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Mini-corso sull’animazione liturgica

Parrocchia di San Lorenzo – Budrio (BO) – Novembre 2006


Attenzione: si tratta di una trascrizione di appunti personali che non sono stati revisionati o autorizzati né dal relatore
(Can. Amilcare Zuffi – Ufficio Liturgico Arcidiocesi di Bologna) né da altri, da intendersi ad esclusivo uso privato,
NON è pertanto permessa la libera diffusione o pubblicazione; sono inoltre stati integrati a posteriori con le fonti
originali, che si invita a consultare nella loro completezza; si declina ogni responsabilità per errori o inesattezze.

Premesse

Come scriveva il Card. Biffi dieci anni fa (“Christus Hodie”, n.57), è opportuno fare un’esame di
coscienza periodico dello stile delle celebrazioni, affinché vi sia allo stesso tempo perfetta
osservanza delle norme liturgiche, ma anche freschezza di spirito e piena espressione di gioia.

Nonostante siano passati 41 anni dal Concilio Vaticano II, quanto affermato in tale sede, ed in
particolare per quanto concerne l’animazione liturgica, resta in parte inattuato. Ben venga quindi
questa iniziativa del vostro gruppo liturgico, alla quale sono stati giustamente coinvolti anche i
coristi e musicisti, anche se chiaramente queste breve serie di incontri non può sostituire la
formazione che si può ricevere tramite i corsi di formazione per animatori della liturgia organizzati
ogni anno dalle diocesi [né sostituisce ulteriori indicazioni delle autorità ecclesiastiche locali, n.d.r.]

Prima di entrare nel vivo del tema, si ritiene opportuno ricordare il significato della celebrazione
eucaristica in sé, affinché siano chiari i principi a partire dai quali la Chiesa ha espresso nel tempo
le proprie indicazioni.

Il significato della celebrazione liturgica

Dalla Sacrosantum Concilium:

“6. […] come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha inviato gli apostoli, ripieni di
Spirito Santo. Essi, predicando il Vangelo a tutti gli uomini, non dovevano limitarsi ad
annunciare che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di
Satana e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, bensì dovevano anche attuare
l'opera di salvezza che annunziavano, mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali
gravita tutta la vita liturgica. Così, mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel
mistero pasquale di Cristo […] Allo stesso modo, ogni volta che essi mangiano la cena del
Signore, ne proclamano la morte fino a quando egli verrà […]

7. […] Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche.
È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro […] sia soprattutto sotto
le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno
battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla
quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e
loda, lui che ha promesso: « Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a
loro » (Mt 18,20). […] Giustamente perciò la liturgia è considerata come l'esercizio della
funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell'uomo è significata per
mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi […] e nessun'altra
azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.”
Il Rosario non è una celebrazione liturgica, così come non lo è la preghiera personale e comunitaria.
Alla sua base non sta infatti un intervento di Dio, avvenuto in un tempo ben preciso e che noi
riviviamo ripetendo gesti e parole affinché si renda attuale l’opera della nostra salvezza, che è
sempre legata ad eventi ed azioni ben precisi. La stessa Lectio Divina, per esempio, non ha la stessa
funzione ed azione della proclamazione delle Scritture nella Santa Messa.

Quindi nelle scelte musicali occorre distinguere la celebrazione eucaristica dagli altri momenti di
riunione e di preghiera, agendo con particolare rispetto e cautela.

La partecipazione dei fedeli alla liturgia

“10. […] Dalla liturgia, dunque, e particolarmente dall'eucaristia, deriva in noi, come da
sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia quella santificazione degli uomini
nel Cristo e quella glorificazione di Dio, alla quale tendono, come a loro fine, tutte le altre
attività della Chiesa.

11. Ad ottenere però questa piena efficacia, è necessario che i fedeli si accostino alla sacra
liturgia con retta disposizione d'animo, armonizzino la loro mente con le parole che
pronunziano e cooperino con la grazia divina per non riceverla invano. Perciò i pastori di
anime devono vigilare attentamente che nell'azione liturgica non solo siano osservate le
leggi che rendono possibile una celebrazione valida e lecita, ma che i fedeli vi prendano
parte in modo consapevole, attivo e fruttuoso.”

