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ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo


e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale
via Pietrapiana, 30 - 50121 Firenze
tel. 055 27551 - fax 055 2755216/2755231
www.arsia.toscana.it
email: posta@arsia.toscana.it

La pubblicazione è a cura di:


Claudio Carrai

Il volume è stato realizzato con il contributo del Programma Interregionale


“Supporti per il settore floricolo”

Cura redazionale, grafica e impaginazione:


LCD srl, Firenze

Stampa: EFFEEMME LITO srl, Firenze

ISBN 88-8295-
© Copyright 2001 ARSIA • Regione Toscana
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Conservazione di fiori e fronde recise


Fisiologia e tecnologia postraccolta
di prodotti floricoli freschi

Michael Reid
Department of Evironmental Horticolture,
University of California, David (USA)

Antonio Ferrante
Scuola Superiore di Studi Universitari
e di Perfezionamento “Sant’Anna”, Pisa

ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione


nel settore Agricolo-forestale, Firenze
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Sommario

Presentazione 7

Quadro generale 9
Qualità dei fiori recisi e durata postraccolta 10
I fattori preraccolta che influiscono sulla postraccolta 10
La raccolta 11

Principi di fisiologia postraccolta 13


Temperatura e respirazione 13
Umidità relativa e bilancio idrico 16
Luce 22
Etilene endogeno ed esogeno 23
Prevenire i danni da etilene 25
Qualità dell'acqua 27
Variazione dei componenti cellulari e ingiallimento 27

Tecniche postraccolta 29
Soluzioni di conservazione e formulati commerciali 29
Confezionamento e imballaggio 30
Conservazione dei prodotti floricoli recisi 34

La conservazione delle fronde ornamentali recise 80

Schede tecniche per fiori recisi 85

Schede tecniche per fronde ornamentali recise 121

Glossario 129

Bibliografia 131
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Presentazione

L’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione del Settore


Agricolo Forestale, nell’ambito del proprio programma di attività
nel settore florovivaistico, ha attivato nel corso degli ultimi due
anni una serie di azioni e di incontri volti a migliorare e diffondere
le più innovative tecniche di conservazione di prodotti agricoli fre-
schi. È in questa direzione che si colloca questo volume, scritto a
quattro mani da uno dei più affermati esperti a livello mondiale, il
prof. Michael Reid, e uno dei giovani più promettenti della ricerca
italiana a livello universitario, il dott. Antonio Ferrante. Ad entram-
bi l’auspicio di proseguire carriere già dense di soddisfazioni e ai
lettori di questo volume la speranza di avere realizzato uno stimo-
lante strumento di lavoro.

Maria Grazia Mammuccini


Amministratore ARSIA
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Quadro generale

I prodotti floricoli dal punto di vista economico sono considera-


ti beni di lusso, ossia non di prima necessità. La loro qualità risulta
quindi un fattore di notevole importanza soprattutto in un mercato
molto competitivo come quello del settore floricolo. A causa del-
l’alto tasso di deperibilità, il parametro che definisce la qualità nei
fiori e nelle fronde recise è la durata postraccolta. Questa dipende
dalla base genetica di ciascuna specie e dall’ambiente in cui si trova.
Per aumentare la longevità dei fiori recisi bisogna prima di tutto
studiare i fattori biologici e ambientali coinvolti nel processo di
senescenza e successivamente intervenire sui fattori critici con stra-
tegie tecniche.
Nei paesi industrializzati la perdita di prodotto durante la con-
servazione postraccolta oscilla tra il 5-20%, mentre nei paesi in via
di sviluppo questa percentuale è compresa tra il 25 e il 50% (Kader,
1992).
Un altro fattore che incide notevolmente sulla durata dei fiori
recisi è la distanza tra la zona di produzione e la zona di consumo.
Nel settore floricolo l’attenzione e la cura del prodotto durante la
catena del marketing rivestono una maggiore importanza rispetto
ai prodotti di altri settori. Non esiste un punto più critico di un
altro, ogni fase della distribuzione ha la medesima importanza, a
partire dal coltivatore che è responsabile delle fasi di preraccolta e
raccolta, a tutti gli altri operatori che si occupano della commercia-
lizzazione (grossista, trasportatore e fiorista). La loro negligenza
può compromettere in uguale misura la qualità dell’intero prodot-
to. L’obiettivo di una corretta gestione postraccolta è garantire
un’ottima qualità del prodotto al termine della catena di distribu-
zione e una sua soddisfacente durata una volta giunto al consuma-
tore finale.
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Qualità dei fiori recisi e durata postraccolta

La qualità dei fiori recisi, così come quella di tutti i prodotti orto-
floricoli, è definita da fattori qualitativi interni ed esterni. In gene-
rale la qualità può essere definita come il grado di eccellenza o di
superiorità di un prodotto ed è il risultato della combinazione di
attributi, proprietà o caratteristiche che gli conferiscono un valore
in funzione del suo uso (Kader, 2000). I fattori qualitativi interni
interessano principalmente i prodotti eduli e sono rappresentati dal
contenuto in vitamine, zuccheri, aroma, sapore ecc. I fattori quali-
tativi esterni permettono invece di apprezzare le caratteristiche
visive del prodotto. Nei fiori recisi i fattori qualitativi esterni sono
rappresentati da taglia, forma e colore, oltre che dall’assenza di
eventuali danni meccanici provocati da insetti o malattie. Durante
la fase postraccolta l’obiettivo di coloro che operano nel settore è
proprio la conservazione della qualità. A tale fine l’ambiente di con-
servazione e di trasporto gioca un ruolo fondamentale.
I parametri ambientali più importanti sono la temperatura e l’u-
midità relativa. La conservazione della qualità e una lunga durata
postraccolta sono condizionate dall’utilizzo di appropriati interval-
li di questi due parametri al di fuori dei quali si assiste ad una rapi-
da perdita della qualità e della longevità del prodotto. La sinergia
in condizioni ottimali tra temperatura, umidità relativa e tratta-
menti specifici che riducano la produzione di etilene o il consumo
di riserve nei fiori recisi, garantisce sicuramente un ulteriore pro-
lungamento della durata postraccolta (Fig. 1).
La ricerca scientifica applicata al settore floricolo si sta orientan-
do sempre di più verso nuove tecniche di ingegneria genetica per
aumentare la qualità dei fiori recisi. Le prime applicazioni in tal
senso hanno portato alla costituzione di fiori insensibili all’azione
dell’etilene oppure al miglioramento della colorazione dei fiori
modificando geneticamente la via di biosintesi degli antociani.

I fattori preraccolta che influiscono


sulla postraccolta

L’ambiente di coltivazione è sicuramente uno dei fattori che


influisce sulla qualità e quindi sulla durata postraccolta di fiori e
fronde recise. Le caratteristiche fisiche del terreno, il suo stato idri-
co, la fertilità, oltre che l’intensità di luce e la temperatura, sono tra
i parametri ambientali più importanti da tenere in considerazione.
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Fig. 1 - Schema dell’effetto della temperatura (T), dell’umidità relativa


(RH) e trattamenti sulla durata postraccolta dei fiori recisi

Già nelle fasi di scelta delle specie e di gestione della coltivazio-


ne il floricoltore svolge un importante ruolo nella successiva gestio-
ne postraccolta. Infatti un prodotto che sarà raccolto con una qua-
lità massima ottenibile, fatta pari a 100, giungerà al consumatore
con una qualità di 80 (ipotizzando una perdita postraccolta di 20).
Nel caso in cui il floricoltore raggiunga una qualità di produzione
pari 80, il prodotto giungerà al consumatore finale con una qualità
pari a 60. Risulta quindi evidente che solo una corretta gestione
delle fasi di preraccolta consente di ottenere prodotti di ottima qua-
lità, mentre gli operatori durante la vita postraccolta non possono
fare altro che limitarne al minimo la perdita.

Raccolta

I parametri che definiscono il periodo di raccolta sono solita-


mente correlati ai diversi stadi di maturazione delle specie in que-
stione, oltre che all’esigenza di mercato e al gusto del consumatore.
La raccolta può essere effettuata al mattino o alla sera senza che
questo possa generalmente influenzare la durata del prodotto nella
fase postraccolta. Nell’ambito della floricoltura, tuttavia, la scelta
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del momento della raccolta è legata alle caratteristiche fisiologiche


del prodotto. I fiori raccolti la sera, oltre ad avere un contenuto di
carboidrati maggiore che conferisce loro una quantità superiore di
energia di riserva, sono più asciutti e meno suscettibili all’attacco di
malattie fungine. Al contrario, i fiori raccolti al mattino, pur essen-
do turgidi, risultano meno ricchi di carboidrati perché parte di essi
sono stati utilizzati per la respirazione durante la notte. Inoltre pos-
sono essere stati bagnati dalla rugiada e quindi sono più soggetti
agli attacchi di patogeni fungini (Nowak e Rudnicki, 1990). In gene-
re, si consiglia la raccolta al mattino dei fiori più sensibili allo stress
idrico come crisantemi, rose e garofani. Una volta stabilito l’appro-
priato tempo di raccolta, bisogna tempestivamente evitare l’ecces-
siva perdita di acqua da parte del fiore. Per fare questo è buona
norma trasferire i fiori appena raccolti in un ambiente a bassa tem-
peratura e ad alta umidità relativa, al fine di rallentare la respira-
zione e il metabolismo in genere.
Alcune accortezze dal punto di vista fitosanitario riguardano sia
l’utilizzo di utensili preventivamente sterilizzati per evitare la con-
taminazione dei fiori con patogeni e virus, sia l’eliminazione di
terra a contatto con gli steli, in modo da prevenire lo sviluppo di
flora batterica nell’acqua utilizzata per la reidratazione e la conser-
vazione (van Meeteren e Gelder, 1999).
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Principi di fisiologia postraccolta

Una volta che il fiore viene raccolto, perde la continuità con la


pianta madre; ciononostante i suoi processi metabolici continuano
e con il tempo subiscono profonde alterazioni fisiologiche. Questo
squilibrio conduce a una rapida senescenza che si conclude con la
sua morte. I tipi di interventi per aumentare la longevità postrac-
colta si basano sull’adozione di soluzioni tecnologiche inerenti
l’ambiente di conservazione, oppure l’utilizzo di prodotti chimici
che interagiscano con i processi fisiologici rallentandone il norma-
le decorso.
Dopo la raccolta, i fattori che influenzano la durata sono essen-
zialmente di tipo ambientale e biologico: temperatura, umidità,
luce, etilene e qualità dell’acqua (Paull, 1999).

Temperatura e respirazione

La temperatura è il fattore più importante in un ambiente di


conservazione e deve essere la più bassa possibile senza danneg-
giare i fiori. L’utilizzazione delle basse temperature come mezzo
per la conservazione è nata praticamente con l’industria floricola.
L’optimum per molti fiori recisi è solitamente intorno a zero gradi
(Figg. 2 e 3) e tale temperatura dovrebbe essere garantita per tutta la
catena di distribuzione (Dodge et al., 1998); esistono alcuni fiori di
origine tropicale come anthurium, heliconia, strelizia e molte orchi-
dee il cui range di conservazione deve essere compreso tra 7 e 13°C
per evitare danni da freddo. Le basse temperature agiscono sul
metabolismo dei fiori recisi riducendo le attività biologiche, in par-
ticolare la respirazione, ed estendono così la longevità postraccolta
(Côme, 1991; Reid, 1991).
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Tab. 1 - Temperature ottimali e durata massima della conservazione

Fiore reciso Temperatura ideale (°C) Durata massima


Alstroemeria 4 3-4 giorni
Anemone 4-7 2 giorni
Anthurium 13 2-4 settimane
Aster 0-4 1-3 settimane
Bouvardia 0-2 1 settimana
Buddleia 4 1-2 giorni
Calendula 4 3-6 giorni
Calla 4 1 settimana
Camelia 7 3-6 giorni
Crocus 1-2 1-2 settimane
Dalia 4 3-5 giorni
Delphinium 4 1-2 giorni
Freesia 0-1 10-14 giorni
Strelizia 7-8 1-3 settimane

Fig. 2 - Effetto della temperatura di conservazione sulla durata


postraccolta delle gerbere
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Fig. 3 - Effetto della tempetatura sulla conservazione delle rose

La respirazione è un processo attraverso il quale le cellule utiliz-


zano il materiale di riserva per produrre energia sotto forma di ade-
nosintrifosfato (ATP), anidride carbonica (CO2) e acqua. L’uti-
lizzazione delle riserve ha inizio con l’idrolisi dell’amido e la forma-
zione di glucosio che, opportunamente fosforilato, entra nel proces-
so di glicolisi. Al termine della glicolisi viene prodotto il piruvato
che si lega al coenzima A con la liberazione di CO2 la quale, entran-
do nel ciclo di Krebs, conduce alla formazione di ATP (Fig. 4). La
temperatura gioca un ruolo fondamentale nella regolazione del pro-
cesso respiratorio. Quanto più elevata è la respirazione, tanto è più
veloce il processo di senescenza. L’aumento della temperatura di
10°C induce un aumento dell’attività respiratoria e un’accelerazione
del processo d’invecchiamento di circa 2-3 volte (Seymour e
Schultze-Motel, 1998). Risulta evidente che l’utilizzo del materiale di
riserva durante il processo di respirazione determina un correlato
calo di biomassa nei fiori e nel fogliame reciso. Tale calo è stato
dimostrato crescere all’aumentare della temperatura. Nelle fronde
recise il calo di peso ha un riscontro direttamente visibile in termini
economici in quanto la loro commercializzazione è basata proprio su
questo parametro. La conoscenza del meccanismo biologico di rego-
lazione della temperatura nel processo di respirazione fornisce gli
spunti per interventi migliorativi in tal senso. Abbassando la tem-
peratura oppure modificando l’ambiente di conservazione median-
te l’aumento dell’anidride carbonica e/o la riduzione dell’ossigeno
(atmosfera controllata), è possibile ridurre il processo respiratorio
agendo da un lato su un meccanismo d’inibizione a feed-back della
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Fig. 4 - Ciclo dell’acido citrico o di Krebs

respirazione e dall’altro inibendo a livello di citocromo-ossidasi la


catena di trasporto elettronico nella membrana mitocondriale. Il
tasso di respirazione nei fiori recisi è molto alto e aumenta esponen-
zialmente con la temperatura (Tab. 2) con valori di Q10 che variano
da 1,5 a 7. Cultivar della stessa specie possono avere tassi respirato-
ri diversi e quindi rispondere in modo diverso alla temperatura.

Umidità relativa e bilancio idrico

L’ambiente di conservazione, agendo direttamente sul bilancio


idrico (differenza tra il tasso di assorbimento idrico e il tasso di tra-
spirazione), gioca un ruolo fondamentale nella durata dei fiori reci-
si. In natura è ben noto che le piante regolano la traspirazione in
funzione dell’ambiente in cui si trovano per evitare le perdite di
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Tab. 2 - Valori di Q10, tassi di respirazione (ml CO2 kg-1,h-1)


e equazioni di correlazione tra respirazione (R) e temperatura
di conservazione (Tc) di fiori recisi selezionati e cultivar

Fiori & cultivar Q10 Q10 T R/Tc r2


0-10ºC 10-20ºC 10ºC equazione
Anemone Mona Lisa 3,08 2,45 85,82 r = 28,137e0,110t 0,999
Aster Matsumoto 3,16 2,90 61,72 r = 19,613e0,114t 0,999
Calla Lily 2,95 2,21 33,06 r = 12,105e0,093t 0,991
Garofano Imperial White 3,10 2,66 70,45 r = 22,733e0,109t 0,997
Garofano Ruri’ 4,46 2,78 76,42 r = 19,433e0,127t 0,987
GArofano White Sim 2,05 2,56 52,86 r = 25,369e0,082t 0,993
Narciso King Alfred 6,76 2,97 79,73 r = 14,302e0,173t 0,973
Gerbera 2,94 2,88 66,00 r = 22,144e0,110t 0,997
Iris Madonna 3,22 3,28 53,47 r = 17,758e0,112t 0,991
Iris Telstar 3,37 2,76 43,91 r = 14,257e0,110t 0,994
Killian Daisy 2,97 2,30 45,61 r = 15,63e0,109t 0,999
Lisianto 3,67 3,44 35,43 r = 10,521e0,124t 0,993
Jonquil Geranium 3,86 2,85 91,92 r = 25,061e0,130t 0,995
Narcissus Paperwhite 3,48 2,61 77,18 r = 22,221e0,125t 0,999
Ranuncolo 3,13 2,24 124,27 r = 43,395e0,095t 0,989
Rosa Ambiance 4,13 3,85 57,84 r = 14,262e0,138t 0,997
Rosa Cara Mia 5,74 3,17 70,52 r = 12,912e0,149t 0,987
Rosa Fire and Ice 5,35 3,05 81,95 r = 17,154e0,141t 0,987
Rosa First Red 5,67 3,00 56,84 r = 9,3104e0,16t 0,964
Rosa Kardinal 4,11 2,71 78,88 r = 21,115e0,121t 0,990
Rosa Preference 4,82 4,76 31,11 r = 6,0271e0,161t 0,979
Rosa Raphaella 2,40 1,54 67,51 r = 27,253e0,089t 0,995
Rosa Tineke 2,39 2,78 38,42 r = 14,726e0,097t 0,991
Bocca di leone 2,65 2,53 110,81 r = 39,802e0,1t 0,995
Statice 2,87 4,77 34,21 r = 10,587e0,132t 0,988
Tulipano 3,32 2,98 94,73 r = 28,975e0,117t 0,999

Q10 è il coefficiente che correla l’aumento logaritmico della respirazione


all’aumentare della temperatura

acqua. Analogamente avviene anche negli organi recisi (fiori e fron-


de), che cercano di mantenere in equilibrio il bilancio idrico per evi-
tare l’appassimento. Un bilancio idrico pari a zero indica che la
quantità di acqua assorbita equivale a quella traspirata, mentre un
valore negativo è indice di un tasso di traspirazione superiore
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all’assorbimento di acqua e ciò porta a un inevitabile appassimen-


to e alla morte dei fiori e delle fronde recise.
La capacità di un fiore reciso di assorbire acqua (assorbimento
idrico) dipende dall’insieme dei fattori che regolano la traspirazione,
la temperatura e la composizione della soluzione di conservazione.
La traspirazione delle fronde diminuisce durante la vita
postraccolta, rimanendo in ogni caso superiore all’assorbimento
idrico. Ciò conduce ad uno stress idrico, caratterizzato da un bilan-
cio idrico negativo con abbassamento del potenziale osmotico e
chiusura degli stomi. Alcune piante reagiscono a questo fenomeno
aumentando la concentrazione dei soluti all’interno delle cellule
attraverso un meccanismo chiamato “aggiustamento osmotico” che
riduce o arresta la perdita di turgore (van Doorn, 1997). I soluti
responsabili di tale fenomeno sono molecole organiche (carboidra-
ti solubili e amminoacidi) e ioni organici e inorganici (Turner e
Jones, 1980; Hanson e Hitz, 1982; Morgan, 1984).
L’umidità relativa influisce sulla traspirazione dei fiori, riducen-
do o favorendo la perdita d’acqua. Un’alta percentuale di umidità
relativa significa che l’ambiente è ricco di acqua sotto forma di vapo-
re e ciò riduce la traspirazione e di conseguenza l’appassimento.
Pertanto i fiori recisi dovrebbero essere conservati a un’umidità rela-
tiva superiore al 95% e a bassa temperatura, intorno a 0-1°C (Paull,
1999). Ciò non implica che in suddette condizioni non si assista
all’insorgenza di patogeni fungini come la Botrytis cinerea, per cui è
consigliabile trattare i fiori con composti antibotritici prima della
conservazione.
La temperatura agisce sulla viscosità dell’acqua e quindi sul
tasso di assorbimento. Alcuni autori hanno dimostrato che le basse
temperature aumentano la longevità dei fiori e delle fronde recise,
mentre le alte temperature la riducono. Trattamenti con acqua fred-
da intorno ai 4°C su fronde recise di felce (Pteris spp.) subito dopo
la raccolta ne aumentano la longevità (Carow, 1981). Analoghi risul-
tati sono stati riscontrati nelle felci cuoio (Rumohra adiantiformis)
conservate in acqua a 3°C (Stamps, 1986). Nonostante le ricerche
svolte, l’effetto positivo dell’acqua fredda sulla longevità delle fron-
de recise non è però ancora ben conosciuto.
Su fiori recisi conservati a secco (dry storage) è stato osservato un
aumento della reidratazione al crescere della temperatura dell’ac-
qua (Holle, 1916), anche se trattamenti con acqua a 40°C hanno
mostrato effetti negativi sulla longevità.
Un altro fattore che influisce sull’assorbimento idrico è la com-
posizione ionica dell’acqua utilizzata per la conservazione. Sacalis
(1974) osservò che la rimozione degli ioni dall’acqua di rubinetto
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migliorava l’assorbimento idrico e ritardava l’appassimento in


alcuni fiori recisi di rosa, ipotizzando così che l’effetto negativo del-
l’acqua fosse imputabile alla presenza di calcio e quindi alla durez-
za. Secondo Aarts (1957a), invece, concentrazioni di calcio dello 0,1-
0,2% aumentavano il flusso idrico, attraverso i segmenti di stelo.
Sicuramente nei fiori recisi di rosa l’alcalinità dell’acqua influisce
positivamente sulla loro longevità (Crossmann, 1968).
Da un punto di vista meccanico, la riduzione del tasso di assor-
bimento idrico può essere causata dall’occlusione dei fasci vascola-
ri di conduzione. Tale fenomeno può essere scaturito dalla cicatriz-
zazione della superficie di taglio sulla quale si forma una sorta di
callo. In molti fiori recisi è stato osservato un recupero del poten-
ziale di turgore, quando gli ultimi centimetri di stelo venivano rita-
gliati sott’acqua. Questo semplice esperimento dimostra che l’oc-
clusione vascolare interessa la parte basale dello stelo, in prossimità
della superficie di taglio, o nei primi centimetri, all’interno dei vasi
xilematici (Aarts, 1957a).
Le principali cause dell’occlusione dei vasi xilematici possono
essere così schematizzate:
1. penetrazione di aria nei vasi di conduzione;
2. formazioni di colonie batteriche e prodotti del loro
metabolismo;
3. accumulo di lignina, tannini e gomme all’interno dei fasci
vascolari;
4. emissione di essudati dalla superficie di taglio.

In genere la riduzione dell’assorbimento d’acqua è dovuta a


un’azione combinata dei fattori sopra elencati, per cui è difficile
determinare quale di essi sia predominante.

Formazione di emboli nei fasci vascolari


La teoria della coesione tra le molecole di acqua spiega, oltre che
il flusso ascensionale della linfa nelle piante, la presenza di una
pressione negativa all’interno dello xilema (Dixon, 1914). Agli inizi
del secolo alcuni autori misurarono la pressione nelle cellule, che
risultò essere pari a circa -20 MPa (Renner, 1911). L’uso delle emis-
sioni acustiche per lo studio del trasporto idrico negli organi vege-
tali ha dimostrato che la penetrazione di aria avviene quando la
pressione all’interno dei fasci vascolari scende intorno a valori di -
3 o -5 MPa (Stocking, 1948; Scholander, et al., 1965).
La penetrazione di aria nei vasi xilemati è chiamata “emboli-
smo” o “cavitazione”, a secondo se avviene spontaneamente in
natura (cavitazione) oppure durante la raccolta quando, in seguito
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al taglio, i vasi xilematici vengono a contatto con l’aria (emboli-


smo). La differenza di pressione tra l’aria presente nei vasi di con-
duzione e quella atmosferica genera un flusso verso l’interno dei
fasci vascolari; l’aria, una volta entrata, blocca il flusso ascensiona-
le, provocando un rapido appassimento della fronda o del fiore
reciso. Per evitare che ciò accada i fiori devono essere ritagliati in
acqua, prima di essere posti nella soluzione di conservazione.

