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Introduzione

1. La Politica Economica
La Politica Economica la disciplina che studia i comportamenti delle istituzioni economiche e finanziarie interne, come il mercato, lo Stato, la banca centrale, con riferimento agli effetti delle politiche micro e macroeconomiche destinate a modificare l'andamento del sistema economico per raggiungere obiettivi prestabiliti. Larticolazione di questa disciplina molto ampia: tra le politiche microeconomiche troviamo in particolare quelle riguardanti la concorrenza e i mercati, le aree depresse e le politiche industriali, tra quelle macroeconomiche troviamo le politiche monetarie, fiscali, valutarie e dei redditi. Esse vengono analizzate nellambito di diversi modelli, sia in economia chiusa che in economia aperta. Nell'ambito della scienza economica attuale si suole distinguere la disciplina Economia che studia il funzionamento del sistema economico in assenza dellintervento pubblico, dalla Politica Economica che invece studia sistemi economici caratterizzati da diverse distribuzioni e allocazioni delle risorse orientate dallazione pubblica. In questo senso, si pu dire che lEconomia studia ci che mentre la Politica Economica progetta ci che si vorrebbe che sia. Pertanto lo studio della Politica Economica presuppone la conoscenza del sistema economico esistente, vale a dire lo studio dell'Economia. Il sistema economico risulta in continuo mutamento sotto la spinta di shocks esterni, interessi economici e pulsioni umane. Lo scopo della politica economica quello di valutare se possibile raggiungere alcuni obiettivi prestabiliti modificando l'andamento spontaneo dell'economia. Storicamente l'esigenza dellintervento pubblico nelleconomia si manifesta allorch appare chiaro che l'economia lasciata alliniziativa dei singoli operatori non in grado di raggiungere gli obiettivi indicati dal politico o di evitare squilibri e diseguaglianze economiche capaci di rendere instabili l'economia stessa, oltre che il tessuto sociale di un paese e i rapporti tra paesi. Negli ultimi due secoli, diverse scuole di pensiero hanno ispirato i modelli di politica economica che hanno popolato la letteratura economica. Nellultimo secolo, il ciclo delle mode intellettuali ha visto oscillare in modo significativo le attese poste dalla teoria sullefficacia degli strumenti della politica economica. Questo tema centrale della disciplina tuttora carico di importanti controversie non facili da dirimere attraverso la ricerca empirica.

2. Problemi di metodo La scienza economica, intesa come scienza empirica, costituisce quella forma del sapere umano che si rivolge alla ricerca di comprendere e spiegare il modo di apparire dei fenomeni economici e delle loro interrelazioni, limitandosi a studiarne le uniformit di comportamento che possono permanere nel futuro ma prescindendo dalle cause prime, non storiche, degli stessi1. Lo studioso dispone di osservazioni, soggette ad errori di misura, limitate nel tempo e nello spazio, e produce proposizioni non certe che discendono logicamente da ipotesi a loro volta non esenti da errori e omissioni. La scienza riflette infatti sia i limiti delluomo che la coltiva sia quelli legati alloggetto dellattivit di ricerca. Infatti, essa non trova un fertile campo di indagine nella sfera dei valori intrasoggettivi, mentre rimane condizionata dai valori individuali dello studioso. A questo riguardo rimane decisiva losservazione di Gunnar Myrdal sulla inevitabilit che la scienza rifletta la Weltanschauung dello studioso, che i suoi giudizi di valore permangano a dispetto degli sforzi di neutralit e manifestino i loro effetti in ogni fase dellindagine, inclusa la scelta della problematica studiata. La persistenza dei limiti soggettivi e oggettivi dello studioso induce a ritenere che la scienza empirica, abbia un carattere ipotetico, produca una conoscenza parziale delloggetto di indagine e sia tuttavia utile anche se incerta. Infatti descrive, interpreta e in questo senso almeno in parte comprende, spiega e prevede, in modo sistematico, i fenomeni della realt. Tuttavia non li domina, nel senso che pur studiando le leggi che li regolano per prevederli, modificarli ed eventualmente riprodurli, non in grado di crearne. Questa scienza non prescrittiva, studia il fatto, il comportamento, lazione, ma non in grado di stabilirne con certezza lintenzione e in questo senso non pu, da sola, produrre una scelta. Si ritiene infatti che questultima sia sostanzialmente spiegata anche da motivazioni non fattuali di ordine metafisico. E nota e ampiamente condivisa la conclusione popperiana che tutti i fatti sono carichi di teoria e come tali non possono offrire una prova induttiva definitiva a una teoria. Ma se si abbandonano i fatti, si rinuncia anche alle proposizioni sintetiche che hanno un contenuto empirico a favore di quelle analitiche che, in quanto dedotte da ipotesi non basate sullosservazione, seppure logicamente valide, sono solo formalmente vere. Le caratteristiche sostanziali del metodo scientifico implicite nel concetto di scienza empirica sono quelle proprie del metodo positivo. Come questo richiamano il valore dei dati positivi, reali, e il rispetto

La ragione deve arrestarsi al come si comprende e si dice la realt, e prescindere dal verificare le possibilit della ragione di scoprirne lessenza. E questa la giustificazione del Problematicismo come forma pi alta di conoscenza filosofica. Un primo aspetto problematico riguarda il rapporto tra il significato e la verit dopo la rinuncia definitiva alla dottrina del significato unico a favore delle diverse spiegazioni dei significati a seconda delluso. Con il mito dellunit del linguaggio cade anche lideale di una filosofia come scienza normativa e la logica (massimo comune denominatore) non esiste pi, perch essa un linguaggio, non il linguaggio.

