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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI PALERMO FACOLT DI SCIENZE POLITICHE

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Corso di laurea specialistica in STUDI EUROPEI

Cattedra di STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE Prof. Eugenio Guccione

NAPOLEONE: CONQUISTATORE SOLITARIO O PRECURSORE DELLEUROPA UNITA?

di Nicola Palilla

A.A.2005/2006 ________________________________________________________________

Premessa Parlare dei propositi europeisti di Napoleone pu essere difficile e allo stesso tempo molto interessante: quando dovetti scegliere largomento per la mia tesina, vale a dire questa!, trovandomi di fronte alla necessit di individuare celermente un uomo di cui trattare e ignaro delle modalit con cui i miei colleghi avevano gi fatto la medesima cosa avevo, infatti, iniziato a seguire le lezioni del prof.GUCCIONE e dei suoi collaboratori con un paio di giorni di ritardo dopo aver buttato unocchiata furtiva allindice del testo adottato per il corso, decisi di occuparmi di Napoleone Bonaparte. La scelta fu pi dettata dalla necessit e dallopportunit di poter sfruttare la lettura della biografia del Generale di EMIL LUDWIG, lettura fatta durante la calda estate scorsa, che dalla sincera convinzione di poter vedere in Napoleone qualcosa che potesse vagamente somigliare ad un progetto unitario europeo davvero significativo, vale a dire che non fosse esclusivamente mosso dalla brama di gloria del Nostro. Con mio grande stupore, pi andavo faticosamente in cerca di materiale, pi venivo a conoscenza di numerose dichiarazione del Generale aventi ad oggetto progetti moderni riguardanti lEuropa. Debbo ammettere di aver trovato molti spunti per poter far un buon lavoro di rielaborazione di tutte queste nuove e preziose informazioni. Non so se sono riuscito a fare ci che avrei potuto, dovuto e saputo fare; in verit, mi era riproposto di non sacrificarmi eccessivamente per la laurea specialistica. Ai posteri lardua sentenza , e mai citazione fu cos calzante (non vero, perch non dovr attendere la posterit per conoscere il giudizio altrui su questopera, a meno che io non debba decedere improvvisamente, ma non me lo auguro!).

Introduzione

Attraverso alcune citazioni possibile farsi una prima opinione dellidea di Europa in Napoleone e trovare i primi spunti per il nostro elaborato:
Gli Stati Uniti d'Europa! Un disegno genialmente demoniaco nella sua origine, perfettamente razionale nelle sue deduzioni. L'Europa non pi una tana di talpe...Quello che vuole ottenere a forza coi suoi 800 mila uomini dovr un giorno fondersi, spintovi dalla ragione e dalla necessit, in un patto spontaneo. Un giorno da tutti quei popoli nascer un popolo solo. Ecco l'unica soluzione che io vedo, e che a me piace. 1 L'Europa Unita! Qui non si parla n di una fusione dittatoria delle diverse stirpi, n di un sentimentale affratellamento: soltanto di interessi e di riunioni di stirpi gi per s affini. Il secolo XIX avr il compito di creare le condizioni preliminari fondando le Nazioni, e il secolo XX comincer ad attuare la mia idea.2 In Europa si contano pi di 30 milioni di Francesi, 15 di Spagnoli, 15 di Italiani, 30 di tedeschi...Di ciascuno di questi popoli io avrei voluto fare un unico grande corpo nazionale... Si avrebbero avuto cos le maggiori probabilit di attuare dovunque l'unit dei Codici, l'unit dei principi, delle idee e dei sentimenti, degli atteggiamenti e degli interessi... Allora poi sarebbe stato possibile sognare per la grande famiglia europea l'applicazione del Congresso Americano o quella delle anfizioni greche() 3 L'Europa sarebbe diventata di fatto un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe sentito nella patria comune... Tale unione dovr venire un giorno o l'altro per forza di eventi. Il primo impulso stato dato. Dopo il crollo e dopo la sparizione del mio sistema io credo che non sar pi possibile altro equilibrio in Europa se non la lega dei popoli.4

Mi sembrato interessante introdurre largomento della nostra discussione attraverso queste citazioni, dalle quali sembra apparire chiaro che Napoleone avesse un ben definito progetto europeo scolpito nella mente e che lo stesse perseguendo coraggiosamente. Un progetto politico, dunque, molto avanzato e che gli fa onore, dal punto di vista delleuropeo del XXI secolo, forse pi dei suoi straordinari successi militari. In verit, poter affermare con certezza che Napoleone fosse stato un convinto e lungimirante europeista, condannato al fraintendimento dallavversione delle ormai traballanti dinastie regnanti, cosa piuttosto perigliosa, giacch le molte biografie del Generale, divenuto poi Imperatore, evidenziano
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E.A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928 (dal sito internet: www.cronologia.it). E.A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928 (dal sito internet: www.cronologia.it). E.A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928, pagg. 633,634. E.A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928 (dal sito internet: www.cronologia.it).

quella che gli psicologi sono soliti definire una personalit autoritaria, dunque, eccentrica, con unalta considerazione di s e tendente pi ad edificare la propria gloria che non quella della propria nazione. Per quanto attiene a questultimo aspetto, tra laltro, va detto che Napoleone arriv a pensarsi francese solo dopo averne cinto gli allori del potere, poich le sue prime esperienze politiche furono legate al nazionalismo corso di Paoli. Napoleone, quindi, fu anche un uomo portato istintivamente alla bugia e sulla bugia potrebbero fondarsi le sue affermazioni che abbiamo pocanzi citato e che sono tratte dai memoriali scritti durante lesilio di SantElena. I memoriali, gi ad una superficiale lettura, appaiono, nei loro passi pi significativi, carichi della retorica tipica di un uomo intimamente cinico, fino alla brutalit, e tesi pi a giustificare, con argomentazioni elaborate a posteriori, quel che accaduto piuttosto che a destinare alla posterit i sinceri ricordi di uomo che, comunque, ha segnato la storia dellEuropa moderna. Le nostre rozze impressioni, per, non possono risolvere la questione della sincerit di Bonaparte. Certo che Napoleone fu animato da una sorta di volont di potenza che lo faceva considerarsi simile ad Alessandro il Macedone e continuatore del suo sogno orientale. Anticipando le nostre conclusioni, possiamo affermare che Napoleone avesse effettivamente in mente delle idee di una federazione o di una lega europea, ma concretamente egli costru un sistema egemonico basato sullincontrastata forza militare della Francia e su tutta una serie di stati legati ad essa secondo rapporti, praticamente, di vassallaggio. Con ci non vogliamo sminuire il ruolo che Napoleone ha veramente giocato in Europa per la sua unit. Quantunque lEuropa napoleonica sia stata molto lontana dal processo in corso, infatti, non possiamo dimenticare che le fondamenta su cui lEuropa di De Gasperi, Adenauer e Schuman stata costruita e continua ad essere edificata senzaltro il Code Napolon, il codice delle leggi civili che, portato dai francesi in tutta lEuropa conquistata, ha permesso davere, prima ancora che il processo dunificazione iniziasse, una base giuridica e politica condivisa e forte sulla quale poter iniziare a realizzare il sogno di unEuropa unita nella pace e nel progresso. Prima di addentrarci nel cuore del nostro discorso, ci sembra doveroso spendere qualche parola sulla Rivoluzione francese, di cui Napoleone un illustre figlio, in particolare per individuare le ragioni della sua fulminea espansione.