Lieviti, funghi filamentosi e batteri


Diversi studi hanno dimostrato che le oscillazioni di pH da un
ambiente neutro ad uno acido o alcalino giocano un ruolo fonda-
mentale nell’ostacolare lo sviluppo di diverse forme microbiche. I
microrganismi contenuti in una soluzione di conservazione sono
solitamente in competizione e in equilibrio dinamico tra loro.
Quando il pH della soluzione è mantenuto intorno alla neutralità,
lo sviluppo dei lieviti è inibito, mentre è favorita la crescita batteri-
ca con la presenza sporadica di qualche fungo filamentoso (Fig. 5).
Al contrario, quando acidifichiamo la soluzione di conservazione
(pH intorno a 3-4), si ha un forte aumento dei lieviti e dei funghi
filamentosi mentre la crescita batterica è soppressa. In ambiente
alcalino, invece, predomina la presenza di batteri.

Batteri e prodotti del loro metabolismo


I batteri e i loro prodotti di degradazione sono stati indicati
come possibili responsabili della riduzione del tasso di assorbi-
mento idrico nei fiori recisi per la prima volta nel 1930 da Arnold.
Successivamente, nel 1957, Aarts considerò l’ostruzione batterica
come la causa principale del rapido appassimento di alcuni fiori
recisi. Il successivo utilizzo di composti antibatterici ha dato con-
ferma alle due precedenti ipotesi, permettendo di incrementare la
longevità di alcuni fiori e fronde recise (Van Meeteren, 1978; Van
Doorn et al., 1991g).
L’azione degenerativa della carica batterica è dovuta sia alla pre-
senza fisica dei microrganismi nei vasi di conduzione, sia alla pro-
duzione di cataboliti, di dimensione inferiore ai batteri ma superio-
re a quella dei pori di connessione dello xilema, derivanti dal loro
metabolismo (Fig. 5). I danni causati sono soprattutto a carico delle
pareti cellulari del vaso, le quali sono degradate dagli enzimi cellu-
losolitici e pectinolitici di origine microbica (Burdett, 1970). I fasci
vascolari perdono la loro funzionalità e i prodotti derivanti dalla
loro degradazione accentuano ancora di più l’occlusione dei vasi.
Il percorso di occlusione dei vasi da parte dei batteri inizia nella
parte basale dello stelo dove è stata trovata la loro massima pre-
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Fig. 5 - via di biosintesi dell’etilene

senza. Generalmente, l’occlusione batterica si manifesta quando le


UFC (unità formanti colonie) sono circa 106 per grammo di peso fre-
sco (van Doorn, 1997).
Nello stelo di fronde recise di felce (Adiantum raddianum) è stato
trovato in correlazione con l’occlusione dei fasci vascolari (van
Doorn et al., 1991g) un alto numero di UFC. Tuttavia, questa rela-
zione non è valida per tutte le specie di fronde e fiori recisi. Infatti,
prove sperimentali svolte su fiori di garofano posti in condizioni
sterili e non, hanno mostrato la stessa longevità del controllo (van
Doorn et al., 1991g), suggerendo che in questo caso la causa princi-
pale dell’appassimento non era la carica batterica.
I batteri ritrovati nei vasi legnosi di conduzione risultano essere
gli stessi che si trovano nello strato superficiale del terreno (Put e
Klop, 1990). Questo significa che la contaminazione della soluzione
di conservazione è provocata dai batteri presenti sullo stelo dei fiori
che, una volta in acqua, si moltiplicano fino a causare il blocco
vascolare. Occorre quindi prestare molta attenzione durante la fase
di raccolta, utilizzando utensili puliti e cercando di eliminare l’e-
ventuale terra dall’epidermide del ramo o dello stelo.
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Alterazioni interne dei fasci vascolari


Il taglio effettuato in seguito alla raccolta dei fiori genera un
complesso di reazioni che inducono, oltre alla sintesi dell’etilene,
anche l’attivazione e la sintesi di perossidasi, fenilalaninammonio
liasi, enzimi coinvolti nella sintesi della lignina e di altre sostanze
che compongono la parete cellulare (Yang e Pratt, 1978). L’azione di
questi enzimi conduce alla formazione di tannini, gomme, mucilla-
gine e lignina che, accumulandosi all’interno dei vasi xilematici,
riducono l’assorbimento idrico (Durkin, 1967). La presenza di que-
ste sostanze nei vasi xilematici è stata studiata per la prima volta in
piante australiane (Chattaway, 1948); in alcune piante appartenenti
alla famiglia delle Asteraceae, Malvaceae, Mimosaceae, Proteaceae e
Rutaceae le emissioni gommose sono risultate la principale causa
dell’occlusione vascolare.
Queste gomme trovate all’interno dei vasi xilematici sono com-
poste da acido galatturonico associato con zuccheri esosi e pentosi,
come il galattosio, mannosio, arabinosio, xilosio e ramnosio (Brown
et al., 1948; Hough e Pridham, 1959; Jones, 1939, 1950).

Emissione di essudati dalla superficie di taglio


La superficie di taglio è costituita da cellule lesionate che hanno
perso la loro continuità e liberano quindi enzimi e sostanze organi-
che nella soluzione di conservazione. Queste sostanze sono molto
diverse e difficilmente raggruppabili per la presenza di numerose
forme intermedie. Generalmente si tratta di gomme e mucillagini le
quali, insieme a una miscela di polisaccaridi, sono state ritrovate
sulla superficie di taglio di alcune fronde recise appartenenti alla
famiglia delle Lauraceae e Magnifoliaceae (de Bary, 1877).
Le molecole organiche liberate dalle fronde spesso rappresenta-
no substrato alimentare per lo sviluppo dei batteri, quindi è buona
norma prestare la massima attenzione dal punto di vista sanitario.

Luce

La carenza di luce durante lunghi periodi di conservazione (tra-


sporto per lunghe distanze) accelera il processo d’ingiallimento
fogliare in alstroemeria, crisantemo, dalia, gladiolo e altri fiori. Tale
fenomeno è molto più accentuato quando la conservazione viene
effettuata in locali non refrigerati. La presenza di luce negli ambien-
ti di conservazione diminuisce l’utilizzazione dei carboidrati pre-
senti nel fiore reciso con effetto positivo sulla longevità, ma non
sembra svolgere un ruolo determinante soprattutto quando i fiori
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Fig. 6 - Scansione al microscopio elettronico di un vaso di conduzione


ostruito da batteri

sono posti in una soluzione di conservazione contenente zucchero.


Un caso particolare è costituito dai fiori recisi di Protea nerifolia che
non subiscono l’imbrunimento fogliare se conservati in locali con
alta intensità luminosa.

Etilene endogeno ed esogeno

L’etilene è una molecola molto semplice rispetto a tutti gli altri


fitormoni e si distingue da questi perché si trova sotto forma gasso-
sa. La sua produzione è stata rilevata in tutti gli organi delle piante
superiori (radici, foglie, semi, frutti e fiori). La via di biosintesi a
partire dal precursore iniziale (metionina) è ben conosciuta e tutti
gli enzimi coinvolti sono stati caratterizzati e clonati (Yang, 1985).
La produzione e l’azione dell’etilene sono state particolarmente
studiate durante la maturazione dei frutti climaterici, ma anche nei
fiori recisi di garofano. Nella biosintesi dell’etilene il precursore
metionina viene convertito in S-adenosil-1-methionine (Ado-Met),
mediante un enzima, la Ado-Met sintetasi. Successivamente la
Ado-Met viene trasformata in acido 1-amminociclopropano-1-car-
bossilico (ACC), un amminoacido non proteico, mediante l’enzima
ACC sintetasi (Fig. 6). Questo enzima è localizzato nel citoplasma,
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ma la sintesi dell’ACC avviene nel vacuolo delle cellule. La reazione


finale della via biosintetica, cioè la conversione dell’ACC in etilene,
è caratterizzata da un enzima ossidativo (ACC ossidasi). Questo
enzima è localizzato principalmente sul tonoplasto e solo in parte
anche sul plasmalemma. La produzione di etilene aumenta con l’at-
tivazione genica degli enzimi ACC sintetasi e ACC ossidasi.
La sintesi di etilene è influenzata da diversi fattori: tra i più
importanti la temperatura, l’anidride carbonica, l’ossigeno e la luce.
Inoltre è stata trovata una certa correlazione con altri ormoni (auxi-
ne, citochinine, giberelline ecc.) e con regolatori di crescita (acido
naftalacetico) e ritardanti di crescita (2,2-dimetilidrazide dell’acido
succinico, chlorocholine chloride ecc.)
Sostanzialmenete sono tre le strategie d’intervento per attenuare i
danni provocati da etilene, sia questo di natura esogena o endogena.
Si può infatti agire sulla via di sintesi o sull’azione dell’ormone stes-
so, oltre che evitare la sua presenza nell’ambiente di conservazione.
La presenza di etilene esogeno in un ambiente di conservazione
può condizionare, anche se a bassissime concentrazioni (0,1-1
ppm), la longevità e la qualità dei fiori recisi (Abeles et al., 1992;
Reid, 1995; Dodge et al., 1998). I disordini fisiologici durante la con-
servazione postraccolta si manifestano con accelerazione del pro-
cesso di senescenza nei fiori recisi suscettibili (Tab. 3) all’avvizzi-
mento, mancanza di apertura dei fiori, defogliazione, caduta dei
petali ecc. L’origine dell’etilene esogeno può essere di natura biolo-

Tab. 3 - Fiori recisi sensibili all’etilene

Achillea Aconitum Agapanthus Allium


Alstroemeria Anemone Antirrhinum Aquilegia
Asclepias Astilbe Bouvardia Campanula
Celosia Centaurea Chelone Consolida
Delphinium Dianthus Dicentra Digitalis
Eremurus Eustoma Freesia Godetia
Gypsophila Iris Kniphofia Lathyrus
Lavatera Lilium Limonium Lupinus
Lysimachia Matthiola Phlox Penstemon
Physostegia Ranunculus Rosa Rudbeckia
Salvia Saponaria Scabiosa Sedum
Silene Solidago Thalictrum Trachelium
Veronica Veronicastrum
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gica o non biologica. Nel primo caso la produzione biologica è rap-


presentata dalla biosintesi da parte di batteri, funghi e altro mate-
riale vegetale (ortaggi e frutta) presenti nell’ambiente di conserva-
zione. Nel secondo caso invece la produzione di etilene è dovuta a
reazioni chimiche ossidative come coprodotto dei fumi di gas di
scarico dei motori endotermici utilizzati per riscaldamento e tra-
sporto, forche sollevatrici, veicoli di trasporto a combustione inter-
na e fumo di sigarette.
Occorre quindi prestare attenzione alle possibile fonti di etilene
esogeno siano queste di natura biologica e non, che potrebbero ulte-
riormente accelerare il processo di senescenza nei fiori recisi.

Prevenire i danni da etilene

Per evitare l’azione dell’etilene bisogna conoscere bene la moda-


lità d’azione di quest’ormone e la sua interazione con i prodotti che
si vogliono conservare. Le strategie per difendersi dall’etilene con-
sistono essenzialmente nell’evitare la presenza dell’ormone nell’am-
biente di conservazione, bloccarne la biosintesi oppure l’azione.

Evitare la presenza dell’ormone


Per evitare la presenza dell’ormone nell’ambiente di conserva-
zione occorre intervenire nel seguente modo:
• evitare la conservazione contemporanea dei prodotti sensibili
con altri ad alta produzione endogena dell’ormone;
• rimuovere il gas dall’ambiente di conservazione con un’ade-
guata ventilazione nei locali di conservazione, assicurandosi che
l’aria di ricambio sia priva di etilene;
• evitare il transito di motori a combustione interna e la presen-
za di fumatori nei locali di stoccaggio e conservazione;
• utilizzare prodotti in grado di eliminare l’etilene mediante
ossidazione con permanganato di potassio. Questo è un sistema
molto efficiente, ma richiede che tutta l’aria del locale di conserva-
zione venga a contatto con il materiale. Un nuovo sistema prevede
l’uso di lampade ad UV che però non sono ancora disponibili in
commercio.

Inibire la biosintesi dell’etilene


L’inibizione della biosintesi può essere effettuata mediante l’uso
di inibitore come amminoetossivinilglicina (AVG) e acido ammino-
ossiacetico (AOA) che inibiscono l’ACC sintasi. Quest’ultimo enzima
porta alla formazione dell’ACC che è direttamente convertito in eti-
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lene in presenza di ossigeno ad opera di un altro enzima chiamato


ACC ossidasi. Questo enzima, a sua volta, può essere bloccato
mediante altri inibitori come il cobalto. L’ingegneria genetica in que-
sti ultimi anni ha utilizzato l’antisense technology per inibire l’e-
spressione dei geni che codificano per l’ACC sintasi o ossidasi. Piante
transgeniche di garofano, con un gene che codifica per l’antisenso
ACC sintasi, manifestano una bassissima produzione dell’ormone.
Questo però non le rende immuni dall’azione dell’etilene esogeno il
quale provoca ugualmente effetti deleteri sulla qualità del prodotto.
Un’altra possibile strategia d’intervento per inibire la biosintesi di
etilene riguarda la modificazione delle condizioni ambientali in
camera ad atmosfera controllata. Infatti, riducendo la concentrazio-
ne dell’ossigeno al disotto del 2% oppure aumentando la concentra-
zione della CO2 al disopra del 8%, non si ha produzione dell’etilene.

Inibire l’azione dell’etilene


Il meccanismo d’azione degli inibitori dell’etilene si basa sulla
loro capacità di competere con il sito di legame del recettore speci-
fico per l’ormone, rendendo così inefficace la presenza dell’etilene.
Tra i prodotti in commercio il principio attivo più comune è il 1-
metilciclopropene (MCP) e il tiosolfato d’argento (STS). Quest’ultimo
pur essendo attualmente in uso, è soggetto a notevoli restrizioni
governative a causa del suo contenuto d’argento che lo rende un
potenziale inquinante ambientale. La capacità dell’argento di rad-
doppiare la durata postraccolta dei fiori è nota fin dagli anni set-
tanta. Il primo sale d’argento impiegato è stato il nitrato d’argento,
ma il suo uso fu abbandonato a causa della sua incapacità di tra-
slocare all’interno dei fiori.
La possibilità che l’argento possa essere un inquinante delle
risorse idriche ha spinto la ricerca scientifica verso prodotti alterna-
tivi che abbiano la stessa efficacia dell’STS e contemporaneamente
non siano dannosi per l’ambiente. Fu il dott. Ed Sisler dell’Uni-
versità dello stato della California a scoprire negli anni ottanta la
molecola dell’1-metilcilopropene (1-MCP) aventeo, una struttura
chimica simile a quella dell’etilene e capace d’inibirne gli effetti.
Sebbene la modalità d’azione di questo composto sia ancora ogget-
to di studio, si crede che l’1-MCP possa competere con l’etilene a
livello dei recettori delle membrane cellulari reprimendo così gli
effetti biologici dell’ormone.
Come l’etilene, anche l’1-MCP è un gas che agisce a bassissime
concentrazioni: 200 ppb per 6 ore sono infatti sufficienti per preser-
vare i prodotti dall’azione dell’etilene. Purtroppo l’impiego di que-
sto prodotto richiede la presenza di camere a tenuta di gas, spesso
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molto costose, dove porre i prodotti da trattare. Al fine di velociz-


zare il processo di trasferimento del prodotto si può abbinare il pre-
raffreddamento al trattamento con 1-MCP. Il prodotto commerciale
è in polvere e la liberazione dell’1-MCP gassoso avviene mediante
l’aggiunta di acqua o solvente specifico nel recipiente in cui è posto
il prodotto commerciale. Il prodotto in polvere può essere posto in
un bicchiere o in un recipiente simile e lasciato nella camera di con-
servazione dove si trovano i fiori. L’applicazione dell’1-MCP a fiori
sensibili all’etilene garantisce un forte miglioramento della loro
qualità. La durata dell’effetto del trattamento a temperatura
ambiente varia da 4-7 giorni ma può essere prolungata se i fiori
sono conservati al freddo. Per aumentare la protezione dei fiori si
possono effettuare più trattamenti consecutivi senza per questo
danneggiare il prodotto.

Qualità dell’acqua

Come già ricordato, la composizione dell’acqua di conserva-


zione può influenzare la longevità dei fiori recisi. L’acqua utiliz-
zata per la reidratazione e per la conservazione deve essere ido-
nea dal punto di vista sanitario con assenza di floruri, sodio e altri
elementi tossici. La presenza di 1 ppm di floruri nell’acqua è suf-
ficiente per indurre effetti tossici su fiori recisi di gaillardia
(Rajitha et al., 1999), gerbera, gladiolo, rosa e fresia. Il pH deve
essere acido (3,0-5,5) in modo da ostacolare la crescita dei micror-
ganismi. Studi comparativi sull’utilizzo di acqua di rubinetto o
acqua distillata in fiori di crisantemo hanno messo in evidenza
che la presenza di ioni calcio, magnesio e rame migliora la qualità
del fiore (van Meeteren, 1999).

Variazione dei componenti cellulari


e ingiallimento

Durante la conservazione e la vita postraccolta i fiori recisi


subiscono profonde trasformazioni a livello cellulare. Le foglie
virano di colore a causa di un processo degenerativo dei pigmenti
clorofilliani e ciò rende visibile altri pigmenti come i carotenoidi e
gli antociani. Le proteine totali diminuiscono e aumenta la concen-
trazione di amminoacidi che possono essere responsabili della
comparsa di odori sgradevoli. L’ingiallimento fogliare in alcuni
fiori recisi come l’alstroemeria può compromettere la qualità e
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quindi la commercializzazione dei fiori stessi. Nel processo d’in-


vecchiamento naturale l’ingiallimento è geneticamente program-
mato e si accompagna alla mobilitazione delle riserve dalle foglie
ad altri organi di riserva della piante. Questo fenomeno viene
meno nel caso in cui i fiori o le fronde vengano raccolte. Ciò che
avviene è l’attivazione di un processo degenerativo che può essere
definito come “senescenza indotta dalla raccolta”, per cui si parla
di “senescenza postraccolta”, per distinguerla da quella naturale.
L’ingiallimento fogliare, dopo la raccolta, è direttamente legato
all’alterazione dell’equilibrio ormonale. Nel momento in cui i fiori
sono raccolti, viene meno l’apporto ormonale da parte delle radici
che sono il sito di biosintesi delle citochinine. La carenza ormona-
le può essere però superata con l’apporto esogeno di queste
sostanze. Infatti, trattamenti con gibberelline e citochinine sono in
grado di dilazionare la comparsa dei sintomi d’ingiallimento nei
fiori recisi di alstroemeria. L’applicazione delle citochinine come
trattamento di conservazione è stata utilizzata per prevenire l’in-
giallimento fogliare delle piante di dieffenbachia, durante il tra-
sporto oltreoceano. Particolarmente efficace nel ritardare il proces-
so d’ingiallimento fogliare nei fiori recisi si è dimostrato il thidia-
zuron, un sostituto della fenilurea con una potente azione citochi-
nina-simile. Pretrattamenti con 10 µM di thidiazuron sono risulta-
ti sufficienti per ritardare l’ingiallimento fogliare dell’Alstroemeria
di ben 3-4 mesi a 20°C con il 60% di umidità relativa e un fotope-
riodo artificiale di 10 ore (Ferrante et al., 2001). È comunemente
impiegato come fitoregolatore esogeno nelle culture in vitro. Dal
punto di vista commerciale è registrato come defogliante del coto-
ne e come erbicida.
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Tecniche postraccolta

Soluzioni di conservazione
e formulati commerciali

I fiori recisi, subito dopo la raccolta, prima di essere trasportati


e commercializzati, vengono pretrattati con soluzioni di conserva-
zione che hanno la funzione di estendere la durata postraccolta più
a lungo possibile. I formulati commerciali sono miscele di composti
antietilenici, antibatterici, tensioattivi e carboidrati (Tab. 4). Gli anti-
etilenici comunemente utilizzati sono STS, 1-MCP, (CoCl2) cloruro di
cobalto e AOA. Gli antibatterici, invece, sono composti che inibisco-
no direttamente lo sviluppo microbico, tra questi i più utilizzati
sono: 8-citrato d’idrossichinolica (8-HQC), 8-solfato d’idrossichinoli-
na (8-HQS), Physan, solfato di alluminio, ipoclorito di sodio ecc. Gli
acidificanti come l’acido citrico e l’acido salicilico esplicano, invece,
un inibizione indiretta sulla crescita batterica in quanto, abbassan-
do il pH, creano un ambiente sfavorevole al loro sviluppo.
I carboidrati sono aggiunti per apportare sostanze energetiche
per supportare la respirazione nella fase di postraccolta. I più uti-
lizzati sono il glucosio e il saccarosio a una concentrazione variabi-
le da 1,5-20 g L-1. Siccome i carboidrati sono anche fonte alimentare
per i batteri è buona norma somministrarli contemporaneamente a
un antibatterico per prevenire effetti indesiderati.

Tab. 4 - Principi attivi utilizzati nelle soluzioni di conservazione

Antietilenici Concentrazione Antibatterici Concentrazione


ppm (mg Kg-1)
Tiosolfato d’argento (STS) 0,2-4 mM ipoclorito di sodio 50
1-metilciclopropene (MCP) 200 ppb (2 ore) 8-HQC 200-600
Ac. Aminossiacetico (AOA) 50-500 ppm 8-HQS 200-600
Cloruro di cobalto (CoCl2) 100-300 ppm Solfato di alluminio 200-300
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Tra i formulati maggiormente commercializzati ricordiamo:


Floralife, Chrystal, Petalife, Oasis, Rogard, Everbloom, Vita flora,
Prolong, Florissant, Oxine citrate ecc.

Confezionamento e imballaggio

Per confezionamento s’intende la tecnica di raggruppare i fiori in


unità che possano essere facilmente spostate, caricate e trasportate.
Oltre a facilitare la manipolazione dei prodotti, il confezionamento
protegge anche da eventuali danni meccanici durante il trasporto,
preservando la forma e la morfologia dei fiori. Le scatole per il con-
fezionamento sono opportunamente studiate secondo lo scopo.
Attualmente ne esistono numerose tipologie che si differenziano per
tipo di materiale, dimensione e forma. Ad esempio, quelle utilizzate
per il rapido raffreddamento e il trasporto a basse temperature
devono essere provviste di opportune fenditure o fori che permetta-
no il passaggio dell’aria refrigerante. In generale il materiale con cui
vengono costruite è di basso costo, ma in grado di resistere agli urti
preservando i fiori da eventuali ferite (tagli, fori ecc.); per questo
scopo deve essere soffice in modo da evitare ammaccature nelle fasi
di carico e scarico del prodotto. La forma, invece, deve essere tale da
preservare i fiori e permettere l’utilizzo efficiente dello spazio; que-
sto è uno dei parametri da tenere in considerazione soprattutto per
i prodotti destinati a mercati molto lontani. La forma deve essere
studiata in modo da poter caricare la maggiore quantità possibile di
prodotto senza per questo danneggiarlo. Solitamente le scatole uti-
lizzate per i fiori recisi sono lunghe e orizzontali e i fiori sono posti
alle due estremità per migliorare l’utilizzo dello spazio. Nel caso di
mazzi di fiori, questi vengono cautelativamente separati da fogli di
giornale per prevenire i danni meccanici. Per mantenere uniti i fiori
si usano, invece, pezzi di legno fissati ai lati della scatola e ricoperti
con schiuma o fogli di giornale per evitare il contatto diretto con i
fiori. I gladioli, la bocca di leone e le altre specie sono spesso confe-
zionati in scatole orizzontali o ceste in modo da evitare la curvatura
geotropica che ne ridurrebbe il valore ornamentale. Ceste cubiche
sono invece usate per la conservazione verticale di margherite e altri
fiori. Un nuovo sistema di confezionamento è il Procona che è costi-
tuito da una base in plastica e una manica di cartone per permette-
re il trasporto verticale in acqua. Questo sistema, oltre a essere più
costoso di quello convenzionale, limita anche la quantità di prodot-
to confezionabile. Per ridurre i danni da sfregamento o attrito
durante il trasporto, l’anthurium, le orchidee, il ginger e la strelizia
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sono confezionati in modo parti-


colare: le teste dei fiori sono
generalmente protette con carta
o maniche di polipropilene.
L’estrema delicatezza dei
fiori recisi induce i floricoltori a
prestare molta attenzione alla
manipolazione per garantire un
prodotto di qualità. Purtroppo
nelle fasi successive gli operato-
ri intermedi sono meno attenti a
garantire la qualità dei prodotti.
Il risultato è che spesso i fiori
giungono al fiorista o al merca-
to finale già severamente dan-
neggiati. In genere il tipo di con-
fezione va scelta in funzione del
tipo di fiore. Ad esempio le sca-
tole per il confezionamento Fig. 7 - Scatole di cartone
per il confezionamento dei fiori;
delle gerbere hanno un’interca- sui lati sono visibili i fori
pedine di cartone dove sono per il passaggio dell’aria
posti i capolini dei fiori, mentre
gli steli vanno a posizionarsi tra
il fondo della scatola e l’intercapedine portafiori.
Le scatole, in generale, sono provviste di fori laterali attraverso
cui avviene lo scambio d’aria favorendo il raffreddamento dei fiori
stessi. La quantità di fiori per ciascuna scatola deve essere tale da
permettere il libero passaggio dell’aria (Fig. 7). La mancata areazio-
ne può indurre fenomeni di fermentazione e surriscaldamento,
deteriorando il prodotto. Le teste dei fiori dovrebbero essere poste
da 6 a 10 cm dalla fine della scatola per permettere il preraffredda-
mento e per eliminare il pericolo di danneggiamento dei petali che
vengono a contatto con il cartone. Inoltre un eccessivo carico per
scatola provoca danni meccanici e sviluppo di malattie fungine.