dellesperienza sia nella indicazione delle ipotesi che nel confronto dei risultati empirici delle tesi. In questo contesto lo scienziato accetta di subordinare limmaginazione allesperienza. Il vincolo dellosservazione non contraddice la possibilit che vi sia ipotesi scientifica fondata separata dal fenomeno osservabile e che vi sia spazio per quadri teoretici che siano un prius rispetto al fenomeno studiato2. Tuttavia si condivide il pensiero di Gustavo Del Vecchio secondo cui utilizzare uno schema teorico incoerente con losservazione, magari fino ad affermare che il torto sia dei fatti, vuol dire considerarsi prigionieri di uno schema esplicativo, anzich trarne luce conoscitiva. Per questo si ritiene che il sapere scientifico sia dato dallaccostamento dellesperienza e della ragione che la organizza. Dalla loro interazione derivano proposizioni positive che offrono un sostegno fondamentale al processo decisionale. La scelta che tuttavia rimane arbitraria3 viene studiata dalle scienze empiriche ma recepisce motivazioni intra e intersoggettive non fattuali. Si tratta ancora di effettuare una scelta quando si decide di valutare un modello, inteso come rappresentazione analogica della realt, come pure i risultati delle sue soluzioni e delle sue simulazioni. Diviene allora necessario determinare un punto archimedeo, la Rawls per comporta un giudizio su principi aprioristi. Dal punto di vista metodologico, se in questi anni scomparso il diaframma che separava la tradizione teorica da quella quantitativa, la ciclicit delle mode intellettuali ripropone i principali modelli di politica economica legati alle diverse scuole di pensiero anche a causa delle questioni relative alla falsificabilit delle teorie economiche, a causa della impossibilit di compiere esperimenti controllati per linvalidit del protopostulato di invarianza comportamentale intrasoggettiva e intersoggettiva nel comportamento umano5. Questa
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che

Di questi quadri teoretici fanno parte le assunzioni a priori, non sottoposte a test, sulle propriet dei fenomeni studiati, come ad esempio la scelta delle variabili esogene, i segni attesi dei loro parametri, ladozione del coeteris paribus. Davanti a questa scelta arbitraria il ricercatore lasciato a comporre gli obiettivi, largamente indefiniti e spesso conflittuali di semplicit, generalit, utilit. Alcune delle assunzioni precedenti costituiscono vincoli necessari allidentificazione della struttura funzionale del modello. Altre assunzioni non hanno per tale giustificazione, n discendono da una conoscenza consolidata. Esempi frequenti di queste seconde sono costituiti dalla imposizione di particolari restrizioni come le distribuzioni temporali dei ritardi formulati in modo che i valori calcolati dei modelli si accostino ai dati osservati. Tali comportamenti, consueti nellapproccio neopositivista alleconomia, sono criticabili. 3 Alla stessa conclusione perviene anche Milton Friedman in quanto leconomia come scienza positiva un corpo di generalizzazioni accettate sino a prova contraria, cfr. The Methodology of Positive Economics, in Friedman M. (ed.), Essays in positive Economics, The University Press, Chicago, 1974, p. 5 e p. 39. La tesi di Milton Friedman tuttavia fa risalire larbitrariet della scelta solo ai limiti della scienza e non anche come si argomenta in queste pagine , anche alla presenza di motivazioni ad essa esterne.
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Vedi Rawls J., Una teoria della giustizia, Feltrinelli, Milano, 2008. Vedi Romagnoli G.C., Falsificabilit e falsificazione nella scienza economica. Alcune riflessioni metodologiche, Studi Urbinati, n.B4, 1984-85, pp. 103-35.

situazione immunizza6 dalla falsificazione popperiana le teorie economiche, come tutte quelle che riguardano fenomeni superorganici. Unaltra conseguenza della varianza comportamentale riguarda la distinzione degli ambiti disciplinari delleconomia e della politica che consente di coniugare, senza per confonderli, i compiti e le responsabilit della scienza economica e del processo decisionale. Si ritiene che la preferenza espressa da molti epistemologi per una molteplicit di metodi sia associata a una sottovalutazione della distinzione sostanziale tra scienze empiriche e scienze formali, nel senso che, mentre tra scienze naturali e scienze sociali, come pure tra scienze inorganiche, organiche e superorganiche, vi una differenza di grado, tra metodi empirici e formali vi una differenza di sostanza. Da questa osservazione discende la rilevanza di vedere congiunte, nel metodo positivo, losservazione del fenomeno da cui si inducono le ipotesi di base e con cui si confrontano i risultati da una parte, e la coerenza formale del processo analitico attraverso il quale si deducono le tesi dallaltra. Il fattore discriminante di questa proposta metodologica consiste nel considerare la falsificabilit empirica e la falsificazione requisiti solo formali, non sostanziali, per la scientificit delle teorie empirico - probabilistiche appartenenti a una disciplina7. Tale affermazione si riferisce alle scienze empiriche in generale e non alle sole scienze superorganiche. Essa in contrasto con le prevalenti posizioni epistemologiche attuali, anche se va detto che le ambizioni delle proposizioni scientifiche hanno disceso, nellultimo secolo, molti gradini, passando dalla verificabilit del Circolo di Vienna alla falsificabilit di Popper, derivate. Lo stesso concetto di verificabilit deve essere tralasciato se per verifica si intende la dimostrazione induttiva che una proposizione empirica universale vera. Da qui la conclusione che non tutto ci che scientifico vero e che tutto ci che non scientifico falso. Tuttavia occorre non sottovalutare la distinzione tra il confronto necessario dei risultati di una proposizione empirica ad esempio delle sue previsioni con la realt osservata e la necessit della falsificabilit. Anchesse, come le previsioni di una teoria, possono sopravvivere a una dalla validit paradigmatica di Kuhn e del programma di ricerca di Lakatosh, allaccettabilit e infine alla plausibilit con riferimento alluso per il quale esse sono state

