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Tombe e porto, la vita a Metalla di Marcello Cabriolu Il promontorio di Capo Pecora spesso sferzato da venti e onde mostra la bellezza

di una natura implacabile ma racconta anche storie e vicende di marinai e di defunti. Il gigante sta l, quieto e immobile da pi di 400 milioni di anni: Punta Mumullonis, di mt 499 s.l.m., domina tutto il territorio da Corru Longu sino a Su Tramatzu e oltre. Stiamo parlando di un complesso montuoso di vulcaniti, calcari, dolomie e arenarie1 tra i pi antichi dEuropa e ricco di metalli, che chiude ad est le regioni di Corru Longu, Perdas Albas, Su Sensu, Su Tramatzu e Sa Mola, le quali formano il promontorio di Capo Pecora a sud della Costa Verde. Gi vecchio quando nacquero le Alpi, il gigante osserva e subisce impassibile lincedere del tempo e le vicende umane che ne hanno modificato i tratti e le forme. Oggi vi raccontiamo di quando, diversi millenni fa, il gigante fece da spettatore silenzioso allantropizzazione umana nelle sue immediate prossimit. La variet di specie animali e vegetali dovute alla presenza del bacino e della foce del Rio Mannu resero e rendono ancora oggi il contesto inquadrato altamente ricco e favorevole allo sviluppo della vita. Numerose segnalazioni ci indicano tuttora che, corrispondenti alle attuali localit di Santu Nicolau2 e Portixeddu, antichi insediamenti videro la vita dalla preistoria sino allepoca medievale. E verosimile pensare che uno di questi insediamenti prese vita nel Bronzo Antico (1900-1600 a.C) se non precedentemente e i suoi abitanti presero a cavare, dal nostro gigante spettatore, i minerali da cui trarre i metalli necessari per gli strumenti di tutti i giorni. La vita attorno a Capo Pecora, durante let dei metalli, dovette essere frenetica e il toponimo di Portixeddu ci offre ora una testimonianza indelebile relativa ad un antico punto di sbarco molto importante. La letteratura ci tramanda che il Rio Mannu fosse per alcune miglia navigabile e, compiendo delle ricognizioni nel tratto di mare che va dalla foce del fiume sino alla spiaggia di Santu Nicolau, si possono ancora osservare numerose antiche ancore e accumuli di anfore da carico, a conferma del fatto che nella localit ci fosse un porto. Per avvalorare la tesi che il porto fosse praticato sin da epoca remota pu essere utile osservare la punta compresa tra Bruncu su Sensu a Nord e Capo Pecora a Sud. A poche decine di metri da Capo Pecora, a strapiombo sul mare, rimangono ancora le tracce ben evidenti dellimpianto di un monotorre forse circondato da due capanne. Lallineamento fisico, osservabile dal mare, dellimpianto con la struttura prossima detta Nuraghe Conca Muscioni, ci permette di inquadrare questo edificio come facente parte di un sistema portuale3 che permise latterraggio verso la localit di Portixeddu. Torniamo per un attimo al nostro gigantesco osservatore che, silenzioso e immobile, vide gli uomini preistorici scegliere larea di Perdas Albas per erigere le sepolture dei loro defunti. Viste la conformazione del terreno e la bellezza del paesaggio gli uomini preistorici eressero alcune alles couvertes inconfondibili sia per la cista megalitica che per il corridoio a taglio trilitico 4, iniziando nella zona una tradizione funeraria che perdur a lungo. Alle forme pi antiche vennero adattate le nuove e i corridoi dolmenici divennero Tombe dei Giganti a prospetto murario ed ecco che una ricognizione semplice mostra, in unarea di 1 kmq, almeno sette Tombe dei Giganti a prospetto murario coronate da concio a dentelli. Avendo gi discusso in altre sedi e ampiamente spiegato che le Tombe dei Giganti erano le sepolture per la classe aristocratica si pone, anche in questo caso, il quesito relativo a dove siano le sepolture per il resto della comunit. Il nostro spettatore silenzioso avr visto gli uomini del Neolitico? Dove saranno le Domus de Janas, le sepolture nate durante lEt della Pietra in Sardegna? Interviene qui un geologo, Aurelio Fadda, che da appassionato di archeologia indica la completa assenza di Domus nel territorio, spiegando che i graniti e i calcari della zona hanno circa 500 milioni di anni e sono durissimi alla lavorazione da parte di strumenti di
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S. BARCA, L. CARMIGIANI, G. OGGIANO, P.C. PERTUSATI, I. SALVADORI, Carta Geologica della Sardegna 1:200000, Comitato Geologico Nazionale. 2 R.FADDA, La Valle della Calamina, Edizioni Nuove Grafiche Puddu, Ortacesus 2010, pag.41 3 M. CABRIOLU, Il Popolo Shardana La Civilt, la cultura, le conquiste, Ed. Domusdejanas, Selargius 2010, pag. 168 4 G. UGAS, LAlba dei Nuraghi, Ed FABULA, Cagliari 2005

