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Appunti di Teoria delle Reti Elettriche (Corso di Laurea in ingegneria Elettronica e Gestionale dellInformazione)

Fabrizio Bellina 24 gennaio 2009

Capitolo 1

Avvertenze
Queste dispense sono state scritte ad integrazione del materiale didattico utilizzato nel corso di Teoria delle Reti Elettriche per allievi ingegneri Elettronici e Gestionali dellInformazione, Corso di Laurea breve. Esse non sostituiscono in alcun caso i testi uffciali indicati dal docente, n gli appunti presi dagli studenti durante le lezioni. e ` Il contenuto di queste dispense e soggetto a continua revisione, per correggerne gli errori e rendere pi` chiare le spiegazioni. Ogni segnalazione e suggerimento sono u pertanto benvenuti1 . Nella tabella 1.1 sono riassunte le pi` importanti modiche ed u aggiunte apportate ad ogni revisione. Luso di questo materiale didattico e riservato gratuitamente agli studenti dellUni versit` di Udine. E vietato qualunque uso diverso del presente materiale. In particolare a sono vietati luso commerciale e la riproduzione e la diffusione a terzi anche di parti del presente materiale. A ` Per la scrittura di queste dispense e stato usato il codice LTEX 2 . Tabella 1.1: Revisione 0 1 2 3 Principali revisioni ed aggiunte alle dispense Data Modiche 29 settembre 2003 Versione originale 27 settembre 2005 Corretto errori minori 13 ottobre 2006 Aggiunto wattmetro 24 gennaio 2009 Corretto errori minori

Sono gradite segnalazioni allindirizzo di posta elettronica fabrizio.bellina@uniud.it

ii

Indice
1 2 Avvertenze Nozioni preliminari 2.1 Generalit` sulle reti elettriche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . a 2.2 Regime di funzionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.3 Corrente elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.3.1 La legge di continuit` della carica elettrica . . . . . . . . . a 2.3.2 Intensit` di corrente elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . a 2.3.3 Lamperometro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4 Potenziale elettrico e tensione elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4.1 Potenziale elettrico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4.2 Tensione elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.4.3 Il voltmetro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.5 Propriet` e denizioni generali per i componenti di una rete elettrica a 2.6 Potenza elettrica scambiata in regime stazionario . . . . . . . . . . 2.6.1 Potenza elettrica scambiata da un n-polo . . . . . . . . . . . 2.6.2 Potenza elettrica scambiata da un m-bipolo . . . . . . . . . 2.7 Convenzioni per tensioni e correnti . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.7.1 Convenzione dellutilizzatore . . . . . . . . . . . . . . . . 2.7.2 Convenzione del generatore . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.7.3 Il wattmetro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.8 Strumenti di misura ideali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ii 1 1 2 2 2 4 5 6 6 8 8 10 11 11 13 14 14 14 15 17 19 19 22 22 23 23 24 25 26 26

. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Principi di Kirchhoff 3.1 Denizioni preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Primo principio di Kirchhoff . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Secondo principio di Kirchhoff . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bipoli 4.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.2 Bipoli in regime stazionario . . . . . . . . . 4.2.1 Esempi . . . . . . . . . . . . . . . 4.3 Bipoli in regime variabile quasi stazionario 4.3.1 Esempi . . . . . . . . . . . . . . .

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iii

iv

INDICE

Capitolo 2

Nozioni preliminari
2.1 Generalit` sulle reti elettriche a

Il modello a rete elettrica di una zona dello spazio, sede di un campo elettromagnetico, consiste nel rappresentare le varie regioni dello spazio come un insieme di oggetti di` stinti, la cui interazione e descrivibile per mezzo di un certo numero nito di grandezze globali: le correnti e le tensioni elettriche. Si rinuncia quindi a dare una descrizione dei campi elettromagnetico e di corrente in ogni punto dello spazio (descrizione locale) e si studiano le interazioni tra questi oggetti solo a livello di tensioni e correnti. Na` turalmente questo e possibile solo se risulta possibile esprimere i legami tra tensioni e correnti per ognuno di questi oggetti, come vedremo nel seguito. Aggiungiamo unulteriore ipotesi: i fenomeni elettrici (ad es. leffetto resistivo, leffetto induttivo, la generazione di potenza elettrica etc.) avvengono solo allinterno di queste regioni i , denominate componenti della rete, che sono collegate tra loro solo ` mediante collegamenti liformi, la cui geometria (ma non topologia) e ininuente sul comportamento della rete. Si suppone anche che il materiale con cui questi collegamenti sono in realt` fatti sia un ottimo conduttore, cos` da poter trascurare gli effetti a resistivi in essi. Il movimento delle cariche elettriche da un componente allaltro della ` rete pu` avvenire solo lungo questi collegamenti liformi. La rete cos` ottenuta e detta o a parametri concentrati. Lassumere iniuente la geometria, ma non la topologia delle connessioni, pu` eso sere giusticato dal seguente esempio pratico: consideriamo un sistema costituito da una batteria ed una lampadina, collegate per mezzo di due li elettrici in rame, di lunghezza non eccessiva e di sezione non troppo piccola. Si pu` pensare che tale sistema o sia una rete elettrica, costituita da un componente generatore (la batteria) ed un componente resistore (la lampadina), collegati tra loro mediante due connessioni liformi. Se, dopo avere completato ed acceso il circuito, si piegano li, o li si avvolge per formare qualche spira, non si nota un apprezzabile cambiamento della luminosit` della lampaa dina: i cambiamenti operati riguardano infatti la geometria delle connessioni che, per` , o vanno sempre dalla lampadina alla batteria. Se, invece, sconnettiamo uno dei li, o li colleghiamo tutti e due ad uno stesso morsetto della batteria, la lampadina si spegne: abbiamo operato una variazione della topologia delle connessioni. Quanto detto esclude ovviamente azioni quali ad es. sostituire un lo con uno di sezione trascurabile, o uno di lunghezza notevolissima, tale quindi da non permettere pi` di trascurare la sua u resistenza elettrica. 1

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI

` Per proseguire lo studio delle reti elettriche e ora opportuno richiamare le nozioni di regime di funzionamento, corrente elettrica e di tensione elettrica.

2.2

Regime di funzionamento

` Prima di descrivere pi` in dettaglio ci` che accade in una rete elettrica, e opportuno u o denire i suoi regimi di funzionamento nel tempo. Una rete elettrica pu` trovarsi in o uno dei seguenti regimi: Regime stazionario: quando le grandezze elettriche (tensioni e correnti) non dipendono dal tempo. In questo caso esse sono talvolta dette continue. Regime variabile: quando le grandezze elettriche dipendono dal tempo. A sua volta, il regime variabile si suddivide in due parti: regime quasi stazionario: quando il tempo caratteristico di variazione delle grandezze elettriche (ad esempio, il tempo intercorrente tra due picchi successivi di ` una tensione) e molto maggiore del tempo di propagazione dei segnali elettromagnetici lungo la rete in esame (` noto infatti che la propagazione dei segnali e elettrici avviene alla velocit` della luce); a regime non quasi stazionario: negli altri casi. Il regime variabile pu` essere classicato anche in base ai tipi di andamenti che le o grandezze elettriche in funzione del tempo. Si hanno infatti: regime periodico: quando tutte le grandezze elettriche sono funzioni periodiche del tempo; regime aperiodico: negli altri casi. ` Un esempio importante di regime variabile e dato dal regime sinusoidale, in cui le tensioni e le correnti variano nel tempo con legge sinusoidale: si tratta quindi di un regime periodico. A seconda del periodo di queste grandezze, il regime pu` essere o considerato quasi stazionario o meno. Ad esempio, la tensione sinusoidale della rete elettrica italiana ha una frequenza di 50 Hz, corrispondenti ad un periodo temporale di 20 ms. In 20 ms un segnale elettrico si propaga lungo una rete elettrica per circa 6000 km. In una rete le cui dimensioni sono di qualche centinaio di chilometri il tempo di propagazione dei segnali sar` perci` trascurabile e la rete potr` essere considerata a o a in regime variabile quasi stazionario. Se, invece, si considera un segnale radio alla frequenza di 100MHz, esso ha una lunghezza donda di circa 3 m per cui, in una rete avente anche solo qualche metro di estensione, leffetto della velocit` nita di a ` propagazione e sensibile.

