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Luomo del sottosuolo afferma il principio di libert individuale di fronte al male e alla sofferenza. Pensatore solitario, anticipatore dei filosofi dellarbitrio dei romanzi successivi, egli affronta con lucidit diabolica il diritto delluomo anche di sprofondare nel sottosuolo (tana, miseria, male, sofferenza) e detesta lutopia di una societ giusta, libera dal dolore. Definisce le idee dei progressisti tranelli e menzogne, afferma il proprio diritto a seppellirsi nella sua tana, ad arrovellarsi nellangoscia, a farsi scoppiare il fegato dalla rabbia. Perch luomo, egli sostiene, non sempre agisce secondo una logica utilitaristica, anzi spesso va contro i propri stessi interessi, contro la propria felicit o perfino contro la propria pace. Parrebbe ovvio che luomo non possa coscientemente desiderare ci che contrario ai suoi interessi, eppure luomo cos inafferrabile e imprevedibile che non potr mai entrare in un sistema scientificamente organizzato per il suo bene senza iniziarne subito la distruzione per affermare anche contro i suoi interessi, la propria individualit. Luomo del sottosuolo uno sconcertante ragionatore. Tutti i futuri rivoltosi di Dostoevskij saranno dei diabolici ragionatori. Egli afferma e nega. Inventa le battute di un ipotetico interlocutore, di un ipotetico lettore, che in realt sono il pensiero parlato del suo alter ego carico di inebriante disprezzo verso se stesso. Certo, linerzia del sottosuolo acuisce la coscienza del proprio pantano spirituale, anche se ci non serve affatto per uscirne. Anzi, sospinge a crogiolarcisi e a farsene persino un vanto, a riportare a galla le proprie turpitudini. Per vanit ci si pu anche accusare di delitti. Luomo del sottosuolo passa dunque il suo tempo a crogiolarsi negli oscuri meandri della psiche, ad analizzare impietosamente le proprie contraddizioni, a sezionare gesti, comportamenti , pensieri. Un grumo denso, torbido, contorto di autolesionismo e autocompiacimento: sa perfettamente di essere diffidente e suscettibile come un pigro, cinico, inconcludente, vendicativo, vigliacco, ma certamente pi intelligente di tutti quelli che gli stanno intorno. In lui coesistono una incessante volont di umiliarsi e una luciferina smania di emergere. Nel sottosuolo sordido e puzzolente luomo si immerge in una rabbia fredda, velenosa e soprattutto eterna. La sua malattia una sola e inguaribile: ipertrofia della coscienza. E una malattia che paralizza, rende inerti. Nel magma velenoso ogni azione si scontra con una reazione, ogni mossa trova la contromossa. Tutti gli esseri immediati, se sono attivi perch sono stupidi o limitati. In loro trionfa la ragione con le sue leggi rigide del due pi due fa quattro, trionfa lesteriorit, la maschera. Ma luomo autentico non cos, luomo autentico quello che sa affondare completamente nella propria coscienza libera e irrazionale, che non conosce le leggi del mondo, non conosce gli schemi astratti dellintelletto. Il sottosuolo disarmonia radicale tra ci che intimo e informe e ci che ha smercio sociale, disarmonia che alimenta nelluomo una perpetua e morbosa irritabilit, un costante senso di irrequietezza e risentimento(Cantoni). Sottosuolo scontro incessante tra pulsioni diverse, tra ordine e disordine, tra regole e caos, tra serenit e tumulto, tra costruzione e distruzione, tra fantasmi eroici e meschinit quotidiane. Sottosuolo negazione, distruzione, rifiuto di ogni fissit convenzionale, maledizione della solitudine. Il sottosuolo con il suo dedalo ambiguo resta una tappa fondamentale nella narrativa dostevskijana : dora in poi tutti i personaggi di un cero peso soffriranno pi o meno acutamente di questa malattia, vi affonderanno per perdersi senza speranza, senza soluzione, oppure per risorgere rigenerati. Ma per risorgere, per uscire dalla palude della propria coscienza contorta bisogna incamminarsi verso laccettazione dellaltro, del prossimo, con un atto damore e di umilt, e poi verso laccettazione dellAltro, del Cristo. Un cammino, una meta di fronte a cui tutti si troveranno, da Raskolnikov ai Fratelli Karamazov.
