo, e flccome Lot-
5, te colic fue figliuole , perciocche era im-
35 mune dalla colpa, fchivo il pericolo , cosi
3, due Vergini allora pure furono dal comunc
35 incendio liberate , e fcbbene la tardanza__3
35 potea eflere loro di grave dan no , con tut-
55 to cio jprocurarono di falvare la vita al loro

3, dccrcpito genitore . Per la qualcofa avendo-


lolevato di pefo, mentre
impcdite daf foa-
ve carico non poteano affrettarfl , c ufcirc
,, dal pericolo, furono circondate dalle fiam-

me,e fi videro vicine a effere bruciate vivc .


Ma non pcrmife gia il cleraentitfmo egli
noitro Signore , Dio Gesu Crifto , che
e
perifse un si
particolare efcmpio di amor fi-
liale
Comparve pertanto c^li al vccchio ,
.

c alle
3 >

vergini ; onde fu cofa facile il cono-


fcere che a coloro , che
pcrirono per lo in-
ccndio ,nonmanco Iddio, ma il merito.
Fu adunquc aperta immantinente la ilrada
alle pic
donzclle , e ritiratad la fiamma
, Ja-
che liberamentc
paffalfero . Tanto
"
,
[cio
fu il merito dclle fantc tanta
5>

vergini , la

vir-
PR1MITIVI CRISTIAN1. Il
virtu del la picta loro , chc il fuoco medcfi-
9 ,
mo dovette ccdere , c prelhr loro oflcquio,
erevercnza . Ma quantunque
foflc fingo-
3
lare 1 e la pieta , c la carita de figli-
affetto ,

noli criftiani verfo loro genitori , ancorchi


i

idolatri ; con tutto cio non erano fovente_j

corrifpofti, ondc invece di provarc gli


cffctti

della loro carita, e benevolenza , erano cru-


delmente diferedati (4)eaccufati a Prefidi
dellc Provincie , affinche o rinncgafTcro Cri- .iv.

ilo , che avea loro infegnato i


giufti doveri dci
figiiuoli vcrfo il padre ,
e la madrc, o foflero
barbaratnente flraziati , privati di vita .
Quindi e, chc Tertiilliano ncll -Apologetico
iittefta, che verfo la fine del fecondo fecolo,

quando tgli fcriveva , giornalmente erano


iftefli loro familiar! aflediati i Criilianr,
dagl
c opprefli nelle loro adunanze , e fevcra-
nieme cruciati (6) .
Origenc ancora nel i. libro
p.
contra Celfo Epicureo (c) racconta , che il
Scnato Romano , che gl Imperadori in varj
tempi , chc foldati, i popoli , c gl iftefli ge-
i

5
Ditori dc fedcli aveano cortro di loro cofpira-
to , flcch farebbe ilata oppreffa la noftra fanta

religionc , fe non foile data fodenuta da


una
virtu alia umana fuperiore . Arnobio final-
rnerte nel ftcondo libro contra dc gentili (tf) p (<i)

cosi fcrivc : Non vi ha nazione cosl barbara, *&*


l
5,
e coslalienadallamanfuetudinc , che non 5

flafi , per la virtu del Rcdentore , fpogliata


9) dclla fua fierezza , c non abbia fentimenti
j, di umanita e piacevolezza ; e febbcne voi
,

j, gentili ptrfeguitate a mortc i feguaci di


queiia legge , c dottrina , con tutto ctp
3) crelce giornalmente il noftro numero ad on^
.ta ielle rpflre minaccc , q de toraiend , co
12 I> fe C O S T IT M 1

quali ci lacerate . Non paventano i fervi 1

5>
fupplizj preparati loro da^padroni ; v.ogliono
piuttofto lemogli effere abbandonate, da lo-
ro mariti , che r/nunziare a Crifto, e i fi-
gliuolinulla curandofi della eredita paterna,
5

5J mantcngono illibata ne loro cuori la y.era re-

ligione . Era in Cefarea nella Cappadocia


fotto P Impcro di Decio , o di Valcriario uii__3
fanciullo chiamato per nome Cirillo. Qiu-fti
febbene era n*ito da padre gentile , tuttavolta
avendo converfatoco fedtli, apprefe le mafllmc
del criilianeflmo
,
e corrifpondendo alia divi-

nagrazia, fece in pochiifirno tempo progreffi


cotanto maravigliofi nella pieta , che avea
fempre in bocca il nome del noftro Divino
Maeftro Gesu ; ficche ne per promefle , ne
perminacce, ne per battiture , che moke gli
furono date , fi lafcio mui fupcrare
dagp idofa-
tri, anzi foffriva egli tutto
volentieri,e fperava
di dovcr patire dell altro
per amore di quel
Signorc, che per noi era ilato barbaramente
confitto in croce. Frattan-to il
padre di lui mot
fo a fdegno , lo caccio via di cafa e proibl t
,

che gli foffe fomminiftrato cio , ch era necef-


farioper foftentarfl . Lodavano molti il crude!
genitore , e maiMvigliavanfl nello fteflTo tempo
della fortezza del
fanciullo, e della fede di
, !

lui , che abbondantemente di cofe


ma^giori ,
epiuutili lo provvedeva . Non pafsd gratt.,5
. ,
tempo, che fu di cio avvifato il giudicc di
^elarea ; il quale avendo a fc chiamato CiriU
lo procure di diftoglierlo dalla fana credenza .
,

giovanetto pieno di coftanza , non


I

pa-
ventando le minacce del tiranno ne muoven-
,
5
dofi per le carezze
, ch
erangli fatte , rifpoic
a fuggenmenti dell
iniquo Preflde lo odo :
DE PRIMITIVI CRISTIANI.
qualora fono riprefo pel
mio Redcntore .

fonodifcacciato da mio padre, faro ricevuto da


Dio Anzi che mi rallcgro meco medeflmo
.

vedendomi privato della cafa paterna , percioc-


che avro la forte di abitare in un alcra molto
maggiore, e migliore po- . Volentieri mi fo

vero , acciocche po(Ta godere dell eterne_j io

ricchezze Non temo la morte , perchc pre-


.

vcggo di aver a menare una vita molto piu


fe-

lice^neir altro mondo Adirato per quefhi rif- .

il fece fubito legare Cirillo , e


polta giudice ,

ordino, per provarlo, chc fofle condotto al luo,


go, dove era accefo un gran fuoco, acciocche
fo(fe bruciato . Ma avendo veduto, ch eg i non
fi era punto mutato , lo richiamo , e lo efor-

to a ravvederfi , e a obbcdire al fuo gen i to


re . Allora il
, fan to fanciullo
prefo maggiore
vigore , cosl imprefe a parlare
e :
fpirito ,

danno mi hai arrecato o tiranno . In va-


gran ,

no hai accefo il fuoco , e in vano hai arruotata


la fpada molto maggiore la cafa , che
. Ella e
dovro e molto piu abbondanti fon
io abitare ,
>

le ricchezze preparatemi dal Signorc. Brucia-


mi prefto , atiinche predo poifa io godere .
Avendo offervato il giudice , che Cirillo non
potea eflere fuperato , e che acquiftava mag-
gior coraggio, e a circoftanti , chc amaramen-
te per tenerezza piagnevano , rifpondeva :

dovete ridcre , dovete godere , dovete volen-


tieri condurmi al
litogo del fvpplizio , c non
lagrimare ; voi non fapcte in qual ciltd do-
vrd io abitare 1 comando 5 che foffe crudel- Dcll amo-
niente uccifo , come fu fatto dagli empi came- -rt degliuo-*
fici , con eftremo dolore de
riguardanti .
^

ni
III.

profellavano
Non era minore
alle loro mogli
1 affetto

,
, che
e le
i Criftia-

mogli aVg rf /
I ^^
"
il
i or o

loro mariti .
1
4 i> E e o s T u M i
loro mariti , di quello , che i
figliuoli
itravanoa lorogenitori , c i
genitori a* loro
figliuoli . Or Hccome queflo tale amore era__
cafto y e puro, cosi foventenon con aitro no-
mc er^nu le mogli appellate da* loro con for-
ti , chcdi /orelle
, c di conferve , come
leg-
giaino ne lihri, che Tertulliano fcriflTe alla_, -

.an"
fua *g)*(*) tcmeva deJIa Che fe i! mama
coftanza della propria conforte nclla
relfgione,
enellafoda virtu ^ che dee effere
propria del
criiirano , non (fjlamente la cfortava colle
pa-
rofe a effere fcrma nef
priraoproponimento 5
mafeavea abiifra di
comporre icriveale an* ,
r
cora de iibrf ,. lochc free i! fuddetto TertuL
liano , che ne* due librf di fopra mentovati ef-
pofe alia fua i
pericoli a quali farebi>efl
,
cfpo-
(la, ledopola mortedi paf-
lui aveflfe voluto
fareallefeconde nozzee prendere un marito ,

gentile . Ne afpettavano eglino il


pericolo .
Anzi che per confermarle
maggforinente nclla
vera virtu, non tralafciavano di
efortarfe a_^
olfervare pirntualmente le maffirae
infegrtatcci
tfaJ Redentare e a foifrire
, per Gesii Criilo i

L. m. & crudeliRacconta S. Ckmente Alef-


ilrazf .
j
H.ET.C.MK. la-rulnno appreffo Eufebio di Cefarea (fr) che
Pietro Principe
degli Apotoli ve-
duto che
fua moglfe era la
per la confefTione
dena ianta fede condotta da
carnefici al fuppli-
"o,
congratulofH feco medefimo , perciocche
eomprendeva , ch eragli toccata colei per
f>rte
, laquale in breve dovea volare alia
^de beatr. La ciiiamo
nome di
egli adunque pel
lei , e confolandola dolcernente le
,
^
donna ricordati del
Signore . Eufebio
opa di averrffcrito un fatto cost avventuro-
e feiice (Terva
9 5 che tali erano i matri-
inoni
*
PRIMITIVI CRISTIANI .

mon; ne primi tempi del criftiuneflmo , e che


tal perfetta dilezionc dc congiiigati .
era la

Non altrimenti erano dalle mogli amati i mari-


ti . E per veritu dimonrammo noi in altri luo

ghi , chc S. Giuftino Martire nella fua feconda


Apologia parlando di una donna , Ja qualc ef-
fendofi ravveduta delle fue in/quita , erafl con-
vertita a Gesu Crifto , e avea principiato a_j
menare una vita cfemplare , e vcramentc_*
criftiana , da chiaramente a divedere , che il

primo penfiere di lei dopo la converHonc fu


circa il ritrovare la maniera di trarre alia vera
credenza , e alia pieta il marito . Ma che Ic fu
corrifpofto malamente , perciocche il marito
rtiedefimo involto nelle tencbre del gentilefimo,
avendola accufata di eiser ella criftiana, procu-
ro ; ch ella foflfe non folamente fpogliata di cio,
che pofifedeva , ma che foflfeancora condotta
al fupplizio (4). Per la qual cofa fa d uopo
(a) N. if.
confe flare , che quelle efpreflloni di affetto de* p- Edit, 9*>

marid vcrfo le mogli loro , c delle mogli verfo in - J 747.


1mariti , che gli antichi noftri faceano fcolpire
nelle loro lapidi fepolcrali O) Vide
(t) , non provcni- A
1IJ *
vano , die da un catto e r pio amore. ,che lo- . ,
""

.. . , ,. . . tin t Chnit.
ro avea, per cosi dire,
legato gli ammi , *
jvea fatto che con pace abbiano coabitato 3
si ,

2 regolato la loro
famiglia , per molto tempo .
(mperciocche S. Clemente Romano , che fcrif-
lelafua prima lettera vcrfo la fine del
primo
lecolo della Chiefa , lodando i Corintj, i
quali
avanti la fedizione aveano vifTuto con tanta
pie-
:a 5 e modeftia unione , che ferviano di
, e

^fempio aile altre chiefe , cosi fcrifTe de do-


^eri de mariti verfo le loro conforti e dcllc
,

nogli criiliane verfo i mariti , ch erano addct-


:i alia meJefitna no lira religione : Eravate voi
fog-
I 6 J> E C O S T V Af I

Vefcovi e davate il d onrto


ibggetti a votfri ,

onore a* preti , e a vecchi , ed efortavate i


giovani a cffere onefti , c virtuofi , e le donne
a vivere ienza colpa , e caftamente , e ad atna-
re i loro mariti , fecondo cio , che le maflime
criiliane richieggono , afSnche iiando elleno
fotto la regola dclla obbedienza , oneftamente
attemieffero al
governo delia cafa , e con mo-
deftia poftaflero. Eravate pertanto tutti di
fi

un animo umile , fenza chc mai v infuperbifie,


e (Ten do piuttofto foggetti , che dcfiderofi di
comandarc ,
e di tenervi
foggetti gli altri , av-
vezzi a dare piuttoffo , che a ricevere, attenti
agP infegnamenti di Dio , e dilatati nelle vi-
fcere di lui , e avevate d avanti occhi del- agli
la mente patimcnti di Gesft Criita . Per
i
liu>

qual cofa godevate un ajtiflima pace , e ave


vate un grapdifiirao deflderio di
giovare agli
altri . Eravate
e fernplici , e vi di- iinceri ,

menticavatefacilmente delle ingiurie, e ave


vate in orrore , e in abbominio
qualunque dif-
fcnfioac , e tenevate come
fcolpiti ne* voftri
an ^J i divini comandamenti
(4). In quefla_^
ed unione viveano i
Corinth. B. pace ,
primi fedeli . Che
T F%
(e tra tutti loro re nava la
concordia , e ia pa-
"

S
CC molto P * r *% ella tra mariti , e le_>
oLt" ,

o>ul
mo mentre fapevano i loro doveri , e fc-
1

condo le mafTime del fan to


Vangelo fi regola-
vano . E per verita non
pud negarft , che fom-
ma fofle la cura de ianti Vefcovi che una
,
tai forta di unione non
iolamente fi mantenef-
fe ma andaffe giornalmente crefcendo
5 per-
fi confervaffe la pace nelle
famiglie, efoffe
e del Redentore da
niedefimi nemici delia
tede lodato, Qiundi
e, che fcrivendo
no con particolar cura
, la raccomandava-
BO
DE* PRIMITIVI GIUSTIANI * I J
3
no a loro colleghi
, popolo e al altresl . Ondc
Santo Ignazio Vefcovo di Antiochia , il quaie ,
come akrove vedemmo, lodo la carita , e la_>

pieta de fedeli di quelle Chiefe , alle quali in-


dirizzo F epiftole , ch egli fcrifle poco tempo
avanti il fno martirio, cosi dice neila fua let-
tera a Policarpo : Parla alle mie forelle , ed
elbrtale ad amare il Signore, e a dare col cor-
po , e collo fpirito obbedienti a loro mariti.
.Avvifa flmilmente i miei fratelli che amino ,

nel nome Gesu Criftq le loro mogli , come


di
il
Signore ama la fua Chiefa (a) S. Clcmente . ,

Aleflandrinoancora, che vifle verfo la fine de! p-,1 7 .T\I!


fccondo , e nel principle* del terzo fecolo ,
Opp.fr.
nel quarto libro
degfi Stromi cosi ragiona
A pott. Ed. :

E pure fantificato il Matn monio , che fi con- Lo J a -^


trae pel verbo , fe i 174tft
congiugati fi foggetta-
no al Signore , e ne portano il pefo nella cer-
tezza della fede . Sara anche bene,che il matri-
inonio non fi celcbri ne per la bellezza della_^
donna le ricchezze dell uomo ma
,^ne per j
,

per la virtu Fa d uopo , che le


.
mogli fieno
3
obbedienti a loro mariti , ftimando , che fia
loro dovere oflervare la
temperanza , e_^
1

la Dio . Per la e
giuflizia , la pieta verfo
qual cofa fcrifle elegantemente S. Paolo (^>):
( b)Ep. ad
che le donne attempate debbono avere un__>
lir.c. il.
fanto abito , ed eflere lontane dal calunnia-
re e dal bere molto
, vino, acciocche pof-
fano iftruir le fanciulle e che debbono
,

an\are loro mariti , e figliuoli , ed eflere


i^

prudenti e cade , e amunti della


,
temperan
za ,
e
avere cura della famiglia , e dimo-
manfuete , e foggette a loro mariti ,
flrarfi^
pcrche non fia beftemmiata la parola diDio.
Piuttoflq dice egli (c ^ Ep a<

, (0 feguitate la pace , e
B
j8 i>
R" C O S T U M I

con
la fantificazione
, tutti fenza la quale niu-
. In quefta giiifa vivca
(O Clem, no vcdra Signore (a) il

Jav. Strom, la maggior parte de Criftiani de primi fecoli


P-* 2 4-%- della Chiefa con edificazione ancor de genti-
dice TertuHiano , il cui
li ,quili , come
i

abbiamo altrove apportato , rimanevano


paflb
maravigliati , otfervando ,
die appena uno di-
ventava criiliaoo , die fubito mutava coftu-
me , e vivendo caftamente , facea conofcere
coll efempio , ch egli era feguace di Gesu
Crifto .
Deli am 6- T.T , i J5rj
meno amore de
t>

era ardente i fede-


. li verfo i loro fratelli , perciocche era regola-
oihrofra-ta&zllo Spirito del Signore . Per la qua!
ftcffo

cofa tanto erano tra loro uniti , e concordi 3


che parea che uno non fi potefle feparare_5
,
I

, x:ome coda dagli eiempj de


dall a!-ro figliuo-
li di Santa
Sinforofa, e della Santa Martire Fe-
lieita ,
primi de quali patirono fotto Adriano
i

in Tivoli , e jecondi fotto Antonino Pio in_ 5


i

Roma.Quindi nafceva lo ilndio di cercare i lo


s

ro vantaggi , e di
procurare , che fantamen-
te viveiTero e quando foffero fciolti da le-
,

gami di quefto corpo mortale , volaffero feli-


cemente al cielo per -godere queila perpetua , e
beata vita 3 ch e promeflfada Gesu Crifto Signor
J*. f*.-.*** r ,,^ ^
ancoralorc
6
e
n. vi* .
comun i
i combattimenti contra il nemico co
ap!id
Rwinart. p. munedell* uman genere in difefa della hoftrs
83. fanta rcligione , onde fcendevano infieme ncll
aaifitcatro, e infieme erano lacerati , e ftra-
ziati da manigoldi , e fcambievolmcntc fl ani-
9 alla a foffi ire per Criftc
fll<lvano e-
Xa,S. S m- oattaglia ,

^ morte CO Che fc i fratell/ o le forelle di


phorof/M. ,

c S.Felic. qualcuno de nofu-i vilmente cedeva alia cru-


M. I. c. delta de .tirarrai , non puo efprimerfi quantc
dolor
!>!: PRIMITIVI CRIST1ANI * I

dolor gli recaflcro .Pregavi eg!i con caldiillme


lagrime i! Signore , chc fi degnaflfe di avere uii-
fericordia di perdonare la colpa , e di
effi ,
e di
fominiftrar loro fuo divino ajuto , acciocche
il

faceifero penitenza del loro misfatto , e alia


Chiefa , dolenti , e ravveduti tornaffero (4) , (n) Upifh
e non ceflava di fupplicare finche non avea la_->
CeJerini ad
D la
confolazionedi vcderli reftituiti al criitianed- ^
,, _ , S.Uypr, bp. ,

ial era
nv> . amore fraterno de noltri mag- XXI Je 4 ^
p.
giori, i quali non contentidi averlo dimoiira- Ed. Oxon.
to c colle parole, e cogii effetti ,
volevano
ancora , ch-j tbflTe cfpreflfo fino ne manni ,

e faceano icolpirc nellc lapidi fepolcrali gli


affctti loro , e fignificavano quanta d:lpi.ici-
iiiento avefle loro recato 1 etTerfi i eparat i da
lor fratelli (&). (b)T.lll.
Ant.Chr.p.
u. j

B . II.
2-o * C O S T U M I

II-

DclU cant* de primi criftiani verfo


i loro projjimi .

Am*r de -m
/T g n tre Giuda penfava al modo di efe-

erio i loro
j

V
sm re il, , crudel
JL T JL *?. rt
.
tradimcnto del iuo
n- n.
divmo Maeftro , quefti ftando co
j t

fuoi difcepoli , e volendo loro dimoftrare la


nota , per cui doveano efifere diilinti dagli altri
uomini , tra molti ricordi che lafcio loro , uno
i

fu il
feguente , giufta il Vangelo di S. Giovan
ni : farete allora voi conofciuti per miei , quan-
do darete a diVedere a tutto il mondo di amar.
vi, e di eOTere uniti fcambievolmente
Queflo .

documento talmente rimafe impreffo negli ani-


mi dc noflri maggiori , che non fl trovava per.
fbna necriiliana , ne gentile, a cui non defife-
ro evidenti/Iimi contrafegni di una fpeciale di-
lezionc . Qi^indi e , che teneramente amavano
non folamente gli amici , e quelli , che ufava-
poloro qualche forta di umanita , e cortefla ,
ma ancora quegli altri , che H perfeguitavano,
c gli odiavano a morte .

II. E per dare incooiinciamento a que-


9
ilo
paragrafo dall amore verfo criftiani , fu i

cgli ccrtaipentc gr^nde , si e si manifefto a


tutti , che i ne rimanevano
gentili medefimi
maravigliati , fecondo cio , che racconta_>
Luciano Samofateno nel fuo empio Dialogo
intitolato il
Pdltgrino (4). Laonde Tertullia-
nel capo xxxix. del fuo
np Apologetico C&)
.rii. dice: Tanto e manifefto P amore che fcam
,

bievolmente ci portiamo , che alcuni eflfendo


PE* PRIM I TI VI CRIST IAN I . 21
invidiofi lo in mala parte e accu-
, traggono ,

fandoci dicono, vedete come fi amano , ( poi-


che gentili fi odiano tra loro ) e come vo^lio-
i

no morire Tuno per altro ( perciocchegl ido- 1

Jatri fono piu pronti ad ammazzare il proffimo ,


che a patire per lui ) . Lo fteffo aitefta Minu-
cio Felice nel celebratiflimo Dialogo intitolato
lir ajill
Ottavio dove ragionando de fedeli Cecilio
(<0
]

idolatra ^rimprovera loro amorc , che gli uni 1

agli alcri moilravano ,


cosi dicendo : amanfi
eglino prima quaii,che conofcarto. Atenago- fi

ra intfgne Filofofo Criftiano , che , come a!tro-


ve dicemmo , fiori ncl fecondo fecolo della
chiefa , volendo convincerc con argument!
chiari , e manifefli i noftri fieri 9
e capital!
perfccutori , oppone loro qual notiflTima ed
evidente cofa il difprezzo delle ricchezze , e_*
della prefente vita , e la fcambievole carita , e
che pcfc*3 p 53
"

dilezione de crifliani . (6) Noi, <//Ve,

33 chiilimo apprezziamo la prefente vita, e per


39 queilo
tale difprezzo delle mondane cofe af-

33 piriamo allafutura , che goderemo in cielo,


33 ameremo Iddio , e il figliudo di Jui , noi
fe
noi diifi , che amiamofino i noflri nemici ,
>3

33 come potiamo eflTcre condannati al fuppli-


zio 9 ? Recava grandi/Timo ilupore a* ne-
-

.y

della noilra fantafede il vedere, che ve-


i

nendo un criftiano di fuori , febbene quefii non


fofleftato mai conofciuto da* noftri, era nuila
di meno accolto da eili con incredibili fcgni di

godimento , e ricevea i
piu chiari contrafegni
ed era fovvenuto , fe ne avea bifo-
di aftetto,

gno. Quindi e , che mofli dall odio, e dalla in.


vidiagl idolatri , andavano empiamente fpar-
gendo , che i criiliani av.eano certi
fegni occui-
ci, e ignoti agli altri uomini, pe quali diltfn-
B 3 gue-
(a)Min. gucvano loro compagni i Per la qua! co- (<s).

Oft. p. 81.
ja a ne jj togljere qucrto pregiudiziale fofpet-
to, cos) loro rifpofe Ottavio appreflb Minucic
(b)p. 31*. Felice (i) : Non ci diftinguiamo per alcun.
5.5 occulti contraffgni , come voi penfate , m<

per la modeflia , e per la innocenza noftra .

5, Onde ci amiamo fcambievolmente , lo che a

voi difpiace,perche non pofliamo odiare niu-


,, no, e ci chiamiamo fratelli ^ come figliuoli
5, tutti di un Dio , come conforti della fleiTa

*
5, fede j
,
e come eredi della beatitudine t
(lefla .

.,, che fpcriam di godere . Impcrcrocche voi 3


5.,
o gentili , n^ vi am ate tra voi , ne ceflate
5, mai di odiarvi 5 ne vi chiarnate fratelli ,
fe fon cofpirate alia morte di qualcuno de
voflri proffimi ,, . E quanto al chiamarfi
frateili del qual titolo fa d uo-
, Ci
glof iavano ,

po notare , efTer ella grandiflima la fciocchez-


za , e la fcipitezza di alcuni uomfni i non
quali
badando a cio , che fcrivono imitano i
fettarj
de noflri tempi , e mettono un tal nome in_.j
burla, fenza confiderare , che non folamen-
te i fanci Francefco , e Domenico lo che e
,
noto a tutto il mondo , ma eziandio fanto
Igna-
zio Lojola , fcbbene Chierico
Regolare , in
una fua lettera fcritta a uno degli Eccellen-
tiflimi Signori Contarini 5 [ nella qua! let
tera , che fi conferva in una
cappella di quel-
la nobilifiima cafa , fi fottofcrive Frate
Igna-
zio ] e altri , che per
pieta , e dottrina fu-
rono adoprarono . Ma torniamo al
illuftri , lo-

x. noflro propofito
B
Atenagora nella fua Lega-
.

zione al
luogo citato (c) , avendo voluto
dimoftrare la cafita de fedeli del fuo
tempo
particolarmente verfo gli altri , che profef-
favano la ftefla fecondo
religione^ fcrivc :
PR I MI TI VI CRIST I AN I.
J
1>E

eta di ognuno , altri fono chiumati da noi fi-

gliuoli , altri frat^lli , altri padri . I minori


ibno appellati figliuoli , g!i uguali^fratelH , i

maggiori padri ;femine , fe fo-


come anche le ,

no minor! , fono da noi medefimi chismate fi-


fore lie , fe m.iggiori madri
gliuole , fe uguali .

Fra tanto gentili molfi dalPodio , e dalla in-


i

vidia, molte calunnie inventarono , a fine di


fcreuitarci appreffo il volgo e andarono
fpar- ,

gendo che ,
adunandofl i criliiani di notte tem

po, ccmmettevano infamita e fcelleratezze , ,

che la modeftia vieta di nominare ,


e contra i

principi congiuravano
. I nodri per liberarfi
dalle veflazioni , e per tdglicre una si pregiti-
diziale opinione conceputa da popoli contro di
loro , la qual opinione potea in qualche ma-
niera impedire la propag^zione del criftianefi-
mo 5 non mancarono di rifpondere fubito , e_?
didare a divedere a coloro ,
che congiurato
aveano a noitri danni ; che avendo Gesu Cri-
Redeiuor noftro comandato a fuoi di ama-
fto

re
i

il
/r s \ c
pro Hi mo 0?), non potcano i fedeli trala- p e j
i ! i W
,

fciare di moilrargli ogni maggiore attenzione ,


c di giovargli , fe le forze loro Jo comportava-
no Che nulla di male faceano nelle adunanze
. .

Che fi congregavano in un luogo non per ,

mttare di follevarfi contro il Principe, ne


per non eftere veduti ma per fare orazione, e ,

per dimpftrare la loro fedelta ai Signore , e per


promettergli tutti uniti infleme divivere fem-
pre caftamente , e di feguitar la giuiiizia . Che
Je adunanze , e lecene loro erano ^fgapi , cio^
carita , perciocch^ da c-ffe poteva_5
appellate ,

ognuno comprendere , quanto tra loro fi amaf- *


fcro , e quanto foffe puro P afFetto , che fcam-
A \ t

.bievolmente>ij profeffayano (A) . L^onde lo xxxl x. pag.


B 4 lleffo zij.
& E
*
c o s T u M i

Hello Plinio il Minore che ncl


,
a Bitinia con-
tro de noftri avca incrudelito , confefso nella
fuacelebre Jettera a Trajano(Y),cheadunandofi
L. x.
(a)

Ep. xcvu.
i crifliani
5 prendeano inileme cibo , nui par-
poteflfe recar nocumento
p. co, echc non
<j2j>. a vc-
5
runo . Era per tanto crefciuta la carita de cri
fliani verfo i lorocompagni a un fegno tale ,
che coioro, i quali aveano delle pofTeflioni , e_*
abbondavano di ricchezze, credevano , ch el-
leno foiTero a tutti gli altri comuni , ficche
apertamcnte diceano di non avere niuna cofa
di proprio . Qinndi e , che Luciano uomo mal-
dicente , c ncmico loro capitale nel fuo Dia-
(b) 1. e..
logo intitolato il Tellegrino (^) , dice : chc-j
. avtaci ferfiiafo II noflro primo legislator e di
efftre noi fratdli , ondc noi difpregiavamo
tutte lefacolta terrene , e le
ripittavaMo co-
muni. Per la qual cofa S. Giuftino Martirc-5
^
(c)n.Lxvn. ncl a ua
^
prim a Apologia (c), defcrivendo i
P . Srf. coflumi de fedeli dell eta fua attefta die da
,

quel tempo , che Gesu Crifto iilitui in memo-


riadella fua pafTione la facra
Eticarillia, eghno
tutti unitamente fe ne ricordavano e poten-
,

do ajutavanogli akri, cheaveano di bifogno ,


ed erano fempre infieme . Lo fteflb faceafl ver-
fo la fine del fecondo fecolo della Chiefa
,
quando Tertulliano fcriffe il fuo
Apologeti-
x
Anchcperlefacoltanoilrc, dice egli,
rj fiamo fracelli le quali facolta tra
, voi, o gcntili,
goaftano anchc fa naturale fratellanza. Adun-
que c0endo noi diuncuore, e di un anima ,
ftiraiamo comune tuttocio, che potted iamo.
Tutte le cofe fono comuni apprefso di noi , ec-
cettuatc le
mogli . Non altrimenti vivcano i
edeh del quarto fecolo della
Chiefa . E per
vero dire 3 Eufebio nel
primo libro della foa
Evan-
CRISTIANI .
25
Evangelica Preparazione (d) fcrive , che gran
x*
moltitudine di uomini , e di donne abbraccia- ?
vano ia noftra fanta religione , e volcano , che
foflero comuni a bifognofi le loro fufhnze,
e procuravano di trattare come loro fratelli
coloro 3 ch erano da gentili chamati foreftieri,
c pellegrini . Ma fe era fingolare T attenzione
dc noftri antichi nel fovvennire colle loro fa-
colta , e fofhnze i poveri loro compagni , mol-
to era maggiore lo fludio , che ufavano per
iflruirli , fe erano ignoranti 5 per richiamarli

al diritto fentiero , fe erano traviati , e per


dare loro animo di avanzarfl nella pieta , e nel-
le buone opcrazioni 3 fe moftravanfl bcne iftra-
dati nella religione, e nella fequela dclle virtu
. E
criftiane () quanto a quelli , ch eranfi
difcollati dal/a fana Dottrina , o dalla oflcr-
vanza dell Evangeliche leggi , per tralafciare
cio , che fcrive S. Clemente Romano nella fua 3c vir.
lettera a Corintje S. Cipriano nell eccel-
,
y
lente libro de caduti , c S. Giuftino Martire_j
nella feconda Apologia al numero fecondo ,

baftera folamente riferire cio che S. Dionifio


,

Aleflandrino racconta appreffo Eufebio Vefco-


di Cefarea nel feflo libro (c) della Storia Ec-

3, Stavano ~, dice c?li


clefiaflica : ~*
^^ ^ Ammone , <*

33 Zenone 5 Tolommeo , e Ingenuo , e il vec-

a, chio Teofilo avanti il pretorio, e avendo of-

fervato,ch era ftato condotto per caufa dlla


3, religione criftiana un certo uomo d avanti al

33 giudice,e che per paura flava egli per rinne-

33 gare il Redentore , gli faceano cenno di flar

3, forte nella fede , ftendcvano le mani al cie-

3, lo , %e varj gefli faceano , onde i circortanti

3, poteffcro intendere , che la debolezza di


3, quel fedcle rec.aya loro grancli/Iimo difpia-
ciaien-
I) K C O S T U -M I

3, cimento ,
c che com era loro Iccito , pro-
3, curavano di confortarlo , e di fargli animo a

3, foffrire tormenti , ch erangli


per Gesu i

33 minacciati dall iniqtio , e crudele tiranno.


3, Per la qual cofa , eflendo ilati veduti da
gentili ,. eglino prima di efTere prefi da ma-
3, nigoldi , fi prefentarono da per fe medefimi
3, d avanti al tribunale , e difsero di eflere cri-
Moltiffimi efempli a quefh foini
fliani .

glianti leggiamo noi nelle Iftorie , nclle opere


de primi Padri , e negli atti de Sand Martiri
apprcffo il Ruinarzio , che per brevita fiamo
coftretti a tralafciarc. Baftera folo defcrivere
cio, che Origcne riferifce .nel fuo libro terzo
contro di Celfo Epicureo O) : Egli e falfo ,
3, cosl e fcrive , egli e falfo , che macftri i

3, della divina dottrina procarino di trarre al


3, cfidianedmo i foli flupidi , efcimuniti, e
33 i vili, e glifchiavi, e le donnicciuoie , e
35 i
ragazzi . Sono coftoro chiamati , e vero ,
a, affinche diventino migliori , ma fono ancora
3, chiamati degli altri affai different!* da fimii
gente . Imperciocche Gtsu Criito , eflendo
Salvatore di tutti gli uomini 5 e raaHima-

Ep^dTim. " mentede fedeli(^) fieno eglino ingegnofi ,


! c. iv. v. 35 ofemplici, e anche propiziazione apprefTo il
10 -
padre pe noftri peccati , e non fohmente
,3 pc noftri , ma eziandio per quel di tucto il i

Cc)Joh.r. mondo (r) . Laonde ella e cofa inutile il ri-


Ep.c.U.v. fpondere alle parole di Celfo, che dice : I

e che
cofa e di male /
55
cffere erudito , e / I
avere coltivato ilproprio
3,
ingegno con frofon-
de , e dotte meditazioni e f e il
, , effere
j, comparire prudente ? come p^ljono 9queflc^y
3, cofi ripugnarc alia cognizione di Dio ? Non
35
giovanoforfepiti, enon conducono ma$gior-
menti
DE PRIMITIVI CRISTIANI. 27
1\
wente a conofcere la verita ? Machi dice
che fla male 1 effere emdito ? Anzi noi altri
criftiani confefilamo , efier ella una via alia
virtu la dottrina ,
c la erudizionc; e nc
5, meno fapienti della Grccia darebbero tra
i

gli eruditi luogo a.coloro , che ammettono


53 perverfi dogmi . Ghi nega inoltre , che fla
5, bene il coltivare con erudite meditazioni il

3, proprio ingegno ? Ma quali fono le ojiti-


5, me meditazioni , fe non lo fono le verc ,
3, e qtielle , ch eccitano a feguitarc la virtu ?

5, Ella c ancora bucna cofa 1 eflere prudente ,

5, ma non gia il
procurare di comparir tale ,, .

Veggiamo per altrociojche Celfo aggiugne :

j, JVon vfggiamo dice egli , / ciarlatani 3


,
i

3, quali ffacciano le loro inezie per ie piazze y

jj accoftar/i alle adunanzt degH uoniinifavj , c


35 prudenti ,
e
quivi vender e le loro frottole :
5, ma dovunqne vedono aduxati ragazzi ,fervi
c
59 perfonc fciocche , Idfonofoliti di accoflarfl
cercano da loro fl&ufo . Or vcdi come
5, e II

5, coflui ci calunnia paragonandcci co ciarla-


j, tani , che vanno o vendendo
cantando ,

5, le loro frottole per quali fono


le piai-ze. Ma
_
mai le noilre inezie ? qual cofa facciamo O
a quelle , che fono fatte da
5,
npi foinigliante
ciarlatani ? Non fiamo noi foliti
3, per avven,-
3, tura di leggere i libri facri , e di
efplicare
le lezioni , che facciamo nelle
3, adunanze, e
5, di promwovere la
pieta verfo Dio , e la vir-
3, tu ne* popoli , e di fare si , che niuno di-
35 fprezzi Tonnipotente Creatore dell univer-
fo , e che tutti fieno lontani da cio , ch"e
3, cortrario alia ragione ? E avrebberofenza_3
53 fallodefiderato gli ftefli Filofofi di congre-
gare molti a i quali udiflero i loro difcorfi
35 cir-
!>
C O S T U M 1

circa P onefto . Lo che fecero alcuni Cinici,

3, i
qualipubblicamente alle perfone , che
3, a cafoin qualche luogo fi adunavano , era-

,, no foliti di ragionare delle loro opinioni . E


3, che ? ardira egli Celfo di paragonarc a ciar-
latanicoloro, i quali non infegnano agli
99 eruditi, ma ccrcano degli uditori ne trivj ?
3, No certamente , eflcndo cofa degna di uiu_
3, uomo ben allevato, e onefto Piftruir 1 igno-
3, rante . Che fe non debbono eflere incolpati
coloro , che cos! operano , come potranno
eflere derifi ,
e maltrattati i fedeli ,
de qua
li fono alTai e piu giovevoli di gran
migliori ,

lunga gl* infcgnamenti ? E per vero dire , i


3) Filofofi pubblicamente infegnando , non._j

ifcelgono i loro uditori , ma ammettono


3, chiunque a cafo fi avvicina per afcoltarli ;
3, laddove i criftiani , avanti di afcrivere qual-
3, cuno tra loro compagni 5 o uditori , efa-

3, minano lo fpirito di lui , o privatamente lo


3, informanodella verita della religione. Che
fe cflervano , che quefto tale fa del profitto

3, e perflfte nella determinazione di avanzarfl

j, nella virtu , e nel vivere oneftamente , al-

3, lora volentieri lo ricevono , e gli affegnano


39 quell ordinc , che gli e dovuto, ammct-
9
3, tendolo o tra catecumeni , i quali da poco
tempo hanno cominciato a credere , e non__j
3, fono ftati ancor battczzati , o tra quegli aU
3, tri , che, quanto le forze loro comportava-
3, no , hanno dimoftrato di perfeverare nel lo-
3, ro proponimento , e di non voler altro , fe
3, non che cio , che piace a* criftiani . Tra
3, quefti fono deftinati alcuni , i quali efamini-
no coftumi
i e cerchino di
, fapere la vita di
5, coloro , che fi ammettono al noltro ceto ,

affin-
DE PRIMITIVI CRXSTIANI ..

affinche trovandofi qualcuno reo di qualchc


fcelleratezza , (la egli privato della Ecclefla-
(lica comunione , e veggendofi gli altri at-
tenti a fervirc il Signore , iieno abbracciati
con carita 3 e colle efortazioni , e cogli
efempli divengano di giorno in giorno mi-
e il modo , che tienfl con-
gliori . E quefto
tinuamcnte da fedeli contro de cattivi , c

fpecialmente contro di quelli , che fi danno


35 alia libidine . Or il puo egli foffrire , che i

Roitri, quali fonodiligenti nelPiftruire , c


i

nel mantenere nella virtu i loro compagni ,


fleno da Celfo paragonati a ciarlatani ? La
35 fcuola de Pittaeorici riguardando
o come_?
*-f
t

55 morti coloro, che abbandonavano la dot-


35 trina del fuo primo iltitutore , fabbricava
,, loro de cenotafj ,
ovvero de fepolcri vuoti;
,, e i criiiiani piangonocome perduti, e morti
,, que difgraziati , quali ibno caduti in qual-
i

5, che grave peccatOj e veggendoli poi rav-


3, veduti , li conflderano come rifufcitati ;
febbene con cautela, e molto piu tardi gli
3, ammettano alia comunione 3 di quello,che fu-
3, rono per la prima volta ammeflTi al noflro
ceto e gli efcludano da ogni
;
dignitk , CLJ
3, prefettura Ecclefiaftica , per aver eglino
profanato, cadendo nella colpa grave, il fan-
3, to battefimo ..... Adopriamo noi adunquc
ogni diligenza , affinche il nodro ceto cofti
uomini prudenti.
di
III. Ma
poiche abbiamo pocanzi detto , che
granditfima era la pieta de noftri maggiori ver it vejfo
io i fcdeli
bifognofi , fembra eflTer eila oppor*
tuna cofa , che brevemente dimoftriamo
,

quali foffero 9 e a qual clafle appartenelfero le

perfone , die da loro erano fovvenute . E in


primo
2O B C O S T U M f
I>

debbono effere mentovati i chie-


primoluogo
rici, quali effendofl fpecialmente
i confacrati
al culto 3
ealfervizio del Signore , ed eflfendo
dcdinati al miniilero del facro altare , e noru*
potendo percio attendere negozj fecolarefchi,
a
doveano efTere foftentati dagli altri . Erano
eglino pertanto mantenuti colle oblazioni , che
da criftiani faceanfi alle chiefe , talche no n_^>

mancava loro ne il vitto , ne il vefHto , poiche.


altrimenti farebbero ftati coftretti a girare per
procacciarfi da vivere , la qual cofa non parea
conveniente allo ftato , che profeflfavano .
Quindi e , che San Cipriano Martire molto fl
maraviglio di un certo Geminio , il quale ef-
fendo profUmo a morire , dichiaro tutore de
fuoi figliuoli Fan (lino Prete onde cosl fcriffc :

Ep. .1
al clero , e alia
pJebe de Furnitani (4) . ,, Egli
tv
.p. 3) e qualche tempo, che fu ftabilito in ua,j
i.EJ.Oxon. J5 concilio che niun chierico , o miniftro del
,

Signor Iddio fofle dichiarato da qualflvoglia


a, perfo-na nel fuo teilamento tutore , o pro-

curatore , perciocche tutti coloro , quali i

3, fono am meffi nel clero , e fono onorati col


1
33 divin facerdozio debbono fervire a
, fagri-
3, fizj 3 e all attendere alia orazio-
altare , e
3, ne- . E per vero dire troviamo noi fcritto
,3 nelle facre lettere , che niuno di quelli ,
33 che militano a Dio , deefl intricare negli af-
33 fari fecolarefchi
acciocche poffa piacere a
,

33 quel Signore , da cui e flato approvato . La


33 qual cofa efTendo ilata detta di tutti , quanto
a, mcno debbon ichierici lafciar/i flrignere da
9

lacci del fecolo , i


33
quali chierici effendo oc-
53 cupati nelle divine , e fpirituali cofe , non
3, poflfono attendere agli atti fecolarefchi , ^j
33 terreni , con ricedcre daJla chiefa ? Anzi-
chc
PJIIMITIVI CRISTIANI.

3,
che avendo Lcviti nell antica legge ofiTer-
i

,
vato quefta religiofa ordinazione ...... che
3, prefentemente ancora fi offer va nel clero ,
non e ragionevol cofa , die i chierici fieno
3, levati dal fucro miniftero ,
e f?eno obbligati
3, agli uffizj fecolarcfchi ? ma fi contentino delP
3, on-->rc di efferc ammeffi , chc tra fratelli
vivono colle oblazioni , e ricevendo quafi le
3, le dccime de trutti, non fi fcoftino da fa-

crifizj ,
e dall altare
IV. Non minore fu la carita de primi cri-
ftiani verfo coloro , ch erano ftati prefi ,
e
carcerati per motivo di relieione
b- Impcrcioc-
.
r
,
, , , , /-
.
i

che lubito , ch era fp.iria la fama ,


chc qualcu-
nodc nodri era ilato imprigionato per la con-
felfionc della fanta fede , concorrevano uomi-
ni , e donne 5 vccchi , e giovani alia carccre ,
e non folsinente raccomandavanfi alle
preghie-
re di colui , che conllderavano vicino al mar-
tirio , ma pagavano ancora i carcerieri per cf*.
fere introdotti alia prigione ,
e avere il como-
do di baciare le catene di lui ,
c di fervirlo , c
di fovvenirlo in tutte le neceffita , che aveffe
rnai avuto . Qu^indi e
, che Luciano fcrittor
gentile , il quale , come altrove accennammo ,
viflfe nel fecondo fecolo della chicfa avendo
,

offervato , quanto era grande la pieta de fede-


li verfo i carcerati ,
e parlando di un folennini-
mo, e fcelleratilfimo impoltorc , il quale avea
finto di effere Dia-
crilliano, cosl fcrive nel fuo
logo intitolato del!a morte del Pellegrino
Effendo egli in prigione 3 e aven-
do i crilliani creduto 5 che una tale Cftla-?****
3i mita fofle a tutci loro comune , non tra-

?, lafciarono cofa veruna, a fine di poterlo ibe- j

33 rare 5 e ricondurlo alle loro cafe . Ma poiche


3, videro,
32 I> K* C O S T U M I

videro , che non poteano conchiuder nulla J


determinarono di preftargli ogni fervitu , e
foccorfo con afllduita, e particokr diligen-
3, za. Avrefte adunque veduto fino dalla mat-
3, tina delle vecchiarelle , delle vedove , <L->

degli orfanelli venire alia prigione ; n fola-

3, mente quefli, macoloro ancora , che tra


3, feguaci di Gesij Crifto , erano di rnigliore
3, condizione , i quali talvolta corrotti i cu-
3, flodidella carcere a forza di danaro 9 cntra-
vano aconfolare 1
impoftore , daefli non__5
3, ancoraconofciuto e a pernottare con lui .
,

,,, Preparavafi di poi la cena 5 e leggevanii i


3, libri 3 che appreffo loro fono tenuti per fa-

3, cri . Che fe le limofine , le quali facean-


fida fedeli, appartenenti a quella Chtefa , a
cui fpetcavano confefTori del Siffnore
.*-
i
o j. noa..^

erano fufficienti per foftentarli, fcriveafl dal


Vefcovo , o da Sacerdoti di efla alle altrc chle-
fe , gara concorrevano apreftar ioro
le quali a

cpreito, e volentieriffimo qucgli ajuti , che


poteano maggiori . Per la qual cofa fcrive nel-
(a)n.Ill.
lo ilefib diaJogo (a) Luciano: Anche dalle
F 55^ 3, citta dell Afia vennero alcuni mandati da 3
3, crittiani
per ajutare il carcetmto , e per di-
5, fenderlo,
e per confolarlo ; poiche talmen-
te amano i loro
3, compagni , che moftrano
3, particolare allegrezza , allorche fi danno
33 loro delle commiflioni onde
fomiglianti ;

3, per ifpedirla in poche parole , non perdo-


3, nano a veruna cofa . Portarono eglino anch e
3,
mplto danaro all imprigionato Pellegrino ,
e in quefta
3, guifa gran frutto ne riporto egli
dalla femplicita di coloro
, i quaii credono
35
di dover eflere
s,
immortali, e percio difprez-
2ano non folamenre le fuilan^e loro ma I
,

33 ezian-
PKIMIT1VI CRIST1ANI .
I)K* 2

^ eziandio la morte . Era nato quefto lode-


voliflimo ufo fino da* tempi de Santi Apoftoli ,
e talmente erafi propagate nell eta fufleguen-
ti, che ancora
ne veggiamo le vcftigie si nelle
altre , come principalmente nella fanta Roma-
naChiefa .
Leggiamo pcrtanto negli Arti Apo-
flolici , ch
etfendofi prcveduta da
diTcepoli
abitanti Antiochiainla fame , che avrebbe

ridotta all ellrema anguftia la Giudea , <leter-


minarono di ibccorrere i Crifliani di quella
Provincia 3 e nniti inf5eme , contribuirono
quel tanto , che
fu loro poflibile , e
per Pao
lo ,
e Parniiba lo mandarono a Gerufalem-
me (4) Diooifio Vefcovo di Corinto , che
. S.

fiori net fecondo fecolo della chiefa , avendo


faputo quanto fi foffero fegnalati in quc-
,

flo genere i Romani , Tcrifle Joro la fe-

guentc lettera. , 5 Fin dal principle del cri-


ftianefimo avete voi avuto quefla lodevolc
,,,
ufanza di beneficare in varie maniere no- i

flri fratelli , e di ajutare moltiffime chie-


fe ftabilite in diverfe cittk mandando loro

,, larghe limofire . In Qiiefla guifa non fola-


mente follevate la miTeria de bifognofi , ma
foccorrete ancora i poveri fedeli , che fono
condannati a metalli , ritenendo fempre la
,, conluecudine , che avete ricevuta da voftri
,,, maggiori . Qu^ello iftcffo coftume e (lato of-
fervato dal voftro Vefcovo Sotcro , ne fo-
5, lamcnte c Ihto ofTervato , ma eziandio ac-
j, crefciufo, avendo egli fomminidrato copio-
famente il
bifognevole a fanti , e avendo
abbracciati con vifceredi padre i noftri fra.
telli , che fbno cofla venuti (^),, . Dimo-
ilravano pure i noflri antichi il loro affetto H>
E. cap
verfo i carcerati vifltandoli fpeflo a fine di ^ .

T*m*m. C
con-
34 D li C O T U M I

confolarli ,
e rccare loro qualche conforto ,
come coda da patfi di fopra defcritti di Lucia
no , e dalla letcera de Santi Martin di Lione ,
e di Vienna, riferita da Eufebio Cefatt enfe nel
CO c. ii,
quinto libro della
Scoria Ecclefiaftica (d) ,
p-iir. e da Tertulliano hell Apologetico il
5
quale
nel trentanoveiimo capo in quefla guifa ragio-
3*<
na(6): ,, Ognuno di noi ogni thefe , o quan-
3, do vuole^ e fe vuole, e fe pud , offre qualche
35 fomma didanaro. E non e gia egli coftret-

3,
to da niuno a dare,ma fpontaneamente fom-
,j miniftra cio,che gli pare. Tali oblazioni fono
3, come depoflti di pieta . Poiche non fi
fpende
3, ildanaro medefimo per fare de bancnetti ,
,^ ma per alimentare i poveri 5 e per fotterrare
3, i ftiorti ,
e per foftcntare i fanciulli , e !e fan-
3, ciulle 3 lequali fono prive di roba ,
e non >

,.}
hanno parenti che le manterigano , e per
3

33 foVvenire i vecchi 5 e i carcerati , e coloro ,


9
3i che fono condannati a metalli , e confinatj
33 alle ifole per caufa della religione criiliana ,

,3 efTendo queili alunni della loro confeifione .


Lo (leflb autore efortando i fervi del Signore^
che per la fede erano tenuti in prigione 5 e at-
tendevano giorno del loro martirio ^ a fare
il

orazione , ad efercitarfi nella pieta , e nel-


e
jib. ad la mortificazione , fcrive loro (c) . 5 , Tra_>
. c. i.
^ g|- a jj ment i ^ e }] a carne ^ benedetti marti -
3, ri , die vi fono dalla fanta madre Chiefa e
,

33 da ognuno de noftri fratelli fomminiftrati;


a, riccvete ancora da noi qualche avvertimen-
to 3 checonduca a pafcer lo fpirito . Poich^
j
3, non giova, ch eflfendo fatollata ia carne,
abbia fame lamente ; anzi che fe vien curata
3, la parte die conofciamo efler inferma , non
,

*, debfce certamente trafcurarfi e laguarigio-


33
DE* 1 RIMITIVI CRIST I ANt .
J
I *..-. 1? I__ 11 f ~J
ne , conforto di quelle cofe , che fono
e il

a raaggiori infermita , e debolez-


55 foggette
ze . Dalle quali parole ognuno puo age-
volmente comprendere , quanto foffero in_>

quella eta diligenti , e pronti i ncftri maggiori


5
di provvedere a bifogni de confeffori di Gesu
Criffo tenuti da gentili nelle carceripcrla fe-
de . Non altrimenti fcrive S. Cipriano nella
quinta EpiftoIa CO ,, Chieggo , dice egli ,
che .

non celfi la voftra attenzione ,


e la voftra oioa.
3 , follecitudine di procurare pace . Imper-
la

ciocch^ febbene i noftri fratelli fi dimoftrano


55 defiderofi , per 1 amore , e per la dilezio-
55 ne loro di vifitare, c di trattrre i confe(Tori,
i
quali fono gia ftati con gloriofi principj il-
Jullrati da Dio , con tutto cio deefi cio fare

concautela, e non gia con folia, c grande


concorfo del popolo 5 affinche non ne fia pro-
vocata la invidia de gentili , ne impedifcafi
in avvenire P
ingreflb nella carcere a coloro,
che poffono eflere a carcerati di confolazione,
e di follievo,
e affinch non perdiamo tut-
to volendo molto . Procurate pertanto, che
55 i fedeli feguano il noftro configlio , e che
55 con un temperamento tale, fi potfano vifitare
55 icarcerati con maggior flcurezza Cosl pu- .

re i
quali offrono il facrifizio nellc
preti , i

prigioni appreHb i confefTori , non vadano


55 molto uniti irjfieme , ma un folo col fuo dia-
55 cono a, vicenda
perche e la mutazione delle
35 perfone , e la diTomiglianza de volti fcema
3,^
fenza fallo la invidia . E nella Epiftola do-
dicefima (b~) . 3) Benche mi ricordi , dice
egli, (b) p. a?,
5, di avervi fovente avvifati di fovvenire vo- i

33 ftri fratelli tenuti in carcere da


gentili , per
53 aver eglino confeffato il Signore 3 tutta volta vi
C 2 53 efor-
J B e O S T U M I

eibrto di nuovo a procurare con ogni fludio,


ediligenza , chcnon manchi
nulla a coloro ,
a quali nulla manca per acquiitare la gloria .
E volefle Iddio,che la condizionc del mio gra-
do mipermettefleditrovarmi loro prefente ,
,,
volentieri ,e con prontezza adempirei verib

gl imprigionati
noftri fratelli tutti gli uffizj di
dilezione . Ma rapprefenti la vortra diligen-

35 za il mio uffizio, c faccia tutto cio , che


5

5S
deed fare verfo di que Santi
,
i
quali per la
33 divina degnazione fono ilati illuftrati con.j
tanti , e si gran mcriti di virtu , e di fede .

Era ancoratanto eccellente la pietk , e la cari-


ta de Criftiani verfo i carcerati di Gcsu Cri-
Ho , che aveano meftiere di effere rattenutia
non frequentare in tanto numero le prigioni ,
come cofla dal defcritto pafso diS. Cipriano
Che fe riufciva loro di entrar dentro le career! ,
gettavanfi tofto a piedi de confeflbri del Signo-
re,e ftrignendofegli al fenocon particolari fegni
di pieta , e di devozione , iilantemeiite prcga-

vangli,che di loro fi ricordalTero, e pregaffero


Dio , che fra poco gli avrebbe ornati colla co

rona del fanto martirio . Quindi e , che Ter-


tulliano nella celebratiflima opera indirizzata
(*) 1. xl. alia fua moglie (4) : come
potrai dice , fe tu
c.iv. la mia morte prenderai per marito un_-?
p.i<^l.
dopo
gentile , come potrai ottenere di frequentare
le carceri , e di baciar le catene de confef-
1
fori di GesuCrifto ? Mold efempli dell amo-
re , c della pieta de criftiani verfo i carcerati
leggiamo noi negli Atti de* Santi Martiri . E
per vero dire, chi avendo letto il capo primo,
c fecondo del libro
quinto della ilioria Eccefia-
ftica di Eufebio Vefcovo di Cefarea ,
non ha
ammirato la
diligeazade fedeli nel provvedere
di
DE PRIMITIVI CRISTIANI. 5 7
di tutto il
bifognevole i fanti confefiori di Lio-
ne, e di Vienna , e la coftanza loro nel pro-
curare di vifitarli, e di raccomandarfi alle_*
loro orazioni ? Eflendo ancora ilati prefl for-
to Decio infieme con Pionio Prete della Chic-
fa delle Smirne alcuni altri ,
e dopo un rigo-
rofo efame condotti alia prigione , ne furono
avvifati i criftiani , e
fubito apparecchiarono
cio , ch era neceffario per foftentarli . Non
avendo voluto confeflori di Gesu Crifto rice-
i

vere le offerte , che loro faceanfl da pii fede*.


li , e avendo detto Pionio, che
quantunque_j
avea egli avuto bifogno di moke cofe , con_j
tutto cio non avea mai incomodato veruno ,
irritarono i cuftodi delle carccri ,
i
quali adira-
ti, perche vedeano non poter ritrarre alcun
di

vantaggio dalla prigionia di que fervi di Gesu


Crifto li rinferrarono in una carcere piu ofcura,e
non permifero piu a noftri di recare loro ve-
run conforto O) . Lee^efi pure neii Atti de B
c s \K i
Ar
Rumarr. n. i
,
W
Santi Montano , Lucio , e compagni , che pre- Yr
*
/- 1C 11 r, i P*
li che rurono , e condotti alia prigione , feb* fq.
bene orrore di quel luogo , e la caliginc al-
1

tresl recava loro grandifTima moleftia , e tra-

vaglio , tutta volta furono confolati con celetfi


vifioni da Dio , e dipoi foccorfi da fedeli x i
quali venendo fovente a ritrovarli , e ajutan-
doli erano loro di fingolar ponfolazione (6). (b) Ibic!.
Ma lafciati a parte gli cfempli della pieta de pag.ioi. n.
noflri antichi vcrfo carcerati di Gesu Criflo , lv
i
*

e omai tempo , che fcendiamo a ragionare dell


amore che a vecchi , e alle perfonc deboli
,

dimoftravano , le quali non poteano procac-


ciarfi colic fatiche delle loro mani il vitto .
V. Siccome adunquc in ogni eta grandifllmo
fu il numero degl invalidi , o de ridotti a un
C tale
5 8 I) E* C O S T U M I

che colie fatiche loro


non potcano
tale ftato ,
anche f attenzio-
mantenerfi, grandiffiraa u>

de antichi nel procu-


ne , e la diligenza nqftri
e patfaife-
rare , che foflTero ben proyveduti ,
tanto di vita che loro
ro con minor pena quel ,

rimaneva. Per la qual cofa fcriflfe Tertulhano


(a)c.xxxix a Gent iii n el fuo Apologetic (4) , che le li-
P IZ *
da criftiani mentre fi adunavnno
mofine fatte
nella chiefa ,
non erano gia deftinate a far de
conviti, ma a mantenere i vecchi , e gli al-
tri fedeli , che non aveano modo di foilen-

tarfi . Che fe per la poverta delta non citta

erano fufficienti le oblazioni di una chiefa per


mantenere tali perfone ,
erano elleno fovve-
nute da fedeli delle altrc chiefe, le facolta delle
riftrette . Qu.indi e , che
quali non erano cosi
avendo intefo S.Cipriano , trovarfi in un 1 uogo
dell* Affrica un no mo , ch eOfendofi efercitatp

prima di farii criftiano nell arte comica , la_j

quale arte era da noftri avuta in abbominio;


duravadopo lafua converfione a iftruire in_j
quell infarne meftiere i giovanetti ( percioc-
che non gli erano baftevbli , come e andava_j
dicendo ,
le diltribuzioni della chiefa per man
tenerfi ) fcriffe a Eucrazio Vefcovq la feguen-
te lettera : Hai flicnato di confuitarmi ....
a, intorno all iftrione ,
il
quale e (Tended con-
vertito tuttavolta perfe.vera nel fuo ver-
,

gognofb meftiere , e facendo egii il mae-


3, ftro ,dottore non per iflruire , ma per
e il

guaihre e perdere i giovanetti , infinua


,

loro cio, che ha malamente imparato; e


mi hai interrogate , fe debba egli comunicar
3, -co fedeli . lo ftiino , che non convenga ne
3, alia difciplina del fanto Vangelo , ne alia
3, maella del Signer Iddio , che la verecondia,
e 1
PE* PR I MI TI VI CRIST I AN I.
5) e onor della Chiefa fi contain ini con una_
1

J>
si infame , e turpe contagione .... Poiche

eflendo proibito nella legge all uomo di por-


tare la vefKj di donna , ed eflendo dichiara-
j, ti che ofano trafgrcdir
maledetti coloro ,

queita legge , quanto maggior colpa fara el-


3, la adoprare non folamente i feminili abbi-
1

S3 gliamenti , ma i gefti ancora difonefti , e_j>

35 molli . Ne fi fcufi cgli , con dire di aver ab-


5, banclonato il teatro-, fe non ceffa d infegna-
,5 re agli altri il modo di rapprefentare nella_^
5, commedia. Imperciocche non puo crederfi,
ch di fare un si obbrobrio-
egli abbia ccflato
5, fo meftiere ,
fe ibftituifce in fuo luogo de-

3, gli altri . Che fe poi dice


di non aver modo
3, di mantenerfi , e va lagnandofi della fua mi-
3, feria , puo eflcre ammefTo tra poveri della
35 Chiefa , edeffere come loro a fpefe pubbli-
che mantenuto Ma fe la vollra Chiefa__>
. . .

3, non ha fufficienti limoflne per alimentarlo ,

,5 puo trasferirfi a Cartagine , e ricevere da


noi cio , che gli e necetfario pel vjtto , e pel
3>

veltito , e non infegnare in ayvenire la pro-


3>

33 feffione , che apporta un danno mortale agii

33 uomini .
VI. Ella e inoltre malagevol cofa il defcrive-
re con efattezza lacarita, e T attcnzione de
noftri maggiori verfo gl infermi . Impercioc
che non folamente andavano a ritrovarli quan
to piu fpeflp potevano , ma fomminiftravano
loro ancora tutto cio , ch* era neceflfario per
follevarli , e gli efortavano a foffrire i travagli
con pazienza 5 e adopravano tutti que mezzi ,
che fembrayano opportuni per la loro guarigio-
ne . Ne ritiravanfi punto da un tal efercizio
di pieta , e di mifcricordia verfo gli ammalati,
4 C an cor-
4o I) E* C O S T U M I

ancorchctemeOero, ch* effendo peftilenziale ii

morbo, potea loro apportare grand! ffimo de-


trimento . Anzi dimoflravanfi allora eglino
in queflo genere molto piu fervorofi , e dili
recare qualche fbllie-
gent! , purche poteflcro
vo a tribolati loro fratelli . Non iftaro io qui a
defcrivere i
paffi di S.Giuftino, di Tertulliano,
e di altriche ragionarono o general?nente
3

della pieti dc noftr! antichi verfo loro profli- i

mi, o in particolare [ come cofla dal libro


compoflo dal P. Teofilo Rainaudo della Corn-
pagnia di Gesu intorno al martirio per la peflc]

del defidcrio di giovare agl infermi ,


e del co-
flume di vifitare, di confolare , di medicare gii
da primi fedeli . Baftera folo il
appeflatiufato
riferir brevcmente cio , che racconta S. Dio-
nifio Vefcovo di AlefTandria de fuoi
Diocefani,
appreffo Eufebio nel fettimo libro della Storia
Ecclefiaftica :
Sono , dice egli , prefente-
3, mente ripiene di lament! le noflre contrade .

Tutti piangono , e
pel grandifllmo numero
de morti , e de moribondi tutta la citti
35 fembra che deplori il fuo lagrimevolifli-
,

39 mo flato Imperciocche, come fi legge nel-


.

le facre fcritture de
primogeniti degli anti-
33 chiEgizj tutti uccifi per caftigo in una not->

5, te , cosi ora per tutto fi fentono de clamo-

35 ri . Non vi ha cafa dove non fi veda qual-


,

3, cuno per la
pefle privato di vita . E Dio
33 volctfe ,
che un fob fi vedefle in ogni cafa .
3, Ma prima , che ci foflTefopravvenuta quefla
3, orribil difgrazia , moke agerbe , c aflai
33 gfavi calamita aveamo noi foffertc , Fummo
in
,3 primoluogodifcacciatidalla citta , e feb-
,3 bene eravamo noi folamente da tutti perfe-
?3 guitati 3 e fcacdati , e opprefli ; nulla
PE PRIMITIVI CRISTIAHI .
"

n no cclebrammo le fantc fefle . In qual u n .

qtie luogo noi fummo, tra molti , c gravi


travagli e nel campo , e nella folitudine , c
nella nave , e nella flalla , c nella prigione,
noi fummo come in untempio , e facemmo
,, le facre adunanze. Ma molto piu folenne fu
la fcfta , chc celebrarono Santi in cielo ,i

tofto , che confumarono il loro martirio .

Dopo quefli avvenimenti , fu ella tutta la


provincia affiitta fame, e per la gucr-
per la

ra , le quali calamita furono a noi, c a gen-


tiltcomuni. Ma fuccedette poi la pace , che
Gcsu Crifto Salvator noftro a noi foli fi de-
,, gnodi concedere Dopo. che noi refpiram-
, mo alquanto, infieme co noftri perfecutori ,
,, fopravvenne quella gran pefte , che riufci a
, noftri nemici fopra ogni cofa si terribile , e
atroce , che fupero la opinione di tutti .
, Non reco pero gran danno,ne fembro clla si
, fpaventofa a* noftri , anzi fervl di motivo da
meditare , e di efperimento , p pruova del-
la virti i di ognuno . In fatti molti (Ti mi fede-

,
li
per la fingolare ,
e ardentifTirna carita lo-
, ro , non curando la propria loro falute , cd
, efiendofi uniti infieme mentre liberamentc
>

, vifitavano gPinfcrmi , c procuravano di fer-


, virli , e di medicarli , furono efli pure for-

, prefi dal male , e gloriofamente terminarono


,
i loro giorni,avendo eglino volentieri foffer-
, to, chc TaJtrui male fofle in loro trasfufo,e in
, efli medefimi fofTero rapprefentati dolori i

, de proffimi . Ritrovaronfi ancora molti , i


5 quali avendo colla fervitu , chc aveano ufa-
, ta agli ammalati , reilituita la falute a

, parecchie pcrfone , dopo tante fatiche , c


, tanti pericoli , trasferendo in fc qucll^u*
mor-
4* 1) F. C O S T U M I
33 morce , che dovea toccare agli altri , te
33 minarono quefb penofa , e lagrimevole
9) vita . In quefh guifa ceflfarono di vivere g
33 otcimi noftri fratelli , tra quali furono a

33 cuni Preti , e Diaconi , e molti laici di 1<

33 devoliflimi coftumi , talche quefto genere .

33 morte per la picta , e per la carita loro fen


33 bra , chc pofl^ eflfere paragonato al mart
33 rio. Eglino adunque mentre fervivano ai
33 appeftati , e vedevano qualcuno vicino
33 fpirare 5
fi accoflavano con particolarifTin
33 contrafegni di affetto al luogo 5 dove e
33 giacera , lo efortavano a raccomandarfl
5
S3 Signore ; ch era morto , con
e fubito ,

33 pieta fingolare gli chiudeano gli occhi ,


e
33 bocca, edi poi fe lo mettevano anchc fill
e altrove lo
33 fpalle , trafportavano , dove
35 potetfero lavare il cadavere
, e finita quei
33 ceremonia lo veftivano , lo abbracciavanc
3, e finalmente lo portavano a fcpellire . M;
33 gentili fecero tuttoil contrarioIrnperckx .

33 chc gettavano fuori delle cafe coloro , c


erano tocchi da! male , o fuggivanli , a
corche foifero loro piu flretti 5 e piu cari p
3, renti , e nelle puhbliche ftrade morihon
33 gli abbandonavano , o veggendoli mor j

33 non pfavano di dar loro fepoltura , temen<


33 il
contagio ,
e di dover efler partecipi de
33 morte 3
la loro ul
che con tutta la diligenza
j, non
ta fu loro poflibjle di fchivare . Cc
?

egli . Tanta fu la carita de fedeli yerfo gl ir


fermi , e tanta la differenza dc coftumi de ge

/o 4 .
fq .Edl
Avea pertanto ragione Tertulliano di rir
Taur. proverare agli adoratori degl idoli la grand
verfita,che paflava tra loro , e i
feguaci di C
su C
DE*l>RIMIfIVI CRIST1AN1 .

u Crido dicondo: C*) Qjale infcgna noi TJ a ^ 1 * ac! *

v
fc non fela pritna fapienza , per
, portia-no , ^V
,
cn run ad.>riaim le op^re dellc altrui mani; y euct. an.*
i

,
1 aftinenza per cui non tocchiamo la roba 1745 .
,

,
dol prqfli no;la continenza, per cui ne manco
, ofla.iv> di contaminarci cogli occhi ; la rnife-

, ricordia, per cui ci pieghiamo a giovare a

, bilo^rufi; veriu , psr cui fappiamo fof-


la

,
frire la m^rte ? Chiunque vuol intenderc ,
:

, qua i fi^no i criftiani ,


fervafi pure di quefti

, indizj .... Voi ftefTi ne voitri colloquj fiete


, foliti di dire ; come mai quel tale , eHfendo
,
crilliano , e untruffatore , fe i criftiani non
, tolgono T altrui roba ? come puo cfler e si
, crudele , fe i criiliani fono tanto mifericor-
, diofi ? Cos! voi attcftate , che non fiaino ne

,
truffittori, necrudeli, mentre riprendetc
, alcuni , che menano una vita diverfa da^
, quella , che menano cotnunemcnte criilia- i

>
ni ,, . Che
qualcuno rnai dimandafle , co-
fe
ic aveffero tanto
coraggio noil-;i anrichi , e i

ome fenza punto ternere moltiflimi di loro


si
gravi pericoli
fi efponeflfero ; Sappia-j
gli ch erano di una fermiflima fede , e_j
,

,i una flraordinaria fpcranza , e di una ca-


ita
fingolare dotati ; e que tali, ch erano
i forti , e fondati nella virtu , erano anima-
con frutto da loro pa(tori a
difprcggiare la
i

none e a non
lafciarfi fuperare dalla pau-
,

a : onde
San Cipriano nel libro in-
fcriflTe
olato delta mortalitd Cb} Sebbene moltif- &)??*? :

K n rr j- c ut Edlt.OxoH.
, iimi appreno d: voi , o miei fratelli , abbia-
no foda la mente, e la fede ferma , e Fanirna
>

, devota , che non fi atterrifce punto per la


prefente peitilenza ,
ma come pietra forte ,
e (labile torbidi imped , e
rompe piuttofto i

i flue-
44 ;;> I? COSTUM*
3, i fliuti violent! del fecolo , invecc di ceden-
fuperareda loro ; ondc vince
e di lafciarfi
3,
cd e provata colic tentazioni ; nulla di m
no, perche ho io conofciuto , che fono alcu
,, tra laici ,
i
quali o
per la debolezza dei
animo loroo per la piccolezza della loi
,

35
fcde 3 o per ladolcezza della prefcnte vita
3>
o per la delicatezza del fcffo , o anche p<

k ignoranza della verita non ifhnno forti


3, e non dimoftrano una invitta cofhnza di an
33 mo , mi e par u to , che non fofle cofa da di f

3, fimularfi, e daeffere taciuta , affinch^ , quai


3, mediocrita , cc
to fara pofllbile alia noftra
3J pieno vigore,e co ragionamenti ricavati dal
facre lettere ficno rifcoffe le neghittofe Joi
3, menti ,
e chi ha cominciato a effere di Die
e di Crifto degno di Dio 5 e di Crifta
, fia

,, Bifogna adunque che colui il quale mili , -.

3, a Dio, riconofca fe fteflTo e ricordandc ,


i

3, di cflfere nel campo celeifle , non tema le


i turbini di
3, tempeflejC quefto mondo,avend
33 predetto quefti avvcnimenti, e avendo Crif
3, iitruito gli uomini , e dinioilrato ioro , cc
3, prepararli, e confortarli , la maniera
5 ,fopportare con pazienza lagucrra , la fanr
,, tcrremoti , e le peltilenze , che farebbei
i

,, nate in varie regioni . Da quindi il Sani


beliiiTimi , e utiliflimi avvertimenti al fuo pc

polo , e con forza incomparabile di eloquen;


rammenta loro i doveri del criiliano , e
eforta a non temere le tribolazioni, le mil
rie le difavvcnture fanno itrac ci
, , poiche
e alia gloria, e al godimento della vera , e pe
petua beatitudine .
Wf ci
^^
Eflendo eglino adunque flati, come p
volte dicemmo3 i noftri
maggiori ripieni
cari
DE PRIMITIVI CKISTIANI .
45
arita verfo Iddio ,
e il
proffimo , facilmentc
yeano compaflione dcgli -afflitti 5 e quelle^
efercitavano , onde po-
pere di pieta per loro
e comprenderfi quanto fofifero non folamen-
mifcrieordiofi , ma eziandio diftaccati dalle
e di quefto mondo . Or ficcome ordinaria-
lente avviene , che le vedove ,
e i
pupilli
bbiano bifogno di effere fovvenuti
percio fi- ,

o dagli fteffi principj del Criftianefimo una_,


elle principal! difpofizioni ? che furono fattc
5
la noftri maggiori , fu il
prenderfi la cura con
oro grave difpendiodi provvedere a bifogni ,

a quelle perfone , che non aven-


comodi di
o chi loro fomniiniHraiTe il neceflario foften-
amento , in una quafi cftrema
fl ritrovavano
liferia Per qnal
. cofa furono deftinati da
la

anti Apoftolia queilo impicgo alcuni , i quali


a)
ome racconta S.Luca negli Atti Apodolici ( (<i),

erano convertiti dal giudaifmo ; e poiche po- P


A ft c-
A
3 dopo gli altri , che provenivano da profeliti,

on ne furono affatto contenti , onde il lamen-


irono dicendo, che coloro effendo Giudei, non
)ccorrevano le vedove Greche, come erano fo-
tidi ajutare le Giudee 3 gli Apoftoli avendo
enfato non effer ella convenevol cofa , che_^
:bandonata la predicazione della divina pa-
Dla , da per fe ftetfi attendeffero a provve-
er le famiglie ,
e fpecialmcnte le vedove ,
le
uali aveano meftiere diparticolare afliftenza,
elfero , quanto piu prefto poterono , i fette

ripieni di Spirito Santo , e ne diedero


>iacont

rola incomfaenza, affinche tolte le parzialita^


odeffero i fedeli una perfetta pace. Ne fola-
ente in Gerufalemrne ne primi tempi della
hiefa , ma nelle citta ancora non molto lonta-
i da quellametropoli, dove era ilata predi-
cata
1 COSTUM3
cata noftra fanta religione , fingolari furoti
la

gli efernpli di carita ,


e di mifericordia veri
le povere vedove . Imperciocche rife ri fee nc
(a) Ci rx*
gli Atti S. Luca (4) , ch eflendo giuntd S. Pit
v.j8* % tr o a Lidda , e avendo cio intefo i fedeli ,
*

quali abitavano injoppe , fpedirono


fubito d i

uomini , affinche lo pregaffero , che colla ma \

giore pelefita , che avefie potnto , fofle ven i

to a n trovarli , poiche era loro neceftaria


fua prefenza . Non tafdo egli punto di feconc
re le loro brame , onde portofll in compagi i

de dee meffi a Joppe , e fattofi condurre al <

uacolo , crovo molte vedove , le quali art i

r^mente piangendo la morte di una donna c <}

fliana chiamata Dorca , e in altro lingungd


Tabita ,
la qual donna effendo ricca , era
lica di riveflirle ,
e di foccorrerle , pregaM
no , che ottenefle colle fue preghiere d *
Dio ^ ch ella tornaflTe a vivere . Fece egli pc j
tanto ufcire tutti dal cenacolo ^ e piegate I >

ginocchia fece orazione, e di poi rivoltofj |

corpo 3 difle : Tabitd levati . quefte vo A -,

apri ella immantinente gli occhi , e avendo


duto il Santo
Apofto.lo , fl pofe fiibito a fedt ,

c finalnientc rizzatafi coll ajuto di lui , fu


ftituita viva alle fedeli vedove ,
che aveano
fpirato il riforgimento di lei . Era fratta
5
cosi imprelfa nelle menti de primitivi criili
la maflima di effere mifericordiofi verfo le
dove flefle , e i
pupilli , che S.Jacopo Apo:
i

lo nella fua cattolica Epiflola (&) fcrifle :


pura ,e immacolata religione appreffo Dio ,

Padre e qusfta wfitare i pupilli * e le : <vc

(c) n. iv. ve nelle loro tribolagioni , e cuflodirfi immA\


l&nazio Mar
Lt
*
lato da queflo Jfecolo. Sant<~>
fot^rl *3*^*^ Z
. _ .

a fcritta a S.Policarpo
PE PRIMITIVI CRISTIANI .
47
he non debbono eflere neglette le vedove ,
e
he dopo Dio, il Vefcovo dee prendcre la
ura loro . EfTendo adunque
data cosi patente,e

lanifefta la carita de notfri maggiori verfo le

, non
vi ha
edove e i , maraviglia , fe i
pupilli
entili medeflmi ne rimanevano perfuafi ,
ma
oiche erano accecati, mala
il tutto traevano in

quefta virtu deridevano.


arte,ed empiamente
la qual cofa Luciano Samofateno nel fuo
>er

intitolato delta morte delTellegrino ,


")ialogo

a) attefla , die di buon ora pupilli , le veo i


(a) n.xu.
:hiarelle,. e le vedove concorrevano alia car- P- 5 $4* T -

:ere ,
affinch venendo i fedeli a vifitare Pirn-

rigionato per
Gesu Crifto , poteffero efiTere
alia loro carita al folito provvedute . Ma Saa
;iu(Hno Martire , il
quale ben fapea, qual fofTe
i
forgente della compafTione, e della miferi-
ordia de* cf iftiani verfo poveri , e fpecial- i

icnte verfo coloro , ch elfendo feguaci di


lesu Signer noftro , non aveano chi loro
rocacciafife il neceflario foftentamento , nella
i
ja prima Apologia , cosl fcriflc agPlmperado-
. Antonino Pio , e Marco Aurelio(&) ,, I
fe- :
(b) n. ixvu
deli , i quali abbondano di facolta , e vo- p. *<?

,
gliono , fecondo cio, che loro pare con-
venevole , danno quel, che vogliono al
Prefidente della Chiefa , e cio , che fi rac-
coglie fuol effere fpefo per le vedove , per
gii orfani 5 per gl infermi , e per gli altri ,
i
quali hanno bifogno di eflere fovvenuti 5
5
come pe carcerati , pe pellegrini &c. .

on altrimenti fcrive Tertulliano nel fuo cele-


;
*e
Apologetico (c) , mentre apertamente
;: nfefTa , che da fedeli era fomminiftrato il bi-
;! gnevole a fanciulli , e alle fanciulfe 4 delle
iali erano morti i genitori 5 c le fuftanze era-

no
O S T U Mi I

no molto riltrette . Ne fcemo gu molto cor]


andare de tempi la mifericordia de noftri ve ;

(b i povcretti , e fpecialmente verib le ved


ve , i pupilli, e pellegrini , trovando r
i

nelle lettere di Giuliano Apoftata , come a

preffo vedremo, che per


atterrare la religior
criftiana, ftimava egli effer neceflario , che fi
fero i noftri imitati in cio da gentili , affinc
le noftre operafioni buone non faceffero lol
ombra , e non fi accrefceffe il numero de i
guaci del Nazareno .
Ma fe grand! erano \

effetti della carita de noftri maggiori verfo


in generale , non puo negarfi , che
pupilli
quanto maggiori foflfero verfo i figliuoli de Sa
ti Marti ri La qual cofa non folamente cofta
.

(a) n.xv gli Att dellc SantePcrpetua,e Felicita


i
(tf"),

P- 8<r

da molti altri eftratti dalla Storia Ecclefiaftic


Imperciocche mi do facilmente a credere , c
non folamente per la ftu vafta trudjzione 5
per elfcre ancora figliuolo di Martire , fu O
gene da giovinetto abbondantemente prow
duto da que fedeli 5 i quali concorrevanc
J. vi HE ^ent ^ (W E non e certamente credibil
c .il. c ^ e a vendo eglino i noftri maggiori avuto p
p-zij."

Ed.Taurin. ticolar cura dellc cole uppartenenti a Sa


Martiri 5 abbiano con tutto cio , non dico ;

bandonati ,
ma trattati ugualmente come
altri orfani . Or chi leggendc
i loro figliuoli
dodicellma Epiftola di S. Cipriano non cc
prende fubito T attenzione , che incorno :

cofefpettanti a ConfcfTori , e a Martiri di (


(c)p.*5o. su Crifto , u fa vail da fedeli ? (c) Qu
3, tunque vi abbia io fovente avvifati , <

53 tffrftfWt di ufare ogni diligenza , acci


5

3, che Jfieno ben ferviti coloro , che con gloi


fa voce hanno confefifato il fan to nome di
W1MITJVI CRISTIANI .

,
e percio fi trovano carcere , nulla di me-
in

,
no torno alle volte a farvene premura , e a
, pregarvi di non permettere , che manchi al-
, cuna cofa temporale a coloro , a quali niente
,
manca alia gloria Ne fl neghino da veru-
,
no gli offizj di pieta , che debbonfi efercita-
,
re verfo i morti , nel lavare , e fepellire i
, corpi loro , a quei , che febbene non furono
,
cruciati per la fede , con tutto cio hanno
,
terminate il corfo della loro vita mortale in
, prigione Imperciocche non fu minore la_
.

3
virtu loro , ne inferiore 1 onore , perche
,
fieno efii pure numerati tra martiri . Pati-
,
rono eglino cio , che poterono , e furono
, pronti di patir di vantaggio , fe foflfero itati

>
fottopofti a piu crude li martorj . Onde non
,
cfTi a tormenti , ma i tormenti alia volon-
,
ta , e prontezza loro mancarono ..... Final-
,
mente notate i giorni, ne quali paiTarono
,
alP altra vita , affinche fieno fcritti i loro no-
,
mi tra Santi Martiri ,
e fe ne celebri la me-
moria ; quantunque Tertullo noflro fratello
non manchi di fovvenire con ogni foliecitu-
dine alle neceflita de confeffori di Gesu Cri-
flo , e di fignificarmi il di del paflfaggio di
ognuno di loro . Non raanchi finalmente a

poveri la voftra attcnzione , e diligen-


5
za , fpecialmente a quelli , ch effendo ftati
forti nella fede , e avendo valorofamente
combattuto , non hanno mai abbandonato il
campo del Signore ,
a quali fa d uopo pre-
(lare maggior cura , e dilezione , percioc-
che ne vinti dalla poverta , ne proftrati per
latempefta della perfecuzione , mentre fer-
vono fedelmente al Signore , danno anhce
efempio della fede , e della coftanza loro a
poveri . Da quefte ed altre teftimonian-

Tomo III. D
ze,
JO &* COSTUMI
ze che potrcbbonfi addurre , ^non folamen
,
fedel b^nigni ver:
raccogliefj, quanto foflero
i

i carcerati , ma eziandio quanto fofle fhta lor


a cuore la cura delle cofe appartenenti u pove
confeffbri, e martiri , che patirono ne primi j
coli tJella Chiefa .

e
VIII. Erano inoltre foliti i ncflri maggiori
fieri
gliefuli.
ricevere con particolarifllmi fegni di anxtrc
criftiani foreftieri , che capitavano nelle Jo
citta ,
che aveano Joro dato ofpizj
e fubito ,
i

di lavar loro piedi, e di trattarli con quclia la


i

tezza,che lo (lato del criftiano e la modeitia pe i

metteva. Ne folamente nelle Metropoli apprc


fo qualcuno , ma appreflb tutt i fedeli in tutt
luoghi , dove aveano fiffiito la loro abitazion j

era in vigore ne primi tempi del criftian,eiin


qucfla lodevole ? e fanta confuetudine . It
perciocche avcndo eglino letto nel Vangelo
San Giovanni , che il Redentor noflro lav<

5
piedi a flioi difcepoli , e ordino loro , che
avvenire imitafTero ] efempio di lui , e T u. (

verfo altro ufaflfe una tale opera di pieu 3


1

defie quefto
contrafegno di umilta , e di for-j
rniflione , ie non tralafciavano di fervire
qu \

lunque perfona mettendo in pratica la ordin \

zbne del noflro Divino Maeftro, molto me


volcano tralafciare di lavare i piedi a pellegi j

ni,e di ufare loro la dovuta


afliftenza .Qi^indi
che dell ufanza di lavare i piedi de fedel
5
e di dare 1
ofpizio a pellegrini , parla ne
fua prima Timoteo il Dottor de
Epiftola a
W C *V-
genti S. Paolo (tf) , dove dice Non fia : j

9 *

noverata tra le vedove deidinate al miniile


f

del ceto noftro una donna


, che non fia giun j
5
all eta di anni feflfanta e non abbia buon co i
,

cetto, e buona teilimonjanza di aver en ben<

cducati i fuoi figliuoli , di aver riccvuci i i \

reft
DE rRIMITIVI CRISTI ANI. 51
eilieri ,aver lavato a ianti
e di picdi i . San
jiovanni ancora nella fua terza Epiftola , io-
ando Gajo , il quale feguiva la verita ed ,

fercitavafi nelle opere della mifericordia ,


osi fcrive Mi fono mo!to rallegrato per
(<0
:

vere intefo da noftri fratelli , che voi cami-


atc per la via della verita ; poiche non pro-
o mnggior confolazione , ne ricevo maggior
ivore , che feutcndo dire , che i miei figli-^
oli mantengono la vera credenza Fate ancor .

sdelmente, mentre ajutate i nolh i fratelli , c

rincipalmente pellegrini , o foreflicri


i
, che

ogiiam dire , che rcndono tefiimonianza.^


lella carita voflra nel cofpetto della chiefa ,
i

uali avendo ricevuto del bene,faranno da voi


iCaminati degnamente per la via di Dio Im-^ .

L-rciocche pel nome di lui imprcTero egiirio il


1

iaggio lenza ricevere nulla da gentili ; e noj


obbiamo ricevere tali perfone , ptr efferc_^
Doperatori delle verita .

Ne folamente nel primo fecolo del cn dia-


sfjmo ma nel fecondo eziandio , come c-)fta
,

alia lettera di S. Dionifio Vefcovo di Corinto


ocanzi da no! citata fingolare era T afllilen- ,

a, che da noilri ufavafi a forcft eri , che o


IT divozionc de luoghi confacruti da Gesu
rifto , Santi Apoiloli , o per propagare
e da
fede o per altro motivo da un paefe all al-
,

o pafsavano . Dell* ufo medcfimo parla San


Martire neila fua prima Apologia,
Jiiuftino
Dve attelta , che le limofine fatte da fedeli
quei tempi fervivano anche per accogliere
Pellegrini (6), Tertulliano nei libro indiriz* (b) n.
S5.
ito alia fua
moglie , H qual libro fu fcritto nel p-
:rzo feco/o della Chiefa : Qual gentile
, s , (c) 1.
<//- n.
lv
ce y (c) lafcera mai , che la fua donna cri- -
p
D 2 (liana
<J2
1>
E C O S T U M I

,, ftiana giri pe vicoli ,


ed entri ne piu pover
tugurj , per intervenir
e (I levi di notce

35 all adunanza, e porti P acqua per lavar


piedi a Santi ,
e venendo qualche cri
ftiano foreftierc , gli dia
1
ofpizio in cafa
Non
ifcemo punto quefta caritatevolf
confuetudine ne fufleguenti anni, ne quali San
Cipriano 5 Firmiliano ,
Dionifio Vefcovo Alei
fandrino Vefcovi per fantita , e pe
, e altri

dottrina iliu itri fiorirono Anzi troviamc .

noi , che quanto piu andava crefcendo , e_ <

aequiftando piu libero 1 cfercizio della reli

gione la Chiefa , tanto piu chiari erano g


efempli di ofpitalita , che davanfl da criftiani
Per la qtial cofa leggiamo nelle opere de Sanr
Padri , che vifTero nel quarto , in cui fu re |

ilituita la pace alia Chiefa , leggiamo dial


che furono editicati degli ofpedaii da nodri
per ricevere , e trattare caritatevolmentc
Pellegrini . Quindi e , che San Bafilio , il qu
le vifle ne
tempi di Giuliano Imperatore
di Gioviano , e di Valentc , in una fua Epiftc
(a)T.iii. a cosi
j fcrivc (4) Subico che voi partifte : .

Upp, hu. ,. r .

Ed venne a trovarmi ruomo , che vi preienter


quetla mia . Coil eflendo coine in pellegri LI i

naggio, ha bifogno di tutco cio , che dee


agliofpitida cniliani. Sentirete da lui con pi
diftinzionc 1 affare. Frattanto voi avrete .

benignita di ajutarlo fecondo le voftre forze


Che fe il Prefide fl trova in coteib luogo vc ,

condurrete aila cafa di lui T ofpite , fe no


procurercte , che queili ottenga cio , che_
brama da 9 governatori della repubblica Hi. .

un altra citata dallo Svicero,la quale nella edi


zione piu antica e la trecentefima fectantefini
prima :
Qiual ingiuria fuccumo noi agli uomin
dn
1>E PRIMITIVI CRISTIANI .

dice II Santo ,
mentre fabbrichiamd delle abi-
tazioni per gli ofpiti , che paflTando per la no-
(tra citta a ritrovarci ? Laonde Giu-
7 vengono
iiano Apoftata moflodalla invidia , e dall odio
contro de criftiani , fcrifle ad Arfacio pontefice
je falfi numi nellaGalazia (4) : Perche vo- .
ft

gliamo noi fermarci nelle antiche noftre


. . .
i XL****
ifuetudim , e non volgiat\io p/uttofto fIi
cc
4:P EJ/a.
, .

o occhi a contemplare le cagioni per le qua- , i(>9<>*

HccrcfcJuta la religione criftiana, cioe la


., benignita verfb i foreftieri , la cura di fe-
pellire i morti , e la iantita della vita , e
non procuriamo , che fi fabbrichino rnol-
ti in
ofpedali ogni citta , affinche godano
della liberalita nortra i foreftieri ho n-3
, iblamente gentili , ma ez?andio di nltra__,
,, religione , fb ne hanno biibgno ? Poiche
ella 6 che non tro-
vergognofifTima cofa ,"

vandofi niun mendico tra


giudei, ed ef-
fendo da criftiani alimentati non folo loro i
,
,, ma ancora i noilri poveri , fembri che i
,

, bilognofi gentili fieno da loro compagni ab-


,bandonati . Qnclla
gloriofa teftiino- si
manza rendc il noftro nemico , della
A
* *
1
* capitale
otpjtaljta ,
e della raifericordia de noilri anti-
:hi . E che la
religione criftiana per la virtii ,
per la
ofpitalita , e per la coltumatezza de fe-
I"
ajutati dalla divina grazia,fiafi propagata,
^n vi ha certamente chi !o pofla mettere in__
:ontroverfia. Santo
Agoftino nel trattato no-
vantefimo fettimo fopra $. Giovanni (fa Tn n lv :
. .
Q>,

Antiochia , dice , dopo afcenfione del Si- T. ill.Opp. t

jnore al Cielo furono chiamati criftiani idifce- E(iit p?rif - -

i, come leggiamo negli Atti Apoflolici; e .

o furono certi Maurit


lupghi appellati ofpedali , e
j con nuovi nomi, febbcne le cofe fof-

D fero
54 1> *. C S T U M I

ft role medefime avanti , che fbflero introdott

fomigliunti vocaboli , quali confermanfl coll; i

verita della religione,per cui fi difendono con


tro gli cmpj . Dimoftra egli aciunque , che gl
ofpedali o pubblici , o privati fecondo i tern >

pi fieno conform! ,
e aflfatto convenevoli a_

quellareligione , la quale e(Tendo\ itata intro-


dotta ,
e foitenuta prodigiofamente da Dio ,
f

per virtu di Dio medefimo propagata , fei

vendo a cio ancora la probita de crilHani , le_


operazioni de* quali rilucendo d avanti agli a
tri uomini,davano a quefli motivo di glorificar
il
Signore , e di procurar d imitarli Mentc .

vanfl finahn^nte gli ofpedali nel decimo cano


ne del Goncilio Calcedonefe , che fu celebrat
T anno 251. diCrilto.
Prima d* imprendere il
viaggio , erar
foliti i fedeli di ricorrere al loro Vefcovo , e <

pregarlo , che deffe loro il contrafsegno , o


tciTera ,
o le lettere , che formate erano a]

pellate , onde potefTero efTere riconofciuti ,

riccvuti colla folita umanita ,


e mantenuti p<

qualche tempo da criiliani degli altri paefi


Quincli e , che Sozomeno nel quinto libro de!
(.O U v.
^ua ^ft rla 5 parlando di Giuliano, racconta (A
cap. AVJ. che 1
Apoflata tra gli altri nortri regolament
q^. t$rf. e tra le molte lodevoli tifanze della Cattolica
. Taut- Chiefa ammiro le teffere delle lettere di ra
,

comandazione , che da Vefcovi fi davano


pellegrini , affinche fofifcro accolti dagli
triVefcovi, e criiliani , e riconofciuti f
fratellie amici, e foffero trattati benign
,

mente , e alloggiati con quella carita , ch


;

propria di chi profeOfa la noilra fanta religion


onde voile , che i
gentili feguitaflfero il noil
efempio . Furono tali lettere mentovate da
Te
PRIMITIVI CRISTIANI. 55
Tertulliano nel libro delle. prefcrizioni (4), (a) c. xx.
come indizj delta contejjerazionc , cosi egli di
ce , del I a ofpitalita .
Quanto agli efuli non vi hadubbio , che
avendo eglino fopportato per motivo dclla fan-
tafede quefla tal pena , erano baftevolmente
5
fovvenuti da pietofi fedeli . Narrafi negli Atti
5
di S. Teodoto Martire ,
ch effendo rtati
pub-
blicati i crudeli editti contro feguaci di Gesu
i

Crifto , e avendo incominciato i fatelliti a fac-

cheggiare a diflrugger i facri templi ,


le cafe ,

e a flrafcinare gl innocenti alle prigioni , e al

fupplizio , molti pi) , c fanti uomini abbando-


narono le citfk , e ritiratifi nella folitudine ,
cercarono de nafcondigli , dove poteflero ri-
:overarfi , finchc non fofle renduta la pace al
ia Chiefa . Ma appena
pafTarorto pochi giorni ,
ch c confumate quelle pochc erbe , e radici ,
colic quali eranfi foflentati, non poterono pia

fopportare la fame , onde grandiflimo era il lo-


ro travaglio, e tutti avrebbero efpoflo fe ftefft
agl infultide gentilicon grave loro pericolo,fe
S.Teodoco non fi foffe moflb a compaflione di lo
ro .Quefti avendo faputo in quali miferie erano
caduti ifuoi fratelli, confinati nelle folitudini, e
nelle caverne , nulla temendo i pericoli , a

quali efponeva,determino di ufare loro tutta


fi

la pollibile afliftenza . Somminiitro adunque lo


ro il neceffario foftentamento , e finch^ non fu

egli pure prefo, e carcerato da nemici del no-


me crifliano, non manco mui di foccorrerli e ,

di confortarli a foffrire con


pazicnza la perfecu-
zione . E non ii credano gia lettori , che alcuni
i

pochi folamente fi efercitaffero in quefleopere


di pieta , e di mifericordia verfo i loro tribola-
U compagni % Tutti quafi , potendo , in ogni
D 4 tem-
0) Tent. tem eftili , e i ritiraticon
p fovvenivano gli
ApoL cap. ^ are a ft ne a u a c hiefa quella porzion di
*** X pa que
~ danaro, che parea loro fufficicnte -(*) -

wr/o IX. Circa gli fchiavi ella chiariffima la


i l
9 teftimonianza del Ssnto Martire Cipriano , il
ia e c afllcura, che appena intefero i criftiani
| i

nai a ca-
jj et ^ fua f c h c a cun cro fratclli erano fhti
me- de
i i I

z. *.. e t / . <

re ^ da barbari , che fubito 11 adunarono , e


ffl/tf P
contribuirono quella fomma didanaro , che lo
ilato di ognuno di loro comportava , afUnche
folfero eglino rifcattati , e tornaflero falvi alia
ioro patria . Ne noflri fratelli , dice il San
5

to , prefi fchiavi da barbari dee effere da


noi confiderato , e ricomprato il noftro Si-
gnor Gesu Crifto , il quale ha ricomprato
noi dal pericolo della morte, affinche aven-
doci egli liberati dalle fauci del diavolo y ora
eglifteflb, che abita in noi , ila levato dal
le mani de barbari , e (la redento con quan-
tita di monete 3 avendoci egli redenti colla
croce , e col fuo preziofifiimo fatigue . . . .