2.3
2.3.1

Corrente elettrica
La legge di continuit` della carica elettrica a

` Nei corsi di Fisica si e appreso che i fenomeni elettromagnetici sono causati sia dalla presenza di cariche elettriche in una certa regione dello spazio (ad esempio, nei fenomeni elettrostatici), che dal loro movimento (ad esempio, nei fenomeni resistivi o

2.3. CORRENTE ELETTRICA

magnetici). I fenomeni studiati nella teoria delle reti elettriche sono tutti governati solo dal moto delle cariche, risulta pertanto opportuno denire una grandezza che descriva tale moto in modo globale, considerando le grandezze dinteresse associate a regioni di volume nito o a superci darea nita. Non siamo infatti interessati ad una descrizione locale del moto, quale ad esempio la velocit` delle cariche in un punto nello spazio. a

Morsetti

2 !"

_ n

7 3

6 5

Figura 2.1: Componente di una rete elettrica provvisto di n=7 collegamenti liformi e supercie di controllo orientata in modo uscente. Consideriamo ora uno di questi componenti della rete, indicato come . Sia n il numero di collegamenti liformi tra esso ed il resto della rete. Considerando ora una supercie di controllo orientata che circonda il componente senza entrare al suo interno, essa interseca gli n collegamenti liformi in n punti, detti morsetti o poli (gura 2.1). Le cariche elettriche possono entrare o uscire dal componente solo attraverso ` questi collegamenti. Nel corso di Fisica si e studiata la Legge di continuit` della carica a elettrica. la quale afferma che non si crea, n si distrugge, carica elettrica. Pertanto, se e una certa regione dello spazio contiene una certa carica elettrica Q, essa pu` essere o dovuta ad esempio: allingresso della carica stessa attraverso la supercie di controllo che la circonda, alluscita di una carica uguale e contraria alla carica stessa attraverso la supercie di controllo che la circonda. ` ` Non e quindi possibile che la carica in si sia spontaneamente generata dal nulla. E per` possibile che una regione inizialmente neutra (quindi con una carica racchiusa o complessivamente nulla), diventi carica con una carica Q = 0 perch` due cariche e opposte +Q e Q si sono separate in essa, e la carica Q ha abbandonato la regione uscendo attraverso . ` Si precisa inoltre che la carica Q e una grandezza algebrica, pu` essere pertanto sia o positiva che negativa. Tornando ora ai due punti evidenziati sopra, si nota che cariche opposte con moti opposti sono equivalenti ai ni del bilancio delle cariche elettriche. Tale propriet` e a` vericata anche ai ni del calcolo del campo magnetico e trae la sua origine dai principi fondamentali della sica.

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI

Assumendo ora per una orientazione uscente, la legge di continuit` della carica a elettrica pu` cos` essere scritta nel caso pi` generale: o u Qint (t) = Qint (t2 ) Qint (t1 ) = Qusc (t) , (2.1)

` dove t2 e t1 sono due qualsiasi istanti temporali, t = t2 t1 e Qint e la carica totale racchiusa in , funzione del tempo t, Qint (t) la sua variazione temporale, ` denita nellintervallo di tempo t, Qusc e la differenza della carica positiva che, ` ` nellintervallo t, e uscita da , e della carica negativa che vi e entrata 1 . Nel caso delle reti elettriche, il fatto che la carica si possa muovere solo lungo le n connessioni liformi, porta a riscrivere cos` la (2.1):
n

Qint (t) =
k=1

Qusc (t) , k

(2.2)

` dove Qusc e la carica che ha attraversato la sezione trasversale di controllo posta sul k k-esimo collegamento liforme (gura 2.2), orientata in modo concorde a .

n k Sk

!"

Figura 2.2: Dettaglio del kesimo morsetto di un componente. Un riferimento uscente ` e stato adottato anche per la connessione liforme ad esso collegata.

2.3.2

Intensit` di corrente elettrica a

Si pu` ora considerare la quantit` di carica che esce in corrispondenza del morsetto o a ` k-esimo, quando lintervallo di tempo t tende a zero. Se la carica e una funzione continua del tempo, sar` anche Qusc 0, ma il rapporto Qusc /t potr` tendere ad a a k k un valore nito. Si denisce per questo lintensit` della corrente elettrica (nel nostro a caso uscente dal morsetto k-esimo) in questo modo: iusc (t) = lim k
def

Qusc (t) k t0 (t)

(2.3)

Si richiama lattenzione su questi due fatti: Il segno della corrente elettrica dipende dal riferimento adottato. Per il morsetto ` k-esimo e possibile anche adottare un riferimento entrante, si ottiene in tal caso la corrente entrante nel morsetto, di valore opposto alla corrente uscente.
1 Si osservi che la carica Qusc e una grandezza globale, perch associata ad un volume di misura nita ` e ` e ad un intervallo temporale, che e anchesso una regione di misura nita nellasse dei tempi. La carica ` ` racchiusa in e invece globale solo per quanto riguarda il volume, mentre e locale per quanto riguarda il tempo, essendo denita in una regione (listante temporale) di misura nulla nellasse dei tempi.

2.3. CORRENTE ELETTRICA

` La corrente, come la carica, e una grandezza algebrica, che pu` quindi assumere o valori sia positivi che negativi. Se una data corrente, ottenuta con un dato riferi` ` mento, e negativa, non e assolutamente il caso di cambiare il suo riferimento in modo da ottenere un numero positivo. In base alla denizione di corrente elettrica, si pu` allora cos` esprimere la legge di o continuit` in forma differenziale per una rete elettrica: a
n

iusc (t) = tot


k=1

iusc (t) = k

dQint dt

(2.4)

Nella teoria delle reti elettriche si assume lipotesi restrittiva che la totale corrente uscente da ogni componente sia nulla in ogni istante in ogni regime (purch` quasi e stazionario). Ogni componente della rete deve quindi poter essere circondato da una supercie chiusa in cui valga:
n

iusc (t) = tot


k=1

iusc (t) = 0 t k

(2.5)

Se tale supercie non esiste, loggetto non pu` far parte della rete elettrica. Ad esemo pio, una singola armatura di un condensatore non pu` far parte, da sola, di una rete o elettrica, dato che esiste una corrente non nulla entrante attraverso il morsetto del condensatore (g. 2.3 A). Il condensatore completo, formato dalle due armature, invece pu` far parte di una rete, dato che le correnti ai due morsetti i1 ed i2 sono eguali (g. o 2.3 B).

A) i1 !"

B) i1 !"

i2
Figura 2.3: Condensatore. Inne, si osserva che, quando si assume un riferimento uscente per misurare la corrente in alcuni dei morsetti ed il riferimento opposto per i rimanenti, nella 2.5 riferimenti opposti devono corrispondere a segni opposti davanti agli addendi: iusc (t) = tot
k

iusc (t) k
k

ientr (t) = 0 t k

(2.6)

2.3.3

Lamperometro

Nella teoria delle reti elettriche si considera uno strumento per la misura della corrente ` elettrica lungo una connessione liforme, detto amperometro, che e la schematizza` zione di uno strumento di misura reale. Tale strumento e dotato di due morsetti, e

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI

pu` essere collegato direttamente ad un morsetto di un componente della rete oppuo re pu` essere posto lungo una delle sue connessioni liformi. Poich , per denire la o e corrente elettrica, si devono specicare la supercie attraversata dalle cariche e la sua orientazione, avremo: La posizione dello strumento lungo una connessione corrisponde alla posizione della supercie di controllo, cio` la supercie attraversata dalle cariche. e Per ssare lorientamento della supercie si orienta lo strumento marchiando con il segno positivo (+) il morsetto da cui si contano positivamente le cariche positive entranti nello strumento, ed eventualmente con il segno negativo () laltro morsetto. In tal modo, lorientazione della supercie corrisponde al versore che va dal morsetto positivo al negativo (g. 2.4). Strumenti montati con i morsetti invertiti corrispondono a correnti misurate con riferimenti opposti, quindi di segno opposto.

