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IL FOGLIO

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quotidiano

Sped. in Abb. Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO

ANNO XIV NUMERO 208

DIRETTORE GIULIANO FERRARA

MARTED 1 SETTEMBRE 2009 - 1,30

Le conseguenze delle urne

Tokyo in deficit
Il regime change dei democratici giapponesi si scontra con i numeri e lo scetticismo di molti esperti
Roma. Una prospettiva caratterizzata da grande incertezza. Con questa frase, il governatore della Banca centrale giapponese, Masaaki Shirakawa, ha concluso ieri il capitolo previsioni sul futuro delleconomia di Tokyo. Difficile potesse dire altrimenti, considerato anche che soltanto 24 ore prima si era consumato il primo seiken kotai, o regime change, in 50 anni di storia del paese: il Partito democratico giapponese (Pd) ha conquistato 302 dei 480 seggi della Camera bassa; gli uscenti liberaldemocratici (Ldp), con 115 eletti, sono allopposizione per la prima volta dal dopoguerra se si esclude una parentesi di 11 mesi nel 1993. Il governatore Shirakawa, dopo aver indicato la presenza di alcuni segnali di ripresa delleconomia ieri per il quinto mese consecutivo i dati della produzione industriale giapponese sono stati preceduti dal segno pi , si rifiutato di commentare le eventuali scelte del nuovo governo. Lincertezza a questo proposito, a leggere le analisi degli osservatori, quasi totale. E non perch il programma del Pd manchi di dettagli. I cinque impegni con i quali si apre la piattaforma governativa promossa di fronte allopinione pubblica in campagna elettorale sono chiari: riguardano sprechi, infanzia ed educazione, pensioni e sanit, sovranit (finanziaria) degli enti locali, occupazione. Un elenco che fa intuire come la sconfitta dei liberaldemocratici non sia dovuta soltanto a un generico bisogno di ricambio generazionale e di classe dirigente, ma anche al fallimento degli ultimi governi, incapaci di far dimenticare ai giapponesi il decennio perduto. LLdp avrebbe dovuto essere cacciato dagli elettori almeno dieci anni fa dice al Foglio Bill Emmott, ex direttore dellEconomist e attento osservatore della realt asiatica vista la situazione economica disastrata in cui aveva condotto il paese. Due lustri, tra 1991 e 2000, nei quali il pil della seconda economia del mondo cresciuto dello 0,5 per cento ogni anno, arrancando a stento dietro gli Stati Uniti e il loro pi 2,6 per cento annuo. Senza che la parentesi liberista tra 2001 e 2006 di Junichiro Koizumi, con la sua agenda da separato in casa rispetto allapparato di partito, abbia potuto granch. Ma alcune mosse populiste oscurano anche la strategia del Pd, titolava ieri il Financial Times. E a un populismo che il Giappone non si pu permettere ha fatto riferimento anche il Wall Street Journal, nelleditoriale di ieri. Al leader del Pd, Yukio Hatoyama, ha fatto comodo che la campagna elettorale fosse impostata anche come un referendum sul monopolio dei liberaldemocratici: in questo modo ha potuto evitare domande scomode sulla fattibilit del suo progetto di mettere la vita delle persone al primo posto. Che declinato in termini concreti si traduce innanzitutto in uniniezione di spesa pubblica: sussidi generosi direttamente nelle mani dei cittadini (incluso un assegno da circa 250 euro al mese per ogni neonato fino allet di 15 anni); pensione minima garantita e innalzata a quota 550 euro; significativo incremento dei fondi per i governi locali. Il tutto corredato dalla promessa di non aumentare le tasse sui consumi per i prossimi quattro anni, di tagliare i prelievi per piccole e medie imprese dal 18 all11 per cento e di eliminare i pedaggi sulle autostrade, nonch i prelievi su benzina e automobili. La zavorra del debito pubblico La quadratura del cerchio difficile. Non impossibile per secondo Tesundo Iwakuni, direttore del dipartimento internazionale del Pd, che al Foglio ha spiegato che i fondi necessari ci sono, o meglio, ci saranno. Risulteranno dallaltro pilastro della campagna elettorale dellopposizione: la lotta agli sprechi e ai privilegi dei burocrati statali. Con i governi liberaldemocratici, aumentata la collusione tipica del triangolo di ferro tra politici, burocrati e imprese. La burocrazia ne ha guadagnato molto. Secondo Iwakuni si tratta innanzitutto di ridurre di novemila miliardi di yen lattuale bilancio dello stato, che nel 2009 ammonta a 207 mila miliardi; oltre a ci andr rivista lallocazione di 70 mila miliardi per realizzare le promesse che abbiamo fatto. E scontata lopposizione da parte della burocrazia, ma il Pd ha gi studiato la contromossa: Ci assicureremo che i progetti dellAmministrazione dice lesponente dei democratici siano portati avanti grazie allautorit e allimpegno in prima persona dei politici. Pi facile a dirsi che a farsi. Nomineremo cento membri del Parlamento per i ruoli di governo: oltre ai ministri, anche viceministri e assistenti ministeriali saranno di origine politica e non pi burocratica. Ma la risolutezza retorica potr poco a fronte di un limite strutturale della realt giapponese: un deficit di bilancio che questanno raggiunger l8 per cento del pil, e un debito statale pari al 180 per cento del pil. Tutti i partiti di opposizione che sono stati a lungo fuori dalle stanze dei bottoni appaiono come inesperti conclude Emmott Ci era vero anche per Tony Blair nel 1997. Se per il Pd di Hatoyama far lievitare il debito pubblico, ovvero lunica tassa che non grava sui giapponesi di oggi ma sulle future generazioni, laccusa di populismo non si sar rivelata infondata.

Dal Giappone a Kabul, ecco le congratulazioni a denti stretti di Obama


Washington adesso teme lasse tra il giapponese Hatoyama e Pechino e il gioco scorretto di Karzai a Kabul

La Giornata
* * * In Italia
BRUXELLES CONTRO I RESPINGIMENTI. MARONI: NOI PROSEGUIAMO. Il ministro dellInterno, Roberto Maroni ha detto che continueranno i respingimenti dei clandestini che arrivano in Italia dal nord Africa. Maroni ha negato che nei Centri di identificazione ed espulsione vi siano situazioni di emergenza. Dennis Abbott, uno dei portavoce della Commissione europea ha annunciato che lesecutivo comunitario invier una lettera alle autorit italiane e maltesi per avere chiarimenti sul barcone di immigrati intercettato domenica scorsa e respinto verso la Libia. Boffo potrebbe valutare le dimissioni non certo per ammissione di colpa ma per il bene della chiesa e del giornale. Lo ha detto monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, dopo lattacco arrivato dal Giornale al direttore del quotidiano della Cei, Avvenire. Per il direttore dellOsservatore Romano, Giovanni Maria Vian, i rapporti tra Italia e Santa Sede sono eccellenti. La fiducia a Boffo stata rinnovata dal cardinale segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone nel corso di una telefonata. Sulle polemiche per i doucumenti pubblicati sui quotidiani, il presidente del Copasir, Francesco Rutelli, ha detto che il comitato non ha ricevuto alcuna segnalazione su coinvolgimenti di persone legate ai servizi di informazione. Monsignor Rino Fisichella interverr domani sulla bioetica nel corso della Summer School delle fondazioni del Pdl Italia Protagonista e Magna Carta. In agosto linflazione torna in crescita. Il dato preliminare dellIstat rileva un +0,4 per cento rispetto al mese di luglio, laumento pi consistente dallo stesso mese del 2008. Scendono le vendite al dettaglio. Secondo il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, la conferma della ripresa. Si allontana la deflazione. Il ministro Zaia contro i tassi alcolemici. Il ministro dellAgricoltura Luca Zaia ha definito proibizionistico latteggiamento di chi chiede tolleranza zero sulle strade. Secondo fonti della Lega il ministro potrebbe essere a breve candidato alla presidenza della regione Veneto. Al via la regolarizzazione di colf e badanti. Da oggi parte il maxicondono: le famiglie avranno un mese di tempo per le domande. Borsa di Milano. FtseMib -1,11, per cento. Leuro chiude in ribasso a 1,43 sul dollaro.

OGGI NEL FOGLIO QUOTIDIANO

La quiete malgrado Boffo

* * * Nel mondo
MCCHRYSTAL CHIEDE UNA NUOVA STRATEGIA PER LAFGHANISTAN. Il comandante delle forze americane in Afghanistan, il generale Stanley McChrystal, ha dato ai vertici militari di Washington un rapporto in cui si chiede cambio di strategia militare, impegno e risolutezza e maggiore unit di intenti. (Editoriale a pagina tre) La commissione elettorale afghana ha scrutinato il 48 per cento delle schede. Il presidente uscente, Hamid Karzai, in testa con il 45,9 per cento dei voti , lex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah al 33,3 per cento. Due soldati americani della Nato sono stati uccisi in Afghanistan a causa di due bombe esplose. LIraq accusa la Siria per il terrorismo. Secondo il premier iracheno Nouri al Maliki, il 90 per cento dei terroristi di diversi paesi arabi arrivano in Iraq attraverso la Siria. Le dichiarazioni sono state fatte al termine di un incontro con il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu. Il governo iracheno ha reso pubblico un video nel quale un militante di al Qaida arrestato accusa la Siria di addestrare combattenti stranieri prima di inviarli in Iraq. Per Gheddafi Israele responsabile di tutti i conflitti in Africa, per questo le sue ambasciate vanno chiuse. Lo ha detto il leader libico in apertura del vertice dellUnione africana. Il circo equestre itinerante di Gheddafi ormai uno show tragicomico e la Libia ne paga il conto. Cos ha replicato un portavoce di Israele. Israele non rester inerte se i palestinesi proclameranno uno Stato de facto. Lo ha detto il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ricevendo lAlto rappresentante Ue per la politica estera Javier Solana e Tony Blair. In Iran probabile conferma per il ministro del petrolio Masoud Mir-Kazemi. Lo ha detto un deputato conservatore. La nomina di Mir-Kazemi nei giorni scorsi era stata molto criticata. Articolo a pagina tre La Disney acquista Marvel per quattro miliardi di dollari. Il passaggio di propriet della casa editrice dei fumetti stato annunciato dallamministratore delegato della Disney, Bob Iger. In Sri Lanka condannato un giornalista a 20 anni di carcere con laccusa di terrorismo.
Questo numero stato chiuso in redazione alle 21

LA COSCIENZA NON E IN PRESTITO


NON SIAMO MACCHINE impersonali ma i destinatari di un dono divino. (Fabio Canessa nellinserto I)

Cos il Pdl cercher di proteggere dal fango lamicizia con il Vaticano


Non intendiamo abbassarci al terreno dellattacco alla vita privata dellavversario, dice Cicchitto

Grane anche da Berlino


Roma. Il presidente americano, Barack Obama, definisce le elezioni in Giappone del 30 agosto un voto storico e prima aveva salutato quelle in Afghanistan del 20 agosto come un successo. Ma ci sono ragioni ottime per scommettere che in entrambi i casi si tratta di congratulazioni pronunciate dal capo della Casa Bianca a denti stretti. E con il suo famoso sorriso, anche se fantastico, pi tirato del normale. A Tokyo il leader del Partito democratico Yukio Hatoyama, il giorno dopo il regime change elettorale con cui ha spazzato via lo strapotere cinquantennale della destra liberaldemocratica, ha tenuto subito a precisare: Non sono antiamericano. Dovrebbe sembrare una rassicurazione, in realt suona come un pessimo segnale per Washington. Il nuovo primo ministro della seconda potenza industriale del mondo ha scritto un editoriale per il New York Times la settimana scorsa, fortemente critico sullAmerica e sul suo ruolo nel mondo: Penso che a causa della sconfitta nella guerra in Iraq e della crisi finanziaria, lera della globalizzazione guidata dagli Stati Uniti sia arrivata alla fine e che ci stiamo muovendo verso unera multipolare. Sconfitta in Iraq: neanche la sinistra americana lo dice pi. Il suo consigliere per le relazioni internazionali, Jitsuro Terashima, presidente del Japan Research Institute, ancora pi duro: Nei ventanni dalla fine della Guerra fredda, il Giappone stato pi che mai sotto linfluenza degli Stati Uniti, ha deciso di smettere di pensare e di assecondare la visione del mondo americana, dal capitalismo selvaggio alla guerra in Iraq. Il picco stato raggiunto dal governo di Junichiro Koizumi. Washington non teme la diserzione di Tokyo dal fronte internazionale contro il terrorismo. La partecipazione giapponese quasi simbolica, due navi della marina che stazionano nellOceano Indiano e riforniscono di carburante le altri navi della Coalizione come le portaerei impegnate in Afghanistan; a gennaio la missione scade e quasi di certo non sar rinnovata. Si teme invece la revisione dellaccordo sullo status di sicurezza, chiamato Sofa come in Iraq, che consente a 47 mila soldati americani di stare in Giappone. Hatoyama ora minimizza: Lalleanza con lAmerica un pilastro fondamentale della nostra sicurezza. E cos si fa anche da parte americana. Una cosa tirare qualche colpo basso e opportunistico su Iraq, basi e in generale sulla politica estera filoamericana del governo quando si sta allopposizione dice Michael Green, ex consigliere alla Casa Bianca per lEstremo oriente unaltra sarebbe mettere a rischio lalleanza una volta che si arrivati al potere. E in effetti il change di Hatoyama si gioca quasi tutto su temi interni e soprattutto sulla necessit di riavviare leconomia sclerotizzata. Il litigio nellufficio di Karzai La preoccupazione americana piuttosto il nuovo asse superasiatico Tokyo-Pechino, che vuole snobbare lAmerica al tramonto. Il Partito democratico per tradizione procinese, rispetto agli avversari del Partito liberale. E Hatoyama, che ora dovr smuovere leconomia, sa bene che la Cina il secondo mercato per le esportazioni giapponesi, con possibilit immense di espansione. Per cominciare, ha gi annunciato che al contrario dei governi precedenti ha dismesso tutti gli umori nazionalistici e non si recher al sacrario di Yasukuni, che custodisce i resti dei soldati morti durante loccupazione della Cina negli anni Trenta. Di solito la visita faceva infuriare Pechino. Ci sono altre elezioni che costringono la Casa Bianca a fare buon viso a cattivo gioco. Secondo la Bbc, linviato di Obama a Kabul Richard Holbrooke, tre giorni fa ha avuto un litigio esplosivo con Hamid Karzai nellufficio del presidente afghano. Holbrooke per due volte ha insistito con Karzai perch accettasse di andare al ballottaggio: troppe le prove e le voci di brogli elettorali, Washington teme le proteste degli esclusi, vuole che Karzai accetti di spartire il potere con i propri rivali e anche la formazione di un governo di unit nazionale. Il presidente afghano s intanto preso come vice Muhammad Qasim Fahim, un pezzo grosso del traffico di eroina: unaltra scelta che ha fatto inorridire il dipartimento di stato. E il 27 settembre ci sono le elezioni in Germania. Anche in questo caso, il momento non fortunato per lAmministrazione Obama. La grande coalizione di Berlino, nella sua attuale composizione, offre agli americani le garanzie migliori. Qualsiasi ricombinazione al suo interno pu mettere in moto pericolosi cambiamenti: si tratti dellattrazione fatale della Germania verso Putin e gli interessi russi, o della repulsione verso limpegno militare in Afghanistan.

