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Marco Fasol
Gli studi più recenti sono volti ad un recupero della storicità dei
vangeli, grazie all’individuazione di alcuni criteri storici di discernimento
che permettano di orientare il ricercatore nel labirinto delle fonti. Studiosi quali
R. Latourelle, H. Kessler, G. O’ Collins, F. Lambiasi hanno approfondito i criteri
di autenticità storica dei vangeli canonici. Alcuni degli studiosi sopra citati, in
particolare O’ Collins ed H. Kessler si concentrano sul nucleo genetico della
fede, il kerygma della morte e risurrezione di Gesù, elaborando anche
un’innovativa teologia della risurrezione.
L’esposizione di questa sera sarà ovviamente sintetica e cercherà di concentrarsi
sui criteri di discernimento delle fonti storiche. Si tratta di criteri “laici” in
quanto non dipendenti da pregiudizi ideologici, cioè dalla fede, sia essa
religiosa, agnostica o atea. Prenderemo in considerazione i criteri “scientifici”,
condivisibili da qualsiasi ricercatore onesto. La definizione di questi criteri ci
permetterà di discriminare le fonti storiche che verranno valorizzate nelle loro
informazioni essenziali, alla ricerca del “nucleo genetico” della fede. Non ci
addentreremo dunque nelle questioni filologiche sulla redazione originaria,
sull’interdipendenza tra i sinottici, o sulla fantomatica fonte Q e così via. Lo
storico si limita ad individuare i tratti essenziali; cerca di ricostruire la
concatenazione degli eventi.
Nella prima parte dell’esposizione definirò i criteri di discernimento delle
fonti storiche. Nella seconda parte concentrerò l’analisi storica sul nucleo
genetico del Cristianesimo, sull’essenza del primo annuncio: la crocifissione e
la risurrezione di Gesù il terzo giorno.
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1 K. Aland e B. Aland, Il testo del Nuovo Testamento, Marietti ed. Genova, 1987. Pag. XII.
scoperto nel 1947 ! Si tratta di testi isolati. Inoltre questi testi hanno contenuti e
forma linguistica estranea al contesto evangelico, come adesso vedremo.
C. Il linguaggio dell’epoca
PARTE SECONDA
Una prima via l’abbiamo già individuata nell’antichità e nel numero dei
manoscritti evangelici. Abbiamo visto che nessun testo è così documentato
come i quattro vangeli canonici. Questa documentazione risale ai primi decenni
dopo gli eventi, risente di un sottofondo semitico tipico dei testimoni oculari, ha
una consequenzialità esplicativa plausibile, è ampiamente confermata dalle
conoscenze, che abbiamo per altra via, del contesto culturale dell’epoca.
Insomma, contestare la storicità di testi così documentati sarebbe veramente
una posizione antiscientifica o antistorica, nel senso che contraddirebbe tutti i
criteri adottati dagli studiosi.
storia.
Tutti i testi sono concordi nel riconoscere che lo spartiacque tra il prima e
il dopo è segnato da alcuni eventi straordinari: le apparizioni del Risorto.
Si tratta di testi decisivi, riportati da tutti e quattro gli evangelisti, ripresi negli
Atti degli Apostoli e confermati ripetutamente in tutte le tredici lettere di San
Paolo, nell’Apocalisse e nelle altre lettere apostoliche. Tutti i testi sono concordi
nel descrivere le apparizioni come non autogene, cioè non generate dalla
comunità, che era sconcertata e depressa. L’iniziativa è sempre e solo del
Risorto che si manifesta gradualmente, spiega le Scritture e manda i suoi
discepoli in tutto il mondo ad annunciare il suo messaggio.
Dobbiamo onestamente ammettere, se lasciamo parlare i testi per quello che
dicono e non per quello che noi vogliamo che dicano,… dobbiamo onestamente
ammettere che se si togliessero queste apparizioni del Risorto non si capirebbe
niente della storia di duemila anni di cristianesimo. Non si capirebbe niente
della storia di Gesù di Nazareth, dei suoi discepoli e di tutto il cristianesimo
delle origini. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che dopo il venerdì santo, se
non ci fosse stato nulla di nuovo, non c’era più spazio per una fede, per un
annuncio di conversione. Pensate che per secoli i cristiani avevano vergogna di
rappresentare il crocifisso, perché la croce era vista appunto come una
maledizione divina. Solo a partire dal quarto secolo, con Costantino inizia la
rappresentazione del segno della croce come segno di vittoria e di salvezza. E la
prima icona cristiana della croce la troviamo a Roma, nel portale di Santa
Sabina, nel quinto secolo. E’ un particolare che ci fa comprendere come i
cristiani fossero rimasti sconcertati dalla morte in croce di Gesù. Solo un evento
straordinario, la risurrezione appunto, poteva capovolgere la storia.
Negare questo evento significa andare contro tutti i documenti che ci sono
pervenuti. E’ quanto di più antistorico si possa compiere. Ma negare questo
evento significa anche rendere totalmente incomprensibile la svolta epocale che
ne è seguita. E’ come voler togliere l’asse portante, il pilastro reggente di un
edificio e pretendere che tutto l’edificio rimanga ancora in piedi. Diciamo che
lo storico che osasse negare l’evento delle apparizioni del Risorto dovrebbe
compiere un atto di fede ben più arduo e più difficile rispetto a quello del
cristiano. Dovrebbe credere che la storia di milioni di persone è stata cambiata
da un crocifisso, smentito pubblicamente davanti a tutta Gerusalemme, deposto
per sempre in un sepolcro.
La fede e la storia
NOTE IN MARGINE
Dunque quasi ventimila citazioni, delle quali circa settemila nei primi 190
anni dopo la resurrezione di Cristo. La loro concordanza costituisce un altro
strumento di controllo della fedeltà dell’originale dei testi che possediamo.
Si noti che nell’elenco mancano opere di autori anche importanti dei primi
secoli (Didachè, S. Cipriano, S. Ignazio antiocheno…). I codici che tali autori
utilizzarono pervennero a loro attraverso le vie più disparate: dalla Siria, alla
Gallia, Egitto, Palestina, Roma… Una concordanza impressionante!
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