Il riferimento indica un ostacolo connaturato alle discipline superorganiche della classificazione spenceriana che si aggiunge alla presenza eventuale degli stratagemmi immunizzanti di Popper. Questa differenza importante tra discipline superorganiche e discipline inorganiche e organiche comunque di grado e non di sostanza se si considera la necessit di descrivere in termini probabilistici anche i fenomeni studiati dalle prime. 7 Il punto che con un modello stocastico si pu fare un errore di I specie, cio respingere lipotesi vera, e se la numerosit del campione non infinita, non c modo di ridurre a zero la probabilit di questo errore senza perdere contemporaneamente la possibilit di respingerla del tutto.

procedura di falsificazione ove applicabile , proprio in virt degli stratagemmi immunizzanti di Popper8 e della ineliminabilit di diversi tipi di errore nei modelli9. Le ragioni che giustificano lipoteticit della scienza empirica, e quindi lipostatizzazione della sua relativit e non della sua prescrittivit, conducono ad affermare, indipendentemente dalla validit del protopostulato di invarianza comportamentale, che n le ipotesi n le tesi di una teoria di scienza empirica sono verificabili o falsificabili. Questa conclusione non poggia soltanto sullinsolubile Problema generale dellinduzione riferito sia a campioni finiti di dati che alla performance di un numero finito di modelli relativi a una teoria, ma anche sulla non scientificit, gi ricordata del procedimento di valutazione. Delle due caratteristiche citate del metodo positivo: il legame con losservazione e la correttezza del procedimento analitico, solo la seconda pu essere dichiarata presente e rispettata, infatti la prima, anche se presente soggetta ai limiti di sforzo e di capacit del ricercatore. La valenza nominalistica della posizione metodologica dominante, favorevole alla falsificabilit delle proposizioni, diviene palese una volta soddisfatta lesigenza del confronto dei risultati di una proposizione empirica con la realt osservata. Tuttavia, tale confronto pu, ma non necessariamente deve, condurre il ricercatore a modifiche interne della teoria in questione. Se convincente largomentazione che il requisito popperiano della falsificabilit solo formale e non sostanziale, e pertanto nulla aggiunge a una visione nominalistica della scienza, chi, tra gli studiosi di metodologia, denuncia il convenzionalismo e lo strumentalismo e il descrittivismo della scienza economica, nulla pu sperare da una difesa della falsificabilit per giungere a una scienza intrinsecamente valida. Una teoria empirica di cui non si pu accertare n la veridicit n la falsit pu tuttavia essere valutata in funzione delluso per il quale essa stata proposta. Solo in questo senso si giustifica la selezione aprioristica delle variabili da considerare esogene anche se non da condividere latteggiamento diffuso di considerare superiore una teoria che endogenizza un numero maggiore di variabili. N si pu assumere che laccuratezza previsionale possa prevalere sugli altri scopi dellindagine scientifica10. Si ritiene, infatti che nella scienza empirica lo scopo del metodo scientifico, distinto da quello della metodologia, non consista nel selezionare, tra le molte ipotesi in competizione, quella vera o quella non ancora falsificata, bens quello di indicare al ricercatore un iter procedurale nelle
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Lo stesso Popper ha osservato che la falsificabilit una questione di grado e che gli enunciati metafisici hanno un grado zero di falsificabilit. Anchessi, per, possono contribuire a mettere ordine nella raffigurazione umana del mondo, e in alcuni casi danno luogo a previsioni esatte. Vedi Popper K.R., The Logic of Scientific Discovery , London, 1959, pp. 112, 116, 278, in Dobb M., Storia del pensiero economico, Editori Riuniti, Roma, 1974, p. 24n. 9 Vedi Romagnoli G.C., Lerrore nelle scelte di macroeconomia, in Rivista della Scuola superiore delleconomia e delle finanze, n.12, 2005, pp.96-151.

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La teoria darwiniana dellevoluzione naturale un esempio chiaro di congiunzione di una straordinaria capacit esplicativa e di una impotenza previsiva della sopravvivenza della specie. Vedi Blaug M., Economic Methodology in One Easy Lesson, British Review of Economic Issues, maggio, 1980, pp.1-16.