Il male
Forse pochi filosofi hanno sentito e compreso come Dostoevskij la forza straordinaria del male, che vince sulle speranze, sugli ideali, sulla vita, sulla storia delluomo. Le pagine pi famose dei romanzi di Dostoevskij sono quelle in cui egli si cimenta nella descrizione della malvagit umana . Pur non avendo mai affrontato in modo sistematico il problema del male, Dostoevskij offre nei suoi scritti, una serie di riflessioni che permettono una schematizzazione delle sue idee . Egli giunge a distinguere due tipi fondamentali di male . Il primo un male di tipo empirico . Esso il pi comune: riguarda le passioni, i vizi e i difetti degli uomini. Verso questo tipo di male lo scrittore ha un interesse soprattutto psicologico, come dimostra nella magistrale descrizione di molti personaggi dei suoi romanzi. E interessante notare il fatto che non c, da parte sua, nessun atteggiamento di tipo moralistico; anzi, appare evidente una profonda comprensione e partecipazione ( daltra parte egli stesso si riteneva un uomo pieno di vizi e un grande peccatore ). Possiamo aggiungere che in lui certamente presente anche la convinzione che molto spesso il male unespressione della libert delluomo e del suo desiderio di autorealizzazione. Questo tipo di male, oltre ad essere individuale, talvolta anche sociale, e pu diventare una caratteristica di una classe o di un intero popolo. Anche in questo caso il giudizio di Dostoevskij, in sostanza, non cambia. C, poi, il male di tipo ontologico. Esso si colloca molto pi in profondit, e attira in modo straordinario lattenzione del filosofo. Questo tipo di male non spiegabile, a differenza del
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male empirico, con motivazioni psicologiche o sociali; dunque Dostoevskij non cerca di spiegarlo, ma di descriverlo. Il male ontologico si manifesta in forma, sia individuale, sia collettiva. Per quanto riguarda il male ontologico di tipo individuale, Dostoevskij ci presenta le figure dei doppi: coloro che hanno subto profonde fratture e lacerazioni nella coscienza e, in particolare, quelli in cui la passione per le idee spinge a manifestare fenomeni che possono far pensare ad una possessione demoniaca. Nei confronti di questi personaggi Dostoevskij assume un atteggiamento di timore per il fascino spirituale che essi sprigionano, e che si spande su quanti li circondano. Egli ne teme la forza interiore enorme, che li rende capaci di dominare gli altri, di trasformarli, di traviarli. Essi esprimono pi o meno esplicitamente, talvolta a parole, pi spesso con il loro comportamento, il senso dellaffermazione : Dio non esiste, perci tutto lecito. Con loro non sono efficaci n la ragionevolezza, n la pazienza, n le buone intenzioni. Il personaggio che pi incarna questo tipo di male Stavrogin, nel romanzo I demoni . Anche questo tipo di male, per, non invincibile: a volte la vita stessa, attraverso fallimenti e delusioni, a portare ad un ripensamento ; altre volte sono la sofferenza interiore del posseduto , o la nausea, il vuoto, linsoddisfazione, che lo spingono sulla via della guarigione spirituale. Dostoevskij sostiene che il male ontologico di tipo collettivo il pi terribile. Esso legato ad alcune idee e alla loro dialettica ; prima di tutto a una delle idee che stanno alla base della cultura moderna: quella che di solito indicata come umanesimo non religioso, e che Dostoevskij definiva con termini molto decisi e con grande chiarezza : religione dellUomo-dio. Questa nuova religione , che si fonda sulla negazione di Dio e sulla conseguente deificazione delluomo, possiede secondo lo scrittore russo un grande fascino. Un po alla volta essa inculca nelle menti lidea che luomo in grado di compiere, con la sola arma della propria razionalit, un cambiamento radicale. Nella nuova societ, che sorger dalla distruzione di quella attuale, luomo vivr la pienezza della libert e la piena realizzazione di s. Per molto tempo non se ne avvedono le reali conseguenze ; poi, pian piano, essa penetra e condiziona tutta latmosfera della vita collettiva, cambia i valori, cambia i sentimenti e i rapporti, fino a trasformare la societ intera in qualcosa che appare al filosofo russo una possessione diabolica collettiva . Si sviluppa in sostanza una dialettica, che partendo dalla promessa della massima libert delluomo e della piena realizzazione di s, porta al massimo della schiavit, ad una tale oppressione, quale la storia non ha mai conosciuto.