El purtava le ciabatte
Il Seedorf svogliato del derby ci dice che Leonardo al Milan sar vittima dei vecchi capataz

I fondi attesi dalla chiesa


Roma. Rilancio dellazione politica. Cos il Pdl gi dalle prossime settimane intende contenere lesondazione del gossip e archiviare pure le recenti tensioni montate, suo malgrado, con parte della gerarchia ecclesiastica dopo gli attacchi del Giornale diretti a Dino Boffo. Questo mentre il direttore di Avvenire, nonostante la difesa del cardinale Tarcisio Bertone, potrebbe presto dimettersi per il bene della chiesa, come ha sibilato ieri il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero. La rissa con Repubblica e la disputa con la chiesa non hanno persuaso molti parlamentari berlusconiani, tra cui il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto. Non necessario abbassarci al livello dei nostri avversari, spiega. La reazione devessere GIULIO TREMONTI politica e non si far attendere, dicono. Nel partito di Silvio Berlusconi c ancora la consapevolezza di essere in grado di dare ai vescovi pi di quanto non possa il centrosinistra: su bioetica, scuole private, beni ecclesiali. Un vantaggio da sfruttare con freddezza argomentano nel Pdl lasciando che lazione concreta, e il tempo, leniscano le ferite. La legge sul fine vita arriver tra poche settimane a Montecitorio ed escluso un ripiegamento verso il fronte laico impersonato dal presidente della Camera Gianfranco Fini. Lo stesso vale per la pillola abortiva Ru486 sulla quale il Senato, spinto dal capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri, intende sempre aprire unindagine conoscitiva. Al contempo il ministro dellIstruzione, Mariastella Gelmini, ha chiesto a Giulio Tremonti di sbloccare i fondi per le scuole private (per lo pi cattoliche). La campagna dautunno potr forse proseguire ancora con lo scontro tra quotidiani, ma il Pdl coltiva il proposito di voltare pagina. C da intervenire nello spiraglio che si aperto di ripresa economica, ha detto il ministro, e coordinatore, Ignazio La Russa. Si deve tornare alla politica, consapevoli della forza di un governo legittimato che ha stravinto le elezioni. Gasparri chiama monsignor Fisichella E sulla cos detta ripresina e sullincardinamento delle riforme che il Pdl intende puntare per lautunno. Ha detto La Russa: Bisogner proseguire sul tema della sicurezza, del governo dellimmigrazione e anche nella realizzazione delle infrastrutture. Inoltre, giunto il tempo di passare dalle parole ai fatti in tema di riforme istituzionali e di verificare tutte le possibili condivisioni. Dialogo con il centrosinistra, dunque: con il Pd vanno ricostruiti, se mai possibile, rapporti pi distesi. Senza dimenticare lUdc di Pier Ferdinando Casini il cui riavvicinamento al Pdl ora in bilico. Un partito, quello centrista, tanto sensibile agli umori delle gerarchie (Dino Boffo, ruiniano, fu un sostenitore dellalleanza Casini-Berlusconi alla vigilia delle politiche 2008), quanto essenziale al Pdl per conquistare alle elezioni di fine marzo le grandi regioni del meridione. Fili da tessere in fretta, specie se Pier Luigi Bersani, sostenitore nel Pd di un avvicinamento a Casini, dovesse vincere il congresso di ottobre. Una ragione in pi, nel Pdl, per chiudere lincidente con la Cei mentre dal Vaticano arrivano messaggi distensivi. Con il governo i rapporti sono eccellenti, ha detto ieri al Corsera il direttore dellOsservatore Romano, Giovanni Maria Vian, aggiungendo: Rivendico di non avere mai scritto sulle vicende private di Berlusconi. Avvenire? Hanno fatto qualche scelta imprudente. E sono gi in programma iniziative di pacificazione. Domani monsignor Rino Fisichella interverr, con Gasparri e il vicecapogruppo del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello, al seminario delle fondazioni Italia Protagonista e Magna Carta. Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita parler di testamento biologico, confermando linteresse affinch la legge venga approvata anche alla Camera (Fini permettendo) senza modifiche, per come era stata votata al Senato. E i finiani? Il presidente della Camera (ateo dichiarato, sponsorizza emendamenti di matrice laica al testo) non far passi indietro ma non ha intenzione di ostacolare il proprio partito. Essere minoranza non un disonore, dicono fonti a lui vicine. Le stesse che ricordano le assonanze tra la posizione finiane e quella del Ppe: a ottobre la Fondazione FareFuturo terr un seminario sulla bioetica con la Adenauer Stiftung di Angela Merkel. Daltra parte, se Fini si avvia a una onorevole sconfitta sul fine vita, si prepara a un contrattacco antileghista, e paracattolico, su immigrazione e cittadinanza. Oggetti di una legge che piace anche alla Cei, allUdc e al Pd.

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Salvare lUnesco da Farouk Hosni


Lodio per Israele nel nostro latte materno, dice il ministro egiziano Mentre circola un appello italiano a suo favore, qui per la prima volta si racconta come sta diffondendo lantisemitismo e il negazionismo
Roma. Tra due settimane Farouk Hosni sar nominato alla guida della pi prestigiosa organizzazione culturale del mondo. LUnesco, lorgano delle Nazioni Unite con sede a Parigi che fu inaugurato da Julian Huxley nel 1949. Il ministro della Cultura egiziano Hosni, noto per aver detto di voler bruciare i libri israeliani, lunico candidato arabo e in virt della rotazione tra aree geografiche dovrebbe spuntarla sul candidato russo Alexander Yakovenko e sullaustriaca Benita Ferrero-Waldner. Dieci anni fa il Giappone si aggiudic lincarico a causa delle divisioni nel mondo arabo. Hosny ha con s lUnione africana, lOrganizzazione della conferenza islamica, il pi potente e cospicuo blocco di votanti alle Nazioni Unite e numerosi stati europei, compresa lItalia. Il 9 agosto 2007 il governo Prodi, con il viceministro degli Esteri Ugo Intini, lanci ufficialmente il nome di Hosni allUnesco. E rimasta lunica scelta del nostro paese nella partita alle Nazioni Unite. Intervistato da Radio Europe 1 su Hosni, il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner ha espresso invece profonde riserve, senza tuttavia potersi esporre troppo perch Parigi il paese ospitante dellUnesco. A fermare Hosni, contro il quale sono nate petizioni come Salvare lUnesco, ci hanno provato Bernard-Henri Lvy, Claude Lanzmann ed Elie Wiesel con un appello sul Monde rilanciato dal Foglio con la firma di Renzo Gattegna, presidente dellUnione comunit ebraiche italiane. Un centinaio di personalit politiche e culturali italiane ha lanciato un appello pro Hosni. Uniniziativa unica nel suo genere in Europa. Ci sono il regista Franco Zeffirelli, il presidente di Rai cinema Franco Scaglia, il critico darte dellOsservatore Romano Sandro Barbagallo, ma soprattutto lex ambasciatore in Egitto Antonio Baldini e lex ambasciatore americano in Marocco Frederick Vreeland. Assieme ad alcuni deputati del Pdl. Sul Corriere della Sera Pierluigi Battista chiede a Zeffirelli di tornare sui propri passi e in ambito parlamentare c un altro appello per il boicottaggio di Hosni lanciato da Fiamma Nirenstein e da altri deputati di destra e di sinistra. E in Italia che sembra giocarsi la partita per Hosni, forte di una cittadinanza onoraria italiana. I firmatari parlano di Hosni come di un uomo di pace che non pu essere accusato di politica culturale antisemita sulla base di asserzioni mal tradotte. Di mal tradotto sembra esserci molto poco nel curriculum di Hosni. Quel che non si sa ad esempio che stato lui a mettere al bando in Egitto pellicole sullOlocausto come Schindlers List (troppe uccisioni, la motivazione ufficiale). Oppure a bloccare la costruzione di un museo di storia ebraica egiziana al Cairo. Non si sa neppure che nel gennaio 2001 il ministero di Hosni ordin il rogo di seimila copie delle poesie (troppo sensuali) del grande cantore medievale Abu Nuwas, uno dei pilastri della letteratura araba. Non si sa neppure che sempre stato il ministero di Hosni ad aver approvato la traduzione in arabo dei Protocolli dei savi di Sion e del Mein Kampf di Hitler, che oggi inondano le bancarelle e le librerie egiziane mentre sono assenti gli scrittori israeliani. Si sa invece che il ministro noto per aver detto che Israele non ha mai contribuito alla civilizzazione, in nessunepoca, perch non ha mai fatto altro che appropriarsi dei beni altrui. Si sa pure che Hosni ha fatto bandire film israeliani premiati a Cannes come The bands visit e che fu lui a portare al Cairo Roger Garaudy dopo il processo in Francia per negazionismo della Shoah. Garaudy noto per aver sostenuto che non c stato alcun genocidio durante la Seconda Guerra mondiale e gli ebrei hanno inventato lOlocausto per il loro tornaconto politico ed economico. Foreign Policy lo accusa di antisemitismo e spiega come Hosni abbia creato in Egitto un clima di virulento odio dellebraismo e di Israele. Quel che signora, oltretutto, che stato proprio Hosni a promuovere il tentativo di espulsione del premio Nobel Naguib Mahfouz (peraltro pubblicato in Egitto dopo i tagli pesanti di Hosni) dallUnione degli scrittori egiziani, perch alcune sue opere erano tradotte in Israele. E stato Hosni, nonostante lEgitto avesse un accordo di pace con Gerusalemme, a imporre che gli accademici egiziani non entrassero in contatto con i colleghi israeliani. Pochi sanno che Hosni ha detto che gli intellettuali come lui non accetteranno mai Israele. Motivo: Traggono lodio per Israele dal latte materno, parte del loro sangue. (segue a pagina quattro)

l purtava i scarp de tennis. Anzi, aveva su proprio le ciabatte da spiaggia, per quanto non fossero allIdroscalo ma invece a San Siro. Cose da matti, e al gran milanista Jannacci gli sar venuto il magone, ma purtroppo andata cos. Ci sono cose che a essere nuovi di Milano, o almeno nuovi del derby vissuto dalla panchina, ci vuole tempo a capirle. Soprattutto se sei un brasiliano bianco, educato e versato nelle lingue. E per indole e formazione non ti aspetti che uno dei tuoi sia l con le ciabatte e la maglia sbagliata, come se non gliene fregasse. Proprio quando ne hai pi bisogno e in campo c un ferito che urla incazzato. E poi, se sei un vero uomo-azienda, uno che alla ditta ha dato tanto e crede nei valori e nella filosofia, non ti passa nemmeno per la mente che i tuoi collaboratori non abbiano controllato la situazione. Ma dove siamo finiti, alla Rai? Dopo, per tutto il resto della partita, sembrava un cerbiatto smarrito. Gli occhi scuri dolci e sbarrati, la camicia bianca come un fucilato di Goya. I capelli rabbuffati da eterno teenager che piaceva alle ragazze. Ha sbagliato il cambio. Gattuso, lunico guerriero, stava affondando. E Seedorf, il moro dOlanda, era l in ciabatte. Rigore, espulsione. Da allora non c stata pi storia, pi derby. Lanciava occhiate a Tassotti, il suo esperto vice, ma era come guardare il vuoto. Ora tutti pronti a massacrarlo, anche certi tifosi. Del resto, se alla seconda di campionato gi hai un senatore della squadra, luomo che ha vinto la Champions con tutte le maglie, che arriva in ciabatte, sar dura. Epper e qui lo si scrive da colonne mourinhiane non giusto fare a pezzi proprio lui. Oltre che gran calciatore, oltre che simpatico, oltre che luomo che ha scovato Kak e Pato (dunque meriterebbe il Nobel, e zero critiche a vita), Leonardo Nascimento de Arajo, in arte Leonardo, in fondo un leale manager che rischia di restare vittima dei vecchi capataz che gli stanno sopra. Ha accettato di prendere in mano, senza esperienza, una squadra bollita. (Laveva fatto anche Capello: gi, ma aveva in mano una fuoriserie). Ha chiesto un attaccante, gli hanno comprato Huntelaar. Un terzino, e gli hanno lasciato Zambrotta. Ronaldinho gli tocca farlo giocare fisso, senn chi lo sente, il Silvio. Intanto Silvio ha altri problemi: Fuori Kak, dentro Feltri come ha scritto con felice sintesi politico-calcistica Adriano Sofri. E, purtroppo per i milanisti, la squadra adesso la fanno davvero cos: pensando ad altro. Cosa ci pu fare, un bravo ragazzo come lui? Ha scelto di fare il soldato, ma rischia di bruciarsi per un incarico suicida. Un incarico che altri, pi sgamati e di battuta pronta, avrebbero rifiutato: Ehi, una squadra cos, perch non la fate allenare a Striscia la Notizia?.

Qui non ci si ficca in vicende pi grandi di noi. Non si spendono ipotesi su informative che sanno dincenso, non si azzardano giudizi, non ci si sbilancia alla cazzo di cane. Al massimo, qui, si registrano fatti. Il direttore dellOssevatore Romano, Giovanni Maria Vian, ha rivendicato al suo giornale il merito di non aver scritto una riga sulle vicende private del Cavaliere, e questo un fatto. Ha accusato certo giornalismo di fare prosecuzione di lotta politica con altri mezzi, e questo un altro fatto. Ha voluto sottolineare che i rapporti tra Santa sede e governo italiano sono eccellenti, e questo un terzo fatto. Ha specificato che taluni editoriali di Avvenire hanno creato sconcerto Oltretevere. Ha ulteriormente precisato che alcune opinioni pubblicate da Dino Boffo sul giornale dei vescovi italiani, a proposito di naufragi e immigrazione, suonavano esagerate e imprudenti. Questo un quinto fatto. E allora. Che Vian sia etero?

ANNO XIV NUMERO 208 - PAG 2

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 1 SETTEMBRE 2009

Dinastie borghesi
Se fossi il consigliere di un impero industriale per prima cosa farei leggere e rileggere i Buddenbrook
di Mengstrasse non No, la dimoradintorno verdeggiante del simile a una di quelle ville, collocate nellimmediato grande centro urbano, chiamate castelli, residenze estive (ma anche invernali) di dinastie industriali principesche. No, i Buddenbrook sono solo una famiglia altoborghese che determina insieme ad altre il clima politico e civile di Lubecca grande centro anseatico, dal glorioso passato e dal ruolo centrale nei commerci, ma non luogo cruciale del potere economico nazionale. No, lOttocento tedesco non il Novecento italiano. Eppure nonostante le differenze, la magia del ritratto di un ambiente d ancora oggi fenomenali chiavi di lettura per societ cos diverse, cos lontane da quelle descritte da Thomas Mann. Non tutte le grandi famiglie borghesi sono destinate a una decadenza come quella dei Buddenbrook, a passare da Il prestigio di Thomas Buddenbrook era daltra natura. Non era dovuto soltanto a lui stesso; in lui si veneravano ancora le personalit indimenticabili del padre, del nonno e del bisnonno, e, prescindendo dai suoi successi, negli affari e nella vita pubblica, egli era la personificazione di una secolare gloria cittadina per finire con: Ha detto a qualcuno che bisogna lasciarmi stare perch discendo da una famiglia degenerata (parole del piccolo Hanno B.). Comunque lo spirito borghese sembra soffiare immutato quando si legge la lettera che il figlio Gotthold Buddenbrook scrive al padre Johann senior: Ho taciuto e accettato, quando allatto del mio matrimonio, lei mi vers centomila marchi e me ne assegn per testamento solo altri centomila, come unica parte nelleredit. Allora io non ero abbastanza informato della sua posizione finanziaria. Adesso, per, non vedo pi chiaro. Il conflitto tra diritti dei singoli e ragioni della ditta e la questione ereditaria sono centrali nel romanzo di Mann costellato dalle morti degli esponenti della dinastia lubecchese. Il figlio grande che litiga quasi a fianco della bara perch la mamma ha dato al genero, un opportunista di pastore protestante, una fetta eccessiva delleredit della figlia appena morta. O ancora il figlio grande sempre accanto a un cadavere ancora caldo insulta il fratello minore perch con leredit della mamma appena scomparsa vuole sposare una donna da poco. Come dice Thomas B. a un certo punto: Purtroppo il frazionamento continuo Mio Dio nella natura delle cose, scusate se in questo momento parlo pi dal punto di vista della ditta che di quello della famiglia. Thomas B. detto Tom e Antonie B., detta Tony e poi signora Gruenlich e poi signora Permaneder, sono i due protagonisti principali di una storia che tocca tre generazioni. E su Tony che mi sembra interessante soffermarsi, riportandone alcune frasi rivolte al babbo, alla mamma, ai fratelli, ai vari mariti di una vita tormentata, alla figlia, a parenti, domestici e interlocutori di differente tipo. Io naturalmente sposer un commerciante, Dovr avere molto denaro, per poter mettere su una casa signorile; lo devo alla mia famiglia e alla ditta // Avrebbe dovuto vederlo comera e come si comportava. Fra laltro aveva certi favoriti giallo-oro impossibile che fossero naturali! Scommetto che ci mette la polverina per indorare le noci per lalbero di Natale E poi era ipocrita. Scodinzolava intorno ai miei e senza pudore diceva tutto quel che piaceva loro // Moire antique, mamma! Non mi sposo senza moire antique // Siamo forse mendicanti? Siamo costretti a privarci del necessario? Se non mi sbaglio ti ho portato in dote ottantamila marchi // Della carrozza che ci necessaria come il pane, non s pi sentito parlare // Oh! Adesso mi rinfacci la mia buona educazione. A casa dei miei genitori non avevo bisogno di muovere un dito // Ti confesso che non ne so niente. Che vuoi, sono unochetta e non ho giudizio // La vita mi ha tolto ogni fiducia negli uomini. La maggior parte sono mascalzoni // Ormai la vita lho gi vissuta // Sono una donna schietta e dico quel che ho nel cuore, non mi va far delle frasi // Non sono pi unochetta e ho occhi nel capo. Sono una donna divorziata // La vita ci insegna a essere sempre pi modesti // Questo il mio dovere verso il nome che porto // Pu darsi che la mamma non insista, perch lei sulle questioni delicate sorvola e dice assez // Un uomo che invece di sangue ha nelle vene una spessa poltiglia di malto e di luppolo // Dovrei imparare a rinnegare me stessa, la mia origine, la mia educazione? // Abituarsi allambiente? No fra gente senza dignit, senza morale, senza ambizione, senza signorilit e senza rigore // Tua sorella non ha molta fortuna nella vita. Tutte le sventure le piombano addosso. E in questo momento forse non ha nessuno che stia dalla sua parte // Ci si accorge sovente che non di buona famiglia, che purtroppo non ha avuto uneducazione signorile // Quando hai detto del capitale morto mi hai convinta, lo capisco anchio // Dottore, mi parli schiettamente, io sono una donna temprata dalla vita // Una volta alla settimana verrete a mangiare da me E poi rileggeremo le carte di famiglia. Se fossi tra i grandi consiglieri di un impero industriale leggerei e rileggerei le parole di Tony per comprendere quel che passa nella testa di una signorina diventata signora di una grande grande dinastia borghese. Come il legame con famiglia e ditta sia la chiave di comportamenti vissuti attraverso il filtro di una concezione di s e della propria dignit particolarmente sensibile. E questo nellOttocento, figurarsi nel Novecento e nel 2000, secoli delle donne. Lodovico Festa

