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Studio sugli Ordinamenta Maris di Trani cvbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmq

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06/06/2012 Domenico Matteo Frisone

Origine, Storiografia, Comparazione

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Sommario
Introduzione ............................................................................................................................... 3 La citt che ha dato vita agli Ordinamenta Maris: Trani nellXI secolo ...................................... 5 Gli Ordinamenta Maris: uno sguardo dinsieme ................................................................... 13 La Datazione degli Ordinamenta: un dibattito storiografico ................................................... 16 1. La presenza del denaro .............................................................................................. 18 2. Limportanza della citt e la mancanza di testimonianze dellepoca ............................ 19 3. La presenza dei Cognomi ............................................................................................... 19 4. La carica di conte ........................................................................................................... 21 5. Lintestazione................................................................................................................. 22 6. La lingua ......................................................................................................................... 23 7. Il pellegrinaggio ............................................................................................................. 24 8. Le datazioni alternative ................................................................................................. 25 Gli Ordinamenta Maris di Trani e i Costituti dellUso di Pisa: una ipotesi comparativa .......... 29 9. Il noleggio della nave e le sue condizioni ...................................................................... 30 10. 11. 12. Il getto delle merci e il rimborso dei corredi della nave ............................................ 32 Il recupero di merci .................................................................................................... 33 I Consoli del mare ...................................................................................................... 34

Conclusioni ............................................................................................................................... 37 Bibliografia ................................................................................................................................ 40 Fonti edite................................................................................................................................. 44 Appendice Documentaria ......................................................................................................... 45

Introduzione
Questa tesi prende vita da una idea che mi ha colpito. Quella, proposta per lo pi da storici locali e fortemente campanilisti, che Trani, e quindi la Puglia, fossero alle origini del moderno diritto marittimo commerciale. La cosa mi ha particolarmente colpito in virt del pregiudizio, profondamente radicato nellinsegnamento della storia scolastico, del profondo ritardo del Mezzogiorno sul nord. Lesempio lampante quello dei Comuni, una realt che per anni sembrata a completo appannaggio di quelle realt territoriali poi riunitesi nella Lega lombarda. Nellultimo periodo si stanno, fortunatamente, compiendo studi in merito alla presenza di questa formazione istituzionale nel Sud Italia. Per citarne uno su tutti, il Vitolo ha tenuto un incontro dal titolo LItalia delle altre citt. Unimmagine del Mezzogiorno medievale.nellambito del ciclo di conferenze Mercoled con la Storia promosse con il patrocinio del Centro studi Normannosvevi dellUniversit di Bari, nei primi mesi di questanno. Ho voluto quindi verificare personalmente se, in un Medioevo governato in campo marittimo dalle Repubbliche Marinare, vi fosse posto, e di primo piano, per una citt che non gode certo di altrettanta fama nella tradizione storiografica, come Trani. Il primo capitolo stato dedicato alla introduzione del contesto storico della citt di Trani, come condicio sine qua non per la promulgazione degli Statuti Marittimi. Vi si analizza tutto lXI secolo della citt, sotto il profilo politico-militare, economico ed urbanistico. Lobiettivo, velato ma neanche tanto, quello di verificare la presenza delle condizioni imprescindibili per la nascita degli Ordinamenta, ossia: 1. Sostanziale indipendenza politico-commerciale; 2. Sviluppo commerciale che superi il livello di piccolo cabotaggio ed interazione con diversi soggetti commerciali 3. Sviluppo urbanistico e demografico della citt. Una volta eseguito questo controllo si poi passato ad analizzare il documento, in s stesso.

A partire dalle edizioni giunteci, lanalisi si poi sviluppata sulle impressioni che il documento ha suscitato sugli storici, finendo per spiegare di che tipo di raccolta si tratti e in quale filone vada inserito. Il secondo capitolo, invece, stato interamente dedicato alla disamina del dibattito storiografico sviluppatosi intorno al problema della datazione degli Ordinamenta Maris. Se infatti il proemio agli stessi riporta chiaramente la data del 1063, in molti hanno proposto delle datazioni alternative, come 1363, 1183 e 1263. Analizzando gli studi di accaniti sostenitori della datazione riportata e feroci detrattori della stessa, ho raccolto i loro pareri dividendo tesi e contro-tesi per argomentazioni, cos da facilitarne la consultazione. Queste spaziano da problematiche di carattere linguistico, ad altre di tipo politico, passando per una serie di dettagli opportunamente sviscerati. Ho ritenuto opportuno, per la completezza della disamina, concludere il capitolo con le principali datazioni alternative al 1063. Il terzo capitolo, lultimo, dedicato ad una ipotesi comparativa portata avanti da me stesso. La scelta ricaduta sul Constitutum Usus di Pisa per un duplice motivo: la vicinanza cronologica tra i due statuti, che rendeva il Constitutum il candidato ideale, al riparo da intermediari importanti; e la curiosit di confrontare con Trani le origini di una delle Signore del mare, universalmente riconosciute. Dopo aver elencato i precedenti studi comparativi effettuati sugli Ordinamenta, sono passato ad introdurre brevemente il testo pisano, prima di dedicarmi allo studio delle analogie tra i due testi. Queste si sono sviluppate sia nellambito delle tematiche trattate che in quelle delle figure istituzionali citate in entrambi i documenti. Il lavoro perfettibile e non esaustivo, e probabilmente contiene degli errori. Potete segnalarli allindirizzo matteofrisone[at]gmail[dot]com.

La citt che ha dato vita agli Ordinamenta Maris: Trani nellXI secolo
Prima di dedicarci alla analisi degli Ordinamenta veri e propri, ritengo necessaria una visione dinsieme su quella che era la situazione della citt che a quegli ordinamenti ha dato, in via ufficiale o meno, la vita. Mi sembra quindi doveroso dedicare questo primo capitolo alla storia di Trani nel XI secolo. Nella seconda met del X secolo il dominio bizantino sulla Puglia viene messo in discussione sempre pi aspramente. Vi sono frequenti incursioni saracene, che ci vengono ricordate da Lupo Protospatario. Approfittando della situazione Ottone II scender in Italia meridionale nel 981 ufficialmente per scacciare i saraceni, ma in realt per sostituirsi ai bizantini nel controllo del territorio. Proprio limperatore, tramite papa Benedetto VII, aveva creato una nuova diocesi, affidata al vescovo Rodostamo, per sottrarre Trani, Ruvo, Giovinazzo, Minervino e Montemilone allarcivescovato di Bari, filobizantino1. La ribellione era nellaria, tanto che un diploma di Calocyro Delfinas, catapano bizantino, del 982 ci dice che Trani, Bari e Ascoli sono in rivolta.2 La citt verr poi ripresa dallo stesso Calocyro, anche grazie alla diversa direzione presa dalla spedizione di Ottone, che si era mosso verso la Calabria, per il voltafaccia che Rodostamo stesso aveva compiuto, grazie alle promesse di conservare il proprio seggio fattegli da Bisanzio.3 Presumibilmente a causa dei rapporti insicuri con lOriente si cominci ad affacciare Venezia nei porti pugliesi, come testimonia il fatto che nel 1002 sar essa ad aiutare Bari assediata dai saraceni, e non Bisanzio. Daltronde nelle citt pugliesi di maggior rilievo economico, come appunto Trani, la preminenza sociale di una classe di proprietari terrieri di etnia longobarda e locale spingono, per favorire anche gli scambi marittimi, la ricerca di una sempre pi forte autonomia, almeno dal punto di vista commerciale. Ne danno testimonianza i frequenti tentativi di ribellione delle varie citt del X secolo. Con queste premesse, la rivolta non poteva tardare. Durante quella di Melo da Bari, scoppiata nel 1009, Trani fu una delle pi combattute e contese dellintera Puglia.

GAY JULES, LItalia meridionale e limpero bizantino. Dallavvento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni (867 1071); Bologna: Forni, 1978, p. 338. 2 BELTRAMI GIOVANNI, Documenti longobardi e greci per la storia dellItalia meridionale nel medio evo, Roma, 1877, p. 9, n. 8 3 CARABELLESE FRANCESCO; LApulia e il suo comune nellalto medio evo. Bari: Vecchi, 1905, p. 94.

Conquistata dallo stesso lanno dopo linizio della rivolta (1010) torner nuovamente sotto i greci dopo la prima fuga di Melo, che la riprender nuovamente nel 1017 con forze normanno-longobarde. Nei primi mesi del 1018 per fu nuovamente bizantina, nonostante il tentativo di sortita di Ioannicio Protospatario, a capo della milizia tranese, che rimase ucciso. Sullonda della sconfitta i bizantini presero la citt, e spedirono Romoaldo, capo della difesa cittadina, come prigioniero a Costantinopoli.4 In questa occasione per anche Maraldo, che si era particolarmente distinto nella rivoluzione e i cui beni furono donati a Montecassino, sotto labate Atenolfo, la cui candidatura era stata approvata proprio su indicazione del Turmarca di Trani, Falco.5 I nomi mostrano espressamente che tutte le classi sociali sono contrarie allopprimente dominio bizantino. Se, infatti, Ioannicio ha un titolo onorifico bizantino e Maraldo proprietario di fabbricati e terre, Romualdo probabilmente un proprietario terriero, allepoca quasi tutti di etnia longobarda, come ci mostra lonomastica6. Dopo un periodo di relativa quiete, dovuta alla scomparsa di Melo, ritroviamo notizie di Trani intorno al 1042, saldamente in mano bizantina, unica grande citt ad opporsi ai normanni comandati da Argiro. La citt aveva stretto addirittura un patto con Giovinazzo, per resistere al ribelle, patto di breve durata a causa della conquista di Giovinazzo stessa da parte normanna. A capo della difesa cera Sillicto, turmarca della citt, e le operazioni di guerra durarono circa un mese, da fine giugno ad agosto.7 I tranesi si difesero da ogni assalto, tentati con torri e macchinari di assedio, sperando nellaiuto bizantino che non arriv mai. probabile che nella citt fossero confluiti i funzionari bizantini fuggiti dal resto

LUPUS PROTOSPATARIUS BARENSIS, Rerum in regno neapolitano gestarum breve chronicon ,ab Anno Sal. 860 usque ad 1102 Anno 1018. Indict. prima descendit Basilius Catapanus, qui et Bugianus, et Abalautius Patricius mense Decembris, et Ligorius (c) Tepoteriti fecit proelium Trani, et occisus est ibi Ioannatius Protospata, et Romoald captus est, et in Constantinopolim deportatus est. 5 Chronica Casinensis, Per hos dies predictus catapanus Boianus concessit in hoc monasterio totam ex integro hereditatem vel substantiam Maraldi cuiusdam Tranensis, tam intra eandem civitatem, quam et de foris, ubicumque. E ancora in DE BLASIIS, La insurrezione pugliese e la conquista normanna nel secolo 11,vol. I, in Appendice, p. 625. 6 CONIGLIO, Giuseppe; La societ di Trani e gli Ordinamenta, in Atti del I congresso di diritto marittimo. La legge del mare in Italia dallevo antico alle moderne codificazioni. Trani 24-25-26 ottobre 1980. Societ di storia patria per la Puglia. Convegni XIV. Puglia grafica sud, 1983. 7 Annales Barenses, Postea vero dum Tranenses non acquiescerent Baresanis malum ingerere, ultima hebdomada mensis Iunii ipse princeps cum Normanni set Barensibus obsederunt eam triginta sex diebus [] e ancora Lupo Protospata 1042. 3 die mense Iulii capta est iuvenaties ab Argyro Duce, et mense Augusti ivit praedictus Argyrus ad obsidionem Trani, seditque super eam mense uno

della regione8, e che Trani non avesse pi da temere lintromissione degli stessi funzionari nei suoi commerci, ma anzi non intendesse perdere i collegamenti con i porti orientali, e questo la spinse a parteggiare per lImpero. Entrambe le parti erano per stanche della battaglia, i tranesi per lovvio abbandono delle attivit di sussistenza a cui lassedio li costringeva, i baresi per le irrequietudini normanne. Lempasse si sblocc con larrivo di messi imperiali da Bisanzio, sollecitati dalla violenta rivolta di Maniace che nel frattempo si era fatto dichiarare tiranno dalle proprie truppe. Costoro offrirono il titolo di patrizio dellimpero ad Argiro, il quale si ritir a Bari.9 A ricordo della difesa abbiamo liscrizione che il fratello Falcone,che sappiamo essere un giudice, fece apporre sulla tomba del difensore Sillicto: HIC IACET ILLUSTRIS TRANI STRATEGOTA SELLICTUS URBIS DEFENSOR FRANCA NEC GENTE DEVICTUS HOC FALCO KRITIS ET PANTHEOTA SUPULCRUM ARTE SATIS FRATRI FECIT COMPONERE PULCRUM10 La difesa della citt non ebbe lo stesso successo quando il catapano Eustasio venne sconfitto da milizie normanne nel maggio 1046, riuscendo a stento a tornare alle torri della citt.11 La sconfitta era certa. Daltronde gi nel 1042 a Melfi i normanni si erano spartiti le citt pugliesi, e Trani era stata assegnata a Pietro, figlio di Amico, un consanguineo degli Altavilla12; il quale non riuscendo ad entrarvi cre una linea di fortezze tutto intorno, sfruttando gli insediamenti di Andria, Corato, Bisceglie e Barletta13.