metallo. Questa considerazione spinge a spostare la ricerca delle sepolture dalle pareti della collina al territorio pianeggiante. Ad un osservazione attenta le sepolture compaiono numerosissime, terranee e concentriche attorno alle tombe monumentali. La similitudine di comportamenti e di edilizia fortemente stringente con la situazione dellarea funeraria di SEna e Thomes di Dorgali dove lelemento litico, il granito, lo stesso. Esperti del territorio quali Roberto Fadda e Pino Uda segnalarono tempo fa, ad arricchire il contesto del quartiere funerario, la presenza di un pozzo sacro e di una cinta muraria che delimita a Nord larea, assicurando che le Tombe dei Giganti fossero almeno quattordici in unarea di pochissimi kmq. Che la zona fosse sacra lo riscontriamo benissimo nella toponomastica attraverso il toponimo antico Monti Altari5 precedente allattuale Capo Pecora, relativo al promontorio stesso. Giusto a conferma di ci, si possono osservare le rovine di un edificio con paramento a sacco circondato da presunti circoli tombali proprio sulla cima della punta appena citata. Riflettendo su questo punto, ci chiediamo dove possiamo inquadrare la zona dei vivi, labitato, la citt corrispondente a questo immenso quartiere per i morti?6 Gi i rinvenimenti fortuiti di superficie ci indicano una collocazione urbana in prossimit del corso del Rio Mannu ma qui interviene un sistema di dune, forse il pi grande dEuropa, a toglierci il piacere della scoperta. Lo studio della letteratura, la comparazione tra lItinerario di Antonino e la Geographia di Tolomeo, ci aiutano nel collocare una delle citt pi importanti della Sardegna antica. La ricchezza metallifera del territorio ha stimolato studi competenti7 nella rielaborazione della rete viaria e della collocazione degli oppida del vecchio cantone nuragico sulcense, suggerendo con disarmante precisione e meticolosa accuratezza che lantica citt di Metalla giaccia tuttora coperta dalle dune tra Portixeddu e il Nuraghe Conca Muscioni. Senzaltro labitato avr avuto dimensioni colossali, in aderenza a quelle che erano le abitudini edilizie del Bronzo Medio e dellepoca storica sarda, ma a questo punto sorge un dubbio atroce: che fare? Alterare un bellissimo contesto naturalistico, quasi unico, di incomparabile bellezza per soddisfare la ricerca archeologica oppure privarci di unimportantissima testimonianza di vita e possibilit di sviluppo nella gi trascurata ricostruzione storica della Sardegna in nome della tutela ambientale?

M. CABRIOLU G.VARGIU, Cercando Metalla La geografia antica del Sulcis, Edizioni Envisual, Assemini 2005, pag. 151 6 M. CABRIOLU, Il Popolo Shardana La Civilt, la cultura, le conquiste, Ed. Domusdejanas, Selargius 2010, pag. 125 7 M. CABRIOLU G.VARGIU, Cercando Metalla La geografia antica del Sulcis, Edizioni Envisual, Assemini 2005, pag. 154

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