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CAPITOLO PRIMO LA CONCEZIONE DI MODERNITA E DI POST-MODERNITA NELLEPOCA

CONTEMPORANEA

Non sempre chiara la consapevolezza che il clima culturale in cui ci troviamo a vivere profondamente cambiato nel giro di questi ultimi decenni, al punto da configurare una stagione radicalmente nuova, definita post-moderna per distinguerla da quella moderna, che per circa quattro secoli ha costituito lorizzonte spirituale delluomo occidentale. Parlare di moderno e quindi anche di post-moderno, ci pone prima di tutto nella condizione di chiederci che cosa realmente intendiamo con luso di tali termini che sono carichi di una pluralit storico-filosofica di significati e che potrebbero essere variamente coniugati, a seconda della disciplina e degli autori, attraverso cui cerco di spiegarne i contenuti. Tale operazione si impone anche per comprendere il tempo che stiamo vivendo, perch anche la chiesa possa ridefinire la propria identit nel confronto, molto impegnativo, con un clima culturale passato a cui si era abituata a fatica, e perch, daccordo con il pensiero di Savagnone: significa anche prendere sul serio il mistero del tempo, che dono di Dio, e accettare di vivere fino in fondo lavventura che questo futuro le riserba, con gratitudine e speranza (1). Sullo sfondo dello scenario post-moderno, diventa possibile individuare alcune domande in cui luomo contemporaneo, consapevolmente o inconsapevolmente, impegna la sua vita. Si tratta di esigenze che si intrecciano, talora fin quasi a confondersi, costituendo alla fine ununica, grande, inconsapevole invocazione di salvezza.

Il problema dellevangelizzazione oggi, non solo il trovare parole nuove, adatte agli uomini del nostro tempo, ma, pi radicalmente, di ripensarla nelle nuove categorie mentali maturate nella post-modernit.

1.1

STORIA DI UNA PAROLA

Generalmente con lespressione et moderna, si designa quel periodo storico compreso tra il XV ed il XVIII secolo, ma , come per ogni periodizzazione storica fondata su una determinata interpretazione, non tutti gli studiosi sono daccordo. Per quanto riguarda lorigine delluso dellaggettivo moderno, faccio riferimento ad un manuale di filosofia il quale riporta che: luso dellaggettivo moderno inizia con la fine del V secolo per qualificare il mondo cristiano, che in quel periodo si stava affermando su quello romano: moderno (dal latino modo, avverbio che significa ora, adesso) era perci il mondo attuale; al termine si dava unaccezione in qualche misura positiva, perch segnalava lavvio di una fase nuova della storia dellumanit. NellAlto Medioevo, tuttavia, venne meno proprio questo significato positivo del termine, poich al tempo attuale veniva associata unidea di decadimento: mundus senescit, il mondo invecchia e quello moderno il mondo che sta invecchiando, si pensava; e il passato, se commisurato al presente, veniva considerato sede dei valori autentici. Ma gi nel XII secolo si cominci a parlare dei moderni come di nani sulle spalle dei giganti, cio di uomini normali che per sulle spalle degli antichigigantiriescono a vedere pi lontano di loro (2). Nei secoli successivi, laggettivo moderno, verr designando sempre pi ci che positivo, anche perch, a partire dal XIV, XV sec., si inserisce tra le due epoche storiche (antichit e modernit), un terzo periodo, il medium aevum, appunto, da cui si prenderanno polemicamente le distanze. La modernit verr sentita sempre pi come un periodo con un certo vantaggio rispetto allantichit, perch mentre la natura produce sempre opere perfette, le opere delluomo hanno bisogno di correzioni, e solo il tempo pu consentirle. Dunque, la modernit in