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GAY; op. cit., p. 433. Anonimi Barensis Chronicon 1042. Argiro perrexit in Trane, per mare et terra obsedit eam, fecit ibi Turrem excelsam ligneam et Tractareas macula set Berbices ut compraehenderet eam. Inter haec venit misso ab Imp. Theoderito Monomacho cum Basilisco, mandatore referents Parcentia, et paricato eidem argiro, illico fecit incedere omne artificium, quod ibi factum habuit, reverses est in Bari. 151 B. 10 Questa iscrizione stata presa da CARABELLESE, lApulia ed il suo comune, pag 214 11 Lupo Protospata 1046 Palatinus Catapanus Eustasius 8 die in Trano mense maii commisit proelium cum Normannis, et ceciderunt Graeci 12 Chronica Casinensis, inde caetera ad illorum placitum inter se dividunt. Statuunt itaque Guilelmo Asculum, Drogoni Venusiam, Arnolino Labellum, Ugoni Tutabovi Monopolim, petro Tranum, Gualterio Civitatem, Rodulfo Cannim, Tristaino Montepilosum, HerveoGigeum, aschittino Acerentiam, Rodulfo Sanctum Archangelum, Raimfrido Monorbinum 13 Gay, op. cit., p. 437- 441.

Il possesso normanno fu per o solo nominale o perso dopo breve tempo se gi nel 1053 Argiro si rifugiava in citt da Vieste dopo la sconfitta che aveva subito dai Normanni, non pi alleati, a Siponto. Lo stesso Argiro invier a Costantinopoli il vescovo tranese Giovanni in missione diplomatica.14 Vescovo che, probabilmente, era la persona pi indicata ad una missione diplomatica data la sua posizione intermedia tra la chiesa latina e la chiesa greca. Infatti nel 1053 Giovanni aveva ricevuto una lettera dallarcivescovo di Bulgaria, Leone di Achrida, di propaganda religiosa filo bizantina, con la richiesta di trasmetterla a tutti i vescovi di Puglia, sudditi di Bisanzio, ma anche ad altri vescovi italiani, ed infine al Papa stesso. Acerrimo rivale del vescovo di Bari, che strenuamente difendeva la sua autonomia dal clero greco, Giovanni diventa il propugnatore degli interessi bizantini nel clero pugliese latino. Egli ricever anche il titolo di syncellos, che gli concedeva un posto onorario nel clero dOriente.15 Finir poi deposto da papa Nicola II per simonia, e per aver tentato di estendere la sua giurisdizione su Siponto ed i territori ad essa sottoposti.16 Nel 1059 la citt obbediva ancora allimperatore bizantino, e sappiamo che vi comandava la famiglia di un certo Russone, grazie ad un atto di vendita di una casa orreata ad opera dei figli Teofilatto e Russo ad un profugo di una cittadina appena caduta in mano normanna, Montepeloso.17 Datata 1063, invece, la bolla papale di Alessandro II al vescovo Bisanzio, che assegnava le citt sottoposte allarcidiocesi, mostrando una notevole influenza che superava il territorio di Bari per giungere sino a Polignano. La bolla indicativa della rivalit che vigeva tra Trani e Bari, anche essa in possesso di diverse bolle (presumibilmente false) che mettevano buona parte degli stessi territori sotto la giurisdizione di questultima. Si lottava, sostanzialmente, per arrogarsi il ruolo egemone che aveva ricoperto sino ad allora Canosa.18

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PROLOGO Arcangelo, Le carte che si conservano nello archivio del Capitolo metropolitano della citta di Trani (dal 9. secolo fino all'anno 1266), pp. 50-52 e Anonimi Barensis Chronicon, 1053, ind. VI, Argiro direxit ipso Episcopus Tranense Constantinopoli messatico 15 GAY JULES, op. cit., pp. 463-466 16 GAY JULES, op. cit., p. 483 17 PROLOGO Arcangelo, Le carte che si conservano nello archivio del Capitolo metropolitano della citta di Trani (dal 9. secolo fino all'anno 1266), pp 54-55 18 PRATESI Alessandro, Alcune diocesi di Puglia nellet di Roberto il Guiscardo: Trani, Bari e Canosa tra Greci e Normanni, in Roberto il Guiscardo e il suo tempo, Atti delle I giornate Normanno-Sveve. Il Pratesi giunge a considerare falsa anche questa bolla, ma non inficia la genuinit della data. E tuttavia vi una seconda bolla datata 1090 che sembra riconfermare gli stessi confini. Vedi in PROLOGO Arcangelo, op cit., pp. 65-67. E ancora

Trani si manterr sotto il controllo nominale di Bisanzio, fino al 107319, quando cadr definitivamente sotto il comando normanno. per vero che sembra reggersi con una sorta di autogoverno, poich vi si trova lo stesso rappresentante dellimperatore bizantino nel 1072 e nel 1075. Daltronde presumibile che il governo fosse ancora tenuto dalla famiglia del Turmarca Bisanzio, e nella fattispecie da suo figlio Giovanni giudice,insieme ad Alfano notaio, Pietro giudice ed altri, che venivano riuniti alloccorrenza.20 I normanni riuscirono ad entrare nella citt sotto il comando di Pietro, il comes normanno a cui era stata assegnata, e di suo figlio Goffredo. Certamente vi furono subito motivi di discordia tra Pietro e Roberto il Guiscardo, che si prese la citt non contento delloperare di quello che considerava un suo sottoposto, forse in contatto con i bizantini.21 Questo definitivo passaggio di consegne spezz irrimediabilmente il residuo legame con Bisanzio di Trani, e il continuo variare della fazione al comando, ora filo bizantina ora filo normanna, pu presumibilmente aiutarci a capire la volatilit con cui nei documenti si faccia o meno riferimento agli imperatori bizantini. Tuttavia la citt non trov stabilit politica poich si crearono due nuove fazioni, che in effetti riprendevano le preesistenti, con i vecchi filo-bizantini ad appoggiare Pietro contro la fazione fedele al nuovo Duca di Puglia. La citt si ribell, e Roberto pot assediarla con poca convinzione poich impegnato dallaltra parte dellAdriatico contro i bizantini, con il grosso del suo esercito. Prese il controllo delle operazioni una volta rientrato. La citt non manc di mostrare risentimento per il lungo andare dellassedio e poco dopo essere riuscito a portare nuovi rinforzi nel 107922, Pietro consegn la citt, sperando di venirne confermato signore. Cosa che non avvenne.23

CASPAR Erich, Kritische Untersuchungen zu den aelteren Papsturkunden fr Apulien, in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, VI, 2. 19 LUPO PROTOSPATA, op. cit., 1073: intraverunt primo Normanni in Tranum 20 PROLOGO, idem, pp. 59 21 Lupo Protospata: Anno 1073. intraverunt primo Normanni in Trano in octava Epiphaniae cum Petrono Comite, sed Robertus Dux, eiecto Petrono, introivit in eam ipse Civitatem in Purificatione Sanctae Mariae. 22 Lupo Protospata: 1079. Intravit Petronum in Tranum 23 Guglielmo Appulo, Interea Tranum praeclari nominis urbem Divitiis, armis et multa gente repletam, Obsidione parat dux subdere. Petrus ad urbem Electos bis sex equites agit, ut sibi aves

Trani svilupp di molto i suoi traffici e la sua floridezza in questo secolo. Amato di Montecassino giunge a definirla famosa24, e la questione delle bolle papali dimostra che la citt rivaleggiava a pieno titolo con Bari per legemonia sulla regione. Alcuni documenti di vendita del periodo ne descrivono bene la floridezza agraria (al punto tale da far prosperare le vigne sulla litoranea25) e non difficile credere a Guglielmo Appulo quando procede a descriverne le ricchezze e gli armamenti, nonch la numerosa popolazione. Daltronde se non fossero verificate queste condizioni sarebbe stato pressoch impossibile resistere e guerreggiare cos a lungo con le milizie che varie volte la assediarono, e di cui si detto. Se si accennato ad una qualche autonomia della citt non va per esasperata, poich si sono sempre mantenute le cariche bizantine, addirittura sotto il primo dominio normanno. Si pu valutare, invece, sicuramente, una certa intraprendenza mercantile, che porta la citt a seguire a ruota Bari nei rapporti (sporadici) con i porti musulmani e in quelli ben pi frequenti con la Dalmazia, per lesportazione di derrate agricole in surplus. Sono testimoniati anche traffici di importazione di beni dallOriente, poi rivenduti in Campania. Daltronde la sostanziale preponderanza del partito filo bizantino nella citt si pu far risalire alla scarsa

Alliceret monitis, confortarentur et eius Aspectu viso. Qui dum sua verba loquendo Protrahit in longum, subito Robertus et eius Diffusus campis apparuit undique miles. Obsessi cives decies iam quinque diebus Convellere Petrum simul intra moenia clausum; Orant, ut faveat comes urbis deditioni: Damna quidem nequeunt perferre diutius urbis. Hoc primo fieri nimio moerore gravatus Ille negat; tandem lacrimans, cogentibus illis, Poscit cum sociis ut liber abire sinatur; Sicque duci fieri concessit deditionem. A duce non patitur discedens urbe videri[] Solvitur, et recipit quae perdidit omnia Petrus. Liber abit, solo Trani privatus honore.
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AMATO DI MONTECASSINO, Storia de Normanni volgarizzata in antico Francese, Roma, 1935, pp.92-93 COLAPIETRA RAFFAELE, Profilo storico-urbanistico di Trani dalle origini alla fine dellOttocento, p. 6

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interferenza dellimpero nei traffici della citt.26 E certo la continua necessit di invio di funzionari, notizie e milizie non poteva che stimolare i rapporti con lOriente. Probabilmente a questo andava aggiunta limportanza dei pellegrinaggi per la Terra Santa, che avevano i porti della Puglia come punti di partenza preferiti, onde evitare un lungo viaggio per mare. 27 Dal punto di vista urbanistico Trani nellXI secolo si struttura allinterno della prima cinta muraria di difesa, eretta presumibilmente nel IX secolo28, di cui si conserva ancora la porta Aurea, mentre delle restanti tre si persa traccia se non forse nel nome di una di esse, la Porta Nuova, lunica munita di due torri. A poca distanza dalle mura scorreva un condotto alluvionale, che finiva per incunearsi nel bacino portuale. Molti edifici ecclesiastici non pi esistenti sono per citati nei documenti, e se ne pu tracciare con buona precisione la posizione. il caso ad esempio della chiesa di S. Nicola al porto, dedicata non al Pellegrino ma al santo di Mira, o Santa Maria di Dionisio, grandemente modificata nel tempo e oggi dedicata ai ss. Medici, che conserva un bassorilievo con una iscrizione ordinata dal turmarca Delterio, della prima met del XI secolo. Spessissimo citata nei documenti la sede dellEpiscopio, la chiesa dedicata alla Vergine Maria, dove venne traslato il corpo di S. Leucio proveniente da Brindisi; poi incorporata nella chiesa dedicata al nuovo santo della citt, San Nicola Pellegrino (curioso come avesse lo stesso nome del santo della citt con cui Trani era in perenne competizione) cominciata nel 1099, anno della morte del santo giovinetto. Scavi del 900 hanno permesso la ricostruzione della pianta della chiesa, corrispondente alla navata centrale di quella attuale.29 Dalla porta Antica fino a Scolanova (dove sorgeva una sinagoga, in parte ancora visibile) si ergeva invece la Giudecca, che gli Ebrei abitavano numerosi gi da prima delle espulsioni dai regni iberici; ed ebraico era anche un cimitero del secolo in questione, e di cui si conservano alcune colonne con iscrizioni in ebraico attualmente conservate tra i reperti lapidei della Cattedrale. Per quanto riguarda gli edifici

