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LE LUCERNE DI BRONZO

Pi complesso per questa classe di materiali rispetto alle lucerne fittili stabilire, in base alle tipologie, una seriazione cronologica, infatti il bronzo, utilizzato per realizzare oggetti che durassero nel tempo, consentiva un riuso parziale o totale, per cui lucerne prodotte in epoche precedenti potevano essere riutilizzate perch integre o perch potevano essere sistemate o modificate soprattutto nelle parti di pi facile sostituzione. Molto pi esiguo il loro numero per il costo notevolmente pi alto e quindi per la scarsa richiesta della clientela che doveva essere benestante1 e quindi meno vasta; inoltre luso gi in tempi antichi di fondere oggetti in bronzo per riutilizzare il metallo ha fatto si che giungessero fino a noi molti meno esemplari. Alla difficolt di stabilire una cronologia per la relativa scarsezza e il perdurare nel tempo si aggiunge il fatto che la maggior parte degli esemplari presenti nei musei proviene da collezioni private o da vendite antiquarie, privi quindi di ogni dato relativo al contesto in cui furono rinvenuti. Le lucerne bronzee venivano prodotte in officine diverse rispetto a quelle in ceramica in quanto presupponevano tecnologie, strumenti e conoscenze differenti pur essendo anche esse prodotte con metodi di lavorazione ripetitivi. Il serbatoio, lansa e il becco normalmente venivano realizzati a fusione da una matrice, mentre il fondo, il coperchio e il disco venivano ottenute da lamine lavorate mediante luso del tornio. Tale tecnica spiegherebbe le profilature estremamente regolari, che si sviluppano in una successione di gole e di tori rispetto ad un centro geometrico, caratterizzato da una protuberanza con diverse modanature, e, secondo alcuni studiosi, il fatto che normalmente non apposto sulla base il nome del fabbricante2.

Tipologie
Per una classificazione tipologica e seriazione cronologica delle lucerne in bronzo, molto meno studiate delle loro corrispondenti in terracotta, determinante stato lo studio degli esemplari di Pompei ed Ercolano3: il preciso terminus ante quem, dato dalleruzione del 24 agosto del 79 d.
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Una lucerna stata ritrovata a Pompei nella cassaforte della Casa del Gemmario (cfr. DE SPAGNOLIS p. 9), inoltre sempre a Pompei il numero delle lucerne bronzee molto pi basso se rapportato con altre classi di materiali anche bronzei, a testimonianza della loro rarit anche in antico. 2 Allo stato attuale degli studi noto solo il nome di un fabbricante di lucerne in bronzo: ANACLETO (cfr. GUALANDI 1986, p. 440, nota 3.
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VALENZA 1983.

C., ha costituito un punto fermo per la datazione, effettuata prima solo sul confronto con la produzione fittile. Questi manufatti, pi legati a modelli ellenistici che non alla coeva produzione fittile, sembrerebbero seguire un percorso indipendente e a volte anticipare tipologie che verranno poi riprese dai manufatti in terracotta, come dimostrerebbe una Firmalampen a canale aperto di tipo Loeschcke X, rinvenuta a Pompei, realizzata quando questa tipologia nelle lucerne fittili non era ancora diffusa.4 Inoltre numerosi tipi bronzei, una volta caduti in disuso, vengono ripresi nella tarda romanit senza che la stessa cosa succeda per quelli in terracotta. Classificazioni di questa classe di materiali, sebbene non esaustive come per la produzione fittile, sono state proposte dal Loeschcke 5, da Walters6, dalla Ivanyi7 e pi recentemente dalla Valenza8 e dagli studiosi De Carolis e De Spagnolis9. Il tipo viene suddiviso essenzialmente in quattro gruppi fondamentali. Al primo gruppo appartengono lucerne con precedenti nel mondo ellenistico10. Secondo la Valenza11 il tipo nacque proprio in territorio greco intorno alla met del II secolo a.C.: gli esemplari simili pi antichi, sebbene fittili, sono stati rinvenuti a Delo e, secondo la studiosa, potrebbero aver imitato precedenti tipi in bronzo. Gli esemplari di questa tipologia hanno becco molto allungato e rivolto verso lalto, serbatoio sferoidale. Nel corso del I secolo muteranno e verranno prodotte lucerne con becco molto pi corto, ma con uguale inclinazione verso lalto, mentre il serbatoio si abbasser schiacciandosi. Intorno al 50 d.C. comparir un bordino in rilievo intorno allinfundibulum per favorire la discesa dellolio nel serbatoio. Questa tipologia fu molto in uso nel I secolo d.C. In epoca tardo romana verr ripresa e sar la pi comune nelle catacombe, sebbene il becco non si arcuer pi verso lalto con una curva continua, ma si piegher alle estremit creando un angolo acuto. Il secondo gruppo costituito da lucerne a volute con becco a ogiva ed databile al I secolo d.C., anchesso ha dei precedenti nella produzione greca12. Inizialmente le volute, che possono essere semplici o doppie, sono molto ampie e sporgenti, poi intorno alla met del I secolo si riducono e diventano delle semplici apofisi poste nel punto di attacco della vasca con il becco. Questa tipologia fu la pi diffusa nel mondo romano gi dallinizio della produzione ed ebbe