Morsetto dingresso
+

Superficie di controllo Versore di orientamento Corrente misurata

Amperometro Morsetto duscita

Figura 2.4: Amperometro: vista dello strumento, delle sue connessioni e morsetti, e corrispondenti versore di riferimento e supercie di controllo. ` In alcuni strumenti il morsetto positivo non viene marchiato. Lo strumento e allora dotato di due cavi di collegamento di colore diverso: il cavo rosso corrisponde al morsetto positivo, il nero al negativo. Salvo diverse indicazioni, nel seguito si supporr` che: a Lo strumento fornisca il valore istantaneo di corrente attraverso la supercie di controllo, i(t). Lo strumento non inuisca sul comportamento della rete, limitandosi quindi alla ` sola misura della corrente. Perch` tale propriet` sia vericata, e necessario che e a lo strumento verichi le caratteristiche descritte pi` avanti, in sezione 2.8. u

2.4
2.4.1

Potenziale elettrico e tensione elettrica


Potenziale elettrico

` Per poter dire che in una rete elettrica la geometria delle connessioni e ininuente, oltre ` ad assumere che esse abbiano resistenza trascurabile, e necessario che leventuale forza elettrica che agisce lungo le connessioni sia conservativa nello spazio tra i componenti della rete: in tal modo il suo effetto (esprimibile mediante il lavoro che essa svolge sulle cariche in movimento tra un morsetto e laltro) dipende solo dai punti di arrivo e di partenza, corrispondenti ai morsetti dei componenti (gura 2.5).

2.4. POTENZIALE ELETTRICO E TENSIONE ELETTRICA

Chiaramente, poich` si suppone che le connessioni siano di resistenza trascurabile, e tale lavoro sar` sempre nullo lungo le connessioni liformi, ma potr` essere non nullo a a considerando percorsi nello spazio tra coppie di morsetti non collegati, quindi non lungo le connessioni della rete. Nella teoria delle reti elettriche si ammette che la forza elettrica specica sia ovunque e sempre conservativa nello spazio esterno alle superci k che delimitano i componenti della rete. Eventuali forze non conservative sono perci` presenti solo alo linterno delle singole superci k . Se tale supercie non esiste per uno degli oggetti, loggetto non pu` far parte di una rete elettrica. o

1 2
1

5 4

` Figura 2.5: Solo se la forza elettrica e conservativa il lavoro lungo le connessioni 1 e 2 ha lo stesso valore (nullo), qualunque sia la geometria delle due connessioni tra gli stessi morsetti. Ad esempio, quale supercie esterna di un avvolgimento che genera un campo magnetico, considerato come componente di una rete elettrica, si dovr` considerare a una supercie sufcientemente lontana dallavvolgimento, per far s` che il usso di induzione magnetica generato allinterno dellavvolgimento si richiuda per la massima parte dentro a , lasciando allesterno di questa supercie una parte assolutamente trascurabile (gura 2.6).

Figura 2.6: Avvolgimento percorso da corrente, linee del vettore induzione magnetica e possibile supercie del componente della rete. Come secondo esempio, quale supercie esterna che delimita una batteria, si potr` considerare il suo involucro esterno, dato che esso racchiude tutte le sostanze tra a le quali avvengono le reazioni chimiche che danno origine alla f.e.m..

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI

In elettrotecnica viene denito il vettore forza elettrica specica come forza per unit` di carica, pari al quoziente tra la forza che agisce su una particella dotata di a carica innitesima e la carica stessa. Tale grandezza ha le dimensioni di Volt/metro. ` Quando la forza elettrica e conservativa, si dimostra che la forza elettrica specica corrispondente si riduce al campo elettrico coulombiano. In tali condizioni, esiste un potenziale elettrico V (denito a meno di una costante additiva) che permette di esprimere il lavoro svolto dal vettore campo elettrico Ec , lungo una qualsiasi linea orientata dello spazio, di estremi A (iniziale) e B (nale), ` come differenza di potenziale. Tale lavoro e chiamato il lavoro elettrico specico Lsp ed ha le dimensioni di Joule/Coulomb=Volt:
B

LspAB, =
A,

Ec ut d = VAB = V (A) V (B)

(2.7)

Si noti che, nella differenza di potenziale, il potenziale viene preso con il suo segno per il punto di partenza (A) e con il segno opposto per il punto darrivo (B). Questo indipendentemente dal valore del potenziale stesso, che pu` essere sia positivo che o negativo. Si noti anche che, quando si considera la differenza V , il primo pedice corrisponde al punto di partenza ed il secondo al punto di arrivo. ` Il potenziale, assieme al campo coulombiano, e denito in ogni punto dello spazio, non solo allesterno delle superci k . Il campo coulombiano agisce dunque anche ` allinterno dei singoli componenti della rete e, come vedremo pi` avanti, e responsabile u del trasferimento di potenza elettrica da un componente allaltro. Nella teoria delle reti elettriche, essendo per ipotesi possibile solo una descrizione ` topologica e non geometrica della rete, non e possibile conoscere il valore del potenzia` le e del campo elettrico in un punto qualsiasi dello spazio. E possibile solamente conoscere il potenziale dei morsetti dei componenti ma, come vedremo, tale informazione ` e sufciente per studiare la rete.

2.4.2

Tensione elettrica

In elettrotecnica viene anche introdotto il concetto di tensione uAB , denita come il lavoro elettrico specico Lsp lungo una linea orientata dello spazio, di estremi A (iniziale) e B (nale), svolto da tutte le forze elettriche speciche di natura elettromagnetica. In generale la tensione non considera allora solo il contributo del solo campo coulombiano, ma tiene conto anche delle altre forze elettriche originate dai fenomeni magnetici, di natura non conservativa. Proprio per questo, in generale, la tensione dipende la percorso . Nella teoria delle reti elettriche, lipotesi di conservativit` della forza elettrica nello a spazio tra i componenti fa s` che la tensione coincida con la differenza di potenziale, ` u per cui non e pi` necessario specicare il percorso lungo il quale essa viene misurata, purch` sia tutto esterno ai componenti: e uAB = VAB = V (A) V (B) (2.8)

2.4.3

Il voltmetro

Nella teoria delle reti elettriche si fa uso di uno strumento per la misura della tensione ` elettrica lungo una linea, detto voltmetro, che e la schematizzazione di uno strumento

2.4. POTENZIALE ELETTRICO E TENSIONE ELETTRICA

` di misura reale. Tale strumento e dotato di due li di connessione (cordoni), che vanno disposti lungo la linea dello spazio lungo la quale si vuole misurare la tensione2 Poi` ` ch` la linea dello spazio e orientata, e necessario ssare lorientamento dello strumento, e marchiando con il segno positivo il morsetto dello strumento collegato, mediante il cordone, al punto di partenza della linea, ed eventualmente con il segno negativo laltro morsetto. Per questo, strumenti montati con i morsetti invertiti, anche se i loro cordoni giacciono lungo la stessa linea, corrispondono a tensioni misurate con riferimenti opposti, quindi di segno opposto.
A) B)

Morsetto iniziale
2 1 + 7 6 u1-6

Cordone dingresso Strumento Cordone duscita Morsetto finale

Linea orientata

4 11

5 10 9 8

Figura 2.7: A): Voltmetro: vista dello strumento, delle sue connessioni e morsetti. B): ` strumento inserito tra due morsetti di una rete elettrica: la sua indicazione e pari alla tensione u16 e non dipende dalla giacitura dei cordoni, purch` esterna ai componenti. e Si ricorda che i cordoni del voltmetro non sono connessioni della rete. ` In alcuni strumenti il morsetto positivo non viene marchiato. Lo strumento e allora dotato di due cavi di collegamento di colore diverso: il cavo rosso corrisponde al cordone collegato al punto dinizio della linea, quindi al morsetto positivo, il nero al cordone collegato al punto nale della linea, quindi al negativo. Come sopra descritto, nella teoria delle reti elettriche la tensione tra due punti non dipende dal percorso, quindi non dipende dalla giacitura dei cordoni del voltmetro, ma solo dai morsetti ai quali il voltmetro e collegato (gura 2.7). Si richiama lattenzione ` sul fatto che i cordoni del voltmetro non sono connessioni liformi tra i componenti della rete, essi servono solo per prelevare la grandezza da misurare. Salvo diverse indicazioni, nel seguito si supporr` che, anche nel caso del voltmetro: a Lo strumento fornisca il valore istantaneo di tensione tra i morsetti positivo e negativo u(t). Lo strumento non inuisca sul comportamento della rete, limitandosi quindi alla ` sola misura della tensione. Perch` tale propriet` sia vericata, e necessario che e a lo strumento verichi le caratteristiche descritte pi` avanti, in sezione 2.8. u
2 I cordoni del voltmetro fanno perci` parte dello strumento, a differenza dellamperometro. In generale, o ` quando e presente una forza elettrica non conservativa, modicando la giacitura dei cordoni del voltmetro cambia la sua indicazione.