Dellespansione della Rivoluzione Delle cause e degli sviluppi della Rivoluzione francese non nostro interesse trattare, tanto pi che le vicende sono note. Quello a cui interessa richiamarsi lespansione militare che la Francia rivoluzionaria ha avuto a partire dal 1792: perch essa ha avuto luogo? che sia stata davvero inevitabile? Fino a poco tempo fa, con molta difficolt capivo veramente la questione vissuta drammaticamente allinterno del partito comunista russo tra i fautori della rivoluzione in solo paese e i fautori della rivoluzione permanente, attribuendo alla cosa solo un valore strategico. Pur non avendo abbandonato completamente tale prospettiva, e guai a me se lo facessi!, recentemente ho potuto apprezzare limportanza del declamare principi universali: appunto perch universali, questi principi hanno in s, connaturato, il germe dellespansione. Nessun nuovo ordine politico pu pensare di sopravvivere senza un suo spazio vitale (scusatemi lespressione, ma rende bene lidea) e, dunque, necessita della guerra despansione per potersi affermare. Una nazione rivoluzionaria che non esportasse la sua rivoluzione sarebbe condannata, in situazioni normali, a fallire. Con chi avrebbe potuto commerciare la Francia, essendo le sue regole del commercio aggiornate da nuove ma non condivise leggi?

Con chi avrebbero potuto incontrarsi i rappresentanti della nuova Francia, essendo prevedibile che nessuno di essi sarebbe stato accettato, in difetto di titoli legittimi secondo i canoni dinastici, tra le corti dEuropa? Come avrebbe potuto conciliarsi la politica liberista della nuova Francia con la necessaria, a fini difensivi, chiusura al resto del mondo? (se c un modello di organizzazione politica che non pu fare a meno delle relazioni con lestero, quello il modello borghese). I quesiti che mettono in luce le difficolt di sopravvivenza di una nazione rivoluzionaria isolata sono infiniti, ma ve ne risparmio la lista. A favore dei principi universali gioca il fatto che essi sono sempre di recente scoperta e, quindi, sempre favorevoli ai pi; inoltre, il fatto che essi vengano enunciati in un particolare angolo del mondo ad opera di particolari persone non nega la possibilit che essi possano valere per tutti gli uomini ovunque essi si trovino. Non a caso i principi della Rivoluzione Francese vennero accolti rapidamente in Europa come principi di libert e condivisi da tutte le nazioni nascenti. Non pochi furono gli intellettuali che videro nella Francia un esempio da seguire e, finanche, un esercito di liberazione. In Italia, Giuseppe Ferrari e Ugo Foscolo, per fare solo due nomi, furono tra i pi entusiasti degli eventi rivoluzionari francesi e salutarono, soprattutto il secondo (si arruol ripetutamente), lingresso dei francesi come la premessa per unItalia finalmente liberata dalle dominazioni straniere e unificata; cos il giovane comandante Bonaparte parl a Milano:
Popoli dItalia lesercito francese viene a spezzare le vostre catene; il popolo francese amico di tutti i popoli; venite a noi con fiducia.5

In Germania, un gruppo di giovani studenti di Tubinga, tra i quali Hegel e Shelling, diedero vita ad una clamorosa celebrazione in cui, a dimostrazione della propria adesione allo spirito e agli ideali rivoluzionari, fu piantato lalbero della libert; nemmeno Kant, seppur contrario a qualunque forma di violenza, fu immune dal richiamo del 89. La natura dirompente dei principi del 89 risiede tutta nellaffermazione che gli uomini nascono e vivono liberi ed uguali nei diritti6, che fine dello stato non pu che essere la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili delluomo: la libert, la propriet, la sicurezza e la resistenza alloppressione7, e che il principio della sovranit risiede essenzialmente nella Nazione 8. Questi principi sovvertivano lordine dellAncien Rgime, il cui difetto fondamentale era la

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H.A.L. FISHER, Storia dEuropa,II, Newton Compton 1995, pag 162. Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino,Parigi 1789, art. 1.1 ibid., cfr. art.2 ibid., cfr. art. 3

mancanza di eguaglianza sociale, tasse eque, di libert politica e di un efficace potere esecutivo9 e, essendo, questi, nellordine mentale tardo feudale della fine del Settecento di per s gi una rivoluzione, consentirono alle truppe francesi, seppur straniere, di essere originariamente percepite dalle popolazioni locali come truppe amiche, del tutto legittimate ad istituire repubbliche simili a quella francese e a questa sorelle. La loro forza oggettiva risiedeva nel fatto che i popoli europei aspiravano ad essere, come i francesi, dotati di diritti inestinguibili che li facevano tutti uguali, padrone e garzone:
Ecco la logica e il sentimento che dominavano la Francia del 1789 ed ecco lappello della nuova democrazia ai popoli soggetti dellEuropa. Racchiusa nelle grandi frasi, che ancora non avevano subito la prova dei fatti, la Dichiarazione dei diritti delluomo premessa alla Costituzione del 1789, questa filosofia si diffuse ovunque, accendendo in innumerevoli famiglie lampi dorgoglio e di aspirazioni10.

Cos, in ogni paese occupato, o a loro modo di vedere liberato, lentusiasmo fu tale che cominci a diffondersi la figura del patriota, del giacobino locale che, sotto la protezione e la direzione delle armi francesi, amministrava la repubblica, cercando di accreditare e radicare il pi possibile il nuovo ordine presso le popolazioni del luogo. In questo contesto, grandissimo rilievo ebbe lArmata dItalia che, dopo aver conquistato lItalia settentrionale e fondato la repubblica cisalpina, incoraggi il Direttorio a istituire nuovi regimi anche a Roma e a Napoli. Bench venuta in Belgio (incorporato), Paesi Bassi (costituito in repubblica batava) e Italia dichiarando propositi di libert, la Francia repubblicana stava percorrendo in politica estera la stessa strada degli stati assolutistici 11. La Francia rivoluzionaria si espandeva e diffondeva il suo verbo per la necessit di trovare una fonte di denaro con cui sanare il bilancio statale e consentire il finanziamento della guerra contro le dinastie europee; il conflitto che animava da difensivo divenne sempre pi di conquista:
() la repubblica era un governo di conquista e di propaganda. Limpulso di una dottrina universale e le esigenze della borsa collaboravano per imporle una condotta ispirata dallardore del missionario e dallavidit del bandito. La Francia non poteva permettersi di stare in pace; doveva conservare e sfruttare le proprie vittorie.12