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MUSCA GIOSU, Storia della Puglia, Vol. I e ancora CONIGLIO GIUSEPPE, La societ di Trani e gli Ordinamenta, in Atti del I congresso di diritto Marittimo. La legge del mare in Italia dallevo antico alle moderne codificazioni, Puglia Grafica Sud, 1983, pp 27-40 27 SCHAUBE ADOLF, Storia del commercio dei popoli latini del Mediterraneo sino alla fine delle Crociate, Torino, 1915, pp. 33 e seguenti 28 PROLOGO ARCANGELO, I primi tempi della citt di Trani e lorigine probabile del nome della stessa, Giovinazzo, 1883 e ancora MAFFUCCINI LILIANA, La citt di Trani, contributi agli studi di geografia urbana, Trani, 1951 29 MOLA RICCARDO, Scavi e ricerche sotto la cattedrale di Trani, in Vetera Christianorum, 9, 1972

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civili ho gi citato la casa orreata di Teofilatto e Russo, a cui posso aggiungere un palmentum di propriet di Disigio, posto subito fuori la Porta Nova. 30

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RONCHI BENEDETTO, Indagine sullo sviluppo urbanistico di Trani dallXI al XVIII secolo, Fasano, 1984

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Gli Ordinamenta Maris: uno sguardo dinsieme


Gli Ordinamenta sono rimasti nellombra della storia sino al 1827, anno in cui Jean Marie Pardessus, impegnato nelle ricerche di tutte le legislazioni marittime precedenti al XVIII secolo si imbatt in un volume del 1589, lo Statuta Firmanorum (Firmi, apud Sertorium de Montibus 1589), che conteneva in appendice gli Ordinamenta et Consuetudo maris edita per consules civitatis Trani. Il Pardessus, cercando di approfondire la questione ritrov un altro volume, stavolta del 1507, lo Statuta Terrae Appignani, una raccolta di documenti della Marca Picena, che conteneva gli Statuti di Fermo e, anche stavolta in appendice, gli Ordinamenta. Sostanzialmente quindi il testo del 1589 niente altro era che una ristampa della raccolta veneziana del 1507, con alcune differenze di tipo ortografico-linguistico, presumibilmente dovute allopera delleditore. La scoperta dest molto stupore per la data presente nella intitolazione, cio 1063. Questa data li rendeva il testo pi antico tra le consuetudini marittime, quasi un secolo prima della Tabula de Amalpha, considerata emessa in due diversi periodi, con la parte pi antica che risalirebbe al 1131. Non sono mancate polemiche e interpretazioni varie sulla datazione, ma se ne tratter diffusamente in seguito. Il ritrovamento dest grande interesse tra gli storici locali, convinti di poter vantare la propria citt come terra natale del diritto marittimo. E si moltiplicarono le interpretazioni che si dettero dellorigine del documento: non manc chi consider il documento falso, e ipotizz una sua creazione veneziana alla fine del XV secolo31 e cos spiega la mancanza in Puglia di riferimenti allo stesso. Altri ne hanno approfittato per ipotizzare la presenza di una forte autorit centrale nella citt, che si prendesse la briga di emanarli.32 In realt non si tratta di norme venute dallalto, emesse cio da una autorit pubblica ma, cos come molti statuti marittimi successivi delle citt marittime dellAdriatico (come Ragusa, Spalato, Lesina, Veglia, Arbe, Scardona, Tragora, Cattaro, Curzola, Pago, Melida, Braccia,

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GABOTTO Ferdinando, Il commercio e la dominazione dei veneziani a Trani fino allanno 1530, in Archivio Storico per le Provincie Napoletane anno XXIII, 1898, pp. 111-143. 32 VIESTI GIUSEPPE, I principi giuridici accolti negli Ordinamenta maris, Trani, 1963 in Il Foro di Trani, Trani, ottobre-dicembre 1964.

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Seguri, Sebenico33) di raccolte di norme consuetudinarie, sistemate organicamente e dichiarate valide universalmente per disciplinare i traffici commerciali via mare. Mare che, sfuggendo alle gi poco presenti entit territoriali, era molto pi facile ricorresse ad uno jus commune incline ad innestarsi sul tronco della civilt giuridica ellenico-romana con aggiunte bizantine. Tuttavia quelli di Trani riguardavano quasi esclusivamente rapporti di diritto privato, ed erano uno jus proprium , non vi sono prove, cio, che venissero utilizzati anche da altri popoli, come fu invece per il Consolato del Mare..34 Cos si espresso il Piracci, che cito: il loro documento probabilmente non era che la verbalizzazione di consuetudini gi consolidate da diversi anni prima ed acquisite con intenso e vasto esercizio nellarte della navigazione per rotte non certo tutte di piccolo cabotaggio.35 E non escluso, secondo il Racioppi, che vi si possa trovare anche sentenze emanate da magistrati giudiziari in cause precedenti, che cos ottennero una ratifica definitiva. 36 Tuttavia non sono semplicemente norme compilatorie, bens vi si trovano anche innovazioni normative come nel capitolo 16, che riguarda la figura dello scrivano di bordo. [...]questo dicto patrone non possa fare scrivere nissuna cosa che habia con nissuno mercatante de presente overo altro testimonio.[...]. Lo scrivano di bordo tipico del mare Mediterraneo, molto meno conosciuto nell'Atlantico occidentale, sconosciuto nei paesi del nord.37 Queste raccolte di diritto consuetudinario, di cui sono sicuramente un esempio gli Ordinamenta, si creano a causa della frammentazione politica. Con la ripresa dei commerci si instaura una facilit di utilizzo delle stesse, resa necessaria dal continuo cambiare padrone e, di conseguenza, leggi dei territori. Non poi un caso isolato, quello delle consuetudini tranesi, che si trovano nello stesso filone della Tabula de Amalpha o del Constitutum usus Pisanae civitatis o ancora dello Statuta Tarretarum di Venezia. Il genere incontrer poi la sua

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BRAJKOVIC, Etude historique sur le droit maritime priv du littoral jougoslave. Marseille : Socit anonyme du smaphore de Marseille, 1933. 34 SAVERIO NISIO, Degli Ordinamenta et consuetudo maris di Trani. Archivio storico pugliese, Bari: Societ di Storia Patria per la Puglia, XVI (1963), p. 7 35 PIRACCI RAFFAELLO, Per conoscere gli statuti marittimi di Trani : scritti illustrativi vari con bibliografia aggiornata : testo degli ordinamenti nelle edizioni veneta e fermana. Trani : Il tranesiere , 1980. P. 23 36 RACIOPPI GIACOMO; Ordinamenti e consuetudini marittime di Trani, in Archivio storico delle Provincie Napoletane, anno III (1878), fasc. 4, pp. 679-709. 37 SAVERIO NISIO, op cit., p. 12

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massima espansione con il Consolato del Mare, che nel 1225 diventer la base comune del diritto marittimo di tutti i principali porti mediterranei. Una teoria suppone che gli Ordinamenta Maris siano dipendenti dal Nomos Rodion Nautikos, una compilazione legislativa bizantina precedente, che si suppone alla base dei maggiori codici di diritto consuetudinario marittimo dellepoca.38 A rinforzo di questa teoria si pu notare che gli Ordinamenta non presentano una normativa completa della casistica del diritto marittimo, ma si limitano a trattare di casi singoli, pi o meno estesamente. Si pu notare la presenza di un vero e proprio formulario che si verifica nella stesura di ogni articolo, con la costanze presenza delle parole propone dice et diffinisce che rappresentano i tre momenti di formulazione di una legge: la scelta del problema da trattare, la sua effettiva trattazione ed infine la decisione nel merito della questione.39 Nei trentadue articoli troviamo sparpagliate norme che riguardano tematiche raggruppabili in alcune macroaree: Il naufragio, Danni derivati da fortunali e pirateria, Contratto con i marinai, Contratto di nolo e sue rescissioni, Recupero di merce andata perduta, Indennizzi dovuti per la merce, Indennizzi dovuti per la nave ed i suoi arredi.

38

BISCARDI ARNALDO, Continuit della tradizione ed esigenze di rinnovamento nella compilazione bizantina del Nomos Rhodion Nautikos, in Atti del I congresso di diritto marittimo. La legge del mare in Italia dallevo antico alle moderne codificazioni. Trani 24-25-26 ottobre 1980. Societ di storia patria per la Puglia. Convegni XIV. Puglia grafica sud, 1983 39 MICHELE MELILLO, La collocazione storico-linguistica degli ordinamenti di Trani, in Atti del I congresso di diritto marittimo La legge del mare in Italia dallevo antico alle moderne codificazioni Trani 24-25-26 ottobre 1980. Puglia grafica sud, 1983, p.43.

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La Datazione degli Ordinamenta: un dibattito storiografico


Il testo, sia nella versione di Fermo che in quella di Appignano, porta la data del 1063. Su questa data si per sviluppato un dibattito storiografico, che ha coinvolto studiosi locali e non, i quali hanno tentato di risalire alla datazione del documento tramite una attenta lettura del testo e della societ in cui questo sarebbe stato formulato. Se venisse confermata questa data, infatti, gli Ordinamenta di Trani sarebbero il testo pi antico tra le consuetudini marittime medievali. A questa data si attenne il primo editore critico del testo, il Pardessus40, e con lui furono fedeli a questa: Eugene de Roziere, Lorenzo Festa Campanile, Nicola Alianelli, Paolo Vania, Giovanni Beltrani, Francesco Schupfer, Sabino Loffredo, Francesco Carabellese, Federico Ciccaglione, Eustazio Rogadeo, Vito Giustiniani, Teodoro Massa, Mariano dAmelio, Michele Assunto Gioia, Pier Silverio Leicht, Luigi Viesti, Domenico Cammilleri, Francesco Babudri, Benedetto Ronchi. Ma da subito furono posti forti dubbi ad una collocazione cos indietro nel tempo, e molti parteggiarono per uno spostamento della datazione al 1363, tra cui: Federico Sclopis, Francesco Brandileone, L. de Valroger, Antonio Pertile, Carlo Cipolla, Enrico Besta, Arrigo Solmi, Guido Bonolis, Francesco Samarelli. Contrari ad entrambe queste datazioni vi sono, invece: Luigi Volpicella che propose il 1163 e Giacomo Racioppi, per il quale il testo era del 1263. Proceder dunque in una disamina delle opinioni espresse in merito nel tempo, tentando di darne una resa sintetica che permetta al lettore di farsi una idea del numero di variabili presenti e delle difficolt da tenere in considerazione. Prima vorrei, per, ricordare due documenti, utili alla datazione indicata nel proemio. Il primo un diploma del 1139, conservato nellArchivio di Trani, nel quale il duca Ruggero di Puglia, per nome del Re promette di mantenere illese le leggi e le consuetudini di Trani. Vi si legge infatti: Anno millesimo centesimo trigesimo nona incarnationis Cristi Dominis nostri.

40

PARDESSUS JEAN MARIE, Collection de lois marittime, Paris, 1839, tomo V, pp. 237 e ss.

