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I PRIMI PASSI DELLA STAMPA ILLUSTRATA ITALIANA NELLA PRIMA META DEL 900

Marco Murat

INDICE: 1. Cenni di storia della fotografia p. 2 2. La fotografia e la stampa: le prime riviste illustrate p. 3 3. Levoluzione del fotogiornalismo p. 4 4. Lo sviluppo del fotogiornalismo in Italia p. 5 5. Verso la situazione attuale ... p. 7 Bibliografia . p. 8

1. Cenni di storia della fotografia Per gli antichi greci la fatica della memoria costituiva il punto di partenza della civilt e contribuiva a determinare la coscienza collettiva di un popolo; in questo processo di conservazione le immagini hanno da sempre avuto un ruolo importante. La memoria dello sguardo un idea antica; secondo quanto riportato da un astronomo arabo vissuto intorno al 1000 d.C., Aristotele gi conosceva il fenomeno fisico della proiezione dellimmagine di ci che sta al di fuori di una stanza buia, attraverso un foro sulla parete. Ne deriva lespressione camera obscura, usata per indicare gli strumenti di osservazione nei secoli dopo. Alla fine del 400 Leonardo da Vinci introdusse loculus artificialis, usato per osservare un fenomeno naturale ed eventualmente fissarlo su carta col disegno; compariva per la prima volta lidea della moderna fotografia. Tra fine 700 e inizio 800 furono sperimentate le reattivit alla luce di diverse pietre e metalli per cercare di fissare le immagini prodotte. Nel 1780 il fisico francese Charles proiett i profili dei suoi allievi su un foglio di carta reso fotosensibile con sali dargento; queste prime immagini scomparivano rapidamente alla vista. Nel 1826 Joseph-Nicphore Nipce si serv del bitume di Giudea (asfalto) ed ottenne le prime fotografie. Louis-Jaques-Mand Daguerre scopr che una lastra di rame argentato poteva essere resa sensibile se esposta a vapori di iodio, sviluppata, dopo una posa di circa 20 minuti, con unesposizione a vapori di mercurio e fissata con un bagno di sale da cucina. Nel 1839 linvenzione venne presentata ufficialmente allAccademia delle scienze di Parigi: fu questo latto di nascita della fotografia, dallinventore chiamata dagherrotipia. Il fissaggio era ancora uno dei punti critici del procedimento. Nel 1834 William Henry Fox Talbot utilizz un nuovo procedimento chiamato calotipia (dal greco kals = bello), il quale consentiva la produzione di immagini negative stampabili in positivo e apriva la strada alla riproducibilit, caratteristica fondamentale della fotografia. Nel 1851 nacque il negativo su carta cerata e fu inventato il procedimento al collodio, con esso fu possibile ridurre i tempi di posa ad alcuni secondi, da 2 a 20. Il collodio rimase in uso per una trentina di anni, fino a quando venne sostituito con la gelatina al bromuro dargento. Tra il 1890 e il 1900 si cerc di sostituire le lastre di vetro, testando soprattutto le caratteristiche della cellulosa; George Eastman nel 1888 cre la pellicola in rullo. Per sfruttare al meglio la sua invenzione, il roll film, il fondatore della Kodak mise in vendita nel 1895 il primo apparecchio portatile dallaspetto di una scatola, la Brownie; per sviluppare i 100 fotogrammi contenuti al suo interno la si doveva spedire alla casa madre che la restituiva carica e pronta per luso. Inizi cos la massificazione del mezzo e la fotografia ottenne un posto stabile nelle pagine dei giornali, soprattutto americani. 3