“29. Anche i ministranti, i lettori, i commentatori e i membri della « schola cantorum »


svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitino il proprio ufficio con quella
sincera pietà e con quel buon ordine che conviene a un così grande ministero e che il popolo
di Dio esige giustamente da essi. Bisogna dunque che tali persone siano educate con cura,
ognuna secondo la propria condizione, allo spirito liturgico, e siano formate a svolgere la
propria parte secondo le norme stabilite e con ordine.

30. Per promuovere la partecipazione attiva, si curino le acclamazioni dei fedeli, le risposte,
il canto dei salmi, le antifone, i canti, nonché le azioni e i gesti e l'atteggiamento del corpo.
Si osservi anche, a tempo debito, un sacro silenzio.”

“112. […] Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura, sia dai Padri, sia dai romani
Pontefici; costoro recentemente […] hanno sottolineato con insistenza il compito
ministeriale della musica sacra nel culto divino. Perciò la musica sacra sarà tanto più santa
quanto più strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando alla preghiera un'espressione
più soave e favorendo l'unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri. La Chiesa
poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle
qualità necessarie. […]”

“116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana;
perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri
generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla
celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica, a norma
dell'art. 30.”

“118. Si promuova con impegno il canto religioso popolare in modo che nei pii e sacri
esercizi, come pure nelle stesse azioni liturgiche, […] possano risuonare le voci dei fedeli.”
“120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale
tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della
Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si
possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità
ecclesiastica territoriale […] purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare,
convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.

121. I musicisti animati da spirito cristiano comprendano di essere chiamati a coltivare la


musica sacra e ad accrescere il suo patrimonio. Compongano melodie che abbiano le
caratteristiche della vera musica sacra […] I testi destinati al canto sacro siano conformi alla
dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche.”

Ogni fedele è chiamato a una partecipazione attiva alla celebrazione eucaristica, a nome dell’intera
umanità, mettendo a disposizione i propri doni e carismi; nel canto, nelle parole e nei gesti deve
pertanto risuonare ed esprimersi l’unione dei fedeli nella Chiesa e della Chiesa con Dio.

Le azioni liturgiche non sono private ma sono azione di tutta la Chiesa; tutti i fedeli vi partecipano
“all’unisono” non in funzione di uno specifico mandato, ma in quanto battezzati.

Dalla n.29 discende che non si va a “suonare a Messa” ma a “suonare LA Messa”. Si è dentro al
Mistero celebrato, a servizio di Dio e dell’assemblea. Tutti gli aspetti liturgici, e non solo il canto o
la musica, devono essere pensati in funzione di questi principi, favorendo la partecipazione
dell’assemblea al rito e la sua crescita nella fede; non si può quindi fare ad es. delle scelte musicali
in base a gusti personali, ma all’efficacia, e possibilmente agendo in coerenza con le iniziative
pastorali della diocesi, oltre che con il periodo liturgico ed il momento del rito.

Tali indicazioni sono state raccolte e integrate dalla III edizione dell’Ordinamento Generale al
Messale Romano:1

“39. I fedeli, che si radunano nell’attesa della venuta del loro Signore, sono esortati
dall’apostolo a cantare insieme salmi, inni e cantici spirituali (Cf. Col 3,16). Infatti il canto è
segno della gioia del cuore (Cf. At 2,46). Perciò dice molto bene sant’Agostino: «Il cantare è
proprio di chi ama», e già dall’antichità si formò il detto: «Chi canta bene, prega due volte».