Introduzione all’utilizzazione del raffreddamento


nel settore del postraccolta
La conservazione della qualità dei prodotti è fondamentale in
un mercato altamente competitivo come quello floricolo. L’abilità di
fornire prodotti di alta qualità ai diversi mercati del mondo e da qui
al consumatore finale rende il produttore floricolo altamente com-
petitivo. Tra i mezzi a nostra disposizione per garantire il manteni-
mento della qualità ricordiamo l’utilizzo delle basse temperature.
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32 ARSIA

Nel settore del postraccolta il raffreddamento subito dopo la rac-


colta è necessario per bloccare i processi fisiologici prima del tra-
sporto e della conservazione e questo è un principio da applicare a
tutti i prodotti deperibili.
L’utilizzo di basse temperature permette di:
• ridurre la perdita di peso del prodotto inibendo i processi
enzimatici degenerativi e riducendo l’attività respiratoria;
• rallentare il processo di appassimento riducendo la perdita di
acqua e inibendo lo stress idrico;
• contenere la flora batterica (batteri e funghi) riducendone o
inibendone l’attività;
• limitare la produzione di etilene e ridurre la sensibilità dei
prodotti alla sua azione.
Gli obiettivi più importanti della conservazione a freddo sono
ridurre l’uso di sostanze chimiche conservanti e soddisfare la
domanda del consumatore nel tempo.
Come più volte ricordato, esistono diversi sistemi di conserva-
zione la cui scelta dipende dal tipo di prodotto, dal suo confezio-
namento, dalla quantità da refrigerare e soprattutto dal costo del-
l’impianto in relazione al potere remunerativo del prodotto da com-
mercializzare.

Pre-raffreddamento
La conservazione della qualità dei fiori dopo la raccolta dipen-
de soprattutto dalla rapidità con cui vengono preraffreddati e dal
mantenimento delle temperature ottimali durante tutta la catena di
distribuzione. La temperatura ottimale durante la conservazione è
0-1°C con una umidità relativa del 95-99%. La durata postraccolta è
funzione della temperatura di conservazione. I fiori sensibili al
freddo (anthurium, strelizia, ginger e orchidee tropicali), invece,
dovrebbero essere conservati a una temperatura superiore ai 10°C.
Il raffreddamento dei singoli fiori prima di essere confezionati è
una tecnica molto veloce ma, nel momento in cui questi vengono
portati in un locale non raffreddato per la fase di confezionamento,
la variazione di temperatura può causare la formazione della con-
densa sul fiore stesso. È anche vero che, una volta impacchettati, i
fiori sono difficili da raffreddare; quindi l’ideale sarebbe confezio-
nare i fiori direttamente in una camera fredda, anche se questa è
una modalità leggermente più costosa. È possibile tuttavia raffred-
dare i fiori direttamente nelle scatole tramite un flusso forzato di
aria fredda aspirato o iniettato attraverso gli opportuni fori presen-
ti in esse. Durante il confezionamento dei fiori bisogna quindi pre-
stare molta attenzione a come porli nella scatola, evitando l’occlu-
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Fig. 8 - Schema del passaggio dell’aria attraverso una scatola utilizzata


per il confezionamento dei fiori recisi

sione dei fori di passaggio per il flusso d’aria refrigerante. Il tempo


necessario per il raffreddamento dei fiori varia da 20 a 80 minuti a
seconda del prodotto e del tipo di confezionamento.

Sistemi di refrigerazione
Camera fredda: è una stanza opportunamente isolata e attrezzata
con adeguate unità di refrigerazione in cui vengono posti i prodot-
ti. Questo sistema può essere utilizzato per una vasta gamma di
prodotti, ma non consente una rapida refrigerazione, quindi è con-
sigliabile per la conservazione di prodotti già precedentemente
refrigerati. Una camera fredda destinata alla conservazione di
materiale vegetale già raffreddato non necessità di unità refrigeran-
ti molto grandi.

Raffreddamento ad aria: è un sistema spesso associato con la came-


ra fredda e può essere efficientemente usato per la maggior parte
dei fiori recisi già confezionati in scatole. Per aumentare la capacità
refrigerante esistono delle ventole che immettono aria direttamente
nei fori delle scatole (Fig. 8). L’efficienza di questo sistema dipende
dalla temperatura dell’aria e dal flusso che attraversa le scatole, ma
è orientativamente dell’80-90% superiore a quella della camera
fredda. Le ventole associate a questo sistema sono collegate a un
termostato che ne permette lo spegnimento nel momento in cui la
temperatura dell’aria ha raggiunto il valore desiderato.

I vantaggi di una camera fredda:


• i prodotti possono essere raffreddati e conservati nello stesso
posto e se ne riduce la manipolazione;
• è una struttura molto semplice;
• funziona molto bene per i fiori recisi non confezionati in sca-
tole perché hanno una buona esposizione al flusso d’aria.
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Gli svantaggi:
• il raffreddamento è lento: richiede minimo 24 ore e in alcuni
casi diversi giorni;
• alcuni prodotti sensibili possono ugualmente deteriorarsi nel-
l’arco di tempo necessario per raggiungere il giusto raffreddamento;
• la perdita di umidità è più elevata che negli altri sistemi di raf-
freddamento, a meno che i prodotti non siano confezionati in scatole;
• richiede spazi più ampi degli altri sistemi;
• l’andamento del raffreddamento per lo stesso prodotto è
variabile e difficile da gestire.
La temperatura dell’aria immessa nella camera fredda deve
essere la più bassa possibile per rendere veloce il raffreddamento;
in genere varia da 0,5°C a 1°C.

Hydrocooling: è un sistema non consigliabile per i fiori recisi per-


ché favorisce lo sviluppo di malattie fungine come la Botrytis.
Questo sistema consiste nel far scorrere un flusso d’acqua fredda
sui fiori o sui prodotti da raffreddare. Uno dei vantaggi di questo
sistema è il rapido raffreddamento dei prodotti subito dopo la rac-
colta: è stato dimostrato che l’acqua ha una capacità di raffredda-
mento circa 15 volte più veloce dell’aria. Al contrario, ha un coeffi-
ciente di efficienza energetica di circa il 20-40% comparata al 70-
80% di quello a camera fredda e ad aria. Questo sistema consente di
operare anche con grandi quantitativi di prodotto.
Ghiaccio: è poco usato nel settore floricolo. Il ghiaccio viene messo
nelle scatole di trasporto a diretto contatto con i fiori. In genere è un
sistema utilizzato per gli ortaggi con elevata attività respiratoria.
Vacuum cooling: questo metodo prevede che i fiori siano posti in
una stanza a tenuta d’aria. La pressione atmosferica è abbassata,
provocando l’evaporazione dell’acqua. Il passaggio dell’acqua
dallo stato liquido a quello di vapore raffredda rapidamente i pro-
dotti. La pressione assoluta finale da raggiungere nella camera di
condizionamento è di 4,5 mm di mercurio, che corrisponde alla
temperatura di ebollizione dell’acqua a 0°C. L’aria è aspirata da una
pompa a vuoto e il vapore acqueo si condensa sulle superfici refri-
gerate localizzate all’interno della camera di raffreddamento.

La conservazione dei prodotti floricoli recisi

I fiori e le fronde sono organi di piante molto complessi e la qua-


lità è la caratteristica più importante per la loro commercializzazio-
ne. La riduzione della qualità spesso comporta la perdita del valore
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commerciale e il rigetto dal mercato. Le cause che possono compro-


metterla in genere sono l’appassimento o l’abscissione delle foglie,
l’ingiallimento, la curvatura geotropica o fototropica dello stelo fio-
rale in relazione al tipo di prodotto. In conclusione, per migliorare la
durata postraccolta e la qualità dei fiori recisi è importante indivi-
duare i fattori che influiscono sulla riduzione della longevità.
I consigli e i trattamenti di seguito riportati sono stati tratti dalla
letteratura scientifica corrente. Le specie trattate sono elencate in
ordine alfabetico per nome volgare.

Agapanto
Agapanthus orientalis L.

Descrizione: l’Agapanthus è una pianta coltivata sia in contenito-


re sia in pieno campo nelle aree calde. Nel mercato floricolo sta gua-
dagnando popolarità come fiore reciso. La sua infiorescenza è costi-
tuita da fiori singoli di colore blu o bianchi che hanno una breve
durata. Al contrario, l’intera infiorescenza ha una durata abbastan-
za lunga. Alcuni ricercatori hanno effettuato prove sperimentali per
migliorare l’apertura e la conservazione delle gemme a fiore, ma
purtroppo i risultati ottenuti non sono stati soddisfacenti e la ricer-
ca scientifica è ancora impegnata nel raggiungimento di questo
obiettivo. Tuttavia, le consuete tecniche di conservazione consiglia-
te per gli altri fiori recisi possono essere utilizzate anche per l’aga-
panto, previa opportuna sperimentazione.
Maturità e raccolta: l’agapanto è normalmente raccolto quando le
brattee della gemma a fiore sono cadute e non più di tre fiori sono
aperti. Gli steli sono raccolti mediante un taglio basale effettuato
con un coltello pulito e tagliente.
Classificazione e confezionamento: i fiori sono raccolti in mazzi da
5 o 10 steli. Purtroppo non esistono regole ben definite da rispetta-
re per la classificazione qualitativa di questo fiore reciso.
Trattamenti: la durata in vaso dei fiori raccolti allo stadio di giu-
sta maturazione può essere aumentata effettuando un opportuno
pretrattamento: i fiori vengono da prima pretrattati per 3 ore con
una soluzione contenente 4 mM di STS, poi innaffiati con una solu-
zione contenente 30 mg L-1 di NAA e infine messi per 48 ore in una
soluzione contenente il 10% di saccarosio e 300 mg L-1 di acido citri-
co o 300 mg L-1 di un biocida (8-HQC o Physan-20) per inibire lo svi-
luppo batterico.
Purtroppo, i pretrattamenti sopra descritti non sono efficaci per
aumentare la durata postraccolta dell’agapanto quando i fiori sono
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raccolti a uno stadio di maturazione troppo precoce (fiori immatu-


ri). Sfortunatamente, anche un semplice trattamento con una solu-
zione di conservazione contenente 200 mg L-1 di HQC + 1% di sac-
carosio non aumenta in modo rilevante la durata postraccolta del-
l’agapanto.
Conservazione: gli steli fioriti di agapanto, dopo essere stati sot-
toposti agli opportuni trattamenti di conservazione, sono avvolti in
fogli di polietilene e conservati a secco a 1°C. La riduzione della
durata postraccolta diventa significativa quando si superano i quat-
tro giorni di conservazione, dopo i quali si assiste alla progressiva
diminuzione della capacità di apertura dei fiori.

Alstroemeria
Alstroemeria spp.

Descrizione: negli ultimi quindici anni i fiori di varie specie di ibri-


di appartenenti al genere Alstroemeria sono stati generalmente chia-
mati Alstroemeria, giglio Peruviano, o giglio degli Incas, acquistan-
do un importante ruolo economico nel mercato dei fiori recisi. I fiori
hanno un’ampia varietà di colori e la durata postraccolta è determi-
nata dalla caduta dei petali e/o dall’ingiallimento delle foglie.
Maturità e raccolta: quando la coltivazione è molto distante dalla
sede del mercato, i fiori vengono raccolti quando i boccioli sono
appena aperti e iniziano a colorarsi. Nel caso in cui il mercato sia
locale, la raccolta è dilazionata fino a quando i primi tre fiori sono
completamente aperti. I fiori vengono estirpati o recisi e la tecnica
dipende dalla varietà. L’estirpazione dei fiori può però danneggia-
re la parte sotterranea della pianta (come nelle giovani piante di
Regina), perciò è preferibile recidere lo stelo. Ovviamente, se i fiori
vengono estirpati, la parte basale dello stelo dovrebbe essere suc-
cessivamente rimossa.
Classificazione e confezionamento: non ci sono regole ufficiali da
seguire per la classificazione di questo fiore, quindi la qualità è defi-
nita in base alla lunghezza dello stelo e all’uniformità dei fiori. Un
fiore di alstroemeria è di ottima qualità se la parte apicale è simme-
trica e le foglie sono di colore verde brillante. Il numero minimo di
fiori per confezione varia a seconda delle cultivar, ma è tipicamen-
te compreso tra 7 e 10 unità.
Trattamenti: nel caso in cui la durata postraccolta sia condiziona-
ta dalla caduta precoce dei petali, i trattamenti consigliati sono antie-
tilenici, come STS e 1-MCP. L’STS è utilizzato come pretrattamento di
un’ora a temperatura ambiente, seguito da una conservazione per
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una notte in camera fredda.


Nel caso in cui la durata
postraccolta sia abbreviata
dall’ingiallimento fogliare
che si manifesta prima della
caduta dei petali, i tratta-
menti attualmente disponi-
bili sono a base di gibberelli-
ne. Questa classe di fitorego-
latori è in grado di dilaziona-
re la comparsa dell’ingialli-
mento per oltre 20 giorni.
Nelle aste olandesi i fiori di
alstroemeria sono costante-
mente trattati con una solu-
zione contenente gibberelli-
ne (Florissant 200). Recen-
temente è stato osservato che
l’ingiallimento fogliare può Fig. 9 - Effetto di un pretrattamento
con 10 µM di thidiazuron sull’inibizione
essere straordinariamente dell’ingiallimento fogliare a 6 giorni
ritardato attraverso pretrat- dal trattamento
tamenti di 24 ore con 10 µM
di thidiazuron (Fig. 9). Ana-
loghi risultati possono essere ottenuti mediante trattamento conti-
nuo con 1 µM dello stesso composto (Ferrante et al., 2001).
Conservazione: dai dati sperimentali ottenuti si evince che l’al-
stroemeria può essere conservata fino ad 1 settimana alla tempera-
tura di 1°C, senza comprometterne la durata postraccolta.

Anemone
Anemone spp.

Descrizione: il termine “anemone” deriva dal greco anemos che


significa vento. Gli anemoni sono fiori che possiedono colori varia-
bili dal rosso, al blu, al porpora, al bianco. Hanno lo stelo corto e
sono tipicamente primaverili. Nuove varietà tetraploidi sono state
recentemente introdotte in commercio (Jacob et al., 1997). Sono
impiegati per la loro bellezza nelle composizioni floreali ma pur-
troppo la loro breve durata ne limita l’impiego. È importante evita-
re l’utilizzo degli anemoni contemporaneamente ai narcisi, perché
questi ultimi producono essudati che riducono fortemente la dura-
ta postraccolta dei primi.
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Fig. 10 - Fiori
recisi di anemone
trattati con etilene
esogeno. Effetto
dell’ormone sulla
caduta dei petali

Maturità e raccolta: i fiori dovrebbero essere raccolti quando le


gemme sono pienamente colorate e aperte per il 25-50%, ma prima
che i petali siano completamente espansi e il polline sia ombreggiato.
Sono acquistati dal consumatore quando i veri colori sono visibili.
Classificazione e confezionamento: non esistono parametri ben
definiti per la classificazione degli anemoni. Sono normalmente
venduti in mazzi da 10 steli. I fiori sono confezionati in scatole in
fibra di cartone.
Trattamenti: sono fiori sensibili all’etilene che provoca la caduta
dei petali (Fig. 10) e la riduzione della qualità e della durata postrac-
colta e quindi devono essere trattati con STS o 1-MCP (100-200 ppb
per 6 ore).
Conservazione: gli anemoni dovrebbero essere conservati a 0-1°C.
Possono essere conservati a secco per una settimana senza che si
alteri sensibilmente la durata postraccolta. Durante la conservazio-
ne è importante garantire ai fiori una posizione verticale.

Anturio
Anthurium andraenum Linden

Descrizione: il nome ha origine greca: deriva da ántos (fiore) e ourá


(coda), in riferimento allo spadice dell’infiorescenza. I fiori eleganti
di questa specie tropicale sono coltivati e venduti in tutto il mondo.
I veri fiori sono inseriti sullo “spadice”, che è l’organo verticale al
centro di una brattea chiamata spata. Questa è una struttura simile
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Fig. 11 - Spadice
dell’anturio
in maturazione:
più i fiori
si aprono e più
diventa ruvido

ad un petalo che circonda lo spadice. Gli Anthurium sono sensibili


alle basse temperature ma hanno una lunga durata postraccolta se
trattati con cura. La durata postraccolta è limitata dall’incapacità
dello stelo di assorbire acqua e dalla perdita di lucentezza della
spata che può assumere una colorazione bluastra. La maggior parte
della perdita d’acqua del fiore avviene attraverso lo spadice. Per
ridurre questo problema i fiori possono essere incerati (ricoperti di
cera), in modo da diminuire la perdita di acqua per evaporazione e
aumentare in modo considerevole la durata postraccolta. In alterna-
tiva all’inceratura si possono effettuare pretrattamenti con nitrato
d’argento che aiuta a migliorare il bilancio idrico.
Maturità e raccolta: la maturità dell’Anthurium è determinata dal
numero di fiori aperti sullo spadice. Negli Anthurium immaturi lo
spadice è liscio perché i fiori sono ancora chiusi, mentre quando
incominciano a maturare e ad aprirsi lo spadice assume una consi-
stenza ruvida (Fig. 11). L’apertura dei fiori inizia dalla base dello
spadice e procede verso l’apice. Alcuni produttori raccolgono
l’Anthurium quando il 20% dello spadice è ancora ruvido. I produt-
tori Hawaiani, invece, raccolgono i fiori quando solamente 1/4
dello spadice è ancora liscio (ossia i 3/4 dei fiori sono aperti). La
durata postraccolta di questi fiori aumenta con l’aumentare del
grado di maturazione dei fiori.
Classificazione e confezionamento: non esistono standard ufficiali
per la classificazione dei fiori di questa specie. I fiori sono conside-
rati di prima qualità quando non presentono anomalie morfologi-
che, sono uniformi per colore e per taglia; lo stelo lungo deve esse-
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re opportunamente maturo e il fiore deve essere provvisto di una


brattea lucida priva di fitopatologie. Gli Anthurium sono confezio-
nati individualmente in fogli di giornale o di carta umidificata.
Durante il trasporto uno dei danni maggiori è a carico dello spadi-
ce ed è dovuto al reciproco contatto.
Trattamenti: i ricercatori hawaiani hanno a lungo lavorato su
questi fiori recisi e consigliano di effettuare pretrattamenti per
aumentare la vita in vaso dell’Anthurium. È stato osservato che
alcune varietà (es. Osaki) raggiungono la massima durata postrac-
colta in acqua deionizzata; questo risultato suggerisce che la longe-
vità di questa specie sia associata a problemi di contaminazione
batterica alla base dello stelo. Per cui è buona norma aggiungere un
germicida (es. 50 mg L-1 d’ipoclorito di sodio) subito dopo la rac-
colta. I pretrattamenti consigliati sono:
• immergere gli steli ritagliati in una soluzione contenente 1 g L-
1
di nitrato d’argento per 10 o 20 minuti (risciacquare lo stelo con
acqua dopo aver effettuato il trattamento);
• immergere tutto il fiore in soluzione di cera; il trattamento
incerante deve essere effettuato con una soluzione diluita al 3%.
Un prodotto adatto allo scopo è l’FMC Wax 819. Dopo l’immer-
sione porre gli steli dei fiori in acqua nell’attesa che la cera si
asciughi.
I fiori di Anthurium non sono sensibili all’etilene, perciò non
richiedono trattamenti per la protezione da quest’ormone; se
opportunamente trattati, possono avere una durata postraccolta
fino a 3 settimane.
Conservazione: gli anturi sono molto sensibili ai danni da freddo.
La permanenza dei fiori a temperature al di sotto dei 10°C, anche per
pochi minuti, causa colorazione purpurea, imbrunimento e infine
necrosi. Pertanto questi fiori non dovrebbero mai essere esposti a
basse temperature. Durante il trasporto, dovrebbero essere conserva-
ti separatamene dalle altre specie di fiore oppure in scompartimenti
provvisti di un appropriato isolamento, come la semplice carta da
giornale. I fiori di Anthurium possono essere conservati più di una
settimanase confezionati in carta umida a 16°C. Inoltre, possono
essere facilmente conservati in atmosfera controllata: è stato infatti
osservato che la durata postraccolta dopo la conservazione aumenta
del 50% quando i fiori sono conservati in camere ad atmosfera con-
trollata con il 2% di ossigeno alla temperatura di 12,5°C per 2 setti-
mane, rispetto alla conservazione in camera fredda tradizionale.
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Aster
Callistephus chinensis Ness

Descrizione: sebbene molto meno ampiamente coltivato e utiliz-


zato, l’astro è ancora un importante fiore reciso di pieno campo.
Variando la lunghezza del giorno con luci artificiali è possibile pro-
grammarne ed estenderne la fioritura.
Maturità e raccolta: gli aster sono raccolti quando i fiori sono par-
zialmente aperti. Purtroppo non esistono altre informazioni deriva-
te da lavori sperimentali che ne descrivano il comportamento
postraccolta in funzione del loro stadio di maturazione.
Classificazione e confezionamento: la classificazione di questi fiori è
effettuata in modo arbitrario perché non esistono regole di riferi-
mento. La qualità è definita in base alla lunghezza dello stelo, alle
caratteristiche delle foglie e all’uniformità di colore. Il confeziona-
mento in genere viene fatto raggruppando i fiori in mazzi di 12 steli.
Trattamenti: la durata postraccolta degli aster è determinata
dalla comparsa dell’appassimento e dalla piegatura dei fiori verso
il basso. Per aumentarne la longevità può essere sufficiente un
breve pretrattamento di 10 minuti con 1000 ppm (mg kg-1) di nitra-
to d’argento.
Conservazione: è stato osservato che gli aster pretrattati con il
nitrato d’argento possono essere conservati fino a una settimana a
1°C senza subire una riduzione della durata postraccolta. Purtroppo
non esistono molte informazioni relative a questi fiori perché non
sono state eseguite prove sperimentali per effettuare uno studio det-
tagliato sulla fisiologia e tecnologia postraccolta di questa specie.

Bocca di leone
Anthirrhinum majus L.