vantaggio sullantichit, perch questa ha avuto a disposizione solo poco tempo, mentre laltra ne ha avuto molto di pi (3). Si lega cos allidea di modernit unintenzione innovatrice che far definire lepoca moderna come un periodo di cambiamenti incessanti e di progresso verso il nuovo. Come gi detto, sono molte per, le definizioni di modernit, a seconda delle diverse discipline e delle diverse epoche in cui tali definizioni sono state date. In sociologia, ad esempio, modernit coincide con alcuni concetti: secolarizzazione, modernizzazione, razionalizzazione. In filosofia modernit coincide a sua volta con alcuni concetti: lepoca del soggetto (Heidegger), lepoca della metafisica (sempre Heidegger), lepoca del nichilismo (Nietzsche), lepoca della ragione trionfante (critica della ragione tipica, ad esempio della Scuola di Francoforte), lepoca della scienza (critica della scienza), lepoca del progresso (antiprogressismo), lepoca della tecnica come fonte di antiprogresso (critica della tecnica), lepoca dellemancipazione (Illuminismo a partire da Kant) (4). Come si pu facilmente osservare, il termine moderno si spostato nel tempo per arrivare sempre pi a coincidere con lattualit, con il presente di chi scriveva, sino a dilatarsi al punto da richiedere di operare una periodizzazione diversa, cos , alla luce del tempo attuale, possiamo parlare di pre-moderno, moderno e post-moderno.

1.2

I CARATTERI DELLA MODERNITA

Le discussioni in corso oggi su moderno e post-moderno portano a pensare che, nella cultura attuale, si diffusa la convinzione che la modernit sia finita e che debba essere superata in direzione del post-moderno. La questione preliminare quella di provare a stabilire quando comincia la modernit. Molto spesso se ne collocata la nascita alla fine del Medioevo e, in qualche modo, in antitesi con esso. Ma non vi accordo su ci che segna latto di nascita della modernit e, quindi, la definisce. Alcuni studiosi la identificano con il Rinascimento, altri la associano alla Rivoluzione scientifica, altri ancora sostengono che senza la Riforma let moderna non sarebbe neppure concepibile (5). Al di l delle molteplici interpretazioni e dei diversi punti di vista, oggi ampiamente condivisa la tesi che a caratterizzare lidea di modernit, vi siano almeno tre aspetti essenziali: la centralit delluomo (come colui che agisce e trasforma il mondo); la rivoluzione scientifica e tecnologica; lidea della storia come progresso e avanzamento della civilt, della incessante sostituzione di ogni realt con una pi nuova. Luomo viene identificato con la ragione che diviene lunica autorit a cui fare affidamento e su cui si deve basare nella ricerca della verit (Cartesio), soggetto e ragione vengono cos identificati. La ragione considerata per quella scientifica, figlia delle rivoluzioni scientifiche del 600 e del modello di razionalit che hanno imposto, cio una razionalit intesa come ordine matematico-geometrico necessario ed invariante. Forse nellidea della storia come progresso si voluta vedere la nota specifica della modernit: il nuovo diventa sinonimo di un miglioramento rispetto a ci che precede e luomo moderno si trova cos condannato alla novit ed al cambiamento. Tutti questi aspetti considerati nellinsieme, hanno prodotto un processo definito di secolarizzazione, che si caratterizza per la presa di distanza e lautonomia dalla

dimensione religiosa e dalle sue istituzioni che cos fortemente avevano caratterizzato il medioevo. Il futuro diviene la dimensione del progresso che allidea di regno di Dio, tipico del medioevo, sostituisce lidea del regno delluomo, fondato sulla capacit stessa delluomo di costruire il proprio futuro in maniera autonoma.