10

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI

2.5

Propriet` e denizioni generali per i componenti di a una rete elettrica

Riassumiamo ora le due propriet` , gi` viste, che devono essere soddisfatte dai compoa a nenti di una rete elettrica, ed aggiungiamo ulteriori denizioni e propriet` generali dei a componenti di una rete elettrica. Ogni componente della rete elettrica pu` essere circondato da una supercie chiusa o k tale che: ` il componente e dotato di un numero nito n di morsetti o poli in corrispondenza dei quali sono presenti correnti entranti o uscenti dal componente. La ` totale corrente uscente da k e nulla in ogni istante e in ogni regime per ogni componente. ` la forza elettrica specica e conservativa nello spazio esterno alle superci k ` per cui esiste un potenziale scalare il cui valore e assegnato per ogni morsetto di ogni componente. Le tensioni tra i morsetti della rete sono pari a differenze di potenziale. A queste aggiungiamo il fatto che il comportamento dei componenti (ovvero le relazioni tra tensioni e correnti ai morsetti) non deve essere inuenzato dalle propriet` e a dalla geometria dei materiali presenti allesterno dei componenti stessi3 . ` Il generico componente della rete, dotato di n morsetti, e detto n-polo. Il caso pi` u ` semplice di n-polo e dato dal bipolo, in cui sono presenti due soli morsetti (gura 2.8 A). Tra i bipoli anticipiamo il cortocircuito ideale ed il lato aperto. Il primo rappresenta un componente caratterizzato da tensione ai morsetti trascurabile (idealmente nulla) per qualunque valore di corrente, e viene rappresentato come una semplice connessione liforme tra i due morsetti (gura 2.8 B). Il secondo invece rappresenta un componente che assorbe una corrente trascurabile (idealmente nulla) per ogni tensione presente ai suoi morsetti e viene rappresentato come una connessione liforme interrotta (gura 2.8 B). ` Un altro n-polo importante e il nodo, denito come un n-polo i cui n morsetti sono tutti sempre equipotenziali (gura 2.8 D). Nella maggior parte dei casi un nodo rappresenta un morsetto a cui sono collegati due o pi` collegamenti liformi. u ` Consideriamo ora lm-bipolo, che e un n-polo in cui gli n morsetti sono raggruppati in m coppie (quindi n=2m), dette porte elettriche, che vericano ognuna queste propriet` (gura 2.8 E): a ssato, per i due morsetti della porta, un comune riferimento per le correnti (ad ` esempio entrante), e nulla in ogni istante la corrente totale, pari alla somma delle due correnti ai morsetti. il comportamento elettrico del componente deve dipendere solo dalle tensioni esistenti tra le coppie dei morsetti che formano le porte (tensioni di porta), mentre non si considerano, e non sono inuenti, le tensioni eventualmente esistenti tra morsetti di porte diverse.
3 Ad esempio, considerando un avvolgimento in aria quale componente, se esso viene posto in vicinanza di una massa ferromagnetica, leffetto di deviazione delle linee del campo magnetico generato dallavvolgimento deve essere trascurabile, cos` da non alterare sensibilmente le propriet` elettriche del a componente.

2.6. POTENZA ELETTRICA SCAMBIATA IN REGIME STAZIONARIO


A) + I1 B) + C) +

11

U1

U1=0

I1

U1

I1=0

I1'=I1

D)

E)

K Ik

K' Ik' =Ik

Figura 2.8: A): Bipolo. Si noti la tensione U1 tra i due morsetti. B) Cortocircuito ideale. C) Lato aperto. D) Nodo a cui convergono pi` connessioni liformi. E) m-bipolo, in u ` cui e evidenziata la porta k-esima. ` Si noti che questultima condizione non sempre e una caratteristica intrinseca del componente, talvolta pu` essere imposta dalla struttura delle connessioni esistenti tra lno polo e gli altri componenti della rete. Dato un n-polo, esso pu` sempre essere pensato come un (n-1)-bipolo, ottenuto o dalln-polo considerando un morsetto come morsetto comune a tutte le porte, come ` illustrato in g. 2.9. La corrente uscente dal morsetto comune (3) e infatti pari al` la somma delle correnti entranti nei rimanenti morsetti. E inoltre possibile riferire i potenziali dei nodi 1 e 2 rispetto al nodo 3, considerando quindi le due porte 1-1 e 2-2.

2.6
2.6.1

Potenza elettrica scambiata in regime stazionario


Potenza elettrica scambiata da un n-polo

La trattazione seguente vale a rigore solamente in regime stazionario. Si ricorda che, ` in una rete elettrica, e dovunque presente la forza elettrica specica, mentre solo allinterno degli n-poli potr` essere presente una forza non conservativa. Si consideri ora un a ` n-polo, di cui e la supercie esterna di conne, sulla quale si trovano gli n morsetti. Il lavoro elettrico specico che il campo coulombiano subisce allesterno delln-polo (comprendendo in questa regione tutto lo spazio in cui si svolge il percorso delle linee ` di corrente, compresi anche gli altri n-poli della rete), e pari al lavoro elettrico che esso

12

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI

A)

1 2

B) 1'

1 2 2'

3 3
Figura 2.9: N-polo ed (n-1)-bipolo equivalente. I morsetti 1 e 2 sono stati riportati per evidenziare le tensioni di porta equivalenti. svolge allinterno. Infatti il campo elettrico coulombiano svolge un lavoro globalmente ` nullo lungo una linea chiusa, qual e una linea di corrente in regime stazionario. Si pu` o perci` calcolare il lavoro elettrico innitesimo svolto dal campo coulombiano allino terno delln-polo (e perci` assorbito dalln-polo) immaginando di portare, a partire da o un punto generico P esterno agli n-poli, un insieme di n cariche innitesime qk agli n morsetti. La somma totale di queste cariche deve essere zero, per rispettare le propriet` a delln-polo. Il lavoro elettrico innitesimo Lass assorbito dalln-polo vale:
n

Lass =
k=1

[VP Vk ] qk ,

dove VP e Vk sono i potenziali rispettivamente del punto P e del k-esimo morsetto. n Poich k=1 qk = 0, si ricava che: e
n

Lass =
k=1

Vk qk

(2.9)

Per passare ora dal lavoro elettrico innitesimo alla potenza assorbita Pass , dividiamo il lavoro elettrico per il tempuscolo dt in cui si suppone sia avvenuto lo spostamento delle cariche. Si ricava inne:
n

Pass =
k=1

V k Ik ,

(2.10)

dove Ik = dqk /dt sono le correnti entranti nelln-polo. Si mettono in evidenza i seguenti aspetti: ` Per calcolare la potenza assorbita, nella 2.10 la corrente ai morsetti e stata considerata entrante, poich le cariche sono state portate ai morsetti delln-polo dallee sterno. Se la corrente viene considerata uscente, con la 2.10 si ottiene la potenza erogata dalln-polo. Questo cambiamento equivale infatti ad avere cambiato il riferimento per il calcolo del lavoro delle forze elettriche.