UN PRESIDENTE COOL, RINNEGATO, INVISIBILE

Tre libri imperdibili per sapere (e capire) qualcosa di nuovo su Obama


IL RACCONTO POP DI PISTOLINI. I MINUZIOSI MINIRACCONTI DI WOLFFE. IL CAPOLAVORO DI CINQUANTANNI FA DI ELLISON

Stato della musica


Il bello di esodo e controesodo che si possono ascoltare cd fino a trovare la canzone pop perfetta
h, lestate! inossidaAsinfittisce Unaladelle abitudiniprospettabili allorch stagione diventa rovente e luso dellauto e si no lunghe percorrenze che andranno sonorizzate decentemente quella di metter gi delle compilation dignitose, capaci di dare ai viaggi quel surplus di emotivit che non guasta e che in alcune occasioni pu provocare agnizioni inattese. Non pi tempo di cassette che, con tutta la loro imperfezione meccanica, la loro natura analogica, la delicatezza dei meccanismi e il rischio del nastro intrugliato perennemente in agguato, erano insuperabili per dar vita a compilation personalizzate per ogni occasione e finalit lecita e illecita. Adesso ci si deve adattare al formato cd, agli insopportabili salti di volume tra una canzone e laltra e alloggettiva bruttezza del dischetto. Ma cos va il mondo e, acceso il motore, si fa correre il cd. In relazione a ci, il consiglio che do quello di osare senza timori, partendo dal database di migliaia di canzoni su cui contate, assortendo in modo spericolato, sperimentando compilazioni alla ricerca della scaletta ideale, ma anche della sorpresa piacevole, accoppiando roba nuova, ancora da esplorare e conoscere, con pezzi consolidati nella memoria, dotati di un peso specifico nella vostra biografia. Uno dei giochi pi audaci pu essere quello delledificazione del cd assoluto, lalbum autoallestito in cui il piacere dascolto un crescendo progressivo, senza cadute ed evitando le buche pi dure. Bisogner vigilare, perch non tutte le canzoni si prestano allascolto ripetuto, tanto pi collocate in una successione di brani che si ripeter, ribadendo confronti e scarti di atmosfere (a me capitato daver provocato unattacco di ilarit nei miei due giovani fanciulli, sottoponendoli allascolto inaspettato di Bohemian Rapsody dei Queen, coi suoi cangianti 5 minuti e 40 secondi. Allattacco del pezzo li avevo allertati: Sentite questa! E un pezzo di storia, salvo poi, cinque minuti dopo, uscirne paonazzo, mentre il moccioso dal sedile posteriore svergognava il talento delirante di Mercury e soci, definendo il capolavoro in questione come canzone psicopatica). Altre composizioni usciranno esaltate dal loro inserimento in una di queste antologie. E voglio citarvi almeno due brani, allascolto dei quali luniverso attorno alla macchina s dipinto di colori psichedelici, e guidare quellauto stato come essere al volante del Magic Bus. E successo quando dagli altoparlanti, fievole ma tenace, s diffusa la voce di Eddie Vedder cantante dei Pearl Jam che intona Garanteed, scritta per quel film bello chiamato Into The Wild. Non venire pi vicino / dovr allontanarmi canta in questa struggente ballata sulla ricerca della conoscenza interiore. Il pezzo semplice, circolare, commovente, inappuntabile, ma alla fine lo straordinario potere emotivo contenuto nella cifra vocale di Vedder a provocare leffetto speciale, lemozione pura, la sensazione di sollevarsi da terra. Stessa condizione nella quale la famigliola si ritrovata allorch il compilatore ha avuto lidea di rispolverare una delle canzoni che in passato ha amato di pi, quella (Just Like) Starting Over con cui John Lennon annunci il suo ritorno alla musica, allindomani del celebre quinquennio perduto. Questa la canzone pop perfetta, mirabile per allestimento, composizione, semplicit, essenzialit e risonanze, oltre che per la qualit vocale sfoderata da John, nel corso delle session per lalbum che sar il suo canto del cigno, Double Fantasy. Il disco usc il 24 ottobre 1980 e arriv in testa alle classifiche a Natale, quando Lennon era gi stato ammazzato. John present Starting Over come il suo omaggio a Elvis e a Roy Orbison, numi tutelari del suo genio, che sera permesso di scimmiottare nello stile interpretativo. A sentirla adesso, la canzone un monumento pop, una metaopera che ricama dentro lelaborazione di un linguaggio universale e potentissimo, florilegio duna carriera artistica divina e duna vita magnifica. Tutta roba che, come una pila di scatole vuote, ti piomba addosso non appena la canzone si mette a velocit di crociera e Johnny intona E un pezzo che non ci dedichiamo un po di tempo / non bisogna dare la colpa a nessuno, si sa che il tempo vola. Parole sante. Ammonizione dolcissima. Messaggio ricevuto. Questa estate, finch ci sar il tempo per farlo, ascoltiamo qualche meravigliosa canzone tutti insieme. Sognando, ciascuno a modo suo. Stefano Pistolini

proporre un libro su Barack Obama e dintorni a un grande editore italiano (e non solo) si ottiene sempre la stessa risposta: No, grazie. Il motivo che la storia e lepopea del quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti gi raccontata esaustivamente ogni giorno dai quotidiani, dalle riviste e dalle televisioni, al punto da non sentire alcuna necessit di confezionare unulteriore biografia o di impegnarsi in un ennesimo approfondimento sulla sua America. Tanto pi che, a pochi mesi dallinsediamento alla Casa Bianca, ancora impossibile trarre un bilancio serio sulla sua presidenza, a meno che non si sia fanatici di un tipo o dellaltro. Fedeli a questa strategia editoriale si sono notati gli sforzi di due bravi corrispondenti dagli Stati Uniti come Mario Calabresi di Repubblica (ora direttore della Stampa) e Gerardo Greco del Tg2 per trovare una chiave narrativa originale ai loro recenti libri sugli Stati Uniti: La fortuna non esiste. Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi (Mondadori) e Good Morning America Un viaggio sulle tracce del nuovo sogno americano (Sperling & Kupfer). Nei titoli dei due libri il nome Obama non c, ma entrambi i giornalisti raccontano ci che hanno visto sul campo negli ultimi due anni proprio al seguito di Obama, ovvero la nascita della nuova America officiata dal super presidente nero. Tra settembre e ottobre, infine, uscir per Laterza un saggio sullAmerica di Obama (il titolo ancora non c, ma probabile che il nome del presidente non ci sar) scritto da Maurizio Molinari, il corrispondente da New York della Stampa. In realt qualcosa di davvero importante e di specifico sul nuovo presidente gi uscito, a conferma che al contrario di quanto pensino gli editori e i loro focus group su Obama c ancora molto da scrivere, da conoscere e da imparare. Nelle librerie, infatti, ci sono tre libri imperdibili che parlano del nuovo presidente, due nuovi e uno di oltre cinquantanni fa, ciascuno dei quali direttamente o no racconta e spiega il fenomeno politico, sociale e culturale alla base della formidabile traiettoria umana di Barack Obama. Due libri sono americani e uno italiano. Quello italiano si intitola Mr. Cool Come funziona il metodo Obama (Marsilio) e lo ha scritto Stefano Pistolini, uno che Obama andato a conoscerlo da vicino a Chicago nel lontano 2004 e che poi lo ha raccontato in tv, alla radio e su queste colonne un bel paio danni prima che scoppiasse lirresistibile, ma a volte anche stucchevole e spesso mal riposta, obamamania. Pisto-

lini ne ha scritto con tale entusiasmo che gli spericolati, ma mica tanto, redattori della sezione Esteri del Foglio ebbero il coraggio di titolare una sua paginata del dicembre 2004, cio di tre anni prima che lallora neoeletto senatore dellIllinois si candidasse alla Casa Bianca, in questo modo: Obama, il prossimo presidente degli Stati Uniti. Gli altri due libri sono Renegade: The Making of a President di Richard Wolffe, firma politica del settimanale Newsweek, e Uomo Invisibile, il capolavoro datato 1952 dello scrittore afroamericano Ralph Ellison che Einaudi ha avuto laccortezza di ripubblicare in una bella edizione e con la traduzione originale di Carlo Fruttero e Luciano Gallino. Il libro di Wolffe uscito soltanto in America ed il resoconto pi dettagliato finora pubblicato della campagna elettorale di Obama. In quei lunghi mesi il cronista di Newsweek stato il pi vicino a Obama, forse anche troppo, e per questo progetto ha potuto contare su un accesso diretto al candidato e al suo staff che i colleghi delle altre testate non hanno avuto. Il risultato una specie di lettera damore a Obama, una cronaca cos rosea da far storcere il naso perfino a un adulatore di Obama come il giornalista Evan Thomas, uno che in passato non ha avuto problemi a paragonare il presidente a Dio. Eppure il libro di Wolffe condito di eccezionali e minuziosi mini racconti sulla battaglia politica ed elettorale del secolo con cui si potrebbero riempire almeno un paio di sceneggiature cinematografiche e unintera nuova stagione di The West Wing. Uomo invisibile, dicono i critici delle pi sofisticate pagine letterarie americane, il libro che spiega Obama meglio di qualsiasi altra cosa, anche se resto convinto che il saggio da leggere per capire Obama (e cos sono quattro) sia A Bound Man di Shelby Steele, malgrado il sottotitolo fosse Perch siamo entusiasti di Obama e perch non pu vincere. Steele uno studioso conservatore

di madre bianca e di padre nero, come il presidente, convinto che Obama come tutti i neri consapevoli della propria identit abbia dovuto indossare una maschera per affrontare la societ mainstream americana. Le maschere sono tradizionalmente due, entrambe efficaci nello sfruttare la white guilty, quellatavico senso di colpa della segregazione razziale che pesa sullAmerica bianca, in particolare su quella liberal. La prima e pi diffusa maschera quella sfrontata e aggressiva di chi sfrutta il senso di colpa dei bianchi rinfacciando allAmerica di essere ancora oggi razzista. Prima di Obama quasi tutti i leader politici neri avevano indossato questa maschera, a cominciare dal pigmalione del neo presidente: il reverendo Jeremiah Wright di Chicago. La seconda maschera, secondo Steele, quella di chi scala la societ scegliendo di non sfruttare le colpe razziste del passato, a patto di non essere pi discriminato. LAmerica moderna rispetta la prima maschera. Non la ama, anzi la teme, mentre adora nel modo pi profondo la seconda perch le garantisce linnocenza e lautorit morale di cui ha bisogno per mostrarsi generosa e dotata di buona volont per mettere una pietra sopra il passato. Barack e luomo invisibile Obama non accusa i bianchi di essere razzisti, non quello il suo approccio. Obama per il dialogo e il confronto, non per lo scontro. Talvolta qualcosa gli scappa, come successo quando s lasciato trascinare dal pregiudizio nel caso del poliziotto bianco che aveva arrestato il professore nero di Harvard Henry Louis Gates. Ma ci che conta che Obama si sia subito scusato e non abbia perso tempo a organizzare un meeting della birra alla Casa Bianca tra il poliziotto bianco e lintellettuale nero. Come lui, in passato, ci sono stati il musicista Duke Ellington, lattore comico Bill Cosby, il protagonista di Indovina chi viene a cena Sidney Poitier e, oggi, ne che il cenno di Benedetto XVI al nichilismo contemporaneo significasse il nichilismo contemporaneo al nazismo. Io lho interpretato come il nichilismo contemporaneo a noi, il Papa, Matzneff e me. Prego Gabriel M. di rileggere il breve testo che mi sembra inequivocabile. Quanto alla filiazione bolscevica dal nichilismo ottocentesco, essa, oltre che ai pesci, nota anche a me. E anzi un tema che mi sta a cuore, e ne discuterei volentieri con Matzneff, che ne sa senzaltro di pi e potrebbe insegnarmi un mucchio di cose nuove. Le ascolterei a bocca aperta.

PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri

Sabato scorso Gabriel Matzneff, qui in una lettera al direttore, si dichiarava stupito per la mia reazione al discorso del Papa su nichilismo e nazismo. Matzneff dava per ovvio che lallusione del Papa riguardasse due celeberrimi libri vecchi pi di mezzo secolo, il Rauschning della Rivoluzione del nichilismo, che ho letto, e Max Picard, LUomo del Nulla, che non ho letto (e non ho nemmeno trovato ora fra i titoli dellautore). Se ben capisco, Matzneff ritie-

Oprah Winfrey, Tiger Woods, Michael Jordan, Will Smith. Non si sono venduti, non sono nuovi zii Tom, quella spiega Steele soltanto la loro maschera. Ma trasportando tutto quanto in letteratura Uomo invisibile il libro che racconta lo stesso fenomeno esistenziale e sociale, cinquantanni prima di Obama, e del resto stato Obama stesso a svelare che il libro di Ellison e la biografia di Malcolm X sono stati i suoi romanzi di formazione, ben riscontrabili nel modo in cui ha steso la sua biografia Sogni di mio padre. A leggere oggi Uomo invisibile, cinquantanni dopo la sua pubblicazione e quasi un anno dopo lelezione di Obama, si intuisce il percorso interiore di un uomo politico, come il nuovo presidente, con limmagine di uno capace di superare la questione razziale, ma anche con quella di essere un uomo che la vive al suo interno in modo profondo e doloroso. Molti sono convinti che le radici miste e ladolescenza del presidente abbiano fatto crescere o addirittura costruito un uomo nuovo, qualcuno che sia indifferente alla razza e allidentit, esattamente come tentava illusoriamente di essere il protagonista di Uomo invisibile nella fase iniziale del suo incontro/scontro con il mondo. In realt, nel momento di passaggio dalladolescenza allet adulta, sia Obama sia il personaggio del romanzo di Ellison capiscono che non sono e non potranno mai essere questo tipo di persona e, probabilmente, che questo genere di uomo post razziale non possa esistere. Entrambi, sia Obama sia luomo invisibile, a un certo punto della loro vita hanno scelto di essere neri, si sono impegnati ad agguantare quellidentit afroamericana che in un primo momento pensavano non gli appartenesse o si potesse rifiutare. Obama spesso in contraddizione con se stesso, anche adesso che presidente degli Stati Uniti. Le sue posizioni politiche sfuggono agli schemi rigidi posti dai suoi sostenitori e dai suoi critici. E cos visibile da essere spesso invisibile. Anche il protagonista di Ellison invisibile, ma non perch nero in un mondo di bianchi, ma perch il peso reale e simbolico della razza gli rende praticamente impossibile realizzare la sua piena umanit agli occhi di chiunque, anche di se stesso. Per farsi vedere, ed esserci, ci vuole metodo, disciplina e dedizione. Il Mister cool di Pistolini spiega in modo appassionato e razionale come Obama sia riuscito a ribaltare le sue numerose debolezze e la sua visibilissima invisibilit, come abbia fatto a intercettare e a generare tutte queste emozioni, come abbia costruito intorno alla sua identit e alla sua maschera la pi formidabile macchina da guerra politica mai vista nella storia delle democrazie. Christian Rocca