LINEAMENTI DELLA POST-MODERNITA

Lespressione post-modernit, nasce dalla convinzione che la modernit sia unepoca ormai finita, cos come il Medioevo o il Rinascimento e che la nostra contemporaneit si trovi di fronte a novit sostanziali, tali da farci ripensare le categorie classiche di pensiero con cui abbiamo fino ad ora letto ed interpretato il mondo. Sul post-moderno si costruita, negli ultimi decenni, una vasta letteratura e va comunque ricordato che il cosiddetto postmoderno nato non su un terreno filosofico, ma dalla riflessione di architetti sulla forma e gli usi delle citt contemporanee. Dalla Germania (ove ha trovato espressione alla fine degli anni Sessanta), il movimento si spostato in Francia e in Italia (i nomi pi rilevanti sono quelli di Foucault, Lyotard, Derrida, Vattimo) e ha conquistato, negli ultimi vent anni, il mondo delle universit americane (6). Il pensiero filosofico comincia a definire se stesso come post-moderno verso la fine degli anni 70 del XX secolo senza definire un indirizzo filosofico vero e proprio, ma un nucleo di problemi o unatmosfera che permea diversi aspetti della cultura contemporanea. Il postmoderno proclama la fine della modernit, cio la dissoluzione del sogno di un mondo edificato sulla base di una ragione sistematica, completa ed oggettivamente valida(7). A tale crisi di una possibile ragione oggettiva onnicomprendente, ne segue anche una diversa concezione della soggettivit, cos come del valore e del senso della storicit. Tale crisi era gi stata profeticamente annunciata da F. Nietzsche e cavalcata da Marx e Freud, definiti con grande acutezza i maestri del sospetto da un altro grande filosofo del nostro tempo: P. Ricoeur. Il post-moderno non indica un dopo che si possa collocare sulla concezione di una temporaneit lineare, non sicuramente un orientamento verso qualche meta sicura, ma definisce il tempo che succede al moderno come un destino aperto, indeterminato, non

precostituito da finalit storiche gi assegnate. E un navigare a vista in un mare sconosciuto, in una condizione di smarrimento e di incertezza (8). Possiamo dire che il passaggio pi significativo tra la modernit e la post-modernit quello che va dalla ragione forte al pensiero debole, attraverso la sfiducia nella razionalit, la crisi del soggetto e la fine delle grandi narrazioni storiche, (delle storie universali o delle filosofie della storia di tipo illuministico o hegeliano, marxiano o positivistico che intendevano emancipare il genere umano).

1.4

DALLA RAGIONE FORTE AL PENSIERO DEBOLE

Si pu dire con certezza che se c un punto in cui tutte le grandi tradizioni filosofiche del passato si sono incontrate e/o scontrate, dal Rinascimento alla fine dellOttocento e su cui si sono trovate abbastanza daccordo, la valorizzazione della ragione. Ci che ha infatti segnato il passaggio dal Medioevo allet moderna , stato proprio il mettere in primo piano la ragione rispetto alla fede. Si passati dalla convinzione della fede come luogo in cui tutto trova collocazione alla convinzione che la fede non dia luogo ad un vero sapere e che il mistero (un tempo ritenuto sovrarazionale) solo temporaneamente fuori da una possibile comprensione. E in questo contesto che comincia ad imporsi un pensiero come quello di Cartesio che attribuisce alla ragione il potere di formulare idee chiare e distinte e di assumere come criterio di verit levidenza. Il modello di riferimento il sapere matematico-geometrico a cui si voleva poter ricondurre tutti gli ambiti del sapere umano. Tale modello, applicato alla fisica di Galileo, diede luogo a quel metodo fisico-matematico che ha tanto influenzato la concezione moderna del sapere, fino ad arrivare a chiudere in tale schema logico anche la morale: Spinoza arriva ad intitolare la sua opera: Ethica more geometrico demonstrata, (Etica dimostrata con metodo geometrico). E appena il caso di dire che la verit razionale per eccellenza, a questo punto, diventa quella di ordine scientifico. Se si voleva dare prestigio a unaffermazione, bisognava premettere (come del resto spesso si continua a fare): <E scientificamente dimostrato che> (9). Lessere passati da un modello di ordine qualitativo ad uno di ordine quantitativo, aveva ridotto la realt a numeri, ed il mondo ad una sfera senza pi colori. La vita, cos ingabbiata in sistemi rigorosamente logici, finiva per allontanare da se tutto ci che non potesse trovare ragione per relegarlo nellambito della superstizione e della favola. E