La nostra conclusione , dunque, che una rivoluzione fondata su principi universali debba
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H.A.L.FISHER , Storia dEuropa, II, Newton Compton 1995, pag. 141. Ibid., pag.147. G. DE ROSA, Et Moderna, Minerva italica, 1989 pag. 396 H.A.L.FISHER , Storia dEuropa, II, Newton Compton 1995, pag. 154.

necessariamente uscire dai confini del paese in cui ha avuto origine. Ci accade inizialmente per finalit difensive, successivamente per la necessit di circondarsi di regimi simili un vero e proprio cordone ombelicale con cui poter intrattenere rapporti di qualsiasi natura e in condizione, spesso, di disparit. Lesportazione della rivoluzione, infine, favorita dalluniversalit dei suoi principi i quali, innalzandosi a vero e proprio linguaggio politico comune, facilita enormemente il processo dapprendimento della rivoluzione stessa, facendola sembrare, in ultima analisi, naturale e frutto di un progresso storico inevitabile. Tuttavia, anche se alla mente dei patrioti italiani pi sensibili appariva ormai chiaro che, al di l dei principi della rivoluzione del 89, la Francia non intendeva rinunciare alla propria egemonia politica ed economica sulle repubbliche sorelle, come, nel linguaggio ufficiale, venivano designate le nuove formazioni politiche13, per i rivoluzionari non esistevano alternative, se non il ritorno al vecchio regime. Venne in tal modo a svilupparsi lidea della contrapposizione tra due tipi di Europa: quella vecchia, fedele ai principi dinastici e alle forme feudali del potere, allorganizzazione politico-sociale tradizionale e arroccata su una concezione patrimoniale degli stati, statica e consuetudinaria; quella nuova, fondata sui valori della libert, delluguaglianza e della fratellanza, sul cosmopolitismo, sullidea repubblicana e della sovranit della Nazione, sul dinamismo e la creativit individuali. in questo quadro che si inserisce la straordinaria epopea del Generale Bonaparte e solo in questo quadro possiamo cercare di individuare unidea dEuropa in colui che ne sar per circa un ventennio larbitro indiscusso.

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G. DE ROSA, Et Moderna, Minerva italica,1989 pag. 398

Napoleone: un conquistatore solitario o il precursore dellunit dEuropa? 1. Quando, introducendo il nostro elaborato, ci siamo permessi di sollevare il dubbio circa la sincera volont di Napoleone Bonaparte di unificare lEuropa secondo un piano moderno, quale la federazione o la definizione dellidentit di un unico popolo europeo, abbiamo fatto leva su alcune letture assolutamente affidabili come la biografia Napoleone di EMIL LUDWIG, gi citata, e il Memoriale di SantElena di E.A. LAS CASES. Da queste letture limpressione che ci siamo fatta che Napoleone, pi che per la Francia, abbia combattuto per la propria personale gloria, come se per appagare un intimo bisogno irrefrenabile di potenza. Ci sembra, senza nulla voler togliere al valore delluomo e alla sua opera storica, che Napoleone sarebbe stato disposto ad abbracciare qualunque causa, purch da essa fossero potuti scaturire gloria e potere. In tal senso, da giovane sognatore e amante del mondo classico che fu, dapprima ader al nazionalismo corso di Paoli, tentando, addirittura, nel 1792 di sbarcare sulla sua piccola terra natia per sollevarla contro il dominio francese. In seguito cerc gloria in Italia, presentandosi al popolo di Milano quale liberatore e fondatore di stati. Tent la grande impresa, a partire dal 1798, di riconquistare limpero dAlessandro il Macedone e solo in fine si accontent dellimpero francese e del dominio sullEuropa. scriveva:
NellEgitto, che giace tra due mari, cio tra lOriente e lOccidente, Alessandro Magno concep il disegno di trasferire la sede principiale del suo impero universale facendovi il centro del commercio mondiale. Questo conquistatore, pi di ogni altro illuminato, comprese che il solo mezzo per costringere tutte le proprie conquiste in unit statale, era dato dallEgitto creato per congiungere lAfrica e lAsia con lEuropa14

A sedici anni cos

Quando nel maggio del 1798 Napoleone simbarca per lEgitto, in verit il Direttorio non stava pensando a colpire lInghilterra in uno dei suoi punti strategici, bens di liberarsi di un insolente ed ambizioso comandante. Che la conquista dellEgitto fosse pura follia, secondo JEAN TULARD, ne era ben conscio lo stesso Napoleone, per il quale troppi ostacoli, a cominciare dalla religione e dalla lingua, si presentavano sul suo cammino15. Il fine ultimo di Napoleone, dunque, sarebbe stato non lEgitto, bens la
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E. LUDWIG, Napoleone, RCS Libri 1999, pag. 11 J. TULARD, Napoleone. Il mito del salvatore, Rusconi 1980, pag. 115

Francia che, attraverso il consenso che quellimpresa gli avrebbe fornito presso lesercito e lopinione pubblica, gli sarebbe senzaltro caduta tra le braccia. Comunque si voglia intendere il sogno alessandrino di Napoleone, resta che lOriente ne seduceva tanto limmaginazione che, ormai imperatore, si lascer ad una tale affermazione:
() io sono venuto troppo tardi, gli uomini sono troppo illuminati, non vi sono pi cose grandi da compiereAmmetto di aver fatto una bella strada, ma che differenza in confronto ai tempi antichi! Guardate un po Alessandro! Dopo aver conquistato lAsia si dichiara figlio di Giove e tutto lOriente glielo crede() Se io oggi mi dichiarassi figlio del Padre Eterno, lultima pescivendola mi fischierebbe!16

dalla quale potremmo ricavare che non gli sarebbe nemmeno dispiaciuto essere trattato come un semidio. La guerra che Napoleone combatte una guerra personale contro il mondo e contro la storia, egli combatte per s stesso, laddove identifica s stesso con la Rivoluzione: Io sono la Rivoluzione()La Rivoluzione finita 17 , come a voler dire che solo la sua comparsa pu concludere questa tappa dello sviluppo storico. Come tutti gli uomini straordinari, infatti, anche Napoleone pensa di non essere altro che una pedina della chiamiamola alla Manzoni Provvidenza e di compiere le sue imprese per una necessit trascendente pi forte di lui. Egli non n buono n cattivo, n mite n crudele() non pu n suscitare n sentire affetto() Egli non ama e non odia, per lui non esiste nessuno al di fuori di s stesso: tutti gli altri sono numeri un grande giocatore di scacchi, per il quale lavversario lumanit cui egli si propone di dare lo scacco matto18 dir di lui Mme de Stel. La conclusione di questa introduzione al tipo psicologico napoleonico , a nostro giudizio, che qualunque sia lopinione che ciascuno di noi serba del Generale, certamente egli sognava un impero per s e certamente per tale sogno visse la sua epopea:
Vado in Oriente. () Se la Francia ha bisogno di me () allora torno a casa e sono pi sicuro della pubblica opinione che non adesso. Se invece la Repubblica ha fortuna in guerra, se sorge un nuovo generale par mio su cui si conta: bene, allora render al mondo servigi migliori stando in Oriente19