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VALENZA, p.161. LOESCHCKE. 6 WALTERS 1919. 7 IVANYI. 8 VALENZA 1983. 9 DE CAROLIS, DE CAROLIS 1982, DE SPAGNOLIS. 10 BRUNEAU 1965, p. 101, nn. 4402, 4418. 11 VALENZA, p.158. 12 VALENZA, p.159.

anche numerose varianti che dimostrerebbero non solo il fervore dinnovazione di questo periodo storico, ma anche la fortuna che incontr. Verr ripresa in et tarda e sar caratterizzata da lamelle piatte ai lati del becco che occuperanno il posto delle volute. Il terzo gruppo13 comprende lucerne con corpo piriforme, becco a semiluna desinente con due apici, ansa fortemente rialzata aggettante verso il becco e terminante con unelaborata decorazione (foglia, maschera teatrale, testa umana o protome animale, ecc). A volte il foro di alimentazione cuoriforme, a volte ha forma di quadrifoglio. Questa tipologia presenta due sottogruppi. Il primo caratterizzato da un corpo molto allungato che costituisce un tuttuno con il becco, il quale si restringe allaltezza dellinfundibulum per poi allargarsi e terminare a semicerchio; datato dal secondo quarto - met I sec. d.C. fino alla seconda met del II. Il secondo sottotipo simile al precedente, ma ha il profilo pi arrotondato, senza spigoli e dimensioni ridotte e si ritrova anche nel V-VI sec. d.C. Lucerne appartenenti a questa tipologia sono molto diffuse in Italia 14, in particolar modo a Pompei15, ma anche nellarea nord alpina, nella zona balcanico danubiana e nella Dalmazia settentrionale, in Marocco16, in Egitto, a Biblo, in Siria e Fenicia 17. A Napoli fra i gruppi con pi esemplari per cui doveva essere fra i tipi commercialmente pi diffusi del I secolo d.C. Il quarto gruppo comprende le Firmalampen a canale aperto e chiuso con le stesse caratteristiche di quelle fittili e la medesima datazione. Oltre a questi tipi vi una produzione di lucerne bronzee di forma insolita, a volte di notevole valore artistico, denominate anche plastiche o configurate, e una con corpo aperto di piccole dimensioni, usate in tutto limpero con forme quasi sempre uguali e quindi difficilmente databili. Tutte le lucerne bronzee spesso venivano appese alle pareti mediante catenelle o collocate su alti candelabri. A Ripatransone due sono le lucerne in bronzo: una a volute e becco triangolare, laltra a corpo piriforme. Per la prima ipotizziamo si tratti di un falso in quanto per la tipologia a volute con becco triangolare, assai comune fra le lucerne fittili, non abbiamo trovato attestazioni fra le
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La Valenza ritiene che prototipi di questa tipologia possano essere le lucerne fittili con ansa a riflettore e orecchie laterali rinvenute a Delo (cfr. BRUNEAU 1965, n. 4219, gruppo XI, dallAgor degli Italiani) della met del I secolo a.C., realizzate per e diffuse in bronzo solo nella met del I secolo d.C. 14 Lucerne appartenenti a questa tipologia sono state rinvenuta anche ad Aosta e a Torino (cfr. Mostra Milano p.277), ad Aquileia (cfr. DI FILIPPO 1990, pp. 243 sgg.) 15 Il gran numero di esemplari ivi rinvenuti porterebbe a pensare che il nostro tipo abbia avuto nel I secolo d. C. il periodo di maggiore diffusione. 16 Cfr .Il Marocco e Roma, i grandi bronzi dal Museo di Rabat. Catalogo della mostra, Roma 26 novembre 1991- 15 febbraio 1992. Roma 1991, p. 106, n.32. Lansa termina con un medaglione a maschera tragica. 17 DIFILIPPO 1990, p. 246.

lucerne in bronzo. Avvalora questa ipotesi il fatto che non possediamo dati relativi al sito ed alle condizioni di rinvenimento e che molte delle lucerne del Museo di Ripatransone provengono da
collezioni ottocentesche dove potevano confluire facilmente dei falsi18.

La seconda riconducibile al terzo gruppo, sottotipo uno, della classificazione delle lucerne di Bronzo Museo di Napoli fatta dalla Valenza 19 e pu essere datata, come il tipo a cui appartiene, dalla met del I secolo d. C. alla prima met del II secolo d.C.

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Nella collezione del Museo archeologico presente unaltra lucerna fittile, la n. 13, sicuramente falsa. VALENZA, p.160. Le lucerne del Museo di Napoli sono per lo pi provenienti da Ercolano e da Pompei, quindi sicuramente originali, visto che uno dei problemi che riguarda a questa parte dellinstrumentum bronzeo quello delle falsificazioni che a partire dal Rinascimento sono confluite nei nuclei collezionistici e che potrebbero essere identificate solo dopo specifiche analisi di laboratorio non sempre attuabili per gli elevati costi.

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