PIU CHE AL TAGLIONE SIAMO ALLA RAPPRESAGLIA / 1

Il lato oscuro del Cav. faccia riflettere i cattolici sul rapporto con il potere
he a cominciare sia le sue dieci domande una considerazioCpertinente ma anchestata Repubblica con ne irrilevante. Soprattutto se viene usata a scusante per Vittorio Feltri vedi Carlo Giovanardi, che invece della privacy stavolta invoca la legge del taglione. E poi qui, pi che al taglione, siamo alla rappresaglia. Che informazione e politica navighino ormai a vista nella feccia unaltra considerazione pertinente. Ma anche non sufficiente, se si vuole provare a capire che cosa stia accadendo ai rapporti tra la chiesa e la politica (e la societ, e virtualmente lo stato, come ha scritto sul Corriere Galli della Loggia). Laffaire Boffo-Feltrusconi, pessimo comunque lo si guardi, ha forse qualcosa da insegnare prima di tutto ai cattolici. Ex malo bonum, pu aiutarli a rinfrescare un paio di nozioni base di realismo cristiano e politico trascurate negli ultimi tempi. Quello del Giornale che sia attendibile, o no, la dissociazione di Silvio Berlusconi stato un avvertimento. E non vi chi non labbia colto, nei Sacri Palazzi. Diciannovismo, nel senso delle squadracce, per citare limmagine usata da Rocco Buttiglione. Unintimidazione diretta, pi che alla persona di Dino Boffo, agli ambienti ecclesiali che si sono permessi di criticare tanto il Berlusconi privato quanto alcune scelte del governo, immigrazione e altro. Se poi quegli ambienti siano tutta la Cei o solo una parte, unaltra faccenda. Come pure capire se come si evince da alcuni segnali, non ultima lintervista di Gian Maria Vian, direttore dellOsservatore Romano, al Corriere di ieri in Vaticano hanno di meglio da fare che non occuparsi di Papi. Quello che apparso con violenza il lato oscuro della forza del Cavaliere, un suo inaspettato carattere vendicativo. O forse, come ha scritto ieri il Foglio, siamo alla scoperta di un suo difetto di autostima. Ma in fondo indifferente. Il punto vero che cosa dovrebbe trarre da questa rivelazione il mondo cattolico. La chiesa non ha come vocazione di fare la guerra al potere, n lha mai avuta san Paolo ammoniva i cristiani a rispettare lautorit costituita, non a misurarne la moralit. Ugualmente, non nemmeno scritto che i cattolici, e persino i loro vescovi, non possano avere ed esprimere posizioni anche divergenti sulloperato del governo. Tanto pi in Italia, dove lunit politica finita da decenni. I cristiani non hanno patria, non si sentono pi forti di quelli che sono. Tantomeno nelloccidente di oggi. Ilvo Diamanti su Repubblica ha scritto: E singolare vedere la chiesa allopposizione. In realt, ancor pi singolare pensare che sia al governo. E non solo perch questo un governo senza cattolici, ma perch non cosa. E non pi tempo. Servirebbe dunque un rapporto un po meno schematico col potere. La fede, con un pizzico di ragione, aiuta a riconoscere situazione per situazione le buone leggi e i buoni compromessi. E a distinguerli dalla svendita allammasso della propria identit e anche dalle logiche di puro (e magari legittimo) do ut des. Soprattutto, bisogna imparare a non idealizzare il potere o chi lo incarna. Si pu continuare a votare Berlusconi oppure no (in Vaticano probabilmente pensano che vada bene cos). Ma forse il lato oscuro di Berlusconi, o almeno lo squadrismo di Feltri, dovrebbero far riflettere su qualche eccesso di sacralizzazione e di (ingenua) proiezione mitologica messe in scena con troppa enfasi, quando nacque il Pdl. Laltra questione che si rischia di restare impiccati alla corda del moralismo (luso strumentale della morale), laddove la coerenza con le proprie visioni sia lunico metro di giudizio. E lunico punto di forza per le proprie battaglie etiche contro tutto il mondo. Uno scrittore cattolico, Alver Metalli, ha scritto: Dove lirreprensibilit morale il solo ideale, l prospera il ricatto. Maurizio Crippa

CARI MAURO E FELTRI, PERCHE NON VI DATE UNA REGOLATA? / 2

Amicone fa qualche domanda ai colleghi che sbirciano le mutande altrui


Pubblichiamo stralci del prossimo editoriale del settimanale Tempi.

ltro che carezza del Nazareno. Siamo al sumo nel fango, alle telecamere piazzate nelle mutande, alla colonia penale intesa come parfum de toilette. Non c riflettore che non sia acceso per illuminare un avversario travestito da scarafaggio. [] Caro Ezio Mauro, ecco cosa ne venuto da quelle famose dieci domande dalle quali ti aspettavi labbattimento di quel Principe che nelle vostre teste integraliste non avete mai smesso di considerare un usurpatore. Caro Vittorio Feltri, ecco a cosa hai contribuito con la nonchalance di una notizia da mattinale di polizia. [] Non abbiamo lezioni da darvi, cari illustri colleghi. Siamo piccoli giornalisti, siamo un affare minore. Per il sole illumina le cose. Anche le cose che leggiamo in questi giorni e che ci fanno semplicemente dire, perdonate loro che

non sanno quello che fanno. Che fanno, infatti, Ezio e Vittorio? Fanno della vita un pantano su cui far scorrere cingoli dorati. Fanno delle loro libert, di uomini, prima che di lavoratori della carta stampata che domani servir da carta igienica, unobbligazione vincolata ai poteri rispettivi. [] Cosa vi manca per star contenti? Vi siete dati cos toto corde alla causa da ritrovarvi incapaci di darvi un limite, un divieto, un tab? Siete bravi, non c dubbio. Avete imposto un velo a tutto ci che capita sotto il bel cielo italiano. [] Dove credete di andare? Domanda retorica. Non lo sapete neanche voi? Domanda stupida. Lo sapete. Credete che dal vostro ponte di comando riuscirete a far cambiare piega a una storia che, peggio di cos, neanche si muore. Ci si ubriaca. E la mattina dopo gi a ricalarsi pastiglie e alcol forte per sostenere unaltra giornata di melma. [] Quando a chi dirige e scrive giornali non passa pi neanche per la lontana

mente che davvero ci potrebbero essere pi cose in cielo e sulla terra italiana di quante ne passano nelle mutande di un presidente del Consiglio o di un giornalista del quotidiano della Cei, prima o poi deve succedere qualcosa. E cosaltro pu succedere dopo che s visto di tutto in questi quasi ventanni di schiavit al demone della pulizia tribunalizia? [] Da quasi ventanni, a cominciare da quella rivoluzione da operetta centrata sullimmagine ruspante dellex magistrato che adesso guida una tabaccheria di valori, tutto sembra svolgersi secondo toni e registri da bassa commedia, scherzi a parte, striscia la notizia, italietta. [] Conviene continuare a tirare la corda? [] O non conviene piuttosto darsi una bella regolata, cari fratelli direttori che siete illustri e siete davvero superiori in un certo mestiere che dovrebbe significare anche ironia, sprezzatura, responsabilit per la comunit, e mettersi tutti sulla strada dellinterruzione del-

la catena dei ricatti giustizialisti per abbracciare la via di quella perdonanza responsabile indicata da un perfetto editoriale del Foglio? [] Che fare di questo nostro mestiere quando le parole sono solo la metafora delle pallottole e lagor solo lanticamera di processi giudiziari allinfinito? Che farsene pi della curiosit, del gusto delle idee e perfino della routine del desk, quando lunica curiosit, lunica idea, lunico desk diventa la discesa in trincea nella questione morale e, poich niente pi indispensabile per stare tranquilli che servire il padrone, sia egli letica del portafoglio o la buona fede nelletica, vendere lanima alla menzogna? La menzogna che dalla carneficina manipulitista ne uscir comunque un bene, qualcosa che non sar comunque un male e una corruzione pi grande del male e della corruzione che si volevano combattere. Luigi Amicone

PREGHIERA
di Camillo Langone

Perch la riconferma di Bernanke alla Fed vuol dire che il mondo non finir (ancora)
non lo potrebbero pi, lAmerica e il reAnche se per scala e solidit dollaroglostano centro e riferimento del mercato bale perch non ci sono sostituti. La Cina
SCENARI

non riesce a cambiare il proprio modello economico basato sullexport per fare pi crescita autopropulsa. Leurozona lo stesso. Pertanto si apre un periodo dove il mercato globale avr un centro debole, precursore di destabilizzazione del sistema complessivo. Per ristabilizzarlo bisogner ricostruire un centro oppure accettare il caos distruttivo per rigenerare un nuovo ordine successivamente. La missione della scenaristica

strategica quella di rendere realizzabile la prima opzione per evitare lennesimo ripetersi del ciclo di nascita e morte violenta dei sistemi sociali. Ma sar possibile invertire lentropia storica? Lo sar se si riuscir a rafforzare il pilastro cedente con nuove integrazioni rigenerative. La pi importante sar la creazione di un accordo monetario tra dollaro, euro, yen e yuan, e gli altri minori, con limiti alloscillazione dei cambi per formare una moneta globale autocompensata, tipo lEcu pre-euro. I prezzi delle materie prime dovranno essere denominati in questa moneta e ci ne manterr pi stabili i prezzi evitando eccessi di inflazione da questo settore i meno governabili rafforzan-

do cos la stabilit finanziaria internazionale. In particolare, tale accordo eviter la necessit per i paesi del G7 a economia e demografia cedenti e alto debito di svalutare violentemente la loro moneta contro quella dei paesi emergenti. Da un lato tale azione inevitabile per il riequilibrio globale, dallaltro se avviene senza controllo porterebbe al caos. Entro la nuova moneta bilanciata potr avvenire in modo governabile. Ed un punto. Laltro riguarda la creazione della nuova locomotiva mondiale via integrazioni convergenti. Il sistema binario sino americano G2, formatosi negli anni Novanta, non pu reggere per scala insufficiente dellAmerica. Ma se lEurozona converge sul pia-

no monetario e aumenta solo di un po la crescita interna avremo un pilastro/locomotiva G3 in grado di stabilizzare e trainare il resto del mondo oltre che se stesso. Tale soluzione sar possibile se il dollaro non croller nei prossimi tre anni. Se svaluta unilateralmente, tentazione dellindeciso Obama e opzione non temuta dalla maggioranza socialista nel Congresso, finita per il mondo intero. Per questo la riconferma di Ben Bernanke, ostile a svalutazione e inflazione, alla guida della Fed indica che Obama manovrato dalle lite giuste e non dal populismo protezionista del suo partito. Buon segno per lo scenario qui delineato. Carlo Pelanda

Sapessi com strano innamorarsi a Bari (molto pi che a Milano). Percepivo Bari come la citt meno romantica dItalia senza riuscire a capirne la ragione fino a quando non mi capitato in mano un piccolo libro di Alessio Viola, Closin Time. Notti al Maltese (Edizioni della Libreria Laterza). Con la scusa di raccontare la storia del suo locale, la Taverna del Maltese, Viola descrive il capoluogo pugliese come Gianrico Carofiglio, troppo impegnato a piacersi, non mai riuscito a fare. Che fosse la citt levantina dei commercialisti esperti di fallimenti e bancarotte, degli avvocati che aiutano i clienti a truffare le assicurazioni, dei professori universitari che vendono gli esami, lo sapevo gi. Non sapevo che avesse una speciale tradizione di prostituzione di alto e medio bordo (quindi Patrizia DAddario non ha inventato nulla). Credo di conoscere il motivo di questo straordinario pullulare: Bari la citt italiana con la pi alta percentuale di devote della Griffe, i negozi di via Sparano sono templi sempre affollati. Ovvio che il culto delle merci produca mercenarie: altrimenti come li pagherebbero i vestiti, le scarpe, gli occhiali? E lamore? Lamore piange sul lungomare.

ANNO XIV NUMERO 208 - PAG 3

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 1 SETTEMBRE 2009

EDITORIALI
Petrolio non olet
Perch la politica del Cav. in Libia diversa dai cedimenti di Londra

Ormai la rivoluzione liberale del fisco esiste solo nei libri


fatto Francesco in un editoriale sul della Sera e con Ben haampiezzaCorriere GiavazziFoglio maggiore nellintervista al a riproporre il tema delleccessiva pressione
DI

PAOLO SAVONA

elle coincidenze di questi giorni a proposito del colonnello Gheddafi, e dei relativi strascichi diplomatici, alcune sono casuali e altre no. Casuale la coincidenza di date fra laccordo di risarcimento dellItalia per la violenza coloniale consumata e poi rimossa, e i festeggiamenti per i quarantanni di dominio del colonnello e del suo pittoresco caravanserraglio. Oltre a essere fuori fuoco nel contenuto politico, laccusa antiberlusconiana di festeggiare un vecchio dittatore smentita dai fatti: e pazienza per il passaggio delle Frecce Tricolori. Non casuale il realismo aziendalista con cui il Cav. ha adornato un dovere storico sacrosanto. Lo ha fatto inaugurando strade, ferrovie e battezzando vantaggiose partnership commerciali nel nome di una realpolitik che va rubricata nellordine delle cose buone e giuste. Nel compiere un atto coraggioso e i critici dovrebbero ricordare la reticenza dei governi passati Berlusconi crea un vantaggio per le nostre aziende e ottiene un impegno sullimmigrazione che sta dando frutto. Non equivale a sdoganare le paranoie del leader che ieri, per esempio, ha accusato Israele di essere dietro a tutti i conflitti in Africa e in cambio si beccato da Gerusalemme letichetta di bulletto da circo.

Il groviglio di coincidenze libico-anglo-scozzese d invece qualche problema. Non casuale la liberazione di al Meghrai, il terrorista di Lockerbie, ufficialmente rilasciato perch in fin di vita. I fatti raccontano di un programma diplomatico architettato per sbloccare un contratto arenato di British Petroleum. Uno scambio nascosto dietro unimpalcatura di sofismi che vorrebbero il tornaconto petrolifero completamente sconnesso dalle ragioni umanitarie per cui il terrorista stato rilasciato. Meghrai ha scontato undici giorni di carcere per ognuna delle 270 vittime della strage. Nonostante lassenza delle autorit, la festa per il suo ritorno ribadisce il quarantennale giudizio dinaffidabilit su Gheddafi. Di fronte alle sue tende e alle sue amazzoni, alle violazioni strategiche della diplomazia, la realpolitik del Cav. unarma ragionevole per riportare il colonnello sul terreno dello scambio fra stati civili. Lo scambio di prigionieri invece laffermazione di un rapporto asimmetrico in cui un paese occidentale accetta di pagare un prezzo che al di l di ogni ragionevole quotazione. La cosa spiega la rabbia di Washington, innescata dalla memoria delle vittime e potenziata dallipertrofico potere contrattuale del colonnello.

fiscale in Italia, che aveva gi avuto in Oscar Giannino un ultimo documentato, ma inascoltato analista. Giavazzi ha ricordato che la materia era parte importante e cifrata del programma di Silvio Berlusconi, ma si persa per strada. Lattuale premier obietter che non ha potuto farlo perch subentrata la crisi, altri sostengono che ha preferito porsi sulla scia del consenso spendendo di pi. La realt comunque quella che ha descritto Giavazzi: la pressione fiscale aumentata da noi pi che in altri paesi e, se si depura il pil dalle stime del sommerso, abbiamo il fisco pi esoso del pianeta. Almeno in questo lItalia pu registrare un primato. I sardi che sono i sudditi pi antichi del fisco italico non ricordano il Giulio Tremonti dellepoca, il ministro della Real Casa Bogino, ma hanno incorporato il suo ricordo nellinsulto pi pesante tra i tanti del

loro dialetto: Che ti becchi il Bogino. Ma con questo nome essi non intendono il ministro, di cui ignorano lesistenza, ma il diavolo (su Bugginu). La famosa grappa sarda, il filu e ferru, ricorda i modi in cui venivano occultati i distillati prodotti in evasione fiscale: essi sotterravano i recipienti che li contenevano e mettevano un filo di ferro per identificare il luogo. La lotta tra il fisco italiano e i suoi clienti tra i criteri fondanti dellItalia unita e ha avuto una sua naturale evoluzione: da un sopruso diventato un fatto etico perch laumento delle tasse risponde a istanze sociali. Esiste sempre un motivo serio per aumentare la pressione fiscale, a prescindere dal servizio reso. Comunque mantiene sempre le forme di un diritto esercitato dal sovrano. Nelle zone balneari o montane i comuni incassano lIci non per prestare un servizio adeguato ai villeggianti, ma per assumere vigili urbani per mettere multe e organizzare sagre di paese a ritmo incessante. Affinch il problema delleccessiva pressione fiscale possa essere affrontato e noi ce lo auguriamo, essendo la pressione fisca-

le un fattore ostativo dello sviluppo italiano occorrono alcune messe a punto. Le tasse non sono un diritto del sovrano, ma il riflesso del dovere di dare in contropartita un servizio; altrimenti diventano gabelle simili a quelle che imponevano i signorotti feudali, come Ghino di Tacco. In Italia di gabelle ce ne sono tante. Si deve partire dal definire i servizi che lo stato deve rendere perch i singoli e le imprese non possono procurarseli da s. E ci che si definisce principio di sussidiariet, che sta a fondamento delle democrazie liberali. Le tasse servono per rimborsare il debito pubblico, poich questa forma di finanziamento delle spese equivale a una tassa la cui riscossione differita. Su questo punto Giavazzi impreciso quando afferma che non il livello del debito pubblico a determinare il livello della pressione fiscale, perch cos dovrebbe essere. Il problema che le nostre tasse sono elevate a prescindere dal debito pubblico, che resta la vera corda al collo delleconomia italiana. La pressione fiscale pu essere oggi ridotta solo se il potere dacquisto che si libera

in condizione di generare una spesa privata dalla quale proviene un gettito tributario almeno uguale. Poich non sembra che cos sia, il problema non si pu confinare a una riduzione delle tasse, ma deve prevedere la ricomposizione del gettito e la lotta allevasione, ossia realizzare una migliore giustizia redistributiva. Quando decideremo di farlo? La pressione fiscale e la sua distribuzione tra le diverse categorie di reddito lo specchio degli equilibri politici che si vengono a determinare in un paese. Per ridurla o solo modificarla occorre che questi equilibri mutino. Ma perch ci avvenga occorre che il problema della tassazione assuma un peso tale nelle scelte politiche da generare un ribaltone di governo, come avvenuto negli Stati Uniti con Ronald Reagan e, in parte, nel Regno Unito con Margaret Thatcher. E bassa la probabilit che ci avvenga in Italia, se i gruppi dirigenti, anche sindacali, continuano a vedere nello stato il loro Grande Leviatano e nella concorrenza un nemico. La rivoluzione liberale da noi un tema da libro di testo, ma ho il sospetto che prima o dopo verr cancellata anche da questi.