Descrizione: la bocca di leone può essere coltivata sia in serra,


durante tutto l’arco dell’anno, sia in pieno campo in alcune stagio-
ni (la scelta delle cultivar è effettuata in base al tipo di coltivazione).
La bocca di leone è un fiore coltivato a stelo singolo ed è molto sen-
sibile all’etilene. Tuttavia le nuove cultivar sono state selezionate
per la resistenza all’azione di quest’ormone. L’effetto negativo del-
l’etilene è visibile anche a bassissime concentrazioni: è stato osser-
vato che l’esposizione dei fiori per 24 ore a concentrazioni di 0,5
ppm sono sufficienti per causare la completa caduta dei petali.
Maturità e raccolta: quando i fiori sono destinati alla commercia-
lizzazione in un mercato locale, la raccolta è tipicamente effettuata
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quando la parte basale dell’infiorescenza presenta il 50% o i 2/3 dei


fiori completamente aperti. Al contrario, quando i fiori sono desti-
nati a mercati lontani dal luogo di produzione, la raccolta deve
essere effettuata in uno stadio più precoce.
Classificazione e confezionamento: i parametri di classificazione
dei fiori tengono conto del colore, delle caratteristiche dello stelo
(uno stelo dritto) e del numero di foglie che devono essere loca-
lizzate soprattutto nella parte alta, mentre quelle basali devono
essere rimosse. Il confezionamento è effettuato in mazzi da 10
steli.
Trattamenti: per proteggere i fiori dall’azione dell’etilene si
effettuano pretrattamenti di un’ora con soluzioni contenenti 3,5 ml
di STS per litro. Un altro pretrattamento, con analoga efficacia, uti-
lizza 0,7 ml di STS e 7% di saccarosio a 21°C per una notte. Questo
trattamento induce l’apertura dei fiori nella parte più alta dell’in-
fiorescenza e una più vivace colorazione rispetto a quelli non trat-
tati. In alternativa all’STS si sta diffondendo il trattamento con 100-
200 ppb di 1-MCP per 6 ore. L’Antirrhinum majus si conserva bene
quando viene raccolto con pochi fiori aperti, anche se si può avere
una riduzione dello sviluppo dei fiori sull’infiorescenza e la perdi-
ta dei colori all’estremità dei petali. Per evitare tale inconveniente
le infiorescenze dovrebbero essere conservate in soluzioni conte-
nenti 300 ppm di citrato di 8-idrossichinolina e l’1,5% di saccaro-
sio. Questa soluzione favorisce l’apertura e la conservazione dei
fiori. Inoltre, l’aggiunta di 25 ppm di un regolatore di crescita, l’a-
cido n-dimetilammino succinamico (Alar, B-nine) migliora la qua-
lità dei fiori e nello stesso tempo contrasta l’eccessiva crescita in
lunghezza dell’infiorescenza, evitando problemi di curvatura dello
stelo che spesso possono verificarsi quando i fiori sono conservati
orizzontalmente. Sebbene i fiori tenuti in una soluzione contenen-
te 8-HQC e saccarosio in un ambiente con un’intensità luminosa di
30 mmol m-2 s-1 siano di una qualità superiore di quelli conservati
al buio, la conservazione alla luce non è consigliabile perché il
beneficio ottenuto dall’illuminazione non è tale da giustificarne il
costo.
Conservazione: la bocca di leone è sensibile all’etilene esogeno,
per cui bisogna evitare la contemporanea presenza di altri fiori o di
materiale che produca alte quantità di quest’ormone. Durante la
conservazione i fiori devono essere posti in posizione verticale per
evitare la risposta geotropica e la formazione della curvatura degli
steli (Fig. 12). La posizione verticale deve essere garantita anche
durante il trasporto. Tuttavia è stato osservato che un pretratta-
mento con l’acido naftalenacetico (NAA) è in grado di evitare tale
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Fig. 12 - Risposta
al gravitropismo
negativo dei fiori
conservati
in posizione
orizzontale

problema (Philosoph-Hadas et al., 1996); purtroppo l’uso di questa


sostanza non è stato registrato per tale scopo, per cui non può esse-
re ancora utilizzato per questo fine.
I fiori possono essere conservati con acqua o senz’acqua a 4°C
per 3 o 4 settimane senza subire una sensibile riduzione della dura-
ta postraccolta, ma anche alle temperature di 0-1°C per 3 settimane
questi fiori sono stati conservati con risultati soddisfacenti. La con-
servazione per 7 o 10 giorni è accettabile anche quando le infiore-
scenze sono tenute in acqua e avvolte in un film di polietilene per
impedire l’eccessiva traspirazione.

Buvardia
Bouvardia spp.

Descrizione: i fiori di buvardia sono di recente introduzione nel


panorama floricolo mondiale. Il genere prende il nome da Charles
Bouvard che fu medico di Luigi XIII e sovrintendente del Royal
Garden di Parigi. I chiari colori salmone, rosso e bianco e la forma
del fiore rendono la bouvardia molto interessante per il suo poten-
ziale impiego multiplo.
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44 ARSIA

I fiori recisi di buvardia sono sensibili all’ingiallimento fogliare


e all’appassimento ma in commercio sono disponibili diversi com-
posti per inibire questi fenomeni. Si consiglia in genere il ritaglio
dello stelo sott’acqua associato a trattamenti antibatterici ma le ope-
razioni da effettuare per questo fiore variano moltissimo a secondo
delle cultivar commercializzate. La durata postraccolta di questo
fiore varia da 6 a 10 giorni (van Meeteren et al., 2001)
Maturità e raccolta: la buvardia viene normalmente raccolta
quando i 2 o 3 fiori più esterni sono aperti. Al momento della rac-
colta è buona norma tralasciare le fronde che presentano ingialli-
mento fogliare o che mostrano sintomi di appassimento.
Classificazione e confezionamento: non ci sono regole formali per la
classificazione dei fiori recisi di buvardia; sono considerati fiori di
ottima qualità quelli che risultano uniformi per maturità e colore,
privi di difetti, con una buona qualità del fogliame e steli lunghi.
I fiori sono confezionati in mazzi da 10 steli e ciascun mazzo è
rivestito da una manica di plastica per proteggere i fiori da even-
tuali danni meccanici durante il trasporto.
Trattamenti: l’esposizione di questi fiori all’etilene provoca l’ap-
passimento e l’abscissione dei petali, perciò i fiori devono essere
trattati con composti antietilenici (1-MCP o STS). Un trattamento con
un detergente da 4 a 24 ore prima della conservazione a secco pre-
viene l’appassimento dei fiori (van Doorn et al., 1993).
Conservazione: come per la maggior parte dei fiori recisi, anche
per la buvardia, non trattandosi di una specie sensibile al freddo, è
consigliabile la conservazione a 0-1°C.

Calla
Zantedeschia spp.

Descrizione: la calla appartiene alla famiglia botanica delle


Araceae, il genere prende il nome da Francesco Zantedeschia che
ha scritto un libro sulle piante italiane nel 1825. I fiori bianchi della
Zantedeschia I sono stati per lungo tempo un importante fiore reci-
so. Gli ibridi di questi fiori sono chiamati “mini-calla”, e possiedo-
no eleganti forme e ampie varietà di colore che ne accrescono l’im-
portanza, sia come fiore reciso sia come pianta in vaso. L’organo
floreale è un’appariscente spata (brattea) che è simile a una foglia
che circonda i veri fiori posti sullo spadice.
Maturità e raccolta: le calle dovrebbero essere raccolte quando la
spata ha un’apertura tale da permettere di vedere lo spadice. Più i
fiori sono maturi, più sono sensibili al danneggiamento e quindi
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minore è la loro durata postraccolta. La raccolta delle calle viene


effettuata estirpando gli steli direttamente dal rizoma. Dopo la rac-
colta i fiori vengono ritagliati sott’acqua per evitare la formazione
di emboli assicurando un adeguato assorbimento idrico. Le calle,
quando arrivano al consumatore finale, devono presentare la spata
aperta, in modo che lo spadice (infiorescenza grossa e carnosa
all’interno della spata) sia visibile. Durante il trasporto e la mani-
polazione bisogna prestare molta attenzione per evitare danni mec-
canici ai fiori, soprattutto a carico degli steli carnosi.
Classificazione e confezionamento: le calle di ottima qualità devono
avere lunghi steli, uniformi per maturità e colore, e non devono
presentare danni allo spadice e/o alla spata. Sia le grandi e sia le
mini calle vengono normalmente confezionate in mazzi da 10 steli.
I mazzi di mini calle sono avvolti da una manica di plastica al fine
di conferire un’ulteriore protezione. Possono essere confezionate in
ceste prive di acqua oppure in recipienti contenenti acqua, ma
generalmente vengono poste orizzontalmente per evitare il contat-
to con cunei che possono danneggiarne gli steli e il fiore. Le calle
lasciate in posizione orizzontale possono curvare lo stelo in rispo-
sta alla gravità a meno che non siano poste in un locale a bassa tem-
peratura. In generale le mini calle hanno meno problemi in postrac-
colta rispetto a quelle grandi.
Trattamenti: i fiori recisi di calla non sono sensibili e non produ-
cono quantità significative di etilene, quindi non richiedono nessun
trattamento a riguardo.
Conservazione: la temperatura consigliata per la conservazione è
di 0-1°C, per una settimana.

Crisantemo
Dendranthemum morifolium Ramat

Descrizione: il crisantemo appartiene alla famiglia delle


Asteraceae e al genere Dendranthemum. I crisantemi possono essere
distinti in base alla forma dell’infiorescenza (standard, spider, dop-
pio, decorativo, anemone e pompon). Hanno una lunga durata
postraccolta se trattati con cura durante tutte le fasi di lavorazione.
I problemi postraccolta del crisantemo sono la riduzione dell’assor-
bimento d’acqua (che causa il prematuro avvizzimento) e l’ingialli-
mento fogliare.
Maturità e raccolta: i crisantemi sono normalmente raccolti quan-
do sono pienamente aperti o prossimi alla completa apertura del
fiore anche se è stato dimostrato che possono essere raccolti anche
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quando il capolino è ancora chiuso. In questo caso può essere neces-


sario intervenire successivamente con trattamenti a base di zucche-
ro per favorire l’apertura dei fiori. I crisantemi del tipo standard
possono essere raccolti quando l’infiorescenza ha raggiunto un dia-
metro di 5 cm o superiore, fino ad arrivare a fiori completamente
aperti. I crisantemi di tipo spray, invece, possono essere raccolti
quando la maggior parte dei petali dei fiori più maturi è ancora ver-
ticale. In ogni modo, l’apertura dei fiori può essere indotta con solu-
zioni contenenti zuccheri sia dopo la conservazione, sia dopo il tra-
sporto, ma prima della vendita al consumatore finale.
Gli steli di crisantemo possono essere raccolti con coltelli, forbi-
ci o con un attrezzo speciale a forma di virgola. Il taglio dovrebbe
essere effettuato a circa 10 cm dal terreno per evitare di ottenere
steli con la base troppo lignificata. In alternativa al taglio, i crisan-
temi possono essere estirpati dal suolo e poi ritagliati a un’altezza
opportuna per eliminare le radici. Infine, prima della commercia-
lizzazione, le foglie basali devono essere rimosse.
Classificazione e confezionamento: i crisantemi del tipo standard e
del tipo spray sono classificati in base alla lunghezza, confezionati
individualmente e riuniti in mazzi da 10-12 e 5-8 steli rispettiva-
mente. Ogni mazzo è avvolto in una manica di plastica per evitare
che i fiori si aggrovigliano tra loro (Fig. 13). I crisantemi standard e
spider possono essere avvolti individualmente in carta incerata per
evitare macchie e la formazione di grovigli tra i fiori. Per evitare
questo problema alcuni floricoltori pongono delle reti sopra i cri-
santemi in serra prima dell’apertura dei fiori.
Trattamenti: dopo la raccolta i fiori dovrebbero essere posti in
acqua contenente un germicida in modo da ridurre la flora micro-
bica che potrebbe occludere i vasi di trasporto dell’acqua.
I crisantemi raccolti allo stadio di gemme ancora chiuse devo-
no essere trattati con soluzioni che contengono un antibatterico e
circa il 2-3% di saccarosio per stimolare l’apertura del fiore.
Tuttavia, bisogna tenere conto che alte concentrazioni di zucchero
accelerano la senescenza delle foglie, provocando ingiallimento.
Tra gli antibatterici in commercio il più usato è il Physan, il quale
però causa lo scolorimento della porzione basale dello stelo che si
trova immersa in soluzione; pertanto bisogna utilizzare una quan-
tità di soluzione tale da limitare la porzione di stelo immersa (3-8
cm). Dopo il trattamento la parte basale dello stelo deve essere
rimossa.
Un trattamento contenente 25 ppm di nitrato d’argento e 75
ppm di acido citrico è molto più efficiente del Physan, ma anche più
costoso. Il nitrato d’argento è assorbito dallo stelo del fiore e pre-
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Fig. 13 -
Confezionamento
di fiori recisi
di crisantemo
e protezione
esterna
con maniche
di plastica

viene l’azione batterica durante la vita in vaso. Un altro germicida


che può essere usato è 8-HQC a una concentrazione di 200 ppm.
La temperatura durante il trattamento per favorire l’apertura
del fiore dovrebbe essere mantenuta intorno ai 20-22°C. Tempe-
rature più basse possono invece rallentare tale processo, mentre
quelle troppo elevate possono influenzare negativamente la qualità
producendo fiori irsuti. Un altro parametro da considerare durante
la conservazione del crisantemo è la luce, la quale è in grado d’ini-
bire la degradazione dei pigmenti clorofilliani (colorazione verde)
nelle foglie se viene garantita un’intensità luminosa di circa 15
mmol m-2 s-1 di PAR per 16 ore al giorno. Questa intensità di luce
corrisponde circa a quella di un ufficio ben illuminato. Per tale
scopo le lampade migliori sono quelle fluorescenti a luce bianca che
forniscono una buona qualità di luce. Tuttavia, l’ingiallimento
fogliare può anche essere inibito mediante un trattamento con solu-
zioni contenenti citochinine (purtroppo l’uso di questa classe di
fitoregolatori non è ancora stato registrato per tale scopo).
Conservazione: la conservazione può essere effettuata a gemme
chiuse. La raccolta nei crisantemi del tipo standard è effettuata
quando la gemma è alta circa 7,5 cm. In tal caso la conservazione
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può essere effettuata a una temperatura di 0-1°C per 2 settimane.


Nel caso in cui la raccolta venga effettuata quando la gemma è alta
10 cm, la conservazione può essere prolungata fino a 3 settimane,
alla medesima temperatura. I crisantemi raccolti allo stadio di
gemme chiuse conservati a basse temperature per un periodo supe-
riore a quello consigliato possono subire malformazioni, dando ori-
gine a infiorescenze con cime piatte.
I crisantemi con le infiorescenze aperte possono essere conser-
vati per 3-4 settimane a -5°C. L’utilizzo di temperature più basse di
2-3°C riduce il periodo di conservazione a due settimane. Come è
stato già accennato, l’ingiallimento fogliare è uno dei disordini
fisiologici più comuni durante la conservazione ma può essere
ridotto se la conservazione avviene a basse temperature. La com-
parsa dell’ingiallimento fogliare si manifesta con la perdita del
colore scuro e la formazione di una colorazione rosa o gialla, tipici
sintomi d’invecchiamento. Tuttavia, questi sintomi non devono
confondersi con la colorazione rosa che si forma sui petali bianchi e
gialli dei fiori coltivati a basse temperature notturne. In questo caso
la variazione di colore è dovuta a un accumulo di antocianine e non
è un sintomo di invecchiamento. Dopo la conservazione o il tra-
sporto, un’appropriata reidratazione è essenziale per una buona
durata postraccolta dei crisantemi. In genere è buona norma rimuo-
vere i mazzi di fiori dalle scatole, ritagliarli a circa 5 cm e porli in
acqua tiepida (38°C) contenente 0,1% di Tween 20 e 75 ppm di acido
citrico. Questa soluzione ha la proprietà di conferire turgidità ai
fiori entro 2 ore in un locale fresco con sufficiente intensità di luce.
Subito dopo la reidratazione, i fiori possono essere trasferiti in
acqua contenente 100 ppm di Physan, oppure in una soluzione con-
tenente 5-10 ppm d’ipoclorito di sodio. Quest’ultimo trattamento
rilascia cloruri in soluzione, per cui è necessario sostituire la solu-
zione ogni 2-3 giorni. Lo zucchero non è necessario nella soluzione
di conservazione perché a basse temperature non conferisce nessun
effetto positivo sull’apertura del capolino.

Delfinium
Delphinium, Consolida spp.

Descrizione: il delfinium è un fiore reciso molto delicato che


porta un’infiorescenza a spiga. I fiori hanno una colorazione che
varia dal bianco al rosa, al porpora, al blu. La durata postraccolta è
molto breve – di soli 5-6 giorni in acqua deionizzata – ed è deter-
minata dall’abscissione dei petali.
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Maturità e raccolta: il delfinium viene normalmente raccolto


quando uno o due fiori della spiga sono aperti. Per evitare proble-
mi durante la conservazione, i fiori che presentano visibilmente
attacchi fungini sulle foglie non devono essere raccolti. Dopo la rac-
colta gli steli vengono lavati e ritagliati sott’acqua.
Classificazione e confezionamento: non esistono regole standard
per la classificazione del Delphinium. Il numero di fiori per spiga, la
lunghezza dello stelo e la qualità del fogliame sono i parametri più
utilizzati per la loro classificazione. Questi fiori sono confezionati in
mazzi da 10 steli e commercializzati in ceste con o senz’acqua, ma
possono anche essere confezionati in scatole orizzontali di cartone.
Essendo sensibili alla gravità devono essere posti in posizione ver-
ticale, soprattutto se conservati in locali non refrigerati.
Trattamenti: il Delphinium è molto sensibile all’etilene che causa
la rapida perdita di tutti i fiori della spiga. Per evitare questo pro-
blema i fiori dovrebbero essere pretrattati con 1-MCP o STS, per pro-
lungarne la durata in vaso e proteggerli dall’esposizione all’etilene.
I fiori sono portati da un’infiorescenza a spiga, pertanto al momen-
to del trattamento con un composto anti-etilenico sono a diversi
stadi di maturità.
Conservazione: i Delphinium dovrebbero essere conservati a 0-
1°C, avvolto in un film di polietilene perforato per ridurre la perdi-
ta di acqua.

Eliconia
Heliconia humilis, H. psittacorum L.

Descrizione: le svariate e fantastiche forme, insieme ai ricchi colo-


ri delle diverse specie, fanno dell’eliconia un importante e apprez-
zato prodotto floricolo. Il fattore limitante la longevità postraccolta
è l’assorbimento idrico: anche in acqua priva di microrganismi la
loro durata è di circa 14 giorni. Le specie con diametro più grande e
lunghezza dello stelo più lungo hanno anche una durata maggiore.
Maturità e raccolta: i fiori di eliconia vengono normalmente rac-
colti quando hanno raggiunto la piena maturazione. Tuttavia, è
stato osservato che i fiori hanno una durata superiore se la raccolta
viene effettuata quando la brattea non è completamente aperta.
Una raccolta troppo anticipata può però compromettere la comple-
ta apertura della brattea stessa impedendo ai fiori in essa racchiusi
di essere visibili. La durata postraccolta varia molto in funzione
delle cultivar, per cui la scelta della giusta cultivar all’inizio della
coltivazione è molto importante.
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Classificazione e confezionamento: la qualità dell’eliconia è defini-


ta dallo stadio di maturazione, dall’assenza di difetti sui fiori
(danni o decolorazione). Di solito l’eliconia viene confezionata indi-
vidualmente per singolo stelo in scatole di cartone, sia per la con-
servazione, sia per il trasporto.
Trattamenti: l’eliconia non è sensibile all’azione dell’etilene e l’e-
sposizione a quest’ormone non riduce la sua longevità, per tale
motivo non richiede trattamenti antietilenici. Attualmente la ricer-
ca scientifica non ha ancora trovato dei pretrattamenti tali da
migliorare la qualità o la durata postraccolta di questa specie.
L’unico trattamento efficace, solo per alcune specie, è l’immersione
in un antitraspirante.
Conservazione: l’eliconia è originaria dell’America tropicale ed è
pertanto molto sensibile ai danni da freddo. Questo fiore non
dovrebbe mai essere conservato a temperature al disotto 10-12,5°C.
In genere i fiori, prima di essere conservati, vengono avvolti in fogli
di carta da giornale umidificati per ridurre la perdita d’acqua.

Eustoma o Lisianthus
Eustoma grandiflorum L.) Cass.

Descrizione: la produzione di lisianthus è aumentata consistente-


mente negli ultimi anni, ed è stata stimolata attraverso lo sviluppo,
largamente in Giappone, di eccellenti cultivar con un ampio inter-
vallo di colori a singolo o a doppia forma. I fiori opportunamente
pretrattati con un’adeguata soluzione di conservazione, hanno una
lunga durata postraccolta. Ciascuno stelo porta circa 8-10 gemme, e
molte di loro apriranno dopo la raccolta solo se trattati con un’ade-
guata soluzione contenente zucchero.
Maturità e raccolta: i lisianthus sono raccolti quando è presente
almeno un fiore aperto. Tuttavia, i fiori destinati al mercato locale
possono essere raccolti leggermente più tardi quando 5-6 fiori sono
aperti. Nel caso in cui siano destinati a mercati distanti dal luogo di
produzione, la raccolta è consigliabile effettuarla quando le infiore-
scenze presentano solo 3-4 fiori aperti. Alcuni floricoltori italiani
preferiscono raccogliere i lisianthus quando sono in uno stato avan-
zato di maturazione e rimuovere i vecchi fiori, lasciando solo uno o
due fiori per stelo. Per aumentare la qualità dei fiori i germogli
immaturi possono essere rimossi.
Classificazione e confezionamento: i fiori sono classificati in base alla
presenza o meno di difetti e malattie. Il loro confezionamento viene
effettuato in mazzi da 5 o da 10 a secondo dell’esigenza del mercato.
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Trattamenti: il lisianthus è sensibile ad alcuni composti antibat-


terici che causano imbrunimento degli steli. I trattamenti più effica-
ci per questo fiore reciso sono 200 mg Kg-1 (ppm) di solfato di allu-
minio Al2(SO4)3 e 50 ppm d’ipoclorito di sodio. Questi sono degli
ottimi antibatterici per questo tipo di fiore reciso. Non è sensibile
all’etilene per tale motivo non necessita di trattamenti specifici. Al
fine di migliorare l’apertura dei fiori, pretrattamenti con soluzioni
contenenti saccarosio al 12% per 24 ore oppure trattamenti al 3% in
continuo, aumentano in modo significativo la durata postraccolta.
Il lisianthus è un altro fiore sensibile alla forza di gravità; per que-
sto, la conservazione deve essere effettuata ponendo i fiori in posi-
zione verticale specialmente se l’ambiente non è refrigerato.
Conservazione: la temperatura consigliata per il lisianthus è di
0-1°C.

Fior di cera
Chamelaucium uncinatum Schauer

Descrizione: è un fiore originario dell’Australia occidentale, con


colori variabili dal bianco al viola intenso ed è diventato un impor-
tante fiore reciso per decorare e rifinire le composizioni floreali. Il
fior di cera è prodotto in buone quantità in Israele, recentemente
anche in Australia e in California. Il maggiore problema durante la
vita postraccolta è la caduta di fiori e petali. Questo problema è
dovuto all’azione dell’etilene, quindi può essere facilmente control-
lato attraverso un pretrattamento con 1-MCP. Un altro problema
postraccolta nelle aree di coltivazione con incostante piovosità è lo
sviluppo della Botrytis cinerea, anche se il controllo di questo pato-
geno può essere facilmente effettuato mediante l’immersione dei
fior di cera in prodotti anticrittogamici.
Maturità e raccolta: i fior di cera sono raccolti in uno stadio di
maturazione intermedio con fiori aperti e gemme mature su cia-
scun ramo. I rami sono raccolti a una lunghezza tale da non com-
promettere la produzione degli anni successivi.
Classificazione e confezionamento: i fiori vengono venduti diretta-
mente in mazzi provenienti dal campo di produzione. La qualità
dipende dalla numerosità dei fiori e dall’aspetto del fogliame che
deve essere verde scuro sui lunghi steli.
Trattamenti: sono molto sensibili all’etilene che causa la perdita dei
fiori, delle gemme e perfino delle foglie. Per tale motivo i mazzi di
fiori dovrebbero essere trattati con 1-MCP o STS nello stesso modo dei
fiori di garofano. Un’ora di pretrattamento a temperatura ambiente
ARSIA fiori recisi book 16 1-03-2002 10:19 Pagina 52

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con soluzioni contenenti 2 ml per litro di STS oppure un trattamento


per tutta la notte in camera fredda usando la stessa concentrazione è
sufficiente per proteggere i fiori dalla perdita dei petali.
Conservazione: prove sperimentali hanno dimostrato che questi
fiori possono essere conservati fino a 2 settimane a 1°C. Nessuna dif-
ferenza è stata osservata tra la conservazione con o senz’acqua. Il
principale problema durante la conservazione è lo sviluppo di muffa
grigia sui fiori. L’immersione dei fiori in una soluzione di Rovral
(iprodione) prima della conservazione è stata dimostrata prevenire
l’infezione da Botrytis, ma altri fungicidi possono anche essere
ugualmente efficaci e garantire un lungo periodo di conservazione.