questo il senso ultimo dellaffermazione del filosofo Wittgenstein, contenuta nel Tractatus logico-philosophicus: Su ci di cui non si pu parlare, si deve tacere (10). Si pu dire che, in un certo senso, la condizione post-moderna conferisce allesistenza una potenziale leggerezza, poich implica labbandono dellidea che vi sia una verit oggettiva sul soggetto conoscente, portando con se un indebolimento dellessere (espressione di Vattimo con cui definisce la dissoluzione dellidea dellessere come cosa in se). Il pensiero post-moderno si caratterizza quindi, come un pensiero debole, tale cio da fare a meno di certezze e di verit totalizzanti. Lattualit di tale soluzione confermata dallautodissoluzione di tutte le concezioni del pensiero fondate su unidea forza centrale (Marxismo, Strutturalismo, Idealismo) (11). Da un certo punto di vista, possiamo dire che, questa ragione post-moderna che non pi disposta ad affrontare i problemi con schemi prestabiliti e con la pretesa di esaurire la ricchezza, la variet, e la profondit del reale, si avvicina tanto allidea radicata nella tradizione del pensiero cristiano che riconosce la propria finitezza ed i propri limiti di fronte al mistero. In questa umilt della razionalit post-moderna per nascosta uninsidia che al pari della precedente prepotenza nascosta dietro al concetto di ragione forte della modernit, pu chiudersi a Dio nella rinuncia alla ricerca della verit o nellaccettazione che tutte le opinioni siano ugualmente rispettabili. Non per completamente vero che in questepoca post-moderna la domanda sulla verit sia definitivamente spenta e lo attestano anche le tante forme di ritorno al sacro, anche se nellambiguit di una religiosit nebulosa o nel ritorno di rigidi fondamentalismi. Nonostante ci discutibile lopinione di Marco Gallizioli che a proposito del dio del nostro tempo scrive: dunque, un dio che in qualche misura la proiezione della povert spirituale del nostro tempo, perch ogni epoca ha, indiscutibilmente, accanto al Dio che trascende ogni contingenza, anche il dio che si merita (12).

In realt si pu argomentare che tutti i tentativi umani di avvicinarsi al Dio trascendente e di tradurlo attraverso categorie di pensiero o religiose, restano comunque

unapprossimazione. Che cosa pensare allora dellimmagine di Dio che cera nel medioevo e che, in nome della verit, ha permesso di istituire tribunali che bruciavano gli eretici, o di quella che ha suggerito il silenzio e la prudenza ai cristiani che vivevano durante lepoca del nazismo e che non hanno urlato il loro sdegno nei confronti dellolocausto? A questo punto occorre intendersi sul concetto del Dio debole di cui si tratter nei capitoli successivi, quel Dio che incontra Etty nel suo cammino e che sente di dover aiutare e difendere nel cuore di tutti gli uomini con tutta se stessa.

1.5

LA CRISI DEL SOGGETTO

Un altro grande tema su cui il post-moderno si allontana dal pensiero moderno quello legato alla definizione del soggetto, della soggettivit, o, in altri termini, della concezione della coscienza. Per molti autori contemporanei lintera filosofia moderna pu essere fatta ruotare intorno alla questione del soggetto come suo asse centrale, sia come un carattere fondativo del soggetto rispetto allesperienza, sia come presa di congedo dal soggetto (cio dalla pretesa fondativa) per esplorare nuove vie, nuove possibili fondazioni o per dichiarare la loro impossibilit. Ma in questa radicale alternativa non possibile far confluire la variet e la complessit di considerazioni che sono espresse nel nostro tempo, anche se possiamo riconoscere una comune tendenza: la critica ed il superamento di ci che si solitamente inteso con soggetto. Non si pu ignorare, infatti, che nellintera cultura contemporanea la nozione di soggetto fonte di interpretazioni contrastanti, o, comunque, di uninquietudine che nasce dalla impossibilit di rinunciare ad essa per individuare il luogo del pensiero, ma anche dalla consapevolezza della paradossalit e dalla ambivalenza di tale nozione (13). Sul versante che ricerca un fondamento nel soggetto troviamo le correnti filosofiche: a) dellIdealismo (che assegna al soggetto, come atto del pensiero o come spirito assoluto, la capacit di costituire la realt e lesperienza nella molteplicit delle loro manifestazioni); b) lo Storicismo (che riprendendo lidea vichiana del soggetto umano che fa la storia lo considera anche in grado di comprenderla); c) la Fenomenologia (che mirando a fondare una scienza filosofica rigorosa si basa sulla descrizione degli atti intenzionali della coscienza); d) lUmanesimo esistenzialista (che, rifacendosi a Kierkegaard, riconosce lirriducibilit del singolo e della sua esistenza individuale), ed in fine e) il Neo-marxismo occidentale (con la centralit della classe operaia e della coscienza di classe, come soggetto storico della rivoluzione).

