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LA GESTIONE IN ITALIA DELLE RISORSE IDRICHE


di Paolo De Castro *

Lacqua sempre stata una componente fondamentale nella vita delluomo e spesso anche causa di sfide, tensioni e implicazioni economiche, politiche e sociali a scale diverse: dallutente (cittadino e/o agricoltore) ad intere regioni e/o nazioni. Tutti i documenti prodotti negli ultimi 10-15 anni (Dichiarazione di Dublino e di Rio nel 1992, di Marsiglia nel 1996, di Parigi nel 1998, dellAja nel 2001, la Direttiva Europea sullacqua, ecc.) sottolineano limportanza dellacqua come una risorsa fragile, non rinnovabile ed indispensabile per la vita e lo sviluppo di economia e di societ globale. Nella presente nota si intende descrivere brevemente lo stato del settore idrico nazionale, inquadrandolo nel contesto euromediterraneo ed indicando le possibili sfide da compiere nel prossimo futuro.

Water has always been a basic factor in the life of mankind and is often also the cause of acts of defiance, tensions, also at the root of economic, political and social consequences of different scales of magnitude: their effects can sometimes be perceivable either by the user alone, (i.e., a citizen and/or agricultural worker) or by whole regions and/or nations. All documents produced during the last 10 or 15 years (Declarations of Dublin and Rio, 1992, Marseilles, 1996, Paris, 1998, and the Hague, in 2001, the European Water Directive, and so forth), underline the importance of water, considered as a fragile, non-renewable and indispensable resource to support life, as well as for the development of economy and of global society. This contribution describes briefly the situation of the water sector in Italy, within a European and Mediterranean context, and identifies those challenges that may rise in the short term.

* Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali

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Italia un paese dal clima sia continentale, con piovosit elevate, che semi-arido mediterraneo, caratterizzato da piogge limitate e concentrate nel periodo invernale. Ogni anno le precipitazioni generano sul territorio nazionale un deflusso superficiale di circa 296 km3 (Figura 1). Circa il 44% di questo volume (129 __________________

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km3/anno) viene perso per evaporazione, mentre il deflusso verso i mari di circa 12 km3/anno. Questo significa che le risorse idriche rinnovabili interne ammontano a circa 155 km3/anno, pari al 52,3% del deflusso superficiale totale. Questo volume incrementato dallafflusso proveniente dai paesi confinanti (circa 7,6 km3/anno) e dal contributo idrico degli acquiferi locali (circa 3,5 km3/anno) (Figura 1). Le risorse rinnovabili diventano quindi pari a circa 166,1 km3/anno dalle quali due terzi (110 km3/anno) sono tecnicamente ed economicamente utilizzabili.
Figura 1 - Il bilancio idrico in Italia (in Mld m3/anno): sintesi su scala nazionale (dati provenienti da fonti diverse)
Precipitazione Afflusso estero 982 mm deflusso superficiale evaporazione
Svizzera Francia Slovenia

3,87

3,27

0,46

296

129

acquiferi locali

7,6

3,5

Risorse rinnovabili interne

155

Risorse idriche rinnovabili totali

12
Deflusso sotterraneo verso i mari

161,1
Risorse idriche potenzialmente utilizzabili

110

La disponibilit idrica media pro capite ammonta a circa 1930 m3/anno (se si considerano soltanto le risorse potenzialmente utilizzabili), ma questa non distribuita in modo uniforme sul territorio. Infatti, il 59,1% localizzato nella parte nord del paese, dove la disponibilit idrica pro capite quasi tre volte e mezzo quella nelle isole ed quasi il doppio di quella nella parte meridionale del paese (Figura 2). A scala internazionale lItalia rappresenta lanello di congiunzione tra il Nord Europa, ricco di risorse idriche, ed il Sud del Mediterraneo, dove la carenza idrica una costante. LItalia si trova quindi nelle condizioni di avere, da un lato, una disponibilit idrica media pro capite doppia rispetto ai paesi della riva Sud del Mediterraneo (1.250 m3/anno/capite) e, dallaltro, quasi met della disponibilit dei paesi occidentali europei (ove ammonta al 5.183 m3/anno/capite) (World Resources Institute, 2000).