2.6. POTENZA ELETTRICA SCAMBIATA IN REGIME STAZIONARIO

13

` Il potenziale del punto P assunto come sorgente delle cariche e ininuente, cos` come i potenziali Vk possono essere determinati a meno di una comune costante additiva. Infatti se, al posto del generico potenziale Vk , si considerasse un potenziale Vk + V0 , con V0 uguale per tutti gli n morsetti, si otterrebbe:
n n n

Pass =
k=1

(Vk + V0 ) Ik =
k=1

Vk Ik + V0
k=1

Ik

` In questespressione lultima sommatoria e evidentemente nulla.

2.6.2

Potenza elettrica scambiata da un m-bipolo

Per calcolare la potenza assorbita da un m-bipolo, si utilizza la 2.10, in cui viene messo in evidenza il contributo di entrambi i morsetti di ogni porta (gura 2.10):
m

Pass =
k=1

(Vk Ik + Vk Ik )

` In questa formula viene sommato il contributo di tutte le porte ed in essa si e assunto per Ik ed Ik il riferimento entrante, cosicch , per la k-esima porta si ha Ik + Ik = 0. e Quindi:
m m

Pass =
k=1

(Vk Vk ) Ik =
k=1

Uk Ik ,

(2.11)

` dove Uk = Vkk = Vk Vk e la tensione ai morsetti della porta k-esima, misurata a partire dal morsetto di ingresso per la corrente.

Ik

ingresso porta k-esima uscita porta k-esima

k' Ik' =-I k

Figura 2.10: Morsetti e correnti nella porta elettrica generica. ` La totale potenza scambiata da un m-bipolo e quindi pari alla somma delle potenze scambiate dalle sue m porte. Se, nella 2.11, si inverte il riferimento delle sole correnti o delle sole tensioni, ragionando come gi` fatto a proposito delln-polo, si ottiene la a potenza erogata. La potenza scambiata da un n-polo pu` essere calcolata anche usando o ` la 2.11, considerando che un n-polo e equivalente ad un (n-1)-bipolo. Supponiamo infatti di considerare il morsetto n-esimo delln-polo come il morsetto comune a tutte n1 le n-1 porte dell(n-1) bipolo equivalente. Si ha allora In = k=1 Ik , da cui:

14

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI

n1

n1

n1

Pass =
k=1

(Vk Vn ) Ik =
k=1

Vk Ik
k=1

Vn Ik =
k=1

V k Ik ,

ovvero la 2.10.

2.7

Convenzioni per tensioni e correnti

` Nelle due sezioni precedenti si e parlato di potenza scambiata, mettendo in evidenza come, a seconda del riferimento di tensione e corrente, essa possa essere intesa come assorbita o erogata (indipendentemente dal segno risultante dal calcolo). Nella teoria delle reti elettriche si stabiliscono perci` due convenzioni, che ssano lorientazione o mutua del potenziale del morsetto (o della tensione di porta) e della corrente. Si noti che ` e possibile, per una porta elettrica, cambiare simultaneamente i riferimenti di tensione e di corrente, senza che la potenza scambiata dalla porta cambi. Cambiano infatti di segno entrambi i fattori del prodotto.

2.7.1

Convenzione dellutilizzatore

` Quando si adotta la convenzione dellutilizzatore, la potenza assorbita Pass e positiva quando il componente o la porta sta sicamente assorbendo potenza. Nel caso degli n-poli la convenzione prevede allora che tutti i riferimenti di corrente per gli n morsetti siano entranti (gura 2.11 A), e la potenza assorbita viene espressa ancora con la 2.10. Nel caso della porta k-esima di un m-bipolo, il riferimento della corrente dovr` a essere entrante in corrispondenza del morsetto assunto come punto di inizio per il calcolo della tensione (e, quindi, marcato con il segno +) (gura 2.11 B), e la potenza assorbita dalla porta viene espressa ancora con la 2.11.

A) I1

1 2 I2 I3 3

B)

Ik + Uk - k' k

Figura 2.11: Convenzione dellutilizzatore: A) per gli n-poli, B) per un porta di un m-bipolo

2.7.2

Convenzione del generatore

` Quando si adotta la convenzione del generatore, la potenza erogata Perog e positiva quando il componente o la porta sta sicamente erogando potenza al resto della rete.

2.7. CONVENZIONI PER TENSIONI E CORRENTI

15

Nel caso degli n-poli la convenzione prevede allora che tutti i riferimenti di corrente per gli n morsetti siano uscenti (gura 2.12 A), e la potenza erogata viene espressa come la 2.10. Nel caso della porta k-esima di un m-bipolo, il riferimento della corrente dovr` a essere uscente in corrispondenza del morsetto assunto come punto di inizio per il calcolo della tensione (e, quindi, marcato con il segno +) (gura 2.12 B), e la potenza erogata dalla porta viene espressa come la 2.11.

A) I
1

1 2 I2 I3 3

B) Ik + Uk - k' k

Figura 2.12: Convenzione del generatore: A) per gli n-poli, B) per un porta di un m-bipolo ` Nel caso degli m-bipoli e possibile adottare una convenzione per alcune porte, e laltra per le porte rimanenti. Di questo si deve tenere conto quando si calcola la totale potenza scambiata come somma delle potenze delle singole porte. ` Si osserva inne che, poich` il resistore e solamente in grado di trasformare lavoro e elettrico in calore, esso avr` sempre una potenza assorbita positiva. Assumendo invece a la convenzione del generatore, la potenza scambiata sar` negativa. a

2.7.3

Il wattmetro

Nella teoria delle reti elettriche si fa uso di uno strumento per la misura della potenza ` scambiata da una porta elettrica, detto wattmetro, che e la schematizzazione di uno strumento di misura reale. Data una porta, una volta ssata la sua convenzione ed assegnati coerentemente ad ` ` essa i valori di tensione U e corrente I, si e visto che la potenza scambiata e pari a P = U I. Lo strumento che la misura, quindi, deve misurare simultaneamente sia la corrente che la tensione, e pertanto deve possedere alcune caratteristiche sia dellamperometro, per quanto riguarda la misura della corrente, che del voltmetro, per quanto riguarda la tensione. In generale, lo strumento dovr` possedere quattro morsetti, a cui saranno a collegati: due li di connessione voltmetrica (cordoni) per la misura della tensione, che vanno disposti lungo la linea orientata dello spazio lungo la quale si vuole misurare la tensione. due li di connessione amperometrica (cordoni) per la misura della corrente, che vanno disposti in modo da essere attraversati dalla corrente. ` Lorientamento dello strumento e quindi denito una volta orientate entrambe le connessioni:

16

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI Per la misura della corrente si marchia con il segno positivo (+) il morsetto dello strumento collegato da cui si contano positivamente le cariche positive entranti nello strumento, ed eventualmente con il segno negativo () laltro morsetto. Si rinvia allamperometro per i dettagli relativi a queste connessioni (sezione 2.3.3, pag. 5) Per la misura della tensione si marchia con il segno positivo il morsetto dello strumento collegato, mediante il cordone, al punto di partenza della linea , ed eventualmente con il segno negativo laltro morsetto. Si rinvia al voltmetro per i dettagli relativi a queste connessioni (sezione 2.4.3, pag. 8)

Anche nel caso del wattmetro, i cordoni voltmetrici fanno parte dello strumento. In ` generale, quando e presente una forza elettrica non conservativa, modicando la loro giacitura cambia lindicazione dello strumento. In teoria delle reti elettriche la tensione dipende solo dai punti iniziale e nale della linea e dal suo orientamento, non dalla sua forma. Baster` quindi specicare a quali morsetti vanno collegati i cordoni voltmetrici, a specicando a quale va collegato quello positivo (Fig. 2.13) Si osserva inne che, es-

Linea orientata
Corrente

Connessioni voltmetriche
+

Connessioni amperometriche

Figura 2.13: Wattmetro: vista generica dello strumento, delle sue connessioni e morsetti. sendo la potenza pari al prodotto di tensione per corrente, quando si scambiano tra loro i due morsetti delle connessioni voltmetriche, o quelli delle connessioni amperometriche, a parit` di geometria, lindicazione dello strumento cambia di segno. Essa invece a non cambia se vengono invertite simultaneamente sia le connessioni amperometriche che voltmetriche. In Fig. 2.14 vengono riassunte le quattro possibili combinazioni di connessioni per misurare la potenza assorbita ed erogata Salvo diverse indicazioni, nel seguito si supporr` che, anche nel caso del wattmetro: a Lo strumento fornisca il valore istantaneo di potenza scambiata dalla porta p(t) = u(t) i(t). Lo strumento non inuisca sul comportamento della rete, limitandosi quindi alla sola misura simultanea della tensione e corrente. Perch` tale propriet` sia vee a ` ricata, e necessario che lo strumento verichi le caratteristiche descritte nella sezione seguente.

