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ffmss
^^.
-^^
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http://www.archive.org/details/ilvelenokantianoOOmatt
IL
VELENO KANTIANO
GUIDO MATTIUSSI
S.
I.
Il
Veleno
Kantiano
SECONDA EDIZIONE
ROMA
TIPOGRAFIA PONTIFICIA NELL'ISTITUTO PIO IX
(artigianelli
S.
GIUSEPPE)
1914
IMPRIMI
Romae, 5 novembris 1913
POTEST
OcTAVius Turchi
S.
I.
IMPRIMATUR
Fr.
Albertus Lepidi, O.
P., S. P. /V>
Magister
IMPRIMATUR
Franciscu&,iMMSm. Vicar. Urbis Adsessor
CAPITOLO
L'agnosticismo
di
I.
Emm. Kant
Confusione
Inutilmente
dell'
ci
kantismo.
i
pregi
scuole
nuovi maestri e
le
profane.
Perocch
l'
fra loro si
perpetua
parrebbe un rinunciare
degli avi, ed presa a
ritener le sentenze
filosofia
la
sdegno una
che
si
con che
ragione
sembra rinunciare
l'anima
segreto
a'
V' poi
nel fondo
del-
mota conseguenza
sit di
il
neces-
credere.
avversari,
fatto di
la Scolastica
manifesto
con
1'
credono
di
mostrare che
hanno studiata
e capita (??) e a
buon
diritto
condannata.
Ma
perch mai
avviene
che pur
tra
coloro
ai
r eccellente,
losofia,
la
sempre
e nelle
viva, la quasi
dogmatica
;
fi-
gi formata
dai
nostri
teologi
fondata
nel
s
buon senso
vina,
mutabile secondo
tempo
osservar
umano,
non pochi
altrove,
quieti?
li
Che
loro animi
che cosa
rende
non
lano
sopratutto
il
veleno
scuole
kantiano.
profane,
una grande
ove
grosso-
dapertutto
il
materialismo,
siasi
acclamato
come sovrano
quasi
il
egli sia
altri
geinfe-
dominatore,
dopo
il
quale
maestri
sono
pensiero.
come interpreti e difensori del suo Dunque secondo quelle avviluppate e nebsorti
s'
biose concezioni
formata la
nuova
filosofia delle
moderne
revano
universit,
savi,
piiJ
come
fango
della
ma
gran
danno che
pren^
dendo aspetto
finati
di qualche onest
_^
in quelle aule,
e omai
allettino in
niera
anche
in
le
menti di
alcuni
Perocch
mostrarsi
i<^{
sempre
minimo
meno
cam-
pi
breve e pi
facile
il
mino a
quelli
errori),
e di sapere e di
ammirar
nuove
dottrine.
:
Ora
il
Kant
oggetto
si
di universale
ammirazione
il
d' altra
parte non
suo sistema
maligno e
falso.
:
Dunque
cos
neir ammirarlo
avremo maggiore
per
Pare a molti
rendo
al
di porsi in
^^Sn^^AJc
medio evo
la
i
che
d' altra
parte
non
come
infinita),
non
tati
come
gi
pi an( ^^m^^^^^^^
tichi
anzi
sembra partire da
metodo
rigo- \y^jC&ch
Kant
tavia,
conoscitive.
Di
che
ci
fosse bisogno
istinto
della natura
sensi e
modo
il
di concepire.
Era
illusione,
dicono,
s
non
piccoli
e che
terra;
ma
le
ancora
qualit
e molto pi profondamente,
credere che
come
appaiono
zio e
il
ai
sensi
senza ecin
cezione
fuori
fenomeni
nostra
corporei,
esistessero
verit
della
percezione e
indipendentemente
Se
le
troviam
noi
:
dappertutto, segno
che ce
le
mettiamo
accorto
oh
S.
Tommaso ? Se
ci
n'
finalmente
Emm.
del
Kant, che
infatti
?
che rimane
^ancora pi
;
mondo,
Ma
profondamente
spetto ad essa
ritto di
la critica della
ragione
ri-
non abbiamo
ordine
di-
attribuire alle
cose, o
all'
realmente
necessaria
oggettivo,
quello che
sorge
in
noi
per
il
senso o
l'
e-
veramente esistono.
nello
Come siamo
alle nozioni
ed
ai
prin-
sta naturale
determinazione
realt
di
conforme
in alcun
modo
alla
un
oggetto,
si
dovremo ancora
fermano aV a?ialzsi
si
ma
qualunque
nota
componga,
il
ed
umano
senza osare
un termine da noi
distinto, o di trae'
scendere r atto
medesimo
filosofia.
in-
segna
la
nuova
E
todo,
che
egli,
con un me-
atto a convincere
r immortalit
volere,
l'
della
nostra
anima,
la
libert
esistenza di
Dio
che
di
pi
molto
quale ogni
il
uomo dee
bene
supremo
dell' essere
ragionevole.
Vedete
la filosofia pi
il
moderne, anche
recenti
s'
idee pi
impone
bench
vien
fi-
fede,
nalmente a conchiudere
quelle che
le verit
pi
importanti,
quali
prolego-
meni necessari
soprannaturale.
Come
non
non
accettare, o
almeno una
come non
riverire o
guardar
con favore
tale filosofia?
Sarebbe da
prevalersi
di
sarebbe
anche
un
delitto
non
un'
arma
per
vincere gli
avversari,
non
fittizi
o morti,
ma
osti-
dobbiam
gli
trattare.
Se
ci
Scolastici,
inutilmente su-
e Melisso,
Avicenna ed Aver-
quali, se possibile,
dormano
in
pace;
<
vivi e desti
avversari,
quali
sono
ora
filosofia e la
nostra
Se
ci
adattiamo
in-
vece
saremo
forti
contro la molle
tiforme
nazini.
incredulit
che ora
devasta
scuole e le
L'
anima
immortale e Dio,
la
legge e la
le
virt
ecco
ecco
a'
grandi
molti
si
verit
che con
potremo
imporre
suoi
in tutto
o in parte
pro-
altre
ragioni,
il
kantismo da
tempo
trae a s l'attenzione di
non pochi
tale
scrittori cattolici:
favore e con
da
Emm. Kant
con
di au-
Agostino
di
e san
Tommaso. Davvero
misura.
troppo, e molto al
ci
l dalla giusta
Sappiamo che
di
le
vuole in-
apparenza
e per
com-
contraddizioni sieno
come
infine,
>>'
come
Kant
fece
il
dello scibile
K^
umano. Ci guarderemo
fosse
adunque dal
potente
negare che
il
dotato di un
intelletto,
e che
capace
di
far cose
forse
ammirabili,
Ma
1'
di qui al
ci
porlo
corre
sommi, onde
tratto.
onorata
umanit,
un gran
la
Temiamo che
la
stima
dell'
autore
1'
a-
suoi insegna-
poich
ci
sembra impossibile
ammirare una
assur-
Ora
di
ogni cosa
,
impossibile e
disegno
n'
contradittorio
si
che tutto
di
rovina, e che
qualunque asserzione
ammetta
quello che
egli
da s novamente
disse,
ne rimane
basta una
all'
la
morte
alla
scienza e
intelletto.
Procureremo
*
di
dimostrarlo.
Intanto osserviamo
leno
si
come
ve-
diffuso a guastare
giudizio
nell' altre
scienze, se
di-
Da
1'
qualche
tempo va
ser-
1'
anima a ricever
la fede,
oppongono
all'ac-
prolegomene
l'
persuadendo
v'
uomo
che
v'
obbligo di ac-
cettar
come soprannaturale
8
tolica,
si
debba
antichi
ponevano. Gli
davvro,
hanno
creduto di provar
,
oh poveretti!
che
la
che
Dio
che Ges
Cristo Dio,
Chiesa divina.
Fu
me-
fiducia
posta nel
ragiona-
mento o
r ordine
in
di somiglianza tra
obbiettivo e
ideale.
corti dell'inganno, e le
ste
ad accettar come
i
inge-
gno,
quali
come
il
grande
d'
un
capello,
sulla
non
poterono
per-
comune
si
va
ragio-
nando, in Francia,
dottrina, in Italia
anche
tra
le
si
tra
persone
vogliosi
e
i
illustri
per
giovani
di
mostrar
nuove sentenze
metodi pi
Dunque,
che
s'
immaginava
i
di
libri
mostrare efficacemente
la cor-
rispondenza tra
di
Ges Nazareno
il
(Apol.
n.
.
29
e segg.)
fino a
quasi tutto
secolo
cero opera
chi
s'
vana,
XIX,
con
o soltanto
essi,
per
muovere
illudeva
insieme
n conchiusero
portare un valido
Ges Cristo
per salvarsi.
Ora con
la teoria
dell' ininaiienza
ri-
cominceremo
Oh
Rimafuori
nendo
di
in noi,
?
che
si
pu sapere
di
ci che
gli
noi
Baster
avere
uomini
come
la
pi conforme
al
modo umano
tempo
chia-
meranno
Forse
antico, converr
e chi vivr ci
la
penser.
teologia
?
resta
di cotesto veleno
In nessuna maniera.
Come
n'
ha
ad
patito la previa
dimostrazione delle
verit
resta
che
medesima
contami-
Viene a
che necesattri-
sariamente
accompagna un sistema,
del
quale
tempo,
soggetto,
all'
inclinazione del-
molte circostanze,
nelle
cose.
Ne
viene
che
la
^
umane
che
vicende.
Non ^
dire,
vowtv*^
a'
nostri
gran parte
dell' antica
teologia
si
sorgono a
anche
in ci
che
da
tutti
comunemente
teneva, anche
nelle
asser-
zioni riputate
certissime
Se
essere stato
peripatetico,
un adattae
mento
marsi
doversi
nuovi pe
^eri ?
il
cos
non
fosse,
come
Evidentemente
IO
questa una
impressione
della
filosofia
scolastica.
La
Scolastica pi
non corre
tra noi.
Dunque
che
i
quella
definizione
da prendere
in altro
modo
Padri
Dottori del
non intendessero. Similmente i Tridentino pensavano con le idee, parlinguaggio della Scuola antica, ond'
lavano con
il
mozione
vano
forma dei
sa-
concetti
la
da
quelli
che or
ci
formiamo. Chi
pretender che
il
'
medesima
?
di cui
I
trattava
nel V, e che
Cos
essi,
in-
quali
si
affaticati
dei
secoli
cristiani, e
dogma,
e molto
la dottrina
Ma
resta
con
tali
modo
al
Sar cortese
credere d'esser
antichi
;
non fossero
gli
ma A
ancora col
tempo
con
le
Ma
senza dubbio
che
il
gl'immobili principii. Se
ed
altri
?
sono
che
abbiamo
d'
immutabile
G' insegnamenti
H
si
sono
valsero
dunque a fermar
era
un modo di
secondo
il
rappresentarsi le cose
soprannaturali
bi-
non
Quindi
dice e
vago e r indeterminato
ascolta,
in tutto ci
che
si
si
vamente a chi
la
norma
quindi
1'
andare
alle
in-
nanzi,
anti-
che, sibbene
dar posto
son buone,
si
domani
voltano
muta nome perche muta lato. Saremo come quegli stolti, i quali andavan ne sapevan dove. Saremo come quelli che sempre imparano e mai non sanno la verit semper discentes et nunquam ad scientiam verie
:
taiis
Ili,
7).
Quando
Bossuet credeva
il
d'
argomentare cos
dicendo
:
efficacemente contro
protestantesimo,
tu
riceveva
;
tanti
plausi
Europa Europa e
1'
rebbe sorto pi
tardi
chi
dell'
avesse
trovato
eccezioni
da opporre
alla forza
gli
inespugnabile
entimema.
cambiare che
svi-
Oh
12
il
L AGNOSTICISMO DI EMM.
KANT
nulla
gran Vescovo
di
Meaux
cui
manc
al
neldi-
tutto
Lerinese,
quale riguardava
come nemico
dell'
umanit chi
di concepir
nuova maniera
faremmo
cos,
al
per giudicar
sciuto.
e contrariamente al
merito cono-
Ma nemmeno
il
fermasse ad allontanarne
s
sensi che
dalla
sua mente,
nessuno viene
e
che
sia
un cambiare
delle
r ampiamento
cognizioni.
la
maggior certezza
prime
dice esser
uguale a due
e poscia
somma
poli-
numero
dei lati
in
qualunque
cambiamento per-
petuo che
protestanti
;
il
presenta
al
pensiero di ognuno
tu
es
che
sente
il
dire:
hi
changes ;
do7ic
Verreur,
Questo
cambiamento impossibile
nei
dogmi
gli
Che
avi
versari increduli,
vengano a rimproverarci
aver
I3
fece nei
secoli
delle
ve-
religiose
prima
implicite
poi
esplicite,
prima
secon:
prima, in
qualche punto
e se
coloro volessero
capir la risposta.
udirci,
forse
avrebbero
mente da
sospetto
tra noi
Ma
che
il
kantismo induca
tutt' altro
che un
cambiamento dal
al
no
come
rarsi.
possa
mai avve-
Come
E
porta
sia indebolita
1'
apologetica.
poich
al
la
comune tendenza
procurando
ragione
ci
naturalismo,
allontanare
mondo
i
la
dell'
uomo, ecco
lo
umanizzare
Scritscrit-
ad ammollire quanto
si
non
possa,
il
senso dei
testi
specialmente
miracoli,
insomma
Gli
a cessar daperantichi,
sovrumano.
tra
Dottori e
Chiesa hanno
questo
portava a
la
poca
14
stotele
illusioni.
Or
si
pi
svegliato e
pi
ac-
corto
si
facevano
racolo
;
al
mi-
ora
la
leggende
sono
passate
sfumate, (m
Dunque
facilmente
luce
il
sodai
viva
recata
moderni
studi.
Diranno che
1'
inspirazione
dei sacri
nell'aver
;
scrissero
ci
volesse
proprio
un
il
paralitici,
ove peraltro
la
comune
opinione, che
a'
nostri
non pi
in
corre.
I'
che
il
Vangelo nomina
il
quel
modo
Sembrava
comune, e
realt
di vedere
d'un
epilettico, e
Ges s'adattava
il
maniera
Vangelo ritenne
altro
lo stesso stile:
ma
in
non erano
meglio
il
poter naturale,
riflettiamo
ci
ri-
di pi e
corporee
mangono scerete per ambedue casi, il magnetismo e l'ipnotismo e occulte irradiazioni spiegano la
i
levitazione
la
comunicazione
dei
pensieri
lo
I5
con
tale
speculative dovranno
le
pratiche.
Le une
umane
le
ch
Sede
siasi
affrettata a riprovarlo.
Preten-
secondo
sono
le
nuove idee;
ci
Chiesa
da
in
temperarsi secondo
nuovi
bisogni, specialmente
giosi,
che
tocca
voti reli-
meno conformi
;
devozione, modestia,
non sono
si
come una
volta
ave-
vano, perch
attivit e
troppa
le forze;
che
eccessivi
legami
lo
nella
tendenza
all'
perfezione,
sia
opere
esteriori,
senza
che
bisogno di
consiglio e guida
de' superiori.
t>acM
Le
idee d' un
tempo convenivano
inesperta
nel
alla religione
ancor fanciulla e
conviene dopo
mondo;
altro
modo
La
ci-
l6
vilt
progredita
importa
le
che
tutti
vivano con pi
/U/vn-d/A
agiatezza:
dunque
penitenze
d'altri
tempi non
verit,
seguendo
le
ogni cosa.
noteremo
di volo,
che
fra
medesimi
s'
ammiratori
insinuata
s,
l'
del
kantismo
dell'americanismo,
idea
1'
ma
pi
del
bisogno per
farsi
che
come
-"
non pi conforme
del clero.
all'indole
dei
tempi,
il
celibato
Similmente, poich
il
la
non un
uomo,
ma
conri-
modo
il
divi-
limosina ingiuriosa,
ma
tutti
dovuto, e per
s
di giustizia?
titolo di carit,
vero
sempre
parlato
Dottori
Chiesa, e
l'
hanno
tanto esaltata
come feconda
di benedizione le sacre
17
ma
fu
mondo
si
di allora,
adesso tutto
all'enciclica
cambiate.
vero che
fa
gran plauso
l'
assegnata
intrinseca e im;
ma
si
suole
il
resto
di
studi sociali
s'accrebbe.
distrutto la pretensione
ci sia
manifesta in s stessa e
esperienza non provi
la
:
sia pi costante
che
la positiva
di verit necessarie
mente,
trascendendo
l'esperienza,
certi.
siamo esser
legge superiore
la dignit della
all'
persona, per
tutti
unica
norma
ci che
fatto
non
fatto
tornerebbe a bene o a
male
dell'
cessit
mutare.
Che
e'
se altri voglia
il
Kant non essere la religione altro che un sentimento un istinto che porta pi o meno alte le nature pi ingenue e pi immaginose puro miinsegna
;
certo
bisogno
infinito
indeterminato.
lo
ammirano
e in parte lo seguono.
il
Kant, facendo
la critica della
./^
^ ^*'^
Che
il
Kant
l8
umana
mettiamo
servi
Dio
ci
aiuti,
insegnandoci
anche
che assolutamente T
guai se
il
uomo dovrebbe
effi-
trovar da s.
Ma
la ra-
come porta
il
sistema
da
lui
proposto.
Come
il
coltello
;
analizza
sognando raccolta e
stretta in se
stessa,
senza mai
uomo.
per
il
dunque una
esiste,
illusione
il
comune
giudizio
che
mondo
come
noi lo vediamo.
credette qual-
segretamente
istitu
ragione
A
gione?
Pessimamente.
Infatti,
Con
il
la
ragione
che vale
fede?
Questa suppone
la
come
a
felicit.
fatto
della rive-
I9
Dio non
la
riamo
proporzione tra
cagione e
abbia
la
gli
effetti,
se
non
nale
sofia,
che
verun
principio
che
impone ? Via da noi cotesta chimera di filoche con la promessa di liberarci dalle istintive
ci
illusioni,
toglie
ogni
facolt
d'accertare
il
vero;
sof-
rigorosa, ond'
E
Il
:
s'
Kant non volle esser detto n scettico n idealista ma come non chiamar fuoco un gaz incandescente? Di fatto, se non sappiamo qual corrispondenza esista tra
il
ci
sembra
di
riferirci,
di ragionare.
Qui
la
kantiana
perde
in
un
abisso.
Ed
essa nella
nell'
maestro ebbe
in
mente o volle
osservare,
Ma
di
preghiamo
pensiero di
Emm. Kant
qui non
ci
curiamo, n
fac-
ciamo
in
modo
alcuno un'opera
critica.
Agli ammi-
20
e l'altra ancora, se
v'
non ha insegnato
attribuiti.
gli
errori
da noi o da
altri
a lui
gamente
combattiamo
ce ne cale.
gliamo opporci
onde molti
fra
cattolici si risentono
e sono
grande mancanza
di
in
Noi pensiamo
?
cos
ma
chi sa
mai come
cosa in se stessa
Sono appunto
le
e questo
ed
altre verit
alla
Scolastica, ed alla
come vera
figlia del
suo
di quella cer-
con
la
quale a noi
conviene procedere.
Sa-
21
il
premo
certamente
distinguere,
secondo
comune
ma penseremo
s'
rac-
teologi la
Chiesa
si
sacr con
legge
inviolabile.
Tali
concetti, espressi
i
con
tali
voci,
debbono
le
ritenersi in tutti
secoli ugualil
mente, e rimarrannc
parole e rimarr
loro senso,
come
Cristo
fu
Che
l'evidente ragione
e l'autorit
ci
Vicario di
la
avvisano concordemente
abbominare
significazione dei
dogmi deve
adattarsi alla
docU'mae ;
debolezza
alla
umano
nell'
intelletto.
segno impresso
la
come connesso con la fede divina o coi principi evidenti. Quindi avremo un corpo di scienza teologica
e filosofica
non soggetto
al
mutar
scuole profane,
verit metafisica.
la
E a questo
ci
conforter
il
vedere che
suprema autorit
nostri
il
anche
a' d
commend
non
curando
d'
disprezzo degli
avversari
O-h-a-lx- /?
le timidit
22
sommi
stica.
vero che
finite
dimostra
la
;
che
la
diminuita
ma
pone un primo
che
1'
ma
;
consta di
e che la
un doppio
principio,
di
potenziale e attuale
d' atto
composizione
potenza e
ragione della
mu-
di tutte le passioni
vanno soggette
lui
le
che
anima
atto sostan-
orgamsmo
principio
biamo
ligibili,
quaggi possiamo
;
esercitar
l'intelletto
senza
dietro
il
che
alla
ragione tien
l'a-
come
operare e
mutate
ipotesi,
le
ad abbattere.
Non importa
denza.
averne
evi-
se dovessimo limitarci
il
a quello che
ammettono. N
comune consenso
23
meno per
si
gettiva,
i
manl'afaltri
canza d'attenzione e
fetto
fra
i
d'ingegno, e
di
uso
seguire gli
vive, e
il
trascinati
a conseguenze temute, e
inclinazione a
o nei fenomeni
sensibili,
apprendendo quasi
si
av\'olto
di nebbia tutto ci
astratta.
che
presenta
come ragione
ci
debbono
esperienza
mette
di
coloro
il
quali
propo-
niamo
al
nostri
argomenti
che
renderebbe lunghissimo
il
viaggio, anzi
fermerebbe
passi.
punto
di
partenza, o certo
dopo
primi
Che
l'
o del-
animi a disprezzare
sapienza cristiana
;
la
fermo
dell' antica
71021
EST
et
(II
Cor.