Negli anni a cavallo delle due guerre mondiali, con la nascita dei nuovi apparecchi di piccolo formato si pass definitivamente dalla posa allistantaneit; macchine piccole, maneggevoli e semplici da usare, permettevano di seguire da vicino gli avvenimenti in tutte le condizioni. La pellicola da trentacinque millimetri fu la rivoluzione tecnologica che cambi il modo di fotografare; rispetto alle lastre significava continuit: permetteva di fermare listante decisivo. 2. La fotografia e la stampa: le prime riviste illustrate Dalla seconda met dell800 in poi la fotografia consent di produrre testimonianze visive sullo stato di cose e sugli avvenimenti; questa possibilit del tutto nuova contribu a modificare il modo di raccontare. Le prime riviste illustrate si servivano principalmente di disegnatori per soddisfare la richiesta di immagini, ma fin dallinizio usarono anche fotografie; il problema principale era trovare il modo di riprodurle su una pagina stampata. Per pi di cinquantanni la soluzione pi praticata fu quella di copiare la fotografia su una matrice di legno e trasformarla in incisione, un lungo e dispendioso processo manuale che richiedeva un disegnatore e un incisore. Il vero fotogiornalismo nacque a fine Ottocento, in concomitanza con linvenzione della lastra a mezzatinta che permetteva di stamapare direttamente sul giornale le fotografie con la stessa macchina usata per i caratteri tipografici. A soli tre anni dalla scoperta della tecnica fotografica da parte di Daguerre, nel 1842 Biow e Stelzner realizzarono la prima foto di cronaca, dopo un incendio ad Amburgo. Nello stesso anno nacque il primo periodico illustrato: The Illustrated London News diretto da Herbert Ingram; subito seguito da LIllustration a Parigi, Illustrierte Zeitung a Lipsia, e molti altri in Europa e negli Stati Uniti. Nel 1847 nacque a Torino, edito da Giuseppe Pomba, Il Mondo Illustrato, il primo giornale italiano di grande formato, illustrato con incisioni in legno; la rivista chiuder alla fine del 1849. A Milano nel 1864, uscirono contemporaneamente LIllustrazione Italiana (editore Cima) e LIllustrazione Universale (editore Sonzogno). La prima chiuse quasi subito, in quanto utilizzava un tipo di incisione di lenta lavorazione e tiratura limitata; anche la seconda non ebbe vita facile in quanto non disponeva di abili incisori. Solo LIllustrazione Italiana nata nel 1875 a Milano su iniziativa di Emilio Treves e con la collaborazione di una fitta rete di laboratori di incisori ebbe la fortuna di essere pubblicata per ben 90 anni; prezzo accessibile (50 centesimi) e i maggiori intellettuali come collaboratori erano i punti caratterizzanti limpostazione della rivista. Nel 1899 usc la Domenica del Corriere, supplemento del quotidiano di via Solferino; limpostazione grafica era semplice, diverse immagini in una griglia abbastanza rigida corredate da brevi testi. Tra i primi periodici che presentavano fotografie in Italia va citata anche la Nuova Antologia, un quindicinale pubblicato a Roma illustrato con incisioni da fotografie istantanee, dove 4

apparvero resoconti di viaggio; con in media una trentina di immagini si ricostruiva il percorso compiuto e si forniva un interessante documento sul paese visitato. 3. Levoluzione del fotogiornalismo Il periodo migliore fu a cavallo tra le due guerre. Si stava sviluppando un giornalismo diverso da quello dei quotidiani nella tradizione delle gazzette e dei fogli letterari, che avevano una forte connotazione locale e un ben definito orientamento; i settimanali a figure, al contrario, avevano diffusione nazionale ed erano costretti ad andare incontro al gusto del pubblico. Si cominci a delineare il ruolo centrale assunto dallinformazione visiva. Diverse motivazioni stanno alla base della grande diffusione delle fotografie sulle pagine dei giornali: essa viene vista come mezzo di denuncia sociale e di identificazione del proletariato nel mondo comunista; la professione fotografica viene sostenuta da organismi governativi, non solo nei paesi con regimi totalitari (Unione Sovietica ed Italia). La fotografia, anche se di supporto al testo assumeva una connotazione diversa dalle precedenti illustrazioni; dalle foto posate con apparecchi di grande formato si pass alle istantanee con piccole macchine da 35 mm. Si inizi quindi in quegli anni a sfruttare il linguaggio fotografico, semplice e diretto, e lattenzione di cui godeva presso il pubblico, facendo vedere e limitando al minimo i testi. Si afferm e fu sperimentato sempre in quel periodo il metodo di stampa a rotocalco, capace di imprimere contemporaneamente testi ed immagini, per le grandi tirature; termine che diverr sinonimo di periodico illustrato. Primo esempio tra tutti la rivista Life, vera testata del grande fotogiornalismo, fondata nel 1936 da Henry Luce. Limperativo a cui si ispirava: la notizia nella fotografia. Di conseguenza il ruolo delle parole venne capovolto al servizio delle immagini. Alla base del successo che la fece resistere fino al 1972 ci fu un organizzazione capace di collegare il lavoro dei fotografi con quello dei redattori; ogni fotografia era il risultato di una rigorosa selezione come le notizie di qualsiasi altro giornale. Se inizialmente quello del fotogiornalista appare, pi che un mestiere, la copertura di esigenze redazionali, gi a inizio novecento il lavoro di fotoreporter ha iniziato a caratterizzarsi; quelli assunti a tempo pieno dalle riviste erano ancora insoliti, ma venivano incaricati gli indipendenti di portare a termine servizi sportivi e di cronaca. Solitamente questi fotoreporter indipendenti erano associati in unagenzia fotografica; i primi esempi in Italia furono la Vedo di Porry Pastorel e la Publifoto di Vincenzo Carrese, nata nel 1934; sicuramente le pi famose sono la Magnum nata nel 1947 a Parigi per iniziativa di Robert Capa, H. Cartier-Bresson, D. Seymour, e la Viva, anch essa nata a Parigi, nel 1972 fondata da C. Raimond-Dityvon, G. Le Querrec, e M. Frank.