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Octavo anno regni Domini nostri Rogierii magnifici regis semper augusti Sicilie atque Italie mense Junio indictione secunda [] de legibus et consuetudini bus suis nec traham nec trahere faciam []41. Il secondo documento il Privilegio che nel 1129 Ruggero II elargisce alla citt di Messina, pervenutoci in due copie, datate 1435 e 1439, con autentica notarile42. In questo documento si ordinava la raccolta delle consuetudini e degli usi marittimi locali, che dovevano essere organizzati e poi pubblicati dai Consoli del Mare, cos da poter autogovernarsi per quanto riguardava il commercio marittimo. Tra i dignitari citati a Messina vi era un tale Petro Famiglio Alojsius de Trano miles, sindaco della citt in quellanno, insieme a Johannes de Columna, juriste, et Philippi de Banto, philosopo; a cui veniva affidata la stesura perch esperto nelle leggi e consuetudini marittime. Si legge infatti : Decernimus praeterea quod praesint in aedem Curia Maris consules per navigiorum primates et mercatores eligendi, qui cognoscant de marinis negotiis quibusvis mercantiis et earum naturam sapientibus: qui consules de usibus marinis et (de) modo regendi Curiam valerent capitula statuere Datum est hoc exemplar originale de nostro mandato Petro Famiglio, Alojsio de Trano, militibus, Johannes de Columma, iuriste et Philippo de Banto, philosopho, sindicis dictae civitatis43 Come si pu vedere dalla consecutio temporum usata, la Curia del mare non era ancora formata, e si pu pertanto pensare ad unorganizzazione basata sul modello preesistente della Curia Maris tranese, grazie alle conoscenze di Pietro. Ai Consoli del Mare non spetta solo la raccolta e lorganizzazione sistematica della materia, e la sua pubblicazione, ma anche la presidenza della Curia Maris e la soluzione delle controversie. Una Curia quindi di stampo giurisdizionale, pi che legislativa. Potrebbe questo essere ancora un richiamo al documento tranese, ed in particolare al formulario Propongono, dicono e diffiniscono,a cui si era accennato prima, che richiama anchesso unattivit

41 42

LEICHT PIER SILVERIO, Storia del diritto italiano, pp. 310-311 GIARDINA CAMILLO, Capitoli e privilegi della citt di Messina, Palermo, 1937, pp- XLII-XLV e 6-14. 43 GIARDINA CAMILLO, op cit., pag. 285

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giurisdizionale. Dopotutto, per periodi pi tardi, abbiamo testimonianza della loro funzione giudicante.

1. La presenza del denaro


Negli Ordinamenta, e nello specifico negli articoli I e XXXI44, si parla di denari, ma si fatto notare che allepoca i denari non erano pi in uso, perch ripresi solo in seguito. Infatti i denari, originariamente coniati dai principi longobardi di Salerno, erano pressocch scomparsi nella met del X secolo, per essere sostituti da altre monete, come ad esempio il follaro, di cui abbiamo larga testimonianza45. I denari saranno poi nuovamente coniati a partire dal regno di Tancredi, ossia almeno un secolo dopo il 1063. Il De Robertis46 ha ipotizzato che il termine si riferisse alle monete del Principato di Salerno, con cui Trani commerciava floridamente, importandovi le merci orientali. Si pu per facilmente accettare lipotesi per cui, il termine non sia altro che una trasposizione del termine latino denarius, frutto di una successiva traduzione del testo. Senza considerare che facilmente il termine sarebbe potuto permanere nel testo poich quelle scritte sono consuetudini accavallatesi nel tempo. Il Nisio47 ed il Monti48 si sono perci mostrati favorevoli a considerare denario come sinonimo di moneta in genere, mentre il La Sorsa49 rimarcava che, sebbene scomparso, il denaro era una frazione del solido, moneta ancora in corso.

44

Vedi Appendice Documentaria

45

Codice Diplomatico Barese vol I, IV, V. Per riscontrare notizie sui denari si legga vol. VI, p. 146. DE ROBERTIS, op. cit. 47 NISIO SAVERIO, Degli ordinamenta et consuetudo Maris di Trani, Bari, 1963, pag. 22 48 MONTI GENNARO MARIA, La datazione degli Ordinamenta Marittimi di Trani, in Japigia, Deputazione di Storia Patria per la Puglia, Bari, 1938 49 LA SORSA SAVERIO, La consuetudo Maris di Trani, in Rivista della cultura marinara militare, Roma, 1947
46

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2. Limportanza della citt e la mancanza d i testimonianze dellepoca


Il Prologo ha detto che presumibilmente si vorrebbe evitare la datazione del 1063 a causa della poca importanza della citt di Trani e del suo porto dellepoca, ma se si considera che a poco pi tardi risalgono le Consuetudini Baresi e che quello era il periodo pi florido della commercio di Trani, tanto da meritare una misura degli aridi personale, indicata come moggio del porto della citt di Trani in due documenti del 1035 e 1138 50, si potrebbe facilmente superare questo pregiudizio. Daltronde, poich con il prosieguo del tempo e il proliferare del commercio si sono sviluppate ed imposte ben altre codificazioni, mentre limportanza di Trani come porto andava scemando, difficile che la citt decidesse di promulgare i propri. Sulla mancanza di testimonianze dellepoca sempre il Prologo ci ricorda che varie volte le carte dellArchivio tranese sono state soggette ad accidenti che ne hanno drammaticamente diminuito il numero, il che giustificherebbe il silenzio sugli Ordinamenta. Daltronde il Rogadeo51 scrive di due documenti del proprio archivio familiare dove si farebbe riferimento a delle consuetudini in uso, che si discostato non troppo dalla data che , comunque, presente e invariata in entrambe le edizioni del documento, ed il Pardessus stesso ricorda che se non abbiamo notizie a favore non ne abbiamo neanche contro.

3. La presenza dei Cognomi


Nel proemio al testo leggiamo come gli Ordinamenta sono ad opera di misser Angelo de Bramo, misser Simone de Brado, et conte Nicola de Roggiero, dela cita de Trani. Molti autori hanno impugnato la presenza dei cognomi come simbolo di posterit, poich non se ne trova uso nel X secolo. Molti altri hanno per proposto di considerali patronimici, e non cognomi.

50 51

DI MAGGIO ANTONIO, La puglia nel Medioevo, Trani e gli statuti marittimi,2003, pag. 61 ( in nota) ROGADEO GIACOMO, Gli ordinamenti Marittimi di Trani, Trani, 1899

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Il Beltrani52 ha, ad esempio, ribattuto a questa affermazione presentando dei documenti in cui, a suo dire, si dimostrava lutilizzo dei patronomici a Trani fin dal IX secolo. In un documento dell834 si legge infatti Redeprandus Gastaldeus, filius quondam Ricoprandi gastaldei de civitate Trani53. Ma come facile notare, il modo di esprimere il patronimico ben diverso da quello del proemio degli statuti. Il Giustiniani54 cita alcuni atti del Codice Diplomatico Barese in cui si pu ritrovare luso del patronimico. E va ricordata la presenza di alcuni cognomi in documentazione longobarda, quali Presenzano, Malfitano, Suessulano, per citarne solo alcuni.55 Ma se esaminiamo le carte tranesi pubblicate dal Prologo56 possiamo notare che si assiste ad una sorta di evoluzione nella forma dei patronimici che, col passare dei secoli, partendo da una tipologia come Nykyforus filius Ursi (1039) mantenutasi quasi immutata nel XII (Petrus filius Nanni, 1026) diventa, solo nel XIII, simile a quelle degli Ordinamenta (Johannes de Michaele, 1206) A corroborare lipotesi di una compilazione successiva, avvenuta presso ambienti veneti si erano considerati per molto tempo i cognomi Brado e Bramo come propri di quellambiente, ma lo Stea57 ha messo in dubbio questa certezza ipotizzando un errore di trascrizione del compilatore del testo a noi arrivato, che avrebbe sbagliato a sciogliere le abbreviazioni originali, non cogliendo la natura ebraica di questi patronimici. Se quindi il de Roggiero indica sicuramente un Ruggero, de Bramo proverrebbe da Abramo, e de Brado da Badad. Si gi parlato della presenza del quartiere ebraico nella citt, ed innegabile che grazie alla forte tendenza commerciale vi sia stato un ingrandimento della colonia, nel XI secolo, che era una delle maggiori di Terra di Bari, e probabilmente di Puglia58. Inoltre un

52

BELTRANI GIOVANNI, Documenti longobardi e greci per la storia dell'Italia Meridionale nel Medio Evo. Roma, 1877. 53 FESTA CAMPANILE LORENZO, Al chiarissimo signor Luigi Volpicella intorno ad una opinione del Pardessus relativa a Trani, lettera. Trani, 1856, pag. 27 54 GIUSTINIANI VITO, Il diritto consuetudinario in Terra di Bari, in La terra di Bari sotto laspetto torico, economico e naturale, Trani, 1900, pag. 193-194 55 GIANNONE PIETRO, Istoria civile del Regno di Napoli, pag. 570 56 In RACIOPPI GIACOMO, Ordinamenti e consuetudini marittime di Trani, in Archivio storico per le province napoletane, anno III, 1878. 57 STEA BALDO, Saggio critico sulla storia di Trani, p. 94. 58 GIANOLIO EMANUELE, Gli ebrei a Trani e in Puglia nel Medioevo; Trani, 2000.

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magister W. De Bramo in padula Baroli viene citato in un documento del 1210, attestandone quindi la presenza a Trani59.

4. La carica di conte
Nel testo possiamo vedere che uno dei promulgatori, Nicola de Roggiero, accompagnato dalla qualifica di conte. Poich questa carica stata presente solo dal regno normanno in avanti, anche questa stata addotta come motivazione per una posticipazione della data. Tuttavia vi sono state diverse spiegazioni che hanno permesso di escludere anche questa tematica. Se il De Robertis60 ricorda come il comes fosse un funzionario subalterno del turmarca, e quindi membro dellamministrazione periferica bizantina, e lAlianelli 61 la presenza di molteplici conti negli uffici greci, come il comites annonae, il comite aerarii, e il comites palatiis, i quali sono testimoniati anche dopo la conquista normanna; il Pardessus62 ci ricorda che poteva ben essere un titolo onorifico dato ad un professore di diritto, quale probabilmente Nicola era, poich gli uomini che illustri si erano venduti nellinsegnamento del diritto ottenevano, siccome si ritrae da una costituzione inserita nel codice giustinianeo, il titolo Conte e gli onori della comitiva e dal glossario del Signor Du Cange si ritrae ancora che il titolo comes legum era dato a molti celebri giureconsulti. Sulla stessa linea lo Stea63, il quale ricorda che comite indicava il capo, ma anche lesperto. Un esperto, quindi, incaricato della compilazione. Il Volpicella64 imputa invece il tutto, ad un ulteriore errore del traduttore, ricordando che allora esisteva il comes Galearum, detto anche comitus o solo comes, che si ritrova anche nella Tavola di Amalfi, e che designava il comandate della ciurma delle galere.

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ALIANELLI NICOLA, Delle antiche consuetudini e leggi marittime delle provincie napoletane. Notizie e monumenti. Napoli, 1871, pp. 13-14 60 DE ROBERTIS FRANCESCO, Riflessioni critiche e ricostruttive sugli Ordinamenti marittimi di Trani, in Atti del I congresso di diritto marittimo. La legge del mare in Italia dallevo antico alle moderne codificazioni. Trani 2425-26 ottobre 1980. Societ di storia patria per la Puglia. Convegni XIV. Puglia grafica sud, 1983, pp. 282-283 61 ALIANELLI NICOLA, op. cit. 62 PARDESSUS JEAN MARIE, op. cit. 63 STEA BALDO, op. cit., p.95. 64 VOLPICELLA, op. cit.

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Daltronde si parla di consoli delle arti del mare e possiamo quindi supporre che il de Ruggero fosse a comando delle persone addette al servizio della nave. Ed infine il Beltrani65 sostiene che conte, inteso come comito, indicasse una denominazione di attivit imprenditoriale, e riporta un documento esemplificativo di Siponto, datato 1064.