Ha inizio il confronto. Il dialogo. Che per un monologo. Parla solo il Grande Inquisitore. Che dice a Ges di Nazareth. Perch sei tornato in terra ? Che cosa sei tornato a fare ? Non ti basta quello che hai gi combinato in vita ? Hai messo in testa agli uomini delle idee false, degli ideali troppo alti. Lamore ? Ma figuriamoci. Gli uomini non hanno nessuna voglia di amarsi luno con laltro.La libert ? Ma figuriamoci. Gli uomini non hanno nessuna voglia di libert. Gli uomini hanno bisogno di sentire la pancia piena. Gli uomini hanno bisogno di potere (di esercitarlo, di sentirlo ). Gli uomini hanno bisogno di misteri, di miracoli. Come va a finire questo confronto notturno, gotico-melodrammatico, non si deve dire. Non si deve anticipare. Ma se pensiamo che il Grande Inquisitore pensa di mandare anche Ges al rogo, con gli eretici, pensiamo giusto. Dietro la Leggenda del grande Inquisitore c una pagina molto nota dei Vangeli. Quella che racconta le tentazioni di Ges nel deserto. Ad essa il Grande Inquisitore implicitamente si riferisce mentre parla a Ges, che ascolta tacendo. Si trova in Matteo, in Marco, in Luca. Il diavolo facendo vedere a Ges tutti i regni della terra gli disse: Ti dar tutta questa potenza e le ricchezze di questi regni, perch a me sono stati dati e io li do a chi voglio. Se tu ti inginocchierai davanti a me, tutto sar tuo (Luca :4, 1-13). Era una proposta indecente. Erano proposte indecenti quelle del diavolo dice in buona sostanza il Grande Inquisitore a Ges. Ma perch non le hai accettate ? Avresti dovuto accettarle. Gli uomini vogliono proprio quello. Tanto pane, tanto cibo per la pancia piena. Tanto potere. Per poter salire in cima al tempio di Gerusalemme e guardare dallalto tutti i regni della terra. Tanti miracoli. Tu non conosci gli uomini. Hai proposto loro degli ideali spirituali ai quali sono palesemente, irrimediabilmente inadeguati. Noi, invece. Noi della Chiesa organizzata lo sappiamo come sono fatti. E ci comportiamo di conseguenza. Che cosa sei tornato a fare in terra ? Chi il Grande Inquisitore ? E certamente , per Dostoevskij, la Chiesa organizzata, burocratizzata. Ancora: certamente, per lui, il socialismo realizzato. Ai suoi tempi, appena sognato: ma riconoscibile gi nei suoi prevedibili effetti. E, per tutti i lettori della Leggenda, la Realpolitik. Il culto machiavellico-gesuitico della realt effettuale. Lidealismo umanitario va bene nelle prediche evangeliche: nella vita ci vuole la Realpolitik. Questa lopinione del Grande Inquisitore : machiavellico, gesuitico, realpolitico. La Leggenda esprime a un livello di eccezionale profondit filosofica la dialettica libertfelicit, e si risolve in un inno alla libert e a Cristo. Essa consente di analizzare il pensiero di Dostoevskij in relazione a due problemi importanti : il rapporto con il cattolicesimo e il rapporto con il socialismo.
Dostoevskij e il cattolicesimo
A una prima lettura, La Leggenda sembra trattare dellInquisizione spagnola e della Chiesa cattolica. Agli occhi di Dostoevskij il cattolicesimo, nella figura del papa, aveva tradito Cristo, cedendo alla tentazione demoniaca del potere terreno per il bene delluomo. Questa colpa storica della Chiesa cattolica fa s che il cattolicesimo si configuri come vera e propria eresia. La notizia della fine dello Stato della Chiesa, avvenuta nel 1870 con la conquista di Roma ( 20 settembre ) da parte delle truppe italiane, riemp lo scrittore russo di profonda soddisfazione. Egli previde il rapido declino dellistituzione papale, fino alla sua scomparsa. Ma previde anche che il papa, abbandonato dai potenti della Terra, prima di soccombere del tutto, avrebbe cercato di riconquistare il potere perduto, modificando il cristianesimo in senso socialista e alleandosi con il dmos, con le nuove forze sociali emergenti.
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Lincontro fra il Grande Inquisitore e Cristo, nella Leggenda, diventa il confronto fra due opposte concezioni delluomo. La prima quella dell Inquisitore/Anticristo, rappresentante per eccellenza della Chiesa cattolica consiste nel ritenere che gli uomini, a parte alcune eccezioni, siano deboli e bisognosi daiuto, e che il fardello della libert, della responsabilit, del peccato sia troppo pesante per loro. Essi desiderano sopra ogni cosa la sicurezza economica (non ci sono peccatori, ma affamati ), e che qualcuno tolga loro il peso di ogni responsabilit. La seconda quella di Cristo pone la libert delluomo come valore supremo. Per questo Egli accusato dall'Inquisitore di non amare gli uomini, di non tener conto delle loro debolezze e delle loro miserie, di avere unopinione troppo alta di loro. La maggior parte degli uomini sono ribelli, ma ribelli deboli : perci si sono rivoltati contro di Lui e si sono schierati con lInquisitore non pi discepolo di Cristo ma dellAnticristo - che si dimostra comprensivo verso la loro natura debole e li aiuta, togliendo loro il peso della responsabilit e garantendo il pane e la giustizia sociale. Per il loro bene e per la pace universale lInquisitore aveva accettato il grande peso del potere. Alla fine del dialogo Cristo, che ha ascoltato in silenzio lInquisitore, viene invitato ad andarsene. Risponde con un bacio e si allontana. Il Grande Inquisitore della Leggenda rappresenta dunque coloro che si sono autoinvestiti di autorit di fronte agli altri uomini, e pi precisamente rappresenta la Chiesa cattolica che ha rivendicato la propria autorit in nome di Cristo, ma ha tradito ci che secondo Dostoevskij vi di pi essenziale nel Suo messaggio, snaturandolo da appello alla libert delluomo in autoritario richiamo ad una passiva ubbidienza. La Chiesa cattolica si fondata sul potere, sul mistero e sul miracolo per guidare a suo arbitrio gli uomini ridotti al rango di un gregge docile e sottomesso, ben felice di trovare nel pastore chi risolva i suoi dubbi e lo assolva dai suoi peccati. Nella Leggenda si esprime quindi tutta lavversione che Dostoevskij provava per la Chiesa cattolica quale istituzione che aveva strumentalizzato Cristo riducendolo ad un simbolo del potere sia religioso che politico.