2.8. STRUMENTI DI MISURA IDEALI

17

A)

connessioni voltmetriche

B)

connessioni amperometriche

+ u -

+ + i

P=u.i=Pass
C) D)

+ - + u + P=u.i=P

ass

+ u -

u +

+ +

P=u.i=Perog

P=u.i=Perog

Figura 2.14: Effetto dellorientazione delle connessioni del wattmetro: A-B): strumento che misura la potenza assorbita da una porta. D-E) strumento che misura la potenza erogata da una porta.

2.8

Strumenti di misura ideali

Siamo ora in grado di esprimere le condizioni perch` uno strumento di misura non e ` ` perturbi la rete in cui e inserito. Il principio fondamentale e che lo strumento non deve assorbire alcuna potenza, pertanto: Considerando lamperometro come un bipolo, ed essendo in generale non nulla la corrente che lo attraversa, dovr` essere nulla la tensione ai suoi morsetti. Nella a rete lamperometro e quindi rappresentabile come un cortocircuito, ovvero un ` bipolo che ha tensione nulla ai suoi morsetti per qualunque corrente. Considerando il voltmetro come un bipolo, ed essendo in generale non nulla la tensione ai suoi morsetti, dovr` essere nulla la corrente che lo attraversa. Nella a rete il voltmetro e quindi rappresentabile come un lato aperto, ovvero un bipolo ` che ha corrente nulla ai suoi morsetti per qualunque tensione. Considerando il wattmetro, essendo in generale non nulla la tensione lungo le connessioni voltmetriche, dovr` essere nulla la corrispondente corrente lungo a queste. Dualmente, essendo in generale non nulla la corrente che attraversa lo strumento mediante le connessioni amperometriche, dovr` essere nulla la cora rispondente tensione. Nella rete, per quanto riguarda le connessioni voltmetriche, il wattmetro e quindi rappresentabile come un lato aperto mentre, per `

18

CAPITOLO 2. NOZIONI PRELIMINARI quanto riguarda le connessioni amperometriche, esso e rappresentabile come ` un cortocircuito.

Gli strumenti reali sono caratterizzati da un comportamento pi` o meno prossimo a u quanto sopra scritto. In particolare, un amperometro reale sar` caratterizzato da una, sia a pur piccola, tensione ai morsetti, cos` come un voltmetro assorbir` una sia pur piccola a corrente. Nelle reti elettriche gli strumenti di misura reali vengono allora rappresentati mediante circuiti equivalenti composti da strumenti ideali e resistori.

Capitolo 3

Principi di Kirchhoff
3.1 Denizioni preliminari

Le ipotesi di base relative alle reti di n-poli a parametri concentrati possono essere espresse in modo alternativo mediante i cosiddetti Principi di Kirchhoff. Prima di ` enunciarli e per` necessario dare alcune denizioni. Dora in poi useremo il termio ne lati della rete intendendo le sue connessioni liformi, oppure bipoli completi delle loro due connessioni con altri nodi della rete. Una rete si dice connessa se, per ogni coppia di n-poli che la compongono, esiste almeno un percorso (che si svolga lungo i lati o allinterno degli n-poli), che li collega (gura 3.1).

A)

B)

Figura 3.1: A): Rete connessa. B): Rete non connessa Si denisce Insieme di taglio un sottoinsieme dei lati della rete tale che: 19

20

CAPITOLO 3. PRINCIPI DI KIRCHHOFF la rimozione di questi lati dalla rete, rende questa non connessa; la riaggiunta alla rete, anche di un solo lato dellinsieme di taglio, rende la rete nuovamente connessa.

Ogni insieme di taglio corrisponde ad una supercie chiusa che interseca tutti e soli i lati dellinsieme di taglio. Fissando un orientamento per tale supercie (per esempio uscente), tutti i lati dellinsieme di taglio potranno ricevere un orientamento comune, come rappresentato nella gura 3.2. Nella gura sono evidenziati i lati di un insieme di taglio di una rete. Si noti che, per una data rete, gli insiemi di taglio possono esser pi` duno, inoltre un certo lato pu` u o far parte di pi` di un insieme di taglio. Inne, linsieme di taglio pu` essere formato da u o ` connessioni che non fanno capo allo stesso n-polo. Un insieme di taglio e formato solo da lati, non dalla supercie chiusa che ad esso corrisponde, n dai componenti della e rete eventualmente racchiusi in essa.

Figura 3.2: Un insieme di taglio di una rete (le connessioni che lo formano sono rappresentate in linea pi` spessa) e supercie chiusa che interseca gli elementi dellinsieme u di taglio. I lati dellinsieme di taglio sono orientati concordemente con la direzione uscente da . Si denisce maglia di una rete elettrica un qualunque percorso chiuso e non intrecciato, che si svolge allesterno dei componenti della rete. Dal punto di vista pratico hanno interesse le sole maglie che toccano i morsetti dei componenti o i nodi della rete. Si chiama lato della maglia un tratto della maglia compreso tra due morsetti o ` nodi. Affermare che il percorso che identica la maglia non e intrecciato implica che ad ogni nodo o morsetto della maglia facciano capo solo due lati della maglia stessa. ` Ad esempio, in gura 3.3 e messa in evidenza una maglia, formata dai lati compresi tra i morsetti/nodi A, B,C,D, A. La linea chiusa pu` essere dotata di unorientazione, corrispondente ad uno o alo laltro verso di percorrenza. Si possono allora orientare tutti i lati della maglia, assu-

3.1. DEFINIZIONI PRELIMINARI

21

mendo per essi un orientamento concorde con il verso di percorrenza della maglia. Ad ` esempio, alla maglia di gura e stato attribuito il verso di percorrenza antiorario. Una maglia pu` essere formata da alcuni lati della rete e da tratti non corrispondenti o al alcun lato.

A B

Figura 3.3: Una maglia della rete (i suoi lati sono rappresentati con la linea tratteggiata) . Ogni maglia corrisponde ad una linea chiusa, essa identica quindi una supercie ` ` di cui essa e il contorno. Se questa supercie non e attraversata da alcuna connessione della rete (escludendo la possibilit` che la connessione venga slata dalla supercie, a deformandola, ma senza la necessit` di aprirla), si dice che la maglia non concatena a ` alcun lato ed e detta anello (gura 3.4).

G A) E B A D H F F C A B B) E

C D H

Figura 3.4: A) lato EF della maglia EFHGE concatenato con la maglia ABCDA, B) anello ABCDA, dal quale si possono slare verso il basso i lati EF ed HG della maglia EFHGE senza doverli aprire.