5. Lintestazione
Un altro elemento che ha fatto dubitare molto sulla veridica datazione del testo la mancanza della autorit regnante dellepoca. In molti hanno usato questa indicazione come prova a favore del 1063, ricordando che solo nel periodo di transizione dal dominio bizantino a quello normanno Trani si sarebbe potuta trovare in una situazione di sostanziale indipendenza ed autonomia66. Se si analizzano i documenti dello stesso arco di tempo prodotti nella citt per si pu notare che sono quasi tutti contrassegnati con il nome dellimperatore bizantino regnante. Esemplari sono i documenti che il Beltrani ha pubblicato, datati 1053 e 107267. Per il Racioppi il prologo non giunto interamente a noi, o a causa delle lacune del manoscritto da cui si fatta la trascrizione, o perch ne stato fatto un riassunto, piuttosto che una edizione fedele68. Una ipotesi che ritengo poco plausibile , invece, quella della omissione volontaria, motivata dal fatto che riportare lautorit non interessava al nuovo dominatore veneto, presso cui si stava curando ledizione69.

65 66

BELTRANI GIOVANNI, op. cit. DE ROBERTIS FRANCESCO, op. cit. 67 BELTRANI GIOVANNI, Documenti longobardi e greci per la storia dell'Italia Meridionale nel Medio Evo. Roma, 1877. 68 RACIOPPI GIACOMO, Ordinamenti e consuetudini marittime di Trani, in Archivio storico per le province napoletane, anno III (1878) pp. 679-709. 69 DI MAGGIO,op. cit., pag. 62

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6. La lingua
Poich il testo ci giunto in volgare in molti hanno puntato ad una datazione posteriore a quella indicata nel proemio. Va per considerata una molto probabile opera di traduzione dalloriginale in latino, effettuata probabilmente dalleditore veneto. Nel testo di Appignano infatti si ritrovano delle parole tipicamente venete, come ad esempio: cargar per caricare, terminare per determinare, cason per cagione o causa, rason per ragione o diritto. Secondo lo Schupfer infatti, durante la dominazione veneziana a Trani, il traduttore avrebbe dato al testo una veste pi comprensibile per luso, provocando una stratificazione di lessico veneto sul preesistente pugliese-latino. La presenza di elementi pugliesi, ipotizza ancora, sarebbe una prova del persistere della validit di quelle norme lungo le coste pugliesi70. Se invece si analizzano gli Ordinamenta rinvenuti a Fermo nel 1586, la Filosa71 ha messo in dubbio lunitariet della lingua, a causa della presenza di marchigianismi, toscanismi e latinismi, in aggiunta allsostrato pugliese-veneto su cui diverse persone avevano lavorato per redigere i singoli capitoli, prima del lavoro di unificazione effettuato dal editore Marco Martello. Era daltronde usuale per il copista sostituire al testo originale termini del proprio tempo, se non proprio aggiornarlo e modificarlo qualora lo ritenesse opportuno o il committente lo richiedesse. Come esempio si pu verificare sul codice Vaticano del Constitutum usus pisano, su cui un editore aveva raschiato via le norme non pi in vigore, aggiungendo quelle appena formulate.72 Ulteriori esempi si possono riscontrare negli statuti di Venezia, Amalfi, Rimini, Genova, Barcellona e Bari. Alcuni storici locali insinuano che il testo fu rapito da Venezia come trofeo, nel tentativo di operare una sorta di damnatio memoriae della passata gloria marinara della citt73, lipotesi ci sembra tuttavia altamente improbabile.

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SCHUPFER FRANCESCO, Trani e Amalfi, Studio sulle consuetudini marittime del Medio Evo, Torino, 1892, pag. 194 71 FILOSA MARIDA, op cit., pag. 276 72 GAUDENZI, op. cit. 73 GIOIA ASSUNTO MICHELE, Trani nella gloria dei secoli, pag. 50

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Se finora abbiamo elencato tematiche che consideravano in gran parte un originale latino degli Statuti, cosa di cui era convinto anche il suo scopritore, il Pardessus, non sono tuttavia mancati autori, per lo pi locali, che hanno ipotizzato un originale in lingua volgare, adducendo come motivazione che nel X secolo questultimo era gi la lingua parlata, sostituitasi al latino. Beltrani, ad esempio, ricorda che in un documento del 1075 in cui si elencano delle propriet immobiliari di Bari molti dei soprannomi presenti nel testo sono in forma volgare, e questo a suo dire, una testimonianza della diffusione del volgare ben prima del 106374. Una ipotesi molto fantasiosa, infine, quella di una sorta di idioma rudimentale italiano, un linguaggio comune come comune era il diritto che si esercitava per mare, una commistione di elementi di diversa provenienza.

7. Il pellegrinaggio
Nellarticolo XI vengono elencati gli unici tre motivi per cui un marinaio pu rescindere il contratto una volta partito a bordo della nave. Il primo che diventi egli stesso padrone di una nave, il secondo la promozione a nocchiero e il terzo ladempimento del voto di compiere un pellegrinaggio. Accanto ai tradizionali luoghi del S. Sepolcro a Gerusalemme e di Roma viene menzionato il santuario di San Giacomo di Compostella. Questo ha creato non poco sconcerto tra gli studiosi, poich se i genovesi navigarono verso la Galizia ed il Portogallo a partire dal XII secolo, questo articolo, scritto nel 1063, costituirebbe una sorta di diritto di priorit dei tranesi su questa meta di pellegrinaggio. Bisogna infatti immaginare una nutrita tradizione di viaggi verso quel santuario per doverne prevedere la messa per iscritto75. Il De Robertis76 ribatte che, per quanto non ancora meta frequente dalla Puglia, San Giacomo di Compostella era nellXI secolo gi un luogo di culto a livello europeo. Va poi considerato che probabile una forte interazione nei traffici con marinai che dell importanza di Santiago de Compostela avessero quanto meno sentito parlare, quando non si

74 75

BELTRANI GIOVANNI, Sugli antichi Ordinamenti della citt di Trani, lettera al commendator Alianelli. SAMARELLI FRANCESCO, Nuovo contributo sugli ordinamenti marittimi di Trani. Molfetta: tip. Iris, 1937, p. 74 76 DE ROBERTIS, op. cit.

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fosse incappati proprio in marinerie iberiche. Queste avrebbero ben potuto parlare a quella tranese del Santo locale. Cos come, non potendo certo pensare che ci si limitasse ad assumere marinai tranesi, sulle imbarcazioni lavoravano anche marinai provenienti da altre zone. Per quanto riguarda invece la mancanza del nome di San Nicola di Bari, ampiamente diffuso come culto tra i marinai, se ne pu addurre una motivazione a favore del 1063, poich solo al 1087 ricorre il trafugamento delle reliquie. Si pu dunque supporre legittimamente che gli Ordinamenta risalgano ad un periodo antecedente, e quindi alla data indicata nel proemio. Non vanno per sottovalutati due fattori. Il primo consiste nella relativa vicinanza tra Bari e Trani. Un marinaio avrebbe ben potuto attendere il rientro dal viaggio per compiere il suo pellegrinaggio, non cos urgente come uno verso le localit citate nel testo, la cui preparazione poteva durare mesi. Laltro fattore la concorrenza che le due citt pugliesi si facevano. Difficile che Trani decidesse di tributare lonore della presenza scritta alla avversaria.

8. Le datazioni alternative
Il Racioppi77 ha ipotizzato una datazione alternativa, fissata al 1263. A differenza delle altre datazioni, questanno non corrispondeva allindizione prima indicata nel proemio, bens alla sesta. Ma lautore liquida questa critica superficialmente, indicando che se vi era stato un errore nel trascrivere lanno, benissimo poteva essercene stato un secondo nellindicare lindizione. Questi errori deriverebbero dal fatto che nel manoscritto da cui leditore cinquecentesco ha tratto il suo testo la data fosse indicata in numeri romani. Questa data permette, secondo lautore, di giustificare La nettezza della frase, la chiarezza del concetto, la sobriet del dettato di tutti i capitoli dello Statuto Tranese, cosa chi ben

77

RACIOPPI GIACOMO, Ordinamenti e consuetudini marittime di Trani, in Archivio storico delle Provincie napoletane, anno 3, fasc. 4, 1878, p. 692 e ss.

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guarda, singolare: e perch la cosa spicchi maggiormente, bisogna paragonarlo a documenti giuridici della stessa specie di data non dubitamente posteriore78. Lautore si lancia poi in questa analisi, prendendo ad esempio la questione della defensa, presente nel XXVIII capitolo degli Ordinamenta, che viene paragonata ai suoi equivalenti dei Ruoli dOleron e del Consolato del Mare. Nei Ruoli di Oleron, attribuiti alla met del XII secolo79, il testo normativo di tipo esemplificativo, perch elenca probabilmente i casi arrivati in giudizio. Per questa legislazione basta ricevere il primo colpo, per potersi difendere. Negli Ordinamenta, invece, troviamo un testo generalizzato e con un rituale standard. Non parliamo pi di singoli casi ma di una norma valida per tutti. Un indubbio passo in avanti sulla strada della legiferazione. Opera che si compie poi nel Consolato del Mare, dove troviamo la norma ormai completa. Qui al marinaio occorreranno i testimoni e lessere messo alle strette, per potersi difendere. Con questa data, e con lipotesi di un originaria redazione in latino del testo stesso, il Racioppi passa poi a ipotizzare una derivazione dellistituto della defensa degli Ordinamenta da quello presente nel Liber Augustalis di Federico II. Il Volpicella ha sconfessato sia la data del 1063 che quella del 1363, giungendo a proporre il 1183. Egli comincia con il dire che nel XI secolo si segnava la datazione attraverso gli anni di regno degli imperatori di Costantinopoli, e non con quelli dellera volgare. Questi ultimi per, venivano spesso segnati come glosse dai commentatori, che li usavano come promemoria. Egli supponeva allora che il copista avesse deciso di omettere la data per lui inutile del modo bizantino e di sostituirla nel testo con quella comune al suo tempo. Dopo aver poi dimostrato che, per la presenza dei patronimici, non poteva per lui essere del 1063 e che dovesse risalire al XII secolo avanzato, proponeva come data il 1183, in cui

78

RACIOPPI GIACOMO, op. cit. , p. 687 PARDESSUS JEAN MARIE, Collection de lois marittime, Paris, 1839

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ricorreva la prima indizione, supponendo che il copista avesse interpretato male la glossa, leggendo sexagesimo tertio al posto di centesimo octuagesimo tertio.80

Per la data del 1363, che ha raccolto notevoli consensi tra gli studiosi che non appoggiavano la datazione scritta nel proemio, analizzeremo il pensiero del Samarelli, ultimo in ordine cronologico a trattare della questione. Egli analizza il consolato veneto in Puglia, di cui si hanno notizie certe a partire dal 1271. Il primo di cui abbiamo notizie fu Tommaso Querino, sotto il doge Lorenzo Tiepolo, che aveva lobbligo di abitare presso la corte seguendo la curia di Carlo I dAngi. Delle delibere del Maggior Consiglio del 1332 ci informano che il consul Apulee, scelto tra i membri stessi del consiglio, doveva abitare a Napoli per nove mesi e a Trani per i restanti tre, e cos funzion sino al 140281. Il console si avvaleva di vice consoli o parvi consules nelle altre citt del Regno: Bari, Taranto, Lecce, Otranto e Gallipoli tra le altre. Anche a Trani risiedeva un vice console, che rappresentava il console mentre questultimo era a Napoli. La situazione mut a partire dal 1316, quando il console cominci a risiedere per la maggior parte dellanno a Napoli. A Trani si svilupparono in fretta irregolarit amministrative e moti dinsofferenza, accentuatisi dopo che il vice console fu spostato nella sede di Barletta, nel 1362, seguito a ruota dai mercanti veneti. Barletta, infatti, era pronta a concedere pi larghi privilegi. Il Samarelli pone la compilazione degli Ordinamenta Maris durante questo dissidio, con la citt che tenta di liberarsi completamente dalla dominazione veneta e porre i presupposti per una propria dominazione marittima. Ma queste compilazioni hanno vita breve, infatti ancora il 1363 quando re Roberto annulla gli ordinamenti compilati a Trani ed emana al

80 81

VOLPICELLA LUIGI, Gli antichi Ordinamenti Marittimi della citt di Trani, Potenza, 1852 SAMARELLI FRANCESCO, Nuovo contributo sugli ordinamenti marittimi di Trani. Molfetta: tip. Iris, 1937, p. 31.