9 E quanto deve effere comune a tutti la tri-

ftezza ,
e il timore del pericolo delle vergi-
ni che cola fono da quelle fiere genti tenu-
,

te , delle quali dee elfere compianta Ron fo-

,, lamente la perdita della liberta , ma ancora


della pudicizia ? Per la
jj qual cofa i noftri fra-
telli avendo penfato , e con dolore efamina-
, to cio , chc contienfi nella voftra lettera ,
prontamente tuttf,c volentieri,e abbondevol-
5, mente hanno fomminiftrato a chi (i
afpettava
quantita di danaro , fempre inclinati fecon-
do la fermezza della fede loro alle opere di
5, Dio , e ora molto piu a quefta di carita acccfi
,, dalla contemplazione di un tanto dolore .
5, Abbiamo pcrjtanto raccolti nella noftrachie-
fa
PRIMITIVI CTH
fa cento milafefterzj , che ora vimandiamo,
,
affinchc colla voftra diligcnza fleno difpenfati

,
a pro de poveri fchiavi noftri fratelli .
(>)
,
_o fteflb fece nelmedcflmo fecolo San Dionifio .

Papa come rifcrifcc San Bafilio il Grande nel-


,

la fua fettantefmia lettera a San Damafo Som-

mo Ponteike (6) Cos! purenoi fappiamo , Cb


.

che
T llltOpp * *
dice egli Dionifio, quel beatifllmo Ve-
fcovo vifito la noflra chiefa di Cefarea , e
conlblo per lettcrc noflri maggiori ,e man-
i

,, dodelle perfone , le quali redimcfleroi no-


ilri fratelli, ch erano tenuti in ifchiavitu
da barbari infcdeli ,, . Ritrovaronfl ancora
5
nel quarto fecolo della Chiefa de pietofi fedeli,
quali prociirarono di rifcattare dalle mani dc*
joti quegli fchiavi cridiani , che furono prefi
nellaTracia , e nell Illirico , come fi puo vc-
dere appreflb il Santo Vefcovo Ambroeio nel * x
i-i_i r ; C f \ V c y*KT,
ic con do libro
degli ujfiZ] (c; .

Anziche arrivo a tal fegao alle volte la ca-


ita de noilri vcrfo gli fchiavi, che molti fi

ecero metterc nellc catene, affinche fofle a lo-


-o fratelli conceduta la liberta. Abbiamo cono-

ciuto,dice S.Clemente Romano nella fua prinia


ettera a CorintJ (rf) molti de* noflri , i quali L V-
, (<0

I fecero legare co ceppi per redimere i loro


rofTimi .

E non c certamente
facile lo fpiegare ,
^uanto foffc a ciiore a
primitivi criftiani 1 aju-
:are poveri , che per la confefTiooe della reli-
i

;ione tro vavanfl condannati a cavare i metalli.


Abbiamo noi pocanzi defcritto il pafib della ce-
ebre lettera indirizzata nel fecondo fecolo della
da S.DionifloCorintio a Romani,e riferita
:hieia
ia Eufebio , nel qual pa (To viene altamentc lo-
la carita non folamente di S. Sotcro Papa ,
ma
58 BF. COSTUMI
ma degli altri fedeli di quefta capftale del mon-

do verfo i confeffori coflretti a fare quello s


vile , e si faticofo meftiere . Ne fu riftretta ne
foli Rorhani Paffiftenza, e la liberalita verfo
eondannati a quel lavoro . Imperciocche icri.
{tiani ancoradclle altre chiefe volentien fom.,

miniftravano loro il neceflario fbftcntamento


riputandofi certamente felici , fe vedeaho fol
levata la loro miferia. Laonde fingolari furonc
gli eiempli , che diedero
in quefto genere ver

fo la fine del fecondo fecolo e verfo la meta de


(a)Apol.c. terzo nell Affrica i fedeli , dove , come cofta d,
xxxix. p
TertullianoC^oltrei eflTereftati iconfefTori me.J
120 -
defimi confolati con letterc dalla chiefa di Car
tagine (6),furono anchefovvenuti con quantity
(b)SCypr. ^f danaro . Laonde i condannati a metalli verfc

fcovo Cipriano : A Cipnano cariflimo , Fe


lice, Jader, Toliano ( Vefeovi ) , infie

3,
me co Preti , e cogli altri tutti , che di
3, morano con noi appreflb
iDetalliSiguerfl i

eterna falute nel Signore . Vi rifalutiamoJ


3, o fratello cariffimo,per Granniano fuddiaco
5 ,
no , Lucano, e Maffimo noftri fratelli fon\
e fani per le voflre orafcioni, da
3, quali abbia I

mo ricevuto lafomma
del confaputo danar
3, a titolo di offerta colla lettera da voi fcrit
taci , per cui vi fiete degnato di confortarc
3, colle celefti parole . Ringraziammo noi al
3, lora , e ringraziamo tuttavia Tddio Padr
3, onnipotente per Gesu Crifto figliuolo di lu:t|
55 effendo ftati per 1 allocuzione voftra in :

fatta guifa confortati e rinvigoriti. Chk


,

diamo ora dal candore del voftro animo


3, che vi degniate di fare comraemorazione c
d) di noi nelle voftre orazioni affinche il S
,

^, gnore perfezioni lanoitra , e la voftra con


95 fcf
DE* PRIMITIVI CRISTIANI .

feffione(d),,. E non e gia credibile , che


minore foffe nel principle del quarto fecolo ,
allorche (otto Diocleziano , e Mafllmiano in-
crudeliva la piu fiera perfcctizione , che fiafi
ma i fufcitata contra il Criftianefimo , la pieta

de fedeli verfo quei confeflbri del Signore , i


fecondo cio , che fcrive Eufebio nell* ot-
quali
tavo librodella Storia Ecclefiaftica (&) , o era- (b)c. xtt*
no privati dell occhio deftro , e di poi con un p ; *4*
a

Ecilt *
ferro rovente in quella delicatiffima parte fcot.
tati ; o erano bruciati con un flmile iftrumento

nel ginocchio , e di poi condannati a


finiflro

metalli , non canto per cavarc it rame , quan-


to per eflere maggiormente da manigoldi vef-
fati . Ma de fortifTimi confeffori di Crifto ,
che avendo intrepid amente con pubblica tefti-
monianza confermata la verita della noftra fan-
ta religione , furono condannati a* metalli, ab-
biamo noi piu copiofamente ragionato nel terzo
volume delle noftre Antichita Criftiane dove ,

anche abbiamo riferito le autorita de piu illu-


flri che quefti tali avvenimenti alia
fcrittori ,

memoria de pofteri tramandarono (c) . (c)p 240*


X. Ella e pure manifefla cofa , che Ie chiefe P ellA ,

f *
ricche ajutavano , e foccorrevano con danarole
povere ; poiche non folamente S. Dionifio Co-
rintio nella epiftola di fopra citata , ma ezian-
dio S. Dionifio Vefcovo Aleflandrino , e altri fovere ,

ne rendono chiariifima tedimonianza . Imper-


ciocche cosi fcrive P Aleffandrino a S. Stefano
Papa
55
((T) : Le provincie
bia,alle quali di tanto in
, e Ara-
della Siria & ^.
tanto fomminiftrate Euf. l.vn.
1
^
a, il neceflfan o foftentamento, e alle quali avete H. E. c. v.
ora mardato delle leitere rendono per a n
a, , la_j P /
concordia ,
e la unione delle chiefe grazie
n al
Signore 3, . Lo ikflb attcfla ejfTere avve-
nuto
E C O S T U M I

nuto neir eta iua Eufebio Vefcovo di Cefareg


di S. Dionifio Cc
qualeriferendola Epiilola
il

rintio nel quarto libro del/a iua Iftoria al cap


(a)p, r $9. ventefimo terzo (4), offer va , che fotto Ia_
fiera di Diocleziano , la Chie
perfecuzione
Romana ajuto con non poche fomme di dana
le chiefe lontane, cioe quelle principalmenti
.... della Paleftina , e dell Egitto , come ben nc <

ot.c. tail Valefio(t). Seguitarono a farfi in quefl |

metropoli del mondo ne fuflfeguenti tempi an


cora a tal fine le collette , o raccolte di mom i

te che contribuiva la pieta de fedeli , e di u


, j

s\ fatto coftume ragiona in alcuni fuoi fermoi


Scrm. an Leone il Grande
(c) 5 (c) . Imitarono 1* efcn
P io de Romani le altre chiefe , come ogni
Cacciar" P uo comprendere si da mold altri doci
n
Rom. anno mcnti , che per brevita il tralafciano , com
Z
75j anche dalJa fettantefima feconda lettera di Sa
(d) p. 147. Cipriano Cff) . Ma non puo negarfi , che un
lodevol coflume comincio fino da tempi d
Santi ^poftoli, raccontando San Luca neg
)c,xl.
^
^7
^ tt ^N ch ellendo venud da Gerufalemrr
|

in Antiochia alcuni criftiani ,


i
quali pieni <

Spirito Santo , predicevano le cofe avvenire

fignificarono a fedeli di quella citta , chef;


rebbe ftata frabreve tempo una gran fame p<

tutto il mondo ; e poiche la Chiefa Antiochei


era piii facoltofa , che la Gerofolimitana , i f
i
cittadini contribuirono quel tanto , cht fu loi

poflibile , e raccolfero una non piccola fomn


di danaro , che
confegnarono a Santi Paol<
e Barnaba , affinche la portaffero a Gerufaler
me ,
e la delfero a Paflori delle chiefe Giuds
che quali doveano diflribuirla
, i a pover
Ordino eziandio S. Paolo a fedeli della Gal
zia, e di Corinto , che faceifero le collettr
accio
DE PJUMITIVI CRISTIANI. 61
accioche a fuo tempo foflcro fovvenuti i fra- 00 Ep.
atl Cor -
telli loro , che abitavano in Gertifalemme (4) .
vnr
^f I -
1 tr
\T T
"V
*

queftc aurorita della Scrittura , e_ f


XF. Da
5
de Santi Padri ognuno puo agevolmente inten-
ef utt *
dere , quanto foilero mifericordiofi , e carita- ^ f \

tevoli i noftri verfo i fedeli , fov


maggiori poveri non,
mentre per cm* erano folite di farfi le collette ,
y^, ro
delle quali abbiamo finora parlato , alle quali {f; a ni .

autorita febbene poffano aggiugnerfi moltifli-


nie altre con tutto cio faremo noi content! di
,

alcune poche , ch eflcndo eftratte da monu


ment! piu finceri della venerabile antichita ,
vieppiu confermeranno il noftro aflunto Scri- .

vendo adunque S. Clemente Romano a* Corin-


tje lodando la vita , che avanti lo fcifma
,

aveano con ediiicazione di tutte le altre chiefe


menata , in queila guifa ragiona (/) ,,, Erava- :
(b) c, il.

3,
te tutti umili , ne vi lafciavate mai trafpor- p. io.
3) tare dallofpirito della fuperbia,piu foggetti,
3, che defiderofi di foggettarvi gli aitri , e_5
difpoiii a dare piuttofto, che a ricevere .
,, Cos! voi godevate un altilTima pace , c_j
3, avevate un inf-iziabile defiderio di far benc
al proHimo . Eravate di
giorno , e di notte
foiled ti pe* voftri fratelli &c. ,, . Lo fteflb
attefta di tutti i criftiani San Giuftino Marti-
re nella fua
prirna Apologia (c) , il cui pal- (c)n. LXVI.
fo , (I a to da
per e fie re noi altrove defcritto , P- $$
non e neceffario , che fla di nuovo riferito iii?
quefto luogo . Tertulliano ancora oltre 1 avere
cidafferito , come pocanzi , vedemmo nel fuo
Apologetico *, lo conferma ancora nel celebre
i
.
,

TO contra Scapula , dove cosi parla (a) : (d) c. iv.


35 Non
neghiamo di avere pre(To noi 1 altrui p. 70.
roba in depofico , fe pure 1 abbiamo ; non
3>

>5
adukeriamo il matrimonio di veruno , trat-
3>
*-
tia-
"
4
V mt %^ ^ ** *

tiamo piamente pupilli,foccormmo i bifo i

gnofi , e a niuno rcndiamo male per male


Lo iixflb attefla Glemente AlefTandrino nel ter i

zo libro del Pedagogo al capo fefto (d) S. Ci


priano ancora , che viffe verfo la meta del ter
zo fccol* della chiefa , cosl fc rifle nella fua.*;]
quattordiceflma lettera (6) . ,, Abbiafi , pe
(tO P. ? r r *

q ua nto fi P uo 5 com^fi puo , cura de po


>

Edit.Oxon,
>

veri , ma di quei poveri [ principalmente


de quali eflendo ferma la fede , non__
abbandonarono la
greggia di Gcsu Criilo
,5 dia loro quel tanto , che puo effer bade
e fi

5, vole pel loro foftentamento , acciocche noi


fleno per la neceffita indotti a f*re cio , ch
9>
non fecero per la perfecuzione . Non a!-
5
trimente de poveri ii clero di Roma ii
fcriffe
5

quella Epiftola , ch e la ottava tra le Cipriani


che , poiche non folamente voile , che foffen
provveduti bifognofi , ch* erano ftati forti ne
i

confeflare la fanta fede,ma ancora i caduti,i qua


Ii per altro cercavano la
penitenza , e il per
(0 p. iS, donoCc). S. Cornelio Papa nella celebre let
tera fcritta a Fabio Vefcovo Antiocheno , c_
riferita da Eufebio Vefcovo di Cefarea nel feft<

fr. libro della Storia Ecclefiadica (d)


** , racconta
(cl)c.XLIII. ,, ~ ,,. . .

che a preti principalmente a apparteneva 1 aju


tare , e fovvenire poveri , con diftribuir Ion i

5
le limofine ch erano ftate racccoke pe bifo
,

gnofi . Poiche parlando egli di Novaziano , co


sifcrive: Coltui nel tempo della perfecu
3,
zionc , per paura , e per amor di confer
^ vare la vita , nego di eflere Prete Imper
ciocche avvifato, e pregato da noftri ira
telli che volefle ufcire dalla ftanza , dov
,

a, fi era rinchiufo , e foccorrerc , fecond


3a il dovere de Preti , per quanto fi pc
teva
DE* PRIMIT1VI CRISTIANI .

]] , fcdeli, che ritrovavanfi in qualche


tcva i

pericolo , non folamente non obbedi loro ,


ma fdegnato ancora fe ne fuggl , dicendo ,
che non volea eflere Prete in avvenire ,, .
Lo fteflb troviamo appreflb Eufebio Cefarienfe
nel i.libro, al capo quarto della celebratiffinu

)pcra intitolata la Evangelica Treparazione ,


nentre attefta egli , che i fedeli comunicavano
:o poveri tutte le loro fuftanze (4) . Abbiamo (Op
)ure addoti di fopra i paffi di Luciano , il qua-
c fcbbene gentile , conferma nulla di jneno

juefta incontrafhbile verita .


Ma per meglio intendere quanto foflTe.^
lla grande, e maravigliofa la carita dt primi
5
>iftiani , fa d uopo oflervare , che non fu
iftrctta lu liberalita , e la beneficenza loro nel
are do folamerte , che ridondar potefTc a ran-
aggio dcgli altri Criftiani5ch eglino5comc oJGTer*
r
ammo di fopra, riconofcevano comefratellijnaa
he fi diffufe ancora a pro degli flefli gent ill t i
crudelmenae ci perfeguitavano , c colle
ua!i

alunnie, e co fupplizj cercavano di eftirpare, c


iftruggere la noftra fanta religione . Imper-
iocche erano eglino perfuafi di cio , che avea
ifegnato Criflo,efferc comune e naturale a tut-
gli uomini 1 amare gli amici ; ma che la ca-
i

ita
proprja de feguaci del Vangelo ha da ef-
.Te una carita tale
, che fuperi la natura, e
bbraccj que medefimi , che ci ociiano a_-
lorte .

Egli e celebre a
qucdo propofito, oltre 1 ati-
Giuftino Martire, e di altri Padri,
)rita di S.

-icabbiamo indicate nel terzo tomo delle An-


ichita Criftiane (6) < b) P
, illuogo di Atenagora
ella in favor de
Legazione fcritta Criftia-
5
i
agl Imperadori (0 , dove cosi ragio-
giona:
#4 & E C O S T U M I

giona Quali fono que dogmi , de qualic


:

,, pafciamo ? Io dlco
a voi , am ate ivoftri ne

3, mid. Mi fia lecito qul, mentre io tratt

3, quefta caufa appreflfo de


Re , che profeflan
3, Filofofia , gridare liberamente , e ad alt
3, voce , ficche io fia ben intefo . Impercioc
,, che qualimaidi coloro , i quali difciolgon
3, i
fillogifmi ,
e i detti ambigui diftinguono
e fpieganole origini delle voci ,... quali m;
3, di coftoro,diffi, vivono cosl puri, e innocei
3, ti ,che non folamente non abbiano in odio
3, loro nemici9 ma che gli arnino , non fob
a, mente non maledicano quelli , che primi
3, maledirono , la qual cofa pure parrebb
3, una lamina modcrazione ; ma anzi li benc
3, dicano ,
e preghino per quegl iftelfi , ch
33 tcndono infidie alia loro vita ,, ?
Eflfend

percio da quefto fpirito di carita animati i fc


deli dc primi tempi , non
puo dirfi abbafhnz
quanto fbffriflero , e quanto
lunghi , e penc
viaggi intraprendcffero , e con quanta fad<

paOaHero in paefi barbari , e lontani da confi


dell laipcrio Romano , e finalmente quar
tormenti , e difpietate carnificine volontie
fopportaffero , per indurre gl infedeli ad al
bracciare la fede , e per
mpftrar loro la ilrac
deli eterna falvezzu. Delia
qual cofa abbiam
chkriflimc teftimonianze non folo negli At
Apoftoh ci 3 dove defcrive S.Luca i viaggj e ,

patiracnti, de Santi Apoibli ; ma appreilb g


altri antichi Scrittori ancora che le d
, gede
noftri maggiori alia memoria de tr
pollen"
mandarono. Onde Eufebio Cefarienfe parla
donel terzo libro dell Ifcoria Ecclefiaftica
(a) p. 133.
ca P*

Apofioli
XX
^
V1I

3
Wmohi
&
dice
quei , che fuccedettero
cfiTere ilati coloro CJ
,

con
PR1MITIVI CRISTIANJ . 65
come veri dilcepoli di cosi ecccilcnti maeitri
alzarono rnagnifiche fabbrichc ibpra lefondamen-
ta, che aveanogettate gli Apoftoli , cpromof-
fero vicppiii la predicazione del Vangelo, fpar-
gendoper tutto il tnondo ifcmf falutari dclia_j
vera fede;poichr accefi dalVerbo Divino di a mo*
re per la flina filoiofia , fegui-tarono 1 cfcmpio del
Redentore,diilribuendo le facolta loroa poveri,

e sbbandonata la patria ,
e intraprefo un lungo
le parti di Evange*-
p.tiJcgrinaggio^derapierono
onunzj dclla paroladi Dio verfo coloro ,
]
1 fti ,

iqualinon aveano ancora fcntito parlare della


verartligione ; e avendo predicata la fede nelle

piu remote, e barbarc regioni , e ordinato dc


vefcovi ; afEftiti dalla divina grazia , in altri
trasferirono con loro grave incomodo.,
fi

eflTere atutti i mortal! digiovamento.

Frattanto mentre
i noliri con incredibilc
ludio procuravano la falute de* lontani , non
?rauo punto negligent! neL procurare ancora
quella de loro concittadini . Que fanti , e dot-t
:i
paftori , ch
nella patria loro fl tratteneano ,
non tralafciavano niuna di quelle occafioni , che
loro fi
prefentavano , per illurninarc i
gentili ,

che abitavano nelle icro diocelS , c far loro co-


nofcere la verita del Vangelo. Qiundi e chefcri-f
yendo S. Cipriano a Demetriano r cosl ragio- - .
*
u (a) : Diamo 2 voi altri gentili il falutcvole
5

conflglio, c vi offriamo il dono dell animo no-


u
i

,
i i
Itro
T /
. E poiche non
r^ w~* / A v *" r i /- T^ w i T^ *
c rr r~ w
lecito al Criftiano
rf^> "% *v i i * *^ *i r \ ^-^
di
*

,
odiare il nemfco , onde piaciamo a Dio, per-
5 ciocche non rendiamo male per male, vi efor-
, tiamo ( finche avrctc tempo , mentre rima-
, ne tuttavia qualche porzione del fecolo ) di
, foddisfare aDia> e di follevarvi dalla nott,c
, profonda , c tcnebrofa della fuperftizione
Tomolll.
66 ?> C o s T u M t

Candida luce della vcra rcligionc . Non invi-


diamo le comodita voftre , ne occultiamo ;

3, bencfizi fattici dal Signore . Rcndiamo bcne-

33 volenza a voltri odj , c pe tormenti ,


e pe
voilra
j, fupplizj , che fopportiamo per cagion
vi moitriamo la via deila falute . Credete ,
<

vivete ,
e voi medeflmi , che flno a cert<

tempo perfeguitate , godete pure 5 con


ci
vercendovi , con noi lacelerte gloria ineter
5, no 3 , . Prima di S. Cipriano avea gia parlat
della carita de Criftiani verfoi gentili , e dell
diligenza Joro nelprocurare di convertirgli
all

yera credenza , il martire S. Giuftino nellafu


prima apologia (4) : ,, Qu_eflo folamente , die
(a)n,ivii. (] ono fare i demonj die coloro ,
^ e^. ^ p >

quali vivono non fecondo la ragione , e


fon<

educati con perverfe, e perniciofe madlme


.,,

uccidano i Crifliani , e gli abbiano in odio


,,
febbene noi non folamente non rendiamolor
il contracambio , ma mofli ancora da compa

3, fione deflderiamo 4 come e manifello , di pel


s, fuader loro a cangiare codumi , e a convei
tjrfi alia vera fede . E altroye : (i) Col;
b)n.xiVj,^ perfuallve ci sforziamo di piegare coloro
,3 che con ingiufli odj ci pcrfeguitano , accio<

3, che yivendo giufta la norma de comandamei

ti di Gesu Crirto , abbiano buona


93 fperanza
,, confeguire da Dio Signore di ttitte le cofe

,, ilelTo , che confeguiremo noi ,, . Origene ai


cora De terzo ^ bro contra Cello (r) :
^ V<

,5 gliamo noi , dice , e procuriamo d iftilla

33 negli animi di tutti la divinadottrina , talcl


9
infegniamo le verita
5, delVangeloa giovanet
3,
in una manicraaccomodata alia capacita lor
a, e dimoftriamo a 5 fervi il modo con poi ci
,

iiano eOere liberi per la religione .


DE PRIMITIVI CRISTIANI
, r predicatori del Criftiancfimo profeflago di
,
eflferedebitor! a fapienti, e igPinftpiemi ;
poich confcffano dovcrfi eziandio
a coftoro
,

la mcdicina , affinche dcpofta 2 per


applicare
quanto fi puo ,
la ignoranz.i , capifcino me-
,
glio le cofe ,, . Ma non e gik necefiario , che
tiolto cidiffondiamo nel dimoflrare la carita de

maggiori verib igcntili , c lo ihidio , e


oftri

rdiligenza da lofo ofata nell infcgnarc hi fana


7
ottrina , e nel moftrare la via dclla falute a
Dro perfecutori ; mentre g!i (tefli impugnato-
idclia noftra rcligione 3 non avcndo potuto ri-

ocare In dubbio quefta incontraltabile vcrita ,


bbero 1 ardimcnto di deridcrc quc* zelanti mi-
iltri , e predicatori della parola di Dio, come fc
)(Tcro ftati tanti impoftori , quali fi fbflero (lu- i

iatid ingannare ( anclic con loro notabiJc pre-


iudizio , e con pericolo di perderc la vita ) i
inciulli , gli ftolti , e le vccchiarelle . Celfo
picureo fu uno di coloro , che impugnando il
ritfianefiino , traffero in mala parte la carita , c
>

zelo
che fpigneva i noftri antichi a illumi-
,

are loro proffimi ; onde fu da Origene nel fo-


i

racitato Juogo , e altrove ancora riprefo , c


on fodezza , e gravity confutato . Ne folamcn-
! colle
parole , ma coll efempio ancora procii-
ivano i Crifiiani il ravvedimento ,
e la ialvez-
ade nemici della noilra fanta religion e . Vi-
eano eglino per lo piu , come crano efortati da
( a )s.Cypr.
>ro
(^) , in buona concordia , affinche Ep. xai.
paftori i
p,
entili ammiraffero in efli la feverita della difci- 5-
lina dc codumi c abbracciaflero le verita in-
,

:gnateci dal noilroSigner Gesu Criflo . Laon-


i San Giuftino Marcire nel quattordiceiimo
^mcro della fua prima Apologia , 3 affinche , ,,

dice, o
Iwperatcri* non Hate ingannatida
voi>

E 2 de.
DKCOSTUMI
5> demon? , da noi fono cfagitati , c no
che
fiateda loro diftoltidal leggcre , e intender
le noftre fcritture , vi avverdamo a riguai

9, darvene , poiche (I fhidiano eglino , e co


tutti gli sforzi procurano di avervi per lor
fervi , e miniftri , come atterrendo co fogn
,, e colle inagiche loro preltigie coloro , qu; i

s, li non hanno curadelle loro falvezza, gli har

no tirati a fe , e gli hanno foggettati al tirar

5, nico loro impero Noi dopo avere fcoflb . di


loro giogo, e di avere creduto al Divin Ve
bo , feguitando il fob vero , e ingcnito Die
^, laddove pr ima eravamo dediti al vizio del
lufTuria, ora ofTerviamo unicamente la call
^, ti. Abbiamo rinunziato alle arti magich<

abbiamo renduto comuni agli altri le facol i

99 noftre , che prima crano da noi avute ia


9) grandiflimo pregio , c conviviamo coa que
9) li , che
prima, che conofcefllmo Gesu Ci
M fto , erano da noi avuti in odio , e preghian
pc noftrinemici , e collVfempio , e col
8, parole procuriamo di perfuadere a noil

^ perfecutori efler ella la unica verareligio


lacriftiana , e dover eglino vivere fecond

precetti di Gesu noftro Redentore , affinc

^ abbiano buona fperanza di confeguire i m


5, defimi beni , che fono a noi preparati da I
padrone di tutte le cofe . E nel fedicefii
numero:,, Efortp , dice egli , i fuoi feguac
Red.entor noilro di eflere pronti a fervire ti
5,
ti , e di non adirarfi ,
e parlo loro in que \

9, guifa : fe alcuno tj perquote in una n


J5 fcella 9 tu voltagli 1 altra , acciocche pi i

a, cuota ancorquella j s ei vuole ; e da pur !

3, tuo pallio a chi ti toglie la tunica . . . Non


fogna rifentidl, e refiftere, non voler
I
DEPMMITIVI CRISTIANI*
,,
Iddio , che noi fiaino imitatori de malvagj ;

ma fa d uopo procurare colla pazienza , e coU


,,
lapiacevolezza di rimuovere i proffimi dall*
,
crrore , e dal deflderio delle cattive cofe .
,,
Lo che potiamo noi dimoftrare cogli efem-
pli di molti de voftri gentili,i quali* da
,
tiran^

,
ni , c perfecutori ch erano , vinti per la
,
coltanza ,
o per la pazienza ncl foffrire le in-
, giurie , e i tormenti , c ps coftumi de no-
,
flri , mutarono fentimenti , e religione , e
, vita,,.
Xll. Ne ma per gli
folametite pe
, r gentili
, c -. . . . . .

retici pnmitivi rede-


ancora molro faticavano m i

i
,
affinche potefTero crargli alia vera credcnza,
:

ricondurgli all ovilc di Gestl Criilo* Per la ricbta-


e fcrivevano libri, o lettcre colic quali all*
|ual cofa
ve * A
onfutavano gli errori loro , come fecero Santo
gnazio Martire , San Giultino , Santo Ireneo >

Tcrtulliano ,
c altri molti , e colla predicazio*
e , e colle difpute , e coll efempio fidudiava-
odi guadagnarli. Egli edifSoile il defcrivere
uanto (I fieno adopriti ncl fecoado fecolo i Ro-
aani per ridurre Marcioae a rigettare la erefia ,
he avea egli incrodotta nel -lundo . Che fe egli
liferabilmente torno come cane al vomito ,
an perci6 perdctcero eglino i fedeli il merits
ella loro attenzione. Non fu minore la dili-
enza de Ronuni medefimi per indurre Cerdo-
earinunziare alle perverie dottriae, die avea,
Vigato dal diavolo , inventate (4) . Verfo il
rincipio del terzo fecolo della Chiefa , allora-j
uando Severo Imperatorc incrudeliva contro
Griitiani lacerandoli coa difpietati fupplizj 5

)ngene,quantunque ancor giovanetto,


eduto , che tutti gli altri per tiavore
perfecuzione eranfi rkirati , c nuna i

E
70 J> E C O S T U M I

ritrovava in Alexandria , il
quale attended
iitruire i e gli cretici , e a trargli al
gentili ,

vera religione, nulla temendo pericoli , a qua i

li
fiefponeva apri una fcuola , e diede a tut
>

la facolta difrequentarla , e di apprenderc c


luile dot trine del fanto Vkrigelo. Confegui eg
per tanto gran ji/fiinocredito , e induite mol
a rinunziare al gentilefirno , e ali erefia , tr
quali debbono eflerc numerati Plutarco fratel
di Eracla, il
qual Eracla fu poi Vefcovo di Ale
iandria , ed Eracla (lefifo Plutarco dopo di av .

remenatawna coll u rn at (lima vita , acquiilo i

palma del martirio Frattanto Origene eflenc . i

di anni diciotto,iftruiva i catecumeni per ordii


del fuo Veicovo , e grandifrrno profitto ne
ritraeva . Ne folamente infegnava egli , r
confortava eziandio coll efortazioni 5
e coIPaf
flenza fua coloro , ch erano tratti al patibo
per la fede di Gesu Crifto qual cofa mol
>
la ;

difpiacevaa* nemici del criltlanefimo , che


vente procurarono di lapidarlo e di toglierlg >

forza di tormenti la vita (4) . Avanzandofi e;

,!*?*?" pertanco,e crefcendo fc-mpre piu acquidava d<

laitima si per auderita della difciplina , che 1

fervava, ancora pe difcepoli fuoi , i


, si

gloriofamente aveano combattuto per difenc


re la veritk della noftrafanta religione , e av
no trionfato de loro nernici , e ricevuto ;

martirio il
guiderdone promeffo dal Redent<
aquelli, che confciTato PavefTero avanti iP
fidi,e Regi.Laonde mofTo dalla famadi lui A
i

brogio uomo nobile,ed crudito il quale pro! >

lava erroredi Valentino , dopo che lo afcol


I

convinto dalla forza della veriti predicata d


, e aggregate
Origene , lafcio la erefia alia c

tolica Ghiefa , viflfc fantamente e molto > f


1
>E PRIMITIVI CZUSTIANI .
7I
nelle perfrcuzioni per ia fanta fede .Anzi chc
raccontaEufebio di Cefarea , che innumerabili
erctici furono da lui axnmacftrati (4) . Narra
inoltre Eufebio nel trentefiaio terzo capo della xviu.
fua Iftoria Ecclefhdica che avendo Beril o (Z>)

Vefcovo di Boftra neli Arabia introdotto nella


fua Chiefa una nuova crefia , affermando , che (b) p.
Gesu Crifto Signer nollro , prima che na-
dalla Vergine, non fufTidcva nella propria
fceflfe

fua perfona , e che non avea propria divinita,


ma folo avea in fe refidente la divinica delTeter-
no Padre ; fu du Vcfcovi pregato Origene di
^rattarc con cflb lui , e di procurare di rimuo-
verloda un cosi perniciofo fentimento. Aven
do pertanto Origene obbedico , dopo che intefe,
in che confide va il veleno dclla nuova , e per-
verfa doctrine di Bcrillo , con tanto valore , e
forza la confute egli , che induflfe Perefiarca a
jeteitarla , e ad abbracciare la verita delia fede.
Non altrimenci fi
porto egli con alcuni eretici
dell Arabia . Aveano cofloro fparfo pel paefe lo-
ro il falfo dogina > che le anime umanc infleme
:o
9
cor pi ,
m or Hero
e che doveflcro poi infie-
i

aie co medeiimi corpi nel di del giudizio riiu-


fcitare. Adunaronii pertanto molti Vefcovi ^
e avendo trattato del modo , chc tenere dovea-
no per eftirpare la nuova erefia , in un pieno
Concilio diederocommiffione a Origene la
8
di confutarla, e di procurar di ficondurre all
Dvile di Gesu Criffo traviati . Egli obbediente i

agli ordini de* Prclati della Chiefa della Palefti-


5
na, nella dizione de quali allor a fl ritrovava ,
con tal cfficacia e con si poderofi argu-
ragioiio ,

mcnti confute la pcftifera dottrina nuovi de"

eretici, che que(ti , conofciuta k falfha delli .

opinione ioro s fl diedero toifo per viriri # e*

E 4
J2 D E* COSTUMI
bracciarono il cattolicifmo . Cos! avefic egli fe

guitato a infcgnar bene , e a convcrtire gli ere


tici , e non fi foflfe fidato del fuo talento . M

quando egli piu a proprj ritrovati, chc alla_


fcrittura fanta , e alia tradizione della cattolic
Chiefa acconfenti , precipito in mold , e gra
vi errori, che dipoi furono impugnati da Padri
e condannati da facri Concilj* . Dimoftra pur
la pieta, e amore verfo pro (Tim ancor travic
1 i i

ti e la diligenza ufata da noflri maggiori pe


,

ricondurgli alia Chiefa cattolica , la lettera di J


CornelioPapa fcritta verfo 1 anno jf i. a S. C
, \r> TA- priano Vefcovodi
_
Carta^ine nella qual
, *
lette
ca) rp!it,in .. .
,

ra cos i e fcnve (4) . Quanto fu grande


terCypria-
,, noiira fjllecitudine , e Tanficta , e il dolor
che foffrimmo per quei confetTori della fee
di Gesu Criito ,
i
quali dopo il
gloriolb lor

3, combattimcnto, per le frodi di Novazian


3, uomo pieno di raggiri , e di maltalento fun
a, no circonvenuti , quail ingannati , e e ali<

>,
nati dallaChiefa; altrettanta fu la noflra a
legrezza , allorche eglinoconofciuto Terror
e fcoperta 1 aftuzia velenofa del
maligno ii
3, gannatore, libcramente alia Chiefa, dalla qu
33 le erano ufciti tornarono , e percio renden
>

3, mo grazie aDio Padre, e al Signor noftro G<

a, sfi Crifto. In primo luogo febbene noft i

3, fratelli , a quali potea preilarfi


, per la int
3, grita loro ogni maggiore credenza , cd cr
,

3, no amanti della pace , e bramavano la unit;


3, aflfermavano , ch eglino il erano ammollit
3, e aveano depoilo il loro orgoglio , con tut
3, cio non potevamo indurci ad acconfentir I

3, ro , temendo, che non aveffero facilmen


3, dato fede alle vane ciarle del volgo. Mae
fendo dipoi venuti Urbano , c Sidonio Co
fc
3?
*
PTUMITIVI CK1STIANI .
JJ
, feflbri a trovare i noitri Preti , differo loro

,
fchicttamcnte , che con cffi Maffimo Prete
,
ancora bramava di ritornare alia unita delta
, Chiefa... DifTero inoltre , ch erano fhti
, circonvenuti , echenon fapcvano cola, mai
fi conteneffe in quelle letterc , le quail erano
,

,
(tate fcritte a nomc loro , ed eflfendo pienc di
, calunnie 5 e di maldicenza aveano cagiofia-,

,,
ti de difturbi quaff in tuttc le Chiefe ; e che
,
folamente erano colnevoli per aver aderito
,
allo fcifma , ed effere itati autori della divifio-

,,
ne , o erefia , per avere acconfentito , che
,
foiTero impose le mani a Novaziano .
Prega-
,
rono finalmente , che fi cancellaflcro dal-

,,
la memoria de* fedeli quefti loro manca-
menti . Effcndomi (tato tutto cio riferito,
,,
volli io , che fi adunaflTe il Presbiterio ,
e a quefta adunanzainterveniffcro cinque Ve-
fcovi che oggi pure qui fi ritrovano , affin-
,,
che fi ftabilifle concordemente> qualcofa do-
vefle determinarfi circa le loro perfonc. . .

Comparvero adunque MafTimo >


Urbano , c
Sidonio , e molti de* noftri fratelli , che git
aveano e con caldifllme iftanze ftip.
feguitati ,

plicarono,che ci dimcnticafilmo delle reita da


loro commeffe per lo paOfato , e di efle in
fi faceffe veruna menzione , co-
avvenire non
,,

p menon aveflero
fe operato , ne detto alcu-
,,
na cofa di male . , .
Appena fi fparfe la voce ,
che crano venuti all adunanza , che ft
,, quelH
}
, fece grandiflimo concorfodi popolo , per vc-
dere rcftituiti alia Chiefa coloro , chcpocanzi
,,
aveamo veduti,e pianti erranti, e vagabond!,
,,
e tuttiaduna voce ringraziammo il Signorc

,, efprimendo colle lagrirae 1 allegrezza de* no-


,, ftri
cuori, e abbraccianda i ravveduti , come
fe
74 J> E c o- s T u M i
-

fe quel giorno foflero ftati liberati dal


in

,, prigione , nclla quale prima , che aveffci


3, acconfcntito allo fcifmatico Novaziano,erar
,, flati rinchiufi per amor della cattolica re

gione. Furono cglino pertanto ammetfi al

comnn.ione dclla Chiefa e aMaffimofu >


r<

,, ftituito il luogo , che avea tenuto tra pret

3, con fomma foddisfazione del popolo ,,


XIII. Ne dobbiamo noi (lupirci di qui
particolare attenzione de* fedeli, c di
flta si qu<*

ilo loro amore verfo i caduti nella erefla , o nel


,
11 e*

icifma, mentre ella era coia comunc in qu<

tempi >
che qualunque de noftri aveffe corr
meflo qUalfivoglia delitto, fofle cgli compiant
amaraiTi^nte dagli altri Crifliani ,
i
quali per li
prcgavano con iftanze caldiflime il Signer Iddi
che gli facefle conofcere il male, e gli deflTe
graziadi rawederfi e s erali ravveduto , cc :

particolar gioja , e allegrezzaio abbracciafTen


e lo ammetteirero,dopofatta la penitenza, alia.
com union loro . Or feuno de piu gravi deiit
era la , non e de maravigliarfi , che tant
erefia
foflc difpiacimento de noilri maggiori , alloi
il

che vedeano qualcuno precipitato nell errore


e tanta Tallegrezza , allorch lo vedeano rifort(
e reftituito alUfanta madre Chiefa ,
e tornat
alia loro focieca E che tale fofle coihiiiie lore
. il

lo attefta chiaramente Origene , per tralafcir


gli altri , nel terzo libro codtra Cclfb(^) dov
u.p. cosi ragiona ,, Compiangono Criiliani com : i

morti , e perduti da Dio coloro , quali i

3, fono lafciati vincere dalla libidine ^ o hann


commeflb qualche altro delitto * Che fe
ravvedono i caduti , allora i fedeli ftimandoi
3, refufcitati da morte a nuova vita , fi rallegra
no , imitando in cio gli Angclici fpirici , che
GC
PIUM ITIVI CIUSTlRNi;
DE* 75
come diffe il Redentor noilro Gesu Crifto ,
godono per un peccatorc , che
fa penitenza ,

piu che per


novantanove giutti , i quali non
hanao della penitenza meftierc . -*
XIV. Che fe tanto era amorc , e la pietl de 1

edeli verfoi loro compagni vivi, non era ccr- verfc


atnente minore verfo morti . Imperciocche t ty
i

iccome per la cariu ,el affctto , che a profef- cur* >

cbe^

bri della religion loro portavano , facilmente


Imuoveanoa cornpaflione , qualora vedeano
de noftri nelle miferie , c nelle pene,
]ualcuno
:(ludiavanfi , quanto era loro pofllbile , di fov-
vcnirlo; e ficcome erano perfuafi , che quei
fedeli ,
i
quaii muojono imbrattati da qualchc
colpa Icggiera o prima di aver compita la pc-
,

:iitenza dalla Chiefa per qualche


irnpofta loro
^ravc peccato da loro commeflb , graviflimc
pene fopportano, fiuche non abbiano foddisfatto
ilia divina giultizia , e molto poifono eflere aju-

tati colle preghiere , e colic limofine , c_?


col fagrifizio offerto al Signore da vivi ; non
tralafciavano veruna occafionc per foccorrere
quelle animc , come coda evidentementc
da*
libri ,
che i noftri maggiori compofero per iflru-
zione de loro proifimi . Quindi e , che Tertul-
liano nel celebre libro della corona del foldato

(a) mentova le oblazioni folite a farfi dalla Chic- (a) e,ni.p


5
io j
fa pe morti, e difende, che una tal confuetudine
proviene dall Apoltolica tradizionc . Quefto mc-
defimo autore,che fiori vcrib la fine del fecondo,
c ful principio ancora del terzofecolo dellaChie-

fa,nel libro intitolato Delia efortazionc della ca-


(lita ramnxemora e le obblazioni 5 e le pre
(Z>)

ghiere pe morti e rammemorandole accenna ,


,

che comuni erano appreflb tutti coloro , che


profeflavano il cattolicifmo E nel libro dtlla .

M9-
D E COSTUMI
00 c* x. p. MO iogamta (4): dimmi forella, dice eg! o
** u dimmi o for el I a in pace il tuo n
bafprentfffo
,

rito ? Che rifpondi ? Eri forfc in dtftordia c

effo lui ? . . / pace , dira ella . . Certamsnts ei .

p-^ega per 1 anima di lui , e cbiede per lui da L


il refr igerio . e fa offrire
. . il
fagrifizio neWt
nivtrfario della mortc di lui medeftmo . Si ve
adanque qtianto attenti foiTero i fedeli nell ufa
verfo morti quefte opere di mifericordia ,
i

come ^ebbano intend ere le ifcrizioni , che t;


fi

volta (i ibao trovate nellc catacombe di Rom


e fono (late riferite parte dal Boiio , parte da
Aringo , e parte dal Boldetti , dal Lupi , e .

alcuni altri , che de* Cimiterj Romani parlar


no .
Finptrrciocche nellamaggior parte di cOe
legge , che il defonto morl in pace , la qual c
fa (I
puo inteadere in pace con Dio , o in pa
come
>

colla Cbiefa , oinpaccco fi4oi, richiec


Taddotto paUb di Tertulluno . In certe altre i

"Bold. I.
crizioni
leggono delle efpreflioni , per le qu
li
(!>*)

li dimoftrano i fedeli di
n.c.vii.p. defiderare/dpdcff (^
e il rcfrigerio (r),e // bene (d}
41^. alUfpirito del d
(c) IMJ. f nto Ve on ^ tra le alrre appreflfo il Boldet ^
due nel capo fettimo dd fecando libro , u:
(d) IbiJ. delle quali e quefta (O ^fttonia anima dol( :
\

(^J
1C IbM.
iLlitl
Md to ti refrigeri in pace
*
; e 1 ultra: *Anerini p *
/"
ft qitcfla lapida a l{x$ria faa mvglie cari/J
ma, .. Iddio rtfrigcrl il ttiofpiritd /Eilaeancl \

degna. di eflfere pflervata la iicriziotie riferica,


dailo fteiToAutpre nel
capo dcciaio del medefiu
(Op. 4^7. libro (/) , la tradotta dai Greco in Itali
qiule
no ha queilo (igniticato: ^urelio Paflagone f.

dift di lui Udio ni fecoli . Verio Tunno 202. a.

quiihrono b palnia del martirio le iante Perp


tua e Felicita , la
, priaii delle quali , CMI
PRIMITIVI CRISTIAN1 .
77
sggiamo negli sftti delta juapaffione, racconca
n efempio onde fi fcorge , quanto fofle comu- >

e 1 ufo di pregarc pc morti , e di procurar lo-


o il refrigerio . Perciocchc cosi ella ragio-
ia ,.
(<0
Eravamo tutti attend alia orazione ,
: *\ J!
i-x- . . - Rmn.n.vii.
>
e mentre pregavamo nominal a calo Dino- gi-
crate e rimafi allora flupefatta ,
, poichc non
mi era, fe non che in quel punto , ricordata
di lui . . . Conobbi io pertanto, che non era io
indegna; echedovea pregare per lui mede-
fimo il cafo funefto del
>

quale mi recava non


, picciol dolore . Incominciai adunque a orare
:

,
molto angere appreffo il Signore. Dopo
, e a p

,
la orazione, di notte tempo cbbi la feguentc
,
vifione. Parvemi di vedere Dinocrate , che
,
ufciva da un luogo tenebrofo , dove mold
,
altri (1 ritrovavano, aiib di fete , col volto

, tutto imbrattato , e di colore afiai pallido , e


) con quella iileffa piaga, che avea cgli nel vifo
, quando morl . Era quefti mio fratello carnal-r>
, c mori eflendo in ctt di annifette . . . Tra me
, e lui fembravami che fofle una gran difian-
, za , talche egli non fi potea accolkre a me ,
, ne io a lui . Era inoltre nel luogo ? dove fi ri-
, trovava allora Dinocrate, una pefchicra ripie-
, na d acqua , il cui orlo era piu alto de la ila*
jturadilui, e quantunque cgli fi ikndtflc ,
, quafi che voleffe bere , con tutto cio non gii
, riufciva . Recava ciu a me fua forella grandif-
, ilmo difpiacimento perciocche mi parea , ,

, ch egli non poteiTe levarfi, bevendo di quellc


, acque, la iete , e allora mi fvegliai, e conob-
, bi , che il mio fratello pativa . era io pie-Ma
> 5 na difperanza , che le gli avreb-
mie orazioni
bero giovato onde pregai per iui tutti
,

i>
i
giorni , finche non padammo alb prigione
del
78 . D 1* C O $ T U M I
-

coi
5, del campoj poich quel giornodoveamo 5
batterc colle fierc per dare piacere a folda

3>
mentre celebrava/i il di natalizio di Geta C
,; fare. Feci ioadunque orazione piagnendc
5, e iagrimando giorno , c nocte ; affinche

3, foffe dal Signore donate Dinocrate . Nel gfc


3, no,in cui fummo nc ceppi, mi parve di ved
3, re quel luogo , che erami fembrato tenebr
3>
fo , , e Dinocrate col cor
tutto illuminato
mondo ben veftito, erefrigerato , e do
, ]

3,
avea la piaga, mi fembro di vedere una ci( ;

.,, trice , e oflervai che la pcfchiera , la qu;


erami paruta tanto alta, erafi abbafTata ft
5, al bellico del fanciullo y ficche egli eitrae

35 fenza intermifTione,ed era fopra il Jabbro d<

3, la pefchiera una caraffa piena di acqua,ed e

y, accoflo , e la prefe , e bevette , e fa^iat


5

parti allegro giuocando a modo de fanciul.


33 onde io fvegliata conobbi , ch era egli fa
,5 trasfcrito dalla pena al refrigerio . Sar
Cipriano ancora , che fiorl verfo la meta <

terzo fecolo della Chiefa , avendo priyato


fuffragj colui, che contro canoni avea non i

nato per tutore de fuoi figliuoli un facerdot


moflro 3 che nel di anniverfario della morte
qudunqiic Crifliano erano foliti i parenti di i

di far offer ire


ilfogrifizio , e di far prepare f
tj]o(ubblicamente in Cbiefa (a) . San Gin
(a)
F^F^Gerofolimitanofcrittore illuftrc del quarto
colo della Chiefa nella fua Catechefi Midagog
quinta ragionando delle prcghiere 5 che pi
blicamente faceanil nelle adunanze da fede

(b) n.
fccoodO che fu loro per tradizionc infegnato .

tx.p.
318. Edit, frnti Apofloli, cosi fcrive :
3 >

(6) Facciamo di]


Taris. Tou- commcmorazione ... de Padri , e Vefcc
e
defonti , c preghiamo per tutti in general
E>E PJUMITIVI CRISTUNI ,

che tra noi morirono , credendo, che cio


poffa eflere di grandifiimo ajuto
alle anime di
quelli , pe quali fi ora, allorche principal-
mcnte abbiamo d avanti la fanta , e tremen-
diflima vittima , cioeGesu noftro Rcdcntore
Sacramentato . Ma per non diffondermi
oppoin un argurriento atutti i fcdeli notiffi-
o , e ben provato da noftri controverfifti ,
ecialmente da Leone Allacci , dall Arcudio ,
da Natale AlcfTandro uomini di fingolare cru-
zione ; tralafcero i palli de Santi Bafilio ,
regorio Nazianzeno , Gregorio Niflcno , Ago-
no , Epifanio 3 Giangrifoilomo , e riferiro
lamente cio , che Eufcbio Vefcovo di Cefarea
cconta nel quarto libro della vita di Coflanti-
Impcratore, mentre defcrive la pompa de
nerali
, e le adunanze , che ftirono fatte per . ,
c
ovare aH anirna del pio Principe Dopo, (<*)

che parti , dice egll , il nuovo Imperatorc


Coftanzo dalTadunanza , concorfero i mini-
ilridel Signore , cioe i Sacerdoti, colleturbe,
e con tutta la plebe de fedeli , e pregando ,
fecero 1 Ecclefiaftiche cerimonie 5 che in tali
circoltanze fono folite a farfi nelle Chiefe . II
cadavere dell Imperatore Coflantino era fo-
pra un altoletto . .. e il popolo adunato per
1 anima di un si
gran Principe non fenza ge-
miti ) e lagrime offeriva preci al Signore ,
, che cio le poteffe eflere
perfuafo di giova-
mento J} .
Quanto alia diligenzada noftri nel ufata
pellire i morti , egli ,
che fu
e certiflimo
igolare , e perci6 rimproverata a Gentili da
riftiani
Apologifti . Abbominavano i noftri

aggiori la cattiva confuetudine degli adorato-


degl idoli , i
quali invece di dar fepoltura a*
ca-
3 DI* COSTUMI
cadaveri , come ogni ragion richiedea,non ii

per qual motivo erano foliti di bruciarli . Quir


di e 5 che Minucio Felice illuftre fcrittore Cr
fliano del terzo fecolo nel fuo celebre Dialog
intitolato Ottavio piu volte da noi citato r
3

prende quefta tal coftumanza de Gentili , con


aliena dalla umanita, e dalla ragione (a). Abbe
rerdo eglino adunquc un tale abufo, proem
vano , che a cadaveri de fedeli foffe data on
revole fepoltura. Ma poiche mold erano tra 1

ro , quali effendo povcri non poteano fepel


i

re con quella decenza , ch era convenevole


Criftiano , i loro morti , faceanfi per queflo
ne da noftri maggiori le collette delle limofi
nclle adunanze > come atteita Tertulliano n
trentefimo nono capitolo del fuo Apologeti
(6) . San Dionifio Aleffandrino defcrivendo a
preflb EufebioVefcovo diCefarea (c) la gran p
(c)H.E.hb. ft e?c h e t anta
ilrage avea cagionata in Aleffandr
l
c ^ Im oilrando quanto era ftata in quel tern]
li*Ed
Gmtai*. grande cariu de fedeli verfo i loro profile
la

e la pieta v-rfo i morti , cosi fcrive : Color


che afliilevano agli appeftati , fubito che vede
no uno de loro fratelli pafiati ail altra vit
chindeano gliocchi alcadavere di lui 5 lo lav
vstno e
Pornavano, e davanglifinalmente
, n<

la miglior maniera , che poteano , fepoltur


Racconta cziandio Ponzio Diacono nella vita
San Cipriano i attenzione , ch ebbero in qi
medefimo tempo in Cartaginei fedeli di fepcl \

re i cadaveri non folamente de loro fratel

00 ma.^ c Gentili ancora , che gli aveano perfeg


pag- $
E4. Oxon. tati .
,, ((i) Perrennc >
dice cgli , a Cartagine
Opp.S.Cy- forrnidabiie peih lenza,e il detefhbile devaf
F mento . . . Eranfi tutti fpaventati i cittadir
^ fllggivanQ per ifchi varc
? il
coinagio, o eff
PRIMITIVI CRISTIANI . 8 I

nevano pubbliche (trade i


alle loro infermi >

come fe cacciando via di cafa il moribondo ,

aveflero potuto cacciare con effolui il pe-

ricolo della morte Giaccano adunquc per


.

tutta la Citta non gia cadaveri , ma i corpi


i

di moltifTimi , talch& muoveano chiunque


paffava a compafiione. Niuno de mortali pen-
3
fava ad altro , che a crudeli guadagni . Frat-
tanto egli e colpa il tralafciare di rifcrire_^

qual cofa abbia fatto iJPonteficc di Crifto,e di


Dio,il qualequanto piu collapieta 3 altrcttanta
pii icolla
vcrita dclla religione avea precediir
to i Pontefici di quefto mondo . Aduno la fua
plebe , e la iftrui de beni delU nuTericordia,
infcgnandole cogli efempii dellefacre fcrittu-
re^ quanto giovino gli nffizj di pieta per
renderfl propizio il Signer Iddio , e acquifla-
re la eterna beatitudine . Soggiunfe dipoi
non efTer ella maravigliofa cofa , fe i fedeli
ufaflerotali opcre di bonta , e di nuTericor
dia agli altri fedeli ; ma che coloro farebbero
fhti perfettiji qualiavefiero aj utato piu il pub^
blicano , e il gentile , e aveflero vinto col
bt-ne ilcattivo ,
e imitando ladivinaclemen-
za , aveilero amato i loro nemici . . . Furono
adunquefr,bito fecondo la qualita delle per-
fone ,
e degli ordini diftribtiiti i
minifterj .

Moki , che per non poteano


la poverta loro
fomminifirare cofa vcruna,davanodi piu degli
liefli ricchi , mentre colle proprie fatichc
compenfavano la mercede piu cara di tutte le
ricchezzc E chi mai fi farebbe trovato, che
.

avendo un tanco Dottore per guida , non cor*


quella milizia , onde
re fie a farli fcrivere a

piacer potefle e a Dio Padre , e a Crifto giu-


dice , e ad un Sacerdote cotanto buono ?
TomoIIL F Av-
Si I) E* C O S T U M 1

Avveniva frattanto per la liberalita de* n<

3,
ftri ,
che non folamente loro fpirituali frate i

li , ma gentili ancora foflero fovvenuci


i ,

3, onde faceafl qual cofa di piu di cio , che lei


giamo nelle facre lettere della incomparabi
3, pieta di Tobia. Permetta egli, che fi dica, cl
febbene molto ii fece avanti Criito , anco
5, di piu fiafi fatto dopo Critto , a cui tern

3, decfi lapienezza .
Egli raccoglieva foltanto
cadaveri de fuoi Ifraeliti
,
ch erano ftati u<

cifi,
3>
o gettati nelle flrade per ordine del f
gentile ; ma Cipriano ufava ancor a gent
gli ftefli ufS^j di mifericordiXche ufava u f
3, deli medeilmi ,, . Fotrei io addurre parccch
altre teltimonianze de Santi Padri , che la cu
de Criftiani circa il fepellire i morti riguard;
no , ma per non dilungarmi troppo , ilimo e
fer elleno baftevoli quelle 3 che abbiamo fino \

copiate Leggafi eziandio il paflb del San


.
j

Martire Cipriano addotto da noi alia quarante.


ma nona pagina di quefto volume , dal qual pi
Ib puo ognuno agevolmente comprender
quanto foilero i noftri masenori verfo
^>^
i mo
pietofi .

Ma e ormai tempo , che brevemente d


fcriviamoil modo tenuto dagli antichi Crifti.
nel dare fepoltura a loro morti . Primierame
te 3 come e manifefto dal paiTo di San Dioni
AieffiiiidrinQ arrecato di fopra , fubito che il i

dele era pafiaio alPaltra vita coloro, i quali >

aveano alTiitito , chiudevano addolorafi p


avere perduto il compagno , al cadavere di
gliocchi, eacciocche non tramandafle catti
odore per qualche fordidezza 5 che avefle cc
trattanella malattia e per
5 maggior pulizia ;

cora 3 Uvavanlo 3 in qudla guifa ,


che a
-
i
PRIMITIVI CRISTIRNI,
DH* ^
loftri lavano corpi de morri Di que-
ancora fl i .

hconfuetudine rendonochiariffima teftimonian-


;a i Santi Dionilio AlefTandrino , e Cipriano ,

o che cofta da pa/fi di fopra accuratamente dc-


critti . Erano eziandio foliti i fedeli d imbalfa-
nare , e di fepellire cogli aromi corpi de* lo-
i

o defonti , fpecialmente de martiri . Ter- (a) C.XLII.


ulliano nel fuo P* X 3$-
Apologetico(tf)rifpondendo allt
iccufe de gentili , aceennaquefta confuetudi-
n
ic de Criftiani de fuoi tempi fcrivendo in que-
(la Sappiano i Sabei , fe cercanfi
guifa :

, gli aromi dejl Arabia , che le merci loro fo-


,
no vendute di piu , e coftano piu care per fe-
, pellire i morti de Criftiani che per fummi- ,

,
cure gli Dei ,, . E per vero dire , ficcome i
loftri aveano ferma fperanza di dover nel dl i

Htremo del mondo rifufcitare co loro corpi ,


;lorificati 5 !o che avea fpiegato S. P,iolo al capi-
ofo quindiccfimo della fua
prima Epiftola a Co-
intj colla iimilitudine del feme in terra gettato
! e corrotto, e dipoi per cos) dire ri-
fepolto ,

iato; cosi avveniVii , che i Criftiani non voleflfe-


5
o bruciare
corpi de morti , anzi procuraflTero
i

ii

:erta pieta verfo i defonti


mm
mantenerli per quanto potevano ,* per una_j
medefimi
*

, la qual
:oia e da Giuliano nella fua Epiitola
Apoihta
juarantefima nona numerata tra le cagioni della
>ropagazione del Criftianefirao . Ma dell uib
le Criituni di fepellire cogli aromi i cadaver!
>arlaii La Ceria
nelle note fopra Tertulliano ,
ri Ouzelio, che dal La Cerda medefimo prefe
e notizie nelle fue annotazioni fopra Minucio
,

"elice
(b) Ragions pure ampiamente deil ufo
.

nedefimo il Boldetti nelle fue ofifervazionilb-


,<.]

a
>t

Cimiterj (c) clove cosi jcrive :


i
Apertiii Lrx .^. ^7
da noi ne cimitcrj i
fepolcri di alcuni Mar- fe rl
>

<

F a ,, tiri
Dfc COSTUMI
tiri , fi e diffufa alle volte una certa fragran -
j

,, za , che non faprei a quale altro odore a(To-


3, migliare , e di cio ne poflbno fare pieniffinu
3, teftimonianza diverfe perfone dotte , e pie ,

che all apertura di dette tombe fi fono tro-


vate prefenti . p quefto medefimo odore
hanno ritenutole offaiftefTe de fiartiri , poi-
,, qhe furono eftratte da cimicerj . L anno 170-5.
efferidofineh:iraiteriodi Preteftato 5 o fia di
Callilto ritrovato il corpodi una Santa Marti-
re di nome Marzia col fuo vafo del fangue,-
?,
cd ifcrizione in marmo 5 ie cofe medeflme i

a, per molto tempo ritennero la fleffa marari- ]

gliofa fi agranzii con irtuporedi


molte perfone,
fra le qualt Signori Ganonico Raimondo Bi-
i

need , e Abbate Gian Antonio Abbondanti


Romani miei confidenti amici . II medefimo 1

odore fu anche da piii perfone fentito iw una .

,, ftrada pel raedefimo cimitero in tempo , che |

fi erano fermate a orarc


per qualche fpazio di
tempo prelfo alcune tombe de Santi , e lo
3, fteflb hanno pur ditfuib nella cuftodia, ove (I

a, confer vano meco le reliquie , alcuni corpi ,


1

,, e altre ofTa di Martiri Anonimi eftratti gia da


cimiterj di S. Agnefa , di Giriaca , di Calli-
,, ito, e altri cimiterj . JLafciando pero da par-
?, tetuttqcio? che in queito particolare po-

3, trebbe attribuirfi afragranzafop.rannaturale ,


3, e miracolofa , di cui parleremo piu apprelfo,
potrebbe anche tal odore attribuirfi alle mi-
a > iture odorofe 5 colle quali prima di fepellirc
3, i
corpi foleano talvolta ungerli , o imbalfa-
5, marli , afomiglianzadel Santiffimo corpo del
3, Redentore , di cui fecondo il rito degli Ebrei,
(a) c. xrx- j>
cosi accenna S. Giovanni {a) stcceferunt cor-

fits Jefu, & ligaverunt illttd lintels cum aro-


, ma-
p

DE* PIUMITIVI CRISfiANl. 8j


,",
watllus , /re ? wos efl Judaeisfcpclirc , mo-
,,
ftrando 1 iftefTo Vangtlifta di chc forta, c di
die quantita di aromi fl ferviflero, con
qucllc
parole antecedent!*
: Venlt autem Jficodcmut
3)

3? fcrens wixturam myrrhac, &


aloes quafi li-

33
bras centum . Quefto atto di reiigiofa picta fi
usoanche indifFcrentehiente da fedcli verfo
i cadaveri de loro defbnti , con tal profufione

33
di aromi ch cfagera Tertulliano. . . Con
,

3 ,
mifture parimcnte odorofe fu iepolto il
corpo del S. Martire Euplio ( come fi leg^e

ncrgli Atti di Iwi appreflb il () Ruinarzio ) ,

fublatum efl corf us ejus a Cbriftianis , 3^. Edit. &


3>
coiiditMtn aromatibus fefultnm eft . . . Che in Veron.
tali cop/|i nature poi
ne adopralTero una quan-
33 tita notjbfle giufta la loro potfibilita ,
fi rica-

5,

,,
vada S. Grcgorio qualc par-
lando del furerale di Melezio: Syndoncs mun-
NiflTeno(6)>
il
^Mcle
,e
]n

,, dae , dice egli , &


fanni ferid , u.nguento-
rum
aromatunj largitas ,
, & abundan- &
Era nota a gentili medefirni quefta
tiA ,>
.

lodevole e pietofa coilumanza de noftri ; per


la
qual cofli fu dal giudice rimproverato a S. Ta-
raco Martire , chVgli bramava di eflerc per la
Griftiana Religionc uccifo, affinche dopo mor-
te , cadavere di lui cogli aromi onore-
fotfe il .
^
volmente da Criftiani fcpolto (c) Tu pcnfi , R u i^ R .
.

difje II giudice i che alcune donnicciwole do-p.^s.


,5 vranno iepellire il tuo corpo eogli unguenti ,
3,
e cogli aromi
? e io penfer6di ridurre in poi.
vereedi efterminare le tue reliquie . Ri-
,

fpofe Taraco fa pure quel che tu vuoi al


:

5, mioeorpo, e dopo la mia morte opera cio ,


che ti pi see ,, . Unti , e ornati i corpi
}
de loro defonti, portavangli i Cridiani al luogo
deftinato per la fepohura , e quivi , s era como-
F 3 do,
D B C O S T U M I

do , efponevanolo alia vcduta del popolo


cantando , o recitando de falmis e degli inni , <

orando per le anime loro.ccme cofta dal paflb d


Eufebio nella vita di Coftantiro di fopra riferi
to; ovvero fe temevano gl infulti de nemic;
della religione , fubito li
fepellivano , e ncii_.
avendo potutoimbaKarnarli prima, portavam
5

degli aromi , e de fiori , e ponevanli per piet,


g fopra i loro fepolcri . Laonde fc rifle il Boldett
nello fteffb luogo (4),, Oltre al condire i fe_
33 fepellire i defonti co detti aromi, era ezian.
33 dio in ufanza , dopo fepolti i cadaveri d >

5>
onorare i con ifpargervi
loro fepolcri me i

33 defimi odori , quando non avefiero potutc


3, ungere i corpi ftefli . . * Ma non p<ftendo i fc
3, deli, come fi facilmente A-brire i fe-
e detto 5 sl

3, polcri gli , fpargeano intorno a* medefimi


Hymn. ^ ec a tal coftunie rifcrifcono
j
appunto le parole
x. de exeq. d | Prudenzio (A)
^ -
def*
Titulumque ,
,, frigid a fax a &
Liquidofpargemits odore .
3,

,, E quelle anche di S. Paolino nel Natale di S


(e)Nat..vi Felice (c)
^
;

Martyris hi tumnlum flitdeant perfun*


dere nardo .
,3 Et medic ata pio referent unguent a fepul-
,, cbro .

9
33 Inoltre offerivano pure a SantiMartiri que-
odori per un contra (Tegno di venerazione
55 fti
,

onore verfo di loro. Onde S. Grcgoric


33 e

p^-a o nella Epiflola fcritta a Secondino (d} ^loen i


^P 111
*
n
l.vu. tvevo
"
tbytnixma, Jtyracem ,
1^/

balfamum & , i

Sdnftorrtm Martyr urn


corporibus offer enda ,

3) latore praefentium deferents tranfmifimus .

3, Che fomiglianti offerte pero di balfami e di ,

aromi fifaccflcro a fepolcri de Santi Martiri


DE PRIMITIVI CRISTIANI .
87
,
efiftentiancora dentro de noftri cimiterj , fi-
,
nora non abbiamo avuto alc.una memoria ,
,
con cui pofiaaJmeno corroborarfi quel dub-
bio motto daU eruditifTimo Mabillone nella
,
fua cpiftola da noi abbaftanza drlucidata ,
,
cioe , die vafi di vetro , o di altra materia,
i

, chc fi trovano collocati fuori col fangne loro


.,
in contrafTegno manifeftiflimo del martirio ,
, poflano forfe avere fervito per abbruciarvi
,
dettiodori. Noi pero troviamo iblamente ;
,
che ccfTate le perfecuzioni ? e renduta alia
, pace , la religiofa :p eta del
fanta Chiefa la ^
^ .
r (a)Baron.ad
,, gran Coftantmo (tf) ,
eJ^fuadevozione
vcr- ^ }
fo i Santiflimi Apoftoli Pietro , e Paolo , do-
, po di avere erette fopra i loro fepolcri nel
,, Vaticano , e nella via Oftienfe le fontuofe
,, Bafiliche , ed averle arricchite con preziofi
,
donativi di vafi d oro , d argento , c di ric-
che po(Te0ioni , aflfcgno ancora 1 entrata di
molti aromi 5 e gran copia di balfami, e cToglj
,,
di nardo , afSnche fi ardeffero avanti le fagre

,5 fpoglie de Principi degli Apoftoli . . . Circa


,,
gli aromi , ed urguenti 9 che poneano i fe- f
5
deli entro i fepolcri in
oflequio de Santi Mar-
,
tin , voglio ben credere 3 che a quelli avef-
,,
fe qualche relazione un piccolo vafo di
bronzo a guifa de moderni fcatolini col
fuo coperchio formato di calcedonia , ccr-
chiato di metallo dorato , che ritrovai entro
,) la tomba di un Santo Martire anonimo , ri-

>,
pienp di certa miftura liquidaodorofa . I va-
11
pero deftinati alia riferva di tali foavi li-
,, quori 5 vogliono , fi denominafTero anche
., alabartri ? non odante , che gli (leffi odori

,, anticamente fiferbaffero in vafi di vetro , o


o pure di pietra, e fpecialmente di alaballro ,

F 4 co.
88 BE* C O S T U M 1
JJ come fi legge della Maddalena . QnefH aromi i

5
3> adunque adoperati fovente da noftri antich
33 Criftiani nel lepcllire i corpi do* Santi Marti-
3 ri , e d altri fcdeli , non ho dubbio , che pof.

33 fano molto contribuire alia fragranza , che


talvolta trafmettono
reliquie Aggiu- le .

gne Boldetti, che queflo tal odore , che cor


il i

pi de Santi Martiri trovati nelle catacombe tra


mandano , fia prodigiofo , e cio con varj pad
degli antichi compruova , alctini de quali paff
fono eflratti da ottimi documehti . Tornand<

cgli dipoi al fuo iftituto , offerva , che olcre gl


odori de quali avea ragionato , adopravanc
,

eziandio i noQri rtell ungere , e nel iepellire :

corpi de ioro rriorti, la mirra . E per vero dire


9
Prudenzio nell Inno decimo dclfejequic de de-
font i fcrive ?

sf/pcrjaquc myrrbafabaeo
Corpus medicaniine fervat .
3
L unguento di mirra portato dalla fabea
conferva il corpe OOO
Soggiuffne il Boldetti mede-
f i^ w^ *
.
..
1

fimo (rt) che oltre la mirra pofero anche


3,
9
,3 noftri antichi ne fepolcri de cimitef j varj j

^ pezzi di ambra fomigliante a quella foffile di

3, PrufHa . . . e che in quefta forta d ambra fo-


j, leano improntare 3 e anco formarvi diverfc
3, figure , come per efempio mafeheroncini .
\

3, piccioli globi , frutte, ed altro Tfa le frut* <

te non era raro il fimbolo del grappolo di uva ;

del quale (Imbolo cosl fcrive S. Clemente Alef-

ib. IT. fandrino(^) .


Dipoi la fanta vite produfle ii

c. il. profetico grappolo 3 il quale fegno per co-


loro, che dall errore fono ftati guidati alia
-

5, quiete.il grande grappolo 5 cioe i!Verbo,e per


3, noi fpremuto 3 mentre il fangue dell uva ,

cioeil Vcrbo3ha voluto cflerc ternperato coll


acqua . . . Fg!i e di due forte il fangue del
Signore , cio6 carnale , per cui fiamo flati
.,
redenti dalla morte e fpirituale per cui fla.
>

,
mo unti ,, . Poneano pure Criftiani ne fc- i

lolcri de loro morti delle figure rapprefentanti

anoce , perciocche in un tal frutto , come of-


erva S; Paolino Vefcovodi Kola 3 rapprefenta.
vafi Gesu Crifto , nicntre ficcome nclle noci il
cibo di dentro,c la corteccia di fuori , e fopra

ladura corteccia la buccia verde , e amara, cosl


veggiamoDio velato col noftrocorpo,Criflo fra
gile per la carne,cibo per la parola,e per la croce
anuro () Oltre 1 ambra^ e ttiimjcguc a di- a;
.

BMttti
^ ^
re it (^) , foleano talvolta i Cri- *j"

,,
ftiani collocare fotto , e fopra dc cadaveri ibid,
molt* fronde di lauro, il che ho rinvenuto f S t

anche io in diverfc tombe dc cimiterj , e_>

,
Poflervo parimcnte il Bofio. Cio coftumaro-
,,
no i noilri maggiori , dice il Durando 5 per
,,
flmbolo della perpetuita 3 e deH immortalitk
delPanima ^ . Sepolti che erano i cadaveri
ceil imbalfamati , eorrati, come abbiamo di

fopra mcftrato , chjudeanfl da noilri i fepolcri


5
con una tapida , o co mattoni , c foventc nclU
lapida fcolpivanfi , o nel muro fegnavanfi il no-
me del defunto , c 1 eta altresl e il giorno >

jncoradclla depoflzione di lui affinche ne per-


,

veniffe la notizia a pofleri . Sono di quefte fe-


polcrali ifcrizioni ripiene Ic opere del Bofio ,

deirAringo , del Boldetti , del Bottari , del


Lupi , e di altri , che delle antichiu Criftianc
irattarono .

XV. Che fe i
primi fedeli tanto erano pro*
penfi a far bene a Joro amici , ficche non fola-
mentegli ajutavano vivi , ma ufavano eziandio
j
i loro cadaveri
quellc dimoilrazioni che la >

pie-
JO !> S C O S T U M I

pieta fuggeriva , erano eglino meno attenl nor,


a beneficare , quando potcano , quei che ,

-proteflavano di efiere loro capitali nemici . Era

no eglino perfiafl ,
e percio a tutto il mond
pubblicamente il
prcdicavarid , che Parnare g
amici e comune a ttitti ^ ma i! Vnler bene , e :

a* nemici e proprio de* foli Criftiani


) Apolog. giovar
. XLVI. p* come attefta Tertulliano .
(<0
Laonde non me
?
i47 no inipiegavano a vantag^i de loro amici
s
j
che a quelli de loro contrarj . Legganfi paffi d i

S. Giuftino martire , e di Atencgora pocanzi d


noi riferit? , e offervinfi le parole dello (led
Tertulliano, ilquale nel fopracitato luogo cos
ragiona. 55 II Criftiano non offende ne anco il fuc
MC.XXXI.^ nemico,,* Poco prima avea detto: Sapp ^) i

v efl erci comandato per ecceflb , e ridon


ftato

3, danza di benignita di pregare anche pe ne


5>
mici , e di defiderare ogni bene a noftri per
3, fecutori E quali mai fono maggiori nemic
. -i

a> e perfecutori noftri, che gPImperaton? E pn


re di effi ancora ci vien comandato Orat :

3 pe ^/, pe Pnncifi , e per le potefla , af


3j finche fotiate vivere con pace ... Noi (c) fla
mo tali verfo gl Imperatori , quali verfo
"

noftri vicini Imperciocche egli e proibito 2


.

Criftiano il volef male , il far male* il


pen
far male di
5,
qualrtvoglia perfona . Cio che noi
ci ^ lecito per lo
Imperatore , non ci e le
c tofer qualunque altro .
"
(ff) Che fe ci vie
(d)cap.
it. ordinatodi amare noftri nemici, come avre i
p.
114. mo noi Pardimento di aver qualcuno di Ion
in odio ? E fe ci e fhro
5,
proibito di render
male per male , affmche non flamo
3,
uguali ne
fatto , come potremo noi offendere i noftr
3, emuli >

Riflettete fopra cio che fono


, pe: |

>j
foggiugnervi, o gentiii . Quante volte voi <

ofpi-
BE PRIMITIVI CR1STIANI .

,
o fpir.ti dalPod o, che ciportate , o percb-
,
bedire alle le?gi degl Impcratori incrudelite
,
cortro de Criftiani ? Quante volte , per ta-
,
cere de principal) , fiamo noi dal nemi-
., co volgo afialiti co faffi 3 e cogl incendj ? Nel
, tempo delle furie de baccanali non perdona-
,
no i voftri ne anco a morti Crifliani ; anzi-
chedal ripofo della fepoltura , dall afilo , per
,
morte gli eftraggono 3 e li taglia-
cos) dir$ della
no a pezzi. Or qual rifentirnento avete notato
,
(

in noi ,,? Non fono meno chiare le


,
teftimo-
n anze di San Cipi iano di fopra da noi arrccate ,
iove trattaipmo della pieta de fedeli , c della
:urada efll cadaveri de loro
ufata nel fepellire i

rorti . Eufcbio Cefarienfe ancora nella fi?a_


^vangelica Freparazione (^z) ragionando della
/crita deila religione criftiana , e de giufti mo- P- ]

an
pe quali ognuno dovrcbbe abbracciarla ,
ivi ,

^dimollrando lemutazioni , ch ella hacagiona-


5
o ncgii animi dt gertili , qi^ali erano prima i

:ellavcnuta delRedertore dediti al fenfo , e


ogni forta di vizio , cosl fcrive : ,, Concorre
,
una moltittidine innnita di uomini , e di
, donne, e di fervi , e di liberi, d ignobili,
, edincbili, di barbari , e di greci in tutti i
, luoghi , in tutte le citta , in tutte le regio-
,
ni , di tutte le nazioni che fono fotto iffo-
,

, le, ad abbnicciare Jadifciplina de ^recetti di


Gesu Criflo , e afcolta ia parola di Dio e la
>

, mette in efecuzione , r^ffrenando ron fola-


. mente la petularza delle aziori eflerne ,
,
ma eziandio de penfleri , e domando le
paf-
tfoni e la e foffrerdo con
,
, concupifcenza ;

, animo grande gl infulti , e le ingiuriede re-


,
niici , che ci offecdono, con dimoilrarfi alieni
dalla vtfidctta., , e ccmunicando le facclti
., lo-
1)1 COST U MI
a, loro co bifognofi ,
e abbracciando qualunqz
uomo eon carita e piacevoltzza. , e ricevcm
come fratello ogniforeftiere 5 , . Ccsl egli pa:

la de Crifliani , che nel quarto fccolo della.


Chicfa, nel qual fecolo fcriveva * fiorivanc
Non altrimenti ragiona de precetti della Cr
(liana religione Lattanzio Firmiano nel fetfant<

flmo quinto capo del Compendio delle fue Div


T *
ne Iftituziom (4) . Ma per tornare a S. Giufiii:
\ o
I *?
Marrire , del quale abbiamo indicate di fupi
1 autorita,
cgli non
folamente nell accennai
luogo , ma in mold altri ancora mentova quef
5
tale virtu de fedeli del fecondo fecolo e a gei >

tili h rimprovera giuftamente poiche coftor ,

cl odiavano a morte , quantunque fofTero d;


noftri amati , e ajutati , fe ne avcano meftiere i

Egli adunque nel cinquantefimo fettimo numer


della fua prima apologia (#) ,, Quefta Tola eof
die e jpoffono fare contro di noii demonj, d ift

5, garc coloro, i quali fono nodriti nelle cattiv


,,, maffime, e vivono malamente operando cor
tro la ragione, acciocche ci abbiano in odio,
,, ci uccidano,febbene
eglino non folamentenc
j, fono odiati da noi ^ ma ancora fono amati
mentfc noi procuriamo , che fi mutino , c
3,

convertano . Sono aqueftefomiglianti e:


3, 1

re ^lon ^ 5 ch egli ufa nel Dialogo con Trifc


Cc)n.xvni. P
p. 123.
re (0 : ^ e coflantemente , dice , fopportiam
>

3, tuttele difavventure , c le perfecuzioni ,


cutte le altre avverfita 3 che pe* demonj ,
,, pe noftri nemici ci accadono,talche tra le c(
fe piu orrende , cio6 It morte , e i
>,
fupplizj
3 , preghiamo il
Signore che ufi mifericordia
coloro, i
quali cosi malamente ci trattano
e non vogliamo, che fla loro renduto ma!
3 >

per male ,- come appunto ei e ftato comandat


, d;
DE PRIMITIVI CRISTJAWI .

, dal noftro nuovo legislature , qual guifk in

mai non faremmo noi quellc cofe, clie nulla


vi Nel numero pure trentefi-
offendono ?, ,
/
a^ f ^
10 quinto (d) Preghiamo e per voi , e_j
,,

per tutti gli altri uomini , che ci hanno in


odio, affinche ravveduci, . .. crediate a_j
Gesu Crilto ,vera falute
e confeguiate V.
la

nella flconda venuta di lui , quando egli ap-


parira gloriofo . Acconfente a S. Giuilino
, Atenagora nell ? undecimo numero della fua

legazione Quali fono , dice


pe"
Criftiani (i) :

egli , quc* fentimenti , con cui fiamo noi no-


driti ? Dico a voi amate ivoftri nemici , e :

bcncdite color o , che vi nialedicono , orate


*
voftri perfecMftri , affincbe fiat t figliuoli
oftrofddre , cb & deli
n<?
, //
quale fa
qafierc ilfitofolefopra i buoni , e i cattivi ,

efiovefcpra igiufti, cgl ingiufti ( c) Matrh (c ) : . . . .

Trovercte appreffodi noi degl ignoranti uo- V. v. 44.


mini ,
c delle donnicciuole , e degli artefici>
i
quali febbene colle parole non fanno rende-
re ragione della utilita , che ricevono dalla
noilra dottrina, co fatti perp la dimoflrano .

Poiche non decUmano , ma operano retta-


niente , e non ripercuotono chi ii pcrcuo-
te 3 ne muovono lite a chi loro rapifce la ro-
ba , e amano come loro (lefH ii
proflimo .

elja medefima maniera ragiona Teofilo Antio-


icno nel Libro HI. ad Autolico (<f)
:
,>
Coman- (d) n. xv.
da , , Vangelo che non fola,men- fcq. p. 41$.
cost egli il >

te amiam,o gli amici , ma ancora i nemici . . . *H-


Coloro , che operano bene 3 non debbono
gloriarfene . . . Vedi tu dunque fe poflfano vi-
vere indifferentemente quegli uomini 5 che
fono cosi bene ammaellrati . Puo
quefta ve-
:a efTcre illuflrata con moltiflimi
efempli de
no-
r> ** c o s T u M i

noilri nntichi 3
maficcome vogliamo efTere bre
vi , ce ne contenteremo di alcuni pochi . Ra<

contano i fedeli di Smirne nella lettera, ch


fcriffero alle altre Chicfe circa il martirjo di PC
licarpo loro Vefcpvo , clie effendoil Santo vie:
no a eifere prdb 5 e condotto al
luogo del fu|

plizio , fece fervorofaorazione , non folamer


te per qtiei? che conofcea , ma eziandio pc
coloroj che non avea mai veduto , ne con<

(a) Apwl fc i u to, e per gli fcelerati altresl (4). Di


Ktan. ft .

cjp r j ano Vefcovo di Cartagine


o fcrive Ponzi
Mart.p.zs>.
_. r ..
A-
, -i
J ja cono che eilendolegii oppoiri alcuni d
fl.vni.Edit. ,

Veron. fuoi , allorche fu eletto Paftore di quella Chief


egli con tutto cio gli tratto allora e dopo cc
piacevolezza con fingolare bonta 5 e perdc
, e
no loro 5 annovero anche tra\ fu
ilcche gli
amicifTimi con ammirazionc di mold (6) . Coi >

00 Ibid. p.
^Qj-j-j d avanti al tribunale dell
:

iniquo giudic
J i.n.v.
verfo 1 anno dugento della era Criiliana i San
Martiri Scillitani , fentirono , che poteano tut

ricevere perdono dagPImperadori , fe aveflt


il

ro adorato gl idoli , e facrificato a falfi numi


Uno di efTi di nome
Sperato , rifpofe toito a n<

pic di tutti : Nol non abbianto mai commefso w


runa iniqutta , ne abbiamo acconfentito al mai
ne abbiamo fatto o defiderato male a veruno
,

anzi trattati malamente


dagli altri , e frovoa
tl abbiamo rendute grazle
allofdegno , fempre
Dio . Ecertamente abbiamo
noifregato per
a
loro ancora , cbe \ngiuftamente cifaceanopatir
-Avendo riprefo if Giudice, che la religior
purede gentilierafemplice, e che giuravan
eglino pel regno dcgPImperadori , e che perci

anche i Criftiani doveano giurare pel regno m<

5
deflmo foggiunfe Sperato
: ch egli fervit :

a Diocollafede colla czrita


, collafperanza ,
e d
DE* PRIMITIVI CRISTIANi .

cbe non avea m.ii commefso alcuna cofa contra-


ia alle divine , e
alUfubblichl leggi , cbc avea
,gato
i tributi
,
cbe riconofceva per Imperatore
i tatte le nazioni il vero Dio , e cbe non avendo
nai accufatn in gl idizio , ne woffa veruna qtte-
da agii altri , non doveaperciv cffcre funito .
rocuro allora Tiniquo giudice di fare si chc j,

;li
altri non acconfentifTero all invitto Spcrato ,

lid San Citio gli rifpofe : Cbe in tittte le cope


ra dovere Criftiani acconfintijfero a
, cbe i
5fe-
atoloroconp.zgno, e lo fteflb fbggiunfero le_^
ante donnc Vcftia 5 e Donata, e compagni ; on- i

le furono per ordine dello ft^fTo giudice privati , N T, .,

vita (.4;
\ r
S.
^ XT i
che fioa 7 ^
r - ( a) Jkia
i .
GregoriO Nazianzenp a o feow
ie tempi di Giuliano , di Valentc , e di Teodo-
lolmperadori , nella ventefima quinta Orazio-
e, ch e ftriflfe contro gli Ariani, ragionando
lella
crudeltadegli Ariani, e dclla modcrazio.
5
1C (^0 e pazienza , e carita de fedeli qosl di-
>
C>) p.
corre : Rammemora fe puoi la tua umanica ,
che io fon pronto a dimoftrarti la tua
,
fingola-
, re audacia . Moke emolti iibri rap-
lingue >

, portano le crudelta da te ,
o Ariano , com-
, mefTe faranno tramandate alia me-
, le quali

, moria de pofteri , con voftro perpetuo fcor-


, no , e ignominia . Di me parlero in avvenire.
, Qual popolo audace , e temerario ho io mai
, follevato contro di te ? Qu^ai foldati ho io ar-
, rolato ? Qual ducc adirato ho io attizzato , il
, quale piu crudel fofle di coloro, che allor co-
>
mandavano ? . . . Ho io forfe afTediato i fedeli
, allorche oravano
pure , e fan- ? e alzavano le
te mani al cielo ? Non ho
,
gii io impedito i
5
5 canti de falmi co fuoni delle trombe 3 ne ho
, melcolato il miiiico
fangue col fangue morta-
>
le . Quali fpirituali pianti ho nui impedito
$6 1> R* C O S T U M 1

3, pe piantf cagionati dal dolore , che Ic ucc


fioni degl innocenti apportano, le quali lagr
3>

53 me
di penitenza colle tragiche lagrimc
33 Qua! cafa di orazione ho convertito in fepo.

tura ? Quali vafl deftinati al divin fagrifizio


3, i
quali non doveano effere toccati dal volgo

a, ho io confegnato agli fcellerati ? . . . I cari a


3, tari come
dice la divina Scrittura , or efpol

3, alle contumelie , qua! impudico giovane


a, che a guifa d iftrione cantaffe , e fi fpiegaf
a, fono mai ftati per cagione mia profanati
j>
Quando ho io indotto alcun di ccftoro a infu
j, tare a divini mifterj ? Preclara cattedi O
33 fede, e ripofo di chiariilimifacerdoti . . , qu
53 orator gentile ha mai feduto fopra di te p(
33 mettere in deriflone , e lacerare con cattiv

93 lingua 3
e con orrihili invettire la crifliana,
53 religione ? O pudore , e caltita delle Ver^
ni che non comportavi prima Pafpetto deg
3

a, uomini fanti e pudichi , qual di noi ha m,


>

a, .avuto Pardimento di toglierti 3 e commettei


alcun delitto contfo di te medefima degr
a, di eiTere punito colle fiamme di Sodoma? Tr;
lafcio gli omicidj da voi, o eretici , cagionat
,3 Quali fiere abbiamo noi attizzate contro d-
5
3, corpi de fanti ? . . . A chi mai abbiamo attr
buito a colpa Paver fepellito
33 que morti , cb
furono anche dalle fiere medefime venerati,
a, Di quali Vefcovi furono lacerate lecarni col
a, ungule di ferro , veggendo un tale fpettacc
a, Io i loro difcepoli , nepotcndo dare loro, :

a, non che colle lagrime


alcun ajuto ? . . . Qu; , j

li facerdoti divifero
a, Pacqua , e il fuoco 3 el
menti tra loro contrarj , facendo lume a qu,
33 fantinaviganti in una maniera affatto infblita
3 /lacuinave come era ufcita dal porto , co
i
1
BE PRIMITIVI CRISTIANI .
QJ
,
fucon efii incendiata. ? E chi di noi , per ta-
,
cere i noflri maggiori mail e ftato accufato di
, crudelta, come fiete ftati accufati voi dagli
, (led! Prefetti , che vi ajutavano? Chieggo
,
iola mia vittima di jeri,cioc quel vecchio pa-
,
dre fomigliante ad Abramo , che tornando
,
dall eillio fu da voi affalito di mezzo di nel

,
cuore dcllacitta co fa(fi . Che facemmo allora
,
noi ? fe non vifembra cio grave , e p^eno
* % <
* . *
| A /** t I *

TAS : Chiedemmo , ch^ ci ii concvrueiicro , c


(iliberaflero gli uccifori, perch erano in pe-
ricolo di eflere gravemcnte puniti . Tanta
ra la pieta , la carita , e la clemenza de fedeli
erfo gli (lefTi loro nemici, i quali non folamcn-
colle parole , ma co fatti piu orrendi , e
udeli gli aveano perfeguitati 5 maltrattati ,
e
dotti agli eftremi pericoli di perdere colle fa-
>lta loro la vita ,

Tom. HL Q CA-
DM* COSTUMI
CAPO II.

Dellc cent che folevanofare i primitiri


,

Criftiani le
qudi cene 5 pot c be da lo]
>

jl celcbravanoper dimojlrarc I amort


5 ere
cbejiporfavanofcambtevolmente
no da cjji appellate agapi .

e T. A Vendo noi mentovato !e agapi nel pn


1 2 J
,/x, cedente capitolo , in cui diffufameni (

"

.
ragionammo della fingolare carita de
primiti^
Criiliani verfo i loro proffimi , fa d uopo , cb
brevemente dimolh iamo quali efle foffero , e oii
de abbia avuto originc il nome loro ; potendo
quindi ancora comprendere da leggitori , quar i

to fi amaffcro tra loro i noftri antichi , c quant


procuraffero di efferc uno alPaltro di follievo
1

e di giovamento. Poiche la parola grcca Ay* *


A aP e * iignifica amorc , e carita , fu clla IHm^i
attiillma a indicare le cene , che alle volte d* ,

fedcli ricchi e povcri unitamente (1 celebra


,
i

vano , per darequalche eftcrna flgniiicazion


di quclla concordia , untone , c amicizia , ch :

fpiritualmcnte tcnea cogiunti i loro animi . .1


che fino da! principio foffero con si ftretto lega ;

me di amore uniti tra loro,coiii dagli atti de m


ti Apoibli , dove noi ieggiarno , come offer
vammo luogo , che della moltitudin
in altro
de* crcdenti uno era il cuore j e una I anima , .

che niuno diceva ejfcrc fita alcana cofa di qitel


le
cbcpoflcdcva 3 ma erano loro tutte lefacolt
,

(a) c. il. v. (4) , e ji diflribuiva ad ognuno con


f ota uni

forme ciafcuno ne avea bijovno . Or uno deg!


ef
DE PRIMITIVI CRISTIAN1 .

effetti di queilo fincero 3 e particoUre a more ,

;he fi
portavano fcambievoirnente, era il procu-
ar di vederii fovente,e di premier cibo in com-
3agnia, efiepdo quefto un indizio di amicizia .
3
er la qual cofa ne primi tempi della nafcente
Chiefa non folamente ne giorni fcflivi , e folen-
11
,
ma quafi ogni giorno dopo la orazione fatta
iel tempio, fi univano e con letizia fi ciba- ,

ano unitamente lodando il


Signore (^) . Ma r e
>rima di paffare avanti , e di mollrare in chc il

onfiftcffero e in quali giorni, c in


, quali ore, c
omc il celebraflfero neTuffeguenti t^mpi Ie
aga
/, fernbranji eifert 1 ac- ella opportuna cofu
ennare colla
maggior brevita , c chiarezza ,

nde mai abbiano avuto la loro originc , e fe


eno flate derivate nella Chiefa da coilumi , c
.illeufanze degli Ebrei . Francefco Burmanno
crittore Prote(tante avendo da varj monumen-
raccolto ,che alcune lodevoli uianze , clie
alfero , o che ancora valgono nclla Cri(liina
cpubblica, fono ftate prefe dalle confuetudini
sgli antichi Ebrei , fu di fentimcnto (4) , chc ,

{,) D
agapi furono introdotte nella Chiefa a nag.
rfe le
aitazione de* Giudei,i quali avcano vul. . S
degli ofpizj
elle
finagoghe , ne quali a fpcfe comuni crano
loggiati i viandanti , e pellegrini. Ma erra i

;li certamente
poiche altro i Palloggiare i
,

illegrini , e dar loro il neceflario ibilentameB-


, come pure faceano noitri raaggiori , lo
>

ie abbiamo noi provato nell antecedente capi-


lo e altro c Punirfi tutti nobili, e
,
plebei , ric-
e poveri in certi determinati
giorni , e
>i

:lebrare infieme un convito . Or che tutti con-


.^nitrero infieme , e lodando il
Signore ccle-
afTero un tal convito fedeli, lo
i accenna 1 Apo-
S. Paolo nella prima lettera a Corintj(c) , C-) c

G 2 e lo
I OO D O S T U M I

e lo fpiega S. Gian Grifoltomo nella vente


(a) p. Mi. fiflW lettima Omifia fopra la fleffa Epiftola
ji. i. T. x . dove cosi parla In certi determinati giorr
:

5 ,
faceano i fedeli menfe , e celebrat
comuni le

5,
la facra f unzione dopo comunione de fa
,
la

*7 cramenti , tutti infieme cominciavano il con


.