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Figura 2 - Distribuzione regionale della disponibilit idrica potenzialmente utilizzabile in percentuali (a) e in m3/anno/capite (b) (Fonte: IRSA, CNR, 1999)

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A causa della mancanza di un catasto accurato ed aggiornato sulle risorse idriche, di numerosi prelievi abusivi e di una vera e propria dispersione delle competenze tra le varie istituzioni preposte al controllo della risorsa idrica, in Italia molto difficile poter stabilire in modo accurato i consumi idrici. Si stima che il prelievo idrico varia tra 40 e 56 Mld m3/anno con un valore medio di ca. 51,8 Mld m3/anno (IRSA, CNR, 1999). Questo volume rappresenta il 31% delle risorse disponibili ed notevolmente superiore alla media europea, che si attesta su un valore di circa il 20%. Il prelievo idrico pro capite (ca. 910 m3/anno) il pi alto in Europa (la media europea di 659 m3/anno) e, nel bacino del Mediterraneo, paragonabile soltanto con lEgitto, paese decisamente esposto a condizioni climatiche molto pi sfavorevoli. La maggior parte dei prelievi (ca. 39,7 Mld m3/anno) avviene da

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fonti superficiali mentre la restante parte (ca. 12,1 Mld m3/anno) proviene dalle risorse sotterranee. Il consumo idrico varia moltisssimo da una regione ad altra: nel Nord-Est del paese di ca. 1.975 m3/anno/capite ( uno dei pi alti nel mondo) mentre in Puglia pi di sette volte inferiore (ca. 270 m3/anno/capite). In alcune regioni del Sud, la scarsit delle risorse viene affrontata ed attenuata con il trasferimento da altre regioni. Un modello esemplare rappresentato dallAccordo di Programma tra Puglia, Basilicata e Stato che permette alla regione Puglia di ricevere pi del 50% della domanda idrica del settore potabile dagli schemi lucani e da alcune sorgenti della Campania. In Italia, mediamente, il 60% del prelievo attribuibile al settore agricolo, il 16% alluso civile mentre il restante 24% destinato al settore industriale (inclusa anche la produzione di energia elettrica). Negli anni particolarmente sfavorevoli, il consumo del settore agricolo subisce notevoli riduzioni a favore degli altri settori, con conseguenze rilevanti sulleconomia, specialmente nelle regioni dellItalia meridionale in cui pi dei due terzi del valore del settore agricolo proviene da produzioni in irriguo. Il Valore Aggiunto dellagricoltura meridionale rappresenta il 39,8% dellintero settore primario nazionale ed incide per il 5,6% sul totale delleconomia delle regioni Obiettivo 1. In termini occupazionali lagricoltura meridionale rappresenta il 49,3% del totale degli occupanti nel settore agricolo a livello nazionale. I dati ufficiali sullefficienza delluso delle risorse idriche mettono in evidenza un grande spreco di risorse. Il prelievo medio nel settore domestico in Italia, di 267 l/giorno/capite, il pi alto in Europa (rispetto a 156 della Francia e 162 dellAustria), e alcune citt (come Milano e Bari) mostrano consumi tra 500 e 600 l/giorno/capite che si pongono tra i pi elevati registrati in Europa. Per quanto riguarda il settore industriale si registrano i pi elevati indici di consumo idrico per lunit di prodotto della UE, e lo stesso vale anche per lagricoltura dove il rapporto prelievo-resa per ettaro irrigato due volte superiore alla media europea (EEA, 2001). Una parte dellinefficienza del settore idrico sicuramente si spiega con le tariffe per i servizi idrici, tra le pi basse in Europa. Un rapporto dellOECD (1999) indica che il prezzo dacqua potabile in Italia alla fi-