I,
19);
NON^
sed
EST
in
ilio
fuit
asse-
condando
felice
men
tendenza,
le
mar
menti
all'
immortale
verit.
Ma
cattolici
nei quali
sono caduti
molti
pure,
che
prima eran
la
dopo
fede,
non
si
compone
ha poi
figliato
altri
mostri
si-
24
mili a
se
dire
che
erano
lui
stesso, vestito in
tatosi
nel
nuovo aspetto
con
il
nome
da illudere molti
quali pur volevano, con quel veleno nel sangue, persistere nel professarsi cattolici.
Venne prima
pensieri
dal cri-
ticismo kantiano,
soggettive,
pel
quale
sono forme
inteso
r immanentismo,
variamente
nel
da
molti
la
s'aggetto
umano
e
mo
che
in
esso
si
avvera,
di tutte
come
sva-
nisca cos
soprannaturale
il
Ed
manifesta la con-
soggettivismo kantiano, e
pi accuratamente
Poi,
1'
dover mostrare
glior
fondamento
il
delle verit
che par
convenire
fra
i
genere
umano
che
cos
sia
sembrato a molti
recenti
scrittori
da respingere come
l'in-
sempre incerto
;
di
quello che
pensa o che
in
alto,
crede di vedere
ma
sia
da porre
quale
umana, anche
trina,
la volont.
seguentemente pensa bene, e volentieri sorge a sentimenti sublimi, e accetta Iddio e la religione e ogni
vive,
non
me-
25
Ma
Ne
altri
migliori sa suggerire
il
solo
la
intelletto.
va libera e
non ne ha bisogno
a
se
volont
onde
ri-
norma
l'
esteriore e
mane
senza
sola
norma
e
stesso
uomo
superbo.
il
Ma
cuor
prova
senza
freddi
ragionamenti,
Oh
semplici.
non tende-
ogni
viene
obbligazione
di
credere. Questo
fatto
si
ad asserire con
mo
tiva,
agire
come
con
la
gli
la
suo giudizio. Di
nuovo,
un sogno
soggettivo, secondo
anzi
come
men
retta volont.
dall' in-
Ma
in
Se non riceve
telletto la
stessa, e
siamo
ma
follia,
Dio
la
possiamo
di
attribuire.
Oh! dicono
sto
moderni ammiratori
!
non vogliamo
Lo sappiamo
Il
chi
mai
male
che
pu
essere,
senza volerlo.
remo
CAPITOLO
II.
illusi.
Emmanuele Kant,
e die ragione al
nuovo maestro
di
di singoiar compiacenza, fu
quella
por
fine
ad
perdendo
il
tempo
e la fatica, tutti
filo-
primo studio
della
filosofia
il
problema
ad
dell'
essere
reale.
fosse
grande
avvert
errore incominciar di
tutti
i
egli
alta
voce
presenti e
futuri studiosi
che
il
prima
problema della
istitu
conoscenza
egli stesso
per
farsi
altrui
guida sicura,
Di che
che
gli
rendessero lode
suoi seguaci, e
consentissero
alla
essergli dovuta,
quando
27
mondo
si
dichiar
per
un
secondo e migliore
inganno,
Copernico. Poich nella stessa guisa che Nicol Copernico fece accorto
il
genere umano
dell'
a che
si
Emmaumane
tutti
i
allucinazione
che
di
opprimeva
conoscenza.
tutte
le
Poich
come
i
gli
altri
anco
sapienti,
i
s'erano
persuasi che
loro concetti,
massime
pi spontanei
e pi luminosi, prendessero
cose che son nel
al contrario essi
norma
tutto
este-
il
mondo
alla
riore,
seguendo l'indole e
modo
dell'anima o delle
le
leggi
na-
da
formulavano
principii,
al
devano
in realt necessari.
i
Tutto
pi, se dobbia-
mo
sensi,
accettare
feiomeni
attestati
dall'immediata
si
limita
ai
non
i
altro che
inganno
il
fidarci dei
numeni,
rela-
secondo
zioni e
quali per
naturale
istinto
poniamo
modi
a pensar cos.
certo
il
Il
nuovo
e miglior
Copernico ha
illusione,
fatto
trofa-
genere
umano
della
comune
la critica
delle
ragione.
Che cotesta critica della ragione? Non ci assumiamo d' entrare in minute ricerche di ci che
28
CRITICA KANTIANA
e volesse dire
si
veramente pensasse
Emmanuele Kant.
un maestro
di
Ce
n'
importerebbe, se
trattasse d'
ci
verit, s
che
e'
il
giudizio di lui
di
fosse guida a pi
sapere; non
importa
sentiero
gono
mente
poi
s'
tutti
g' interpreti
caratte-
ristico del
volgar-
lui;
onde
Ora qui
e
s
importante
nel
dedurre dagli
stimar
gli
loro,
o qual
diritto
ci
spetti
di
verace
la
conformit
e
di
che paiono
avere con
oggetti esteriori,
giudicare
le
che
come
nostre ope-
o sensitive o pi
critica e
alte,
sembrano rappresencritica
Questa
i
dicono
kantisti,
e particolarmente la
conoscenza
ci
intellettuale,
il
non
fu
mai
fatta
al
prima che
neces-
pensasse
Kant
la
eppure sembra
del
tutto
saria,
nostro
di ci
operare,
per acquistare
fuori
certi
di
noi.
che esiste
finch
non
siam
alla realt?
Conil
viene
dunque incominciar
1'
questione:
Se
sentire e
abbiamo coscienza
in
un mondo da noi
DELLA RAGIONE
spendenti a quei medesimi
atti,
29
in verit corrispon-
di
cotesti
oggetti,
delle cose
proprio
modo
end' costituito l'universo; ovvero restino nel conoscente (che pi non sarebbe tale,
ma
cos
detto)
disposizioni.
quali siam
i
portati a giudicare
cose esteriori.
Abbiamo
percettivi
colpiti,
sensi,
immediatamente
crediamo d'esser
dei
fenomeni, dai
siamo coalterato e
le
noi
stessi
del
nostro
soggetto
rap-
e per
dei senin
Kant venne
lode,
l'
come ad avversario
intelletto,
egli riconosce
che
apprende
modo
zioni,
sifica in
ne
giudica
scientificamente.
altra
facolt,
la
Dall' intelletto
egli
distingue,
come
ragione, che
stabilisce principi
ma
ancora
;
supponiamo
Non badando
30
CRITICA KANTIANA
a cotal tendenza,
pura
la
che
cos
alle
:
fa
da
s,
imprudente se vuol
a'
trascejidere,
atti,
suoi
valicando
critica
limiti
La
mira a
fissar
stessi, essa
richiede
si
due condizioni
la
materia e
la
forma.
d'
Qui non
;
costitutivi
un composto
le
La
materia, e ci che
Non
pare di percepirlo
inferiori,
al-
intelletto,
come
una condizione,
noscitivo,
un ostacolo
scatta
una molla
si
ha
diritto di
credere
che l'eccitante
d'
prein s
con
quel
proprio
modo
gli
un oggetto
antichi.
Pare dunque
;
an-
che
ci
pare d'essere
l'
consapevoli che
le
impressioni
intelletto a formare,
secondo
il
^
necessit
giudizi
alfine ecci-
DELLA RAGIONE
siomi, ch'essa per
ci
istinto
31
tenta
d'applicare a tutto
che
in
ogni
modo
conosce o pensa,
ma
che real-
mente hanno
natura o
nell'
tutta la
determinazione
nella propria
ragione.
quello
come
la
il
senso_pone
gli oggetti
come
l'
intelletto astrae
come
ragione
inclinata
genza
di
fenomeni
quello
il
l'elemento
formale
"quella la
forma che
conoscente
aggiunge del
Critica
il-
lusione, o
almeno
certo
Il
si
Kant pretendeva con questo di aver condannato l'antico dogmatismo e di mettere a morte per
sempre quella metafisica, che
da s
e
i
s'era illusa,
le
enunciando
conclusioni,
suoi principi e
di
deducendone
la
presumendo
di
conoscere
natura e
le cose.
Pro-
metteva poi
la
nendosi discretamente
razioni
intellettuali,
nell'ambito
senza trascendere
:
con indebito
era
1'
dalla
sua
Critica.
il
Invece, o l'evidenza
percezione fantastica, o
uomini,
i
come dovettero
suoi
32 e
CRITICA KANTIANA
ben formate
la
matematica e
la fsica.
accettan-
dole,
almeno
non volea
dentro
disputare, perch
col suo
nite,
gli
il
sentiva
che, a cercar
pi
atti
dei
fenomeni
i
misure geometriche.
in guisa
Perci
sensi
da render
possibili l'estensione e
moto, e son de
Similmente
tutti
(ri-
principi
vuol dire
la
mente foggiata
1'
cos
da formare
:
scienza fsica
uno con un
altro
apprendiamo
relazioni.
Finalmente
ragione
Ma
per-
effetto
che
tal
si
verare nell'ordine
cose,
un esorbitare dalla
DELLA RAGIONE
33
Forme
Anzi
il
guardo
alla
Kant vuol provare direttamente che, risensibilit, lo spazio e il tempo non sono
Non
dubbio, ei dice,
che
le
come
il
colore,
suono,
il
sapore, la durezza,
;
l'
impenetrabilit,
non
il
da ricevere
in cotal
tal
modificazione
da patire
il
fenomeno
suo
diverse da
Parimente
o dolore o
percepiamo
diletto
non
lo
oggetto
per s sentito,
la
successione delle
medesime
e
Adunque
la figura,
limita
tempo
in cui si
alla
succedono
che
le varie affezioni,
all'
sono
e
presupposti
sensazione
:
esterna e
interna,
per
son
da prendere
non
il
senso ag-
giunge
alla
tesi
La
il
maestro
si
fa a
:
34
CRITICA KANTIANA
possibile percepire
Non
attribuirgli
una posizione
or alla posi-
Dunque
l'apprensione
ogni
esperienza, e
non
il
veramente empirica,
ma
soggettiva.
Forse
come
la
uomo
uno
a molte persone.
Al contrario
infinito, di
spazio
e immoltiplicabile e
cui
sono parti
gli spazi
occupati da questo
ma
forma ingenita
soggetto, e
;
supposta
qual
fondamento ad ogni
priori.
esperienza
una intuizione a
una
;
intui-
per-
ch posta a
geometria
necessarie e universali.
metrico
ogni
la
condizione
dei
quale
esperienza
corpi
impossibile, ed
ne viene inelutpercepita
noi
come
posta nello spazio, e siamo certi che nessuna percezione potr mai farsi altrimenti.
In egual maniera, l'esperienza impossibile senza
darci le modificazioni
cessive,
suc-
e questo implica
ragion di
tempo: anAnch'esso
del
ch'esso
soggetto.
universale
andamento
mondo,
cosa
DELLA RAGIONE
ne formiamo
versali,
il
35
delle
concetto a guisa
cose
essenze uni-
concrete.
una
facolt,
ed
la
i
condi;
fenomeni
sembra
anteriore
il
alla
stessa
immagine
reali,
dello
si
spazio.
Lo
spazio e
tempo sono
l'
quanto
son
presupposti
tali,
:
Come
stulati
questa abbia
il
modo
cercare.
sia lo
Noi penvero,
siamo cos
geometria;
come
il
spazio
il
Lobatckewski e
Rieman,
si
e gli
altri
che
euclidiani,
vantino
del
puro
Sopra
pone r
sensi,
per
s recettivi e passivi,
Kant
intelletto
che
1'
giudica, e pel
quale
il
diventa
perfetta e scientifica
farsi
esperienza.
Ora
di
giudizio suol
universale,
con
apparenza
d'
necessit e di
:
universalit,
dicendo a mo'
ci
si
esempio
ogii corpo
grave.
Come
arriva
L' esperienza
:
non pu mai
per quanto
ripeta,
non pu
l'
universalit e
36
la necessit, e
CRITICA KANTIANA
molto pi
la
ragione astratta d
so-
di formar
dell' intuizione.
Le forma
in
guisa da
dare unit a
lazione fra
calore, o
rie
il
ricevere
concepir
alle
va-
qualit
successione di parvenze
solo,
diverse,
che sembrano
un soggetto
in guisa
dicando
sempre
da conformarsi
ed
la
fenomeni.
Cos
l'intelletto,
le
secondo
sione con
ad esso
s'
a-
dunano, trae dalla propria virt varie maniere di giudizi, alle quali
conseguono diversi
gono
a disporsi in dodici
categorie.
Che
giudizi
la quantit e
condo
il
modo.
Secondo
la
giudizio
pu essere singolare, particolare, universale: conseguentemente il concetto pu avere unit, oyv ero pluralit, ovvero totalit. Vuol dire che dov' unit, si avvera nell' oggetto appreso una relazione simile a quella che l' intelletto pone nell' attribuire qualche
predicato ad un singolare
.
Secondo
la
qualit,
:
il
giudizio,
il
gare o distinguere
quindi
DELLA RAGIONE
realt,
37
di negazione,
di limitazione; e quest'ultima
in
ha luogo se un attributo
mato, in
agli astri
qualche parte
se voglio
affer-
altra negato,
come
attribuire
la re-
Tesser da se luminosi.
giudizio
1'
Secondo
lazione,
il
il
pu essere categorico,
e ne segue
accidente sta al
assoluto
il
principio
come
Il
nel giudizio
predicato
tico,
soggetto.
il
giudizio
pu essere
dalla
ipote-
e gli risponde
condizionato
condi-
mente
il
giudizio
varia
nel
dubbioso o che
apodittico
bilit di
;
quindi abbiamo
ci
che non
ci
contingeiza di
che
manuele Kant
sent superiore.
le
si
misur con
lo
Stagirita e a lui
ito
Disse Aristotele
al
caso,
;
come
nuove
idee
si
presentavano
suo pensiero
le
Le
an-
queste avere
gruppi,
seconda
il
condizionato,
un complesso
credette
tele
concepiva;
Emm. Kant
di dar
meglio
dell'
il
va-
espe-
38
rienza interna,
CRITICA KANTIANA
come
quelle che
danno l'ordine
aggiungono
dalla
dei
fenomeni
sensibili
le
forme
fluenti
per necessit
soggettiva
agli
natura
dell' intelletto.
si
riferiscono
oggetti
da noi
percepiti, in
io
penso,
Cos
il
sua unit
distinta
l'u-
ad un soggetto,
:
con ci pone
del Kant.
il
son parole
che
il
concetto
all'
goria
quanto
si
ap-
plicano agli
il
oggetti
sentiti,
ne rendono possibile
interna
pensiero.
Sono schemi
altrimenti.
la
attivit,
capace di ricevere
mo-
dellate e
di dettar
non
Ma
chi pretendesse
con quelle
i
legge
universo, di molto
eccederebbe
inculca
il
questo sovratutto
la
eleva pel
i
Kant
e
la
spetta di stabilire
principi,
necessariamente veri in
giudicare
nei
nella
nostra
quella
esposta
fenomeni e nelle
as-
sioma e fondamento
DELLA RAGIONE
39
mavasi principio
in esso
di contraddizione.
:
Ma
non abbiamo
ac-
non vale ad
quistare
veruna conoscenza.
universalmente, non
giudizi
analitici,
nei quali
il
pre-
dicato
non
nei
fa
soli
valgono
giudizi
sin-
quali
il
predicato
Ma
dine
nell'or-
quale limitata
la
nostra espe-
rienza: l soltanto possiamo vedere che qualche attributo conviene alle cose, pi che
lor concetti.
sintetico,
che non
sia di
sola
esperienza
ci
sensitiva,
s, e
va da
che
portata,
quando non pu
senza
fare a
di
meno,
riputar
di
dalla
propria
giudizi
costituzione,
diritto
quei
In-
conformi a ci
r intima natura
noi.
somma
nostro,
spinge ad operare a
modo
come determina
ogni cosa
a'
svolgersi,
suoi
moti
quindi
veniamo
der legittime
le
gnate
ai
nostri
all'
come
le
categorie
si
con-
formano
delle
sensazioni.
Per necessit
di
natura
dobbiamo
e legato alle
V unit
il
tal
primo
assioma,
fondamento e regola
d'
ogni
40
scienza,
CRITICA KANTIANA
posto da
noi
trova
ad intendere che
in
comporre
cosa,
il
diverso,
ossia
tutto
ma
nuovo enigma
che un'
e-
non
altro
se
ha qualche senso,
si
trarranno
principi proporzionati.
il
viene
terminarlo
si
ad un
coglie,
oggetto esteso.
rac-
misura
d' intensit.
mettere che
di percezioni.
r esperienza
esige
una
:
particolarmente
cl)
nei
v' dipendenza di
effetto
da cagione (^);
^)
tra
le
so-
mutua
azioTie (^).
il Kant assuma come evidente il prinGuai se si osasse prenderlo come obbiettivo! Infatti un giudizio sintetico; ma non d'immediata esperienza, che l'esperienza ci attesta solo che dopo un fenomeno succede un altro, e non si pu dir che il secondo dipenda dal primo. Dunque il principio di causalit deve assumersi dai kantisti come legge dei nostri
(^)
cipio di causalit.
pensieri;
(^)
e soggettivamente.
Qui poi l'evidenza manchevole e oggettivamente Il Kant apporta come argomento, che se due cose non hanno influenza mutua, non resta motivo di giudicarle simultanee. Buio pesto. E non pu bastare
4I
deve ammettere
ci
come
sta
;
possibile e reale ci
che
l'
esperienza
atte-
come
paiono
universali
perpetue
il
postulato
delle
scienze fisiche.
Ma
il
e in principio
e in fine
puro non
quale esclusivamente
sintetiche
devono
priori
in
;
riferirsi
n
tutte le proposizioni
queste
.
sono
possibili, se
le
non
riferite
quel
modo
vero che
sitive
se
non unite a un concetto formato secondo qualche categoria; ma n queste categorie son vere, se non
sono quasi
senso
in
;
.
fatte concrete
in
qualche
intuizione
del
principi
hanno valore
e verit, se
non
alle categorie
ed
alla espe-
rienza.
suo autore
la
idealismo trascende7itale
della metafisica, che
Messa da parte
col
1'
illusione
penseremo
d'
della
natura,
in quanto conosciamo
fenomeni
V ordine
con cui
Ma
il
maestro
si
compiaceva nella
for-
simmetria
questa dovette essere la segreta ragione di mulare cotale assioma^ terzo nel gruppo.
:
42
si succedono.
tire
CRITICA KANTIANA
La nuova
realt
ad awerri-
sponda
apparenze che
realt
noi percepiamo.
Eppure a
qual
cotesta
noi
pen-
numeno. Con
com'
e'
la
voce
Kant
in
designa
il
la
cosa
in
s stessa, pensata in
quanto
qualche
sia.
fenomeno
inclina
ad ammettere che
dire di
alti
i
modo
di
sia
dobbiamo
intelletti
Forse per
cono-
pi
scenza
esperienza
sensitiva,
i
non possono essere. N le categorie n debbono riferirsi ad altro che ai fenomeni numeni dobbiamo
sapienza.
altrimenti
principi
;
n dei
per
ri-
occuparci
;
che
conoscere la nostra
ignoranza
saper
questo,
Vero
colt
che
siamo
inclinati
a trascendere.
la ragione
suprema
eh' in noi
La
fa-
le
par-
sem-
bra
condizionato
;
ad
una
condizione
onde
quello
dipenda
e,
delle
cose
un principio assoluto
dine
la
e primo.
in
un
triplice or-
non
sia pi
predicato
1'
dizi ipotetici
supponga
esempio
nulla fuori e
prima
di
l'
universo.
le quali
diciam per
;
le
cose
son
corruttibili
non sono
il
DELLA RAGIONE
43
mondo
Dio.
prodotto o
si
non
),
la
ragione tende ad un
d'esistere:
primo che
opponga
che
al resto
come causa
s'
Or
non
s'
la
ragione
per sillogismi
adopera a
cose e gli
le
enti reali,
trova
il
leggi
Ma
:
questo sar
compito della
rinnovata metafisica
dar
umano
quanto
ragiona.
del
Cos
intendiamo
per noi
pi
importante
il
problema
E
sia
vaglia
il
la realt
conforme
o
ai
traddizioni
antinomie
non
per
si
avvolgerebbe essa
mai
d'
Vorremo
un mondo
lo
ammettere,
esempio,
stessi
?
1'
esistenza
esteriore a noi
Da una
il
parte
non
sostrato
2.
conducono
penil
mondo non
dall' altra
altrimenti
il
Ma
parte,
Come pu
esser princi si
immaginar
tre
fuori di noi
un mondo, che
il
mostra con
mondo
debba
Il
esserci.
materialismo vero o
falso
i
Vero non pu
essere,
44
atti
CRITICA KANTIANA
alla materia.
Ma come
ma
ammettere
?
lo spirito, se appartiene ai
numeni
oggetto
inconoscibili
L' io
da
me
pensato non
C' una
di
cose
universale,
che tutto
comprenda? Su
tempo
si
un' estensione
senza termini
:
paiono assurdi.
assegnare
Dall' altra
diremo
Non
pu
e
principio
confine
vi
all'universo,
poich
;
sarebbe
stato
fiior
nulla
del
come
l'universo incominci?
mondo
vi
dirsi nulla.