Fresia
Freesia x cvs

Descrizione: è un fiore originario dell’Africa del sud, con fiori


singoli o doppi e con colori che variano dal giallo, all’arancione, al
rosso, al bronzo, al porpora. Alcune cultivar trattengono l’incante-
vole fragranza che è comune delle fresie dei giardini. Il genere pren-
de il nome dal Dr. Freese nativo di Kiel (Germania), uno studioso di
piante sudafricane.
Maturità e raccolta: gli steli vengono raccolti quando il primo
fiore è colorato ed aperto. Diversi steli fioriti possono essere raccol-
ti da una pianta e, in questo caso, il fiore più alto dello stelo dovreb-
be essere tagliato appena al disotto dello stelo fiorito laterale che
c’interessa. Gli steli fioriti più alti hanno un numero di fiori supe-
riore e una durata postraccolta migliore di quelli laterali fioriti. Al
momento della raccolta, uno o due fiori per stelo dovrebbero esse-
re aperti perché quando sono raccolti con le gemme troppo chiuse
si rischia che molti non si aprano a meno che non vengano utiliz-
zate appropriate soluzioni di conservazione contenenti zucchero. In
ogni caso è molto importante scegliere delle buone cultivar al
momento della coltivazione per ottenere delle soddisfacenti carat-
teristiche durante la postraccolta.
Classificazione e confezionamento: non esistono regole ben definite
per la classificazione della fresia. I fiori sono classificati di qualità
extra in base allo stadio di maturazione, al numero di fiori per stelo
e alla lunghezza dello stelo. Le fresie di buona qualità hanno mini-
mo 7 fiori per spiga ed hanno steli lunghi e dritti. I fiori sono ven-
duti in mazzi da 10 steli dello stesso colore.
Trattamenti: i fiori di fresia non sono particolarmente sensibili
all’etilene, ma le giovani gemme ancora chiuse esposte all’etilene
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possono non aprirsi, per cui è necessario effettuare trattamenti pre-


ventivi con 1-MCP o STS. Inoltre, per favorire l’apertura del fiore, le
fresie possono essere pretrattate per 18 ore al buio con soluzioni
contenenti il 25% di saccarosio. Questi pretrattamenti dovrebbero
essere eseguiti a 20°C con 85% di umidità relativa. Il saccarosio,
oltre ad aumentare la percentuale dei fiori aperti, ne prolunga
anche la durata postraccolta (van Meeteren et al., 1995). La fresia è
una specie molto sensibile allo stress idrico che induce la produzio-
ne di etilene riducendo la durata postraccolta.
Conservazione: la temperatura ottimale di conservazione è 0-1°C
per circa 10-14 giorni.

Garofani: standard e miniature


Dianthus caryophyllus L.

Descrizione: il garofano appartiene alla famiglia delle


Caryophyllaceae e al genere Dianthus. Questo nome deriva dal greco
diòs (divino) e ànthos (fiore), infatti il garofano era dedicato a Giove.
Il garofano è diffuso nelle zone costiere del Mediteraneo e allo stato
spontaneo fiorisce da maggio fino ad ottobre. Le specie e gli ibridi
utilizzati, per il fiore reciso, sono coltivati in serra o in campo nei
climi miti e fioriscono durante tutto l’anno. Attualmente i garofani
coltivati possono essere raggruppati in: mediterranei, americani,
multiflora e miniatura. Dal punto di vista della postraccolta questo
fiore trae enorme beneficio da trattamenti antietilenici che possono
prolungare la sua longevità di circa 3 volte. I garofani possono esse-
re conservati più a lungo di qualsiasi altra specie floricola e produ-
cono fiori di alta qualità anche quando sono raccolti allo stadio di
gemma molto chiusa. La coltivazione del garofano in Italia è molto
affermata e l’andamento del mercato di questo fiore suggerisce che
la produzione italiana avrà un brillante futuro.
Maturità e raccolta: lo stadio di raccolta dei garofani è definito in
base alle esigenze del consumatore e alla distanza dal mercato. In
genere, lo stadio di gemma a stella è troppo immaturo per la mag-
gior parte dei casi, tranne che per i fiori destinati a lunghi periodi
di conservazione. I fiori con le gemme che mostrano i petali si apri-
ranno velocemente e sono quindi destinati ai mercati locali. I fiori
riservati al consumo immediato, invece, possono essere raccolti allo
stadio in cui i petali esterni sono in fase di apertura.
Al fine di limitare la diffusione delle malattie è buona norma
evitare la raccolta dei fiori con evidenti sintomi di fisiopatie. La
modalità di raccolta è legata al tipo di cultivar, si può recidere tutto
ARSIA fiori recisi book 16 1-03-2002 10:19 Pagina 54

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il fiore oppure in alcuni casi si lasciano 3-4 foglie a seconda della


capacità della pianta di ricacciare. La raccolta è consigliabile effet-
tuarla a fine giornata, in modo da migliorare la conservazione per
il maggior contenuto di zuccheri. Molti floricoltori pongono i fiori
recisi sopra ai fili di ferro utilizzati per la coltivazione per poi rag-
grupparli in mazzi, ma l’esposizione all’aria della superficie di
taglio può indurre la formazione di emboli ed impedire l’assorbi-
mento idrico.
Classificazione e confezionamento: sia i garofani di tipo standard e
sia le miniature sono classificati attraverso la forma, la lunghezza
dello stelo, il diametro dei fiori e le condizioni fitosanitarie. Lo stelo
deve essere diritto per cui durante la conservazione e il trasporto
bisogna assicurare ai fiori una posizione verticale. Se un fiore pre-
senta una curvatura superiore ai 30 gradi dall’orizzontale, perde il
valore commerciale perché considerato difettoso. Altre anomalie che
possono compromettere la qualità sono le malformazioni delle infio-
rescenze, perdita della colorazione, danni da insetti e/o malattie.
I garofani del tipo standard sono raggruppati, in mazzi con due
legature, alla base e subito sotto al fiore in modo da avere i fiori
alternati (5 alti e 5 bassi) in cima al mazzo che assume quindi una
forma compatta ed ordinata, riducendo il rischio di danneggia-
mento dei fiori subito sotto l’infiorescenza. I garofani del tipo
miniature ad esempio nel Nord America, sono confezionati in
mazzi che contengono un totale di 30 gemme a fiore, di cui circa 7
sono aperte. La qualità del fiore è contraddistinta da etichette colo-
rate, oppure da numeri.
Trattamenti: dopo il confezionamento, tutti i garofani dovrebbe-
ro essere lasciati una nottata in ambiente raffreddato con una solu-
zione di conservazione contenente il 10% di saccarosio in modo da
favorire l’apertura dei fiori e la qualità delle gemme. A temperatu-
ra ambiente l’apertura dei fiori può essere indotta da una normale
illuminazione associata con una soluzione al 7% di saccarosio e 200
ppm di Physan®.
Per migliorare la durata postraccolta dei garofani è consigliabi-
le un pretrattamento con 4 mM di STS per 15 minuti seguito da un
trasferimento in soluzione contenente 10% di saccarosio e 200 ppm
di Physan per tutta la notte in ambiente a bassa temperatura.
Attualmente, per prevenire l’azione dell’etilene, in sostituzione
dell’STS è utilizzato 200 ppb di 1-MCP per 6 ore (Fig. 14).
Conservazione: i fiori destinati alla conservazione devono essere
di altissima qualità, assolutamente privi di ferite, attacchi da inset-
ti, malattie e propriamente pretrattati con 1-MCP. L’attività di ricer-
ca ha dimostrato che l’efficienza dell’1-MCP è persa entro una setti-
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Fig. 14 - Fiori di
garofano trattati
con l’1-MCP.
A sinistra i fiori
del controllo
completamente
senescenti
e a destra i fiori
trattati

mana a temperatura ambiente, mentre l’azione protettiva è molto


più lunga se i fiori sono tenuti a basse temperature. Una buona con-
servazione può essere effettuata mettendo i fiori a 1°C in una sca-
tola con polietilene e giornali. I fiori aperti possono essere conser-
vati per 2-4 settimane, mentre i fiori raccolti con le gemme chiuse
possono essere conservati fino a 4-5 settimane.

Gerbera
Gerbera jamesonii H. Bolus

Descrizione: la gerbera appartiene alla famiglia delle Asteracee


ed è originaria del Sud Africa, dove vive spontaneamente all’ombra
delle rocce e della vegetazione circostante. Il genere comprende
circa 70 specie conosciute, quelle coltivate hanno un germoplasma
che deriva dalla Gerbera jamesonii e dalla Gerbera viridifolia. I fiori
recisi di gerbera hanno un notevole interesse commerciale per la
loro ampia varietà di colori e forme.
La durata postraccolta è limitata dalla piegatura e rottura dello
stelo, che si verifica a circa 10-15 cm al disotto del capolino. Questo
problema si manifesta nei primi 6-10 giorni dopo la raccolta, a
seconda della varietà e della stagione di produzione. Le principali
cause che determinano la comparsa della piegatura dello stelo e
quindi limitano la longevità delle gerbere sono:
• stress idrico dovuto all’incapacità dello stelo di assorbire acqua
a causa dell’occlusione batterica dei vasi di conduzione alla base
dello stelo e/o penetrazione di aria (emboli) nei vasi xilematici;
• contenuto di lignina nello stelo;
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56 ARSIA

• inadeguato taglio dello stelo;


• predisposizione genetica;
• etilene (il ruolo di quest’ormone ancora non è ben chiaro).

La piegatura e la rottura dello stelo sono favorite dalle condizio-


ni di stress idrico del fiore che si verificano quando l’assorbimento
di acqua è inferiore alla quantità di acqua persa per traspirazione.
Quando questo fenomeno accade il bilancio idrico del fiore diventa
negativo, si ha una perdita di turgore e lo stelo tende a piegarsi. La
gerbera, come tutte le Asteraceae, non è sensibile all’etilene. Al con-
trario, alcune prove sperimentali hanno dimostrato che fiori trattati
con etilene o etilen-promotori avevano una maggiore resistenza alla
piegatura dello stelo. Probabilmente quest’ormone attiva la fenilam-
monio liasi, un enzima coinvolto nella biosintesi della lignina, che
determina una migliore lignificazione dello stelo. Purtroppo i dati
scientifici sono spesso contrastanti, infatti è stata osservata una con-
centrazione di ACC (acido 1-aminociclopropano-1-carbossilico), un
precursore della biosintesi dell’etilene, più elevata nei fiori con la
piegatura rispetto a quelli non piegati. Questo risultato suggerisce
che l’etilene potrebbe essere una delle cause della piegatura.
Maturità e raccolta: le gerbere dovrebbero essere raccolte quando le
due file più esterne di fiori del disco hanno iniziato ad aprirsi.
Tuttavia nelle cultivar che si chiudono di notte la raccolta può essere
effettuata anche in uno stadio di maturazione più avanzato. I fiori
sono raccolti mediante torsione e strappo in modo da procurare il
distacco dello stelo direttamente dal punto di attacco sul fusto. Questa
tecnica presenta i vantaggi di avere una ridotta superficie di contatto
dei vasi di conduzione con l’aria, una ridotta formazione di emboli e
una stimolazione delle piante per la produzione di nuovi fiori. Gli
steli dei fiori dovrebbero essere immediatamente tagliati per rimuo-
vere la parte legnosa alla base dello stelo, che inibisce l’assorbimento
dell’acqua. Subito dopo la raccolta, le gerbere dovrebbero essere poste
in una soluzione contenente 40 ppm d’ipoclorito di sodio al fine di
ridurre la carica batterica presente sulla superficie esterna dello stelo.
Classificazione e confezionamento: non esistono regole ben definite
per la classificazione e il confezionamento della gerbera. In genera-
le sono considerati fiori di qualità extra quelli che non presentano
nessun tipo di malformazione o danno ed hanno una lunghezza
minima dello stelo di 40 cm e un diametro minimo del capolino di
10 cm. La maggior parte dei produttori confeziona individualmen-
te i fiori orizzontalmente in contenitori di cartone poco profondi
opportunamente disegnati per il confezionamento delle gerbere.
Gli steli dei fiori vengono infilati nelle fenditure di una intercape-
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Fig. 15 - La temperatura ottimale per la conservazione della gerbera


è di 0°C. I fiori tenuti a 20°C invecchiano 9 volte più velocemente
di quelli conservati a 0°C.

dine di cartone in modo che i capolini possano mostrare i loro colo-


ri, mentre gli steli sono nascosti dietro il cartone. Diverse file di fiori
possono essere sistemate per ciascuna scatola. I cartoni sono poi
appesi in un opportuno recipiente, con la base dello stelo immersa
in una soluzione di conservazione.
Trattamenti: i fiori appena raccolti sono posti in una soluzione
contenente 40 ppm (mg Kg-1 o 40 ml L-1) di ipoclorito di sodio per
ridurre la carica batterica e migliorare la durata postraccolta. Le
soluzioni di conservazione utilizzate come pretrattamento di 24 ore
o in continuo contengono il 4-6% di zucchero e 150-200 mg L-1 di 8-
HQC (8-citrato di idrossichinolina). Questi trattamenti hanno dimo-
strato di essere in grado di migliore la durata postraccolta e di ritar-
dare la comparsa della piegatura dello stelo. Inoltre alle soluzioni di
conservazione può essere aggiunto anche di KCl (200 mg L-1) che
migliora ulteriormente la durata in vaso di alcune cultivar.
Pretrattamenti di poche ore con 100 ppm di nitrato d’argento
ritardano la comparsa della piegatura dello stelo. L’efficacia di que-
sti trattamenti è dovuta soprattutto all’azione antibatterica piutto-
sto che all’azione antietilenica. L’argento induce fitotossicità sulla
parte basale degli steli (comparsa del colore marrone sullo stelo),
per cui è buona norma risciacquare i fiori prima di porli in soluzio-
ni di conservazione.
Conservazione: la temperatura ottimale di conservazione della
gerbera, sia nei locali di stoccaggio, sia durante il trasporto è di 0-
1°C (Fig. 15). A questa temperatura i fiori possono essere conserva-
ti per un periodo di 1-2 settimane senza diminuire sensibilmente la
durata postraccolta. L’opinione che le gerbere siano sensibili al
freddo non ha un fondamento scientifico. La conservazione e il tra-
sporto a secco sono da preferirsi a quella in acqua, specialmente
nelle cultivar sensibili all’attacco della botrite.
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58 ARSIA

Giglio
Lilium spp.

Descrizione: i gigli sono fiori molto popolari e molto apprezzati


per la loro bellezza sia come fiori da giardino, sia come fiori recisi.
I gigli sono anche commercializzati in vaso nel periodo di Pasqua e
Natale. Tra gli ibridi coltivati quelli asiatici stanno diventando sem-
pre più popolari tra i fiori recisi. I fiori di giglio hanno una buona
durata postraccolta specialmente se pretrattati con STS o 1-MCP; le
gemme si aprono quando i fiori sono posti in soluzione di conser-
vazione contenente zucchero e 8-HQC. L’ingiallimento precoce delle
foglie, può essere controllato attraverso pretrattamenti con acido
gibberellico o citochinine. L’esposizione a basse concentrazioni di
etilene causa ingiallimento fogliare, abscissione dei petali e aborto
delle giovani gemme.
Maturità e raccolta: i gigli sono normalmente raccolti quando una
o due gemme iniziano a “bruciarsi”. Se la raccolta viene effettuata
in una fase precoce, allo stadio di gemma chiusa, occorre molto
tempo affinché il fiore si apra e, in alcuni casi, la fioritura può addi-
rittura abortire. La raccolta in uno stadio di maturazione più avan-
zato, quando i petali dei fiori sono aperti, può però essere negativa
per la manipolazione, dato che i fiori sono più sensibili ai danni
durante il trasporto.
Classificazione e confezionamento: sebbene non ci siano regole uffi-
ciali per la classificazione, la qualità dei gigli dipende dal numero
di gemme per stelo, dallo stadio di maturità, dal colore e dalla qua-
lità delle foglie. I fiori sono normalmente confezionati in mazzi da
5 o da 10 steli.
Trattamenti: dopo la raccolta, i gigli dovrebbero essere trattati
con STS (Fig. 16) o 1-MCP per prevenire i danni da etilene. Pretrat-
tamenti con una soluzione al 3% di saccarosio possono migliorare
la successiva apertura delle gemme, ma concentrazioni superiori
possono indurre la comparsa dell’ingiallimento fogliare. Le cultivar
suscettibili a questo problema possono essere pretrattate con 2000
ppm di GA3. L’effetto dei trattamenti varia da cultivar a cultivar, ad
esempio la cultivar Enchantment, pretrattata per 24 ore con una
soluzione contenente 1,6 mM di STS, 10% di saccarosio e un succes-
sivo trattamento con una soluzione di 50 ppm GA3, raddoppia la
sua longevità. L’acido gibberellico è molto efficace nelle cultivar in
cui l’ingiallimento fogliare è il fattore limitante la durata postrac-
colta. Una concentrazione di 2 ml per litro di GA3 è sufficiente per
dilazionare la comparsa dell’ingiallimento fogliare se la durata del
trattamento è di almeno una notte, altrimenti 50 ppm sono suffi-
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Fig. 16 - Fiori
recisi di giglio
trattati con STS
per 0,5, 10 e 20
minuti. Effetto
del trattamento
sull’abscissione
dei petali

cienti per un trattamento continuo. In alternativa, si può utilizzare


10 µM di thidiazuron per 24 ore.
Conservazione: i gigli dopo essere stati pretrattati, possono esse-
re conservati a secco fino a 4 settimane a una temperatura di 1°C
senza manifestare una riduzione della durata postraccolta e post-
conservazione. Prima della conservazione i fiori dovrebbero essere
opportunamente preraffreddati e confezionati, in modo da mini-
mizzare la perdita d’acqua; a tal fine è necessario avvolgere i fiori
in film di polietilene. Durante la conservazione si possono verifica-
re alcune anomalie come la formazione di macchie scure e ingialli-
mento fogliare.

Gipsofila
Gypsophila paniculata L.

Descrizione: il nome del genere deriva dal greco gypsos (cemen-


to) e phìlos (gradito). Questo genere comprende più di 100 specie
che possono essere annuali o perenni. La Gypsophila paniculata è una
perenne, spesso utilizzata nelle composizioni floreali e nelle confe-
zioni di fiori secchi. È generalmente coltivata in pieno campo. I fiori
sono sensibili allo stress idrico e alla luce del sole molto intensa che
possono indurre fenomeni d’imbrunimento oltreché all’elevata
umidità e all’eccessiva piovosità che possono causare l’aumento dei
rischi di muffa grigia e lo sviluppo di marciume radicale.
Maturità e raccolta: le piante di gipsofila producono un largo
capolino dove i singoli fiori si aprono dopo un considerevole perio-
do. La maturazione per la raccolta dipende dal tipo di utilizzo del
prodotto: nel caso in cui i fiori siano destinati all’essiccamento o al
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60 ARSIA

mercato entro 24 ore, la raccolta è effettuata quando il 50% dei fiori


sono aperti. Se invece i fiori sono destinati a mercati distanti dal
luogo di produzione o ad essere essiccati dopo un breve periodo di
conservazione, la raccolta è eseguita quando il 20-30% dei fiori sono
aperti. Gli steli, alla raccolta, sono tagliati a una lunghezza di 20-40
cm. La raccolta, al primo anno di coltivazione, viene effettuata da
settembre a novembre, mentre nel secondo anno si effettua una
prima raccolta dopo il riposo invernale e poi una seconda in ottobre.
Classificazione e confezionamento: gli steli sono raccolti e confezio-
nati in mazzi direttamente nel campo usando elastici o lacci. Ogni
mazzo può contenere da 5 a 25 steli a secondo della qualità e dallo
stadio di maturazione. Il confezionamento viene effettuato ponen-
do 30 mazzi per ciascuna scatola.
Trattamenti: la gipsofila è sensibile a bassi livelli di etilene e alla
contaminazione batterica dei vasi di conduzione; per tale motivo
devono essere effettuati trattamenti per prevenire l’azione dell’eti-
lene come l’STS (28 ml L-1 per 30 minuti) o 1-MCP (200 ppb per 6 ore;
Newman et al., 1998). Per questi fiori è molto efficace l’impiego di
soluzioni di conservazione contenenti 1,5% di saccarosio e 200 ppm
Physan-20. Il contenuto di saccarosio può variare da 5 a 10% ma,
durante il trattamento, i fiori dovrebbero essere tenuti a circa 20°C,
con il 50% di umidità relativa e con un’intensità luminosa di 15
mmol m-2 s-1 di PAR (usare lampade fluorescenti a luce bianca).
Conservazione: la gipsofila non dovrebbe essere conservata
senz’acqua per più di 3 giorni. Gli steli con circa il 50% dei fiori
aperti possono essere conservati in una soluzione contenente 200
ppm Physan, a 1°C per circa tre settimane. Quando i fiori sono
destinati all’essiccamento la gipsofila è lasciata in soluzione conte-
nente una parte di glicerina e due parti di acqua per circa 24 ore. Gli
steli recisi sono poi essiccati in ambiente caldo e ventilato, per favo-
rire la perdita di acqua.

Girasole
Helianthus annuus L.

Descrizione: è originario del Nord America ed è stato introdotto


in Europa dai primi esploratori europei. Il girasole è coltivato sia ad
uso alimentare che per l’estrazione di coloranti, oli e sostanze medi-
cinali. Negli ultimi anni è commercializzato come fiore reciso. La
durata postraccolta dei girasoli recisi è di circa 7-10 giorni.
Maturità e raccolta: sebbene i girasoli in pieno campo appaiano
molto robusti e forti, in realtà sono molto sensibili ai danni mecca-
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nici, per cui è necessario prestare molta attenzione durante la rac-


colta e la manipolazione. La raccolta deve essere effettuata durante
il periodo più fresco della giornata quando l’umidità dell’aria è
molto bassa. I capolini devono essere completamente aperti e il
taglio deve essere effettuato alla base in modo da avere uno stelo il
più lungo possibile. I fiori privati delle foglie basali e danneggiate
devono essere posti in recipienti opportunamente disinfettati.
Classificazione e confezionamento: i fiori di qualità extra sono privi
di ogni tipo di malattia, danni meccanici o malformazioni. Il tipo di
confezionamento dipende dalla destinazione del prodotto, in gene-
re sono commercializzati in mazzi da 10 o 12 steli. Per la commer-
cializzazione in mercati locali, i fiori vengono trasportati in secchi
contenenti una soluzione di conservazione. Se invece la commer-
cializzazione avviene in mercati lontani dal luogo di produzione i
fiori sono confezionati in scatole di cartone al secco. Il trasporto dei
girasoli viene effettuato in aereo, dato la breve durata postraccolta
e il loro alto valore economico.
Trattamenti: i fiori in genere prima di essere posti in acqua devo-
no essere lasciati pochi minuti in una soluzione d’ipoclorito di
sodio in modo da disinfettare la parte esterna dello stelo e ridurre i
problemi di occlusione batterica dei vasi di conduzione.
Trattamenti con 150-200 mg L-1 di acido citrico hanno aumenta-
to la durata postraccolta di 4-5 giorni rispetto al controllo. Ottimi
risultati sono stati anche ottenuti da un pretrattamento di 1 ora con
0,01% di Triton X-100.
Conservazione: la temperatura consigliata per la conservazione
dei fiori recisi di girasoli varia da 0 a 4°C, sia durante il trasporto,
sia durante lo stoccaggio.