Sul versante della presa di congedo dal soggetto si colloca una parte altrettanto ampia della filosofia del 900 che rifiuta il primato della coscienza sullessere ed i cui principali protagonisti sono i gi menzionati Marx, Nietzsche e Freud. Per Marx la coscienza non altro che un prodotto storico delle relazioni socio-economiche prodottesi tra gli uomini, per Nietzsche lio solo una favola, una finzione, un gioco di parole (14). In fine Freud definisce il nostro io come la punta di un iceberg che cela labisso informe, caotico e pulsionale delles (inconscio). In letteratura il grande divulgatore di questa visione, che disintegra il soggetto monolitico e lo riduce ad una caotica frammentariet, stato Pirandello. Uno, nessuno e centomila suona, significativamente, il titolo di una sua opera. Lio, sotto unapparente unit, nasconde una molteplicit inafferrabile ed in se stesso, alla fin dei conti, un nulla: < nessuno >. Dietro la maschera, anzi le maschere (al plurale), che ognuno si costruisce o si vede appioppare dagli altri, non c un volto (15). Savagnone nella sua considerazione dellopera di Pirandello sembra scorgere un declino, una decostruzione dannosa, ma il romanzo del grande scrittore pu intendersi anche come la ricchezza, la creativit, limprevedibilit ed anche il mistero che il volto umano nasconde in s. Credo che lunit vada cercata nel volto della vita, non in unipotetica universale identit a cui poter ricondurre forse un po forzatamente tutto il genere umano. Ripercorrendo unopera giovanile di Hegel dal titolo Lo spirito del cristianesimo e il suo destino, il filosofo sostiene che Ges predica lamore in nome dellunit della vita, per superare lo spirito di lacerazione e sviluppare un nuovo spirito di amicizia tra i viventi. Per creare questo senso di solidariet e compassione con ogni essere vivente, Hegel pensa che non basti lamore, ma occorre superare la coscienza che si irrigidisce, si difende, richiudendosi nella propria individualit. E necessario guardare a Ges che morendo testimonia che possibile non offendere la vita, muore innocente senza odiare nessuno e perdona chi lo uccide.

Alla luce di queste considerazioni del filosofo tedesco, credo che si possa scorgere anche in questepoca post-moderna, che vede la crisi di identit forti, lo spazio per cercare un nuovo volto del divino.

1.6

IL SENSO DELLA STORICITA

Il momento in cui si comincia a diffondere la nozione di post-moderno ed in cui si avvia un acceso dibattito attorno ad esso, coincide con la pubblicazione di unopera di JeanFrancois Lyotard dal titolo La condizione postmoderna (1979) in cui il filosofo-sociologo, definisce il post-moderno come lepoca della fine delle grandi narrazioni: cos avviene per esempio che la regola del consenso tra destinatore e destinatario di un enunciato con valore di verit venga considerata accettabile qualora si inscriva nella prospettiva di una possibile unanimit degli spiriti razionali: tale era la narrazione dei Lumi, dove leroe del sapere lavora per un fine etico-politico buono, la pace universale. Da questo caso risulta evidente come legittimando il sapere attraverso una metanarrazione, che implica una filosofia della storia, si portati ad interrogarsi sulla validit delle istituzioni che governano il legame sociale: anchesse richiedono una legittimazione. La giustizia diviene in tal modo il referente di una grande narrazione, allo stesso titolo della verit. Semplificando al massimo, possiamo considerare post-moderna lincredulit nei confronti delle metanarrazioni (16). Nella stessa opera, lautore, interrogandosi sulla legittimit del sapere, sostiene che nellepoca post-moderna, esso divenuto un particolare tipo di merce, fonte di profitto e mezzo di controllo in cui non si scorge pi la legittimit del suo fondamento da cercarsi forse nella migliore efficienza tecnologica del sistema. Ma un criterio efficientistico non ci permette di giudicare sul vero e sul falso. O forse da ricercarsi nel consenso? Ma, considera Lyotard, solo attraverso il dissenso che si produce nuovo sapere. Cos nellepoca del post-moderno ci troviamo a vivere nel cuore del paradosso: il sapere non solo lo strumento del potere, ma acuisce la nostra sensibilit alle differenze, e rinforza la nostra capacit di sopportare ci che non pi misurabile con ununica misura.