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E. LUDWIG, Napoleone, RCS Libri 1999, pagg. 167-168 J. TULARD, Napoleone. Il mito del salvatore, Rusconi 1980, pag. 13 E. LUDWIG, Napoleone, RCS Libri 1999, pagg. 82-83 ibid., pag.88

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Ci sembra, quindi, che il dato dellambizione personale di Napoleone Bonaparte sia comunque non eludibile per una qualunque ricerca sulle sue idee pi sincere. 2. Vediamo adesso di venire al cuore del nostro discorso:
Dopo dieci anni di guerra e di rivoluzione altro non desiderava la Francia che la pace e un governo indipendente e ordinato. Il paese era stanco di confusione e anarchia, di strade in rovina e di brigantaggio endemico() Nello stesso circolo politico di Parigi si cominciava a capire che soltanto la spada di un soldato poteva liberare di colpo la Francia dal viluppo delle fazioni, instaurando unepoca di ordinata libert. 20

Napoleone Bonaparte sapeva bene che la Rivoluzione aveva liberato lumanit e sprigionato quelle forze virtuose, fra le quali senzaltro le sue, che altrimenti sarebbero rimaste ignote al mondo e alla Storia e, cos, represse; altres, sapeva bene che la stessa Rivoluzione aveva dato vita ad un lungo periodo di lotte intestine e ad uno stato perenne di guerra che rischiavano di farla fallire miseramente in modo definitivo. Per molti era venuto il momento di concludere il processo rivoluzionario e, potremmo dire cos, di istituzionalizzarlo. Il grande merito di Napoleone fu, dunque, di aver compiuto questopera, di avere, cio, inciso in tutta lEuropa il sigillo della Rivoluzione e dei suoi principi universali di libert. Avr pur avuto unambizione smisurata, tuttavia davvero Napoleone non vedeva tra gli uomini differenze tali da costringerli lun contro laltro armati agli ordini di sovrani che amavano definirsi cugini; anzi, egli scorse in Europa la possibilit di riunirli tutti (gli uomini) sotto lo stesso principio:
(...)Abbiamo bisogno di una legge europea, di una Corte di Cassazione Europea, di un sistema monetario unico, di pesi e di misure uguali, abbiamo bisogno delle stesse leggi per tutta Europa. Voglio fare di tutti i popoli europei un unico popolo(...) Ecco l'unica soluzione che mi piace 21.

Mentre lAncien Rgime era stato costituito da una pluralit di regni patrimoniali, autentiche propriet private delle famiglie regnanti e come tali gestiti, il nuovo ordine si sarebbe fondato sulla Ragione che vede chiaramente luguaglianza tra gli uomini e la loro comune aspirazione alla libert e ad un governo illuminato. Limpero napoleonico, quindi, non pu essere considerato tout court come lespressione di una volont egemonica francese, piuttosto come

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H.A.L.FISHER , Storia dEuropa, II, Newton Compton 1995, pag. 166 A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928 (dal sito internet: www.cronologia.it).

un serio tentativo di radicare presso tutti gli uomini la libert. Nella mente di Napoleone, infatti, lespansione militare della Francia ed il suo personale successo si identificavano con la causa universale della Rivoluzione. Napoleone, dunque, era ben conscio di incarnare la Nuova Europa, il mondo della Ragione, e di combattere contro la vecchia concezione familiare del Continente. Non solo la Francia, quindi, ma lintera Europa aveva bisogno di essere pacificata e unita. Cos, una volta giunto al potere, la sua maggiore preoccupazione fu lunit: unit del principio di governo, unit delle nazioni, unit del diritto, unit dellimpero, unit religiosa, unit degli eserciti, unit delle dinastie. Secondo Napoleone, tuttavia, il processo di unificazione non poteva coincidere mai con un incontro/fusione tra elementi diversi, bens fu sempre una riduzione alluno, un ricondurre tutto e tutti alla sua volont. Limpianto istituzionale che egli forn alla Francia e agli stati da lui costituiti fornisce un chiaro esempio di tale volont. Il potere legislativo frammentato in una serie di assemblee, i cui componenti sono nominati da lui medesimo, affinch sia di fatto impossibile che esse funzionino correttamente: la logica semplice, nel conflitto perenne tra le camere, la volont di Napoleone ad ergersi come lautentica volont della Ragione al di sopra di qualunque fazione. Lamministrazione pubblica diretta da Parigi attraverso una ramificata organizzazione, facente capo a Napoleone e incardinata su delle figure particolarmente invasive come i prefetti e i sottoprefetti; nei regimi legata alla Francia il potere nelle mani dello stesso Napoleone come fu nel regno dItalia ovvero di un suo fratello. Lazione penale esercitata da un pubblico ministero dipendente gerarchicamente dal ministro di polizia. Il sistema di governo napoleonico , dunque, una dittatura, ma una dittatura intesa romanamente, cio, come regime deccezione e temporaneo legato a situazioni temporanee ed eccezionali. Tale sistema di governo, limitato inizialmente alla Francia, si allarg progressivamente, come fanno i centri concentrici prodotti dal lancio di una pietra in uno stagno, dapprima oltre i confini pi immediati della repubblica, in seguito in tutta lEuropa conquistata, in modo da garantire ovunque il successo della Nuova Europa contro lAncien Rgime:
Qui non si parla n di una fusione dittatoria delle diverse stirpi, n di un sentimentale affratellamento: soltanto di interessi e di riunioni di stirpi gi per s affini 22

A nostro modo di vedere le opere di Napoleone che maggiormente vanno nella direzione dellunit europea sono il concordato con la Chiesa cattolica (1801) ed il codice civile (1804). Il concordato fu stipulato principalmente per unesigenza di pacificazione interna
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A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928 (dal sito internet: www.cronologia.it).

della Francia, perch per il primo console era pi vantaggioso il negoziato col papa, non solo per sviare i cattolici dai Borboni, ma per consolidare lautorit del nuovo regime 23 ; tuttavia, quando limpero fu proclamato, esso resuscit il mito dellEuropa carolingia:
Era inevitabile che il nome e lesempio di Carlo Magno affascinassero limmaginazione del nuovo imperatore dei francesi. Napoleone sogn di essere un nuovo Carlo Magno, destinato a radunare i popoli latini e teutonici, assegnando regni e principati dipendenti ai membri della propria famiglia, trattando il papa come un cappellano, riunendo in una corte brillante una nuova classe di nobili ereditari che, dovendo tutto al suo favore, avessero interesse a sostenere il suo trono. 24