Queste agenzie si occupavano di procurare servizi, ed erano molto pi di una riserva di foto di repertorio; reclutavano e addestravano giovani fotografi e svolgevano ambiziosi progetti fotografici. 4. Lo sviluppo del fotogiornalismo in Italia La fotografia italiana fu sostenuta dal movimento Futurista, che la considerava larte della civilt meccanica; lo stesso Filippo Tommaso Martinetti, teorico del gruppo, la inser nel movimento indicando le 16 regole per ottenere una foto futurista; tra le quali cera il fotomontaggio, usata anche dal regime fascista con intenti di persuasione politica. La documentazione fotografica fu sostenuta anche dallIstituto Luce; i cui fotografi non seguivano lattualit, ma dovevano realizzare un autoritratto dellItalia fascista; la loro produzione (grandi adunate, gare ginniche, vita nelle colonie) era destinata a riempire gli archivi dellistituto. Il fotogiornalismo italiano fu un fenomeno a carattere episodico, incentrato generalmente nei periodici piuttosto che nei quotidiani; la prima esperienza dei rotocalchi italiani fu Omnibus, settimanale di attualit politica e letteraria, di Leo Longanesi, edito da Rizzoli (1937). Nelle sue 12 pagine si alternavano temi colti e rubriche dissacranti, la fotografia veniva usata a fini espressivi o satirico polemici; allinterno si trovavano ritratti di personaggi famosi e divi dello spettacolo, in ultima pagina era presentato un racconto fotografico con un breve testo didascalico. Fotografie e testi venivano utilizzati in parallelo, a volte collegati, altre volte indipendenti; Longanesi ed i suoi collaboratori (tra cui Elio Vittorini, Mario Soldati, Curzio Malaparte) usavano le immagini per deridere le democrazie, ma seppur in modo anticonformista, il settimanale non si discostava dalle opinioni ufficiali. Il 28 gennaio del 1939 il regime soppresse il giornale, ritenuto troppo intellettuale ed eccessivamente ironico. Alla chiusura i due collaboratori di punta, Arrigo Benedetti e Mario Pannunzio, si spostarono alla direzione del neonato Oggi; mentre Longanesi, passata la guerra, diresse Il Borghese. Il primo dei moderni settimanali italiani fu Tempo di Arnoldo Mondadori, uscito nel 1939. Tra le sue pagine, formato tabloid, era molto presente il tema del lavoro e un notevole interesse per la fotografia, testimoniato anche dalla rubrica della posta dove venivano pubblicate le immagini dei lettori. Con la presenza in redazione di Federico Patellani, comunemente considerato il padre del fotogiornalismo italiano, si intensificarono i fotoservizi realizzati da un solo autore, composti da immagini e parole perfettamente integrate; questa tecnica nel dopoguerra si svilupp in veri e propri fotoracconti e segn la svolta nellutilizzo delle immagini. Nel 1943 fu soppresso e rinacque dopo la guerra ma con una riduzione delle pagine dovuta alla scarsezza di carta; riusc tuttavia a trovare una posizione duratura e stabile. Motivi del suo successo furono il porsi come prodotto industriale dal carattere divulgativo senza avere pretese culturali o letterarie e laver adottato presto il colore. 6