,, vito, apportandofl da ricchi le vivande , co


farvi venire poveri,e coloro che non pofft
i

devano, afHnche quefti ancora fi riftoraflero,


Altri adunque 3 tra quali ntimeranfi lo Scaiigt
f\ N Tv/r Emendazione de tempi.
r o nel feflo libro della r
(b) Diitcrt. .,
_ ,

ivJuv.EccI.
ne Grozioapprefloil
"g Boeniero(^) credette
$. ro, che quefta confuetudine delle agapi avef)
trattala fua origine da! feguente coilume del.

finagoga. Soleano gli Ebrei, cotne fono pure fo


liti di fare
prefentemente ne giorni fefti vbchi;
mare acenapiu di diect ,
c meno di venti d<

loro parenti , ,
o amici . Erano quefl
e vicini
tali cene appreffo loro non profane , ne iftituit
per giuoco 3 ma iacre, irtituite , e preparate i
onore , e gloria del Signore ; onde cclebravan
?
,. ne luoghi vicini al tempio , come attefta File
nel libro De Ttlantat.
i\(0(?(c) dove parla.
"ne

degli antichi Ebrei . Furono pertanto alcun

j ^i 1 L/ AA
^C Scrittori , ehe tra fomielianti
^^
(</)
conviti , c_
*

ult. cene numerarono ultima cena pafcale cclcla


temp.
brata dal noftro Signor Gesii Criito co fuoi di
fccpoli , nella qual cena iftitul egli la fantiffim
Eucariflia . Ufavano inoltre i Giudei, finite ta
cene, di recitare dcgl inni , e delle preghiere
per la qual cofa eflfendo ftate fomiglianti a quell
conviti le agapi de primi fedeli, hanno molt
autori penfato , che da conviti medefirni iien
ftate le
agapi derivate . To certamente febben
non riprovo come affatto inverifimile un tal fen
timento , con tucto cio trovo qualche diveriit
ti
PRIMITIVI CRISTIANI . ;

raleagapi de* noftri maggiori , e le cene Giu-


laiche , mentrc a quefte pochiamici , e vicini,
: a quelle tutti i fedeli di una Chiefa interveni-
ano .
Ma
cerchiamo con maggior diligenza qua- xncbe con
II.

e fofle come devota, e fobria la cena dt* fiflt/cro e


j
e >

loftri maggiori , che da loro era appellata_* come foffero

gafe Tertulliano adunque


. nel trentefimo nono /*W*
:apitolo dell Apologetico in quefla guifa im- .. *
?rende a defcriverla , per foddisfare a gentili, ^
:he ingannati da malevoli, con atroci ealunnie fa

jrocuravano d infamarla : La noflracena colfo- n t


ofuo name dimoftra quat Ella vien. ell a fia .

kiantata con qnel medefimo nome , con cute ap~


reffo I Greet indie at a la dilezione Non fono .

lifterenti da quefti di Tertulliano i fentimcnti


i S. Clemente AleflTandrino nel libro fecondo al

apo fettimo della eccellente opera inticolata il


^cdapovo
^^ ^j C^)
^ ^
!
*
^ e AP er la carita fraterna eon-
>>
t

, veniamo noi a celebrar i conviti , e il fine del


, convito c il dimoilrare la bencvolenza , e 1 a-
, more, cheportiamo alprolfimo 5 e la carita
, fi
palefa ancoracol mangiare, e bere unita-
> mente perche non fi ha egli, come la ragio*
,

,
ne richiede
., a converfare ? Ma affinche

iiuno s immaginafle , che giufta la opinione de*


>iftiani
^ la carita conflilefle nel cenare , o nel
efinare infieme , avea egli detto nel capitolo .,.
rimo di qel medefimo libro,che (^) ,, faceafi la
, cena per palefare Pamore 5 che fcambievolmen-
un fegno, o im indi-
te portavanfl, poich era
,
zio ^ che vogliamo dire
, dell amore frater-
no ,,. Mentovano le agapi , o le cene carita-
voli de Criftiani dopo S. Paolo Plinio ,

crittor Gentile , di cui abbiamo altrove


parla-
3 e Santo Ignazio Martire , che fiori ne tern-
)

G 3 pi
102 DE COSTUMI
pi fteffi di Plinio fotto Domiziano , Nerva 3

Trajano Imperadori .
ImpercioccHe leggian
noi nella celebre Epiftola di Plinio ileflb , clr
faminati Ae
furono da lui colla maggior prem
ra 3 e diligenza que fedeli , che gli furono pr
fentati conobbe non eflTere flata altra la col
,

loro, che Teflcre eglino ftati foliti di aduna

3, iiinuncerto,
e deterirJnato giorno prii
35
che fpuntafle la luce del fole , e di recita
35 unitamentea Crilio , come
a Dio , degl in

35 e di obbligarfi con giuramento non a commt


33 tere qualchc delitto 5
ma bensi a non rubar>

35 a non adulterare , a non mancar df parola


3,
a non negare il
depofito ; e cio finito di p;
,j tirfene v e dipoi convenirc tutti infieme

r ^ E -ift
prender cibo , comtine per altro , e innoce
tc C^) 5* S. Ignazio Martire nella Epidola
xcvit.T. x!
Folicarpo, dicendo , che procuri di fare km
te Ie adunanze , e di procurare , che ad effe n
folamente ricchi , e i flgnori ,
i ma i fervi a

cora , e le ferve interveniffero , ma fteficro ,

(K) n.iv. p.
infuperbirfi , modra 5
tente a non come fei

7i.feq.Ed. {3 rer ^ a ua ] CU no , di
q parlare delie agapi (^
Ma di cio noi ragioneremo alquanto dopo , e <

modreremo ch egli ragiona della celebrazio


dellaEucariftia.Con tutto cioegli mcdefimo n
la celebre lettera agliSmirnefi dimoftrando qua
to debbano i fedeli eiTere uniti co* loro
paftori
come debbano preflare loro obbedienza , fc
ve :
Seguitate tutti il Vefcovo , come Gc
33 Criito il fuo eterno Padre , e venerate i pr
53 ticome Apo(loli,e Diaconi com e precci
i

35 di Dio. Niunooperi veruna cola di quell


33 che fpettanoalla Chiefa fenza il Vefcovo .

flimata ferma quella azione di


grazie , che
fa con lui, o che fi fa
egliha conceduto >

o ci
Pi PRIMITIVI CRTSTIRN1 .
IOJ
,
cia . Cola fi
porci la moltitudine dove com-
,

, parifce ii Vefcovo, in quella guifa appunro


, che dove e Criflo,ivi e la cattoIfciChiefa.Non
,
lecito dibittezzare , o di celebrare ?a%ape

,
fenza il Vcfcovo () . EtTendo
adunque fta-
CON
J
e fino da princip/ del Criftfanefimo introdotte
2 agapi nella Chiefa , ed eflendo fhte , come
.ppreflb vedremo^molto tempo in ufo ; i
gentili
efalla invidia porta-
,
e dall odio , che ci

prefero quindi motive di calunniarci ,


,

di affermarc , che gravilTimi delitti in fomi-


lianti adunanze fi commettevano da fedeli ,y
ffinchecoloro, i quali eranoinclinati ad abbrac-
iare la noftra religiooe, dal loroproponimento
!

diftoglieffero , e Pamore y che ciportavano ,


arivertiflfero in odio , e malevolenza . Lamen-
afl di quefte tali accufe S. Giullino Martire nel-
i fua prima Apologia , dove cosi ragiona a fa-
or de Crifliani :
(^) Noi crediamo di non (b) n. i. p.
,
dover efiere da niun uomo puniti , fe non fia- 44-

,
mo Voi per altro potete
convinti di reita .

la vita , ma non ci
,
toglierci potete offendere .
,
Ed (c) acciocch6 niuno s immagini , che le ( c) n .rii. p .
parole noftre fieno vane , e che noi procuria- 45.
modi occultare, fcufandoci, le noftre colpe,
iicerchi pure con diligenza , fe fiamo rei di
,
fomiglianti delitti , e fe qualcuno de noftri k
convinto , foffra egli la pena , che gli fi deve.
Ma fe iiamo innocenti , richiede certamente

ogni ragione che per le impollure de nollri


,

emuli non faccia Una si grave ingiuria ...


ci fi

Noi ignoriamo, fe gli eretici (Sirnoniani,


(<f)

Menandriani,e Marcioniti) commettano quel-


le
iniquita nefande , e favolofe , che voi ci
opponete , di fpegnere i lumi nelle adunan
ze } edi fiire
leopere delle tenebre , che il
G 4 rof-
I
04 D C O S T U M I

/^ ,
5>
roflbre vietadi nominare , e di cibarci dell
*

3, carni di unfanciullo. Sappiamo (**) bensl


,5 effer ella unaenorme fcelleratezza l uccider<

5, ilproffimo ... Sebbene voi attribuite a Cri


,5 fh ani lereita , che da voftri apertament
a, commettonfi come ,
fe noi, buttate gift le hi
tb) p. 62. 3, cerne, commcttertimo(^). Noi pero temer
le

/ x do altirtimo Dio (c) nonfolamente non uc


1

(c)n.xxix. . . .

" cidiamo 3 come vanno ipargendo i noftn cs


p.$i*feq
39 Iunniatori 3 mane anco cfponiamo 5 fecond
33 I ufovoftros i bambini 3 affinche non peri
3, fcano 3 non trovando chi gli accolga 5 e n(
35 diventiamo omicidi . Inoltre o non ci leghia
3> mo col vincolo del matrimonio 5 fe non pe
33 ben educare i figliuoli, o fe lafciamo le no2
33 ze , viviamo in perpetua continenza . . Tar .

33 to ilamo lontani da quelle nefande cene


(a)n.xil.p. , , n , r ? . .

" c c a vo ri cl ^ ono nmproverate. 33 E ne


"

100.
la feconda Apologia 3 , (c/) lo fteflb 3 dice egli :

3, mentre mi dilettava della dottrina Platonic;


e fentiva parlare dei delitti , che
3, opponevan
a Crilliani , e vedea , che fenza
3, paventare 1
5, morte , e niuna di quelle cofe , che fembn
no fpaventevoli , accoftavano eglino al luo
fi

,5 go del fupplizio ; comprendeva con evidenza


3, che non viveflero immerfi in quelle iniquita
3, ch eranoloroattribuite.Imperciocche quaruc
e diflfoluto e di martin*
mojntemperante , ,
|
55 cosi ilravolte , e crudeli , che numeri tra 1

3, cofe giovevoli , e buone il cibarfl delle uma


,3 ne carni, puo mai anteporre alia vita la morte
3
e privarfi de beni di
3,
qucfto baflfo mondo,
a >
non cercare pinttoflo divivere, edi operar
3, nafcoftamente fenza che fia fcoperto da ma I
,, giftrati , giufta i
fentimenti, che nodrifce ncl :

animo ? Ma gli uomini IceJlerati fpinti d;


DB PRIMITIVI CRISTIANI . j

fugg^-rimenti del diavolo


fono ftati cagione di
un grand ifllmo male , perciocche avendo egli-
5
no ucc fi alcuni de noftri per le reiu 9

ch eranci ingiuftamente attribuite,cruciarono


con graviffirni torment! ancora noftri fervi,e i

contro alcuni de noftri fanciulH 5 e varie don-


nicciuole incrudelirono, e a fbrzadi orribili
fupplizj fccero si, che vintedall acerbua del
dolore,dicefierG effere noi rci di que delitti,che
gli
ftefli noftri accufatori apertamentc com*
mcttono.Ma cffendo noi lontani da quefte rei-

ti, poco importa eOere accufati, e di fog-


c di

giacere a tante difavvcnture , mentre ci baita

di avere per tcftimonio, e giudice dellc noftre


azioni , e de noftri penfieri Tingenito Dio *
Ma fe voleflimo noi rifpondervi , che ancor-
che fimili cofe noi commettelfimo , operc-
remmo fecondo le voflre maffimercttamen*
te , che rifponderefte ? Non fi
opera forfe in
qucfta guifa da voftri ne miiterj di Saturno ,
gli uomini ? Non fi ado-
a cui fbno facrificati

pra nelle cerimonie iblite a ufarfi avanti il


fimolacro di lui , il fanguc umano? Che dire-
He ancora fe noi vi opponeffimo le azioni di
>

Giove, e vi obiettafllmo , effercglino imi-


tatori di quciio voflro nume coloro , i

qualicommettono quelle tali opere , che il


roffore non permettc , che fieno rammcmo-
rate Ma poiche noiinfegniamo , che fieno i
>

noitri lontani da
ogni forta di male , flamo
dagli empj perfeguitati c privati delle no- >

itre fuitanzc , e della vita .


Atenagora pu-
nella iua Lcgazione in difefa de Criftia*
C) Tre fono, dice , i delitti , de quali
,>
(0 **
fiamo accufati: 1 ateifmo, le crudeli Tieftec
cene , nelle qualifi earne umang c le mangi ,

ope-
I* E COSTUMI
opere indegne , che il pudorc vieta di me
3, tovare i
quali dclitti fe da noi commc
:

tonfi 3 ci contentiamo , che non ci fi


perd<

,, ni , e che le mogli , e i
figliuoli noftri infierr
3, con noi leviatc dal mondo. .. Ma fe fiamo c

3, lunniati. .
perche non procuratc , che i
. n<

3, (Iri nemici cefTino di accufarci in giudizio ,

, N
*
di apportarci que gravi damn che giorna
,

. mente apportano ? . . .
ci (a) E non e da m
ravigliarfi ,che ci attribuifc*no quelle iniqu
3, ta 3 che fogliono attribuire a loro Dei ,
paffioni de quali ardifcono di appellare m
3, fterj . Ma fe flimano un grave delitto
3, vivere difiblutamente , perche non ham
3, Giove in abbominio , che da Rea fua madr
5
3, c da Proferpina fuafigliuola ebbe de fuccc
3, fori , ed ebbe per moglic la propria fua f

,, rella ? ovvero perche non odiano Orfeo i

,, ventorc di cosl difonefte cdempie favoh


3, che fece Giove piu fcellerato , e piu fordu ;

5, di Tieiie ? Noi per altro fiamocosi alieni i

33 fomiglianti cofe , che ftiaiiamo ancora illec


3, to uno fguardo men che pudico. Ufam
3, adunque noi gli occhi per quel folo fine , p

3, cui fono flatidaDio creati,cio^ per vedere


luce , c non gia per offervarc le cofe illecitc
35 per le quali crediamo , che faranno gli UOIT
3)
ni
giudicati, come non frcmotcnuti per ter
pcranti , epudichi ? Enonci muovono ta
to le umane leggi ( potendo mortali sfu i

gire 1
afpcrtto de Principi , e operare cic

33 che loro piace , nafcoflamente ) quanto


3, divine t le quali comandano , che amiamo c

3, me noi fteffi nodri proffimi.Pcr la qual coi


i

33 fecondo la eta d ognuno , altri fono chiam;


da noi ngliuoli 3 altri fratclli, e forellc ,
s
PRIMITIVI CRIST1ANI .
107
tri per eflere vccchi fono da noi vcnerati co
me noflrigenitori . Abbfamo pertanto tutra
la cui a , che coloro , i quali fbno da noi chia-

maticon queftinomi, chc fignificano cogna-


zione ,
e parentela , conducano una vita in-
corrotta , e rimantT ano incontaminati i loro
ccrpi (X) Sperando adunque noi di confe- (a ) m
guirc 1 cterna vita , difprezziamo colic va- p.
nita del mondo anchc i piaceri dell animo .

Laonde ognuno di noi ftima , che la moglie


da lui prefa fecondo le leggi dclla repubblica,

fiafua moglie fino alPavcre dc figliuolf...


Sono eziandio molti appre/To noi si uomini ,
che donne che s invccclmno nel celibato 3
,

fperando di poter unir/I maggiormente con


Dio . Che fe lo flcffo ceiibato congiugne
Tuomo mnggiormente con Dio; e da Dio i
Ptiomo per la cupidigia , e pe cattivi penflc-
ri
disgiunto ; egli edoverc il credere, che
eflendo contrarj a perfkri cattivi degli fcel-
lerati ,
fiamo anche contrarj alle loromalva-
geoperazioni . . . Con tutto cio e accufata
lanoftra Chiefa : c da chi mai ? fe non dalla
combriccola de ffentili ? cioe dalla meretricc
e tacciata d impiirita la pudica? come porta
il comune proverbio .
Imperciocchc coloro >

che coftituifcono il mercato della impudici-


zia? chc propongono a giovanetti i nefandi

ofpizj della turpitudine ... e chc attribuifcono


tante difonefta a loro proprj numi , glorian-
dofi del male , come fe foflc una cofa onerta,
c degna di lode 5 quei medcfimi le ftefie azio-
ni , come empie , degne e di etfere punitc, a
Criftiani rimproverano ingiudaaiente , ficchc
gli adulteri tacciano di poco oncfti pudichi, i

e gli accufano appreflb i i


giudicistalchc prefi-
di
J 8 E O S T U M I I

y 3, di dclle provincic appena poflbno foftenen


33 pefo di giudicare Ic caufe
de poveri Crifti
33 ni , iquali vivono in tal guifa , che perco
3, non ft rifentono , e maltrattati ftimano lo
33 dovcre di benedire chi loro ha fatto onta ,
33 danno Perciocchc non ei balla folamer
3, di eflere giufti appreflb mondo rendencic
il

,3 ognuno la pariglia 5 ma abbiamo ftabil


n.ixxv. buoni cattiVi
(a) 3) ^j e (fcre , c di foffrire
i .
(a
V 5* 2 "

Inoltrc effendo noi tali 3 ci flarao fine


5, quali
3, defcritti , chi fara mai cosi male avvedutt
3, c imprudente 3 che diea cffere noi rei di on
33 cidio ? non pofiiamo noi clbarci dt
Poich
33 umanecarni 3 fc non uccidiamo prima qu
33 cuno. Mentre adunque dicono il falfo at >

33 ibndo 5 che noi mangiamo Je carni uman


fe qualcunogrinterroga , fe hanno mai i

33 duto cio , che vanno fpargendo , niuno j

33 trova tra loro cosl sfrontato, che dica


3, averlo veduto. Hanno i noflri de fer^ i

33 chi piu 3 e chi meno 3 a* quali non puo eflf<

33 nafcofto cio , che operiamo . Di quefti n


35 no mai fiche di noi fomiglia
e trovato 3

33 cofe fingefle . Imperciocche fapendo eglin


33 che noi non pofliamo foffrire di vederc il g
33 fto ammazzamento de malfattori 5 non ban

33 Tardimento di accufarci o di aver uccifo 3

33 di aver divorato un qualche uomo b .

altrimenti parla Teofilo Antiocheno Scritt<

Antichiffimonel fecondo libro fcritto ad Au


lico 3 il quale Autolico per quefte tali accuj
febbenc era propenfo verfo i fedeli 3 er
pero alquanto ritenuto , c rimaneva p
pleflb, e dubbiofo . Non era neceflkrio , d
(b) L. nl.ni 33 Teofilo (Z>)
? che io impugnalli quefte tali
jv. p,4oi>. ,3 cuic>fe non ti vedeiTi incert03 c dubbiofo c
DE* PKIMITI VI CRISTI ANI. I

& acconientire alia verita della Crittiana


I

religione . Perch febbenc tu fei pruden-


te, volenticri
foffri forfennati
pcro AI- i .

avrebbero commoffb le voci


trimenti non ti

degli itolti 5 ne avrefti afcolcato le vane paro


le 3 nc avrefti creduto all inveterato rumore

fparfo dalPempie lingue , chc ci attribuirono


delicti non commeffi mai da noi Criftiani ado-
, ratori del vero Dio ; flcche vanno molti ora
dicendo , che le mogli appreflfo noi fono co-
muni 9 e che mangiamo le umane carni .
legli Atti pure de Santi Martiri
di Lionc rife-
ti da Eufebio nel principio del quinto libro
ella Storia Ecclefiailica leggiamo
furono prefi per ordine de giudici gentili aU
che
Z
^
j
c
>
< ^ J
|-P-

^J .

cuni fervi de fedeli , i quali fervi effendo


moffi dal
dediti alia fuperftizionc degl idoli
,

diavolo 5 e temendo
tormenci, a quali ve-i

deano foggiacere i nollri 3 incitati da folda-


ti , differo , che celebravanfi da noi le Tie-
fteeccne, e commetteanfi dellc difonefta ,
che non e lecito di rid ire , ne di penfare . To-
fto che furono fparfe quefte voci pel
volgo,
tutti contro di noi fl follevarono , flcche fe
alcuni per cagione della parentela , che li
congiugneva con noi , ci compativano , al-
lora fdegnati , fremevano contro di noi mc-
defimi ; onde adempivafi cio a che fu detto
dal Redentore, vcrra il
tempo in cut cbiun- >

que avra uccifi 5 credcra di aver preflato


<vi

offcquio a Dio 3 . Raccogliefi da qucfto rac-


>

nto ,e dal paffo di fopra addotto di S. Giufti-


, che Atenagora non avea letto ne la lettera
lla Chiefk di Lione> nc 1 Apologia feconda
1 Santo Martire ; altrimenti non avrebbe dct-
che i fervi de fedeli non finfero mai , ne at-
tri-
110 I)E* COSTUMI
tribuirono loro fomiglianti delicti . Oltre Gii
ilinO) Atcnagora , e Tcofilo 3 e le Chiefe <
;

Lione, e di Vienna? e teftimonio dcllc (led


calunnic Tstziano nella Orazione , ch egli con
(a) B. xxv.
p Q contro de gentiii in difefa della innocenza
c della religion de Criftiani (<0.
Ci accufat jj

33 diet egli 3 e andatc fpargendo 3 che noi man


3>
giamo le carni umane . Ma avendo voi find
33 eattribuito ingiuftamcntc a noi un tal deli;
to 3 fiete ftati fcoperti di aver fat to una fal
53

teilimonianza 3 , . Origene pure 3 che vif:


3,

nel terzo fecolo della Chiefa , nel principle* d


b T P
i i T b
i !
P rimo libro fcritto contra Ceifo E P icureo (W
Edit. Veatt". >
Volendo 3 avverfario fcreditare il Gr
dice 5 1

an. 1745. ,3 fliancfimo, oppone a noftri , che nafcoftamer


te facciano tralorodelle unioni ? e fi confi

33 derino contro cio ,


che le pubbliche leg
3, comandano, e Ihbilifce primieramente , -s
33 tre eflere le adunanze 3 che fi fanno pubblic;
a
3>
mente,e queile eflere dalle leggi permeffe ;

33 tre3 che fi fanno occultamentc 3 c quefle e


3 >
fere vietate dalle medefime Con unatal mi .

33 niera di pirlare fi sforza egli di muovei


s
3, vieppiu I odio de gentili contro le nc
3, ftrecene, che da fedeli fono agap I appelh
33 te , come fe foflfero introdotte per apportai
3, del danno
repubblica3, . Confutuegli
alia <

poi una si atrocc calunnia 3 c dimoftra 3 che


confederazioni de Criltiani erano tutte conti
del nemico dcll uman genere 3 e non gia conti
3
il o pubblico de mortali , p
bene privato 3

quali altro noi non cercavamosnedefideravamc


che la pace , e la eterna falvezza . Che
qualcuno da noi ricerca , onde mai foflc iiata
vana perfuafione de gentili , talche andaffc;
francamente fpargendo pel volgo> che si gra
fee
|)E* PRIMITIVI CRISTIANI . HI
ellerntezze ficoirurKttefTero nelle noftrecon-
cgazioni , fippia egli che fin dul principle)
>

;i Criltianefimj .idilcepoli del Redentore fon-


iti fulle parole del noitro Divino Maeftro,aven-

) creJiuo di cibarfi, ricevendo la Eucariftia ,

rile carni , iangue del figliuolodi


c di bere il

io , a cutti coloro infegnavano qucfta incon-

aftabile verita , che abbracciavano la noftra


nta religionc . Ma ficcome avveniva , ch e-
ino non rivelaffero i dogmi della fedc , e i riti
;ri a nemici 5 perch^ non foflcro da queiH
cfli in c perchi le pcrle non fi gct-
dcrifione 5

flero a porci , Giudei curiofi di fapere qual


i

fada noitri fi facea nelle adunanze, intefero


rfe per un ccrto rumore
fparfo da chi non era
n informato dc noltri fentimcnti , che i le-
aci del Nazareno
mtngiavtno la carnc e be >

ano ilfangue dsl figliuolo deH uomo , onde


: ifcreditarci fcriifero ,e divolgarono per tut-
ch,- i Griitiani ammazzavano un bambino c >

:arnifue mangiavano^onde le nazioni tuttc da


:
fctllcrate perfone fi
riguardaflfero. Quindi
che S. Giuftino Martire nel fuo Dialogo con-
Trifone riprendendo i Giudei cosi fcrive : 5 ,
122*
[a} Non hannogcntili tanta colpa
i
per le in-
^iurie fattc a Gesu Crifto, e a noi , quanta nc
unno voftri, che fono gli autori dellefalfe
i

)pinioni, e delle calunnie inventate contro di


loi medefimi. Imperciocche dopo di aver voi
ncrudelito contro quell giulto , e fob uomo
ion
colpevole 5 per (e piaghe del quale ac-
no la falute coloro, che fl accoilano a
Padre , e dopo , che lo crocifiggefte ,
t
vendo voi faputo , ch egli era rifufcitato da
norti , e ch era falitoin Cielo , come eraj
Uto predetto da 5 Profeti, non folamente non
vo-
112 I) R* C O S T U M I

volefle far penitenza , ma fceglelte anco


degli uomini , e da Gerufalemmc li mand
3, fte per tutto il mondo, acciocche fpargeffen
effer ella nata 1
empia fetta de Criftiani ,

a, cui commetteflero quelle rcita , che prefc


(I

3, temente ci fono da malevoli attribuite . Lac


3, de deile non folamente a voi fteifi , ma a tu
ti gli akri ancora motivo di operar male .

(a) m cviil. pocodopo: (d) Quantunque fapefifero


3, \

>.

313. feq 99 uomini della , che quelle c


voftra nazione
fe erano avvenute a Giona 3 le quali fo
3, nella profezia di lui narrate, eGesuCri:
3, avea predicate per la Giudea , che avreb
y, dato il fegno di Giona , efortandovi , che ; ;

,, meno dopo la fua refurrezione vi pentiftv d


3 >
voftri falli , e imitafte 1 efempio de Ninivi
3,
e piangefte le voftre fcelleratezze , affiic
3, non foffe diftrutta come lo fu poi ,
3, citta voflra , e la voftra gente non perifl

3 > con tutto cio non folamente non facefte pej


j, tenza 3 ma come ho
detto pocanzi 5 fceglie
3, degli uomini ,
e avendoli mandati per tut
3,
il mondo
, fpargefte, che nata era la em
3, fetta de Criftiani , i
quali efTendo fenza k
,, ge, e feguendo gl infegnamenti di un certo
3, gannatore chiamato Gesu Galileo , andavs
5, predicando ch egli era rifufcitato . . . Agg
3, gneftepure, ch egli medefimo infegno lc
_ 3, quegliempj, e deteftabili miller], che ci
a, no attribuiti ... Ma noi non folamente i

3, vi abbiamo percio in odio , ne vogliamo r


3, le a coloro che per cagion voftra hannol
>

a, mato quefta opinione di noi , ma prcghia


3>
ancora il
Signore , che vi da la grazia di
(E0fl.c*p* penitenza , ediconfeguire mifericordia...
3-iJ. ancorche da voftri, c dagli altri uomini:
P1UMITIVI CR1STIANI . I

mo cacciati dalle noilre poflcilioni ,


c come
ciiliati fenza pocer vivere
da tutto il mondo?
con liberta , e quiete . . . Quelli , che a
(a) n .
(<0
exvjl>

Dio Padre offrono il fagrifizio prefer ieto da p aau


.

Gesu Crirto ,
cioe !a facra Eucariftia del pa
ne , e del calice Cri-
, lo che fi coftutna da
ftiani pertutto , certamen-il mondo fono
te , fecondo 1 oracolo grati a Dio.. Or , .

le preghiere 5 e le azioni di grazie , che il

fanno da degni, fono i perfctti lagrifizj. Quc-


ftifi offrono da fedcli anche nellarimeni-
branza del loro cibo fecco , e Uqtiido , cio6
del pane , e del vino , per cui ancora ci ri-

cordiamo delia pafTiune, e morte del Figiiuo*-


lodi Dio, il cui nome hanno i voftri rr-aeilri

procurato , che foffe profanato , e be ft cm*


miato per Tuniverfo .
Origene ancora nel
(lo libro contra Celfo (6)attefta , che i Giudei (b) n.xxvn. .

rono primi a fpargere pel mondo , che da P 3^-


i

iftiani era nell adunanza uccifo un bambino .


9

ciocche le carni di lui ferviffero loro di cibo ,

erano commeffe leopere delle tcnebre , quad


e foffero eglino foliti tli fpegiu- re lumi, e fare i

) che la vergogna , e il roflbre impedifcedi


,

entovate.Sebbene poi la funzione del fanto fa-


fizio era diltinta dal convito
delPagapc , con
:to cio non avendo diftintamente iaputo gen- i

i in quale adunanza i Criftiani diceflero di ci-


rfi delle carni, e di bere il fangue delFigliuolo

Dio,e avendo intefo,che per le agapi fi aduna.


notutti 3 e cenavano allcgri nelSignore,credet>
*o , che inquefhi tale congregazione fi ucci-
ie
qualche fanciuilo da noftri? e fervilTero le
*ni di lui per cibo, e become dalla crapula
;
ente feguono altre azioni malvage , e turpi ,

foflero da fedeli fpenti i lumi ,


>i

come era
Tomo III. H ap-
114 i
1) E* C O S T U M I

in ufo e mille
appreffo gPidolatri Perfiani , ir

famit i foflero da loro commefle. Per la qu;

cofa tali calunnie Tertullia


impugnando quefte
no, e defcrivendo checonfiftefTcro Ic agapi in
n
cosi parla nel fuo celebre Apologetico ai cape
cn *r^
pp trentefimo nono (d) : ,, Tacciate le noftre cen
g t yg_
nct.aii.i748
n n folamente come
infami per le fcelleratez
3, ze , che ivi, fecondo voi , commettonfi , m
eziawdiocome prodighe... Voi 3 come foven
,, te accade , vedete piufacilmente negli occh
5 ,
altrui una pagliuzza, che una trave ne vo
,, ilri . . . fi face da voi degli altri Solament .

,,, parlafl del Tricliniode . Ma lane Criftiani

5, (Ira fuo dimoftra qual clla fi.


cena pel nome
,, Valga pur ella quanto volete, egli e guadagr
5, lo fpendere per motivo di pieta perciocch >

,,
noi cosl facendo gioviamo a poveretti 3 no
come appreflb voi parafiti afpiraho alia gl( i

ria di effere fervi , quando fono nati liberi


colla obbligaz;one del loro ventre da rierr

pierfi ne* pranzi tra le contumelie ; ma com


,, appreflfo Dio e maggiore la contemplazior
5, de mediocri . Seellaeonefta la cagion dc
convito , confideratene il refto , che iegi
,, da!I*uffizio della religione , che profefliamo

,, Ella non ammette niuna forta di fmodeftia

,>
Non fi metteniuno a federe prima di aver
}>
guft.ua la orazione Mangiano quanto voglic
.

3> nogli affamati ,


bevono quanto e utile all
3, perione onefte , e pudiche . Non fi faziar

,, di piu quel che poflano comportare col(


, di
ro , i quali fi ricordario di doverfi levare
notte per adorare il Signore . Diicorrono c(
me quelli che fan no di efTere afcoltati da.
,

yy Dio .
Dopo cenato , ognuno fi lava le mi
. .

,, ni , apportanii i lumi , e ibno i convitati pn


"
V (
DE PRIMITJVI CRISTIRNI . II
vocati a mctterfi in HKZZ:> , e a cantaivi^
qualche inno facro da fe rompodo , o qualche
paflfo
. Allora flefperimen-
delle facre Icttere
ta, feha bene bevuto Cosi orazione da fine . 1

al corvito . Ognuno dipoi fe ne parce , non

giaalle combriccole de battitori , e feritori,


luoghi delle lafcivie , ma alia fkffa__
9
n a
cura della modeftia , e dell; pudicizia 3 come
fe non aveflTe cenaco , ma piutcofto apprefo la
5

rcgola della difciplina de coiiumi . Quefta


adunanza de Criftiani fp.ra meritamcnte ille-

cita , s elia e uguale alle illecice ; fari dcgna


di eflere condannata ,
fe efomigliante alle_^
riprovate 5 e dannate . Che fe qualcuno fl
lamenta di effa , come fogliono i mortal!
Jamentarfi delle fazioni , dica : fe mai abbia-
mo cofpirato a danni di alcuno ? Noi fiamo
taliadunati , quali flamodifperfi ; etali tutti
in fie , me
quali fiamo foli , poiche non offen-
diamo niuno , ne a veruno apporti^mo tri-
i^ezza . Quando buoni 5 favj , cadi fi adu-
i i i

nano , non dee chiamarfi adunanza loro fa- 1

zione , macorte. Per lo contrario debbono


eflere appellati faziofi coloro , die cofpira-
no all odio de buoni , e de coftumati , che
gridano contro il fangue degl innocenti , di-
fendendofi con vani pretefti, e dicendo ,
die
i Crifliani fonode pubblici incomodi la ca-
gione ,, . Av^a lo fleflb fcrittore nel capo fet>

10 delmedefirno libro impugnate le fuddette


unnie de gcntili colle fcguenti
parole (rf) (
\
Siamo appellati fcelleratiirimi, come fe co-
fpira(Timo a uccidere i bambini , e a cibarci
ielle carni loro, a imbrattarci coll incefto , fa-
cendo si, che il cane legato al lucerniere,butti
giu la lucerna , e fpenga il lume ,
e nelle
Hz ,t te-
I I 6 I> E* C O S T U M I

55 tenebre coinmettanfi incredibili laidezze


,5 Siamo, diffi, appellati con quefto nome , ne :

33 cura alcuno di voi 5 o gentilijdi ricercare la v<

,5 rita del fatto e di convincerci rei di tam


>

33 fcelleratezza Dunque o ricercate , fe ci en


.

33 dete rei , o non avendo ricercato , non pn


,3 fhte fede alle accufe de noitri emuli. N
3
55 voi non comandate a Criitiani , che fono c(
5
53 me rei condotti a tribunali che fcuoprar >

33 le iniquita , che commettono , ma folamei


te 3 che neghino di eiTere Criftiani . Ha qu<

3, ftanoitra difciplina cominciato fino dali eta


.. Tiberio Cefare . Ha ella fino dalla fua orii;
5, ne la verita incominciato a comparire coll*
dio . Tanti fono i nemici di lei 3 quanti
e(tranei>
per la emulazione giudei , per la. i

33 perfecuzione foldaci , per, natura gli fte


i

>,
noftri domeftici . Tutto il giorno flamo aff

5, diati , tutto il giorno flamo traditi 5 e fovei

,5 te flamo opprefTi nelle noltre adunanze . C

3, mai de* noitri aflalitori hatrovato il bamt :

2, no piangente per le ferite dategli da Crifti


3, ni 3 a- fine di ucci derlo , e di cibarfi delle car

33 di lui ? Chi ha rifervato al giudice Ja boc


3 infanguinata di alcunfedele ? Chi a trova
3, impudici vcitigj nella fua moglie ? Chi ave
55 do difcoperte fomiglianti empieta, ha piutt
55 (to voluto celarle ? . fe fempre flamo r . .

3, fcofti quando e ftato fcoperto cio , che co:


,

35 mettiamo ? o da chi e ftato fcoperto ? D;


5, noi forfe , che fiamo da gentili appell
5
5, rei? Ma voi con fe (fate 3 che a milterj de
5, mantenere il fllenzio . E fe taccionfi i milt

5, Si.motricj , ed Eieufinj , quanto pi LI debl


., boiio taccrfi quelie cofe, che palefate , p
), fono effere punite dagli uomini , mentre fr
DE* PRIMITIVI CIUST1ANI .

tanto fi
afpetta il divin gaitigo ? Se dunquc
iCriltiani non fono i traditori di loro mede-
fimi , dunque lo faranno gli eftranei .

Ma come poiTono gli eftranei averne no-


tizia , fe da mifterj fono fempre allontanati i
profani, e riguardanfi gl ini/iati dagli altri?
Potete forfe rifpondere 3 che COSL porta la fa-
ma ? Ma la natura della fama
a tutti e nota,
ed e voftro proverbio , eOcr e!la un male
il

la fama , delqual male niuna cofa ^ piu ve-


loce . E pcrche mai e cattiva la fama ? Perch
forfe el la e veloce ? Perche annunzia Ic cofe,
che avvengono ? O perche ella e fovente
bugiarda ? talche ne pure allora , quando ap-
porta qualche da ogni menzo-
verita, e libera
,
gra, levando ella fempre qualcofa ^ o aggiu-
,
gnendo , o mutando in qualche
parte la ve-
rita (lena... Meritamente adunque la fola
fama da voi adduce come confapevole
altri fi

delle fcelleratezze de Crifliani.Queila e da voi


contro de noftri citata come annuncutrice
,
delle noflre iniquita, febbene per tanto tempo
non ha potuto provare cio,che ha divolgatoj,.
linucio Felice nel celcbreDialogo intitolato Ot-
wio rifpondendo alle accuie di Cecilio gentile,

quale avea detto,che i noftri erano delPulcirna


Ofeccia del popolo,e che avcano raccolta la piu (0 ^? * 7
.

ape rita gente , e aveano fcdotte le donnicciuo-


,, an. 177-
che neile loro notturne e
1

, e congiurato ,

dunanze fervivanfi di crudeli cibi , e ch erano


liti di
diftinguerfi tra loro con occulte note ,
che iniziavano loro catecurneni in queila
i
gui-
, cio^ che cuoprivarib col farro,
per ingannare
incauti , un bambino , e che era
quefti da lo-
con varj colpi ferito, e uccifo, e die erano da
fi leccato il
fangue di lui , e le membra lace-
H 3 rate,
I I 8 I) E* C O S T
-
U M I

rate, e che finalmente fi defle luogo alia diflbh

tezza; alle accufe diCecilios diili, rifponde


quella guifa Minucio . ,, Qnanto fia egli ingii
yj
llo il giudicare delle cofe ne vedute , ne cc
nofciute , come voi fate , credetelo pur
3, noi , che fummo
unu volta a voi fbm
5 , glianti^e ciecamente penfavamo 3 come ora.

,, voialtri v immaginate 3 che i Crifiiani vtn


5

3, rino de moflri , divorino i bambini , e eel


3, brino degl incefhiofi conviti . E non intend<
3, vamo gia che fimil forra di favoie fpacciav;
3, da coloro , i quali ne aveanoinveftigato s ci
3, vero cio, che vantavano , ne 1 avean prov;
3, to, ne aveano conofciuto veruno in tani
3, tempo 3 il quale o per ricevere il perdonc
33 s era (lato unito eo Criftiani , o per farfi m>

,3 rito , avefle atteftato finceramente di avi

veduto , che da noftri tali cofe fi commett<


3, vano Anzi che poteamo noi capire fe ave
. ,

3, fiino fatto riflellione , che non dovea eflei

malvagia quella fetta , i cui feguaci non fol


- ;. .
3, mente non fi vergoenano
^
CJ
di aflTerire di c
<J

,3 fere tali , quali fono , ne temono 3 mina<

33 ciati per cagione di eflfa, i torment! , ma

pentono eziandio e loro eftremamente d


,

33 Ipiace di non eflfere ftati addetti fin da princi


pio alU medefima . Noi per altro allora
3, quando eraVamo dediti alia fuperftizione d
3, gl idoli , fe ci fi
prefentavano i Crilti;
3, ni , credevamo, che non doveflero eflcre a
,, coltati poiche era vamo di fentimento 3 e
,

3, fer eglino inceiluofi , e parricidi ; onde ta


volta contro di etfi incrudelivamo , e fien
mente li tormentavamo , a fine d indurlgi
3, negare acdoccche non periflfero , cosl efci
,

33 citando contru de medefimi una perver


n
DF. PRIMIT1VI CRISTIAN1 .
lip
maniera di giudicare,!a quale non ricavafle il
vero , ma coltrigneffe a proferir la men- (a>.xjtvm.

- A Criftiani pero non e Jecito ^-


zo?na(*0 . . p-
* f \

ne di penfare fomigttanti fcelleiM- CJU


di fare ,

tezze , febbene voi fingiate de cafti, e de*


pudichi quell empieta che non crederem-
>

nio commcttcrfl da veruno mai , fe non Ic


vedeflimo commeflc da voi medefimi (&) .
/^ c>

Voglio ora io redar^utre colui , che va fpar- p. ^ 9 C ap r .

gendo celcbrarfi da fedeli mifter} coll am- xxx.p.i?^-


i

mazzamento,e fangue di un fanciullo.Penf! tu,


che poffa fingcrfi una tal favola, o crederfi , da
chi non osa di commettere fimili crudclta ?

Veggio io , che da voi foli fono voltri fi- i

gliuoliniitrangolati ed efpoih a eflfere sbra-


nati , e divorati dalle fiere . So che apprefTb
voi con cerci medicament! iltoglie la vita a*
bambini prima , che nafcano. Quefle enormi-
ta
provengono dalladifciplina de voftri nu-
mi . . . Maal Criftiano ne vien permeflfo di
vedere Tomicidio , ne e lecito di udirlo , e
tanto e egli lontano dal bere il fangue umano,
che ne anco fi ciba della vivanda , in cui vi
flail langue degli animali irragionevoli (c) .
^
Circa inceftuofo convito e certidlmo, che
1
,

per ifligazione del diavolo e ftato da* voftri a


fedeli attribuito , acciocche la cilunnia , c la
infamia imbractar poteffe la gloria della Cri-
5
ftiana pudicizia , e diftogliefse i mortal? dall

abbracciare la vera religfone . . . Debbono


piuttofto queiti delitti efsere attribuiti allc
voftre genti. . . Noi non folamente portiamo
il
pudore nel volto , ma ancor nella mente .

Un folo matrimonio fi celebra daJ CriPiaro...


I noftri conviti non folamente fono
pudichi ,
ma ancor fobrj , poiche non ci riempiamo con
H 4 3, mol-
J2O l> B COSTUMI
,, moltiplfcita di vivande ,
ne c imbriachiam

,, col vino, ma
procuriamo i| col!a gravita

3, temperar Pallegrezza Sono c;(le le noil .

parole , calto il corpo e tanto fiamo lonta ,


:

3,
dall inccflo 5 che akuni de noftri fi verg<

gnano dellapudica unione . Non ci difti; . .

^
,e;uicimocon
.f V note, e fegni
S^ efteriori, coir
,, voi penfiite , ma colla modeftia , e coll inhc
cenza . Cosl egli Or che dalla Eucarift .

avefsero vanamente prefo motivo gentili di c; i

lunniarci , e di dire ( per avere malamente ii


tefo cio , che noi crediamo del corpo , e d

fangue del Redentorc prefente in quel facr;


msnto ) che il pane facro , cioe P eucar
ftico 5 era da noi intinto nel fangue umano

puo facilmente dedurfi dalPefpreffioni , cl


L. il.ad
u ^a Tertulliano (rf) dove fcriye : Qu,al genti
-G..V.
p. l a fceri la fua moglie , ch efca di letto , e v,
10 w .

da alle notturne adunanze ,


fe vi fara di bifi

), gno?o la mandera a quel convito del Signer*


che viene dagl idolatri infamato ? . Ti .
p<

trai tu ( o donna Cri(ti;\na ) nafcondere a


il tuo letto , otilevi di notte
3, lorchefcgni
3, orare ? Non fapni il tuo marito 4 che co
3, tu mangi avanti qualunque altro cibo ? E s <

3, gli gentile , ,& ch e pane , nc e avverte


credera che fia quello , che fi dice ? ci(
,

il pane intinto nel fangue umano. Dalle cc


fe finora tractate ognuno puo agevolmente coi
cludere che i fedeli per riftorare i poveri, cc
,

lebravano le adunanze 5 che agapi fi appellav:


no ed erano chiari indizj dell amore y che poi
,

tavano a loro profTimi . Congregavanfi pertan


to ricchii e bifogaofi , e dopo di avere red
,
i

tate le lodi del Signore , e fatta fervorofa ora


zione >
fi mettevano a federe , e cibavanfi del
Ii
DE* PRIMITIVI CRISTI ANI. Ifcl
vivandc apparecchiate dalle perfone piu co-
lode e facoltofe, e dopo di eflerfi cibati , edi
,

/ereparcamente bevuto, levavanfi tutti , e


ndevanograzie a Dio , e quindi finalmente fi
loro e
ipartivanoj ritirandofi alle cafe , dopo
arjefercizj di pieta , e di devozione , fi cori-
ivano per ripofare , con animo di levarfi di
3tte 5 e di offrire al dator diogni bene un nuo-
o fagrifizio di lode .

III. Avendo adunque noi colle autorita degli Se


itichi in die confifteflero le agapi e-^
moftrato>
n t* r rr ..... >

. .
JIfrO
##<"*

qual preteito mat appigliati i nemici la C( i e b r a


fi foflero
el Criilianefimo
per iscreditarle colle calunnie, on e dell* ^
d uopo 5 che veggiamo , ie quefte tali agapi Eucariftia

*ecedefftro,come penfarono alcuni,laEucariftia,


5
fe ne prirni tre fecoli, or fovente, ed or
piu di
ido, il
fagrifizio fi ofiferifle o prima , o dopo le
ifle
agapi.Coloro adunque,i quali immagina- s

), die tali conviti prececlefl^ero la celebrazione


alia Eucariflia , contro 1
Albafpineo , e contro
tri molti ScrittoriCattolici in
quelk guifa van-
o argomentando (A*) Che ne tempi de fanti :

.poltoli fieno (late le agapi colla celebrazione i^^^J


lTc
^ T C I T ^v \i-J

ella facra Eucariflia


congiunte , lo moftrano la Coir. Chr.
igine delle agapi, e le fteffe calunnie inventate ad capiend.
cibumC.lll.
a noftri
avver(arj,per averne quindi prefulaoc-
ifione. Ch e (lato provato,che le calunnie dell* 5.xv.p.i44*

fanticidio , e del divoramento delle carni del


nciullo,abbiano avuto principio dalla mala in-
Iligenza del noftro dogma intorno al miilero
ilia
prefenza di Gesu Crifto nella Eucari-
a. Ch
e certo , efTer elleno nate le
agapi d^
nvitide Giiidei , mentre il noftro Redentore
foggiade conviti medefimi celebro lafuani- ^
nacena, onde dopo la fteffa cena, fecondo l ? uib
gliEbreijCelebro ilpojiccn /o,che confine va nel
pa-
122 D E C O S T U .
M 1
pane ,
e nel vino. A.ggiungono y effer egli not< il

tutti coloro , che verfati fono negli fhidj i


f

riti Ebraici , come il padre di famiglia appn? i<

quelia nazione era iblito di dividere , dopo t


minato il convito, in due parti la focaccia ,)
fchiacciata, che vogliam dire, e di porne i

parte maggiore fotto tovaglia , e di coilitu


la :

1 altra
parte- tra due intiere focaccie;e come al
ra tutti alzavano la patena , o ii tondino 3 dc
era parte della focaccia 5 e cantavano ad atta \
ce : Queflo 2 il pans della povertd , c deWafj *
zione wangiato da noflri maggiori nelTEgiti ,

Cbiunque ha fame venga , e wangi . Cbiunt\


ha bifogno fi accofli , e fi cibi deWofferta d(

agnello Tafquale-.e come dopo mangiato Tazii >

pane 3 portavafi a tavola ch era


i!
;
b cchiere ,

commenfali benedetto colle parole; Benedetto


o Sig/iore noflro Iddio padrone del mondo,cbe c \

ilfrutto delta vite.Or, profeguonoadire? ch i

queflo ufo antico fi foflfe conformato Gesu Cri |

nella ultima fua cena,lo infegnano gliEvangcli ,:

San Luca nel ventefimo fecondo capo al ve->

venteflmo del fuo Vangelo atrefta , che il Sal


tore prefe, dopo ch ebbe cenato , il calice . ,

Lo fteflb confeffa S. Paolo nella prima letten


M

** c
1
<v

Ca;cap.u.v. c or f nt j ^
fi
^
del vino,
o c ie non folamente dee intend
\

ma
{

eziandio del pane. Laonde


Marco nel quattordiceilmo capo del fuo Vang >

(b)v. IL -(^)
^ lcc ? manglando eglino , ovvero dop f

ch ebbero cenato , per ilgnificare , che qut I

vivandafu i ultimo compimento della cena , i

qual vivanda , e bevandafu onorata dal Red*


tor noftro con un tanto miftero , che men
(c) r.Cor. mentc fu da S. Paolo appcllata (r) cena del
"*"

gnore . Del refto Tufo della bevanda nella c< i

Pafquale fu di due forte la prima fu quel


: j

r
PRIM ITIVI CRISTIANI .
I2J
ercuifidava principio ,
alla^ quale
al convito
Ktta il paflfb di S. Luca (a} allora prefo il call- ( n) c . xxu.
v.i 7 .
; , erendutc Icgrazie, diffe f rendete , e di- :

fi dava ter-
idetevelotravoi altra, per cui
: 1

line al convito , e che apparteneva al poflcenio,


ndefcrifle il medefimo fan to Evangelirta (4) :
milmente il calice dopo , cbefit cenato, dicendo
re. Uso pure il noftro Redentore
I culogie , cli

rano in ufo appreHTo gli ftefli Ebrej ; il qualc


[to fu anche dopo offervato da fanti Apoftoli ,
talmente fi accrehbc , che quindi poi nacquero
: mcffc foIcnni.Dicono inoltre,ch e tutto cio ma
ifeflo daPlinio,il quale diligentemente
avea in-
riti,e le confuetudini de Criftiani,e fe,
i
tfligato
i menzionedi un iblo convitofolito acelebrarfi

i un determinatogiorno , il quale convito era


ucl medefimo tanto deteftato da gentili , quafl
ic da* noflri in efTofolfero folite a commetterfi
ravifllme fcelleratezze. Per la
qual cofa quando
ertulliano defcrive queilo convito (c% e ifte(Tb (^ A Plr c
X]
on fa menzione della Eucariftia , non fi dee
uindi argomentare coli Albafpineo , che la Eu-
, era
iriftia un convito diflinto dalle agapi ;
oiche effendo el la data un accefforio , e come
n appendice di quellc, non era neceffario ,
ie efpreffamente la nominafle , eflendo la parte
)ngiunta col tutto e fottintendendofi Taccef-
>

>rio . E chi mai


potrafli perfuadere , che la
ne tempi di Tertulliano fepara-
ucariftia fofle
idalle agapi , s ella fu con effc congiunta ne

:mpi eziandio poiieriori ? Non fi nega , chc_>

Dll andare de* fecoli la Eucariftia fi fofle comin-


ata a celebrare fenza le agapi , e forfe anche
ella eta di Tertulliano , il
quale attefia , che
3teafi ella celebrare avanti , che fpuntalfe la
ce del fole ; onde erra di nuovo 1 Albafpineo ,
men-
124 B ll e o s T u M i

mentre conchiude , che uib della facra


1 cc ,

fempre fu di mattina folamente , la qual cc

fuetudine fu molto pofteriore , come affcr:


V<

al.cxvin.T. Santo AgoiHno neila fua lettera a Gennaro (a


11.
opp. Ed. Finalmente , cosi terminano gli avverfarj il k
an. 1700. p
ragionamento . In ultimo luogo la Eucari]
potca cclebrarii ne tempi di Tertulliano fenz
che precedelfero le agapi , ma non potea pre<

dere alle agapi la Eucariftia medefima . A


$. giugne a quefta un altra queflione il Bocmen

pag. ed e (i), fe la Eucariflia fia ilata celebrata ,

nite ch erano le agapi ; e cosi diicorre S. Gi :

Grifoftomo difende che la facra adunanza^


la comunione precedeva il convito,da!Ja qual t

ilimonianza deduceii , giufta la opinione <

Boemero medefimo , che Pagape non (I celebr


fe fenza la facra adunanza , in cui fl oiferiva *

fagrifizio , anche ne tempi di quel fanto Padi


c che perci6 erri 1 AIbafpineo , che foilien
efsere itati quefti due conviti feparati nell <

non folamente del Grifoftomo , ma eziandio


Tertulliano. Ma non ii deduce, foggiugn<
lo ftefso fcrittore Proteitante , che fin da print
,NT? pi la comunione rprecedefse
asapi . Ai alle
r C)Ep,LIV. ^, A /1 ^ i\
.
r r*
..
a.
.
\
Santo Agoitino (c) dice egli, neila iua Epiuol^
al.cxvin.p.
5,4. feqq.V.
Gennaro ci afficura , che 1 ordine fu muta
JJ. coll andare de tempi , flcche laddove prima i

lacomunione precedeva la cena dopo prec ,

defse alia cena ftefsa la comunione .


Ma queilo autore Proteflante come fove
te altrove , cosi in quefto luogo ancora fl difc
fta dal vero , e quelle autorita degli antichi a
porta , chegiuftamente intefe, diftruggono
fentenza , che con tanto impegno foftiene e$
contro Albafpineo . E per verita onde puo
I ei

mai provare , che ne tempi degli Apoiloli n<


PRIMITIVI CRISTIANI .
125
celebrafse mai la Eucariftia, fenza, che fi cle-
afsero 1
agapi ? Che fe furono le noilre adu-
:nze, dette agapi, riprovate da nofiri nemici ,
;afiche in else graviffime , e infamiflime fce-
ratezze fofsero da* Criftiani commefse , per-
ocche aveano malamente i
gentili intefo ci6 ,

le laChiefa crede del corpo , edel fangue del


edentore prefente nella Eucariftia , non fegue
ri-tamente , che fernpreda primitivi fedeli la
ucariftia eolle agapi fofse congiunta, bailando
diemuli, che cio fofse folito a farfi alcunei_>

:)!te , per prendere quindi occafione di calun-


iarci , mentre fembrava loro di poter rendere

favola piu verifimile , fe avefsero rapprefen.


tele reita come folite acommetterfi non in

nacongregazione, dove il folo pane , e vino fi


loprafse, ma in un adunanza di convito 5 e di
legria Ne per efsere ftate le agapi fomiglian-
.

inqualche parte a conviti de Giudei antichi


quantunque moke cofe ne conviti da Giudei
ledefimifi adoprafscro,che apprefso i noftri non
rano certamente in ufo ) puo concederfi al Bo-
nero , che fempre 3 e da tutti le agapi fi con-
ingnefsero celebrazione dellaEucariitia .
alia

nperciocche efsendo la fanta Eucariilia , co-


flefso Boemero confefsa ? uno de facra-
>elo

enti del nuovo


tellamento, ed efsendo ordina-
)da GesuCrifto , che
qualunque volta ficele-
rava , non fi tralafciafle la rimembranza di lui>

nza aver egli difpofto , che fi facefife una_*


-na , e un convito avanti la Eucariftia 3 fa

uopo confeffare ,
che non iilimavano gli Apo^
oii , e i fucceflfori loro ,
etfer ella indifpenfa-
ilc la ceremonia delle agapi , allorche do*
ea effere da loro
confagrato il
pane s e il vino
ella facra menfa. Laonde I
eiempio del noftro
Sal-
126 I> B* -
CO S T U M I

Salvatore che pria d iftituire il divin focrame


,

to Eucariftico , celebro
la cena Pafquale co fa

ti Apoftoli, non pruova a favore del Boemer


poiche ne obbligo Signore i fuoi di anteporr*
il

o di pofporre tina cena alia celebrazione dc


tal

la Eucariflia , n voile che le ceremonie lega


>

qua) era quella dell Agnello Pafquale,da fuoi


avvenire fi oflfervaffero , anzi comando eg!
che fi
togliefiero >

perciocche efifendo ellenoft


te figure di lui , venuto il
prototipo ,
cioe
cofa da cffe figurata , doveano affatto fvanin
Quanto a cio,che dice della eta di Plinio il Be
inero> tanto e falfo , quanto e falfo ancora.
ch egli concluda bene allorche difende 5 che fer
pre ne tempi de fanti Apoftoli , e in tutti i iu<

ghi la Eucariflia fi celebraffe immediacarfien


dopo le agapi. Imperciocche febbene Plinio m
fa menzione che di un folo convito , e di qu
>

convito , per cui erano calunniati i Criiliani d


fuoi tempi , nulladimeno non accenna eglialtn
fe non, che le agapi in un determinate giornc
che io credo fofle la Domenica , foffero folite
cclebrarfi , poiche allora erano piene le.
adunarsze de noltri Ma non ecredibile, cl .

tutti gli altri giorni della fettimana, vivente PI


nio , Crifliani fi adencflero dalla celebrazion
i

della Eucariflia
. Che fe una volta la fettimar
folamente fi faceano le agapi nell Afla Minor
ne tempi di Plinio, quellecongregazioni, dell
quali parla Sant Ignazio Martire contempor*
neo del medefimo Plinio , e inculca , che fi fac

ciano fovente dagli Smirnefi , e dagli Efesj , no


furono certamente quelle deile agapi , ma quei
)e , dove fi celebrava ,
e fi diitribuiva folamen
te la Eucariftia . Perciocche cosl fcrive il Sant
a S.
Poiicarpo Vefcovo dellc Smirne : Faccian
PE* PR1MITIVI CRISTIANI . J 3
J
\

fovente le Ccngregaziuni, e cercbinfi nomina-


mente tutti T^oa difp^eglarc i fervi , e /e-
.

*rc.(a}. E agli Efcfi : Stttdiatevi di adu-


^ n - iv P

alia Eucariftia,e a gloria del Si-


ipiufpcffb
ire poicbt quant o piu fpeffv <venite
: a que-
funzione , diftrtigg&e lepotenze del diavolo,
ifcioglicte
i tradimenti di lui colla concordia.
IU voftrafedc S. Giuftino Martire nella fua
.

ima Apologia defcrivendo la maniera,con cui


uo tempo fi celebrava la Eucariftia non fola- >

:nte non dice , che congiunte foflero con etfa

agapi ma talmente ancora difcorre , che


>

)ilra , che ne precedevano in Roma alla~*

cariflia , ne ad effa 1* ordinario


per
xedevano . Ecco le parole di lui : 5 >

n. LXV.
Noi dopo avere battezzato colui , che ha v
di
J

preflatocredenza a dogmi della no(h a reli-


gione a loconduciamo all adunanza di quelli,
che fono da noi appellati fratelli , cioe dc
b^ttezzati , e fubitOj che coftoro fono con-

gregati , pregano infieme il Signore e per


lo nuovo battezzato
, e per noi , e per tutti

per univerfo mondo 3 fupplir


gli altri fparii 1

cando Dio con tutto lo sforzodelPanimo,


:he avendo noi acquiftato la
cognizione della
ycnta ,
flamo degni della grazia di me.
fatti
Tare colle opere una vita retta , e di oflerva-
re
precetti , affinche pofTiamo confeguire la
i

sterna 3 e vera beatitudine . Dopo termina-


e
quefte tali preghiere ci falutiamo fcambie-
^olmente col bacio . Quindi a ch{ prefiede li
: Jfcfet\ta del pane , e del vino , e dell acqua,
; e
quali cofe avendo egli prefe, da lode, e glo-
autore deH univerfo pel nome del Fi-
ia all

, e dello
:
;liuolo Spirito Santo , e diffufamen-
e rende
:

grazie pe doai medefimi ul Signore.


3, Ter-
Die STUM I

,3* Terminate che fono le prcci 3 e finito il rei j

3, dimento di grazie , tutto il popolo die

3, amen , qual parola Ebraica fignifica.]


la

35 faccia .
Dopoquefta acclanuzione del pop .;

3, lo , i diaconi diftribuifcono a tutti prefei i


,

3, il pane , e il vino, e 1 acqua , fopra cui fo >

3,
ftate rcndute le grazie e ne fanno partec
,

ancor i lontani portando loro i facri milk


<

3, ,

33 Or quefto alimento apprefifo noi c app(


tale ;

3>
lato Eucariftia , di cui niun altro puo mai p^

3) tecipare , fe nonche colui , che crede ,


33 fer vcrique dogmi , che not predichiam-
ed eftatorigenerato col fanto battefimo .

3, vivein quella guifa, ch e ftata prefcritta c


93
Redentore noftro Gesu Crifto . E per vc
35 dire nonprendiamo noi quefto alimento , c
-

3,
me prendiamo iicomun cibo, comi e le

3, bevande, ma ficcome pel Verbo di Dio fa


3, carne Gesu Crifto ebbe carne , e fangue {
3, la noftra falvezza , cosi ancora quel cibo .

quella bevanda , fopra cui fi fono fatti re


i
3, j

33 dinienti di grazie, per la preghiera content


,3 te le parole delio fteffo Redentor noftro , c
3, de le carni 3 e il fangue noftro fi alimentan
*9 *-?

3> fappiamo fecondo gl infegnamenri del noft


,

35 divino maeftro3 eflfer carne , e fangue di


3, medefimo , cioe di quel Gesu incarnat
55
Perciocche gli Apoftoli ne loro comtnenta
3, che fono appellati Evangelj 5 atteftaron
33 eflere ftato loro cosi comandato da Gesu ,

3, lorche egli prefe ii pane , e rendc grazk


3, Dio Padre , e diflfe Cib voifate in mia co :

33 wemorazione ; quefto e ilmio corpo 3 e all


3, che prefe ii calice 3 e rende grazie , e di
quefto e il mio fangue ,
e diede loro , acci
,3
che ne bevefiero . . . Fino da quel tempo
DE* pRIMlTIVl CRISTIANI
, ci rammemoriamodi queltc cofe 3 quarr o ci

aduniaroo, c potendo foccorriamo i bifognofi,


,
e fempre ci troviamo inficme , e nelle no*
, ftre obluzioni lodiamo crcatorc di tuttc
il

* le cofe per lo figliuolodi lui Gcsu Crifto , e


, per lo Spirito Santo . Ncl dl pcrtanto da voi
,
chiamato del folc tutti i.fcdcli abitanti nella,

,
citta ? e ne* luoghi circonvicini ci congrc*-
, ghiamo in un iilcffo luogo, c leggiamo i com-
, mentarj degli Apoftoli dc 3 ovvero gli fcritti

,
Profcti , finchi permetteil tempo. Avcndo
,
di poi terminaro la fua funzione il Icttorc ,

,
chi precede eforta gli adunati a imitare le_j>

, prcclare azioni di coloro che fono flati nella ,

,
lezione mcntovati , o a mcttcre in pratica le
,
ma(Tirae che hanno apprcfe fentendo leg-
>

,
gere Quindi tutti alzaftdoci , preghiamo ^
.

,
e terminata la orazione , apportafi del pane >

,
del vino ,
e dell acqua >
e chi prcflede ? prc?-
, ga e ringrazia Dio ; c
, il
popolo acclamando
,
dice 3 amen ; e finita I acclamazione , fi fa
, da preienti la dillribuzione 5 e lacomunione di
,
quells cofe , foprale quali fonofi rcndutc le

, legrazie, e agli aflentj la ileffa Eucariftia c


,
manduta pc* Diaconi Allora chi ha la poffi^ .

bilica , e vuole, da a poveri cio , che gli pa^


re , e la fomma di cio , che fi e raccolto ,
vLene depofitata appfcffo colui , che preiiede;
ed egli ib.wiene i pupiili , le vcdove , gli
arnmabti , e gli altri bifognofl come car-
,
i

cerati, i
pellegrmi 3>
.
Ognuno leggendo
uefto cclebre pafibdi S Giuflino , agcvolmcn,
?coroprendc, paji larfi da queiriliuftrc Apolo?
iih di cio,. che ordinariamcnte una voUala_>
ttimana ficeafi da fcdcli vcrfo la mcta del fc-
)iido fecolo della Ckicfit ^ Or non facendo egli
Tom. III. l men-
j
30 i> E COSTUMI
menzione veruna deile agapi , mentre defcrivc
le facre adunanze , nelle quali era celebrara 1;

Eucariftia , fa d uopo credere, che ordinaria-


mente la celebrazione della Eucariftia medefimj
non fofiTe in quelPeta congiunta colle agapi , nu
che o pel timore delle perfe.
fpefie volte quefte
cuzioni, o per akro motivo (1 tralafciaffero.Dell

autorita di Tertulliano ragioneremo noi alquan


to dopo, dove dimoftreremo , che almenofim
da tempi di Plinio , quando le agapi erano cele
brate, non precedevano 5 ma per lo piu fuccede
vano al convito Eucariftico . Frattanto deefl of
fervare quanto ripugni afemededmo, e quan
to , fenza avvederfene , fleontradica il Boeme-
^
(X
*; p.*4<> ro , mentre dice : ,5 E chi crcdercbbe mai
(<0

.,*
+ che nella eta di Tertulliano folTe la celebra
3, zione della Eucariilia dalle agapi feparata
,, fe dopo que tempi ancora fa ciU con
3>
e(Te congiunta ? Concedo pero , che fti dipo

3, introdotto ufo della Eucariilia fenza le aga


1

3, pi , e fbrfe fino da tempi di Tertulliano , af


?) fvrmando egli che poteafi >
ella celebrar
,5 avanti , che fpuntaffe la luce del fble >9
. Ini

perciocche da tempi dil ertulliano fu in


fe fino
trodottol ufo di celebrare fenza le agapi la Eu
carifth , non fara dunque incredibile , che foffi
allora la celebrazione della Eucariilia medcfim
delle agapi feparata , febbene dopo fi ritrovaff
talvolta congiunta colle (tefle agapi . dir Ma
forfe il Boemero , ch egli parla delle agapi i

tai guifa , che flimi , non effer elieno , ogf

qual volta ii celebravano , mai ftatc celcbra


te non che poco prima della Eucariltia .
, fe

queilo appuntoequel 3 che coll Albafpineo no


neghiamo . Diciamo pertanto, che almeno fin
da tempi di Plinio , fc non anche alle volt
d
S
I>B PRIMITIVI CRISTI ANI .

ja Apofloli era la Eucaritfia


tempi de fanti
)rima delle agapi cclebrata . E per vero dire
Arti A po (to I ici defcritti dall Evangelifta
icgli (a ) c .
Jan Luca, noi leggiamo(a) che primi di- : i
46*.

, fcepoli delSignore , dopo avere perieverato


, lungamcnte a orare ncl tempio , (1 ritiravano
,
in unacafa, equjvi (^ come io credo , nel

, cenacolo ) fpezzando il pane ( cioe ccle-


, brando la Eucariilia ) prendeano 1 alimento
, con allegrezza . Mentovandofl adr.nque
al Santo Evangel ilta in primo luogo la fruzione

el pane , che indica la Ewcariftia , in qual gui-


i
potra(Ti mai provare , che quefta non prece-
effe mafuccedefle al convito delle agapi ? Non
,

egli per avventura piu verifimilc ,che nella


fa-
rafunzione precedeife la ceremonia , e il mi
cro , ch e mentovito in primo luogo ? Poflia-
10 noi adunque argumentare , che s erano allo-

a le agapi celebrate da fanti Apoiloli , fi cele-

raflero dopo U funzione della Eucariftia. Quin-


ie , che San Giangrifoftomo nella citata Omi-
a xxvi i. ibpra la prima Epiitola a CorintJ al-
i
pagina gia accennata fcrive : Che ne tempi
Apoftolici in certi detcrminati giorni faceanfi
comur.i le menfe 5
e celebrata la facra adu-
nanza >

dopo la comunione de facramcnti ,

tutti infieme cominciavano il convito , prepa-


rato da ricchi , mangiando queiti unitamen-
tc co poveri . Ma il Boemero fbiUene ,

ie S. Gian Grifoilomo parli della coniuetudi-


>

, che nell eta fua valeva . La qual cofa c a_-3


io credere affatto infufllftentc , c inventata
illoScrittor Lutcrano acapriccio .
Impercioc-
ie
ragiona efpreflamente il Santo dell ufo de
tnpi de fanti Apoftoli/enza fare non folamen-
una eipreflTa,ma ne anche una tacita menzione
I 2 di
s
122 */
C O
J> 5 T U M X

di cio ,
che nelPeta fua foflfero foliti di fare i

torrso alle agapi i fedeli >


come dalPaddotto coi

teftoognuno puo agevolmente comprenderc


E affinchc- piu chiaramente pofllamo noi dim(
flrare la vcrita , e convinccre di errore il Be
mero , non fara fuor di propofito 1 apportare
paffo medefimo colle parolejche precedono,e c

feguono dopo Parrecata teftimonianza.^Siccom


?,
dice eg//,le tre mila perfdhe,che da princip

? , aveano creduto, mangiavano in una tavola c


55 mune, comune pofTedeano , cosi anco
e in
avveniva in quel tempo , in cui fu fcrii
,, quefta letteradalTApoftolo, ma non con ta
?, ta efattezza . Poiche rimafe allora folamen
una lomiglianza , e come fequela di quei p;
micro conforzio , e il diffufe nci pofteri. <

,, perche fuccedeva5 che altri erano povcr


35
e altri ricchi , non faceano comune tutto c

?5 che pofsedevano ; ma in certi detcrmin


?J giorni faceano comuni le menfe , come <

,
convenevole , e dopo la facra adunanza
3,
la comunione de ?
facramenti , cclebravr i

,,
tutti il comune convito apparecchiuto da r -

3, chi ,
i
quali co* poveri unitamente mang
yy vano . Ma quejfinalmente fu tolto ancora
ccitume 55 adunque che . Parla dell ufo ,
5
lea ne tempi di S. Paolo ilGrifoftomo5 e i i

della confuctudine delPed fua ; onde ingiu

menteeriprcfoPAlbafpineo dal Boemero ,


me fe non avendo quelti intefo Paddotto paf: ,

da cui che nel quarto fecolo le a


fi
provi ,

fofsero collaEucariftiacongiunte , abbia av )

Pardimcnto di ncgare , che congiunte fofs 3


?
nc tempi di Tertulliano. Anzi deed ripi
dere il Boemero medefimo , il quale dando a

tale intelligcnza all autorita del Griiollomo , a

o 3
PIUMXT1VI CRISTI AMI . I

fato di rcdarguire lo ftcfso Santo , come fe dal


illume delicti fua abbia voluto argunientarel,
hene tempi Apoflolici altresl Ie agapi fucce-
efsero alia celebrazione della Eucariftia ; men-
eSanto cosi parla dcgli Apoffolici ? che n&
il
5
urc fade fuoi tempi una minima menzione
Ion fu minorc la franehezza del Bocmero , al-
fenza arrecare in favor fuo veruna tefli-
>rchc,

jonianza , n prefe erudito Giuftello , il qualfc


1

elle Codice dc* Canoni di tutta la Chie-


not al

i al canone nono del Conciiio di Cangra foftic-

e die ne tempi aritichi dopo la Eucarillia fe-


uiva 1 agape , cioe un fobi io convito Potreb- .

e pero qnalcuno opporre , che il Boemero fl

fopra un pafso decifivo di Santo Agoitino.


)r>do

(
gli
e veriilimo , cH egli adduce quefla tal te-
:imonianza ; ma la rifiutadipoi , come contra-
ia al foo fiftema 5 ficcIie medefimo come
a fe ,

Dvcnte gli avvicne , ripugna 5 ed a mio giudi-


io fi contradice : Nulladimeno ( cost farlx
,
dopo cbehariprovatoilfcritinteiito del
5 00 /,f^f
, Giuftello) non nega Agoftino , che Tordine
,
delia celebrazione della facra Eitcariftia , c
, dellacena fu mutato coll andare de tempi*
,
eche era da principio affatto diverfo*, Or .

^eggiamo qual teftimonianza di qucl Santo


fia la

^dre, e conflderiamo s ella e contraria alia >

entenz"a deil
Albaipinco , il qtiale Albafpinca
ion ha mai negato , che gli Apofloli rrella ulti-
na cena celcbrata col Signor noftroGesu Crirto,
)rima fi cibarono delle altre vivandcj c
dipoi
)refero il
corpo , e il
fangue del Redentore me-
fotto ia fpecie del pane , e del vino nella-
allora iitituita; ne ha meffo in dubbio,
:hc ne* tempiApoitolici qualcuno fi cibaffe in ca-
aprhsa di accofiarfi alia facra mbnfa. Ragiona
I 3 adun-
1^4 !> E* C O S T U M I

Ep.Liv. adunque in Appa


(a) quefta guifa Agoftino: (d)
VI
;_!* y5 riice chiaramente
che quando per la prim ,

* volta difcepoli prefero il corpo , e il fangm


i
it *
1

del Signore , non fi comunicarono digiuni


3, Ma forfe dee effere tacciata tutta la Chic
i, fa, perciocche in e(Ta ricevcfi da digiuni I

3, Eucariftia ? Poiche piacque allo Spirit*


,, Santo, che in onore di un tanto facratnen
3, to , ii corpo del Signore entraflc m-lla bocc
33 del Crilliano prima degli altri cibi . Ond
3, per tutto il mondo fi oflcrva un tal coftume
33 Ne perche dopo gli altri cibi diede il Signor
3, il fuo
corpo, percio dcbbono venire a rice>

>3
vere la Eucariftia i fedeli dopo pranzo ,

,3 come che nicfcolavan


faceano coloro ,

,3 nelle menfe loro quefto Sacramento colle al


3>
tre vivande, efurono corretti dall ApoiJolo.
3, Laonde non comando Crifto con qualordin
3, dovtfTe prendcrfi in avvenire la Eucari
,3 ftia , per riferbare queito luogo agli Ape
3, ftoli , pe quali volca difporre le Chiefe
33 mentre fe aveflfe egli avvertito , che fempr
3, dopo comunicaflcro i fedeli , cred(
il cibo fi

33 che niuno avrebbeofato di variare un tal ot


3, dine . Quando poi dice PApoftolo parland
di quefto facramento
3, per to cbe miei fratell :

33 quando vi congregate per mangiare , afpettt


3, te<ui run Paltro^ e cbi ba fame>mangi in caf<

3, percbe nonfcmbri>cbe congregbiate a vofti <ui

condannagione ; tofto foggiugne io dijponb


3, altre cofe, quando faro ritornato . Deefi intei
3>
dere 5 ch erano mold gli ordinis che dov
9. infinuare, ficche non poteanocomprendei
3, in una lettera ; e che da lui provenne que
3, ordine , che per tutto il mondo offerva
33 Chiefa , cche nonfi varia per niunadivedi
DK TIUMITIVI cRisTiANi .
135
di coftumi ,5 . Or
dimando, dove mai Santo io
in quefto paifo attefti 5 che le agapi nre-
goflino
dettero ne tempi Apoftolici alia Eucariftia ?
i
dunque non lo attelh , con qua! ardire il Boe-
ero,avendo daro per titolo al paragrafb antecc-
j
: nte le feguenti parole : finite le agapi fi cele-
laEucariflia,d* indi per titolo al parasrafo
>ava

cui trattiamo : lo chc fiprova coll autorita di

goftino?
Come non fi
vergogno di fcnverc :

cntcdimeno non ntga ^fgoflino , cbe I* online fit


n rnutato e cbe daprincipio U celebmzione di
neftoconvito fu diverfawentc difpofta? Di piu S,
^oftino fpiega il paffo di S. Paolo con adattarlo
Ik Eucariftia; de hocfacramento loquens, e non fa
icnzione delle agapi ; ma folamentc dice , che
hiunque avefle avuto fame , fecondo PApoftolo,
cibaffe in cafa , perche congregandofi i fedeli
on li congregaflero in tal guifa , che nafceflcro
e dirturbi , e foflfe loro di dannazionc il facra-
itnto iftituito per falvezza degli uomiui . Pe-
la
3 il cibarfi in cafa era ufo differente dalle
agapi ,
nde il
paflb addotto non ierve al propoflto del
oemero . Tuttavolta oflfcrva lo ftcflb autor Lu-
j
: rano ,
che due cofe ricavanfi dal paflb di Santo
Igoftino . i. Che da principio 3 dopo gli altri

ibi, fi
prendea la "Eucariltia . 2. Che queftoco-
:ume fu dopo mutato da S. Paolo per tutta la
.hiefa. Ma ognuno , confrontando Pautorita del
>anto Dottore , puo agevolmente cornprendere,
uanto fia Teretico lontano dal vero . In primo
uogo adunque io nego, che Agoflino ftabili-
ca per
regola generate , che da principio , cioe
rima che foflfe da S. Paolo fcritta la citata lette-
a a Corintj ,
per tutto , e fempre dopo gli
Itri cibi fi
prendeffe la Eucariftia . Il Santo par-
a folo della ultima cena del Signore del rcfto
; ,
I 4 non
S f t* M I

non determine che prima della difpofizione d!


Paolo tutti , per tutto , e fempre fl cibatfv
avanti di ricevere la facra comunionc In feco .

do luogo ofiervo , che non puo mai provare


Boemero , che S. Agoftino abbia errato , allc
che ferine , cheilcoftume gencrale di cotnur
carl! i fedeli digiuni
provenuto dalla difpo:
,
fia

zio ne diS. Paolo


Imperciocehetemerariame
*

te egli riprova la regola del Santo Dottore , ci


P Ecclefiafticheconfuettidini, delle quali non
nioftra 5 che fieno ilate introdotte da Conci!
1
debbono eflere giudicate provenienti da Sar
-Apoftoli . Dicotemerariamente , perche non a
porta niuna ragione , onde fi pofsa conchiuder
che S. Agoftino abbia errato , come egli preter
dc . E poi ridicolofa la ofservazione , ch egl; f
per convincere il Santo circa la materia del
quale trattiamo. Ecco parole iui (i) le di :

>
5 Ancora materia , fe vogliamo pai
in que/la
larecon verita? non troviamo noi niun veil
5
3 , gio della mutazione facta ne tempi Apollo;
ci;anziche cofta dalla ftefsa Epiftoladi S. Pa

3, loj trattaal fuo propofito d Agoftino 5 che


,5 tuttavia ofservato il primo eoflume,, . Ma c
ftui ccfcamente non fu abile a capire,che S.Ag
flino non ha mai pretefo, che il primicro coftun
di cibarfi avanti il
quale non fu generale
>

>

fofse mutato quando S. Paolo fcrifse la lettera


Corintj , ma dopo, cio quando lo ftefso Ap >

flolo ando a Corinto , e difpofe a voce le cof<

che non poceano cornprenderfi in una letter


onde in darno adduce il luogo tanto celebre d<

lafuddetti Epiltola, quando anche dallo flel


luogo , o tefto che vogliam dire, ii potefsc co:
provarecio, ch egli pretende , che le agap
cclebrafsero avanti laEucariflia. Ma il be ne
Dl* TRIMItIVI CRISTIANI . I
3 J
e dal trfto di S. Paolo puo dcdurrc una
non (1

nigliante confeguenza .
Imperciocche cosl
li fcnVe 00
: Sc qualcuno pare , che ik ( a ) i. Co*,

fappia egli 3 che noi, e le Ghrc-


contenziofo ,
xi. v. 17-

fe di Dio non hanno una tale confuetudine .

Laonde io dcnunciando tali cofe , non lodo,


che vi congreghiate non perlomeglio, ma
perlopeggio . In primo luogo adunque, con-
vcnendo voi alia Chiefa fento 3 che vi fono
>

tra voi medefimi delle divifioni , e in parte lo


credo...Congregandovi adunque voi^non fern-
bra che mangiate le cena del Signore . Poi-
,

ch ognuno prende avanti la fua cena per man-


altri fono
giare , e alcuni hanno fame , quando
imbriachi . Non avete voi forfe le voftre cafe

per mangiarc , c per bere ? o difpregiate la


Chiefa di Dio , e confondete coloro , che
non.
hanno ? Che diro io ? Vi lodo ? in quefto
non vi lodo,,. Or poniamo il cafo , che S
iolo, come dice il Boemero , ragioni unita-
=nte delle agapi , e della Eucariftia : dimando
me da quefto paffo fi ricavi rnai , che la Euca-
liaalleagapi in quellaeta fuccedefle ? fe dun-
te ne
pure per ombra fi pu6 dedurre unatal
nfeguenza daH addotta ceflimonianza 5 con qua-
ardimento apporta il Boemero per convince-*
1

di errore il grande AgoiHno ? Potrebbefi per

tro
aggiugnere , che non ripugna che S. Paolo
quel luogo parli della fola Eucariftia : percioc*
ie
egli mentovando 1 efempio del Redentore >

mmemora la fola idicuzione della Eucariftia


edefima, e foggiugne : ^ Io ho apprefo dal Si
gnore cio , che vi ho infegnato , che il Signo
re Gesu in quella notte, in cui era tradito >

prefe il pane , e avendo rendutc le grazie >

ruppe ilpane niedeflmo i ediflfe: prendete.


55 e man-
I) S C O S T U M I

5 , e mangiate , quefto e il mio corpo , che


5, fpezza per voi , cio voi fate in mia commem
razione . Similmente il calice , dopo ch e
ebbe cenato dicendo, quefto calice nuovo
>

3>
fhmento e nel mio fangue cio fate qualt >

5, que Volta beverete in mia commemorazion


,5 Ogni volta adunque cho voi mangerete qi >

,, fto pane,e beverete querto calice,annunzier<

3,
lamorte del Signore , finche egli venga . S
che qualunque perfona avra mangiato que
3, pane , e bevuto queito calice indegnament
3; corpo 3 e del fangue del Signor
fara rea del

,, Efperimenti pertanto Puomo fe fteflb e c >

3 , mangi di quel pane , e beva di quel calice

Che fe S. Paolo avefle voluto parlare dclle ag


unitamente colla Eucariftid. , non avrebbefor
proponendo 1
efempio di Crifto >
tralafciato

parlare della cena ancora > che pfecedette la I

cariftia medeflma Laonde mentovando la 1

Eucariftica iftituzione ^ fembra, ch egli ragi<

della fola Eticariflia fenza accennarc fe le agap


celebralfero pritna, o dopo della medeCma .
oppone il Boemero che S. Paolo dice fin
,
:

mente il
cdlice>dofo
cbe cend.Non lo nego . C
flo pero fu detto dall Apoftolo contando c
che avvenne , rna non gia ordinando 5 che fi

naffe prima della Eucariftia * .Altrimenti avre


prima defcritto la cena , e poi la illituzione 1
-

cariflica . Ma non fece egli cos! . Mentre tr;


fciata cena, fubitoimprefe a defcrivere I
la

Eucariftica illituzione accennando 5 che >

quefta confide va la cena Dominica 5 di cui


fcrivea a fedeli di Corinto . Che fe dalle pat :

di S. Paolo fimilmente il calice , dopo cbe C(


: >

fi
poteffe conchiudere , che ne* tempi Apoftc
la funzione dclle agapi precedefle alia Eucariil
DE* *>RIMITIVI CRISTIANI.
rebbefi anche concludere che nell eta noftra 3

celebrino e che preccda-


le fteflfe ,
agapi
la Eucariftia perciocche noi pure diciamo
:

[canone infomigliante manicra dopo , cbefa


:

uito pigliando egli anche queflofreclaro calice


,

lefuefante, e vencrabili
want, e avendoclc*
occbi a voi, o Dlo Tadrefuo Onipotente >

togli
vendovi parimerte rendute te grazie^benedijfc,
afuoi difcepoli . Ma chi puo eflcre
licde
mai
;} male avveduto , c cieco , che non vegga ,
^r ella affatto da molti fecoli tolta la confuetu*

icdelle agapi,febbene ii proferifcanotali parole


facerdoti? lo per altro concede, che le agapi
cbraffero ne tempi di S. Paolo da fedeli , ma
iinarianiente dopo ia comunionedeTacramenti,
ne ben oflervoSan Giangrifoftomo,la cui tefti-
)nianzaabbiamo pocanzi riferita Non mino- .

la impudenza del
nello fpiegare il Boemero
To eftratto dalla celebre Icttera di Plinio SLJ

ajano . Imperciocch& pretende eglische fecort-


Plinio foflfe celebrata la Eucariftianel tempo,
e eranfi fatte le agapi , non gia nelPadunan-
e
in fi faceano le
cui preghiere da crilli-ani di
ella eta. Ma Plinio (4) raccontando^ che_>

anti, che fpuntafTe la luce del fole,i Criftfen-ii


unavano , e cantavano le lodi di Gesu Crifto >

^credevano Dio ? e promettevano tra loro di


n ingdnnare alcuno ? e di non togliere 1 altrui
>a
,
ne di commettere altre fcelleratezze 5 e
indi finalmentepartivano , edinuovo fi con-
^avano per prcndcr cibo, commune per altro,
he non potea apportar a niuno alcun nocumen-
; Plinio , dilfi , tutto cio raccontando , non
ga che nella prim a adunanza fi celebrafTero i
,

nni miller}, efi rendefifero fedeli partecipi de i

ramenti.Anzich^ dicendo egli^che ficonfedera-


vano
w E c s >r
u M *

vano nellaprima adunanzaiCritfianisColIeparoi


c^e facrarncnto non in fcelus aliquod obflring
re, moitra , fecondo la offer vazione del Cellaric

che prima licibavano del cdrpo,e bcveano il fa


gue eucariilico , e poi partitfano , e di nuovo
congregavano per celebrarc le agapi . P(
che Jicllc note alia fopracitata lettera , c<

fcrive Criftofano Cellario : Afferm ando Plink


che i noftri crano foliti>finite le
preghierc,di pa
tire dal luogo della orazione> e di congre^arfi c

poi per prehder cibo,parla delle agapi de Crifli


ni. Toco avanti avca colla- parola facfatnej
acctnnata la Eucariflia , nel. ricevimcnto del
di voler
quale i Criflianififroteflavano fugg>

i peccati 3 e coltivare la virtil . Finatment


ragionando Plinio del cibo , ehe prendeafi n
laieeonda adunanza , e dicendoch era comun
e non nocevole , dimoilra come
fl doveffe rib

tere la calunnia inventata da* nollri nemici


torno all ammazzamento del fanciullo 9 e al di^
ramento delle umane carci . Cos) egli * E \

vero dire 3 che i Criftiani nella liturgfa y in <

ficelebravano i divini rnifterj cioe la EucariO >

pregaflero Iddio , che de(Te lore Ja grazia die!


re lontani dalle fcelleratezze >
e di feguitar 1:

virtu ? fi raccoglie dall Apoiogia i. di S. Giu


no , le cui p.irole fbno ftate da noi di fopra ei
tamente defcritte Tertulliano ancora rifen
.

do in breve la lettera di Plinio nel capo fecor


in Append, del fuo Ap.ologetico (^) tralafcia ia fecond
1*^7
**^ ^"^

it. ven.
p artc cij e ffa ? c jj e
riguarda le agapi , e la pri
partc riguardante 1 adunanza delle preghie
rapporta , dicendo , chequel genrilc non trt

altro circafacramenti de Crifiiani, fe non


I cb>

adunavano avanti lofpuntar della luce>nelle q>

li tidunanzc cantavano le lodi di


DE PRIMITIVI CRTSTIAMI .
i di non rubare , di non adulte-
propofiti
T &c. E giscche
I:cano il Boemero alle volte provo-

a Tertulliano , e affcrma ,
die quefti era ben
brmatodclla prima difciplina del Criftianefi-
,
fa d uopo 5 die noi apportiamo un altro
>

;To di un antore cosi antico 5 e di canto credi-

anche appreflb avverfario , die impugniamo, 1

!
qual paflb evidentemente conchiudefi , che
ima fi celcbrava la Eucariftia, e non gia le agapi
fcdcli Egli adunque nel capo trcntctimo no-
.

dello ilefib libro(<) parlando della facra li-


(a)p, i
jj? .

rgia cio^ della celebrazione della Eucariitia ,


5

iipoi dclle agapi , dimoftra , ch erano due ce-


monie , o funzioni affatto difparate , ragionan-
in quelhi
guifa Ci congreghiarao , e fac* :

ciamo adunanze afpirando a Dio coll e pre-


le

ghiere La qual forza a, Dio inedefimo e gra


.

ta
Preghiamo ancora per gl Imperadori , pe
.

loro miniilerj , e per le podefla di


quedo fe-
colo , e per la quiete ; . . . Leggiamo le facre
fcritture...Nutriamo lafede colle fante voci,
cleviamo la noftra iperanza 3 fiffiamo laconfi-
denza ,
e incukhiamo la difciplina , e la ofr
fervanza de comandamenti di Dio . Quivi an
cora fi fanno 1 efortazioni , il danno caftighi , i

e fulmina la divina cenfura . Poich6 fi giu-


fi

diea con gran pefo ( come da quei , che fan no


efler Iddio prefentc,e veder tutto)fe qualcuno
ha commeffo qualche grave delitto> ed e quefti
feparato dalla comunicazione della orazione ,
e delPadunanza , e
rilegato da ogni fanto com-;
mercio . Prt feggono i piu efperimcntati fe-
niori 5 i
quali non co danari , ma col tefti-
monio del pubblico fl fono acquidati un tal
onore . Parla quindi dellc limoiine 3 che
ognuno > come ic fue facolca comportavano >

era*
* e e s T u M i

erano folitc afarfl , e dirnoitra 3 clie fi difpei .

5
vano da Prefidentj a chi ne avea meftiere .

confrontifi quefto paffo di Tertulliano colla te .

monianzadi S. Giuflino Martiredi fopra coj .

famente defcritta 3 eficonofcera evidentem i

te, ragionarfl da Tertulliano della funzione fa \

della Eucariltia , mentrc tutte quefle cofe


ceanii , come S Giuftino attefta 5 allorche fi
.

lebravano i divini mifterj . Ma Tertullianodc |

quefhdefcrizione della Liturgia, e dopo la


5
prenfione fatta a Gentili , pafla alle agapi ,
me ad un altra cofa affatto difparata 5 e cosi
prende ragionare(^) ,, Infamano anche i
a :

(a)Ibi4.pagi 5>
jni c j no f^ re cenette , e le tacciano come p
} c i

5, dighe ... Ma vede facilmente Puomo la


gliuzza nell occhio altrui , fenza che rav
j> ne proprj la trave ... La noftra cena pel
nome dimoftra di qual forta ella fia . Chiar
>* ellada greci con quel vocabolo che app
3 >
fo i latini
fignifica dilezione &c. redo e II
to di fopra con cfattezza copiato . Finahr
te che iCrifHani foflero foliti di celebrare, qi
do il
tempo lo richiedeva , la Eucarirtia av;
lo fpunt^r della luqe , lo attefta Tertulliano r
defimo , e aggiugnc, che una si fatta confue
dine ebbe cominciamento fino da tempi de S
,, (Jf) II Sacramento della Eucaril
( -Apofloli:
(b) Lib. dc ,

Coron. cap. 3 >


dice egli , tempoe nel 5 del vitto e a ti

nl. p. 102. 5, comandato dal Signorc 3 ancoranelle adun


3, ze 3 che fi celebrano avanti lo fpuntar d
35 luce , fi prende dalle mani de prefiden
Apoftolica tradizione. E chi mj
1 e
fecpndo
cosi poco verfato nello ftudio delPantichita , e

H perfuada , elferfi celebrate le cene da Cri;


ni del fecondo , e del terzo fecolo della Ch i

avanti lo fpuntar della luce ? Bifogna dun c


DE* PtUMlTlVl CRIST1ANI * 1

fe flare , che, eflendo fkti foliti i fedeli ,

mdo ragione la , e le circoftanze dc tem-


o richicdevano 3 di levarfi di notte , come al-
ve di"noftra Tertulliano , e di lodare Gesu
ito, e di prc.ndere avanti Jo fpuntar della luce ^
,
inVco cibo , non celtbravano le agapi ,
cai fc

; che forfe dopo qualche tempo, a un ora op-


tuna quando di nuovo , giufta il racconto
>

fi adunavano . E per vero dire chia-


3
)inio ,

Imi fcno paffi di Tertuiliano , i quali fi ad-


i

:ono per provare , che la Eucariflia foflfe fo-


5
di prenderfi da digiuni .
Nonfapra forfe il

rito gentile , dice egli nel fecondo libro fcrit- .

i<i)itTc^r

alia

/
, (4) cbe cofa tu mangi avanti
iua moglie
altro cibo, e avendofaputo ch ifanc non ere
Vt p>
t ^
ct
eglijeffz? quello
di cui fi dice, che fia intinto

fangue del fanciullo? Sicche prendeafi il


pa-
cucaridico avanti qualunque altro cibo . Dun-
?
prendeafi dal Crifliano rnentre era egli di-
no. Dunque non dopo Je agapi. Lo fteffb auto-
Orazione (6) riprende alcuni,
nel libro della i (*) xiv.p.

ili, per non mangiare,non fi accoilavano ne


rni delle Hazioni , allamefla, perche la ila-
ne fi difcioglievaricevuto il corpo del Signo-

Quodftatio folvendafit acccpto corpore Do-


li . Or
ch egli per la ftazione intenda ii tempo
fo nella orazione , e nel
digiuno 3 lo dimodra
libro de digiuni al Cap. X. (c) dove dice, (c)p.jj
?c
qua ad vefperam jejitnans
critflatiofara
,

%uiorcm orationcmDco immolat . Digiuni


nque fi accoftavano fedeli del fecondo , e i

terzo fecolo alia Eucariilia ; per la qual cofa


fi
potra mai concederc , che appreflb lorole
pi fi cclebraffero prima della Eucariflia ., Ma
rimafo, dice il Boemero , ufo di celcbrare le 1

pi avanti PEucariliia,apprcfib alcuni Egizj fino


aI
144 I> B* COSTUMf
quintofecolo della Chiefa, in cui
al Pi vifie ]

rico Socrate . Imperciocche racconta quefti


,

v? , quinto
*
libro O) : ., Parimente gli Egizj ( feb
a.
JC3jixxu. (f . \. , i . ., i T< i

.zfo.Edir.
ne f no vlcmi a 1[ Aleilandrim ) e i
"aar. 5 , celebrano U fabato le adunanze ,
ma non \ i

5) tecipano
de facramenti , come fono folit
ufano eg!
5 parteciparne Criitiani . Poiche i i

3 ; dopo , che fi fono con vane vivande faz i

,, Del convito ,
di ricevere verfo la fera Et 1

3,
riilia . E veramente quefta una prova dt

di un autor Luterano 5 mentre dall abufo di i


o due Chiefe , che il difcoflavano daila com c

confuetudine de Criftiani , pretende di corn .

dereTufodi tutti gli antichifeguaci delia no i

fanta rcligioae quafi che dalla circoncifione :

gli Etiopi fl conciudeffe , che


anticanente i

) c.vi* f deli ii faceflero circon cider e . Che fe Santo A -

ix.p.<?<5". no nella fopracitata Epiflola (i) , racco


f^j

ehe in quel giorno delPanno in cui il Sigr ,

diede la cena a difcepoli , alcuni per una p


colare commemorazione dopo gli altri cibi p
devano la Eucariftia ; accenna eg!i medefli
che un tale coftume non provenne dalla tradi H

n, ma dall avere coloro , che lofotnentavj >

letto ne Santi Evangelifli , che Gesu Cnilo


dentor nodro diilribui il a/rpo ,
e il
fangiK i

avere co fuoi difcepoli celebrata h


dopo di
ultima cena . Mentovafi quefta tale confuei
T.I. ne nel canone quarantefimo primo della C:
<c)

Concilior. Afrlcana
, (c) dove leggiamo : Che i S; ;

n
gg^^Sf menti dell altare non fl celebrino fe non
3 ? dagliuomini digiunij eccettuato il giorm
:

a niverfario in cui fi celebra la cena de


>
,.

gnore .
>;>

Potrebbe pero quakuno oppormi 3 c


Boemero non ha mai nesato ? che da ftato mi
I>E* PRIMIYIVI CRISTI ANI . J 4. 5

coftume di celebrare la Eucariiiia colic ag<ipi

tempi di S. Giuftino. Anziche dice egli ma-


ch eflendofi moltiplicati in quelk
"eftamente ,

i i non fi poteano le agapi celebrare


Criftiani ,

itamente col facrame&to deH altare onde fo- >

nte fi tralafciarono . Per la qual cofa non e


maravigliarfi >
fe il Santo mentova la Eu-

riftia fenza fare delle agapi menzione . ,, Ab (a) $. .-;

initio cosl cgliftrive (d) , ad inftar poitcoe- *!$:


y

nii fe habebat , id quod etiam Plinii tempori-

bus obtinuiflfe videtur ( ma noi abbiamo di-


moftrato , che cio non fi puo dedurre dalia te-
ftimonianza Ji Plinio ) . Aft cum Agaparum
ufus ob infigne Ecclefiarum incrementum , to-
ties frequentari non poffet circa medium fe- >

culi fecundi facra fynaxis etiam fine agapis ce-


lebrata eft, utvel ex Juftini Martyris Apolo
fecunda conftat . Tutta volta a
gia chiunque
isl
rifponde noi replichiamo in primo hiogo ,
le il Boemero or nega , ed or concede , che le
;api non fi celebraffero fovente infieme colla__>

ucariftiane tempi di S. Giuftino. Quji lo conce-


?, altrove chiaramente lo come nel .xu. nega>

dove in quefta guifa ragiona r ?, Et quis cre-


deretEuchariftiam ab agapisTertulliani tempo-
re plane fsparatam fuide ; cum tamen poft
ejus temporacivm illis adhuc conjuncta fuerit?
Id tamen concedo Euchariftiae ufum poftmo-
dum fine agapis invaluiflej & forfan etiaiTLj

tempore Tertulliani, qui teftatur , quod etiam


antelucano tempore ilk celebrari poflit ,,,
nperciocch^ fe dopo Tertulliano o forfe ne* >

mpi di Tertulliano medeijmo , comincio ad


fere alle volte la Eucariftia celebrata fcnza le
;api, bifognera confe(Tare,che vivente S.Giujfti-
)
,
il
quale fiorl molti anni primadi TertuHiano
Tomo III. K me-
E G O S T U M I

medefimo , la Eucariftia non fi celcbraffe n


fenza le fteffe agapi . Avendo adunque il Be
mero erano ne tempi di 5
jffermato , che fl

Givtflmo, pef notabile accrefcimento de fed<

le agapi tralnfciate, forza e 3 che liafi contrad


to. Ne fi puoreolicare da chi volefife prend?
le difefe di quefto Scrittor Luterano , che fecc
do il ientimento di lui 9 ne tempi di Ten
liano e dopo ancora fempre fi ommettevano
>

agapi>
e alle volte nelPeta del Santo Mart
Giuftino perciocche pretende il Boemero c
;

dopo ancora foflero le agapi in ufo , e alle vo


tfcelebratfero , onde (a)
v non vi fu.fecondol
^ J ,

(a.) pt 147, . .
c , ,
.

differenza veruna tra la confuetudine } che


gnava vivente Giuftino equella, che dopo >

da fedeli mantenuta nella Cattolica Chiefa . (


fervo in fecondo luogo, che fe per la molti
5
dine de fedeli furono i noftri ne tempi di S.G
Hino coftretti a celebrare la Eucariftia fenzc ;

agapi , farebbero pure (lati coftretti a cio fa ,

allorche Plinio reggeva la Provincia della B


nia ; mentre quefti atf eila ch era si grand >

numero de Criftiani nella ftetTa Provincia >


\\

nonfolamente le citta ma le campagne anc< i

n eranoripiene . Per laqual cofa togliefi affa

congettura del Boemero quale per la m


la il >

titudine de^Criiliani , che fioriva verfo la m


del fecondo fecolo, ch erano incomi
pretende,
:

?
le agapi e percio ne
5
, tempi di S. Giuflino ,
i

non ne tempi di Plinio , furono tralafciate n< \

celebrazione della Eucariftia.Finalmente ofTer ,

che fe il non efferfi parlato da S. Giuftino Ma


re delle
agapi ha mo -To il Boemero a fcrivei
\

Circa medium fecundi feculi facra, Synaxis eti \

fine agafis cclebrata eft ;


il non efferfi anche p
lato^da Plinio della Eucariftia dopo di avere
fc
CRISTIANI .147
critte le agapi de Criftiani , dovea muoverlo a
onfeflfare , che la Eucariftia non fuccedeva alle
aedefime agapi Imperciocche fe il filenzio de!
.

vale per efcludere le agapi dalla celebra-


>rimo

ione della Eucariftia verfo la meta del fecondo


ecolo perche il filenzio del fecondo non varra
>

arimente per efcludere dal terminar delle agapi


i Eucariftia ? E qul pure e da notarfi la ftupidez-
;a di quelFautor Luterano , quale fondandofl il

n S. Giuftino per to-


quefto luogo ful tacere di
;liere le agapi dalla celebrazione de divini mi-

terj verf) la meta del fecondo fecolo , e diftrug-

;ere in si fatta guifa , fenza avvederfene , cio


he avea egli altrove avanzato;riprende nientedi,
neno TAlbaipineo y perqiocche fondato ful fl-
enziodi Tertuliiano ^ avea detto , che le agapi
el 2. e 3. fecolo non erano con^iunte colla ce-
.

ebra^iane della fanta Eucariftia .