40. Nella celebrazione della Messa si dia quindi grande importanza al canto, ponendo
attenzione alla diversità culturale delle popolazioni e alle possibilità di ciascuna assemblea
liturgica. Anche se non è sempre necessario, per esempio nelle Messe feriali, cantare tutti i
testi che per loro natura sono destinati al canto, si deve comunque fare in modo che non
manchi il canto dei ministri e del popolo nelle celebrazioni domenicali e nelle feste di
precetto. Nella scelta delle parti destinate al canto, si dia la preferenza a quelle di maggior
importanza, e soprattutto a quelle che devono essere cantate dal sacerdote, dal diacono o dal
lettore con la risposta del popolo, o dal sacerdote e dal popolo insieme.

41. A parità di condizioni, si dia la preferenza al canto gregoriano, in quanto proprio della
Liturgia romana. Gli altri generi di musica sacra, specialmente la polifonia, non sono affatto
da escludere, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica e favoriscano la
partecipazione di tutti i fedeli. Poiché sono sempre più frequenti le riunioni di fedeli di
diverse nazionalità, è opportuno che sappiano cantare insieme, in lingua latina, e nelle

1
L’Ordinamento del Messale è stato approvato già nel 2004, mentre il Messale vero e proprio è tuttora in revisione.
melodie più facili, almeno le parti dell'ordinario della Messa, specialmente il simbolo della
fede e la preghiera del Signore.

42. I gesti e l'atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del
popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile
semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la
partecipazione di tutti52. Si dovrà prestare attenzione affinché le norme, stabilite da questo
Ordinamento generale e dalla prassi secolare del Rito romano, contribuiscano al bene
spirituale comune del popolo di Dio, più che al gusto personale o all'arbitrio. […]”

“103. Tra i fedeli esercita un proprio ufficio liturgico la schola cantorum o coro, il cui
compito è quello di eseguire a dovere le parti che le sono proprie, secondo i vari generi di
canto, e promuovere la partecipazione attiva dei fedeli nel canto. Quello che si dice della
schola cantorum, con gli opportuni adattamenti, vale anche per gli altri musicisti,
specialmente per l’organista.

104. È opportuno che vi sia un cantore o maestro di coro per dirigere e sostenere il canto del
popolo. Anzi, mancando la schola, è compito del cantore guidare i diversi canti, facendo
partecipare il popolo per la parte che gli spetta.”

Innanzitutto si ritiene opportuno sottolineare come in Col 3,16 vi è una importante testimonianza
delle prime forme musicali nelle comunità cristiane, e della distinzione tra di esse, che in qualche
modo è rimasta nella liturgia:
- Salmi, composti per essere cantati, talvolta persino danzati (che è diverso da ballati!), e
raccolti nel Salterio
- Inni, ad es. quelli raccolti nelle lettere Paoline (Ef, Col, Fil)
- Cantici spirituali, ad es. quelli provenienti dal Libro dell’Apocalisse

La presenza della musica, del canto e del suono in generale non ha quindi solo funzioni pastorali,
pedagogiche, o antropologiche (ad es. emotive o di “identificazione nel gruppo”), ma è parte
integrante della liturgia ed appartiene a pieno titolo alla tradizione della Chiesa.

Non è forse ancora stato fatto abbastanza invece dal punto di vista della formazione di cantori e
musicisti, o ancora di più sul fronte dell’introduzione di forme di espressione corporea, già invece
così presenti in altre culture es. africane. Si legga ad es. come illustre precedente 2Sam 6 sulla
danza estatica (sicuramente non proprio composta) di Davide che entra con l’arca a Gerusalemme.

Per quanto riguarda le indicazioni specifiche dell’uso del canto e della musica all’interno della
celebrazione eucaristica, proseguiamo nell’esame dell’Ordinamento Generale del Messale Romano,
all’interno del quale vi sono indicazioni ben specifiche per ciascun momento della liturgia.
Riti di introduzione

“46. I riti che precedono la Liturgia della Parola, cioè l’introito, il saluto, l’atto penitenziale,
il Kyrie eleison, il Gloria e l’orazione (o colletta), hanno un carattere di inizio, di
introduzione e di preparazione. Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino
una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare
degnamente l’Eucaristia. […]

47. Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con il diacono e i
ministri, si inizia il canto d’ingresso. La funzione propria di questo canto è quella di dare
inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel
mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e
dei ministri.