Gm e Chrysler investono i dollari di Obama lontano da casa


Roma. Da tempo si parla del modo in cui le banche che ricevono fondi per assicurare il credito alle imprese, prendono i soldi e poi se li tengono. Ma sembra che non siano solo le banche. General Motors e Chrysler hanno ottenuto diciassette miliardi di dollari dallAmministrazione Bush, e altri ventuno sono stati promessi da Obama perch si ristrutturassero, la Chrysler si mettesse con la Fiat, e tra tutte salvassero i posti di lavoro degli operai di Detroit. Fatta la ristrutturazione, entrambe appaiono in piena effervescenza e pronte a creare nuovi posti di lavoro. Ma la Fiat-Chrysler in Messico e la Gm in Cina. A fine settembre Marchionne presenter un documento sul futuro del marchio Chrysler, la societ che ha ricevuto tra Stati Uniti e Canada 6,6 miliardi di dollari in prestito. I particolari sono ancora riservati ma le voci dicono che i primi modelli di auto Fiat per gli Stati Uniti saranno fatti in Messico. Per la Fiat vitale tagliare le perdite che hanno portato la Chrysler sullorlo del disastro, e un operaio messicano costa tre dollari allora, contro i ventuno del canadese e i ventiquattro dello statunitense. In virt dellaccordo di libero scambio nordamericano (Nafta) conviene delocalizzare a sud del Rio Bravo. Lipotesi che circolava prima del salvataggio era appunto che le Big Three di Detroit avrebbero potuto appunto dichiarare la bancarotta negli Stati Uniti per trasferire la propria ragione sociale in Messico. E vero che nella propriet c anche il sindacato dei dipendenti: lipotesi pi semplice che ormai si pensi pi a salvare le pensioni che non i posti di lavoro. Alla Fiat daltronde stato chiesto di fornire il proprio know how in materia di economicit, bassi consumi e minor impatto ambientale: esigenze che per la Casa Bianca sono forse pi importanti dei posti di lavoro. E la Fiat lo sta facendo. La prima auto a essere venduta in America sar una 500 fabbricata probabilmente a Toluca: la citt dove lItalia ha battuto il Messico ai Mondiali del 1970. In quattro versioni, sar sul mercato dalla fine dellanno prossimo. Quanto a General Motors, sul piatto c la joint venture con la China Faw Group Corp. per realizzare autocarri leggeri e furgoncini. Cinquanta e cinquanta le quote; due milioni di tyuan linvestimento, pari a 293 milioni di dollari. A luglio arrivato limprimatur del governo di Pechino, come previsto dal memorandum firmato nel novembre del 2007. E anche qui la realizzazione sar fuori dagli Stati Uniti: se ne occuperanno gli stabilimenti della Faw nella regione meridionale dello Yunnan e nella citt nordorientale di Harbin, che hanno una capacit da centomila veicoli lanno. Ad Harbin stanno costruendo un nuovo stabilimento che raddoppier la produzione. La differenza rispetto al caso Fiat-Chrysler a Toluca che i prodotti non saranno venduti in America, ma in Cina. Non una delocalizzazione, dunque, ma uno sbarco. Reso in gran parte inevitabile dal fatto che nei primi sei mesi di questanno la vendita di veicoli negli Stati Uniti precipitata del 38 per cento, proprio mentre nella Repubblica popolare cinese cresceva del 43. General Motors, daltronde, non estranea alla Cina: questa la sua terza joint venture con imprese locali, e la Cina da tempo il suo secondo mercato. Ma proprio il segmento dei camioncini e furgoni era un punto debole. Suo e del suo nuovo partner cinese.

La lezione socializzatrice di Einaudi


Far partecipare i lavoratori agli utili aziendali serve, farli decidere no

l ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, ha lanciato la proposta di far partecipare i lavoratori agli utili delle imprese. Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro, lha fatta propria, dopodich anche Cisl e Uil lhanno salutata con favore. Dalla Cgil arrivano i no di Susanna Camusso, che provocatoriamente propone la detassazione dellintero salario, e quello del segretario generale Guglielmo Epifani che sostiene che, in un periodo di crisi come lattuale, questo un inaccettabile diversivo. C poi una terza linea, che emerge nel Pd, avanzata dallex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che come condizione per la partecipazione agli utili propone una presenza limitata dei lavoratori nelle decisioni aziendali, seguendo il modello tedesco dei comitati di alta vigilanza per le grandi imprese. Vi infine la linea estremista, secondo la quale la partecipazione dei lavoratori agli utili dellimpresa dovrebbe essere accompagnata dalla cogestione. Il dibattito, a dire il vero, non nuovo. Nelle Lezioni di politica sociale del 1943-44, Luigi Einaudi, opponendosi alla cogestione, sosteneva la partecipazione

dei lavoratori agli utili. Essa tra laltro prevista dal codice civile, con riguardo ad azioni privilegiate senza diritto di voto. La norma stata ampliata con il testo unico sugli intermediari finanziari del 1998, noto anche come legge Draghi. I lavoratori che ricevono azioni a mo di bonus aziendale, dovrebbero beneficiare del regime di tassazione al 12,5 per cento proprio delle partecipazioni non qualificate. E molto pi controversa la partecipazione dei lavoratori alle decisioni strategiche dellimpresa, che ha trovato attuazione in Germania con il modello societario duale che consente la presenza di rappresentanti dei lavoratori nel comitato di alta vigilanza. La formula stata bocciata dagli stessi economisti liberali tedeschi fautori delleconomia sociale di mercato, perch un modello neo corporativo, per sua natura contrario ai principi della concorrenza. Se si vuole incentivare la crescita della nostra economia, la partecipazione dei lavoratori al risultato dellimpresa pu funzionare. Coinvolgere i lavoratori nelle delibere aziendali implicherebbe invece lintroduzione di nuovi vincoli che rischiano di ostacolare la crescita.

I dissidenti di Teheran dai frigoriferi alle fosse di Behest-e-Zahra


DAL 12 AL 15 LUGLIO 44 CORPI NON IDENTIFICATI SONO FINITI NELLA SEZIONE 302 DEL CIMITERO. LE RESTITUZIONI CONGELATE
Roma. Dopo aver mostrato allIran il suo volto pi intransigente, layatollah Ali Khamenei si ripropone nei panni dellarbitro super partes. Tre quarti dellintellighenzia riformista, compresi ex viceministri, ideologi e giornalisti, sotto processo a Teheran con laccusa di aver complottato per rovesciare il regime con una rivoluzione di velluto. Grazie alle arti di persuasione dellapparato di intelligence dei pasdaran, decine di tavvab (pentiti) hanno confessato, ma il rahbar, stavolta, posa da garantista. Non incolpo i leader dei recenti incidenti di essere al servizio di paesi stranieri come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna, ha concesso Khamenei, mentre il generale Massoud Jazayeri si sobbarcava il ruolo del poliziotto cattivo in nome dei tavvab saazaan (gli inquisitori che hanno prodotto il pentimento dei cittadini infedeli). LIran ha sentenziato non in una situazione in cui possa permettersi di perdere tempo a processare i dimostranti, la sicurezza nazionale esige che la punizione sia tempestiva. Torna il gioco delle parti, la tattica politica pi in voga in Iran da decenni. Un tempo cerano i riformisti buoni e i conservatori cattivi, poi i mullah pragmatici contro i pretoriani di Ahmadinejad; in questi giorni la volta degli inflessibili pasdaran temperati dalla clemenza da pater familias di Khamenei, il quale per non dimentica di ricordare che tutte le persone implicate nei disordini devono sapere che la Repubblica islamica non pensa di perdonare i colpevoli cos come non perdon coloro che si opposero allo stato nel 1979. Chi ha commesso un delitto dovr essere portato di fronte alla giustizia e avr il trattamento che merita. I Guardiani della Rivoluzione sono i feroci custodi dellortodossia rivoluzionaria e gli ispettori del neocapo della giustizia Sadegh Larijani i difensori della sua onorabilit. Gli insider dicono che tutto preohn Rawls e la giustizia basata sul velo dellignoranza di chi deve fare le regole e non deve dunque sapere di chi andranno a vantaggio; e Armatya Sen con la giustizia come presupposto dello sviluppo nel Terzo mondo. Robert Dahl e la democrazia come poliarchia; e Jrgen Habermas con la sfera pubblica borghese come terzo elemento della modernit accanto a impresa capitalistica e struttura amministrativo-burocratica. Albert Hirschman e il riformismo come unica opzione corrispondente alla irriducibile complessit del mondo umano; e Michael Walzer col conflitto come essenza della politica. Richard Rorty e la democrazia come superamento della filosofia; e Martha Nussbaum con la modernit del mondo antico. Antony Giddens e la terza via; e Norberto Bobbio con la virt della laicit. Hannah Arendt e il problema del totalitarismo; e Ulrick Beck alle prese con la societ del rischio. Richard Sennett e lontologia dellattualit tra flessibilit e declino delluomo pubblico; e Robert Nozick con lutopia dellanarchia capitalista. Infine Mario Vargas Llosa e la sfida di una rivoluzione liberale in America latina a partire dalla letteratura. Icone della modernit, ma che in qualche modo riallacciano il filo di intuizioni tra le pi antiche. Che , ad esempio, il velo dellignoranza, se non la ripresa del classico simbolo della Dea Giustizia? Non era stato Polibio a vedere nelle virt vedibile come un dj vu, con qualche sussulto determinato dal voto di fiducia del Parlamento ai ministri di Ahmadinejad: gli attacchi feroci dellex procuratore di Teheran Said Mortazavi, le insinuazioni del potente direttore di Kayhan Hossein Shariatmadari, uno dei pi dotati tavvab saaz della Repubblica islamica, le critiche dellayatollah Montazeri, tornato a scagliarsi contro layatollah Khamenei, Ahmadinejad e la dittatura: Montazeri scriveva a Khomeini: Nelle prigioni gli innocenti sono torturati e diventano ciechi e sordi. Le ragazzine subiscono stupri. Quando vengono interrogate le giovani donne si pronunciano oscenit. Ai credenti viene impedito persino di pregare e i prigionieri, che continuano a venire picchiati anche dopo le sentenze, non vedono per mesi la luce del sole. Nemmeno durante il regime dello sci scriveva Montazeri si vedevano simili atrocit. La differenza rispetto ad allora racconta un ex deputato riformista al Foglio che in quegli anni molti di noi erano degli Ahmadinejad, oggi quei furori sono sopiti, nella burocrazia, nei ministeri, anche nellintelligence certi metodi sono giudicati con disgusto e a Evin ad esempio sono spesso proprio i secondini a dar voce ai morti che camminano. E una magra consolazione in un Iran ossificato in perenne assetto di guerra contro i suoi ribelli, un Iran dove dopo ventitr anni le accuse di Mehdi Karrobi sono la copia carbone di quelle di Montazeri e nei cimiteri altre tombe di maledetti resteranno senza nome. Nei cimiteri iraniani la morte pu essere classificata in sezioni: morti recenti e pi antiche per difendere la Repubblica islamica dai suoi nemici interni ed esterni, morti eroiche in battaglia, vittime delle armi chimiche di Saddam Hussein e caduti della Rivoluzione del 79. Nel campo santo di Behest-e-Zahra vite sconosciute giganteggiano da poster e murales mentre ex potenti, ribelli e dissidenti scompaiono in fosse senza nome. Le lapidi degli shahid vengono lavate con acqua di rose e quelle degli infedeli distrutte tante volte quante vengono ricostruite a Behest-e-Zahra cos come nel cimitero di Khavaran. C una sezione chiamata Lanatabad, dei maledetti. I familiari arrivano per deporre un fiore e non sanno mai se la clemenza dei guardiani consentir loro di avvicinarsi tore, nella prefazione non manca di cogliere uno spunto di polemica contingente, dal raffronto tra questa ricchezza di proposte e analisi e nel nostro paese il vuoto di cultura di cui in questa fase soffre la sinistra, e con essa quel centrosinistra che vuole identificarsi nel Partito democratico. Un vuoto che per non deve essere solo di ora, se si pensa al particolare che, malgrado luso e abuso che della parola riforma stato fatto in Italia negli ultimi decenni, tra i 15 pensatori qui considerati ci sia un solo italiano. Ma questo semmai uno spunto ulteriore. A parte la godibilit dello stile; a parte lattenzione rara, in testi del genere, nel legare il pensiero e la personalit dei vari autori; questo Dizionario del riformismo possibile anche e soprattutto un libro il cui acquisto di rigore per chiunque possieda in biblioteca un compendio di storia delle dottrine politiche, al fine di aggiornarne il contenuto al mercato delle idee del secolo XXI. Ocone consiglia anche di utilizzarlo come bussola per districarsi con un termine che diventato il pi inflazionato dellattuale dibattito politico e politico-culturale italiano. Un concetto invece di cui sarebbe sempre utile ricordare che nasce dalla storia del movimento socialdemocratico europeo per poi incontrarsi con quella del movimento democratico nordamericano, anche se oggi il riformismo non necessariamente si limita pi alla sola sinistra. alle tombe ferite da colpi di scure. Arrivano sempre nuovi ospiti in queste sezioni, ma ciclicamente la repressione monta come unonda e le salme dei maledetti si moltiplicano. Secondo Norooznews, sito vicino ai riformisti, il 12 ed il 15 luglio 44 corpi di manifestanti non identificati sono stati sepolti nella sezione 302 di Behest-e-Zahra. Conservate nei magazzini frigoriferi di Aminzadeh (a sud di Teheran) le salme accatastate luna sopra laltra sarebbero state trasferite a Behest-e-Zahra. Alcuni impiegati del centro industriale di Aminzadeh hanno confermato che veicoli sconosciuti sono arrivati e ripartiti in gran segreto e i familiari di alcuni ragazzi morti nei disordini hanno raccontato che quando sono state restituite loro le salme erano completamente congelate .I corpi conservati nellufficio del coroner non sono mai congelati a tali temperature nemmeno dopo 40 giorni, ha detto un medico a Norooznews, circostanza che sembra confermare lipotesi che le salme siano state tenute nei magazzini frigoriferi. Un deputato riformista Majid Nasirpour ha invocato unindagine. Un conservatore, Hamid Reza Katouzian, ha chiesto che le prove delle sepolture clandestine siano presentate in Parlamento. E soltanto una voce, nessun corpo non identificato stato portato a Behest-e-Zahra, ha replicato il direttore del cimitero Mahmoud Razaeian. Per, a qualche giorno dalla sua difesa dufficio, Razaeian stato rimosso dal suo incarico. Tirato in causa, il direttore di Norooznews ha invitato gli scettici ad andare a vedere la terra smossa di fresco e le fosse comuni nella nuova parte del cimitero. Errori sono stati fatti, delle leggi sono state violate e crimini sono stati commessi, ha ammesso anche Khamenei, ma in Iran ci sono crimini e crimini. La giustizia della Repubblica islamica quando serve sa essere molto flessibile.

Dottrina McChrystal
Avviso a Obama: la guerra si fa sul serio senza concessioni ai pacifisti

l generale Stanley McChrystal, comandante della coalizione internazionale a Kabul, ha chiesto a Barack Obama, al Pentagono e al comando Nato di adottare una nuova strategia militare in Afghanistan perch quella attuale non funziona. Il generale, secondo le indiscrezioni della Bbc, ha paragonato lalleanza militare a un toro leggermente indebolito dai ripetuti colpi del matador talebano. La situazione grave ha scritto il generale in un comunicato ma il successo raggiungibile e richiede ladozione di una nuova strategia, di impegno, di fermezza e di sforzi maggiori. Il rapporto McChrystal non contiene richieste esplicite di nuove truppe, cosa che avverr nelle prossime settimane, ma spiega che ci vorranno perlomeno tre anni prima che lesercito afghano sia in grado di mantenere ordine e sicurezza nei villaggi che la coalizione internazionale libera dai talebani. In realt il generale non fa altro che ribadire la necessit di ripetere la mossa riuscita in Iraq a David Petraeus, lautore della strategia elaborata a fine 2006 per conto di George W. Bush, e contrastata dallallora senatore Oba-

ma, con cui stata normalizzata la situazione a Baghdad e nelle province ribelli. Il presidente Obama, riconosciuto lerrore e raddoppiando il numero dei soldati americani, si era gi impegnato a proteggere il popolo afghano e a convincere i talebani a partecipare al processo democratico come stato fatto con le trib sunnite irachene. Ma ora il suo generale gli sta chiedendo di fare di pi. A Washington laccertamento della situazione era atteso con impazienza, in una situazione in cui Obama deve barcamenarsi tra la necessit di non cedere ai talebani e la crescente insoddisfazione dellopinione pubblica e del suo stesso partito per una guerra giunta ormai allottavo anno. Il rapporto di McChrystal non rasserena il presidente. Invece di parlare direttamente al paese, chiedendo un ulteriore sacrificio per sconfiggere lideologia jihadista, la Casa Bianca tende a minimizzare il contenuto delle raccomandazioni di McChrystal. Ma fare la guerra, fingendo di rappresentare il sentimento pacifista, esattamente la politica che il suo generale gli ha chiesto di abbandonare.