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stesso tempo nuove leggi commerciali82. per questo, sostiene il Samarelli, che gli Ordinamenta maris passarono sotto silenzio e non se ne trov traccia fino al 1507. Egli conclude dicendo che A nostro giudizio essi rappresentano non altro che un rimpasto provvisorio di quelle norme marinare, gi pubblicate da altre citt e vigenti nel mediterraneo molto prima che Trani raggiungesse un qualsiasi grado di autonomia marittima83.

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SAMARELLI FRANCESCO, Appendice XI in Nuovo contributo sugli ordinamenti marittimi di Trani. Molfetta, 1937. 83 SAMARELLI FRANCESCO,op. cit, pag. 85

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Gli Ordinamenta Maris di Trani e i Costituti dellUso di Pisa: una ipotesi comparativa
Nella storiografia che si occupata degli Ordinamenta, spesso si proceduto a metterli a confronto con altri statuti che si occupassero di diritto marittimo, o in cui comunque si potesse trovare una corrispondenza di legislazione. Per fare alcuni esempi citiamo la comparazione fatta con la Tabula di Amalfi84, o ancora quella con il Consolato del Mare per la figura dello scrivano85, piuttosto che quella con la legislazione federiciana del Liber Augustalis e i Ruoli dOleron per listituto giuridico della defensa86. Mi sono perci chiesto quali sarebbero state le osservazioni che si sarebbero potute ottenere dalla comparazione dello statuto che, occupandosi anche di diritto marittimo, si trova pi vicino cronologicamente agli Ordinamenta, ovvero il Constitutum Usus Pisanae Civitatis. Questo Costituto risale al 1161, stando a quanto viene riportato nel proemio, ma secondo il Gaudenzi la sua compilazione era iniziata gi nel 115687. Lobiettivo di questo testo era mettere in ordine quelle consuetudini a cui i previsores, ossia i giudici, facevano gi riferimento per le sentenze, ma in maniera poco stabile, cos che era accaduto pi volte che gli stessi negozi fossero giudicati quando in una maniera e quando nell'altra; e si venne, cos, nella deliberazione di farle redigere in iscritto, perch tutti potessero conoscerle, citando lo

84

MONTI GENNARO MARIA; Note sulla datazione della Tavola Amalfitana e degli Ordinamenti del Mare di Trani, in Rivista del Diritto della Navigazione, 1938, I 85 FILOSA MARIDA, Lo scrivano dagli Ordinamenta Maris di Trani al Consolato del Mare in Archivio Storico Pugliese, XXXII, 1979. 86 FILOSA MARIDA; Defensa tranese e defensa federiciana in Archivio Storico Pugliese, XXXIV, 1981.
87

GAUDENZI AUGUSTO, A proposito di un nuovo manoscritto del costituto pisano, in Rendiconti della reale

accademia dei Lincei, Serie V, Vol. 3, 1894, pag. 693

29

Schupfer, che ricorda il prologo.88 Le norme consuetudinarie furono presentate come frutto dei rapporti con genti diverse in diverse parti del mondo (la citt di Pisa propter conversationem diversarum gentium per diversas mundi partes suas consuetudines non scriptas habere meruit89). Nel testo pervenutoci del 1233, quello pi analizzato, il costituto composto di quarantanove capitoli redatti in latino, dei quali i primi diciassette contengono essenzialmente norme di procedura per i giudici della curia. Una prima analogia che si pu cogliere con gli Ordinamenta quella del problema della datazione, innumerevoli sono state le polemiche anche su questo argomento, su cui meglio si potuto lavorare grazie alla presenza di numerosi codici e frammenti rimastici. 90

9. Il noleggio della nave e le sue condizioni


Nel capitolo XXVIII denominato De naulo navium91 del Constitutum Usus vengono elencate le soluzioni dei problemi derivanti dai contratti di noleggio di navi. Inizialmente viene enunciato il principio di carattere generale: se la nave noleggiata torna salva con il carico, dovuto l'intero nolo concordato. Il nolo deve essere corrisposto anche se la nave rientra vuota, a meno che non si sia verificata una delle seguenti eventualit: che il carico delle merci non sia avvenuto per il veto dell'autorit del porto in cui doveva essere effettuata, oppure per timore giustificato di azioni di pirateria, o nel caso che suddette azioni abbiano avuto luogo, e la nave sia stata depredata. Se la nave rientra con un carico solo parziale rispetto al previsto, si distingue tra la nave noleggiata per trasportare merci per conto di terzi,in cui il nolo dovuto in proporzione al

88

SCHUPFER FRANCESCO, op. cit, p. 387; BONAINI FRANCESCO, Statuti inediti della citt di Pisa, Vol. II, p. 813:

...et huc usque in memoriam retinuerunt in scriptis statuerunt redigendas, pro cognitione omnium ea scire volentium .
89 90

BONAINI FRANCESCO, Statuti inediti della citt di Pisa dal XII al XIV secolo, Firenze, 1870, Vol. II, pag. 813 Per una disamina si veda FERRETTI LANDO, Appunti sulla genesi dei Costituti pisani, Pisa, 1929 91 BONAINI FRANCESCO, op. cit. , pag. 911-921

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profitto ricavato, e quella che trasporti merci di propriet del noleggiatore, in cui il nolo calcolato in base alla quantit delle merci trasportate. Se al rientro la nave sar vuota di carico, ai marinai spetta comunque la met del salario, che torna intero se invece la nave rientra con almeno un terzo del carico preventivato. Se per la nave, per qualcuno dei suddetti impedimenti, compie il viaggio solo parzialmente, il salario dovuto in proporzione alla durata del viaggio stesso. Infine il compenso nullo se il viaggio non ha mai avuto inizio. Poi viene fissato unaltro principio di carattere generale: il costo di noleggio versato non pu essere richiesto indietro dal noleggiante in caso di perdita della nave. A questo concetto seguono le risoluzioni per gli aspetti particolari che tale eventualit pu comportare. Si considerano quindi i casi di variazione nella destinazione della nave rispetto al porto convenuto, e gli eventi connessi con la mancata presentazione del carico. Se la nave non si presenta secondo le modalit concordate deve essere restituito il doppio della caparra, qualora sia stata versata. Negli Ordinamenta la questione del noleggio della nave toccata in diversi articoli.92 NellArticolo V si dice che una nave che sia stata noleggiata, se rientrasse per caso in porto dopo essere partita, non pu vedere venire meno il noleggiatore, pena la corresponsione del costo di nolo pari a quello dovuto per il compimento del viaggio. NellArticolo VI si continua sostenendo che, se prima di partire i mercanti rivogliono indietro la loro merce, dovranno corrispondere la met del costo di noleggio delle nave. Costo che scende ad un quarto nellArticolo VII quando si esamina il caso della nave che non sia stata ancora caricata, nel momento in cui i mercanti rompono gli accordi. NellArticolo XXV si dichiara che il padrone della nave deve attendere la merce al posto designato per il caricamento per non pi di otto giorni, che gli devono venire pagati

92

Per gli articoli degli Ordinamenta, si rimanda alla Appendice Documentaria.

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regolarmente. Se i mercanti vogliono continuare a mantenerla dopo questo limite, la nave totalmente a loro spese, salario dei marinai compreso. Il nolo non va corrisposto affatto, secondo larticolo XXIX, in caso di falla nello scavo. Infatti si scioglie il contratto per permettere al padrone della nave di veleggiare dove preferisce per cercare di salvare la nave e le persone. Della variazione di itinerario si occupa invece lArticolo 8, in cui viene deciso che se il padrone della nave va in lochi vietati per motivi che non siano la salvezza della nave dalla burrasca, deve pagare da solo i danni se i marinai hanno tentato di dissuaderlo.

10.

Il getto delle merci e il rimborso dei corredi dell a nave

II Constitutum usus passa quindi ad esaminare, nel capitolo XXIX (De iactu navium)93, l'evento del getto delle merci. Se la maggioranza dei mercanti o, in assenza di questi ultimi, dei marinai, decide di comune accordo di gettare le merci per salvare la nave, il danno che ne deriva deve essere rimborsato tramite le merci che si sono salvate, considerando anche le merci che, pur destinate originariamente al comune porto di sbarco, erano state scaricate dal proprietario altrove prima che si verificasse il getto stesso. Una volta effettuata il rimborso delle merci, con quello che rimaneva si procedeva a rimborsare la nave ed a pagare il noleggio. Se per, non vi era stato accordo nelleseguire il getto, il danno doveva essere totalmente a carico di chi aveva effettuato materialmente il getto. Nel caso di pericolo improvviso, per permettere la prontezza delle azioni, il getto veniva considerato sempre e comunque come concordato. Se qualcuno dei proprietari della merce gettata in mare faceva ricorso, sostenendo che il getto non stato effettuato in maniera giusta, i marinai erano chiamati a giurare che l'operazione non era a fini di frode: se non potevano o volevano giurare, i marinai dovevano risarcire il danneggiato.

93

BONAINI FRANCESCO, op. cit., pp. 921-923

32

Il capitolo dispone che nel caso si sia dovuto procedere al taglio dell'alberatura o al getto di arredi della nave, il danno dovr essere risarcito in proporzione alle merci salvate. Negli Ordinamenta la questione del getto viene trattata in cinque differenti articoli. Il primo larticolo IV, nel quale si spiega che una barca che faccia naufragio finendo sulla costa, non pu essere riparata con il ricavato della vendita della merce che trasportava, e che continua dicendo che la merce gettata dai marinai per cercare di salvare la nave dalla burrasca deve essere completamente risarcita. Il secondo articolo che parla del getto larticolo XXVI, nel quale viene autorizzato il padrone della nave a gettare fuoribordo la merce anche in assenza dei mercanti, per salvare la nave dalle tempeste. Egli non sar perseguibile in alcun modo, a patto che risarcisca interamente i mercanti. Per quanto riguarda invece il rimborso dei corredi della nave nellArticolo II si dichiara che nessun corredo soggetto a rimborso, a meno che non siano stati danneggiati per cercare si salvare persone, nave e merci. La vela va risarcita, secondo larticolo XIII, quando questa non viene ammainata da marinai e mercanti, che non obbediscono allordine del padrone. Se invece il padrone a scegliere di non ammainare, e la vela si rompe, il danno interamente a suo carico. Infine nellArticolo XX si specifica che se alla nave spetta un indennizzo bisogna stornarne un terzo, perch i corredi non devono essere risarciti, cos come non possono essere utilizzati per rimborsare eventuale merce dispersa.

11.

Il recupero di merci

Il capitolo XXX del Constitutum pisano De rebus que inveniuntur in mari94 si occupa del ritrovamento di cose in mare e fissa ricompense per il ritrovatore, differenziate a seconda della qualit delle cose ritrovate e a seconda che le cose stesse siano recuperate in alto mare, od al fondo o sul litorale.

94

BONAINI FRANCESCO, op. cit., pp. 923-925

33

Se, ad esempio, in caso di recupero dargento veniva attribuita la sesta parte del recuperato in alto mare, questa diventata la ventesima se la merce era recuperata dal fondo, e la trentesima per i ritrovamenti sul litorale. E le percentuali venivano ribassate a seconda della preziosit del carico. Un premio pari al terzo del valore spettava a chi recuperava refurtiva dai pirati, mentre per il ritrovamento di merci provenienti dal getto era prevista una ricompensa pari ad un ventesimo del valore. Cera poi il divieto di saccheggiare le navi naufragate nell'ambito del litorale del distretto di Pisa, mentre era imposto lobbligo di prestare soccorso ai naufraghi. degna di nota la motivazione addotta al divieto di appropriarsi delle propriet dei naufraghi, si legge infatti: quia non est addenda innocenti afflicto afflictio Negli Ordinamenta troviamo una distinzione molto simile a quella del Constitutum, che occupa ben tre articoli, stilati in sequenza. Infatti nellarticolo XIX troviamo la consuetudine che riguarda la merce vagante in mare. La merce andrebbe consegnata alla Corte entro tre giorni dal ritrovamento, ricevendone met come ricompensa qualora il padrone si facesse avanti. Se dopo il termine di trenta giorni non si presenter presso la corte il legittimo proprietario od un suo rappresentante, lintero lotto di merce deve essere assegnato a colui che ha compiuto il ritrovamento. Larticolo XX, invece, si occupa della merce recuperata sottacqua. In questo caso i due terzi sono per lo scopritore, ed il restante terzo per il legittimo proprietario, se la merce presenta dei segni di propriet. Larticolo XXI, infine, impone di non toccare merce che riporti dei segni che ne attestino la propriet, pena la corresponsione di una somma pari al triplo del valore della suddetta merce, se si trova sul litorale, poich rientra nelle consuetudini che regolano la terra ferma.