Di nuovo
le parti
dell'
universo
sono semplici
v'
pro-
come
?
gravemente diremo:
Oltre
la
causalit
la libera.
di
mondo
Che
feno-
serie
infinita
di cagioni e di fatti
meno che
al
Ma
non
si
si
pu passare una
tutto
serie infinita.
fatto
Dunque non
presente.
nel
mondo
necessario
universo
un
essere
che
la
stessa
necessit,
DELLA RAGIONE
45
Pare
al
contrario
che non
stessa
debba
ammettere,
perch
la
natura
ha
ai
che se fuor
d' essa ci
fosse
un suo
garne
cominciamento
si
fenomeni
viene a ne-
la necessit.
nell'
intendere,
come
sui
primi.
ed
all'altro ordine,
:
diventano affatto
equivoche e disparate
qualche
zioni,
letto,
nell'
modo a noi accessibili non vere ma sofismi da sciogliere col dire che
quale concepisce secondo
i
contraddifra
V intel-
il
suggerimenti dei
sensi, e la ragione
pura,
la
esperienza, o sol-
mondo
le
tesi
corporeo,
e le an-
di
oppongono,
ma
le
posin
sono esser
o insieme vere,
une
un ordine,
ultimi
seconde
nell' altro.
considerare
gli
mondo o
fenomeni,
non
v'
Stando
all'
ordine
fisiche e
dei
ove tutto
matematiche,
non non
pu
pen-
concepire.
sati
Riferendoci
all'
ordine
dei
nume7ii,
ci
da
noi,
ma non
conosciuti, poich
son
46
CRITICA KANTIANA
messi innanzi
ragione di
come
la
oggetto,
libert
:
negare
non ne sappiamo
nulla.
Pu
come
sia
tempo,
nella
in
ci sia
Similmente, se noi
teniamo a ci che
rio
fuor di questo
mondo che
solo
oggetto
di
ad affermare
Ma
Cagione
di
queste
?
cose,
e
S,
ne
tal'
la
natura
massima
tocca
la
modo
un vuoto
r unit
fine
si
ma ordine logico non d che formalismo, ma non possiam presumere che trovi nell' universo, ma non sappiamo in1'
che
la
realt
corrisponda
alla
nostra
intima
disposizione, l
rienza,
e sol
al
poniamo
quanto
principio di causalit,
potremo
stessi
forse assuricor-
fenomeni
(ossia,
dono forma
in
noi),
chi
non
si
contenti
il
della
lor
ma
passaggio da ci
DELLA RAGIONE
che sentiamo ad
47
una cagione
concepire
d' altro
ordine,
stessa
ove
sia
nemmeno possiam
appaga di una falsa
riposarsi.
come
in s
quel
principio
s
Del
resto,
per cessar
oscurit,
grande
tra
illusione,
1'
pensi le invincibili
rifletta
si
altro
che quell'Ignoto
dica: Io sono
me
?
ma
io
onde sono? Di
come un Dio
Finora
male
nell'
universo
riusc a spiegarlo.
Da
1'
l'
impotenza della
por nelle cose
1'
ragione a
trascender
atti,
stessa
col
e a trascendere
i
ordine dei
sensi.
Per
le verit
pi
faremo
non
dell'
esterna realt
ci
sommo
autore
rimangono problemi
ad
essi
fissi
i
tare di
quanto
al
di l, frutto
non dispregevole
un
magla
campo
alla metafisica
della
l'
credenza; rimane
infruttuosa speculazione,
48
CRITICA KANTIANA
mente,
garmente
da
Emm.
Ragione pratica.
Sembra dunque che attenendosi
si
alla
ragione pura
la
Ma
sopravviene
grande
Con
la
dice:
ciascuno
quello
che
suo
ovvero
il
la
verit.
Questo V imperativo
motivo da un
fi.iga si
categorico,
fine
che
si
voglia
dalla
di
qualsiasi
male temuto,
chicchessia
;
riguardo
che
voglia
avere a
ma
mostra
il
dovere,
non
la
ma
qua-
massime
direttrici della
Poich, se
il
obbligato
modo da vie tenuto divenga legge imiversale. E siccome non pu essere legge universale quella che non tende al bene comune, si pu enunciare il principio di dover
guisa che
il
ad operare sempre
agire
7i
guisa che
V iimaiit
come
fiyie,
in
qualu7ique persona
m,ezzo.
sempre
sia trattata
Questo concetto
di dovere si differenzia
radicalsi
mente da
Che non
il
dir
;
DELLA RAGIONE
49
della
ben
si
dice dell'
uomo. Le leggi
le
natura enu7ici
ciano ci che ;
leggi morali
enuncia7io
che
come un
fisico
im-
pulso
irresistibile, e
;
nemmeno
del
il
pi delle volte
come
un' inclinazione
alle pi vive
andando contro
inclinazioni
Onde
neces-
uomo
tomesso
libero,
agi' imperativi
i
dovere
perch
prova
rimorsi e
gli
pentimento, quantunque
eccitamenti
la
1'
esterni
mal
in
pura ra-
gione non
poteva determinare,
che
uomo,
all'
quanto con
le
or-
non legato
alla
necessit
tale,
dei
Come
le
quali
nelle
leggi comuni
dei sensi
del
mondo
e nello
stato
antecedente
le
deter-
gran conquista:
siam
conquista dovuta
alla
la
ragione pratica, la
speculativa.
Forse
gli
altri
la
ragione pratica
determina ugualmente
insoluti
:
Dio
1'
im-
mortalit
Pare a molti di
il
s,
un premio o
imposto da un dovere pi
principio
in
un castigo
futuro, e che
non
sia
pone come
sommo
50
CRITICA KANTIANA
in
ninna parte
dell'
abbia
la buoiia
sia,
sia felice
o non
che
effetto,
che
l'
abbia
abbia,
riguardo
non imnulla.
come
buona
Ora
la
volont conforme
fine,
al dovere.
Dunque
da ogni legislatore
bene per riguardo
1'
Se
volessi
ad una futura
che
la
felicit,
subordinerei
ottima
cosa,
:
non
s,
sarei
buona volont, a quello che molto meno semplicemente buono. Se volessi bene per
puramente
il
bene per
lonci
ma
ancora sarei
fa
conoscere
darmi
La
ragione.
Dunque
infine
alla
il
stessa
raalla
dovere
ridursi
Dobbiamo
talit
dir
ragione
immortali
che senza
l'
Kant riconosce
compimento.
riceve
qualche
maggiore fermezza e
DELLA RAGIONE
Poich par manifesto che convenga
alla
5I
buona vosuo
desi-
aspira
il
Cotal perfezione e
;
felicit
e,
se l'ottenessimo, la
terrestre
sopravvivremo,
nuovo, chi pu
la virt di
potremo
di l esser felici.
Ma
di
non
un
altro
dipenda? Dunque
suo compimento,
Ci persuade, non
costringe
si
apoditticamente.
appoggiano
al-
ipotesi
che
;
il
dovere
ci
non
bi-
necessario
senza
sogno
di ricorrere
ad un agente pi
Se non
in
un autore
del
mondo
cui
di-
E
vieni.
complesso
di
dovere,
di
non sono oggetto d'intuizione. Dunque che ne sappiamo? Ceito il Kant s'adira contro
questi
ci
Or
fa
credere di
ad operare come
ci
responsabili e di
Ma
in verit,
come amdelle
sen-
52
sazioni,
CRITICA KANTIANA
d'alcuna cosa
sificare
i
come formiamo
i
ci
suggerisce
i
come
cos,
la ragione stabilisce
secondo
quali essa
;
supponendo verace
libert.
il
Poste
le
In
persuade
pei
ben
Divinit,
buona
non
l'umana
col
Testamento
tutti
i
sono verit
intesi
eccellenti, pur-
ch
si
racconti sieno
altra
simbolicamente, n
ammetta
caduta originale
;
che
la
nativa in-
si
che
si
deve
da
n insomma
norma dell'uomo,
gnit di persona.
sotto pena di
di-
DELLA RAGIONE
53
sommi
capi,
ragione
tro-
novamente
Emmanuele
Kant. Al
gridano
Non
conosce
Kant
chi
sospetta
;
eh' egli
fondo
di
CAPITOLO
III.
Questione impossibile.
Noi crediamo che per chiunque ha senno
sizione della
l'espo-
nuova
ed assurda
d'
principal-
quali l'ammirazione
comunemente
professata
di rive-
pel filosofo di
Knigsberg
a
ispira
un senso
Per riguardo
costoro,
tentati
ci
tratteniamo nel
volta
alcuni
ad esporre
un'altra
calmente
falsa,
o a mostrarne
l'alloro,
immani
errori,
di
e/^
ond'altri
vollero co-
maestro.
si
Emmanuele Kant
misurare
il
propose
di
esaminare e di
:
Dob-
55
sistemi
(non
principi e se pro-
ma
quella
del
potere
cerca di raggiungere
egli
fuori
del-
Qui veramente
sembra supporre
;
indiscutibili e certe le
cognizioni
esperimentali
or
distrusse.
il
Ma
atti
punto,
:
pro-
blema che
Kant
si
propone
il
seguente
Quegli
oggetto, e ponendo
quali noi
essi
veramente rapdiritto di
presentativi di
sia
posta sol-
su-
risponda che
s,
e che
non
lecito dubitare
;
di ci che la natura
determina invincibilmente
la
^'^^
questione pu correre.
in realt dubitare,
Che
se invece altri
ne voglia
problema
distruggitrice
ri-
lettivo al
far altro,
suo oggetto, e
proprio
il
modo, secondo
ter-
56
ASSURDIT
d' intendere,
1'
non mi
;
bastano
ad
al-
atto obiettivo
non resta
rappresentativa
riferirsi,
come
il
immagine
vero in
tal
cessit di consentire
sistibile
ad alcun principio,
non
l'
irre-
inclinazione della
mente
non
senza
riguardo
al-
l'oggetto
qualsiasi
straordinario
l'i-
ingegno
stanza
:
come
bianca
modo
disposta l'anima
di
me
si
vie,
storte
ugualmente
e senza meta.
l'atto
dell' intelletto
real-
diritto e
diam soluzione al posto problema, ma lo dichiariamo mal posto, gi assumendo quello che dovevamo provare la verit della conoscenza. Ovvero lo
:
Converrebbe
infatti
e allora
il
suo oggetto,
ri-
57
guardando prima
a dichiarare
l'atto
in
da quello rappresentata.
Ma
perderemo
forse
il
tempo
?
concepirsi
Troppo
paragone, ciaalla
ragione.
La ragione ha
ma
l'altro
termine come pu
medesimi
Per
atti,
dei
pazzamente
si
vuol dubitare?
in
essi,
essen-
altro
tocchiamo l'esterna
questo
l'
Ma
se
non
ci
basta a saper
dice,
indistruttibile
coscienza che ce lo
invano
i
sorgeranno
della
mille
tutti
filosofi
terra e
di-
come
un
tutte le cliniche
infelice
mondo non
alcuna
risu-
sciteranno
s'
se
impunteranno a cercar
il
salvare
il
reliquia
dopo
bile,
naufragio
come
da
lui
di rifar la metafisica
negata
resa impossi-
tener la pa-
rola
e pensare di
dar
co-
alle cose,
supponendo
ipotesi prime,
meno
di
o
ci
di avvolgersi in
un circolo
questione
;
vizioso,
in
assumendo
che pongono
ripetendo
il
in
un
Compatiremo
questi poveri
ma diremo L'han
Non
58
ASSURDIT
senza
divenire
impunemente, n
struoso,
si
alcunch di
mo-
fa violenza
alla natura.
In altro
cosa, se
modo,
si
impossibile
giudicar
d'
alcuna
in
non
la
prima norma
:
tutto
il
re-
quello
che
il
alta e pi
suoi
atti
fondamentali e
necessari
Ben sappiamo
lei
supe-
ma
ci
questa a noi
rimane ignota e
a che porre
Non
resta in natura
facolt,
il
in confronto la nostra
suprema
come
a legge migliore.
Che per
natura
ci
procediamo secondo
questo pu
restar
la
della ragione
mede-
allontaniamo, o se di
confronteil
dubbio.
Alla ragione
remo
le
supremi e immutabili
in
porremo ancora
paragone
:
gli
atti
cos giu-
di cotali
atti,
secondo che
consentanei
la
essere pi o
meno
siccome
natura
della
religione.
Ma
natura
prima
pi
determinata in s stessa,
ed determinata
e immutabile la sua
strettamente
propria, onde
altre
dipendono
59
debbono esssere
riconosciuti buoni
possibilit
ammettere
la loro
bont consiste
essere,
n pospro-
ossia
nell' intrinseca
soggetto
da cui
procedono
e col terces-
mine a
cui vanno, e
Che per
se quei primi
fallace,
inchiudessero
essi
alcunch di
naturalmente per
in
c'ingannassimo, non
correggerli n
avremmo
alcuna guisa
come
in
l'errore.
Nel porli
Kant
cato
fu simile a quel
conciarsi
il
meglio
il
cranio.
si
nega che
portarsi,
l'
per s medesimo
sembra
diede
quell' invincibile
tendenza (ma
ancora
come
la
fate a negarlo,
se
ammette che
infallibile,
l'intelletto
la
natura stessa
seca costituzione.
Ma
*"
forma essenziale,
affatto impossibile.
'
Perocch x>gni
'-.t''
il
la
per-
6o
ASSURDIT
:
tenderebbe ad
esistere,
al
medesima,
intima
e coi
ripugnasse
alla
sua
pi
inclina-
immaginata
da Emmanuele Kant
tale ei la
suppose, istituendo
non
sia, di
attingere la verit
conchiudendo
poi che non sa nulla, che gli atti suoi son tutta cosa
della facolt posta in noi, senza ricevere determina-
col
termine
al
Non
troviam
esprimere
che
1'
l'infinita
finta cos
ircocervo
ragione
avvilita
Un
vero
un'
immensa
ingiuria
della
alla
medesima.
il
al
nuovo
critico fu questo:
Non possiamo
di che
tezza, se
non quello
ci
abbiamo vera
Ma
non
6l
che
si
porta esclusivamente
altra cognizione
ai
fenomeni corpo-
dunque
che
non
data.
Che
se
sensi
tura e di
cipi
prin-
quali pri-
meggia quello
dobbiamo
che da s procede
in tal
modo, portata
senza
la
dall'istinto,
come sogna
chi
dorme,
pretendere
che
sia
nelle cose ci
sua natura,
Rispondiamo che
in quel sillogismo,
alla
non
cos in
buona forma,
ma
quanto
sostanza ripetuto da
i
Kant
posto tra
falso che
ad aver certezza
;
propriamente detta
conseguente che
falso
il
ci
imai
bituizioyie infatti
lo
stesso
tale
voce
determinata dal medesimo oggetto per s stesso proposto alla facolt conoscitrice, siccome avviene che
le
cose
visibili
imprimano
le
ad esso con
Per
che immediatain
mente
si
;
terminasse
e
all'
immagine formata
in alcuna guisa
uno
specchio
non sarebbe
intuizione,
si
manifestasse,
come quando
dicessi di
62
ASSURDIT
il
ritratto.
Per analo-
per s stessa in
modo
o, fuori di
quel
o se almeno l'oggetto
medesimo
impressa
per
non essa
altra
sia conosciuta,
n prima e per s
nell'ordine
si
riferisca
intenzionale
la
ad
dalla
quale
debba dedursi
nosciuto.
Ammettiamo che non sar in pieno senso intuizione, se mancano due primi modi non sar
intuizione
in
alcuna
guisa, se
un oggetto
cono-
specie possa
Or non
vero
la certezza
di
quelle verit
soltanto che
possiamo
intuire.
Non
mente
sori, e
che una
tal
la divina
Essenza congiunta
le
compren-
per
Nemmeno
non per
le
la
specie
d'un' altra
Perocch
in
quanto
tra loro,
63
e in
oggetto,
il
di cono-
come
di ci
se fosse intuitiva;
ma
quanto a dar
certezza
la
che convien
pensare
non manca
delle conclusioni
per s intuiti
nifesta ci
mapro-
d a conoscere
dalla
quale
primo caso
il
teorema diverrebbe
Non
Neppure
intuizione.
le
corpi
per
esse
il
di
d'
immagini, onde
guisa ci che
viene
lo
senso a percepire
alcuna
immuta
;
oggetto
il
medesimo oggetto,
in
.immaginato dalla
facolt
sua virt. Sta dinanzi all'occhio una figura coe gli sta innanzi convenientemente, in quanto
lorata,
64
ASSURDIT
s
i
manda da
la retina
getto
immaginato
e
la
cui principio
sufficiente-
mente
non per
ma
per
dell'anima,
forma
nell'intelletto
sentativa di quel
mente
percepir
quello
Sar una
nella
cosa
n'
qual in s stessa
ma
ve
alcuna che gi
si
con-
e di cui attingere
gi capace.
la
mente, anche
imperfettissima,
Quest'
prima
comunisla
sima
lit
Poich non
qua-
n
il
la quaitit si
bene
quale e
il
qua7ito ; n l'intelletto,
conoscendo
le
alcunch di reale, pu a
gioni formali
sussistenti
;
meno
di
concepire
ra-
come vere
riferisce
esistente
in
uno o
in altro
individuo concreto.
necessit
Adunque
dapprima
cotesta ragion
si
apprende a
|
modo
di ci
inerisca,
oggetto d'
stra mente,
la debita
quando
proporzione
proprio oggetto.
Poi s'ag-|
le
65
complesso
di
varie
forme
in
;
un solo soggetto,
di
cui l'esperienza ci
d contezza
;
poi la
Molte
di
quelle
nozioni
diffi-
colt a ricevere
filosofica-
mente
definite o dichiarate,
umano
alla
intelletto
per
e ci perch
contengono
nostra
di
l'og-
sufficientemente
al
proposto
facolt
d' intendere,
quale essa ha
virt
portarsi col
raggi.
:
questa verissima
della
tuizione
intellettiva
non gi
realt esistente
ma
alla
virt dell'
umano
intelletto nelle
esso ora
si
avverano.
delle
questa intuizione
pi
semplici
ragioni
determi-
ha propria virt
contenuto,
questa soggettiva
di conoscere ci
riamente
tiva.
apprese necessaobbiet-
e questa realt
che
Che per
reale
necessit
ripugna ad ogni
non pu a
che
ella
meno
ci
il
d'affisrmare cotal
apprende
il
non pu a meno
s,
no distrugge
cose.
ma
Poi, aiutata
dalla
mente
5
66
ASSURDIT
soggetto
si
possono
di
adunare varie
parti,
e allora
tutto
l'
vedere l'eccesso
del
quelle.
Vedr
la
somiglianza o
Vedr mutarsi
suoi
un soggetto, e
tra
la le
sostanza ed
discerner
nature
specifiche,
come
e
gli
il
ferro o
il
pane, e gl'individui,
le
come babbo
di ci
mutazioni di ci che
affermer la
dipendenza
che
nuovo
nell'essere
n alcun marmocchio
cretino
fra
da sperare che
i
la
bramata chicca
eh' ei stenda la
gli
venga da s
denti; converr
manina
filosofo,
vero innocente
Manterr
uno
scellerato
seguace
quella
Hume
o di Arillusione
gli
esser
una stupida
sug-
meno sem-
determina
l'
detto, e
non farebbe
la
ma
la distruggerebbe.
E
se
falso
dunque
il
dire che
non abbiamo
intuizioni
non
sensitive.
67
Le cose
Eppure
in s conoscibili.
un principio fondamentale
dei
della filosofia
i
numeni
sono
in
ai
secondo che
di per-
s stesse,
ma
senza
s lo
motivo alcuno
stesso
suaderci che
abbian in
modo
che noi
;
ma
cetti
chi sa,
?
tali
con-
Non
forse
sempre detto
;
le sole
esterne
ma
che
la
sostanza
del tutto
inaccessibile
ma
dovrebbero
prime ap-
prensioni
ma
queste nulla
cose, e per
che modificaInfatti,
ad esso
limitate.
se
il
inchiude
nel
soggetto
se
aggiunge
l'
al
e per
intelletto vi
Rimane
che solo l'esperienza sensitiva possa mostrarci qualche attributo da aggiungere ad un soggetto. Ond'
principio
il
di
causalit,
che
scorgiamo soltanto
l'aggiunta
della
relazione
priori
o dipendenza
poi
tutta nostra
ed
arbitraria; a
non
si
ha
68
diritto di affermare
ASSURDIT
Che diremo
curabile
al
a questo
Che
il
_
come
in-
suo destino
gli
ricorderemo che
si
fa vio-
lenza
al
buon senso,
s,
e che
avvedr dell'errore, se
ch non da
ma
in
quanto
gli
si
v'
determinato
alla realt
dell'oggetto che
ch'esso in s produca,
ma
per
la
nell'
immagina:
fa
pure presente
all'
intelletto
pre-
sente in concreto,
come
qualit,
:
come
azione,
come
si
questo
in quel
sussistente
fa
manifesto
come determinato
fenomeno. Per
minata
cos.
ci
vero che
le
sostanze non
si
mostrano
nelle
medesime
hanno
ma
la perfezione dell'ente si
sua
attivit,
e l'essere
scompagnato
nulla.
il
dalla potenza
di agire
non varrebbe a
il
Ora
fenoi
nell'ordine corporeo
che l'azione
i
primo e
propria-
principio
dei
fra
quali ben
potremo discernere
meno
di sostanze.