Dostoevskij e il socialismo
I lettori di Dostoevskij si accorsero subito che, nella Leggenda , dietro alla condanna del cattolicesimo stava unanalisi originale e profonda del socialismo. Egli stesso aveva affermato nel romanzo I demoni che il socialismo una derivazione delleresia cattolica, della quale accetta lideale del bene al potere dopo averne rifiutato totalmente la dimensione trascendente. Ci spiegherebbe secondo Dostoevskij - perch la Grande Rivoluzione del 1789 era scoppiata in Francia, paese cattolico per eccellenza, e perch la maggior parte dei teorici del socialismo era francese. Fra gli intellettuali russi ( intelligencija ) contemporanei di Dostoevskij era in corso una discussione molto accesa e appassionata intorno al socialismo, che, spesso, era considerato come una redenzione del popolo oppresso e una punizione-espiazione delle classi privilegiate e sfruttatrici, con in testa lo zar. Negli anni Sessanta nacquero le prime organizzazioni terroristiche di ispirazione populista, e molti rivoluzionari erano pronti a dedicare tutta la vita all'ideale rivoluzionario. Le opere dei teorici rivoluzionari furono studiate con grandissimo interesse da Dostoevskij Particolare importanza ebbe la figura di Bakunin. La sua posizione riassumibile in una frase : Il pathos della distruzione un pathos creativo . La dottrina di Feuerbach su Dio come idea alienante lo aveva entusiasmato. Per lui il nemico delluomo era il Potere, che per natura non poteva essere che opprimente. Il Potere, a sua volta, si esprimeva nelle
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strutture dello Stato ( scritto sempre con la maiuscola ), il quale aveva in dio ( parola che egli invece scriveva sempre con la minuscola ) il suo maggior sostegno. Quindi la lotta per laffermazione, per la libert, per la realizzazione delluomo veniva a coincidere con la lotta contro Dio (antiteismo) e contro lo Stato (anarchia). Bakunin era solito parafrasare Voltaire, che aveva affermato : Se Dio non ci fosse, bisognerebbe inventarlo , con le seguenti parole : Se dio ci fosse , bisognerebbe abolirlo. La sua idea di Dio era tratta dal Vecchio Testamento ; egli se lo raffigurava crudele e vendicativo. Anche verso Ges Cristo il suo atteggiamento era duro e violento, egli se lo raffigurava come un vagabondo perditempo, degno di essere messo in prigione. Influenzato da Feuerbach, Bakunin aveva voluto dare un suo contributo ai tentativi di dimostrazione della non esistenza di dio. Il suo ragionamento era :Se dio esiste, luomo uno schiavo, quindi dio non esiste. Bakunin aveva numerosi seguaci in Russia, che propagandavano le sue idee e le sue opere con notevole successo, soprattutto fra i giovani. Uno di questi era Necaev , autore del Catechismo del rivoluzionario , opera cui si era ispirato Dostoevskij per scrivere I demoni. Dostoevskij scrisse La Leggenda anche pensando ai seguaci di Bakunin : per far comprendere che la loro idea di Dio era errata, che il Dio del cristianesimo non solo non un pericolo per la libert delluomo, ma ne il sostegno e il garante contro il potere politico ( Date a Dio quello che di Dio e a Cesare quello che di Cesare) e contro le tentazioni insite nelluomo stesso ( lasservimento al potere per il pane e il rifiuto della responsabilit, collegata alla libert). Ges Cristo, il Dio-uomo, che invece di venire in potenza sceglie la strada della croce, vuole un rapporto con luomo fondato sulla propria debolezza e sulla di lui libert. Egli sceglie di essere debole di fronte al potere dello Stato (rappresentato da Pilato), perch vuole - anzi, esige - dagli uomini una scelta libera, come base del rapporto fra lui e loro. E il Grande Inquisitore gli rinfaccia come colpa di non essere sceso dal patibolo, davanti a tutti, per rendere manifesta la propria potenza, cos gli uomini sarebbero stati costretti a credere in lui. La concezione di Dostoevskij dunque lopposto di quella di Bakunin : Se Dio non esiste , luomo destinato ad essere schiavo, e cade vittima della tentazione del Grande Inquisitore e dell'Anticristo. Non sono gli uomini a pretendere la libert contro Dio, ma Dio a pretenderla da loro contro le loro debolezze. Anzi, coloro che rifiutano Dio, anche se credono di farlo per il bene delluomo, finiscono inevitabilmente per asservirlo, come vuole dimostrare La Leggenda. Ges Cristo il garante dellamore di Dio per luomo come essere libero: il garante del fatto che Dio considera la libert delluomo un valore supremo.