12.

I Consoli del mare

La figura dei Consoli del Mare presente in entrambi gli statuti: se a Trani la troviamo direttamente nel proemio, nel Constitum usus pisano essi sono nominati nel capitolo V Que

34

questiones ad usus, et que ad leges mittantur95. Mentre a Pisa il consolato ha lasciato grandi ed importanti esempi di s96, a Trani la notizia successiva che li riguarda risale al 116997. Mentre il Pardessus ricorda che nei Brevi pisani che si distingue la triplice giurisdizione tra Consules Curiae mercatorum, Consules curiae artium e Consules curiae maris98, lo Schaube dedica una sua importante opera a questa istituzione pisana, notando come si espandesse pian piano la sua funzione giuridica. I rappresentati dellOrdo maris erano un vero e proprio ufficio amministrativo e giudiziario della corporazione marittima pisana99. Il De Robertis100 ipotizza per il consolato tranese una discendenza dalla magistratura bizantina dei prothalassiti, destinati a sovrintendere ai traffici marittimi, mentre il Racioppi segue la linea di evoluzione della carica. Dopo essere apparsi a Pisa, nei documenti del XIII secolo i Consules maris sono presenti praticamente in tutte le citt marittime importanti del Mediterraneo. Continuando, il Racioppi ipotizza la provenienza di questo istituto101. Poich non potevano esistere i Consoli del mare se prima non erano nati i Consoli stessi, essi sono

necessariamente successivi al mille. Infatti solo dopo quellanno il magistrato cominci ad assumere quel nome presso i comuni. Subito dopo cominci a definirsi la carica di Consoli-giudiziari, perch era naturale che tale nome venisse assunto anche dal magistrato che rendeva giustizia. Lovvia conclusione del Racioppi che listituto dei Consoli del mare non sia una creazione meridionale, ma provenga dallItalia settentrionale, magari proprio da Pisa dove si incontrano per la prima volta, seguiti da Messina nel 1282 e 1283.

95 96

BONAINI FRANCESCO, op. cit., p. 833 Il 28 Febbraio 1184 i consoli del Comune di Pisa presero in prestito dai Consoli del mare trecento lire per una ambasciata presso il regno di Maiorca, impegnandosi a restituire la somma entro un anno. Vedi BONAINI FRANCESCO, Diplomi pisani inediti, in Archivio Storico Italiano, Vol. VI, 2, supplemento I, 1848-1889, pp. 87 e seguenti. 97 CARABELLESE FRANCESCO, Saggio di storia del commercio pugliese e particolarmente della Terra di Bari, in Terra di bari, Trani, 1900, p. 55. 98 Pardessus, op. cit., vol IV, p. 561. 99 SCHAUBE ADOLFO, Das Konsulat des Meeres in Pisa, Leipzig, 1888, pp. 122-151 100 De Robertis, op. cit. 101 Racioppi; op. cit., p. 695 e ss.

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Se vero che i Consoli-giudiziari si ritrovano spesso negli istituti dellItalia superiore come ad esempio negli Statuti di Pistoia del XII sec., dove si distinguono tra Consules maiores (magistrati politici) e Consules minores (deputati alla giustizia); altrettanto vero che nelle province napoletane non si trovano Consoli di giustizia. Esisteva il titolo di consul, ma, cos come affermava il De Robertis, era di diretta tradizione bizantina, ed era un titolo che apparteneva unicamente al sovrano duca, in quanto maestro dei soldati. Anche il Monti ritiene improbabile una creazione del consolato del mare nel Meridione, poich lo mette in stretta correlazione ad una corporazione marittima, che non poteva essere nata se non dopo il 1347, anno in cui la regina Giovanna I concedeva lautorizzazione ufficiale alla formazione delle corporazioni stesse102. Al contrario lo Schupfer103 afferma che proprio perch il termine consul era presente nel territorio meridionale perch di provenienza bizantina, per di pi abitualmente assegnato a duchi ed alti ufficiali, non credeva assolutamente necessaria limportazione del vocabolo dal Nord Italia. Porta ad esempi il titolo Duca di Napoli, Consul et Dux, e quello dei governatori di Gaeta, chiamati consules et duces sin dal X secolo. Non va infine dimenticato che di consoli si parla anche nella altra grande compilazione di consuetudini marittime del meridione. Infatti nella Tavola dAmalfi si parla di consules maris ai capi XII e XIII.

102

MONTI GENNARO MARIA, La datazione degli Ordinamenti marittimi di Trani, in Japigia, anno IX, 1938. Bari, pp. 168 e ss. 103 Schupfer Francesco; Trani e Amalfi. Studi sulle consuetudini marittime del medio evo, in Rivista Italiana di Scienze Giuridiche, vol XIII, 1892, Torino: Ed. Bocca, pp. 202 e ss.

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Conclusioni
Terminata la disamina degli argomenti, presento ora quelli che sono stati i risultati della mia ricerca. Osservando quanto emerso dal quadro storico la citt di Trani era, nel corso del XI secolo, nella condizione ideale per strutturare i propri statuti marittimi. In una condizione di nominale subalternit allimpero bizantino prima, e al regno normanno in formazione poi, la cittadina si trovava in una sostanziale condizione di autonomia formale che rendeva per necessaria la strutturazione di alcune forme di autogoverno, in cui gli Statuti possono rientrare. Se aggiungiamo la fitta rete commerciale in cui Trani era inserita e il fatto che proprio in questo periodo venne raggiunta la punta massima di potenza marittima della citt, oltre alla importanza demografica e alla ricchezza dimostrateci dagli impegni urbanistici intrapresi sul finire del secolo, culminati nella cattedrale di San Nicola Pellegrino, costruita a partire dal 1099, otteniamo un quadro completamente favorevole alla promulgazione degli Ordinamenta. Daltronde le argomentazioni addotte a scapito della datazione indicata nel proemio sono state ampiamente ribattute. Qualora non si fosse ancora convinti del tutto, baster ricordare che il testo giunto a noi attraverso numerose trascrizioni, ed facile far risalire gran parte delle motivazioni dei tanti detrattori di questa data allopera di aggiornamento e localizzazione attuata da uno o pi copisti. La pi macroscopica di queste aggiunte senza dubbio la formula di chiusura Expliciunt ordinamenta maris edita per consules Trani, che fu aggiunta al testo trasmessoci dalledizione a stampa cinquecentesca e ritenuta apocrifa dallo stesso Pardessus, tanto da non essere riportata neppure dalla sua edizione critica del testo. Mi permetto di formulare lo stesso dubbio sul prologo, fortemente ritualizzato, che non ha alcuna motivazione esplicita per restare in latino. plausibile un inserimento postumo, volto a colmare quella che era una mancanza del manoscritto a cui gli editori facevano riferimento, scritto secondo un formulario standard e fortemente sintetico.

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Per quanto riguarda la comparazione con Pisa, si trattato di una sorta di procedura per assurdo che ha preso in considerazione unicamente la vicinanza cronologica dei due statuti, dimenticando le differenze e le distanze tra le due societ che li hanno promulgati. Distanze anche dal punto di vista geografico, che ponevano materialmente le citt in due sfere dinfluenza differenti. Se, infatti, Trani sentiva linfluenza del Nmos Rodon Nautiks, e di tutta la legislazione bizantina, nel prologo di Pisa si fa riferimento diretto al diritto romano ed a quello longobardo104. Anche politicamente, sebbene solo nominalmente, afferivano a due diverse sfere, quella dellImpero Bizantino una, quella del Sacro Romano Impero laltra. N si potrebbe pensare ad una filiazione di quello di Pisa dallo statuto tranese. Questultimo infatti molto pi schematico, e se vogliamo, incompleto del testo pisano, oltre ad essere decisamente episodico, cos da costringere chi lo consulta a sfogliarlo interamente per una lettura completa sullargomento di interesse. Il testo pisano, al contrario, gi strutturato per argomenti, e inizia sempre i propri articoli con una norma di carattere generale, a cui seguono i casi particolari. La stessa pratica della titolazione di ogni articolo, mostra una attenzione che non si riscontra negli Ordinamenta. Come giustificare allora le analogie? Senza dimenticare che le analogie sono grossomodo strutturate sulle situazioni marittime a cui qualsiasi citt commerciale doveva far fronte, dobbiamo ricordare che questi testi sono raccolte di usi, e come tali entrambi filiazioni di un sostrato di esperienze comuni, a cui tutti finivano per attingere. Per citare Stea105: le galere, i galeoni o le fuste che venivano a trovarsi in mare aperto, fori dalle acque territoriali, se a bordo sorgeva una qualunque divergenza, non applicavano n le norme delle Tavole amalfitane, n quella degli Statuti marittimi di Trani, n gli altri infiniti codici marittimi esistenti, norme quelle valevoli al massimo nelle acque di casa propria, ma applicavano o ricorevano a quelle norme che non avevano mai cessato di aver vigore in tutto il Mediterraneo e che erano le sole riconosciute da tutti i marinai a qualunque nazione

104

BONAINI FRANCESCO, op. cit., pag. 813 Pisana itaque civitas a multis retro temporibus vivendo lege

Romana, retentis quibusdam de lege Longobarda


105

STEA BALDO, op. cit., pag. 99

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appartenessero cio a quello jus non scriptum che si basava sulla tradizione orale e che era una ferrea legge alla quale volontariamente sottostava chiunque veniva a trovarsi lontano dai Tribunali, circondato solo dalle forze della natura E queste consuetudini, tramite gli statuti finiranno per convergere in quella che poi sar la codificazione definitiva delle norme marittime. Il Consolato del Mare, il codice del secolo che ha riunito le consuetudini allora in corso, dando loro una codificazione definitiva, in vigore nella gran parte dei porti del Mediterraneo, ci mostra tutta la sua completezza quando esamina la figura dei Consoli del Mare. Dopo aver descritto il loro numero e la procedura di elezione, passa alla descrizione delle aree di loro pertinenza: tutte le controversie di noleggi, di danni alle merci caricate in nave, di soldi ai marinai, di parti di nave a dividere, e le controversie intorno a vendite e a societ di navigli; al getto, ai debiti fatti dal patrono per le necessit della nave; aglimpegni dei patroni verso i mercanti e dei mercanti verso i patroni; alle robe trovate in pieno mare o sulle coste; agli attrezzamenti della nave, e, in generale, a tutti gli altri contratti di cui si fa parola nelle costume de mar106. Come si pu notare, vi perfetta integrazione di entrambi i testi, che risultano cos delle tappe intermedie lungo la codificazione degli usi marittimi.