Le autorit hanno mostrato la loro vera natura. Spero che ora il governo abbia il coraggio di annunciare che questo sistema non una Repubblica e non islamico e che nessuno ha il diritto a esprimere unopinione o una critica. I secondini di Evin Ventitr anni fa, quando ancora i candidati sconfitti alle presidenziali Mehdi Karrubi e Mir Hossein Moussavi non trovavano alcunch da obiettare al trattamento riservato dai carcerieri della Repubblica islamica ai loro prigionieri,

ORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA

IL FOGLIO

quotidiano

LIBRI
Corrado Ocone PROFILI RIFORMISTI. 15 PENSATORI LIBERAL PER LE NOSTRE SFIDE 114 pp., Rubettino, euro 10 di quel governo misto in grado di dare a ciascuno il suo la radice della grandezza della Roma repubblicana? Cos la definizione di poliarchia, se non la divisione dei poteri di Locke e Montesquieu rivista dopo la teoria elitista della Scienza Politica di Pareto, Mosca e Michels? Millenni prima di Walzer, Eraclito non aveva visto nel conflitto la chiave stessa dellesistenza? E da dove viene la Terza via di Giddens, se non dalla mediocrazia di Aristotele? Sono politici, economisti, sociologi, politologi, filosofi, giuristi, perfino uno scrittore i 15 pensatori liberal per le nostre sfide presentati dal liberale crociano Corrado Ocone in questa raccolta di agili ritratti intellettuali, in origine apparsi tra 2001 e 2007 su Le Nuove ragioni del socialismo. Emanuele Macaluso, che appunto di quella rivista fondatore e diret-

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ANNO XIV NUMERO 208 - PAG 4

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 1 SETTEMBRE 2009

Siamo delatori, brutto mestiere, ma qualcuno alla fine deve pur farlo
Al direttore - Zaia: Chi beve due bicchieri non ubriaco. Al massimo, pretende di riscrivere la Costituzione in dialetto. Maurizio Crippa Al direttore - Ho letto il suo editoriale di ieri. W la pazzia, quando non distruttiva ma rivela lucidit e saggezza. W la noia, quando non banale ma disvela profondit e spessore. Paolo Messa, Formiche Grazie. Troppo buono. Al direttore - Vittorio Feltri, in veste di Nemesi, sta semplicemente scompaginando lassetto ipocrita della cosiddetta libera stampa italiana. In un asfittico panorama fatto di cerimonie di sottomissione a poteri forti, ideologie e ipocrisie, a mio avviso il nuovo direttore del Giornale sta semplicemente riportando quel quotidiano al suo spirito originario, quello insufflatogli dal suo Fondatore (altro che il soi-disant matre penser Scalfari), lincontrollabile, iconoclasta, irriducibile fustigatore delle italiche debolezze di poveri e ricchi, popolani, ma soprattutto potenti, Indro Montanelli. Se ne sentiva, francamente, un estremo bisogno. Aldo Reggiani, via Web Nel giornalismo queste mascalzonate politiche si fanno da sempre, e tutti noi siamo sempre pronti a dire, segno sicuro che abbiamo fatto altro, di esserci limitati a pubblicare una notizia. Brutto mestiere, parente della delazione, che produce lettori fanatici. Ma qualcuno alla fine deve pur farlo. Al direttore - Attribuendo a S. B. una certa mancanza di autostima lei ha sollevato un problema psicologico coi fiocchi. Provo a enunciarlo cos: come pu conciliarsi questa sua supposta (forse soltanto da lei e da qualche suo amico) scarsa autostima con la sua altrettanto supposta (praticamente da tutti) megalomania? La pi toccante espressione della fusione in lui di queste due antitetiche attitudini potrebbessere quello stesso sconfinato candore che se da un lato gli permette di percepire ininterrottamente lassoluta infamia delle ragioni dellodio dei suoi nemici, non cessa dallaltro di incitarlo a immaginare di poterli convincere a riconoscerla. Ruggero Guarini, via Web Al direttore - Siamo le hostess del Meeting di Rimini 2009 e avendo letto un passaggio che ci riguarda nellarticolo del 28 agosto a firma di Camillo Langone vorremmo raccontarle la nostra esperienza. Il gruppo hostess e steward del Meeting di Rimini composto da 150 ragazzi e ragazze che fanno parte integrante della militanza volontaria, ovvero quasi 4.000 persone che gratuitamente ogni anno si mettono allopera per la realizzazione di questo importantissimo avvenimento che da 30 anni coinvolge oltre 700.000 visitatori allanno. Hostess e steward sono selezionati fra quanti chiedono di svolgere questo lavoro volontario durante il Meeting in base a criteri non estetici o di taglia noi hostess andiamo dalla 38 alla 48/50 senza problemi ma piuttosto di attitudine alla relazione personale, di conoscenza delle lingue, ecc. Lunica cosa che richiesta per questa specifica attivit lappartenenza allesperienza che ha generato il Meeting, in quanto dobbiamo essere in grado di comunicarla agli ospiti che accogliamo. Quanto al modo in cui li accogliamo, per noi sono tutti vip: che siano i relatori sconosciuti di una tavola rotonda che riguarda tematiche sociali o illustri politici, suore o giornalisti, premi Nobel o persone conosciute solo nellambito del movimento di Cl, per noi sono tutti importanti, in quanto ospiti. Il nostro compito farli star bene, interpretare i loro bisogni anche quello di un caff in silenzio o di una conversazione riservata con un amico e accompagnarli a conoscere la realt del Meeting, se lo desiderano. Tutto qui. Non ci sentiamo perci espressione di alcuna ostentazione di profano, ma serviamo il Meeting nello stesso modo in cui lo servono i nostri amici che sono ai parcheggi, nelle cucine, o a pulire i bagni. Grazie dellospitalit. Le hostess e gli steward del Meeting

Salvare lUnesco
Un antisemita sta per assumere la guida della cultura nel mondo La carriera di Farouk Hosni
(segue dalla prima pagina) Un mese fa, molti mesi

Alta Societ
Mario Draghi adora le cravatte di Herms. Ne ha una collezione. Ogni giorno, con grande gusto, ne sceglie una da indossare a seconda delle evenienze.

Biblioteca di via Senato


F O N DA Z I O N E

dopo la frase sul rogo dei libri israeliani, Hosni allemittente Dream TV ha ripetuto di essere contrario alla normalizzazione con Israele. Dopo la frase sul rogo di libri israeliani, Hosni ha ribadito che la campagna di boicottaggio contro di lui si spiega con il fatto che gli ebrei non vogliono un arabo o un musulmano a causa della situazione a Gerusalemme. Chi si ricorda, oggi, che nel luglio 1988 Hosni lanci una popolarissima opera teatrale intitolata Oh Gerusalemme? Lopera incitava alluccisione di ebrei e alla liberazione della citt santa. Dieci anni dopo Hosni organizz laccoglienza di Garaudy. In Francia si pu attaccare il presidente Chirac, persino il Papa, ma se critichi Israele sei finito perch i media sono controllati al 95 per cento dai sionisti, disse Garaudy nella conferenza stampa organizzata da Hosni a margine della Fiera del libro del Cairo. Hosni accolse il filosofo negazionista come un eroe, come un Socrate moderno, mentre faceva bandire gli scrittori israeliani dalla stessa Fiera del Cairo nel 1998, che con tre milioni di volumi e duemila espositori considerata la seconda al mondo, per dimensione, dopo quella di Francoforte. Non si ricorda abbastanza che nellottobre 2002 Hosni autorizz la messa in onda sulla tv egiziana Dream del serial Cavaliere senza cavallo, basato sui Protocolli dei Savi di Sion, il falso antisemita che ha ispirato lantisemitismo novecentesco. Il dipartimento di stato americano cerc di far pressione sul governo egiziano per impedirne la diffusione, richiesta poi rifiutata su due piedi dal ministro egiziano per lInformazione Safwat al Sharif e da quello della Cultura Hosni, che ha il potere di censurare ogni manifestazione culturale. La telenovela era interpretata da Mohammed Sobhi, attore caro a Saddam Hussein, e and in onda allora del pasto che rompe il digiuno del Ramadan. Muhammad Sobhi disse che il sionismo esiste e ha controllato il mondo fin dallalba della storia. N si sa che fu sempre Farouk Hosni ad autorizzare la singolare prefazione alledizione egiziana del libro del presidente israeliano Shimon Peres, The New Middle East. Vi si legge che quando i Protocolli dei Savi di Sion furono scoperti duecento anni fa, lestablishment sionista internazionale cerc di negare il complotto. Il libro di Peres conferma che i Protocolli erano autentici. Un pilastro dellodio e dellintolleranza etnico-religiosa sta per diventare il nuovo capo dellUnesco. La cosa ci riguarda tutti. Naguib Mahfuz, premio Nobel per la letteraura isolato da Hosni, fu pugnalato quasi a morte dopo che lo sceicco Omar Abdel Raman, implicato nella prima strage del World Trade Center di New York, lo aveva chiamato apostata. Allinizio del terzo millennio, sulla spinta del fanatismo di Hosni, siamo rimasti allincendio della biblioteca di Alessandria. Giulio Meotti
INNAMORATO FISSO
DI MAURIZIO MILANI

26 giugno - 22 novembre 2009 Fondazione Biblioteca di via Senato via Senato 14, Milano
da marted a domenica orario continuato: 10-18 luned chiuso Ingresso libero Per informazioni Tel. 02 76215314-323 Fax 02 782387 ufficiostampa@bibliotecadiviasenato.it www.bibliotecadiviasenato.it

Dalla bohme milanese alla Roma bizantina

Per prenotazioni e informazioni visite guidate gruppi e scuole: Ad Artem s.r.l. 02 6597728 fax 02 6599269 info@adartem.it www.adartem.it traversie politiche ed economiche che lo tennero a lungo lontano dallItalia. Sommaruga provenendo dal mondo bohmien milanese seppe portare, allindomani della proclamazione di Roma capitale, una ventata di radicale novit nel mondo sonnacchioso dei salotti romani.

Al mio bar siamo in cinque clienti senza titolo di studio. Ci siamo buttati sulle nanotecnologie: abbiamo imbastardito il leone con la coccinella. Al momento eravamo perplessi anche per non offendere la commissione parlamentare per la bioetica. Poi ci passato. Pensavamo non fossero compatibili leone e coleottero. Invece il mattone che fa la materia (Rna) grosso uguale. Soltanto che nel leone ce ne sono ventisei miliardi, nel coleottero diciotto. Alla fine uscito un leone che pesa un po meno di suo fratello nato in provetta a Houston. II pezzo Il pi vecchio coyote attualmente in circolazione sullaltopiano delle isole di Ponza, ha circa trentun anni. Ai naturisti: per favore, lasciatelo senza radiocollare. Nel mondo oggi esistono circa 26.000 coyoti. Alcuni sono in via destinzione causa riscaldamento del latte da quando andato un finto gruppo di pecore abbattuto per sbaglio. Sono in corso indagini. Saranno lunghe e complicate, per cui archiviamo tutto domani, massimo oggi. III pezzo Di sosia di Celentano ne sono censiti al ministero degli Interni 1.800. Circa mille vivono di quello. Feste rionali, centri commerciali, altri vanno solo ai raduni. Ne ho conosciuto uno in mensa a un programma di una rete privata. E completamente calato nel personaggio, per cui fa Celentano tutto il giorno. I suoi cari sono abbastanza disperati. Comunque guadagna pi di me. Per guarire dovrebbe almeno unestate fare il sosia del sindaco di Kyoto.

a mostra, organizzata col contributo di Comune di Milano - Cultura e in concomitanza con lesposizione Scapigliatura. Un pandemonio per cam-

letteratura della Nuova Italia, precorrendo temi che troveranno ampio spazio nelle avanguardie del primo 900, anche grazie allopera intelligente delleditore Sommaruga ormai dimenticato dai pi, anche per le

biare larte a Palazzo Reale dal 26 giugno al 22 novembre 2009, approfondisce la parte letteraria del movimento scapigliato. Partendo dai testi, dalle riviste e dai documenti della Scapigliatura e attraverso linedito Fondo Angelo Som-

Le sezioni della mostra


La caricatura: tra gli artisti Camillo Cima, Sebastiano de Albertis, Casimiro Teja;

maruga (lettere, documenti, riviste, autografi, edizioni), lesposizione intende evidenziare come la Scapigliatura non sia stata solamente un episodio locale di imitazione delle mode artistiche dOltralpe, ma uno dei momenti pi caratterizzanti della cultura italiana dell800. In una societ che andava drammaticamente, ma inesorabilmente cambiando, la Scapigliatura si lentamente trasformata in quella che viene definita la
Con il contributo di Con il patrocinio di Sponsorizzazione tecnica

Dipinti, incisioni,scapigliati: sculture di artisti


Ernesto Bazzaro, Luigi Conconi, Tranquillo Cremona, Eugenio Pellini, Daniele Ranzoni, Paolo Troubetzkoy; Le riviste e scapigliata:la letteratura tra gli autori Giuseppe Rovani, Antonio Ghislanzoni, Cletto Arrighi, Emilio Praga, Igino Ugo Tarchetti, Arrigo Boito, Giovanni Faldella, Achille Giovani Cagna, Carlo Dossi, Paolo Valera e altri; Il fondo Angelo Sommaruga: libri, riviste e documenti [lettere, autografi e fotografie]; tra gli altri: Carducci, dAnnunzio, De Amicis,Verga, Capuana, Matilde Serao; la Fondazione presenta in occasione della mostra per la prima volta il fondo Angelo Sommaruga, di propriet della Biblioteca di via Senato.Viene inoltre pubblicato il catalogo ragionato del fondo.

urata da Annie-Paule Quinsac storica dellarte e curatrice anche della mostra di Palazzo Reale Giuseppe Farinelli docente ordinario di Lette-

ratura Italiana Moderna e Contemporanea presso lUniversit Cattolica di Milano e da Matteo Noja conservatore della Biblioteca di via Senato, realizzata in collaborazione con alcune prestigiose biblioteche milanesi: la Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, la Biblioteca Comunale Centrale Palazzo Sormani, la Biblioteca Nazionale Braidense.

Durante tutta la durata della mostra sono organizzate visite guidate nella pausa pranzo ed happy hour serali. Per maggiori informazioni e per il calendario degli appuntamenti, consultare il sito internet www.bibliotecadiviasenato.it o telefonare al n. 02 76215323-318-314.