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ne del ventesimo secolo era inferiore pi di due volte rispetto alla Polonia, pi di tre volte rispetto alla Grecia e alla Francia, pi di 5 volte rispetto allAustria, e pi di sette volte rispetto alla Germania. Ancora oggi, nel settore agricolo, i prezzi pagati dagli agricoltori pugliesi sono dello stesso ordine di grandezza di prezzi dellacqua in Turchia o in Giordania, dove i costi di produzione agricola sono molto pi bassi di quelli italiani. Infine, importante anche evidenziare i fattori inquinanti del nostro patrimonio idrico. In Italia, secondo stime approssimative prodotte dal CNR-IRSA (1999), solo il 20% delle acque di superficie pu considerarsi non inquinato. Agricoltura, discariche di rifiuti, siti industriali dismessi, ecc., sono fattori preoccupanti per lo stato delle falde sotterranee. Da ricordare che, nonostante i grandi sforzi per promuovere lagricoltura biologica, lItalia resta ancora il paese europeo con il maggior consumo di pesticidi e con la maggior concentrazione di metalli tossici nei suoli. Politiche di gestione delle risorse idriche Le politiche di gestione delle risorse idriche in Italia stanno attraversando una importante transizione per adeguarsi alla Direttiva 2000/60/CE che nel 2000 stata adottata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dellU.E. a conclusione di unattivit venticinquennale. La Direttiva stabilisce i punti cardine secondo i quali va sviluppata una politica integrata comunitaria in materia di acque. Gli obiettivi di detta politica consistono in: salvaguardia, tutela e miglioramento della qualit dellambiente idrico; utilizzazione razionale e sostenibile delle risorse idriche fondata sulla loro protezione a lungo termine; principi di precauzione ed azione preventiva; principio della correzione - anzitutto alla fonte - dei danni causati allambiente; applicazione del principio chi inquina paga; assicurare un approvvigionamento adeguato di acqua di buona qualit. La Direttiva definisce il distretto idrografico (area di terra e di mare, costituita da uno o pi bacini idrografici limitrofi) come la principale unit per la gestione delle risorse idriche; detta unit comprende sia le ri-

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sorse disponibili che tutti gli attori presenti sul territorio e le esigenze di diversi settori (Figura 3). Lobiettivo di gestire le risorse in modo razionale e sostenibile e di ottenere e mantenere un buono stato delle acque, coordinando le misure relative sia alle acque superficiali che sotterranee appartenenti al medesimo sistema ecologico, idrologico e idrogeologico.
Figura 3 - Gestione integrata delle risorse idriche: equilibrio quantitativo e qualitativo tra la disponibilit e la domanda idrica

DISPONIBILIT DISPONIBILIT
Invasi Invasi

DOMANDA DOMANDA
Uso Uso civile civile Uso in Uso in agricoltura agricoltura

Traverse Traverse

BILANCIO
Sorgenti Sorgenti

IDRICO

Uso in Uso in industria industria Uso Uso idro-elettrico idro-elettrico Deflusso Deflusso Minimo Minimo Vitale Vitale

Pozzi Pozzi Acque Acque reflue reflue

La Direttiva ha disegnato un percorso da seguire su scala comunitaria con una serie di attivit da espletare entro scadenze temporali ben definite: identificazione dei distretti idrografici e identificazione delle autorit competenti (entro il 2003), analisi delle caratteristiche di ciascun distretto idrografico e dellimpatto delle attivit antropiche, nonch istituzione del registro delle zone protette ed analisi economica dellutilizzo idrico, basata sulle previsioni a lungo termine della domanda e dellofferta dellacqua (entro il 2004), armonizzazione del sistema di classificazione dello stato qualitativo delle risorse idriche ed attivazione di sistemi di rete di monitoraggio (entro il 2006),