Nellepoca post-moderna in cui il sapere tecnico-scientifico si configura come il pi forte (anche se non possibile identificare il sapere con la scienza n con la conoscenza), occorre mettere in luce come sapere e potere siano i due aspetti di una stessa domanda: chi decide cos il sapere, e chi sa cosa conviene decidere? La questione del sapere nellera dellinformatica pi che mai la questione del governo (17). La fine delle grandi narrazioni, e quindi di una lettura unitaria della storia, ci fa pensare ad una dissoluzione del rapporto sociale ed al passaggio ad una societ composta da una massa di atomi e storie individuali. Lamentarsi della perdita di senso nella postmodernit significa lasciarsi prendere dalla nostalgia per il fatto che il sapere ha perso il suo carattere principalmente narrativo. E una incongruenza. Ma ne esiste unaltra non meno notevole, che consiste nella pretesa di derivare o far nascere (attraverso operatori come lo sviluppo, ecc.) il sapere scientifico dal sapere narrativo, come se il secondo contenesse il primo allo stato embrionale (18). Un altro autore che si occupato del post-modeno Zygmunt Bauman che nellopera Modernit Liquida (ed in numerose altre) ne ha dato unefficacissima interpretazione in cinque nozioni di fondo attraverso cui si pu esprimere la condizione umana: emancipazione, individualit, tempo/spazio, lavoro e comunit. Dopo aver analizzato la differenza tra corpi solidi, liquidi e gassosi, ne consegue che, comune caratteristica di liquidi e dei gas, la fluidit (principale metafora dellepoca postmoderna), e lassenza del legame, che il termine con cui si indica la stabilit dei corpi solidi. I liquidi, a differenza dei solidi, non hanno una loro forma, non fissano lo spazio e non legano il tempo (19). Non conservando a lungo la loro forma, i liquidi hanno un rapporto privilegiato con il tempo pi che con lo spazio che si trovano momentaneamente ad occupare. Nella descrizione dei corpi solidi, il tempo un elemento che si pu tranquillamente ignorare; fare altrettanto con i fluidi, sarebbe, viceversa, un grave errore. Le descrizioni dei

fluidi sono tutte delle istantanee sul cui retro occorre sempre apporre la data. I fluidi viaggiano con estrema facilit. Essi < scorrono >, < traboccano >, < si spargono >, < filtrano >, < tracimano >, < colano >, < gocciolano >, < trapelano >; a differenza dei solidi non sono facili da fermare: possono aggirare gli ostacoli, scavalcarli, o ancora infiltrarvisi. Dallincontro con i corpi solidi escono immutati, laddove questi ultimi, qualora restino tali, non sono pi gli stessi, diventano umidi o bagnati. La straordinaria mobilit dei fluidi ci che li associa allidea di < leggerezza >. Sono questi i motivi per considerare la < fluidit > o la < liquidit > come metafore pertinenti allorch intendiamo comprendere la natura dellattuale e per molti aspetti nuova fase nella storia della modernit (20). Bauman convinto che i corpi solidi che nellepoca della modernit liquida subiscano il processo di liquefazione, sono i legami che trasformano le scelte individuali in progetti e azioni collettive: i modelli di comunicazione e coordinamento tra politiche di vita condotte individualmente da un lato e le azioni politiche delle collettivit umane dallaltro. Parlando della emancipazione e della libert, Bauman considera che la modernit fluida ha profondamente modificato la condizione umana, caricando lindividuo di tutta la responsabilit del fallimento personale. Intendiamoci bene: oggi come in passato - nello stadio fluido e leggero della modernit quanto in quello solido e pesante lindividualizzazione un destino, non una scelta. Cos come lautolimitazione, lautoefficienza dellindividuo potrebbero rivelarsi unaltra pia illusione: il fatto che uomini e donne non possano incolpare nessuno delle proprie frustrazioni e guai non significa necessariamente, oggi come ieri, che possano proteggersi dalla frustrazione servendosi dei loro utensili domestici o tirarsi fuori dai guai da soli, alla maniera del barone di Munchhausen. E tuttavia, qualora si ammalino, si d per scontato che ci sia accaduto perch non sono stati sufficientemente accurati e precisi nel seguire il loro regime sanitario; se restano disoccupati perch non hanno mai imparato come ottenere un