48. Il canto viene eseguito alternativamente dalla schola e dal popolo, o dal cantore e dal
popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla sola schola. Si può utilizzare sia l’antifona
con il suo salmo, quale si trova nel Graduale romanum o nel Graduale simplex, oppure un
altro canto adatto all’azione sacra, al carattere del giorno o del tempo, e il cui testo sia stato
approvato dalla Conferenza Episcopale […]”

“52. Dopo l’atto penitenziale ha sempre luogo il Kyrie eleison, a meno che non sia già stato
detto durante l’atto penitenziale. Essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e
implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la
schola o un cantore […]

53. Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello
Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello. Il testo di questo inno non può
essere sostituito con un altro. Viene iniziato dal sacerdote o, secondo l’opportunità, dal
cantore o dalla schola, ma viene cantato o da tutti simultaneamente o dal popolo
alternativamente con la schola, oppure dalla stessa schola. Se non lo si canta, viene recitato
da tutti, o insieme o da due cori che si alternano. Lo si canta o si recita nelle domeniche fuori
del tempo di Avvento e Quaresima; e inoltre nelle solennità e feste, e in celebrazioni di
particolare solennità […]”

Quindi:
- Il canto di ingresso può essere cantato anche dalla sola schola
- Il “Signore Pietà” se previsto potrebbe (e anzi dovrebbe) essere cantato, da tutti
- Il testo del Gloria non può essere modificato in nessun modo, ma essendo un inno può
essere anche solo ascoltato dall’assemblea; a rigore, se cantato, non prevederebbe quindi un
ritornello, anche se va preso atto che la maggioranza delle composizioni attualmente in uso
purtroppo sfugge a questa regola.
Liturgia della Parola

“56. La Liturgia della Parola deve essere celebrata in modo da favorire la meditazione;
quindi si deve assolutamente evitare ogni forma di fretta che impedisca il raccoglimento. In
essa sono opportuni anche brevi momenti di silenzio, adatti all’assemblea radunata, per
mezzo dei quali, con l’aiuto dello Spirito Santo, la parola di Dio venga accolta nel cuore e si
prepari la risposta con la preghiera. Questi momenti di silenzio si possono osservare, ad
esempio, prima che inizi la stessa Liturgia della Parola, dopo la prima e la seconda lettura, e
terminata l’omelia […]”

“59. Il compito di proclamare le letture, secondo la tradizione, non è competenza specifica di


colui che presiede, ma di altri ministri. Le letture quindi siano proclamate da un lettore, il
Vangelo sia invece proclamato dal diacono o, in sua assenza, da un altro sacerdote. Se non è
presente un diacono o un altro sacerdote, lo stesso sacerdote celebrante legga il Vangelo; e
se manca un lettore idoneo, il sacerdote celebrante proclami anche le altre letture […]”

“61. Alla prima lettura segue il salmo responsoriale, che è parte integrante della Liturgia
della Parola e che ha grande valore liturgico e pastorale, perché favorisce la meditazione
della parola di Dio […] Conviene che il salmo responsoriale si esegua con il canto, almeno
per quanto riguarda la risposta del popolo. Il salmista, quindi, o cantore del salmo canta o
recita i versetti del salmo all’ambone o in altro luogo adatto; tutta l’assemblea ascolta
restando seduta, e partecipa di solito con il ritornello, a meno che il salmo non sia cantato o
recitato per intero senza ritornello. […] Se il salmo non può essere cantato, venga
proclamato nel modo più adatto a favorire la meditazione della parola di Dio.

62. Dopo la lettura che precede immediatamente il Vangelo, si canta l’Alleluia o un altro
canto stabilito dalle rubriche, come richiede il tempo liturgico. Tale acclamazione costituisce
un rito o atto a sé stante, con il quale l’assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che
sta per parlare nel Vangelo e con il canto manifesta la propria fede. Viene cantato da tutti
stando in piedi, sotto la guida della schola o del cantore, e se il caso lo richiede, si ripete; il
versetto invece viene cantato dalla schola o dal cantore […]”

“67. Il simbolo, o professione di fede, ha come fine che tutto il popolo riunito risponda alla
parola di Dio, proclamata nella lettura della sacra Scrittura e spiegata nell’omelia; e perché,
recitando la regola della fede, con una formula approvata per l’uso liturgico, torni a meditare
e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia.