ANNO XIV NUMERO 208 - PAG I

IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 1 SETTEMBRE 2009

LA COSCIENZA NON E IN PRESTITO


Non siamo macchine impersonali ma i destinatari di un dono divino
di

Fabio Canessa

entro di noi ci sono un cuore e un cervello in grado di scegliere il bene o il male oppure un meccanismo implacabile presiede a ogni nostra decisione? Luomo una creatura dotata di libero arbitrio o una macchina, per quanto sofisticata? Parole come egoismo e altruismo, coraggio e vigliaccheria, fedelt e infedelt, sincerit e menzogna, bont e cattiveria hanno un qualche senso o sono vuoti significanti? Insomma, le nostre opinioni e le nostre scelte sono frutto di una volont effettiva oppure un inevitabile e necessario risultato degli ingredienti da cui siamo composti? Mark Twain non ha dubbi: luomo una macchina impersonale, che dipende dalla sua fattura dorigine e dalle influenze esercitate su di essa dal suo patrimonio ereditario, dal suo habitat, dalle sue associazioni. Un organismo mosso, diretto, comandato, incapace da solo di dare origine a un solo pensiero. Cos le sue opinioni derivano dai materiali di cui formato, che sono rimasugli di pensieri, di impressioni, di sentimenti, raccolti incon-

ma utilizza laneddoto per celebrare il potere consolatorio e umanissimo della verit, opposto alla maldestra ipocrisia della menzogna pelosa: E allora anche la verit pi amara e disperante fa meno male di una bugia, per pietosa che questa possa essere. In nome della realt oggettiva, il primo passo del mestiere di uomo proprio essere sinceri con se stessi e avere il coraggio di dirsi: io desidero una cosa cattiva, io desidero il male. Anche Scerbanenco, come Twain, parte dal presupposto che il comportamento umano dipende esclusivamente dal giudizio degli altri e che ogni azione causata dallapprovazione della comunit. Ma da tale considerazione non consegue unassoluzione generale di ogni comportamento. Al contrario, se le cose stanno cos, la nostra responsabilit ancora maggiore: Gli altri sono prima di noi. Non solo una questione di morale altruista. E qualche cosa di pi profondo. E questo: che noi non siamo nulla senza gli altri. Ben consapevole che dietro il fervore per il bene altrui si cela lansia per il nostro, Scerbanenco perfeziona lelogio delleducazione di Twain: C solo un modo che ci salver. Quello di

Secondo Mark Twain, quelli che sembrano atti di altruismo disinteressato non sono che prodotti di un egoismo travestito
sciamente da migliaia di libri, da migliaia di conversazioni e da fiumi di pensieri e di sentimenti che si sono riversati nel tuo cuore e nel tuo cervello dai cuori e dai cervelli di generazioni di antenati. Non neppure possibile rivendicare lo scarso merito di aver messo insieme i materiali presi a prestito, perch anche quelli vengono assemblati automaticamente da una macchina mentale sulla quale non abbiamo alcun controllo. Il fine ultimo di ogni nostra azione od opinione la necessit di appagare il proprio spirito e di ottenere la sua approvazione. Quelli che a unanima candida possono sembrare atti di altruismo disinteressato non sono che prodotti di un egoismo travestito, che, per sentirsi appagato in maniera pi ampia, soddisfa se stesso dedicandosi al prossimo. Una legge inflessibile regola il comportamento umano: Dalla culla alla tomba un uomo non fa una sola cosa che non abbia innanzi tutto un unico scopo: assicurare la pace dellanima, la tranquillit spirituale a se stesso. Ogni scelta obbligata, perch tende in ogni circostanza a procurare a noi stessi il maggior benessere mentale. Cos sarebbe ridicolo attribuire meriti e colpe o giudicare sul metro delletica qualsiasi essere vivente: la beneficenza del filantropo e i delitti del delinquente rispondono a una medesima pressante urgenza. Se la societ e la legge fanno benissimo a esaltare la prima e a condannare i secondi, il filosofo non deve lasciarsi ingannare dai contenuti: la forma risponde allo stesso bisogno. La madre andr nuda per vestire il bambino, morir di fame perch egli possa avere di che mangiare; patir la tortura per evitargli il dolore; morir perch egli possa vivere. Ella prova un vivo piacere nel fare questi sacrifici. Lo fa per quella ricompensa, quella autoapprovazione, quellappagamento, quella pace, quel benessere. Lo farebbe per tuo figlio se potesse ottenere la stessa ricompensa. Seguendo la legge della propria fattura, ognuno di noi cerca

Preferisco Scerbanenco: il mestiere di uomo essere sinceri con se stessi e sapere che non si nulla senza gli altri
dedicarci agli altri, ai dolori, alle ansie, alle angustie altrui e cercare di sollevarli. Come per incanto, appena medicheremo la ferita altrui non sentiremo pi il dolore della nostra. Dal momento che vero che non dipeso da noi non aver commesso in una certa occasione qualcosa di sbagliato, se vogliamo dire la verit, dobbiamo dire: Le circostanze felici e provvidenziali mi hanno permesso di non fare, finora, una cosa simile. Dal momento che vero che i bisogni materiali a cui aspiriamo sono solo la rappresentazione di bisogni spirituali, occorrer incentivare listinto per le piccole cose, i piccoli nulla, che ci sono utili qui si voleva arrivare non perch abbelliscono materialmente, ma perch ci aiutano moralmente a vivere. Anche Scerbanenco, come Twain, paragona luomo alla macchina. Ma ne approfitta per spronarci a non cedere allo scoraggiamento e al facile vittimismo, perch una macchina ferma non serve a niente e a nessuno. Come una macchina che si ferma, luomo, se si siede e dice che non vuol fare nulla, allora dice che non vuol pi essere vivo. Per cui ecco che cos la sosta che tante volte pretendiamo dicendo che siamo stanchi, che non ne possiamo pi: un puro e semplice e triste girare a vuoto. Anche Scerbanenco scrive, come Twain, con una limpidezza e una scorrevolezza ammirevoli, parla al lettore con una prosa di straordinaria semplicit e affronta i massimi sistemi rimanendo miracolosamente esente da citazioni. In entrambi i casi non troverete il nome di un filosofo, anche se lammaestramento di Spinoza per lumorista americano e quello di Kant per il giallista milanese rimangono in filigrana. Al contrario che nel libro di Twain, in quello di Scerbanenco non compare mai la parola Dio, ma un humus cristiano di squisita sensibilit sotteso pudicamente allintera costruzione di un pensiero asistematico eppure di assoluta coerenza. Essere uomo vuol dire sperare, perch il segreto di esistere si

Autoritratto del Perugino, Collegio del Cambio, Perugia, 1496

C chi trova la felicit vedendo felici gli altri e chi ricava una felicit mille volte pi grande rendendo felice se stesso
lapprovazione degli altri, e, attraverso di essa, quella di se stesso, compiendo un unico dovere: il dovere di appagare il suo spirito, il dovere di rendersi gradevole a se stesso. Siccome la fattura non la medesima per tutti, c chi trova la felicit vedendo felici gli altri e chi ricava una felicit mille volte pi grande rendendo felice se stesso. Gli uni sopportano i sacrifici, gli altri subiscono la fama di avari ed egoisti; entrambi con una punta di amarezza, ma complessivamente di buon grado, perch alla fine a tutti tornano i conti. Allora la coscienza non pi quel dono divino regalato unicamente alluomo fra tutte le creature delluniverso, ma un sovrano indipendente, una sorta di monarca assoluto dentro un uomo che il Padrone delluomo. Buon per noi che esistono tanti tipi di coscienze

(questione di fattura) e tanti nomi astratti capaci di distogliere la nostra attenzione dalla realt, perch camuffano tutte le forme di autoappagamento e di autogratificazione, dettate inevitabilmente da un Impulso Unico che ordina ogni atto delluomo. A tutti i costi. Non esistono perci idee originali: sono tutte idee ricevute, di seconda mano. La vergogna frutto di una discrasia fra le tue azioni e lapprovazione degli altri. Quella che pomposamente chiamiamo ricerca della verit non altro che il penoso e affannato tentativo di posizionarci su quello che Franco Battiato chiamerebbe centro di gravit permanente, in grado di registrare il comportamento su una modulazione di frequenza nitida, apprezzabile per gli occhi e le orecchie dei nostri contemporanei. Tutto il bene del mondo viene dunque delegato alleducazione, la cui migliore e pi alta funzione quella di badare che ogni volta che procura una soddisfazione al suo discepolo, agli altri tocchi in sorte un guadagno di seconda mano. Insomma, favorendo uneducazione ispirata ad alti valori di nobilt, possiamo fare in modo che, nella maniera pi larga possibile, lappagamento di noi stessi coincida con il beneficio della comunit. Esattamente come i topi e le formiche, gli uomini osservano e combinano, tutto qua. Twain cerca di presentare questa sua visione delluomo senza posa provocatoria n furore iconoclasta, depurandola da ogni ostentazione di cupo pessimismo. E vero che ogni pentimento per aver inflitto sofferenza a qualcuno deriva dalla sofferenza inflitta indirettamente a noi stessi (perch le nostre coscienze non avvertono la sofferenza inflitta agli altri finch non arriva al punto di fare soffrire noi). E vero che il sacrificio non esiste, perch anche quando sembra tale nasconde il soddisfacimento di unesigenza della natura e delleducazione. E vero che listinto non esiste e ci che chiamiamo istinto non che pensiero pietrificato e la morale una parola vuota. Ma se non siamo buoni ne consegue che non siamo neppure cattivi: la distinzione fra

coloro che inseguono volgari bisogni materiali e coloro che si elevano verso la nobilt dello spirito annullata dun colpo. Tutti ubbidiamo allo spirito e ci sforziamo di confortarlo attraverso percorsi differenti, ma equivalenti nel merito. Chi brama i soldi non lo fa per materialismo e chi si dedica alla carit non lo fa per altezza spirituale: entrambi non hanno alcun altro obiettivo che quello di stare in pace con loro stessi. Un obiettivo sempre spirituale, perch i soldi non valgono di per s ma per quanto rappresentano: la costruzione di unidentit allinterno del contesto nel quale la sorte ci ha scaraventato. Non ci sono valori materiali, ci sono solo valori spirituali. Twain mette in scena le sue idee in un dialogo ironico e leggero, che rifiuta il lamento di maniera, scritto nel 1906 e intitolato Che cosa luomo?. Nel quale si guarda bene dal negare lesistenza di Dio, citato spessissimo, e dal naufragare in una ragion pratica nichilista e

relativista. Lassunto del testo sembra anzi mirare a un ammonimento quasi cristiano a non giudicare. Allesortazione a non scagliare la prima pietra, e neanche la seconda e la terza. Allinvito a non sentirci migliori degli altri, a dividere il mondo in buoni e cattivi, dove noi ci troviamo sempre, guarda caso, nel ristretto gruppo dei primi. Siamo nei paraggi del Leopardi della Ginestra: se la natura ci ha creati cos, il meglio che possiamo fare essere solidali fra di noi. Impossibile invece apprezzare sinceramente il comportamento del prossimo: Lessere umano guarda sempre in modo sprezzante il modello altrui, non ne trova mai uno da considerare con ammirazione. Come il Leopardi delle Operette morali, Twain contesta una lettura autobiografica del suo pamphlet (in quel periodo era reduce da lutti familiari e rovinose operazioni economiche) e si appella alloggettivit dellanalisi, una sorta di Realpolitik esistenziale, quasi fosse un

Che c dentro di me
Questa lestate di Susan Boyle e del suo paradigma. La domanda alla quale siamo invitati a rispondere, se solo lo si voglia e con molto disincanto, semplice: che c dentro di me. La coscienza la regina della nostra epoca. Regina abissale, ignota, dalla quale prendiamo tutto quello che ci serve per autorizzare la nostra libert di decidere che cosa bene e che cosa male. Ma la coscienza anche il ponte tra teologia e psicoanalisi, tra la creatura umana che si pensa divinamente pensata e lIo che scava sotto di s alla ricerca della particella naturale, animale, che agisce e reagisce in proprio, a caso o sotto la legge dellevoluzione creatrice. Quando ci si domandi che c dentro di me, il tema dellestate come una volta la canzone dellestate, si gi teologi e psicoanalisti, e si meritano 14.000 battute (spazi inclusi) per esibire talenti profondi, come quelli dellanima di un Agostino dIppona o di Susan Boyle, al cospetto del nostro riverito pubblico. Buon lavoro.

* * *
Fabio Canessa insegna italiano e latino in un liceo di Piombino e scrive di cinema e di letteratura. Il suo ultimo libro Azzurro. Conte, Celentano, un pomeriggio (Donzelli). Hanno scritto: Walter Siti (15/7), Anna Maria Carpi (17/7), Camillo Langone (21/7), Marina Terragni (23/7), Ritanna Armeni (27/7), Saverio Vertone (30/7), Cristiana Dobner (4/8), Angiolo Bandinelli (5/8), Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro (7/8), Marina Valensise (11/8), Gabriel Matzneff (12/8), Stefano Di Michele (14/8), Anselma DellOlio (18/8), Ruggero Guarini (19/8), Oddone Camerana (20/8), Andrea Breschi (21/8), Franca Chiaromonte e Letizia Paolozzi (22/8), Aldo Maria Valli (25/8), Rina Gagliardi (26/8), Giuliano Zincone (27/8), Lucetta Scaraffia (28/8), Umberto Silva (29/8).

Machiavelli della vita. Una quarantina danni dopo sembra trovare un interlocutore di lusso in uno scrittore ancor pi lontano di lui dalle elucubrazioni filosofiche e dalle domande sui principi primi: Giorgio Scerbanenco. Se i lettori di Tom Sawyer e Huckleberry Finn ignorano la spietata filosofia di Che cosa luomo?, i fan del giallo italiano e del noir milanese sospettano ancor meno lesistenza di uno Scerbanenco saggista, autore di un libro sorprendente come Il mestiere di uomo. Lidea che se ognuno di noi imparasse a vivere con la precisione, la naturalezza e la pulizia che distinguono il lavoro di chi sa svolgere un mestiere da colui che non lo sa svolgere, avrebbe raggiunto il nucleo del mestiere di uomo. Partiamo da una pagina che non sarebbe dispiaciuta a Twain, dove si racconta di un sacerdote penitenziario che si trova ad assolvere il difficile compito di comunicare a un condannato a morte che la sua domanda di grazia stata rifiutata. Il buon prete supera disagi e imbarazzi con un discorso esemplare. Il cappellano gli mise una mano sulla spalla. Vorrei essere al tuo posto, gli disse. Soffrirei di meno nel sentirmi dire che stata rifiutata, che nel dovertelo dire. Il condannato cap. Aveva perduto ventiquattro ore di speranza, ma aveva sentito di avere un fratello, un grande amore che lo sorreggeva nellestrema prova. Lepisodio sembra portare acqua al mulino di Twain, perch il prete soffre per se stesso, sentendo tutto il peso di un ruolo increscioso, consapevole della propria fragilit di fronte a un dovere sgradevole. Ma ha la capacit di smascherare con candore sincero il meccanismo triangolare che lega lui, il prossimo e la sofferenza, svelando senza infingimenti il nocciolo della questione: confessa che la sua scelta dettata dalla pressante esigenza di provocare meno dolore a se stesso. In quel modo rompe il gioco delle parti e scioglie la disperazione del condannato in un abbraccio sincero. Scerbanenco, in sintonia con Twain, si fa alfiere della realt oggettiva dei moti che regolano pensieri ed emozioni,

E molto meglio essere creduli piuttosto che diffidenti. La vita di colui che non la beve non mai una vita serena
annida nel credere, essere sicuri, che i nostri dolori, forti o lievi, brevi o prolungati, abbiano un senso, un significato, mirino a uno scopo, raggiungano una meta. Limportante essere creduli e mai diffidenti: Pensiamo alla vita del diffidente, di colui che non crede, delluomo al quale non la si d a bere. Ah, non davvero una vita serena. Egli vive in eterno in terra di nemici Siamo creduli. E lo diciamo quasi con tono imperativo: dobbiamo essere creduli. Lasciamo la conclusione a Scerbanenco, ma il sugo della storia, come diceva Manzoni, che defin il cuore umano un guazzabuglio, non dovrebbe dispiacere neppure a Twain: Siamo un piccolo mondo in continuo fermento, fluido, e non siamo qui per giudicarci, perch ogni nostro giudizio in fondo vano, ma per volerci bene.