Dunque
le
69
le
loro qua-
fenomeni
che produsensi,
Onde pur
viene
nostri pensieri,
ordiniamo
con ci stesso
sentati.
gli
Importa che
che corre tra
i
sia chiarita a
dovere
i
la
distinzione
giudizi analitici ed
il
sintetici.
vero
sono
analitici
predicato inchiuso
dovrebbe senza pi
sintetici
Sono invece
l'esser
quei
come
giglio.
che
Cos
assoluta-
mente
guere
ma
sono
sol-
mente
il
al
nostro
intelletto.
In s stesso analitico
Dio
ma non
in-
vorremmo
Possiamo dire
uomo
nevole
appare
ai
potest
di
ordinare un
il
segno
diversi concetti.
Ma
ebbe torto
Kant
tauto-
chiamandoli
inutili
Perch, sebbene
il
70
ASSURDIT
l'abbia
non
cos
quasi
alla
estratto
di
dov' era
nascosto
aggiunga
al
zione
non
verit e di bont
e confronti
il
Neghe-
remo dunque
dizi,
ai kantisti,
che sieno
si
sintetici
quei giu-
spiega
ma
nel
la
non era
esplicita
formale
concetto
che ne
avevamo. N pu
che dopo che
concetti
si
dirsi
mostrata
in noi
Perocch
le
rimangono
si
distinti
si
secondo
ragioni
formali, che
distinguono e
moltiplicano secondo
intellettiva.
la
facolt
Cos
per quanto
realt del
stessa
realt
dell'ente,
non
possiamo a meno
di
rappresentarci
queste
ragioni,
come formalmente diverse, con altrettanti propri concetti. Dunque proposizione per s nota anche riguardo a
tologia.
noi,
ente vero;
ma
lontana dall'essere
Dopo
alla
aver male
il
ristretti
predicato
non aggiunge
il
nulla
Kant
si
insegn
giu-
reputar vero
alcun
limiti a
un
fatto esperimentale,
ma
Neg
che
che questo
sia legittimo,
pensando che
la
deduzione
Ma
non
avvert
7I
dedurre, mentre la
si
realt
tutta
in-
sieme
peraltro
Dunque
oggettival'
mente l'una
telletto
e l'altra vera,
com'
vero ci che
in-
intuisce in ci che
prima
gli presente.
Senza
di
tutto r intendere
bench
principio di
deve avere o
essere.
Ma
ci che
non
era,
non ha
in s solo la ra-
que r ha realmente
fuori di s.
questo che
il
gli fu
concetto di
ci
conduce
ad
asse-
ci
conduce
l'analisi
o un semplicerto
;
cissimo raziocinio.
in fine
Non
per questo
men
che
se
almeno
ci
chiara obbiettivamente,
la
come
necessit di dipendere
da
che novamente.
che eccede
cos senza
mondo
spirituale.
Sofismi kantiani.
superiori al senso,
dei numeni,
avere contezza.
Ma
72
ASSURDIT
sua dottrina,
si
potesse
avere
qualche
Nella
notizia
delle cose
sensibili
le
o dei
scienze
fenomeni.
fsiche,
comune
egli
ammirazione per
dissentir troppo
non
volle
aspramente dagli
altri dotti, e
mostr
fatto,
che cotesto un
le
il
filosofo
assegnar
condizioni e
misurar
la portata,
mettere in dubbio.
ma
che
Il
lo scetticismo
non pu
condo
la le
dottrina
kantiana
nendo
cipal
Infatti
per la
fisica
il
fondamento
principio di causalit.
Se dubiche
spendere
tali
forze
che escluse
non
fosse quello
degli occa-
Tommaso
scienza
erano
della
detti stolti,
come
distruggitori d'ogni
natura. Gli
ma
che
in
verit
non
Dio Creatore
verano,
fuoco.
Egli,
Iddio,
stabil
di
dar l'essere a
s'av-
condizioni
come
Erano
il
di bruciare
stolti,
un
legno,
se vicino al
il-
luso tutto
crea-
pone-
73
all'
esercizio
della
Ma
la
loro stoltezza
non uguagliava
in
pone
dubbio
egli
l'as-
mentre
ignora
creati agenti.
Tutti
fisici
in tutto ci
che dicono
biamento
in
Che
feno-
come
;
tale
la
non
capace di apall'
prendere
che
in
n'
la
relazione
:
ma
dimostra
intelletto
capace
la
prodotto
;
ci
la
con
la
proporzione tra
causa e
;
l'effetto
con
la
fortuita
con
la
coscienza
che
abbiamo degli
della
realt
I
sforzi
da noi
stessi
il
esercitati.
Ma
esterni
Kant che pu
?
sapere
degli
sensi
fenomeni
in
Noi
li
percepiamo
coi sensi.
apprendono
loro
oggetti.
effetto.
moto
del
un
Che ne sappiamo,
ben certo
?
se
il
principio di causalit
non
la
Poi,
nella
dottrina
maestro,
ed
una
materia
;
eh'
al
questi
la
secondo
sua co-
74
stituzone.
ASSURDIT
Ma
Non possono
stessi,
talmente se
ritazione?
Se da parte del
realt,
;
Kant
un
si
ammette quadi
lunque esterna
all'opinione
egli
sar
solido
grazioso acconciarsi
comune
motivo
ammetterla
non
ha.
tutta la
Tanto pi che
chi sa
restarvi,
che pu
se lo spazio e
tive e illusorie,
il
Kant dichiara che facciamo noi le leggi della natura? Ond' che lo studio della fsica un cercar le norme del nostro immaginare e del perpetuo delirio
in
che
ci
altri
uogli
noi
li
vediamo e
di
udiam ragionare; ma
getti a tanti errori.
Forse
io
sogno
potete
ricever
di
da
il
me
stesso
vi
vado pensando.
Ma
quale realt, se
corpi, se
ciel
salvi,
attribuire ai
?
non
li
quale
nella
nostra apprensione
di
all'
idea
delle
succedersi
parti
come
il
si
con-
cepisce, se
tempo?
serie
l'esiil
real
successione,
moto
qualunque
fenomeni
cos ne
in
rimane impossibile
stenza:
che procedono
proporzione l'essere e
75
cerchi alcuna
Inoltre,
come pu
scienza, se
alcuna proposi-
leggi
che
crediamo
Non pu
il
farlo legittima-
mente un
maestro di racdal
particolare,
osservando che
nito nel finito.
il
l'
infil'
Con che
il
ad escludere
fisici,
in-
duzione, che
nello
il
Kant
sulla
gli antichi
avevano osservato
forza dell'argomento
viene.
la
induttivo e sulla
critico
radice onde
Ma
il
nuovo
non
muove per
necessit,
ci
mostra quello
che
in tutti
non cape
un
bicchiere,
nega
il
il
processo induttivo,
come per
la
altri
motivi nega
deduttivo.
con ci
scienza
che
la
metafisica.
:
non sappiamo
di noi. L* in-
estenda e nulla
:
si
muti fuori
duzione illegittima
debba avverarsi
getto, e l'una
in natura.
il
suo sogregione
ha
mandato
nella
76
delle chimere.
ASSURDIT
Gli faccian plauso gli adoratori della
scienza.
Povero Kant!
quelli
Come
furono
difettivi
sillogismi
che
gli
!
dello spazio
e del
tempo
un oggetto materiale, o un cambiamento, bisogna riferire il primo a una posizione fuori di noi, il secondo ad una successione
percepire, disse egli,
:
dunque
lo spazio e
il
tempo sono
presupposti
ad
ac-
Non
il
si
riferisce
il
corpo ad un posto,
sia necessit
moto
ad un tempo, non
in
quanto
soggettiva
immaginare coteste
determinazioni,
sibbene perch
nell'oggetto,
accompagnano indivisibilmente ogni estensione ed ogni moto. Il Kant argomenta come se dicesse Non
:
at-
qualche
modo
di essere
mio
intelletto e
La ragion
di ente
mente inchiusa
ogni forma.
il
Kant prosegui
e
ragionando sulla
infinit dello
spazio
del
corsi
si
tempo,
secoli
come
se
stendesse
filosofo,
che non
con r immaginazione,
quello spazio e quel
con
la ragione,
dee vedere
tempo
i
essere
assurdi.
si
Che
lo
corpi sono e
estendono;
77
tempo
esiste in
quanto
v'
qualche
cosa che
si
l'uno e l'altro
:
come
le
hanno
mondo,
alle
quanto misurato
lo spazio,
attendendo solo
il
tempo
e
misurato
continuo
uniforme,
quale coesistono
tutti
diversi movimenti.
Ma
non
V*
corpi
si
non
reale
il
tempo fuor
vanno com^piendo
Se Kant
non
forma
soggettiva,
dell' intelletto,
ma
della fantasia.
N un
pensava
di essere
e quale lo dicono
do-
antinomie
parean seguire
ai
rispondente
pensieri.
di
noi, per-
Non
ci
ch conosciamo
Ep-
ci
Cos
egli
le
ma non
vero che
impressioni nostre, e
che da esse
arriviam
ragionando ad ammettere un
particolari
conclua lor
Ma
il
senso
l'
intelletto
:
intuiscono
si
modo
direttamente la realt
il
senso
porta a ci
78
ASSURDIT
lo
che realmente
di tutto
immuta
l'
intelletto intende
prima
un ente
gli
nanzi, e per
possibili,
ordine a quello
ridicola
sconcia-
tempo con le tre dimensioni della mole corporea come chiedere di che colore sia un grammo. verissimo che il senso interno non pu creare il mondo, ma non per e dee ricever le immagini dalle cose
del
:
che
(fin
non
;
si
qui va benej
ma come
si
Eh
rinunci per
intelletto
al
non apprenda
senso, e
in
alcun
modo
la realt
superiore
non
pensi
il
quando
si
dice
;
to,
io
non
che
soggetto
pensante
rispondiamo, che
getto
del pensiero,
e cos
non ha ragione
s'
di sog-
indentifichi.
quan-
tunque
il
anima
intellettiva,
composto
poich sono
io
sento e mi muovo,
come sono
che penso.
Kant non sa rispondere, e annaspa sofismi, perch non sa ben dire se nell'universit degli enti comprende o non comL'universo
pot incominciare?
79
Ma
Iddio necessario ed
tempo
e'
Prima
del
mondo
tempo ma prima del tempo e' era l'eterfuori del mondo corponit, realissima come Dio reo non e' spazio, ma nulla. Se tuttavia volete
non
era
;
chiamare spazio
la
pura possibilit
di estensione, dite
infinito
pur che
e' ,
e immaginatevi
un negro
Le
plici,
realt costitutive di
?
o tutte composte
Evidentemente bisogna
giugnere a principi
dividendo
il
semplici,
ma non
si
ci
si
arriva
pu geometricariduca a punti.
;
mente
dividersi,
Su
la
di
sottigliezze
ma
di
zione
ma non
estensione.
principi,
;
come
nulla
hanno che
fare
con
composizione
del continuo.
Non
lont di
vero che
la
le
leggi
di natura.
La prima cagione, eh' la liberissima VoDio, costitu essa medesima la natura; noi
esercitiamo
le
liberamente
nostre forze
esse.
la
secondo
le
leggi poste, e
raltro
lui
Vero
pe-
che l'uomo
;
una
far
l
casa,
quale senza
non sarebbe
ma, e nel
'edificio e
dopo, tutto
8o
ASSURDIT
infine le piccole
procede naturalmente, n
stre
opere no-
Non
cose non
principio del
si
ma
eternamente
Egli lo stesI
no-
scolaretti
sanno sciogliere
le inestricabili antino-
mie kantiane!
E
Kant;
l'esistenza
di
Dio
si
pu provare?
prova
No, dice
al
perch
la
miglior
s'appoggerebbe
principio di causalit,
di
che
risponde che
la limitazione assurda,
perch quel
No, dice
che
ogjiz
il
Kant
nuovo
perch
pe'fetto.
si
supporrebbe
essere necessario
Di qui segue
rigettato
munemente
mente.
fetto
il
e di pi, essendo
perfetti tutti
Poi, che
dire tutti
il
uguali
si
s'
perfetti,
sofistico;
perch,
se
perfetto
;
prende assolutamente,
di
perfetti
unico
al
re,
come Dio
se
intende
relativi
loro ordine
e
finito,
quell'uguaglianza da nega-
No, dice Kant la non ne segue nulla. terza volta perch non s' intende che un Dio potente e buono permetta tanto male nell' universo, quanto
;
ne vediamo.
a chiarire
il
Kant non ha mente che basti mistero, accetti il lume che da' Sommi
se
il
Ma
8l
pu venire
gli
Tom-
maso, che
difetti
dichiarano
nelle
come
la
permissione dei
e del
male
infinita,
mentre necessaria
la
nostro,
ci
sarebbero,
come non
e'
la
si
pugna.
Vero
intende se non
mira
alle eterne
sono confermate.
il
Da
e,
'
tutto questo
Kant
;
come Copernico
seguace di
inaspettato
Hume
di
nello scet-
Protagora
nell'
idealismo,
nel
Locke
sistema
nel
gli
filo-
sensismo,
raccoglieva
di fatto
suo
solo
senso
percepire
ci
che veramente,
?
lasciando
'
intelletto quella di
Ma
et
d'altra parte,
i
se quelle
hanno
ziente,
proiettate fuor
nella
?
di s,
ma non
pel
vera-
mente percepite
oggetti del
realt,
che resta
l'
di tutti gli
senso
Nulla, e
idealismo,
quale
come
nulla
pu aggiungere:
n Fichte, n
Hegel eb-
82
ASSURDIT
stro (^),
cos niente
manca
al
totale,
al
pi radicale scetti-
tiamo e
di
ci che
1
Q) Al Kant dispiacque d'esser detto idealista e confut
l'idealismo nella 2^ ed. della Critica della ragione. L'appa-
ma
fenomeni non
ci
appaiono se non
in
quanto son
legati
simo d'oggettivit. Cos egli ma come lo sa? E se le leggi sono soltanto nel soggetto senziente, determinato a mutarsi Di con tal ordine, che resta fuor di lui che sia vero? nuovo argoment in questa guisa La serie delle nostre apprensioni nel tempo; tutto si va cambiando. Bisogna dunque che insieme con la perpetua mutazione di noi stessi ci sia qualche cosa di permanente, come termine di confronto per le nostre mutate disposizioni. Adunque la coscienza della mia esistenza insieme una imm,ediata coscienza ma che mai dell'esistenza d'altre cose fuori di me. Cos egli raziocinio? Vi si suppone che fuori pu trarsi da siffatto di noi meglio che in noi possiamo trovare qualche cosa di permanente, per poter conoscere in paragone ad essa racchiuse molte ipotesi iril nostro cambiamento. Qui son ragionevoli. Perch le cose esteriori saranno sottratte al tempo meglio di noi stessi ? Ma dato che questo sia, che vale l'esistenza di coteste stabili cose, se non le conosciamo quali sono in s medesime, sibbene per le apparenze che a noi ne vengono? E queste apparenze costituiscono appunto la nostra perpetua mutazione. O perch non p* tremo accorgerci del mutar che facciamo, sentendo la differenza da uno stato all'altro? Kant quel giorno ebbe l'estro ma davvero non ne trov di provare una buona tesi
;
il
bandolo.
83
La ragione
pratica impotente,
A
ci
tanta rovina
tent
il
Kant
di porre
qualche
il
mas-
simo bene, n
v'
remo dunque d'attribuire all'ordine morale la massima perfezione. Ora questa sembra esigere, che insieme
con
la
si
ottenga
insiema la
felicit.
Qui
la
non l'abbiamo;
renda
dunque
Tal
oltre la vita.
Dio che
felice.
il
pi
decisivo
in
Di che
protestarono riconoscenti, e se
ne chiarirono
lui
ammiratori e seguaci,
dicendo che a
la religione
e d'una
dimostrazione
del
libero
arbitrio,
Che
ad una legge
inviolabile
l'uomo
sia
serbando quella
legge,
arriveremo;
che poi
ove
le
ottime
loro ultimo
compiquale
ci
mento
morale,
al
sentiamo legati,
84
ASSURDIT
tendenza
al
bene,
come
ch non
mente Iddio.
morale
dere
s
Ma
appunto
il
Kant concep
s
la
sua
in
a conchiuSi ostin
ad insegnare
dovere.
;
A
lo
questo dovere
in-
Diciam
nel
(poich
i
l'argomento fu
quali se
la
discusso
omai da
molti
filosofi,
giudizio),
sia
come
e
base
inferma
insuficiente.
Non
o
per
riguardo ad
dovere, o
un'idea
puramente
astratta,
chiamisi
dificile,
morte.
quella convenienza
non
uno splendore,
di
cose tutte
tale
pregevoli,
ma
che
in ogni caso e a
Che
se
umana
in astratto esso
;
in
non ad
altri
rettamente.
Ma
la
minata
alla rettitudine
e,
se
stessi
dalla
85
:
tutto
rimane
instabile e incerto.
la
superbia di costituirci
norma
s
abbiamo
Si
frutti nella
crescente empiet.
il
Kant maestro pi nobile, e guida a molti che omai sono il nauseati del fangoso materialismo, si vede come quei
vede poi nelle moderne scuole, ove
dotti
vadano brancolando,
se
avvenga loro
di
por
la
mano
damento d'una
lo stringere
tuttavia sognando, e
muovono
illude
un momento
sfor-
e poi
li
lascia scherniti.
zerebbero invano
sommi
punto
altro
di perfezione
motivo
a' .suoi
(^)
Ma non
dalla ragione
E non
disse
dovrebbe
S,
regolarsi col
intelletto?
ma
in tal
ci fa
maniera, che la
promulgatrice
imponga
lata e
Iddio,
come Autore
della natura
della legge
Dunque
norma rego-
forza
non suprema; e, quel che pi importa, trae tutta la d'obbligare unicamente dal divino Legislatore. Oltre
e'
a questo poi,
la rivelazione soprannaturale.
86
ASSURDIT
la
parola
infalli-
che
con
fine
la
legge dirige
la
supremo
e beatissimo,
si
cessariamente
ben altro
!
Oh
questo
Abbiam
Tornando ad
pratica
nostro argomento.
importa di dire
che
il
e basta
dirlo,
che chiarissimo
Kant
Infatti
non pot
valersi per
conchiudere efficacemente
manifesto che
primo autore
la ten-
Ancora
manifesto che
denza ad un
e
felice,
l'uomo
sia perfetto
perde
efficacia
1'
ad ammettere
immortalit dell'anima.
la
E
parar
non pu
le
ragione
ri-
ch di fatto
questa
avea reso
impossibile ogni
ri-
medio
verit.
al
Se non abbiam
non
sia
legati a
s'
innalza sopra
l'ordine sensitivo
numeni
inconoscibili?
se l'ingenita
87
non
ci
comune persuasione d'un obbligo che ci costringe all'onest? Non si capisce davvero come uno possa dire: Son veramente costretto ad asserire che ogni effetto domanda una causa proporzionata,
ma non ne
Son
stizia;
so nulla
ma non
Dunprin-
la stessa
tenuta
da chi vuole
tutta
si
e secondo
sistema
pu respingere come
e
un
dubbiose
potr
Non
essere
certo
non pi
altri
li-
ferma che
realt del
Che
in
argomentano
molti dicendo:
bert resta
rale
rale.
;
La
libert
dubbiosa;
di
ma
senza
assurda
ogni idea
il
dovere e di moe'
dunque
dubbioso
dovere, e non
cessa
di
:
mo-
Non
e'
morale, perch
obbligarci
posso per-
esiste,
non mi
lega.
Anzi non
maestro
:
male diranno
men
docili e pi
logici discepoli di
Kant che
la libert impossibile.
Insegna
il
tutto
la
necessario
fisica,
egli
matematica e
sole
norme
mondo
corporeo.
Ma
88
ASSURDIT
la libert,
mostriamo
se
non
hanno
con
le
persone?
li-
liberi,
resta che
esercitiamo la
sterili
in tutto e inef-
Ma
se anche
quelli
vanno
uniti
ad
affezioni
di qui cacciata, e
dove
si
si
rifugia la
povera libert
kantiana
Rimane che
curioso infatti di
vedere come
in
pi ardenti
si
ammiratori di
Emanuele Kant
afflitti.
questo punto
mostrino disgustati ed
argomento
trattato
s
importante e
difficile
maestro abbia
il
suo penparti,
la
siero
che nell'uomo
composto
i
di
due
parte materiale,
ove sono
fenomeni,
tutta sog-
pu
una nuova
s
serie di azioni,
non
crede ne-
cessario svolgere
nuova
dottrina, n
sciogliere le
si
meravigliano.
non
accorgono che
dire,
il
pea che
poteva,
satori.
come
prudenti
chio-
inutile
aggiungere
secondo
in-
non
di ne-
Kant, con
l'
idea
vere
anima e Dio.
sarebbe argomento
89
che poi
and
il
maestro ragioin
nando intorno
volle fondato
alla dignit
il
dell'umana persona,
che
dovere, e intorno
felice
il
ammettere,
per far
Oltre
chi
ha
serbato in questa
di chi
vita l'onest.
ridicolo
ragionamento
speculando
ha
stabilito,
v'
un doppio peccato
che Dio solo
la
d' idolatria e di
che divino
cagione e fonte
della legge,
norma
precetti,
ma
la
ci
rabile in qualsiasi pi
costo.
tibile
E dunque
essere con
la
l'obbligazione morale.
la felicit,
come premio
una onest,
attribuir
per Lui
alla
di
propria dignit
Se Lucifero os
dovesse
che
Iddio
dargli
piena
sublime,
merit
struoso.
davvero
di essere
cambiato
in
Satana mo-
Dunque non
Kant
la
vero che
nel
sistema
di
Emm.
l'edificio
abbattuto dalla
speculativa.
bitrice a lui
Non
di
grandi
90
problemi.