Secondo Dostoevskij, il socialismo ha due livelli di manifestazione: uno superficiale e uno profondo . Il livello superficiale riduce il socialismo alla questione operaia, al problema della giustizia sociale e allaffermazione delluguaglianza fra tutti gli uomini. Il livello profondo pone il problema dellateismo, e la questione della Torre di Babele: il desiderio delluomo di dare la scalata al cielo per portarlo sulla Terra, di rifiutare Dio e di realizzare con le sue sole forze un uomo nuovo ed una societ perfetta, senza ingiustizie sociali, senza violenze, senza guerre. In questo modo Dostoevskij sottolinea il carattere religioso del socialismo, con il fascino e la capacit di colpire la fantasia e il sentimento. La dottrina socialista afferma di fondarsi esclusivamente sui principi della scienza e della ragione, e per questo si dichiara atea :Ma la ragione e la scienza hanno adempiuto sempre nella vita dei popoli solo un ufficio, secondario e servile, e cos lo adempiranno fino alla fine dei secoli. I popoli si
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compongono e si muovono secondo unaltra forza, che comanda e domina ; questa forza la forza dellinsaziabile desiderio di arrivare alla fine. Si tratta di una religione senza Dio, ma con una forte componente escatologica. Come seguace di Cristo, Dostoevskij si sente sfidato dalla dottrina socialista. E talmente convinto che quella concezione delluomo sia sbagliata, da accettare la sfida: si impegna a descrivere veramente la futura societ socialista, se realizzata in coerenza alle premesse teoriche. A suo avviso il socialismo contrasta con le esigenze naturali delluomo, e quindi non potr realizzarsi spontaneamente; sar necessaria una rivoluzione, la quale ricorrer ad una violenza cos grande, che lumanit non ne ha mai viste di simili : Verranno mozzate cento milioni di teste di borghesi . Nella societ socialista la lotta sar rivolta contro le differenze spirituali pi che contro quelle economiche; tutti saranno controllori e controllati, sar favorita al massimo la delazione. Siccome una societ del genere innaturale, essa potr reggersi solo col terrore. Sigalev, un personaggio dei Demoni, che, partendo da Platone, Rousseau e Fourier considerati tre ingenui precursori delle idee socialiste - espone una sua teoria sociale, fra laltro afferma :Partendo da unassoluta libert, concludo con un assoluto dispotismo. E aggiungo che tranne la mia soluzione della formula sociale non ce ne pu essere nessunaltra. Molto probabilmente concludeva Dostoevskij il sistema socialista sar accolto perch gli uomini, in maggioranza, sono come bambini, e preferiscono avere il pane assicurato e luguaglianza sociale, piuttosto che affrontare i rischi, le incertezze della libert e della responsabilit personale. Il socialismo diventa una risposta alla dialettica libert-pane. La risposta alla decadenza dellOccidente e alle prospettive del socialismo pu venire per Dostoevskij solo da Cristo e dalla spiritualit del popolo russo. Egli, infatti, vede in Cristo, cos come era stato conservato nel cuore del popolo russo, il supremo difensore della libert e della dignit delluomo. Ci lo spingeva a prevedere che mentre lOccidente avrebbe subito lesperienza della rivoluzione e di un regime socialista e quindi sarebbe sprofondato nella barbarie e negli orrori di una violenza infinita la Russia si sarebbe salvata, ed avrebbe riportato la civilt di Cristo allEuropa e allintera umanit. Tradendo lessenza del messaggio di Cristo, la Chiesa cattolica aveva spianato la via allavvento dellAnticristo, che nel mondo moderno si era concretizzato nellidolatria della scienza e nellideologia socialista, che avevano imposto una concezione materialistica delluomo. La scienza aveva sostenuto di essere in grado di analizzare compiutamente lessere umano, misconoscendo la sua natura autocreativa e infinita, e su questa base il socialismo aveva preteso di formulare un progetto definitivo di assetto sociale in grado di assicurare la felicit dellumanit nei secoli dei secoli, progetto che nelle Memorie del sottosuolo viene presentato sotto le allegorie del palazzo di cristallo o del formicaio. Il socialismo aveva voluto fondare la societ umana non sulla libert e sullamore, unico cemento secondo Dostoevskij in grado di realizzare unautentica fusione tra gli uomini e dimpedire il bellum omnium contra omnes, bens su una saggia e oculata pianificazione che tenesse conto e soddisfacesse le esigenze e i bisogni scientificamente accertati delluomo. La cura dellamministrazione della futura societ pianificata doveva venire affidata alle mani di governanti illuminati incaricati di far intendere la ragione, con le buone o con le cattive, alla massa sterminata degli incolti e dei retrogadi, destinati a costituire il materiale su cui sarebbe stato effettuato il sacro esperimento del socialismo realizzato. In tal modo la scienza e il socialismo procedevano mano nella mano sulla strada che avrebbe condotto allaffermazione definitiva della Ragione, che avrebbe chiarito lenigma delluomo, adeguandolo alle verit accertate dalla scienza e realizzando la sua felicit nella dimensione sociale grazie alledificazione di