diverse fasi del processo di derivazione delle proposizioni scientifiche. Sul fondamento sostanziale del rispetto del metodo pu essere operata la selezione delle proposizioni scientifiche accettabili. In questo senso infine opportuno chiarire che, nellottica del metodo positivo qui descritto, lecito che nelle ipotesi si faccia ricorso a semplificazioni, mentre ogni astrazione e assiomatizzazione della realt sono da considerarsi estranee al metodo positivo. Nelle proposizioni sintetiche delle scienze superorganiche, non si cerca una verit inattingibile, bens una tesi utile per un miglioramento del benessere. Ma questa valutazione dipende da un giudizio di valore. Linvalidit del protopostulato di invarianza comportamentale si deve alloperare congiunto di libert e volont individuali, ancorch limitate, nei comportamenti dei soggetti studiati. Queste facolt interagiscono in relazione a stimoli intra e intersoggettivi di natura economica, politica, sociale, istituzionale, religiosa, dando origine a mutamenti nella struttura delle preferenze individuali e nei processi decisionali. Essi convalidano latteggiamento critico nei confronti degli schemi teorici di impostazione oggettivistica e la conclusione che non pi possibile estromettere lelemento della coscienza individuale delluomo dallo studio del suo essere sociale11. La prima questione metodologica qui esaminata riguarda la possibilit della ragione umana di trovare risposte oggettive ed universali (il che non significa statiche), piuttosto che rassegnarsi al soggettivo e al provvisorio12. Si osserva che, per quanto riguarda la sostanza, tale possibilit non esiste per quanto riguarda le proposizioni sintetiche. Per questi motivi, la scienza non n neutrale n prescrittiva e comunque il grado di queste qualificazioni diminuisce passando dalle proposizioni delle scienze inorganiche a quelle superorganiche. Come dice Whitehead, la scienza mutevole. Nessuno scienziato potrebbe sottoscrivere senza riserve neppure le sue personali idee di dieci anni prima. Anche per questo la proposizione derivata dalla scienza empirica non pu essere prescrittiva. Nella sua opera An essay on the nature and significance of economic science, pubblicata nel 1932, leconomista inglese Lionel Robbins, richiamandosi al pensiero continentale (in particolare a studiosi tedeschi e italiani), affermava che i consigli, i suggerimenti e tutte le proposizioni di carattere normativo non potevano avere lobiettivit delle proposizioni scientifiche, essendo inficiati da giudizi di valore. Robbins escludeva che leconomia fosse atta a ricavare dal suo interno una serie di principi obbligatori per la pratica, in quanto riteneva che i fini ultimi a cui tendono gli interventi di politica economica sono estranei alla scienza e dipendono dai postulati di valore adottati. Il compito della scienza economica doveva consistere
Vedi Becattini G., Scienza economica e trasformazioni sociali, La Nuova Italia, Firenze, 1979, p.11. Vedi Romagnoli G.C., Normative and non normative science, European Public Choice Meeting, mimeo, Portrush, 1993.
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nellindividuare i mezzi migliori per raggiungere determinati fini, non nello scegliere tra i fini stessi. La scelta dei fini deve essere fatta dai politici e non dagli economisti. Intervenendo nel dibattito suscitato dal saggio di Robbins, Tibor Scitovsky afferm che laccettazione della posizione secondo cui le proposizioni normative non hanno carattere scientifico e la scienza deve essere immune da giudizi di valore avrebbe trasformato leconomia politica in una collezione di tecniche. E John Hicks aggiunse che ci avrebbe determinato leutanasia della scienza economica. La posizione di Scitovsky e di Hicks, in linea con quella di Schumpeter, risultata storicamente vincente, ma non convincente dal punto di vista deontologico. Infatti la critica corrosiva del filone di pensiero di cui Robbins stato uno dei rappresentanti pi illustri, ha portato a formulare suggerimenti e norme di condotta per la politica economica, e di pari passo proceduta la riflessione volta ad individuare i criteri cui gli interventi di politica economica devono ispirarsi. Basti ricordare studiosi come Pigou, Keynes, Myrdal e, da ultimo, Amartya Sen, il quale ha mostrato tutti i limiti delle categorie usate nella scienza economica per definire il benessere ed ha insistito non solo sulle diseguaglianze economiche e sociali ma anche sui diritti inalienabili (la libert di espressione, di opinione, le garanzie di libert personale, ecc.). In conclusione, si pu affermare che formulare una politica economica per qualsivoglia obiettivo ha non solo un fondamento etico, ma anche un fondamento scientifico a condizione di ricordare le possibili molteplicit di entrambi tali fondamenti. In altre parole, la soggettivit delle proposizioni normative non le priva di scientificit se il metodo positivo viene rispettato, n si oppone a unaoggettivit, comunque infondata, delle proposizione scientifiche positive sintetiche, piuttosto essa si aggiunge al relativismo delle proposizioni scientifiche superorganiche che le rende non prescrittive, a dispetto sia dellinvocazione di Robbins sia, soprattutto, di coloro che pretendono di estendere la scientificit alle proposizioni normative. Questa considerazione molto importante, in quanto la non esaustivit della proposizione scientifica per la decisione politica lascia un residuo di ampiezza ignota che deve essere comunque colmato nella sintesi decisionale. E in questo residuo che trovano spazio i giudizi di valore che ispirano il policy maker e condizionano la scelta. Lapplicazione del metodo positivo ai campi dindagine non soggetti al protopostulato di invarianza strutturale fa negare alle discipline superorganiche la qualifica di scienze da parte dei fautori della ghigliottina esperimento-non scienza, e fa dire ad altri che si tratta semplicemente di discipline non sperimentali. La presenza di varianza comportamentale, associata a unautonomia e una razionalit limitate nellazione umana, compatibili con la difformit, e definite in base alla ripetizione parziale osservata di comportamenti in condizioni simili, che nascono dalla possibilit di imparare dallesperienza piuttosto che in base a giudizi aprioristici e astratti magari convenienti per una formalizzazione desiderata-, non priva di significato lo studio dei fenomeni superorganici. Linapplicabilit di una falsificazione sostanziale consente 7

soltanto di concludere che si sa qualcosa del fenomeno studiato senza per poter precisare il residuo di ci che di questo si ignora. Le proposizioni delle scienze superorganiche offrono spiegazioni, corredate dalle incertezze e dagli errori ineliminabili nei dati, nelle aggregazioni, nelle specificazioni, nelle valutazioni dei modelli utilizzati che rappresentano i comportamenti degli operatori, e che riflettono quindi le caratteristiche soggettive e ambientali del periodo e del luogo di riferimento. Con questo spirito lo studioso di scienze superorganiche procede nella sua ricerca, accompagnato dalla consapevolezza del particolare contenuto politico-ideologico e soprattutto dellirripetibilit significativa del fenomeno studiato che quindi lo costringe a usare dati storici e spaziali senza potersi affidare alle tendenze emerse nel passato e altrove. Ma la riflessione metodologica non pu diventare un alibi per evitare o diluire lattivit di ricerca empirica. Nel corso delle considerazioni precedenti si affermato che il metodo positivo qui descritto applicabile non solo all economia, alla sociologia e alla demografia, ma anche agli ambiti disciplinari della politica e della psicologia. Da ci non si deve trarre per la conclusione che i comportamenti individuali che riguardano lallocazione delle risorse economiche e sociali vengano qui considerati dipendenti solo da motivazioni fattuali, come viceversa, le scelte sociali o individuali non dipendono soltanto da motivazioni non osservabili empiricamente. Ogni decisione associata alloperare congiunto e interconnesso di motivazioni osservabili e non osservabili. A questo proposito utile tener conto della presenza, nello studioso, di due limiti speculari e contrastanti. Il primo consiste nella sua incapacit di individuare scientificamente la causa del fenomeno superorganico osservato. Le ipotesi possono essere corroborate solo dalla presenza di associazioni statistiche tra le variabili. Il secondo consiste nella sua incapacit di scindere e quindi di isolare completamente, al di l della sua volont, la propria azione dai giudizi di valore che hanno motivato lintenzione di compierla. Al fine di tener conto di questi limiti umani, opportuno che la metodologia contemperi due obiettivi opposti. Il primo dato dallesigenza di distinguere le discipline superorganiche a seconda che studino azioni concretatesi in fenomeni osservabili o le loro motivazioni decisionali. Il secondo dato dallesigenza di non separare le discipline che hanno per oggetto il comportamento umano. In generale, questo coniuga esistenzialmente lazione allintenzione. In questo contesto possibile dire qualcosa sui limiti e le condizioni di un approccio interdisciplinare in base alle caratteristiche e alle potenzialit del metodo positivo coerenti con la distinzione degli ambiti disciplinari superorganici. A questo riguardo, si ritiene che una separazione tra le scienze inorganiche e organiche da una parte e quelle superorganiche dallaltra sia opportuna per due ragioni. La prima data dal fatto che le prime non studiano il comportamento umano. La seconda data dalla differenza di grado, seppure non di sostanza, nella dinamica intrinseca delle realt fenomeniche osservate e quindi nella possibilit di