Non
vero
si
possa
trarre alcun
errori pi
in
marchiani,
come son
mettono
guar-
meglio appurare
la verit.
La
nume
il
e rileg
nell'ombre
del
dubbio e
dell'
ignoranza
vero Dio.
-r^^
CAPITOLO
La nuova
IV.
Credette
ritto
gli
il
filosofo
eccitare
voce
antichi,
istintivo
accor-
illusioni,
quali
poche verit
finalmente
Da
tanto inganno
il
nuovo
e migliore
Copernico
liber
genere umano!
Ma
seguaci
amat-
Che dico
ci
il
poco
il
comune
dire che
Kant
ha insegnato a
riflettere
su noi stessi, e
dottrine
;
a pesare
nostre
anzi
di
non pochi
avvelenati da
qualche
dose
la
dot-
92
trina
colo,
LA NUOVA CRITICA
medioevale
e,
ammettono
di
critica
ragionamenti.
ingiustizia
Emmanuele Kant
come
tore
critica
della ragione,
si
non non
ci
ci
fosse pensato
attentamente, e
lui.
altri
Al contrario,
la
da Aristotele
ingegno
felice
ma
la
suo complesso
grande opera
gi a meraviglia
altro, necessario
im-
mai non
il
li
conobbe e parla
di quel
buon senso.
che
discernimento o giunella sua na-
stesso
criticar la
atti
ragione giudicarla
suoi.
tura o negli
la
la
natura e
gli atti
qui sono
tiva,
che
tutta,
quanta
, si
manifesta nell'operazione.
Or
il
mini
al
verso
quale
porta.
lo studio
secondo
il
modo
Riguardo
agli atti
CONFRONTATA ALL'aNTICA
dell'anima, fra
pi sublime,
psicologia.
il
i
93
il
posto
primo
indice
dei
libri
di
San Tommaso,
e abbia
fatti al-
infiniti
commenti
alla
sia
stata
nulla
manca
profonda
minuta
di
analisi ch'essi
istituirono
del
concetto di
vitali (^).
vita,
si
ordinano a
il
modo
di portarsi
ad esso e di
attin-
migliori,
dargli in se stesso
una
forma spirituale
(^)
quei moderni
nella
delle
Cogliam l'occasione di avvertire come s'ingannino quali credono di aver guadagnato molto conoscenza dell'anima, disdicendo lantica distinzione potenze vitali e tutto riducendo a maggiore unit,
i
la
coscienza
gli
assicura.
poveretti
fosse
assai
immaginano che per gli scolastici ciascuna facolt uno spiritello sussistente e operante da s; paiono
lontani dal concepire
una qualit
ma
non dotata
di sussistenza propria,
capace
di cos
ope-
giona e vuole
Ma come
bench
il
cos
94
LA NUOVA CRITICA
riflettere
o astratta, la facolt di
scernere ci che
sopra di
s,
per di-
per avventura
si
che
gli
atti
:
alla verit
cologiche e
spettano
reale
in
maggior
non
fu svolta
accuratissimamente
quali selve o
dagli antichi
gli
chiederemmo da
da
Ma
il
far quest'analisi
;
preil
misurarne
le
condizioni
per essere
certi
del vero
discutere quel
problema
ci
che
il
solitario di
Sar
rare,
il
sciolto,
per
quanto
si
pu
se
fra noi
si
deside-
risponde alle
seguenti questioni
1.
In che consiste
il
conoscere?
essere oggetto del
2.
Pu l'umana conoscenza
?
nostro studio
3.
4.
Com' Deve
vero
che
il
dal senso?
5.
esser
primo
lo studio dVenfe
o quello
della conoscenza ?
6.
la
V
?
mente veste
non
si
deve
attribuire
CONFRONTATA ALL'ANTICA
7.
95
della
Qual'
la
perfezione
propria
cono-
scenza, e
come veniam meno da essa ? Vediamo che risposte a tali questioni abbia date
e che cosa abbia potuto dire
l'antica Scuola,
Emma-
nuele Kant.
Che cosa
conoscere
Non
l'entit
per
ora
argomento
della
nostra
ricerca
dell'atto conoscitivo,
cemmo
dal soggetto
modo
di
nifesta,
in
che
cosa
intende.
Ma
com'
facile
e intuitiva
cotesta
prima
con
nozione, cos
altri
difficile
una dichiarazione,
che
sia conoscenza.
Certo non
si
il
modo
d'attualit,
che doble
di descrivere, di
ponendo
ana-
maniere
le
qualit o d'azioni o di
s
affermando
convenienze e limitandole,
Or diciamo
conoscere un riprodurre
la
cosa conosciuta
;
nel conoscente,
sentazione o un'
96
LA NUOVA CRITICA
,
conoscente
poich
tutti
di conoscere;
intendono di pensar
la
mente o
riferiscono,
com'essa disposta
l'uomo,
in
medesima.
lo
Dicono
di conoscer
quanto se
rap-
come
di
in
fatto
l'uomo composto
le
di
conoscer
la pianta,
quanto
attribuiscono
uno
in
ha
si
se
medesima.
che
il
anche nel
solo
concepire,
nulla
pretende
affermi o neghi,
cisamente che da
tal
pensiero
rappresentata
in
quanto
o
la
la
stessa
forma o
la stessa
,
ragione essenziale
qualit
medesima che
e che
pu
essere in
perch consiste o
un
un termine
i
intrin-
seco di quell'atto
verbo mentale),
quali riman-
gono nel soggetto onde emanano, come perfezione in che abbiamo la pi vera e prodel medesimo
;
vita.
l'
non importa alcuna somiglianza entitativa, s che il conoscente prenda un modo di essere materialmente
simile all'oggetto conosciuto; anzi fra l'intelligente e
r inteso corre
tal
maniera
di
convenienza,
che non
rimanendo
mostrano
in
tutto
diversi
quanto
modo
di essere,
la stessa
ragione
costitu-
essenziale
sua
97
un tendere all'oggetto,
cui
riferisce
come
mente.
modo
di
dire, torni
abbiamo
del
as-
n altrimenti pu
rendersi
ragione
suo
come l'oggetto
trae l'Angei
Da
lico
questo
concetto
fondamentale
discepoli
accolsero
affinch
si
antichi ab-
biano studiato
In
santo
Dottore, una
Or
si
Ogni ente
a
tal
finito
adunque dee
dirsi imperfetto,
come
Ma
per mettere
nelle cose
la
compenso, trovasi
quanto
in
forma
un soggetto pu
altro
modo
attivit,
senza offendere
98
LA NUOVA CRITICA
l'
anima
fu detta
poter divetutto.
come
quella che
pu conoscere
che
in
per
siffatta
guisa possibile
un soggetto
l'anima
l'universo:
quando
Tuttavia
la perfezione
tro-
ha
dai
altro
soggetto, bisogna
trovar
modo
Ora
d'averla
le
libera
le
forme o
per-
sono
si
ristrette
Dunque
questa.
la
materia
oppone
conoscenza e
biin
Con
gli
concrezione
incominciamo ad
attingere
in
qualche
modo
immutato
si
l'or-
gano sensitivo
nuta.
questo a suo
modo
risente
della
Ma
materiale,
l'
non
intima co-
non pu riceverne
si
forma costitutiva
le
soltanto ad essa
proporziona
con
vita animale.
Ma
l'oggetto
medesimo
diventa
nella
conosci libero
e allora intelligibile
quando
non sono
in atto intelligibili
corpi,
come sono
con-
CONFRONTATA ALL'aNTICA
creti
99
in se stessi
le
loro
astratte per
una
anche
;
virt spirituale
il
Quindi
viene
dalla
che
conoscente
se
materia
poich
fosse materiale,
trebbe
ricevere
perfezione
alcuna, se
nandone
l'avrebbe
e concretizzandone l'attualit,
come
conoscibile (ossia
d'
come
ma
determina
fuoco.
l'ente,
siccome
il
il
calore del
Errarono quegli
antich'ssimi
la
quali parve,
si
conoscenza
compisse
conoscente
dissero
che
terra resto
;
per
una porzion
conosciuto abbia
l'
essere nel
conoscente alla stessa maniera che nella propria realt, n avvertendo che anzi la
Dobbiam
dire che la
forma
ed ricevuta nell'intelletto;
agente, e concretamente, e
il
ma
il
modo
e
tutt'altro.
d'
un
mutando
determinando
senza
soggetto a
tal
tivo,
Onde abbiamo
il
che sono
in tutto e
e che secondo
la
grado
dalla
ossia
secondo
lontananza
materia
potenzialit, eh'
massima
nella
prima,
intelligibilit,
ed
la
potenza
lOO
conoscitiva.
q.
Cf.
I.
LA NUOVi^ CRITICA
de Veritate q. II art. II
;
S. th. p.
I,
XIV
Ecco
art.
i
Il
co-
noscente trae a
oggetti conosciuti
Sono
il
grado
nobilitando
le
inferiori,
;
quanto
all'attualit di
s
questa
medesima riproduzione
quanto
al
diminuendo
le superiori,
ma
correg-
gendo
se pur
scere.
letto
la
differenza,
conviene
non
s'
meno
Perci
un modo pi
;
zione corporea
sia in se
meglio che
nella
volta
stellata
non
sa-
medesima,
mateunit,
una
minima
quanto minima
per
la
relativa,
quale s'adunan
parti
nella
variet e nel-
l'armonia meravigliosa
e tutta accolta in
nell' intelletto
spiritualmente
un semplicissimo
ordine
atto
molto pi
nel
contemplar
gli spazi
1'
universale e nel
riunire
non solo
e
i
immensi,
ma
le
anche
se-
coli passati
futuri,
nell'
e nel pensar
le
origini e lo
il
svolgimento, e
assegnarne
vicende, e
ter-
lOI
l'intelligente
trae a s
Dov'
materia.
nobile facolt
dell' atto,
Nella
illi-
mitazione della
forma,
ossia
libero dalla
La materia
:
restringe,
come
il
sure quantitative
coli
convien che
soggetto
svin-
forme
nella
di
essa
si
tivo
ove r organo,
quanto
materiale,
in
patisce
ani-
quanto
si
faccia per
scambio
di
si
mentre esso
mutazione,
principio
della
sua
di
ims.
fuor
Ma
dei corpi
soggetti
libera
diverse
qualit,
quella percezione
materiali e per
non
mente
sentite.
Quando
invece
si
tocca
una entit
l'essenziale
in
tal
modo
sus-
anima umana
1'
infima
senza
si
dubbio,
avvicina alla
sua sussistenza
operazione.
Eppure
eccola,
la
materia, intelligente.
Come
forme cor-
I02
LA NUOVA CRITICA
intelli-
telligenza.
spirituali,
Ma
se
vogliamo sorgere
le
alle
nature pi
mentre noi
trarle al
;
meno
di
modo
ci le
diminuiremo
difetti a
male
si
concepiremo
le
quanto pi
va
intellettualit,
che giunge
dove
l'atto
purissimo in Dio.
Alla
questione
c/ie
cosa conoscere ?
di
come pu
?
rispondere
un seguace
Stando
detta
alla
che
1'
operazione
conoscitiva
fuori
di
prendere
una qualche
realt o disposi-
par
nel
sog-
ma
1'
risponda
all'
atto interiore,
sarebbe
te-
merario ed irragionevole.
Non
ripugna che
?
sia
veramente
che
ma come
possiam saperlo
?
Ci fideremo
Non
motivo
che cotesti
formano
nella ragione,
ci
secondo
la
danno
diritto
CONFRONTATA ALL'ANTICA
alcuno a oriudicare che analogamente
sia
IO3
disposta
Vero
che
il
Kant ammette,
fra
non
si
sa
il
perch,
l'oggetto
qualche
corrispondenza
l'intuizione
immediatamente
quindi
posto in-
nanzi.
lui,
Ma
ammessa per
il
se
poter sa-
pere
alcuna
fenomeni
che
ci
appaiono.
facolt
dell'uomo
atto
da
s,
n
di
il
loro
ha
sembra
Cos
dover affermare.
e
pensa
ragiona
il
kantista
ai
notiamo
quale vo-
sensi gratuita ed
il
r antica
il
concessione
la
arbitraria,
perch
e del
realt
dello spazio
:
tempo,
adunque n
apprese
da
noi
come stanno
in
natura, n perch
natura
esplicitamente
il
Senonch
Infatti
riferirsi
il
tutto
primo concetto
all'oggetto, in s
cognizione
importa un
formandone un'immagine.
lungi
dal volgo con
N
l'
Aquinate,
un
trattenersi
104
LA NUOVA CRITICA
il
Kant disprezza senza averne bene inteso alcun vero insegnamento la comune sapienza del genere umano, alla quale chi rinuncia pazzo. Che stando pure nella minima conoscenza,
quella metafisica, che
:
pu dubitare che
esista
veramente l'oggetto
sentito,
costanze rispondono.
Riguardo poi
all'
intelletto,
le
il
ri-
veduto
nella sua
intima
costitu-
zione.
Tal
il
primitivo
fonda
espressione,
che
in
in
ordine
alla
conoscenza
intellettiva
in tutti
i
troviamo
:
tempi
la filosofia dell'Angelico
anche qui
non
famiglia.
E
note.
la distruzione del
senso
la
comune
scitivo all'oggetto
come
ad un oggetto, o rapprein
come termine
qualche sua
ragione
essenziale
con checchessia
di distinto.
Ma, se
105
umane
primo
primo concetto
in
una chimera, a
pensa o
nessuno po?
Il
che
ciascun
ordine
si
si
;
nomina, deve
il
essere
falso
pu
insinuarsi soltanto
apparente
di fatto
relazione
staccarsi.
la
fal-
con quel
primo,
l'
onde
viene
di
nuovo,
unica
di
le
maniera
di
riconoscere
sit
quella
confrontar
ci
che poi
si
viene
pensando con
rite.
sarebbe
saperlo
mai,
perch
s
certa a cui
la
confrontarle,
Non
1'
Eppure secondo
di
kantisti
prima nota
di tal
concetto
sione
;
fondamento una
qualche
cosa-
totale illu-
neir immaginar
non analoga a
il
sua natura in s
ristretto
l'
ad alcun
accennato a
in
mente, come
il
in-
disingan-
vergogna
1'
1'
ha negata,
ha
I06
LA NUOVA CRITICA
1'
ha
fatta impossibile,
all'atto
V ha resa
quella propor-
quale
ragione
dell'atto
il
medesimo
di
a s e ad
potere
corregger l'errore,
Pu r umana conoscenza
essere oggetto del nostro studio
?
S certamente, purch
non se ne
sia troncata la
radice
col
sistema
kantiano.
Ma
gli
antichi molto
diligentemente
Per
riflessione sulle
esi-
l'esperienza
ci
assicura
che
non ne sappiam
sum, non erra nel
atti,
nulla,
Il
famoso entimema
cogito ; ergo
non
;
ci
co-
nosciamo
resto che
antecedentemente
il
ai
medesimi
erra nel
suo autore
vi connetteva, e nel
supporre
nella
che
sia quello
coscienza
quella di
da
ci
ri-
guardo
CONFRONTATA ALL'aNTICA
al
art.
IO7
nostro
proposito
;
(cf.
s.
Th. de
art.
:
Veritate
1).
q.
Vili
p.
q.
LXXXVII,
d' Aristotele
.
Ci
basti ri-
cordare
le
parole
Possiamo sentir di
Ma
seitita
o intendere
eh e
'
iyitesa,
ed intendere che
e.
7ioi
IX
9).
Ci conosciamo
dunque
in
quanto prima
Ma
.
qui
e'
importa
senso.
Dovunque
cognizione, l'atto
medesimo
l'
incli-
nazione conseguente
sentito
l'affetto
sensitivo,
appieno conosciuta
la
Ma
che ha
,
ferenza
una essenziale,
analizzar
l'altra
modo
il
di propriet
r intelletto pu
l'origine e
processo de'
come
si
ri-
ferisca
all'oggetto e
il
come da
riceve
l'
trario
;i
senso,
come
impressione dell'agente
dell'
esteriore,
intima costitu-
mostra di
risolversi in
pi altre
L'altra
I08
LA NUOVA CRITICA
l'
organica, e
Ora ad una
secondo
per
la posizione
l'atto,
dovendo agir su
;
ad operare
il
senso
Ma
di
medesima
certo
non
v'
in
per
gli
oggetti propri,
sensi e vi
sioni
;
impres-
come
in
l'energia elettro-magnetica
eccitata
con
che
si
del nervo
Dunque n un organo
1'
comprenda diverse
tali
da
s,
che
;
pu
sentire se
stesso
una
facolt
sensitiva,
realmente una ed
atti.
indistinta,
pu avere coscienza
ammettere che
dei propri
la
Quindi
la necessit di
prima sensazione
cellule
perife-
che
il
primo dolore o
il
diletto
abbia sede
nella
per-
Ma
le
non
di s
riferite
ad altro
centro,
nemmeno hanno
sia
;
senso
del
medesime, n
organo, n
si
percepiscono
l'eccitamento
proprio
sentono dove
riscono agli
sempre
rife-
atti
inferiori,
o sentendo o
immaginando
CONFRONTATA ALL'ANTICA
o ricordando qualche percezione di ci che
I09
fuori,
delle
membra.
parti, e,
quando
disposto
sia
sufficientemente
pienamente
senza
all'operazione, per
riferirsi
se
stesso
attivo,
bisogno di
pressione,
costituito
un tempo
intelligibile.
in atto operante;
ma
manca
Dunque
stesso
nulla pi
si
richiede,
v'
affinch riconosca se
intelligente,
bi-
sogno
gli
d'altro
eccitante, n di
specie
impressa che
rappresenti
s,
come oggetto
ed ha su
di
se stesso.
s
senz'altro
perfetta,
conscio di
riflessione
come
si
dice
metaforicamente, tolta
l'immagine da
di s si ripiegasse.
intelletto noi
la
Ne abbiam
sensi
ci
prova
il
in
questo,
este-
soli
rivelano
al
riore, esercitiamo
riguardo
este-
con
le
quali
ci
occupiamo pure
materiali di-
manifesto
adunque che
alle
la
Di
che
di
dell'
un modo
gli
conoscenza con
per
via
di
fantasmi
specie,
secondo
le
quali
ci
formiamo
no
concetti
LA NUOVA CRITICA
universali.
Or
l'
intelletto
ha coscienza
di
Ancorch
le
voci correnti
nelle
gli
tutti
peraltro
naturalmente conosciuti
filosofia
elementi
verace
li
e implicitamente
sanno, se
non
corrompe un
le
falso
insegna-
immagini
delle cose
in-
vegetativo
non
questione.
il
il
noscenza che
come
di
persona sussistente,
cose
il
e a cui le altre
in
vari
Lontanissimo
citamente
il
n'
senso,
soggetto
gli
senziente,
ma
percepisce
le
ma-
terialmente
oggetti
esteriori e sente
proprie
;
\
impressioni, senza
se
apprenderne
ordine o relazione
istinto,
non
in
quanto guidato da un
della
eh'
sa-
piente nell'Autore
c/ie
natura e non
nell'animale
;
sa nulla,
conservazione.
La
1'
sola
anima
intellettiva,
che for1'
malmente dice
Cos
gli
io
uomo
conoscitivi
della
medesima conoscenza
di
modo
e la natura.
atti
N dubiteremo
ci
quello che
nei
medesimi
immediatamento
dato di scor-
gere.
Sono questi presenti per la loro stessa realt, senza mezzo che possa sformarli; neppure son rap-
ITI
tenga
la loro
vece nel-
oggetti esterni
atti
ma
essi
assurdissimo
il
atto,
la
il
quale
appreso
realt
in se stesso e in
l'
quanto
con
sua slessa
determina
intelletto a conoscere,
non
sia
ap-
mente,
ma
che
secondo un
la
modo
dei
fa
ci
che
di
fatto
atti
non ha.
dubbio
Quello
coscienza
essi
nostri
sentire,
invincibil-
mente rispetto ad
possibile
tire,
senza
ci
diciamo che
dell'
fa
se^i-
immediata
sensitiva
;
intui-
zione,
con analogia
alla
percezione
non
apprendendo noi
ragione astratta,
come conosciamo
concreta, siccome
essenze universali,
ma
la realt
senso
si
riferisce a ci
che
gli
im-
pressione che
derlo.
la
ne riceve, determinato
ad apprenco-
come
esistenti,
gli
atti
noscitivi.
Dunque
1'
Vopar-
medesimo pu
in
modo
ticolare rivolgersi
tore
e allora
non
ci
e delle
112
LA NUOVA CRITICA
ma
ci
ci
atti
che non
simi,
e ci
dato, del
di es-
loro
modo
modo
al
soggetto,
quale ap-
partengono
virt e
le
operazioni
vitali,
come
effetto della
sua
come forma
tima
la
sostanza con
le
sue
disposizioni e qualit,
zione e in essa
si
compie.
virt
;
modo
n'
di procedere, di-
pende
certo
dalla
che
principio e dalla
natura dell'operante
conosciuto
ma
formalmente costituito e
a
tale
per
ordine
s,
all'oggetto,
cui
l'atto
si si
e in
quanto
oggetto
da ogni
altro
si
distingue e ha
il
proparti,
prio
la
nome
e la propria ragione.