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programma di interventi e piani di gestione dei distretti idrografici (entro il 2009), adozione delle politiche tariffarie dellacqua tali da incentivare luso efficiente da parte degli utenti e da recuperare, attraverso un contributo adeguato, i costi dei servizi idrici nei vari settori di impiego, compresi quelli ambientali, in relazione ai danni o alle ripercussioni negative per lambiente (entro il 2010), applicazione sul territorio di tutte le misure predisposte per la protezione dei corpi idrici (entro il 2012). Negli anni passati, lattuazione della Direttiva in Italia ha subito notevoli ritardi per una serie di difficolt organizzative legate alla necessit di ridisegnare il sistema gestionale delle risorse idriche dal punto di vista legislativo ed operativo. Infatti, dopo un ritardo di quasi due anni e mezzo, il D.L. del 3 aprile 2006 (Norme in materia ambientale) ha individuato i distretti idrografici, mentre una prima relazione sintetica riguardante la caratterizzazione dei bacini stata redatta dal Ministero dellAmbiente e Tutela del Territorio soltanto nel giugno del 2006. La Direttiva riguarda soprattutto la qualit delle risorse idriche con la quale essenziale integrare altri aspetti quantitativi ed operativi del settore. Il processo di transizione delle politiche gestionali nel settore idrico verso una politica integrata su scala europea ha bisogno delle sinergie degli attori principali del sistema istituzionale in maniera di valorizzare le competenze e le informazioni gi esistenti e di sensibilizzare lopinione pubblica e gli utenti dei servizi. Questo richiede il coinvolgimento di diversi livelli istituzionali e con varie competenze che operano nel settore (AdB, ATO, ANPA, ANBI, INEA, ENEA, mondo di ricerca e dellinformazione, associazioni degli agricoltori e dei consumatori, ecc.). La caratterizzazione dei bacini idrografici e le analisi dei sistemi idrici devono essere effettuate considerando la variabilit climatica, potenziando la capacit di identificarne tempestivamente i trend, gestendo i rischi e adattando i sistemi agli eventi climatici estremi (quali siccit e alluvioni) in base al principio di prevenire gli interventi piuttosto che reagire in condizioni di emergenza. Un sistema di indicatori di preallarme delle situazioni critiche, per-

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tanto, dovrebbe fare parte integrante dei sistemi di pianificazione e gestione delle risorse idriche; dovrebbero essere sviluppati adeguati sistemi di supporto alle decisioni capaci di assicurare quella necessaria tempestivit di risposta sia agli eventi estremi improvvisi sia alle modifiche di medio e lungo termine degli assetti fisici, economici e sociali. Siffatti sistemi dovrebbero inoltre essere in grado di simulare, con congruo anticipo, i diversi possibili scenari che possono configurarsi, sia per quanto riguarda la disponibilit delle risorse (per le modificazioni climatiche o per possibili gravi disfunzionalit di importanti infrastrutture) sia per quanto attiene al governo della domanda (rapida fluttuazione della stessa da parte dei settori produttivi - agricoltura ed industria - a causa di assetti diversi delleconomia e/o del mercato) ed essere in grado di valutare, in maniera integrata ed integrale, gli impatti delle diverse alternative operative da attivare in presenza dei vari scenari ipotizzati nellottica di definire processi ottimali di gestione delle crisi idriche (Figura 4). Modellare la sostenibilit nella programmazione degli usi plurimi dellacqua richiede quindi, prioritariamente, di specificare le interrelazioni correnti tra detti usi e le relative conseguenze nel breve, medio e lungo periodo, combinando la disponibilit attuale e quella futura con la relativa idroesigenza in un sistema coerente, tenendo conto degli scambi di costi e di benefici tra diversi orizzonti temporali (Figure 3 e 4). La conoscenza dei sistemi idrici richiede di essere approfondita sulla base di specifici criteri di performance in relazione a scenari multipli ipotizzabili. Fondamentali risultano i criteri dellaffidabilit (frequenza con la quale pu generarsi una crisi), della resilienza (velocit di recupero alla normalit dallo stato di crisi) e della vulnerabilit (gravit di effetti prodotti da una crisi). In assenza di un sufficiente livello di conoscenza e degli adeguati strumenti operativi di governo della domanda e dellofferta della risorsa idrica risulta molto significativa lidentificazione di probabilit di accadimento della crisi (come quelle registrate negli ultimi anni) e di relative conseguenze. In tale ambito la presenza di un soggetto regolatore, munito di idonei poteri e di necessaria autonomia funzionale, con il compito di vigilare non solo sugli aspetti economici dei servizi idrici ma anche su quel-