,, Negat hoc ,
1

, cosl egli (4) Gabriel Albafpinaeus. . . quia a J .

,
Tertuliia: o (ubi agit de agapis ) nulfo modp
, fit mentio Enchariftiae ... (^) fed inde minime ., N
H V f r> i f 1

,
inferendum eft? Euchariftiani ab Agapis diftin- V Z4CI ,

J
^ >

, clam fuiife ,,
.
Egli e dunque si inetto , e ridi-
olofo ( benche fia ftimato da fuoi dottifllmo,
dilieentiflimo ) che non folamente difcoftafi ,
ifputando , dal vero ,. ma evidenternente an-
ora licontradlce . (?) Bohem.
E per non dare a nitino motivo di cavilla-
e ? e di
pretendere , che il Boemero concede 5
Herfi alle volte tralufciatc fino da
tempi diS.
Jiuitino martire, e di Tertulliano, le agapi nelle
dunanze, ma aver elleno , qualora fl celebra- ^.
ne
ano(f) preccduto fccnpre alia celebrazione del- fi P^aece-
1 dcnn>
i
Eucariftia , la quale era come una loro ?
appen-
ice: dimoftrero brevemente , che dal modo Ji ^^
arlare di quell autore ii conclude a evidenza , ver ra .

K 2 che
148 I> t G O T U M I

che prima di S. Giuftino le agapi precedevaj


alia celebrazione della Eucariftia , e dopo fu m
tato un tal coftume , onde le agapi fuccedettet
alia Eucariftia 5 ogni qua! velta fl tennen
e provero anche/enza punto aggravarlo , ch q
di nuovo fi contradice . Egli adunque nella pa
243. promette di far vedere , che le agapi fur
no annefse alia Eucariftia JLnnexa, fuit Evcba: :

ftia agapis . Prova cio dalla origine di efse aga


CO p *44 ne XI r . (4) probatur ex origine agaparu
l .

m. Scende dipoi a dimoftrare , che terminate 1<

agapi , celebrava la Eucariltia (i)


fi
*dga :

finitis Eucbartflia celebrata efl ; e cio malamer


(c) xiv, prova con S. Agoftino (c^) probatur ipfa confefs
$.

p. 248, ne iduguflini .
Aggiugne , che S. Paolo non m
to queib ordine . Nee Paulus bunc ordinem i
J
( ) P 2-4p. muttwit , quod conftat ex Epiftola ad Corintbit
(d) Anzi che Pordine fleso perfevero in alci
luoghi jfino al
quinto fecolo :
j>)uin fotius in q,

(e) P, 2<t.
bufdam locis veftigia bujus or dints remanferun
(e)Finalmente ilabilifce , che quefto ordine
celebrare le agapi avanti la Eucariftia , fu do
mutato. Ordo tamen hicpofleaper confoetudl*
<.f)15. xv.p. immutatus efl . (/) . E cio egli procura di n
ftrare coU autorita di S. Giuftino . Pretend >

9
pertanto , che ne tempi di S. Giuftino era r
tato quell ordine Bifogna adunque conce .

re > che fecondo


, vivente S. Giuftino , lui 1 >

agapi non precedevano la celebrazione della I


cariftia , ma le fuccedevano . Che fe avefse
1
luto dire , che le agapi furono tolte ne temp
S. Giuftino , non avrebbe
egli detto , che
fu
lora mutato Tordine delle agapi , ma che ellt )

furono tolte. Avendo egli adunque avanxa |f;

chefu ordine medefimo mutato, fad uopo (


1 i

fefsare, aver egli crcduto , che laddove prirr


I
PRIMITIV1 CRlStlANl .

fl celebravano avanti cominciarono


, allora
api
elebrarfi dopo la Eucariftia fe non avef-
. Che
voluto fignifkar quefto, non facendo
egli
fuo propoflto il paflb di S. Giuftino ,
>nte al

vrebbe fenza dubbio tralafciato. Or quelPiftef-


Boemero che non volendo concede, eflerfi
,

po la celebrazione delJe agapi a tempi di S.


iuftino martire celebratala Eucariftia , in altro
3 go (<0 pretende , che n anco a tempi di
?rtulliano , il
quale viffcdopo, le agapi itefse >

ando faceanfl , fuccedeano alia celebrazione


divini mifterj :
TemforeTertulliani Eucha*
riflia effe poterat fine fraecedentibus agaph ,
. E
fed non vice verfa poco dopo (^>,, Nulla (b) $.xv.p.
tarnen Ecclefiarum nova , & univerfalis difpo- 2^5.
fitio hac de re faciaeft , fed res haec arbirra-

ria credita fuit etiam adhuc circa initia Icculi


,

tertii cede Tertulliano de corona ajente : Eu-


cbarlfliae Saeramentum <& in
temfore viftus ,

& omnibus mandatttm a Domino etiqm an-


telucanis coetibus : dum dicit etiam antelucx-
nis coetibus ufum integrum fuifse ,
, hujus
fatis aperte oftendit hoc novum quoddam jus

anttahauduficatum , non tamen prohibhum


fuifse . Interim tamen contendit mere arbi- ,

trarium efse utrum temfore vittus , hoc eft 9


:

ubi agapae celebrantur , 8c ita ex more prifli-


nopofl agapas 3 an vero extra eas, anteluca-
nis coetibus , ubi agapae minime celcbratae

funt, Euchariftia celebretur . E cio fia detto ,>

:lle contradizioni del Boemero , Che poi quefti


)bia malamente intefo il
pafso di Tertulliano
tratto dal libro delta corona, ognuno puo
;evolmente comprenderlo 5 quando feriamente
voglia efaminare . E per vero dire , ondc mai
i
potuto conofcere il Boemero, che quellVffawfc
K 3 da
I<-6
I> E* C O S t U M 1

da Tertulliano adoprato , vogliafignificare, cl

la introduzione delle facre adunanze , dove


celebrava la Eucariftia , folite a farfi allora prin
dello fpuntar delia hice ,
fofse affatto nuova,
noli proveniente dall Apoftolica tradizione? N(
e forfe egli certiffimo , che Tertulliano in qu !

luoffO
^5
voiendo dimoftrare , che mclte cofe
quantunque non fieno fcritte , debbono con tu
to cio mantenerfi , perciocch provengonoda
Apoilolica tradizione 3
tra gli altri efempli ,
c
adduce per comprovare il fuo fentimento ,
rif

rifceancor qnefto delle adunanze avanti lo fpu


tar delia luce ? Non dice egli efpfefsament<

doporammemoratigli efempli mede flmi: baru


& aliarum ejufmodi dtfciplwartm.fi legem ext

ftuks Scrtyturarum 9 nuilam invenies , tradit

tibipraetenditur auffrix , consuetudo confirm

(a^Tert I
tTlx y & (i)Crede adunq
fides obfervatrix ?
Tertulliano che tali adunanze , avanti lo fpi
tie Corona ,

c.iv. p.ioz. tar delia luce 5 ove fi celebrava la Eucarifti


aveano avutedagli ApoHoli ci tempi laloro o
gine ,erano ftate confermate dalla confuetudii
c ofservate dalla fede. Altrimenti come avrc
be egli tra tanti efemplijde quali volea di prop
fito dimoftrare 1 antichita , arrecato un nuov

Epure quell iftefso efempio , che adduce ;


antico Tertulliano , e prefo dal Boemero f
nuovo 5 e come arrecato per nuovo da Tertull
no medeflmo Fa d uopo inoltre , che il B(
.

mcro afsegni ragione 5 per cui pretende , c


la
le parole di Tertulliano
intewporc vlftu : &
vogliano iignificare , che la Eucariilia nel pr
cipio del terzo fecolo ft prendefse alle volte dc
la funzione delle
agapi.Poiche non avendone e
afse^nato alcun motivo delia fuaopinione , tai
vale r^flferzione di lui 3 quanto il negare di qi
lu

V
DE* PRIMITIVI CRIST1ANJ .

nque *!tro . A me certamente fembra , c he


vero fcnfo del conteilo fla
feguente: il fa* il

tmento delta Eucariflia iftituito , e ordinato


I S
ignore Centre cend egli co diftepoli, a tuttl>

olito di cclekrarfi ancbe nelle adunanze prima


llo
fpuntar della luce ,
e frenderfi dalle ma.nl .
*
>~
r
n di altrijna de* prefidenti.^a} Che fe
quefto e r Ba t u j

entimentodi Tertulliano, non 6 certamente


p.iox. p<.

ovare alia opinione deiravverfario . E per ve.


a qtial fenfo farebbe mai 1 addottateiHmonian-

antico fcrittore fe avefiTe


di quell ,
quel figni-
ato ,
che dall eretico gli viene attribuito ? Puo
darfi piu afifurda fintalTi di quefta : // facra-
;Ii

ento della Eucariflia e nd


tempo delle agapl,
raccomandato a tuttl dal Signore 5 ancora he*
ticbe fifanno avanti lo fpuntar della luce? E
ire cosl dovrebbe fpiegarfl , fe verafoffe la in-

rpretazione del Boemero . Ebbe pertanto ra-


one il Rigalzio di notare,che le defcritte parole
Tertulliano fignificano , che il tempo di pren-
re la Eucariilia era lontano dal tempo del
angiare ( nel qual tempo era flata iilituita dal
gnore) onde prendevafl ella anche ne cetij che
celebravano prima dello fpuntar della luce del
le ; e che febbenc non fi voglia combattere

ntro coloro, quali foflengono , ch ella fi cele-


i

affe ancora negli altritempi con tutto cio fi


>

jole onninamente 5 che fi prendeffe avanti qua-


nque altro cibo . Poich6 cosl ricerca Tertullia-
nel fecondolibro indirizzato alia fua moglie .
>

ermino quefto paragrafo con rilevare un altro


baglio del Boemero , onde vieppiu fi conofca ,
aanto ingiuflamente abbia egli acqtriftato ap-
reffoalcuni il concetto, e la (lima di uomo di-
te , ed efatto ragionatore . Egli adunque ,

pocanzi avea riprefo P,Albafpineo Vefcovo


K 4
1 5-2
J
ft E* C O S T U M I

diUngolare erudizione , e avea ftabilicoi cfie


tempi diTertulliano non fotfero alle volte le ag
pi disgiuBte dalla Eucariftia , percioeche avc
comeandava dicendo, ricrovato, che nel quar
fecolo ancora erano unitamente Eucarifl <olla

celebrate ; egli fteffb,d-i(fi, nel . xv. (*) dime:


j
ticatofi della fua propofizione , afferma : cbe r

tempi di S. Ciprianopafsd in legge , chela Euc


riflia fi cdebrajje fenza If agapi . Avendo pe
tanto noi
ripugnanze , e ma)
efpofte le
fede contradizioni dello Scrittor Luterano ^
cui fi e dimoftrata la ftupidezza , e lo (Iravol
modo di ragionare , e avendo chiaramente da
a divedere che non poflfa provarfi , che le age

precedeflero la celefarazione della Eucarifti


fcendiamo a trattare del tempo, in cui le ag;
ordinariamente fi celebravano ,
Dil tempo
^ r
* Bflfcndo adunque Hate chiamate da Tert
in cuifi eg- Ii ano da parecchi altri fcrittori antichi col -

>
i

Idtravano me di cene le agapi , fegno e , che furono ce -

le b rate verfo la fera


agapi.
e non altrimenti nelle ac
.,

nanze , ch erano folite di farfi priina , che fpt


t a fife la luce del fole . Quindi e che Plinio ;

Minore , di cui abbiamo pocanzi defcritta la


flimonianza , dopo averragionato delle cong

gazioni che la mattina di buon ora celebrav*


,
s
i Criftiani de fuoi
tempi , e di aver raccontai ,

che in effe dopo var} inni y e lodi date a G t

Crifto Redentor noftro, fi proteftavano di vo!


fchivare il vizio , e feguitar la virtu ; aggiug i

che finalmentefcioglievano 1 adunanza , e d( :

nuovamente fi congregavano per prender ti i

infieme cibo,comune per altro , e che anii >

potea recar nocumento E per vero dire e . 1

eglino ftati foliti di fciogliere 1 adunauza del- 9

matcina , e congregarfi nuovamente per celet r

il
DE* PRIMITIVI CRISTlANi;
convito, e unevidentiiTimo argumento , che
mattina di buon ora non crano da noilri atl-
hi celebrate le agapi * Non ritrovando adun-
e noi altro tempo piu a propofito ,
a cui afle-
ar pofliamo denominazione di cena , ehe la
la

ra , fa d uopo * che confefliarrto eflere ftati ,


5
:rfo la fera tali conviti eelebrati da noftri mag-
ori:,, Riprovate voi le noftre cenette, dice Ter~
tnlliano , come infami per le fcelleratezze *
che fecondo i noilri calunniatori , in efle com-
mettonfi , e come prodighe , quafi che a noi il

pofla attribuire Diogene il detto di : che i Me-


garenflmangiano come fe domani aveflero a
>

morire .... Si riprende il folo trielinio dc


Criftiani . . . Ma la noftra cena col fuo nome
dimoftra qual ella fla . Ha ella quella ifteffa

appcllazione , che fignifica dilezione , e ca-


rita (^) ,, . Dimoitra pure , a mio credere^ P

fo di celebrare le agapi verfo la fera * quella (a) Apol.c.

ilunnia , che fu da gentili inventata per iicre- XXX1X P S


a

itare il Criftianefimo , cioe, che foffero folitii


u *

oftri 5 dopo terminate il convito, di


fpegnere
lumi , c di commettere le graviilime reita , le
uali erano loro faliamente , come akrove no-
immo , attribuite .
Imperciocche fe non H fa-
^ano le agapi verfo 3 non vi farebbe ilato
la fera
leftiere de lumi , onde la calunnia farebbe Ihta
^evolmente fventata col rifpondere foitanto >

he ne conviti Criftiani 3 fatti di giorno, i lu-


ii erano affatto
fuperflui , onde non fi adopra-
ano Avendo pertanto i noftri ufato altre
.

ifpoile con aver tralafciato quefta 5 ch era pel*


itro ovvia , e naturale?
fegno,e, che celebravano
agapi verfo la fera . Quanto al giorno
"

in cui >

i
faceano le adunanze , e celebravanfi le agapi ,
on vi ha, fe non , dubbio veru-
pur m inganno
no>
i
54 D B> c o s T u M i

no 3 che foiTe la Domenica >


la quale era chiam;
5
ta da noftri antichi prima del fabbato* o il
pr
mo giorno dopo il fabato ; e unj. fabbati , cic
un giorno dopo il fibato , uniformandofi eglin
alFufo degli Ebrei ; o giorno del fole all-rch

difputavano co gentili acciocche fofTero inrc ,

dagli avverfarj , che con un tal nomeappellava


no quel dl della fettimjna . E per verira S. Git
itino parlando del giornojin cui i noflri (I congre

gavano , lo che cofta dal paflb di fopra ccpi to


!

dice, ch era il giorno del fole , il quale giorn


era giorno di allegria pe fedeli 3 e(fendo egli ft;
toconfacrato per la refurrezionedel Redentore.
Noi , dice il Santo , conveniamotuai infi.tr
,>

3, il di del fole , perche in quel giorno fu creat


il mondo , e refufcito il nortro Salvatore d
3, morti (d) . S. Ignazio Martire ancora ,
.
quale viflfe ne tempi di Plinio il minore , efo
tando i Criiliani dell Afla a vivere criflianamei
te , cosi fcrive nella Epiitola a Ma^nefiani (b
(b) n. VI il. 1 , .
f , .
j * .
j
,3 Non vi lafciate ingannare dagli eretici dogm
]

a, ne dalle anticlie inutili favole .


impercioccl
33 fe viviamo fecondo il giudailmo, pare, cl
33 confcffiamo di non aver ricevuro la grazia
3, Poiche i Santi Profeti viffero fecondo Ge;
33 Crifto . Laonde patirono delle perfecuziohi
di elfo, a fine di rendei
>, ifpirati dalla grazia
3, certi coloro , che non ne erano perfuafi , e

3, fer un Dio, il quale ha manifedafo fe lief

3, per Ge.su Crifto fuo figliuoJo , ch e il Vert


33 eterno non procedente dal filenzio , e cl
,

53 fecondo tutte le cofe piacque a chi lo mandc

33 Se dunquc verfati nelle an ti che cofe , vei


3, nero allanovita della fperarza , non p m fai
33 batizando 3 ma vivendo fecondo la domenica
incuienata la noftrt vita per efjo , eperh
mo
DE* PRIMIT1VI CRISTJANI *
15 J
morte dl lui .
per
. .
qual miftero abbiumo
lo

noi avutc la credenza , e fopportiamo , per


eflerriconofciuti difcepoli di Gesu Crifto fo-
10 noftro Dottore , come potremo viverc fen-

za di lui medefirno ? Or chi non vede da

efta maniera di parlare 5 quanto fofTe a cuore


;.
Ignazio il iblennizzamento della Domenica ,
dalle menti
[uanto procuraffe egli dicogliere
Criftiani la fefta del fabato, per vieppiu al*
itanarli dal Giudaifmo ? Era adunque appreflb
jdeli in ufo di moftrare allegrezza , e di far fe-
11
giorno di Domenica , e non trovandofi altro
-npo piu a propofito per celebrare i conviti di
ezione che quelle dell allegreZza , forza 6
,

e le agapi in quel giorno fi celebraflero . Deefl

rtanto rifiutare ii fentimento cielBoemero>


come altrove vedemmo , pretende
quale>

e determinato giorno mentovato da Plinio,


il

(fe il
giorto di fabato . Imperciocche fe il gior-
di Domenica^ fecondo Santo Ignazio , che vif-
in quella fteffa eta , fu il giorno di allegria C >

fefta pe quefto meclcfimo giorno


Criftiani ,

>vea effere determinato {*^e loro conviti e non >

a Pantecedente fabato . Per la qual cofa non


maravigluril , fe i fedeli de futfeguenti feco-
celebrarono le agapi nelle domeniche , come
parifce dalle teftimonianze di Tertulliano , e
5
i
parecchi ,altri Scrittori che dopo di lui fio-
rono . Imperciocche cosl egli fcrive nel fedi-
fimo capo del fuo Apologetico (rt) . Alcuni
s
iramaginano , che il fole fia il noltro Dio . Append^-
Sono colloro piu uniani verfo di noi , e parla- ait.Vcnet.
no meno male degli altri noftri nemici . Sa an
remo noi pertanto , fecondo la opinione loro,
fimili a Perfiani , benche non adoriamo
quel
pianeta dipinto in un panno Iino 3 o in un drap-
po,
DE COSTUMI
3, po , o in una tavola . . . Ma il
fofpetto Ion
33 non altronde e nato , fe non fe dal voltan
3, noi 5 allorche preghiamo , verfo P oriente . .

Parimentefedimoilriamo fegni di
a, nel d) appellate da voi del fole non e la vc >

5, nerazione di quel pianeta ma un altra afFai >

3, to diverfa ragione , che ci muove a cio fare,.


Or qual altradimoftrazione di allegrezza mac
giore di quella delle agapi deflero in quel giorr
i noftri 3 ne
poiTo io immaginarrnelo y ne credc
che fi trovi chi lo poifa con verica accennare
Ma con maggior chiarezza ragiona quell antic
Scrittore nel primo libro indirizzato alle nazk

* ni :
(4) Altri, dice , piu umanamente trattar
5,

doci ftimano che il Tole fiail Dio de Cr


>

fliani ; perciocche fi e divulgato 5 che noi


rivoltiamo verfo 1 oriente , allorche vogliarr
5) pregare , e procuriamo di flare allegri n
5, giorno da voi appellato del fole . Ma cl
fate voi di meno ? . . . Voi certamente , o id

3, latri , flete quelli , quali nell indicolo de fe


i

,,
te giorni avete poflo uno .,
a cui attribuite
nome di giorno del fole e quefto avete pr
>

3, fcelto , afiinche in eflfo non vi laviate o diff >

,, riate di bagnarvi alia fera


; e procuriate di ft

3, in ozio, edi apparecchiare il de/inare ,


Io cl

3, fate , fcoftandovi dalla voilra , e appigliand

5, vi alle altre religioni .

Del luogo V. Dopo di avere provato in qual temj


dwp erano foflero folitedi tenerfi le adunanze , e di farfi
folii: dice, conviti delle
agapi , richiede certamente la r
lebrar/i le y metO(| o che a bbiamO ftabilltO .
,

ieguitare che ragioniamo del Juogo , in c


,

comunemente fi celebravano . Or a me p
co importa , fe quefle cene furono iftituite
imitazione delle giudaiche , o delle gentilefch
ft
DE PRIMITIVI CRISTIANJ * J
57
bbene io vedo , eflTere fopra cio diverfi i fenti-
enti dcgli autori,e poterfi,ftabilendo di feguita-

gli uni,
o gii altri, prendere quindi qualche lu-
eper determinare il luogodove da Criftiani fa-
anil Imperciocche quando poffa io dalla ftoria
.

:lla Chiefa ritrarre la verica circa il luogo non >

meitiere di ricorrere alle congetture,alle quali


>

vente ricorrono i gramatici , e molti di coloro,


le procurano d llluitrare le antichita.Penil adun,
je ognuno>
come gli pare 5 delle origini dclle

^api,
ed acconfentendo al Burmanno ,
al Boe-
ero ,che abbiamo di fopra citati ,
e ad altri ,

nmetta , che furono fecondo le iifanze de Giu-


M illituite ; o ieguendo il Frontone , pretenda,
icprovengano elieno dalle Filotefie de gcntili
;); del luogo per altro , dove fi celebravano,
Dn determini mai, fe non che fecondo i docu-
enti , che ibno llati da noftri massiori traman-
?-re
11 /I x r- P.4OO.feqq. i-
in alia pottenta . h per vero dire , non avendo
gj- u y e ^
^lino mai i nofiri antichi mentovato, onde fof ron . an,
roprefe le agapi , fembra , che ognuno pofla 1735.
beramente appigliarfi a quel fentimento , che
lui fembra
piu verifimile . Neci vergogniamo
ia noi di
confeflare y che alcune confuetudini
eno prefe da gentili , e depurate da ogni
(late
irta di
fuperdizione fieno flate fantificate e >

itrodotte nel Criilianefimo .


Imperciocche , ,^ DcIIe
Dme faggiamente oflerva il P.
Marangoni (6) C ofe gei.tW :

Ella e cofa indubitata


, che i riti . . . pred dalla lefche &c,
,

Chiefa da gentili , furono prima da e(fa lei e.xxii i.p.


r *
-
purificati da ogni fuperftizione idolatrica , c_-
^ an
, mutando loro roggetto j a cui
prima fireri-f"
, vano , li fantifico , e li convertl in onore del
, vero Dio (Baron, an. LVIII. n. 30. ) mu-
tata videlicet
fuferflitione , e
j in religionem
3 imitando Iddio fteflb nei trasferire nelia fua
158 I> E* COSTUMl I

3, legge ( come fl e detto piu innaf>zi ) molti ,

ti gentilefchi Egiziani , conofcendo> die rr .

3, ti , che fi con vertivano alia Crifliara fede. ,

.,, come offervo Tertulliano nel cap. xiv.


Idolatr. , difficilniente avrebbono tralafci \

3, alcune ufanze
praticate gentilefim nel ,

3, le trasferl nel culco della religione .


( BCD ,

ibid.") Cum nonnulli baud facile contineri $


,

3>
fent diftiplina , confitlto poftea introdufti
yidctur , ut eadem in verae religionis culti
inffcnderentur . Bensi in ogni tempo la ft i

Chiefa tutta la fua fbllecitudine ha


impies i

per togliere da medeflmi qualunque om j

difuperftizione , e qualora per negligenza


alcuni miniftri faoi vi fi fofTe di nuovo int -

dotta , que primi dotti , e fanti Prelati pc


ro tutto lo (ludioper toglierla . T>ica
per
!
tro ^ Giuftellode Grid , (tf>che le ag,ipi
j
i
Cangrcns . .

antichi non erano molto different! da con I

de* Romani , che cbariftia erano appelli 3

ne qualiilterminavano le liti , e le diflenfio ,

ch erano nate tra parenti , e tragli amici ;


5>

* 4 *
flenga il Frontone die la Filotefia (4) c a

3, voce , che appreflTo i Greci fignifica amid*

9,
c faluta^ione ; e ch e ftata r
dipoi ufurpata
,,,
indicare gli fcambievoli brindifi foliti a i J

3, dagli amici prima di bere r . . e che davaii


3, minciamento alle Filotefie da
gentili colla
3>
vocazione degli Dei fatta da colui, ch eral 3

3, eletto Re del banchetto , o che avea chiarr 3

>r
alia fua cafa 3 e alia fua menfa i convitati
a, che dipoi, accollandofl egli alle labbraili
5 .,
chiere , augurava alPamico vicino tutte
>9
.
profperita ; e quefti vicino amico porg
al

3>
dolo faceva si , ch egli pure bevefle , e qu
lo
3, confegnafTe a chi gli (lava accanto,
DE* PRIMITIVI CRISTI ANI. I

cosi di mano , non era finito


in mano finche
il circol e che la invocazione
>

dcgli Dei era


di tre forte ,
la prima di dimanda , la fecon-

da, che alia meta del convito il ufava , di lo

de , la terza di ringraziamento; onde ancor


facramentodelcorpo, e del fangue del Si-
il

gnore perche fu iftituito nel termine della


,

cena fu appellato Eucariitia? ch e lo ftefib ,


,

che rendimento di grazie ,,; difenda , difli , il


ontone quefta opiniorie , che con tuttocionon,
orhera mai eflerfi le a^api celebrate da Criiliani
r imitare il Redentore 5 il quale ceno co fuoi di^
e moftro Taffctto , e Pamor fingolare ,
poli 5

portava , fenza cfferfi curati fe da Gen.


e loro

i, o dao;li Ebrei
era provenuu la confuetu^-
ledi cenare in quella guifa .
Ma veniamo luogo , in cui fi
a trattare dal
1
ebravano agapi da fedeli .leS. Giuda nella
Epift )la Cattolica 5 febbene mentova le aga -

, con
tutto c 6 non folamente non accenna il

ove erano tenute , ma ne anco ragiona


)go>

quelle 3 che celebravanfi da cattolici , par-


;do egli foltanto dell empie folite di farfi da
, ti uomini
perduta falute , di i
quali mille in-
aita commettevano nelle loro adunanze (^). S. 00 v tt>

canegli Atti Apoftolici defcrivendo la confue-


iine de primitivi fedeli di congregarfi prima
I
tempio 5 e di orare, e di concorrerc poi tutti in
, e per rifto-
a cafa per celebrare la Eucariftia

racconta(^): che ogni dl gli Apofloli


ii,
b c11 Vt
, de quali tutte le facolta erano comu- ( )
*
fedeli
con particolare unione
>
e concordia dura- >

no apregar
lungamente nel tempio, edi poi
itiravano alia cafa , e quivi rompeano il
pane,
>e
celebravano Ja Eucariftia , e prendeano cibo
n allegrezza , e femplicita di cuore . Or leg-
gen-
D 2 c o s T u M I

gendofi nel tefto greco in numero fingolare x

*Htorj)erlacafa,e non in numero plurale , ilg<

e,che quei tali Iuoghi,dove fl celebrava laEucat


Ilia, e fl faceano le agapi , fofTero decerminati p

quefta facra e caritatevole funzione ; onde n

Approve il fentimento del Boemero >


il
qualt
addotto il citato paffo, pretende , che in qu
tempi felici vigore la comm;
>
ne quali era in
nione de beni fotto gli Apoftoli nella Chit fa
Gerufalemme , perche i fedeli erano piu di t
i Padri di
mila>
famiglia faceflero nelle ioro ci
private le agapi . E per vero dire che avefi
ro i luoghi deftinati alle adunan/je? evidentcfme
S(a) v ^3. temente raccogliefi dal capo quarco degli A
medefimi, dove leggiamo (^) , 5 che rilalciati
a
,, Pietro, e S. Giovanni da capi delle finago^

3,
tornarono a trovare i fratelli Ioro e raccc >

taronotutto cio , che aveano Ioro detco i

3, niori 3 e i Principi de Sacerdoti , e che avt


.

y* do udite tali cole i fedeli alzarono unanin t

3,
mente la voce , e diflero , Signore tu fei c ,

3, hai creato il cielo , e la terra c. E che avc

3,
do eglino orato fi fcoflfe il luogo , dove er^

3y congregati e riempieronfi tutti di Spir


5

5 >
Santo . , ? Racconta inoltre S. Luca nel c:
(t>)v.
12. dodiceiimo dello fteflb libro (i) . che liber >

che fu S. Pietro dali Angiolo , ufci dalla prig


lie , e portofll alia cafa di Maria madre di G
vanni cognominato Marco , dove mold er
congregati, e faceano or a one. Per la qual >.
5

fa fa d uopo confefTare , che aveano allora i fe -

alcuni luoghi deflinati per le adunanze, era q


deefi numerare la cafa diMaria,altrimenti non
rebbe prefo quella via S.Pietro, n^ farebbefi
mai immagmato, che in una tal cafa fi folfero c

Criftiani/e non erano di celebi


"

gregati i foliti
n a
DE PRIMITIVI CRISTIANI ,

?Ila mcdefima Je
facre>o cantatevoli loro adu-
le

.nzc. Ncl quindicefimo capo ancora ieggiamo,


I efsendo nata tra fedeli della citta di Antiochia
la ofcervanza delle ceremo-
controverfla circa
e della mofaica legge , (Icche alcuni alia Chiefa

rnuti dalGiudaifmo 5 pretcndevano, che eziandio


jentili convertiti alCriftianefiTio doveflero effc-
circoncifi ; ed eflendo venuti a Gerufalemme
aolo 5 Barnaba a fine di rcnderne confapevo-
c
i
SantiApoftoli 3 e di ricevcrc da loro le iftruzio-
atte a togliere le difcordie ; fi adunarono g-li

poftoli ilefTi , e gli anziani,e d-etcrminarouo


fiemecon tutta la Chiefa di quella metropoli
. mandare degli uomini in Antiochia i quali >

)rtafTero a* nuovi fedeli le Apoftoliche letterc*

infiemeco fuddetti Paolo,e Barnaba gli confcr-


alTero nella fede ,
e nelle ordinazioni fattc in
jella adunanza (tf). Or fe poteano congre-
f!t
irli Criftiani di quei felici tempi, e fare le
i
^
lunanzeloro, eaquefto fine aveano deflinate
. lie cafe , come non fara ftato loro facile di
mvenire , e celebrare le cene
che agapi era- ,

D
appellate ? Che fe alia calunnia delle cenc
ieftceinventata da noftri nenaici diedero occa-
3ne le agapi, come il Boemero confeflfa, forza e,
ic le
agapi (lefle Delia Chiefa di Gerufalemme
no da primi
tempi foflero folite di tenerfi, non
a
padri di famiglia nelle Joro private cafe , ma
nitamente da moltilTimi fedeli, i quali in uno,
piu luoghi fi adunaffero . Imperciocche
edemmo noi di fopra dalle teftimonianze di
Giuftino Martire ,
e di Origene , che appena
i
il Redentore
crocififlb , e rifufcito da morti ,
ie
Giudei,avendo. fentito parlarfi de miracoli
i

lui ,
fpedirono degli uomini fcehi a quefto fi-
spertutco il mondo , c flgnificaro.no a oiorta^
Tom. III. L li ,
3 O2 E COSTUMI
li , ch era nata la mifcredentc fetta dc Criftia
i
quali nelle loro adunanze cqmrqetteano t

fcelleratezzc , chc non folamente non pqteano >

fere raccontate , ma
ne anche penfate fenza on
re , e vergogna . E clie ? Avrebbero forf
Gitidei si fattamente calunniatq i nouri , c
averne prefa la occafione dalle agapi, feoj
padre di famiglia co fuoi figliuoli in cafu
privatamente cenava ? Egli 6 dunquc certiffinr
chc le agapi da molti, anche in quei primi ten
del Crjitianefimo, foffcro folite a tencrfi in ce :

cafe deftinate da Santi Apoibli a quetto fine,


dee recarci faflidio la moltitudinc dcllagente,( :

avea allora abbracciata la noftra fanta religior ,

imperciocche grandifiTima pure era la moltitud


de fedeli nella Bitinia ne tempi di Plinio
con tuttoci6 le agapi da loro unitamentc nell
adunanze (i celebravano . Per la qual cofa dt
nuovaoiente riprendcre il Boemcro , il qi
ncl citato luogo cost fcriflfe (^) : EOendo
,, ftate coilituite dellc Chiefe nelle altre re .

9y ni , le quali Chiefe non erano cos! numer


>,
come la Gerofolimitana ; non era difficile j i

3, tutti i fedcli convenilTero in un luogo


3, agapi a prendcr quel cibo comune 5 il qual 1 \

; ; 3>
go era qucll iflerfb per ayventura , in en i

,? tdunavano avanti lofpuntar dclla Iuce 5 c c -

39 tavano le laudi del


Signore . . . Pcrloche c

a, gregavanfi i no(tri in Troade nel cenacolo,,-


3>
ne di fpezzare
pane come pure in Co)
il
,

3, to a celebrare la cena dominicale , e lo 11

3, atteih Plinio de Criftiani de fuoi tempi


E per vero dire,come ron dovra egli e fife re nj
fo 3 ed emendato ,
quando contro la patente
rita della iftoria, , contro
ogni congcttura
contro autorita iklfa di qucllo Scrkcorc
1
,

P
DR PRIMJTIVJ CRISTIANI.
ocura d iotcrpretare, pretende >
che minor di
5
e milafoffe il numero de noffri nella Provin-
a retta aliora da Plinio , e che pcrci6 i fedeli
>lla adunavanoin un luogo per cele-
Bitinia fi

are le agapi , e non gia. quci di Gerufalemme?


non ci aflicura forfe con parole chiare 5 e lam-
mti Plinio , che nella Bitinia* Provincia certa-
ente popolatiffima , dove era egli ftato manda*
i
con autorita confbiare da Trajano Imperatore,
molti di ogni eta , di ogni ordine e dell uno, >

e dell altro feffo (profeflfavano il Criflianell-


mo ) perciocch^ non folamente le citta ,
. . .

ma le terre ancora , e le campagne ( rifiene


erAno di Crifliani ) . . . c che erano quafi dcfo-
9
lati templi ( dc getitili mentre poqhi erano
i

grulolatrijetfendof! moltiplicati tanto i Criftia-


ni ) . , . onde non ft dovca procederc contro di

quefti con rigorc , foicbi potea fperarfi ,


cbe
farebbefarfe tornata at gentilefimo ) una tur-
badi uomini ( cotanto grandc ) . Or fe de- >,

5
lati erano i
templi de falfi numi nella Bitinia
jrciocche la maggior parte degli abiunti erano
iventati Criitiani ella e infalfibil cofa che piu
> >

i tre 5 e di cinque ,
e di venti mila perfone_>

:lle citti grandi aveano abbracdato il Criftiane-


mo . E pure queili in un luogo fi adunavano a
^lebrare le agapi , come il Boemero confefla ;

bbene fono io di fentimento , che non tutti in


n ifteflb.
luogo- foffero foliti di congregarfi, ma fi
iitribuitfero , e in yarj luoghi deftinati a quefto
nc fi adunaflero ,
e celebralferq quella cari*
.tcyole cena Ne folamente nel principio ma
, >

a-folafinc ancora del fecondo fecolod^UaChie-


, quando tanto era crefcjuto il numero de
riltiani , che
ripieni avea tutti i luoghi delRo-
uno Impero , le agapi da loro fi ceiebravanb
L 2 uni-
I>
B C O $ T U M f

unhamente 9 fenza che loro apportar potcfft


difScolta quclle cofe , che induflero i! Boeme
a negare , che eflfendo molti , non poteflero ad

(a) cap. narfial convito* PercioccheTertulliano, il qu:


avea detto nel fuo Apologetico (4), chequanti
3
que fofTero i noftri recenti , con tutto cio avea
ripiene le citta ,
le ifble , icaftelli, i
municij
i conciliaboli , i
campi degli eferciti ,
le trib

Jedecurie , ilpalazzo 3 il fenato , ilforo; e<:

percio lagnavano i gentili * e andavano coi


fi ,

(K)I,,1. ad nuamente dicendo (&) vederfi per ogni . ,

j
Nat.
,, ve aflediate le citta ; eflervi ne campi 5
c, i.pt

5 caftelli, nelle ifole i Criftiani ; farfl tutto gi


,

55 nodaetfi nuove conquifle , veggendofi pafl :

allareligione loro innumerabili perfone di o i

feflb 5 di ogni eta 5 di ogni


5, dignita , di o i

,,,
condizione ,, Tertulliano, difli,il quale in q
ilaguifa avea parlato , nel libro medefimo d :

Apologetico rende chiarifTima teftJmonianzac


lecongregazioni de nollri allora folite di farfi,i i

folamenteper affiftere aJlacelebrazione de di ii

mifterj 5 ma ancora per ritrovarfi ne com i

conviti delle agapi , cosi fcrivendo nel capotr


tanovefmio: Quefla congregazione dc* Crlflia i

illecita 3 efomigliante alle illeclte ... p


fe ella,

not non ci aduniamo mat per apportar danno a


114. r f ^ r ;
runo . TS[ot Jiamo tali congregati , quaLt (jcjp
difperfi &c. Or per determinare in quai
luc ii

Ii teneffero le
agapi , fa d uopo ofifcrvare prin
ramente 3 ch eflendo ilati confucti i primitivi (
iliani,i quali fiorivano ne tempi de SantiApo( i,
di congregarfl in una cafa 5 e quivi nel cena* o

fpezzare il pane 5 e cibarii del corpo , e del


guedel Redentore ; nello lie lib cenacolo fact i

ro ancora la cena , che agape era chiamata, n


tre a queflo fine erano dagli Ebrei deiHnati i
BE PRIMItlVI CRISTIANI *
icoYi . E che ncl cenacolo delle cafe da loro
:r tali funzioni prefcelte , celcbraflero eglino
fanta Eucariftia , comprendefievidentcmente
tgli
Atti Apoftolici, ne quali leggismo : ch
fendo giunto S. Paolo a Troade con alcuni altri
coll Evangelifh S. Luca fuo compagno di viag-
5 dove dimoro
fette giorni , una domenica ft
[unarono tutti infieme in una cafa per rompere
pane, cioe per prenderc 1 EucarJftico cibo , ed
ragion6 delle divine cofe fino alia mezza_*
>li

Dtte; che nel cenacolo, dove erano tutti congre-


ati,erano molte lampane, e un giovane perno-
e Eutichio, ftando ftil balcone , fu forprefo da

ofondo fonno e disgraziatamente cade giu


,

ilterzo appartamento 3 e rimafe morto ; e che


aoloetfendo fcefo lo rifufcito , e lo rende vivo
fuoi e dipoi rifall ibpra , e fpezzo il pane
, ,

lo mangio , e profegul a ragionare fino alia >

iattina(^) . Se dunque ncl cenacolo fpezzava-


) a c xx v
D iprimi Criftiani il pane, non pctra certa- (
7*
icnte negarfi , che quivi ancora folfero folici
1fare la funzione delle agapi , poich non po-
eano trovare altro Juogo , il
quale fofle piu a
ropoflto per le medeflme . ^\nzich^ non mi
^rabra lontano dal vero , che ne principj del
econdo fecolo ancora , allorche Plinio fcrilfe la
:elebre lettera di fopra pia volte citata all Im-
>eratore Trafano , le adur.anze delle agapi fi te-
eflero in quei medeflmi Juoghi , che deftinati
rano alia celebrazione de* divini mifterj, per-
:iocch^ mentovando difUntamente quell Auto-
e la prima e la feconda congregazione de 5 fe-
,

leli dell^eta fua , non dice , che fi faceflfero in

uoghi diverfi; ondeci arreca qualche motive di


bfpettare con verifimiglianza che lo fteffo luo* >

o fervilfc a tutte due le funzioni . E tanto-


pi^
L 3 mi
1 66 *. c o -f T u M I
mi confermo in quefto fentimemo quanto I ,

ycdo , ch eziandio ne feguenti fecoli le agapi 1

celebravano nelle Chiefe e che ne Tertulliano >

nk Minucio Felice, ne vcrun altro Scrittore fim


al quarto fecolo accenna , che different! foflfen
le cafe , nelle quali fi faceano le agapi . Ram
memorando inoltre S. Gian Grifoftomo la con
fuetudine che regnava ne tempi antichiflirr
>

del Cfiftianefimo , come di fopra abbiarno oflfet

vato , la quale confuetudine portava ch >

dopo la coriiuniooc fi celebraffe il convito, di


moflra , che dove partecipavafl della Eucarifti;

quivi fi teneflero le cene caritatevoli >


che aga|
erano appellate Per la qual cofa ficcome >
n<

fecondo , e nel terzo fecolo per lo timore deli


perfecuzioni >
i fedeli il congregavano ne cim
terj,per ivi offerire rEucariilico fkcrifizio , co
negli flefli cimiterj dopo la comunione facean
il fi
puo dedurre daH autoni
convito, come
di quale riprende Celfo Epicure
Origene * il

Scrittore del fecondo fecolo , che procuro -

fcreditare la religione C.riftiana , perciocche


fedeli in certi kioghi nifcofti fiunivanoaf
delle cene. , II primocapo di accufa, propc
3,
flo da Celfb dice Origens confllle in qm > >

5 , (lo , jche CrifHani fannodclle occulte adi


i

5 nanze proibitc dalle leggi . . . il quale capo


>

, 5 accufa tendc a calunniare 1 agapi , cosi


dec
^ a no ^ r 0*) Q.u ^ n ^i e che ne cimite
ra) L 1 fi
3> "
>

upao ipii
noi veggiamo varie picture
e (culture, lequ; ,

T. 1. Opp. rapprefentano le agapi, molte delle quali figui


fono riferitc daU Aringo nel primo e nel feco >

do volume della Roma fottcrranaea , dalP er


dititfimo , c diligenti(Timo Bofio nel gran vol
me 9 che ha per tit olo Kottoa fotterranea , e c
Boldetti ncllc olTcrvazioni fopra i cimiterj , e
I* PRIMITIVI CRIST1ANI. l6f
;unialtri,chele antichiti iliuftrarono. Anzich6
a ricavata dal baflb rilievo , che confervafi
PEminentifiimo Signer Cardinale Aleflandro
bani nella fua villajfuor di Porta Salara* e da
nel principio di quefto
?
riportata per fregio
rzo Libra .

VI. iMa per vieppiii dimoflrare in qua! luogo DtlU v*n e


Tero foliti di adunarfl i fedeli per celebrarc i forte diaga-
o facri 5 e caritatevoli conviti fa d uopo, phefpedal- >

enff d ciu ">

edelladiverfiude ..conviti medefimi breve- natAlt&ic r . .


.

, , ,

;nte ragioniamo , e diamo a divedere, cne giu-


la varieta loro , varj fiti crano per etfi dc-

rminati . Erano adunque le agapi di varie for-


4 Altre erano appellate natalizie , altre con-
biali , e alrre funerali. Mentova quefle tre

rte di facri conviti S. Gregorio Nazianzeno


^
r

i) 9
dove rnglonando di ic ftcflb cosl fcrive :
g^
fat fetir* ywifaiw m fatovrof ,
ll.opp-Etlir.
$i$iw <r\J* <atocnj<ri Qti<.r an.

a qualche corwiio o natalizio 3 o furo


re, o nuzziale io corro con molti .
,rano i conviti natalizj , o le agapi natalizic
uelle chc celebravanfi inonore de Santi Mar-
,

ri Imperciocche ficcome a vincitori davaii


.

.corona, e faceanff de fingolari applaud ; CCH


i noftri
m3ggiori,avcndo inparticolar vencra-
ione que fortiflimi uoitiini , quali aveano fof- i

irciatrociffimi torraenti per Criilo , e moren-


io aveano trionfato del tiranno infernale , ed

ranfi palma della celefte gloria


acquiftati la >

he non avra mai


; correndo I anniverfa-
fine
10 giorno del loro combattimento 3 e trionfo ,
i adunavanoa loro fepolcri , e quivi davano
3ro deilc ipeciali dimoftrazioni di offequio, c
11 onore . Quindi e che lo fcrittore degli atti
.el m,artirio di S, Ignazio Vefcovo di Antiochia
L 4 do-
i 68 i> E OOSTUMI
dopo aver raccontato i patimenti , e la prc
di
ziofamcrte di quell invitto difcepolodi S. Gio
vanni Apoftoloi^Rimafero^/Ve/olamente le pii
dure ofladel corpo del Martire , le quali fo.
5 3 no ftate trafportate in Antiochia , e ripofte ir

3, una caflfa 3 come un ineftimabil teforo... Av

j, vennero quefte cofe avanti il tredicefimi


3, giorno delle calende di gennajo , e(fend<

,5 Confoli Sura , e Senecio per la feconda volta


53 E ci trovammo noi prefenti a queiti medefi
5, mi avvenimenti,e vegliammodipoi per tutt

3, la notte in cafa ,
e colle ginocchia piegat
3, lungamente pregammo Signore , che ii i

j, degnafife di certificarci delle cofe fuccedut


,,,
avanti ; ondeadalcuni 3 che fi eranoalquan
3, toaddormentati, parve di vedere Ignazio, i

3, quale accoftatofi a noi ci abbracciafie ; cd ef:


3, pure lo videro
4 quail che orafle e^li con nc >

JL "*

,,,
e come fe fofle venuto da un luo;o,dove
*
avei <j

fe molto faticato , ii prefentaffe con molta^


confidenza e gloria al Signore . Avend
,

3, adunque veduto tali cofe , ripieni di gioja

,3 e glorificando Dio datore di tutti i beni ,


3, benedicendo il fanto 3 abbiamo a voi munife

33 flato il
giorno , e il
tempo 3 acciocche, con
3, gregati nell anniverfario del martirio di iui
3, comunichiamo col campione 5 e col valorof
9>
martire di Gesu Crillo , ( che conculco i

3, diavolo, e fino al termine del fuo viver


33 proltro le infldie del nemico ) glorificand
Aft.
Mi) ne jj a venera 5]] e e ^ nta memoria di Iui il no
art, Jen. n .

ro Signor
^
Gesu
x _, .

n.vii. mg .
3> "
Crifto , per GUI ,
e con cu
507^ T. U. >3
gloria , e potenza al Padre collo Spirito Sant
5
Apoft. pp. ,, nella fanta Chiefa ne fecoli de fecoli . Cos
(llt an.
9J
fla (rf) . Nella medefima maniera furoni
i fedeli delle Chiefe vici
iaviutidagli Smirnefi
n
PE PIUMIT1VI CRISTIANI. ;

a celebrare folenne di S. Policnrpo ; per


il dl

qual cofalcggiamo nella fine degli Atti dello


lib martire : ,, Pad il martirio S. Poiicarpo il

dl fecondo del mefe Santico avanti il fettimo


giorno delle calende di maggio , ch era il
gran fabato,neIl oraattava(d).E poco prima:,,
Procurammo noi di racco^liere le offa del fXi I II * -X A i *

martire , e raccolte le collocammo in un luo- p.jsj .T.ll

go convene vole , dove noi, come fj


potra , Apd>ft.
PP*
di Edir. ann.
congregati avremo grazia la
Signore dal
celebrare con allegrezza , ed efultazione ildi 74
1 <y

nataliziodel martirio dilui , si in memoria di

quei ,
che combatterono per Gesu Crifto , e
siancora per efercitazione , e gioja degli uo- (b) n. xrx-
mini , che nafceranno (6),, . Congregandofi p
unque nell anniverfario giorno del Martirio di
alcuno de valorofi campioni del Signore, che
irfo aveano in difcfa della fcde il fangue loro,
]tia! giorno anniverfario era da loro appellato

talizio, faceano CrifHani le agapi al iepolcro


i

efso Martire , o nel tempio in memoria di lui


nfecratoal veroDio,comc atteilanoTeodoreto,
Evagrio Scolaftico,il primo de quali cosi feri-
nell ottavo fermone della Evanrclica vcritd: *
^ ^^>
ft *

) ,, Celebranfi con pubblico convito le folcn-


Qt
nita di Pietro, di Paolo,di Tommafo , di Ser- rar .
0,^07.
di Marccllo, c di Leonzio , e di altri Tomi IV.
gio>

S. Martiri . Onde in yece di quelPantica-j pp


pompa ,
e della ttirpe ofcenita , e della im-
pudenza ( che tanto valea appreffo i gentili )
flfarmo fefte piene di temperanza , e cafte* e
modede, non ammettendofi ne ubbriachezza,
ne Iafcivia,ne rifa diflblute da
quelli,che fi ac-
coilano al convito ; ma cantandofl da tutti le
divine laudi , e udendofi la parola del
Signo
re , a cui aon fenza fante
lagrime , e fofpiri
-,, fo-
I
JO R ! C O S T U M 1

fono indirizzatc devote crazioni . Non e

punto diflimile da qiieflo un altro paTo di Tco-


doreto, che leggeft nella Jloria Ecclefiaftica da
compofta e riguarda San Gioventino, e San
lui >

L * ""

MailimihoJ quali furono martirizzati fotto Giu-


Edit Taur* ^anoApoflataC^)*,,Gli
. "
AntiochenM/ce egli, vc-
an. 1745. ncrando (quei campion! di Gesu Criil->) han-
j>

notollocatoi lorocorpi in un magnificofepol-


,* cro , e fono pur ora foliti di celcbrare ogni
3 anno la tiiemoria lord con folennita e con po-
>
>

^ polare , c pubblico convito $, Evagrio anco-


ra nella fua ftoria Ecclcfiaftica al fecondo libro

(b) C. III. (/Oparlando dellaSanta Martir? Eufcmia, dice,


p.>^p.Edit. che apparifcc ella foventCinientre dormono, o a
Tanr. ann*
, *Q Vefcovi, che fucceffivamente reegono
^JiJ
la Chief;

Calcedonefe , oad altri pii , e virtuofi uomini


e comandaloro, che nella Bafilica dedicata it
memoria di efla al Signore , li celebri con lau
te vivande la folennita di lei medefima .
Egl
6 vero pcro ^ che il Valefio tielle note a quqfti
paffodi Evagrio rigetta la Iczione del Cri(l>for
fono c del Mufcolo e invec^di >

TO
vendemmiarc ncl
tempio , C^OL, come eg
dice racccgliere , il
fatigue , che fcorrevra dal
reliquie delia Santa ; onde none almeno ficur

cio,che ci hafpacciato per indubitato il Mur;


tori (nella fua
Difquifizione/op)^ It agapitolt
.
(f) che ivi Evagrio faccia delle agapi menziom
)p. 24^. p verita confiderando bcne le parole, c
Anecdot.
Graecor.
r inn- uu
feguono dello Uonco^ fern brami , cheabbiai
i i

Edition, an. gione il Valefio; mentre Evagrio appena men!


vata la vifione
foggicgne : laqual 3 toflo c<

fubfto , ch
fnputa dall Imperatore * e

Patriarca, e da Cittadiiii, concorrono tutti :

Bafilica della Santa 5 e quivi dopo i divini r


DE* PRIMITIVI CRISTIAN1 . I 71
*

|) J, raccolgono il
fangue , che fcorre dalle
{ re reliquie . Ma quantunque il paflb di Eva-
g 3 non faceffeal noflro propofito,con tuttocid
c i certo , o almeno probabiliflimo, che nellc
5
( iefe e nc luoghi , ne quali fi celebravano
>

vini uflizj\fi celebraflero ancora fovente lc_>

3 Iraperciocche oltre 1 efTere ci6


pi natalizie .

( itatmente indicato ne fopracitati luoghi da


! )doreto , il quale non mentovando un luogcj
i arato,dove per tali conviti fi folennizzafsero
i
atalizj de Martiri, pare ? che confeffi y che
i la ftefla Bafilica , in ciii fi f^ccano !e facre fun-

;
ni, fofTe folita di faril ancor quefh delle aga-

j
;
molte alrre tedimonianze degli antichi ab-
.mo in pronto oade ragionevolmente raccol- ,

(i , efsere
Ja noflra opinione E per vera .

ilafciare gli akri che addur fi potrebbero,


i
puo negare , che S. Paolino Vefcovo di No-
faccia di quefta confuetudine menzione ? Che

parla egli delle agapi ^ o de conviti funerali t

n perci6 non potremmo noi dal paffo di lui


nchiudere 5 che ancora i natalifcj ficelebrafle-
ne facri templi. Imperciocche fe inChiefa
:eanfi i funerali,
molto piti dee ciddirfide*
tilizj , ch erano celebrati in onore de Santi
artiri . Ma fentiamo che cofa egli ihbilifca
5
torno a luoghi , dove fi
adunaVanoper le aga-
funerali i noftri antichi .
Egli adunque nella
tera a Paiiimachio , (<i)
e non, come fcriffe il
an Cardinal Baronio , ad Alezio (^) , paflan-
della morte di Paolina figliuola di Santa Pao- xr.Edit.an.
e defcrivendo le limoline da Pammachio
>

fuflfragio delJ anima della moglie defon-


?(To in

diftribuitej cos) fcrive : ,, Congregafte voi


come rfcco nella fala dell Apoflolo gli avvo- \
- i ti ,. . .. . .
*i

cat.i delienoltre anime, vogao 40 dire i


po-
I veri
X>
* COSfUMI
veri ,che vanno accattando per Roma . Mi
,5 pafco una tal opera
io del bello fpettacolo di ;

3) poiche fembrami di vedere tutti queireli-


5, giofi fciami della
mifera plebe , quegli alun-
*, ni della divina pieta concorrere a truppe alia

gran Bufilica del gloriofo S, Pietro , ed en.


5, trando per quella venerabile porta regia ,

*, che ha cerulea la fronte, riempiere tutti gl


>5 fpazj dentro la bafilica fteflk, e le portt
., dell atrio e igradi delcampo. Veggio chs
>

congregati mettonfi per ordine a federe, <

fazianfi dicopiofi cibi , talch pare 5 che go

9, dano abbondanzadellaEvangelica benedizio


1

33 ne,e prefentino agli occhi unaimmagined


3, que popoli, che con cinque pani , e du
5) pefci furono dal vero pane , e pefce dell ac
5, que vive Gesu fatollati. . . Imperciocche fe
3, guendo voi coll opera T efempio del Si
gnore , comandafte che Ja turba fi mettefle
,., federe in terra . . . e avendo in nome di Ge
y, su Crifto fatto prendereil pane,che vi fu da
3, la divina benificenza donato, lo diilribuiile

35 innumerabili poveri, i quali mangiarono ,


3, faziarono > ecio, che avanzo^ ripofero nel
59 fporte e lo portarono alle loro cafe . . . Qu;
,

33 le fpettacolo prefentafte voi , e quanto allc


al Signore , e a Santi Angioli I . . Qu^
3, gro
a, gioja jpportafle allo fteffo Apoilolo , ment,
riempifte tutta la Bafilica diluiconuna
5 >

gran moltitudine di bifognofil .. . Quanto li


. 3, to (a) fu quello fpettacolo , che pr
ft *
XIV>

fentafte voi a Dio , e agli Angioli della


6.74. 3>

5
3, pace , e a tutti gli fpiriti de Santi; primier
5
3, mente in venerazione dell Apoftolo , Is
a, cuifede , e memoriacelebrafte con tanta >

*> sl
moltiplicata devozionc di opulenza , ave
PRIMITIVI CRISTIANI .

do voi fatto offerire in primo luogo le

c i cafti incenfl a Dio coll accettitfima com-


memorazione di eflb Apoftolo 3 e dipoi a ven-
do con fingolare munificenza offerto voi (tef-
fo in fagrifizio con puro cuore , e fpirito umi-
liato a Gesu Crifto, ne cui tabernacoli immo-
lafte oflie di vero giubilo , riftorando , c
quali con mille
benedi-
pafcendo coloro i >

zioni al dator di ogni bene facrificarono oftie


di laude 5 , i Or chi fi trovera mai cPingegno
si tardo 3 e ottufo , che letta quefta teftimo-

mza di Paolino , non comprenda tofto a cvi- ^


nza , che i conviti de poveri , i quali fomL
,anti erano alle agapi, fi teneflero ne templi ?

ragione adunque il granCardinalBaronio ha


>n

:itolatoil
paragrafo centefimo trcntefimo no-
delPanno cinquantafettefimo della era Cri
ana in queitaguifa: Le agapi fi celebravano
U* Ckiefa .
c%mf a
VII, Edaffinche vieppiufi dimoflri,che nellc QQ a *JJJ
negli oratorj,o in altri luoghi facri fa- p er gl in-
,filiche,o
anfi anticamente le adunanze delle agapi>daro convtnie*-
f chf e "

a divedere,che collo fcorrerc dei tempi,e(Tcn- ^"*

fia difmifura g utvan


mohiplicati ifedeli , e trovan- roro tolte Le
>fo+

. .
n . . .

i
parecchi tra loro poco ben coltumati , i qua- e C9 ^ .

nel convito o s imbriacavano


5
o fi faziavano me p (-
:re modo
dal quale abufo molti inconve- brafera i c
,

-ntifeguivano ; fu prudentemcnte in alcune


conn<*bfali ,

ta da Vefcovi ordinato , che tali conviti , fettefwrtk


rmetteanfi,ficelebraflerofuori delle Chiefe, c
almente fu difpofto , che fi togliefTero affatto
1
Criftianeflmo . E per verita fe furono ftabi-
ide canoni e delle leggi , per le quali fi
>

mandava , che foflero le agapi bandite da


mpli;dobbiamoragionevolmente penfare ,che
and fomiglianti ne
ieg^ijfoflero elleno tenute
tern.
n C O S T 17 M I

templi medefimi ; in quella guifa appunta , eh


dall eflerfi effe affatto proibite , e tolte , argo
mentiamo, che fi celebravano. Ma prima c!

fcendere a proyare il noftro aflunto , avend


noi defcrittc le agapi natalizie , e avendo ac
cenrato ie connubial!, e le funebri, fenza.
avere fpiegato di qual forta fofsero , fara d uc
po j che brevemcntc cfponiamo in che confiite
fcro mai e quali funzioni fi facefsero allora
>

^uandaerano celebrate . Abbiamo noi vcdui


di fopra , come da S. Gregorio Nazianzeno for
tre forte di conviti , o agupi che vogliamo dir
mcntovatc , altre delle quali crano appellat
connubiali, ^.Itre funebri ,
e altre natalizie. L;
fciate pertanto a parte quefte ultime ,
quali
i abbiamo ballevoimente tparlato
modi qual forta foflfero le connubiali . Facean
(a) Lib. I, le connubiali in occafione degli fpof
adunque
e^ii.p.^, Hz) 9 CQme t, en (rerv6 il Boldetti nelle fue er
dite ofservazioni fopra i cirnjter} (4) La co
fuctudine di celebrare i conviti per le nozze
antichifllma , talchefc ne trovano degli efemf
non folamcnte apprefsode* gentiii 5 ma ezianc
apprefso degli Ebrei , onde iCriftiani aven
forfc letto nel fantoEvangelio , che Gcsu Cri
Rcdentor noftro fi trovo prefentc al convito^c
(b) Lib.III.fi fece per le nozze di Cana dalla Gallilea.
c.xxm. p. avendo rapprefentato quefto tal convitonc
7 &2 P3*fculture loro come ved(
, epitture ,
fi
puo
nel a Roma fottcrraqea
j del Bofio(i) i
ed
^xLvui.p.
Aringo(c), come e noi ofservammo nel noi
(c) T.T. p.
pnnio volume delle antichiu Criftiane (d) ,

T^jV tenncro queita tale ufa,nza , e quello di piu;


3<

dimoitrare la pieta loro verfo i 1


p!i6}. *9y. giunfero per
fognofi , d invitare i poveretti , e imbandir
(d) p. 255). ro j e tavole affinche pregafsero , che con
,
Dfi PRIMITIVI CRISTIANI .
175
, e tranquil lici conducefscro gli fpofi i loro
>rni,
c ottenefsero la celelte benedizione da
Egli c vero pcro , che di quefti tali con-
.

nantroviamosi fr^quenti gli efempli , come


1

funerali> e de natalizj E per ifcendere a .

icrali , da cio , che racconta S. Paolino ncll*


tera a P^mmachio, ( della quale lettera abbia^
>
noi di fopra riferitoquella partc , che appar-
nca! punto dicui ragioniarno) evidentemen-
?
comprendefl , che per la morte de piu ftret-
parenti , foleano i fedeli fare de convitia*
5
veri nelle Chiefe, o nc luoghi alje Chiefe vi-

i,credendo 5 che tali opere di pieta potefsero


ere al defonto di follievo , e di giovamcnto .
mtico autore de Commentatj fopra Giob-
? che fbno attribuiti ad Origene (a) , ragio- f N
,

, .. IS r J- fill ID. I IF.


mo del d) natanzio 3 cherano
I

foliti di cele-
p.^^.T.n
ire e riprovando quella fuperftizio- O pp. Grig*
i
gentili ,

oroconfuetudine,dimoflra qual giorno debba. Edit-Vene-


celebrare , cosi fcrivendo : Udendo noi wea
quefte cofe >
non godiamo per la noftra tcr-
rena nativita , ma terminiamo le tentazioni
di quefto mondo , paventiamo il terribile no-
(Iroingrefso in quell incorruttibile fecolo ,
dove fara la rivelazione , e la ricerca di tuttc
le opere , e parole . Ofscrviamo ,
noftre
qualmutazione mai fiafi fatta negli uomini .
Imperciocche quegli antichi ,che dediti era-
no alia fuperftizione , celebravano il giorno
della loro nafcita , poiche amavano quefta vi
ta non ifperavano di goderne un altra mo-
, c
rendo Ma ora noicelebriamo non il giorno
.

della nativity , efsendo egli un ingrefsoa


dolori , e alle tentazioni ; ma celebriamo il
giorno della morte , perche in quefto tal gior
no depongoflfl da noi tutti i dolori e fchi- >

35 vanfi
J> F.* C O S T V M I
vanfi le tentazioni, Celebriamoil giornoch
lamorte, perciocche non muojono colort
,5 che fern bra , che muojano per la qual co ;

3, facciamo ie memorie del fanti , eci ramme


5>
tiamo de genitori e degli amici noftri , c
?, morirono nellacomunion della Chiefa, g
dendo per lo refrigerio ioro , e chieden
.,, per noi d piamente morire . Laonde non c
5>
lebriamo ii giorno della nafcita,ma dclla me
.,,
tc , perciocche coloro che mtiojono da v
criftiani , viveranno eternamentc . Ce

3, briamo adunque le religiofe nollre adunar


?, co* facerdoti convocando fedeli infie
>
i

5, col clero , e invitando efatollando i


pov
-,, bifognofl , pupilli , , accioct
i e Ie vedove
,5 conferir polfa la nortrafefta al ripofo dt
5
y y anime de defonti, de quali facciamo la co

3y memorazione 5 e (la odore di foavita per

3, appretfb Tecerno Dio ,, . Che fe a quede


fblennita che certamente celebravanfi ne f;
>
i

templi , erano pel di della morte di qualc )

de Criftiani defonti invitati 3 e faziati da i

facoltofi pupilli 5 ie vedove , e gli altri pov


i ;

non vi fara , a mio credere , chi poflTa frar


mente negare 5 che fomiglianti conviti iq ,

non erano different! dalle agapi, ii celebraf o

nelleChiefe Anziche mentovando autore


. 1

deflmo le adunanze 5 che foleanfi fare per le


morie de Santi , e foggiugnendo, che po i

crano invitati a celebrarle unitamente con * ,

e a riftorarfl altresl, dobbiamo parimente co


derd 3 che Ie agapi nel di natalizio di quei S;
de quali erano folennizzate Ie fefte
5
faceflero ne luoghi facri , cioe negli orator, o
ne templi , o nelle BafTliche , dove erano fe
te Ie Ioro . ElTendo adunque le a P 1
reliquie
DE* PIUM1TIVI CRISTlANl .
177
;
ituitcper riftorare i povcri di Gesu Criilo ,
n doveano eflere riprovate , purche avcflero
a celebrarle con quella mode-
guitato fedeli
i

a, e devozione, con cui era.no fiati foliti


pieta>

celebrarle i noflri antichi . Quindi e , che i

idri del Concilio Cangrenfe celebrato avanti


met del quarto fecolo della Chiefa nel cano-
medefimo ftabilirono (*) , che fotfe della co- , 3 *^ -~
rr C i lOm.I. i

unione prjvato colui , n quale avefk avuto Concij.Ed.


rdimento di vituperare i noiiri fratelli , che Paris. Har-
.n fede e per arnor del Signer Iddio faceano cil)
>
I
pag. i"i

e convocavano i
poveri a quefta ul ***
agapi ,

nzione .
Siccome pero collo fcorrere dei tempi s in-
epidirono fedeli , e celebrando le agapi , non
i

fervavano quella fobrieta , e quel contegno,


I era proprio del loro carattere; fu neceflario ,

ic per levar inconvenienti , che ne feguiva-


gl
5, a poco a poco fl rimuoveflero prima da facri

?mpli ) e finalmente affatto dal Criflianefima


toglieffero . E per vero dire febbene TertuU
ano (^),clfendo Montani(la,aggravo con molte
alunnie i
tuttavoltadicendoeglifran- | -J~^
cattolici,
amente che non ii faceano piCiforie da Jioilri i*,..
5
II cc f*
* i t
j>

> J tt
;
agapi con quella temperanza , che oflTervavau
a maggiori , fembra che fino dal terzo fecolo >

i alcuni luoghi vi fofTero introdotti degli abufi


clla celebrazione di
quei facri conviti . Ma
on per quefto furono allora tolte le agapi ; an-
iche procuravano i Padri , che levato qualun-
ue abufo, li celebraflero elleno con religiofita,
5
con fcrmczza da noftri . Laonde S. Cipriano
id Libra terzo dellc Teftimonianze a Quirino
.0 con molti paifi della facruScrittura dirnoftra, (Opag.(Jr.
L xon " "

ioverille agapi devotamente , e collantemente


?fcrcitarc dal Crifliano . Che fe qualcuno pro
Twno III. M ten-
D
*
C O S T tJ M I

tenikfle , che Santo Vefcovo di Cartagiiil

non parli delle agapi, ma bensi della carica ci ,

ufar fi dee al profllmo 5 la qual virtu e fl^ip e a


pcllata da Greci io non ilhrei a contradirg >

me .tre fe il luogo citato non riguarda i conv


per ie foienriita d
caritatevoli fatti da noftri
Martin rnemorie de loro morti; le i
, o per Ie

guardano moki altri de Padri e contemporam


c pofteriori a S. Cipriano , le teftimonianze d
qiiali faranno da me
in avvcnire o trafcritte ,

puramente accennate . E per tralafciare gli at

delle fantcPerpetua , e Felicita , martin cel(


bratifllme , che ful principio quail del tei
zo fccolo patirono per la Cattolica fede n >

quali atti fi fa delle agapi diftintiffima mei

<a) ft.xv/ii. ^ione (^) ; e il


Dialogadi Minucio Felice 5 fen

$r 87. to non grand anni avanti , che S. Cipriano con


pilaife i fuoi libri a Quirino , del quale dialoj
ho pocanzi riferito un lungo paflb ; egli
io

che quad un anno dopo quel gn


certiffnno>

Vdcovo,e Martire fjffrirono la morte per la f


de di Gesi^i Crifto i Santi Jacopo, e Mariano . C
negli Atti di quefti leggiamo, che nel tempo d
ripofo com par ve Agapjo a Jacopo ; ejacopo e.
ftente in carcere diffe :
,, e bene , io vado
5) convito di Agapio , e degli altri Beati Mart
ri ; poiche vedeva io
quelta notte, chcjl
n<

,3

9, rtro Agapio piu allegro tra tutti gli , c altri

5, trano ftati rinchiufi con noi nella prigione


5 >

Circa, celebrava un convito pieno di letizi


3, al
qual convito eflendo io mpito infieme o
55 Mariano per Io Spirito della dilezione e >

,, carita , come
agape all , ci vcnne incont-
il fanciullo ch era uiiO di quei gcmelli , c
,

^ tr.
giorni av.irti erano itati colla madrelo
9
9 nj.iriirizzati 3 il qual fanciullo portava al c
*
S
DE PIUMITIVI CRISTIANI. I
J <?

louna corona di rofe , e teneva una oalma


verde in mano , c ci differ perche vi affretta-
te voi ? Godete , ed eiultatc , poiche donnni
cenerere con noi . Mc-ntovandofl per-
(<0

nto nel fenfo noftro dal Santo Martire Pagape, p*


^ \*
jme fe non foffe cofa difulata in quclla era ;
,bb amocertamente conccdere , che ailora pu-
5
: (I cclcbraffcro i conviti di carfta da cattolici.
on puo negarfi per6 , che forfe per qualche
.fetto 5 che in cffeagapi da qualcuno fi com-

etteva , avrebbono defiderato anche i Padri ,


le nel fecolo terzo fiorirono , di levarle afK .t-
maficcome prcvedevano , che ne farcbbe
>;

gito del danno , non Je vollero togliere Per .

.
qual cofaleggefi nella Orazione fatta da San
regorio Nifleno in lode di S. Gregorio Tauma-
irgo(i) , cheil Santo Vefcovo avendo offer-
ato, che gP imperiti rimanevano nella ido- ibid.
^.247
luperftizione pe piaceri de!
trica corpo ,
iinch^ da fimolacri Ci c >nwtiffero al vero
)io,. permife loro, che in memoria de Santi
lartiri deflero allegri c H cfilaralfero ; la qua!
Dfa ebbe un feliciflimo efito , perciocche in al-
uniluoghi almenocoll andare del tempo tutta.
.fcfla
dagli accarezzamcnti del corpo fi trasf^-
i una fempiice fpirituaL allegrezza , Oltre di
a
i6
raccogliefi da quefla te/limonianza 3 che o pru
iu,o ne tempi di S. Gregorio Niileno in alcunc
ihiefc non piu fi celcbravano le agapi da fc deli.

mziche da un paflb di S. Gregorio Naziauzeno


otiamo noi agevolmenie rirrarre 3 che in quella
ti me:l<fima
, in cut ii Niikno florivci, in c.rti
Oghi erano uffatto aboltte,e perci6 fi procura-
a,che in neflTun aitro fi celebraffero. Impercicc*
hecosi cgli fcrive. le menie
jjApparecchiavano
, a quaii una volta prcme-
a
}
Gcmor^j coloro
2 M 3 va >
J)
*
C O S T U M I

va che foflero grate a


di offerire oftie
,

gli Spirit!
>.,
. Ma noi Criftiani abbiamo pofi
9y line a queilo abufo 5 avendo determinate p
noitri Martiri non altre , che le fpirituali adi
5, nanze . Che fe volete fapere qual timor i

35 torment! , udite voi , che frequentate coi i

3, viti , Voi ( firfe percbe ftravizitvano ) r


(a) Apud
55 tornate a fimoiacri degl idoli 3 , (d) R .

5Vlurator. pnende anche afpramente lo fleffo Santo colora


ARecJor. q ua li ne jj e Bafiliche de Santi Martiri feguit
i

vano a celebrare i conviti , cosi fcrivendo r

5,
Se grati fono i combattimenti a ballerin:
fieno ancora grate le delizie agli atleti , ft
P.IO S, 3>

33 quefte fono cofe tra loro oppofle . Che


5, ne i combattimenti piacciono a ballerini >
t

3 >

agh atleti le delizie , come ofi tu di porta;


3, per dono
Martiri Pargento il a
vino, >

(b)1bid.can- ^ c ibo 3 i rutti (^) ? In un altro luogo 1


m.ccxvni, n n j fj
g ^ q ue g ran Teologodegli abuii
}
] ,ch er
no flati introdotti collo fcorrere de tempi nel
agapi , in queflaguifa, volgendo il difcorfo
Martiri di Gesu Crifto , ragiona ; Diteci ,
veramente vi piacciono le adunanze ? Poicl
? Maquali mai
3 , qual cofarnai piugioconda

piacciono? Quelle che fj fanno per la virti


5, Imperciocche molti divengono migliori , :

la virtu onorata.Voi dite bene . Sia pertan


di altri J imbriacarfi , e Teflere accarezzat
3, ri del ventre . Ella e aliena da Martiri la i

^ t
emp,eranza (c) . Non altrimenti pads
C S^ ne ^ Epigfamma dugentefimo vcntefii
104
...
J
primoapprelfo il Muratori (if),, Non mi fh :

a mLnt i re 9 dice , che i martin fieno lodat


^ io(j.
del ventre . Quefte fono , o buoni le le^ >

aj
della voftra gola . lo fo , che quefto onor

?, fliai\tiri ? lo fcacciare cio, ch e riprenfibile,d,


DE PRIMITIVI CRISTIANI
anima confumare colle lagrime la graf-
,
e il

fezza . Chiamo voi


in teftimonj , o SS. Mar-

tiri .. che quefti figliuoli de* golofi hanno


.

convertito voftri onori in contuoielie


i Voi .

altri non ccrcatc ne odorofa menfa>ne cuochi;


come prcmio della virtu vi prefen-
e coftoro
tanoi ruttisj.E nella Orazione fella (4) :

Mondiamoci 3 o fratelli, da ogni immondezza T. I.

della carne , e dello fpirito . . . Prefentiacno


i noftri corpi , ele noftre anime per oilia vi*
vente?e fanta.Se noi ci aduneremo in quefta
guifa 3 celebrcremo quefto giorno feftivo in
una maniera grata aCrifto, e onoreremo i
Martiri. Mafe ci aduneremo per foddisfa-
re al ventrc,..e convertiamo quefti luoghi da
luoghi di ternperanza in luoghi di crapola ...

commetteremo cio che non puo addattaril >

al luogo medeflmo , ne al tempo . E che ci


,
ha che fare la
paglia col grano ? o il placer
della carne coi combattimenti de^Martiri ?
, quelliconvcngono a teatri , queiH alle_j
,
mie adunanze , 5 . Vedeva pure fomiglian-
i abufi nella Chiefa Antiochena San Gian
irifollomo ; ma
poiche molto gli premeva
i tener lontano popolo dalla comunione_>
il

c gentili, dalla quale forfe alcuni non II fa-

cbbero aftenuti , fefotfero flate affatto levate


^agapi, o piuttofto idefinari , che alle agapi
uccederono , permife , che fi faceflero pure
ali convitb con fobrieta
pero , e modeftia, non
)iu dentro le Chiefe ,
per timore , che non
bflfero elleno profanate con qualche ftravizio da
jualcuno de concorrenti , ma vicino alle Chie-
e medeUme . Quindi e ch egli celcbrando le
,

odi di S. Giuliano Martire >


cosi ngiona: ,5 Ma
tu vuoi effere eziandio partecipe della menfa
M cor-
I 82 1) E* C O S T U M 1

5 >
c -rporale .
Siperractte? chc dopo la facrs

,5 adunarza
tu pofsa cio fare qui vicino a!
,

tempio fotto la ombra di un albero di fico ,

3, o della vfte , e in slfafta guifaliberare latua


3 > cofcienza dalla condannagione . . Imperoioc- .

che gnaniato da vicino il martire . . non la- >

33 fceri che cibandoti arrivi cu a peccary


, ,

ma come guida , owcrocome ottimo padre


5, offervato cogli occhi della fede imped ira Ic
rifa,torra i difonefli piaceri, e rcprimera tut-

^ di lafcivi infulti della


"
came (4),,. Avendc
c ,
moilro di approvare col fat-
1 cos 1 ordinato
T. 11.
opp. to canone ventottefifuo del Concilio c Jcbrato
il

in Laodicea circa Panno ^72. fecondo la opinio-


ne dclPArduino , nel(Jual canone il prcfcrive ;

nnn dovcrii
doveril rnangiare nelk far
,
^ Pagapi,m>

TJ.Coacih Chiefe (6).Furono con tutto cio tolleratc inRo


Edit. Har- ma per giuili motivi,anche verfoquei tempi , Ic

agapi ne facri templi , come di fopra vedemmo,


<Iuin.

aJlora quando trattamrno del pa(Ib di S. Paolint


eltratto dalla Ictrcra a Pammachio . Anzicht
fcrivencloS. Girolamo a EL-flochio , le fece of-
fervare , che il giorno era fcftivo , e che do-
veafl conclire con iblennita msggiore del folito;
laonde era d uopo , che il dl facro fi fefteggiaf-
fe non tanto coll abbondanza* de 5 cibi , quantc
coila efultazione dello fpirito ; efsendo afsurdif-
fima cofa il vofer onorare colla fazicta il Marti-
Vide re
(c>
c ^le fapeafi efser piaciuto pe digiuni a Dio,
>

Mm-aror. (c) Ne folamente in Roma, mainNola ancon


citta illuftre della nelle Bafiliche
.
Campagna ,

faceano i conviti delle agapi , e ipecialmente ir


^quel di, in cui 11 ceK br^va la fciu di San Fe
lice , cmneattdlt il fuddetto San Paolino ne
natiile nono di cfso Santo le ciri parole >
lone
rifcrkc dal Muracori ne/la
difquiiizione flcondj
PRlMITIVI CR1STIANI 1

junta a fuoi Anecdoti greci. Vedete (dice

(
Paolino)comc molti da tutte le campigne fi
!
adunino al convito,e quanto piamente errino
le Joro rozziffime menti . Vegliando per
tutta
J

tirano a loro godimenti c


, la-notre lungo i ,

cengono da fe lontani coll allegrezza ionno,


il

co Vanali le tenebre.Ma Dio vole (To, dta quc-


fte allegrie fi
provaflero da loro confani voti,
e
: non
fi
profanaflero, bevendo,le flier foglie.
Mi pcrfuado pero,che queile tali dimoftrazio-
ni di gioj a fi poffano loro pcrdonareje quali ft

fanno con mangiar poco ,, (a) Ma lo (teffb .

nto riprova,e abbomina errore , clie alcuni 1

2zi,e ignorant! uomini avean<addottato,i qu .


s immaginavano , chc bcvendocglino 5 e ci-
5
ndofi apportaffero a Martiri del godimento.
>

.... Qiiia mcntibus error


href it rudibus ,
nee tantae confcia culpae
Simflicitas pietate cadit ,
male crcdula
fanttos
mero gttuderc fefulcrls (iX
Terfufis halante Vj
-ocuro egli ptrtanto di allontanare tali convit;
i facri templi . Per a qual cofa foggiu- !

ie:,i Vendano il vino nolle taverne * La__>

Chiefa e cafa della preghiera . Fuggi o fer-


la

dalle faerc foglie. Non ti fi deve il giuoco ,


pe
mapena la in quefta fala
(c) Deefiqui of- 3, .
^ v -^ r-

rvare che il Muratori non avendo ancora


>

voratofulla edizione di S. Paolino , cito (ci) la


piftola di lui a Pammachio ,
quafi chVl-
de
fofle data fcritta ad Aiezio , lo che fece pure
gran Cardinal Baronio , come offervammo di
>pra
dove riportammo tin lunghiflimo pa (To
,

(li attodalla medefima lettera * Non erano mi-


3n gli abu.(I introdotti nella celebrazione de*
-cri conviti neH Affrica . Laonde Fauilo Mani-
M 4
1> B* C O S T U M I

cheo prcfe quindi Toccafione di rimproverarct


li fcrivendo ,, Avete voi convertito in agaj :

9
3,
i facrifizj de gentili , e gl idoli loro in mart
,3 ri 3 che venerate con voti fomiglianti a que
li, co quali i pagan ipreftavano culto a loi
,, Dei. Placate inoltre col vino, ecollevivai
3, de le ombre dei defonti ,, Ma ad un si en
pio calunniatore del cattolicifzno , rifpofe
t.xx. quefia guifa colla folita fua eloquenza , e for;
cont. Fauft. Santo Agoftino O) 5 , Celebra il
:
popoIoCrifti
.
pg. memorie
^ no con re jjgj fa folennita le d
Santi Martin , e per eccitarfi a im tarli ,
.t*.V
vui. >i pereflere co merit! lorp^ accompagnato ,

5<
afutato colle loro preghfiere , tatche pero c<

non a Mart-ri fte(Ti n


ilituifce gli altari ,
>

)) nelle memorie de MartiK a! DiO de Mart


,, ri . . . Veneriamo pertanto i Martiri con qu
5>
culto di dilezione ,
e di focieta , con cui foi

3, venerati in quella vita i fanti uomini di Di<

w cuore de quali conofciarno eflfere prepara


il

j, a una tal paffione per la Evangelica verit*


3, Ma Martiri fono da noi venerati tanto p
i

devotamente , quanto piu ficuramente, do]


O
,>

di aver eglino fuperati combattimenti . i

y, quel culto pcro , che da Greci e chiama


3, I atria, , e che da Utini non fi
pu6 con una p
5, rola interpretare , il qual culto e una fervi
9y propriamente dovuta alia divinita, noi m
5, adoriamo, ne infegniamo , che (1 adori ,
33 non che il fob Dio . Appartenendo adunqi
a quefta forta di culto la oblazione del facri:

3, zio 3 noi non oflfriamo in verun conto il (


3, grifizio ad alcuu martire , o ad alcuna anin
3, fknta , o alcun Angiolo , e chiunque ca<

nell errore di offerirlo a Santi , e dalla ia.

dottrina correcto.,. Gfidolatri enno c<


PRIMITIVI CIUSTIANI J
185,
tmtal nomechiamati , perciocche offerivano
alPidolo i
fagrifizj . . . Coloro poi , che s im-
5
briacano ne fepolcri de Santi Martin" , come
effere lodati da noi , fe dalla fana_>
poffono
dottrina fono eglino condannati , ancorchc
cio facciano nclle loro cafe ? Ma altro e ci6 ,
che noi infegniamo, altro cio, che fop*
flamo obbli-
portiamo ; altro quello , che
gad a comandare , altro quello , che dobbia-
mo corre^gere, e fin che non lo emendiamo ,
jfiamo coftretti a tollcrarlo. Altra e la difci-

plina de Criftiani , altra la JufTuria


di coloro,
che s imbriacono , o i errore dc* deboli .

ceo adunque , che Santo Agodino dimoflrando,


Ter e^lino Cattolici alieni da que fcntimcnti,
i

I erano loro attribufti da Faufto , concede ,


lie erafi introdotto Pabufo dacertuni, d im-
riacarfi nelle memorie de Martiri.Contro que*

grandi,e si abbo ninevoli abufi acremente ia-


;

eifce Pautore delLibro intitolato del doppioMar-


rio, il qwal Libro tu una volta malamente attrL

uito a S. Gipriano.,, La ubbriachezzs,J/V^ egli ,


, tanto e nella noilra Affrica in ufo , che non
viene quail tra peccati annoverata . Non
, veggiamo r?oi per avventura il Criftiano >r-

>
2ato dal Criftiano a divcnir briaco flelle me-
, morie de Santi Martin ? E forfe ella quefta
, colpa piu leggicra
, che otFrirc un capronc 1

, aBacco () ? Laonde i Pailori piu zelanti


^ p.}..
li
quella Chiefa ( riprovando forfe la condot- Append,
a di qualcuno ,
il
quale per acquifhr popo-
o, e per avere molcitudine a fuo favore, fpac-
la
:iava per lecito, cio , che fecondo 1 Evangelb
lee elfere deteftato ) procuravano con tutto lo
Forzo , che tali convici fi aboliOero , c nelle
^hicfe (i faceflfe iblamente oraziane. Santo Ago-
ftina
O S T U M I

ftino nel fermone quarantefimo fello intitolal

(a) Serm.
&? Paftori(a) , dimoftro dieflere uno di que
li , a qualimolto premeva la riformade cofh
mi delpopolo, mentre fc rifle
ttiI>ort Guardici :

ferm. ttxv.
Signer e , che noi diciamo vlvete comevi :
c.iv.n.vitl- r r .- *
r r %

p.,. T.v. j Jtate Jicuri ; Idaioncn perdera munoi


>
"*

opp. Edit. 33
tfo/ Mantenete foltanto la fade crifltann
Antuerp. 5, jVow condannerd cgll colorc^pe quali hajpar
an. 1700.
5) H fito fongne* Eftvole te ricrcare i voflri at
,3 mi coglifpettacoli andate : cbe maV e ? j\>

3 date ancora, celebrate le feffe. cbefifolennit


zanoper tutte le citta^coirallegrezza de co)
vitati , cBcfollwano
ccmepcnfano ,fefle ,

co//e pubblicbe menfi , Jcbbenc in rtaltd


3, ro win a no . E//4 e *^
vrande la wifrricoTdia
,3 i^lfl , y/^c^?e
pcrdonerd il tutto . Cortnatevi .

5, ro/t- , avanti cb elleno


divetgano march
>

33 ?e , fate fur conviti . Ewpitew co* vofl


de"

3, dicibo, e di.vino . Tercib iftxta data cot

>, fla crcatura 3 affincbt voi ne godiate . Toia


? ; non rba conceduta il
Signore a* pagani , e
3, ewp; , w^
4/i" 4 yoi /V;4 conceduta . 5t;
3, diremo qnef?e ccfe ,forfe radunertmv maggi
33 popolo E fe fono alcuni 9 i quali credtno
.

., cbe noi cost dicendo.von jfbntiamo rettamcnti


3, noi offendiamo qucfli pochi W4 intanto ci ,
co>

ciliamo I affetto dell a moltitudine . Chefs m


,3 ciporteremo in
qiteflaguifa , dicendo non
,3 parole di Dio , e J; Cr//Zo 3 wa /e rzo/Zre , /
33 remopaftoripafcenti noi medefimi 5 e non gi
3, It
ptcore^. Alfine dunque di levare un tal
abuib,rtudioiii finodaquando eraPretecon tutf
ladiligenza di togliere gli fcandalofi conviti ;

poiche prcvedeva , che poco frutto avrebbe ri

tracto,fe prima non foflero flati tolti dalia Chie


DF. PRHilTIVI CRISTIAN1 187
$ i
Cartagirie,retta dalPrimate di tutta 1 Affri.
c 1 cui efcmpio avrebberoagevolmente fegui-
t e altre , (crifte a S. Aurclio Vefcovo di quella

I :ropoli la celebre Icttera , ch e tra !c altre

1; entefima fcconda, in quefta guifa (4) r Sap-


,.
5 o beatiflimo , e con pieniflima carita
>iate

,. -enerabil chenoi non difpcriamo , Ea rr. Anru-


Signore ,

, fperi^mograndementc , che i! Signorc,


nzi
Dio noftro , per l*aiJt:>rita dclla pcrfona ,
j ;he foltcnetc ( laqualeconfidianio* che ini-

,
?ofh (la non alia carnc ma allo fpirito vo- ,

,
tro ) che moke carnali fporchezze e ma- ,

attic , che foffre in molti , ma compiagnc in

,
^ochi laChfcfa dell Affrka , poflano elfcre

,
anate colla graviti voitra,e dcVoftri configli.
oiche avendo brevemente I Apoftolo nume-
3
,

,
-ate tre forte di vi^j da deteOarfi, eda fchi-

3 /arfi ugualmentC) da quali tre vizj nafcono

, nnumerabili altri , uno di qucfti , ch e in fe-


3 :ondo luogo dall Apodolo Tf .jefimo mcnto-
3 /ato acremente e nclla Chieu ripriib ; gli
,

iltri due , cioe i! primo , e Pultimo> fcmbra-

;io toiicrabili
agli uomini , ficche puo
awe-
lire , che a poco a poco non fi tengano piu

per vizj . ( r cosi dice il vafo di elczi^ne :

nonnclle crapole ,
e nelle ubriachezze ,
non
nellc ditfblutezze , e impudicizic ; non nel
:ontrallo , e nelPinganno ; ma veititcvi del
Signer Gesu Crido . . . Tra quefti tre vizj ,
queiio delle dilToIutezze >
e delle impudici-
zie e (limato si
grave 5 che niuno di colo-
ro, che ne fono itati macchiati.fembra degno
clell Eucariilico minillcro , e della comunio-
nede* facramenti . . . E giuftamente percer-
to . Ma perclie queflo folo ? Poiche le crapo-
c e le ubbriachezze talmente fono
,
riputate
I) B -COSTUMI
lecitc che in onore de Beatifiimi Martit
,

non folamente ne giorni folenni (la qi


>, cofa, chi di quelli , che non la riguarda
3, cogli occhi carnali , non vede che defc
efser compianta ? ) ma fono eziandio oj
di celebrate . La quale turptzza fe
,>
lamente fofsc peccaminofa , e non ancora
3, crilega , penferemmo
, poterfi foffrire c

qualdvogliaforza della tolleranza . Sebbe


dove troveremo cio, che cosi coriclufe 1 Af
,>
flolo ( aver numerati molti vizj, t
dopo di

quali pofe la ubbriachezza


) diccndo conqm ;

3 >
tali ncfure mangiaril
fane ? Ma via fbppc
55 tiarao quefte cofe nella difsolutezza don
?, ftica? e di quei conviti , che contengo

3,
nelle private pareti, e prendiamo con colo
5, fe volete, il corpo di Criilo ancora , co qi
li ci vien proibko di mangiareil femplice |

ne . Almeno fi allontani una volta una tal v<

3, gogna da fepolcri de fanti corpi , da luo


de facramenti 5 dalle cafe dellc orazion
3, Imperciocche chi di noi avra 1 ardimcnto
),
vietare 3 che fi faccia privatamente cio , c
5
frequentandofi ne luoghi facri, vien appel
^,
to onore de^ Martiri ? Se 1 Affrica pri
si
togliefse gravi inconvenient! , dovreb
ellacertamente efsere degna d imitazion
,5 Or efsendo flati eftinti , e aboliti per la m
,, flma parte della Italia >
e in tutte , o qu
in tutte le altre Chiefe di la dal mare , o p<

3, che mai tali abufi in efse non furono , o p^


,,,
che quantunque fieno (lati , furono tutta v
5>
ta per la diligenza de Santi Vefcovi , qi i

9 ,
Ii
penfavftno alia futura vita 5 levati ; coi
noi flaremo dubbiofi , e fofpefi nel trovi
?, la maniera d imitare 1
efempio loro ,
e

,,cit
DE PRIMITIVI CRISTIANI.
5 :ftirpare una si
gran corrutcla de coflumi?
Abbiamo ben no! un Vefcovo delle medefime
, -egioni oltramarine; per la qual cofa rendiamo
,
*razie alSignore 5 febbene egli e di tanta mo-
,
ieftia , e di tanta piacevolezza * e follecitu-
. line, che ancorche egli fofse Affricano , fa-
, :ilmente gli fi potrebbe perfuadcre colle au-
:
:orita delle facre letcere , che la licenziofa ,

, e malamente libera confuetudine ha cagiona-


,tolaferica. Ma ellae tanta la pcftilenza di
.
^ue/b male , che non fi puo , per quanto
: a me fembra , fanare , fe non che coll autori-

tadi un Concilio. O
fe la medicina dee prin*
-

cipiare da una qualche Chiefa, flccome par-


ra ura temerita lo sf^rzarfi di mutarecio,
che ritiene la ChiefaCartaginefe , cosi fari
una grande impudenza il voler mantenere
cio , che la Chiefa Cartaginefe ha cor-
retto . Ma
per quefto effetto quale altro
Vefcovo potea defiderare , che colui> il
fi

quale efecrava , efsendo ancor diacono 5 fbmi-


glianti abufi ? Or cio , che allora vi dolcva ,
deefiadefso troncare , e toglier affatto , non
con afprezza 5 ma come viene fcritto nello >

fpirito di piacevolezza ,
manfuetudine , e di
I
per vero dire mi danno animo a prendermi
Pardire di cosl parlare con voi le voitre let-
tere , chiarifTimi contrafegni della voftra_>

fchiettifftma carita .
Adunque non con af
prezza , come io eftimo , non con durezza ,
non con modo imperiofo , fi
tolgono queftc
cofe; mapiuttoilo infegnando , che coman-

dando , piuttoflo avvifando , che minaccian-


do . Poiche in quefta guifa dobbiamo tratta-
re colla moltitudine >
e la feverita deefi efer-
citare contro i
peccati de pochi . Che fe fla*
s> mq
e o s T u M i

;iio obbligati a minacciarc >


facciamolo ,

>,
con dolore minacciando co pafli dclla Scr
,

tura lafutura vendetta , acciocche non flu


3, noi nella noftra potefta temuti? ma IK
3, tcmutonel noilro parlare il
Signore . . . I
ubbriachezze , e qucftidiflbl
,, perchequefte
3, ti conviti ne cemeterj non folamente ib
3, creduti dalla carnale, e ignorante plcbeor
3, ri de Martiri , ma eziandio follievi de me

3, ti ; mi pare, che con maggiore facilita

,, pofifa
loro dimoflrarne la turpezza, fe coil s

3, torita delle fcritture fara proibita,e fi faran

5, per gli ipiriti de defonti f la metnorie >pra


1

3, ro le obblazioni che fi crede , polfano \


>

>3
ramente giovare ,
le quali non fieno di gra
,, de fpefa , e , che ne chiegg
attmi coloro
3 , no, fieno fenza fuperbia e con alkgrezza (

35
(tribuite ; ne fieno vendute, ma volen

3, qualcuno offcrire per le mcdefime qualc


3, po di danaro , dia incontanente lo fie (To c
raro a poveri . In quefla guifa e non tra
3>

33 fceranno la memoria de loro defonti , dalls

3 , qua! cofa puo nafcere non leggiero dolore,


55 iara celebrato in Chicfa cio che piament >

33 e oneftamcnte fi celebra Cosl egli eflfen >>

ancora Prete . Creato dipoi Vefcovo non tral


fcio di procurare con tutto Pimpegno , che tc
ti foffero coi conviti i
bagordi , c le ubbriachc
ze . Lionde egli e credibile , che a ifhnza
lui 1J foffero mofli i PadriAffricani di ftabilire
un Concilio chiedere agl Imperadori 3 c
di
vietaffero, con tnporre la pcnaa trafgreilbri,
confuetudine ii^trodotta in moite citta di eel
brarecontro i divini comandamcnti certi co
viti , che faceanfi a imitazionc de
gentili ;
quelli y che ne natal i-zj de
D* PRIMITIVI CRISTIANI .
1$ J
I rtiri in crano celebrari ne lacri
alcuni pae/I
t iph O^. E per vero dire , e^li fteflb nell ft) Condi.
< avo lihro della Cittd dl /?/onon folamentc ri- Afr c c ?p. .