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una societ perfetta appunto il palazzo di cristallo- destinata a sfidare i secoli e i millenni. Ma questa era anche la strada indicata dal Grande Inquisitore, che voleva sollevare luomo dal fardello della libert, garanzia della sua creativit e infinit, per assicurargli la squallida esistenza di un gregge deresponsabilizzato che avrebbe visto nei suoi governanti coloro che lo avrebbero liberato dal tormento della ricerca della verit e gli avrebbero assicurato la soddisfazione dei suoi bisogni materiali. Questo equivaleva, secondo Dostoevskij, a cedere alle tentazioni a cui il demonio aveva sottoposto Cristo nel deserto, proponendogli di edificare il suo regno nel mondo soddisfacendo i bisogni materiali delluomo ( comanda a queste pietre di diventare pane ), basandosi sul miracolo ( gettati gi dal pi alto pinnacolo del tempio) e sul potere ( se mi adorerai io ti dar tutti i regni della terra ). Cristo aveva respinto lofferta del demonio affermando che il suo regno non era di questo mondo, ma la Chiesa di Roma, tradendo il Suo messaggio, laveva accettata, optando per la dimensione materiale delluomo e ignorando quella spirituale, e in tal modo aveva aperto la strada al razionalismo e al socialismo atei che si erano dimostrati pi coerenti della Chiesa nel perseguire lideale di un regno fondato sulla dimensione materiale delluomo.
Dostoevskij e Nietzsche
I due pensatori hanno molti aspetti in comune: entrambi prendono in maniera netta le distanze dalla cultura dominante; entrambi sono pensatori tragici , non credono nel progresso positivista, e non accettano la visione delluomo su cui fondata la fiducia in tale progresso, perch la giudicano superficiale, ingenua e lontana dalla realt. Entrambi sono grandi antropologi e psicologi; entrambi hanno esplorato zone nuove della psiche umana; entrambi hanno posto il problema del Dio-uomo e delluomo-dio. Le vicinanze ma anche le differenze profonde tra i due pensatori emergono soprattutto dallanalisi di alcuni personaggi dei romanzi di Dostoevskij.
da qualsiasi obbligo, possono violare tutte le leggi, hanno il diritto di commettere ogni sorta di delitti. Uomo nel vero senso della parola solo il dominatore, mentre tutti gli altri sono spregevoli pidocchi. Se per esempio al mio posto si fosse trovato Napoleone e non avesse avuto, per cominciare la carriera, n Tolone n lEgitto n il passaggio del Monte Bianco, ma avesse avuto al posto di tutte queste belle, monumentali imprese, puramente e semplicemente una qualche ridicola vecchietta che bisognava uccidere per rubarle il denaro dal baule, ebbene si sarebbe egli risolto a questo se non ci fosse stata altra via duscita ? Dunque, quando necessario per i suoi fini, il dominatore pu uccidere senza riguardi il pidocchio. Superuomo contro pidocchio. Ma il superuomo alla fine viene sgretolato dal tormentoso meccanismo del sottosuolo : e rimane solo, indifeso, abietto, un pidocchio omicida. Non gli resta che una via, se rifiuta quella rapida ma vile del suicidio . la via della croce, ossia della piena responsabilit, dellumile accettazione della legge comune a tutti gli uomini. E Sonja che gli d, simbolicamente, la propria croce da portare al collo. Allideologia napoleonica si contrappone il gesto cristiano della prostituta Sonja. Per lei la legge morale vale per tutti nello stesso modo. Nessuno ha il diritto di raggiungere la felicit con il delitto, il peccato, perch il peccato resta peccato chiunque lo commetta. La felicit, che non terrena, individuale, ma soprannaturale, si raggiunge solo con la sofferenza, il sacrificio di se stessi, lumile dedizione al prossimo. Una fede, quella di Sonja, che non conosce dogmi, precetti, canoni imposti dallesterno (dalla Chiesa, dalla morale corrente) : una fede attiva, che si esplica fra gli uomini, non fra le pareti del tempio, che non si identifica con alcuna realt storica, anche se prende come modello la figura paradigmatica del Cristo. Lidea di Raskolnikov e il gesto di Sonja, nella loro totale contrapposizione, sono le colonne portanti del romanzo : e il gesto silenzioso di Sonja agir sullidea gonfia di parole di Raskolnikov, corrodendone la luciferina arroganza, piegandola allaccettazione della croce. Il problema analizzato in Delitto e castigo dunque un caso particolare di omicidio, un omicidio filosofico. Largomento il seguente . esistono uomini che si pongono consapevolmente al di