68. Il simbolo deve essere cantato o recitato dal sacerdote insieme con il popolo nelle
domeniche e nelle solennità; si può dire anche in particolari celebrazioni più solenni. Se si
proclama in canto, viene intonato dal sacerdote o, secondo l’opportunità, dal cantore o dalla
schola; ma viene cantato da tutti insieme o dal popolo alternativamente con la schola. Se non
si canta, viene recitato da tutti insieme o a cori alterni.”

Quindi:
- Il salmo dovrebbe essere cantato, e comunque va sempre letto da una persona diversa da
quella che ha proclamato la prima lettura
- L’alleluia (o almeno il “ritornello”) deve essere sempre cantato, e con l’assemblea.
[la CEI nel 1983 ha inoltre autorizzato la ripetizione del ritornello al termine del Vangelo]
- Se il Credo viene cantato, deve essere cantato da tutti
- Potenzialmente, si può cantare anche la risposta alla Preghiera Universale
Liturgia eucaristica

“73. All’inizio della Liturgia eucaristica si portano all’altare i doni, che diventeranno il
Corpo e il Sangue di Cristo. […].

74. Il canto all’offertorio (Cf. n. 37, b) accompagna la processione con la quale si portano i
doni; esso si protrae almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull’altare. Le norme che
regolano questo canto sono le stesse previste per il canto d’ingresso (Cf. n. 48). È sempre
possibile accompagnare con il canto i riti offertoriali, anche se non si svolge la processione
con i doni. […]”

“79. Gli elementi principali di cui consta la Preghiera eucaristica si possono distinguere
come segue: […] b) L’acclamazione: tutta l’assemblea, unendosi alle creature celesti, canta
il Santo. Questa acclamazione, che fa parte della Preghiera eucaristica, è proclamata da tutto
il popolo col sacerdote. […]”

“81. Nella Preghiera del Signore si chiede il pane quotidiano, nel quale i cristiani scorgono
un particolare riferimento al pane eucaristico, e si implora la purificazione dai peccati, così
che realmente i santi doni vengano dati ai santi. […] L'invito, la preghiera del Signore,
l'embolismo e la dossologia, con la quale il popolo conclude l'embolismo, si cantano o si
dicono ad alta voce.

82. Segue il rito della pace, con il quale la Chiesa implora la pace e l'unità per se stessa e per
l'intera famiglia umana, e i fedeli esprimono la Comunione ecclesiale e l'amore vicendevole,
prima di comunicare al Sacramento. Spetta alle Conferenze Episcopali stabilire il modo di
compiere questo gesto di pace secondo l'indole e le usanze dei popoli. Conviene tuttavia che
ciascuno dia la pace soltanto a chi gli sta più vicino, in modo sobrio.

83. […] Abitualmente l’invocazione Agnello di Dio viene cantata dalla schola o dal cantore,
con la risposta del popolo, oppure la si dice almeno ad alta voce. L’invocazione accompagna
la frazione del pane, perciò la si può ripetere tanto quanto è necessario fino alla conclusione
del rito. L’ultima invocazione termina con le parole dona a noi la pace […]”

“86. Mentre il sacerdote assume il Sacramento, si inizia il canto di Comunione: con esso si
esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si
manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario” della
processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia. Il canto si protrae durante la
distribuzione del Sacramento ai fedeli. Se però è previsto che dopo la Comunione si esegua
un inno, il canto di Comunione s’interrompa al momento opportuno. Si faccia in modo che
anche i cantori possano ricevere agevolmente la Comunione.