XXVI i-Cod.
,vo abufode conviti nelleChiefe , ma mo-
1
I

eziandio di nor approvare


*
i >
ufo, ch crail in- ca1 .^ y/
1

i uiotto nell Affrica dopo di aver tolte da pa- Condi Ed]*


>

1 chie Chk fe
portare le vivsnde, Hud.
le agapi , di a

<
riporie fopra le memorie de Martin 5 fen-
i

2 pero alTaggia^Ie in Ghiefa Tutti gli offe- :


,>

,
]uj ; dice tgli , rrcflati a Martin da fodcli
,
ne facri luoghi fonoornamenti delle memo-
,

,
rie loro non mifterj , nc facrifizj offerti a
,

j morti come a Dei . CoJoro ancora , chc por-


. :sno nelle Chiefe le loro vivande ( la qual
. :ofa pero non e in ufo appreiTo migliori Cri- i

,
ftiani , ne in molte citta fi pcrmette )nuila-

j
iimeno orando cglino dopo di avcrle ripoftc ,
,
!
dipot togliendole , per cibarfcne , o per
, iillribuirle a poveri ; vogliono che fieno >

]uivi fantificatc pe mcrici dc fanti Marti-

5
i Nel trattato decimo fopra S. Giovan-
(4\>.

i
poiche vedeva che non era toko affatto
>

<
:flo grandiflimo inconveniente daHa Provin-
( 3 cui era, e forfe anche dallaChiefa,
in

( ei
rcggeva , ragfonando contro fomiglianti
;ordi , park in quefta guifa ,, Vedi tu
I
.

j
altri che corrono per volerfi imbriacarc,
,

e cio
j
vogliono fare nt luoghi fanti , la qual
3
:ofa non e convenevole ; procura d impedire
; quelli che tu puoi , acciocche non vadano .

I
!

Nefolamente in quello Juogo , c ne libri (s

la Citta di Dio ; ma ntl quarantefimo fe-


1
fermonc ancora , del qual fermone abbia-
1
di fopra riferito una picciola parte, dimo-
quanto gli premeiTe , chc till catti-
i
eg!i ,
]
e j c abbominevoli confuetudini foUero
n F. c o s T u M i

totalmente abolite ; per la qual cofa , red,


guendo forfe alcuni paftori delle Chiefe, c
in q,uel tempo pure erano alquanto inclfnati a

opinion! lafle , affinche compariffero benigni

popolo ; da loro a divedere , quanto penfaflfe


malamente ,
e a qual rifchio e gli altri , e fe rr

defimi efponeffero . Or avendo egli adopn


tanta diligenza per levare , e toglierc tutti qi
gravi abufi, e avendo per cio impion
fli s)

Pajuto de Velcovi , c avendoli moffi a fcriv


re agPlmperadori 5 e dimandar ioro Pautor
del braccio fecolare ,
a fine di cote gnere cc
pene corpora li ancora coloro ,
die avetfero m;
cato in quefto genere ; mi do io agevolment<
credere , che abbia finalrnente avuto la confo
zionc di veder adempiuti i fuoi voti . Verc
che trovafi nel codice Teodofiano una Icgge
Onorio Imperatore fcritta Panno trecento r
L. xvl!.
v ^ nta"ove ,
(4) nel giorno tredicefimo ava
Tit.De Pa- Is calende di Settembre , nella quale legge
jan, Sacr. ilabilifce : Che fkcome erano flate tolte
Tempi. 5j i u conordine
j falutare i profani riti de g<

till , cosi non voleva egli , che fi togliefft


5
le feftive adunanze de Cittadini ,
e la coir

3, ne allegrezza . Che percio fi poteano fecc


9, do Pantica confuetudine permettere al poj
,, lo
glionelH piaceri e i conviti feilivi , fe
richiedevano i pubblici voti . I conviti j

ro permefli con quefta legge dalPImperador


come ben oflerva il Muratori nel luogo di fo;
accennato(^) , non erano quelli , de qualip
lavano i Padri delPAffrica nel loro canone ,
quali fifaceano nel recintodi qualche Chief,
i

onoredc Santi Martiri ; ma piuttofto i


profi
che per qualche pubfylica feih cclebrata per r -

tivi puramcntc civili a erano apparecchiati i

1
J>E PRIMITIVI CRISTIANI .

|i yhi lontani da Tacri templi . Non era mino^


pi n abufo ne tempi di S. Ambrogio
Milano 1

c a le menfe preparate ne luoghi ianti , di


che fofTe nell Affrica . Per la qual cofa
1
q
d ;fhndo lo tfertb zclantiflimo Vefcovo 1 erro-
r e la corruzion de cotfumi di alcuni fuoi
d :euii , cosi fcrifle nel celebratilfimo fuo li-
intitolato del Digiuno (*)": COc-rvfr. Di Ella, e
:he dico io delle preghiere dc bevitori ? ?*** J.I.
, c r opp n -

.. .ome potro mentovare que prouni iucra- ,_ .


an.i7
\ ,T j j-
non poter vio-
>

,,
icnti , ch etfi crcdono di
are fenza peccato ? Beviamo , dicono cgli-
io. Defiderola faluce degl Imperadori ^ tal-
hecolui ,che non vorra bere , fia reo d in-r
.evozione . Imperciocch.6 fembra , chc non
mil fmperadore^hiunque non beve allafldu.
e di lui... degli eferciti,per la virtu de Conti,
>er la lanita de figliuoii . E pure (limano ,

.he quefti tali voti pcrvengano a Dio , come


lueili , che portano i bicchieri a fepolcri de*
,
vlartiri >
e li bevono fino alia fera , altri-

,
nenticredono di non eGTer cfauditi . ilol? O
, ezze degli uomini , che llimano fagrifiziola
} ibbriachezza ! che giudicano , che piaccia
, crapola a coloro 5 i quali col digiuno impa-
a

, -aronodi fotFrire lapafllone ! Nefi conten-


t
egli il Santo di declamare contro conviti
i

1 tidi farfi con irriverenza nc facri templi ,


I voile ancora, che quelli 5 i
quali fobriamen-
t nel celebrarli portavanfi ovvero colloca-
,

o le vivande fbpra i
fepolcri dc Martin , e
E oi le diftribuivano a
bifognofi , lafcialTero
i :al
collume,affinche gi ingordi,e i bevitori (/O
fl abufaflero del loro
r i

efempio , e legu italic- j ^


r i
profanare colle crapole , e colle ubbria- . *
zzele Chiefs . Egli e memorabile
cio, choT.l.Opp.
I If. rac- N
* ** C O S T U M I

racconta eflere avvenuto alia fua madre in fy


lanoil Santo Vefcovo Agofti no. Aveaella,c
me era confueta di fare nell Affrica, porta

per riporre fopra n i monument! de Martin


so quali cibi i per gufhrne ella , e diltribuir
jl redo a poveri Ma quando le fu fatto Tape..

d.al portinajo , o dall oftiario che vogliara c

re , che quella confuetudine era ih ta tolta c


particolar proibizione da Santo Ambrogio , ie
?a ricercarne ji motivo , obbedi fubito , talc
J oftiario (leffo rimafe maravigliato, per ave
veduta divenire in un iilance piuttofto accu
trice del fuo coflume* clic importuna conti

f .
c A dittrice di quella per altro giultilSma proibiz
(a) S. Au-> ,
N c ..if s

vi
n ^(^) Sebbene pero tanta fu Ja diligenza<
gft. J.

fefs.
c! vigiJantiiTitno Vefcovo , e tanta la prcmura
pag. tf. abolire affatto inveterato abufo 3 con tutto
1 <

non p te egli ottenere>,che o vivente Iui,o do


ancora non ne riiEaneffero le vefligie , E f
>

vero dire leggiamo noi nella terza parte de


Atti del prjmoConcilio Provincialc di Mi la
celebrato fotto il gloriofo S. Carlo , che nel
dicefinro fecolo ancora nc recinti delje Chi
s im band lie rp le tayole nel
i
giorno del Corpo<

Signore , della Pentecofte , o tii


qualche a)

folennita , e fi cdebratlero qonviti dalle cc


i

fraternite con qualche fcandalo de* fedeli .

5
che fofle jrapo(b a Vefcovi , e a Curati di f
* s* c ^ e ricer u ta la pia coftumanza delle lime
Vide ^

tiam Con- ue 5 ^ togliefTero banchetti (^) . N^ folanr i

cil.riovinc. te nella Chiefa.dj Milano , main quella di I

IJJ. Mediol, venru altresi tanto per rantichita fua , e


Sami Vefcovi illuftre,ritroviauno, che
fuoi i

quintofecoio erano foliti di farfi dagPignorar ,

e mal coftumati Crifliani


forniglianti convi
.

e che San Pier


Grifologo nel fermor
DE PRIMITIVI CRISTI AN-I. IpJ
I
i itefimo ventefimo nofco ,
facto in lode di San
i sriano Vefcovo , e Martire (4}, riprenden- (a) p.
tali adunarze, icrfve. ,, Qiando voi, odi-
lettiflimi ? udite parlarfidcl giorno natalizio ,

non v mmaginiate gia , che fi parli di quel


tal
giorno , in cui 1 uomo nafce in terra fe-
condo la c-irne , ma del giorno , in cui dalla
terra e trasferito al Cielo , dalla fatica al ri-

pofo , da;le tentazioni alia quicte , da dolo-


ri alle delizic , non temporal! , ma coftanti ,

c ftabili 3 ed eterne , e dalle mondane rid


alia corona , e alia gloria . Tali fouo i dl na~

talizj de* Santi Martiri , che noi celebriamo.

Perlaqnal cofa qualora fi fanno fomigluuui


ffte , non vi crediate, che co foli definari, e
colie copiofe vivande celebrinfi i giorni na ^a-
a
lizj cL- Martiri , mr, vi fi
propone a imirare
s
cio, che in memotia, dcMartiri mede(!mi
cekbrate 9, , Quantunqueperoi fanti , e ze-
nti paftori delle chiefe si occidcntali 3 che
molto 4 adoprafifcro per togllere gli
lentali
)ufi introdotti ne deHnari , che faceanfi in
aorede* Santi Martiri , talche anche adunati
? finodi raccomandavano a facri minitlri ,
ie
quarto poteano , procuraflero d impedirli,
3nde nelConcilio tcr^o Cartaginefe celebrato
anno ^py. leggiamo (b} ;
5
Che a Vefcovi ,
e a Chierici a fe non in cafo , che non tro-
,>
^^
jj ar a.
EJ."

vaflero altrove il raodo di riftorarfi , non era


5
lecito di accoftarG a conviti , che face*no fi

nelle chiefe ; c che quanto era poflibile da*


conviti medefiTU folfero diftolti i
popoli :

nel Concilio Aurelianenfe tenuto 1 anno 53?.


Che C c) T -
P
accmpia , e fqiolga il Juo voto
"

(Of^\ r ninno l

i r i 11^5 Can.xil
, in Chicfa cant:iodo , pevendo 3 e portandoii
con di0bluteaua>perciocchc con tali voti viene
N ^ o irri-
r> E costUMi
che piacato Iddio ,, E ne
irritato piuttofto ,
:

adunato i anno
Gorcilio Agatenfe 578- ():,
T III. pag".

44?. 5
C he non
>
fa lecito far cori fecolarefchi,e can
, e preparare conviti nell
tici di donzelle

5, , efsendo Chiefe
fcritto la mia cafa fi cbia
di crazione : E nel Sinodo dett
3, meracafa ,?

Trullano tenuto in Coftantinopoli Pan no 705.


(t>)
Can.
(-) ^ Q
le non C0 nvenga, che ne Juoghi dc

"
si Cnore , o nelle Ghiefe ficno celebrate quel

5,
le che fono chlamatc agapi , e che fi mari^
,

dentro il facro tempio , e fi preparinoquiv


le tpenfe. Per la coioro , che ar
qual cofa
3, difcono di cio fare , o cetfino , o fieno feps
5,
rati dallacomunionde fedeli,,) quantunque
dilTi, buoni paitori adopraffero tutta la opera,
i

diligenza loro per togliere gl inconvenienti


che fovente feguivano ne conviti , o definari
o agapi chefaceanfi per le memorie de Sam
Martiri ,
e ancor dci defonti, ne facri tcmpli
con tutto cio troviamo , che in alcune Provin
cie durarono a celebrarfi per lungo tempo ; or
de fu di mefliere , che replicatamente foffer
con minaccie ancora di pene graviflim^oquaic er
la feparazione della comunion de fedeli , pro:
biti. Egli e vcro pero, che come nel terzo fecol

fu un tal uibpermeiTo da S. Gregorio Vefcov


di Neocefarea detto pe miracoli il Taumaturgo
loche vedemmo di fopri , cosi anche ne teiu]
pofterjori fu tollerato da quaiche Prelato
>a

finche gli uomini convcrciti di poco alia nodi


fanta nc
religione , cffendo cosi trattcnuti,
tornaflTero a conviti de gentili ripieni, come,

ognuno fa, di abominevole fupcrftizione


. E pt

vero dire grandiffima era la cura che >


i noil

maggion fi prendevano?perdiilogliere ogni on


bra d idolatria dal popolo , che profcflfava l 2-
le!
DE PX1MITIVI CTUSTIAKI .
\ 1*1 di Gesu Crifto Per la qual . cofa in un
<
one della Chiefa Affricana leggiamo (<0 ,

<
\ \ Padri pieni di zelo ftabilirono di chiede- clef.
can.ix. pag.
1 dagl Fmperadori , che quei conviti, i quali
8*
elebravano in luoehi contro 5?
varj
.... I, r
ii
precerto Concil.
A
mo ( poiche erano tratti aalla idperitizione jj ar j.
fid. .
, . .
.

<

i eentili , c i Cridiani erano talvolta da s;en-


i med^ fimJ forzari a celebrarli , onde fembra-
,chc foffc fufcitara contro la Chiefa una nuo-
perfecuzione ) fofTero proibiti EfTendo dun* .

ecosi difpofti maggiori fc prevede-


i noflri >

no, anche ne* fccoli fuflfeeuenti,


* o * che tolti
tali
Tviti 5 g!i uomini convcrtiti di poco alia Cat-
ica rtligione , farebbero tornati alia fuperfti-
>ne >

permettevano i conviti medeflrni >


c
diavanfi di fare si, che riufcitTero piufobrf,
efoffe pofilbile . Laonde avendo faputo San
egorio Magno , che gl Inglefi da poco tempo
nvertiti al Criftianeflmo , non foffrivano ,

e fofTcro affatto riprovati , c tolti i


conviti,
116 di efpiarli da ogni forta di profani riti ,
lifuperftizione 5 e fare s\ , che foHero cele-
ati da loro con animo veramentc cfifliano.
Dncedette egli adunque che vicino a facri >

mpli , e non giadentro, ne* giorninatalizj de*


artiri de quali erano nella Chie-
, le reliquie
medefima venerate , o nel di della dedicazio-
faceflero delle capanne co rami degli albe-
1

,
e quivi celebraflero religiofi conviti ,
ne*
Jali non aveflc liiogo la intemperai/za (/) . Che .
N

a
.
quefti pure furono levati , non vi ha dubbio
r6 che alcrove rimafero fino al fecolo xv.
,
^ ^
.iando iVefcovi adunati in Balilea determinaro-
3 anno 1435. che fi toglieflfe affatto (c) ,, qutl
I
u
turpe abufo, onde alcuni in certe ftfle del Tan- f iiior,
no colla mitra? e colle veili vefcoviliornati, e
3 tc- N
*> i O & T U M 1

3, tenendo il badone paftoraie in mano , benc


35 dicevano a modo de Vcfcovi ; e alcuni altr
veftivanfi da Re , odaPuci, la qual folen
nita era appellata la ft (Jade bambini odeg >

3>
innocent! o de pszzi ; o fuceano rapprtfen
>

tazioni teatrali , e tripudj c balli di uomit


5,
>

infieme >
e di donne ; o preparavano tavoic
e banchctti ne* facri templi r, . Ma tolti co
tante proibizioni defuetudine ta! in 5 e per la ;

convenient! fonofi finalmente liberati i popo


>

anche piu rozzi dalla vana opinione , che ant


camente alcuni tenevano , che cio recafle p -act
1

re, e allegrezza a Sanu Marciri e for >


jfi

uniti a foflenere , eflcre le Chiefe non caft


del mangiare e del bere , ma della or >

^ione. Che fe il P. Criftiano Lupo fpieganc


Taddotto Canone del Conciiio Trullano , ofle
va che alcune vefligie
,
^4
dell antica uianza fi?i
ancora in vigor nelle Fiandre , con tutto cic
e.p. come ^ en nota [\
Murutori(it), i conviti n<

fi fan no piii neile Chiefe e fono si fattamen >

difpofti , che niuno ne pu6 celldercre la fobri


ta ^ e la temperanza . E cio fia detto della

diligenza ufata da Padri pertogliere affatto


conviti * che alie agapi de noftri antichi co
fcorrere de fecoli fuccederono . Fad uopo ii
tanto , che il lettore da queifo paragrafo ra<

colga , che le , e dipoi i conviti si f ag<?pi

nerali 5 che natalizj , i quali fono pure d


Conciiio Trullano agapi appellati , fi ceiebr
vano ne luoghi facri , cioe nelle Chiefe ,
4
nc cemeterj^ e fbvente ancora fuori delle Chi
fc medefime.Ed affinche ognuno piu chiaramen
che
corr>prcnda, ie agapi iicelebravano anc<

nelle catacombe , baila, ch egli rifletta ,


ci

nelie ftefle catacombe inoltiffime pitture , e fci

tu;
DE PRIMITIVI CRISTIANI ,
re ritrov amo c he le agapi rapprdentano
, ? Ic
tali fecondo 1 ed altri, fo-
Aringo , e il Bofio ,

indizj manifeih* delPufo di celcbrare in cfie


>

.onviti di carita . Fra le altre figure riportatc


lla fyma fotttrranea , belliftima mi fembra
ella , che fi vede appreffo il Bofio ricava- (<z)

,dal cemeterio de Santi Marcellino>e Pietro,


cui
rapprefentano cinque perfone a federe>e
fi

na ; n piedi, una delle qiaH ftende la mano fo


ra la tavola , e ha di fopra il capo la ifcfizione:
-enc da calda ; e un altra impone la manofini-

ra alia tefta di colul , che fh ritto, e di foora


a la ifcrizione :
^gape mifce mi , cioe agape
lefcimi , fbrfe per dinotare la pace col nome >

Irene, e la carita co! nome di agape , Ic quali


irtu erano compagne de facri conviti .

Vengo ora al puntoriguardante te per


VIII.
one che dirigevano le agapi * c quellc ch e-
,

ano ammefle a tali conviti di carita. Or che


5
a direzione loro
appartenefle a Vefcovi ^ e a
acerdoti , fembra , che pofla evidentemente
iedurfi da alcuni paffi degli antichi , tra quali

^iuftamente polfiamo numerare il Santo Martirc


ignazio . Imperciocche premendo al Santo , che
.ielle adunanze non fuccedeflfero de difturbi , c
delle difTenfioni , e volendo , che in tutto i fe-

deli moftraffcro di elfere tra loro uniti >


e di di*
pendere dal loro Prelato , fcriflfe, come di fo

pra vedemmo, agli Smirnefi 5 non efjer lecito di


fare T agape fenza it f/efiovO) ferefferegrttoa

Dioclt)> ch egli appro eva i afimcbefiaftabile,efcr-


Ma qualunqtte cofa fifaccia . fe non era ili- Or
niato lecito di celebrare le fenza il Vefco*
agapi
vo ( per efTere gratoal Signore , cio
che il Ve-
fcovo medeflmo approvava ) fembra certamen-
te >
che ucl difporre il convito fl

4
2 CO B* C O S T U M I

fedeli alle ordinazioni di lui >


c da lui ncllad;
flribuzion delle cofe con venerazione dipendei j

fcro . II Boemero fe^uendo Ic folite fue van I.

immaginazioni diftingue due forte di agapi , ]

prime delie quali dice 5 ch erano private, el


altre pubbiiche , e aggiugne , che Santo Igna
00 Ibid, p.
z ne c tato luogo ragiona dclle private
| j j

Pretende inoltre , che delle private il parli d


S. Luca negli Atti , dove attefta , che congrc

gavanfi dopo di aver orato nel tempio gli Apo


ftoli a prender cibo nella cafa iwr* oTw >

[to c. xt. v.
je p L1D bIi c he fi accennino da S.Paolo nella prim

Epiftola a Corintj (6) perciocche egli riprov


1
1 abufo introdotto da que Crifiiani di portar
all adunanza ognuno la fua cena ; e quivi man

giarfela co fuoi , e in quefta guifa da motive d

fofpettare 5 che vole(Tero cglino con vert ire 1

pubbiiche agapi in fern pi ici , e private. Ma f


per agapi intende il Boemero i privati deiinari
che ognuno fuol fare in cafa fua , noi non vor
remo contendcre con efTo lui , purchc egli con
fefli , die tali agapi fieno (late fempre e ,
fien<

ancora in ufo , mentre niuno fi trova nel mond<


tntto quale colla fua famiglia non defini
,
il
,
<

nonceni. Che fe poi pretende , doverfi pe

agapi intendere qucl tal privato convito , ch<

fecondo lui precedeva la Eucariftia , iicche ter


minato che foiTe il convito medefimo ,
fi cele
braffe la Eucariftia dal Padre
di famiglia coll
fua gente ; erra eglicertamente , e dimoitra d
dTere piu temerario che mai , nelPavanzare co
fe infufliftenti, n^ mai mentovate da Padri
anzi contrarie manifeibmente a tutta 1 antichi
ta , e tradizione della fanta Chiefa . E per ver
dire dove trova egli rammemorata la Eucarifti;
o nelle facrc lettere , o ne libride nullri mag
nor
DB* PRIMITIVI CRIST! ANI * 2
ri,celebrata non da ficerdoti del nuovo tcita-
nto ma da qualunque fecolare altresl ? Ha
>

i
per avvcntura letto un paffo ncgli Atti , o
le Epiftole de Santi Apoftoli , in cui fi faccia

nmemorazionc della frazione del pane , fenza


; prefenti foficro gli Apoftoli o alcunfteffi >

-o , che cffendo Vefcovo , o Prete , regola-


tal Chiefa ? Se dunque non ha mat 1
quclla
to, con qualc franchezza , e ardirc fofticne
a fentenza ripugnante alia Ecclefiadica-*
dizione , come faremo vedere nelle nollrc
:ichita Criftiane ? Non e egli forfe il Bocme-
diqucllafetta , che fi vanta di flare unica-
?nte alle fcritture , e di non curarfi dellc te-
nonianze de Padri ? Or in quali fcritture ha
li trovato
quefta fua opinione , non dico chia-
nente , ma almeno in tal guifa regillrata >

e fi pofla ricavare a forza di iemplici conget-


re ? Non avendo egli pcrtanto niuna tcftimo-

inza degli Evangeiifti , o dcgli altri Scrittori


:ri , che in apparenza almeno gli poffa eifere
giovamento , forza e , che confefli di aver
oceduto in queila controverfia col la folita te.
erita , e arditezza de fuoi compagrii , e fra-

lii , a*
quali bafta di nominar le fcritture fenza
re in effetto a queU che dicono , mentre ogni
*o immaginazione alia tradizione della Chiefa,
alle Icriturc altresl antepongono . Laondc_^
anto fono arditi nel tacciare i Cattolici , al-
sttanto fonopervcrd , c temcrarj nello flra-
il vero fenfo delle facre lettere a un al-
>lgere

oaffatto differente cchimerico, ma favo-


>

vole a* loro errori . Ma perche non dica egli


ie fono flati da noi
paffati fotto filenzio luoghi i

ilui citati, fappia, che ne San Luca negli


i
parla delle private agapi 3
nc San Paolo ac-
cen-
4 01~ & C O S T U M I

ccnna le pubbliche nclla tpiftola a"


O-rintJ.
perciocche rag iona df qi.-elle cene
il
primo, fe i

carita , in tal modo le defc rive , cue mencovar


do il comune de* Criftiani adunato r p "^pio
e dipoi congregato in una cafc *&T olnov tin
dowum per ia frazione del pare ; ?a -;;.*ie fr;
iione indica la Eucariftia *) e percibarfi; da
divedcre , ch erano le pubbiiche , e che inef
intervenivano gli Apofloli 5 e che ram me me
rando prima la fraz lone del pane, cheilcib
/ ^ Aft
comune ricevevano i fedeli la comunione
, ,
*

*
*^MM
di poi cibavand (^) Erant autt-m oerfeverar >9
.
i

tesm doanna Apoitolorum


/i t

, & commumc,
3, tionefradlionis panis &orationibus. Fieb; >

,, autem omni anirnae timor>multa quoqueprc


55 digia , & iigna per Apottolos in Jerbfaiem fi<

,, bant , & metus erat magnus in univerfis


3, Omnes etiam , quicredebant ,
erant paritei ;

& liabebant omnia corrrnunia. PofTefllonei

3 , & fubftantias vendebant> & dividebant il

3, omnibus prout cuiqueopus erac . Quotid


,

3, quoque perdurantes tinanimiter in temp


& frangentes a^r oT*:^ circa domum paneir
5, fumebant cibam cum exukatione , & urn pi

3, citate cordis , collaudantes Deum , & habei


3, tes gratiam ad omnem plcbem ; Deus aute

3, augebat , qui falvi fierent quotidie in id

pfum
3>
Cos! S. Luca 5 nel qual teflo non
.

fa menzione veruna n^ delle private cene , i

de Padri di famiglia 5 n di alcun altra di que


le circoftanze pretefe dal Boemero ; anzi fime:
tova la unanimitti , la coniunicazione delU or,
xione del pane , e il render cibo in una caft
f
come fi
comprende leggendo , tutti infieim
II fecondo
poi 5 come abbiamo offervato di ti

pra, non da niun cenno delle agapi Park fo


d
DE* TRIMITIVI CR1STIANI.
quali aveano introdotto
1 abuio
Corintj 5
cl<
i

3) :rtare ognunola
fua cena nell adunanza e >

n g *irrfela co ftioi ; onde nafceva 3 che mcntrc


al ni craro imbriachi , altri avcfiero fame .
luefte
non erano le agapi , mentrc Ic agapi fi
fa ano in comunc , e ammettevano i ricchi , e

[ veri uguahnente. Dunque S. Paolo non parla


d e cene di
,,
i umim jam non eft dominicam coenam man-
,3
ucarc ; unufquifque enim fuam coenam_5
raefumit ad manducandum quidem , & alius
W
.

furit , alius autem ebrius eft .


(4) Ma di- xi %r
. Boemcro , che la cena Dominica mentova-
t la S. Paolo era 1*
agape . Se il dirlo ? e il
provarlo >
valetfe avrebbc egli ragione .
>

1 Dcr altro fono di fen timer) to, che da S. Pao-


3 e non dall avverfafio, debbafi ritrarre il

1 o fenfo di quclle parole. Or S. Paolo defcri-


\ ido ? mento-
ddminicam cew^walquanto dopo
i folo laiftituzione della Eucariftia ondefa_* ;

<

opo concludere ch egli con quelle due pa- >

3 e abbia voluto indicare la Eucuriftia medefi-


i Ma torniamo at paflb dell Apoftolo , e coh-
.

: eriamo cio, che fegue immediatamente do-


Paddotta teftimonianza . Avendo adunquc il

itodimoftrato , che cosl faccndo i Corintj ,


/ano a divedere , che non f! adunavano per
ebrarelacena del Signore , foggiugne , che
nildovea venire alia Chiefa per fatollarfi,
de fe qualcuno avea fame , potea mangiar^
HA propria cafa e non accoftarfl alia congre-
>

zione 3 per confonderc i fratclli poveri i che


n aveano modo di trattarfi con quella lautez-
.
Numquid domos non habetis ad .mandu
candum, & bibendum ? Aut Ecclefiam Dei
contejwnitii a & confunditis eos, qui non
204 D E C O S T V M I

3, habent ? Qul non fl fa menzione delle ag


pi private 3 ma folo dell autorita che ognur ,

avea di cibarfi, come fi fa prefentemente ancor


nella propria cafa. Per la qual cofa erra par
mente il Boemero ,
che torce qiicfte parole m
defime alleagapi , ch egli appella private. F
(a) v. 23.
nalmente pariando il Santo Apoftolo della cc
del Signore , aggiugne.,, Ego enim acce (<0

3, aDomino quod & tradidi vobis , quonis


35 Dominus Jefus in qua nocle tradebatur , a
,, cepit panem ,
& gratias agens fregit &c ,

53 xit , accipite , & manducate hoc eft co ,

35 pus metim, quod pro vobis tradetur , hoc 1

cite in meam commemorationem. Similit


3, & calicem, pollq^am coenavit ,dicens ,
\

,5 cali* novnm teftamentum efl in meo fangi


,, ne; hoc facite quotiefcumque bibitis in m
3? am commemorationem. Quotiefcumque eni
manducabitis panem hunc & calicem bib ,

tis mortem Domini annunciabitis? don


,

3, veniat. Itaque quicumque manducaverit p


3, nem hunc?vel biberit calicemDomini indigr
3, reus erk corporis , fanguinis Domin &
Probet autcm fe ipfum homo , fie de pa &
>,
illo edat ,
& de calice bibat Qui enim ma
.

3 > ducat , & b bit imiigne , judicium fibi ma


5, ducat , & bibit non dijudicans
, corpus D
mini... Itaque fratres mei dum conveni
3>
ad manducandumi inviceoi expeclate. Si qt
efurit, domi manducet ; ut non in judicit
35 conveniatis; cetera autem cum venero difp
3>
nam ,, Ognuno vede , che Apoitolo ragi
. I

na foltanto della iftituzione della Eucariftia,


della p^ eparazione? con cui deed uomo difpc 1

re pria di accoftarfi Per la qi


a riceverla .

cofa 3 quandodice : &ttm convcnitis ad mand


cct
PKIMITIVI CRISTIANI .
I>E*

205
<
tdum mentre vi congregate permangiare,
5

encle per manglare il pave , e ilvino tucuri-

j poich di queilo folo cibo avea egii par-


,

] 3. Dicendo egli poi 3 irwicem expettate , pare


. ? voglia fecondo ii natural fenfo deile paro-
>

dir quefto : qitando adunque *voi admiatc <vi

-premiere l^cuc^riflico nonfatc,come pri- cibo>

portar ognuno la fua ccna, e dicomin-


:, di
:r a mangiare a fuo talcnto , mentre gli p*~
waft avtte fame , mangiate in cafa , per-
;
9
)ccbe ncll adunanza dcvete afpettarvi I utu
Itro , e prender tutti infieme it corpo del Si-

we, e guftarne ilcalice. Non nego pero io,


e ne tempi de Santi Apoftoli , quantunqus
non (1 deducaj a mio parere ,dall addotta te-
>

nonianza , non nego dilfi , die ne tempi de


ntiApoftoli,e dopo ancora f !c agapi dopo la Eu-
riftia da Criftiani fl celebraflero . Anzi fono

rfuafiffimo, ch elleno fofTero in ufb , come


o di fopra diffufamente co patfi di Plinio ,

.gnazio , di Tertulliano , e d altri evidente-


?nte provato . pertornare a dircttori del* Ma
agapi ( che dicemmo effere ftati da principio
Apoftoli , i Vefcovi , e i Preti , e gli altri
:ri miniitri
) egli e manifefto , che dovendofi
tendere Paccennato paffb di San Luca delle
api famcbant cibum cum exultations &c.
>

i
Apoibli prefedeflero alle agapi ftefle , poi
e fi fa quivi commemorazione di loro >
e di-
fi
, che erano perfeveranti i fcdeli neila co-
unicazione della frazione del pane >
cche do-
diavere unanimamente orato nel
>

tempio a

adunavano in una cafa, celebravano la Eucari-


a, e prendcvanocibo . Anziche efTcndo fla-
icritto dal mededmo S. Luca nel capo quarto
Atti clie coloro i in felici
, , quali quei
lofi as e s * u M i

tempi pofTedevano de campi (a) , e delle caf


vendevanle , e ne portavano il prczzo a* Sar
Apoftoli ,e davafi quindiad ognuiio quanto er
gli di bifogno ; fa d uopo credere , che gli Ap
flolierano i primi regolatori delle cofe appart
nenti alia Chiefa , e delle funzbni , che in c
faceanfi 5 e in confegucnza ancora delie agap
delle quali ragionia.no . Anziche efifendo moi
crefciuto il numero de fedeli >
e non aven
potuto foddi^fare a tutti miniftri deftinati a
i fc

Uare alle diftribuzioni , tnlche i Giudei nati


Grecia, econvertiti alia religione Criftiana ,<

minciarono a lamentarfl , che le vedove Ic


crano poco confiderate ne! quotidiano rainif
ro ; gli Apoftoli ftefli , a* quali fpettava la <

rezionc , e il regolamento delle cofe , aven


confiderato, non efTer ella convenevol col
che per miniftrare eglino alle tavole , lafciafft
di predicare la paroladi Dio , determindrono

fcegliere alcuni uomlhi di buona edinazion


e ripieni di Spirito Santo , i quali aver
1 uffizio di miniilrare a* focerdoti offerenti il

grifizio ,impiegafTero ancora i. miniib


s

re aile tavole de* fedeli (&). I principal!


rettori pertanto , o regolatori che vogli
dire, delle menfe comuni erano gli Apoftoli
quali per attendere alia predicaziane eleflT<

per miniflri delle menfe mecjefime , e per


ancora delle agapi, i fette Diaconi . Ma che 1
5
zio fublime de Diaconi fia
piu I afliften
Sacerdote celebrante i divini mifterj , coda d
la tradizione perpetua e coitante cklla C
>

tolica Chiefa . Noi per altro non iftaremo qi


provarlo diffufamente , non appartenendo
I

noflro propofito una tal queftione . Baft. 1


i

rapportare una bfreve teftimonianza del Sa


>
PRlMItlVI CRISTIAN! . 1
07
artire lenazio quale nelia fua fincera Epi- , x
,
il
vr !! r -\ r* * U/Ci-.tfcff
la a i ralhani (^) : ,, ^onvicne ancora dizc y J71t

che i Piaconi , i quali fono miniftri de* mi-


fterj di Gtsu Crido , piacciano in tutte le rna-

FDR niere a Poich^ non fono miniftri del


tutti

mangiar 9 e df bere ma miniilri della Chie-


(a di Oio,, . Dal tredicefimo capo degl Atf*
.

I
>

ilolici abb amo eziandio , che nella novella

lik-adi A ltiochia erano allora de Profeti, c


: Dottori , de quali certamente alcuni avea-
la potetla facerdotale ,
>
e ancor vefcovile ,
entrc impofero le mani alPApoftolato a Paolo,
Barnkba Erano quefti Siinone 3 ch erachia-
.

ato il Nero 5 c Lucio Cirenefe 3 e Manaeno ,

Ochcfu allevaaoinfieme con Erode il Tetrar- (b)c.


v
i, e minilirando eglino alSignore, e dig -u*
mdo , difle ioro lo Spirlto Santo 3 feparatemi
aolo e Barnaba , e applicat;gli all opra v alla,
>

aale fono (laci dr, me dcftinati . II miniftrare a


io , non flgnifica altro , che il celebrare , e
ftribuire la fanta Eucariftia* Chefe a quefta
ccedcva agape , fembra credibile , ch eflfa
1

fle da Ioro medefimi


regohita Lo flcfso potia- .

o noi afserire di cio contiene nel ven- , che fl

:fimo capo degli flefTi Atti de Santi Apoftoli


:) Imperciocche fe mentre S. Paolo> trovan^Cc) vrf,
.

3il Troade , e facendo il giorno di Dome-


in

ca Padunanza per celebrare la frazione del pa-


2
, cioe la Eucariftia , uni con quefta le agapi,

ifognera dire^ che quededa lui fofsei-o rego-


te Sebbene delle agapi in quel luogo non mi
.

ardi trovare non folamence una efprcfsa ma >

e anche una tacita menzione .

Ma qui il Boemero fondato unicamentc


life vane fue
immaginazioai aduna un buon_j
umero di falfita , che noi brevemente defcri.
verc*
208 !>F. COSTUMI
veremo. Avendo prcmefsa la diftinzion*
egli
delle private e delle pubbliche agapi , fcendc a
>

n.
ra gin are nel paragrafo fefto (a) de dircttor:
xxif.
delle fteffe agapi, e otferva> che ficcome ap-
preflb i Giudei ogni padre di famiglia nella pro-
pria cafa era folito di celebrar tali cene , ed
ufarele confuetc preghiere , c di regolare nor

folamente la cena , ma il poflcenio altresi , cos


Gesu Crifto avendo celebrato il convito pafqua>
lecon aggiugnervi il poikenio adempi uffizic i

diPadre di famiglia c Hccomc quefta funziom


;

apprelTo i Giudei non era propria de Sacerdoti


cosi non pu6 dirfi , che allora il Redentore i

fofle portato da facerdote , ma da iemplice pu


dre di famiglia. Ma chi non vede quanto >
(i;

egli lontano dal vero 5 e quanto 1 abbia accieca-


to la paffione contro della cattolica Cbiefa , fin<

a non ravvifare la gran differenza , che paiTav


tra il portcenio de Giudei , e la iftituzione de.l
incruento facrifizio della EucarifUa ? E quand<

mai Giudei nel loro poilcenio ufarono leparo


i

le adoprate da Gesu Signor noftro , termirut


ch egli ebbc la cena ? Se dunque egli avend<

prefo il pane , e avcndolo fpezzato dilfc fi ;

gliate , e mangiate , quefto e il mio corpo ,


e pc
avendo prefo li calice , e avcndone dato a fuc
difcepoli , pronunzio le parole , prendctt ,

bevete 3
queflo del mio fonguc &t
e il calice
non fece cio , ch erano foliti di fare nelle cen
loro i Giudei ; forzae, che confefllamo non avc
egli allora ufato la ceretnonia civile del poltceni
Giudaico , ma avere iilituito un rito iacro
proprio della nuova iegge , da ufaril in meraori
di iui, il qual rito 6 (^ non folamente da noi
ma da Luterani ancora ? de quali e feguace i

Boemcro) riconofduto per un vero facraincn


to
DE* PRIMITIVJ CRISTI AN I. 2
Ma quantunque fieno cosi chiare , ed evi-
3 ti leparole del Redentore, e quantunque gli
I Pi Luterani tengano per dogma di religione ,
la ira un facramento della nuova
Eucariilia
( *e con tutto cio il Boemero, per altro Lute-
;

o , fpinto dall odio controla Cattolica Chie-


fi ?nza badare a cio , che fcriveva , pretefe di
C are a nna ceremonia civile , e fpettantc pu-
r icnte al padre di famiglfa la celebrazione del-
I; fantiffima Eucariftia .
Aggiunfe tuttavolta
[ etfco , che ne anco gli Apoftoii fecero da la

i jrdoti, allorche dopo 1 afcenfione del Signore


j ]ielo ufarono cena ; perciocch^
la eucariftica

E i
padre di famiglia,facendo in cafa fua le aga-
ufava \\fioftcenio , che confifteva nella fra-
z le del pane . Ma avendo noi di fupra dimo-
( to > chele agapi fa,tte nelle cafe private da*
[ ridifamiglia fono ideali ,
e inventate a.^
c riccbj eche gli argument! del Boemero ri-
c dalla gran
-ati mo Ititudine de fedeli for.o af-
i oinfufliftensi > non e neeeflario> che dinuo-
imprendiamo a ircpngnarlo. Ma conce-
( oancora 5 che le agapi dette da lui private
I

elebraifero, lo che non potra mai provare


5
<

patTi delia fanta Scrittura , o de Padri , co-


1
ieguira egli , che dopo quefte tali agapi la
i
wriftia fi celebraffe da* padri difawiglia , e
, o dal Vefcovo ? Ne giova ch egH
i i dal Prete

9 9
i orra a
poftcenj de Gittdei . Noi trattiamo del
i 3vo teifamento , e vogHamo checi fi adduca-
teftimonianze de Santi Evangelifti , e degli
loftoli, o de Santi antichi . Che fe egH non
.

j
5addume veruna 3 non concludera mai nul-
laddove noi avendo provato che qualora >

:
mentova lafrazione del pane nelle facre lette-
del nuovo
teilaaiento^ fi moilra, che a quelia
O fun-
2I D E* COSTUMI
funzione erano prefenti gli Apoftoli,fiamo(icui
di averlo abbaftanza convinto. Verra per altro
tempo opportune di moftrargli difufamente
evidenza nelle noftre Antichita Criftiane la ere

fia,in cui egli caduto, negando egli efser la Ei


cariftia un vero fagrifizio iftituito da Gesu Cri
ftoSigner noftro Sacerdote in eterno fecond
1ordinedi Melchifedecco. Tornando adunqu
5
a direttori delle agapi che nel primo fecolo >

giufta la teftimonianza di S. Luca , e nel fecon


do giufta il paifo di Santo Ignazio gia di fopr
,

defcritto furono gliApoftoli , i Vcfcovi , e


>

iSacerdoti; provero.che nel terzo fecolo anco


da Prelati EcclefiafHci, e da Preti altreslcom
dianzi furono le agapi regolate . Tertuliiano nc
C) c. tx. p, libro del velare le J/erginl (a)
dicendo , ci
1 7S. eradoveredel Vefcovo 1 arrecare refrigerio
ved
bifognofi , tra quali erano numerate
le

ve e aggiugnendo nel libro intitolato fdfol


>

getico che per refrigerio de bifognofi erar


3

j da fedeli(6) , e nel libro d


e agap i cc lebratc
Battefmo che iniegnando Gesu Cri fto 1 agap
annovera tra le opere della dilezione il dare l a<

qua agli afletati (c) , moftra , che a Vefcovi


a
(c)c. i x . p. affind
p arteneva 1 uffiziodi dirigere le agapi ,
foflfero to ti glifconcerti , che feguir ne pote
no dal cattivo regolamento . Ma ficcome co
5
andare de tempi nacquero molti fconcerti , e
n
agapi degenerarono in conviti non folamente
facri , ma eziandio difordinati per le ubbriache
2e : tanto erano lontani i Vefcovi allora c
la direzione , che piuttofto ,
cot
prenderne
vcdcmrao , gli riprovavano .
Quanto a convitati , non vi ha dubbi<

che alle agapi erano foltanto ammefTi coloro


comunione . P^
godevano la Ecclefiaftica
quali
cic
PRIMITIVI CRISTIANI . 211
i cche eflendo elleno una ceremonia , per cui
j :onfermava co fatti la dileziqne , e la cariti,
<
? ardeva ne* loro cuori> e la fcambievole co-
i nione , non poteano ammettere , fe non i fe-
<

i, che non erano efclufi dal conforzio , c


i la nione del cattolicifmo . Quindi e che
<;omu

I Paolo nella prima Epiftola a Corintj (a) fcri- (a)c.w.it.


, cheordina
loro di non fi mefqol^re con
quei
j telli i
quali effendo fornicatori , o avari ,
>

i icaduti nella idolatria , o maledici , o foliti


i
nbriacarfr, orapacf, doveano come tali eflere
vati della comunione ; e che vuale che non >

|
:ndano cibo con effi loro. E cio fia detto delle
;
ipifolitedi celebrarfi da primitivi crirtiani ,
i le
quali agapi empiamente tacchte da Giulia-
Apottata C^),^ d& altri nemici del CriftianeC- (*}?***
Edir rerav - -

(r ) tratta.no Fozio , c Teod oro Baliamone


.
:

leannotaziom loro ibpra rundecimo canone


Concilio Cangrenfe , Arrigo Valefio nelje ^A P uci
,
lotazioni fopra la ftpria Ecclcfiaftica di E.ufe-

l^Albalpineo nel primo lil?ro degji anti-


>(<i)

. riti capo diciottefimo , il La-


della Chiefa al
5 r
*da ne commentary fopra 1 aadotto paflb dell
)ologeticodi Tertu\liano ; e molti proteftanti,
:uni de
q^uali
fono numeratidall Avercampio
He note al capo trentefimo primo deir-Apolo-
cico di Tcrtul.li.ano medefima CO P
.
Mt.
an.174. n
Append.

O 2 CA-
>

CAPO .
m.

lia
pace ? c della concordia de
Primitivi Crijliani . I

tutti coloro,! qualifcambievolmei


c/ te,com e frate!li,fiamavano,inqu
fc^ /v, i

y e I* modo poteano non eflere tra loro un


e*$ri- ti,e
vivcre con rantapace,quanta mai fi puo g<

mifefali . dere in quefto baffo mondoHmperciocche colui


chc ama come fe fleflo il fuo profTimo , rigua
daficertamente di fargli alcuna di quelle cofe
che non vorrebbe , che foQero fatte a fe med
fimo Dalla carita dunque
. ch era il moti^ >

principale 3 per cui la


maggior parte de noil
non ofavano di offendere gli altri, nafceva
fomma pace? e la unjone degli animi , che
gentili medefimi ammiravano
ne Crifliani ,
poiche pieni erano d invidia 5 e di odio cont
de noftri , procuravano di trarla in male part
Laonde Gecilio uomo gentile appreffo
Minuc
Felice (^) , confefla, che fomma era la conft
^ ne ^ e noilri , e la reciproca loro dilezion
ma pretende , ch ella debba effere tolta , fer

riflettere quanti , vantaggi e quali ridondi


per pace , e la unione de cuori eziandio n
la

la civile repubblica . San Giuftino Martire, c


vide verfo anno cento cinquanta di Gesu C
1

fto, nella fuaprima Apologia ragionando co


confueta fincerita fua , e candidezza del i >

ravvedimento, coi fcrive C^) Dopo , che :


>
i

)n.xiv.p. )5 credemmo, procurammo di feguitare il f<

3, ingenito Dio per lo figliuolo di lui Gesu


C
,, fio Salvator noilrp ; e laddove prima .

99 coi
DE PRIMITIVI CRISTIANI .
215
combattevamo contro odio , gli altri coll e_>

cogli ammazzamenti . . . ora , dopo ch egli ,-

la voluto apparirc , conviviamo infieme ,

^reghiamo pe nollri nemici , e ci (hidiamo


ii trarre alia vera religionc i noftri perfecuto*

ci 35 Non
differifcono punto da quefti i fen-
icnti di Eufebio Vefcovo di Cefarea fcrittore
lire del quarto fecolo del Criih anefimo . Egli
primo della fua Evangelica preparazio-
libro

(a) Concorre , dice , a truppc la molti-


:
3,

tudine , e udendo la parola di Dio , impara


non folamente a raffrenare le paflloni, dalle
quali le eattive aperazioni provengono , ma
s
uncor de penfieri 5 che racchiudonfi nell in-
timo delle noflre menti. . . Laondc non vi
ha tra gli uomini veruna si fiera 5 e si barba-
ra nazione 5
in cui non fi trovino de Criflia-
ni, che diretti dalle regole , e da comandan-
ti della divina dottfina , fi Itudino di foffrire

con animo grande le ingiurie fatte loro da


nemici > fenza penfare di vendicarfene ; e fl

sforzino di tenere a freno lo fdegno , e ogni


impeto furiofo di qualunque cupidigia , e
paflione . Anziche fono eglino si pietofi , che
co bifognofi , e co poveri hanno le facolta y
e le fuftanze lorocomuni 3 abbracciano qua
lunque perfona con ifpeciale compitezza , e
riconofcono, come loro congiunto, e come
fratellocolui , ch e volgarmeute fenuto per
foreftiefe .
Veggafl eia, che della pace 3 e
lla unione de fedeii prefcrive S.-Cipriano nel
eccellente libro intitolato della nnita delle
>iffe (i). Or da quefte teftiraonianze de Pa-
1 3 e degli Scrittori dalla iloria Ecclefiaftica
identemente raccogliefi , quanto premeffe a*
tftri
maggiori il dimoftrare di cifere veri fe*
O 3 gua-
214 BE * >
S T U M I

guaci di Gesii Crilto , e diligenti efecutori d


cio , ch ei lafcio loro come per teftamento ,

fegnale del Cridfanefimo nella ultima fua cena


dicendo , lafcio la pace vi do la mia face
<vi

cost tutti conofcerannO) che fiete miei


difcepoli
(Y)c. xtTf. ft amerete fcambicvolmente {a} . Offer vavz
<ui

n no ancora
e cos * facendo, gli avvert

.
mentl
?^
Santo ^
Apoftolo Paolo il
quale fcr >

xv.v.17. vendo a Romani (6), gli eforto a f^guitare ci(


che promovea la pace , c cagionava edificazior
ne p ro fli m i ^ ficche quanto poteano , e quant
) c.xiv.v*

loro (c) (I appartenea , manteneflero con tutt


(c)c.xii. y. mortal! la concordia e la unione : e iftruend >

18. gli Ebrei gli avverti di


>
mantenere la pace cc
tutti , e la fantita de* codumi , fenza la qua!

niuno potra vedere il Signore (i) Quindi t


che fe talvolta nafceano delle difTeniloni , dal .

quail poteano provenire de ditturbi ,


e aej
fconcerti ritrovavanfi tofto dalle perfone pi
,
1

e amantidella tranquillita , e della concordi


le quali procuravano di reftituire la calmaa^
animi contocliere i
difpareri . Laonde non 1

lamente S. Clemente Romano , fubito , che


cefso perfecuzione diDomiziano, fcritfe
la

Corintj , che (1 riuniffero , e rendelfero la {

ce alia Chiefa loro, come dalla prima Epi&


di lui e manifefto;ma S.Ireneo ancora avendo i

tefo , che i Vefcovi dell Afia di(Tentivano


da
Vittore Pontefice Malfimo , iludiofli di ricon
^ are ^ animi loro alquanto efafperati (e). C

p. zfUit!
& riufciva loro di vedere reftituiu a fedeli
Cantabr. pace , godevano olcre modo e ne rendtv; >

confapevoli gli altri 9 come fece San Dioni


Vefcovo di Alexandria , il quale fcrifle a S. S
fano Papa ,, Sappiate> o fratello $ che tutte
:

t, oriental! Chiefs , e molte altre ancora >


DE* PRIMITIVI CRISTIANI. 21 5
juali eranoprima divife , fono tornate alia
inita ; Vefcovi nodrifcono i mc-
e che tutti i

,
leflmi fcntimenti e fono ripieni d incredi-
,

(
)il gioja , per veder eglino renduta al Catto-

icifmo fuor di ogni loro afpettazione la pa-


(a)Eufeb. I.

, ce(<0
. None
pertanto da maravigliarfi >

i )er la follecitudine e Pattenzione che ufa 3**


>
>

i 10 per iltabilire , o rendere la pace a fedeliy

t ta fofle la unione e la tranquillita , che


j
levano , quanta offerva ne primitivi fedeli
< ^orinto Clemente : , E chi mai avendo con-
, verfato con voi, o Corintj , non approvo la
, voftra plena e (labile fede, e non ammir6 la
>

, modefta? e mite pieta voflra in Gesu Crifto,e


. ion predico la magnificenza, con cui eravate
foliti di ricevere i foreftieri , e non giudico
beata la voftra perfetta , e certa cognizione ?
Opera vate voi tucto ciOjch eravi i/npoilo fen.
za accettazione di perfone,e camminavate ncL
la legge del vero Dio, effendo foggetti a* vo-
ftri iupcriori, e dando il dovuto onorc a
piu
anziani> ed efortando
giovani a penfare one- i

ftamente , e avvifando finalmente le donne ,


che con modeftia , e cafta coicienza e fen- >

za colpa faceflero tutte le cofe , che loro ap-


parrenevano , e
amaflero* coftuituitc nella
regola della obbedienza , convenientemente
iloro rrariti , e amminiftraffero o \i affari do-
-^

meftici con quella moderazionc , e faviezza >

che lo ftato loro richiedeva . Eravate tutti di


un cuore umile , fcnza mai infuperbirvi , ef-
fendo piuttofto foggetti 3 che amanti di fog-
gettarvi gli altri , e dando piuttofto , che ri-
cevendo , contend del divin viatico >
e at
tend alia parola del Signore . Eravate dilata-
tineile vifcere di lui,e la pafllone di lui fteflb

3,
21 6 DE -CO STUMI
,j pareva che vi fofTe d avanti agli occhi. In ta
1

guifa difpofti, godevate


un alta, e preclara pa-
3, ce,e avevate un infaziabile deriderio di bene-
9, ficare i voftri proffimi , e piena era la effufio.
ne dello SpiritoSanto fopra tutti.Ripieni frat
tanto di fanta volonta , con animo e buono ,

j, e allegro flendevate con pia fiducia le voftrc


3, mani all onnipotente Dio , fupplicandolo
che vi perdonafle , fe avevate mai commeflb
^ fenza avvedervene , qualche peccato . Era
vate di giorno ,
e di notte folleciti tutti per
,.

.3
Eravate finceri , e femplici
noftri fratelli .. .

5,
e vi dimenticavate .facilmente delle ingiurie

,$ Laonde avevate in abbominioogni forta di li

3,
te 5 e divifione .
Piangevate i delitti de no
ilri proflimi 5 riputavate voflri i loro difetti
3)
ne vi pentivate mai di akuna retta operazio
3, ne ; ma era vate pronti ad ogni opera btiona
,, Ornati adunque di una venerabile , e vir
3, tuofa converfazione tutte le cofe operavat ,

3, col timor del Signore , ficche parea che >


I

fante leeei
JJ di lui foHTero fcolpite ne voftri cuo
t \ O 1t - p
n.i.dcii.
^ r Segno di quefta pace , e della fcam
4^ ^ ^

\ p * *

ji apilt.Ko-
*i.Pont.EJ.
-n% bievoledilezione de fedeli era anticamente
.

bacio, che davano , enceveano nelle adunan


.
HI
Gouftantii . ze , la qual cofa eflendo data da noi diligent
mente notata in altro luogo , non necefTario
che diffufaoiente la trattiamo di nuovo (b
lS * Ma afftnche i lettori pienamente conofcano
]I *
onde nafcefle quella cotanto maravigliofa pace
che noi brevemente numeriamo g
fa d uopo ,

amorfraterno , di rifpetto , e di m
1

j
ne quali continuamente fl efcrcit
non vano , e da quali proveniva un si gran bene
"che
4

wleano,cbe
-he n. Tra gli avvertimenti , c i precetti dati c

*
Gesunoftro Redentore a fuoi feguaci , il p
lortt .
CRISTIAK1 J

>

icrale , e che in fe tutti i doveri dell uomo


-fo profTimo fuo comprende , e quellodi
il

i
i fare agli altri cio che non vorremmo >
.;

f efatto anoi medefimi; Or quefto comanda-


i nto con tanta efattezza fu oflervato da noftri
i sgiori , ehe recavano fino agli ftefli nemici
mirazione . Per la qual cofa alcuni gentili
; >ttarono quetfa gran ma(Tima,poiche vedeano,
, 2dal pratiearla dipendea lo ftabilimento della
i ana focieta. Onde AleflandroSeveroImpera-
( -e >
avendo udito , e per efperienza compre-
1 ,
eh ella era infegnata da fe- (a) ,
ed oflfervata
avea in
.i, e che da lei molti vantaggi ritratto
voile eh ella fofTe P 4

i >iftianefimo , pubblicata
an>l57i
rtuttoPimpero(^). ^

III.Dalla carita verfo ilproffimo feguiva la


icevolezza , e la manfuetudine ; laonde come ?*"*?

afingolare 1 amore , che portavano agli altri n


rimitivi Crifliani fingolare , eziandio era la j; ne
infuetudine, con cui trattavano non folamente miC
oro fratelli , c compagni 3 ma eziandio gli nsn jo^-
loro fanta religione . Imita- *****
veT
(fi nemici della
-

f *~
mo pertanto effi , cosi faccndo , Gesu Crifto ^?
cdentor noitro,il quale parlando co fuoi difce- e &andl9
lijdiffe loro,che impara(Tero da luidi effere mi- v erfo i nc-
, e umilri di cuore (6) . E che eglino aveflero mid
upre d avanti Salvator noftro, e loro
agli occhi il
f *
ocuralTero di feguitare gli efempli, ch ei fi^
mpiacque di dare ai mortali , non vi ha chi
gare lo ne Hbri de no- $) Matth.c
poffa 9 trovandofi
3
i
maggiori , che a cio fare efortavano i loro
atelli, e veggendo che quefti puntualmentc (c) n. >

ro obbedivano.S. Clemente Romano nella cc- p-^- 1


cr
bre lettera a Corintj fovente danoi cit3ta(c),
si ??? ^, nrr * ^. T-i , i I

Rammentiamoci , dice , delle parole del no-


ftro Signore Gesu che diflfe allora
>

, quando
^* in-
2i 8 DE
j
COSTUMI
95 infegno ( a difcepoli ) la manfuetudine ,].
Atenagora nella fua legazione pe* Criflfani
difendendo la caufa de fuoi fratclli cioe de,

cattolici :
noi, </?re,meniamo una vita mode-
rata , e plena di utnanit^ ^ e piacevolezza <

(a) tt. XT* e* Quindi 6 , die ftendiamo quefta virtu fine


37 ad amare ancora i noftri nettiici- (*},. An.
zich&Tertulliano Scr ttore alquanto meno anti-
co di Atenagora ragionandodcila maniuetudinc
de*noltri nell Apologetico j II Criftiano> due
non R anteponefuperbamente al povcfo. *dnz . .

(b)c.xtvu , ,. x
e condannato,
N ^
Coitjvandc
. >|
i

1|4 7. segh ringrazia (b}>

cglino pertanto con tutte le altre virtu quefh


maniera piacevolc , e manfueta nel trattare co
profTimi ^ crebbero in tal guifa , e s^ gran forzc
acquiftarono 5 che fuperati i nemict della lore
fede , i qtiali minacciavano di diftruggerli , (

di levarli affatto dal mondo , introdufiero ,


(

(c) lib. 111. propagarono da per tutto i! Criflianefimo . Pei


contra Celf, la qual cofa fu da Ongene offervato (O , ch
.vui.Ti. ?, iCriftianiper aver obbedito a quella benigna
3, e manfueta legge ch era data loro inlegnata >

, di non vendicarfi de nemici ; hanno ottenu-

5, tola grazia di Dio , il quale ha fempre com


39 battuto per effi> e ne* tempi opportuni ha raf
3j
frenato coloro , che contro gli flefTi fedeli
1

,)
follevarono ^ e fludiaronfi di torre loro la vi

5, ta * Poiche non pcrmife egli mai 5 che


. . fof

se eftinta la gcnte loro anzi voile , ch >


ell.

3, fuffiftefle , e rir-mpiefle tutta la terra colla fa

j, lutevole, e piifTjmadottrina dlGesu Criflo,?

Accfefciutaadunque colla manfuetudine la fan

ta Chiefa , (lette coftante nella oflervanza dell;

legge , e nella pratica delle virtu , e per la pa


ce grandifllmi vantaggi arrtcoanche alia civil
repubblica . Onde Teofilo Antiocheno fcriven
DB* PR1MITIVI CRISTIANI 2 ;

aver parlato della -*


( ad Autolico(<0 ?
dopo di
^
e piacevolefcza de* Criftiani della eta
\ tanita >

hiXV V,
j
: Guardi il Signore, dice , che venga in
, mente a* nottri di fare qualcofa di male t
,
mentre da efTi oflervafi la temperanza , e la
continenza. . . e fi abborrifce la ingiuftizia, fi

,
leva il
peccato >
f\ efercita la giuftizia >
fi cu-
ftodifce la legge , e fi ferve a Dio da loroce-
lebrato . Apprcfib loro dcmina la verita ,
ferve di prefi-
protegge la graz a , la pace
dio , conduce allafelicita vera il verbo , in-

la dirige la vita e regna Pal-


fegna fapienza >
>

,
tiffimo Dio .

IV. Chefe erano eglino tos\ umani , e man- tfon

:ti . come poteano mai odiare alcuno, o la- vano gll al


;ri
u fi trafportar dallainvidia ? EOTendo pertan-
piacevoli , bifogna , che lontani foflero dall
io , e dal rattriflarfi per Taltrui bene. Sart

uftino Martire nel fuo Dialogo conTrifone (i) (b) n.


)ftrando che i Giudei doveano procurare di
>

/arfi , e di liberarfi dallaira, dall avarizia ,

lla invidia , e dall odio , da chiaramcnte a di*

.dere , che i noilri non erano infetti di tali vi-


. Anzich6 fe talmente erano difpo^i 5 che an-
>ra
difpregiati , battuti , tratti al fupplizio

egavano per la falvezza de loro perfecutori >

)n e credibile , che fi lafciaffero dominare da.1-

e invidiaflero le fortune degli


paflione , altri>

procuraffero di ofcurare le loro glorie . Noi,


dice S. Giuftino coftantemente fopportia- (O
mo tutto
, che gliuomini, e cio
demon] i
]

vanno contro di noi tredefimi macchinando ;


onde ancora tra le cofe orrende , cioe tta*
fupplizj , e la morte ifteffa , preghiamo , che
fi ufi mifericordia a que tali , che s) mala-
mente ci trattano 5 c non vogliamo , che ad
o al-
E O S T U M I

.,
I>

,5 alcuno fla renduto male per male . . . (4)


x Tut
... r _ . .

55 to !l danno* die lofrmmo 5 mentre iiamo da


p.i3S>.

;, noftri eongiunti privati della vita 5 ftato :

5 noi predetco da Gesu Crifto. . * Onde e pe


5, voi , e per tutti gli altri uomini , che ci han
s, no in abbominio , e odianei a morte , no
3, preghiamo , affinche pentendovi * . . iion be

,, ftemmiate piu il Redentore ; ma crediate i

,, confeguiate la faiute , e non flate con


lui ,

,, dannati
a penare neireterno fuoco,, . E
pe
verita efiendo i fedeli lontani da qualunquedefi
derio di farfi nome,c di acquiflar gloria in queft
(b)Tert. monc j
n^^ poiche fapevanodi effere foreftier
Apcl. csp. 11 f i i

e in terra , e di dover trovar tra gl


xxxviiup. Pellegrini
n^. eilranei , quali erano i mondani, de capitali ne
mici , collocavano ogni loro fperanza , grazi;
5

(c) IMd. c. e dignita nella mani del Re de Cieli (f) nc >

. i. fl curavano nulla delle vanita , onde non le df

flderando j ehe la
5 invid non permettevano
s
impadronifie de loro animi i Non meno erar
alieni dall odio Criftiani * mentre egli e man i

fefto, che anzi che odiarli , amavano iloro pci


iecutori , e nemici. Vegganfl Clemente Ale
p 73- fandrino nel libro ottavo de fuoi Stromi :
(<)

Tertulliano nell Apologetico (0 3 quale die


il
(c)c.xxxvii.
^ e ci viene ordinato di amare i nemici , c
114.
j>.
3>

mai polliamo noi odiare 35 ? A Tertulliar


acconfente Minueio Felice , che cosi fcrive r
fuo Dialogo intitolato Ottavio (/) Noi ci ami
X
iSi. K!I^! 99
mo fcambievolmente ( lo che a voi difpiace

Gantabrigi 3>
perche non fappiamo odiare niuno : onde
chiamiamo fratelli ( della qual cofa voi av
3, te invidia , o gentili ) come partecipi de
fteffa fede, ed eredi della medeflma fperan:
3 , Ma voi non vi amate Tun Taltro , e (iete
,5 cerati dal vicendevole odio , n^ vi rieonofc
PR1MIT1VI CRISTIANI
DE* 221
te per fratelli , fe non che allora, quando
volete fufcitare qualche fedizione . Non ,>

cendo poi odio che dall eflerci


1 tolto il no-
I ,

odal vederci perfeguitati , maltratrati ,


>,

orivati di qualche bene , che crediamo ci


; in qual guifa poteano eflere da_>
dovuto
sftovizio trafportati i noftri antichi, a quali
I
nigiianti terreni
beni nulla affatto premeva,
i Minucio Felice nel medefimo Dialoeo ( a}
>

: . ,

... j 9 /i (a)pjtfc f
,

noi.<fjre,fiamo chiamati poven da no (In


Che
nemici,non-e infamia noftra^ma gloria. Poiche
^m
come animo fi rilafcia col luflb , cosi ancora
1

colla frugalita fi raflbda . Ma come pup eflere

poverocolui >
che non ha di bifogno ? Che
ion defidera gli altrui beni ? Ch e ricco ap-
prefso Dio
Anzi quegli e povero , il quale
?

avendo molto , defidera di avere di piu .


Diro finaimente cio che io fento niuno e >
:

si
povero, come
, quando nacque * lo era ei

Gli uccelletti vivono fenza patrimonio , e_^


giornalmente fono pafciute le pecore , e pu
re queflefono nate per noi , e le pofsediamo,
febbene non le defideriamo . Adunque ficcor
me chi viaggia tanto c piu felice , quanto e
piu leggiero , cosl e piu beato in quefto viag-
giar del vivere,chi fi folleva colla poverta, e
non fofpira fotto il pefo delle ricchezze . Che
fe noi credeflimo utili le facolta f le chiede-

remmo certamente a D^io. E per vero dire ,


efsendo fuo il tutto ,ei ce ne darebbe alquan-
to . Ma noi vogiiamo piuttollo fpregiare > che
pofseder le ricchezze . Noi defideriamo piu.
la innocenza , e dimandiamo la
pazienza con
impegno maggiore. Branmmo pertanto inag-
giormente di efscre buoni che prodighi .
,

Che fe proviamo i mali del corpo 3 e foppor-


tia-
D E T
c o s M i

5, tiamo ; ci6 da noi non e conflderato com


3, pena , ma come milizia . Si rinvigorifce
3, fortezza nella infermita , e la caUmita fc

3>
vente della virtu la difciplina. Finalraente .

forze dell anima , e del corpo fenza, 1 eferc


zio >
e lafatica intorpidifcono . Laonde tut
a? i voftri eroi , e forti uomjni , che folete prc

porre per efemplari ,furonoinfigni per le k


a, ro difgrazie . Non fl pu6 dire , che fian
5, noi neglettf da Dio,och egli non qi poflfa fo<

eorrere effendo egU ifpettore , ch efamii


; 1

>,
nelle cofe avverfe ognuno, e pefa co pericc
il valore de fuoi fervi,e cerca fino all*ultiir
5,
3 >
la volonra dell uomo , ficuro, che non j

potra mai perire alcuna cofa . Per lo cl

>,
come T oro col fuoco >
cosi fiamo n<

co pericoli efperimentati Qu^al piacevo .

fpettacolo a Dio , quando il Criftiano inc


3, minciacon fuo dolore ilcpmbattiniento e >

prepara contro le minaccie , e i fupplizj 5 <

tormenti ? Quancto deride lo ftrepito della.


3, morte e orror del carnefice ? Ouando
,
1 i

5 >
nalza fua liberta contro de regime de* pri
la

cipi ? Quando cede al folo Dio> di cui egli <

5, Quando trion fan te , e vincitore infulta ac


lui , cite 1 ha fentenzfato ? Poiche vince (
(OP* 20 ? ottienecio) che pretende . . Noi (4) n
5,
c. xxxviii,
3j cj vantiamo di effere ftpienti coll abito, <

3 >
me faceano i filofofi , ma colla mente ; n

,>
diciamo gran cofe male facdamo viven >

bene . . . Per qual cagione vi fembriamo i

,> grati? Di che viavremo invidia,


fela ver
Xon muo~ ,>
della divinita a tempi noftri fi e maggi(
veano lite ^
yy mente conofciuta >

r
i/f V. Che fe qualcuno toglieva loro la rot
ceaaclaan- ..

no .
c ^ e ^poflfedevano , tanto crano eglmo piet
DE* PRIMITIVI CRIST1ANI.
22J
e ne anco lo chiutnavano in giudizio , per
n recargli danno , edifonore* Quindi e che
GiulUno Martire ntlla fna prima Apologia
fiamo , dice * pazienti , e prcparati
(<O
a(a)n.xvu^;
icrvire a tutti ,
e affatto lontani dalla ira , S3* &<{

Percioccbe cos! egli ( cioe Gesu Crifto SaU


vator noftro ) prefcrive : fe qualcuno ti per*
cuote la mafcella voltagli Valtra , e non int- >

pedifci quello,
cbe ti toglie la tunica , oil

veftiwento . Chi fl adirera ,


fira condannato
dfuocoi e coloro , cbe vorranw tirarti /o
forza a fcrvhti per tnr miglio di flrada ,

fitno da te feguitati
per due. Xifplendano
le vvftre operazioni appreffo gli uomini ,
acciocche veggendole eglina ammirino il

voftro padre , cb e n Poiche noa_> deli .

conviene , qhe noi ripugniamo , ne vuole il


Signore,che noi fiamo imitatori de malvagj,
ma ci eforta che colla pazienza 3 e colla pia-
>

cevolezza procuriamo di ritirar tutti dall^


cofe , che difonorano , e da cattivi defiderj,
La qual cofa potiarno noi dimoftrare efler av-
venuta a molt del voftro partito 5 ogentiH , i

che da violent! , e tiranni , ch


eglino erano,
mutaronfi totalmente , o vinti per la coftan-*
za de fedeli ovvero per aver oflervato la
>

maravigliofa loro pazienza nel fopportare le


ingiurie,,.Accenna egli una dellc ragioni,che
jovea i Crifliani a cosi operare 5 nell undecimo
mero della flelfa Apologia , dicendo : (} , .

Ma perche non abbiamo noi collocata la noftra


J

fperanza nelle cofe prefenti,pococontofaccia


mo de noftri perfecutori , che ci tolgon la
vita .,. Non altrimenti parla Atenagora nel- , .
fl
5
fua legazione pe Criftiani (c) : ,, Non riguar- ^.
da il noilro danaro la ingiuria r che ci fanno
3, i no-
224 k E CQSTUMI
33 i noftri nemici , dice egli , ne fpetta alia pe
93 na ignominia , che procurano di apportar
la

3, ci ne ad altra cofa maggiore i danni 5 che c


>

33 vanno giornalmente cagionando ( poiche no


3, difpregiamo tali cofe,febbene fembrano a ma
33 ti degne di (lima , mentre abbiamo ioiparat<

y, non folamcntedi nonripercuoterechi ci bat

3? te , e di non chiamare in giudizio chi rapifc


5, la noftra roba , ma ancora di voltarla guar
3, cia finiftra a chi ci ha percofla la deftra , e (
3? dare la tunica a chi ci ha tolto il
pallio ) ra

a, tutta la mira loro e di privarci della vita ,

)> di nultrattare i noftti corpi , dopo che nc

5,abbiamo buttato il noftro danaro . E n


(0 y 306, nume ro undecimo (a) : ,, Trovarete , dice, aj
prefso di noi degli uomini rozzi, e di quelli
che col lavoro delle loro mani acqufftanfi
,,3

,3 vitto 5 e delle vecchiarelle ancora , le qus

quantunque colle parole non pofsawo moftr


,3 re la utilita
, che ricevefidalla noftra dottr
.3, na moftrano tuttavolta co* fatti . Per
3 la

3, qual cofa non fl valgono de* difcorfi , ma dc


le buone
operazioni . Sicche non ripercuot
no chi le batte 3 n6 muovono lite a chi por
via loro le fucolta 3 che pofseggono , dam
5, a chi lorodimanda , e amano come loro Ik
fe
proflfimo . il Una delle cagioni , cl

muovea i Crifliani a cosi fareera quella 3 c ,

accenna Clemente Alefsandrino nel fettimo


bro degii Stromi (&) . Or egli in quefta gu
idragiona. Direiche colui il quale avendo i

33 cevuto quaiche ingiuria va a contendere


3, giudizio apprefso gl ingiufti contro il fuos
a, verfario , fembra , che voglia rendere
,5 contracambio ,
e rifare la ingiuria ,
lo ch<

3, lo flefsp 3 che fare una ingiuria nuova al pr


ili
PE PRIMITIVI CR1STIANI . 22
tfmo , . Cio poi che dice
vo-
Apoltolo, 1 di
ler che fi ricorra al giudizio de Sunti
egli ,

da quelli , che vogliono fi faccia loro giuili-


zia , indica coloro, quali prcgano , che il i

renda il contraccambio a chi fece loro ingiu-


?
ria , e moura che quelli fie no miglrori de pri-
mi ma non ancora pienamente obbedienti ;
>

poiche T uomo pienamente obbediente (I di*


mentica perfettamente , iecondo gl infegna-
menti delSigjiore , della ingiuria, e prega
pe fuoi nemici .
Qi^indi ancora fi vede ,
?
quantunque ne tempi de Santi Apoftoli
iltifTimi erano i fedeli ,
quali eflfendo aman- i

iella virtu, ed efercitandoO in eflTa per


acqui-
r la cri (liana perfczione 5 erano di fomma edi-

izione a ioro proflimi , con tutto cio trova-


n fi eziandio alcuni ua po delicati ,
e rifen-
i che avendo ricevuto qualche torto , ofa-
,

nodiricorrere a tribunali de gentili , per-


ifoflfeloro fatta giuftizia (4) . Nello lleflbCO S,,1 aul.

:olo, in cui fiorirono Git.Hino 3 e Atcnagora jl.Cor.c.vi,


Vtl - fecl
Te ancora Mefitone Sardenie uomo di fingola-
pieta, e dottrina .
Qu^efH avendo iaputo , ch*
mo ihti a nome dell Imperadore Marco An-.
,io
pubblicati per 1 Afia certi decreti , che.
andiffimo pregiudizio recavaho al Grittianefi-
10 ,
e avendo oifervato , che i no(\n nemici >

evalendof] della occafionefaccheg^iavana


OO
,
f
cafe de fedeli ,
e colle fulhnze degli inno-^
nti fi
arrichivand, fcrifife unadotta, e grave
ologia indirizzata ailo ikflTo Principe , e fince-
rnente efpofe cio , clie giornalmente faceaH
ntro de npftri in quell a vafta Provincia.Frego.
inoltrej ohe foITe efaminata la noilra caufa,e
;li

iando aveffe conofciuto a avidenza 1 Impera-


>re
, che erano lontani da ogni colpa i no^ri ,
Tofn.il/. P non
126 .1) E* C ri S T U M I

non caftigaflfe gia nemici , ne rendefTe loroil


i

contraccambio , ma proibifie ptaramente , che


fudditi cosl fedeli non foflfero in avvcnire mal-
trattati , e da gentili come da tanti afiafTini con
Apwd p u b5lj co latrocinio fpogliati de loro beni (a),
(a)
*

p Tertulliano nel Libro delta Corona del fold ate


i. il. c. xxv
!

UJ
L>
V
ii
da chiaramente a divedere, che ne tempi
"-*- "

lam-, iuoi era altamente impreffa negli animi de no-


ftri la fentenza , che da moltifilmi era ancorpra-
:ap xr *
T") L O7 * ticata, di nonlitisare. Laonde nel libro , ch e
fcrifle a Scapula, cosi parla: 3, (c) Noi ne pa-
ventiamo , ne temiamo cio,che fiamo folit

5, di foffrire dagl ignorant! , mentre fiamo ve


nuti a una tal fetta con qucfta comiizione , d
efporre le noftre anime al combattimento
35 defiderando di ottenere le cofe promeiTe da
Signore a fuoi fervi ,
e temendo i
fupplizj
3? che fono da lui minacciati a chiunque oper;
3, malamente. Finalmentc noi combattiamo coi
ogni voftra crudelta, anche prcfentando no
5, medefimi a voftri tribunal! , e godiamopiut
3, tofto quando fiamo condannati , che quand

35 fiamo aflfbluti . Inviamo pertanto a voique


3) perche noi temiamo di patire
i\o libretto,iion

3>
ma perche preme , che non folamente
ci

3? noftri amici , ma i nemici ancora , quali vc

3, fiete , non fieno puniti . Poiche comanda <

3, Criftiani Iddio di amare i nemici , e di prega

3, re pe loro perfecutori, acciocche quefh fi


5, una perfczione non comune , ma di noi foil
3, Imperciocche egli e di tutti il voler ben
,3 agli amici ^ ma amare i nemici e propri
i

3, de foli cr.ftiani .
Somiglianci a quefti Ton
i feritimenti efpreffi da lui nell Apologetico
e ne* Libri indirizzati alle nazioni , onde pe
brevica fi tralafciano. Si vede pertanto, ch
si fai
PE* PRIMITIVI CRISTIANI. 22 J
fattamente abborrivano i noilri maggit ri

trarre in giudizio chi apportava loro del


nno 5 che piuttoflo lo amavano , e procurava-
di ufargli mifericordia . Per la qual cofa. dc-
ivendo egli nel primo libro diretto alle na-
5
)ni le note diftintive de Criftiani de fuoi tem-

(d) : quale infegna noi abbiamo , dice , (a) c.iv.p.


fe no la prima fapienza , per cui non adoria- 43*
mo ie frivole opere delle mani degli uomini ?
che 1 aftinenza , per cui ci riguardiamo di

togliere Taitrui roba ? la pudicizia, che pro-

curiamo non contaminare ne pure cooli


di

fguardi ? la mifericordia , per cui ci piegbn-


mo a follevare colle facolta noftre chiunque
ne ha di meftiere ? la verita , per cui vi of-

fendiarno ? bertk, con cui fappiamo mori-


la 1

re ? Chi vuol intendere quali (leno Cri (Ha i

ni , fervafi
di quefti indizj . Adunque fe voi
dite , che noi fiamo peffimi >
e contaminatif-
fimi di avarizia, di Juffuria, e di malizia ;

non negheremo di averne alcuni> che tali fie- .

no. Bafta cio pure per teftimonio del no-


me Criftiano, fe non flam tali tutti ; e non fla-
mo ne anche molti , Egii e necelTario che in ,

un corpo , per quanto tu vuoi , intiero 3 e_*


puro , f\ vegga qualche neo la maggior

parte efiendo buona , fervefi per teftimonian-


zadella fua bonta eziandio del picciol male....
Voi ne voilri colloquj fe mai parlate contro ,

di noi , fiete foliti di dire , perche colui e un

ingsnnatore , fe i Criftiani fonoiinceri, e &.

after.gono dal far male ? Perche e egli fiero ,

fe CriHiani fono
i mifericordiofi ? In quella

guifa voi attellate 5 non efler tali i Criftiani >

mentre cercate , perche fieno cattivi alcuni


di quelli 5 che Crifliani fi appellano^. Ma
P z dal-
228 BE* C O S T If M I

dalla carita de fedeli verfo nemici loro , c dal- i

la rnifericordia , onde
proveniva, che ne anco
muoveflero lite a chi apportava loro del danno ,
pafllamo a trattare della diligenza, chc ufava-
no per dimcnticarfj delleingiurie , che aveano
ricevute.
DlUgenx.a Vl.Se riguardavanfi i primitivi fedeli non fola-
ufata da mente dal rendere male per male, e dal chiama-
re in giudizio chi avea loro recato del danno,ma
ancora cjal ricordar.fi delle ingiurie, ricevutejnon
.,
, ^i* 15 i

r- ^ ra certamente gran maraviglia , ch eglino vi-


veiTero con quella pace , con cui , come vedem-
nio di fopra yiveano . E per vero dire S. Cle
>

mente Romano volerido dar a divedere a Corin^


t\ , che per non fo qual motivo aveano mofft
una terribile fedizione contro de loro paftori
ed erano divifi in fazioni ; volendo , difli , dai
loro a divedere da
quale,e quantofingol^re virti
erano dicaduti , modro loro tra lc altre cofe
che non fi rammentavano prima delle ingiurie
00 Epa.n^t che per avventura aveano ricevute (^). Noi
p. io. altrimenti S. Giudino Martire nella fua prim
Apologia difendendo la caufa de Criiliani de fuo
1

tempi contro gentili lo.ro capitali perfecuto-


de"

ri , chiaramente attefta ch eglino da diflbluti


,

ch erano una volta, mentre erano dediti all;


idolatrica fuperftizione 5 divenuero finalmenti
cadi, e laddove prima dilettavanfl delle art

magiche ,
e procuravano di accumulare ric
chezze , e i loro nemici odiavano 5 aHora cono
fciuta la verita del vangelo , non folamente
pieta feguitavanp , e aveano pofte in comune 1

Joro fuilanze, ma talmente ancora dimentica


vanfi delle ingiurie , che fliceano loro gli emj;
jdolatri , che per efljofferivano continue prc
ghiere aI5ignore>
*-^ \
acciocche ravveduti ancl ^**

efli
PlUMITIVl CKIST1ANI .
22p
1 ,
poteffero avere la fperanza di dover una
Ita confeguire per fempre la eterna beatitu-
le Spettario pure a quefto propofuo le /-^ n
(d)
Atcnagora da noi pocanzi riferite, ed p. $i[
role di
identemente, a mio credere , dimoftrano,
c i Criftiani dopo la meta ancora del fecondo
olo feguitarono , quali furono a effere tali
anti da S. Giuftino defcritti . Verfo la fine an-
i
*a del fecondo , c del terzo fecolo non furono

quefti different!*
i fentimenti de feguaci di
?su Crifto . Quindi e che Tertulliano nel fuo

pologetico impugnando i gentili , che rion__j


ffavano di calunniarci, e di cofpirare adanni
innocenti fedeli cosi fcrive:
tf r r
Se_*
JJdi
>

t
() n VD)c.XXXVn
.

offeii >
ci 11 comanda non rendere a no o fir i
n
offenditori il contraccambio , afiinthe non
fiamo uguali nel fatto , chi poffiamo noi of-
fendere ? E di cio liate voi i giudici . Quantc
volte incrudelite voi contro de Criftiani, o
fecondando 1 odio, che avete conceputo con
tro di noi 5 o eiequendo le leggi de principi?
Quante volte , lafciando voi a parte 3 il volgo
nemico ci atfale co faffi , e cogl incendj >

fenza averne avuto 1 ordine da chi O iZ\J V ^*


governa ? !

Nelle (leffe furie de baccanali non fi perdonane


anco a morti Criftiani; anzi fi toglie loro il ri-
pofo della fepoltura , e P afilo , per cost dir ,
delli morte 3
e di altri e il
corpo barbaramcnte
livifo,fegato,e sbranatoOr qual male abbiamo
noi renduto per tante
ingiurie 3 e per !a mor-
tc ancora de noftri alia gente cosl male affet-
ta ? Non
baitava per avventura una notte con
poche fiaccole per vendicarci 3 fe foffe appref-
fo noi lecit a la vendetta ? Ma
guardi il Signet-
re , che vendichi col fuoco umano la divi-
fi

nita della religione; o che le difpiaccia di


pa-
P 3
230 1) E* C O S T U M I

,, tire cio, per cui ella fi pruova,,. Egli


inoltre certiflimo che ne principj eziandio d

quarto fecolo i fedeli erano diligentiffimi ef


cutori delle ordinazioni di Gesu noftro Rede
tore intorno alia dimenticanza delle ingiurii
Arnobio illuftre Scrittore , che verfo quei ter

picompofe la fua eccellente opera contro ge i

tili che andavano fpargendo, efTer eglino


>

Criftiani la cagione delle difavventure del R<

mano Impero , cosl fcrive nel primo libro (<*

anl/jSa. ,,, Non e difficile il dimoftrare, che le difgr

3>
zie non fono accrefciute per cagion della r
5, ligione, ma fonofenza fallo diminuite dop
che fi & intefo pel mondo il nome di Grift
35 Poiche avendo una si gran moltitudinequa
ta e quella de Criftiani apprefi gli amnas>

ftramenti di lui
, e imparate le leggi di n
rendere male per male 5 c di foffrire piutt
fto , che rifare
, di perdere
le ingiurie
il
pr
prio piuttofto che 1 imbrattare coll alt!
,

3, fanguele mani, e la cofcienza ; diamo a <

3, nofcere , di aver egli il mondo ingrato c(


3, feguito il benefizio di vedere mutata in p
3, cevolezza la fierezza , ejmpedite le mani )

3, michedal tignerfi del fangue dell animal


3, della medefima fpecie . E che ? fe tutti affa

3, coloro , che non per la figura del corpo ,


i

per intelligcnza fbno riconofciuti per


la \
3,
3, mini, afcoltalTero le pacifiche,e falutevoli
3j dinazioni di un si eccellente Legislatore;e r
3,
fi lafciafTero trafportare dal fafto, e dalla
, ma credetfero piuttofto a lui, che
a
perbia
3> proprie opinioni ; nonavrebbe forfe tuttc
3, univerfo prefi piu miti configlj , e con incc
3,
rotti patti non farebbe venuto in una falute^
o concordia,, ? Finalmente Eufebio Cefarien
c
PE PRIMITIVI CRISTIANI .
231
ie fiorl fotto
imperodi Coftantino,dimoftran. 1

) nel quarto capitolo della fua Evangelica Pre-

irazione (a) , chc


reano
Criftiani ragionevolmente
abbandonato la fuperftizione de 5 falfi
i

^%
,

imi e avcano abbracciata la verita del Van-


in
>lo
, quefh guifa va ragionando . Veggiamo
)i , che una gran moltitudine di uomini , e di
Dnneconcorre allaChiefa per apprcndere gl in-
gnamenti di Gesu Criflo , non folamente per
c
ffrenare la petulanza dclle paflioni , ina per
chivare eziandio la turpezza de penfieri , che
icchiudonfi nella mente 5 e avvezzarfi a foffrire
animo grande
>n
ingiurie, fenza ne anco le
vendicarfene . Dalle
mfare di quali cofe ognu-
)
puo agevolmente comprendere ,quanto fof^
ro diligenti noftri maggiori nel procurare di i

nderfi tali, quali volea, che foflero, Clemente


leflandrino nel fettimo Libro de fuoi Stromi
: Cioe cbe nonfiricordajjcro rnai delle p. 7s
V) ingiu- (b)
e che non fi
e riceviite
fdtgnaffero , ne acer-
>

mente trattaffero il loro proffimo . Che fe ta-


no rifpondefle mai , che i Crifliani de primi
mpi non poteano rifarfene, qualora erano mal-
attati colle ingiurie ; onde faceano, come fi
ol dire >
della neceflita virtu ; fappia egli 3 che
poiche fiamo ficuri che allora
ovafi in errore, >

iiandio grandifTimo era il iiumero de fedeli ,


.Iche >
fe volcano, agevolmente poteano ven-
carfene . Tertulliano per preoccupare una si
ivola , e inetta oppofizione
cosi fcrive nel ,

enteiimo fettimo fuo Apologetico Capo del


Os 53 Ci mancherebbe forse una gran molti-
tudinedi genre fe voleflimo noi eOTere nemi- >

,
ci non folamente occnlti , ma ancora potenti*
,
e ben addeftrati ? Noi fiairo recenti , e ve- . .

ro , ma con tutto cio abbiamo ripieni tutti i


P 4 luo-
&, 1> H C O S T U M I

5, iuoghi del voilro impero ,


le citta , le ifol

55 i caftelh ,
i
nuinicipj 5 i
campi di guerra ,

5, tribu >
ledecurie if palazzo 3 il fenato, il f

55 ro . A voi abbiamo lafciato folamente i ter

pli . Per qual guerra , ( fe voleffimo vent


card ) non iaremmo noi idonei , e pronti ,

Ma cio che forprende fi e , che tanto erano eg


no loritani da) ricordarfi delle ingiurie , che f

bito , che 1 aveano ricevute ,


ne pure fi adir
:rtu1
vano . ta qual cofa quanto fla difficile , ognu
^*
ne puo fare teftimonianza 3
qualora efamini
medefimo (^) .
ICrliiianl VIL Aveano oltre di cio i Criftiani appre
non male-
j aj oro jvj ae flro Gesu di defiderare tutte le
aicevano,ne .

licita
]

e di
.
,

benedire tutti coloro , che li cane


,. .1 i
i

/-,. ,
TACSdilQ COH
tumelja a van o di maledizioni (/). E confermavanfi vie
niujto>anxj pib nell efercizio di quefta si eccellente vii
/o-
propria certamente del Criflianefimo , ment
5

Icggendo gli atti de SS. Apoftoli , ntrovavan


che Santo Stefano il Protomartire prego peTi
5
datori (c) e rivoltando Epiitole di S
(b)Vld.c.v. l^P
. I
,

Evang.Mat. Paolo 3 ofTervavaiio 5 che gli uomirii Apoftolic


v. ^4. e i Crittiani della primitiva Chiefa mentre ei ,

no maledetti 5 benedicevano- Quindi e che


nofirimaggiori febbenefapeano, che da* Giuci
fu Gesu CriiloRedentor noitro crudelmente tr
ditoj emaltrattati fieramente gli Apoftoli o ,

tutto cio pregavano il Signore


per loro , e a le
medefimi tutte le profperita , e i beni etei
braiiiavano. Per la qual cofa S. Giuftino Mar
re cosi fcrive nel fuo celebratiflimo c
Dialogo
(c) Aa.c Trifone (^): voi, o Giudei , uccifo ,, Avete
TU. giuflo, e avanti di effo i Profeti di lui , ed c
W v.?$>.

n. xvr.
3)

)y difpregiate coloro , che fperano in lui, e r


3, fornmo Re , e creatore di tutte le cofe , ch
3, Dio 3 il
quale lo ha mandate, e quanto pot
t
D E* VKIM1TIVI CR1STIANI.
te procLrate di maltrattarli colle contume-
5

lie ,
maledicendoli nelle vo fire Sing goghe.
Che fe non avete potefta veruna di torre a
Criftiani la vita , poiche ve ne impedifcono i

Principi , clie era governano T impero , tut-


ta volta non avete mancato di ucciderli?

quando avete potuto .... -Anzi le ingiurie 3


che ci fi fanno i . non tanto provengono
. . . .

da gentili , quanto da voi medeflmi , i quali


fitte gli autori della perverfa opinione , che
harno conceputo contro di noi, e contro il
noflro divin Maeflro . Imperciocch dopo
che voi crocifiggefte quell tiomo giiiflo, che
folo fu fenza colpa , e per le piaghe del quale
tutti fi rifanano , e accoftanfi al Padre , aven-
do voi faputo ch egli era rifufcitato da mor-
,

ti,
e Cielo come i profeti aveano
falito al
,

predicate , non folamente non vi pentifte del-


la vod.ra colpa , ma inviafte ancora degli uo-

minifcelti a quefto fine per tutto il mondo,


facendo fapere a* mortali , ch era nata T atea
fetta de Crifliani Per la qual cofa non
fiete a voi foli cagione d iniquita , ma a tutti
gli
ucmini altresi .... Rientrate ura volta in
voi , lavatevi , fiate mondi . . Noi frattanto
coflantemente foffriamo 5 e preghiamo il Si-
3

gnore 3 che ufi mifericordia a noftri perfecu-


tori , che ci ftraziano co fupplizj, e ci ap-

portano la morte ; non vogliamo , che fi ren-


da loro il contraccambio , come ci comando
. Or noi ne vi abbia-
noftro legislatore (4)
il
( a ) n.cvt if,
mo odio ? ne vogliamo male a coloro 3 che p.ai|
in
hanno da voi apprefa quefta opinione , ma_j
5 clie ora almeno facciate peniten-
preghiamo
za,e ottenghiate da Dio mifericordia.() Noi ^
Criitiani, dopo che imparammo la legge? e p. 2
5>
la
2 34 DE COSTUMl 5
33 la dottrina di Ge.su Crifto predicata da Ssn
33 Apoftoli, la quale infcgna il vero modo di fe>

33 vire a Dio 3 ricorriamo al Dio di Giacobbe ,


7

3, d Isdraello , e laddove prima eravamo div:

3, per le guerre, e pe fcambievoli omicidj ,


3, dediti almale , ora in tutte le parti del moi
,3 do ognuno di noi ha mutato gl ftromenti*
33 guerra , fpade in vomeri , e
e le Je lancie

armi rufliche, e ariamo la pieta 3 la giull

,, zia 3 la
piacevolezza , , fperanz; la fede la

3, ch e dal Padre per colui , ch e ftato crocifi


33 fo, fedendo ognuno fottp la fua vite, cic
,3 avendo una legittima moglie . Niuno poi
3, trovera mai 3 che pofTa rimuoverci dalla fee
3, di Criflo ,
e foggiogarci alnemico. Poicf
3, mentre fiamo percofli collafpada, o crocifi
33 fi, o efpofti
alle fiere 3 e incatenati, e cc

,3 vane forte dijupplizj privati della vita, nc


33 ci fcoftiamo , come e manifefto , dalla confe

,3 fione. Anzi quanto piu, fiamo flraziati , e

3, quanto piu cogli ammazzamenti incrudelifci


j, no contro di noi noflri nemici , tanto p
i

3, crefce il noftro nnmero 3 accofondofi mol


3,3 alia vera religione 3 e feguendo virtu p la

3, nomedi Gesu Criflo .