Quindi, pi che mosso da puri sentimenti religiosi, che sembra non nutrisse, fu la fredda ragion di stato ad indurre Napoleone a restaurare lalleanza con il papato. A dimostrazione di quanto ritenesse fondamentale per lunit del suo impero la pacificazione con la Chiesa, lImperatore ne estese il modello progressivamente a tutti i suoi domini. Nel regno dItalia, per esempio, fu applicato, a partire dal 1803, un concordato che viaggiava sulla falsa riga di quello francese del 1801. La pratica concordataria fu molto criticata e lo stesso concordato del 1801 trov una forte opposizione nelle camere legislative, poich era opinione diffusa che essa cancellasse, come un colpo di spugna, il processo demancipazione delluomo dalla religione e dalla gerarchia ecclesiastica, quelle forze, cio, che per secoli erano state tra gli oppressori dellumanit. Napoleone non ebbe alcuna intenzione di ristabilire lautorit politica della Chiesa e il concordato fu finalizzato a stabilire la sua superiorit al papa.
()Per il Papa io sono Carlomagno, perch, come Carlomagno, riunisco la corona di Francia, quella dei Longobardi, e il mio impero confina con l'Oriente. Io intendo dunque che la sua condotta sia regolata con me su questo punto di vista. Io non cambier nulla alle apparenze se si comporta, bene, in caso diverso ridurr il Papa a semplice vescovo di Roma ()25

Ancora una volta appare difficile riuscire a distinguere lambizione imperiale del Generale dalla sua volont di rispettare le sue sincere convinzioni rivoluzionarie. Napoleone fu un uomo molto tribolato (e scoprirlo mi ha fatto un certo effetto) in cui
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J. TULARD, Napoleone. Il mito del salvatore, Rusconi 1980, pag. 169 H.A.L.FISHER , Storia dEuropa, II, Newton Compton 1995, pag. 178

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Lettera del 7 gennaio 1806 al cardinale Fesch, ministro di Napoleone a Roma (fonte web)

queste due tendenze furono costantemente in conflitto. Anche in questo caso, per, egli cerc la soluzione del suo problema nellunit, arrivando, cio, a pensare il suo impero come il compimento definitivo di una Rivoluzione oramai non pi solo francese, bens europea. Il concordato ha avuto, secondo lopinione di chi scrive, una duplice valenza: in primo luogo, dettato dalla necessit della pacificazione sociale, ha sanato in qualche modo il conflitto tra la Rivoluzione e la Chiesa (in qualche modo, perch di fatto il conflitto non si concluse affatto), salvando in tal modo la Rivoluzione e le sue conquiste; in secondo luogo, permettendo a Napoleone di essere incoronato con tutti i crismi dovuti, ha legittimato la sua ambizione attraverso la rievocazione dellimpero universale cristiano. Seppure ispirati da una logica diversa, molti stati nazionali, dopo la conclusione dellavventura napoleonica, adotteranno una politica concordataria per regolare i propri rapporti con la Chiesa: mi permetterei di dire, quindi, che a Napoleone vada riconosciuto il merito di aver elaborato un modello risolutivo dei rapporti tra stato laico e chiese che ancora oggi si dimostra attuale e tale da potere conciliare due elementi, il cristianesimo e la Rivoluzione, che originariamente furono ritenuti incompatibili. Unire lEuropa attraverso il suo maggior tratto comune, la religione: ecco che inevitabilmente la strategia necessaria per lordine razionale del mondo cede il posto alla suggestione dellimpero ereditario, visto come baluardo della Nuova Europa contro il ritorno delle vecchie dinastie e della loro scaduta concezione del Continente e degli uomini. Fu solo a partire dal 1804, con la proclamazione dellimpero, che Napoleone inizi a pensare che il suo sistema avrebbe dovuto continuargli e solo a quel punto egli cerc in ogni modo di rendere indiscutibile la posizione dellimperatore dei francesi. A tal fine, evidentemente, la sacre non gli sarebbe stata sufficiente, cos nel 1810 decise di contrarre un nuovo matrimonio: la sposa scelta fu la figlia dellimperatore dAustria, Maria Luisa, dalla quale avrebbe avuto, lanno successivo, un figlio di sangue reale, quindi legittimamente ed indiscutibilmente destinato ad essere imperatore alla sua morte. Napoleone, insomma, decise di fondare una dinastia e fece in modo che essa potesse essere la prima famiglia dEuropa: al genio militare nato dalla Rivoluzione volle unire la legittimit dinastica della maggiore famiglia regnante dEuropa, gli Asburgo, per saldare irrevocabilmente tutti i popoli dEuropa sotto un unico principio. Restaurando la dinastia imperiale, per, Napoleone intese anche fondare un sistema di garanzia contro lAncien Rgime, un argine contro qualunque tentazione di tornare al passato. In forza di questo progetto, tutta la famiglia Bonaparte, fratelli e sorelle, fu promossa ai ranghi reali: Giuseppe diventa re di Napoli e poi di Spagna, Luigi fatto re dOlanda, Girolamo

posto a capo di uno nuovo stato tedesco, la Westfalia; Elisa granduchessa di Toscana, Carolina data in sposa a Gioacchino Murat e diventa granduchessa di Berg e poi regina di Napoli, Paolina, infine, duchessa di Guastalla. In questo modo, Napoleone lunico vero imperatore: da Parigi governa in tutta lEuropa attraverso sovrani da lui stesso investiti e a lui vassalli. A questo punto, davanti agli occhi di Napoleone il quadro chiaro:
LEuropa: una lega di stati guidati dalla Francia () Bisogna riunire il continente, organizzare tutte le Potenze medie e piccole sotto le aquile francesi, con un sistema democratico. Qui, dopo Austerlitz, la nuova idea assume forme definite; dora in poi in potere suo raggiungere la pi alta meta di un europeo: riunire lEuropa26

LEuropa di Napoleone, quindi, un sistema egemonico con il suo cuore in Francia; un sistema di stati, il pi possibile nazionali agli albori del XIX secolo, con propri sovrani, i quali, per, solo formalmente sono indipendenti da Parigi, dove unica risiede la sovranit:
Il 6 maggio 1808 egli scriveva a Luigi: Leggo nei giornali di Parigi che voi nominate alcuni principi. I re non hanno il diritto di nominare i principi; questo esclusivo della dignit imperiale
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diritto