sopra degli altri e della morale tradizionale , essi pretendono di incarnare il destino della loro epoca ; sicuri di s, usano gli altri per i loro scopi, e non hanno scrupoli n titubanze. Si tratta in altre parole della questione dellesistenza di uomini superiori e di uomini inferiori, espressa cos da Raskolnikov: Gli uomini si dividono in ordinari e straordinari. Quelli ordinari devono vivere nellobbedienza e non hanno il diritto di violare la legge, perch essi sono appunto ordinari. Quelli straordinari hanno invece il diritto di compiere delitti di ogni specie e di violare in tutti i modi la legge per il semplice fatto di essere straordinari. Gli uomini superiori, che hanno in mano il proprio destino e quello della propria epoca, sono al di sopra delle leggi della morale. Questi uomini sono rari. Infrangere le leggi e i vincoli morali per loro un diritto e nello stesso tempo un dovere, perch distruggono il presente in nome di qualcosa di meglio. Essi si sentono i padroni dellavvenire : perci i loro valori soggettivi sono pi importanti dei valori oggettivi, ai quali devono sottomettersi gli uomini normali. La figura a cui fatto esplicito riferimento quella di Napoleone, fenomeno storico cos straordinario da rendere necessaria una valutazione filosofica. A questo punto il protagonista del romanzo vuol sapere a quale categoria di uomini egli stesso appartenga : se ai dominatori, come Napoleone, o ai dominati. Il mezzo che utilizza per scoprire la propria natura il delitto, cio la forma pi grave di trasgressione morale. Come sua vittima sceglie una vecchia usuraia, la persona pi malvista e inutile che egli conosca. Ma dopo lomicidio, Raskolnikov comincia a tormentarsi, a non darsi pace, finch deve convincersi che la prova dei fatti non gli stata favorevole. Non si pente per
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quanto commesso : il suo rammarico solo per il fatto di non aver saputo reggere il peso dellazione compiuta. Egli ha trasgredito le regole della morale e della ragione, ha compiuto unazione che doveva riscattarlo dallinerzia e dallumiliazione del sottosuolo, e tuttavia non ha acquistato il diritto di uscirne, di considerarsi al di sopra della spregevole massa. Il suo fallimento come superuomo, e lincontro con Sonja ,la prostituta cristiana, gli daranno la possibilit di tornare allumano, a quella dimensione che aveva rinnegato. Napoleone subisce la stessa sorte : sconfitto in battaglia, relegato a SantElena, egli ritorna allumano, come dimostra il suo testamento. La sua non stata secondo Dostoevskij solo una sconfitta politica, ma ancora pi grande . ontologica, religiosa. Anche Nietzsche indica Napoleone come esempio delluomo eccezionale, e lo definisce sintesi di non-uomo e di superuomo che incarna lideale aristocratico nel XIX secolo. Nietzsche contrappone la grandezza di Napoleone allistinto del gregge , un istinto talmente diffuso tra gli uomini, soprattutto fra quelli del suo secolo, da colpire anche coloro che sono chiamati a comandare. Naturalmente per Nietzsche non c il ritorno allumano : lubermensch non conosce il pentimento nemmeno di fronte alla sconfitta ; egli pu sentire la disperazione e la solitudine, ma accetta questa condizione come facente parte della propria natura, e sopporta anche il peso del fallimento. Una volta che ha preso il posto di Dio, loltreuomo non pu resuscitare il Dio metafisico che morto.
Dominare quella paura equivale dunque a fare definitivamente scomparire la religione, a vincere la battaglia per lateismo e per la deificazione delluomo. Luomo ama la vita, che per si concede al prezzo di dolore e di paura; qui sta linganno. Per questo non ancora comparso il vero uomo. Vi sar un uomo nuovo, felice, superbo. A chi sar indifferente vivere o non vivere, quello sar luomo nuovo. Chi vincer il dolore e la paura, quello sar Dio. Mentre laltro Dio non sar. Coerente fino in fondo con il suo ragionamento, il giovane Kirillov, ingegnere, persona buona, sensibile e generosa, compir il gesto fatale del suicidio per liberare se stesso e lumanit dalla paura e da Dio. Anche quella di Kirillov una rivolta, come lo stata quella di Raskolnikov, di Ippolit e di Ivan Karamazov, che grider appunto Tutto permesso. Sono rivolte titaniche sottese da una disperata solitudine, da una disperata assenza damore, da una categorica volont di autodistruzione. Scrive Dostoevskij nel Diario di uno scrittore : Il suicidio, quando sia perduta lidea dimmortalit, diventa unassoluta e inevitabile necessit per ogni uomo che si sollevi nel suo sviluppo anche solo un pochino al di sopra delle bestie . Ancora una volta la sensibilit di Dostoevskij, cos vicina a quella di Nietzsche nel cogliere il carattere drammatico della scoperta della morte di Dio, si differenzia dalle conclusioni del filosofo tedesco, per