Imperciocche ficcon
3, tagliandofi i tralci fruttiferi della vite , eJ

3, ne produce degli altri non meno fruttiferij

(a) n.cxiv. 3J vigorofijcos? pure avviene a Criiliani....(4;


5, noftroRedentore ha rimoflb i fuoi dalcultoc
33 fimolacri , e daogni forta di malizia cuo ; i

33 de quali fono talmente puri daogni pravitc


3, che volentieri muojono per lo nome di quc
3, la preclara pietra per la quale conofcno
,

33 Padre dell univerfo , e la quale traman


3, dell acqua viva ne loro cuori , e abbeve

3, tutticoloro, che fono fitibondi dell acqi


J>E PR1MITIVI CRISTIANI .
2J5
\
iella vita .... (d) Ma per rendervi ragione , >

lella rivelazione di Gesu Crifto ... vi ripeto...

?(Ter ella data fatta a noi ,


che crediamo in
]uel fommo Sscerdote CrocififlTo ; a noi, diffi ,

al fenfo , e
, quali effendo ftati prima dediti
,
id ogni fordida azione , per grazia fingolare

,
ii luij fecondo Ja volonta del Padre , ci fia-

,
no fpogliati di tutte quelle iniquita . . . e Ji-
5

,
berati da peccati (&) Egli ci ha chiamati ,
. . . n . cxix. <b}

, s ci ha comandato di ufcire dalla terra, in cui p. 124.

. abitavamo , e in cui pravamente operavamo


, fecondo la collumanza degli altri abitatori
, del mondo Cosi adunque avendo noi
;
afcoltato le voci di Dio predicated di nuovo
de Santi Aportoli . . . abbiamo rinunziato fino
, alia morte a tutte le cofe moudane Per
. la qual cofa(c) in tutte
lo
le
nome
nazioni ritrovanfi
di Gesu e pati-
^ n>cxxr .

degli uomini,che per p.zzs.


rono altre volte ,
e fotfrono tuttora orrendi
,

fupplizj...(<t)Voi
altri Giudei avete fempre le (<l)ncixii
2^
avendo uccifo P*
mani llefe a mal fore , mencre

Criflo , non avete fattopenitenza del voftro


fallo , anzi avete in odio noi3 che crediamo in

lui 3 e rel Padre dell uni verfo , e ogni volta ,


che vi fl
prefenta la occafione >
ci togliete la

vita Jaddove noi preghiamo fempre per


... ,

la falvezza vcitra , e di tutti gli uomini co >

me ci e (lato integrate dal iioftro divino Mae-


ilro ,
il quale ha comandato , che preghiamo
anche pe noftri nemici , ed amiamo coloro ,
che a morte ci odiano a e diamo delle benedi-
zioni a chiunque ci maledice .
Atenagora
fua celebre Legazione , di cui abbia-
ire nella
o piu volte fatta nienzionein quefla opera,
mentandofl de Gentili 3 che si crudelmcnte ci
altrattavano^ foftiene 3 che non doveano eflere

per-
I)K eOSTUMI
perfeguitati coloro3 a quali non era lecito di r

percuotere,fe erano percofll, e di non benedir


(a) n. xxxv. fe erano caricati di maledizioni (V). Tertulliai
P-35 2 ancora nel fuo Apologetico : , 5 Noi foli , dice
i* liamo innocenti. Equal raaraviglia 5s egli
necetfario ? E certamente e neceflario . An
?,

j, maeflrati da Dio fappiamo perfettamente.


3, quale fia la innnocenza , come rivelata da i
,, Dottore di una si grande perfezione, e la ci
35 ftodiamo fedelmente , come comandata da i
offervatore non difpregevole. A voi , o get
tili , ha infegnato,in che confifta la innocenz
J
5, la umana eflimazione, e 1 umano goverr
?, 1 hacomandata . Percio noil avete Una pii

3, ed efatta difciplinaper apprendere lave


na>

3 >
rita della innocenza . . . . E ditem per voil i

55 fe , qual precetto e pill perfetto , Pordinar


che non fl ammazzi, ovvero il comandare
j, che non ardifca T uomo di adirarfi ? .... Qu;
le piu erudito, il proibire di far male, ovver
3, Tordinare di non dir male? Quale piu valid
il non
3, per mettere la ingiuria , Ovvero il iic
vendicarfi contro chi ha fatta ? Negli at J

de Santi Martiri Scillitani noi leggiamo, die c(


ftituiti eglino alia prcfenza delT empio giudia
dilfero libcramente (6) , di non aver mai fat
^ j

ru t
alcun male aver commeflb 3 feguendo
5 ne di

74. Edit, iniquita 3 de peccati , nc di aver mai maledet


Veron. Verun uomo; anzi di aver fempre ringrazi
to Dio per gl infulti , ch erano loro fai
9
da gen tili nemici del Criltianefimo . Molti
flmi efempli potrei io addurre per viepp
comprovare queila incontrallabile verita >
nr

ficcome la brcvita ,
che mi fono prefi(To ,
n
lo divieta , fono coflreuo a paiTarli fotto 1

lenzio g

Da
Dfc PRIMITIVI CRISTIAN1 .
237
Dalle tt ftimonianza pocanzi defcritte puo
CJ ndio conchiuderfi che riguardavanfi i no
,

il naggiori dalltyfylire alcuno con villanie , q


c<
urnciie. Imperciocche fenon rencleano ma
le er male , e fe npn faceano ingiuria ad al-

ci ), efe erano attenti a non vendicarfi , dob-


fa 10 certamente credere , che dalle contume-
li ancora fl afteneflero . Ma per apportarc
q
Iche paOTo degli antichi , che direttamcnte
r ar.di il noftro aflfunto,Eufebio Cefarienfe par-
h o nella fua Evangelica Treparazione della (a ) I. r. ca
c umatezza de fedeli de fuoi tempi (a) , : fo- iv.p. n
I-
dice y diligent! nel hadare , che nan fcap-
o>

,.
loro qualche parola men propria , an-
i

j orche leggera, nelle quotidiane loro conver-


,.
izioni ; laonde pefano attentamente cio , che
,. ebbono dire , affinche non dicano mai paro-
,. io vana , o contumeliofa s o curpe , o pocq
>.
ecente .

Ne
folamente non rendeano male per male,
erano eziandio fempre difpoili a vincere col
e i) male , come era ihto loro
b
iniegnato da
C ;u Crifto. La qual cofaoltre 1 efTere compro-
v i colle teftimonianze di fopra arrecate-?
j hn Giuftino , e di Atenagora ? e di Ter-
iano , puo eflere anche confermata colla_*
1

efla autorita degli ftetfl ultimi due fcrit^-

5
primo de quali nella Legazione fcri-
il

, ch erano buoni , e pazienti del male , ch


*
W
loro fatto, i fedeli (i): e altrodimoftra nel p 1

celebre libro diretto a Scapula , che febbe-


: . ratio
i Criftiani
perfeguitati dagli empi gen-
, con tueto cio faceano loro del bene , e co-
iginocchiamenti , e digiuni loro ottenevano
i
Dio le piogge , quando la necefllta il n chie-
I

a,talche ilpopolo
* *
acclamava alDio degli Dei y
/ 1 \
care
2 Jo J) E* C O S T U M I

cb e il
folopofjentejQ che non negavano iCrifti;
niil depofito,ne adulteravano il matrimonio
alcuno ,
anzi trattavano piamente i
pupilli,e n
frigeravano bifognofi , ma i e non rendevano
per male a veruno . Laonde per la innocenza lc
ro , per la probita 3 per lagjuftizia , per la f
delta, per la pudicizia , per la verita , e per
vero , e vivo Iddio erano bruciati da loro n<

c. *v, mici (a) . Lattanzio finalmente nel compendi


delle divine Iftituzioni (&) volendo fignificai

quali virtCi fotfero proprie de Criftiani dot


5* biamo dice ainare tutti gli uomini
p- ? ,5 , , . Quii
II. opp- ^j ^ c ilc non folamente fiamoobbligati di nc
^
^ fare ingiuria a veruno 5 madi non vendica
3, ci ancora , fe abbiamo ricevuta? affind
1

5, fia perfetta noftra innocenza; c percioo


la

3, manda il
Signore , che noi preghiamo ezia
3>
dio pe nollri nemici . . . Veftiamo pertan
3, gl ignudi , diamo a chi ne ha di bifogno ,
3 ,
beriamo dalla forza, e dalla ingiuria de p
-Potenti
>>
i deboli .

cerita de
9
VIII. Uno de mezzi per ifhbilire 5 e mant
no ft rl mag- nere la pace in una focieta non vi ha dubbic
che fia la fmcerita , e la fchiettezza . Ellen*
adunque data flngolare la pace , e la tranquil
ta che i noilri maggiori godevano , forza
>

che fchiettamente 5 e finceramente co lo


compagni , ecogli efteri ancora trattaflero ,

cosl trattando obbediffero al loro divino Ma


ftro che voile fofle dalla Criftiana repubbl
3

bandita la fimulazione , e Iamenzogna 5 e

un si , o in un no fchietto conlifleffero difcc i

de luoi fegusci (r) . Quindi e che defcriven


cV S.Clemente Romano coltiimi de primitivi C i
Matth
Vt 57 / fliani di Corinto,, godevate 3 (//ff , un aha pac

3 >
e avevate un infaziabile deflderiodi far b(
DE PRIMITIVI CRISTIANI .

I* jli ficche fopra di voi avea lo Spirito


altri ,

into fpurfo i fuoi doni . . . JEravate


femplici,
.S. GiulHno pure nella fua fe-
flnceri (<*)

.a
Apologia (i) ,, Efporro , fcrive^ perche COn.ir.p.
I interrogati con animogrande confefliamo 10
>i

fede... Confeffiamo adunque si perche


,
)n fiamo a noi cofcj di aver commefTo al- 00 n.iv. p.
,
in male , si perche Itimiamo effer ella una *>+

, empia il non dire in tutto la verica , fa-


>fa

, ?ndo noi efler grata la verita fteffa a Dio ,, .

lla prima Apologia ,, : Noi >


dice , non vo-
, iamo effererei di menzogna?, .
Veggafi Cle-
n te Aleflandrino nel quinto libro de fuoi
8-w/(c). Tertulliano nel libro intitolato del- (c) n. vui.
s
4 iolatria capo nono (tt) difende , e(ferp4
,
al

pe Cri(h ani la mercacura molto pericolofa 5


^ ^
K iocche appena fl trovaalcun mercante libe-
: al
peccato della bugia , laddove il carattere
k vero fedele confifle nella verita , e nella
ttczza. Laonde egli ileffo nel libro diretto
ipula atteita > che i noftri erano per Tamo-
c . lla bruciati da loroemuli (e) . 60 c. !v .p.
verita flefla

inucio Felice nel Dialogo , ch e intitolato ?i.


1 w (/) : Offriro io , dice per vittima
3>
>

,
vero Dio quelle cofe , ch egli ha creato per (0 p. 3 **
EJlt% an *
, io ufo 5 e rigettero dono di lui ? Saro io
il

,
)sifacendo ingrato , mentre a lui in fagrifi-
o polfo offerire il buon animo , la mente
jra , la flncera cofcienza Supplica adun- .

ue il Signore chi coltiva Ja innocenza , chi


Ifre la giuftizia a Dio, chi fi aftiene dalle
odi . ... Quefti fono noftri fagrifizj
i . Ta
re erano i fentimeuti , che nel quarto feco-
>

?lla Chiefa i fedeli nodrivano ne loro ani-


i
come jnanifeftamente comprendef] dalla te-
i
onianza di Eufebio Cefarienfe contenuta nel
pri-
240 *> E e o i
s T u M i

primo libro della


Evangelica Treparazione^a}
^1

Quindi per non mancare alia fchiettez;


e che ,

propria del loro carattere , fchivavano eziandi


le parole ambigue , e ogni forta di reilrizior
mentale , poiche fapeano , che tali reftrizio
non ifcufano chi le adopra dalla colpa della mei
zogna Leggiamo pertanto di Santo Antirr
.

Vefcovo di Nicomedia , ch effendo egli ricerc;


to per ordine di MaflimianoCefare per eflfei
coftretto o a rinnegare la vera credenza , o
morire* e avendo ricevuto compitamente i

cafa fua , che andavano in traccia di lu


i foldati
fenzaeffere da loro conofciuto , e avendo loi
datocortefemente dadelinare ; di(fe al tribum
che lagnavafi di non fapere dove egli fi fo(
nafcofto , che fteffe pur di buon animo , ma:
"

giaffe >
e bevefle, imperciocche era fuo penfie
di fare s\ , che quel Prelato fofle da lui condo
to al Principe .
Dopo che i foldati fi riftorarom

egli fteffo fi manifeilo loro, e diflfe


con i

credibil coraggio di efifer queH Antimo , che


andavano con tanta anfieta ricercando . M
ravigliaronft di Una si gran fortezza i fold

ti ,
e dipoi compaflfionando chi gli
avea
lautamente trattati dopoeflerfi riguardati >
l*i

altro , con unanime confentimento lo efortaro


di ritirarfi , e
gli promifero 5
che avrebbe fca
fato la difavventura , che gli fopraftava. Pe
ciocche avrebbero fatto finta di ricercarlo ,

qtiindi farebbero tornati al palazzo , e avrebbe


detto di non aver trovato niuno che fapefl >

dove mai Antimo fi foflfe ricoverato . Antii


pero ripieno di fpirito * e di fortezza verarm
5 c
te Criftiana, rifpofe loro incontanente
non avrebbe mai fofferto , che gli foffe conf
vata con una aienzogna la vita . Poiche qu-
atyi
I di fingere 5 che da loro doveafi adoprare,
c era altro , fecondo lui , che una bugia .
qual cofa finiffero una volta
i !a di cfortaflo a

i )nderfl , faceffero cio , ch era lorofmpofto,


d prigione lo conduceffero* Legato egli
adun-
i ,
fu condotto da* foldaci al carcere, epoco
|c >

palma di un gloriofo maftirio


confegul la

i, Racconta pure Santo Agoftino , ch efflendo d^nit in.


t iti ifoldati atrovare Secondo VefcovoTigi- Menf.,\pru
]ls dic 7-
h o, eachiedergli i libri facri , avendog ,

<
3
per qual fine erano ftati rtiandati dal Cu-
a re della Provincia >

rifpofe loro, ch egl


r ]riftiano ^ e Vefcovo , e percio cuftode 5 e
c traditore della fanta Scrittura . Ma avendo
!
10
replicato , che deffe loro alcune carte ,
uali coritenefsero tutt altro ,
che le cofa
rtenenti alia religione :
foggiunfe ,
che
:
potea condifeendere alle loro dimande, pe-
D le non conveniva il fingere al Criftiano (b\ Q*\ ^ ret^
,( :efso Santo Vefcovo Agoftino nel fuo eccel- I

C 1 1

:libroCofffro la bugia * riferifeedi Fermo x. ix


r
<

ovo di Tagaila , che cfscndo (lato interro- pag. jS<r

a da mandati cola per ordine di Ge-


Satelliti
H 5 dove mai fi fofse nafcolto un tal uomo ^

i
eglino
5 andavano in traccia , febbene potea
i Carole ambigue sbrigarfi da loro , rifpofe
3 n^ potea raentire , n6 tradire coloro ch >

r il
upprefso di lui ricoverati . Fu egli adun*
t
prefo , e condotto davanti al Principe , e
) mold fupplizj lacerato . Ma averijlo
ammi*
i Cefare candidezza e la
la

)del Vefcovo ^ che ptuttolto


y
b dire unajjugia , lo Ufci6 liber^ / |

ichc i^iigmo , ch efafi apprefto H Vefcovo


i

efim.orT^j^iato , la colpa ^j*


le paroie dubbis , e
aflj6igife

-
v
;
*

24* * E C S T U M I

erano da loro abborHte >


c fchivate , ognui
puo argomentando comprendcrc , die non m
no erano finceri nell operare; e che perci6 sfuj

gifsero il dilfimuiare , e 11 fingere colle azion


Epervero dire attelhndo Tertulliano nel ft

.
96. Apologetico (d) , ch erano dileggiati i Criftia
da* loro nemicij poiche potendo eglinofinge
di facrificare agl idoli , e partirfene fenza
(

fere caftigati , con tutto ci6 volcano apertame


te confefsare la loro credenza , e foggiacere

fuppiizj, dimoftra chelontani erano dal fi


,

gere colle opere Quindi e , ch efsendo fta


cfoftato San Policarpo dall Irenarca Erode
dire Ccfarc Signore , e di facrifkare , e in qu
Ih guifa fcanfkre il fupplizio ch eragli prep >

*
rato r ^P^e non commetter6 mai cio , c
l v ivolete , che io faccia (b} . Racconta inolt
viii. Eufebio neirottavo libro della iua Iiforia(c
Ri^ che mentre gran moltitudine di Criftiani <

p 34. fotto Diocleziano Tmperatore con orribili t(

(c) C. ntenti cruciata,non pochi di coloro,che pafca


ill.
di mcz2
p, jSo.HJir* gi^ fpiranri ai carnefici * furonotolti
Cancabr. e gettati a un luogo a parte , come morti .
al-cuni,! quali nonaveano perduto i fentimeni
tratci per lungo fpazio di ftrada? alzarono la
fta , e vedendoii numerati tra quelli , che av

no empiarnente facrificato , cominciarono a s


dare ad alta voce , ch effi riprovavano gli
5
rori de gentilr , e che non aveano facrificat
tie averebbero mai dato calto agl idoli . Fun
batti
pertanto eglino fieramente nella bocca
e tratti al trove con violenza da foldati, acci
che tacefsero . Tanto erano in qucfto genei i

canti , edelicafi-j che ne anco volcano com


*

rire di aver commefso an az iane cattiva ,


anc

che ne fofsero innocentitfinii . Ne


5
DP- PRIMITIVI CHISTIANI . 2 4?
1
qnando il trattava di cole appartenenti alia
igione , nelle quali Certamente ri- <bifogna

I
ardarfida ogni fofp^tto , e ombra , e appa-
iza di fcandalo , e di male ; maeziandioin
i :te le altre occafioni lontani
crano dalla fimu-
ionc 5 c dalla Per la qua! cofa fcri-
menzogna .

Lattanzio Firmiano ncl libro quarto dellj Di-


tc iftituzioni (a): 99 eflfer clla indegna cofa, che
I I II V f (\ !

coIiHjiiqualeattendc alia picta,e a foflenerc il

verojfia fallace in qualche occafione^e fi


dipar-
tadaquella vcrita, che profcflli .
Inqueftavia
delle virtfc
, e fpeci-nlrtiente della giuftizia ,
non puo aver luogo la menzogna * Laonde il
viandajue verace , e giufto non adoprera
inai quella maffima di Lucilio : to non mento
alfamicd e at mio familiars , anzi non men-
>

tira egli neppure al fuo nemico 5 c molto


meno a chi non coriofce . Sicch6 non pcrmet-
tera mai >
die la fua lingua la qiwle e la in-
>

terprete dell animo, difcordi dal pen- ftio

fiero,, . Non
percinto da maravigliarfi e >

4
e quei fedeli delPAfla , de
quali parla Plinio
Ha fua celebre lettcra a Trajano (6) , mentre
adunavano per orafe 5 e alfiftere alia fanta Eu- XCVII.L.X
riftia , che ne ceti celebrati avanti lofpuritar p. tfgo

llaluce offerirafi da Sacerdoti Ctllar.


fiobbligava-
>-con
giuramento anon rnancare
,

allafineerita,
J 7v
fchiectezza , ch era propria del loro earat-
rc *

IX. N& lafciavanileglino trafportare dalla Nan


iffione, ficche per Tamore , portavano a *********
c!i<?

4l
.lalcuno , voknTerOjCh egli fofte antepoilo a chi f**f***/
a di
maggiormerito> onde ^adeflero nel di

pe ffane eontro il
tto di eflere acceitatori dell?
ivkto di Gesti Criito . Per la qual cOfa S\ Cle*
.ente Romano f^fiYendoa^ Corliltj 5
244 1> E* C O S T U M I

che prima della difcordia nata tra loro medei


mi , faceano il tutto fenza tcctttaztone diperfi
ne . E Tcrtulliano :
(<0
Noi , firive , non.
amaiiniftriamo veruna cofa per ecctzione .

pag. 10,
noi ,
perfone , perche facciamo per qua i

3 non afpettiamo lode , o premio dagli uomin


>

,, ma da Dio . . . Laonde
fiamo medeflmi i
p<

a, gl Imperadori , che per gli . Q.iindi altri

55 che ugualmente per tutti ci e vietato di dir


,, o di volere , o di fare , o di penfar male
,5 alcuno . Sicche che non e lecito di fa
qucl>

all lmperadore , non e lecito di fare ad alci

C.XXXVl.
DE* PRIMITIVI CRISTIAM a

C A P O IV.

)uanto fofse eccellente ne* ncjtri


*"""
tntg
giori la. virtu della

una fpeciedi virtu , per cut

E
la giuftizia
da ad ognuno il fuo , e fenza cui noa
ii

pud n mantenerfi , nc ihbilirfi la uma-


afocietk . Quindi eche Clemente Aleisandrino
5
c fuoi Stromi dimoitra , che dalla giu(tizu
dee la pace , la tranquillita , e lo ibtto fermo,
(labile della repubblica (a). Or la giuilizia ^a \ ^-r
on iblamente riguarda le facoka eli roba , pa g. ? ,

ualunque clla fia , ma eziandioil conf-rvare , HJft.


dare,il rcftituire c 6>che ad altri di ragione ap,
l6 4i*

arciene.Perla qual qofa c 1 onorare chi va ono<-

atoje Pobbedirc a Priwcipi>e a chi ci e ftato dato


er iiiperiore>e pagare tributi,e Padenipiere i
il i

over! ) e leobbligazioni proprie verfo la mo-


;lie ,
i
figliuoli , i padroni , i iudditi 5 i fcrvi,
finalmtiue tutti gli uotnini che >
>no atti>

3ettanoalla giuiti^ia , della quale diffufamente .. _


ratta Lactanzio nel quinto lifcrodclle fuc)ivine
ftitiizioni C^) Eflendo dunque ftiti eccellenti
^
nogni gencre di virtu i noltri maggiori * C-s
vendo goduto una fomma pace , come di fopr*
cdemnio , forza e , che fodero ancora giuitilu-
r

ni. Laonde Ttrculliano ncl libro indirizzato a


icrive : Che i Criftiani eranoda* Geii-
>capula

ili
\
uccifi per la ^^
eiuitizia O) . La qual cofa era w
^^5 cy ^^ T
nemi- r
i manifefta , .che talvolta i
giudici
i,
rimproveravano a naftri , quad deridendoli ,
eloro mafllnje intorno a queito punto. Leg-
I) Ji C O S T U M I

gjamo pertanto appreffb Prudenzio , che il giu.


De^C ^* ce idolatra parlo ad uno de noftn Marti- cos>1

ronis v. 24. riO): ; * fento dire ,


efler quefto il voftrc

fc^q. 3, dogma che fi renda ad ognuno il fuo . Ecco,


5

33 che Ccfara riconofce cio, che a lui fi afpetta,


5, J,e monete rapprefcntano la figura di lui
Da tuadunquc a Cefare cio , ch e di Cefa-
3,
re . Ccrtamente io dim an do il
giu do . Mi
per vieppiii dimoltrare la verita del noftrf
, che p. oc^diamo con ordi-
affunto , fa d uopo
ne divedere 5 come
e diamo a
, eglino vcrfc
Onoravane tutti adempiflero efattamenre loro doveri i .

i II. Or per incominciare da Principi, ed*


noftn
; bipjgna in primo luogo confiderire
Magiflrati
e-
c he
ieccndo i djvini iniegnamenti , erano per-
ano.i
rnt^ ^^
no ^ r antichi , come lo fiamo noi pure
j j

che dovendoil ad ognuno cio, che di ragiom


tttirtul
Fregatiano gli appartiene , giuda cofa fia onorare ch 1

obbt- va pijorato
p:rej]i t il
pagare i tributi a chi > dcb>

divanoloio, b ono e ere


pagati \6) , e 1 obbedire a co
fj

(WWwjorfr,
fro conmn- _ _.
che ibno ftati coftituiti nofiri fuperiori
.- ,.
r ,, . . . .

dafo cofe tndo adunque f itati


5
perdiipofizione divma co
non contra* ftttuiti i Principi , a quali fi dee preftare of
rie .MA 9 ed onore (0
dim
fequjo poich^ ogni >

potefla e d:
vinalfgge, ^chi rcfifle alia potella, refifle alia divin
)fp f
* wavan?
Or ji na2 i one comc , fcrivc S.Paolo nellaEpi
i inbuti n n .
r j i-,
.

uola a Romani ; i primi fedeli onoravano coi


tutto il rifpetto grirnperadori , e i Magiftrati

ft!
^ a Q uantoerano ^gHno attenti ad adempiere
ad"

Rom.c.xin. ^ oro doveri


,
cht la vcnerazione verib il Prin
y. 7. cipe riguandavano , altrettanto erano cauti a_
non render loTo culto di religione.Nellaqualco
(c) Ibid. y. fa differ! vano da
gentili , onde erano da Ion
i

calunniati , e perieguitati con incredibil fierez


(d)n. xvii. za . Quindi e che S. Giuftino Martire nella fiu
PS- 54?
prirna .Apologia (d) :
33 Noi 3 (/;V^ adoriamofola
men
DE* PRIMmVI CRISTIANI.
347
entc Iddio >
e ncll altrc cofe fcrviamo alic*
ramente voi, o Imperadori , fapendo noi me*
,,
cfimi, die voi fiete Rcgi , e Principi degli
omini ; onde preghiamo ancora, che colia
5>

^ :-gia potefU vi fi conceda una mente fana . >r

S. *olicirpo eflendo vicino al martirio dific *

^ !oi fiamo (lati iftruiti a onorare i


Principi ,c
?
poteila ordjnate da Dio , in quella guifa ,
y,
he conviene, e non apportapregiudixioalla (a) -Aft.

oftra eterna (alvezza (4),? Taziano difce- MirtyrtT.


IITP A r n(l
,

S. Giu-ftino nella fua Orazionc contra i


>di

^ n r- i i. n. X.P. 199
x )

ci:,,Perche, fl/^ 3 fiamo noi annoverati tm gli Kcl ,


i

N/-II -^^>
H<4.an.

,?
ommi pm icellerati e malvagi ? Comanda ,

jj
I Re , chc gli fi paghino tributi ? Noi fiamo i

,,
Tonti a pagarli . Vuole il padrone cflcre
>,
ervito ? ConfelTiamo di effergli fervi . JL uo-
,j
no pero dee eflTere onorato come uomo , c
)io fob dee edere adorato e temuto (^) 5 ,.
,\

t
nagora nella Legazione (c) ; Perche nob
,
W "
*v
ice 9 che iiamo appcllati CriiHani, non fia-
no parimente fovvenuti da yoi , o Principi ? (c) n. j
l *9f
[ I
pure noi , come nel decorfo (ii queita no- )?

4 tra fcrittura vedremo , penfiamo piu giufta-

,
nente di tutti del vollro Impero . . . e fiamo
,
:on tutto cio tratti a forza pereffere uccifi,,t
! ifilo nel fuo primo libro indirizzato ad Auto*
,j,
Onorero io piuttofto, dice , il Re ,
>C^)
: 9>

j
>ag

napregando per lui , non adorandolo , do-


>

/endofi 1 adorazione a Dio ?


da cui so , che
fono Aati coltituiti i
Principi Mi dirai ,

perchc non ^dori Rifpondo , ch egli il Re ?


ion fu fittto Re per eflere adorato , ma pec
eilere onorato con quel legittimponore * che

gliperviene. Poiche egli non 6 Dio , ma 6


cfakato da Dio, non pev rifcuotere da noi del
culto, uia per giudicar con giuilizia . . , Oo--
Q4 ra
i> K* c o s T u M i
i A tu adunque il Re , ma cort amarlo , coi
obbedire alle ordinazioni di Iui 5 e con
prcga
re per Iui medefi no . Tertuliiano ncll

(j)C.x*:vlj. Apologeticor(<O,, Siamo, dice, arrivati all altn

pg- v$>
capo deiraccufa , che riguarda la maeftade
Principi, che dicefi offofu da noi ... (&) Nc
*** 33 k)vochi;!mo per la falute degnmperatori Id
^* 3, dio eterno , Iddio vero , Iddio vivo. . . San

no gl Imperatori chi ha loro dato T/mpero .,


, Penfano fin dove fi itendano le loro forze , i

, cosi intendono Dio ... Da co!ui e fatto Im 1

,3 peratore da cui fu fatto uorno , avanti ch


,

,, foiTeImperatore Egli ha impero da chi h . I

a, avuto lo fpirito. A quel Dio adunque guar


j, dando Criftiuni colle braccia llelfe, percln
i

pregano tutti per lo fmperado


3, innocenti . . ,

per vero dire non poflbno eglim


.3 re.,, IB

p^gare per cio , fennonche colui , da cu


>3

3, f^nnodi poter ottenere cio, che defiderano.,

53 C^) Vedete le voci di Dio , cioe le noflrcfa


i

fc^G.^Hxit^ cre fcr t ture 9 che noi non nalcondiamo i . .

l? Or fi comanda anche per ridondanza di beni

3, gnita di pregare eziandio pe* noftrinemici .,

,, Quali fono maggiori noftri nemici dicolorc


y la cui maeita dicefi offefa da noi ? * . Ma anco

9) nominatamente ,
e manifeftaoiente ci vie
ol d nato : wtfe , dice , pe regl. . .
(d) Nc
n>C

P. to/. jj veneriamo ilgiudizio di Dio negl Imperado

3, ch cgli ha coftituito per rcgolatori del!


ri 3

a, genti , .Sappiamo pftr in efli , cio cheDi<


,, voile 3 e perci6 vo^liamo fi mantenga ci6
,, che Dip voile 9 e rgbjjianio per un gran giu
^(O Cap. }>
ramento... (^Macheito io adiffondermif
*
p- ,, la pieta , c la
religion de Criftiani verlbi Im
peradore , che dobbiaino rifpettare come elet
to cUl poifro DIP 3 e
,^ Signorc , c di cui mcri
^ ta
PlttMlTlVI CRIST1ANI .
; timente pofliamo dire , ch e piuttofto no-
, ftro , mentrt e coitituico dal noftro Dio , c

,
mentre per la di lui falute piu opero io,ch ef-
, fendo tal.-nente difpofto 5 che la poffo ottene-
re, prego colui , che folo gliela puo dare ?
Ma non diro mai , che 1 Impcradore Ha Dio>

si perche non so me ntire , si perche non lo


voglio deridere , si
perche gli non vuole
j
t

cflerc appellato con un si gran nome . S egli


c uomoj gli dee premcre di ctdcre a Dio. Gli
balli di efifere chiamato Imperadore . Anzi
chi ofa di chiamarlo Dio , nega ch ei fia Im
p.
peradorc . . .
(a) Ma per quefto
i Criitiani
fono chiainati pubblici nemici perch^ non >

rendono agl Iinperadori de vani , o de finti,


o de tamerarj onori ?, . Moltifllme altre co-
aggiugne Tertulliano che a quefto punto
>

partengono , ma ficcome non e necetfario ,


e piu ci diflfondiamo, abbiamo determinato
tralafciarle .

Ke iolamente onoravano grimperadori i


riiliani , ma come dalle addotte teiiirnonianze

oianifeilo , per efTi ancora idantementc prega-


Ibl4%
mo. S. Giuilino Martire nclla fua ApologiaC*) C }

Preghiarno, dicc 9 o Imperadori che colla regia


dignitaacquiitiate ancora una mente fana .

tenagora nelJa Legazione(c) . Preghiamo , ( c ) Num,


fcrive, pel voilro Impero, acciocchc il figlio xxxvu. p,
ricevendo>comeegiufto,dal Padre ilregno,fi
accrefca, e fi dilati il voilrodominio f . Teo- >

!o Antiocheno nel primo iibro ad Autolico (<f>


(^) N.
Erritu dunque, dice, o uomo . Onora pu- P* 4 ^
aiu 172>4 "

re, onora il Principe , defiderandogli ogni


bene>
foggettandoti a lui ,
e pregando per
lui. Cosi facendo feconderai la volonti di
Dio . Poiche prefer! ve la legge , che fi onpri
J> E e o s T tr M i

9, Iddio
Principe , e
(la uom il c che non 1

5, difobbcdientc ne alTuno , ne all altro


*** Tcrtulliano nell Apologetico : (4),,Prcghi2
mo , dice , tutti per tutti gPImperadori de
3 > fiderando loro lunga la vita^ficuro Tlmpcro
3, lacafa ben munita , e gli eferciti forti tuta>

3, fedele il Senato,e buonoil popolo , e quiet


(b) Cap. ^ jj mondo . E altrove (^) : Noi preghiaroo
dice , nelle noftre adunanze per gl Imperadori
n6 folamente per effi , ma pe* magiflrati ancor,
c per Ic potefte .
Ma non fi riftrignevano eglino in quef
confini . Oltrc IVlTere attenti a onorarc , com
fi deve
gl Imperatori 3 e a prcgare per loro
aveano letto nel fanto Vangelo (c) ,
(c) Matth. poiche
e, xvir. v. nclle Epiftole di S. Paolo ((i) che ogni Criftian
22. dovea efier foggetto a* Magiflrati , e alle poti
Ad Tit.
^ * e ^ec
preparato ad ogi ^^ r l ro 3 c< ^ c ^e r
111. v. i\ tfpera buona mai di aderop. : non tra afciavano
re qucfte loroobbligazioni,come attefta S.Pol
car P pel Inogo , che di fopra citammo , Sa
(e) Nm.v.
Giuftino Martire nella Epiftola a Diogneto (t
p. 149.
Tertulh ano nel capo fecondo deli acccnnato 1

bro a Scapula , dove defcrive dovcri de s Cr i

^ J

C.xxx. lan verfo Tlmperadore, e nell Apolcgetico(/


*

e nel primo libro diretto alle Nazioni al capod


eq^.
ciafetcefimo (j) dove cosi fcrive : Noi fis >

(g) P 5i. mo chiamati irreligiofi verfo Cefari , per i

3, ciocche non veneriamo le loro immagini , n

>, giuriamo pe loro genj ; onde iiamo ancor


3, trattati come nemici del popolo,, Ma d: .

moftraegli poi riprendendo i gentilj 3 iqua


5
colle parole 3 e co fatti faceano ingiuria ag
5
Imperadori quanto erano foggetti a Princif
>

i e come loro ragionevolmente obbc


Criftiani ,

divano qualora non ordinaflerp cofe , che con


tra
DE PRIMIT1VI CR1STIAN1 .
251
rie foflcro alia t^ruriana r Jigione Negli At.
.

je Saoti Martin Scill itani 5 che verfo anno 1

,
gentefimo Criftiana patirono dell tra , noi
;giamo , che Sperato a nome fuo 3 e de com-
?ni rifpoie al Proconfolo Saturnino (a) Noi 00 : . r.

ando dc punti di religione , e veg- P* 7^


fi tratta
che gPImperadori ne iono contrarj Apud ,
r"
nsit J^vJlCe
femo,
n nconofciamo tal potclu
f
riconolcendo per Vcron.
i / <

>
i

ftro aflbluro Padrone colui 5 a cui colla fede,


llafp^ranza^ ve- colla tarita fcrviamo.Egli e

per altro , che fapendo noi fin dove fi fhnda


utorita de Re della terra , non abbiamo mai

>ugnato
alle umane , e divine leggi . Abbia-
) bensl pagati i tributi . Troviamo inoltre
gli
Atti di S. Acacio Martire uccifo verfo I
no 2 50. , che dimandato egli da Marciano uo-
3 coniblare , fe elfendo egli uomo , che vi-
a fecondo le romane leggi >
amava iPrincipi?
pofe : E a chi mai premono tanto i
vantaggi
Principi >
e a chi e piu diletto Plmperadore,
ea Cridiani ? Noi afllduamentc preghiamo
r lui , acciocche egli viva lungameme , e go-
:rni con giufta moderazione i
popoli , e abbia (b) 1^14. n.
I
*P* ii i
mpero in pace(&). Lo fteffo difle S. Cipriano a
uerno Proconfolo dell Affrica verfo anno 1

Cc ) Ibici
;g. di Crifto (c) Negli Atti pure di S. Vitto* . F^
8
, che patl verfo anno 303. della Eradi C n- 1
Va
J p.
fi trova ch epli rifpofe
)
, , (J) fe trattafi :
conr<

Cefare
delle ingiurie di e della Repubblica, >

iocertament^ non ho arreeato verun nocu-.j.


p
mento ne a Cefare, ne alia repubblica , n^ ho n v . >JibiJ.

toltonullaaH onore dell Imperadore ; n6 mi


fono ritratto dal difenderlo .
Ogni dl fagrifi.
co io per la falute di Cefare , e di tutto 1 im-
pero ) e ogni dl offro per lo flato Felice della
repubblica fpirituali oflie al mio Dio ,j . Che
fc
* E COSfUMI
fe i
Principi comandavano
, che per conferv
h rcpubblica i fcdeli pure prendcfiero le arm
c infieme co loro concittadini gentili la dife
deflTero, non folamentc trovavanfi molti>che
bito loro foddisfaceano, matutti ancora le pr

ghierc loro agli sforzi de foldati univano>e ora


do riufcivano al pubblico di gran follievo 3 e re
dcano la (alute a!Paffalita 5 e travagliata loro foe
ta.Per la
qual cofa rimprovera Tertulliano a
idolatri 5 da* quali cravarao confiderati qoi
inutili pefi delle citta , la ingratitudine le
verib i Criftiani , chc tutto cio chc face >

da gentili, faceano , fino a militare ancora c


cffi , purch^ non foifero loro comandate cot

(a) Cap. contrarie alia, leggc di Dio , c alia religionc (,


xxxvu.
Abbiamoinoltre,che Maurizio,e i compa
S.
Apol.p.5o.
MartiridiflTeroairimperadorex qhe volea x c
C.XLlI.P. ?4 rr J^-/T
U i-- xj-r
Jib.ad Scap- pn*g*wPo Cnftuna rcligione ,, Noi fiai :

c. iv. tuo1 fol.dati , o Imperadore , ma per6 fiai


p. 71.
3 , fervidiDio, lo che liberamente contefl
mo.,A t.e doviamo la milizia,a Dio la innocc
3, 23. Da te abbiamo ricevuto lo flipendio de

noilre fat/che , da lui il


principio del noli
vivere . Or non ti po (llama n^i acQonfentij
mentre ci cfoiti a negare Dio noflro creat
>,
re,e autore, e Signore cuo ancora. Se noi n
,, fiamo coftretti a conjmet.tcre un azione c
tanto per noi Aefli funefta ,
qual el olTendc
^, lo; noi
certamente. ti obbediremo coi *.

3, facenimo per lo paflato ; che fe vorrai c

? ftrignerci
, a un male si grave , obbedirei
3 bene a Jui , ma non gw a te che malamen
>

>

e ingiulhmente
(b) N.iv.p. cpmandcrai, r ^)Quanto a
apud preghiere , non vi ha dubbip , che con que

^rta^di armi fpirituali Criitiani foflero di fo


i

mo gioyamcnto alia repubblica . 3 Eforta Ccj >

/^
id
S> E* P*IMITIYI CRIST I AN I.
2 $J
i dice Origenc (a), che prendano (a) I-vnr.
Criftiani ,

Parmi? c ajutino I Imperadore , e vengano n


e fe egli
a parte delle giufte fatiche di lui ,
vuole,militino fotto !e infegne del medefimo,
cconducano con eiTo lui Pefercito . Ma noi
rifpondiamo , che ajutiamo il
Principe ,dir6
cosl,cjn divini foccorfl, veftiti colle armi del-
la fede , e cosi facciamo obbcdendo alia voce

Apoftolo , che dice : Vifrego di orarc^e


dell
dimandare , e ringrtziare Dio per tutti
gliuominii pe I(e , cper tiitti quelli 9 cbe
f&no collocati in uno Jiato fitblime
. Sicchc
qiunto piu uno e eccellente per la pieta, tan-
piue a Principi di giovamento 5 e fa piu
to
de foldati 9 che nelcampo di battalia ucci*
dono quanti nemici pofifono Egli e celebre .
(b) Apol r
miracolo> che Tertulliano (^) , e altri an. c. *. p *>*

:hifcrittori , come ben ofTervammo nel primo


>lume delle noftre Antichita Criftiane (c) j
9
^ p *
M*
r
erifcono eflfere avvenuto per le prcghierc de
Idati Criftiani a prodell efercito di Marco Au-
lio Imperadore
Imperciocch6 . elfendofi ri-
)tti i Romani
che contro i Quadi , e i Mar-
,

manni combattevano,a uno ftato infelicidimo,


:r non trovar
acqua , onde poteflfero eftingue-
che li cruciava ,
Pardentiffima fete
, folda- i

,che abbracciato aveano il Criftianefimo >

7
endo con fingolarc devozione , e confidenza
corfo al Signore , ottennero prodigiofamente
pioggia , licchtf dopo rimafe Tefercico Roma-
3 vittoriofo de fuoi
ncni^ci .

^Quantunquc foffcro obbedientifGmi i Cri-


iani a a Magiftrati , con tutto
Principi> e

, come altre volte dicemmo , ricufavano


1
fore la volonta loro , qualora i Principi muo*
sano gucrra alia divina legge^ c alia religione.
*
%~^
Po:-
*
r c o s T
Poiche erano talmence animati noltri , c i

piuttofto avrebbero fofferto qualunque tra\


glio che o ceflato dalla promulgazione de
>

divina legge , o commeflTo qualunque cofa;


1
corche leggiera , che non foffe conforme a d
tami del fanco Evangelic. Laonde S. Dioni
Aleflandrino chiamato in giudizio diffe a

3 , lo interrogava , ch egli adorava quel f<

3 , Dio, e non altri , e che non farebbefi r


,, dipartito dalla
determinazionedi cffere p
a, petuamenteCriftiano.. Noi crediamo , .
x

neriamo , e adoriamo Tddio Creatore di tu


le cofe , il quale ha dato impero a Valer 1

35 no, e a Gallieno Augufti. A lui noi offer

55
mo continue preci per lo i
mpero loro,acci

,
che fia (labile (<i)
. Ma che dico ioDionil
Euf. 1. vn Gli Apoftoli ftefll avendo udito gliordini
H. E. Sinedrio, che proibiva loro di annunziare a*
c. ?i*

p. 3^. Ed. poli il notnc di Gesu Redentore , rifpofero<


Cantabr. jncredibile inrrepidez^a , efTer meglio obbed
.
A a Dio 3 che agli uomini (^>)
. Queiti efempli
,
] fciavanoeglino
a pofteri , onde leggiamo m
>IV

v.v. antiche noftre memorie , che febbene erai


noftri maggiori p eni di rifpetto verfo Prit ;
i

pi , e a quefti preii .vano onore , olTequio


obbedienza? tuttavolta non acconfentivano 1

in cio , che alia divina legge ripugnava, J

.
pregando il
Signore , che defle loro forza

in. p. !
incomodi , e travagli efponevano la vitalo
s>

feq. S. To- c vittorioficonfeguivano la palffladi un glor


Jycarp. Martirio (c) . ElTendo eglino adunque dilp
lartyr. jn q Ue ^ a g u jfa , e avendo netta U cofcien
godeano una perfettiffima p ice . Per la qua!
(J) Le.it. ^ premeva loro, dice Atenagoni (rf) , ch<
i

.
pregaflfe per lo Imperadore , c fi obbediise
DE* PR1MITIVI fTRISTlANI
255
vili leggi pure menaflero una vi-
, affinchd cfli

pacifica e tranqnilla , c ferviflero con alle-


ezza al vero Dio . Avendo inoltre eglino ap-
cfo da Gesu Crifto , e da Santi difcepoli di
, chedoveanfl
i
pagare i tributi al Principe ,
attamente adempivano quefto loro dovcre (a) n
icora , primi tra quclli, P* $4
ficche volcano eflerc i

ic a quefto fine al
magiftrato fi prefentavano.
aonde San Giuftino Martire nclla fua prim a f^)
ntr *-
pologia () attefta , chc fedcli de tempi fuoi j i

)n fommo ftudio s inee^navano di cflfcrc i


pri-
f M T n rr r
i apagare i cenfi, e i tribun. Lofcnvo- iteflo

> de Criftiani dell eca loro Taziano (^) c Ter- (c

lliano(c) , altri, he per brevka itrala-


iano .

Dalla legge , chc al Criftiano prefcrtve I*


III.
)bedienza a Principi , e a Magittrati , nafce
doverc di efierc lontano dalle fedizioni , chc
gran danno apportano alia repubblica . Quin-
icche i fedeli de primi fecoli della Chief*
lognifbrta di difturbo civile , e di fedizione
Dn incrcdibile cautela fi riguardavano come >

al fecondo capo del libro di Tertulliano a Sea- (d)


e dall addotto paflb del primo libro alle
ula(</)
fe,^.

izioni , e da Origene nel terzo libro contra


)elfo (e) fi
puo agevolmente comprendere. (e) n
r
T. i
eggafi inoltre cio , che noi fu quelto argumento
:rivemmo nel noilro primo volume delle An,
ichita Criftiane lib. i. c. 11 1. n< iy. Ne credo
ia 5 che fi
potfu trovare un
poco v^r- uomo si

ito nella liloria dellaChiefa, quale preten- il

a,che il non eflerfi mai follevati contro de Ce-


m criftiani fia provcnDto non da virtu , ma da
i

mpotenza* Perciocche aveano noftri de Sena- i

ori , de prefetti delle Provincie , e gran nu-


aero ancora di gente , come fi fcorge aall Apo-
1
*

iogctico di Tertulliano , c dul Jibro dallo (tefli j

fcrittore indirizzato a Scapula >


ficclie fe aveffe
ro voluto , avrebbero potato congiurare ?
cagionar
o de tumulti ne!!e citta . Ma la fin^olar
loro pitta facea si, che piuttofto amafleroc
patire . Somma era la loro moderazione , e fin

(a)ApI-e-. golare la ridratezza , e il


difprezzo della van
xxxviii.p. gloria. Noi, dice Tertulliano (4), eflendo Ion
II7 tani dalla gloria >
e dal defiderio diottener
>,

le dignita nella repubblica, non ci curiamo d

^ e ^ e combriccolc
^are .
Origene ancor ,>

nell ottavo libro (^) contra Celfo aVanza ,


foftiene medefimi fentimenti , febbene n^ que
i

&i , nc Tertuliiano condannano Crifliani , ch i

non mofli daH anibizione , efercitavano le cari


che nell Impero , fenza commcttcre veruna c
quelle azioni , che alia legge di Crifto ,
c all

% religion ripugnaflero.
doven .

, r, r *. V f
UI^UU Wl UJU Ci*LLi
J.>WtJ iJV^ll cmV.lllJilI
r
K-
VelCWi t
<sk

jr^JLfifeftoro
6 /// /*
flv * gp
*^ ,

verfo quei
* ,
^
.

doveri
che foe^etti
^^
eran
dtllaChicfa aHaloro cura , c verfo quegli ancora , ch eran
.

*-^
.

verfo I loro loro ftati dati da Dio perfuperiori . Impercioc


che ficcome fapeano , che ad ognuno debbefi d: \

re cio , che gli perviene , e che deefi a* Vefcc


vi, e ag!i altri fuperiori delle Chiefe onore >

obbcdienza , come a iudditi cura 5 e attenzio


nc , ne quelli , n6 quefti tralafc avaao alcun
cola, che alTobbligo loro apparteneffe * I V<

fcovi pertanto , che alPuffizio loro penfavano


e conofcevano quanta attenzione , e diligenz
doveano impiegare per ifcieglierei miniftri
de
le fpirituali cofe le loro pecorclle no
, afSnche
5
ii
efponeffero a morfi di tanti lupi, invece di ei
fere governate da buoni pallori , andavano i

_traccia de migliori foggetti ,


e quclii ordinavi
KO miniftri ,
e f*cerdoti , c chiiimayano in ajut
n
DE* PRIM1TIVI CRISTIANf .
2*57
i
!
rego!amento delle ioro diocefl /*). Veggi] 00 V/Je
Anr
i igene nell ottavo libro contra Ce!fo , nel quui J* ^
j ro dimoftra la cautela , che i roftri ufivano
I miniitri delle Chicfe cattoliche
lofcegliere i

(). Non eranoeglinoaccettatori di perfone,


J talunode miniftri mancava al fuo dovere ,

( i
gravemente punito , c fe non dimoflrava
;ni di.vero pentimerto ,
era depofto , ne gli
i
?erdonava ancorch foffc ftretto parente del
,

fcovo Non era folamente ne! buon rego-


.

nento de miniftri riftretta la cura de Pre-


i i Criftiani . Badavano eglino alia condotta
i
andiodeglialtri , flcche non ammectevano

i a comunion della Ch-efa , fe non quelle per-


5
ic ; che non eranoindegne di una tal grazia

1
>n fl tenerezza de*
lafciavano muovcre dalla
3 liuoli ,
Santo \7 eicovo ,
come Itrggiamo del
fu Padre di Marcione (f); ne abbagliavafl T.
<
>

Anr, V
iviiia loro per lo fplendore della dignita im- Chrift. p.

j
ria e , come di un gran Prelato riferifce En- * lS

Lio nel ftfto libro della fua Iftoria (^) , e di


Ambrog o Teodoreto nel quinto libro della
! Cap* (<1)

ria EccleflaDica al capo diciottefimo (*). Non *


:
XXiC P a *

*
ii mtnore at:enzione de Saccrdoti e de ij ab l >

iniitri verfo i loro Vefeovi . Confideravangli

padri , e in tutte le cofe da loro? CO


i come loro
i
F. 21?.
E^. Cantab.
medadirettoridelle cofcienze,e della vita lor
Dendeano . Aii2;che i Magiftrati , e i Princi-
che abbracciatu aveano il CriiHaneflmo , Ant.
T. 111.
Chrift.
^
;,
me amminiitravano le civili cofe , cosl in p- 445*
:to co, che allo fpiritualc appartenea, a
1

/)^,-
. obbcdivano (f ) . dS gen
cl&ti Eccltfiallici volentieri
V. Ne
folamente de* Velcovi verfo loro verjo i loro i

.
ocefani ma de parenti ancora verfo i loro figlwol** *
>

ae
liuoli fommaera la cura , affin che e foflera
fi&*<>
.

,1 j; verlo igeni- i .

antenuti ontitamentc , c aUcyfttl nel Umor di f _J

ToraJII. R
% 5 8 *>
* e a s T u M i
L/JO e neU elercizio delle virtuofe operazioni
come argomentando agevolrncnte potremo rac
corre ddl* lettera di S. Clemente Romano
xxr,
<

p. 10. Corintj(*0* dalla Epiftola di S. Policarpo j

Filipptnfi (6) , e per tralafciar gli a!tri , da Sa


N. iy* Giuilino Martire nella
prima Apologia (c)
n.xxvn, Corrifporideano i figliuoli alia volonta de geni
p. tfi, tori , e obbcdivano Joro, poiche fapeano , no
alrro ricercarfl da efll , che la vera ,
e ilijbil

(4) Laa, ft licita Colla medefim


della Joro prole (</).

Firm, J.jv. cfattezza acicmpivano i marici i loro doveri ver


Div, Inft, rQ e mogjj ^ e e niogli verfo ]loro oiariti ] i

^JII.p.277 S. C!cmcnte
fteffa Epi nella
yegganfi Rorpano
(e N.xxr. ilola a Corintj (e) S. Folicarpo nella fuddett
p. i? lettera a FilippeufJ (/) , e S. Giuilino .

N. n, VI- Avea jl gloriofo S. Paolo ordinato nell


rf)
Cue Epiftolej che flccome la donna er^i ihta.
De doveri
foggettata da Dio alia potefta deH uomo, ell
obbediiTe al fuo marito , e fe gli moftrafTe iog
g e ^ ta * ?d efiendo mod^fta , cafta , e attent
.:gli affari domeltici , procurafle di piacerglij
itj di man ten ere con e(fo lui h pace ; e alj uom
i: do* avca prefcritto che amaffe la fua donna, e.
,

fak virtuofarnente portandofi le defse colla fobrie


tt

con
f^rono v
e
11

i<t.udi<>>
W
temperanza, nel
fantid
re
genio , affind
.,

i t,

dHl^nz.A unicamente eduqar potefsero con ogni


n*stri e retta difciplina i loro figljuoli . Era eziandii
e de all uomodi avere
una moglie , e d piu di
lafciare per prenderne un altra
la fua donna
vietato . Qujndjeche jo ftefso Apoliolo fcriv
^ Corintj (): che qualunque fedeie non vuc
vivere ctl;be, prenda raoglie ? e le corrifpond;
cooie c doverc , -e fi guardi di non abbandonar
Ja,e ch elJa non parta dal fuo marito, e fe a cai
folse partita , fl riconciljcon efsp lui , e non

grcda di poter paisare> vivente lui, ad altr


noz
BE* PRIMITIVI CIUST1ANI.
E ze E fcrivendo a Romani (4) , dice die
. :

1 onna efsendo foggetta alPuomo , findie ^ C vl1


l*uq. V r
vivc eq% *"

n , addetta u lui
qua! cofa , per Ja
i i

pi 6 lafciarlo per prcnderne un altro . E


f vendo a^li Efesj 3 , Soggettatevi , d/r *
:
>

^ uno alPaltro nel timore di Gesu Crifto . I,e


$
lonne jfienb i^)ggette a loro mariti , come al

9 Jignore . Perche 1 uomoe capo della donna >

3
.
:ome Crifto e capo della Chiefa ... Ma co-
,. ne la Chiefa efbggetta a Crido , cos) fieno
5
e donrie a loro mariti in tutte le cjfe . O
j
amate le voitre mogli , come Criik)
nariti,

, laamato la Chiefa , e diedc per eisa fe me-


, lefimo. . Cosi marici debbono amare le
. i

s
oro mogli, come loro corpi . Chi a ma la fua
i

$ nogliejamafe ilefso. . Amate dunque la vo- .

tra moglie, come voi medefimi , e le donne


emano
3
loro mariti (6) .
i b
figliuoli obbedi- ( )C v.v. O
e a vodri genitori nel Signore , efsendo ZI i l
fe< f

:io giuito . . . E voi o padri non provocate


,
.

fdegno ,
ma educateli nel-
i voftri figliuoli

,
a difciplina e corrczion del Signore
5 . E
i vendo a Colofsenfl eforta le donne a cfsere >

I gette a loro mariti , e i mariti ad amare le


- j mogli , e a non recar loro del difpiacerc ,
I ^ll amarezza (c) . Non altrimenti S. Clemen- , . ~
lomano nelh fua letteraa Corintj , volendo lSt fe
:ituire loro la p;ice , icrifse che doveano egli-
^bbedire a loro fuperiori onorare i loro an- >

ii ,
infegnare la difciplina del timor di Dio
iovani 5 indurre a cio , ch e buono , le mo-
loro , affiiiGhe Ceno morigerate , e pudi-
fempllci , :nanfuete , e moderate nel par-
,

-(rf). S. Policarpo aricora nella fua letters


i

Filippenfl fcrive : Aftenetevi da ogni


,
Vode , e ingiuilizia , e falfo tellimonio, non
R 2 9 ren-
ft fc* C O T U M I

rendcndo male per male , ne rimproVero p


9y rimprovcro, ne pugno per pugno , ne ir
3>
prccazione per imprecazione , e ricordate
99 di cio , che dilse Ccsu Crilh) : non *vogli

,5 tc
giudicare per non effcre giudicati . .

9 y Egh c il principle di ogni male la cupidigi


Adunque voi , che non avete appc
tato veruna cofa in qucdo mondo . artr . .

,, tevi di giuflizia ^ primaper vo


e imparate

9, camminare ne" comandamenti del Signer


quindi procurate , che le voflre mogli viva
fedelmente 3 caflamente, e in carita , ama
^o fincersmente loromariti , e gli altri c i

\ T n* ^ nl continenza (4) . Finalmente Lattan;


Firmiano nelle fiie Divine Iftituzioni ofserv
j>r. Apoft.
* che moglie dec dimoftrare la fua fedeka v(
la

fo il marito , e il marito verfo la fua moglie ,

che deefi infegnare alia moglie coll efempiod;


uomo a vivere ccflartemente Or tutti qiu .

precetd e configli furono efattamente ofser^


>

P rlm i Criiliani(^) . S. GiuftinoMart


Jnft.Divln. parlando nelia fua lettera a Diogneto de* fed
de* luoi tempi :
c.^Ki.p.4i>p. Quei Criftiani , dice , c >,

T i>

3, prendono moglie, la prendono fecondo


,, leggi , e la prendono per aver de flgliuo
j, e quantunque abbiano carnc 5 non vivc

(e) n.x .p. 5 P


ero fccondo i dcttami di lei (c)
>
. Din
:

a4^. feq. lira egli pure nella fua feconda Apologia , ch

glino legandofi col vincolo del matrimoni


procuravano 5 che la loro prole fofse ben edn<

L ftefso atteila nclla prima


ta Apolo
/JN
(d; iv f ^C^) r
.

,, O
>.

C*3 icnvendo non prendiamo mog!) :


p. 93,
3, o fe la prendiamo , non celebriamo per alt
On.^zix,
^ g ne ? noZ2e 5 C 1C p cr educare bene la pro j |

3 che ci fara concedutada Dio


> . Taziano ;

che apprefc da S. Giuftino le letter


nc
I>E pnmiTivi
lla fua orazione contra i Grcci parla della ,
,... .I, r^ * , (
ntinenza , e pudicizia dcllc donnc Criftune >

ll eta fua (<0


*
Atenagora pure nclla fua cclc-
e Ze42/0Hdimoftra (),,che fperando fede- f

li la vita ctcrna , difprezzavano tuttc le cofe


di quefti baflfo mondo . Laonde ognuno di
quelli , chc avcano prcfo moglic fecondo
le Ieggi,fuggi>ranoogni ombrad indecenza *

3l!a fedelta dc Criftiani ncll ofTervare le leggi


1 matrimonio ragiona Tcrtulliano ncl fuo cc- ( C )e.rv 4 ,f

llentc libro indirizzato a Scapula (c) . -Anzi- 71.

equanto premcflTe alle mogli di ritirai e dalla


Dcrflizionc * edi far abbracciare la verita , e
innoccnza loro mariti , e a mariti le loro
i
fi ^^ r ,,
*
/ U f C 1 /I 1 >
/~"
*
P
3gli , raccogiieu da cio , chc fcnvc S. Oiuihno ^i. fCi .
artire nella fuafeconda Apologia .
(<0

VII. Non puo cziandio ncgarfi, cheiCri-^


ini verfo i loro fervi gcntili non ufaflero quel- de*
carica , e giurtizia , ch era loro dovuta . Che *trfi i

eglino erano obbligati a


fervire , dimoftrava- lCTv \ >
e

r
verfo i loro padroni una fedelta fingolare , y * dr
f
iche avcano letto nellc Epiftolc dcilo llelfo
3ttore delle genti , ch eflendo fcrvi , obbedif-
o a* carnali loro fignori con timorc , e tre-
Dre , c con femplicita di cuore (e) , arcorch6 pk c f.
^ aj

a.

n folTero veduti da loro , msntre doveano te- v. 5,

src Iddio (/) . Quindi e , che i fervi loro feb-


^ atl

nc erano dediti alia fuperftizione della idola- j f. c.

ia 3tuttavoka tormentati da giudici fovcnte A. *i.


ofavano di accufarli 5 comc rei di alcuna fcel-
<n

ratezza 9 porciocche vedeanfi da efTi trattati


n carica , e giuilizia (^) , cd efli , s crano fer- a. XKXV.

fopportavanolaloro condizione con fedeltaj


,

pazienza (/?) . Ma fe i fcrvi de fedeli abbrac-


ivano il Criftianefinoo, immafltinente , come ibid, r.,v*

ottcnevano la librt 2i,e co


3
*

2ofc to e r>
s T u M i

^/ foffe
padroni fervivano con picta fingolare il 5

lattenvone
**". VIIL Amavano iroltre tcneramcnte i lo
_
aempiett t 4 . , . .

loro do-ver i proflimi* e tanta era in cm la fcambievolecant


vcrfoilprof. che gli uguali loro chiamavano fratelli , e fore

fmo .
le, i
maggiori padri , e madri , e i minor! di e

figliuoli, e figliuole(X) . Neerano eglino mej


(a)Atbenag. attcnt j a( j con carita e giuflizia i
ibid, mini*
adcmpiere
i
>
1

, .
r . ,
.

XXXII. n ro Verio doven


prommi , che miferameni

l>f
II I \ i I ! /

35 o.
erano mvolti nelle tenebre del gentileiimo A .

erano gentili da loro appellati fratelli 5 c


zi i

*
C
^T
!X
me co ^
dall Apologetico di Terculiiano (*
j

Hd.HVverc. e ^ a ^ e teftimonianze de Padri da noi addot


nel primo volume delle Antichita Criiliane (c^
(c) P .ig. 6. ix. EflTendo adtnique i fedeli de primi tern
della Chiefa cotanto pii , e amorevoli vcrf<

proifimi , eattenti ad adempierz i loro dovci


non (j ee recarc j maravifflia che abborriflfei >

no 2li omi- r ..,. r i t

adj. gli omicidj , e qualanque altra cola , che a


portalTe agli altri del nocumento * Laonde S;

/d) n xvr.*
^ ^ I u no Martire nella prima Apologia (</)

Noi HamO) r//Ve , pazienti e pronti di fe


,
030.5*3. >

,, vire a tutti , e liberi dalla collera . . . nc


,, e (Ten do
convenevol cofa , che noi fiamo im
3
tatori de cattivi ; lo che pofTiamo diai(
M flrare cogli efempli di molti de vo(!ri , cl
3 da viclenti, e tiranni ch erano
, divenne >

,) pazienri , e manfueti con abbracciare il Ci


1
* ftianefimo. . . Noi (f) per non arrecare d
(c)n.xxvli.
p. tfi. danno agli altri,e per nori eommettere veru:
3>

empietii, abbiaino imparato a condannare


que* malvagi gentili, ch efpongono ibamb
ni . . . tear-nJo , ch eflfendo co^l efpofti p<

9I le vie , non effendo prefi da qualche uom


,5 pietofo* perifcano, e fianio rei di omicidip, :

E nelia feconda parlando di Tolommeo M^rtire


dice
i* PRIMItlVI CRISTIANI * 2 6
ice 5 ch eflTerido egli itato condannatOj Lucio
Iriftiano parlo al giudice in quefta guifa: Per
qual cagione hai tu,o UrbicOiCOiidannito que-
fto uomo , il quale non eflendo omicida , ne

ladro ,

confeffato di effere
nc cortvinto di vefun altra reita,
Criftiano(<O ? Firtalrnen
ha_>
^ h um .ii,

! nel Dialogo con Trifone dimoftra quarttoi


oftri abborrifiero omicidio (&) . Chi e cosi
e privo di fenno
1

dicea Atenagora Fi-


^ n >A
.
CJlh
letto >
, p. ;0 o
>fofo
(c) , il
quale iapendo effer noi
tali , quali

eramente flamo ardifca di appellarci omicidi,


>
M y^** l

potiamo noi guftare le umane carni 3


:

lentre non
**
?nza che priviamo qualcuno , uccidendolo 5
el!a vita ? Noi flaino talmente difporti che >

amodi fentiinento, effere quart lo ftjifo il ve-


ere>il commettere Pornicidio. Come
cl".e

unque pofuamo uccidere il proffimo , fe ili-


iiamo,che non ci fia lecito di vederlo uccidere?
"ornTpondono a quella diAtenagora le teftfmo*
ianze di Teofilo Antiochcnd 5 il quale nel ter-
olibroad Autolico fcrive (d) efTere proibitvo a (d) .

>i(tiani il vedere iduelli 5 affiache non s im- p^g. ^4*.


rattinOjVedendo omicidio,i loro occhi . Veg-
EJ
l
olf* * ^
a(i la lettera dellc Cliiefc di Lione ^ e di Vien-

e appreflb Ruirtart (0 (e) ft.xvim


.a
appreffo Eufebio >
il 3

clla qual lettera fi oflerva che i fcdeli dimo- F Bdlt<

:ravano di non effere rei di que aelitti 3 ch era*


>

y^o n
o loro impofli , con dire , che n^ anco era loro
scitodi vedere gli ammazzamenti . Non ragio-
laaltrinienti Ter tulliano nel quarantellino quin-
o capo del fuo Minucio Fe-
ApologcticoC/)- ft p. f
^ 9s
ice nel
Dialogo intitolato Ottavio (g)
: A noi,
fcrive, non e lecito di vedere , ne di udir o-
I
5

>*micidio, e tanto ci riguardianio dall urriano


>

iangue che ne pure adopriamo nelle noitrc


,

3 Vivande il fangue deglianiuiiili,* Sono M*


1> F* C O S T U M I

fomiglianti efprefiioni di Origene nc 1

VT. tcrzo libro contra Celfo (d) , dove : Nort. >,

T. i.opp. hanno mai potuto, dice provare ne Celfo ,

5 > ne altn\ i quali fonofi accordati con elfolui


j, che firtil da Criftiani fatta una qualche fedi
3 > zione . E per vcrita >
fc apprcflb di noi ave
,, poteflfeluogo fedizione . . non avrebb la >
.

35 mai proibito il noftro legislatore Pomicidio


,, n avrebbe infegnato , non eifer lecito a* fuo
5, difcepoli di vendicarfi, anchc quando fembr
3 , giufto, di un uomo, il quaic fla ingiuftiffimo
5, poiche fapeva eflcr men convene vole_>

9 , che dalle fuc leggi (1 permetteflfc la ticcifion


,, delPuomo ,, . Fanno eziandio a queftopro
pofito Ic parole di Lattanzio , che leggonfi nc
capuolo xx. del fuo fefto libro dellc Divine ifti
tuzioni 3 le quali per altro, per non dilungarc
troppo , fiamo ceftretti a tralafciare .

*fe#v*- X. Che
tantoerano contrarj agli omicidl fe
no l * cru ~
non 6 da maravigliarfi , che avcifero in orrorc
... ,L, c in abbominio la prava coafuetudine di alcun
ycniiii 3 L/J * i -. i

efponeano * S non,
la wjtec ma come fi
prcgiavano culte
o uccldevx- e dotte nazioni, ch effendo dedite alia gentile
i loro fc a fuper(Hzione 3 efponeano alle ilradc, c abban
bambini .
d on avano i bambini loro,fe non voleano educat
, e talvolta ancorgli ammazzavano. Abbiam
gli
noi pocanzi riferito un
palfo di S. GiuiVmo
Mar
&) ApoU t re che riguarda quefla crudele , e
>
dctefta
i.n.xxTii. bile coftumanzadegi Idolatri (6). N6 folamcnt
p. 6i. riprova il Martire la condotta di quei crudeli
p
ed empj genitori, perche efponendo fanciulli i

e non eflendo quefti raccolti da


qualche pieto:
pcrfona erano eglino cagione dcila morte
,
(

chi non avea commeflb verun attuale peccato


.ma ancora perche talor fucccdeva , che pre
^ bambioi meuefimi da pcrfpnp, chefaceac
prc
1)1 PKIMIT1V1 CRISTIANI .

ofeflnnc di mille infarnit* , e fcelleratezze 9 ( a)


ano allevati per fervire a ogni forta di diflTo-
( ^ iv
tern (4) . Non fono da quette different! Pcf- pw ,^ u fc<1
.

effioni ufate nella fua celebre Legazione dal


lofofo Atenagora (&), da Tertuliiano ncll A-
logetico (O , da Minucio Felice nel Dialogo
^ *
IXoJ? *

fopra citato (cO , e da Latf anzio nel quinto 00 f


>ro delle Divine iftituzioni (?) . . s
^
del DeCalogo, che g,.
XT. Dal quinto precetto 3

ruarda il non aaimazzare , dovremmo noi paf- opp.


e a dimoftrare , quanto foffcro attenti i nollri

ajygiori a offcrvare cio ,


che fecondo la giufti-

i
prcfcrive il fefto comandamento ; ma He- ^

me parlammo ampiamente di fopra della con- rt/trt

quanto erano lon-/


r/
icnza loro e provammo , ,

li daqualunque ombra d impudicizia , non


ceffario che di nuovo ne parliamo . Per >
la^>

al cofa ragioneremo del iettimo , edaremo

iaramente a divedere come dal togliere c , >

I ritenere altrui roba , quad da un capital 1

mico , i Criftiani fi riguardaflfero . S. Giuitino


artire nella fuafeconda Apologia, introdu-
ndo a parlare Lucio in favorc di Tolommeo
artire in pochc parole dimoftra , che i fedeli
>

f
bominavano oltre modo il furto(/) . Lo (lef- ^, "

les^iamo
LJ
noi nceli atti de Santi Martiri Scil-
^ >

;_>

ani
(^) . Nc folamcnte i Crifiiani rendeano
loro compagni una
>J

si fatta teiliraonianza , (g) Ap^4


aeziandio i genti , mentre daltu Epiftola no-
Ruinarc. n. i

intcfima fettima del libro decimo (fr) di Pl nio P- 7 ^

Trajano , abbiamo, chc cglino nelie adunanze (h) p. 6$&


ro prometteano folennemcnte di non commet- E4, Cellam
renefurti , neadujterj , e di non circonve-
rc alcuj)o collefrodi , e
cogPinganni . Atte-
i
pure Lattanzio Scrittore del quarto fecolo /JN v c j
,

:llaChicfa , che non dc r.oftri ma de genti- ix. >

F ",

585!
proprie erano Ic rapine (/) . XF. Pa-
%66 1 E* C <> * T U M t

XL Pagavano inoltre i fedeli puntualmente


debiti ,che aveano per le neceffita loro con
tratti 5 come ne atficura 1 Autore gentile dt
* Dialogo intitolato
Tbilopatrh (4) , il qual Dis
logo fl ritrova tra le opere di Luciano Che 1

Jttt, <^
aveano preflbdi loroPaltrui
Wt- )ft ttP tf^ fV* J
|
interrogati
*

conl:e ^ avano volentieri di averla , lo che no


* *
roba>
1 11
tide*
folanrente da Plinio vien riferito nel citato luc

go ddla Epiftola a Trajano , ma ancora da.

O)n. xx.. P .
Tertulliano antico fcrittore delle cofe Crifti;
6o 7 . T. in,
ne ncl celebre libro indirizzato a Scapula (6)
E cio fla dettodella giuftizia de
primi fedeli
(b) c. iv.p. Piche febbene a quefta virtu
appartengono ar
7j cora i due ultimi comandamenti del Decalogo
ficcome per6 abbiamo di fopra ragionato del
fincerita loro , e della continenza , e dello flu
dio , che ufavano per non ritenere 3 e non tc
gliere Paltrui roba , crediamo , non effer eg
neceffario, che dimoftriamo non aver eglir
teftificatoil falfo ne defiderato le donne , e
>

cofe altrui 5 poiche tutto cio dalle mentovst


virtu loro feguiva .

CA
Dfi PRIMITIVX CRISTIANI.

C A P O V.

rifponde alle oppcfizjoni fattc da alcuni


Scrittori 3 che kanno riferito y o citato
il
Ter^o Tomo Antichita Crijlia-
delle
ne , //
qud Torno riguarda i cojlumi dt
primiti vi fedeli .. Delia, ifcri.
z.lone : Deo
no -
Apendoio quanto fia debole Tumano in- ""g

x f i firnr
rerno
"

Undimento", e quanto fia facile aqua-


lunque uomo .,
e a me
pardcolarmente ^ua i; ? av,~
, ?rrare ,
non fono cosi privo di fen no , n6 tore nonb*
?l
pcrtinace a foftenere l.e mie opinioni portat?^ titf-
<

>

cr
e fe mi fl da in qualche maniera a dive-
""
/c>

(/"
". .

* iont *
<

:e di aver iosbasliato? non ritratti Terrore


. i v faceano *
i
ion abbracci la verita che umcamente
,
r
ri--^ fo ton
i
f
co . Per qual cofa fono io cosi lontano dal ea pitolo dc
la
.
>rendere i miei accutatori che piuttoilo mi fmboli >

onofco obbligato a rendtre loro infinite gra-/w*


per attenzione
1 , che ufano , allorche C?l l * "f!5

i -i x~ la IiC
efammare miei libn
:ttono a rson per que- i .
/.in
v r j *c j
direndermi
i
. f :

pero debbo 10 tralafciare di ritu


Ha dovuta modeftia qualunque volta mi
nbri di aver la verita dalla mia An2i ere- .

certamente , che ficcome fono loro ten uto


mi correseono eiuftamente , cosi non deb-
D * n *~

^ 9
10 effi avere a male 5 che joancora gl impu-
i,.. mento atl .
t

i
3 fe mai fi foffero difcoftati dai vero . c/t

Incominciando adunque dalPAutore della


3ria Letteraria per altro mi dichiaro
>
a cui
bligatiffinio per lo vantaggiofo eilratto (a),
ei fa del mio tcrzo libro dclle Antichita Cri- vn. $. ir.

dico 9 che fcbbene ragionando io delle p*4*i


ifcri-
ft 8 D fc* C O S T U M I
_
ifcrizion^nelle qnali da nollri maggiori erar
e ^P rc ^i niifterj della noftracredenza,ne ricopi *
Ant.Chrift
p. 17.
una che confervafi in Verona, com e r
(<O

portata da! Fabretti : DEO. M AG N C


ETETERNO, e non come e riferitad
^1 \
_.
TvlTIT
t Sienor Marchefe (&) Maffei : DEO MAGN
Veron.^ao-*
^TERNO: tutta volta non pare , che cio mi
cbvefle quad rimproverare dal noftro Iftarico
come non avetfi io oflervato ; mentre e
fe 1 1*

vea veduto beniflimor e ne avea anche cita


io
il
luogo del Mufeo Veronefe;ma ficcome cred
che baftava averla efpreflfa una volta fecondo
1

lezion del Fabretti . (c ^ non iftimai neceifario


c. v;ll. p. . >
.
^ .

npcterla y c dimoltrarne la differente lezior


jti4.
del Sig.Marchefe , poich^ mi premeva di nc
diffondermi in una variante , che poco ,o nul

potca giovarmi - Per Io ftefTo fine non volli


ricercare tutte le ifcrizioni , che conduceano
mio propoiito, avendo penfato, che una , o di
che ne avcfli addotte per provare il mio afsu:
to, potefsero efscre bartevoli benche non : i:

difphccia punto , che Autor della liloria 1 i

abbia riferite alcune altre ricavate da m que"


1

1
defimi libri , de qtiali io ftcfso mi era fervi:
. nello llendere quel Capitolo Quanto alia ifcr .

zione >
che riportaiK Haptfg. 21. HI SPIRIT
SAN. MARCFANETI, che pofsa e dico ,
i

tenderfi dello Spirit Santo ; fa erudito Ifior 1

co , che non fono contra:*io al f 10 duhitare , a


pojja da farole trarfi null a fsr Io Sfiri
qttcflc

<<1)
ihid. p. Santo 5 fe nonfe con un lungo difiorfo (t/^ ; e
.
4. pure , ch? a^ea io letto il p-afso del P. Lupi ,
cui rimette i! fuo letrore , mentre Io cito nel
medefirnap^. 21. del mio LibroTerzo efa ;

nalmentc , die mia intcrpretazione e pre


la

da! P. Lupi 3 come ii puo conofcerc da cio ,d


fr.ri
PE PRIMITIVI CRISTIANI .

I iffi nel mio primo volume de-He Antichiti


( iftiane 4. onde non mi pare
allapdg". che ,

j ledi bifogno , ch egli faceffe quefta tal oflTer-

none . Non occorreva ancora ch ei ciufle


(
i la Ifcrizione di Gaudenzio per confermare
p 4 *
*
<
,che io provo (6) circa la menzione della vita
{ rna fatta nelle fepolcrali iicrizioni de noilri
i ichi, poiche avendola io riferita nel primo
!
dime delle Antichiti (c) non iilimai , che ,

j e neceflario il ripeterla . Ma giacche ha vo-


I o citarla, potca dire , che non folamen-
1 era ella data riportata dalPAringo , dal Rei-
j 10 , e dal Fieetvvood> ma da me ancora, men-
1 parlava della mia opera . Che io poi non
; )ia ( numerando gli Autori , che trattarono

i le materie , delle quali io fcriveva) nomina-

\ Icuni altri rifpettabili per la erudizionc , e


i ttrina Joro , che de medefimi argumenti par-
I
ono, non credo,che mi fi poffa imputare a col-
ij
, mentre intanto numero egli e certamentt
i idle , che mi lammcnti di tutti>e ne faccia
i cfattiflimo catalogo . E poi non mi for.o gi*
i
prefiffo di andar a ricercargli a uno a uno , ne
n fern bra cio neceflfario, altrimenti potrei op-
j
Te ch egli ha tralafciato e in al-
all Iflorico ,

occafioni^ e fpecialmente nel citar gli auto-


j :he riferifcono la ifcrizione,di cui
ragioniamo,
II folamente me , ma eziandio traparecchi
: ri 1*
Havercamp 5 e il Marangoni .

i i fono che voglia ri


io cosi fbfiHico ,
gia
( *e una tal cofa da chi brevemente procura di,

1 ;ciarfi dagli
argumenti , che imprende a di-
<

arare. Nella pagina 4571. cosl egli fcrive:


J Padre MAmaM non ba <uoluto
frefrin-
t da cotd da la
queflione , cioe Magia
<

fe il .

iffo I
animogli cfultava* che occtfiwt gli $
frc-
27 *> E> C S T U M I

prefentaffe dl attaccare itna zuffa con un vttcra.


go , e gloriofo combattitore 5 e il Mar qiid Slg.
cbefe Maffet . Io poflb dire finceramente , ch<

non per attaccar briga col Signer Marchefi


Maffci ma
perchc pareami contraria alia Scrit
,

tura ,
ed
perpetua tradizion della Chiefal;
alia

opinione di lui , mi fono indotto a impugnarl;


colla maggior diligcnza, e forza , che mi er;
poflibile . lo ricerco la verita , e fe fono perfua
fo ) che qualcuno ( abbia egli il credito di cfsei
dotto , o non lo abbia ) ardifce.o di negarla, <

di ofctirar]a(part coiarmente fe ellariguarda:


pimti di religione ) non lafciodi foflenerlacoi
tuttol impegno Sappia poi Plllorico , che. fi

10 mi fofll mofso per acquiftarmi de a fcrivere


nome 5 e della gloria> avrei forfe rmprefo a con
futare o il P. Petavio,o il P. Orfi,o il P.Berti,<
11 P.Concina,o il P.Rubeis,o il P. Patuzzi>e noi

gia il Sig. Marchefe , trattandofi di un punt<

piu Teologico perciocche fenza fa


,
che altro ;

^erun torto a quel degniflimo Cavaliere , fbn(


del fencimento degl intendenti di quelto gener-
di controverfle ch egli puo efsere bravo anti
>

quario,e poeta?ma non e gia un eccellente Teo


d
logo . Anziche fe avefli io voluto per ifpirito
vanita mettermi a compor qualche Iibro 3 eim
pugnare i piu eruditi , e dotti uomini non Tola
mente delPeta noftra 5 ma delle pafsate ancora
avrei intraprefo a fcrivere la floria letteraria
c facendo gli eflratti de* libri o pubbiicati d
poco , ovvero riftampati per utilita ,
e vantag

gio comune , avrei criticato cio,


che mi foisi
paruto. Ma vcggiamocon quale grazia e coi >

quai vezzi parli di me il dolci/Iimo noftro Iftori


co, Entra, dice ecli ( i^ P- , Mamachi ) in cam
/* i /*

f o con quejio infant letterato >


Purta y ft l^m
%
J)E J RIMITIVI CRI5TIANI I

rj abbatterlo , e cmo di atterrirlo non


Q lagicigmochi , de* qualifa egli rider/i ( fo-
ic eminence Jecondo il folito, troppo vivi,fpL
if i e leggr adri quefli concetti ) Ma con
rj :r// / /iff/ a w rifoluto haud fcio an
ji
)mmuni veterum Patrumde
Praeidigiatori-
, JS,malef3cifquc fententia neglecla, uiiumfu-
| -rfic dogma ex tradicione profedam , quod
II -gligi P ai "J
temeritate , audaciaque non
,.
>flit
,, 4 Dio nonpiaccia
cbc cib fit vcro.
.
,

l
leper avere rirezfentenzi difefx farebbe il
a warico , q ale rorrore di un letterato , // it

i
e nc? fuoi
varj ,
e difficili
ft*dj nierfe fib
I ^ cwore , c/?e di foflenere i Cattolici dogmi 9
f>nicizie
ancora conpercid contrafft animofo ,

emporale (vantaggio Ma con chi i ha


egli
>

1 :orico ? Ho io mai condannara la intenzione


Jig. Marchefe, odetratto nulJa alia eftima-
:

, o negato , ch egli abbia contrattc


? di lui
(

|
a difefa de cattolici d^gmi delie nemicizie

I
fuo temporaie fvantaggio ? E forfe egli il
, die ienza pcnfar di far
.<> male , fidandofi
propria capacita,e credcndofi di avere can-
i

capitale da poter difcifrare quefta forta di


i

c iioni
, fiafi mefso a fcrivere con franchezza
i iun punto rilevantifllmo di Teologia ? Ma
lo Storico premea tanto , che non fofse im-
t iato il Sjg. Marchefe , ne fofse riprefa ISLJ
;
:hezzadi lui nel trattare una tal controver-
i
non ha egli dimoftrato , efser infuffi-
>erche

: i le ragioni da me addotte per comprovare


ia , anzi la comune fentenzade Padri circa
agia ha tutte pafsate fotto fi-
? Perche le
o una figurina rettorica ,
, e fervendofi di
i voluto piuttoilo giuocare con una fred-
*e obbiettarmi lozelodcl Sig.Marchefc,chc
con-
n E COSTUMI
tor/vincermi di errore colle teiiimonianse d
noftri antichi ? Crede
per avvcntura , cl egli
trattandofi di fentenze appoggiatc fulla Scritti
ra , efulla trad zione di tutti i noftri maggior
debba chi fcrive sbrigarfenc colic burle , e c
punti interrogativi , e ammirativi , fenza a)
portare rrruna n-gione, o autorita fu cui fo; >

ontrt
^ ato difenda il fuo amico dalle accufc ?

*gV H. Ma pafliamo avanti, e veggiamo, cbec


fa ricerchi da me erudito IfloriconelJa iedic 1

f* j t
primt &EH annotazione (a) . Avea io ilabilito ncl
t pagina 1^5. delmio tcrzo volume delle Ant
chita , che agl Imperadori non davano aki
i
onorc i Criftiani >
il
qual onore non fofse pur
mcnte civile . I/iftorico per dimoilrare forfi
ch era da me tralafciata una quilche queftion^
che al mio propofito apparteneva , mi fa ofsc
varc:,, Che tra quedi onori civili novera
,5 alcuni Criftiani il coronare d alloro
le port

3j e accendervi lucerne ad onore degl Impet


a, dori nelle congiunturc di pubblica letizi
3, II (P. Mamachi ) nullacidice di qucft u!
i5 contro cui in piii luoghi , c maiTimamei
3,
nel libro dell Idolatria rifcaldafl il fc-vt

Tertulliano ( c. x. ) . Se egli ben fi appone


,, in credere si fattocoftume idolatricojpuof.

5, fi
queftionc. 11 Baronio ( an. 201. ) s uniic
a, Tertulliano ,
e d idolatria condanna qued u

3y Paganino Gaudenzi ( De fit. Cbrifl. c. x,

3, xi. e xii.) porta alcune non ifjpregevoli i

9> gioni, per le quali appare probabile,di niu


3, idolatrica fuperftizione contaminata 5 e p
(b)Etcap. ^ ramente civile efiere ftata cotal coftumanz;
xxv.ApoJ. s apeva j benillimo > che Tertulliano nel qu
diceflmo (fe) ( e non nel decimo , come f
(c) Ibid,
!

crrorc dello flampatorc leggiamo nella floria i

L<
DB* PR1MITIVI
etteraria) del libro deli a IdoUtrla^ riprende
, che poneano
uei Criftiani nelle porte loro gli
lori , e le lucerne nclle occafioni di pubblica

legrezza , ma veggendo, ch era cofa difputata,


che fe foceano male quc non conducea ad
tali ,

iio iftituto i!
ragionarne,avendo io dtterminatg
i non defcrivere i difetti di alcuni,madi riferire.
virtu de mold, che poteano eflere di edifica-
fare di un fomiglian-
one a* leggitori ; non volli
ufo , o abufo che folfe menzione . Redo >

?r altro io forprefo conflderando per qual


otivo mai fiami ftata dalloStorico propofta un^
fattaqueftione. Penfo , ch egli nel libro fe-
mdodi Volume della fua.
queftoiftefla quinto
toria al capo primo numero fecondo^^. 397.
ride il P. Concina, perche ha inferito nell Ap-
irato alia fua Morale Teologia non fo qual
slla; e in tin altro luogo, cio6 nel Tomo
rzo della mede(jmaStoriap.542.nQnapprova>
ic io abbia riferitola ftetfa BolU nel Volume fe-

mdo delle mieAntichitaCriftiane,e veggioor^


ic vuole , onon ripugna,che fifaccia queftio^.
:, fe il coftume di corcnare
le porte di allora
flfe idolatrico , o civile . Or io non Io capifco,
dichiari un po meglio ^c.he avrpforfe manie-
di dargli foddisfazione .
ill. Molte ragioni avea io addotte nel mio ter-
volume per provare , che
delle Antichita
>
i
>

imitivi Criftiani non frcquentavano i Teatri . l e quail


er alcune di efle
ragioni ftimai di dover giulta- prw/
ente conchiudere^ch eglino fi aftenevano da fo-
erano
;

^^
iglianti fpettacoli non iblamente perche
perftiziofi, eimpuri> ma perche ancora non (r
-

a lecito Tafcokare le tragedie, o le commedie :

imofqne ,
qui amor cm finger ent*recitantes ait-
re ,
atque hoc pafto Icvare a continent* Ubo-
TomMI. S re
274 B * f t T w M i

re animum y tametfi nibil Us (comoedirs) turpe


nilril obfcacnum , nihilfuperflitiofum continen
(0 pag-m* far, (4) II noftro Iftorico fenza moftrarc, che
mie ragioni fieno infuffiftenti ,nella pag.qgj.al,
not* 17. pon appro vando forfe la mia condot
co$i fcrive ; Vi vogliono buone prove di cc

,5 limitato affunto . II ( P. Mamachj ) fi ilud

<Ji
darle ; ma in ogni cafo egli ha ancora q
la bella forte d impugnare il
Sig. Marche
,, Maffei >
e nella dottrina , e nella mifchia a
,j queilo grand u omo e (hto perculfore (Itgg

? >

frecurfore e cio ila dttto in luogo dell >


err<

?? re di ifampa auttos corretto dallo Storicc


, con Aireilcggafi acutes p 496. not. 26.) di qu
,, faoiofo libro de fpedhcuhs , dei quale parl;
|5
remo in a|tro volume,,. Ma quanto ion
di eflere le mie deboli forze con
, conic
pregio
portano , d^ft^ibre di pna tal dottrina , altre
tanto provo gravifllmo dUpiacimento per
cbi* , mentre io fcrivp non per connbatte
li altri, e
fpecf almepte con chi non e gran c
fa verfato nelle controverfle teo!ogic;he,ma p

ficercare, e per foilenere la verita f Per la qi


cofa pregp i lettori di fcorrere il fuddetto ter
Volume delle Antichita Criftiane dallapag.i^
alia pag. 152. e il mio fecondo volume de c<

ftumi de primitivi Criftiani dalla pstg. 150. al

pag.2o8- edi giudicarpoi, fe ho la ragione


da
mja , o s ella favorifca chi foitiene la contrai

io purejch ella e data grandiffima


, e Montanifti ,
tra Cattolici fe fo

pedeUaper* iecito di fchivarc colla fuga


la
perfecuzion<

fecux.ione . ma che quefta controverfia fofje fiti acconcia


mio iftifuto che quell a delta magia , come >

fcriye Jo Ston co nejla not. 18% R* Io j

fa.^p$.
P
JRIMITIVJ CRTSTIANI .

ea gia io, ne potea immaginarmi, che fi


poteife
rovare qualcuno qpsl ben affetto a! Sig.Marche-
c, che me lo dovefle infegnare . Iinperciocche
.vendo trionfato la Chiefa contro i Montanifti ,
: non vi eflendo tra* noftri alcuno , il quale fi$
osifevero, e che creda, eflfer ella il-
rigoroib>

ecita una fuga ed


talcffendo per lo coutra-
>

io certuni cos? pregiudicati , che vanno pro.


urando di abbactere PanticQ * ecomun fenti*
[jentodel cattolicifmo circa ia, magia , fcmbra-
ami certamente a efler egli mio, dovere, che pre-
r

cntandomifi la occafione , qopiofamente io


rattaffi della cfiftenza della magia medefima , c
revemente parlafli dello fchivare colla fuga il
uror de* tiranni , contentandomi di alcuni po~
hi tefti cd cfemfll , cbe hfrovano lecito , co-
,

ie dice lo Storico nella ileffa pagina , nota ig. c


ome fi
puo vedere ne! mio terzo. volume delle
intichita pag. ijj. e feg,
V. Non difendermi , per avere io
iftaro qui a >

*
rattato fupplic}dc
de Santi Martiri inquel ,?;
i j a. - j 9 * .prte at jup~*
i

olume, che intitolato de Coftumi de pnim p ifa


u>i s>

*
co
manifeila cofa,chc ho in cio
rifliani t effendo ella

eguitatoTefempio di qualche erudito. Scri^to- no tc


e, come ho dimollrato , nella ventefima pagi- JUf * *
t2ttt -

prefififa al medefimo terzo


a della prefazione

fonio delle mie Antichita . Anzi ho io creduto


he ogni ragion volefle , che de tormenti de*
anti Martiri fi ragionaffe in quel tal libro>ia
ui trattavafi della pazienza,e cpitanza,e fortezza
e* noftri
maggiori ^ non potendofi negare che >

node* piu gravi , c forti argument! , i quali


rovano, effere ftate in effi ecceUenti quelle_>
irtu, fia Paver eglino fbfferto si atroci tormenti
er la confefTione della vera fede Delle .. fidl-

imporca gia molto cio^che ofler va intor-


S z no
9
!>
E C S T U M I

no noitrolftorico.lmperciocche e
alle fidicule il

tendo vcro il mio fentimentc


fecondo lui(tf)
(a)p.497.
ch elleno fieno (late cordiccllc di ncrvo , ed e
tt.i7/
fendo giufh la mia interpretazione del pal
di Prudenzio,la qual cofa egli concede (i),quai
(jb) Ibid, do anchc non avefli come ei dice fat io> -,

fcntire (a*
miei lettori .) dove fla la difficult;

non fembrerebbe neceffario , che ne facefli ui

liuova dichiarazione pare nulladi meno ,.. Mi


averepoflala diffieultanclla fua piu giuila ved
ta . Ecco le mie parole pa^. 18^. Neque Pr -.>

5, dentius HyinnoX. v*fi STtfiW,qui Hymn


,, de S. Romano Martyre inicribitur fag. 12

,5 Edit. an. 1625. quasfidiculas , eafdem ungi


las appellavit , ut Gallonius arbitratur . I

3, enim ita comparatus Prudentii locus , ut c;

j, derc etiam in vincula , quibus conftring(


,-,
rentur , &
diftenderentur rei , poifit , Na
f, fie habet

, Vcrtat iclum carnifex


In osloquentis , inque maxillas manun
Sulcofquc aeutos & fidiculas transferal
Verbofitacis ut rumpatur locus .
^ Cur enim his vinculis conftringi maxilla<

indeque ungulis laniari non poterant ? Ma


liottro Iltorico foggiugne : 5 La difficolta e qu >

fta , che dopo ordine dato da Afclepiader


1

3 , predetti verfi 3 foggiugne Prudenzio :

Implet jubcntis dida Liclor improbus ,


I Charaxat ambas ungulis fcribentibus
Genas cruentis 3 fecat faciem rotis . &
,i Perche efecuzione
I
rifponda al fatto coma
, damento , par neceflaria cofa, che le
fidic
le di Afclepiade fieno Tungule del littore ,

lo pero mi credea che la difficulta confiftel


>

In quei verfi 5 ne quali fi fa menzione delle ;

dici
PB PRIMITIVI CRisfiAMi. 277
licule >
come fono quelii , che ho riferito , c
ion in quegli altri , dove le fidicttte paffano fi

btto (ilenzio 5 quali fono i verfi addotti dallo


torico tffidictilc di ^tfilcpiade fon* U
. Che fe
mgult, quali
faranno mai i fulci acuti dello
3
i tfeflb Afclepiade ? Non confide adunque ne

crfi citati da lui la difficult* principale >


nia
i quelii che fono ftati da me riferiti. * r r
_/__ __ n r A * JO*** Itmt*
VII.Vengo allo Scafismo . Avea lofcntto nel
/ i

^ %

u oter2o Volume delle Antichita, che quefh


)rta di fupplizio era principalEiente in ufo pref-
> i Perfiani 5, Atque defcribitur 3 aggiUn/t,
(<i).

illud quidem tormenti genus ab Gallonio in


eo , qui
eft de Martyrum cniciatibus, Libro.
Sea phis enim duabus j quae congruercnt, fa-
clis , in altera hominem fupinum locabant ,

alteram primae imponebant , ita , ut caput


mantis, pedefque excluderent,reliquum cor
pus inclufnm retinerent OfFerebant interea
carnifices mifero cibuni (limulifque oculos
>

pungentes , its ut reftceretur , cogebant


Vefcenti lac nielli admixtuni in os immittc*
bant , eodemque faciem liniebant , folifquc
radiis obijciebant, ut aculeis vefparumjapum,
mufcarumque graviffimum cruciatum torti
ferrent .
Cumque ex
putrefcentibus excrc*
mentis Corporis vermes orirentur ii in ve- >

ftes invadebant , corporeque corrofo i mife

ro interitum afferebant ,,. Or 1 Autor della


oria letteraria offerva nella pag. 4py. del T.
.
che io cosl fcrivendo ? non mifiofto funte dat
illonio . Ma perche mi avea io a difcofhr da!
allonio Gallonio dice bene ? L fftorico
, fe il

TO foggiugneneila nota 28. che ilT. La Cerdti


ddverf.fac?. r* 128- ^*42<) non a fiafhis *
t cioe il P<
Mamaehii ma 5> bsn&
o fe c o s t u M f
4 fiapbio quod eft was ftercorarittm, ercde d
>

rivato tal nome irrclufienim pelle aliqua,a :

Iigno 5 ubi corpus egererctun vermibnse* p


,, tredine exortis infeliciter confumebantur :

Ma dove ho io parlatomai della etimologia de!


fcafifmoMoho folamente riferito in che confift
fe quel tormento, fcrza cercarne la originede
voce , che poco, b nulla affatto conducea al n
propofito . Ma giacch^ Io Storico mi propone
lentimcnto del P. La Cerda per dimoftrar
4
forfe com e folito di fare fpeflo, che oltre il G
Jonio da me citato , furono degli altri i qi vi >

li parlarono delle matcrie , che vado illuflran* ,

lie folamente parlarono , ma ll oppofero ezi

dio alia opinione mia : voglio io pure darg


1

dive^iere di aver faputo , che qualche al


primadel LaCefda avea foftenuto quellaf
tenza income allo fcafio e non folo Pavea fo; >

nuta,rna anche prima difefa con quelie iftelfe


gioni fulle quali unicamente fi fonda il dc
i, i

Gefuita. Che fe TAutof della Storia av ft

citato quel celebratiffimo fcrittore > avrel i


ddto fbrfe qualche pefo al fentimento , che
ferifce . Ma ficcome il P. La Cerda non cita r
no, il noftro Autore ii e forfe immaginato ,
e

cgli primo inventore di quellaopir


tfa flato il
j

ne. Lo fcrittore^ dal cui libro ha tutto c 6 coj i

to,fenza nominarlo^ilP.La Cerda,e il granCa


ml Baronio , il quale fcellenote al Mart?roh

Romano p.$i<$.
della Fdiz. dflfannoi^6. u
28. di Lugtio, cos! fcrivet,, Diftuttoputofcal
mum non afcaphis,fedafcapbio e^c.Veg t-
>>

mo ora,fe la opinione delLaCerda fia miglior i

C)uella,che mi attribuifce Io Storico.Ognunc ,

che,trattandof! di cofe antiche,dobbfamonoi i

confentirc agli antichi fcrittori piuttofto ,


BE* PRIMITIV1 CRlSTlANIi j

femplici congetturc dcgli Autori modcrni .


tile

3r confideriamo Cdm 6 definite* lo fcafismo da


Plutarco nella vita diAftftfleiibtfciAiirt ;i?ce egli,
icllap.r?5j. T.IIL dclla Edizhne dello Stcfxni ,
^* % &L. 9 % ^^ v

77!^ -roy xo-

ivcurti&

Jt

m
3, Comando adunque, che Mitridate morifft
iiclk ^/r* Or cgli 4 uie querttf
* fe e * s T u M 1
5, fupplfcio <te//<r
5c4/ff. Prendendo eglfno
,, Pcrfiani ) due Scafe (
cio
due^ gran leg!
incavati ) fatte in tal guifa , che ur
,>, bislunghi
i? corrifponda all altra, in una di e fle pongc
no fupino il condannato ; quindi fopraponer
y, dovil altra, tahtiente 1 adattano allaprima
>,
che tutteduej lafciandone fuora il capo,
a, mani ^ e pied! , il refto del corpo r
i

>,
cuoprono * Danno dipoi all uomo del cibc
j, e s egli non vuole, lo coflringono a mangiar

3, pungolandogli gli pcchi . Ihfondorgli anco


j-,
mentre mangia, del miele mefcolato col lat
3,
in bocca , e gliene verfano anche ful vifc

^ e poi gli voltanogli occhifcmpre verfo il fol

,,,
llccbe adiinardofi una gran moltitudiue
3, ricuoprono tutto il volto. Face
mofche, gli

5, do egli frattanto di dentro tutto cio , cl

,, r.ccefiariamente
fanno gli uomini , che ma
giano 3 e bevono
5>
varj vermi nafcono da >

corruzion,e dalla putredine degli efcreme


3>

ti) da quali vermi,chc penecrano dentro (

5, veil fino alia earned e conftumatoil corpo.