Gladiolo
Gladiolus hybridis

Descrizione: il gladiolo è ancora un importante fiore reciso, anche


se la sua produzione è in continua diminuzione. Il termine Gladiolus
è latino e significa piccola spada, in riferimento alla forma delle
foglie. I moderni gladioli sono il risultato di un programma d’in-
crocio che utilizza specie originarie del Sud Africa. Questo fiore
risponde molto bene alle cure postraccolta.
Maturità e raccolta: la raccolta tradizionale viene effettuata
quando le 2-3 gemme basali iniziano a mostrare il colore. Nel caso
in cui i fiori siano destinati a mercati distanti dal luogo di produ-
zione, è preferibile anticipare la raccolta ed effettuare trattamenti
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62 ARSIA

Fig. 17 - Effetto
del trattamento
con soluzione
contenente il 20%
di zucchero
sull’apertura
dei fiori

conservativi per preservarne la qualità. Quando giungono a desti-


nazione, subito prima della commercializzazione, vengono trattati
con soluzioni contenenti zucchero per favorire l’apertura dei fiori
(Fig. 17). Al contrario i gladioli destinati al mercato locale vengono
raccolti in uno stadio di maturazione avanzato, quando i primi
fiori basali sono aperti. La raccolta viene effettuata in modo da
lasciare sulla pianta il maggior numero di foglie possibile. Una rac-
colta troppo precoce deve essere evitata altrimenti l’apertura dei
fiori può essere difficoltosa o, nei casi più gravi, addirittura può
abortire.
Classificazione e confezionamento: i gladioli, come tutti i fiori prov-
visti di spiga, sono molto sensibili alla forza di gravità e possono
mostrare una curvatura dello stelo. Questo fenomeno può compro-
metterne la qualità. La risposta geotropica è particolarmente più
veloce in condizioni di temperature mite; tuttavia, è possibile
ovviare questo problema rispettando alcune semplici regole, ad
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esempio ponendo i gladioli in posizione verticale in un locale a


bassa temperatura sia durante la conservazione, sia durante il tra-
sporto. La qualità dei fiori è determinata dalla forma dello stelo che
deve essere dritto, dallo stato sanitario e dallo stadio di maturazio-
ne. I fiori vengono confezionati in mazzi da 10 a secondo del colo-
re e dello stadio di maturazione.
Trattamenti: i gladioli traggono beneficio da pretrattamenti con
soluzioni contenenti il 20% di zucchero (saccarosio o glucosio). I
fiori sono lasciati in questa soluzione per una notte in un locale a
temperatura ambiente o refrigerato. Trattamenti con 1-MCP o con
STS consentono di protegge i fiori dall’azione dell’etilene che nei
gladioli provoca l’aborto o la non apertura delle giovani gemme
(Serek et al.,1995).
Conservazione: sebbene sia stata sempre consigliata una tempe-
ratura di conservazione di 5°C, recentemente è stato dimostrato che
la conservazione può essere effettuata a 0-1°C senza compromette-
re la qualità, anzi migliorando anche la durata postraccolta.
Durante la conservazione è importante posizionare i fiori in modo
verticale per evitare la deformazione dello stelo in seguito a rispo-
sta gravitropica. Infine, occorre evitare una eccessiva umidità nei
locali di conservazione in quanto può causare l’insorgenza della
botrite.
I gladioli sono fiori molto sensibili al fluoro che può causare
deterioramento ai margini dei petali, inibire l’apertura del fiore,
bruciatura della guaina e dei margini fogliari.

Iris
Iris spp.

Descrizione: questi fiori dagli intensi colori giallo, blu e porpora


sono molto richiesti dal mercato; sfortunatamente hanno una breve
durata postraccolta rispetto agli altri fiori recisi. Inadeguate cure
durante la manipolazione o una conservazione troppo lunga pos-
sono comprometterne l’apertura prima della vendita.
Maturità e raccolta: l’iris viene normalmente raccolto allo stadio
di “matita”, quando comincia a vedersi una linea colorata; invece la
cultivar Blue Ribbon, ad esempio, dovrebbe essere raccolta a uno
stadio di maturazione più avanzato rispetto alle altre, quando l’or-
lo del petalo non si è ancora spiegato. Gli iris sono direttamente sca-
vati dal suolo quando hanno raggiunto il corretto stadio di matura-
zione; il bulbo viene eliminato e le foglie più basse rimosse. Gli steli
dei fiori vengono posti in acqua contenente un battericida.
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64 ARSIA

Classificazione e confezionamento: non esistono regole ben precise


per la classificazione dei fiori di iris. Questi dovrebbero essere
uniformi per varietà, colore e maturità, con foglie prive di ferite e di
malattie e steli forti e diritti. I fiori sono normalmente raggruppati
in mazzi da 10 steli, legati con un elastico o con fili di ferro rivesti-
ti da carta.
Trattamenti: l’iris in genere è reidratato in acqua calda (40°C). I
ricercatori olandesi hanno scoperto che la durata postraccolta può
essere estesa mediante l’aggiunta di benzyladenine (BA) in solu-
zione. L’applicazione delle gibberelline invece permette di supera-
re i problemi legati alla conservazione senz’acqua.
Conservazione: l’iris è conservato in posizione verticale a 0°C,
per non più di una settimana (alcuni coltivatori conservano l’iris
con il bulbo attaccato). Una lunga conservazione può causare la
mancata apertura del fiore soprattutto in alcune cultivar come Blue
Ribbon.

Liatris
Liatris pycnostachya, L. spicata L.

Descrizione: il genere Liatris comprende numerose specie dotate


di radici tuberizzate. Lo stelo, lungo circa un metro, porta un’in-
fiorescenza a spiga di circa 20-30 cm. I Liatris sono originari
dell’America del Nord, ma sono stati importati da Israele come
fiori recisi. Le infiorescenze di colore porpora chiaro sono utilizza-
te nelle composizioni floreali. I fiori della spiga possono aprirsi
pienamente solo se opportunamente trattati dopo la raccolta. Il
Liatris, a differenza degli altri fiori provvisti di spiga (gladiolo,
bocca di leone, giacinto e delphinium), ha una fioritura scalare dal-
l’alto verso il basso.
Maturità e raccolta: i Liatris dovrebbero essere raccolti quando un
quarto o un terzo dei fiori della spiga sono aperti. Tuttavia, posso-
no anche essere raccolti quando le gemme a fiore dell’apice sono
completamente chiuse o mostrano i loro colori. In questo caso le
gemme potranno aprirsi pienamente dopo un trattamento con solu-
zioni contenenti zuccheri.
Classificazione e confezionamento: la qualità dei fiori dipende
essenzialmente dalla maturità della spiga, dall’assenza di difetti e
danni e dalla qualità delle foglie. Sono generalmente confezionati
in mazzi da 10 steli riposti in cartoni orizzontali.
Trattamenti: i Liatris non sono sensibili all’etilene e pertanto non
necessitano di particolari trattamenti contro quest’ormone. Tuttavia
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questi fiori necessitano di trattamenti con soluzioni contenenti il 10-


20% di zucchero per favorire l’apertura delle gemme (Han, 1992).
L’uso dello zucchero non aumenta la durata postraccolta, ma sem-
plicemente migliora la qualità dei fiori aumentando il numero di
quelli aperti per spiga.
Conservazione: i Liatris sono conservati a 0-1°C.

Margherite
Chrysanthemum frutescens L.

Descrizione: le margherite sono fiori di notevole interesse com-


merciale soprattutto in California, dove sono coltivate in pieno
campo in aree in cui non sono soggette a gelate. Sono relativamen-
te economiche e prestandosi a colorazioni artificiali sono spesso
richieste per occasioni particolari, come matrimoni, feste ecc. La
durata postraccolta è relativamente lunga ma spesso limitata dal-
l’appassimento e ingiallimento delle foglie.
Maturità e raccolta: i fiori sono considerati maturi quando l’al-
lungamento dei petali è tale che cominciano a ripiegarsi indietro
rispetto alla posizione verticale e l’anello più esterno di stami è visi-
bile. Le margherite vengono raccolte con forbici e questa fase è una
delle più importanti nelle piante di tipo arbustivo (Fig. 18). I fiori
spesso vengono lasciati nei campi ammucchiati prima di formare i
mazzi, ma questa pratica deve essere evitata perché conduce alla
marcescenza dei fiori e delle foglie.
Classificazione e confezionamento: le margherite non sono rag-
gruppate in steli della stessa maturità. Il costo per la classificazione
preclude tale operazione in questo prodotto a basso margine di
guadagno. Ciascun mazzo è costituito da 20 steli o qualche volta da
10 steli quando vengono vendute nei supermercati. Le margherite
di buona qualità hanno steli forti, fogliame verde scuro e diversi
fiori e gemme su ciascuno stelo. Sono normalmente confezionate in
speciali cesti provvisti di coperchio e i fiori sono compressi per
aumentare il numero per ciascun cesto. Sfortunatamente gli attuali
sistemi di raffreddamento non consentono una refrigerazione ade-
guata e omogenea; temperature non ottimali, soprattutto durante la
manipolazione dei fiori possono essere la causa dell’ingiallimento e
dell’insorgenza di malattie.
Trattamenti: la durata degli steli di margherita può essere estesa
mediante un pretrattatamento (una notte a 20°C) con una soluzio-
ne contenente 25 ppm (25 mg L-1) di nitrato d’argento e 0,5% di sac-
carosio prima della conservazione o prima del trasporto. Concen-
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66 ARSIA

Fig. 18 - Raccolta
manuale
delle margherite

trazioni di saccarosio superiori allo 0,5% possono essere fitotossiche


e causare danni alle foglie. Subito dopo il confezionamento, gli steli
dovrebbero essere reidratati. In generale è stato osservato che per
questi fiori le soluzioni di conservazione non forniscono un gran
beneficio; comunque sia, quando utilizzate, devono contenere una
concentrazione di Physan inferiore a 200 ppm. È stato rilevato che
l’8-HQC danneggia questi fiori anche alle più basse concentrazioni
consigliate; la sua presenza in una soluzione di conservazione è
facilmente determinabile attraverso il caratteristico colore giallo
pallido e l’aroma antisettico. Il ritaglio degli steli prima di porli in
acqua per la reidratazione o in una soluzione di conservazione
migliora notevolmente la durata postraccolta.
La colorazione delle margherite è effettuata ponendole in un’ap-
propriata soluzione colorata a base di propanolo. Un altro metodo
di colorazione prevede l’utilizzo di spray, in tal caso è buona norma
confezionare i fiori dopo che i petali si sono asciugati.
Conservazione: la conservazione per più di tre giorni riduce mar-
catamente la durata postraccolta delle margherite. La conservazio-
ne a secco in cesti chiusi alla temperatura di 3-4°C è consigliata se
non supera una settimana.
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Narciso
Narcissus pseudonarcissus L.

Descrizione: i narcisi sono il simbolo della primavera e sono


famosi per i loro colori giallo chiaro o arancione. Sono molto apprez-
zati come fiori da giardino in tutto il mondo. Sfortunatamente que-
sti fiori hanno una durata postraccolta relativamente breve, che non
può essere prolungata con i tradizionali trattamenti postraccolta.
Maturità e raccolta: i narcisi sono generalmente raccolti allo sta-
dio chiamato di “collo d’oca”. Quelli del tipo Jonquils sono raccolti
allo stadio di “campana”, ossia quando solamente un fiore è aper-
to. La raccolta viene effettuata con un taglio nella zona tra le foglie
e il bulbo. In alternativa, l’intera pianta può essere raccolta e poi
successivamente privata di foglie e bulbo. I fiori dovrebbero essere
comprati dallo stadio di “matita” a quello di “collo d’oca”: in que-
st’ultimo caso l’angolo di piegatura fra stelo e corolla non deve
superare i 45 gradi.
Classificazione e confezionamento: a causa della caratteristica cur-
vatura dello stelo verso l’alto in risposta alla forza di gravità,
durante la conservazione e il trasporto i narcisi dovrebbero essere
posti in posizione verticale. Sebbene non ci siano regole ben defini-
te, la classificazione di questi fiori può essere effettuata tenendo
conto dello stadio di maturazione, dell’uniformità di colore e del-
l’assenza di danni e malattie. I fiori sono normalmente raggruppa-
ti in mazzi da 10 o 25 steli, legati con fili rivestiti di carta e protetti
da maniche di carta o di plastica.
Trattamenti: soluzioni contenenti zucchero non sembrano avere
un effetto positivo sulla durata di questi fiori. Sebbene i narcisi non
vengano considerati sensibili all’etilene, è stato osservato che trat-
tamenti con etilene esogeno accelerano la senescenza mentre tratta-
menti con STS e 1-MCP aiutano a prevenire danni da etilene esoge-
no prodotto nei luoghi di mercato. Una buona soluzione di conser-
vazione è l’8-HQC che riduce e inibisce la carica batterica nella solu-
zione, alla base dello stelo. È buona norma evitare l’utilizzo della
stessa soluzione usata per la reidratazione dei narcisi per altri fiori.
Il motivo di ciò è la produzione di mucillagine che risulta essere
causa di deterioramento per altri fiori in una composizione mista.
Citochinine, come 6-BA sono state utilizzate con successo per pro-
lungare la durata dei narcisi ma, nonostante i risultati ottenuti siano
statisticamente significativi, l’incremento della durata postraccolta
è limitato ad 1-2 giorni.
Conservazione: i narcisi dovrebbero essere conservati e trasporta-
ti ad una temperatura di 1°C. La conservazione di questi fiori può
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68 ARSIA

essere prolungata fino a 2 settimane con una lieve riduzione della


durata. Il locale di conservazione deve avere umidità relativa pros-
sima al 90%. In alternativa i fiori possono essere conservati in atmo-
sfera controllata per diverse settimane al 100% di azoto senza con-
dizionare la durata postraccolta. Infatti, è stato osservato che i fiori
conservati in atmosfera controllata hanno una durata simile a quel-
la dei fiori appena recisi e quasi doppia di quella dei fiori conser-
vati in piena aria.
Il miglior metodo di conservazione è a secco, in contenitori che
permettono un rapido raffreddamento dei fiori. È stato dimostrato
che la conservazione a freddo con illuminazione intensifica la colo-
razione dei fiori, ma non è economicamente consigliabile.

Orchidee
Genere Cymbidium, Cattleya, Vanda, Dendrobium, Paphiopedium
e Phalaenopsis

Descrizione: a parte le loro esotiche forme e colori, una delle


principali attrattive di questi fiori è la loro inspiegabile longevità:
hanno una durata di molte ore, perfino fuori dell’acqua e le spighe
di Cymbidium possono raggiungere una durata postraccolta anche
di un mese.
Maturità e raccolta: i fiori di orchidee di solito vengono raccolti da
3 a 4 giorni dopo l’apertura perché, se raccolti prematuri, non rie-
scono ad aprirsi una volta staccati dalla pianta. La modalità di rac-
colta varia in risposta al mercato: nella stagione precoce o tardiva i
prezzi più alti di commercializzazione inducono alla raccolta e ven-
dita dei fiori in unità singole; al contrario in piena stagione viene rac-
colta tutta la spiga. Le malattie virali possono facilmente diffondersi
da una pianta all’altra durante la raccolta, per cui gli utensili utiliz-
zati dovrebbero essere sterilizzati dopo ogni uso, oppure in sostitu-
zione possono essere utilizzate delle lame da rasoio monouso.
Classificazione e confezionamento: i fiori di qualità extra devono
essere perfetti per forma e condizioni sanitarie. Tra i fiori di secon-
da qualità si trovano quelli con leggeri difetti come macchie o
forma non perfetta. Le orchidee recise devono essere velocemente
spostate dalla serra ai bancali per il confezionamento dove gli steli
sono ritagliati all’aria e i fiori inseriti singolarmente in tubi con
acqua (tubi da orchidee). Ciascuna orchidea, prima di essere confe-
zionata, viene avvolta in carta incerata per evitare danni meccanici
e solo successivamente riposta in apposite scatole di cartone conte-
nenti da 12 a 24 fiori (Fig. 19).
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Fig. 19 -
Confezionamento
delle orchidee
prima
del trasporto

Trattamenti: i fiori di Cymbidium e di Paphiopedilum hanno una


durata di circa un mese, mentre quelli di Cattleya e Phalaenopsis di
circa 7-10 giorni. Le specie sensibili all’etilene devono essere tratta-
te con 28 ml di STS per litro oppure con 200 ppb di 1-MCP per 6 ore.
Conservazione: le orchidee non sono comunemente conservate,
perché i fiori possono restare sulla pianta fino a quando non sono
raccolti. Quelli appartenenti al genere Cymbidium e Paphiopedilum,
per esempio, possono essere lasciati sulla pianta fino a 6-7 settima-
ne e conservati fino a 3 settimane a una temperatura di 1°C; quan-
do è necessario, la conservazione di questi fiori recisi può essere
prolungata fino a 2 settimane a 5-7°C (le condizioni ottimali dipen-
dono dalla specie e dal clone). Una conservazione più lunga può
causare danni da freddo, essendo queste specie di origine tropicale.
Alcune specie di orchidee sono molto sensibili all’etilene, di conse-
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guenza l’ambiente di conservazione e di confezionamento devono


essere privi di questo gas. Per prevenire l’accumulo di etilene nei
locali in cui sono conservati o lavorati i fiori bisogna evitare l’uti-
lizzo di veicoli a motore endotermico o di impianti di riscaldamen-
to a combustione interna. Infine si rammenta di evitare la conser-
vazione di frutta o altri prodotti che producono etilene insieme alle
orchidee.

Pisello odoroso
Lathyrus odoratus L.

Descrizione: il pisello odoroso è molto apprezzato tra i fiori


recisi per il suo aroma e per l’ampio spettro di colori dei fiori.
Nella floricoltura commerciale riveste ancora un ruolo poco
importante, principalmente per la sua suscettibilità al danneggia-
mento e per la breve durata postraccolta. Pretrattamenti con STS o
1-MCP e zucchero aumentano enormemente la durata postraccol-
ta e permettono la raccolta precoce prima di raggiungere il giusto
stadio di maturazione, quando i fiori sono meno suscettibili al
danneggiamento.
Maturità e raccolta: i piselli odorosi vengono raccolti tradizional-
mente quando l’ultima gemma sullo stelo è metà aperta, oppure
quando i petali della prima gemma a fiore sono colorati, ma non
ancora aperti. I fiori sono raccolti con una tecnica particolare che
permette di staccare lo stelo alla base nel punto d’inserzione della
foglia.
Classificazione e confezionamento: non ci sono regole ben definite
per la classificazione del pisello odoroso. In genere devono avere
uno stelo diritto e con 5 gemme a fiore. I piselli odorosi sono confe-
zionati in scatole orizzontali o in ceste.
Trattamenti: i fiori dovrebbero essere tenuti per 10 minuti in 28
ml di STS concentrato per litro di acqua, oppure trattati con 200 ppb
di 1-MCP per 6 ore. Dopo il trattamento antietilenico dovrebbero
essere posti in una soluzione contenente il 4% di saccarosio a 20°C
per una notte. L’antibatterico utilizzato nella soluzione di conser-
vazione è l’8-HQC a 300 ppm. Il Physan danneggia i petali e riduce
la durata postraccolta.
Conservazione: non ci sono informazioni per la lunga conserva-
zione dei piselli odorosi. I fiori trattati come descritto sopra sono in
grado di aprirsi bene e hanno una soddisfacente durata dopo la
conservazione: fino a una settimana a 1°C.
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Protea
Protea spp.

Descrizione: questo fiore, il cui nome si riferisce alla diversità di


forme e fiori, appartiene alla famiglia delle Proteaceae e include un
ampio numero di specie di alberi e arbusti provenienti dal Sud
Africa e dall’Australia. Le Proteaceae possono essere utilizzate sia
come fogliame ornamentale, sia come fiori recisi; sono normalmen-
te impollinati dagli uccelli e producono una gran quantità di netta-
re, da cui il nome di “cespuglio di zucchero”. Altri generi che pos-
sono essere inclusi nelle Proteacee sono la Banksia, il Leucospermum,
e il Leucodendron.
Il principale problema postraccolta di questa famiglia è l’imbru-
nimento fogliare che si manifesta in carenza di carboidrati e in loca-
li con temperature calde.
Maturità e raccolta: il fogliame ornamentale prodotto da queste
piante deve essere raccolto quando ha raggiunto la piena matura-
zione (assenza di cime soffici), mentre l’infiorescenza deve essere
raccolta quando i singoli fiori più esteri sono completamenti aper-
ti. Le banksie, invece, vengono raccolte quando metà dei fiori sulla
spiga cilindrica sono aperti.
Classificazione e confezionamento: la qualità dei fiori e del fogliame
ornamentale è definita dalla mancanza di macchie oltreché dalla
lunghezza e dall’assenza di distorsione degli steli. Il fogliame è rag-
gruppato in mazzi da 10-25 rami, mentre i fiori possono essere com-
mercializzati singolarmente o in mazzi da 5-10 steli. Il numero esat-
to dipende dalla qualità, dalla taglia e dalla domanda del mercato.
Di solito le Proteacee vengono confezionate in scatole di cartone
orizzontali.
Trattamenti: né i fiori e né il fogliame ornamentale delle Prote-
aceae sono sensibili all’azione dell’etilene. Le specie che sono sensi-
bili all’imbrunimento delle foglie possono essere pretrattate per
una notte a temperatura ambiente con una soluzione al 5% di zuc-
chero (saccarosio o glucosio), ma soluzioni più concentrate possono
ugualmente causare questo problema. L’imbrunimento può anche
essere ridotto mediante conservazione in locali opportunamente
illuminati.
Conservazione: i fiori e il fogliame delle specie appartenenti a
questo genere dovrebbero essere conservati a 0-1°C. Il preraffred-
damento rapido e il mantenimento di un’appropriata temperatura
sono tra i fattori più importanti per prevenire l’imbrunimento
fogliare che può manifestarsi anche in seguito alla formazione di
condensa o alla presenza di acqua libera sulle foglie durante la con-
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72 ARSIA

servazione. Questo problema non si verifica durante l’esposizione


a basse temperature (danni da freddo) e neppure in seguito a stress
idrico. Molte specie e cultivar possono essere facilmente essiccate o
conservate lasciando che perdano acqua in ambienti caldi con bassa
umidità relativa.