il quale la fine di Dio non la fine dellimmortalit, ma il trasferimento dellimmortalit e delleternit dallillusione metafisica alla realt delloltreuomo. Dostoevskij sviluppa questo tema della morte di Dio attraverso un altro personaggio nicciano , Ivan Karamazov, uno dei tre fratelli protagonisti del romanzo omonimo. Egli formula una grande idea : Se Dio non esiste, tutto lecito, tutto permesso . Questa tesi di Ivan viene ulteriormente sviluppata : bisogna distruggere lidea di Dio nellumanit. Infatti, una volta che lumanit abbia rinnegato Dio, tutta la vecchia concezione del mondo cadr da s, la vecchia morale sar rifiutata e tutto si rinnover. Gli uomini si riuniranno per prendere alla vita tutto ci che essa pu dare, ma unicamente per la felicit e la gioia di questo mondo. Luomo si esalter in un orgoglio divino, titanico, e apparir luomo-Dio. La morale una barriera alla libert delluomo, per luomo un sistema di schiavit. Ma con il rifiuto di Dio tutto diverr lecito. La negazione di Dio sar per luomo la propria divinizzazione. Questa la teoria di Ivan. Il suo discepolo, il fratellastro Smerdjakov , ritiene di poterla mettere in pratica contro lodiato padre Fedor Karamazov, che non ha mai voluto riconoscerlo come figlio e lo ha accolto in casa come servo. Cos decide di ucciderlo. Dellomicidio accusato laltro figlio Dmitrij, che verr processato e condannato per una colpa non commessa. Ma Smerdjakov, in un incontro privato con Ivan, dopo di aver confessato di essere lartefice materiale del delitto, lo accusa di essere il vero responsabile del parricidio. Messo di fronte alle conseguenze dei propri insegnamenti e alle proprie responsabilit, il giovane Ivan impazzisce. Io vi insegno loltreuomo e loltrepassamento della morale cos predicava Zarathustra Nietzsche - ; ma di fronte ai discepoli che lo seguivano e ascoltavano il suo insegnamento si indignava perch non riuscivano a staccarsi dal maestro. La morte di Dio e la fine della morale pu aversi solo con lassunzione piena e totale di tutte le proprie responsabilit da parte dellindividuo. Su questo c accordo fra Nietzsche e Dostoevskij : fintanto che c bisogno di un maestro o di una Chiesa protettrice e rassicurante, luomo non pu dirsi libero. La follia del maestro, delloltreuomo, delluomo di fede, la condizione inevitabile di fronte alla saggezza del gregge, alla sua normalit e alla sua morale .
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vita. Lo assale un odio impotente: decide di uccidersi, mette per scritto le motivazioni del suo gesto e le legge a Myskin e ai suoi ospiti. Parla degli incubi che stravolgono la sua pace notturna, parla soprattutto della rabbia sorda contro il destino che aveva deciso di schiacciarmi come una mosca, certo senza nemmeno sapere perch lo facesse, contro la gente intorno a lui che sperpera la vita. A Ippolit negata anche la consolazione della carit. Nelle pagine della spiegazione, visioni frammentarie, idee isolate, immagini mostruose. Vede, appesa a una parete una copia del Cristo morto di Holbein (lo stesso di fronte a cui Myskin aveva esclamato: Lo sai che osservandolo a lungo si pu anche perdere la fede ?) e ne anche lui sconvolto. Nel quadro non c traccia di bellezza; nel pieno senso della parola il cadavere di un uomo che prima ancora di essere stato crocifisso ha sopportato un supplizio orrendo, ferite, torture, percosse dalle guardie e dalla plebe quando portava la croce e quando cadde sotto il suo peso e infine per sei ore lo strazio dell'estremo supplizio. La natura appare, contemplando quel quadro, in forma di unimmensa bestia, muta e implacabile, oppure, come una di quelle immense macchine di nuovissima costruzione, che assurdamente, senza rendersi conto di quello che fa, afferra, schiaccia e inghiotte, sorda e calma. Il quadro sembra dare appunto limpressione di quella forza, oscura, potente, assurda ed eterna, cui tutto sottomesso e vi domina vostro malgrado . Lentamente si fa strada la rivolta, il rifiuto. E la religione quale consolazione offre ? La vita viene data e tolta dalla volont di una potenza superiore, che non chiede a nessuno il consenso. Perch dunque bisogna accettare questo dono ? Perch bisogna docilmente piegarsi alle leggi imperscrutabili della Provvidenza ? Perch luomo deve essere responsabile di ci che va oltre la sua comprensione ? A questi interrogativi risponde con una disperata affermazione : Io morr, fissando quella sorgente di forza e di vita che il sole, io non accetter questa vita ! La natura, con la sua sentenza di tre settimane, ha limitato a tal punto la mia attivit, che probabilmente il suicidio ancora lunico atto che io possa compiere dal principio alla fine per mia propria volont. Una protesta pu avere talvolta un valore non insignificante.
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