Cosi egli . Or chi non vede , che non dal
Scafio ,
ma dalle Scafe fu appcllato queflo I

tormento Stafifmo Imperciocche nominan* ?


]e Scafe Plutarco , e non facendo menzione pi
ma del vafo ftercorario i forza e , che lo outy
^Jrw,onde fu prcfa la parola Scttfifinofn ftato c<

chiamato dalle Scafe, e non gia dallo Scafio.Q&i


die che mentovando EunapioSardianonella v
di Maflimof %$.Edit. Colon. ^fllobrog. an.\6
* -

cuefln forta di Pcrfiano fupplicio dice w zr :

MyopM ftkfftvrrt >

Scaphifmus fufflicium Tei


ufit&tumcome traduce Adriano Giugnio c
5 ;

vero come io interpretoril tormento Tcrfii de"

lz pi.6gii trovare loStorico un j

t
DB P1UMITIVI CRISTlANI.
ticoScrittore,da cui (la un altra fpecie d? fuppli-

apoellato o colla voce Scafifmo , o


o o con altro fomigliante nome,
rxtf?w0i!ir*/ ,

laetimologia di luinon dajje


ficche poiJa trarre

frd/i? , ma dallo Scafio . Poiche parti citati dal i

gran Cardinal Baronio , e riferiti dipoi dal La-


Cerda non provano a mio credere , ci6 che fta-
bilirono cglino di provarc. In primo luogo nel-
!a
legge ventefima fettima chc comincia >#/-

tus del fecondo de digeQi Libra xxxiv.


titolo

5:.
la qual legge e accennata dal dottiffimoPor-
.

poraro , non leggiamo altro , fe non che : */fr-


$e nt o legato non futo ventris cauffa babita Jca-
fbia contineri . Ma io non contrafto , che lo fca-
fio abbia anche una tale fignificazione . Vcniamo

adunque all altra autorita , che adducono si il


Baronio , come il La Cerda . II primo nei luo
go citato fcrive : 3 , Habes de Chryfantho Mar-
35 tyre, obvolutum corio,expofitumque foli fca-

3, phifmi fupplicium pafifum efle ,,. Il fecondo


nel luogo citato fag. 66j* . Undede Chryfan-
3 > tho martyre legitur obvolutum corio , ex*
35 pofitumque foli fcaphismi fupplicium paflura,
Potea quefti copiare con maggior fe-
effe ,, .

delta il Baronio ? No certamentc . E pure nou


ha avuto la bonta di citarlo . Sc aveffi io fegui-
tato l
efempio di lui 5 farei forfe ftato dallo Sto-
rico dichiarato autore del fentimento , che fe*
guito . Ma perche honominato il P. Gallonio ,
ho avuto la disgrazia di effere numerate tra gl i-
mitaton,laddove il La Cerda per aver taciuto,ha
avuto la forte di effere confiderato qual invento-
redi una ben fondata fentenza . Veniamo oraal
9
punto. Hoioletto gliatti del Martirio de SS.
Crifanto, e Dario si appreflb il Lipomano , che
il Stirio 3 c in clfi non ho trovato
farfi
DE* COSTUMI
menzione dello fcafiitno . E vero , che tar
farfi
to uno 9 che l*altro , quefti due raccoglitoi
I

delle vite de Santi riferifcono gli Atti di quc


Martiri, come gli ha defcritti
il
Metafrafte; m
con tutto cio non poflb immaginarmi , che d;

Metafrafte medefimo , il
quale piuttofto aggii
gneva , che levava , tfa ftata tolta dagli Atti

parola (cafifmo .
Nella traduzioneadunque degli (tefC At
rifcrira dal Lipomano fag. 27 verfa. Tor,

VIL vitar. P!P. Edit l\om. an. 1558- quefte fo


parole ritrovo fpettanti al fupplicio della pell
in cui fu involto Crifanto . Vitulo igiturexo
9, riato,ipfum in ejus pelle nudum incluferiin
,) & in fole collocarunt . Verum cutis ejus n
3, hil eft laefa y nee ullum vir Dei fenfit incon

3, modum , quamvis totum diem in vehemen


, calore , ardentique fole permanfiflTet . Cat"

3, nis igitur vinclum obfcuro in loco concluf*


s, runt 35 . maniera legge il Stir
Nella ftefla

Tom. ^gripp. an. 1 580. ad d* xx


v. Edit. Cot.

Ott.fag. 1051* Ma affinch non mi rifponda.


lo Storico, che la vera le^ione debbafi ricercai
non ne codici Greci ma negli originali latin
>

fappia egli , che avendo io ufato della diligenz


c avendo veduto nella Biblioteca Vallicellai
cinque codici , che furono letri dal dottifliff
CardinaleBaronio,altri dc quali fono almeno d
decimo, altri dell undecimo, e altri del tredic
fimo fecolo , ho offervato che in cinque fi fa
menzione della pelle del vitello * in cui fu i

voltato
.
il Santo martire ,
j ma in niuno fi dice
che queflo tal
fiipplicio foffe appellato icafifmc
I contrafsegni de ? iuddetti codici fbnO ieguen i

acciocche poffa farli rincontrare lo Storico fen


recar grajB faflidioa fuoi cordipondenti . T.

t
CRISTIANI
jag. 312. Tom. VIL pag.zSj. Tom. IX. pag. 132.
Tom. XI. pag. 112. T. XXI. pag. 254. Le parole ,
:he leggonfi in tutti quefti codici , fono appref-
b a poco quefte , che tali quali ho ricavate dal
f. PILp. 28?. Deinde in corio recenti vi-
>
tulino nudum eum conftringunt , 8c ad folera
ferventem componunt , fed virtute divina
., corium , ut erat, molle permanfit . Intanto
poi non ifhro qul a riferire tefti degli altri co- i

jici, perche non neceflfario che per qualche >

variance lezione che in efll veggiamo , mi di-


>

iunghi di vantaggio baftando folo , che in >


>

niuno di quei legga, come ho detto, la parola


fi

fcafifmo . Ami nel Tom X. p. 234. non fi legge il


racconto dell involgimento di Crifanto nel CUOJQ
del vitello come ne anche nel Martirologio
>

Romano aldl 25. di Ottobre, incui fi celebra


la memoria di quei Santo . Non trovando adun-
que noi in tanti efemplari dcgli atti de SS. Cri
fanto, c Daria mentovato olofcafii ,
o Io/c4-
fifmo , come da quella femplice narrazione pof-
fiamo concludere , che lo fcafifitt* confifteflfc
nelHnvolger uno nella pelie di un vitello ? Ma
opponi forfe qualcuno che avendo cosl fcrit- >

to il gran Cardinal Baronio


, forza
e , che abbia
letto in qualche codice contenente gli atti del
Santo Martire la voce fcafifwo . A quella oppo,
pofizione rifpondo , che ci6 facilmente fi pu6
concedere , ma non per quefla dobbiamo fubito
argomentare , che tal voce fia ftata adoprata
dall autore
degli Atti , il quale ben fapefle i fi*
gnificati delle parole, Imperciocche non veg-
gendofi vefligio alcuno di quella voce ne* codici
antichi da me citati e negli efemplari del Me-
tafrarte , abbiamo
giufto motivo di credere ,
~ u *- n -
fia flata
aggiunt* da qualche copiator
igna-
2 84 i> F:
%
C O S T U M I

ignorantCj che nulla fapeadel fupplfcio dell


fcsfifmo , accennato da Eunapio , e con tant
cfattezza defcritto da Plutarco . Ma diafi pure
che !o fcafifnao fia detto non dalle fcife , m
d&llofiafio , che flgnifica ftercorjrio co <Vafo
:

me mai da quefta orfgine , o etimologia pote


concluderfi, che il fupplicio, con cui fu rormen
tato Crifanto , il appellate fiafifao ? RJ pref
il Martire , fu involto in una pelle frefca di vi

tello , fu efpofto al fole , affiache clla gli fi fee


cafTe addoffo.Dove fi mentova qui vafofterco il

rario? Dove gli efcrementi ? Dove lo fcafio


Dunque non potea efifere detto quel fupplizic
fcafifmo dallo fcafio Che rifponde lo Storico . ft-

che potea avvenire ci6 che per miracolo no ,

avvcnne >
io fog^iugruTO che queito e un in >

dovinare , e c?me dallo fcafio prende egli la cti


mologia dello fcafifmo , cosl la potrei prende
io dalle fcafe . Poiche ficcome dal vafo ftercora
rio detto jcafid fi trasferifce la parola fcafifrn<

a fignificare involgimento1 in un di un uomo


pelle >

perche in efla neceOTariamente dovea I;

natura fare le fue funzioni , cos) dalla conca


vita deIla/c^/4 puo trasferirfi la fa fsa paroia/c4
fifmo a indicare la pelle, la cui concava parti
circondava il corpo del Martire. Io pero noi
m indurro mai a credereche Tinvolgimento dc
condannato in una pelle (1 chiamafle da noftr >

maggiori fc afifmo . Qji-die, che avendo i<

parlatonel mio terzo volume del fuddetto tor


mento dato a S, Crifanto? non volli chiamarl
con un talnome Tornando ora al Baronic (<z).

c al LaCerdaconfideriamo gli altri documen


,

ti , che
apportano per torcere la parola fcafiftn
a una fignifkazione diVerfa da
quella, che
1

fu data da Plutarco , e da JEun^pio . Avend


adui
PRIMITIVI CRIST1ANI.
dt nqne gr:n Cardinale fcritto itidcm prac
il :

rChryfantbam, nonnullos tlios Martyres, men-


t illtltrava con eruditifiimc note il paffo fe-
ucnte del Martiroloeio Co) Thebaide in Ae-
t \ A .1 J An
gypto commemoratio plurimorum Sando- y j

rum Marty rum


*
p
, qui in perfecutione Dccii ,
& Valeriani paffi ftmt>
quando Chriilianis
,
optantibus pro Chrifti nomine gladio pcrcuti,
Cullidus hoftis tarda ad mortem fupplicia con-
.
quircns , animas cupicbat jugulare , non cor
pora; ex quorum nuirero unus pod equuleos,
laminas >
ac fartagines fuperatas , melle per-
ur6lus , ligatis manibi.s poll tergum Tub ar-
fucorum, ac mufcarum aculeis
dentiffirao fole

expofitus fuit,, ; il P.La Cerda eflendofi forfe


imaginato , che quei nonnulli Murtyres fodero
accennati in queilo teito , non ha volute
i

ancare di copiarlo con attenzione, e accura-


zza , come (e fofle un argomento per provar
modo . Non oflcrvo per6 egli ,
fcafifmo a fuo
le non ftcendofi in eflb ne efpreffa , n^ tacita
icnzione o de\\afcafa , o dcllo fcafio , o dcllo

afifmo , o del v&i oftercorario , o di altre pa-


tie
,
che a quefte abbiano almeno una lonta-
.
relazione , non potea un tal paffo dargli ve
in motivo di confermarfi nell addottata opi

one. Seguita iiCardinale , e dopo di averc


irlato di un genere di fupplicio alquanto fimile , .... ,

**
pretefo fcafifmo , cosi fcrive :
(4),> Speciem
quamdam fcaphifmi praefefercbat crucia.
mentum illud a Cajo Caligula excogitatum ,
de quo Svetonius fcribit in Cajo cap. xxvu.
quo miferos homines perbrevi cavea cocrcc-
bat , ubifuarum
egeflionum putredine con-
fumerentur . II P. La Ccrda per dimoftrare

fua fedclta nel copiare , ncl luogo citato


I> B C O S T U M I
f.66j. fcrive nella medcfima maniera
fwbito do
che ha riferito il defcritto luogo delMartiro
po
logic: ,,fpcciem quamdam fcaphifmi praefefere
batcruciamentum illud a Cajo Caligula exco
gitatum ,quo miferos homines ( quod Sveto
3>
nius fcribit in Cajo cap. xxvu. ) perbrev
ay cavea coerce bat , ubi fuarum egeftionum pu
,, tredine confumerentur , 5 . Qiandi 6 che i

noftro Iftorico per lo benefizio delfilenzio del F


La Cerda , ha felicemcnte ,
fenza avvederfenc
tradotto dal latino in italiano il breve paflb dc
Baroniofcrivendo t Dipmilmanier* fit il tor
wento da Cajo Cdlgola invent aio . Ma ne ic
nc il Gallonio abbiamo mai ncgato , che queft
fupplicio mentovato da Svetonio fofle alquant
ilmilc allo fcafifmo. Per la qual cofa non avea
mo di mcftieri,che di nuovo ci fofff oppofto dal
AutordellaStoria. Che $ egli poi pretended
provarfi da un talefempio, che non dalle/rrf/
ma dallo fcafio fu un certo fupplicio appellat
fcafifmo, allora bifognerebbe 3 chedimoftra(Te pr
ma , che Svetonio chiami il tormento inventat
daCaligola con un talnomeja qual cofa non prc
vera egli mai ; e dipoi , che a cjuella dallo ftef]
antico Scrittore chiamata cave a convenga piu
nome di fcafio > che di ftafa . Manon credo
ch ei argomentando po0a riufcir nell impegnc
Paifiamo pertanto avanti; ed efaminiamo g
altri contratefli.Huic ilmile (cioe all ufo di leg
j>
i Criftiani,e di efporgli a coccenti raggi del f
s, Ie)cruciamentum3<iw il Barvniojefe
quivi
5, Gellius libro vi. c. iv.dum agit de .Attil

3, Regulo , quem a Carthagineniibus apen


5, oculis, fufdeque confutis palpebris adfo!
5, radios fuiflc cxpofitum , tradit . Porro fu
3, plicium Reguli hoc amplius habuit, quc
DK* PRIMJTIVI CRISTIAN1
287
cjufmodi jrca cia^fus undique exrrinfecus eft
clavis confixus , ut telhtur port alios Tertul,
lianus lib. ad Martyrr s . Porta le medefime
?fe i! P. La Cerda fubito dopo accennato paflb 1

Svetonio> in quefta guifa. ?>


Simile ( lafcia il

cruciamentum del Baronio*)de Attilio Regulo


refert Agellius(il Baronio fcrive Gellius) lib.
vi. cap. iv. quern tradit ( il Baronio mette il
traditnelh
fine del periodo } a Carthaginen-
fibus
apertis oculis , &
( il Baronio fcrive,
fufdequc ) confutis palpebris ad folis radios
1 Baronio aggiugne fuiffe ) expoiltum . Ad-
ditque Tertullianus t M Baronio mette d^po
il nome di
Tertulliano,dicendo ut teftaturpoft
alios Tertullianus ; ma il P. La Cerda feguen-
do la haftimato bene di metterlo
brevita ,

avanti ) area inclufum ( il Baronio per aver

detto 5 che quefto fupplicio era fimile a quel-


lo di efporre Criftiani Jegati a raggi del fo-
i

Ic ,fucoftrettoa ufare
quafte parole : Porro
fupplicium Reguli hocamplius habuit* quod
cjufmodi area claufus: ma il P. La Cerda non

avea bifogno di adoprarle , onde le ha trala*


fciate ) atque extrinfecus clavis confixum .

(II Baronio mette di piu r undique ,c lVy?,e in-


vece di confixum , fcrive confixus per la_ >

particola quod , che avea ufata . Ave^ po- >,

il Baronio di un
,nzi
parlato genere di tonSpen-
quo quis non fcaphis , vel corio claudeba-
tur, fed intra mortuum animal , fob capite
prominente infuebatur , quale genus iupplicit
Maximinum in miferos fontes exercuiffc ,au-
djr eft Julius Capitolinus in vita ipfius 5 e
endo voluto confermare maggiormentc-^
jfo di un
tal
fupplicio ? aggiunfe de quo
etiam Valerius Maximus lib. ix. caf* !!>*
288 IV E* COS T V M 1

yy Crttdel. Extcr. n, u. his verbis : Maxtor ur


pecudum vifceribus egeftis, he
inteflinis , &
>,
mines infuere, ut capitibus tantummod ita

emineant, atque ut diutius poenae fufikiant


3 > cibo j & potioneinfelicem fpiritum prorogs
re, donee intus putrefa&i , laniati flnt ani
malibus 5 quae tabidis corporibus innafci fc
3, 5 . Ma il La Cerda avendo con fretta fcrii
lcnt>

to quel fuo paragrafo rigiurdante lo fcafifmc


e percio non avendo troppo confiderato a qu
propoiito fofle flato citato il paflfo di Valeri
Maflimo dal Baronio ; dopo di aver riferito
fattodi Attilio Rcgolo , chefu efpoflo al fole

c poi rinchiufb in una cafla ? e di fuori confitt


co chiodi> come fe un tal racconto avefle qua
che connclfione con quello che defcrive lo fte
fo ValerioMaflimo,foggiugne : ,, Meminithi
jus cruciamcnti Valerius Maxim us lib.
3>
i

9 cap. II. his verbis ( ccco his verbis del Ban


>
I

^ nio) : Maffatarum pecudum inteflinis &


fino alia parola/o/cfJt , come appunto fa il mei
tovato cruditiflimo Cardinale . Ma dira for
qualcuno, che il La Cerda cita un lungo tello <

Ateneo, qual Ateneo non e mai ftato cita!


il

dal Baronio . Debbo io veramente confeifarcj


che il Baronio non ha mai nominate* At<

neo, c che fe avcffe voluto , non lo potea.


giuftamente nominarc a mentre avrebbe attr
buito a quel Greco fcrittore , cio che fu dct
da Apulejo, che fcrifle la Metamprfofi , ol
V^fureo sffino , in latino . II Baronio adunqi
citaApulejo, ma non gia per comprovare ,

che conMefle fupplicio dello fcafifmo. Ii il

perciocchc illuftrando egli il paflb del Martir


in cui (i tratta di un martire , cht
logio(4)
mclle pcrunStus ligatis manibnspo$ tcrgmnj,
!>F*f>RIMITIVI CUISTIANI . 2
rdentiffimo folc fucorum % AC muftarum aculcis
xpofitus fuit . Cosi fcrive nella nota piu volte
:tata ,
La Cerda : ,, Hujus
e copiata dal P.
fupplicii exemplum aliqua ex parte defiim-
tuni videttir ab Apulejo de Afino Aureo Lib.
,
V/H.ubi haecconfcripta habcntur arreptum :

fervulitm ejus ,
(\ui cauffam tanti fceleris lu-
xttriaefuae pracftitcrat , nudum , AC totum
melle perlitum firmiter alligavit .irbori ficul-
neae cujus in ipfi cariofo flipite inhabitant-
>

tium for mi car urn nidiftci a bitlliebant , ul- <&

tro , citroquc commeabant mitltivaga fcatu-


rigine , quae ftmul dnlce , ac mellitum cor-
poris nidoremperfentifcunt , parvis quidem y
fed numerofis continuis morfiunculis pe-
>
<fr

,
inhaercntesper longi tcmporis crucict-
nit 14 s

,
turn 5 ha. carnibus , atque ipfis vifceribus
,
adefis , bomine confumto , mtmbra nudarunt,
utojjatantumviduatapttlpisy nitorc nimio
, candentia fitneftae cabaererent arfrori : haec
,
ilie . Ma tanto e lontano il Baronio dal chia-
>,

iwcfcafifmo ,
o parte dello fcafifmo quefto talc

jpplizio che apertamente foggiugne


:
, repe-^ ,>

,
ritur ab antiquis genus torment! , de quo hie
,
agitur,dium efife Cyphonifmus a Cypho ie ,
,
quod erat vinculum ligneum, fivet^rreum,
,
quo quis ad ignominiam ligatus detineb, tur
,
melle dehbutus , fie expofitus mufc s 3 , Di :
.

[uefto tormento ho ancor io , citando


il P.Gal-

onio 5 parlato nel mio terzo volume alia p ag.

62.fig.Mz il P. La Cerda, chc fecondo lo


ha ben toccato il punto dello Scafifmo ,
Jtorico
iccome frettolofamente copiava> cosi muto fen*
:a
accorgerfcne il nome di Apulejo in queilo di
Ateneo,ediQe etfere indubitatamente una parte
Scafifmo mcdeflmo il tormento defcritto
TtmMI. T da
I) R* C O $ T U M I
da quefto antico Autore 9 quantunquc nel paf-
fo 5 ch ei adduce , nonfifaccia menzione veru-
na ne dello icafio , ne della,; fcafa , ne dellc
fcafifmo , ne del vafo degli eicrementi , ne
deli e/porre condannato al fole . Ecco lo il

parole del La Cerda , che feguono immediata-


mente dopo il defcritto tefto di Valerio Mafli-
iflo ,Qrus dubitet parteni hujus fupplicij de-
fumtam ex Athenaeo (ficche laddovc il Ba-
9, ronio parlando del tormento del Cifonifr/jo
99 fcrive
, hujus fupplicii exemplum aliqust.

s >
ex parte defumtum videtur ab s?pulejo, il L;
Cerda fcrivendo dello fcafifmo,muta videtu
quis dubitat ) lib. vm. ubi haec haben
99 in un

>3 tur ( il Baronio tra Fbtcc 5 e Fhabentur


:

>,
mette la parola confcripta*) *4rreptum fervu
99 lum
qui cauffam tanti fcderis luxuria
e}us ,

fitcpracfttterat , ,, &c. fino al cobacreren


4zr^or/,appuntocome fa ilBaronio.E tanto e itat
atteuto a copiar bene il
paflb riferito dal
mede
ilmo Baronio quantunque abbi La I
,\ .
il Cerda>che

attribuito ad Aten^o, quel ch come ho dettc e,

di Apuleio, con tutto cio, leggendo nel Ban


nio arreptum fcrvulum ejus , egli pure ha vc
luto ufar
Yejus medefimo , che non trovo nel
in An
() p. *Pj>
edizionc(4) delle opere di Apulej o fatta (

fterdam 1 anno 1^24. la quale 10 ho per le man


c porre luxuries fuae , perche cosi ha fcritt
quel gran Cardinale , e non luxurie fia com >

fi legge ^ella citata edizione . Anzi il Baronio

e La Cerda leggono firmher e nc


il alligavit ,

Jafuddetta edizfone legged fraeligavit y e lac

dove eglino fcrivono nidificia bullicbant y & *

fro citroque commeabant wultiyagafcatungw


}
nell edizione citata : nidificia burrl
leggo

tur
PRIMITIVI CR1STIANI
inglne Finalmente il Baronio , e il La Cerda
.

irivono offa tantum , e nella ftefTa edizione_>


ovo ofla tamen . Ne folamente ha il La_
lerda trafcritti gli argument! del gran Baron io
la eziandiocol fentimento medefimo ha tcrmi-

ato la defcrizione dello fcafifmo 3 con eui QOH^


fiiude la fiia nota lo fteflb eruditiflimo Cardina

l-lit tandem de Chriltianorum fupplicijs una


verbo dicamus , quotquot diverfis tcmpori-*
bus diverforum tyrannormn faeva crudclitas
excogitavit genera tormentorum, ea omnia
gentilium rabies in innocentes Chriftianos
convertit cosiil Baronio , Non altrimen-
:

il La Cerda : In fumma denique , dice. ,

quodcumque artificium defumtum homini-


bus eft puniendis fcekribus , id traduftum ,
aut irnitatum eit tyrannis advcrfus Martyres
Chrifti ,, .

Abbiarao finora dimoftrato a evidenza non


>Iamente , die il La Cerda non 6 itoto Tautorc
quel fentimento , ma che gli argument!* da
ii
apportati non provino , che lo icafiimo fli
ato cosl chiamato da\\oftafio enon dalle >

fi<i~

. Che fe lo Storico avefife ben conflderato


uefle ultimc parole del La Cerda , non avrebbc
lai fcritto: Se non fi fpiega lo fcafifmo in que-
fla forma , non troviamo martire , che fia a

quefio tormento ftato foggetto . Bensl nel


modo , con che lo fpiega il P. La Cerda, ab-
, biamo il martire S.Crifanto tormentato,j.Im-
erciocche fe tutti inventati per pu
i fupplicj
ire fecondo il P-La Cerda
gli fcellcrati,furono,
dovea io dire piuttofto fecondo il Baronio )
ontro de Martin di Gesu Crifto adoprati dai
iranni , e lo fcafifmo , come Tho io fpiegato, fti
5
, fa d uopo ,
n fupplizio invcntato da Perflani
T i che
E C O S T U M I
che lo fcafifmo , com e ftato da me fpiegato ,
5
flato adopratocontro de Martin , febbene no;
abbiamo nominatamentealcuno,di cui dicai], el
fere ftato applicato a un tal tormento Mu ch .

dira eglijfe ne pure San Crifanto fu cniciato cc


La Cerdiano fcanYmo ? Sctphifmas diftum c.

tormtntum , dice il La Cerda, non a fiaphis n ,

quldam antumant fed a ftaphio , quod eft vt


,

clufi enim inpellc aliqua,vel in


i
corpus egereretur , vermibus cxpu
tredine exortls infeiiciter confowebantur . C
dove parla negli atti di San Crifanto
ii d<

vafo ftercorario? dove dello fcafio ? dove deg


efcrementi putrefatti nella pelle?dove della pi
tredine ? dove de vermi ? fe dunque di nu
pa di quefte cofe fi fa ne fuddetti at

menzione , che nemmsr


confcfli lo Storico ,

colio fcafifmo del La Cerda fu tormentato qu


Adartire , Ma fe avefle avuto lo Storico
benigniti di riflettere , quali martiri ho
verifimilmente credutoche fofsero torments
collo fcafifmo ,
non mi avrebbe mai fatta u;

fomigliante oppofizione .
Imperciocche avea
detto nel ter2o Volume p^. 183. delie mie A
tichica, che principalmente apprefso i Perfia
era lo fcafifmo in ufo 9 e die pcrcio leggcnd(
apprefso Sozomeno lib. j i.
cap.x.feqy: permu
tos apud Perfits Martyres ncerbiflimis fupplici
excrtuittjos wortern obiiffe* vert eftferqua . . .

aliijUosfaUemfcaphifmi cruciatu
Avea io adunque creduto per una b
fondata verifiniigliiinza , che alcuni martin er
no ftati crucian collo fcafifmo, fenza^he ave
pret fjdi poter nomjnarne qualcuno in partic
jarc.Nedebbo io efsere confiderato come inve

opinione . OJtre ilGallonio,


al
D E* VKlMlTlVl CRISTIAN1. \

potrei citare a mio favore il Valedo , che


\9

leap. xiv. dellib.lt* delta Iftoriadi Sozomeno


quefte parole: ,j Vix enim ullus omnia qtiac ->

, illiscontigerunt, pofllt recenfere, quinam fci-


,
licet , &
tinde fuerint , quomodo marry- &
,
rium confummaverint >
& quae fuppliciorum
, genera toleraverint Quippe hujufaiodi cru-
, ciatuum innumcrabiles fpecies ad fummam
, crudelitatem excogitatae funt a Perfis ,, cosl
crive nelle note fag. 58. Edition. Tail-
in. ,3 Sane Perfae in novis cruciatuum generi-

,
bus excogitandis ingeniofi prae ceteris fue-
,
runt . Inter fupplicia a Perfis inventa ittemo-
,
ratur ab antiquis fxccpft/?/*, de quo Plutar-
,
chus in Artaxerfe , &
Eunapius in vita Ma-
,
ximi Phiiofophi . E per verita fe era que-
tormento in ufo apprefso i Perfiani , fa-
a egli flato tralafciato in quella occaflone ,

uando furonocon crudelifllmi fupplizj da loro


ruciati piu di fedici mils Criftiani , come rac-
onta quivi Sozomeno ? Finalmente refti pure
>erfuafo lo Storico , che non mancano degli
Icrittori , i quali dopo la fcoperta del Baronio >

del La Cerda, hanno nientedimeno approvato


I fentimento del Gallonio da me feguitato.Leg-
;a egli Giufeppe Lorenzi s) nell
Arnaltea alla_j
arola/i:4p^//wMi,come nel libro dc^ebvts fubli*
i

Gronov.Edit*
iscap.vit.Tofto.vi. ^ntlq. Grace.
t
Mgd.Bata vor.fAg. $ jo6.l\ Dticnnge- GlofsMed*
frinfim.Latin.atta parola fcapbifmusjl Dreflelio
iefuita . In Trodr. act at. c. \\.f. 54. T. /.
1 Mortier Etymolog. facr. Edit. A ow. an. 1705.
lla
parola fiapbifmus pag. 570. 4
Terminero qucfto paragrafo de fupplizj .,

on una breve rifpofta a cio , che fcrive Jo Sto-


ico circa gli ftrapazzi fatti a condannaci GriiHa-
T3 ni.
J> * C O S T U M I

ni Diquefti ignominiofiftrapazzi, dice egli ,


.

( T. Mamacbi ) nt novera, due . . . TeY altro


il

e il Gallomo .Dico
affaipiilfurono , flu n^efpone
adunque , che perefsermi contentatodi defcri-
ver-e folamente que due non fegue che io c >

ignorafft gli altri , o doveffl minucamente nu-


merarli . Per conofcere , che io fapea almenc
quelli, de quali fa menzione il Gallonio ba- ,

fla Icggere il
paragrafo ix. del cap.i, del lib. Ill

del mio 111. Vol. delle ^nticbitd dal numero v. a


tiumero xxv. dallapag. iji.allapag. 241. el
comprendera,che io ho letto con attenzione tut
to cio , che fcrifse fopra i cruciati de Martir
quelPinflgne A u tore .

Delia co* VIII. Tralafcio di parlare della liberalitl,


j
de ]} a diligenza de primi fedeli nell iftruire
em *
c Ua li co fe n ret ende 1 au
,
convert j t a j| a fe ^ e i j

jofff appreh r ,,

I
tore c c
" doveano cfsere trattate nella terza
fo primi >

ftdtti . e non nella feconda parte del libro ; perciocch


leggendo I introduzione mia alia ilefsa fecond
parte, e confiderando il modo , con cui ragion
della liberalita,ognuno reilera perfuafo 3
di ave

iogiuftamente fplegate quelle meterie in qu<

luogo , febbene fembri , che alia terza part


convengano. Vengo pertanto alia comttnioii
dibeni Divide la queftione Io Storico in f
.

*
propofizioni , e riferendo il mio fcntiracnt
>0
*
nella pri ma, cosl fcrive (O o I Criftiani d

,3 primi tempi, i quali innanzi la morte di


,, Stefano iiorirono in Geruialernme , profeff.
,5
rono una volontaria poverta , vendendo i 1<

,3 ro beni , cafe, campagne, ea piedi deg


Apofloli recando il ricavato prezzo 3 >
. Aj
giugne di poi una rifleflione^che non dice efie:

ftata fatta da me ancora . cio Ma poco import


Come nella prima , cosl nella feconda prop
Dfi PRIMITIVI CIUST1ANI *

zionc , io Storico e meco d* accordo .


irca la terza , ch e quefta : Non tutti
i Criftiani di Gerufalemme profefTavano vi~
,
ta comune , ma alcuni ritenutifi le cafc_
,
d abitare * c i fondi neceflarj per vivere ,
,
vendevano il redante , e agli Apoftoli dava-
,
noilprezzo, che ne* poveri dovCafi diftri-
, buire,5 dice che non fa adattarfl alia mia opi*

ione . E ccrtamente
egli e padrone di feguita-
che piu gli piace , n^ fono
c quel!a fentenza ,

D si appafiionato , che creda non contenerfl


e mici libri veruna cofa , che difpiaccia_>
lie perfone dotate di erudizionc , e di fa-
ere . Ma come io non ho a male , ch egli
i fcofti dal mio fenf/mento cosl egli av- >

a benignica di feu farm/ , fe non accon-


ento al fuo . Or per procedere ordinata-
ente , d uopo 5 che prima efponga la rniau*
fa

entenza> ela confermi colic autorita^ degli an-


ichi, e dipoi fcenda a efaminare le oppofizionj
lei noftro erudito lilorico . Avea io adunque

bilito 3 che da moltifiinii Crifliani di Gerufa*


enitne vendeafi ne tempi de Santi Apoftoii
)rima della mortc di Santo Stefano tutto cio , f N -

.... *** m ,x e s \*S P i 1


,
*
;fa
eglmo poffedeano , che alcuni ( non (<r)

?(Tendo niuna legge , che comandafTe una tai

/endita ) riteneanfi quella parte de fondi, ch e-


*a neceffaria (oro
per vivere, e mantenere le lo-
*ofamiglie 5 con privarfi del fuperfluo, dandone
prezzo agli (lefil Apodoli , affinch& ajutaflero
1

i
poveri della Chief* (6) . Queflo ^ il mio fen-
timento, e cosi ancora voglio , che s intenda
cio, che ho io fcrirto nel fecondo volume di
mia operetta (c) . Irnperciocche non ho
quefta ^
io
quivi voluto indicarecio, che la maggior ^
{Sf t

partc , ma cio, che tutti faceano , onde ho


T 4 fcrit-
D t* COSTUMI
fcritto, che tutti vendevano, le pofieflioni , e
le cafe , che non erano neceflarie a loro ufi >

non negando pero ,


che moltifilmi vendeffero
tutto il loro avere
, ene metteflero in comunc
il
prezzo. E per vero dire , ho io voluto ufare
una tal ofTervazione , aflinche non prendano
quindi motivodi cavillare i miei contradittori,
i
quali per moftrare di aver trovato qualche
opinione men foda ne* miei libri , vanno cer-
cando come il dice , il pel nell uovo . Mator-
niamo al punco . Avea io inoltre chad a_j
raio favore il dottiflimo Eftio
il
qaale illu- >

llrando il ^
Cap.iv. .54. degli Attide Santi Apo-
(.1) EJir.an. ttoli (4) offervo , che quando S. Lucaparla del-
le cafe , che vendevanfi da* Criftiani , debba.j
intenderfi delle caie 5 che non erano loro nccef-
farie per abitarvi , j^oiche le neceffarie non era-
no vendute ma ,
ii riteneano, non come proprie 3

ma per ufo loro , e dc fratelli, con trasferir-


ne dice egli , il dominio al comune. Nelbla-
3

mente cio dee intenderfl , giuda il fentimentc


delPEflio ,dellccafe , made libri ancora, de-
gli utenfili , delle veili , degli ftruinenti meca-
nici 3 e delle altre (upellettili. Oltre PEflioavea
io pure riferita la opinione a favor evolcj me
dellillemont , che cito nel Tomo fecondo di
quefta opera pag.22?. c accennato eziandio ii

luogodel P, AgoitinoCalmet uomo di iingola-


ilquale nel fuo Commenta.
riflima erudizione ,
riolbpra gli Atti de Santi Apoiloli al cap. iv,
i.
jz.feqq. dopo di avere fhbilito , che per niu-
na legge mai furonoaftretti i primi fedeli a ven-
dere tutto cio , che poffedevano , e ad abbrac-
ciare la vita comune, foggiugne : Hac vero H>

bertate qui uterentiir , rari crant . . . T^cmo e~


nlm cogcbatur } fid rari erxntfideles, qui cxem.
plum
DI P1UMITIVI CR1STIANI*
urn hoc virorum f&nttiffimorum , <& fludlo legis
agrantiuw non fiquerentur . Or con tutte_?
jefle teftiiTJonianze di ecccllenti autori ( tra i

jali per altro il Tillemont ora dice in un mo-


D , ora in un altro ) diedi io a divedere
)n effere nuova la mia fentenza intorno all*

fere fhti alcuni Crirtiani nc primi tempi


ella Chicfa in Gerufalemmc >
i
quali noru
/eflero efempio della maggior
feguitato 1

artc de lorocompagni con rinunziare a tutte


facolta ,
c pofleffioni loro . E avrei certa-
lente potuto prcvalermi dell autorita di uno
:rittore dottifTimo ,
e graviffimo , e in ogni
encre di Ecclefiaflica dottrina ed erudizione >

erfatiffimo , voglio io dire


Giuieppe del P.

igoftino Orfl degniinmo Maeflro del Sacro Pa-


azzo Apoilolico 5 il quale nel libro i. dclla fwa
(loria Eccleflafli ca w.vii. cosl fcrive ,, Ven- :

devano fer Io i ricchi c i di


,
flu , poflTefTori
beni (labili ne portavano
quanto avcano , e
il
prezzo agli Apoftolij, . Ma ficcomc non mi
ra io prefiflb di fare uno cfatto catalogo de mo-
crni , che prim a di me avcano illuftrato il paf-
D degli *4tti riguardante il viver comune degli

ntichi fedeli di Gerufalemme , e poiche erami


aruto di averc argument! baftevoli dedotti
allefacrelettere per confermare il mip fcnti-
iento,non iilimai neceffario ilcitarlo . Numera-
igli fcrittori , ed efpofh
la mia propofizione ,
la
pportai tre fole ragioni 3 per comprovarla ,
dclle quali era dedotta dalle cafe , che al-
>rima

:uni almeno pofledevano; la feconda dai lamen-


i Ebrei difcendenti dal-
degli Ellenifti contro gli
a flirpe di Abramo , perchcquefti non faceano

idle quotidianediflribuzioni tanto qonto dclle


edovc Ellenifte , quanto dellc Ebrce; mentre
ft
2j?8 1> E* C O S T U M I \

le la vita era preflb tutti affatto comune non , i

farebbero eglino lagnati pift del trattamentc


fatto alle vedove > che vergini 3 e
alle *-*
alle ma
ritateEllenifte : e la terza dal parlar di S. Luca
sffav.32. eniuno diceva cjjere fuo proprh
che pojjedea , poiche da quefto mcdo di e
1

fprimerfi del S. Evangelifta , fi conchiude , ch<

alcuni pofledeano , quantunque non chiamafle-


ro cio,che pofledeano, proprio L Autore . per<

della Storia Letteraria , non potendofi come he


accennato di fopra , addattare a quefta mia^
fentenza , prima di metteril a impugnare le ra-
gionida mearrecate , ha creduto? che a pro-
pofito fofle lo ftabilire la contraria opinione cor
alcune teflimonianze di San Luca medefimo e-
ilratte dal capo fecondo
e da! capo quarto de- ,

gli Atti., S.Luca,c0.^ egli (^) dice efpreflament*


?
a
C Ak. II. v. 44. e 45.)di tutti icredenti , ch
*
,>

,, aveanof^ffe le cofe comuni e che a tutt >

3) dividevano il prezzo delle vendutc


gli altri
polfetfioni. Omnes ctiam qui crcdcbant, erant
33 pariter > &
babebant omnia communia poj :

99 fejfiones , &fubftantias vendebant divl >


&
a , debant ilia omnibus
prout cuique opus erat
Nulladimeno queitotal palfo non ripugna al mic
fidcma . In primo luogo ionon ncgo , che tutt
aveflero coniuni tutte le loro fortanze . Et h*
bebant omnia communia. lo cerco folament(
in che confiftefle quella comunionc di tutti i bc>

ni . Ho detto che alcuni pofiedeano . Ma__ >

cio non toglie , che lefuftanzenon le aveflerc


anche queiH comuni cogli altri , in quanto n<

concedeano a tutti ufo . Puo egli negare le 1

Storico , che nel fecondo , nel terzo , e nc


quarto fecolo ,
i fedeii poflfcdevano cafe ? <

altri beoiiiabili ? No certamcntc . E pure i Cri


F. PRIMITIVI CRISTIAN1
iani di que tempi ancora diceano, che tuttc
: cofe erano appreffo loro comuni, e indifcrete.
egganfl i tefti ricavati dalla Epiftola attribuita
S. Barnaba Apoftolo , e dalDialogodi Lucia-
intitolato il
Pellegrino da me riferiti nel III.
olume delle ^ntichitapag. 2%6. feq. Inoltre_*
Giuftiiio Martire , che fiori verfo la meta del
>condo fccolo della Chiefa,nella fua prima Apo-

>gia
n. xiv. fag. 52. Edit. Vene^ae an. 1747.
,
Qui pecuniarum , dice , & potfefTionum via*
omnibus antiquiores habebamus, x** v"v <*

*)(

, fJLtf ttf XOWOr $tfQV<rt( , 9(^1 WafTl cTj^UJrW KQ19UVW9-


, Ttf ,
nunc & quae babemus in commune feri~
mus, &
omnl Indigent! cQwmunlcAmus . , ?
pure quefto ifteflb Padre nclla medeflma Apo-
w.Lxvii.p .85. attefta
>gia
che i Criftiani allor >

5
>offedeano , e la comunione de beni perci&
;onfifteva nella diftribuzione volontaria di quan-
o ognuno volea o poteva Ex illo temfore , ,
:

:ioe dacch^ Gesu iftitul la Eucariftia, baecfem-


icr nobis inwcem In memorlam revocamus 9
V
&
Ttf
qui babentcs fumus indigentibus omnl-
,

fubvenimus , femf er una fumus . . ^MI & .

ibundant, &
volunt , fuo arbitrio , quodquif-
jue <vult
, largiuntur . Che fe nella eta del
S. Martrre poffedeano i fedeli , molto piu deefi
:i6 credere de tempi di Tertulliano , quan-
do il numero loro era crefciutoj e moltif-
fimi ricchi , e nobili venuti erano alia vera
credenza.E con tutto cio quelPilluftre difcnfore
3
del Criftianefimo, fcrivendo contro de Gentili ,
nel capo xxxix. del fuo ^ffologetlco pag. 51.
Edit. Vtntt. 4W.I748. Ex fubftantia familian\
dice, fratres fumus, quae penes vos fere diri-
mit, fraternitritcm . Itaque qui anima- ammo
?i que miicen:ur, nihil de rei conaiiuinicationc
5, du-
JOO C O S T IT M 1I> 1*

dubitamus Omnia indifcreta funt apad nos j


.

praeter uxores E nel quarto fecolo , allot*, .

che Coltantino reggea Imperio Romano chi 1


,

dtibita , feguaci della dottrina di Criflo


die i

non pofledeffero delle ricchezze ? Tiitta volta


Eufebio Vcfcovo di Cefarca defcrivendo i cofhi.
mi de fede li de fuoi tempi ? cosi fcrive nel i,

Lih. Delia Trepar. Evattg.ctip.iv.pag.i3.Edit.an.


1688* Nullum non genus hominum divinae
,>

,,dodrinac praeceptionibus itnbuitur quod ,

5, nolit ^ Tajr
vtretf^oFTOifet Vofiotf , x&t ivStwt xoiw-
,. rt/V cum inopibns,& egentihus
e^ ^7/4^ fojjidct
5> commumcarefo quemlibet hominem commu-
,>
nis humanitatis nomine compledi, quemque

3>
tarn q a
vulgo peregrin um habent , eum 11 "n

3 , quafi naturae lege conjundiflTimum , ac vclu-


5 ti fratrem agnofcere,, Se dunque tutti colo- .

ro , che in queite eta poflfedeano, diceanfl nul-*


la di me no di avere i beni
cogli altri comuni ,
perciocche neconcedeano 1 ufb a bifognofi , per
5
qual cagion mai alcuni , i quali pofiedevano ne
tempi de ianti Apoftoli in Gerufalemmcj non
poteano dire di avere cogli altri fedeli comuni
nel fenfo medefimo le proprie loro fuflanze ?
Potendofi adunque prendere in quedo tal fenfo
le parole di S. Luca e^ babel ant omnia com- :

munia , bifognera confeffare , che il mio fenti-


mentonon ripugni alle fteffe parole del Santo
Evangelifla veritafe . E per il P. Cornelioa
Lapide , e il P. Tirino Gefuiti , e il P. Calmet ,

Benedettino, celebratiffimi commentatori del


le facre fcritture
, per dimoflrare , che tutto
eracomune apprefiTo i noftri antichi ,
dovettero
prevalerfi del paflb di Tertuliiano omnia indi-
fcretafunt apud nos , praeter u.rvres , fa d uopo
credere, che o non ieppero in che confiftefle la
di-
PRIMITIVI CR ISTIANI
verfita della comunione de beni , che paflV/a-
a i fedeli della
pnmitiva Chiefa di Gerufalem-
e,e Criftiani de tempi di Tertulliano, la
i

aal cofa non fo fe pofla dirfi fenza far loro


in-
iuria; o fe lo feppero, hanno voltito
fignificare ,
ic quantunque erano alcuni nel ceto Gerofo-
che poffedevano , nientedimeno i beni
iitano,
ro erano comuni , come erano comuni i beni
r
fedeli, che pofledeano delle fuilanze vi-
:nte Tertulliano
. Vedafi Cornelio a Lapide
ad cap. 1 1. v.^pag.S? dove allude ai
vtffita

aetcr uxores di Tertulliano . II P. Tirino


fpie-
indo Pifteflb verfetto pag.ioqo. Edit. an.i6$6.
:rive Et kabebant omnia c omrnunia , prae-
: 5,

tcr uxores inquit Tertullianus .IIP. Cal-


,

met ibid. v. 44. Uno erant animo , dice , una


mente , & mutuo communicabant facultates*
ut omnibus prodeflent , crant fingulorum .
Idem vitae inftitutum fervarunt Effeni , dc
quibus Jofephus , & primorum feculorum h>

deles, de quibus Tertullianus ( Apologet.)


[arinforza Targumento 1 Iflorico , 5, e ben fo
dice , che nella Scrittura il terminc omnis &
gnifica (bvente mold e non tutti , ma
>
in

quello luogo quanto piu rigorofamente pud^ fi

doverfi intendere , il moHra lo fteflb S. Luca,


il
quafe altrove ci afficura ( Act. i v.34. ) che
quotquot fojjejfores agrorum aut domorum
crant , vcndentts afferebant pretia eorunu ,

,
quae vendebunt . Servafi pure di tutto il
igore circa Uomnes 5 che io gli fono confen-
iente . Si fignore : Fomnes fignifica tutti tutti;
ifogna pero non mettere il tutto dove non
lo
nette S. Luca . ^fdunque tutti quant iipojfcjjbri

icampi , c di cafeve&ndo portavano i prezzi


lelle
cofe yendute . Ma dove dice S.
Luca yr- :

den*
I> E* $ T U M I

dendotutto? Che fe dice, vendendo, fenza aggiu-


e cafe , per qua! ca-
gnere tutte le poffeffioni ,

gione lo ftorico afferma , che tutti vendevanc


tutte le poflfeflioni , c cafe loro ? Stende egl;

adunque detto dell Evangelifta , aggiugnendc


il

qualchecofa del fuo agli Atti de Santi Apofloli,


Stiafi pertanto, come dee , al quotquot poffeffo- fi

res agrorum , aut domorum erant di S, Luca , e


non fi aggiunga al w&Aam* vendentes romnei
donios, aut omnes pofjeffiones , ma dicafi come S,

Luca ifleflb fcri ve , fAhovvrsf t$sgov <r& * T/jMet < TAJ

wBp&rKofjitwy vendentes offcrebantpretia vendi-


torum , che allora le cofe potranno anche fpie-
garfl fecondo il mio fentimento . E per vero di
re avea gia da molto tempo oflervatp il dottiffi-
mo Cardinal Gaetano che il modo di parlar< >

in quefto luogo ufato da S. Luca potea arnmet-


tere due fenfl 5 cosl fcrivendo ne* fuoi Commen.
tarj fopra gli Atti alcap. iv. v. 34. : Quotquo,
35
poffeffores agrorum , aut domorum erant ven-
& dentes . Anceps eil fermo ; an erant junga-
3, tur cum poffeffores 5 fit fenfus & :
quocquoi
erant pofleflbres vendebant , poneban &
pretium &c. An verbum erant jungatur CUIT
pzrticipio vendentes , &non cum nomine poj
eff res
3>f >
&
non fit fenfus, quod quotquo
a, habebant agros vendebant illos , fed quot
s, quot pojjeffares agrorum , aut domorum ven
35 debant agrum, SLUtdomuw,*. Potendofi adun
que interpretare in quefti due Luca ,
fenfi S. <

4icendo egli fieflb, come apprefTo vedremo


che niuno dicea chefofle fuo proprio cio , >
ch>

pofledea fa d uopo interpretarlo in una tal ma


>

niera , che un teflo naturalmente come fuc >

cede nel mio fiftema , fi concilj coll altro , fcnz


adoprare fliracchiature . Ma i Padri, dice lo fto

rice
PRIMITIVI CR1STIANI .

o , fono contrarji atteftando S. Gian GriJbito-


) nella Omilia xi.
fopra gli Atti , che qui in
wafleriis nunc vivunt , vivono quemadmoditm
m fideles , e Poflidio nella vita di Santo Ago-
10, cbe faftus Presbyter Monafterium infra
clejlam mox inflituit cum Dei fervis > & <y/-

rc coepit fecundum modum 3 e^ reguUm fitb


nftis
trfpojhlh cvnftitutam , maxime ut nemo
idquam proprlnm in ilia focietate baberet ,
I eis
cjjent omnia communia 9 diftribuere- <&

r
unicuique ficut opus erat e S. Girolamo nel :

yiris illuftribus cap. xi. che talisprima


>ro de
riflo crtdentium fiiit Ecclefia, quales nunc Mo-
cbi effe nituntur , &
cupiunt 5 ut nibil cujuf-
improprium fit , nullus inter eos dives , ww/-
s
pauper , patrimonia egentibus dividantur .
pcro gli concede tutto cio , che contienfi in
elle teftimonianze 3 fenza ufare niuna fpiega-
>ne . Poiche non nego , che i Monaci vivano,
me viveano anticamente , ne che San- i fedeli

Agoftino introducendo la vita com une nel fuo


Ilegio, abbiaimitato gli Apoitoli , nc che talc
da principio la Chiefa , quali erano i Mo-
ci ne primi tempi in Gerufalemme . La_
eftione confide, fe oflervando la maflima
rte della Chiefa la vita comune , alcuni con
tto cio trovaflero,i quali feguendoil Criflia-
ii

fimo,pofledeflero ad modo>o no.E verif-


ogni
no cheregola della vita comune fu feguitau
la

:togli Apoftoli, ma non da tutti;


e vero che
/lonaci vivendo in comune>iraitano i primi fe
ll , ma non
vero che tali procurava
tutti ; e
di eflere iS. Girolamo 5 qual
Monaci vivente
5
a la
prima Chiefa de Gerofolimkani credenti,
i non una piccola parte della Chiefa medefi*
. Or dove nomijuno
i
tuttl^ omnes , o tutt* It
Ckit-
304 -BE* C O S T U M I

Chicfa Girolamo , e Poflidio


, il Grifoflomo , i

lo per6colle teftimonianze de Padri faro un po 1

dopo vedere,che alcuni de primi Crifliani diGe


rufalemme fi riteneano parte delle loro fuftan-
ze Intanto confideriamo il fillogifmo del no-
.

ftroStorico . Queiie teftimonianze dice egll


*, ferigorofamente , e come fuonano, voglianfi
, intenderej fignificano che tutti i fcdeli dj ,

S. Luca rammemoratijdi tutti ioro beni fpo i

3, giiavanfi , onde menare tutti vita perfetta-


>,
mente comunc ; ma nulla v ha, onde necef
5, fario fla limitare si fatte teftimonianze ; dun

que tutti i fedeli , de quali parla S. Luca


perfettamente comune
condufiero vita
Soggiugne poi di voler provar la minore >
<

della maggiore non ne fa parola : L^ >,

;, rifpofte ,
dice , che daremo alle ingegnof
^ ragioni del P.Mamachi, proveranno la mine
re propofizione di quefto fillogifmo ,, . I

per altro nego maggiore, e non la minor


la

propofizione .
Nego, che fe fi prendano rigc 9
rofamente le teftimonianze de Padri ,figniflch
no , che tutti i fedeli da S. Luca mentovati c
fttttti i loro beni
fpogliavanfi , perch^ ne
San Lu
ca dice , che fpogliavanfi di tutti i loro beni , r
i Padri dicono che tutti i primi Criftiani face
,

fero la vita da Monaco . Bafta dunque non ag


giugnere il tutti , o ii tutte , come lo aggii
gnc Terudito Iflorico , che le cofe anderanr
bcniffimo per lo fentimento che io foftengc >

Difcende quindi lo Storico alle mie ragior


c aecennando la prima con quefte parole ,, :

aveflero eglino le cafe loro vendute, qu


3>

? c
3, luogo farebbe loro rimafo da abitare

si rifponde : Qucfla ragione e d EIlio ; ma


av
9f rifpofta e facile ,,. Sapeva io pure , c 1
1>E PRIMITIVI CRISTIANI .

nche fignificato , chc quella ragione e deli


ftio . Ma vcggiamo con qual facilita ei ia ri-

etti : abitavano in cafe a pigionc , come *VHQ-


t il P. sfrdttino, el affitto pagavafi dal comunc
rarl* ( fenza dubbio , ch era facile inventar
ina cofa di cui non vi e vcfh gio nella fcrittura)
>

abitavano in cafe gid loro , e non vendttte >

na. ccdute alia comunita . Adagio. Qui lo


torico concede cio , che ha pocanzi negato .
ii
pretcndea prima, cbe il paffodi S. Luca fl
avefle inrendere cosi , che tutti i fedeli ven-
evano tutte le poffeffioni , e tutte le cafe lor a ,
Itnmenti non avrebbe conclufo nul/a contro di
tie ; c ora
ncga , che vendeffero le cafe , nelle
juali abitavano .
Riftrigne adunque fecondo ci6\
he a lui pare , contro fua voglia , le teftimo-
iianze di S. Luca . Fa ora d uopo che io pro- ,

i
piiicopiofamente al mio oppofltore , chc le
,afe da certuni non fi vendeano, ne fi mettevano
n com une , fe non nel fenfo da me ipiegato di

bpra 3 cioe in quanto n era conceduto Tufo, s era


ii mefticre , agli altri fedeli , ricevendogli in
ffe >
e oflervando laofpitaliti propria delia lo-
o profeflione. In primo luogo adunque io of-
ervo, che Maria madrc di Giovanni >

dopo la
none Santo Stefano , avea la fua caik , ia
di

]ualeera frequentata da fedeii. Imperciocchc


ael capo dodicefimo v 12. degli Atti veggiamo,

ch elfendo flato prodigiofamente liberate dalla


prigione S. Pietro 3 >
venit ad domum Mariae
>,
Matrisjohannis , quicognominatus ell Mar-
cus, ubierant multi congregati , (Scorantes.
, Pulfafite autem eoollium januae , proceflit
,> audiendum , nomine Rhode 3 . Or
puellt ad ,

[}uefta cafa non era comune, poiche> dopo la


morte di S.Stefano,on fi mentovapiu daS.Iuca
Tom. III. V 1*
1> E eOSTUMl
la comunita Gerofolimitana ; dunque era quella
cafa propriadi Maria. Ne vale il dire,che febbene
non fi comunita da S. Luca, dopo dcC
nomini la

critto il di Santo Stefano , non fegua


Martirio
che non vi fofie la vita comune nelUChiefadiGe.
rufalemme . Perciocche non dobbiamo noi fenza
gra^e fondamento porre di piu un fatto generale
negliAttijche non e mentovato dal facro Scritto.
re. Altrimenti potrcmo dire, che la vita comune
duro in quel ceto fino alia diilruzione dclla citti
fanta, mentrc non vi e forfe tra gli antichi chi lo
neghi.Adunquc fe raccontato il martirio dtlSan-
to Diacono,non parla piu S.Luca della cowiunitk,
egli e fegno, che difperfl,come egli afferma, i fe-
deli, cefso ancora quella forta di vita.Sc dunquc
era propria di Maria quella tal cafa,come ha ella
fatto per averla? Le fu ella per avventura cc-

duta,dopo la difperfione de fedeli,dalla comuni


ta? Ma cio non fi
pu6dire, fenza tirar a indovi-
nare . O fi ritenne forfe del danaro furtivamen-
te, allorch^ era entrata nella comunita,per com-

prarfela ? No certamente , non efTendo ella mai


ftata tacciata di furto >
o di frode >
nc avendo
noi motivo di affermre>ch ella 1 abbia nuovamen.
tccomprata. Dunque avca poOeduta,prima an 1

cora, che folTe introdotta la comunita in quella


Chiefa , come attefta S. Gregorio Nazianzeno .

Per qual cofa fa d


la uopo confc flare , cha fenza
tra^fcrire ii dominio alia Chiefa, qualcunodc
fedeli Gerofolimitani ii riferbava la cafa , in cu:
abitava , febbene ella era appellata comune,
perciocche tra aperta a tutti i feguaci del Re-
dentorc . Odafi S Gregorio Kazianzeno nell;
Tragcdia intitolata Crjfto Tazicntc .
fag. 281
Tom . //. opp.
4 #
(/iV. tn.
DK PRIMITIVI CRISTIANI .
307

3 & ci

ITTW
Motf jo,

afpettan le donnc ,

Dov c mafpmamente Maria madre di Marco


E doveftimo cbe concorra ilfacro , COTQ .

\bbiamo in oltre, che nclla ilelfa cafa era pari-


ncntc una fervz.V.ii.Tulfante autem Petroi o-
Mum veftibuli -/ifl-Afl* weufffiui venne itn an-
ella per nomc Rode. S. Gian Crifoitoino fpie-

;ando queflo tal paffo neila Omilia xxv. fopr^


r// v^irr/. 2./? 4^.209. r. ix. app. Edit. Tarif.za.
1
7$ I. O ft ^n r^r vctififftAf jy^j2/flW yiua^ViZ?
>f<f/
, dice , ff le ancclle fiene di pitta . Ma ic
. Maria Madre di Marco,o ad aitro crifliano ap-
>arteneano ie ancelle^o ferve, che vogliam dire,
che aicuni avetfero la
>ifogna ?
manieradi mante-
lerle, e percio polledefiero qualche cofa; poichc
tella vita comune
perfetta non vi e diilinzione
iifervo, e di padrone , ma tutti fono eguaii .
-eggiamo inoltrc negli Atti de* Santi Apoftoli
^p.xxi.v.S. che S. Paolo venne in Cefarea , ed
nitrando nella cafa di Filippo Evangelift.i , tl

\U4le era uno de fettc >iaconi>jlette apfrejjb lui


^arecchi giorui . Or che Filippo uno de lettc_>
.Oiaconi fo(fe ne pruni tempi in Gerufalemme ,

non vi ha chi lo pofla in conto veruno metter in


controverfla . S egJi dunque avea rinunziato
tutto , e venduto le cafe , o le po/TeiTioni , che
avea, come foftiene io Storico , in qual guifa a-
vea la cafa in Cefarea , dove non fi facea vita_>

comune r
Guadagn6 egli forfe del danaro per
comprai fene uca dopo la difperilone dt_^
V 2 Cri-
C O $ T U M I
I> E"

Criiliani di Gerufalcmme ? Cio fenza dubbio


Hon fi concedera mai trattandofi di un prcdica-
,

torc zelantitfimo dell Evangelio.Fa d uopo adun-


que dire , ch egli per la fua famiglia fi forte ri-
ferbato quaiche fondo , che pofledca. Finalmen-
te parlando S. Luca del viaggio di S.Paolo a
Gerufalemmc, cosi fcrive nello fteflb Capo v. 16.
Venerunt autem ex difcipulis a Cefarea & nobif*
cum adducentes fecum apud quern bofpitaremur
Mnafonem quemdam Cyfrium antiquum difci-
fuluwi . Sicch& quefto Mnafone fu uno degll
antichi difccpoli , che vuol dire , fino da primi
tempi aveacogli Apoftoli vifluto in Gerufalem-
me Or i Criftiani venuti con Paolo da Cefarea
.

conduccano feco Mnafone acciocche qucfti ri- >

cevclfe in cafa fua il Dottor delle genti , e lo


trattafle colla ofpitalita degna di un caritativo
fedele.Ma fe la vita commune era allora in voga

inquella Citta 9 talche niuno fi fofse riferbato


nulla del fuo avere, che bifogno vi era di con-
durre a bella pofta da Cefarea queft uomo, affin-
che riceve/Te, e trattafle S. Paolo?Poich& cflendo
tutti uguali>e godendo ugualmente delle comuni
fuilanze s tanto era lo dare appreffo qualunquc
altro 3 che appreflTo Mnafone . dunque bifo- O
gna , che allora non fi oftervalTe in Gerufalem-
me la perfetta comunita [; o fefioffervava,
bifognera concedere , che alcuni aveflero del
5
le cafe , e de comcdi da poter alloggiare i

foreftieri CrifHani* Che fe non fi oiservava


piu>
come fcce
^inafonc-pcr impadronirfl di
quelle facolta ? Non
certamente credibilc 3

ch egli dopo avere ceduta la cafa, e vendute


tutte Ic fue pofie/Iloni , e diilribuitone il
prcz-
zo delle vendute cofe alia comunita , le avetfc
riprefe, ne che avefle guadagnato coli andar del
D PHI MIT I VI CRIST I AN I.
f
empo del danaro, per uvere piu comodo, men-
re difdiceva, die un antico difcepolo fi defse
I
guadagno del danaro , c di cio non troviamo
r

eftigio veruno ne facri libri, e ne anco nelle o-


ere dc* Padri. Fa d uopo adunque
confeflfare ,
h eflcJidofi cgli prevaluto dalla liberca che
,

gnuno avea di ritenerfi cio , che gli parca, del


bo , fiafi ritenuto quel canto che baihva pel >

bo mentenimento ,e per qucllo della fua fami-


j
;lia , e per io alloggiancnto de fedeli , che
je aveffero avuto di meltiere . S.Gian Grifofto-

no interprctando quefto pa(To , cosl fcrive_->

lom.xLv.pag. 541.^ Tune cum pro dogmatibus


afcendebant ( S. Paoio, e compagni ) in Ec^
>
i

, c!efia hofpitabantur , ( cioe crano ailoggiati

, a fpefc della Chiefa , che febbcne allora non


, mantenea la premiera comunica , con tutto
, cio , colic
diftribuzioni dc fedeli ajutava i po-
? veri j e al loggia va gli ofpiti ) nunc vero

y lum quemdam antiquum ... Sic nole-


, bantEccIefiae oneri etfe , cum alius qui efiet>

,
illos hofpitio reciperet .Ammette dunque
. Gian
che fe foflero ftati alloggia-
Grifoflomo>

dslla Chicfa , le avrebbero dato del pefo , on-


Je furono alloggiati da un particolare . Dunque

juefto tal difcepolonon facea vitaperfettamen-


:e comune
Altrimenti dando dclpefoaque-
.

lo , avrebbero dato del pefo eziandio alia Chie-


a , mentre i beni di lui iarebbero ftati beni del-
a Chiefa medeflma . La qual cofa molto piu mi-
;ita contro lo Storico , che pare flenda la perfet-
:a comunita anche dopo i tempi di Santo Stefa-
no , che
non fi facea.pifc una
Perofoflenendo
tal dopo il martirio del Santo Diacono,per-
vita
ciocehe S.Luca dopo defcritto quello ikflb mar-
V
I O I)l COSTUMI
tirio,non fa della comunita menzione,argomen-
to, come ho di fopra argomentato , che avendo
pofTcduto 1 antico difcepolo dopo il
tempo dell*

comunita, ne avendo fatto nuovi acquifti , tol-


ta che fu la comunione de bcni , (ia un contra f-

fcgno , ch cijdurante la comunione fi foffo fer- 3

vito della liberta conceduta ad ognuno dirite-


neriici 6 che gli foffe paruto opportune . Pro*
,

fegue il Santo Ducentes apud quern hofpitare-


:

mur. Paulum ille hofpitio excipiebat


>,
Dicet
., forufle veftrum quifpiam , fi quis rnihi Pau-

lum hofpitio excipiendum olfcrret 3 id prom-


5, tc ,& alaciter facerem. Ecce Pauli Dominum

,3 tibi hofpitio excipcre licet , & non vis. Nam

5* ait, qui fufcipit unum ex his minimi s , me

,, fufci pit Quanto minor ell frater tanto ma- >

,, gis Chridus per ipfum advenit fag. 3^6.


n. 3*Qupt hofpites funt ex fratibus? Eft com-
munis domtisEcelefiae , quam Xenona voca-
,>

mus Curiofe inquirite vos , fedete ad fo-


.

5, res , venientes fufcipite , (I non in domes


3, veftrnSjiilis aliter neceffaria fuppeditate.Q.uid
ergo inquies ? An Eccle/Ia non habet ? Habet:
3, fed quid hoc ad vos ? . . Sed fumtus habet
j> Ecclcfia , inquies ; pecunias habet &: re- >

35 ditus . Die mihi


fumtus non habet ? , an
Quotidianani impcnfam non habet ? E-
tiam , inquies . Cur ergo non adju-
3>

3, vas mediocriutem ejus ? Vedefi per-


tanto , che ii Santo facendo quefto paragone
tra chi a!loggi6 S.Paolo in Gerufalemme , c i
fedeli di Coftantinopoli, i
quali egli eforta di of-
fervare la
ofpitalita , dimoilra , che come co-
itoro , Mnafone antico difcepolo
cosl ancora
avefle dclle cafe, e delle facolta fufficienti a
cio fare . II P. Lorino iniignc Scrittore della
Com-
Dl FRIMIT1VI CRIST1ANI .

>mpagnia di Gesu ne fuoi eruditiffirni Com-


:*;nentarj Atti de Saftti Apoftoli , in-
fopra gli
erpretando il citato vcrfettopag. 852. febbe-
;;?

Iric fi fcoih dalla foda , e ben fondata


efplicazio-
ledel Grifoftomo, con tutto cio concede s che
avuta la cafa y vel quit cum aliis
VT nafone avefle
His , qui quarto narrati
capitc fecundo >
&
~unt , cam non uendidit
vel quia pofteu fibi ,

comparavit ( co* danari per avventura che >

tvea dato agli Apoftoli ? ) vel quit facile ufam


! tjus habcre potcrat tut pretio aut cewmodato . >

E quefto dove lo ritrov6 cgli, fe avea dato tutto


il fuo alia comunita,e toflodiftribuito a
povcri?
Ma dira forfe lo Storicojcome fecero i fedeli,che

prima rinunziarono a loro bcni dopo , che fu >

tolta la vita comunc , cosi potea fare Mnafonc .


lo per6 rifpondo che i fcdeli fi difperfero dopo
>

la morte di Santo Stefanocome dice S. Lucane-

gli Atti al cap. iv. v. i.fafla eft autcm in HU


die fcrfecutio magna in Ecclefia , quae e rat Hit -
rofolymis , & wines difpcrji funt per regions f
^udaeae , <& Samariae ^fr+ctcr ^foflolos. Ef-
fcndo adunquc difperfi , chi avea cafa in qual-
che citta della Paleftina ,potea portarfi cola , co*-
mefeccalla fine Filippo Diacono , gli altri era-
no mantenuti colic limofine, e chi avea fondi , e
cafa inGerufalemme,come Maria Madrc di Gio
vanni , c come Mnafonc , non ic perderono ,
Jion leggendofi , clfer ellrilata tale la pcffectr*
lione , che apportalfe la confifcazione de* beni .
Ma giacch& abbiamo fat to menzione della liber-
ta,che primi fcdeli aveano di ritener(I,fe volea*
i

no , i loro fondi , anche dopo di aver abbrac-


ciato il Criftianefimo , veggiamo , fe queita
ancora pu6 darci un giufto motivo per credere 9
c.hc Ccn^alcuni prevaluti di cfla-*- ondenon ab-
V 4
2 !> C f> S T U M 1

biano ne vendute , nc cedute alia comunita le


loro cafe , e poffeffioni . II noftro erudito Klo-
rico nella pag. 505. ( not. 34.) febbene giu-
ftameriteammette quefta tal liberta mentovata
da Luca negli Atti ( cap. v. ^.4. ) vuolc nul-
S. ;

la dl meno , che Pamore della volontaria pover-


ta da Crifto raccomandato e in voce , e con
tanti ve gli obbligaflc . lo
ammirabili efempli >

per altro potto mai perfuadere , che in


non mi
tanta moltitudinedi gcnte , con tanta liberta ,
niuno affatto fi ritrovaffe , chc non vendefle , o
non cedcfle i! dominio della fua roba alia Chie-
fa .Non aveano forfe ancora le donnc , chc
feguitavano Gesu Crifto , veduto rinunziarea
ogni cofa Santi Apodoli , non aveano oflervati
i

gli efempli del noiiro Redentore , e uditi icon-


figli ? e pure quantunque fbfiero in fua compa-
gnia con tuttocio pofledevano delle facolta .
,

S. Lt:ca nel Vangelo dopo di aver raccontato


rel cap. v. che S. Pietro , S. Giovanni , e S. Ja-

copQ.reliftis omnibus fecutifunt eutn , c riferi-


to nel cap. vi. il ragionamento del Signore cir*
ca ifoveri ,
dc quali c il
rcgno di Die &c. nel

cag. vin.v.2.feq.
Maria , quac
cosl fcrive:
3, vocatur Magdalene , de qua feptcm daemo-
3 , nia exierant , & Johanna wxor Chufae Pro-

3, curatoris Herodis , & Sufanna , aliae mul- &


,, tae , quae miniih abant
de facultatibus fuis. ei

Quefti efempli adunque febbene faceano gran-


diili ma imprefConc negli animi de credenti,
non fegue per altro , che inducefTero tutti a
lafciar tutto per feguitare Gesu , con fingolare

perfezionc . E che ? fedcli dellc altre Citri


i

non erano eglino amanti della povertk liberali, >

c fanti ? Non fapeano , che in Gerufaleramc


molti aveano rinunaiato a lerobcni? E pure
quan*
PRIMITIVI CRISTIAN1 .
1>B*

Jig
quantunquegli ammfravano, quantunque colic
limofinc a/utavano lofo proffimi , nulladimcno i

tnoltifiimi non abbandonavano tutto il loro ave-


rc. Per la qual cofa 1* argumento prcfo dall*
5
cfempio dcgli altri , c da configli del Rcdentorc
non prova>che non vi foffcroalcuni.i quali ancor
poflcdcflcro. Baftava , che fedeli fi foflerogui- i

dati in Gerufalemme, comeTabita in Joppe, di


cui fcrive S. Luca negli Atti or/MX. v.zG.fcqq.
)5 In Joppe autem fuit quaedam difcipula nomi-

33 ne Tabitha 3 quae interpretata dicitur Dorcas.


Haec erat plena operibus bonis 3 & clecmofynii
quas faciebat ,. . cum adveniflet ( Petrus )
3, duxcrunt ilium circumfte- in caenaculum>

3, tcrunt ilium omncs viduae flcntcs often >


&
,
dentes ei tunicas , vcdcs , quas faciebat &
illis Dorcas
Poichi febbene ella pofledeva, .

facea delle limofine , ed era di giovamenco alia


Chiefa , onde fu dal Santo Apoftolorifu/cUata.
Finalmentc fc tanti elcmplinon piegarono 1 ani*
mo di Anania 5 e di Zafira alia virtu, n ritiraron-
gli dal facrilego configlio di mentirc allo Spirito
Santo e di ritineril parte del prezzo del campo
>

vcnduto ; non fo come potcftero valere appreflb


tutti gli altri, feiua eccettuarne veruno , e fare
che non fi ferviffero alcuni dclla liberta , chc
i}>

aveanojdi ritenerfi lecitamentc le cafe, e Ic pof-


feflloni , che aveflfero voluto , c non confacrarle
alia Chiefa .

lament! degli lleni(H contro degli


Circa i

Ebrei rifponde lo Storico che 1 argomento >

quindi da me ricavato provatroppo. Avcaio


ragionato in quefla guifa:fe tutti i fedeli aveano
venduto tutto , e vivcano colle quotidiane di-
ftribuzioni , ccme farebbonfl lamentati gli Elle-
nifti degli brei con dire chc le vcdove loro
>

?
2J4.
^
E C O S T U M 1 1>

non erano tanto ben trattate , qiunto le vedov


Ebrcc? Nella vitacomune niuna vedoya e pi |

poveradiuna vergine, , o di una donna mari ;

tata .
Dunque fe mentovarono Greci fob i

mente le vcdove , e non le vergini , e le mar


rate fegno e
,
chc tutti non faceano la perfei >

ta vita comune.ftla non oflervo , cosi ragionand


lo Storico, che la vita comune non impediva,cb
gli artilH
e gli altri , chc aveano degli offi:
>

non contrarj alia pied , fi efercitaffero nel


loro profeffione , e portaflero a piedi degli Ap(
iloli cio, che aveano guadagnato co lavori Ion

c otteneffero quel tanto , che ricercavafi p< j

mantenimento delle loro famiglie * onde quei


non poteano lagnare . Levati adunque gli ai
fi

tifti ,
>
che aveano qualche uffizic
e coloro |

com erano i Sacerdoti , per efempio> i qus


obbedivano alia fede , e che nel modo fuddci
toprovvedevanoa loro figliuoli , e figliuolc
cmoglie, il maggior numero di quelli cl: >

aveano bifogno di una particolare a(Ii(knza_j


erano le vedovc . Onde per quefte nacquci
principalmente lamenti degli Ellenifti , i <

cffe percio fole da S. Luca furono mentovatc


Ma fe tutti ricchi aveflfero venduti tutti i loi i

fondi , c fi foffero ridotti , non avendo arte v


runa , a mantencre
colle quotidiane diflribuzi(
ni le , loro cafe
lamenti farebbero nati princ i

palmente perelfi 3 mentre chi volontariamen


fi era dato a una tal vita richiedeva una ma| >

giore compalfione, s era pofpoilo agli altri . ft


non avrebbero cagionato quefta si grande ir

preifione alcuni pochi, quali ibli fi foiTero i


fp<

gliati di tutto il loro avere. Orficcome colo


chc campanoco*frutti de loro fondi,fono pod
riguardo alia moltitudine di quelli , che vivo
P1UMITIVI CRIITIANI.
co* lavori delle loro nuni , fe la maggior partc
ancora de* ricchi convertiti, vendutc alcune del
le loro pofTeffioni , c cafe , (I riferbavano quel

tanto ch cra baftevole per lo mantenimento


>

delle loro famiglie ,


c lo alloggiamento degl*
ofpiti fempre farebbe vero , che
, la maggior
parte viveano in quefta comunita chc_* , c
alcuni folamente ritenevano quel tanto , che
fi

loro bifognava E per fapere, che fia vero , che


.

la vita povcra non impediva , che gli artifti

e coloro , che aveano qualche impicgo non con-


trario alia pieta,fi efercitaficro nella loro profef-
fione, bafta leggerc cio > che fcrivono i Fadri,e
i Commentator! fopra il
capo xxi. delVangelo
diS.Giovanni v. $. Imperciocche parlando egli-
no della pefcagione di S. Pietro , dopo ch ebbc
abbandonato le reti , c tutto ci6 , che poficdea,
dicono; che gli Apofloli tornarono airartcloro,
affinch^ il
procacciaflero il vitto col lavoro dellc
loro mani , o non fi deflero all ozio , ne foflero
di pefo agli altri , effendo da qucfti alimentati .
Ma giaccW foftiene io Storico , che quefto mio
argumento prova troppo , dovea almeno fcio*
glierlo in una maniera , che non pregiudicafle
alia perfetta comunita de primi tempi del Cri-
ftianefimo .
Egli per6 fi contenta di oflcrvare,
che fcbbene , oltre le vedovc altri ancora >

profeflavano la vita comune , nulladimeno po-


tcano i lamenti de Greci riguardare folamen-
te le medefime vedovc , forfe pcrch^ non ba-
ihndo il raccolto danaro per tutti , pot^ darfi >

che nella diftribuzionc dellc cofe neceflarie ,


fi

aveffe qualche minor riguardo allc vedovc_*


degl/ Ellenifli . Ma fe il minor riguardo na-
fcea per motivo di nazionaliti , come ricavafi
dal tcfto di S. Luca , perchi le folc vcdove ,
ncn
\6 ft E O S T U M I

non levergini >


e le maritate furono
mentovat
dagli Ellenifti Bifognadunque,
>
che qualche al-
tra ragione fl apporti per ifciogliere Taddott

argumento ; la qual ragione probabilmente


quella , che io pocanzi ho accennata .
Venghiamo ora al mio terzo argumento .

n
queflo dedotto dalle parole di S. Luca egli At
ti
( cap. iv. verf. 32. ) tyy svM tie TJ T

cosi Jeggefi nella volgata edizione? eorum, qua


fo$idebat>aliquidfnurncffe
dicebat .
Impercioc
che atteftando SLuca?che niuno dicea effere fu

proprie quelle cofe,che pofledeva >

fegno e, ch
alcuni pofledeano.,, Rffponde in primo luogo 1
3 , Storico , il poffidebat di S. Luca non dec qi
prenderfi
9>
nel fenfo ftretto , e rigorofo . Sa
5,rebbe vero,che nemo aliquid &c, J5 Cosi eg
quando vuole , dice che tefti di S Luca >
i :

prendano rigorofamente? e quando no, rinunzi


al rigore, e fofh ene , che debbanfi intender

Jargamente . Ma perche il tefto quotquot eran


poffeffores &c, v. 34. fi ha da prendere con tut
to il rigore , come egli dice , e non la parol
po/fidcbat ? Perche, replica egli , altrimem
non forebbe<vero , cbc nemo ... aliquidfuum e])
dictb&t 3 fed erant illis omnia comunia Io pen .

non gli concedero mai , che fe \\foffidcbat no,


fl prende rigorofamentc , non iarebbe vero
cbe ncmo&c.Dicz egli di grazia.E egli vero,ch
i fedeli nel
fecondo e terzo fecolo poffedeanc,

Verifllmo. Come dunque Tertulliano parland


della comunita de Criftiani de fuoi
tempi, atte
ita 5 come di
fopra vcdemmo 5 che omnia indifcn
to, erant
apud cos praetcr ^or^?Dunque ancor
ch^ alcuni aveflero
pofleduto ne* tempi de San
ti Apoibli in Gerufaiemine
, tutu volta
fareb
b
Dl* FRIM1TIVI CRISTIANI.
be fhto vero , che nemo aliquidfuum cj]e dice-
bat ) fed erant illis omnia communia . Conceda
cgli adunque che fe gli altri tefti di S.Luca s in-
tendono rigorofamente , come gli ho io pure
intefi
, cosi anche il foffidebat , fecondo la iti-
telligenzadi S.Giuftino,di Ttrtulliano , diEufe.-
bio &c. debb^fi m?rtenere nel fuo rigore. E che
la parola TT>
fatlfxptrkv , voglia fignificare
de lie coff pojjeaute coita dal vcrfi 37. dove ,

s , che S. Barnaba fece vendita J*tf^r-


*uir ttypS del campo cbe poflcdea . Poi-
J ^37. vera pofTef-
trctfjowt fignifica nel
che le

perche non la fignifichera il rw ifrf-


ncl *y. 3 2. ? Ma lo Storico non fi conten-
ta di una fola rifpofta .
Soggiugne pertanto ,

,, che fevogliafi prendere quefto verbo


pur
nel rigorofo fuo fenfo il poffidebat e anterio- >

re alia renunzia , che poi faceafi de beni ,


,,
onde fcgue quotquot cairn pojjcjjores &c.S) c?
Ma quando mai fl e udito dire? che il convertirc
H foffidebat in poflcdcrat o in pojfidit, fia pren >

dere nel fuo rigorofo fenfo quella parola ? Che


fe quanto alhpoffejponc confcrvafi il rigore del
Luca non fi conferva pcro quanto al
fenfo di S. >

tempo Laonde .fara rigorofamente prefo quel


vocabolo dal noftro iftorico , e non rigorofa
mente Perciocche mentre cgli ccrca di mettc,
.

re il
rigore per un verfo, introduce la largehzza
per 1
altro; onde ammettendo la ftrctta po^"

ielfione, muta
ilpofsedeano di S. Luca, c lo fa
divenire aveano poffeduto, c poflcdettero . Ag-
giungafi a ci6 , che ne anco le parole , ch ei ci-
ta del^.34. Qfotquot erantpoffejjores agrorum 9
AHt domorum,i}endente* tfferebantprctia corum*
quae vcndebant ; gli poffano cfsere di gio-
o; poiche fe per queibpaffo prcten-
de,
I>P. COSTUMI
de ,chc i Criftiani primi di Gerufalemmc ven-
deano tutte le cafe , e pofTeflioni loro , allor;
cflendo il
poffidebat anteriore alia rinunzia , av-
rcbbero eglino potuto dire : not per virtu not
Mamlanto noflre abbiamo vendutc le cafe cbe
c quefta una maniera ridicolofa d
fart- bbe ftata

parlare . E per verita fe uno dopo di aven


venduto il fuo podere foffe lodato da un qual
che iftorico , perche dopo la vendita, non chia
ma il
piiipodere mcdefimo fuo proprio , credo
che avrebbe a male , perocch fi vedrebb<
I

derifo , attribucndofegli a virtu ,cio ch egli f;


per neceflita , non potendofi chiaraar propri;
di uno la roba , ch ftata da lui ftelfo alienuta
Ma fe poi volefle lo ftorico, che non vendefsen
quci fcdeli tutte le loro cafe,la qual cofa dice c
gli altrove contradicendofl^llorabifognerajcht
neghi , doverfi prenderc rigorofamente anche i

quotquM &c. mentre S. Luca dice vendentes ,<

lo florico vuolc che prcfo il vendentcs rigoro


famente fignifichi , che i Criiliani tutti yen
>

deflero tutte le pofseHioni loro , c tutte le call


altresl . Che non farfi mcnzioac del
fe diceflfe >

le cafe , e delle
pofscfTioni da S. Luca , dove a
5
dopra pojfidebat, replichero , che fe quc Cri
il

ftiani pofsedcvano altre cofe ? non vedo perch


non pofsedefscro ancora cafe , epoderi .
Ma poich6 lo ftorico ha voluto apportare 1

teftimonianze de Padri in fuo favorc >


le qual |
teflimonianze fono ilate danoi di fopra breve
mente fpiegate fad uopo, che terminato Tc
>

fame de paffi delle facre lettere , fcendiamoaL


proporne alcuni altri eftratti da libri de noilr
antichi,e veggiamo mia opinione 5 o quel fe o la
la dalPavverfario foftenuta confermino . S.Giu
quale fiorl vcrfo la meta del
ftino Martire, il fc

con
rRIMITlVI CRISTIANX .

:ondo fccolo , ed era inform at iffi mo dc^co.


5
;Uimi 5 edelle confuetudini , ch crano in-
:rodotte nella primitiva Chiefa nella fua^ >

prima Apologia , dopo di avere brevemen-


:e ragionato della Eucariftia , come fu ella
iilitu ta da Gesu noftro Redentore ,
foggiugne s
~ i {
* * \ t

t &$ , dice j ^tsm TOLVIQ, OLA IBVWV (

01

tempo fem-

fre ci rivochiamo queftc ccfc alia memoria >

r foccorriamo i bifcgnqfi 9 t fcm~


avendo ,

frc fiamo infante . Vedafi fe il pafso allu


de a quel verfo di S. Luca negli Atti Erant :

faritcr
: & babebant onwia communi* . Or io

ragiono cosl . Se da quel tempo , ;


in cui Gesu
Crifto iilitul la Eucariitia, fino a tempi di San
Giuftino fedeli foccorreano
i loro compagni , i

c percio diceafi , che faceano vita comune , fa


1
d uopo confefsare^che alcuni fedeli in ogni tem
po avefsero modo di foccorrere i biibgnofi , C

perci6 poffedefsero.Or che da quel tempo, fenza


efcludere il primo anno dopo la morte del no-
ftro Signore (I faceffe cosl , lo atteftu S. Giuftino

dicendOjChe i
Criftiani.i quali aveano,ajutavano
i
bifognofilorocompagni,e percio diceanfi di a-
verc anche nel fecondo fecolo tutte le cofe co-
muni , ( vedi ? Apol.medefima n. 14. ). in ogni
tempo adunque , fenza efcludere 1 anno fud-
detto , alcuni fedeli aveano modo di fovvenire
chi nc avea di bifogno.Anzi adoprando S.Giufti-
no le parole fewfcr unafumus, fern bra che allu-
da al tefto di S.. JLuca er ant far it cry e come ncl
eta fua erano molti 5 che pofifedevano 3 quan-
cua
I> E* COSTUMI
tunquc ff protctfaflero, che Ic facolta loro era
no comuni , cosl egli accenni , che alcun
fofscro in Gerufalcmme fomiglianti a queiii ne
primi tempi del Criftianeflmo . Egli & piu chia
ro il teflo di Tertulliano . Quefti nei Libro dt_
Fugain Terfccutfone cap.xn.pag, 543* Apo-
s, floli , dice
perfecutionibus agitati , quan ,
do fe pecunia tra6lantes libcraverunt >

Qua<

utique non deerat ex praediorum pre


illis

tii$ id pedes eorum dcpofitis . Certe multi

locupJctibus credentibus viris ac feminis^ qu


,, his ctiam refrigeria fubminiftrabant,,. Ognu
no vede che Tertulliano il ferve qui d
>

due motivi perprovare, chegli Apofloli po


teano co* danari libcrarfi dalle mani dc perfe
cutori, fe avefsero voluto ,primo perche no:
mancavano loro i prezzi de* poderi renduti d
coloro , che venivano alia fede ; fecondo per
che molte donne , e uomini ricchificonvertiva
no , i quali davano agli Apoftoli medcfimi d<

foccorii . Ma come poteano cio fare quefti ric


chi/e tutti nulla fi riferbavano ?
Dceiidi piuoflervare , che Tertulliano 1

menzione de* facoltofl ,


i
quali allora , quand
la vita comune ancor durava , ii convertiron
, che
al Criftiancfimo oltr > e pcrcio afferma
il danaro ricavato da poderi venduti avean >

cziandio de* foccorfi dalle porfone ricche >


1

quali alia vera credenza venivano . Laonde adc


praeglila particola etiam , per dinotare, cb
non folamente i prezzi de* predj poteano efser
a Pietro c compagni di giovamento , ma
> a"

rcfrigcrj altrcs! de fedcli , i quali rsfngcrj,


foccorfi, non poteano efH ottencre fe gii itei >

fedeli da lui accennaci, non il riteneano nul


di cio, che
prima diefscre Criftiani , avear
r
PRIMITIVI CRISTIANI .
521
pofseduto. Origene ntl T. xv. fopra S. Matceo
( n. xv. Tom. ///. Opp. Edit. Monacb. S. Maur. )
parlando della vita pcrfetta , dopo di avere ad-
dotti i pafli del cap? n e del cap. iv. degli Atti>
cosi c )nchiude : ,, Huec omnia eo a nobis dida

33 funt, ut unumquemque perfe&um evadere_>

,>
volentem parere pofse probemus Jefu dicenti*
vide vende qttac b*bes ,
,
dafauperibus* &
3, Strenuorum autem , &
rerum omnium_? ,
3, quae Epifcopo poti/fimum conveniunt , prae-
j, ditorum hominum parces efsent , eos adhor-
tari ) quibus facu/tas fuppctit ? qufque adhoiv

3, obtempcrant , & iis res vitae necef?


t.tioni
a, comrnuni fubminiltrando , & alios ad
farias e
idem ( faciendum) rogure . Exempluin enim
3, quoddam unanimis vicae iliud efset >

quatn
,, tempore ApoHolorum fideles agcbant . Sic-r

che Jblliene Origene , ch ella e uua delle pro-


prieta della vita perfetta il vender tutte le prq r
prie fuilanze , e diftribuirne il prezzo a po-
veri ch e lodevole cofa , che gli EcclefiaiHr
,
e
ci procurino d indurre i docili a rinunziar
a tutto? e a viv^ere colle diftribuzioni della Chie-
fa? e a pregare gli altri di fare il medellmp
poiche quello farcbbe un rapprefentare la
unanime vita , che menavanoi fedeli ne tempi
j
de Apolloli . Parla egli adunque in tal
Santi

guifa della comunita Apoftolfca , che dimq-


ilra non eisere ftata fatta una fomigliante toa!c
rinunzia delle facolta loro da tutti primi fedeli
\

della Chieia di Gerufalernme Cipriano (/i 4.


. S.
II!. Tsftimonior. n. III. p. 6^. Edit. Oxon. ) tra-
ducendo in quelta guifa il patfb di S, Luca_j^
Turba autem eorum qui crediderant , ani* ,

3 ma ac mente una agcbant , nee fuit inter illos


,

3) difcrimen ullum , nee quidquam fuum judi-


Tom.IlL X M ca-
J22 I> E* C O S T U M I

33 cabant ex bonis qi-ae erant, fed fue- >


eis

3,
runt illis omnia communia,, accenna ? che
qualcuno almenotra efTi aveade beni . Anzi nel
libro De Of ere , & Eieewofynis foftiene egli,
che la comunione de beni mentovata da S. Lu-
ca non conflfteffe apprefib tutti nello fpogliarfi
di tiitto il fuo, ma il confervafle ancona appreflb

quelli 3 i
quali ritenendo parte delle lorofuftan*
ze, ne davano ufo a poveri della Chiefa . Im-
1

perciocche cosi egli fcrive (p, 208. ) 3 >


Legi-
3,
mus in Acttbus Apoftolorum turba autem :

eorum 3 qui crediderant anima ac mente >

3, una agebant , nee fuit inter illos difcrimen


3,
ullum , nee quidquam fuum judicabant ex
3,
bonis 3 quae eis erant , fed fuerunt illis om-
9,
nia communia . Hoc eft novitate fpiritali
3,
vere Dei filios fieri , hoc eft lege caelefti ae
3} quitatem Dei Patris imitari , Qu.odcumque
3,
enim Dei eft, in noftra ufurpatione commune
3,
eft, nee quifquam a beneficiis ejus , mu- &
33 neribus arcetur 5 quo minus omne humanum
33 genus bonitate , ac largitate divina aequalitei
3J perfruatur , fie aequaliter dies illuminat .