Di queste due
prima d argomento
alla psicologia,
o alla scienza
dell'anima
umana
done
virt
la
natura e
modo
di venire
all'
atto per la
la
seconda
si
ragione, e
agli og-
getti
riore.
Or
accurato secondo
ambedue
coteste
dalla
vol-
ma
per naturale
CONFRONTATA ALL'ANTICA
istinto,
II3
le
subito riconosce,
il
e,
secondo
circostanze,
esprime a parole,
al
doppio rapporto
al
dell'
operazione
soggetto operante.
Per
stesso
che
io
penso, so di pensare,
come
Non
necessaria pi at-
qualche
oggetto, e cui
porta
il
pensiero e l'amore.
su-
si
non poesistere
concepire che
1'
1'
atto
medesimo possa
il
senza
Converrebbe
senza
natura, per
immaginare che
pensiero in
essere
me
for-
mato potesse
Anzi
attualit
del-
dire meglio
adequato
:
cose:
;
io
so7io
pensante,
io
piuttosto
che
esiste
peiisiero
meglio
amore.
sono
la
esista
per
s
di
1'
Tutta
come
attualit inerente al
malmente
lo
stesso soggetto
nella
ragione propria
solo
di
tale
non
che
virt
perfetta
non
potenziale, detta
atto primo.
1'
Non
si
pu
atto operativo,
come
;
ma
conosce
ci
che
ed veramente
il
soggetto
operante,
dall'opera-
114
LA NUOVA CRITICA
Ma
non
in
meno intimo
che
il
all'operazione
il
rapporto
vero
air oggetto,
essa
si
termina.
Come
che penso
son
e
io
io
con
mio pensiero,
il
e nel
mio amore
impos-
amante, cos
amando
a qualche cosa
mi porto.
affatto
sibile staccar
questa
relazione
dall' atto
operativo.
alcunch di ag-
ma
d
intrinseca,
che
il
ne
e
determina
ragione
formale
e gli
nome
l'intelligibilit.
Onde
la formalit del
suo
di
1'
nuovo presente,
atto
nell' eccitar
che
si
l'ogd'in-
come
mi
artefice
so infine di essere
di
attratto
da
ul-
ci che
piace,
eleggere
cosa a
me
aspra.
che
intelal-
appei
cO
conseguente
intelletto, e
1'
non per
l'atto, al
altro presente.
fra
i
due
rapporti
del-
pi
av-
CONFRONTATA ALL'ANTICA
possibile
II5
separarli
impossibile,
ancorch non se
ne faccia
sotto
l'esplicita analisi,
non
avvertirli
ambedue
diversi
alla
aspetti
ciascuno
prevale
sull' altro,
quanto
misura dell'entit e
la parte
all'esistere
;
realmente
per ci
di
sembra prevalere
che tocca
la
soggettiva
ma
al
modo
procedere e
quanto
all'
essere conosciuto
l'
dallo
stesso operante,
il
intrinseca proporzione e
jla
riferirsi
Da
questo l'operazione ha
;
sua specie,
perisce
la
stessa
ragione di
amo
posso
e nell'apprendere
un
tale atto
per
suo
modo,
d
la
non
posso prescindere
d anche
l'astratta intelligibilit.
E
scienza
senza
del
dubbio nella
prima
spontanea co-
porta, che
non
medesimo.
quanto
pii
gli
atti
si
elevano
scitivo
meno
nel tatto,
So
di vedere
1'
oggetto
questo
ci
che
che
vedo
io stesso
so di pensare e di
rifletta
amare
sull'
esser queste
emesse
da
me
e in
me
ricevute.
Posso
Il6
LA NUOVA CRITICA
del tutto alla
non attendere
attivit
;
mia affezione o
alla
mia
ma
amo,
nell'altre
operazioni
migliori.
Perch
in
modo
inconcepibile e
non serba
realt o ve-
terminarvisi
che dobbiamo
dente
alla
data
operazione,
e per nella
essere
inchiuso
di
suo
modo
nell'atto,
conoscenza
questo
Cos manifesta la
altri
falsit
di
fanno intorno
;
all'
opposizione fra
il
soggetto e
l'oggetto
immaginando che
triplice lavoro, nel
conoscente abbia un
l'atto sen-
doppio o
risponde
formar prima
qualche
esterna
realt,
comparare
fuori
;
la
proe
come
se avessi dinanzi
1'
me una
pittura,
pensassi a chi
glia
ha
fatta e poi
cercassi se rassomi-
Ma
tro
la
pittura
e le
con
acci-
tela,
qualsiasi
oggetto, o sia
;
venuta a caso, o
sia stata
intesa
dall' artefice
poi
non essa
conoscenza,
ma
soltanto
conosciuta,
onde viene
il
poter
essere
confrontata e giudicata
diverso
nell'
simile o dissimile.
Tutto
operazione
essenziale alla
conoscenza
II 7
SUO rapporto
all'
oggetto,
il
di
guisa
della
che senza di
esso n pur
rimane
concetto
medesima
non
al
in
conoscente
in
pu essere
comparata,
quanto per
;
stesso presente
si
n
la
si
pu
confronto, n
pu
giudicare
corrispondenza, se gi non
dell'
operazione
al
E
guere
da tutto
il
ci
distin-
presentarsi degli
nostri alla
al
nostra co-
oggetto,
quale essi
tendono
con
tutta
;
la
un concetto
qualsiasi,
l'oggetto inteso,
essere cosapevoli di
ch
la
stessa realt
impossibile
operare, o nell'ap-
ad un oggetto
esistente
o concreto, solo
pensato
nella
ma
sempre, nella
Ripugna che
;
nel sa-
proporzione dell'intendere
obiettiva.
Il8
LA NUOVA CRITICA
Ma
magine
lui
il
Kant che ha
e
di
fatto?
Appunto
bugiarda
suo
que-
l'ineluttabile
infatti
Questa
fu
da
l'attualit del
nostro operare,
la fece
come
di
ingannevole nell'attestarci
formalmente
operativo:
;
primo
alla
ragione
si
di
tale
tale atto,
perch cos
riferisce all'
oggetto
nel
Ma
forse que-
kantisti.
Parlando
diremo
Siccome
l'azione interna, e
speciamente
sibili,
l'intellettiva,
fenomeni senil
Kant
d'
dunque molto
un
atto
d' inten-
apprenda a mo'
fenomeno
sono
l'esistenza
in
mio eccitamento
dere;
qualsiasi, se
ma
davvero
;
posso sapere
e se
mi
la
ingenua attestazione
in pi alta materia,
io
non sapverit,
intendere
la
quando affermo che se un ente non e da se, viene da un altro. Kant smentisce la voce dell' anima e
II9
Tu
sai
tu sai d'in-
falso.
me
Ma
tale
che
che
io
abbia in
me
n'accorgo
ci
bado
prima ancora e pi
l'ef-
una
cagione
proporzionata
stesso.
me
perch
so
;
Non importa
questa necessit
cose
cos,
:
dell' intelletto,
indipendente dalle
fatto
l'intelletto
pensa
le
in tal
non perch
cose abbiano in s
la certezza
modo.
in-
Certo
r hanno, perch
stessa
di
questo
chiusa nella
coscienza
del
mio intendere
Che male
c'
fu
un sogno pensarlo,
ci sia
;
allora
dimentichiamo
verit,
cotesto
insultatore
dell' intelletto,
della
del-
Tuniverso.
Ma
con che
di
legge
morale, di
umana
nelle
prime e fondanell'
accettare
dobbiamo
qualche
consentirgli.
verit,
Non
basta
al
filosofo affermare
ma
buona ragione,
conseguenze
filosofo
principi
alle
norme
ai
appunto
quanto d ragione delle cose. Se per esser confondamenti del suo sistema, dovesse dire
di
sentaneo
il
contrario
afferma,
I20
LA NUOVA CRITICA
lui
buona natura,
anzi torna a
ma non
condanna
gli
pu recare a mealla
il
coscienza
valore per
i
per
la
gli atti
primi,
;
son
Conchiudiamo
la
che
gli
Scolastici
natura
della riflessione,
hanno
r unica
via
che
Emmanuele
conoscenza,
pre-
improvvidamente distrusse
sente,
di
il
solo
e
di
mezzo d'averla
poterla
analizzare
ragionare intorno
ad
essa.
di facolt
sensitivo e
l'
intellettuale.
Quanto
al
primo
ci
modi
poi alcune
medesimi
la
e le sensazioni
filosofa
oggetti
esteriori.
Cos per
ci che ret-
genere
umano.
sembra
Pei kantisti
sentite le nostre
realt che
soggettive
di
pas-
quanto
alle
percepire
121
non
:
ma
ra-
nemmen
Il
di affermarlo
pu assumersi come un
fsiche.
affermarlo,
ci
viene
e per
s cattiva,
quale
ci
sforza
ad apprendere
a noi
altre
come oggetto esteriore stessi, e ad apprendere come conveniente con le cose fuor di noi percepite il nostro medesimo
mutato.
questo
aggiunga
al
primo ed ingenuo
atto
della facolt
sensitiva; sibbene
modo
medesimo
atto,
il
quale
perch apprensivo di un
esso,
come
termine a cui
nel suo
tal
la
primo essere
cos
la
vediamo che
in
comunicazione con
determinare
l'u-
che vive,
vale
concreta-
mente
le
la realt
onde constano
Spontanea e
;
idee universali
della nostra
mente.
necessaria cotesta
n pu
una incorreg-
Sono
corpi
il
stessi
constiamo
esistono fuor di
oggetti
diversamente
percepiti
da ciascun
senso.
Vero
o
che
1'
quando
verremo a giudicare o
cotesti oggetti,
;
l'essenza
ci
intim.a costituzione di
ricorderemo
che
il
e che
122
LA NUOVA CRITICA
l'
impressione
ricevuta,
il
cui
ma
necessaria
La
sensazione
realt.
oggettiva, e
vari oggetti
hanno diversa
Per
sapere
come
sieno in
s stessi,
Ma
guere r
stra facolt
Piacque
al
Kant
di distinsi
intelletto
attua
dai fenomeni, e
le
categoi
le quali
sono
condizioni
reali, in
fenomeni
stessi
come
vi sia contraddizione.
La ragione enuncia
che siamo
:
principi
averli
pi
alti
ed
astratti,
inclinati
ad
ma
in verit
sono
nostra, in guisa
da
gli
antichi,
assegneremo
alla
no-
tere la distinzione
Kant non
con
;
aslui
segna,
la fan-
con r
intelletto e
con
ragione
un so-
CONFRONTATA ALL'aNTICA
ci
I23
rappresentiamo
sia
Non
cosa.
si
il
pu nemmeno
pensiero, o che
al
dire
ci
come
ci
venuto
in
mente
rappre-
sentiamo
qualche
Per noi
munissima ragion
di ente ; ond'
vera,
ossia
termine
dell'intelletto; e
qualunque
dell' ente,
ra-
il
minimo che
di
si
questo ap-
Ma
notisi
porta, quasi
moto
al
suo
ter-
l'intel-
resti
nel nostro
modo
di
le
essenze
come oggetto
le
Cos
reali
entit
spirituali,
sole capaci,
come sopra
disse,
di
diven che
Vero
la
propria
forma
enti-
anzi
dovr correre
proporzione fra
Ma
an-
che
le
essere
toccate per
immagine
inferiori
;
pite
sotto
nozion di
124
ente,
alla
LA NUOVA CRITICA
quale
la
ci
perfe-
s'aggiungeranno
cotal
quali
caratteri
distintivi
dal resto. In
si
modo anche
dirci
verranno a
che Dio
S
;
ci
ignoto.
lo
Ma
cotesti saggi lo
nominano?
;
dunque
qualche
nozione ne hanno.
Adunque
porzionato
l'ente
l'oggetto
adequato
che comunemente
;
l'oggetto prointelletto
proprio
di
ciascun
stesso
dato
di
determinato
materia.
ai
allo
grado
il
astrazione
dalla
Per noi,
sensi,
atteso
le
vincolo
presente
dell'anima
inutile dire
sono
quiddit
diretta
in
corporee.
che non
abbiamo
intuizione di
coteste quiddit.
qualit ed azioni
Le conosciamo
ci
sono manifestate.
fra
il
V poi senza
soggetto e
d'
le
azione
vegetar ch'essa
e le operazioni intellettive.
i
Ma
gli effetti
prodotti e
tiva,
che
si
l'
intellezione.
Dun-
come
stinguere
le
diverse
come
caratterizzate da
come
di cause intima-
125
spirituale co-
la stessa
che
si
dela
rimane accidentale
ed
ragion di ente
l'altra
sere, o
al
soggetto.
Ma
le
facolt in ciascun
ordine
dei
si
distin-
guono secondo
non secondo
comprese.
dine
le
le
ragioni formali
loro
oggetti,
differenze
che
sotto
quelle
restan
distinguere nell'or-
intellettuale
diverse:
la facolt
di
ragionare, e a torto
l'
Emm. Kant
gione.
volle
distinguere
intelletto
dalla
ra-
L' intelletto
si
suoi pensieri
chi
pu duquelli
Eppure
(2.
il
Kant
nella prefa-
zione
alla
Ragion pura
ediz.)
compativa
pensaron
cos.
Ogni
tentativo
fu
vano.
volta
ci riuscir
Cos
promise
di fare la metafisica,
svolgendo quello
in
I
che
si
se stesse,
ma
quali
non sareb-
126
LA NUOVA CRITICA
proprio oggetto
filosofia
ai
che
alla futura
kantiana.
questa nega
gli
si
che
esiste,
e toglie
ele-
riesca
nemmeno
pu dar corso ad una moneta falsa, se non v' la legittima ? Come si pu dir storta una riga, se non e' l' idea della dritta ? Fa male al cervello
si
il
Come
volerci pensare
eppure
sta
di
Emmanuele Kant.
Molti
intesero
stortamente
quell'antico
no7i fuerit
significhi,
efilato:
quod prius
quel
sensu
che
accusarono
che
l'
Scolastici di
sensismo, pretendendo
intel-
dall'alto e direttamente
;
in-
mentre
veri sensisti ne
senso da
:
medesimo non attinge. La verit sta in mezzo non vero che siam limitati al solo oggetto dei sensi non vero che noi conosciamo alcuna cosa,
;
La dipendenza
sensitive,
ci
da
127
interne,
sono impedite,
non pensiamo
tasia per
nulla, e basta
legarci
pure
tal
l'
intelletto
ci
confermata
dall'argomento, che
modo
al
di
operare conviene
come nociva
La
viene dal
gibili,
modo
nostro di acquistar
dalle
specie
e
intelli-
astraendole
cose
sentite,
da ci che
in
qualche
modo
pu
essere,
stesso manifesto.
gli
antichi
insegnale
noi a concepire
prime
che
non astraendole
alla
dalle
immagini
sensibili,
sensi esterni
comunicano
alla fantasia, e
che
in
questa
le
son presentate
virt
intellettuale.
Secondo
precise
che l'esperienza
suggerisce, anche
l'
intelletto
va formando concetti
delle
pi
adequati
alle
le
specifiche
i
ragioni
cose;
comparando
nozioni e
giudizi e argomentando,
natura
corporea.
Ma
nelle
come
tali
non appaiono
ristrette
alla
come
condizione
dell'attualit
principio con-
128
trarlo,
teria.
LA NUOVA CRITICA
eh'
la
potenza e
pi
la
limitazione
della
ma-
tanto
questo
remo alla coscienza delle migliori nostre operazioni. Le quali per altro non ci si manifestano secondo il
modo
realt
ma
all'oggetto
perci
neanch'esse
ci
fanno intuire
la
spirituale,
ma
danno
l'essere materiale, e ci
pi in alto.
Saliremo, ne-
gando
fermando
un'attivit
pi
perfetta,
rappresentandoci
gli
atti inferiori.
fu
nell' intelletto
nei sensi
ma
modo
se-
sia stato
quale
concepiamo
nello
cose
Non
che
stesso
tra
il
modo,
lontananza
quale qui
corre
sentire e V intendere, la
non accade
che sono
sieno
in
di svolgere,
non perch
tutte le cose
state
o sieno
sentite,
;
remmo sensisti o quasi ma perch l'oggetto proprio dell' umano intelletto nelle nature materiali, che
prima con
le
loro
qualit
colpiscono
sensi,
e le
d'analogia con
le
precedenti,
a
Cotesto
chiarissimo
chiunque
la
rifletta
sulla
dice,
propria operazione, e a
tutti
coscienza
lo
I29
Infatti
negarlo
conviene
disdir la natura.
tutti
i
vivremmo come
ceppi, e
co-
saremmo
morbose
consci.
Questo
di chi folleggia
il
il
bambino
si
svolge, e
ognuno
da
seisato
apprende
le
acquistando
idee gi
fan-
formate
tasmi,
le
riusciamo
a qualche
immagine
le
sensibile,
le
dalle
sentite
cose
le
prendiamo
altre
specie e
parole
per
dal
esprimere
fiato
non
sensibili,
come appunto
il il
e dal
nominiamo
contenere
intelletto, dal
capire e
il
concepire mensi
questo infine
propor-
non
si
ferma
al
sentire
che legata
libera
corpo,
e per
non
come
l'angelo.
prima co-
nosceremmo
ligibili
;
e r unirsi
con
la
al-
operazione,
Con
il
ci
debitamente eleviamo
il
l'
intelletto
sopra
senso, mentre
onde
gli
viene
l'
impressione,
9
T30
LA NUOVA CRITICA
sotto qualche
forma rispondente
invece
alla
sua passione,
costituzione
la reale
l'
intelletto
gii sia
in
qualunque cosa
le ragioni
Ma
queste me-
presentano se
non
con
accidentali qualit
che
influiscono
sui sensi.
Adunque 1' umana mente conosce le essenze corporee, come radice e cagione degli efletti sensibilmente prodotti
;
la qual
conoscenza
si
compie per
la coscienza
mon-
dane suprema.
le
Ma
zione di ente,
mondo
corporeo.
debbono avve-
prime e indipendenti.
che
il
Dunque
v'
un ordine pi
Anzi
alto,
genere cor-
poreo non
sia.
ravvisiamo un principio
che
l'
intelletto,
conoscitore
non
si
eleverebbe
il
(I
p. q.
LXXV,
art.
II).
dunque tuale. Ma
alla
in noi
cominciamento dell'ordine
per s
resta
spiri-
solo
il
materia
senza
non
compete
all'
intelletto,
questo
pi
quella
migliore e pi
puro e
alto.
I?I
mente a convincersi che non possono esistere finite e manchevoli, quali sono in qualunque soggetto che le partecipi, senza che prima esistano da
sorge
la
Cos
esiste,
non ha
in
s necessaria
infinito e
Essere as-
soluto.
Or come siam
giunti a tanta
altezza,
partendo
possiamo noi
cir-
condano
versi ingegni, o
negando
il
fatto
sappiamo alcunch
o snaturandolo, con
di superiore ai
attribuirsi
fenomeni
sentiti,
idee
innate e cono-
dell' infinito,
umana
Non
qui
la
il
luogo
di
d' ingolfarci
trattazione.
Ma
maniera
non porta
contenuto,
confine;
non conoscendone
che prescinde dai
infinito
;
il
positivo
ma vedendo
noi lo
salit
limiti,
astrattivamente
concepiamo
prima
noi.
di restringersi nelle
cos ci
Quanto poi alla proporzione del concetto che formiamo con la realt, sappiamo di rimanere
modo
a distanza infinita.
132
LA NUOVA CRITICA
nulla,
agnostici.
riverenti
Spencer e
altri
credono con
l'
essere
As-
pi con du-
bitarne, e con
ci
dispensarci e dall'occuparcene e
dal riverirlo
da molti
si
se-
dal giorno
domandava,
le
se
creature e traper-
in
qual ma-
niera.
la
niera di corrispondenza
tra
l'oggetto
delle
pensiero
finite,
cose
un grado
voci cos
maggiore eccellenza.
Certo no.
creature e
per Iddio
Che
in
modo
essenzialmente
pete a Colui che per sua natura, o di cui la natura l'essere assoluto, e compete alle cose, le quali
non inchiudono
le
e che esistono in
altre perfezioni,
modo da
da
un soggetto,
concetto.
nelle creature.