controllo scientifico13. Allinterno delle discipline superorganiche, invece, non si ritiene che la distinzione dambito debba dare adito a una separazione di tipo monodisciplinare. La ragione pi evidente di questa posizione metodologica data dal fatto che lo studio effettuato dalle discipline suddette si rivolge ad aspetti diversi di una stessa realt comportamentale e in essa interagenti14. Lindirizzo procedurale prefigurato non indebolisce la scientificit delle proposizioni che ne derivano. Infatti consente allo studioso di conservare, se lo ritiene utile allo scopo che si prefigge di raggiungere, una visione dinsieme dei fenomeni analizzati e della loro solidariet altrimenti inibita da una segmentazione delle specificazioni. Rimane da considerare un aspetto importante che riguarda le implicazioni associate alla distinzione tra le scienze superorganiche, qui esemplificata con riferimento alleconomia e alla politica, per quanto riguarda la scelta decisionale. Accade, infatti, che lanalisi economica sia confusa con le enunciazioni di principi di politica e ci rende pertinente considerare lesame del loro carattere e della loro validit quale parte integrante della scienza economica. Non si disputa sul fatto che la scienza economica dispieghi il suo ambito sia su relazioni tecnologiche, che si stabiliscono tra uomo e mondo naturale, sia su relazioni individuali e sociali, tra uomo e uomo. N si ritiene che tali relazioni interagiscano in modo irrilevante o che abbia senso studiarle separatamente e secondo una specializzazione disciplinare. Tuttavia appare opportuno evitare la confusione degli ambiti disciplinari qui descritti di economia e politica e qui anzi se ne discute lopportunit metodologica. Non confondere significa distinguere, non significa separare. In questo senso le considerazioni precedenti hanno argomentato la possibilit di distinguere, pur non separando, lazione dallintenzione e parallelamente gli ambiti disciplinari di economia e politica. La confusione dellanalisi economica con lenunciazione di principi di politica pu essere valutata in base a due aspetti. Il primo riguarda limportanza relativa attribuita alle caratteristiche del metodo scientifico qui descritto, il secondo riguarda la titolarit dei compiti e quindi delle responsabilit sul terreno proprio dei teoremi e dei consigli15. La confusione suddetta, in quanto consente la commistione di fenomeni empirici formalmente osservabili e non osservabili, viola in modo grave uno dei requisiti sostanziali e qualificanti del metodo positivo. In secondo luogo tale commistione non consente di distinguere con quali domande e con quali modalit il politico pu interrogare leconomista. Le considerazioni espresse in precedenza indicano che gli stessi strumenti analitici, anche se le proposizioni da essi derivate sono vincolate solo alla coerenza formale, divengono positivi e
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Per questa ragione non si ritiene di poter condividere la posizione sostenuta da Milton Friedman In breve, leconomia positiva , o pu essere, una scienza obiettiva precisamente nello stesso senso in cui lo una scienza fisica. Vedi Friedman M. The Methodology of Positive Economics, The University of Chicago Press, Chicago, 1974 (1 Ed. 1953), pp.3- 43, in part. p. 4. 14 Si tratta dello stesso canone metodologico in base al quale condusse la sua analisi Gustavo Del Vecchio. Vedi Caff F., Lezioni di Politica economica, Bollati-Boringhieri, Torino, 1990, p.11 15 Si tratta di una ben nota distinzione di Luigi Einaudi.