A Milano dal 1952 al 1958 usc Cinema nuovo, un settimanale che pubblicava immagini di fotografia documentaria affiancate a quelle dei set cinematografici e ai ritratti dei divi dello schermo. Il fotografo era messo sullo stesso piano degli autori, a testimoniare limportanza riconosciuta al suo lavoro; dal 54 cominciarono ad apparire I fotodocumentari, firmati da due autori, nomi che fecero la storia della fotografia italiana del dopoguerra, Ugo Mulas, Carlo Bavaglioli, Enzo Sellerio, Franco Pinna. In Cinema nuovo le immagini erano utilizzate con competenza evidente soprattutto nella scelta delle aperture; i fotografi cominciavano ad esprimere uno stile personale e a cercare prospettive pi efficaci. Superata lenfasi su operai e contadini, lattenzione fu rivolta alle persone normali, non solo ai divi, e anche ai fenomeni di costume, come il successo dei fotoromanzi. Nel dopoguerra i periodici si affermarono e si moltiplicarono; il panorama giornalistico rientrava in una fascia intermedia tra il colto ed impegnato da una parte, come Cinema nuovo, e lo scandalistico dallatra; il principale obbiettivo era colpire il lettore. In questa situazione la fotografia aveva un ruolo di appoggio al testo, aveva una funzione illustrativa; il fotogiornalismo si trov costretto tra lo scoop di cronaca rosa e il reportage esotico. Venivano utilizzati fatti di cronaca, catastrofi, denuncia politica e sociale insieme a temi antropologici con lintento di provocare nel lettore uno stress; alla lunga questa impostazione provoc una specie di assuefazione per cui allindignazione subentrava la rassegnazione. In questa situazione prevalse tra i fotografi un atteggiamento individualistico, ognuno era in concorrenza con gli altri; il rapporto con le redazione era subalterno e non cera la coscienza collettiva dellimportanza del proprio lavoro. Le agenzie svolgevano un ruolo di raccordo nel panorama frammentario. Nellinsieme dei rotocalchi nazionali un filone importante fu quello delle testate di orientamento, con ambizioni letterarie ed espressione di un preciso punto di vista politico culturale; le tre pi importanti furono LEuropeo, Il Mondo e LEspresso. Aperto nel 1946 da Mazzocchi, con il suo grande formato lenzuolo, LEuropeo chiuse i battenti negli anni 90; diretto da uno degli allievi di Longanesi, Arrigo Benedetti, il settimanale nel 51 ridusse il suo formato. Da sempre molto attento alla cronaca politica, ricco di inchieste, corrispondenze e reportage; al suo interno le fotografie venivano utilizzate come contrappunto ai testi, a volte unite, a volte autonome. Il Mondo, fondato nel 49 da Mario Pannunzio, fu il punto di riferimento del pensiero liberaldemocratico fino al 66, anno della sua chiusura. Le immagini avevano nell impostazione editoriale e nel progetto grafico un ruolo centrale; venivano scelte dal direttore stesso, che apprezzava la fotografia e ne riconosceva i contenuti culturali. Gli scatti singoli godevano di una maggiore considerazione, avevano il compito di sottolineatura o denuncia.

Su iniziativa di Benedetti e Eugenio Scalfari e con il sostegno finanziario di Adriano Olivetti, il 2 ottobre 1955 nacque LEspresso, settimanale orientato su posizioni di sinistra, in cui dominavano la cronaca e le inchieste corredate da immagini forti, utilizzate a fini espressivi. Limpostazione era quella della sollecitazione dellemotivit del lettore, sottoposto a continuo stress sui temi politici e sociali. 5. Verso la situazione attuale Negli anni settanta ci furono contemporaneamente la chiusura di molte riviste illustrate e lavvento della televisione come il grande medium di massa del mondo industriale; le notizie venivano diffuse praticamente in tempo reale dalle grandi reti internazionali. Il fotogiornalismo si modific nella sua struttura; per contrastare lavanzare della televisione si sfruttarono le caratteristiche specifiche della foto, e non si cerc pi lavvenimento sensazionale, in quanto le immagini stampate arrivavano in ritardo rispetto allattualit trasmessa, ma si focalizz lattenzione sulla vita della gente. I temi tradizionali trattati dalle riviste si frammentarono in numerosi aspetti riguardanti settori diversi della societ; i periodici col passare del tempo si rivolsero a target ristretti di lettori (adolescenti, donne, classi dirigenti), utilizzando prodotti sofisticati e linguaggi specifici. Al tradizionale racconto fotografico, sviluppato su pi pagine, con una grande immagine centrale, si sostitu una impostazione pi snella: la storia si articolava al massimo su due o tre pagine, dove con la prima immagine si cercava di sintetizzare largomento; le pagine seguenti erano occupate da foto di piccolo formato, ma era lapertura che rappresentava gran parte del servizio. Gli spazi dedicati ai numerosissimi argomenti trattati si riducevano, di conseguenza le fotografie venivano pubblicate in piccolo formato. Progressivamente tutte le testate adottarono il formato ridotto per offrire prodotti pi moderni e facili da gestire; si alleggeriva limpostazione grafica, migliorava la qualit della stampa e si diffondeva definitivamente il colore.

Bibliografia AA. VV. (1983). Il fotogiornalismo, Milano, Gruppo editoriale Fabbri. Fadigati, N. (2005). Il Mestiere di vedere: Introduzione al fotogiornalismo, Pisa, Plus. Papuzzi, A. (2003). Professione Giornalista, Roma, Donzelli.

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