22

CAPITOLO 3. PRINCIPI DI KIRCHHOFF

3.2

Primo principio di Kirchhoff

Il primo principio di Kirchhoff afferma che, ssato un comune riferimento per tutti i lati che formano un insieme di taglio (ad es. tutti uscenti dalla supercie chiusa che lo identica), e in ogni istante nulla la totale corrente su di essi. ` La validit` di tale principio consegue dalla denizione stessa di n-polo: la supercie a chiusa che corrisponde ad un insieme di taglio racchiude uno o pi` n-poli. Essa u ` identica quindi un n-polo (dove n e il numero di lati che formano linsieme di taglio), formato da tutti gli n-poli racchiusi e dai collegamenti tra loro. Per questo n-polo vale allora ancora la 2.5. Se i riferimenti di alcune correnti fossero discordi con quello ssato, si cambieranno di segno le corrispondenti correnti:
n

ik (t) = 0
k=1

(3.1)

3.3

Secondo principio di Kirchhoff

Il secondo principio di Kirchhoff afferma che, ssato un comune verso di percorrenza per tutti i lati che formano una maglia (ad es. concorde con un verso di percorrenza della maglia), in ogni istante, e nulla la somma delle tensioni lungo i lati della maglia. ` La validit` di tale principio consegue dalla conservativit` della forza elettrica spea a cica nello spazio esterno ai componenti della rete. Risulta inoltre chiaramente indifferente lordine in cui si sommano le tensioni lungo i vari lati. Se i riferimenti di alcuni lati fossero discordi con il verso di percorrenza della maglia, si cambieranno di segno le corrispondenti tensioni. Nel caso la maglia abbia l lati si otterr` dunque: a
l

uk (t) = 0 t
k=1

(3.2)

Nellesempio della gura 3.3, si scriver` uAB (t) + uBC (t) + uCD (t) + uDA (t) = a 0 t. Se, ad esempio, la tensione sul lato BC avesse un riferimento opposto a quello della maglia, si avr` : uAB (t) uCB (t) + uCD (t) + uDA (t) = 0. a Se un lato della maglia corrisponde ad una connessione liforme tra due morsetti, ad esso corrisponde una tensione nulla. Se, invece, il lato corrisponde ad un bipolo o non segue connessioni, potr` essere presente una tensione non nulla. a

Capitolo 4

Bipoli
4.1 Introduzione

Nella parte precedente abbiamo accennato al generatore ed al resistore, che sono componenti caratterizzati da due morsetti, e quindi sono dei bipoli. Esaminiamo ora in modo pi` sistematico le propriet` dei bipoli. u a Innanzitutto affermiamo che, in una rete elettrica, i bipoli sono una rappresentazione equivalente di componenti reali, in base ad un loro modello accettabile per il tipo di studio da condurre. Uno stesso componente pu` infatti essere rappresentato o da bipoli di tipo diverso a seconda delle sue condizioni di funzionamento e delle sue caratteristiche. Ad esempio, un avvolgimento fatto di materiale molto resistivo potr` essere semplicemente rappresentato come un resistore equivalente, trascurando le a sue propriet` induttive (legate cio` alla sua capacit` di generare un campo magnetico). a e a Lo stesso oggetto, quando lavora in regime periodico ad alta frequenza, pu` vedere le o sue propriet` induttive prevalere decisamente su quelle resistive, al punto da rendere a accettabile la sua rappresentazione mediante un induttore ideale, di cui si trascura la resistenza. Non si confondano quindi i componenti reali di una rete elettrica, con la loro rappresentazione mediante bipoli, n-poli o m-bipoli equivalenti. Un bipolo corrisponde ad una porta elettrica, e le sue condizioni di funzionamento sono quindi descritte dalla corrente i(t) e dalla tensione u(t) di porta ai due morsetti, le quali possono essere specicate usando riferimenti indipendenti, da specicare in uno di questi modi: Specicando i riferimenti di tensione e corrente mediante i pedici (gura 4.1 A. Ad esempio, per un bipolo collegato ai morsetti A e B si possono avere la corrente iAB , il cui riferimento va dal morsetto A al morsetto B, e la tensione uAB , misurata partendo dal morsetto A ed arrivando al morsetto B, lungo un percorso esterno al bipolo. Specicando quale dei due sia il morsetto positivo, e specicando la convenzione adottata (generatore o utilizzatore, come descritto a pag. 14) (gura 4.1 B). Alcuni componenti a due morsetti, da schematizzare mediante bipoli, non hanno affatto lo stesso comportamento se montati con i morsetti invertiti. Si pensi ad esempio alleffetto del montaggio invertito di una batteria in unapparecchiatura. Risulta allora necessario evitare di poter scambiare tra loro i morsetti e ci` pu` essere ottenuto, per o o 23

24

CAPITOLO 4. BIPOLI

+ A

uAB iAB

+ A

u i

Figura 4.1: A) Bipolo per il quale si ssano i riferimenti di tensione e corrente mediante i pedici. B) Bipolo per il quale si ssano il morsetto positivo e la convenzione. i due modi sopra descritti, marcando in modo permanente i morsetti del componente reale o contrassegnando il suo morsetto positivo.

4.2

Bipoli in regime stazionario

In regime stazionario le condizioni di lavoro di un bipolo sono determinate unicamente dai valori di tensione U e corrente I ai morsetti. A seconda del tipo di bipolo, la relazione tra U ed I pu` assumere le forme pi` varie. Nel seguito si supporr` che essa sia o u a esprimibile mediante una funzione implicita: f (U, I) = 0 (4.1)

A questa curva corrisponde una curva nel piano U I detta caratteristica statica ` del bipolo. A seconda della forma della sua caratteristica statica, un bipolo e detto: ` Afne, quando la caratteristica e una retta, passante o meno per lorigine:

U + I + = 0, dove , e sono opportune costanti. Se la retta passa per lorigine ( = 0) si ` dice anche che il bipolo e lineare, e solo in tal caso ad una combinazione lineare delle tensioni applicate corrisponde una combinazione lineare delle correnti, con gli stessi pesi (gura 4.2 A). ` Simmetrico, quando la caratteristica e simmetrica rispetto allorigine (gura 4.2 B). In questo caso i morsetti del bipolo possono essere scambiati senza che cambi la caratteristica del bipolo:

f (U, I) = 0

f (U, I) = 0

Inerte, quando la caratteristica passa per lorigine (gura 4.2 C): f (0, 0) = 0

4.2. BIPOLI IN REGIME STAZIONARIO

25

Passivo, quando, assumendo la convenzione dellutilizzatore, in ogni punto della caratteristica assorbe una potenza Pass = ui 0 U I (gura 4.2 D). In ` caso contrario e detto attivo (esisteranno allora dei punti della caratteristica in cui il bipolo eroga potenza). La curva caratteristica di un bipolo passivo si estende quindi solamente al primo e terzo quadrante. Se si estende su entrambi, il bipolo ` passivo e anche inerte. Controllato in tensione e/o in corrente, quando la caratteristica pu` essere resa o funzione esplicita della tensione o, rispettivamente della corrente (gura 4.2 E):

I = f (U )

oppure

U = f (I)

` ` Se la curva caratteristica e una funzione invertibile, il bipolo e comandato sia in tensione che in corrente. Comandato , quando la caratteristica del bipolo pu` essere modicata agendo o su una grandezza di comando (che pu` anche essere una grandezza elettrica; se o ` ` lo e, e diversa da U ed I) (gura 4.2 F). Questi bipoli non sono rappresentati da ununica caratteristica, ma da una famiglia di caratteristiche: ogni curva della famiglia corrisponde ad un valore della grandezza di comando.

4.2.1

Esempi

` 1. Un generatore ideale di tensione e un bipolo afne, non simmetrico, controllato ` ` in corrente (gura 4.3 A). Se la f.e.m. impressa E e non nulla, il bipolo non e ` ` inerte. La caratteristica del generatore e infatti rettilinea, ma in generale non e ` simmetrica rispetto allorigine (lo e solo se E = 0). Inoltre la tensione impressa ` e una funzione costante della corrente: E = E (I) = costante. Inne, poich , e ` per E = 0, esistono dei valori di I per i quali la potenza erogata e positiva, il ` bipolo e attivo. ` ` 2. Un cortocircuito ideale e governato dalla caratteristica U (I) = 0, e pertanto un bipolo afne, simmetrico, inerte controllato in corrente (gura 4.3 B). Il cortocircuito ideale pu` essere anche pensato come un generatore di f.e.m nulla. o 3. Un generatore di corrente ideale, denito per dualit` rispetto al generatore di a ` f.e.m. ideale, e un bipolo afne, non simmetrico, controllato in tensione secondo la legge I = I (U ) = J = costante, non inerte ed attivo (gura 4.3 C). ` ` 4. Un lato aperto e governato dalla caratteristica I (U ) = 0, e pertanto un bipolo afne, simmetrico, inerte, controllato in tensione (gura 4.3 D). Il lato aperto pu` essere anche pensato come un generatore di corrente nulla. o 5. Un transistor a giunzione pu` essere pensato anche come un bipolo comandato o di cui, ponendo U = UCE pari alla tensione tra collettore ed emettitore, ed I = IE la corrente allemettitore, si pu` tracciare una famiglia di curve U (I) al o ` variare della corrente di base Ib , che e la grandezza di comando.