sintetici se applicati a un contenuto empirico. In quanto positivi, essi divengono anche ipotetici e soggettivi16 e tuttavia condizionano la scelta. Per quanto riguarda la pertinenza della valutazione delle enunciazioni di politica alla scienza economica, non si disputa qui sullopportunit di enucleare, o di rendere espliciti, i criteri dai quali esse sono state desunte nel tempo. Tuttavia, dopo aver espresso dubbi sullopportunit che siano gli economisti a desumere tali enunciazioni, si valuta lopportunit che siano gli economisti ad enucleare i criteri da cui esse sono desunte e si conclude, infine, che il compito della valutazione delle enunciazioni suddette non pertinente alla scienza economica come qui stata intesa. I criteri cui si fa riferimento possono essere intesi in due modi diversi, anche se non separabili, quello positivo e quello normativo. I primi, in quanto determinano le regole secondo cui alcuni dati empirici possono convalidare o meno unipotesi teorica, dovrebbero essere derivati dagli economisti. I secondi, in quanto individuano la norma su cui si fondano i giudizi, le diverse linee di azione o di condotta in considerazione della valenza metafisica che in parte li connota, dovrebbero essere derivati da soggetti che hanno mandato per farlo. Le argomentazioni esposte sulla inopportunit che leconomista enuclei criteri normativi e desuma enunciazioni di politica, se convincenti, implicano che questo scienziato si astenga anche dalla valutazione di queste ultime. Infatti, anche se le motivazioni da cui dipendono le decisioni oggetto di studio della politica, una volta attuate, danno luogo a dati osservabili, utili alla derivazioni di proposizioni di scienza empirica, si ritiene che questo momento valutativo abbia un luogo elettivo nella discrezionalit politica. Si delinea, a questo punto, unulteriore distinzione che riguarda i due momenti interrelati della valutazione dei modelli economici e della valutazione di misure alternative di politica economica. Il primo dei due momenti riguarda la elaborazione e lapplicazione di criteri che valutino ladeguatezza della struttura proposta dalleconomista, quale rappresentazione analogica della realt economica da utilizzare per un determinato scopo. Anche in questo caso opportuno distinguere nellelaborazione dei criteri positivi e dei criteri normativi la divisione dei compiti delleconomista e del politico. Con riferimento a questa distinzione si pu individuare un insieme di interrogativi che il politico non pu porre alleconomista. Essi sono determinati dallosservazione che linferenza statistica non consente alleconomista, per coerenza e correttezza metodologica, di assumere, come nella consuetudine invece avviene, diverse posizioni: 1. respingere, se non probabilisticamente, una proposizione;

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Per questa ragione non si condivide la posizione contraria assunta e mantenuta da Schumpeter, secondo il quale lanalisi un antidoto dellideologia. Vedi Schumpeter J.A., Science and Ideology, American Economic Review, marzo 1949, pp.345-59. p.263 e Idem, Storia dellanalisi economica, edizione ridotta a cura di Napoleoni C., Boringhieri, Torino, 1968 (1 ed. 1954), pp.37-8.

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2. scegliere tra una proposizione teoricamente migliore e una statisticamente peggiore; 3. distinguere buoni economisti da cattivi economisti. Emergono a questo punto alcune questioni fondamentali per lapplicazione dellanalisi economica. Esse riguardano il ruolo delleconomista e limpotenza della scienza economica davanti allesigenza di compiere una selezione, visto che lanalisi economica, come ogni altra scienza empirica superorganica, non in grado di condannare una teoria, bens soltanto la eventuale violazione dei requisiti metodologici della sua derivazione. Da quanto affermato si evince che leconomista non pu isolare una teoria specifica, intesa come un insieme di proposizioni logicamente determinato17 e offrirla al politico come riferimento transitorio - anche se specificato dinamicamente -, del suo comportamento decisionale. Leconomista dovrebbe invece proporre al politico che lo interroghi, un ventaglio di modelli alternativi diversificati in base alle principali teorie e in corrispondenza alluso. E invece compito e responsabilit del politico scegliere, di volta in volta, a quale modello vincolare la massimizzazione della sua funzione di preferenza. Il secondo momento valutativo emerge in relazione alla necessit di tener conto delle variazioni strutturali nel sistema delle preferenze e dei processi decisionali in presenza di nuove misure di politica economica. Tale necessit richiede di adottare modelli strutturali alternativi che consentano di ottenere previsioni condizionate18, oppure di valutare i risultati delle simulazioni tenendo conto degli intervalli di confidenza degli stimatori. Non si ritengono infatti convincenti i tentativi di procedere sul sentiero tradizionale del confronto dei risultati di un solo modello con la realt osservata, utilizzando la giustificazione peraltro illusoria che il suo orizzonte temporale operativo sia pi breve del tempo richiesto perch le variazioni strutturali abbiano luogo19. Si ritiene peraltro fruttuosa, al fine di attenuare il problema delle deviazioni tra strutture vere in tempi diversi, lintroduzione delle aspettative razionali degli operatori a riguardo di variazioni annunciate nelle prescrizioni di politica economica. Si sottolinea tuttavia lopportunit, gi espressa, che lipotesi di razionalit sia derivata con le altre, da uniformit comportamentali osservate in condizioni simili. Tale orientamento, coerente con le caratteristiche del metodo positivo descritto, non compatibile pertanto con lastratto processo
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La capacit previsiva di un insieme di proposizioni sintetiche positive vincolata a un momento determinato del tempo. Essa costituisce una condizione necessaria ma non sufficiente a stabilire la veridicit di una teoria. Vedi Boland L.A., The Foundations of Economic Method, Allen and Unwin, London, 1982, pp. 102-4. 18 Vedi lanalisi di Lucas R.E., Econometric Policy Evaluation: A Critique, in Brunner K., Meltzer A.H. (eds.), The Phillips Curve and Labor Markets, North Holland, Amsterdam, 1976, p.124 e le indicazioni di Christ C.F., Discussion di Shapiro H.T., Is Verification possibile? The Evaluation of Large Econometric Models, American Journal of Agricoltural Economics, maggio, 1973, p. 271-3. 19 Pertanto non condivisibile questa posizione sostenuta da Hahn F. e Hollis M., Introduction, al volume da essi curato, Philosophy and Economic Theory, Oxford University Press, Oxford, 1979, pp.1-17, in part. pp.8-9.