Semplicemente diversa
nome
e allo stesso
I33
Ma
Sarebbe l'opinione
nomi pul'Assoluto
ramente equivoci,
cagione
gente n
che potessimo
e
dire
dell'intelletto
dell'amore,
ma
intelli-
amante
(se
i
come Dio
ha prodotti
gli spiriti
pur
e' ,
non
cos
viventi e
intelligenti e
non intende, e
:
cos via.
potremmo
.
conchiudere
ha creato
ed
gli enti,
non
Qui
simil-
appare
il
neghiamo ogni
mente per
ci che
il
ogni
perfezione
negheremmo
a Dio tutto
puro Atto e
bestemmia.
alla
verremmo
in
una
Convien discernere
tate,
le
ragioni
di
formalmente limispecie,
limite,
come
tutte
le
proprie
qualsiasi
da
e
non dicon
all'Essere
sono per s
infinite e
libere
da ogni concrezione.
assoluto,
Queste
bench
non
in
possono
mancare
Lui prendano un
Cotesto
modo
noi
in
diverso da quello
le
riceva, e
con
;
modo
Ora
finite,
il
il
nome che
alle
:
lo
esprime, considerato
rapporto a Dio e
cose
con-
in parte lo stesso,
in parte diverso
dice
pura perfezione,
Il
differenzia nel
modo
di verificarla.
qual
modo
134
LA NUOVA CRITICA
accidentale
non
ed estrinseco,
equivoco;
ma
intimo ed esil
senziale alla
nome non
univoco, n
tutto
dicesi
con propria
voce analogo.
analogo veramente,
in
proporzione dell'uno
all'altro
come dicevamo,
quali
si
non
fu
diversi inferiori ai
ri-
da s assolutamente, e
conoscendovi
formale,
alcunch
di
unit
gatto, nel
cane e vedo
il
Ma
le
creature, e
formali,
da esse abbiamo
astratto
certe
ragioni
in
abbiamo
inteso che
queste, bench
altro
modo,
perfezioni di
applicargli
quelle
ragioni
me-
desime che
in
modo
:
nosciute altrove
conosciamo
divine per
partiti.
Riconosciamo
Perci
Dio
l'
l'eccesso
senza
e
la
misura, la purezza
causalit.
la
dell'attualit,
indipendenza
intendiamo
che se
mente
dovremmo prima
concepire quelle
perfezioni
come infinite e semplici e sussistenti in Dio, poi come partecipate nelle creature. S che l'orDio
le perfezioni
as-
e per dipendenza
da quelle alcunch
la
di simile
nelle creature.
Per reale
135
nella nostra
logica
conoscenza
proporzione delle
perfezioni
increate
alle create, in
Ma
nella quale
sistenza,
delle
pu
astrarre
la
noi.
sia
Questo non
sapere
come
Dio
in
Se
stesso;
af-
ma
dobbiamo
Non averne un concetto proprio e quidma averne uno, che senza bestemmia non ditativo si pu negare di Dio. Non la visione male assema n pure insulto dei senrita dagli ontologi
fermare.
;
;
l'
sisti
* ^ ^
invece
agli
Il
agnostici
doveva
ascriversi
Emle
manuele Kant.
n mai
ma
pure
passioni
dell'anima,
l'
veniva
intelletto concepisce,
vedendo
la
tutto
ci
che
gli
si
presenta, e
formando
pi faceva
determinate
a Dio.
Era
di fatto
136
LA NUOVA CRITICA
al
Limitando
reale,
fenomeno
la
conoscenza
nel
del
mondo
le
era sensista.
Negando anche
al
mondo
mila
Negando
Era
che non
altri
voleva
essere.
somigliante la sorte
degli
che
lo
seguono anche
da prin-
cipio,
ma
grande
in fine.
Deve
esser
primo
lo
studio
dell'ente,
gli
:
o quello
della conoscenza?
Veramente
tal
Scolastici
non
questione
la natura,
praticamente la
di necessit ci
fa
come esigeva
gli
che
li
presenta
oggetti conoscibili e ce
conoscere,
prima
medesimi
atti conoscitivi.
immedia-
anima no-
ne possano pro-
cedere
,
per
ha,
e che
natura
Tanima
l'atto
E
le
poich alla
cognizione
innanzi,
dell'atto,
medesimo
manifesta
la
deve
andare
ci
cose che
necessit di
filosofo
di esigere che la
filosofia
incominci
atti
de' suoi
e delle
facolt,
CONFRONTATA ALL'aNTICA
ossia degli strumenti
cose.
I37
onde
di
si
quale non
nite dal
tani,
curasse
sapere se
le
immagini
for-
corpi lon-
Rispondiamo
di cui
che
cognizion
filosofica
non pu essenzialmente
differire dalla
comune
e,
del genere
se
umano,
non
che
la
perfezione,
cui
la
mente
si
termina
l'ente,
filosofo fare a
meno
di
supporre questa
la
sup-
fonda, anche
atti
quando
:
ritorna su di
li
s a considerare gli
propri
necessariamente
li
determin, e da-
stessa
Ma
Non
illegittima,
perch
tuzione
lo
stesso esser
primo o
la
pi intima costi:
dell'atto
si
intellettivo
conoscere
esso per
conseguenza
quanto
ancorch
che
una
verit.
La
riflessione
pienamente
marci nella
consci
del
faremo
l'
im-
138
LA NUOVA CRITICA
se davvero ne
il
Ma
sterebbe
modo
la
di cessare
dubbio, togliendo
la
fer-
mezza
gola,
alla
suprema
re-
secondo
s,
dovremmo
l'
giudicare.
Del
telescopio
perch
vetri
d' illusione
che
bisogna
veder
quale
sia.
Ma
intelletto essenzial-
altra
norma
Eppure, dicono,
sensi
e'
illudono
non solo
ri-
guardo
comuni,
ci
ma
il
eziandio
esser
la
riguardo
la
propri
che
l'
occhio
qualit,
attesta
ma
fisico
scompone invece
musicale in
pii
molti
colori,
come un accordo
note.
non
si
decompone
ma
l'analisi
della
nostra
sensazione
forma.
e'
se cos
sensibili,
e'
inganniamo
quantit o dell'estenil
Kant
il
di porre fra
immagini soggettive
certi
i
lo spazio e
e'
tempo.
Anzi,
come siam
son
fallaci
che non
inganna
l'
intelletto,
mentre
sensi,
che hanno
?
in noi la
percezione pi
immediata e pi
intuitiva
il
Rispondiamo che
giudizio
della
semplicit o
CONFRONTATA ALL'aNTICA
della
I39
composizione, e di
tutta
la
real
costituzione
del sensibile,
al senso.
in
Il
non pu
in
alcuna
guisa
appartenere
e'
inganna
unico
termine a cui
forse
risulta,
portarsi,
il
suo
immutativo, e
questo
vivo,
da molti elementi
ninno avr
che
in s solo intera la
ragion di og-
Dunque
il
modo
il
com-
azioni
ond'
immutato
cio a
modo
Ma
l'
pu avvenire che
la
se esso
procede senza
;
costituzione di quello
Non
e'
inganna
il
senso, che
cui esso
un oggetto a
riferisce col
ma non
semplici
dice
che
qualit,
come
risultino dalla
natura
corporea.
E
il
se
non
dice nulla,
non dice
falsit,
come
torto
Ma
il
senso
dia
occasione a
140
facile
LA NUOVA CRITICA
inganno, non segue che possa indurci in errore
alla quantit dei
riguardo
corpi.
Quella prima
illu-
sione, se tale
facile
il
dee
dirsi,
giudicio
riferire
dell' intelletto,
senso
come
sia
in s
causa
non
si
possono
discernere
gli
elementi.
Se
al
inganno
senso
parti,
v' ,
non pu
Ma
nell'estensione
l'altra,
delle
ciascuna
per s sensibile,
l'oggetto sentito
esistenza del-
abbiamo
co-
del
nostro
corpo.
Ancora meno
l'intelletto.
Il
quale
semplicemente e pienamente
Il
senso non
ci
ma nemmeno
come
riguardo
alle disposizioni
sentite
sione,
ma
non dice
nulla, e
dica
il
s'inganna.
Come
a suo
facolt
essenzialmente passiva,
l'effetto
efficiente
senso riceve
:
modo
ri-
dell'agente esteriore
si
come questo
per accidente,
pu
dirsi
passivo
solo
in
I4I
ricever la
e,
non
l'ha
da s o altronde
restando
La rinnova
pi o
meno determinatamente,
;
ma
si
cosa
qual' in se
altro
oggetto,
La vera conoscenza
abbiam preso
questa dell'intelletto,
perci
quasi
Non neghiamo
ali
che
il
tera; e meglio,
sibili.
diversi sen-
Ma
gia
pu compararsi
Ci posto,
tutt'altra
cosa
dire
che
il
senso,
pu facilmente indurci
ci che esso ioji
der semplice
e,
con-
quale
del
resto
non
rimane
senza
al
illuso.
Questo non
la
possiamo ammettere,
che
dubbio
;
natura,
bene
il
adunque
non
lo
l'intelletto
naturalmente conosce
si
il
vero, e se
dalla
conosce,
natura,
quale
non pu
genere
sviarsi nei
primi
atti,
si
in quelli
che se in realt
sviasse,
tutto
142
LA NUOVA CRITICA
e
umano,
Kant con
esso, sarebbe
impotente
al
ri-
medio d'un male cos profondo. Non ebbe dunque diritto alcuno
Copernico
di rovesciare
le
il
il
il
nuovo
e falso
la
mondo,
ponendo che
dell'essere
natura riceva
leggi e
modo
dalla
Non
atti
vero che
il
gli
nostri, per-
abbiamo coscienza
di
e gli atti
gli
alla rifles-
sione che
presuppongono
l'oggetto
esterno
al
quale
portano.
Non
vero
che
le
per
no-
acquistar certezza
stre facolt,
scitive,
cono-
e conoscendo
proporzionano
al
loro
ogdir
non ne possiamo
non pu avere
in
noi altra
norma
o altro giudice^
Diverso
modo
La
sesta
questione
in-
di parlarne pel
primo,
s'
an-
soggettiva,
non
si
debba
attri-
il
principal
il
esaminare
contro
kantismo;
nella questione
medesima,
143
nuovo maestro
e tutta
tal
di
la filosofia
curarsi
da
rischio,
and
i
principii pi manifesti,
concetti stimati pi
immeno-
non che
tale la serie
Prescindendo dall'ultimo
enunciata, le parole
la
ivi
della
questione
domanda,
Ma
in
tal
senso sarebbe
l'atto
sciocchissimo
il
dubbio
spirituale,
e per
da
ci
che sussiste
corporeamente
ci
fuori
sia
di
noi.
pericolo di
La questione diventa
luogo
invece
ragionevole
se
si
ad
in
ampie
e sottili
col
ricerche,
confronta
l'oggetto
telletto,
medesimo
modo
di
nuovo
Prima
si
pu confrontare
la
realt
dell'oggetto
E avviene comunemente
inadeguata all'oggetto
che
la
conoscenza
resti
144
LA NUOVA CRITICA
nella sua quiddit, o
non attingendolo
le
non
tutte
in tutte
le
secondo
sue
propriet e
ragioni
formali
I
gli stessi limiti
non ha precisamente
n
come son
il
mette
dif-
conoscenza macchiata di
il
Ma
falsit ci sa-
rebbe, se
conoscere consistesse
si
principalmente in
fa l'oggetto
per
la
semplice apprensione
ci
sarebbe, se non
conosces-
simo
in
immagine
buissimo
ci
sarebbe finalmente, se
attri-
modo
per
interiore;
se
dicessimo,
esempio, che sono distinte in Dio l'essenza e l'operazione, perch noi distintamente le apprendiamo, che
la perfezione divina
che che
ne
la
fa la
Al contrario sappiamo
ragion
sem;
nega
la
formale,
ma
dal
ad esso
corrispondente, seil
condo
la
modo
d'eserci-
I45
e,
riflettendo su tutto
questo,
venam poi a
in-
dobbiam
ritenere
del
soggetto,
alla realt.
Credono
moderni
neo-kantisti di portare
una
che,
nuova osservazione e un
l'ingenua fiducia dei
argomento
antichi,
invitto
contro
realisti
dicendo
come
danno immagini
sa e
diverse
cos
i
non
si
non
si
pu
sapere
in essa
come
obbiet-
Se
l'intelletto
operasse
come
lo
specchio, nel
cos
in
alcuna
al
suo termine;
terallo
paragone
simile
Ma
pu
dirsi
il
in
qualche
guisa
specchio soltanto
primo e pi
imperfetto
le
operar
prime specie
riferite
le
semplici apprensioni,
non
ancora
alle
cose,
n comparate ad
esse.
che
non
conosce
la
propria natura, n
;
la relazione
del pro-
vero
Non modo
al
suo pi
si
cui
ri-
ferisce all'oggetto,
si
ad
esso, implcitamente
almeno,
pel
confronta; che
viene
insomma
al
giudizio,
IO
146
LA NUOVA CRITICA
la
quale possiede
verit, se
non s'inganna
che
il
e afferma
predicato
rap-
Or
tutti
sanno che
concetti
nostri
;
presentano parzialmente
la realt di
natura
che di-
le
cose
del
ci
mondo corporeo
Con
ci
logica.
che parca
que-
relative a tale
In altra guisa
temente dalla
volta e in
l'es-
modo
dell'ordine
reale,
ma
precisamente
diretto
nel conoscente.
chiamato quello
di
il
un atto
reale
medesimo. Pu
esso non ha
che eccita
la
mente a pensar
cos
ma
verun atto
entitativo,
CONFRONTATA ALL'aNTICA
mente, che
l'ente reale.
il
147
primo e
;
il
pro-
non senza
formarsi
pu
Tra
dette
convengono
in
tendere
alla
verit.
La ragione
intuizione,
ma
per
pu sbandarsi, ha bisogno
gli
d'esser diretta.
atti
:
umani, ed
pu
riflettersi
sopra di s
i
onde viene
atti,
ch'essa
rigerli
pu
e deve considerare
propri
per di-
convenientemente nel
loro
processo.
cos
Ma
l'operazione
al
neces-
sariamente riguardata
qui l'oggetto inteso.
si
in
Il
ordine
termine, che
primo oggetto
che a noi
sentite,
cose
alle quali
la logica
pur
si
volge
l'intelletto.
manifesto che
non riguarda
per
s e direttamente cotespeciali
in
:
ste cose,
appena
cor loro
le
quanto
modo
sul
modo
come
la
necessit e la contingenza.
Ma
deve
il
cisamente
nuti ne'
mente o conte-
148
LA NUOVA CRITICA
modo
st'ordine
il
logico
si
trattiene.
il
L'intenzione formalmente
tellettivo
medesimo
atto inil
oggettivamente
termine a cui
come prime
inten-
non ne suppongono
altre precedenti,
poich da esse
quelle che suple
pongon
stesse.
le
oggetti
essi
prima pensati,
di essere,
ma
formalmente
quanto
son
modo
Cos
che non
hanno
nell'esterna
realt.
queste
seconde
intenzioni
formalmente
consistono
;
og-
come sono
Per
il
intese e col
modo
che prendono
nell'intelletto.
esempio
che
riguarda
composizione
formal-
mente
l'atto diretto
che ad essa
si
termina.
Ma
il
vivente,
come
accolto nell'intelletto,
non
ritiene pi
mondo;
n quell'ultima
determinazione
singolare,
senza la
sconosciuta.
Non
solo nella
mente rappresentato
da
un atto
I49
ma
note individuanti
forse
e io
anche
indeterminato
ri-
guardo
alla specie,
penso un vivente
in genere.
cos,
Or
nel
io
come
mio pensiero
nazioni, ed rappresentato
specializzarsi o
natura
capace di
almeno d'individuarsi
in diversi
modi.
nella riflessione
int^^nzione
oggettiva
natura
di
la
vivente,
in
quanto gi astratta
riferire
mente, e
vedo
potersi
diverse
e a molti individui.
Tali seconde
intenzioni, e spe-
cialmente
le
all'
oggettive,
che
strettamente apparil
tengono
E
modi
niere
intelletto,
secondo
le
diverse
:
ma-
operazione
raziocinio
la
che
gli
convengono
concetti,
giudizi,
Non mai
reale
questione di ci
che oggettivo e
e
si
ovvero soltanto
s
soggettivo
ideale,
fu
stu-
diata
fondo,
come quando
di
disput
degli
universali. e
al
incredibile di criterio,
erudizione
riguardo
moderni
raccontano
le
qualche
disprezzano
come
uno studio
elevarsi
1'
de' pi
vasti
profondi
umano ingegno,
ragione,
e se
punto
conto
di
dicendo
e
del
che
rendersi
del
modo
valore
nostra cono-
I50
LA NUOVA CRITICA
il
scenza,
pensiero di
e
lui
fu
in
quella disquisizione
essere
a tutti e
e prevenuto
superato.
Dovette
sempre chiarissimo che ogni realt in s medesima singolare e che l'ultima individuazione di ciascuna
cosa
ad ogni
altra
incomunicabile
e'
dunque fra singoli soggetti una differenza che non pu togliersi, un vano che non si pu colmare. Eppure convengono veramente nel mio concetto !uomo
tutti gli
uomini, e in quello
d'
animale
d'
tutti
sen-
zienti.
Come
per
posso
io
valermi
i
cetto
rappresentarmi
diversi animali o
vari
individui
umani
Par
eh' io
Diremo che
?
con-
universali
Anzi
cia-
non a
scun
Paolo e di
che
uomo
mente
ci
stanno
:
intorno, e regolandoci
agire
intorno
ad esse
dunque quei
trimenti che
concetti rispondono ad
singolari.
manifesto
diversi
che
alla
natura
;
intesa
due
modi
di
essere
moltiplicata negli
oggetti
com'
for-
malmente una
problema
i
e conosciuta
gli
per
tale
nell' intelletto.
Dovettero adunque
il
antichi
e
scrutare a fondo
analizzare
sottil-
della
conoscenza,
mente
procedimenti
intellettuali,
I5I
dei
pensieri.
Vero
che questa
in
analisi del-
intellezione
non
pu
andare
:
tutto
divisa
la
da
cio in quanto
ma-
ogni
il
cose,
anche
moltiplicandosi
il
le
dei
soggetti ai
quali
concetto applicato.
Pu
darsi al contrario
sia significato
da
in essi diversificandosi
modi
di
comunanza viene
considerazione
dell'univocit d'un
nome
libri
n senza pro
ai
logici
d' Aristotele
pre-
messo
quali
son diviragioni,
supreme
ad
altre pi semplici
sono
pure enunciati
principi
che distinguono
dall' uni-
vocit l'analogia.
Abbiamo
che
riguarda
cos accennata
le
la
principal
questione
alla
intenzioni
intellettiva,
logiche
aggiunte
la
prima operazione
prensione o
il
che
fu
semplice apla
concetto.
filosofi
Non
meno profonda
al
riguardo
giudicio o alla
se
qui
pure
il
Kant
che
la
si
dicendo
coi
prima
conoscenza
nei
giudizi,
quali
152
LA NUOVA CRITICA
a
e
veniamo
soltanto
formarci
la
concetti
delle cose,
mostr
glia di far
giudizio sia
lo
primo
nella
lo
seppero
dissero
mirabilmente
la verit
antichi,
manchevole
sola
apprensione
che
nulla
afferma o nega,
ed perfetta
nell' intelletto
Ma
che
concetti
vadano
come
moto prima del termine, e gli elementi precedono come parti materiali il composto
principio del
e pi neir
umana
natura, ove
si
tenza
all'atto,
prima
l'atto imperfetto
ci
perfetto.
Che
i
poi giudicando
formiamo
quanto
in
qualche
a
modo
sapere
concetti, vero,
in
giungiamo
che un designato
oggetto
si
rappresentato
da
tal
definisce.
Ora
il
apprensione presupposta
dizio perfetto,
giudicio
:
anzi
un
giurarife-
come
s'io
dico
l'uomo animai
che
il
gionevole;
ovvero
rendolo
all'
uomo.
pu constare
concetto
:
di
al-
ma
lora diventa
giudizio,
plicitamente
importa
al
copula
ovvero non
s'
con
la
quale
semplice
apprendere
aggiunge
r assenso, che
gli
marono
que
la
credulit della
mente
ed operazione
es-
Adun-
quasi materialmente
come un'immagine
intenzionale
153
:
ma non
riferita in atto
si
al
suo tipo
all'
nel giudi-
care nivece, e
riferisce
si
il
pensiero
oggetto di
cui rappresentativo, e
proposizione in
com'
che
nell' intelletto
dicato
con
riusciamo
ad avvertire
il
corri-
spondenza
tardi e
fra la
cognizione ed
conosciuto.
Venne
di ve-
dere
in
chiaramente insegnato.
Avremo
studio
:
pure, riguardo
al
giudizio,
un duplice
o forter-
uno che
lo considera
assolutamente,
malmente
in se stesso nella
composizione
dall'
dei
estensione
;
oggettiva realt,
propriet
si
onde vien
logica
cer-
nel giudizio
medesimo.
cui
Universalmente
pu
Vessere,
i
atto della
Vanima^ secondo
atto delVente,
convengono
divisi e poi
si
termini che
1'
compose, e
essere
avvera.
Quel primo
che
i
prendono
il
giudizio
risolve,
sono
intenzioni
seconde, che
il
intellettiva
e gli Scolastici
in
modo
Kant
che
gli
Della
logica
sul
giudicio mostr
facile,
il
ossia la no-
154
LA NUOVA CRITICA
ond' egli
;
trasse,
male
proposito,
le
sei
prime categorie
tocc
il
resto e lo guast,
quando
simile
alcunch
di
modali.
dalla
passar nostro
potenza
all'
atto
per via
d'atti imperfetti
nare,
venendo
e'
verit
pi
il
note ad
altre
che
pi
prima
processo
diventa
lungo, e
s
complicato,
:
molteplice e acuta
non per
aristote-
questo vinse
il
Kant
di poter
guardare
i
dall'alto l'opera
sillogistici, e
lica,
disprezzando
modi
della
condannando
quelli
inutile,
prima
figura.