Sotto il dominio napoleonico la carta geografica dellItalia e della Germania considerevolmente semplificata. LItalia francese si estende da Torino a Roma con quindici dipartimenti; il regno dItalia amministrato da un vicer, Eugenio di Beauharnais; il regno di Napoli affidato prima a Giuseppe poi a Murat. LItalia quindi impegnata in una progressiva unificazione:
(...) lunificazione era gi a buon punto; non era ormai se non questione di tempo. Lunit dei principi e delle leggi maturava ogni giorno pi e cos pure si andavano unificando le idee e i sentimenti ()le annessioni della Francia del Piemonte, di Parma, della Toscana, di Roma, erano provvedimenti affatto temporanei e non avevano per me altro scopo che di sorvegliare, garantire e migliorare leducazione del popolo italiano 28

Un discorso analogo Napoleone faceva per la Germania, nonostante riconoscesse il duro ostacolo della famiglia Asburgo. Attraverso lintroduzione dei codici, listituzione dei
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E. LUDWIG, Napoleone, RCS Libri 1999, pagg. 179-180 J. TULARD, Napoleone. Il mito del salvatore, Rusconi 1980, pagg. 395-396 A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928, pag. 634

prefetti sul modello francese, di una riforma fiscale e dellimposta fondiaria, gli stati italiani e tedeschi furono resi omogenei, innanzitutto fra loro e poi anche rispetto alla Francia, e cos la prospettiva dellunificazione delle nazioni non si pose in conflitto con lunificazione dellEuropa. Anzi, essendo i processi di autodefinizione nazionali ispirati da un modello di riferimento ben preciso, la Francia, lomogeneizzazione interna diventa anche un processo che genera la definizione dellidentit dei popoli in quanto europei, attorno ai principi rivoluzionari finalmente codificati. certo che questi processi avvennero tutti in subordinazione alla potenza francese e che gli stati europei, in quanto vassalli, pagarono caro il prezzo dellimpero con ingenti trasferimenti di ricchezza in termini di imposizione fiscale, ma anche di ruberie di opere darte e di programmi industriali tutti finalizzate al consumo interno francese tuttavia non pu negarsi che lEuropa, seppur tra eventi drammatici, prese coscienza di s proprio sotto il sistema napoleonico: se oggi i paesi europei possono parlare una comune lingua giuridica e trovare comunque agevolata la strada verso lunit, possiamo affermare, senza timore di smentite, che il merito in buona parte attribuibile ai codici che Napoleone volle, affinch i principi del suo governo fossero per sempre fissati.
Il codice, nella sua duplice natura di consolidamento delle conquiste rivoluzionarie e di smussamento delle loro punte pi progressiste, costituisce un pilastro nella creazione del diritto moderno. Per i sostenitori della natura borghese della Rivoluzione francese, esso offre un elemento molto forte a favore della loro tesi. Mai pi abbandonato , il codice ha da allora in poi rappresentato il quadro generale di riferimento per i rapporti giuridici dei cittadini tra loro e con lo Stato e ha garantito in larga misura la tutela della propriet, della libert, del pubblico interesse, con quel particolare ed equilibrato miscuglio che caratterizza la societ borghese ottocentesca29.

Il codice civile di Napoleone, promulgato dopo quattro lunghi anni di elaborazione nel 1804, senzaltro lopera pi durevole del regime napoleonico e la base, a nostro modo di vedere, dellattuale processo di unificazione europea. Esso si ispira ad una filosofia, la incide sulla carta, e la diffonde definendo i due pilastri della moderna convivenza: la libert personale e la propriet; stabilisce che il diritto non discende pi dalle varie consuetudini o da dio, bens dalla ragione che uguale in tutti gli uomini. Il diritto contenuto nel codice, dunque, per definizione universale: conferma la scomparsa dellaristocrazia, luguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, la laicit dello stato, la libert personale, di impresa, di lavoro. La propriet diventa il primo dei diritti
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P.VIOLA, A.PROSPERI , Corso di Storia, II,Einaudi Scuola, 2000, pag. 243

naturali. La famiglia, supporto naturale dello Stato, viene rafforzata perch incarna il principio dautorit attraverso il pater familias, il quale viene dotato di preponderanti facolt sulla moglie e sui figli. Soprattutto, il codice stabilisce i principi della successione legittima e i modi dacquisto della propriet, affinch la circolazione della ricchezza non sia arrestata o limitata causando il ritorno al latifondo e allaristocrazia. Il codice, infine, segna la definitiva acquisizione del principio della laicit dello stato: questo il vero significato europeo del codice civile30. giudic la sua pi importante e duratura opera:
La mia gloria non sta in quaranta vittorie, e neppure nell'avere imposto il mio volere ai sovrani. Waterloo canceller il ricordo di tante vittorie, l'ultimo atto fa dimenticare il primo. Ma quello che non perir il mio Codice Civile()Io volevo istituire un sistema europeo, un Codice Europeo, una Corte di Cassazione europea; vi sarebbe stato un solo popolo in Europa!31

Napoleone ebbe immediatamente la

consapevolezza di cosa rappresentasse il suo codice, ne fu particolarmente entusiasta e lo

E in effetti il code Napolon sopravissuto al suo ispiratore: esso attualmente in vigore, oltre che in Francia, in Belgio e nei Paesi Bassi; in Italia lo fu fino al 1940, quando un altro dittatore preso da smanie da codificazione promulg un nuovo codice civile (e, fatalit? anche quello sopravvissuto al suo dispotico ispiratore). Con la diffusione del diritto privato francese, la Rivoluzione finalmente al sicuro e le basi della societ europea moderna sono fissate irrevocabilmente:
I grandi principi della nostra rivoluzione, enunciati alla tribuna della Francia, cementati dal sangue delle battaglie e ornati dell'alloro della vittoria, salutati dalle acclamazioni dei popoli, sono divenuti familiari tanto alle orecchie quanto alle labbra dei sovrani. Questi non potrebbero ritornare indietro.32

Credo che, oppresso dal rifiuto dei regnanti di riconoscergli il loro stesso rango e fatto certo dellincapacit politica dei suoi fratelli, Napoleone avesse infine capito che fondare una dinastia non gli sarebbe bastato; certamente il codice sarebbe durato a lungo, eppure non sarebbe stato ancora sufficiente:
(...)Abbiamo bisogno di una legge europea, di una Corte di Cassazione Europea, di un sistema
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H.A.L.FISHER , Storia dEuropa, II, Newton Compton 1995, pag. 175 A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928 (dal sito internet: www.cronologia.it). Fonte web

monetario unico, di pesi e di misure uguali, abbiamo bisogno delle stesse leggi per tutta Europa. Voglio fare di tutti i popoli europei un unico popolo... Ecco l'unica soluzione che mi piace 33.