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IL FOGLIO QUOTIDIANO

MARTED 1 SETTEMBRE 2009

IL MURO NELLA TESTA


Come sono andati i ventanni di Germania unita? Traslochi a parte, abbastanza bene. Parola di Mauerkinder
di

Andrea Affaticati

u un paese scomparire nel nulla dalloggi al domani? S. E successo con la Repubblica democratica tedesca, la Ddr. Sedici milioni di abitanti, 108 mila chilometri quadrati. La Ddr scomparsa ventanni fa, sommersa dalla polvere alzata dalle migliaia di Trabant che in fila indiana passavano il confine verso ovest, ingoiata assieme ai detriti di quel Muro che per quasi trentanni aveva separato le due Germanie. Scompariva travolta dalla gioia della gente che per quellevento memorabile riusc, come racconta lo scrittore Roger Willemsen nel suo contributo al libro Grenzbergnge (Fischer Vlg, 2009) a trovare ununica parola: Pazzesco. Quel gior-

tata. La famosa visione di Willy Brandt: Ora si riunisce quello che il destino vuole unito, non si ancora del tutto avverata. Lessere finiti da un momento allaltro nel Precipizio della libert, come scrive nellomonimo libro Schorlemmer, ha messo in evidenza un malinteso di fondo: Non era la libert di partecipare alla democrazia che alimentava lurgenza di approdare a ovest, ma la libert di viaggiare, di disporre di moneta convertibile e di aver accesso illimitato ai beni di consumo. Da qui la frustrazione di quelli che non ce lhanno fatta. Sonneborn s fissato sul Muro. Gi lanno scorso si era messo in cammino per realizzare un documentario lungo il tracciato dove un tempo si ergeva. Il filo dArianna era dato da due domande semplici: cos cambiato? Quanto

Il 9 novembre 1989 confluirono le lacrime degli uni e degli altri, ma anche le loro disillusioni. Ununica parola a commento: Pazzesco
no confluirono le lacrime degli uni e degli altri, ma anche le loro disillusioni, prosegue Willemsen. Il 9 novembre una data storica. E non soltanto per i tedeschi. Crollava allora il Muro e con esso la divisione del mondo in due fronti opposti. Si dissolveva nel nulla la strategia della Guerra fredda, e una nuova era aveva inizio. Com andata, allora? Come sono andati questi ventanni insieme? Nelle manifestazioni di Lipsia, di Dresda dellautunno 1989, decine di migliaia di persone manifestavano pacificamente scandendo lo slogan: Noi siamo il popolo. Dopo la caduta del Muro fu modificato in Noi siamo un popolo. Ci si voleva riunire, essere una sola nazione. Ma la riunificazione non pi una metafora innocente scrive ancora Willemsen Torna utile ogni qual volta si voglia dimostrare che noi siamo un solo popolo, anche se non ci sentiamo proprio cos. Nessuno, nemmeno tra la cosiddetta generazione perdente dei tedeschi dellest, vuole veramente un ritorno al passato. Ci non toglie che per qualcuno il processo di riunificazione, il passaggio da un sistema socialista, pianificato e controllato, a una societ democratica e capitalista sia stato troppo veloce. Per qualcun altro laver permesso ai tedeschi dellovest convinti di essere la parte migliore della Germania di cancellare la storia, la quotidianit della Ddr, la vita di quegli altri sedici milioni di connazionali con un solo gesto stato una prevaricazione. Gi, Le vite degli altri, il famoso film premio Oscar del 2007. Mai pellicola stata cos drammaticamente vicina alla vita reale del suo interprete principale, Ulrich Mhe. Lui e sua moglie Jenny Grllmann si erano conosciuti ai tempi della Ddr, sul set di La met della vita, un film che raccontava le pene damore di Hlderlin. Si innamorano, si sposano e nel 1985 hanno una figlia. Sembrano una coppia felice, e invece un anno dopo la fine della Ddr si separano (come si sono peraltro separate tantissime coppie dellest dopo il 9 novembre). Passa qualche tempo, i due si rifanno una vita. Ma nel 2006, sedici anni dopo il divorzio, Ulrich Mhe accusa lex moglie di essere stata una collaboratrice della Stasi e di averlo spiato. Unaccusa pesantissima, che arriva quando Jenny

La generazione dei nati il 9 novembre (Mauerkinder) si scrollata di dosso le infezioni delle due Germanie
Muro c ancora nella testa della gente? Oltre ai cinque metri che abbiamo ricostruito noi della Partei nel novembre del 2004? ironizza Sonneborn parlando con il Foglio Molto e non soltanto nella testa dei tedeschi dellest. Dopo liniziale sbornia di libert gli Ossis sono diventati allergici allarroganza dei loro fratelli occidentali, i Wessis. I Wessis dal canto loro sono stufi del loro vittimismo e delle continue lamentele, anche per i miliardi investiti nei nuovi Lnder. Soprattutto non ne possono pi di questo sguardo rivolto allindietro. Difficile dunque liberarsi dal passato. Oddio aggiunge Sonneborn dipende dallet. Abbiamo incontrato giovani che alla parola Ddr ci rispondevano: Non la conosco. Qualcun altro ammetteva che s, se n parlato in classe: Ddr, mah, deve avere a che fare con la guerra no?. Se facevi la domanda a quelli un po pi avanti negli anni, scoprivi invece che la Ddr non mai esistita, salvo essere stata assai meglio della Germania dellovest. Quarantanni spazzati via notte tempo. Altri due milioni di persone migrate dopo il 1990 verso ovest. Un tasso di natalit dimezzato, tant che il governo federale lanno scorso ha varato uno stanziamento di quattro milioni per sostenere le regioni pi depresse e pi colpite dallo spopolamento e recentemente stata avviata anche uniniziativa per sostenere i progetti di giovani che decidono di rimanere nei loro luoghi di nascita. Ma ci sono anche buone notizie. Stando a un recente studio, sono almeno centomila le persone che ogni anno migrano da ovest a est. Lo Spiegel aveva dedicato una copertina ai Nati il 9 novembre 1989 I Mauerkinder, i figli della caduta del Muro diventano maggiorenni. Uno degli intervistati, un berlinese dellest, aveva letto laugurio fatto allora alla figlia: Cresci bimba mia. Svegliati da persona libera. Non farti infettare da noi, che siamo marchiati a fuoco da troppe cose che vorremmo scrollarci di dosso. Sei appena nata. E anche noi lo siamo. Il dossier dello Spiegel parlava di una generazione di diciottenni dellest cresciuti in condizioni pi difficili rispetto ai loro coetanei dellovest. Restano bizzarre glorificazioni, racconta Sonneborn. C chi mi ha decantato le Plattenbauten, i casermoni in stile socialista. Erano mol-

Una ragazza della Germania dellest abbraccia unamica dellovest dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989 (foto Reuters)

liquidano la Ddr come un regime totalitario, e, dallaltra, quelli secondo cui la vita dietro al Muro non era monocromatica, grigia, soffocante. Uno scontro acceso, come quello consumatosi tra lo storico Hans-Ulrich Wehler e il biologo molecolare oltre che membro del primo Parlamento della Ddr liberamente eletto, Jens Reich. Wehler nel suo libro Repubblica Federale Tedesca e Rdt 1949-1990 liquida la Germania dellest come appendice della storia tedesca, unappendice che finir per essere soltanto una nota a pi di pagina nei libri, perch sistema totalitario di sinistra, dove gli abitanti erano sudditi piegati allideologia del potere. Reich gli controbatte che un sistema siffatto presuppone un indottrinamento che annienta il singolo e trasforma il popolo in una massa ideologicamente e culturalmente omogenea. Ma se questo pu essere vero per molte dittature, prosegue Reich, non vale n per la Ddr n per la Polonia, per esempio. Altrimenti come si spiegherebbero la nascita di Solidarnosc e le manifestazioni di Lipsia. Noi dellest non eravamo soltanto sudditi conclude Jens. Scriveva gi qualche anno fa Friedrich Schorlemmer, pastore protestante e uno dei leader della rivoluzione pacifica tedesca: Gran parte delle critiche indubbiamente giusta. Ma non tutta la verit, e tanto meno rispecchia la vita quotidiana dei singoli cittadini. Nonostante la mancanza dossigeno siamo stati anche felici. Ma chi

oggi sazzarda di ammetterlo pubblica- erano culto. Come Jrgs Frisierstube mente deve temere letichetta di nostal- nella Greifswalderstrasse, il bugigattogico. Un concetto ribadito anche dal lo di Jrg Prsse, dove si entrava con un cancelliere Angela Merkel in una re- taglio socialista e se ne usciva con un tacente intervista televisiva. E tornando glio antisocialista: molto punk, ma a ancora sul concetto di sudditanza, volte anche con strani oggetti tra i caSchorlemmer non ha alcuna simpatia pelli, per esempio aeroplanini. Ci voleper chi, tra i suoi connazionali, ai tem- va del coraggio per mettersi in mostra pi della Ddr stava zitto e muto e ora si nella Ddr (e Prsse stesso stato fermaritrae come vittima. Lui si sempre de- to per 24 ore), ma anche una buona dofinito un nemico giurato del regime, ci se di fantasia. Come in ogni altra societ nonostante precisa stretta nella morsa che le domande Tra lagosto e il settembre del 1989 di un regime, i risollevate dal siste- cominciano quei piccoli ma decisivi belli veri, e i dissima socialista non movimenti che portano, il 9 novem- denti politici, costipossono essere eva- bre, alla caduta del Muro di Berlino tuiscono una fetta se condannando tut- che divide la Germania dellovest da consistente della to quello che stato quella dellest. E la fine dei regimi co- popolazione. Io la vita di allora. munisti e linizio di un unico popolo non sono stata n A Berlino restano tedesco. Che cosa successo nei luna n laltra, dioggi soltanto poche ventanni dopo? Abbiamo cercato di ce Jutta Voigt, giordecine di metri di dare una risposta con una miniserie nalista gi ai tempi Muro, lungo la Ber- (tre puntate, questa la prima) dedi- della Ddr, incontranauer Strasse, dove cata alle conseguenze della riunifica- ta in un caff di Prenzlauer Berg. si trova anche il zione della Germania. Avevo trovato la centro di documentazione e una torretmia nicchia nel setta. L sopra, qualche tempo fa, si aggira- timanale Sonntag. Una testata nella va un reporter della televisione pubbli- quale si guadagnava molto meno che ca Zdf, chiedendo ai visitatori, soprat- nellorgano ufficiale del partito Neues tutto scolaresche, che impressione fa- Deutschland, ma cerano meno pressiocesse loro quella cortina di cemento. ni dallalto. Ancora meno le si doveva Qua e l, se si passeggia attraverso il subire, se si era disposti a non fare carquartiere di Prenzlauer Berg (diventato riera. Fu questa la mia scelta. Non vomolto chic) ci si pu ancora imbattere in glio onori che non ho, ma si rischia di una casa di allora: la facciata scrosta- tagliare la storia con laccetta, soprattutta, gli stucchi sgretolati. Invano si cerca- to quella del singolo, se si ragiona solno invece alcuni luoghi che ai tempi tanto con le categorie di vittima o carne-

fice, di dissidente o simpatizzante. Per sapere oggi dove il Muro attraversava Berlino, ci sono utili cartoline e magneti da attaccare sul frigo. C chi dice che pi facile fare una mostra sullarte cinese che progettarne una sulla Ddr. Ormai quegli anni sono un tab, ed proprio questa la rabbia (assai meno il rimpianto) di chi li ha vissuti. Tutta la Germania, e in particolare Berlino, si prepara alle celebrazioni. Lo stato festeggia. I cittadini un po meno. C chi la butta sul sarcastico e si domanda se forse non sarebbe utile ricostruirlo, il Muro. Il che riporta alla memoria una canzone delle ultime elezioni politiche, quelle del 2005. Il refrain faceva pi o meno cos: Vogliamo costruire un Muro/ vogliamo un Muro nella testa/ Dobbiamo costruire un Muro/ Un Muro per amore. La cantavano i Rocko Schamoni ed era stata scelta come inno dalla Partei, il partito, una formazione a met tra il serio e il faceto. Lo aveva fondato, nel 2004, Martin Sonneborn, allora anche direttore dello storico giornale satirico tedesco Titanic. Sonneborn prometteva che, in caso di vittoria della Partei, avrebbe inaugurato un nuovo canale radiofonico, dal quale trasmettere 24 ore su 24 la canzone della Mauer interrotta di tanto in tanto dalla proclamazione: Die Partei ha sempre ragione. Alle elezioni port a casa ben 7.810 voti a Berlino e 2.493 ad Amburgo. Cera chi pigliava sul serio Sonneborn. Non coglievano la provocazione. La stigmatizzazione di unosmosi non ancora comple-

Berlino si prepara alle celebrazioni, ma non tutti i tedeschi festeggiano. C chi dice che bisognerebbe ritirarlo su, il Muro
Grllmann sta ormai lottando da tempo contro un tumore. Lei prova a difendersi. Quel dossier stato contraffatto, dice, lei non ha mai collaborato con la Stasi. Ma tra i due non c pi tempo per una riconciliazione: Grllmann muore di l a poco. E come se il destino si fosse accanito su queste due persone, anche a Mhe non rester molto tempo. A sua volta colpito da un tumore, morir undici mesi dopo di lei. Se la loro storia emblematica per quello che la vita nella Ddr stata per molti tedeschi, per molte coppie che soltanto dopo la caduta del Muro hanno scoperto il tradimento di compagni di vita e amici anche fraterni, la loro vicenda altrettanto significativa per quel Muro che continua a esistere e resistere nella testa di non pochi tedeschi, e non soltanto dellest. Gli amici di Mhe e quelli di Jenny continuano a confrontarsi schierati in opposte fazioni. Cos come si confrontano quelli che, da una parte,

Calcola e ricalcola, i partiti tedeschi pensano (ma senza dirlo) alla Giamaica
V
entanni dopo la Wende, la svolta, i politici tedeschi dei due maggiori partiti sembrano poco inclini a schierarsi e sfidarsi apertamente. Sar per let dei pi, per lusura di altri che da almeno due legislature mordono il freno (i governatori della Cdu, come Wulff, Koch, Mller; i ministri dellSpd come Sigmar Gabriel). Ma agli elettori tedeschi questo non va. Cos domenica li hanno messi di fronte a un arcobaleno di possibilit. Basta Grosse Koalition, basta con una campagna elettorale dove i due maggiori contendenti sembrano fare a gara su chi protegge maggiormente laltro. Fino a pochi giorni fa, la cancelliera Angela Merkel impartiva i seguenti ordini di scuderia ai suoi e agli elettori: niente esperimenti, guai ad attaccare lSpd usando lo spauracchio di una coalizione rosso-rosso, cio con la Linke di Oskar Lafontaine, anche a livello nazionale. A ventanni dalla caduta del Muro, e dalla coraggiosa decisione di Helmut Kohl di riunificare la Germania, i due maggiori partiti sono come pietrificati. Nella tornata elettorale di questa domenica, la Cdu resta comunque primo per voti ottenuti e lSpd ha registrato una leggera rimonta. Ma bastano due dati per tracciarne lo stato di salute. A Konrad Adenauer nel dopoguerra lo slogan nessun esperimento era valso il 50 per cento dei consensi. La Cdu di Angela Merkel oggi si deve accontentare a livello nazionale del 35 per cento. LSpd non solo non riesce a risalire oltre il 23 per cento, ma sempre domenica proprio in Sassonia ha incassato una delle sconfitte pi brucianti. E in questo Land, e per la precisione nella citt di Lipsia, che nel 1863 Ferdinand Lasalle fondava il Partito dei lavoratori. Ora lSpd proprio nella sua culla ha dovuto incassare il 10,4 per cento dei voti contro il 21 per cento della Linke. Il panorama politico tedesco sta vivendo una profonda trasformazione. Una trasformazione partita dal basso. Innanzitutto arrivato un nuovo partito a scompaginare i giochi di potere: la Linke. In secondo luogo, gli elettori, pur apprezzando la gestione della crisi mondiale da parte del governo in carica, non paiono intenzionati ad assecondare i segreti desideri che forse animano Unione e Spd, cio mettere in piedi una Grosse Koalition bis. E cos che si potrebbe spiegare lexploit di Linke, Fdp (liberali) e Verdi domenica. Con loro si aprono scenari governativi assai variopinti: Semaforo se lFdp dovesse decidere di coalizzarsi con Spd e Verdi (cosa che i socialdemocratici gradirebbero nel Saarland per evitare ununione con la Linke); Giamaica se i Verdi dicessero di dire s a un governo con Cdu e Fdp (unopzione non sgradita ai cristianodemocratici in Turingia). E ancora rosso-rosso Verde in entrambi questi Lnder. Il leader dellFdp Guida Westerwelle giura e spergiura che non ci sar nessun semaforo, i Verdi ripetono a loro volta che mai entreranno in una coalizione Giamaica. Allorigine di tutti questi tab c il famoso anatema che Gerhard Schrder lanci nellormai lontano settembre del 2005 contro la sinistra radicale, la Linke. Un anatema rivoltosi come un boomerang contro il suo partito. Durante questi quattro anni di grande coalizione i socialdemocratici avrebbero potuto liberarsi da questa eredit (o, se si preferisce, vendetta contro lala sinistra dellSpd) dellex cancelliere e provare a trovare un terreno comune con la Linke. Cos per non stato e ora c chi pronostica allSpd almeno un decennio allopposizione. Non peraltro detto che i tedeschi impazziscano per un rainbow party a Berlino. Pi pragmaticamente hanno forse voluto dare la sveglia ai politici. La Welt ieri scriveva che se la lezione impartita domenica arrivata ai diretti interessati, dora in poi a catalizzare lattenzione saranno Angela Merkel e Frank-Walter Steinmeier. La vittoria di Merkel non messa in discussione. Ma solo esponendosi, ripete Westerwelle, il paese intraprender la Wende reclamata dallelettorato, e torner ad avere i capisaldi della democrazia: una maggioranza solida e unopposizione consistente. (a.aff)

Il rimpianto delle Plattenbauten, i casermoni tutti uguali. In caso di trasloco, evitano la fatica (e la spesa) di adattarsi a nuove cubature
to meglio, mi diceva, con gli appartamenti tutti uguali. Il che, in caso di trasloco, evita la fatica (e la spesa) di dover adattare larredamento a nuove cubature. Quello che si rimpiange non per il regime, piuttosto unidentit la Ddr Identitt che, ancora un pezzo di vita di sedici milioni di cittadini tedeschi. Heiner Mller, uno dei pi famosi drammaturghi, rimasto nella Germania democratica, nonostante il regime, invocava nei primi anni 90 un rallentamento del processo di osmosi tra le due parti, se non si voleva dare limpressione di fagocitare i tedeschi dellest. Oggi c questa nuova generazione, ragazzi nati la notte del 9 novembre 1989. Cresciuti un po come il ventunenne Alex, il protagonista del film Good bye Lenin, che cerca di tener viva la Ddr per la madre. Non si sentono diversi dai loro coetanei dellovest. Insieme tifano per la Nazionale e sono orgogliosi di essere semplicemente tedeschi. (1.continua)

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