26

CAPITOLO 4. BIPOLI

4.3

Bipoli in regime variabile quasi stazionario

` In regime variabile quasi stazionario il comportamento di un bipolo e descritto ancora dalla tensione e dalla corrente ai morsetti (dopo aver contrassegnato i morsetti ed assunto per entrambe un riferimento, come descritto a pag. 23), ma queste grandezze saranno in generale delle funzioni del tempo: u(t) ed i(t). Non risulta, di norma, pi` u possibile tracciare una caratteristica esterna f (u, i) = 0, perch` il legame tra u ed i, e ad un certo istante, non dipende solo dal valore attuale di queste grandezze, ma anche dai valori assunti negli istanti precedenti o dalle derivate delle grandezze rispetto al tempo. Di solito risulta possibile legare tensione e corrente mediante una relazione differenziale avente ordine n nella tensione ed m nella corrente: f u, dn u di d2 i dm i du d2 u , 2 , . . . , n , . . . , i, , 2 , . . . , m dt dt dt dt dt dt =0 (4.2)

` u Quando n = m = 0, la relazione tensione-corrente non e pi` differenziale. Se i parametri del bipolo (quali, ad esempio, la sua resistenza, la corrente impressa...) non cambiano nel tempo, la 4.2 coincide con la caratteristica statica (4.1). Nel seguito si ` considereranno solo bipoli elementari, in cui la 4.2 e una relazione algebrica o une` quazione differenziale nella sola tensione o nella sola corrente. Se n e lordine di questa equazione differenziale, il bipolo sar` detto di ordine n. a ` Il fatto che tensione e corrente siano legate da unequazione differenziale e di solito indice che, allinterno del bipolo, avviene una conversione del lavoro elettrico in energia immagazzinata in modo reversibile, come si avr` modo di approfondire studiando a i fenomeni capacitivi ed induttivi. ` In regime variabile si d` inoltre una diversa denizione di bipolo passivo: e passivo a un bipolo che non pu` mai erogare pi` lavoro elettrico di quanta sia lenergia immao u gazzinata in modo reversibile al suo interno. Dato un bipolo passivo, potranno quindi esistere degli istanti in cui esso assorbe potenza ed altri in cui esso la eroga. Il bilancio energetico in ogni intervallo di tempo sar` comunque tale che il lavoro elettrico erogaa to durante lintervallo in esame non sar` mai superiore allenergia immagazzinata nel a bipolo allinizio dellintervallo.

4.3.1

Esempi

` 1. Un resistore in regime variabile e governato dallequazione u(t) = Ri(t), (4.3)

` esso e dunque un bipolo di ordine zero, passivo (se R > 0), dato che esso non ` immagazzina energia in modo reversibile (la conversione in calore e irreversibile non essendo il resistore in grado di trasformare il calore in lavoro elettrico). ` 2. Un condensatore in regime variabile e governato dallequazione iC (t) = C duC (t) , dt (4.4)

` esso e dunque un bipolo di ordine uno, passivo, dato che il condensatore non pu` o erogare pi` lavoro elettrico, a partire da un certo istante, di quanta sia lenergia u elettrostatica Wc = Cu2 (t)/2 che esso immagazzina in quellistante. c

4.3. BIPOLI IN REGIME VARIABILE QUASI STAZIONARIO

27

A) bipolo affine

B) U bipolo simmetrico

I bipolo lineare

C)

U non inerte

D) attivo

I inerte

I passivo

E)

controllato in tensione

F)

I controllato in corrente

bipolo comandato I

Figura 4.2: Classicazione dei bipoli in base alla loro caratteristica statica.

28

CAPITOLO 4. BIPOLI

A)

U E

B) U

C)

D)

Figura 4.3: Curve caratteristiche: A) generatore ideale di f.e.m, B) lato cortocircuitato, C) generatore ideale di corrente, D) lato cortocircuitato.

Elenco delle gure


2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 Componente di una rete elettrica provvisto di n=7 collegamenti liformi e supercie di controllo orientata in modo uscente. . . . . . . . Dettaglio del kesimo morsetto di un componente. Un riferimento uscen` te e stato adottato anche per la connessione liforme ad esso collegata. Condensatore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Amperometro: vista dello strumento, delle sue connessioni e morsetti, e corrispondenti versore di riferimento e supercie di controllo. . . . . ` Solo se la forza elettrica e conservativa il lavoro lungo le connessioni 1 e 2 ha lo stesso valore (nullo), qualunque sia la geometria delle due connessioni tra gli stessi morsetti. . . . . . . . . . . . . . . . . . Avvolgimento percorso da corrente, linee del vettore induzione magnetica e possibile supercie del componente della rete. . . . . . . . . A): Voltmetro: vista dello strumento, delle sue connessioni e morsetti. B): strumento inserito tra due morsetti di una rete elettrica: la sua ` indicazione e pari alla tensione u16 e non dipende dalla giacitura dei cordoni, purch` esterna ai componenti. Si ricorda che i cordoni del e voltmetro non sono connessioni della rete. . . . . . . . . . . . . . . . A): Bipolo. Si noti la tensione U1 tra i due morsetti. B) Cortocircuito ideale. C) Lato aperto. D) Nodo a cui convergono pi` connessioni u ` liformi. E) m-bipolo, in cui e evidenziata la porta k-esima. . . . . . . N-polo ed (n-1)-bipolo equivalente. I morsetti 1 e 2 sono stati riportati per evidenziare le tensioni di porta equivalenti. . . . . . . . . . . Morsetti e correnti nella porta elettrica generica. . . . . . . . . . . . . Convenzione dellutilizzatore: A) per gli n-poli, B) per un porta di un m-bipolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Convenzione del generatore: A) per gli n-poli, B) per un porta di un m-bipolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Wattmetro: vista generica dello strumento, delle sue connessioni e morsetti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Effetto dellorientazione delle connessioni del wattmetro: A-B): strumento che misura la potenza assorbita da una porta. D-E) strumento che misura la potenza erogata da una porta. . . . . . . . . . . . . . . A): Rete connessa. B): Rete non connessa . . . . . . . . . . . . . . . Un insieme di taglio di una rete (le connessioni che lo formano sono rappresentate in linea pi` spessa) e supercie chiusa che interseca u gli elementi dellinsieme di taglio. I lati dellinsieme di taglio sono orientati concordemente con la direzione uscente da . . . . . . . . 29

3 4 5 6

7 7

2.6 2.7

2.8

11 12 13 14 15 16

2.9 2.10 2.11 2.12 2.13 2.14

17 19

3.1 3.2

20

30 3.3 3.4

ELENCO DELLE FIGURE Una maglia della rete (i suoi lati sono rappresentati con la linea tratteggiata) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A) lato EF della maglia EFHGE concatenato con la maglia ABCDA, B) anello ABCDA, dal quale si possono slare verso il basso i lati EF ed HG della maglia EFHGE senza doverli aprire. . . . . . . . . . . . A) Bipolo per il quale si ssano i riferimenti di tensione e corrente mediante i pedici. B) Bipolo per il quale si ssano il morsetto positivo e la convenzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Classicazione dei bipoli in base alla loro caratteristica statica. . . . . Curve caratteristiche: A) generatore ideale di f.e.m, B) lato cortocircuitato, C) generatore ideale di corrente, D) lato cortocircuitato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

21

21

4.1

4.2 4.3

24 27

28

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