colloqui di lavoro, o perch non si sono industriati abbastanza a trovare un impiego o perch sono dei puri e semplici scansafatiche; se temono per le loro prospettive di carriera e tremano pensando al futuro perch non sono abbastanza bravi a farsi degli amici e a influenzare la gente e non hanno imparato colpevolmente a padroneggiare larte di fare colpo sugli altri. Questo , a ogni modo, quanto viene loro detto e quanto viene loro indotto a credere, cosicch essi si comportano ora come se questo fosse davvero il nocciolo della questione (21). Si pu concordare con Bauman li quale sostiene che :Vivere quotidianamente con il rischio dellautocondanna e della disistima di s, non questione di poco conto. Allorch si tengono gli occhi puntati esclusivamente sulla propria performance e li si distoglie dallo spazio sociale in cui le contraddizioni dellesistenza individuale vengono collettivamente prodotte, uomini e donne sono naturalmente tentati di ridurre la complessit della loro condizione al fine di rendere le cause della propria miseria intelligibili e dunque affrontabili e suscettibili di rimedio. Non che troviamo le .< soluzioni biografiche a contraddizioni sistemiche >, e cos la mancanza di soluzioni possibili deve essere compensata con soluzioni immaginarie (22). Cos, in questo contesto, che si presenta un po come lassenza di ogni contesto, alluomo sembra restare labbandono alla marea di frammenti temporali, di cui costituita la sua personale storia, al di l di ogni progetto o programma, al di l di ogni illusione. Da un certo punto di vista, il tempo attuale ci lascia per anche un senso di liberazione e di leggerezza, viste le innumerevoli mistificazioni a cui ha condotto la pretesa delle ideologie di parlare in nome della Storia, giustificando i pi crudeli abomini. Un senso di liberazione e di leggerezza che si pu cogliere nei detti evangelici laddove si dice che a ciascun giorno basta la sua pena e guardate i gigli del campo e gli uccelli del cielo (cfr Mt. 6,25-34), metafore di una vita cristiana incentrata sulla fiducia nel futuro di Dio, un futuro che si sta gi compiendo.

Note al cap.1 1) Savagnone G., Evangelizzare nella post-modernit, Elle Di Ci Torino 1997, p.8. 2) De Bartolomeo M., Magni V., I sentieri della ragione, filosofia moderna, tomo 2A, Atlas Bergamo 2006, p.12. 3) Dizionario di filosofia, a cura di P. Rossi, La Nuova Italia, Milano 2003 voce moderno p.312. 4) Ibid. 5) De BartolomeoM., Magni V., I sentiericit. p.13. 6) Dizionariop.365 7) De Bartolomeo M, Magni V., I sentieri della ragione, filosofie contemporanee, tomo 3 A, Atlas Bergamo 2006, p.470. 8) Ibid 9) Savagnone G. Evangelizzare,cit p.22. 10) Wittgenstein L., Tractatus logico-philosophicus, Einaudi, Torino 1980, p. 82. 11) De Bartolomeo M, Magni V., I sentieri della ragione cit. tomo 3 A, p.476. 12) Gallizioli M. La religione fai da te, il fascino del sacro nel postmoderno, Cittadella, Assisi 2004, p. 67. 13) De Bartolomeo M., Magni V. Filosofia, le filosofie contemporanee, tomo 5 Atlas, Bergamo 2002 p. 666. 14) Nietzsche F. Crepuscolo degli idoli, Adelphi Milano 1975 p.72. 15) SavagnoneG. Il banchetto e la danza ed Paoline Milano 1999 p 322. 16) Lyotard J.F., La condizione postmoderna, Feltrinelli, Milano 2005, p.6. 17) Ibid p. 20. 18) Ibid. p. 51. 19) Bauman Z. Modernit liquida, Laterza, Bari 2006, p.VI Prefazione 20) Ibid p. VI-VII 21) Ibid p.26. 22) Ibid p. 31.

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