In definitiva, penso che sia possibile affermare che per Napoleone lEuropa avrebbe dovuto essere una lega, unassociazione di repubbliche libere e sovrane, qualcosa, forse, di simile al progetto mazziniano. Al tempo in cui Ei visse ed oper, Napoleone non vide, e in effetti non cerano, le condizioni per la realizzazione di tale progetto a causa dellimmaturit politica e sociale di quelle realt che non erano la Francia. In tal senso, la Francia assume la direzione della Rivoluzione europea e attende che la sua opera pedagogica giunga a compimento attraverso lesercizio temporaneo di poteri demergenza. Napoleone aveva visto bene quando antepose alla semplice unificazione delle nazioni la diffusione degli strumenti che la Rivoluzione aveva definito per la Francia: non di una unificazione forzata si sarebbe trattato, condotta dallalto e mal intesa presso i popoli, bens di un processo di omogeneizzazione giuridica, culturale, sociale, economica che solo alla fine avrebbe dato il suo frutto: lunit dEuropa. Lemergenza o il sogno alessandrino impedirono a tale progetto di concretizzarsi? Non ci dato saperlo; di fatto, per, Napoleone rappresenta una tappa fondamentale e spesso dimenticata nella definizione dellidea dEuropa.

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Conclusioni Concludere non affatto facile e ci rendiamo conto di essere stati a tratti incoerenti. Abbiamo iniziato il nostro lavoro mostrando il problema di come penetrare nellanima e nella mente di un uomo di potere come Napoleone, della sua tendenza a mentire, probabilmente anche sul letto di morte, e a cercare ossessivamente una giustificazione per le proprie gesta e per i propri pensierie non ci sembra di averlo risolto. A poco a poco abbiamo scoperto che il suo ambizioso sogno imperiale si coniugava vieppi con la responsabilit storica di difendere la Rivoluzione mediante la sua diffusione, nella convinzione che essa avesse un carattere non solo francese, ma universale. Non che lambizione scomparve: Napoleone sent di essere investito di unimportantissima missione e sempre cerc di mettere la sua ambizione al servizio della Storia, in ci essendo facilitato dalla sua personale opinione di incarnare perfettamente la figura del homo novus che crea nuovi regimi e fa sorgere lordine ed il progresso dal caos. SERGIO ROMANO scrive che il sistema napoleonico croll a causa dellarroganza del nazionalismo francese. Ci permettiamo di dissentire su questo punto, argomentando che davvero Napoleone fu il prototipo delluomo europeo. Egli non fu mai sinceramente francese, ripudi la sua Corsica, e a lungo non si fece problemi di portare un cognome italiano (originariamente Buonaparte, poi modificato in Bonaparte); consider sempre lItalia e la Germania sue terre tanto quanto la Francia. La sua non fu una politica nazionalista, fu semplicemente una politica imperiale, che senzaltro giov soprattutto alla Francia, ma che non fu animata da un particolare attaccamento ad essa. Ripeto: ogni causa sarebbe stata buona per la sua personale fame di gloria. Il nazionalismo gli fu estraneo semplicemente perch egli non aveva una nazione. La Corsica, forse, ma non la Francia. Del nazionalismo altrui, invece, egli mor, di quello stesso nazionalismo, cio, che la sua politica imperiale aveva provocato presso le popolazioni che un giorno lo accolsero quale liberatore, e infine lo cacciarono quale despota. Napoleone aveva, comunque, unidea dellEuropa e penso che fosse sincero quando dichiarava che la sua avrebbe voluto essere solo una dittatura temporanea, e lo fu di quella sincerit che tipica di chi si dibatte tra il sogno, lideale e la contingenza. Il sogno: lOriente; lideale: la pace e lunit dellEuropa rettamente governata dai principi della Ragione; la contingenza: la Rivoluzione in pericolo, la necessit della guerra di conquista e di ununit fittizia attorno a Parigi e ad una fittizia famiglia imperiale. Come

sarebbe stata lEuropa non possiamo, allora, dirlo; cosa fu, invece, s. LEuropa di Napoleone fu un sistema, non mi viene altra parola, in cui la Francia, occupando la parte centrale, giocava un ruolo degemonia in quanto culla della Rivoluzione. Tale sistema si compose, oltre che del suo centro, di una serie di stati creati dallo stesso Napoleone i quali semplificavano enormemente il quadro degli stati europei che verso la Francia dovevano lobbedienza tipica del vassallo. Che questo sistema fosse dettato dallemergenza quello che Napoleone vuol far credere e noi possiamo credergli, perch in fondo senza una Rivoluzione da salvare pensabile che non ci sarebbe stato alcun Napoleone. dunque impossibile confondere il sogno napoleonico con il delirio hitleriano. La dottrina dello spazio vitale, che a fondamento dellespansionismo tedesco degli anni 30, ha una base razzista che in Napoleone non esiste affatto. Napoleone figlio dellet dei Lumi, conosce la vera essenza degli uomini, la Ragione, e su questa base da vita ad una forma di potere ordinato che, per quanto assumesse tratti dispotici intollerabili, giammai arriv a praticare lodio e la violenza gratuita. La violenza razzista, poi, il frutto di una concezione degenerata del nazionalismo che non poteva mai realizzarsi in Napoleone per i motivi che abbiamo pocanzi spiegato. Per quanto oppressivo nei confronti dei vassalli potesse apparire il sistema napoleonico, esso non tese mai ad innalzare il popolo francese, magari attraverso una rivisitazione mitica e fantasiosa degli albori dellumanit, ad una dignit superiore rispetto agli altri e tali da giustificare una divisione netta tra un popolo signore ed un vasto popolo di schiavi. Infine, manc in Napoleone il delirio millenarista che fu la forza della suggestione nazista: Napoleone, infatti, intendeva il suo come un regime nel tempo limitato. Limitato da che? Dalla maturazione dei popoli europei e delle nazioni. Il secolo XIX ebbe il compito di creare le condizioni preliminari fondando le nazioni, il secolo XX comincer ad attuare la mia idea 34, cos dett a Las Cases il Generale Bonaparte, il quale, evidentemente, non finisce mai di stupirci per la sua acuta lungimiranza. LEuropa che ha iniziato durante gli anni Cinquanta del XXsecolo quel processo di unificazione che ancora in atto proprio lEuropa degli stati nazionali sorti nel XIX secolo. A quale conclusioni quel processo condurr i popoli dEuropa non ci dato saperlo federazione, confederazione, Europa dei popoli, altro? nondimeno limpronta del Generale in tale processo si avverte pesantemente. Si ripetutamente sottolineata limportanza del codice civile del 1804 in relazione allomogeneizzazione giuridica dellEuropa napoleonica; altres, si parlato dei principi di libert personale, dimpresa e di lavoro, di laicit dello Stato e di uguaglianza di fronte alla legge: ebbene, nessuno pu negare che detti principi siano i pilastri dellattuale Unione Europea; L'Europa sarebbe diventata di
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A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928 (dal sito internet: www.cronologia.it).