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li ambientali, riveste un ruolo strategico di fondamentale importanza al fine di garantire ai consumatori adeguati livelli di sicurezza - qualitativa e quantitativa - delluso delle risorse idriche.
Figura 4 - Schema di gestione integrata delle risorse idriche attraverso il monitoraggio quantitativo e qualitativo delle disponibilit e dei consumi e la modellazione dei diversi scenari
Bacino idrografico Stazioni meteorologiche
monitoraggio

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Reticolo idrografico Stazioni idrometriche


monitoraggio

afflussi/deflussi

Stima degli afflussi/deflussi (disponibilit) monitoraggio

invaso
erogazioni
Rete di adduzione Rete di distribuzione Utenza civile Utenza in agricoltura

Monitoraggio delle portate (perdite) Stima dei fabbisogni

Utenza industriale
Monitoraggio dei consumi

Le sfide per il futuro Lesame dellinsieme dei dati disponibili analizzati indica un preoc-

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La variabilit e il cambiamento del clima rendono ancora pi delicata e difficile la previsione di eventi estremi (siccit e/o alluvioni). Questo implica lurgente esigenza di provvedere al continuo ed attento monitoraggio delle variabili che influenzano le risorse idriche, di ammodernare i sistemi esistenti (captazione, trasporto e distribuzione) ottimizzandoli e rendendoli maggiormente efficienti ed elastici. A tal fine necessario valutare le reali performances di sistemi, e ricercare ed utilizzare risorse alternative idonee ai vari usi (recupero e ricicli di acque reflue depurate, dissalazione).

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cupante allarme, sia nelle zone a clima semi-arido e mediterraneo, che in quelle continentali. Uno degli obiettivi politici da considerare quello di valutare lopportunit di ampliare il campo di azione della Direttiva 2000/60 e di collegare sempre di pi gli obiettivi con gli interventi operativi e le forme di gestione sostenibile. Di particolare interesse per il nostro paese lutilizzo sostenibile delle risorse acquifere nelle aree costiere e la implementazione su larga scala di pratiche di risparmio delle risorse in tutti i settori. Particolare attenzione richiede lagricoltura irrigua che deve adattarsi alle condizioni di carenza idrica attraverso ottimizzazione dellutilizzo dellacqua ed applicazione di moderne tecnologie, tecniche e metodi irrigui. Certamente, necessario armonizzare le normative attuali con le Direttive Europee ed esaminare gli effetti dei processi di liberalizzazione delle gestioni in corso. Inoltre, occorre attribuire agli enti regionali e locali un ruolo ben specifico nella catena delle responsabilit da assumere e di attivit da svolgere. Le politiche di gestione delle risorse idriche devono appartenere ad un unico sistema nazionale e comunitario finalizzato alluso sostenibile delle risorse attraverso un continuo monitoraggio quantitativo e qualitativo sia delle disponibilit che dei fabbisogni e consumi idrici. Questo sistema di tecnologie, conoscenze, uomini e mezzi deve essere in grado di riconoscere e rispondere adeguatamente alle condizioni provocate dagli eventi climatici estremi e di gestire i rischi al fine di proteggere le popolazioni dalle inondazioni, dalla siccit, dallinquinamento e/o da altri possibili pericoli. Ulteriore priorit la valorizzazione della risorsa idrica attraverso un sistema di tariffazione dei servizi idrici adeguata che rifletta sia il costo della sua fornitura (servizio) che i costi di gestione del bacino idrografico in considerazione. Questo permetter di gestire la risorsa acqua in modo tale da rifletterne il suo valore economico, sociale, ambientale e culturale, per qualsiasi utilizzo. Lamministrazione delle risorse idriche richiede, inoltre, il coinvolgimento sia degli enti pubblici che degli investitori privati. Tutto ci pu contribuire a creare i necessari presupposti per la gestione integrata e sostenibile delle risorse idriche e per un buon governo delle acque.

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