87. Per il canto alla Comunione si può utilizzare […] oppure un altro canto adatto, approvato
dalla Conferenza Episcopale. Può essere cantato o dalla sola schola, o dalla schola o dal
cantore insieme col popolo. Se invece non si canta, l’antifona alla Comunione proposta dal
Messale può essere recitata o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, altrimenti dallo
stesso sacerdote dopo che questi si è comunicato, prima di distribuire la Comunione ai
fedeli.

88. Terminata la distribuzione della Comunione, il sacerdote e i fedeli, secondo


l’opportunità, pregano per un po’ di tempo in silenzio. Tutta l’assemblea può anche cantare
un salmo, un altro cantico di lode o un inno.”
Quindi:
- Il canto di offertorio accompagna la processione (se viene fatta) ma può comunque essere
eseguito; può anche essere cantato anche solo dal coro, oppure solo musica, oppure silenzio.
- Il Santo va cantato da tutti
- Il Padre Nostro può essere cantato; criticabile invece la recente moda di tenersi per mano.
- Non è previsto un canto allo scambio della pace, volendo si può fare ma è prioritario
l’Agnello di Dio, che può essere cantato anche solo dalla schola, e si deve eseguire fino al
termine della frazione del pane, anche ripetendolo purché termini con “dona a noi la pace”
- Il canto di Comunione può essere cantato dalla sola schola, deve cominciare già quando il
sacerdote assume il Sacramento e durare finché tutti l’hanno ricevuta, poi va lasciato un
momento di silenzio, o si canta con l’assemblea un salmo/inno di ringraziamento.

Riti di conclusione

“90. I riti di conclusione comprendono:


a) brevi avvisi, se necessari;
b) il saluto e la benedizione del sacerdote, che in alcuni giorni e in certe circostanze
si può arricchire e sviluppare con l’orazione sul popolo o con un’altra formula più solenne;
c) il congedo del popolo da parte del diacono o del sacerdote, perché ognuno ritorni
alle sue opere di bene lodando e benedicendo Dio;
d) il bacio dell’altare da parte del sacerdote e del diacono e poi l’inchino profondo
all’altare da parte del sacerdote, del diacono e degli altri ministri.”

Quindi:
- Non sarebbe previsto un canto di congedo; si desume che la schola se lo ritiene opportuno
può eseguire un canto, non necessariamente seguita dall’assemblea, o eventualmente musica
- La celebrazione si intende comunque terminata con i riti di conclusione (incluso gli avvisi),
che vanno effettuati prima, quindi non si potrebbe imporre che l’assemblea rimanga fino al
termine del canto posticipandoli; più correttamente, il canto dovrebbe accompagnare l’uscita
dei fedeli dalla chiesa.
Considerazioni varie

Riassumendo, occorre quindi distinguere la Messa dagli altri momenti di preghiera o incontro; la
celebrazione eucaristica ha una importanza e dignità specifiche e particolari che vanno rispettate.

Posto che l’organo rimane lo strumento preferenziale, ove naturalmente esista, funzioni e vi siano
organisti preparati sia tecnicamente che liturgicamente (cosa purtroppo sempre più rara), non
esistono strumenti musicali “non ammessi” a priori; sono da evitare semmai strumenti o modalità di
esecuzione che richiamino realtà estranee alla celebrazione. Lo stesso organo nella sua forma più
antica di organetto portatile è nato in contesti popolari, utilizzato addirittura dalle prostitute per
attirare i clienti, ed il suo uso liturgico è stato quindi a suo tempo ponderato e discusso anche
animatamente, oltre che subordinato alla composizione di un repertorio sacro apposito.

Il canto in lingue straniere è in genere sconsigliato, perché in molti casi limita la comprensione e la
partecipazione da parte dell’assemblea. Quando non addirittura codificati dalla liturgia, sono
assolutamente da preferirsi canti basati su testi biblici; sicuramente sono discutibili certi testi in cui
Dio non viene neppure nominato, ed il soggetto potrebbe essere chiunque. Il canto gregoriano, ma
anche quello polifonico (inteso in senso storico, e quindi non i “canti a più voci” in generale),
rappresentano un patrimonio inestimabile, ma altrettanto male si prestano alla partecipazione da
parte dell’assemblea nelle Messe comuni o “del popolo”; per non parlare di certe polifonie
“operistiche”, o canti rifilati per gregoriano solo perché cantati in latino.