fatto un popolo solo; viaggiando ognuno si sarebbe sentito nella patria comune 35, che altro non se non lespressione del principio di libert di movimento. I principi fondamentali della struttura giuridica dellUnione Europea, quindi, sono tutti contenuti nel code Napolon. E non finisce qui. Sfogliando le pagine del memoriale di Las Cases, mi sono imbattuto in questo passo:
E ho inteso pi volte il nostro augusto compagno in varie occasioni, ripetere che egli avrebbe voluto un istituto europeo e dei premi europei per incoraggiare, dirigere e coordinare tutte le associazioni scientifiche dEuropa; avrebbe voluto ancora per tutta lEuropa luniformit della moneta, dei pesi e delle misure e una legislazione ovunque uniforme. Perch si chiedeva il mio codice Napoleone non avrebbe potuto servire di base a un codice europeo, e la mia Universit Imperiale divenire una universit europea? Facendo cos avremmo veramente unita lEuropa in ununica famiglia, e ciascuno, viaggiando, si sarebbe sempre trovato come in casa sua()36

A nostro giudizio questo passo molto importante, perch, oltre a sottolineare degli aspetti che abbiamo gi ripetutamente presentato, ci mostra la chiara previsione dei futuri scenari europei: lunificazione monetaria, luniformit dei pesi e delle misure, una legislazione comune, un mondo universitario e scientifico comune. Dellunificazione monetaria gli stati europei hanno iniziato a parlare con convinzione solo a partire dalla fine degli anni Settanta, per poi decidere lapprodo a questo lido solo nel 1992: la moneta unica europea, denominata appunto euro, ha iniziato ad avere corso legale nel 2002. Luniformit dei pesi e delle misure pu apparire, al giorno doggi, una proposta comica, ma tale non era allepoca di Napoleone, quando in ciascun regno, anzi, in ciascun feudo esistevano spesso consuetudini, pratiche e strumenti diversi di misurazione: tutto questo, non facilitando affatto il commercio, fu a lungo un motivo del prevalere di societ chiuse e reciprocamente diffidenti, di popoli, in ultima analisi, pi indotti a risolvere le contese con la guerra piuttosto che con il confronto e lo scambio sia culturale che commerciale:
Possano i re comprendere che in Europa non vi pi materia per mantenere l'odio tra le nazioni. I pregiudizi spariscono, gli interessi si allargano, le vie commerciali si moltiplicano. Non pi possibile a nazioni alcuna affermare il monopolio commerciale.37

Luniformit in questo settore fu raggiunta durante lepoca del Positivismo (se non ci
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Vedasi Nota 4 A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928, pag. 655 fonte Web

inganniamo), ma ci che importa notare che Napoleone avesse compreso quale rilevanza avesse la cosa finanche sulla pace europea. Per quanto attiene alla legislazione comune facile osservare che oramai i nostri ordinamenti nazionali prevedono tra le loro fonti normative il diritto comunitario, che, come nel caso dei regolamenti, da considerarsi di rango superiore alla stessa legge ordinaria nazionale. Addirittura, il trattato che adotta una costituzione europea prevede listituzione della Legge Europea. Se il sogno di avere una legislazione comune a breve sar perfettamente realizzato, quello di avere una Corte di Cassazione europea sostanzialmente divenuto realt con listituzione della Corte di Giustizia. Al riguardo delluniversit e delle associazioni scientifiche europee facile vedere nei vari progetti Erasmus, Socrates, e via dicendo, e la fondazione di unagenzia spaziale europea e di varie altre forme di collaborazione un considerevole sforzo verso una maggiore unit accademica e scientifica. Infine, un ultima citazione:
Diversa era la scuola del liberale Fox. Con lui ci saremmo accordati per la costruzione del nuovo edificio dEuropa: lemancipazione e lindipendenza delle varie nazionalit, i nuovi principi per la sicurezza, lordine e la libert, ne avrebbero gettate le salde fondamenta. Non si sarebbe avuto in Europa che una sola flotta, un solo esercito; i nostri sforzi comuni, gli interessi che amichevolmente si porgevano la mano per aiutarsi e proteggersi, avrebbero costituito una provvista destinata a versare sui popoli i massimi beni: la tranquillit, la ricchezza, il progresso, doppiamente tutelati dalla persuasione, dalla forza e dallimpossibilit di nuovi conflitti. Era questo un dominio morale magnifico che avrebbe fatto abbassare le armi e impedite le competizioni sanguinose: lEuropa felice avrebbe presentato lequilibrio pacifico e mirabile di una vasta confederazione di stati che si prefiggevano per lavvenire della civilt, uno scopo comune. Ah s, quanto male fatto, quanto bene mancato!38

(Il Fox in questione il capo dellopposizione liberale inglese, con cui Napoleone pensava di potersi accordare qualora fosse riuscito a divenire primo ministro in Inghilterranon Napoleone, quellaltroFox!) La conclusione definitiva di questo elaborato che difficilmente capiremo se Napoleone sia stato un condottiero solitario o un precursore dellUnione Europea: continuo a pensare, visto lossessionante pensiero di fondare una dinastia, che la sua ambizione lo abbia fatto essere innanzitutto un condottiero solitario e solo dopo, gi che cera, un ideatore di scenari futuri ed innovativi per lEuropa. Tuttavia, Napoleone serb sempre nel suo petto un cuore giacobino. Penso che Napoleone avesse chiaro, con il pessimismo tipico delleroe romantico, che tutte le grandi cose hanno da finire e da svariate fonti sapprende come egli sapesse benissimo che imprese come le sue non
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A. LAS CASES , Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928, pag. 458

avessero pi spazio nella storia che gli uomini stavano scrivendo. Napoleone seppe che nessuno tra i suoi eredi, se mai ne avesse realmente avuto uno, avrebbe potuto conservare il suo sistema. Arresosi di fronte a questo pensiero, fin col vedere con incredibile precisione, da ben lontano, ci che sarebbe accaduto negli anni a venire, cio, la formazione delle nazioni, prima di tutto, e la loro unione in una lega, una confederazione, una federazione o qualunque altra cosa che producesse irreversibili forme di associazione tra gli europei, in seguito. Non credo che sia stato un europeista: di certo c che Napoleone fu il prototipo delluomo europeo e che la sua avventura e la sua opera hanno di fatto concretamente creato, sotto molti punti di vista, lEuropa in cui noi oggi viviamo.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E. COLLOTTI, Hitler e il nazismo, Giunti casterman, 1994 G. DE ROSA, Et Moderna, Minerva italica,1989 H.A.L.FISHER, Storia dEuropa, II, Newton Compton 1995 A. LAS CASES, Il memoriale di SantElena, II, Milano, Rizzoli, 1928 E. LUDWIG, Napoleone, RCS Libri, 1999 S. ROMANO, Europa. Storia di un idea,Longanesi & C., Milano, 2004 J. TULARD, Napoleone. Il mito del salvatore, Rusconi, 1980 P.VIOLA, A.PROSPERI, Corso di Storia, II,Einaudi Scuola, 2000 Fonte Web www.cronologia.it

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