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di selezione dinamico-competitiva di Friedman delle cui motivazioni ha fatto giustizia Joan Robinson20. Si condivide, al contrario, che il comportamento egoistico soltanto un caso particolare di razionalit pura e tuttaltro che frutto di una conoscenza perfetta o di situazioni non osservate di equilibrio. La perdita dellhomo oeconomicus rende orfana la razionalit economica e soprattutto la sottrae a unetica consequenziale e allunidimensionalit di Herbert Marcuse. C un consenso crescente nella letteratura economica del benessere e della felicit sullabbandono dellipotesi riduzionista dellhomo oeconomicus e sullimportanza delle capacitazioni potenziali e dei funzionamenti rilevanti di Sen21 per il benessere individuale , a prescindere dal reddito22, e includendovi invece
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la fruizione diretta di beni sociali e

ambientali . E tuttavia arduo prevedere di ridurre il grado di autoritarismo delle decisioni di politica economica al punto di renderle annunciabili e inseribili nelle funzioni di reazione individuale. Le considerazioni precedenti hanno indicato un ampio campo dazione proprio delleconomista nella conoscenza e nella costruzione di modelli alternativi di rappresentazione del funzionamento del sistema economico. Ci non risponde solo allineluttabilit del soggettivismo teorico, ma anche allesigenza di un approccio che si confronti con le implicazioni di varianza strutturale delle preferenze e dei processi decisionali. Nulla muta peraltro in termini di titolarit delle scelte. La efficacia del metodo scientifico qui descritto nella derivazione di leggi comportamentali di tendenza si rivela anche se non si pretende di costringerlo sul letto di Procuste della falsificazione solo attraverso il rispetto delle sue caratteristiche essenziali, ovvero del vincolo allevidenza empirica sia per la derivazione delle ipotesi sia per il confronto dei risultati delle tesi e della coerenza logica e della correttezza formale dei procedimenti analitici. Tale rispetto, soprattutto con riguardo alla formulazione delle ipotesi, stato finora sovente eluso, anzi si tentato, con diverse argomentazioni, di dimostrarne non solo lineludibile arbitrariet, ma perfino linutilit24.

Vedi Robinson J., Economic Philosophy, Pelican Books, New York, 1978 (1 ed. 1962), pp.24-5. Vedi Sen A. K., Commodities and Capabilities. Oxford University Press, Oxford, 1985. 22 Gi nel 1934 lo stesso Simon Kuznets, ideatore dei conti nazionali e di conseguenza del Pil, ammoniva che il benessere di una nazione non poteva essere misurato semplicemente con il suo indice. utile ricordare che il Pil una misura di produzione in valore (i prezzi sono lunit di misura) di beni e servizi finali (quindi non beni utilizzati per produrre altri beni, per evitare un doppio calcolo) prodotti all'interno di un certo paese in un intervallo di tempo. Nel 1973 William Nordhaus e il Nobel James Tobin si chiedevano se il Pil non fosse ormai obsoleto nel famoso articolo Is growth obsolete?. Il Pil il pi contestato tra gli indicatori economici messi in discussione e per questo, da tempo, gli economisti cercano un'alternativa anche se finora con risultati deludenti per chi si aspettava un nuovo indicatore sintetico che sostituisse completamente il Pil. Questo dipende dal fatto che ancora si continua a non rendere davvero espliciti gli obiettivi che si vogliono perseguire. A questo riguardo una nuova sfida si pone con le proposte del Comitato Sen-Stiglitz di sostituzione del Pil come riferimento per valutare la crescita economica. 23 Vedi World Bank, Sustainable Development in a Dynamic World, World Development Report, Washington, 2003. 24 Vedi in particolare le considerazioni di Friedman M., The Methodology, cit, pp.14-23.
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Dopo gli eccessi di positivismo scientifico che avevano caratterizzato la prima met del secolo ventesimo, i processi di misurazione tendono ad allontanarsi dalle realt economiche e sociali sottostanti: dalle teorie rappresentative, la scienza della misura si orienta verso le teorie operative, che non presuppongono una realt sottostante; dalla spiegazione si volgono verso la previsione25. Questa critica si appunta in particolare ai Computable General Equilibrium models (CGE) e ai Dynamic Stochastic General Equilibrium models (DSGE), secondo i quali impossibile che si verifichino bolle finanziarie e crolli perch per ipotesi i prezzi riflettono sempre i fondamentali sottostanti. Questi modelli sono poco coerenti con la teoria di riferimento, usano assunzioni irrealistiche su preferenze, tecnologia e vincoli di bilancio, soffrono difficolt empiriche e soprattutto non si basano sulle serie storiche bens su dati manipolati. Questo limite metodologico fonte di autoreferenzialit perch da una parte funzionale per adattare i dati ai presupposti dei modelli CGE ma, dallaltra, non consente loro di dare una rappresentazione coerente del mondo reale. Questa critica serrata del Measurement

without Theory sottolinea come i modelli econometrici operanti presso centri di ricerca e istituzioni con responsabilit di policy non possono limitarsi a modelli specificatamente statistici
e ricorda che eventi che producono o rivelano mutamenti strutturali, cio che rappresentano una novit nel funzionamento delle economie, impongono una revisione continua degli schemi di analisi teorica e quantitativa26. Ci nonostante, questi modelli continuano ad essere ampiamente utilizzati dalle banche centrali e dalle Amministrazioni Pubbliche. La posizione metodologica qui sostenuta in contrasto con quella friedmaniana che vede nellaccuratezza delle previsioni, pi che nel realismo delle ipotesi il carattere distintivo delleconomia positiva per selezionare proposizioni alternative della teoria economica. Infatti tale argomentazione libera laccesso a qualsiasi assunzione nella teoria economica, indipendentemente dal suo grado di realismo, oltre che finalizzare il metodo scientifico, come si gi osservato, non al rispetto delle sue caratteristiche essenziali bens alla presenza, in un periodo futuro, peraltro non precisato, di un suo accidente. Si ritiene che tale procedura non sia consigliabile poich, al contrario di Boland se una premessa qualsiasi falsa, ci non impedisce ad alcuna conclusione di essere vera si ritiene che per le proposizioni positive il test di validit di un postulato per implicazione semplicemente un test di coerenza logica, necessario, ma per nulla sufficiente. Si condivide pertanto la posizione di Keynes:La nostra critica alla teoria economica classica accettata consistita non tanto nel trovare difetti nella sua analisi quanto nellindicare che le sue ipotesi implicite sono mai o quasi mai soddisfatte, con il
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Garonna P.,Nusperli F., Silvestrini A., Istruzione e capitale umano: statistiche e questioni di misura, in Antonelli G., (a cura di), Istruzione, Economia e Istituzioni, Il Mulino, Bologna, 2003, pp.25-72
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Vedi Romagnoli G.C., Leconomia italiana in alcuni scritti di Guido M. Rey, Introduzione al volume

Leconomia italiana: metodi di analisi, misurazione e nodi strutturali. Saggi in onore di Guido Maria Rey , volume
curato in collaborazione con M. Ciaschini, Franco Angeli, Milano, 2011, pp. 41-51.