Rosa
Rosa hybrida

Descrizione: la rosa è indubbiamente la regina dei fiori recisi. La


sua bellezza e la storica associazione di questo fiore con i sentimenti
amorosi fanno sì che le rose siano sempre un fiore reciso altamente
desiderato. La maggior parte delle rose recise commercializzate ha
una durata minima di 10 giorni, se tutte le operazioni sono effet-
tuate con cura. Sfortunatamente, molti consumatori considerano la
rosa un fiore a vita breve; questa credenza è dovuta al basso assor-
bimento idrico in vaso di alcune cultivar. Lo stress idrico causa la
piegatura dello stelo immediatamente al disotto del fiore provo-
cando l’appassimento nei fiori aperti e la non apertura in quelli
ancora chiusi. Il fenomeno è noto con il termine anglosassone bent
neck (piegatura del collo, Fig. 20). Inoltre, molte cultivar commer-
ciali sono sensibili all’etilene, per cui è necessario effettuare dei trat-
tamenti antietilenici, soprattutto sui fiori destinati alla vendita in
supermercati o in altri ambienti “inquinati” da etilene.
Maturità e raccolta: le rose vengono raccolte a diverso stadio di
maturazione, a seconda della distanza dal mercato e del tipo di cul-
tivar. In generale, per le rose destinate a mercati distanti o a una
lunga conservazione, la raccolta dovrebbe essere effettuata quando
alcuni sepali sono riflessi all’indietro. Tuttavia, non bisogna antici-
pare troppo la raccolta altrimenti si rischia la non apertura del fiore
o la piegatura dello stelo nelle cultivar più sensibili. Nelle rose a
rapida apertura dei fiori, come alcune gialle e bianche, la raccolta
dovrebbe essere effettuata non appena i sepali cominciano a sepa-
rarsi. La durata delle rose raccolte a uno stadio di maturazione
avanzato è molto breve, a meno che non siano state effettuate
appropriate cure postraccolta.
La raccolta viene effettuata con forbici dotate di opportuni
sostegni per mantenere i fiori appena raccolti. Il taglio è normal-
mente effettuato in modo da lasciare 2 foglie pentafoliate al disotto
del taglio. Quando la lunghezza dello stelo è un parametro qualita-
tivo rilevato, il taglio viene effettuato subito al disotto dell’inserzio-
ne dello stelo. Nel periodo di elevata intensità luminosa un “taglio
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Fig. 20 -
Piegatura
dello stelo di rosa
in seguito
a stress idrico

di nocca” (alla giuntura con lo stelo principale) può indurre la for-


mazione di nuovi germogli.
Classificazione e confezionamento: una classificazione oggettiva è
effettuata sulla base della lunghezza dello stelo, mentre una sog-
gettiva si basa sulla maturazione del fiore, sulla conformazione
dello stelo, sulla qualità del fiore e delle foglie. Eventuali difetti sui
petali più esterni non compromettono la qualità dei fiori, perché
sono facilmente rimuovibili dal fiorista prima della vendita al det-
taglio. Le foglie e le spine possono essere rimosse manualmente o
meccanicamente. Questa operazione ha un piccolo effetto sulla
durata postraccolta. Il numero di fiori per mazzo e il tipo di confe-
zionamento (a strato singolo o scaglionato in due strati) dipende
dalle preferenze del mercato. I mazzi sono avvolti in maniche di
plastica, carta cerata o carta sofficemente corrugata, per un’ulterio-
re protezione dei fiori. Durante la conservazione e il trasporto biso-
gna prestare molta attenzione all’umidità relativa per evitare la for-
mazione di gocce di condensa sui petali dei fiori, da cui può svi-
lupparsi la Botrytis.
Trattamenti: i problemi di postraccolta sono accentuati dalla con-
taminazione batterica alla base dello stelo. L’elevato numero di bat-
teri sulla superficie di taglio o nella soluzione di conservazione
ostruisce i vasi di conduzione, inducendo lo stress idrico. Le culti-
var sensibili all’etilene devono essere trattate con 1-MCP o STS, spe-
cialmente se sono destinate ai mercati misti o distanti dal luogo di
coltivazione (Fig. 21). Pretrattamenti con soluzioni contenenti zuc-
cheri non apportano un particolare beneficio alle rose recise.
La reidratazione, invece, è indispensabile, oltre che dopo la rac-
colta, anche al termine del periodo di conservazione e all’arrivo dal
dettagliante. Le soluzioni utilizzate per questo scopo contengono
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Fig. 21 -
Trattamento con
100 ppb di 1-MCP
per 6 ore seguito
da un’esposizione
all’etilene
per 24 ore

circa 50 ppm di ipoclorito di sodio e un pH inferiore a 5,0. Quest’ul-


timo e un trattamento sicuro ed economico per cui i contenitori
dove sono posti i fiori possono essere riempiti fino 20-30 cm.
Conservazione: le rose dovrebbero essere conservate a una tem-
peratura di 0-1°C. Nel caso in cui siano destinate a una lunga con-
servazione, dovrebbero essere confezionate in cartoni provvisti di
polietilene e opportunamente pretrattate a bassa temperatura.
Possono essere conservate a secco fino a 2 settimane se la tempera-
tura viene mantenuta costantemente intorno a 0°C.

Solidaster
x Solidaster luteus (Everett)

Descrizione: la “x” prima del nome indica che questa specie è un


ibrido interspecifico tra il genere Aster e Solidago. La parola luteus in
latino significa giallo. Questa specie appartiene alla famiglia delle
Asteraceae, ha una fioritura estiva che inizia a luglio e termina a fine
settembre.
Maturità e raccolta: la raccolta viene effettuata quando il 50% dei
fiori è aperto, evitando di raccogliere fiori troppo vecchi con foglie
ingiallite e disseccate che potrebbero compromette la qualità del
prodotto. La raccolta troppo precoce compromette la loro bellezza.
Classificazione e confezionamento: come per gli altri fiori utilizzati
come riempitivi dei mazzi floreali vengono confezionati in base alla
taglia o al peso.
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Trattamenti: il Solidaster, come tutte le composite, non è sensibi-


le all’etilene, però beneficia di trattamenti con citochinine per dila-
zionare l’ingiallimento fogliare.
Conservazione: il Solidaster può essere conservato a 0-1°C per
diverse settimane.

Statice
Limonium spp.

Descrizione: lo statice appartiene alla famiglia delle Plumba-


ginacee ed è un tipico prodotto floricolo reciso utilizzato come
riempimento. Le piante hanno un portamento a rosetta e sono
caratterizzate da una marcata eterofillia. Lo statice standard (Limo-
nium sinuatum) presenta un’ampia gamma di colori pastello ed è
ampiamente usato sia come fiore reciso, sia come fiore secco. Gli
ibridi di statice propagati in vitro sono diventati molto comuni negli
ultimi anni. La durata postraccolta è fortemente migliorata da trat-
tamenti antietilenici. Molte specie di statice possono essere conser-
vate per molti anni come fiore essiccato, mentre i fiori recisi posso-
no durare solo pochi giorni prima che ingialliscano le foglie. La
conservazione con luce artificiale può ritardare la comparsa dell’in-
giallimento, ma è una pratica difficilmente proponibile a livello
commerciale.
Maturità e raccolta: lo statice standard viene raccolto quando è
completamente aperto, ma prima che i fiori veri (piccoli fiori bian-
chi in brattee leggermente colorate) siano senescenti. Gli ibridi di
statice, invece, dovrebbero essere raccolti quando il primo fiore su
ciascuna spiga è aperto.
Classificazione e confezionamento: la qualità dello statice dipende
dal corretto grado di maturazione, dall’assenza di difetti e malattie.
Lo statice di tipo standard è normalmente confezionato in mazzi da
25 unità. Altre cultivar, invece, sono raggruppate in mazzi di diver-
sa dimensione. Maniche di plastica possono aiutare a prevenire
l’aggrovigliamento dei delicati ramoscelli.
Trattamenti: lo statice è un fiore sensibile all’etilene che ne causa
il prematuro appassimento. Tuttavia, questo effetto non è visibile
fino a quando le brattee che circondano i fiori non assumono una
consistenza cartacea. Per prevenire l’effetto dell’etilene bisogna
effettuare trattamenti con STS o 1-MCP; pretrattamenti di 12 ore, con
soluzioni contenenti il 10% di zucchero e 200 ppm di Physan-20
sono utilizzati per migliorare la durata e la qualità dei fiori. Lo zuc-
chero aumenta la durata e favorisce l’apertura di ogni singolo fiore,
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in modo tale da aumentare la longevità dell’intera infiorescenza di


circa 3 volte. (Burge et al., 1998).
Conservazione: la temperatura ideale per la conservazione è di 0-
1°C. I fiori sono sensibili ad attacchi di botrite che ne possono for-
temente ridurre la durata.

Strelizia
Strelizia reginae Aiton

Descrizione: questo fiore appartiene alla famiglia delle Musacee.


L’infiorescenza della strelizia è una brattea a forma di barca che
contiene 4 o 5 fiori; quando un fiore appassisce un altro può fuo-
riuscire. Molto spesso i floricoltori rivestono questi fiori con un
involucro cartaceo in modo da impedire l’apertura del fiore alcune
settimane prima della raccolta. Le buste proteggono i fiori tenen-
doli insieme o spingendoli accanto alle brattee. Quest’involucro
cartaceo aiuta inoltre a prevenire l’insorgenza di muffa grigia, i
danni da pioggia, gli attacchi di afidi e le bruciature dei fiori da
parte dei raggi del sole. La strelizia viene facilmente coltivata in
un’ampia varietà di suoli ed ha pochi problemi sia dal punto di
vista fitopatologico, sia dal punto di vista entomologico.
Maturità e raccolta: le infiorescenze, quando raggiungono la
maturità, si piegano fino a formare un angolo di 90°C gradi con lo
stelo. I primi fiori arancione che spuntano possono essere visti
attraverso le buste di carta ed è a questo punto gli stami vengono
asportati. Gli steli possono essere anche raccolti nello stadio di
gemma chiusa, prima che i primi fiori emergano; a questo stadio le
infiorescenze sono gonfiate e presentano un leggero spacco sulla
superficie apicale. Questo è il momento migliore per la raccolta, sia
perché i fiori sono di facile manipolazione, sia perché hanno una
durata postraccolta maggiore. Gli steli vengono generalmente
asportati piuttosto che tagliati. Spesso è necessario disarticolare lo
stelo dalla base della pianta, prima di asportare il fiore per evitare
che strappi troppo vigorosi possano spezzare le infiorescenze. Per
prevenire problemi di ordine fitosanitario è importante che i fiori
siano asciutti al momento della vendita.
Classificazione e confezionamento: gli steli di strelizia sono classifi-
cati in almeno tre categorie basate sulla lunghezza dello stelo e sulle
dimensioni dell’infiorescenza. Per i fiori di qualità extra, le buste di
protezione provenienti dal campo sono sostituite da buste nuove
prima di raggiungere il mercato. Cinque steli sono fermamente
legati insieme in due punti con le infiorescenze rivolte tutte nella
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stessa direzione. La base degli steli può essere tagliata e della carta
avvolgente può essere posta intorno ai mazzi per una maggiore
protezione dei fiori.
Trattamenti: gli steli di strelizia possono essere trattati dopo la
raccolta con un anticrittogamico (iprodione) per prevenire la for-
mazione di muffa grigia. La longevità dei fiori può essere sostan-
zialmente incrementata da pretrattamenti di 24 ore (48 ore è meglio)
con una soluzione contenente il 10% di saccarosio, 250 ppm di 8-
idrossichinolina citrato e 150 pp di acido citrico. I fiori di strelizia
sono insensibili all’azione dell’etilene, quindi non necessitano di
trattamenti al riguardo.
Conservazione: una temperatura di 6-7°C e un’umidità relativa
dell’85-90% consentono un’ottima conservazione. Tuttavia, una
lunga conservazione al disotto di questo intervallo può causare
danni da freddo, come lesioni marroni su fiori e brattee e mancata
apertura dei fiori. Per periodi brevi di conservazione i fiori posso-
no essere tenuti a temperatura ambiente oppure in una stanza per
fiori tropicali a 12,5°C. Gli steli raccolti nello stadio di gemma chiu-
sa e i fiori di strelizia hanno una durata di 14 giorni. La loro con-
servazione può essere prolungata fino a 4 settimane se trattati con
un anticrittogamico, avvolti in buste per evitare disseccamento e
conservati a 8°C e all’85-90% di umidità relativa.

Tuberosa
Polianthes tuberosa L.

Descrizione: è un fiore originario del Messico e introdotto in


Europa nel 1530, appartiene alla famiglia delle Agavaceae. Le prime
coltivazioni a scopo commerciale in Italia furono effettuate a
Genova nel XVIII secolo. I fiori di questo genere sono provvisti di
uno stelo lungo circa 80-100 cm con un’infiorescenza a spiga alla
sommità. I fiori sono di colore rosa-avorio, sono molto apprezzati
per la loro fragranza e utilizzati soprattutto per la preparazione di
bouquet nuziali. L’infiorescenza porta circa 50 fiori, appaiati o sulle
guglie alte. La durata postraccolta di questi fiori è solitamente limi-
tata dal fallimento dello sviluppo delle gemme, per cui la durata
postraccolta è determinata dalla vita dei fiori che erano aperti alla
raccolta. Appropriati pretrattamenti possono prolungare ampia-
mente la durata in vaso delle tuberose e potrebbero essere sistema-
ticamente effettuati per i fiori destinati all’esportazione.
Maturità e raccolta: i fiori sono normalmente raccolti quando la
spiga mostra 2-4 fiori aperti. Sebbene raccolte precoci forniscano
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spighe più resistenti al trasporto, le gemme, se non opportunamen-


te trattate, hanno poca probabilità di aprirsi dopo il trasporto.
Classificazione e confezionamento: i fiori delle tuberose sono pesan-
ti e pertanto sono confezionati in mazzi da 5 steli. Non esistono
regole ben definite per la loro classificazione: la linearità dello stelo,
la mancanza di difetti e danni sono comunque parametri molto
importanti che possono essere utilizzati a questo scopo. Le tubero-
se sono sensibili alla gravità e devono quindi essere conservate e
trasportate in posizione verticale in una soluzione di conservazio-
ne; in alternativa possono essere conservate a bassa temperatura se
confezionate in scatole orizzontali.
Trattamenti: l’STS sembra non avere alcun effetto sulle tuberose,
ma la preconservazione per 24 ore a temperatura ambiente in solu-
zioni al 20% di saccarosio contenenti un antibatterico migliora in
modo significativo la durata e l’apertura delle spighe. I fiori desti-
nati al pretrattamento dovrebbero essere raccolti, conservati
senz’acqua, classificati, raggruppati in mazzi e ritagliati immedia-
tamente prima di essere posti nella soluzione per il pretrattamento.
Conservazione: la temperatura ideale per la conservazione
delle tuberose è di 0°C, ma dopo un breve periodo, le gemme
della spiga non riescono più ad aprirsi. Il pretrattamento con sac-
carosio permette di superare questo problema e dopo 6 giorni di
conservazione i fiori hanno un aspetto simile alle spighe appena
raccolte.

Tulipano
Tulipa spp.

Descrizione: i tulipani sono stati importati dalla Turchia e la loro


coltivazione in Europa risale al Seicento. Il nome deriva dalla lati-
nizzazione del persiano Tholypen oppure del turco Tul-Ban o
Tulipam (che significa turbante). Come l’iris e il narciso, i tulipani
sono fiori primaverili, ottenuti dalla coltivazione dei bulbi. La più
comune specie di tulipano è Tulipa gesnerana che ha preso il nome
dal botanico Conrad Gesner, vissuto nel Cinquecento. I fiori sono
costituiti da 6 tepali che formano un perigonio di forma globosa,
campanulata o imbutiforme. La fioritura naturale avviene in pri-
mavera. Come la maggior parte dei fiori estivi, anche i tulipani
hanno una vita relativamente breve e traggono poco beneficio dai
trattamenti postraccolta.
Maturità e raccolta: l’intera pianta di tulipano, compreso il bulbo,
viene raccolta quando il 50% dei tepali mostrano il colore (Fig. 22).
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Fig. 22 - Raccolta
dei tulipani
e trasporto
dalla serra
di produzione

È preferibile effettuare la raccolta al mattino presto quando la tem-


peratura è bassa e trasferire i fiori immediatamente appena raccol-
ti a 1°C e ad un’umidità relativa elevata. Gli steli dovrebbero esse-
re mantenuti in posizione verticale durante la conservazione e il
trasporto per prevenire la piegatura dello stelo.
Classificazione e confezionamento: i fiori di tulipano sono classi-
ficati per grado di maturità (deve essere uniforme), grado di
apertura, lunghezza dello stelo e assenza di difetti. Questi ultimi
sono: l’esplosione e l’inverdimento della gemma a fiore. Gli steli
e i fiori dovrebbero essere accuratamente avvolti in carta per pre-
venire danni meccanici. I tulipani sono confezionati in mazzi da
10 steli.
Trattamenti: non sono sensibili né all’etilene esogeno e né a quel-
lo endogeno (Sexton et al., 2000) e non richiedono pretrattamenti.
Dopo la conservazione, gli steli dovrebbero essere ritagliati e rei-
dratati con acqua contenente un germicida.
Conservazione: i tulipani dovrebbero essere conservati a 1°C con
un minimo di umidità relativa dell’80% e mantenuti in posizione
verticale. È stato osservato che i fiori conservati senz’acqua chiusi
in buste di polietilene o mantenuti in scatole avvolte da cellophane
possono conservarsi fino a 7 settimane. Il deterioramento dei tuli-
pani si manifesta con il collasso dello stelo al disotto del fiore. Un
appropriato controllo dell’umidità all’interno della camera di con-
servazione e la reidratazione in acqua subito dopo la conservazio-
ne dovrebbe minimizzare il problema.
In genere è buona norma evitare la conservazione dei narcisi
insieme ai tulipani perché la mucillagine che producono i primi
riduce la durata postraccolta dei secondi.
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La conservazione delle fronde


ornamentali recise

Le fronde ornamentali recise sono porzioni di piante che, in


base alla parte ornamentale, sono classificate in fronde verdi, fio-
rite, fiorite con frutto o foglie recise. La durata postraccolta è gene-
ralmente abbastanza lunga e superiore a quella dei fiori recisi. Le
fronde sono utilizzate per aumentare il valore ornamentale dei
mazzi di fiori, bouquet e decorazioni per cerimonie. In alcuni
paesi nord europei, le fronde recise sono vendute in mazzi singoli
e sono utilizzate per la decorazione interna delle case durante il
periodo invernale, quando il paesaggio è spoglio. La fisiologia
postraccolta è generalmente diversa a quella dei fiori recisi ed è
concentrata sullo studio della senescenza fogliare. Infatti, la foglia
è l’organo più importante. Lo studio postraccolta è focalizzato
sulla perdita di peso delle fronde subito dopo la raccolta, perché il
peso rappresenta il parametro utilizzato per la commercializzazio-
ne. La riduzione di peso si traduce direttamente in perdita econo-
mica. L’obiettivo degli interventi postraccolta è ridurre lo stress
idrico, favorendo l’assorbimento e riducendo la perdita di acqua
per traspirazione.

Agrifoglio
Ilex spp.

Descrizione: è un arbusto sempreverde con foglie verdi scure,


lucenti e spinose che porta frutti rosso chiaro. L’agrifoglio porta
fiori maschili e femminili su piante separate che quindi sono chia-
mate “dioiche”. Pertanto solo le piante femminili sono raccolte e
vendute come fronde con frutto. Queste fronde sono particolar-
mente richieste dal mercato nel periodo delle feste natalizie.
Maturità e raccolta: l’agrifoglio viene raccolto quando i frutti
sono completamente rossi. Le confezioni di agrifoglio devono esse-
re prive di condensa. L’eventuale presenza di condensa è un indice
di gestione non ottimale della temperatura che causa il possibile
sviluppo di funghi e produzione di etilene. Si consiglia di evitare
l’acquisto di fronde in cui è visibile la caduta dei frutti o delle foglie.
Classificazione e confezionamento: la qualità dei mazzi di agrifo-
glio è definita dalla colorazione uniforme e verde scuro delle foglie,
dall’assenza di danni e dalla colorazione rossa dei frutti.
L’agrifoglio raramente viene legato in mazzi, ma le frondepossono
essere raggruppati e posti in buste di polietilene. In genere le fron-
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de recise sono poste in ceste o scatole orizzontali per facilitare la


commercializzazione.
Trattamenti: l’esposizione delle fronde all’etilene provoca abscis-
sione dei frutti e delle bacche. L’etilene è uno dei principali proble-
mi durante la manipolazione e il trasporto dell’agrifoglio. La sensi-
bilità di questa fronda all’ormone rende obbligatorio effettuare dei
pretrattamenti con STS o 1-MCP (200 ppb per 6 ore), i quali preven-
gono la perdita delle bacche e delle foglie durante la commercializ-
zazione (Joyce et al., 1990). In passato, i mazzi venivano trattati con
varie soluzioni (contenente acido naftalenacetico) per ridurre la
loro sensibilità all’etilene ed erano confezionate in acqua con carto-
ni incerati.

Asparago
Asparagus spp.

Descrizione: l’asparago più comune nel settore floricolo è sicura-


mente l’A. plumosus Bak che è una pianta volubile sempreverde con
turioni filiformi provvisti di numerose ramificazioni, le brattee
sono ridotte e acuminate, la sua utilizzazione nel comparto florico-
lo è come verde da riempimento nelle composizioni floreali.
Esistono altre specie di notevole interesse commerciale come A.
setaceus e densiflorus Sprengeri. Tutte queste specie sono originarie
del Sud Africa, mentre l’asparago edule è spontaneo in Europa e
nell’Asia occidentale. Le specie utilizzate in Italia per il fogliame
reciso sono coltivate soprattutto in Liguria e Campania. Dopo la
raccolta, il problema principale dell’asparago reciso è la prematura
caduta dei cladodi in seguito a stress idrico e l’ingiallimento foglia-
re durante lunghi periodi di conservazione al buio.
Maturità e raccolta: come tutto il fogliame ornamentale, la rac-
colta deve essere effettuata quando le fronde hanno raggiunto la
piena maturazione. La raccolta precoce provoca l’appassimento e il
distaccamento della parte apicale immatura.
Classificazione e confezionamento: non ci sono regole ufficiali per
la classificazione dell’asparago; in generale le fronde devono essere
intatte, prive di danni, la colorazione deve essere uniformemente
verde. Sono raggruppati in mazzi da 20 steli senza maniche di rive-
stimento. L’asparago ha un basso valore commerciale e per questo
è confezionato in scatole di cartone orizzontali, riempite quanto più
è possibile. Questo rende indispensabile il pretrattamento a freddo,
senza utilizzare plastica o carta nelle scatole al fine di migliorare la
circolazione di aria attraverso la scatola.
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Trattamenti: l’esposizione all’etilene causa la caduta delle foglie


in alcune specie di asparago, pertanto è consigliabile trattare con
STS o 1-MCP (200 ppb per 6 ore).
Conservazione: la temperatura ottimale per la conservazione del-
l’asparago è di 0-1°C; è consigliabile avvolgerlo in un film di polie-
tilene in modo da ridurre la perdita di acqua. È importante raffred-
dare la fronda prima di avvolgerla nel film per evitare la formazio-
ne di condensa.

Eucalipto
Eucalyptus spp.

Descrizione: l’eucalipto appartiene alla famiglia delle


Myrtaceae e allo stato giovanile è utilizzato sia come fronda reci-
sa, sia come fonda essiccata. Il nome deriva dal greco èu (bene) e
kalyptos (coperto), in riferimento alla protezione dei boccioli fio-
rali. Tra le specie coltivate quella che presenta i maggiori proble-
mi in postraccolta è l’Eucalyptus parvifolia Cambage. L’E. parvifo-
lia è un arbusto di 3-4 metri nelle coltivazioni per la produzione
di fronde recise mentre, se lasciato libero di crescere, può rag-
giungere anche i 10 metri d’altezza. L’eucalipto è caratterizzato
da eterofillia, ossia variazione della forma della foglia nel passa-
re dalla fase giovanile a quella adulta. Per la produzione delle
fronde recise interessa mantenere le piante in fase giovanile
mediante potatura. In questa fase le foglie di E. parvifolia sono di
forma ovato-ellittica e vengono utilizzate per le decorazioni delle
composizioni floreali.
Maturità e raccolta: la raccolta delle fronde inizia a settembre sui
rami bassi e continua fino a marzo-aprile. I rami devono essere lun-
ghi almeno 40 cm e non devono presentare spuntature o foglie lace-
rate. Negli ultimi anni sono state valutate diverse specie di eucalip-
to per ampliare il materiale vegetale da utilizzare come fronda. L’E.
cinerea e l’E. stuartiana sono risultate specie interessanti dal punto di
vista della produttività, mentre l’E. nicholi è risultato molto sensibi-
le al freddo (Rumine e Bellandi, 1989). Tra le fronde recise di euca-
lipto commercializzate in Italia, l’E. parvifolia presenta caratteristi-
che interessanti dal punto di vista ornamentale, ma è anche la spe-
cie meno longeva e a più elevata produzione di etilene (Ferrante et
al., 1998).
Classificazione e confezionamento: non esistono standard qualitativi
per la classificazione delle fronde di eucalipto. Il confezionamento è
fatto in mazzi e la commercializzazione è effettuata in base al peso.
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Trattamenti: le fronde appena raccolte devono essere subito tra-


sferite in un ambiente refrigerato per ridurre l’attività respiratoria e
la traspirazione. Per migliorare la qualità postraccolta di queste
fronde si possono utilizzare 150-200 ppm di 8-HQC per 24 ore.
Trattamenti antietilenici non hanno dato risultati tali da consigliar-
ne l’uso.
Conservazione: le fronde recise perdono molta acqua per traspi-
razione, dato che hanno un’elevata superficie fogliare. Le tempera-
ture di conservazione variano da 0 a 4°C. La conservazione non
influenza la durata postraccolta di fronde poste in camera fredda a
4°C per 3 settimane. Tuttavia il prolungamento della conservazione
per una settimana in più ha causato la morte del 50% delle fronde.
Infine è stato osservato che non è possibile la conservazione a secco
a causa dell’eccessiva traspirazione.

Felce cuoio
Rumohra adiantiformis (L.f.) Sw.