106

PARDESSUS, op. cit., vol V, p. 384

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ORDINAMENTA ET CONSUETUDO MARIS EDITA PER CONSULES CIVITATIS TRANI Al nome delo omnipotente Dio, amen. Millesimo sexagesimo tertio prima indictione. Quisti infrascripti ordinamenti et rasone fo facti ordinati et providuti et ancora deliberati per li nobili et discreti nomini, misser Angelo de Bramo , misser Simone de Brado, et conte Nicola de Boggiero, dela cita de Trani, electi consuli in arte de mare , per li piu sufficienti che se potesse trovare in quisto golfo Adriano. I. Propone dice termina et diffinisce questa infrascripta questione de larte del mare , la quale cosi facta che se alcuna nave grande over picola gesse in terra per fortuna, et fosse partuta la poppa dala proda , la mercatantia que se nela dicta nave non sia tenuta al emendare la dicta nave. Et se la dicta nave non fosse partuta da poppa ad proda , la mercatantia que se in essa sia tenuta ad emendare la dicta nave. Et li marinari dela nave sia tenuti ad aspectare octo di per scampare li suoi corredi; et qualunqua marinaro se partesse nanzi el dicto termine de octo di dela dicta nave sia tenuto ad pagare de ogni denaro de suo salaro; de tre dinari dece. II. Propone anchora dice et diffinisce li predicti consuli, che qualunqua corredo se perdesse non sia tenuto di andare ad varea, salvo che li dicti corredi non fusse guastadi over perduti per campare le persone , la mercatantia et anche la nave, che se in questo caso fosse li dicti corredi sia tenuti de andare ad varea. III. Propone dice et diffinisce li dicti consuli, che se la mercatantia dcla nave fusse robata da corsari, sia tenuta la dicta mercatantia robbata de andare ad varea; et che se ne campasse de queste mercatante che non fosse robbate, tutte quelle che campasse sia tenute de emendare quella che fusse robbata; et che Io salario de li marinari non sia tenuto de emendare mercatantia veruna. IV. Propone dice et diffinisce li predicti consuli de mare, che se una barcha scoperta andasse in terra ad sfassiare et sfassiassesi, la mercatantia non sia tenuta ad emendare la barca; et se la barcha scoperta fosse in pelago in fortuna et li marinari della dicta barcha 54

per questa fortuna gettasse in mare la mercatantia per meglio scampare, la mercatantia cosi perduta deve andare ad varea. V. Propone dice et diffinisse li predicti consuli, che se una nave grande over picola fosse nolegiata et carcata et partessese de porto et havesse facto vela et la dicta nave , per caso , tornasse in porto , et se li mercatanti redomandasse la roba, et non volesse che la dicta nave la portasse pi ultra , lo patrone dela nave deve haver tutto lo nolo convenuto, come che se lhavesse portata dove che li mercatanti havesse voluto. VI. Propone dice et diffinisce li predicti consuli , che qualunqua nave o grande o picola fosse carcata in porto, et inanzi che la dicta nave se partesse de porto li mercatanti li indomandasse la lor mercatantia, lo patrone dela nave se li deve rendere la mercatantia, et esso patrone deve havere et recevere da mercatanti lo mezo delo nolo conuenuto. VII. Propone ancora dice et diffinisce li dicti consuli, che se la dicta nave fosse in porto per carcasse, et li mercatanti che lhaverse nolegiata et promesso al patrone de dar la mercatantia et non la volesse poi dare , lo patrone non li po domandare altro che lo quarto delo nolo. VIII. Propone ancora dice et dechiara li sopradicti consuli, che se un patrone de nave andasse in lochi divetati et ancora andasse in porto dove non desse andare , salvo che non fosse per fortuna , gabella et ogni altro danno in quisto camino et altri lochi devetati advenesse, se li marinari dela dicta nave li vetasse al patrone, et lo patrone non volesse fare , sia tenuto lo patrone ad pagar tutto questo danno; et in caso che li marinari et anche lo patrone non cognoscesse questo facto , el danno tutto che advenesse deve andare ad varea. IX. Propone dice et determina et diffinisce li dicti consuli de mare, che veruno patrone non possa lassare nisuno marinaro altro que non fosse per quatro casone et defedi de esso marinaro: prima per biastemare Dio , la secunda per esser meschiarolo , la terza per essere ladro , la quarta per luxuria. Et per queste quatro cose lo patrone possa lassare lo marinaro et conducerlo in terra ferma et fare rasone loro in terra ferma.

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X. Propone et diffinisce li predicti consuli de mare, che se uno marinaro se partesse con la nave de la sua terra et admalasse ipso deve havere tutta la sua parte. XI. Propone et diffinisce li dicti consuli, che se un marinaro se conducesse over partesse con la nave de casa sua, ello non se pu partire ne lasiare larmaria dela dicta nave, salvo che per tre casone et cose: la prima se ello fosse facto patrone de un altra nave; la seconda se fosse facto nochiero; la terza se in quello presente viaggio havesse facto voto de andare ad San Jacomo, al Sancto Sepulcro, o ad Roma; et per questa tre cose ha casone legitima de partirse et deve essere licentiato senza altro interesse o danno refare. XII. Propone anchora dice et diffinisce li predicti consuli de mare , che qualunqua patrone menasse marinari ad parte in nave grande, over picola, et se lo dicto marinaro se volesse partire , gli deve lassar la mitade de quello che devesse havere , overo de la parte sua. XIII. Propone dice et dechiara li dicti consuli de mare , che qualunqua patrone andasse con una fortuna ad vela et la sua vela se guastasse, se sia suo tutto el damno. Ma se ello andasse ad vela et dicesse alli marinari, Cala mo, che io voglio mettere lo terzarolo; et li mercatanti et li marinari li desse questo , che non calasse , ma che tenesse duro , et la dicta vela se perdesse; in cio sia tenuta de gire et andare ad varea. XIV. Propone ancora et dice et diffinisce li dicti consuli de mare, che se la nave fosse sorta, li marinari non deve levare senza licentia delo patrone overo delo nochiero. Et piu ad questo, se la garoppa, over lo canapo, se mozasse, questo si deve andare ad varea. Anche mo, se con lor litigia li facesse forza et perdessese lancora, non sia tenuto ad mendarse n andare ad varea. XV. Propone et dice et diffinisce li dicti consuli de mare, che qualunqua nave facesse vela dela sua terra che nui li tollamo libert che non debia calare vi collare , n tenere sosta , n mollare sosta , senza licentia del nochiero. Et la nave statendo in porto lo nochiero non possa trare la nave de porto senza licentia del patrone. XVI. Proponemo dicemo et sementiamo nui consuli predicti, che qualunqua patrone menasse scrivano , ello debia essere iurato del suo commune et de esser bono et leale. Et questo dicto patrone non possa fare scrivere nisuna cosa che habia con nissuno 56

mercatante che non sia el mercatante de presente , overo altro testimonio. El simigliante caso et termine sia coli dicti marinari. Et se altro, overo el contrario, de ci facesse et scrivesse, che quello suo quaterno over libro non sia tenuto ad nulla rasione n ad esso se deba dare fede alcuna. Et se questo scrivano recevesse mercatantia da li mercatanti et manchasseli sia tenuto ad mendarlo esso scrivano; et lo dicto quaterno si deve esser coperto di carta pecudina. XVII. Propone et dice et diffinisce li dicti consuli de mare che qualunqua patrone havesse nissuna mercatantia in nave, et bisognasseli scaricare overo in porto overo in spiaggia, como la dicta roba ha dato in barcha , lo dicto patrone subito ipso facto scapolo et liberato; de la dicta roba et mercatantia cosi decarcata sia tenuta ad emendare essa barcha, salvo che non la perdesse per fortuna de mare overo de corsari; et in questi dui casi non sia tenuta. XVIII. Propone dice et diffinisce li dicti consuli de mare, che qualunqua mercatante, over altro homo, desse mercatantia ad qualche suo factore , overo ad altra persona , che gli la vendesse senza veruno testimonio che chi assegna si lisse deve credere a lo dicto factore. Et che volesse andare dricto a la rasone de signoria, ello habia dui testimonii diricti et liali; et ad costoro debia essere creduto et dato piena fede. XIX. Propone et dice et diffinisce quisti savii constili de mare, che qualunqua homo trovasse roba in mare che andasse torgida , si li sia licito ad tollerla et assignarla a la corte et darla per scripto fra terzo d da poi che lha trovata et tolta. Et de questa roba cosi recoverata ne debia havere la mit trovandose el patrone dessa. Et questa cotal roba debba stare in mano della corte trenta d continui. Et se per fine ad trenta d, el patrone non ce apparer, o altra legitima persona per lui, la roba debia essere de colui che lha trovata. XX. Propone dice et diffinisce li consuli antedicti, che qualunqua persona trova roba sotto acqua si debia essere le doi parte de quillo che la trova, et lo terzo debia essere del patrone de essa roba de robe che habia signale. XXI. Propone ancora et dechiara , che qualunqua persona trovasse roba che havesse signale , che nissuno la debia toccare , sub pena de tre volte che fusse extimata cotal 57

mercatantia che fosse cosi trovata , et pi in arbitrio de la dicta rasone che se trovasse ne la dicta terra. XXII. Propone et dichiara li dicti consuli de mare, che qualunqua nave facesse alcuna varea , se deve cavare fora el terzo per li corredi, perch gli corredi non tenuti de andare ad varea et non dvue esser mandati se se perdessero; et cosi, versa vice , li corredi non deve emendare laltra merchatantia. XXIII. Propone dice et diffinisce li dicti consuli de mare che qualunqua persona trovasse oro , argento , o perle , o altre cose solide de valore , et non lassignasse al patrone, overo al nochiero, o a lo scrivano et intervenesse che de queste cose et daltro

se devesse fare varea, o per corsari, o per fortuna de mare , le predicte cose non se deve emendare, et se le dicte cose se p[erdesse] devero andare ad varea. XXIV. Propone et dice et diffinisce li predicti consuli de mare, che se nissuno patrone de nave portasse roba mercatantia, non la possa trare for de nave senza licentia del patrone de la mercatantia. Et se ello la trahesse fora senza licentia, et la mercatantia se perdesse, lo dicto patrone de la nave la debia emendare. XXV. Propone et dice et diffinisce li savii consuli de mare, che se alcuno mercatante nolegiasse alcuna nave grande over picolina , et non ce fosse nominato el pacto de scarcare n de spaciare la nave n per luna parte n per laltra, per nui consuli sententiamo che la nave essendo al carcaturo, non la deve aspectare se non octo d de tempo de bonaza et debia haver pagato lo suo nolo: et se li dicti mercatanti non volessero spaciare la nave, che la nave se sia ad resico de li mercatanti. Et deba haver la dicta nave de salario quello che terminaranno li consuli che seranno in quelle parte. XXVI. Propone dice et diffinisce li dicti consuli de mare, che se uno patrone havesse carcato la nave de mercatantia et fusse fortuna , et non ce fosse li mercatanti che lo dicto patrone se bisognasse , che la possa gittare fora, con le sue mane, la dicta mercatantia. Et nessuna rasone li possa contrariare, perche lo fa per scampo de le persone de la nave et de laltre mercatantie; et la dicta roba et mercatantia cos gettata deve andare ad varea.

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XXVII. Propone dice et diffinisce li dicti consuli , che se la nave fusse assalita et percossa da corsari, sentenziano che lo patrone possa accordare lo dicto corsale, o per oro, o per argento, o per altra robba, et pacto per lo quale se scampe la nave et laltra mercatantia, non essendo li mercatanti in nave. XXVIII. Propone et diffinisce li dicti consuli de mare , che nisuno patrone non possa bactere nisuno marinaro; ma lo marinaro deve scampare et gire da proda denanze a la catena del remiggio, et deve dire: Da la parte dela mia signoria non me toccare, tre volte. Et se lo patrone passasse la catena per bacterlo, lo marinaro se deve defendere; et se lo marinaro occidesse el patrone non sia tenuto ad banno. XXIX. Propone ancora et diffinisce li dicti consuli de mare che qualunqua nave o grande o piccola havesse messa mercatantia , et la nave facesse acqua , a li mercatanti e licito de non darli piu robba. Et lo patrone ha libert de andare per soi facti per scampare le persone et la nave. XXX. Propone dice et sententiano li dicti consuli de mare, che nesuno navilio che sia in mare non debiano fare pacto ne conventione alchuna , et sel el facesse in mare con mercatanti, o con marinari non vagliano n siano de nisun valore , n per epsi pacti se possa domandare; salvo che non fosse in porto in loco romeggiato in quatro, overo che lo scripto appara da luna parte et dallaltra, overo per

mano de lo scrivano, perche li testimonii non po andare la dove vanno le nave. XXXI. Proponemo et diffinimo nui consuli de mare, che ciaschuno patrone de nave habia liberta de rescotere una nave o per fortuna de mare o per corsari. Et se bisognasse denari, habbia liberta de tollerli sopra de essa et de la nave; sia bono guardiano et faccia quello che deve. XXXII. Propone dice et diffinisce li dicti consuli de mare che se sapresentasse che galea alcuna andasse in curso, et la nave havesse roba entro, o in tucto , o in parte , e li mercatanti la revolesse la lor roba et mercatantia, lo patrone non sia tenuto ad darglila, salvo che li mercatanti non li affrancasse la nave.

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