Il repertorio classico andrebbe valutato alla luce delle giuste conoscenze storiche e musicali: le Ave
Maria di Schubert e di Gounod non solo non sono brani di musica sacra, ma sono nati per uso
“teatrale”, nel contesto di due matrimoni diciamo non proprio “modello”…avvisate quelli che ve le
chiedono! Bach stesso a rigore era protestante, né ha composto solo musica sacra, quindi non è
sufficiente appellarsi alla “musica classica” per sentirsi al sicuro.

Come i riti vengono tradotti dal latino all’italiano e le altre lingue moderne, così deve avvenire
l’inculturazione del canto. E’ giusto e opportuno cercare sempre modi nuovi di espressione, ma allo
stesso tempo occorre preservare e utilizzare bene le molte opportunità che già abbiano, ma
soprattutto questa inculturazione deve sempre avvenire al servizio della celebrazione. Il canto latino
va poi comunque preservato, si pensi solo all’importanza che ha come “lingua franca” nelle grandi
Messe in Vaticano, o alle altre occasioni alle quali partecipano fedeli e religiosi di tutto il mondo.
Chiaramente gli altri momenti di riunione e preghiera hanno significato, funzione e importanza
diversa, quindi le regole per la loro animazione sono meno stringenti, purché si osservino gli stessi
principi ispiratori sopra esposti, ossia di efficacia spirituale per coloro che vi partecipano.

In ciascuna parrocchia sarebbe inoltre utile una più profonda collaborazione tra celebrante, gruppo
liturgico, schola cantorum, ed eventualmente altri carismi es. catechisti nella preparazione di
ciascuna Messa, definendo a priori e in maniera coordinata lo stile di ogni Messa e il significato che
si vuole trasmettere e celebrare con essa. Come abbiamo visto, ci sono molteplici, articolate e chiare
indicazioni da parte della Chiesa sulla liturgia e come dovrebbe essere animata. Rinnoviamo
naturalmente l’invito ai coristi e musicisti della vostra parrocchia, o almeno i loro responsabili, a
frequentare i prossimi corsi di animazione liturgica presso l’arcidiocesi.

[Non potendole collocare in un contesto esaustivo, non sono state qui riportate ulteriori indicazioni
es. su matrimonio o esequie, o risposte a domande specifiche poste dagli uditori. Ho comunque
provato a preparare uno specchietto riassuntivo delle indicazioni sull’animazione della Messa,
sperando di averle capite bene! n.d.r]
Momento liturgico Da fare semprei Solo dalla Note
scholaii
Ingresso Sì Sì
Signore Pietà Sì* No
Gloria Sì* Sì Il testo non può essere variato, in maniera
analoga a tutte le parti proprie della liturgia
Salmo Sempre No
Alleluia Sempre No Va sempre cantato; in quaresima va
sostituito da testo appropriato
Credo Sì* No
Preghiera universale Sì* No
Offertorio Sì Sì Anche solo musica; non sostituisce le
parole del rito, che vanno pronunciate
sempre e solo dal celebrante
Santo Sì No
Padre nostro Sì No
Scambio della pace Non contemplato Sì Si può cantare, ma sarebbe più importante
cantare l’Agnello di Dio ed è opportuno
che non contrastino tra loro
Agnello di Dio Sì Sì Può essere ripetuto ma termina sempre con
“dona a noi la pace”.
Comunione Sì? Sì Dura mentre tutti (compreso il celebrante)
fanno la comunione; lasciare comunque un
momento di silenzio al termine
Dopo la comunione No Sì
Congedo Non contemplato Sì Anche solo musica.

i
Sì = va sempre cantato o recitato; * = se previsto dalla liturgia del giorno
ii
Sì = Può anche non essere cantato dall’assemblea; No = l’assemblea deve cantare (almeno la risposta o ritornello)

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