3,
ibl radiatimber rigat , ventus afpirat
, & >

3J dormientibus fomnus unus eft , & ftellarum


33 fplendor , ac lunae communis eft . Quo ae-

33 qualitatis qui pofleflbr in terri:


exemplo ,

3, reddit us.ac fruclus fuos cum fraternitate par>

t tur
:

5 dum largitionibus gratuitis comma


3, nis , ac juftuseft , Dei Patris imitator eft ,,
Ecco come fpiega egli Ferant eis omnia. commu
nia . Non
efclude dalla comunita Apoitolica
come conofce dall applicazione di quefte ulti
fi

me parole 3 coloro 5 quali eiTendo poifeflbr i

5
diiln bui /ano a poveri le rendite , e i frutt
delie loro fuftanze . Santo Atanafio nella viti
d
I>E* PIUMITIVI CR1STIANJ.
di Santo Antonio Abate ( T. 1. i\ //.
opp.
Tarts. Montfauc. n. 2.
p. 795. } racconta , che
,5 cum fecum ammo Ancqnius cogitaret y qua
ratione Apoftoli quidem rcliftis omnibus fe-
,, cuti funt Salvatorem , &
qui in Aclibus ( me-
,, moranttir) vendentes , quae ipforum erant,

55 afferebantj& ponebant ad pedesApoitolorum


ad diftributionem opus habentium 5 , vende
tutto il fuo. Dalla quale narrazione
raccoglieii ,
ch egli non fofle di femimenro y che tutti fen-
zaeccettuarne veruno, icguinfero la vita perfet-
tamente comune? e di tutto il loro avere affatto
fl
fpogliau ero , altrimente avrebbe aggiunto il
Santo Scrittore , omnes , quae ipforum erant .
S. Bafilio il grande , ( In Sermon, ^ffcet. n. 2.

T.II.Opp. Edit. Par. Mon. S.Mauri pag.$ ra- i^>.)


j

gionando di Anaaia , e di Zafira , a quali era


lecito , prima di promettere con voto a Si- I

gnore la roba loro, diritenerla, ancheallora,


quando era in vigore la comunita in Gerufalem-
me y dice ? ,, Ananiae initio licebat pofTe/lioiieni
,, fuam Deo non polliceri , ac vovere , fed
3, poltquam ad humanam gloriani refpiciens ,

55 pofifellionem fuam Deo


per pollicitationem
confecravit , ut horninibus ob munificentiam
5, efset admirationi , parte pretii fepoflta ,
j, ejufmodi adverfum fe indignationem domini

5, commovit , cujus Petrus minifter fuit,,.


Or io in quefta guifa difcorro * Se tutti quanti
i fedeli della
prima Chiefa in Gerufalemme_>
vendeano tutto quanto ii loro patrimonio, e ne
davano il
prezzo. alcomune, qua] maraviglia
farebbe mai ftata, che Anania avendo un campo,
lo vendefse ,
e modrafse di aver rinunziatoa
tutto il fuo , e di efsere fhto si liberate verfo il

prolTimo?Se tiitti faceano IQ ikfso, mentre


X z ab-
324 DE* S T U M I

abbracciavano , Criftianefimo
potea la Iibera-
il

lita di finceramente operato,


Anania> fe avefse
efsere approvata ma non ammirata dagli altri .
>

Sc dunque S. Bafilio atteila , che cio egli finfe


di fare per cagionare ammirazione , fegno e,
che non tutti i ricchi II fpogliavano di tutto il
loro avere , ma che una parte ne riteneano pec
lo mantenimento proprio ,
e della loro famiglia,
e per follievo ancora de loro bifognofi pellegrini>
e fratclli . Oltre il pafso di fopra addbtto , che
riguarda la ofpitalita di Mnafone antico difcepo-
lo mentovatodaSan Luca> un altro ritrovo io

nella omilia decima quarta di S. Gian Grifollomo


( In vdtt. n. 2. pag. 113. ) dal quale fembra ,
clie dedurre fipofsa , che giornalmente alcuni
fedeii faceano a loro compagni bifognofi delle
limofine , le qrali non poteano certamente farej
fe non aveano qualche cofa di proprio . Imper-
ciocchecosl fcrive il Santo Ergoquotidianum :
?>

9 miniHeriuni circa viduas erat . Et vide quo-


>

5 , modohic miniflerium vocet , non ftatim &


eleemofynatn , flcque eos, qui darent, &
5, &
eos , qui acciperent , extollat,, . Sembra
pure 5 che nella omilia xi. n. 3*pag 93- confer-
mi lo llefso fentimento colle feguenti parole ;

a, Ideo gratia , quia nullus erat egens 5 id ell

3 j ex dantium alacritate nullus egenus erat,


j, Neque enim partem largiebantur 3 parterr
( come
recondebant fece Anania , che_j
nafcofe parte del prczzo , poiche quei che pof-
fedeano, conflderavano le facolta loro come co-
muni , onde non le nafcondevano ) neque om-
nia dabant, fed
quafi propria> 5 . Vero e pero
che non apporto io quefto pafso come evidence
perciocche veggio le difficulta 3 che in efso con-
tengonfJ , fe efaminiamo le antecedend ,
c fuf
fe
PRIMITIV1 CRISTlANl.
DE 325
Teguenti cofe Ma ficcome S. Gian Grifoltomo
.

fpiegando il fatto di Mnafone , ammette , che


qualcuno era in Gerufalemme,che fino da primi
tempi delCri(tianefimo,avea in quellaCitta pof-
seduto , credo di potere eziandioprevalermi di
e trargli a quella tale intelligen-
quelti tali tefti,
za.(d)Terminer6 argomento prefo dalPautorita 1
(a) Vedafi
ar>coraS.Gi-
de Padri con una te/timonianza di Ecumenio ,
I !* Ep
quale puo efiere confiderato come interprete ialvinam
*
il

de
iff
fentimenti del
T a
Grifoltomo.
r 12 j i \ r>

fcghadunquene Lxxxv a j.
>
.

Commentarj fopra gli Atti de Sami Apoitoli i x Tom. .

( c. iv. pag. 41.


Edit. Opp. an. 1531. ) 33 Ideo IV.0pp.E-
J Mar "

3, quisquis, dice , proximum reputans tanquam ir .


-

nan *
feipfum , nihil eorum , quae poflidebat , fibi
5, ipfi approprians
retinebat 3 fed in communcm
,, utilitatem confercrbat egli adun- ,, . Accenna
que che niuno
,
de primi fedeli ftimava proprie
le cofe , che poflfedeva 5 ma efponea alia co- 1

wune utilita , cio^ polfedendole , ne concedea


1 ufo agli altri .

Ma , fe e vera la in-
dira forfe lo Storico

terpretazione data alle teftimonianzedi S. Luca,

c a pafli de Santi Padri dal P. Mamachi , bifo-


gnera dire , che non abbiamo fondamenti da__>

itabilire punto della vita comune perfetta neU


il

la maggior parte de primi fedeli di Gerufalem-


me Imperciocche , fe S. Luca non dice che
. ,

tutti CriftianiGerofolimitani vendeflTero tutto,


i

e i Padri non aflfermano,ch efn tutti fi fpogliafTe-


ro di tutto,anzi fe i paffi di quefti finora arrecati>
efiendo general], dimouVano,che quafi tutti non
offervafiero la vita perfettamente comu[fe,fegtii-
ra certamente,che non fi pofla fodamcnte prova-
re colle Scritture, e colTautorita degli antichi la
comunita di quei fedeli almeno , che fiorirono in
4
quella Cittk fino al marririo del gloriofo S. Stefo-
X 3 no.
T U M I
"

6 IV E* C O S

no. A quefta oppofizione brevemente rifpondo^


che le fcritture debbono efiere interpretare non
a capriccio , ma fecondo il contefto della iftetfa

Scrittura tradizioncde Padri . Or aven-


, e la

do noi veduto , che da ccrti efempli della


Scrittura probabilmente ricavafi , cbe alcuni
pofiedeano , e dicendo S. Luca negli Atti , che
niuno dicca eflere fuo proprio cio 3 che poffcdea,
ragionevolmente abbiamo conchiufo ,che anche
i pofleffori , i quali riguardo alia moltitudineLj>
de fedeli viventi in perfetta comunita , erano
pochi , chiamavano comuni le loro fuftanze ,
5
perciocche ne concedeano ufo a loro fratelli 1 .

>\vendo inoltre cosl parlato S. Luca>neaven-


do fcritto , che quotquot erant foffeffores agro-
rum ant tfoworw,vendcvano omnes agros &c.
ma folamente vendentes afferebantpretia vendi-
torum&i ha dato motive di argomentare 3 che in-
tantoegli non ha aggiunto Vomnes fcffefjiones ,
perch alcuni non fi fpogliavano di tutto , madi
una partc delle loro fuftanze Ma che poi il .

teftomedefimo quotquct &c. debba ir.tenderfi


in ta! guifa, che fignifichi, efferfi !a maggior par-
tefpogliata delle cofe , cheavea prima avute in
proprieta 5 deducefi da Santi Padri >
i
quali cer-
tamentedi una tal rinunzia con parole precife
manifefomente parlarono . Vegganfi Origene
I c. p. $66. e S. Atanafio ( I. cj S. Cirillo Ge*
j

rofolimicano ( Catbcc. xvt. n. x.


p, 248. edit.
Parif. Totitee: ) S. Bafilio ( in regul. fuf. trattat.
Interrog.vii.fag. ^48.?: HI. 6pp. Edit. Ejufd.
Interrog. xxxii. /?. 575. Interrog. xxxv.p. ^80.
Interrog.xix.pag.$62. Ititerr-xxxiv.p. .^77.)
S.Gian Grifoftomo (How/7, xr.
n.l.feqq.pag.po.
T. ix. ) S. Girolamo nel
luogo citato dallo Sto-
rico, Santo Agoftino (Serm.ccLii.pag.jii. T. v.
(*)
PRIMIflVX OUSTIANI .
327
Off* &* <*n.
1700.)- S. Mailhno di Tonno (a) Et Lib.
/. De ^fvaritia fag. 366. Edit, f/enet. an.
J]I d
?
* a -

1741. ) Molti altri fono io coftretto u tralafciare,


.".TH*"

per non dilungarmi di vantaggio pcrche nor ,


c EdTr! rarif*
e neceflarid , mentre in queito fono di accordu an. 150
collo Storico mio contradittote . Lesjgunfi per
altrola lettcra V- chealcuni afcriffcro a S. Cle-
rr.ente Romano, (T.L Condi. pag.63*dit<Hard.}
e Decrcti attribuiti a S, CJrbano Papa ( ibid, p .g
i

114.) il Conciliol. di Aquifgrana cekbrato i


anr.o $i6.(can.cxm.pag.ii23.fcq.} e il fecon-
do celebrato 1 anno
83^ ( can.xxi.p. 14^4-
Edit. ejufd.T.ir.
Paffa loStorico a obbicttarmi,effere troppo bre
ve il
tempo della comunita da me afTcgnato.Per-
ciocchefe la allamortedi
vita comune duro firo
S. Scefano,appena farebbe durata un anno Efife- *

re pertanto un tale fpazio troppo (Iretto per unj


coia tanto celebrata da S. Padri Quaficche i .

SantiPadri non abbiano celebrate molto le cofe,


che per breve fpazio di tempo durarono Io ho .

in cio feguitato il
piifTimo , e dottiflimo Cardi
nal Tommafi 3 il quale oflferva , che non men-
tovandofi piu dopo il Martirio del Santo Diaco-
no la vita comune tra fedeli di Gerufalemme
da S Luca negli Atti , non fla elia data offerva-
ta dipoi dalla moltitudine di quella ChieTa .
E per verita effendofi difperfi i fedeli per la
gran perfecuzione , che allora nacque, come
racconta S. Luca medeflmo , era elia malagevol
cofa che tornati che furono , fl rinftovaffe tra
>

loro con quella frequenza dalla moltitudine la


comunione de beni.Ma furono^dice Io Storico ,
mandate dopo le limoflne dagli Antiocheni fede.
li a fratelli di Gerufalemnie ne tempi di care-
flia . Si bene , Cio pero non c indizio della co-
X 4 mu-
328 R E
*
c "<* S TUMI
munita rapprefentataci da S. Luca nel fccondo!
e quarto capo degli Atti altrimenti bifogne- *

rebbe dire , che nel fecondo , e nel terzo fecolo


in varie Chiefeoffervavafl la vita comune 5 per-
9
ciocche da Roman! Pontefici mandavanfi a fra-
telli , chc le codituivano 3 abbondanti limofi-
ne ,
come noi abbiamo dimoftrato in quefto ter*

zo volume (pag.zj. feqq. & pug. ip.feq. } Ne


vale il replicare , che fe durando quella tal ca-

re(lia,vi foffero ftate in Gerufalemme delle per-


fone ,
che poffedeano , quefteavrebbero ajuta-
ti i loro j^erciocche non badavano
compagni ,

in tanta fcarfezza di vivcri le facoltk de poftef-

foriper ajutare bifognofi ; mentre lo (lefso


i

Iftorico (fag* 305. feq. not. 3 ?. ) facilmente


confefsa , che prima ancora della difperfione 9
anzi della morte? e della ileffa elczione di S. Ste-
fano al Diaconato 5 per lo numero grande de*
^nuovi convertiti $ i prezzi delle faeolta vendute
da fedeli non erano pienamente baftevoli per
ben mantenerlij onde molto meno farebbero
flate baftevoli quelle 3 che aleuni pochi riten-
uero (i) .

(i) Concedo pero , che coloro , i quali avea-


no venduto tutte le loro fuftanze , e ne aveano
dato il prezzo agli Apofloli , oflervaflfero , an-
che dopo la difperfione , e il ritorno loro alia

patria la perfetta comunita 5 e viveffero colic


Jimofine de fedeli si Gerofolimitani , come an-
che (Iranieri , molto piu perche non aveano al-
tro modo di vivere . Vedafi S. Agollino lib. de
Oper.Monacbor.c.xvi.p. 478. T.F7. Off. Edit:,
ejufd. Anzi ave.ido io detto di fopra pag. 314.
che alcuni pochi aveano venduto tutce le loro
poffeflioni , ofTervo , doverfi intendere , pochi
riguardo alia molticudine deile vcdovc , per le
quali
D E* VftlMITIVI CRIST! ANI,
(1 lamentarono
gli
Ellcnifli , e non in fe ,
qtiali
cio quanto al numero loro 3 che non era picco
lo ,
fc non vogliamodire , che pochi eranofor-
fe gli Ellenifti poffeflbri in Gerufalemme . Ve-
A
danfi S* go fti no San
Cap.xxi.pag. 492.6
/i>/.

Tommafo non mi dipartiro


5 dalla ctii fentenza
io mai Opvfc. xxxiv. al. xix. c. vi. Concl. //.

&pag.5jo. Concl. HI pag^Ti. at xv. ^frg. &


fag. 573. Edit. an. 15 5 5.
Non intendo poi , per^he avendo io ftabi-
Kto 5 che nella Chicfa Gerofolimitana fu in ufo
fa perfetta vita comune , egli abbia aggiunto:
va eccettuata la Chitfa Aleffandrina ,
fe i Te-
rapeuti furono Crifliani : mentre fa egli benif-
flmo , che fecondo la opinione mia? i Terapeuti
nicntovati da Filone erano feguaci di una fetta
giudaica ,
e non di Crifto noftro Signore .

Tornoadire^ chefono obbligati/Timo all

Autor della Iftoria per la maniera propria , e


verarnente civile 3 che ufa nel riferire cio , che
ho io fcritto intorno alle arti 5 e profcffioni
de noflri maggiori . Ne mi offendo gia io , ch*

egli alle mie ofservazioni aggiunga delle altre ,

le quali pofsano efsere di vantaggio allarepub-


blica delle lettere . Anzi provo grandiHlmo

piacere , qualora anche mi veggo giuftamentc


corretto, ma non gia con burle , e con ifcherni,
come ha mentre ragionava della mia
egJi fatto
fentenza circa magia ; laonde credo , che mi
la

fcufera fe io pure rifpondendogli , ne ho dimo-


>

ilrato qualche rifentimento Ma veniamo al no-


flro propofito ^Aggiugne egli al catalogo da me
.

fatto delle arti,e profeflioni de noftri antichi ? al-


cune altre,che fe aveifi io vohito non effer breve,
.
avrei potuto riferirie , avendole egli trovate in
quei lifari uiedeflmi mentovate, de quali aveaio
no-
I>
* C O S T U M 1

nocizia , ed erumi anche fervito. Onde non iftj*

modette per ironiadalui quefte parole ( fag.


513")
Crediamo alTautore qucflo fuo amore di
brcvha Tralafcio di parlare dell Articolo de
.

Ccrdoni perche avro Poccafione di parhrne al-


trove Anzi affinche non vada dicendo il no-
.

ftro Iftorico 3 che io efuho,qualora mi fi prefen-


ta Popportunita d impugnare il Marchefe Maflfei,
febbene avea io propoflo di ampiamente difen-
dermi contro Taccufa da lui fattami neirultimo
fuo libro de Teatri Hanipato in Verona anno 1

175^. re lafcero nientedimeno la incumbenza


a nno Scrittore , che fapra ben riufcir nella im-
.
Efporro peraltro in poche parole 5 in
prefa
che confifta TaccuHi medefima e quanto >
iia

,ella infufliftente,
1X Pa(fal?do adunquc dalla iloria letterana al
no
Afarcbcf
^ rode Teatri compoflo dal Sig. Marchefe ,
Maffel nV-dicOj che impugnando egli
il Padre Conci-
na. , Io tratta gcntilmente da calunniatore_? ,
perciocche avea quefH fcritto , che fecondo 1 a-
utor della Prefazione del Teatro Italiano 5 gli
antichi Padri deteltarono i Teatri per la idola-

tria, quale in fe racchiudevano


Soggiugne_* .

pertanto pag. 57. feq. Ma qui gran calunnia,


benche ridicoU infommo, fifabbrica cbe il fi*9 >

avverfario abbi a fcritto per la idolatria , e non


gia per I
iwfudicizia ejfirfi
allora riprovati i

Teatri . * .
Vifleffa imputazione <uibra it T. Ma-
wacbi T. III. \Ant.
.
pag. i8p. Cost egli Or io
avea fcritto nel luogo citato del mio terzo To-

mo,interrogando; anfolum idololatriam hi (Ta-


trcs ) reprobtint, ut Maffejus put At Coiifide- >

riamo pertanto detti del Signor Marchefe con-


i

tenuti nella fuddetta Prefazione, e fe in eflfi


avremo trovato nulla , che riguardi la impudi-
M? PRIMITIVI CRISTIANI .

, io faro
pronto a confefsarc di aver errato;
fe no, potro almeno pretendere , che qualo-
ra il Signor Marchefe (1 mette a fcrivere, fi cfl
prim a con chiarezza 5 e non ricerchi , che i fuoi
leegitori tirino a indovinare i fuoi fentimenti .
Egli adunque fcrive in tal guifa nella pagina__
xxxrir. della Prefazione, che non altra cagio-
ne adduce della riprovazione de Teatri fat-
ta da Padri 5 che la idolatria Che fe altrove .

rella ftefsa Prefazione parla della


impudicizia >

egli achiunque legge, fembra, ch efcluda la im


pudicizia flefsa dalle commcdie , e dalle trage-
die , delle quali io parlava , e la metta in non

foquali altre Teatrali rapprefentazioni . Mai


Padri per le altre difdicevoli efpreffioni ,
e per
le impudiche altresi, le commedie ancor detefta-
rono, come vedemmo nel fecondo Tomo di que-
ftaopera .
X. AlPaccufa del Sig. Marchefe Maffei potreb-
beaggiugnerfi una oppofizione , che qualcuno "f^
forfe mi farebbe fe Icggendo il fecondo capi-
tolo di queilo mio terzo iibro } s immaginaffe 5 am-
metterfi da me , che conceduto ne tempi
fofie ftarfid(
Apofiolici a fedeli di cibaril avanti di ricevere
c rl
la fanta Eucarfilia . Laonde prevenendo quefta f
( -^^ ^
difficulta , prego i miei lettori a ben riflettere,
che mentre io difputava contro il Luterano Boe-
mero , e vedeva ? che ammettendoglifi ancora,
5
che alcuni fi cibaflero ne tempi de Santi Apo-
floli prima di ricevere la EucarifHa , e talvolta
avanti la facra cena le
agapi celebraffero, non
fl
potea quindi dedurre,che la tradizione di acco*
Harfi digiuno alia facra menfa non fia veramente
Apoftolica; ho fecondato la opinione di Santo
Agodino; febbene io fono del fentimento dell
Angelica mio Maeftro , ii
quale fielle fue cele-
bra^
332 fr c o s T u M I

bratitfime lezioni Epiftole di S. Paola


fopra 1

( *Ad Cor. cap.xi. Lcttion. iv.pag.i6$. Edit. an.


1 520. ) dice 3 che nemmeno allora era lecito di

mangiare prima di riftorarfi col


corpo 3 e fangue
del Signore, e che fe qualcuno prendea del cibo
in cafa , non dovea dopo ricevere il facramento
medefimo Deefi anche offervare , che parlan-
.

do lo ftetfb Angclico Dottore ( c. cxxxi 1.^.278.


e c. cxxxv.p. 280. Edit. an. 1568. ) del la vita
comune , ch era o(Tervata ne tempi de Santi
Apoftoli in Gcrufalemme, fi propone quefta
difficulta/3, Efl unus modus vivendi 3 quod
3, fingulorum vendantur ( non dice
poflTefliones
33 omnes pofje/fiones ) & de pretio omnes com-
3, muniter vivant ( cioe tutti quelli, che avea-

,3 nodi bifogno , dicendo la fcrittura diftribuc*

,3 batur fingulis front cuique opus erat^) quod

quidem fub Apoflolis fervatum videtur in__5


3, Hierufalem . Diciturenim >dlor. iv. Ouot-

,3 quot &c. Hie autem modus non videtur effi-

3, caciter providere humanae vitae 3 , . Cosi


egli nel c. cxxxii. e rifponde nel c. xxxv.
35 Primus modus , fcilicet quod de pretio pof-

3, feflionum ( non dice 3 omnium ) venditarum


3, omnes communirer vivant (s intende front

35 quifque of as babet ) fufficiens eit , non ta-

men ad longum tempus Et ideo Apoftoli


.

3, hunc modum vivendi fidelibus in Hierufalem


,5 inftituebant ( lafciando per6 la liberta a quel-
3, li , che abbracciavano il Cridianeflino , di ri-
3, tenerfi cio , che loro fofie paruto 3 come at-
3, tefla S. Luca nel c. v. degli Atti ) quia prae-
35 videbant per Spiritum Sanctum , quod non
,j diu in Hierufalem fimul commorari deberent,
55 turn propter perfecutiones , &
injurias ei.s
inferendas aJudaeis ( le quali perfecuziom
PRIMIT1VI CRISTIAN1 J

,"5 graviffime fegu rono immediatamente Uopo


,,
la morte di Santo Sterano , onde allora fi dif-

33 pcrfero tutti , e la vita comune de fedeli


,5 ftbbene non cefso affatto 3 come ho detto di
95 fopra , nulladimeno fi offervo tra puchi ) turn
3, etiam propter inftantem deltru&ionem civi-
3, tatis , &
gentis ( ncionego, che qualcuno
dopo ancora della morte di Santo Stefano fe-
3 >

gucndo Tefempio degli Apoftoli il


fpoglfafTe
5, di tutto il) Unde non fuic neccfTariuni
fuo .

3, ntfi ad modicum tempus fidelibus providere,


3>
& propter
hoc tranfeuntes ad gentes irL_^ >

3 >

, &
quibus firmanda
perduratura erat Eccle.
3, fia, hunc modum vivendi non leguntur infli-

tuiflfe 3, * Vedefi pertanto , che non folamente


3,
non e contrario il Santo alia mia opinione , ma
fembra ? che la confermi ancora, provando la
fua ragione 5 che fe qualcuno avea de fondi
fuori del territorio di Gerufalemme non folea >

privarfene , pcrciocche erano i fedeli efortati a


privarfi diquelle poffcflioni , che aveano vici~
no a quella citta , che in breve dovea effere di-
Itrutta , e onde prima ancora farebbero iiiti da
Giudei coilretti a partire ,

Capitolo con afficurare I Autor


Termino il

della Scoria che s egli feguitera a dare gli


>

eftratti del mio librocon quella proprieta 5 che


ha ufata in molti paragrafi di queilo fuo artico-
lo , io avro motivo di ringraziarnelo ; ma fe_*
vorra adoprare delle burlc , feguiti pure a
fcrivere , che terminate che avro le mie aiu
tichita , gliene daro , colla dovuta modeftia ,

pienifTima foddisfazione :

I L FINE.
ER-
355
E R R O R I CORREZIONI .

T O M O II.

Fag.} i. lin. Jo. aver ceduti aver ceduto


4$. 13. gindicato giudicato
lop. 3$. 111. Ii.
I4S>. i. $.11. $. III.

287. 7. ricorfeo ricorfero

T a M o in,
Pag. 7. lin. 10. Dell amor Dell amor de figliuoli
de^genitori veifo i lo^ verfo i Joro genitori .

jo figliuoli .
io. 23. DclTamor de fedeli veif*
gli alrri fedeli
21. 3 1. contrafe- contralfegni
gni
50* 23. contrafe* contraJfegno
gno
16. anno iji. anno 451.
i. i fedeli i bifoonofi fedeli
3^. con poi con cui poflano ,

cuffano
po. }5. E lo ac- E In accenna feco/ido molti
cenna 1 Apoftolo . fcrittori 1
Apoftolo .
in. 34. Che vi Che vidia ia
grazia .
da la
grazia
ii 8. 34. indurigi jndnrgli .

179. i4 fegito feguito


274. ii . tercur(brc
percuf-
fore
506. ip. fenza ti ? elTendo ftata la cafa ir.e-

rar a indovinaie . deiima , fecondo i


princigj
dell autore 9 venviuta .

i N.
337

I N D I C E
D ELLE MAT ERIE.
fimbolo da Criftia- Agapi, a Joro orlgine
AQ. nl ufaro
Abele uccifo daCaino fim
. lS8. T. 1.
feg. e 15-7. T. UK Non
furono inrrodotre nelh
bolo , chc adoperavano i Chfefa ad imitazione de-
Criftiani iSi. T. J. fuo ii
gl ofpfzj degl* Hbrei pp.
gnificato ivi feg. In che confilleifero 101.
Abramo c fuo fagrifizJo,>

feg.Erano per le agapi da*


fimbolo ufato dai Criftia- Gentili calunniari i Cri
ni 182. T. I. ftiani loj. feg. diccndo,
Aecettazione di perfone ab- che in effe mangiaffero
came umanaiof. m. feg.
1

borrita da primi Crifliani


143. to? III. Foife dajri-uc-mfh a pre-
Acqxia conrertita in vino da fero i Gentili il motivo
Gesh Ci ifto T. 1. f 4. di tale calunnia 120. Si
Adamo LOIO crca-
, ed Jjva . cerca fe Je agapi fi cele-
zione fimbolo j che i Cvi- braHero avann la celsbra-
iliani ufavano 180. T. 1. zione dell* Eucariftia ill.
Cofa fignifica ivi Simil- Si propongono
gl argo*
jnentc vi fcolpivano^ e du menti di quelli } che di-
pingevano l*albero della cono i che la precedeife-
vita >
e il
ferpsnte ivi ro ivi . Si confurano 124.
feg e il rlmanentc della feg.Qnale ii? il fcntimcn-
ftoria di Adamo ivi . to di S.Giuftino Martire
Adriano Imperatore Sua_ .
fjpra rale celebrazione_j
Jcttcra condanna- fopra la delle agapi 117. feg. di
zione de Criftiani xxx. S- Gian Grifoftomo I jt.
perfeguita i Criftiani 181, feg. di S. Agoft no 153-
T. 11* Sua Jertera a Minii- feg. di S. Paolo Apofto!
cio Fundano zSs. 137. feg. di Tenulliano
3
Adunanze de primi Criftia- 141. feg. In che tempo fi

ui nelle Chiefe la Dome- celebraffero le agapi 151.


iiica 518. feg. T. i, Qwali feg. Si celebravano verfo
foiTero >
c quantofervoro- Ja fera ivi . In giorno di
fe 311. feg. 317. Adnnan- Domcfitca iJ4 feg. Si
ze antelucane, e notturne celebravano in na caf*_j
determinara itfo. nel
leg.
111. Y ce-
I M D I C 1
338
cenaco lo ltf<f.
In tempo vano iCriftiani colic Io
delle perfecuzjoni ne ci- to facolti i
poveri loro
pniterj i66~. Quali fofTero compagni z4 feg- Procu-
le agapi natalizie 1^7* C ravanod inibuiie gl igno-
jn che luogo ii ceJebraife* rantij e di richiamare al
IP 17 feguenti. DelJe__>
diriuo fentiero i traviati,
agapi connubiali \~?^^Dt\- af.feg. Sovvenivano par-
le funeiaJj 17$. feg. 1 er licolarmente gl* Ecclefia-
quali qagionj e in che >
#ici x^. feg^ i carcerati
1

fempo foJlero toltc le ag.i- 31. feg. gl invalidi 37.


?
pi da facri templi ,
e daj feg. gi infermi .59. Jc

Ci iftianeiimo 177. feg. vedove e i


pupilli 44* i

foreitieri e gl* efnli 50.


Quali fofTero j regohtori ,

delie agapi jpp. e i con-* i fchiavi 3 e i condannati


9
vitati 210. feg. a le Chiefe
metalii $6".

/Vgnello fimbojo tifato 4a|


j povere JP ancor quei che
Criltiani T. 1. 180". non erano Criftiani 6"r,

S. Agortino inveifce contro Con grandiinma attenzio-


j abufo de conviti foliti a ne procuravano 1%
farfi ne 185. feg, ponverfione tf-f, feg.
templi
degl Ereiicj 6$. leg. e
Alberi di fpecie difFerenti de peccarori 74. Quale
fcoJpitijO dipinti dai Cn^ fofle la pieta de piimj Cri-
juani 3 cof;i fi^iiihcaliero iliani veifo i morti , e t

X- # a^ii slbeii le
I<j^
Joro cadaveri 7>
feg. e il

gari i Sanri Martiri erapo Joro amore verfo i ncmi-


fqnarciati ^17 T. Jl, pi 8y. feg. ii^.feg. Vedj
A]eirandi i^4 quanro folfero
cofhnri nella ledc dj Ge* Ancota . Svo fignificato i

suCriiio 12.-7.
feg f 131. e 2.40. T. I.
r .-r* f

feg. T. Ir Angioii Erano quefti vene-


$. leifandro Marti re da
.
Ifcri, vati primi Criftiani
zione del fepolcro di Ipl . z7<7. feg. T. 1. con qualc,^
2|i,. T 1. culto i Vi ,
T
Amore de nemiqi fu grande Anniverfario pe loro morti
i
primi Criitiani ufato da* primi CriiHani
:^. 7 3,T. 111.
Amore verfo prolfimo iJ 5 Anrimo Vefcovo . Sua_j
foife
<juanto
grande ne* fortezza, c jlnceiiti 140,
primi Cjittiam io. feg. T, itf.
feg
T. 111. Kecava Amonino Pio perfegmta i
maraviglia
tili /w .
Sovyem- iS^ feg-
T. II.

S.ApoI-
i< B M ATIHIE.
S. Apollonia Martire, Sua tati dai Criftiani ancora
forte 2 z.i per conferva re la JJ. T. qunle mo-
11. Con
Verginita 14$, T. 11. deitia ivi ftavano i xnede-

Apoitoli . I\on furono eg!i- iimi sff


no ingannati intorno alia Balli lirano cjuefK in abbo-
.

Refurrezione di Crifto 3?. minio ai noftri


feg. T. J. Ne
ingannarono 210. i.
r-fl
11,

altri
predicandola47. feg. Barcocheba Giudeo
Loro coltanza nel predi- guita i Criltiani zSo.
carJa 48. feg. Anche col la T. 11.

perdita della propria vita Uelletto delle donne ripro-


51 feg. Miracoli ope rat I vato da nolbi m.iggiori
da medelimi 6~$. feg. Fro- aij. T. 11.
pagarono cglino Ja reli- Bema delle antichc Ghtefe
gione per tutto jl Mondo co fa folfe 518. T. I.

loz, feg. j . Erano quelti gnmmuni


Area del vecchio Terhmen- apprcflb primi Giiftianz
i

ro, fimbolo adoperato da. Zi8. feg. T.I . Kitencva-


Ctiftiani 184. T. 1. no pero lc cafe , e il prez-
s
Arti pro reflate da Criftiani zo di cio, che vendevano 3
quali fr-ifero >7. T- 11. fe non 1 avevano promeJTb
Aftitio Criltinnofa, che il alia Ghiefa 250. e ta* 111.
;

fagrifizio de Gentili non 2^4. feg Confiileva qiiefta


abbia ij fuo effetto iSfi". communione de beni nel
feg.T. 1. diilribture abbondanri li*
Ateifmo fu chiamaro da Giu. inoline a poveri iji, fegv
dei il Criltianefimo v. e It, If,
nS- e no. T. 1. Blandjna Mai tire 300. T. 11,

Atrio delle Chiefc defciive- c 302. feg.


ii
$n feg% T. 1. Tetche Boemero Eretico interprets
foffe fcoperto 315- fiUamente un priifo
di Lu
j
Avarizia , quanto fofle da* ciano fopra gl orator] de*
Criftiani abbominata primi Criiliani 303. T. 1.
feg. T. 11. ^ confutato ivi feg. B ri-

gettata la fua opinione in

B .
torno
to
i
i
CrifHani
al
giorno del Saba-
nelqtiale radunavanii
.
3 ip.
Fu egl
Bacio . Baciavanfi i Criftiani di fentimento 3 che le aga-
fraternamcnte nel fagrifi^ pi precedeffero la
cele-
liodelJaMeffa i(?. T. II. brazione della Eucariilia
Bagni. Krano rjuefti frc^ucn- in. feg.
T. 111. Si confu-
2 ti
I K D
ta una tale opinionc 124* grande nc primi Criftia-
feg. Si portano alcune con-
ni & ;
3* feg. 245?. feg, Da
tradizioni di quefto Serif* quefta nafceva in loro la
tore 148. feg, Si dimoilra- fortezza ncl confei^rc la.
noalrri fuoi errori fopra fanta Fede ivf Quanro
le aga^i ?.on.feg.e 107. fg* iia ttata commendata da S.
|5 Bonifazio Martire 350. Paolo 25 1. feg da S. Igna-
T. U, zio Mart ire 2.5 3, da S.Qiu-
|>otti . Loro ftino 254, Quanto Mr?^
T.J. eccellente ne/Martiri 15 J
feg. Vedi Fortez.z*a .

c Carita de
primi Criftiani
verfo ij proifimo 2, feg.
T. JI1. De genitori verfo
Calcldio Gentile parlodella i Joro figliuoli 3. feg. de
tfella veduta da ? figliuoii verfo
Magi 8S. i
genitori
T. J. loro 7. feg, de man ti vci -
CaJunnie contro i C iftiani fo Je loro mogli 15, feg.
inventate di quefte verfo i ioio ma-
pnncipalmcnre
da* Gimiei iv. feg. QnaJi riti 15. feg. de fratelli 18,
foiTeio v. feg. Aqnefte nt feg-
de Criltiani verfo i

aggiunfero ainciGenriJi Joro proiiimi 20. feg. Ve


vi. Kel rerzo fecolo era- di Atnore vet jo U projf-
no pochi quei , che Je ere* mo
devano xxxv. Cafe . Perche folTero fcolpi-
Cancielabro . Ferche foflc in te >
o dipinte ne monu-
var) Juogjii fcol] ito <iaj
nieati dat CriiHani i^j.
Criftiani 1^4. T. J. feg. T, l r
Caftita de primi Criftiani
51

Cani : erapo aJcuni Martin


sbianari da cani 2.^5.
feg, 134, feg. T. II. Anche i

T. $ty k II, Gentili erajioperfuaii del-


CaraealJa Antonino peife* la niedejima 141. e 147.

guiroiCriftiani 315. T-1I. Erano i Criitiaiii gonti-


Carcerati . Picta. de pnmi ticnti ei mati imonio 141.
Crifiiani verfo i Carcera- e 146. feg Alcizni di queftt
$;. feg. T. Ill feparavanii per fei viie con
ti

Career! . i piimi Criftiani


piu Jibeita a Dio 14$. Ca-
jion erano mefi in carcete ilierano anche i peniieri>
per quaJche miifatto 338. $ idifcorfi de piimj Cri-
T. II. fliani iV/.
Carita veifo Dio . Cofa el la Catecombe . Vedi
4^. T. J, Quanro foflTe Qrccumeni 5
t) E I 1 fi MATEK I E *
|4l
fcgllrio prim s di effere bat. le Chiefe 3Of.feg. Forms
tezzati n 5. T. 11.
edopo <S flruttura deile medcilme
ilbattefimn ivi feg.
allo cofa dihotalfe ap* deile parti loro jo^. feg.
prefloi Criftiani 191. T.I. de* veftiboli3 !O* feg.
dtl
Cene. Vedi Aga.pt . iiartecc eilerioie ^rt.fec*

Ceppo . Stipplizio del cppo dell* arrio ^it. del narte*-


dato a* Griiliani dai tiran. ce intetiore \ i?. feg- del-
ni 3^1. T. 11. 317. fe S la nave 317. flel coro, <J

Cerdoni.Terche foffero cliirU del tern* 318* ModelUa_<


mati cosi i Criftiani ? ? ac*Criftiahi helle CHiefe
T.II. 318. feg. Ivi ahdavana
Ccrfnto Eretico Suoi crro* T* 11
.
quoridianamente 8.
ri intorfio a Gesu Criito ivi
Qiiali efercizj di pieta
Iff i.
feg. T.I.
Era riputato faceifero ivi feg. le Chie

isdegno di ftarc co Catro- fe povere erano foccoritf


lici itfi. dalle facoltofe
Cervio , fimbolo , die ufavi" T. 111.

no i Criih ani 191. T. ! Gimetefio perch^ fi <

Chiefa di Ges?i Crifto . La fe aa Criftiani il


("9

medefima e una , ^ fanra >


ove fepellivano i loro
^ univerfaleiffS. T.I. Ne- tnorti 141. fe$* T. I. Si
ceflita di credere quefto fpiega cofa foffero i C "

dogma ivi feg. miterj 142. T. 11. Kranr*


Cftiefe . Se ne primi reitipi in paire opera de* primi
i Griftiahi a veifero Criftiani 143.
Ghiefe ^^)6^ feg. T. CiprefTb albero . Per qual
Anche gli Apoftoli ciotivo diptntOj b fcolpirc*
avevano ivi t In tempo
dcIJe perfecuzioni S. Cipriatio Martite . St
avevano i Griftiafti nmilta 8(5".T. lu Sua prtj-<

fe fabbricate app^ofta denza nel fuggire fa per-


Si adtinavano ftelle fpe* fecuzione pz, Araa i .

lonche >
e nfclle eaverne nemici y4*Ti III*
rvi E fie
Juoghi dove > S. Giiilio di Cefarea .

rano fepohi i martin 300 mirabile eoftanza nefla Fe-*


feg. Nel dialogo inritoh- decliGesuCriftoii. ftg.
TO FHopatri lt parlafi del- T. 111.
-
Je Chiefe de Criftiani 301 C laudi6 Etrniniaho
al
feg. Provali da JiiSfi di verre
Tertiiliiano avere avuro xxui*
* primi tempi iCriftiapi Colcmbe >
dai Ct *
Y
34* I N D I C
ftiani ufato 152,. 14- T*. 1. Coftumi cJe* prfmitivi Cn*
ComtwoJo perfegtiita
i Cri- ftiani .
Quanto fia-urile il
ftiani 5^4. T. II. defciivcrli j. T. ! Come
Communion* de*beni Vedi .
quefti foflero da* Criftiani
Rent . icgolati 1^7. Qpali fieno
Continenza . Vcdi Caftitsi . quelii 3 che liguardano fe
Convetlazione cle* Criftia- ftefTo j.
feg. T. II. e che
ni co Genrili quale foiTe Hguaf4ano il
profllmo i*

2S1-. feg. T. L Le licen- feg. T. Ill*


^
ziofe converfazioni crand Creazione di Adarrio iimbo
jfuggite da* Ciiftiani
lid lode primi Criftiani 180.
feg. T. II. T. 1. Cofa fignifica ivi .
Conviti tic Gentili non era- Crittiana Religiofte Fu pro- .

no fre^tientaii da Criftiani pagata maravigliofamen-


iSy. T.I. te colle ianre operazio-
Cofda . Stipplizio dclla cdr- ni dei Fedeli 1 1. T. 1. B
^adato a Criitiani 184. chianriata da Genrili fu-
T. ]J.
perftizione iv. daiGhidei
S. Co me Ho T.ipa fcrivc
a 5. ateiftica fettav. Itre ca* >

Cipriano per ricondurrc_> Junnie contro la medefima


3>r
Hrerici alia vera Chic- Vi. Era odiato da* Gentili
fa 7z. ^eg* T. 111. il folo nome viu* feg.
Coio . Stio fito nelle anticfce Molti Gentili conofciuta
- Chiefe ^18. T. i. la innocenza de Criftfani
Corone . eranomefTein
Not> DC abbracciarono la icli-
iifo da* Criiliani 3 peich^ i
giorie xxii. feg. Qtianro
1
Gentili fuperiliziofamente piodigiofamente fofTe qut
fe ne fervivano 237. {eg. ita
propagata py feg. T.I.
T.I. Cio prova la verita della
Coirezione fraterna tra*pn- mtdelima ivi . Si riferifce
mi CriitianiixS". feg. T.II. fopf a quefto argomenro la
Cbfhntino col fegno della teftimonianza di Origene
Croce otfenne la vittoria loo. e io6.feg. di Eufebio
corrrn Maifcnzio 71. feg, ivi feg. e m.feg. di Santo
T.I. Egli vide la Crocc Ambrogio lot. di S. Giu.
in Francia , e non in Ita ftino loi. feg. di S. Ire-
lia7? Teg. perm lie * die neo 104. di Tertulliano
nc marml il
folfe fcolpiro ivi feg. Qu.into fofFiiva-
prodigio 74. per un tal no Cfiftiani -pf f
-
i
primi
prodigio convertironfi al propagarlao"4. feg. T. 1U.
ia Santa Fede molti citta-*
Ci ifto predetto da Dsntello
Komani 77. -ai. feg. T. J. Soa Refut-
D H L t M A TSUI*. 541
lezione $t. Com pan fee a Croce . Con
qnefto fcgno
Difcepoli^ che .tnd.ivano Coftantino ortenne la vir-
in Emmnus 59. feg. AlJe toriaconfro Maifenfio ^z t
fante donne * e agli
Apo feg. T. 1. Appajizi
ftoli San 1 ommafo
4<*
a della Crocfc farta a
Apoftolo tit? fc g* Con-* ftantino non fu jiatiiraIL-*
verre- Croct dipinra o
eglil acquain vino 7^ ^cg. >

54.MnItiplica pani 8.?^ i


fcolpira in friafio di Criild
feg. Refufcita Lazzaro ^ cofa
figniflchi I 86". Vina
feg de* prodigj avvenuti di quefto
fegnozS$* Col
nclla moire di Crifto rnedelimo appena fve}>lia-
pai-
larono Flegonte^ ti iCriftiani fi
fegnaVaho
Gentili yo. feg. j. T. JJ. Avanti cgni ope-
i da una iaziohe 4. e jz* Prima di
*_

.
feg. tjfciredi cafa 7* diverfi
i. .
j <

a di cio credere tvt 4 fapplizj di ctoce dati a*Cii*


i
fomiglianri di Fe- ftiani 1^4. feg. 170. feg
efpreili con varie figure
cla Criftiani i77.feg.lfcri-
^ionejnella quaJe ^ efpfef-*
fo 3 che Gesu faiito in cie-
D
Jo 3 (iede alia defha del iProfera . Sna pro-
Padre 179. Sue irnmagini fezia fopia Ja veniita di
in varj modi furon dipinJe, Gesu Crifto il, feg.E fpie*
6 fcolpite da Criftiani da Eufebio zj. feg 4
iS<?
^ata
feg. Lo efprimevano, co- L ifteifoProfeta iiel Jago
ttie ftaffe
fopta un nnontfc , de* leofii cofa dinotaiftLj
IaI <]77ale
fnonte fcatuiiffe- apptcifo i Cfiftiam iS^
to quatrro r7tmi 4 Cofa_j T.I,
voleffero eglino con cio JDavidde colia ftohda In ma*
iignif7care ivi . lo efpri-
ho in atro di ferire GolU
Jnevano con in rhano TI|)
Suo fignifjcato 187 T* . !

baftone /t;/ una croce /t//.


. I/ebiri . Erano i debiti pnn-
iotto la
figtira del buon pa*
tiialfnente
ilore /i//. fotrol* Criftiani
immagi-
ue di i7n
agneJJo /t/J . Si Decio Imperadore . Sua per*
gn ifTcati di quefte imma- feciizionecorirro i Criliia*
gim />/Corne efprimef-
. ni 514. T Jl.

feio il nome di Crifto , o iDemonj . Toiefta de foli


iia iJ rnonogrnmma ivi feg* Ciiftiani fopra i medelimi
Fu Crifto efpreflo ancora jo. fg* T. 1. i
Dernonj
fdtto ia Hgw^diCJrfio ion j^oiTono iefufeiiaie
ii

Y 4
344 I N B I C K
moito ?7.non operano al- fuffifte in tre
peifone 14?*
cun miracolo; ma le loro Prefrnza di Dio immenfo>
opere fono preftigie 67. e giufto meditavafi da*
"Demi . Erano
quefti levatt Crilh ani zoi. feg* Egli
ad alcuni martin da*tiran- p incipio e fine dell uo-
>

ni $ir. T- JJ.^iJ. mo , a cui fi devono rife-


Definare . Qnali preghiere rire ie noftre operaxioni
avanti , e dopo il definare zz7. feg.
faceilero i Criftiani jz. Diocleziano procura collar
feg. T. Jl. perfecuzione di diftrug-
Digiuno de*primi Cliftiani geie il Crifthnefimo 321.
lop. feg. T. IL Si dimo- feg. T. 11.
ftn eiFere i noftri digiuni S. Dionifio AleiTandrino.Sua
s
fecondo 1 antica difcipli-* fermezza nel confelfare Ja-
na della Chiefa iw. Quan- Fede di Gesii Criito i jr.
togiovi il dfgiuno alia fa- feg. T.I. Conx Crre qtiei di
Jure non meno del Cefro , e aln i nella Libia
corpo
clic dell* anima 114. nel
feg. lJ|icgSna piudenza
I Crifti^ni in Ja perfecuzione^
<iigiunavano fiiggire
certi con iftudio 92. T. If.
tempi
particolare ufi. ne* bifo- Difcepoli di Gesii Crifto .
gni della Chiefa 117. nel- Quei che andavano in Em-
Je imminent] perfecuzioni maus non furono ingannarx
feg. Jl dig iu no e com- intorno alia Refunezioi^
ttft

niandato da Dio nS. Ve- di Crifto 42- T. I. Vcdi


di Quare/ima Del di- .
Ape/tali
giuno avanti il Natale , e Difperati erano appellatz i
Li Penrecofte e di alcuni Criiliani T. ! Pet
, zji.
giorni tra J anno quale motive iff I .

Domenica giorno, in cui ra-


Vio .
Egli c uno ,, e infinita* duiiavanii in Chiefa i Cri
mente bxiono
l4?.feg.T.l. ftiani 3 iS. feg. T 1.
Qua-
Non e Tanima del mondo. Ji eferciz) di picra quefti
Brrori di an rich Fi/ofofi i in tale giorno faceflero
,
e poca cantela di de* Cli
$ 20.
alcrini fefta
feg.
moderni fopra qiiefto ftiani Ia_*
pnn* 518. feg.
feg. E onnipoten-
to 145.
tale giorno fi celebravano
te, infinito, otrimo, fa- le agapi 1^4. feg. T. 111.
pientifl^mo , crearoredel. Con qua!i nomi foife chia-
INiomo cpegli , che ifpi-
; mata la Domenica ivt
16 i
Proferi a prevedere il chiamato Ne~
DomizSano fu
147. JL,, fva naura ronty di Neronf
forumc
DILLI MAT ERIE.
171. T. 11. Sua perfe-
c. 16*5. e. 147. /a. I.
cuzione contro i Criftiani Bretici furono cagione elf

jtr/feg. Rivoco gl* editti incite dilTenfionianchene*


che avea pubblicaro contro principj della Chicfa XLII.
imedefimi 27$. to, 1. Procuravano con*
Donna Ronnana per le per- grand/fliraa artenzione i
ftiafioni di S. Tolomco il Cattolici di ricondurli a I*
Ia a ben operate xl<5.
feg. la vera Chicfa 6$ fcg,
T. I. Procura di condurre to. 111.
alia Santa Fede il fuoma* Efempli quanfo fieno mill a
mo
117. xnwovere J* inimo dell uo-
Dorm/tor io . Suo fignificato mo ll
142. feg. ;o. I. qtiotidianode pn-
mi Criftiani 5. feg. to. II.

E no
altri
i
per la fanta Fcde. Era-
qjiefti fovvennri dagl*
Fcdeli Jj./o.lll.
ici . Pieta de* Cri- Eucariftia . Con cruali difpo.
ftiani verfogl Ecclefiafti- iizioni (i dcve
ci zy. fe. ff. 111. da* Criftiani
Ecxileo. Defcrivcfi cofa foffc e a8. feg. to. 11. ) ptinu
l*eculeo> con cui erano Criftiani frequentementc
martiiizzati i Criftiani la ricevevano 19. feg. te.
jltf* feg. /o. 11. 11.
Ogni volta, che afli-
SdeiTeni quanro foflero co ftevano al fagrifizio 15.
ihnri nel confefTare la fan-
feg. Qua li Uifpofizioni
ri

faFede 145. to. 1. Ancora ce rcafTero perci6 i Tadri


ledonne eianofimilmsnre ne fedeli iS. feg. Si rife-
coftanti /*>/

feg.
rifce il decreto d Inno-
4
Educazione de figliuofi . cenzo XI. contro 1
abufo]-,

Qwanto foffero diligenri cKe fi faceva da alcuni del*


i
piimi Criftiani nefT i- 2a frequenza della Com.
ftruirli nelle maffime della munione 44. feg Si cerca

religione 5 i. to. 11.4.feg


fe 1 Eucanftia fofte cek-
T.lII.Godcvano i
geniro- brata avanti celebrazio- la

ri <jnaado i loro figliuoli


ne delle agapi 121. feg.
^ativano per la religione f to. 111. Si celebrava nel
Elia nel cocchio di fuoco co- cenacolo *<?.

fa i fizecchiello perchi foffc di-


fignificafle appreflb
Criftiani 18^. to. 1. pinto , o fcolpito 4ai Cii-
S. Epipodio Ma it ire , f. 19. I.

Fa*
I C E
34*
feg. di
Eufebio r:<j.

/^vevano tma fimile co-

F {lanza ancora
145. feg, Quali fnffero gl*
le Donnc_>

Faei ardent?. Conqwefte era- aiticoli di Fede propofti


no tormentati i SS. Mar a credere a* Criftiani 14^*

tin 331* to. II. feg. Simboli, e ifcrizioni


Earaofte fommerfo net *nar nelie quali efpi-imevanfi
foilb fimbolo ufato da* da* medefimiqtiefH 3 e al-

Criftiani 184. to. I. tri aiticoli 177. feg.


Pede de primitivi Criftiaru S. Felice Pi-eta ^ liberate
4. feg. fo. 1. Senza tma_* prodigiofamcnte dalle ca* ,
\ fr
giufta cognizione delle
di tene peiche andafie
, _>

vine cofe non fi da vera_ foccorfere San iVI affirm*


teligfone *V feg. Tale_>
140. feg. to* lh
contiene ne* $ Felicita . Siia ilhiftre coil*
cognizione fi

facn libri 6. Qtiefta e feflione avanti il


giudjce
chiamata fede 7. Qriale fia 2i2, to. 1. Illtiftre marti-
h virtii della Fede ?. e de ftioi figli-
ilo di lei, e
Hefinita da S. Paolo ivi . zS7. feg. to.U.
tioli
Le verita cKe contiene
> Fermo Vefcovo di Tegtfta <

e molte ragioni delle mft- Sua fincefita 141. to. Ilf 4


defime fufono rivelate da Fefte de*primi Criftiani 518.
Dlo 8. Quanfo fofTeeccel-
feg. to. 1. Delia Domeni*
Jenre la fede nei primi ca iW. della Tafqtia
Criftiani 10. feg. Motivf, Quale fofTe la
abhfacclavano i
|)C* rjuali ne loro alia Pafqua
Criftiani la fanta fede I j* de* mede-
feg. Altre fefte
. Fortezza de medefimi firni ; 2(J.feg.
confefTarla 114. feg. Figliuoli , Amore de f7gli-
Frovafi cio colic teftimo* uoli -erfo i loro genirori
ftianze degli Apoftoli ivt 7. feg. e a^S.^. lll.Proeu-
feg. di S. Clementc Ro- l-avano di condnrli alia vera
tnano ri. feg. di S.Igna- fede/V.diliberarliclaogni
zio Martire ii di S. Po
pericolo 10. non cedc-
licarpo 1X7. diS. Giuflino vano alle lofo perfuafioni
lip. feg. de Martiri di contrarie alia vera Fed*
Lione 115. di S. Jreneo 12.
124. di S.Clemente Alef. S. Pilippo Vefcovo di
12 J. di TemilHano // clea. Proctifa , cne non-
feg. diOrigene iz7. diS. iieno bruciati i libri facfi
Dionifio Alef. hi . to. in.
Fiti*
DILLE MATHRIE
Qnattro fiumi , che
, tri loro i frttelli fi amaf-
fcarurifcono da un monte , fero iS. feg. to. III. Col
fu cui ftaCrifto> perche nome di Fratelli eliiama-
foiTero fcolpiti , o dipinri vanfi rri loro i Criftiani
da Cnftiani ,80 . to. I.
FJagelli . Diverfiia di fla- Fuoco . Djverfi fupplizj di
gelii co*quali erano bat- fuoco ,co quali erano mar-
tuti i Criftiant da Tiran- tizzat Criitiani
ni 288. feg. to. 11. to. II. 271. 1^1.158.304.
Foggini Pier Franctfco e* lo- 314. feg. 3 30. feg.
dato !$. to, 1. Furto . Quanto foffe abbor*
Fontnna nell* atrio rito il furto da primi
Chiefe come folTe iliani 165. to. III.
to* I. Benedicevafi
Foreftieri
iin^olare
O
. Erano quefti con
affetto ricevuti
da primi Criftiani 50. feg.
to. III. erano Joro iavati i
G
Galloj fignifica la
piedi ivi . Portavano fcco i pi. to. \.
i foreftieri Jettere com- Galio Imperadore perfeguita-
mendatizie <z. i Criftiani 310. feg. to. 11.

Fortezza nel/a fede de primi Gafnbe* erano ad alcuni mar


Criftiani 237. feg. to. II. tiri
tagliatc legambe jip*
Si nafcondevanocjuefti pe*"
to. II.

cvtare il furore de * Genitori . Amorc de geni-r


ranni in Juoghi rcmott tori verfo i loro figlhioK
ne defctti 240. nel- 3. feg. to. 111. Loro dove-
Je caverne 3 e ne cimiterj ri verfo i rnedeiirni 157*
241. feg. Soffrivano i Cri- feg. Vedi Educat-lone .

ftiani con
grandiffima co- Gentili conobbero 1* inrio-
flanza, per motivo di reli- cenzade Criitiani

gione , di effere abbando- Moili da quefta , e


da* loro parenri divina grazia abbracciaro*
feg. Qusmo da SS. Padri no la
religioneCriftiana iv.
foife lodata la loro fortez- Nomi obbrobriofbco quali
za 247. feg. Si dimoftra-* eglino chiamavnno i Cri-
tifere ftara in fommo gra- ftiani ivi . Calannie dagli
do la medeiima virru da* ftefli inventate vi* Odia-

primi Criftiani poiTeduta vano il norne de Criftiani


.

2J7. feg. vit. Ne approvavano \a~


Fratelli . Quanto ne primi converfazione j ma com*
fyf eiitiziofa ne ripiovava-
T 4
no
I H
vtn. Tu-
ICE
la
religione Giuliano Apoftata flort
pot!
toivano i Criftiani per il atrerrito da prodjgj di -ic*

folo nome xir . feg. AL fabbrieare il rempiodi Ge-


tmi di loro perfuafi dell* fof lima * 6, feg* to. I.

innocenza del Criftiani Voleva che iGenril? ?mi-


abbracciarono la relit?ione
o taifero in alcur.e cofe i

de* medefimi xxn. feg. Criftiari 2,0^. feg. con_*


Teftimonianze degPifteflt inginno fecc dipingere le
Genrilij colle quali pro. fue immagini , acciocch
vafi la verita della Reli- rifpettandole i Criftiani
gione CrifHana 87. feg* idolatraffefo ip*. torn. 1.
to. I. Lore errore del!a- Per 1* iftefTo rnotlxro com*
pluraliti degli Dei 14?. tnando che fofTe getrato
,

Per qual motivo loro di- dell incenfo nel fuoco dai
fpiacefle che i Criftiani foldati , che ricevevano II

uon fi accoftafTero a* tem- donativo 25??. ferfegnita


pli degli Dei 285. Sinar- i Criftiani ^ j. to. II. Lo-
tatio Je perfecuzioni di Jo* da 1
ofpiralita, ch? era tra"

ro contro i Criftiani 250. Criftianiyj. to. III.


feg. to. II, Erano eglino Giurarrienfo- I Criftiani not
amati da* Criftiani 3 e con il
genio , e
giuravano per
quanta diJigenza ne Jafoftima aegl* hnpemorl
procurara Ja conver feg.
to. 1. Percio cle-
if>

6$. feg. to. 111. ve riprovarfi la confuetu-


Giobbe nello fterqtiilinid >
dine di aleuni * che ora ilu
percKe foife
dipinro, o cono per Dto Bacco per >

fcolpiro da Criftiani 184. Diana 5"c. ?.8o.


to. ]. Criftiani
feg. Gitirecorftilti $?
Giona nel ventre del to. 11.
feg.
; fotto ombra dell
1 di Gia-
Giufeppe figlinolo
o della zucca ,
qtwlc figni- c<^bbe fu figura di Gesu
ficaro avelfe
apprflo i Crz Crifta 182. to. 1.
ftiani iSj./o.I. form Tom- S. Giuftino Martire.
?
bra d una zticca j ch e efpri- confeflione
gloriofa
me il
moncgrarrrna iSV. to. Sua iimiJtk 8?.
1 /o. 11
Giudei inventor) deJIc GiulUzia . Cofa iia
prin.
cipali calunnie" confto i virtu in qtiarto r?^
Criftiani iv. fee. rbli- to. II.
giufto 358.
carono, che era nna Atei- fotfe eccellente_j.
ftioa fetta il ^e
Criftianefimo ne primi fedeli 2.4 J g*
v. Perfeguirano i HI.
Criftiani ro.
to. U* erainrt
27^, GiaticolCj fullc qnali
polU
MATERIE.
i fanti martiri 5 2J. ftiani xxx. feg.
11. Incantatori . Vcdi Demo*}
Giazia Divina . D.i quefta Incarnazione del Verbo n
conofcevano il
principio celTaria a crederii da* Fc-
della fede loro i deli 155. feg. to^l. La_
primi
CnlHani ii. feg. /.!. Dal- Chiefa fempre 1* ha propo-
Ja medeiuna iumo moifi >
fta come articolo di Fedc
c ajurari ad
operaie benc 156. fcg. Gl ifteffi
Apo-
Thanno infegnato/i//.
ftoii
Ancora i I^dii avanti il
Concilio Niceno t f y.feg.
I La confeffione de Marthi
la neceffita dt
comprova
Ibeii popoli vicino al Ponto credere quefto articolo
Jt;uifino
per qual motivo ii 160 feg.
con yert iifero alia Santa-> Jnfeimi . firano
quefti fov-
Fcde 80. feg. to. I. 11 fi- vemni , ed aiTiftiti con-
gliuolo del loro Re fu pro- grandiflima diligenza da*
digiofamente fanato <ia una primi Criftiani 39. feg.
donna Criitiana ivl . fu fa- to. III. Anche gl* appcftari
nata imiimeore la 40. fcg.
Regina
tvi leg. il Re raccoman- Inferno . La confiderazione
dandoii a Crilto evito Tim* dell inferno era un de*
minente pioggia 81. motv che induceva i
idolatria . Qn;mto foiferoal- Criftiani a operar
-la medelima 211. e 220. feg. to. I.
contrarj pri- i

mitivi Criftiani 268. Inginocchiarri . Perch i pri-


ieg.
to. 1. mi Criftiani $ inginoc-
Stlgnazio Martire . Sua gran- chiavano , e perch^ ftavano
de carita verfo Dio &6I. in picdi nel tempo
ieg. to. 1. Je } e nelle Domenichc_*
Immottalita fu efpreffa nelle %
ifcrizioni dagl* antiehi
i .
Qiianto folTero d!-
Criltiani 17^. to. I. Ferche Jigenti prjmi Criftiani
i

quefti Ja credevano , non per dimcnticarfene 2-28*


temevano Ja mone feg. to. III. Rendevano
ben per male 237. feg.
Jinperatori . J n q U ale manie- Jnnocenza de* Criftiani fu
ja foflero onorati da* Cri conofciuta dagli fteffi Geir-
ftiani 25,0. tili ill.
feg. to. J. 246. feg. to.
poichi J,

quefti Ii condannavano pel


favorevoliai Cii- fclo ome viii.
550 I N i> ICE
ne vera fede 7.15. feg.
feg.Fu dimoftrata dagl an- la

tichi Fadri xxxvi. feg. ta. 1.

Jnnocenzio XI. Pontefice^ Licinio perfeguita i Ciiftia--


Maffimo ordina un decreto 111 336".
to. 11.

ontro V abufo della fre. Limofina. Con quanta pieta


<juente
Communione 44. foiTcro da* primi Criiliani
/. 11. Si viferifce il decre- fovvcnuti poveri 24. feg. i

to if/feg. zo.
to. 111. gl* Ecclefiaftici

Invalid! . Erano quefti fov- iCarcrati 31. /e, gl in-


venuti da* primi Criftiani validi 57. fg. infermi g]>

5.9*
^e
g Ic ve d ove >
e i

Invidia . Non erano mofli pupilli44. feg. / forefrie-


dalTinvidia i
primi Cri ri y e gl efuli jo. feg. i
ftiani !!<?
feg. t9. 111. fchiavi e i condannati a*
>

cofa fignifica 188, metalli $6. feg. le chiefe

. ro. I, povfie 55>. fe^. ogni forta


de* poveri , ancorch^ non
CoiTero Crifriani 61. feg.

L Lira j fiombolo ufatoda Cri-


ftiani i,6. e z^o.tc.
Liti * Quanto folfero lontani
1.

Lszzaro ^da Crifto rcfufci* dalle liti i primi fedeJi

tato^p. feg. to. 1.


212. feg. to. 111. Per <jua~

J-eoni . Colle loro


figure co-
Je motive ivi .

M
ia voleffero dinotare i

Cn ftianiipr.fo. I,

Lconi . Ad eiTcrc sbranati


da leoni erano condannati
i Criftiani 178. to* II. Macrobio era Gentile SS.
Lcpre . La figura del Jepre feg. to. !

cofa
fignificaffe appreffo i Magia abbominats da* Cri-
Criftiani i#i. to. 1. ftiani 28^. fo* 1.
Leto prcfetto dell* Egitto fu Maldicenza . Erano da quefta
perfecurorc de* Criftiani Jomani i primi fedeli z ja.
$12. to. 11* feg. to. III.
Lerti di feno , fu de* cjuaH Manichei . Loro crrore con-
rano Icgari i fanti martin tro 1 unita , e bonrk di
515. to. II. Dio t45 .
1

to. I.
Liberti degl Impcradori era- Manfuetudine de* primi Cri
no anchc i Criftiani 74. ftiani 217. to. Ill
to. 11. Marco Aurelio peifcguita
i

l-H>ri a In ein.fi contic- Criftiaii 2^3. feg. t9. 11.


fagri
DELLE M A T B * t B ,
351
Marco Vefcovo di Arettifia da fugge nel de-
geiirili
quanto godefTe neircffere fcrto 240. to. 11. E
prodi-
tormentaro per JaSanta> giofamcnte ajutato> non
Fcde 140, to. J, avcndo piti con che vive-
Mare . Nel mare >
chiufi in *c da S. Felice pretc i
>

una eaila , erano precipi-


.
tati alcuni martin Medicina . Era
quefta profef-
to. 11. Jione efercitata anche da*
S. Mariano Ma-tirc, Sua primi Crzftiani fS. feg.
fortezza 6". to. III. to. J],

M a riti .
Qiiaie folfe i amore Medirazione delle divine co
de mariti verfo le loro quanro conducefFe ac- >

mogli ne ciocche i Criftiani operaf-


prirni tempi del
Criftianeiimo fero kene iyj.
, 13. feg. feg. to. 1.
/0.1J1. Loro doveri 2fS. della prefenza di Dio ina-

Martelli . Martin privati di menfo> e giufto 201.


feg.
vita co* martelli dell inferno , e del para-
301.
to. 11, djfo 211. feg,
Martiri delle Gallic quanfo ne di Crifto i:
folfero coftanti nel confef. Mercatura efercitata da pri-
fare la fede di Gesu Cri- ii Criftiani 72. feg. /o.ll.
.
feg, to. 1, Loro Sagrifizio de* Cri
ftiani Spieganfi Je
feg. to. 11. _,
.
86".
t O fut_j.

jOo.Martiri delle Smirne. parti ii. feg. to. 11.

Loro fortezza 2^4. Mar Metaili . J Fedeli condannati


tiri Scillitani . Loro virtu ai metalli erano ajutari , e
P4. feg. to. III. confolati dagl altri Fede-
diverfita de* marti* Ji 57, feg. to. III.

rj co quali i Criftiani era* Metra Criltiano fu tormenta-


no privati di vita dai Ti- to 3 perch non voile pro-
"

2$o. feg. to. 11. ferirej certe parole profa


. Maffimiliano Mart ire con- ne t che gl* avevano co-
feiTo coftantemente la di- mandato i Gentili 127.
vinita 3 t paffionc di Gesu feg. t. 1.
Crifto 167. to. l r I primi Criftiani
perche"

on voile ricevere ij cm- cfercitavano Ja milizia fp


11. Mctftiilimi fol*
golo militare 6-j. fe^, feg. to.
to. ll f dati Criftiani erano fotto
aliimino perfefjuita
o i Cri- Settimio Severo fit. Fro-
(
vafi da* Padri effere lecito
itiani 5 i
j. feg. to. II.

. Maflimo Vefcovo di Nola al Criftiano il military


di ciTere rk create f*i
M^
35* I N
Miracoli . Co medefimi pro- fia formate ft. f. j iStf".

vafi da* noftriMaggiori la varie maniere, ein diven


verita della religione Cri- Juoghi , e materie er
1

(liana 2-9. Teg.ro. 1. da_ da Criftiani dipinto , <

S. Giuftino i vi . Ter- <ia


fcolpito ivi feg. Non
tullhnoji. feg.
II
prin- Colhntino luiperatore i

clpale miracolo perciS pro- primo, che del medefniK


Tare la Refurrezione di fi ferviiTe r8j.

Crifto 31. feg. Intomo Ja Morti. Piera de piinii fedef


refurrezione medefima gl* verfo i loromorti yj.fe^j
to, III. Procuravanodi ajir
Apoftoli non furono in-
gannari j. feg.dellacon- tare colle obblazioni, e coi
vcrfione delTacquain vi ope re di mifericofdia 1<

no $4,deila Refufcitazione anime ioro Ivi Sepellivx- .

iiLazzaro j9.feg.Miracoli no con gran carita i lore


operati
Ja* S. Apoftoli 6 j. corpi 7p. feg Prima gli
feg. non
erano preftigic_* Javavano 81. Alle volte
67- 1* imbalfawavano c. 8j

Modeftia degl antichi Cri- feg.


ftiani a 12,. feg. to. 11. Lo-* Mosd . Varie fue gefla per-
fo modeftia inierna ivi . che foflero efprefie ne far-

iel volto i i/i . Qualc av- cofagj , e nelle pirture da;


vertimento dafle Tertul* Criftiani i$j. feg. to. J.
liano per la gompoftezza
leJle donne , e

gliavanfi
pe
?
loro
crnamenti Hj. feg. Ta-
i CriiHani i ca.

>
t portavano molri^- Nartece de templi cofa
N fofie
j>elli

mi di loro la barba
per 311. to. 1. Nei narteccL-

eomparire piii modefti , e efteriore fifacevano le fe-


piii gravi 2,1$.
Modeftia pulture de FedeJi ivi,
de medcfimi nelle parole Cofa fblFe il ]\artece in-
216".
feg nel portamento teriore 3 ij.
*iS. nelle vefti aijy. nel- Nave . Cofa iignificaffe ap-
Je cafe 120. feg. nellc- preflbi Criftiani i4-feg
Chiefe ji8 feg. to. I. 240. to.l.

Mogli . Quale foffe appreflo Nave dclla Chiefa , e fue di-


i
primi Criftiani 1* amore viiioni 317. to. I.

delle mogli verfo i loro Nerone perfegnira


i Criftia
mariti iJ,feg. to. 111. dei ni z<$2. to. II. Attri-
feg.
loro doveri z$S. buifce a* medeiimi 1 in-
feg.
IVIonogramma di Crifto come endio di Roma hi .
S.Ni-
Dr. L L E MATISRI 355
S. Niceforo Mai-tire . Suo Chiefa n, to. 11.

aniore verfo Sapricio , che Occafioni . Hrano da Criftia-


gi era inimico .07. feg. ni fuggire Je occafioni di
t9. 11. opetare , e di penfare ma-
Nobilti . V erano ne primi Je 14 , .
feg. to. 11.

fecoli ciella Chiefa de OJio . Non erano dal! o.lio


per la_* rrafportati i primi Cri ia-
Criftiani illuftri ft

nobilta loro 7$. feg to. 11. ni 21,0. feg. to. 111.
Nodritore . Orficio di No- Omicidio abborrito da* piimi
dritore era efercir-uo da* III.
Criftiani 74. to. 11. Onore preftato ai Principi ,
No nelT area , e la colomba e ai Magiftrari dai primi
colramo di ulivo fimbolo Criftiani 146. feg. e 172.
de Criftiani 182. to. 1. T. ill.
Nome di Crifto in qual ma Operazioni . Come <iuefte_

niera foffc dipinro, o fcol- li


regolaffero da Criftiani
pito da Criftiani 186". 1
feg- to. 1. Erano da*
5>7

to. I Vedi JMonogr AmmA . medefimi rifeme tutte a


Nome di Criftiano odiato Dio 217. feg.
dai Genrili vii i.
feg. pel Qratori Criftiani $5. *o. II.

folo nome quefti Ji con- Orazioni . J Crifriani It rac-


dannavano xm. feg. comandavano alle orazioni
Nomi obbrobriofi impofti ai de loro fi atelJi 2^9. to. 1.
Criftiani ill. feg. Vedi Pregblere .
Notiice . 11 meftieredi NO, Oi feo. Colla figura di Orfeo
trice efeiciravafi dalle_^ i Criftiani rapprefenrava-
donne Criftiane 74. to. 11. no Crifro icjp. feg. to, 1.

Numero de cattivi Criftiani. Origene . Sue fariche per rl-


4

Perche eg/i fotfe maggio. condurre alia Cartolica re-


ie dopo i
primi fe col i del- ligione gli Eretici 6^>.fc^.

la Chiefa XLIII. feg. t+lll.


s

Orpedali pe pellegrini ap-

Obbedienza. Obbedivano
O ai
preiTo i primi Crifriani J2
ro.ill.

Principi primi Criftiani


i

2jo. feg. T. Iff. purche


1
p
non commandafTero conrro Pace . Era ella talvolta ai
la divina Criftiani occafione di ri
leggc 25 ?. feg.
blazioni del pane 5 e del laffatezza XLV. feg.
vino fane da Fedeli nelJa colJa Chiefa efprelTa nelle
Two III, ifcri-
354 M c s
.

ifcriiioni da Ciifriani 178 to. 111.

I. e 76. to. 111. Facc_j


?<?. Pece bollente . Con
interns de Crifriani 339. erano cruciatx i martin
-
fs. 11. Quamogrande folfe 3 i j. to. IL
tra loro la pace 212. feg. Pellegrini . Vedi Forfft tf*
fo. 111. onde nafceijc if/ ri .

Non facevano eglino agli S. Perpetua . Sua cofranza.*


altri ci6 , che non voleva- nel confclTare la fede di
no , chc fofie fatto a loro Gesu Crifro 7. feg. to. 111.
Gli appar) pinocraie fuo
Padroni 5 doveri de padroni fratello mono 77.
verfo i fervi z6 i. T. III. Perfecuzioni contro i CriV

Fagani, perche cost foffero ftianl Erano quefte ca-


chiamati xxviii. e xxxvi. gione i che foffe maggiore
Farsdifo . La gloria 4el Pa- il numero de buoni XLV.

radifo era tin de inotivi> feg. Ferfecuzioni degl*


che induce va i Criftiani a Ebrei contro i Criftiani
operare bene,e a patire per 2J7. to. 11. c27S>.de Gen
Crifto zil. feg. to A. tiJi 2^9,
feg. di Nerone
Pafqua in quale giomo fi deb- 26~i. feg. di Domiziano
bacelebrare 514, feg. toJ. 272. feg. di Trajano 276",
Quale foife la preparazio- feg. di Barcocheba Qiu-
|ie alia Pafcjua de primi deo 280. di Antonino Pio
Criftiani 32?. feg. Per 2 8 of. feg. di Marco Aure-
ch^ nel tempo pafrjualc__> JiO2^j. feg. di Gommodo
7
noil s
inginocchiavano i 304. di Settimio Severo

primi Criftiani 33,8. feg. /v;.feg. di Maffimino 3 1


3,
^aiTen Vicario del Vefcovo di Decio 3 14. feg. di Gal-
di Pefaro ^ lodato 77. ro.l. lo , e Valeriano 320, feg.
Paftor buono dipinto 3 o fcol- di plocleziano 311. fcg,
pito da* Criftiani cofa II- di Licinio a di QiuJiano ,

gnifica 18(5. to. I. e di Valenre 3j<5".

Pavone quale fignifieato Pefce .


Simbolo, che ufava-
avelfe Jj>2. to. I. no i Criftiani 188. jpz*
^azienza . Vedi Ffrtezza . 2.40. /*. 1.

$?eccato . Reiniffione de pec- Pettini . Co* pattini di fcrro


cati articolo necefTario a erano ftraziati i Martiri
ciederfi da* Fedeli 171. ^07. to. II. 3051.

feg f^.l, Vedi Remffionc. Peyfonell Carlo e Jcdato


f^ccatoii . Amore de primi j.yz. to. 1.
Fedeli veifo i peccatori , S. Pietro ApoftoJo g"de,
chf
farl; riforgerc fa fua twpjplie fia
DE L L E M ATfcnis* 355
al fnartirio 14. to. III. Fedeli^i. feg. ro.IIl.Ve-
S. Pietroj e S. Paolo Apo-* di Amorc verfo il
prof/i
ftoli . Loro immagini di- nto,

pinte
o fcolpite da* Cri
>
Poizo . Alcuni Martin erano
T. 1. In una lu-
ftiani 1.904 gettati hcl pozzo 32^,*
cerna di metallo 1.94. to. II.

iPiho alberb cofa iignifica 1,93 Prefazione della MciTa n.


to. I. to. II.

iPiombate genere di fuppli- Treghierfc de* primi Criftia^


zio 288. to. II. ni ipf. feg. to. I. Confi-*
S. Pionio Martire . Sua illu* ftevano priricipalmcnte_
ftre confeffione della di. nel meditaie le cofe da
vinita di Crifto , e della Dio rivelate i-ui , Vedi
niverfalita della Chiefa j4dunanz.c* Continuamen,
feg. to. I.
i<5p. te i
primi Criftiani prega-
t?ittura.Tale arte hoh impar.i- vano 352. feg. Perchc pre
vano i primi Criftiani 17$ verfo
gando fi voltavano
feg. to. I. 1 orienteo to. II. Prega-
.

PJinio Secondo fcrive a Tra* vano per i Principi , e i


fano fopra il vivere de* T.11L
Magiftrati 246. ieg
Criftiani , e fopra la fua^ Prcfunzione di fe ftelfo , era
condotta in punirli vui. lontana dal cuore de pri*
feg. Perfeguita i Criftiani mi Criftiani 245 feg.ro J.
Jell Afia , e della Bitinia Cofa el la fia/t// .

2.77. feg. to. ll Proceffidni. Kranoquefte in


$. Policarpo Martlre fpend* ufo apprelTo i
primi Cri
quafi tre giorni in orazio- ftiani 3 $* to. I.
ne , fubito chc feppe di Profezia . Dono di Profem
dovere efTcrt prefo pri- concelTo a* Criftiani 71-

gionc 333* to. I. Suo mar- to. I.


ririo 2^4. feg. to. II. Pi- Profezie contenute lie libd
elleno uno
ga pe* fuoi fiemici o . Furono
fari
.94.. to*
. .

III. dc motivij per cut i no-


S . Potamiena . Suo elotiofo ftri insggiori abbracciaro-
y T
martino 310. feg. to. ll no Santa Fede 13,
la
fe^
Jporefta de* Criftiani
fopra { to Sono proprie di Dio
. I.
Demonj 30. feg. di fare 14. feg. Teftimonio di
altre maraviglie 9. feg. S. G/uftino fopra di ci6
to. I. tvi feg. di Tertulliano 1 6.
Poveri . Bench son foifero- feg. di Origene 18. feg.
Criftiani , erano contut- Profezia di Danielle fopra
f^ccorii <la vtnwta diGeihCiiftozl.
J[a

2 a feg
Le fettimane
I N D ICE
vere ordine di digiuru**
feg. ,di cui 1

egli parla 3 fono di anni n. te Ivt Niuno ardiva di


.

feg. Efferti di cjuefrapro-* vlolarlo Ivi feg. Quali ci-


f ezia
fpiegati da Eufebio bi i Crifriani in tale tem

13. feg. po TifafTero e quamo fi

Prndenia de ptimi Cr ftiani morrificafTero izi. e


feg.
8K. feg. f. .
!

Fuggivano
/<>.

iz,;. feg. frequenter piu


percio quefti Je perfects mente celebravano Je fa-
zioni po. cre adunanze 12?. Noti
feg. Riprende-
vano J altrui bevevano fuori del tempo
impmdenza
9) Jftrmvano gli altri \^6 feg. Quei, che erano
nella fcde94. Prudentc- di debole compleflione ,
mente parlavano o fcri- >
facevano cio , che le loro
vevano agl Jmperadori forze portavano 117, feg.
ivi feg.Correggevano t Tra giorno i Fedeli non
mancamenti de* loro fra-
prendevano veruna forta
teJli $6. feg. di cibo 129. Furono ripre-
Pupilll . Carira de* pnmi fi da Veflovi qnei , che
Criftiani verfo i
pup Ui tiftvano varieta di vivari*
44. feg. to. 111. in parti- de ivt . Riferbavano cio ,
coiare verfo i d ehe averebbero fpefo in
figli
?i Mairin 48. altri tempi , per alimenta.
.
feg.
re i
poveii i?o. Efano
efoftati a fpei^dere i] tern*

po in ope re di pieta tvj ,


II digiuno Qnarefimalt,,^
Qi?adrato prefentando J
Apcu era di preparazione al bat-
lfa tefimo pe Catecnmeni 131
pcratorc Adriano , forfe Jo e per i permenti di difpo*
inofTe a deiifrere di fizione per ricevere il fa-
perfe-
guirare i Crifriam 115,, cramenio cleJl* altare r^a.
to. I.
Qiiinta maitire iaS. to- J,
Quinto vien riprefo d im-
Quarefima . IJ
digiuno , cli
in deJJa Quarefima
tempo prudenza 9 perche di fpon-*
fi offer va , ^ fecondo ranea volonta ofTeri a]
Ja_* fi

mdizione Apoftolica up. ricevere ii


giutlice per
to. II. Con
quanta devo~ ii io S>j.
to. Il
zionc fi celebrava da
pri-
mi Ctifriani ivg fef >.
Era
olleryato efattamente
per
turta Ja
CJiiefaiii. Ogn*
RO fi
ralJegrava ncl rice*
Oi LIE M ATSRIE* ^
colo di fare pitfure j o

R tue degT idoJi 274, feg.


Con qualc cniro venerav^-*
no gi AngioJi 176^. feg*
Ragione . Secondo il detra- .Non nominavano njiin fal-
me rerro della ragione_>
fo Dlo ne ioio difcorfi
operavano i Griftiani ziu 27?* fegi Non giurnvaho
feg. to. F* per il qenio j e per la far-
Religion*! ; La vera in r.hs tuna degi Imperatori 279*
coniifte 4. to. I. Non 11
feg. Non voJevano chia-
da vera religione fenza la iiiare col nome di Giove ii

giufta cogniiione delle du vero Dio 280. feg. Eraiio


vine cofe ivi fee.
O Fa rive- molto cauti nel cohverfa-
lara da Die ; come ancora ie co* Gentili iSi. O fe<?j

furono rivelate dalmede- Non andavano a v


fimo moire ragioni per lie
pure i
tempi! de
pruova de He verira che >
iimi 282. feg. Ne i Joio
infegn.1 8. Le profezic^ farifizJ2S4. feg.
prov?no h veiita della re- ufavano lecotone>
ligione i ?. feg. Parimente 1 ufo di que^e era fuper-
niiracoli
ip. feg. Qiiei ftiziofo apprelib i Gentili
i

operati d^ Crifto 31. feg. 287* feg. ft on confulrava-


da SS. Apoftoli 6$. feg. no i M.nghi 28,*;. iX on* in-
aagl altri Fedeii 69. feg. tervenivano a Conviti de*
1 efrimonianze d^ Genti- Gentili ivi . nea Tearri
li che provano J.i x erirt 2,,o Vedi leatroNoil .

del a Rtligiohc Crifriana facevanb alcuna dimoftra-


87. feg * eorne ancora la zione fupcrftiziofa di ono* 1

}
rova la mirabilc fua pro* re agl Impcratori ivi feg*
pagazione 99. feg. Vedi frcgbitre y Cbieje ,

Re!;oione
n virtu. Cofa ella
iia
feg. ro. J. Quals
1^6". RemiiTiohe de peccati
foffenc primi Crifrisni $olo necelfario a ciederit
26$. fegi Erano q^tfti da Fedli 71. to. I. i\e-
conrrarj all" JdoJatria %v :. .

Per non mancare in . ub jto africoio era efprelfo


eonfevmavano ft fteiH> e itl.
gT alrri neiia ferma crc^ S. RefpicioMauire . Sua il-
deuza della ven ra 170. luftre eonfeffione
t> on divinita di Ge^u
te dt o fcolpir . to. It
dipingere 3

merterfi in kturr**ion dl Crifto ^ II


I N i>
I C B
principle miracolo con >
to. II. Qnancjo
cui confermaii la verity ciaifeio a cantarfi aiterna-f
della religionc Griftian*
tivamente 10.
32. feg. fo. I. Dimoftrafl Santtus , Santfus&c< del It
fiaOrigejie ?$.da S.Gian- MelFa era chiamato inno
grifoftomo $4. Teg. da San Angelico 13. to. \l.
Giuilino 36. da S. Jgnazio Sanfone in atto di lerare Je
IVIartirc 57. fnrorno l;u>
porte di Qaza , iimbolo
mcdefima Refurrezione_^ da Crifdani ufato 184*
gi Apoftoli furono nn to. I.

ingannati _j8. feg.N^qus- Sarmentiz}


1H ingannarono aim pre- chiamati i

di can do la 47. feg. ro. II.


j
Refurrezione de morri ani- . Maitiri ucciff co* fafll
colo neceirario a crcderii feg. to. II.
da* Criftiani 175. ffg, S. Sarurnino Vefcovo cli To-
to. I. lofa martire 5 I*, /o. II.

Kicchezzc . Kon erano iii_ Scafifmo ; cofa egli folTe ^77.

feg. T. Ill,
niTin conto curate da* Cri-
ftiani 134. feg. to. II. j chiavi . Con fomme 4i da-
l^omani .Molri di loi O conr naro erano qtiefti fovvenu--
vertironfi a Crifto veduta ri da primi Criftiani ^6.
che ebbero la (o. I U. anclie facendofi alle
prodigtofo
vittoria di Coi]:annno 77, Volte m<jttere nelle catene
feg. to. I. per liberarli 57?
fluota . Divcrfi mrmenti di Scure . Colle fcure tronca-
rnota dati ai IVJartiri vano i tiranni il a*
333. capo
leg. to. II, martiri 305?. te II.
S. Rutilio Maitire Secondo Vefcovo Tigiihno
.
Fuggl
cgH la
perfecuzione nega di confegnaie a SoK
to. II. dati i Jibri facri
T. III.
Sedizione . Enno da
S lontani
2 ?? ^e
i
prinii Criftiani
III.
"Jf*

de GeLtili nqn ave- Semafsj perch^ foffero chia*


jgagrifizj
yanoUloro effetto, qmn mati i Griftiani i^p. to.ll.
do i Cnftiani facevano il il mo-*
Sepohura . Quale foffe
fegno della Croce 285. do tenuto da* Griftiani nel
*eg- to. 1. dare fepoltura a Joro mor-
$aJmi. Cantavanfi da primi ti 82. feg.
1
Chife . Serenio Graniano fcrilTt all
Int-
D IL L E M AT R I E
r T
Adriano a fa- D<f
10 z ^o. leg* to* I
vore dei Criftiani xxvui, to folle ecccllente
e xxx. non temevano 1*
rvi . Poveri de fervi vcr- i cajamita >
e
fo i loro padroni pure la morte 254. feg.
Sperato nome ufato da* Cri-
$ettimio Severo gnndiili- ffi iliani 240. feg. to. I.
mo perfeciuorc de Criftia- Spettacoli . Vedi Tfatro ,
ni j 04. feg. to. I-. i pirito Santo. Ugli ^ ver
Sjdrac, Mifac 3 e A.
ddenago Pie t48.feg.fo./. Artieolo
nella forn.ice fimbolo ufato cJa Criitiani cfpreflb nell
dai diftiani 18^. to. ! ifcrizioni iyS.
.Silvano figlio di S, Felipi- Stagioni . Le quattro fhgioni
ta . Sua confeillone , e co- quale iignificato aveifera
ftanza avanti ii
giudi<X^ appreilo i CriiUani ly6*
a i a. feg. to, I.
Simboli , e figure 3 che tjfa- Stazioni f In che confiftefTcro
vano Criftiani per tener*
i

fi
prefenti le veriu della quefto norne 351.
Religione 177. feg. to. I. Stella veduta da* Magi .

Alcuni di quefti limbolr queila parlo Caleidio Gen


prefi dal veqchio Tefta-!- tile 38. to. I.
mento 180. altri dal nuo-
vo
yi
feg.
180".

gl animali igr.
^
clagralberi 3cc.
altri
feg.
tj
altri prefi da-
altri

iij. feg.
la Te-atro .
T
Non andavano
per fignificare fpe-
ranza 140 Criftiani al ttairo
Simbolo Apoftolico f?i com- t ijo.
feg. to, II. perchi
pofto KC! primo Secolo erano impujichi i gefti de.
cjella Chiefa ij/5".
to. I. gl iftrioni 151. feg. per
1

Ogni articolo j che in eifo che ivi ii rapprefentavano


contieniij e ftato infegna- gl amori , e per lo fcam-
to dagli Apoftoli ivt feg. bievole vcdere , ed eifere
Sincerita de primi Ciifliani veduto lyjp. feg. Non era
258. feg. T.nr. buona fcufa ildire; chc^>

S. Sinforofa dimofrra al |)er compiacere ad un fua


dice i motivi che 1* amico erafi Jafciato con-*
eevano a pat re per dune al teatro iBy. che
alz. /. I. Muore martir^ |yi rapprefentavano lo
fi

con ferte figjiuoli 2.8*. eofe da burla ivi feg. che


CriiUani fi rurarre alcun-*
poteva
ran?
I fc ft t e
5
ipf. I anima fii da evidenti prodigj
vantaggio per
Si aftenevano i Criftiani feg. to. J.

dall andare al teatro per- Teodoro Antiocheno go


cke non era loro lecito dl nelTeculeo 141. feg. to.lt
fare cio clie in efto vede.
>
S. Teodoiia . Sdo Martirio
v.i no
i}i.perche fono nel- 146. to. I!.

laScrlttura proibiti i tea- Si Teodoto Martire fovvlev


tri rp$.
feg. perche fono
ne i fedeli efH per Ja fatt-

pompe del diavolo i<5". Fede y *. to. Ill;


ta
1

perche credevano efTer^ Teftamento vecchio dagli an-


rnale 5 che cni freqr.entava tichi eretici ernpiamente
la Chiefs , ofalfe d* inter- atti ibuitd a un cattivo prin-
venire ai diveitimenti del cipio 147. to.
s
.

teatro 15)7. perche gl uo- Tieftee cene . Erano acaifati


tnini traveftivanfi j e fa- i Criftiahi , che nelle ce
cevano la
pane di donn;L_ ne mangiaiTero carne uma-
199. D<ie doniie furono da ha 105. feg. to. Ill* in*
Diocaftigate , perche in- feg.
tervennero al teatro 2,00. Timore di Din 3 eke avevano
t0t T)i
feg. Quali foflcro Je f>ene
i Criftiani z44-
ccclefiafriche contro chi qiiante forte fii il tiraore
*

fteqnentava i team", co n- i vi .

tro i comici 20 1.
feg. GT Tobia fa
figura
di Gesu dri-
Hcclefiaftici noa andavano fto 185. to. I.
SL teatri 204. I Prefidi , S. Tolomeo converte ai Gri-
he concedevano i O siuochi ftianefimo una donna Ko-
te atrali , non Grand lodari tnana di malvagj coftumi
tla Padri zoj. I Crifriani 217. to. I.
aon avsvano i teatri ivl
Topi . J Terfiani facevano t

feg. non regalavflnb i fe- che da topi foiTcio man-


itanri, o i ballarini i6S. giati vivi i fanti niartiri
In nhm tempo era ibro le ^zo. to. II.
citod andare a* teatri zop. Torchio. Sotto II torchio era-
Temperanza de pfimi Cri- no ptcffi da Tiianni i Cri*
ftiani ioi. Jo. I). ftiani 184. to. il.
feg.
Compalivand percio Toro 3 concui era-
inftiocato
egli~
rio
pallidij e macilenti 108 no mamrizzari iC
Si aftenevano dal vino 3^1. to. II.
toy. Tiajano perfegTiita i

Terhpio di Gerofo ima non iii ^75. fe. to- II.

fi
pote fabbrjcarfc da Gin, Trinita di Dio . Kih e Jo*
perchi an^iito eeli eii fede , infegnato
DE L-I B M AT M:R rjr,
Apofroli, dagli Rvan- de* primitivi
;

gli Vergin ta
elifti , e da Padri 148. ftiani 1 1
41 .
feg. to. 1 .

feg. fo. fii I.


fempre quefto Vefcovl Eglino digiunava*
iniftevo frirruto da* Cri- o e fa tea no
,
digitmare ,
friani necetfario a credcrfi quando ii
accingevano JL_

per acj[ui"ftafe
la eterna_ qwalche grave imprcfa ny
faint* iji g^ Ereticij 1* [I, Dovcri de mede-
che lo ncgavano, fono fein- iimiverfo i loro fudditi

pte maledetti , e fc
frati IT^. T. Jilv
paratidall union
de fedeli Veftiholi de* templi diquatc
1^4. feg. 1* ifteflo mifrero forma foffcr 310. fe>

fa efpreiFo da* Crntiani to. /.

con varic figure 177* Vettori Francefcb e lodato


i8p. /o. I.

V Cti-
Vezio Epagaro. Sua
verfoJDio
martiiio 300*
zjf<$".
^.
?<?. If
!
cariri
Sue

Valente perfegmta i
Viaggio . I Criftiani fi face*
ftiani 5 $<<
. to. JI. vano dare da* Joro Vefoo-
Valentinian* Imperatore ii vi , prima d imprendere il
adira , afperfo
pftrche
v i a ggio, Jetteie di racco*
coll acqiia luftrale
dal Sa- mandazione 54. ^o. III.
erdots degl idoli 1*4. Per quale fine ciofaceflero
/o. J. i-vl .

Valeriano inciudelifce contro Vita ererna ^ propofta ai Fe


i Criftiani jxo. feg. to.II. deli
per articolo di Fede
tJccidere fe fteflb perche non * 74*
feg. fc.I. Fu efprelfo
ila lecito aoj. feg. to. I. i&da Crifrbni neJIc ifcri*
Vedove . Con parricolaie_>,
zioni 17^. Per confegnirla
eufa etano qiiefte fovcenu- i Criftiafti operavano be
n e foffrivano
te da primi Criftiani 44. ,
gl* ultiu^
feg. te. III. r
fupplizj an. feg.
Veibo Divino, Egli e vero V it -
(,>yale fignificato
avef-
Dio 5 come infegnaroco fe
appreffo i Criftiani 1.95 *

S Paolo 9 i*. Giovanni 9 c to. 1,

gli altri Ex angelifti >


t i ^^ voalbefo ha molri iignl-
Padri antichi 148* fcg./e.I. ficati
ipj, /<?. J.
E neceflario di credere.^ Umihk de primi Crjftiani
nella fua Incarnazione 1^5 Si. feg. to* II. Piu erano
feg. Eretici , i
quali ne- gHno lodati ,
piii fi TMTII-

gavano quefto articolo di liavano 84. Non s* infu-


Fedc I^i, . er Is n cchezzc
I jr i c i
I riccM lavavano i frlani ipr. teg. to. I*
j* >

di a ivt
poven .
quanto fofTe lontaha
tJftcini, co*quali eranomar- Criftiani ijj r
tirizzati i Ciriftiani
30^. . II.
to. JI.
Ungule . Colic ungule erano
Jacerati

fcg. to. II.


i

tTnita di t)io 14^. r tf . J.


fanti Mattiri

X. Cofa
X
figJiificafTe
ticolo cfprefTo d^ Criftiani Cfiftiani 188. to. i.
fielle
ifcfizioni, o con va- Con qtiefte due letrere
rie figure i 7 j. fe cofa volevano fignilicare i
g.
Volpi 9 fimbolo ufato da Cri* Ctiftiani t8(J. to. I.

F I N .
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IfJ 1

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