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risultato che essa non pu risolvere i problemi economici attuali27. Se unassunzione irrealistica, laccuratezza della previsione dovr ritenersi soltanto dovuta a un errore compensativo o alla sua irrilevanza. La posizione metodologica di Friedman conserva, in questo caso, il punto pi debole dellapriorismo radicale, ovvero quello di superimporre alla realt osservata una spiegazione teoretica non necessariamente derivata da essa. Come si sostenuto in questa argomentazione, un procedimento analitico senza alcuna sintesi con il dato osservato non fa scienza in quanto separa, invece di coniugare, losservazione e la sua organizzazione concettuale. Si osserva infine che laccettazione dellapproccio metodologico di Friedman implica unulteriore conseguenza di rilievo. Il trasferimento della disputa dottrinale dal contesto teorico, che per lui legato allevidenza empirica solo nel momento della previsione, a quello empirico - continuo a credere che le differenze fondamentali fra noi sono empiriche e non teoretiche28 - implica un giudizio scientifico, invece che politico, sulle conseguenze normative delle diverse interpretazioni della realt superorganica. Da queste considerazioni non discende che lesercizio della previsione economica sia sterile. Esso infatti consente di individuare e di valutare, seppure con i limiti indicati, i bisogni futuri in base alle tendenze osservate nel passato e delle variazioni strutturali previste nel futuro, al fine di predisporre in tempo utile risorse adeguate a soddisfarli. Non si dimentica per che leconomista non in grado di cogliere ed elaborare contemporaneamente la totalit delle variabili interrelate nella spiegazione dei fenomeni osservati. Questa consapevolezza lo costringe a privilegiare alcuni aspetti che popolano la complessit della realt economica e in tal modo a ottenere una spiegazione incompleta, ma sempre fondata sullevidenza empirica e non sullastrazione da essa. La raccomandazione che emerge da queste considerazioni che leconomista non abbandoni losservazione della realt empirica e non separi intellettualmente la trattazione di quella parte di essa che, pur essendo oggetto di studio di discipline diverse in senso stretto, abbia unimportanza rilevante nella interpretazione del fenomeno studiato. Di fatto la metodologia dominante ha allontanato, da qualche decennio, molti economisti da questo atteggiamento. Una scarsa attenzione alle implicazioni della invalidit del protopostulato di invarianza e dei limiti umani dello scienziato, insieme a un trasferimento, sovente infondato, dellassiomatizzaione matematica, anche se congiunto alla utile acquisizione degli strumenti analitici di questa disciplina, hanno prodotto conseguenze gravi. La tendenza alla specializzazione e la vigile presenza di vestali monodisciplinari si sono poi incaricate di velarle a lungo pi o meno consapevolmente. Fino a quando lEconomia ha potuto offrire agli uomini un discorso sul quale convenire o meno, ma un discorso comprensibile, costruito con un linguaggio da tutti accettato, essa ha
Vedi Keynes J. M., The General Theory of Employment Interest and Money, Macmillan, London, 1967, (1 ed. 1936). 28 Vedi Friedman M., Comments on Tobin and Buiter, in Stein J.J. (ed.), Monetarism, North Holland, Amsterdam, 1976, p.310-7, in part. p.310.
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avuto un posto tra gli uomini. Ai nostri giorni, gli economisti parlano lingue diverse, non sempre sintendono tra loro n sono daccordo su cosa cercare n sugli strumenti da adoperare. Questa la sfida che si cercato di raccogliere in questo manuale.

3. Il piano del volume Questo manuale ha lo scopo di dare agli studenti una visione immediata dei modi in cui la politica economica, ovvero luso dei suoi strumenti, pu consentire di perseguire, attraverso le istituzioni economiche e finanziarie interne, i principali obiettivi micro e macroeconomici di benessere indicati dai parlamenti ai governi. Il metodo seguito nella trattazione quello di indicare i filoni principali del pensiero teorico che ha seguito i successi e gli insuccessi dellazione dei mercati e dei poteri pubblici sui sistemi economici. Il piano dellesposizione articolato in tre parti che contengono, nel complesso, 14 capitoli. Dopo unintroduzione sul significato, sul metodo e sulle relazioni della disciplina con le altre discipline superorganiche, il volume affronta, nella prima parte, il tema delleconomia del benessere, ovvero l'analisi di tipo normativo delle regole che orientano il sistema economico verso una situazione di ottimo sociale. La seconda parte dedicata ai modelli principali con cui il pensiero economico ha affrontato i problemi posti dal perseguimento di obiettivi conflittuali in economia chiusa. La terza parte tratta le corrispondenti questioni che il policy maker deve affrontare in uneconomia aperta alla internazionalizzazione dei mercati anche in presenza dei vincoli posti dalla loro progressiva globalizzazione. Questo manuale, che distingue gli ambiti di economia e politica nella divisione del lavoro intellettuale senza tuttavia separarle, rivolto a studenti che conoscono i contenuti di un corso istituzionale di Economia Politica sia nella parte micro che nella parte macroeconomica e mira a una trasmissione della conoscenza critica dei modelli proposti dalle principali scuole di pensiero al fine di porre la questione cruciale della legittimit teorica della politica economica.

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