Descrizione: la felce cuoio è la più popolare fronda recisa uti-


lizzata per le composizioni floreali. Ha una buona durata
postraccolta ed è disponibile tutto l’anno. La coltivazione viene
effettuata in serre ombreggiate in condizioni ambientali subtropi-
cali. La specie adiantiformis deriva dalla sua assomiglianza con
un’altra felce, l’Adiantum. Il termine greco adiànton significa “che
non si bagna”, in riferimento al fatto che le fronde di felce ripa-
rano dall’acqua. Quando la raccolta viene effettuata tra luglio e
novembre, le fronde subiscono un caratteristico accartocciamen-
to la cui causa non è conosciuta, ma è noto che lo stress idrico
accentua tale problema.
Maturità e raccolta: le felci sono raccolte quando hanno raggiun-
to un adeguato sviluppo. Evitare la raccolta di fronde appassite e
ingiallite.
Classificazione e confezionamento: non esistono criteri per la classi-
ficazione delle felci. Il confezionamento è fatto in mazzi di varie
dimensioni.
Trattamenti: le felci non sono sensibili all’azione dell’etilene, per
cui non necessitano di particolari trattamenti.
Conservazione: la temperatura ideale per la conservazione è di 1-
6°C, per diverse settimane.
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Schede tecniche per fiori recisi


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Agapanto
Nome volgare: Agapanto
Nome botanico: Agapanthus orientalis L.
Famiglia botanica: Liliaceae

Raccolta: quando le brattee della gemma a fiore sono


cadute e non più di tre fiori sono aperti
Numero di steli per mazzo: 5-10
Problemi postraccolta: appassimento, occlusione dei vasi
e mancata apertura dei fiori
Cause declino postraccolta: etilene, contaminazione batterica dei vasi
Durata postraccolta: 10-13 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore
NAA 30 mg L-1 spray
Saccarosio + acido citrico 10% + 300 mg L-1 48 ore
Saccarosio + Physan-20 10% + 300 mg L-1 48 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 10-15 giorni
Umidità relativa 90-95%
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88 ARSIA

Anemone
Nome volgare: Anemone
Nome botanico: Anemone spp.
Famiglia botanica: Ranunculaceae

Raccolta: quando le gemme a fiore sono totalmente


colorate e aperte per il 25-50%
Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: caduta petali
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 3-7 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 10-15 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Anturio
Nome volgare: Anturio
Nome botanico: Anthurium andraenum
Famiglia botanica: Araceae

Raccolta: quando lo spadice è ruvido al 20%


Numero di steli per mazzo: uno
Problemi postraccolta: appassimento, perdita eccessiva
di acqua
Cause declino postraccolta: contaminazione batterica dello stelo
Durata postraccolta: 10-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Ipoclorito di sodio 50 ppm (ml L-1) 6 ore
Nitrato d’Argento 1 g L-1 1 ora
cera 3% immersione

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 10-13°C
Durata conservazione 10-14 giorni
Umidità relativa 90-95%
Atmosfera controllata 13°C, 2% ossigeno
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90 ARSIA

Alstroemeria
Nome volgare: Alstroemeria
Nome botanico: Alstroemeria spp.
Famiglia botanica: Amaryllidaceae

Raccolta: quando i boccioli sono quasi aperti


e iniziano a colorarsi
Numero di steli per mazzo: 7-10
Problemi postraccolta: ingiallimento fogliare e abscissione
dei petali
Cause declino postraccolta: etilene, conservazione al buio e soluzioni
contenenti zucchero
Durata postraccolta: 7-20 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore
STS 4 mM 1 ora
Gibberelline 1 mM 24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 5 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Aster
Nome volgare: Aster
Nome botanico: Calistephus chinensis
Famiglia botanica: Asteraceae

Raccolta: quando i fiori sono parzialmente aperti


Numero di steli per mazzo: 10-12
Problemi postraccolta: appassimento
Cause declino postraccolta: occlusione dei vasi
Durata postraccolta: 5-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
-1
Nitrato d’argento 1 g kg 10 minuti

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione –
Umidità relativa 90-95%
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92 ARSIA

Bocca di leone
Nome volgare: Bocca di leone
Nome botanico: Anthirrhium majus
Famiglia botanica: Scrofulariaceae

Raccolta: quando metà o 2/3 dei fiori basali aperti


Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: caduta petali, curvatura geotropica
Cause declino postraccolta: etilene, conservazione in orizzontale
Durata postraccolta: 5-10

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
-1
STS 3,5 ml L 1 ora
STS + saccarosio 0,7 ml L-1 + 7% 12 -16 ore
1-MCP 200 ppb 6 ore
8-HQC + saccarosio 300 ppm + 1,5% 24 ore
l’acido n-dimetilammino
succinammico 25 ppm 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-4°C
Durata conservazione 14-21 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Buvardia
Nome volgare: Buvardia
Nome botanico: Bouvardia spp.
Famiglia botanica: Rubiaceae

Raccolta: quando i 2-3 fiori più esterni sono aperti


Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: appassimento e abscissione dei petali
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 7-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 7-10 giorni
Umidità relativa 90-95%
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94 ARSIA

Calla
Nome volgare: Calla
Nome botanico: Zantedeschia spp.
Famiglia botanica: Araceae

Raccolta: quando l’apertura della spata è tale


da rendere visibile lo spadice
Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: non definiti
Cause declino postraccolta: non definiti
Durata postraccolta: 7-10

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
– – –

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione –
Umidità relativa 90-95%
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Crisantemo
Nome volgare: Crisantemo
Nome botanico: Dendranthemum morifolium
Famiglia botanica: Asteraceae

Raccolta: quando i capolini sono


completamente aperti
Numero di steli per mazzo: 10-12, 5-8 (tipo spray)
Problemi postraccolta: appassimento idrico
Cause declino postraccolta: occlusione batterica dei vasi
Durata postraccolta: 10-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Physan 200 ppm 12-24 ore
Nitrato d’argento + saccarosio 25 mg L-1 + 2-3% 12-16
8-HQC 200 ppm 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 14-21 giorni
Umidità relativa 90-95%
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96 ARSIA

Delfinium
Nome volgare: Delfinium
Nome botanico: Delphinium, Consolida spp.
Famiglia botanica: Ranunculaceae

Raccolta: quando uno o due fiori della spiga


sono aperti
Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: caduta petali
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 7-10

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione –
Umidità relativa 90-95%
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Eustoma
Nome volgare: Eustoma
Nome botanico: Eustoma grandiflora
Famiglia botanica: Gentianaceae

Raccolta: quando almeno un fiore è aperto


Numero di steli per mazzo: 5-10
Problemi postraccolta: appassimento
Cause declino postraccolta: sviluppo batterico alla base dello stelo
Durata postraccolta: 10 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Solfato di alluminio 200 ppm 12-24 ore
Ipoclorito di sodio 50 ppm 1-2 ore
8-HQC + saccarosio 200 ppm + 12% 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 7-14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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98 ARSIA

Eliconia
Nome volgare: Eliconia
Nome botanico: Heliconia humilis
Famiglia botanica: Heliconiaceae

Raccolta: quando almeno un fiore è aperto


Numero di steli per mazzo: 5-10
Problemi postraccolta: non ancora ben definiti
Cause declino postraccolta: –
Durata postraccolta: 7-15 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
– – –

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 10-12,5°C
Durata conservazione 7-14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Fior di cera
Nome volgare: Fior di cera
Nome botanico: Chamelaucium uncinatum
Famiglia botanica: Myrtaceae

Raccolta: a maturazione intermedia


Numero di steli per mazzo: variabile
Problemi postraccolta: appassimento, caduta dei petali
e muffa grigia
Cause declino postraccolta: etilene, botrite
Durata postraccolta: 10-15 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore
STS 2 ml L-1 1 ora

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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100 ARSIA

Fresia
Nome volgare: Fresia
Nome botanico: Freesia x cvs
Famiglia botanica: Iridacee

Raccolta: quando il primo fiore è colorato e aperto


Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: aborto dell’apertura delle gemme
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 7-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore
8-HQC + saccarosio 200 ppm + 12% 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 10-14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Garofano
Nome volgare: Garofano
Nome botanico: Dianthus caryophyllus
Famiglia botanica: Caryophyllaceae

Raccolta: stadio della gemma a stella


Numero di steli per mazzo: 10-30
Problemi postraccolta: appassimento e abscissione petali
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 10-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Physan + saccarosio 200 ppm + 7% 12-24 ore
1-MCP 200 ppb 6 ore
8-HQC + saccarosio 200 ppm + 10% 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 2-4 settimane
Umidità relativa 90-95%
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102 ARSIA

Gerbera
Nome volgare: Gerbera
Nome botanico: Gerbera jamesonii
Famiglia botanica: Asteraceae

Raccolta: quando le due file più esterne dei fiori


si aprono
Numero di steli per mazzo: variabile
Problemi postraccolta: piegatura dello stelo, appassimento
Cause declino postraccolta: sviluppo batterico alla base dello stelo
Durata postraccolta: 7-12 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Ipoclorito di sodio 40 mg L-1 30 minuti
Zucchero + 8HQC 4-6% + 150-200 mg L-1 1-2 giorni

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 10-14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Giglio
Nome volgare: Giglio
Nome botanico: Lilium
Famiglia botanica: Liliaceae

Raccolta: quando la gemma a fiore comincia


ad aprirsi
Numero di steli per mazzo: 5-10
Problemi postraccolta: abscissione petali, ingiallimento fogliare
Cause declino postraccolta: etilene, conservazione al buio
Durata postraccolta: 7-8 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 100 ppb 6 ore
STS 28 ml L-1 10 minuti
8-HQC + saccarosio 300 ppm + 3% 12-24 ore
GA3 2000 ppm 12-24 ore
Thidiazuron 10 µM 24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 28-30 giorni
Umidità relativa 90-95%
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104 ARSIA

Gipsofila
Nome volgare: Gipsofila
Nome botanico: Gypsophila paniculata
Famiglia botanica: Caryophyllaceae

Raccolta: quando il 50% dei fiori sono aperti


Numero di steli per mazzo: 5-25
Problemi postraccolta: abscissione dei fiori
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 10-15 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 100 ppb 6 ore
STS 28 ml L-1 30 minuti
Physan-20 + saccarosio 200 ppm + 10-20% 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 21 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Girasole
Nome volgare: Girasole
Nome botanico: Helianthus annuus
Famiglia botanica: Asteraceae

Raccolta: quando i fiori del disco sono aperti


Numero di steli per mazzo: 10-12
Problemi postraccolta: appassimento, caduta fiori del raggio
Cause declino postraccolta: occlusione batterica dei vasi
Durata postraccolta: 5-8 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Tritox-100 0,01% 1 ore
8-HQC 150-200 ppm 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-4°C
Durata conservazione 7-14 giorni
Umidità relativa 90-95%
ARSIA fiori recisi book 16 1-03-2002 10:19 Pagina 106

106 ARSIA

Gladiolo
Nome volgare: Agapanto
Nome botanico: Gladiolus hybridis
Famiglia botanica: Liliaceae

Raccolta: quando 2-3 gemme basali mostrano


il colore
Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: mancata apertura dei fiori, curvatura
dello stelo
Cause declino postraccolta: raccolta precoce
Durata postraccolta: 12-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 100 ppb 6 ore
8-HQC + saccarosio 150-200 ppm + 20% 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-4°C
Durata conservazione 7-14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Iris
Nome volgare: Iris
Nome botanico: Iris spp.
Famiglia botanica: Iridaceae

Raccolta: allo stadio di matita (la linea colorata


comincia ad essere visibile)
Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: curvatura dello stelo
Cause declino postraccolta: eccessiva crescita
Durata postraccolta: 8-10 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
BA 100 ppm 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 7 giorni
Umidità relativa 90-95%
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108 ARSIA

Liatris
Nome volgare: Liatris
Nome botanico: Liatris pycnostachya, L. spicata
Famiglia botanica: Asteraceae

Raccolta: quando un quarto o un terzo dei fiori


sono aperti
Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: mancata apertura dei fiori
Cause declino postraccolta: precoce o elevato numero di fiori
Durata postraccolta: 13-15 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Saccarosio + 8-HQC 10-20% + 200 mg L-1 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 1-2 settimane
Umidità relativa 90-95%
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C O N S E RVA Z I O N E D I F I O R I E F R O N D E R E C I S E 109

Margherite
Nome volgare: Margherite
Nome botanico: Chrysanthemum frutescens
Famiglia botanica: Asteraceae

Raccolta: quando ipetali si piegano all’indietro


e il primo anello di stami diventa visibile
Numero di steli per mazzo: 10-12
Problemi postraccolta: appassimento
Cause declino postraccolta: occlusione batterica dei vasi xilematici
Durata postraccolta: 10-12 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Physan 200 ppm 12-24 ore
Nitrato d’argento + saccarosio 25 mg L-1 + 0,5% 12-16

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 3-4°C
Durata conservazione 7 giorni
Umidità relativa 90-95%
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110 ARSIA

Narciso
Nome volgare: Agapanto
Nome botanico: Narcissus pseudonarcissus
Famiglia botanica: Amaryllidaceae

Raccolta: stadio del collo d’oca


Numero di steli per mazzo: 10-25
Problemi postraccolta: occlusione dei vasi xilematici,
produzione di mucillagine
Cause declino postraccolta: sviluppo batterico alla base dello stelo
Durata postraccolta: 6-10

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 100 ppb 6 ore
BA 1 mM 24 ore
8-HQC 300 ppm 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Orchidee
Nome volgare: Orchidee
Nome botanico: Cymbidium, Cattleya, Vanda, Dendrobium,
Paphiopedium e Phalaenopsis
Famiglia botanica: Orchidaceae

Raccolta: 3-4 giorni dopo l’apertura dei fiori


Numero di steli per mazzo: 12-24
Problemi postraccolta: –
Cause declino postraccolta: –
Durata postraccolta: –

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 100 ppb 6 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 5-7°C
Durata conservazione 14 giorni
Umidità relativa 90-95%
ARSIA fiori recisi book 16 1-03-2002 10:20 Pagina 112

112 ARSIA

Pisello odoroso
Nome volgare: Pisello odoroso
Nome botanico: Lathyrus odoratus
Famiglia botanica: Fabacea

Raccolta: quando l’ultima gemma a fiore è metà


aperta
Numero di steli per mazzo: 5-10
Problemi postraccolta: abscissione dei petali
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 10-13 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 100 ppb 6 ore
STS 28 ml L-1 10 minuti
8-HQC + saccarosio 300 ppm + 4% 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 7 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Protea, Banksia
Nome volgare: Protea, Banksia
Nome botanico: Protea spp.
Famiglia botanica: Proteaceae

Raccolta: quando i singoli fiori più esterni


dell’infiorescenza sono completamente
aperti
Numero di steli per mazzo: uno o 5-10
Problemi postraccolta: imbrunimento delle foglie
Cause declino postraccolta: carenza di carboidrati
Durata postraccolta: 15-17 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Saccarosio o glucosio 5% Una notte

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 2 settimane
Umidità relativa 90-95%
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114 ARSIA

Rosa
Nome volgare: Rosa
Nome botanico: Rose spp.
Famiglia botanica: Rosaceae

Raccolta: variabile
Numero di steli per mazzo: 5-10
Problemi postraccolta: appassimento, piegatura del fiore
Cause declino postraccolta: etilene, occlusione batterica dei vasi
Durata postraccolta: 10-12 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 100 ppb 6 ore
Ipoclorito 50 ppm 6 ore
8-HQC 300 ppm 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Solidaster
Nome volgare: Solidaster
Nome botanico: x solidaster
Famiglia botanica: Asteraceae

Raccolta: quando il 50 % dei fiori sono aperti


Numero di steli per mazzo: variabile
Problemi postraccolta: ingiallimento fogliare
Cause declino postraccolta: non definite
Durata postraccolta: 14-16 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
BA 1 mM 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale –
Durata conservazione –
Umidità relativa –
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116 ARSIA

Statice
Nome volgare: Statice
Nome botanico: Limonium spp.
Famiglia botanica: Plumbaginaceae

Raccolta: quando il fiore è completamente aperto


Numero di steli per mazzo: 25
Problemi postraccolta: caduta dei fiori
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 12-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 100 ppb 6 ore
Physan + saccarosio 200 ppm + 10% 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 14 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Strelizia
Nome volgare: Strelizia
Nome botanico: Strelizia reginae
Famiglia botanica: Strelitziaceae

Raccolta: quando l’infiorescenza forma con lo stelo


un angolo di 90°
Numero di steli per mazzo: uno
Problemi postraccolta: muffa grigia
Cause declino postraccolta: alta umidità relativa
Durata postraccolta: 10-14 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
8-HQC + saccarosio 250 ppm + 10% 24-48 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 7-10°C
Durata conservazione 28-30 giorni
Umidità relativa 90-95%
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118 ARSIA

Tuberosa
Nome volgare: Tuberosa
Nome botanico: Polianthes tuberosa
Famiglia botanica: Agavaceae

Raccolta: quando la spiga mostra 2-4 fiori aperti


Numero di steli per mazzo: 5
Problemi postraccolta: appassimento e mancata apertura
dei fiori
Cause declino postraccolta: raccolta precoce e sviluppo batterico
Durata postraccolta: 8-10 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
8-HQC 300 ppm 12-24 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 6 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Tulipano
Nome volgare: Tulipano
Nome botanico: Tulipa gesnerana
Famiglia botanica: Liliaceae

Raccolta: quando il 50% dei tepali mostra il colore


Numero di steli per mazzo: 10
Problemi postraccolta: appassimento e curvatura dello stelo
Cause declino postraccolta: sviluppo batterico e conservazione
in posizione orizzontale
Durata postraccolta: 3-7 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
8-HQC + saccarosio 250 ppm + 10% 24-48 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 40-49 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Schede tecniche per fronde


ornamentali recise
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Agrifoglio
Nome volgare: Agrifoglio
Nome botanico: Ilex spp.
Famiglia botanica: Celastraceae

Raccolta: quando i frutti sono completamente rossi


Numero di steli per mazzo: variabile
Problemi postraccolta: abscissione delle foglie
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 15-17 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore
NAA – –

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 15-17 giorni
Umidità relativa 90-95%
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124 ARSIA

Asparago
Nome volgare: Asparago
Nome botanico: Asparagus plumosus, A. densiflorus
Famiglia botanica: Liliaceae

Raccolta: quando i turioni sono


completamente maturi
Numero di steli per mazzo: 20
Problemi postraccolta: perdita cladodi, ingiallimento
Cause declino postraccolta: etilene
Durata postraccolta: 15-20 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
1-MCP 200 ppb 6 ore

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-1°C
Durata conservazione 15-20 giorni
Umidità relativa 90-95%
ARSIA fiori recisi book 16 1-03-2002 10:20 Pagina 125

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Eucalipto
Nome volgare: Eucalipto
Nome botanico: Eucalyptus spp.
Famiglia botanica: Mirtaceae

Raccolta: a fronde immature (rami in attiva crescita


con foglie apicali ancora
non completamente espanse),
o mature (rami in stasi di crescita
e foglie apicali completamente espanse)
Numero di steli per mazzo: in base al peso
Problemi postraccolta: appassimento apicale e disseccamento
Cause declino postraccolta: occlusione dei vasi xilematici
Durata postraccolta: 18-25 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
-1
Ipoclorito di sodio 40 mg L 10-20 minuti
8-HQC 150-200 mg L-1 1-2 giorni

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-4°C
Durata conservazione 21 giorni
Umidità relativa 90-95%
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126 ARSIA

Felce cuoio
Nome volgare: Felce cuoio
Nome botanico: Rumohra adiantiformis
Famiglia botanica: Dryoptridaceae

Raccolta: quando ha raggiunto un adeguato


sviluppo
Numero di steli per mazzo: variabile
Problemi postraccolta: appassimento e ripiegamento
delle fronde
Cause declino postraccolta: occlusione dei vasi
Durata postraccolta: 18-20 giorni

Trattamenti:
Prodotto Concentrazione Durata
Ipoclorito di sodio 40 mg L-1 10-20 minuti
8-HQC 150-200 mg L-1 1-2 giorni

Conservazione a freddo e/o trasporto:


Temperatura ottimale 0-4°C
Durata conservazione 21 giorni
Umidità relativa 90-95%
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Glossario e Bibliografia
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Glossario

Abscissione: caduta, caduta delle somiglianti a foglie, di cui fanno


foglie o dei petali. le veci.
Antocianine: pigmenti colorati, blu e Clorofilla: pigmento localizzato es-
rossi delle piante. senzialmente nelle foglie; serve
Biocida: sostanza chimica in grado di alle piante per sintetizzare zuc-
uccidere i microbi. cheri utilizzando energia solare,
Brattea: struttura simile a una foglia anidride carbonica e acqua.
(normalmente verde) alla base Edule: termine usato per un prodotto
dell’infiorescenza. commestibile.
Capolino: infiorescenza costituita Embolismo: penetrazione di aria nei
dall’estremità allargata di un vasi xilematici dopo la raccolta a
peduncolo su cui sono inseriti i causa della differenza di pressio-
fiori. ne tra l’atmosfera e quella interna
Carboidrati: tutti quei composti che dei vasi. Le bolle d’aria nei vasi
contengono carbonio, idrogeno e bloccano il passaggio dell’acqua
ossigeno; questi ultimi due in e prendono il nome di emboli.
rapporto stechiometrico (2:1) Endotermico: sistema che richiede
come l’acqua. Es. zuccheri, amido energia. Tipici i motori delle mac-
e cellulose. chine a combustione interna.
Carotenoidi: pigmenti coloranti delle Eterofillia : fenomeno per cui, sulla
piante; sono simili ai caroteni, ma stessa pianta, si trovano foglie di
possiedono anche ossigeno. forma e dimensioni diverse.
Cavitazione: formazione di bolle d’a- Fitormone: sostanza organica pro-
ria all’interno dei vasi di condu- dotta dalle piante in piccole
zione. Si differenzia dall’emboli- quantità e capace di esercitare
smo perché i vasi non vengono a nella pianta stessa un azione spe-
contatto direttamente con l’aria. cifica e di notevole intensità.
Citochinine: ormoni vegetali coin- Gemma a fiore: primordio provvisto
volti in numerosi processi fisiolo- di strutture fiorali che in seguito
gici di crescita e sviluppo. a sviluppo darà origine al fiore.
Cladodi: rami schiacciati o cilindrici, Gibberellina: regolatore di crescita
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130 ARSIA

che induce l’allungamento dello questi pori la pianta regola la tra-


stelo nelle piante. spirazione e quindi la perdita di
Ibridi: piante ottenute dall’incrocio acqua.
tra tipi morfologicamente distinti. Tepalo: ciascuno degli elementi del
Infiorescenza: disposizione di più fiore che compongono il perianzio
fiori su di un stesso asse floreale. nel quale non vi è distinzione tra
Insieme di fiori singoli. petali e sepali.
Postraccolta: termine che indica la Turgidità: resistenza di un tessuto
fase dopo la raccolta fino al consu- contenente acqua alla deforma-
mo finale o alla perdita del valore zione.
commerciale di un prodotto. Xilema: sinonimo di legno; è costitui-
ppb: parti per miliardo. Equivale a µg to da tracheidi, vasi, fibre e
per kg. parenchima ed ha la funzione di
ppm: parti per milione; è equivalente trasporto dell’acqua dalle radici
a mg per kg. alle foglie e di sostegno.
Rizoma: fusto allungato di piante
erbacee perenni, strisciante sul
terreno o sotterraneo, ricco di
sostanze di riserva.
Senescenza: processo d’invecchia-
mento di un organismo vivente o
di parte di esso.
Sepali: parti del fiore che costituisco-
no il calice. I sepali possono esse-
re separati o più o meno saldati,
nella maggior parte dei casi sono
di colore verde.
Spadice: spiga con un grosso graspo
carnoso che porta fiori per lo più
unisessuali avvolti in una grossa
brattea.
Spata: brattea che avvolge l’infiore-
scenza delle monocotiledoni.
Spiga: infiorescenza racemosa com-
posta da alcuni o molti fiori sessi-
li (privi di peduncolo), disposti
lungo un asse comune.
Stomi: pori d’epidermide delle foglie
e dei giovani fusti, circondati da
due cellule stomatiche che ne
regolano l’apertura. Attraverso
ARSIA fiori recisi book 16 1-03-2002 10:20 Pagina 131

Bibliografia

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Finito di stampare
nel marzo 2002
a Firenze
da EFFEEMME LITO srl
per conto di
ARSIA • Regione Toscana

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