Ma
fu
zelo
dopo che
detta inte-
modi
in
ma
sarebbe
er-
di forza
illativa,
e in-
la logica,
che non
le
gli
avesse
leggi.
Nulla
manc, anche
in questa
parte, nella
considerazione
si
riducono,
ma-
sofistiche.
tutti
lui
anteriori, e
purg
155
crebbe,
politica,
egli
che
stabil
s
i
rettamente
principi e
scrisse di etica
e di
diede
ordine
tutte le scienze,
come
aver
di
quella ch'egli
primo
I
condotto
a perfezione.
stile
molto conciso
ma
fu-
ove
gli
parve
di
veder
lo
stoppino
far
fungo,
la
Fu uno
al
spegnerla
veramente
conoscitiva
il
mal
fatto col
proporre invece
suoi schematismi.
certe figure determinate nel
i
Chiam schematismi
e
giudizi che
la
concetti
danno principio
al
nostro intendere.
Ei toglie
oggetto
nel formare
pensiero, se
da un eccitante che
del nostro
fuori,
irrita
?)
:
modo
di
concepire
nulla.
che sta
non sapremo
Primi
stra
fanno veder
pessimamente
del
moto
ch' nell'universo
156
LA NUOVA CRITICA
Seconda
i
serie di
ci
fa
:
distribuire
nostri giudizi
Con
struire
il
giudizio la prima
fece
il
si
Kant
a co-
una divisione da
;
sostituire ai predicamenti di
il
Aristotele
fosse
il
e incominci
divisione
tivi ?
alle cose,
ovvero
principalmente delle
supreme ragioni
sincero
essenziali ne'
logici.
Kant, da
idealista,
pi
doveva
Aristo-
attendere
ai nostri
pensieri.
Ma
pure
ai
in quest'ordine,
dovea pensare
tele
ai concetti,
ovvero
perch
giudizi
mirava
ai
concetti
fra questi
abbiamo
ri-
le nozioni
spondono
priamente
cose diverse
quella
;
universalit
classi richiesta
da
tengono
il
getto,
dipende
al
la
Kant modi
contrario,
sempre strano,
i
volle
dividere
di giudicare;
quali assai pi
ritengono deldel
l'essere
giudizio
Ma
nel
si
uniscono,
come
le di-
Senonch
l'
idealismo
di
ci
non
cura, e
come
157
volle,
sono distinte
innanzi, l'es-
sere
negativo
del
;
giudizio,
ovvero
del sog-
la relazione
getto
al
predicato,
come
;
di
sostanza o di causa
di
il
modo
non
si
contingenza o di
possibilit o di necessit,
sa bene se ogget-
Da
ciascuno
questi
quattro
cos la sinossi
kantiana
esponemmo.
nascondersi sotto
agli
errori di
essi
antichi,
e fu
da
grandemente considerata.
vero che
gli
og-
getti
prendono
mente un
medesimi
;
altro
modo
in
di essere
prima
che
che
quanto son
diverso
tura
letto
;
entitativamente
da ci
speciali
sussiste in nail
modi
nostro intel-
che fondamento,
ma
;
sono enti
di
ragione.
Qui, e
s'in-
non
altrove, qui
si
pot dubitare un
e
s'
momento che
sinuasse
alcun errore
veramente
alcuni ingegni
meno
forti e
non
lucidi
impigliarono in
le
una rete
158
golari,
LA NUOVA CRITICA
comunit
dovesse
anche com'
a
nell' intel-
e solo
per
equivocazione
molti
le
individui
Poich
idee paiono
davvero
universali, altri
dissero
che debbono
pur
riferiscano le
in
nostre
conoscenze. Tutti
si
fonda-
vano
il
lor per la
mente
la
di dubitarne
ma non
tutti
seppero
di-
dare poi
distinzione
dicitur
che l'Angelico
insegn
cendo
Cum
quod
qui
rem aliter qua^n sii, verum est si ly aliter referatur ad rem intelledam : tunc enim, intellectus est falsus quando iyitelligit rem esse aliter quam sit ;
intelligit
lapidis a materia,
nt
intelligeret
Non
est
accipiatur ex parte
gentis
est
enim absQue
fabitate
quam,
7ion
intelligentis in
intelligeiido
modus
autem,
q.
rei in es-
per
modum
Ossia:
intellectus,
materialiter
art.
I
per modum.
a
1^).
rei materialis (I
p.
LXXXV
vien
falso l'intelletto
che diciam
conosciuta, se la
diversit
che
in esso
non
non
in
falso,
se la
diversit
ri-
mane
nel
modo
d'intendere, o nel
modo
di
che
la
forma
che
at-
prende precisamente
quanto
nell'intelletto, e
l'intelligente sa d'avere in s,
ma
non dovere
I59
nominalisti
platonici ed
antichi,
assunto vero,
conoscente
il
deve assimilarsi
al
conosciuto. Pessimamente
sunto, per
asdi-
non
dedurne
conclusioni
ma
strusse con ci la
[
la conoscenza, tutta
le
distinsero
fra ci
il
che proprio
attribuisce
dell'in-
telligente e ci
che
medesimo
all'og-
getto, e videro
quanto e
astratta,
le
si
aggmngessero
quanto soggiace
.
Cos distinsero
gione, che pur
1
di ra-
t'
intelletto
;
distin-
zione entitativa,
in ordine
allo
d'
soggetto
l'
corporeit e vitalit
d'
e r essere
animale e
i
essere
uomo, o ancora
di
quando nominiano
pero che
all'
diversi
attributi
Dio
sep-
non corrisponde
sempre un atto
quale
da verit gi note
altre
che ignorara-
vamo,
fu
ramente risponde
pur
la
ragione
dell' essere.
l6o
LA NUOVA CRITICA
si
pu dedurre
l'effetto,
come
pi
trae cer;
ma
effetti
saliamo
sono pi
noti, e
per
s manifestissime,
chi
sole.
Cos
la
necessit
e sa e vede chiarissimamente
che
la
ma
appunto perch
di operazione
lo sa,
non
inganna. In ogni
modo
il
intellettiva,
processo intellettuale.
Verit e certezza.
da
risolvere,
affine
d'avere intera
noscenza
ragione
Qual
e la
perfezione propria
della
conosceyiza e
come veniam
meno da essa?
Noi rispondiamo
noscenza
certezza
;
subito,
con
la
persuazione di dir
posseduta
con
chiarezza e con
il
falso.
Di
r intrinseca natura della cognizione posta nel ad un termine, come ad oggetto rappresenil
riferirsi
bene del
CONFRONTATA ALL'ANTICA
i6i
e tutta la perfenell'
ottima ma-
cotesta
conformit
oggetto
conosciuto.
s'
difetti
saranno o
in
insinui,
se
pure
quel
la
modo che
conoscente
conviene,
con piena
dichia-
come
la
reremo.
Prima
nulla
scere,
di esporre
quanto perfettamente
sapienza
antica abbia
studiato la questione
all'
proposta, e cos
farsi
mancasse
del cono-
accenniamo
come
lui,
fosse incapace,
di proporre
il
di sciogliere,
ma
eziandio
Kant.
Tutto per
dopo r eccitamento,
partito forse
da qualche oggetto
dunque potea
tal
riporsi la
bont o
pi
la
perfezione
;
un
conoscere
Non rimane
il
norma alcuna
di
l'
se pure altri
buono
che
an-
stolti
che deridono
della logica
formale.
Ma
la
logica for-
procedere con
;
pesridu-
simamente
neo-kantisti,
che
la
disprezzano,
tutto
all'
l'
di logica
inutile
ordine
della conoscenza, n pi lo
riferiscono
universo
II
l62
LA NUOVA CRITICA
la
e in
questa
conformazione, di cui
r intelletto
conoscenza.
tuisce
la
sia
Or
questa medesima
e l'esserne
conformit costiil
verit,
conscii
modo che
maniera
poich poniamo
relativa,
la verit la
in
una
adequazione, che
zione e
i
ne troveremo
ai
perfe-
difetti,
attendendo
e al
bono adeguarsi,
tro.
modo
l'
di riferirsi
quazione raggiungeremo
conoscere
cordisi
il
:
ottimo
compimento
certezza.
del
la verit
posseduta con
Ri-
esponiamo, non gi
;
pensando
ma
vo-
mano quanto
e gli
strana-
mente
si
siano ingannati E.
Kant
ammiratori
ci
si
fosse pensato.
fu
fatto
che prima
ci
si
pensato e lo studio
il
in
ogni
parte
perfetto;
che
Kant ha reso
ogni
Guardando prima
che quanto esso pi
ch l'atto di
1'
s'
conoscere un riprodurre
cono-j
nuova guisa
che
Di quenulla,
sto
importa
kantisti
Se son
logici,
CONFRONTATA ALL'ANTICA
163
noi
la
mente
si
eleva
oggetto,
secondo
che
questo
superiore a
lei,
o le inferiore.
Quanto
comtermine
pi, o per
eleva
il
formale
dell' intellezione,
medesima. Or questo
dire
che
l'
intelletto si
spirito,
pu sorgere a rappresentarsi
intelligibile.
insieme pi spirituale e
Cos diventa
modo
verso.
r atto
dell' uni-
possiamo
meno
di
Dio
infinito.
Ma
pur ce ne possiamo
analogia
della
compensata
sua
e dai
modi
medesimo
tati
in se stessi e al
paragone imperfetti. Pi
1'
si
eleva
la
mente, considerando
lo
non
dine
elevi
fermandosi
lo
nell' or-
quantunque se
rappresenti
con
senza
confronto
l64
LA NUOVA CRITICA
si
pi
nobilita e
si
eccesso e
variet delle
sentono
e
la luce
tanto
della
meglio
rivela-
per
meno
perfezioni.
Poich V
intelletto di-
venta a suo
modo
la
que
si
misura
prima
elevatezza e la
d' altra
perfezione
determinata
parte la
essi
oggetto vero
dell' intellezione
non
v' .
Se aspettano
risponda
alle
minime cono-
dell'
sia,
non
lo
si
sanno)
viene
svanisce,
quando
all'
ordine intellettuale,
ai
concetti e pi
essenziali,
agli assiomi,
che
toccano
le
ragioni
se l'ente
come
quello,
in quello
gni indipendenti
il
primo
criterio e
principal
manca
riferisce
ogni operazione,
esserne im-
dovrebbe
magine o rappresentazione.
Guardando
al
soggetto
conoscitivo,
dovrebbesi
l'at-
165
l'
che
intelletto
ha
poi
radice.
Ma
l'
operazione
questa
quale
1'
operazione non
intendere,
il
ha senso e non
a formarsi
intelligibile.
Or per
che
l'ecciti
concetto
il
di
ci
intende
poi di
si
lume,
secondo
col
quale pi o
pensiero
all'
meno chiaramente
oggetto e giudica
riferisce
suo
la
verit.
Secondo
la
perfezione e
l' 1'
attualit
intellettuale
oggetto, o che
il
imme-
diatamente dispone
presentativo
l'
la
mente a formare
cosa
intesa.
verbo rap-
dell'
oggetto, pi o
meno propriamente
intelletto
diventa la
Non cerchiamo
ora in qual
modo
coteste
a che
fluisca
si
suir intelligente, o
la
causa pi
la virt
alta
d'
che contenga e
ragione
oggetto e
Tutti
in
imprimerne
la specie
nell' intelletto.
sanno
ogni sua
Ma
ferirsi
mente
quasi materialmente
non basta a
far
eh' ei
A
l'
mo
sog-
uniamo per
la coall'
l66
reale,
LA NUOVA CRITICA
la
cosa co-
stituita in s
medesima.
se questa corrispondenza
e
non manca,
verit.
abbiamo
di
cos
sappiamo
d'
avere la
Eppure
letto
il
dell' intel-
con
la cosa,
conoscendo
la
quale
conosciamo
vero,
pu essere veduta
sotto
viva, e
pu essere a noi
presente o per
pi o
meno
di chiarezza e di
forza.
La
gli
l'
diversa luce
pu
fare che
V oggetto
sia riconosciuto
con maggiore
competono,
resti
intelligibilit
medesimo. Pu
al
adesion
della
mente
determina-
zione o fermezza.
Quando
la
mente
appieno de-
quando, per
citamente
conosceremo
la necessit
mieno ipotetica,
zione
si
ma
condi-
avveri) della
come parve
quale
:
ad
fu
suppone
dall'
la certezza, la
molto bene
definita
Aquinate dove
scrisse
cognitivae in 'iuum
cognoscibile
(in III
Sent.
:
Dist.
XXVI
art. II
q.
II
art.
IV), o pi
brevemente
Determiq.
II.
natio intellectus
q. 3).
deter-
minazione gi
trova
nell' atto
CONFRONTATA ALL'ANTICA
immutabilmente ci che
vi
fa
all'
I67
si
intelletto
manifesta
gi,
prima
come conviene
intelletto, in atto
conosciuta e cos
posseduta appieno.
pi
quetarsi
in
alcuna
di
affermazione universale, e
appena son
i
certi
:
ci
che colpisce
brasse
nervi
andar
oltre,
valicar
1'
oceano
ai
primi
tutto
compagni
di
ci
che non
dispo-
di
esperienza, la
i
comune
;
moderni
puerile
sofi
il
come un sogno
illusi
dicono
quegli Scolastici,
quali
la
cono-
alla certezza!
modo
di
non
di
ismarrirsi in
un
labirinto
inestricabile quello
non
rinunciare
il
alle
prime
verit innegabili,
di
non togliere
possibile
lo
fondamento
pi necessario
s'
d'
ogni
raziocinio.
Sempre
non
v'
e detto che
contro
:
scettico
assoluto
dimostrazione efficace
ammette
nulla,
non
v'
maniera
d'
incominciare
la natura,
un ragionamento.
incli:
Ma
bisogna seguire
vuol
tale
ha
l68
LA NUOVA CRITICA
.
Ora
la
natura
senza
sibile.
non concepisce che alcun ente sia posDunque non si dee resistere a questa evidenza,
quali
si
n seriamente
s
pu mettere
d' altra
in
manifesta
parte riuscir
se per
buona logica a
in via d' ipotesi,
ristorarla,
si
un momento,
provi a riguardarla
come rovedimo-
sciata:
strare.
ci che tenta di
Dobbiamo
si
sotto pena di
N
dizio,
chieda
come se non ci fosse altro modo d'acquistar certezza. Quando l' occhio vede, non si deduce da
segni estrinseci
il
colore
dell'
oggetto veduto
esso
per s evidenti
e questo
facolt
in
il
modo
di
la
conoscitiva, portarsi al
stesso, senza
se
migliori del
le
nostro,
estende a
tutte
verit
che lor
e natul'
corrispondono,
rale
:
hanno
essi
la
da principio perfetta
le
opera-
zione,
come
natura e
facolt,
non inchiudendo
invece
quel nobilissimo
modo
dell' intuizione
limitato
a
i
mano
in
mano che
CONFRONTATA ALL'ANTICA
concetti
in
I69
nella
noi
si
formano,
pel
presentarcisi
le specie,
la verit necessaria
contenuta nei
concetti
acquistati.
questo, intuendo
l'
intelletto
che intus
il
l'intelletto
che
nome
Il
Kant ha sbagliato anche nel nome, quando invece chiam ragione la facolt, che mal distinse dall' intellettiva,
ficio
e alla quale
i
pessimamente poi
alti
attribu
1'
uf-
di stabilire
pi
il
principi.
d'
ci
Sembr supporre
o
frutto
un discorso,
arrivasse.
che
ragionando
la
mente nostra
assurdo
partire
da premesse
apdi
non appoggiati ad
Rumeni, tutto
nescente.
altre verit.
Perdendo poi
l'
un mondo ignoto
Seguendo
lenza,
la natura,
gli
alla
procedettero
Scolastici.
ineluttabile
nemmen sognarono
se passarono a sottile
porre in dubbio la
i
esame
procedimenti
immensi
sottile
logiche,
esame
profondo
che
mo-
scherzi,
I70
assurdit,
LA NUOVA CRITICA
teoricamente
atti
si
fu
per
del
conoscere la
nostro
e la natura
cono-
praticamente,
per potersi
si
accertare
che nei
l'
succedessero secondo
incli-
la
ra-
quando
questi procedean
naturali,
chs
pu e
ai
si
con
con
la sfrenata fantasia la
avvezza
il
sogni,
pu forse non si pu
caduto
gora e
in
ma
Quando
dall'
evidenza, eppur
il
ritenere
loro
assenso
la
per
conforme
realt,
il
sapevano stimarne
peso delle opinioni,
probabilit, e cos
valutare
alle quali
aderivano.
Sapevano
ricor-
potremmo
dare.
Ora
ci
basta e
:
e'
importa
di far notare
questo
punto principalissimo
gli antichi istituirono, filosofo
La
critica della
ragione
critica
1'
che
il
la sola
verace
che
dee
fare,
quella
che cerca se
assenso
alla
dato
dall' intelletto
ad un giudizio conforme
da questa s' allontani. Se cos appare la conformit, che la mente non possa dissentire, e ancorch l' uomo parli altrimenti, non riesca a pensar sinceramente
il
contrario
certissima la verit,
quanto certo
I7I
la
propria vita
dell' intelletto
conoscere
che
;
natura
il
cattiva
che
modo
di ravvisarlo e corregs,
Se siamo
costretti a dir di
inutile dispu-
come
l'
luce e
vi-
invincibile
la loro
e di
nuovo
inutile che
sforziamo di dubici
tarne,
irresistibile
conduce a
queste
i
vederle implicite
prime
natura
verit.
Perci
semi
na-
che di fatto
la
mente alcuni
ci
porta
ad intendere
denti.
sommi
veri,
principi
l'
per s evi-
In
essi,
esperienza, ab-
biamo
il
la fonte
criterio per
la
verit;
questo
torna
che
determina
la
visione
intellettuale,
vengono
la
determinato
Tuttavia
all'
assenso, pur
l'
necessaria
esattezza
verit.
piij
profonda era
il
del
parlare
:
antico, che
poneva
criterio del
norma
alla
diverse sen-
172
LA NUOVA CRITICA
la
quale richiedes
ma
il
che prima
per vedere
se stesso
1'
ci
voglion
gli
occhi
ma
sole
ha
in
intima
Ma
nell'
l'
ordine
oggetto
della conoscenza
ente
come
l'
il
pensare conse
ente,
come
in
stesso
costituito.
le
Ond'
che
cose in quel
modo
telletto sia
modo
ma
necessariamente,
perch
sarebbe
mente
vi
traddizione
mente
la realt
mi-
intendere umano,
non
1'
intendere
principi
umano
og-
della realt.
cos la necessit
dei
Anzi
il
il
no (nel
loro
incontrarsi
si
si
pi
assolutamente
oppone
gono
si
Non
il
solo perch
oggetto
precede
1'
operazione,
;
il
ma
la
an-
modo possono
stare
mente
s'
adunano per
stessa
173
d'
uno
la
ragione
intender
il
altro.
Che per
il
nella
giu-
ripugni
congiungersi
il il
il
pensiero,
il
giudizio
e
cos
che ripugna
obbiettivo
necessario
giudicare che
una nuova
sia
entit
di-
pende da un'
letto
fetto
altra,
non perch
legge
dell' intel1'
possibile
pensar
ef-
ma
senza queste
prima
dine intellettuale.
Due
Per
questioncine.
chiaramente
accertar da princi-
e della certezza.
con
la
quale
ci
atti
nostri e
oggetto.
Una
propria di-
mostrazione
di
ci
che
ed veramente im-
174
possibile.
Infatti
LA NUOVA CRITICA
qualunque
cosa
io
dica,
assumo
vero,
negando,
per
Mi
e
dunque imdi
possibile
tentassi
pro-
vare
tanto
obiettivit di
intima
primitiva ad
ogni
maniera
conoscenza,
il
parlare e
pensare.
Con
ci
non si esclude che ritornando sopra noi stessi, e vedendo la proporzione della apprensione intellettiva
o del giudizio o del raziocinio
all'
oggetto,
acqui-
almeno
dov' esse
necessit
natura.
Ma
in
totale
possessione
s
della
verit,
perciocch
Valgono
in
questa
guisa
le
osservazioni fatte
porre in dubbio
la realt
non pu negare
determina,
e
1'
attivit
che immediatamente
la
ripugna che
;
poi
le
il
nozioni ideali, e
medesime, e
non potersi
sal;
le altre
principio di causalit
ci
sforza a ricole
noscere
gli
oggetti
esterni,
onde vengono
im-
CONFRONTATA ALL'ANTICA
pressioni dei sensi. Par tutto evidente:
175
eppure, che
terza osservazione
1'
occhi,
come un dolor
la
?
Non potrebbe
e interna e necessario
;
fisiologica
Quanto
resto,
ma
nel dire,
supponiamo
dir qual-
alle parole,
e di verace
dimo-
trattare.
dottrina
dei
san
Tommaso,
ove,
le
commentando
il
II
Mela
tafisici,
espone che
ma
prima
filosofia
studia universalmente
1'
assoluta
ra-
gione di verit.
guisa che
il
Ottimamente
ma
in quella
stessa
ente,
sia
e similmente
nelle cose,
concetto di vero.
sia nella
la
il
E
e
cerca
come
come
mente,
che
il
note alla
vero.
Poi,
prima aggiunga
seconda,
all'ente
venga a sapere e
N pur cadde
di
in
mente all'Aquinate
la
allo Stagirita
dubitare
se
conoscenza sia
nostre
impressioni,
se
il
sapere e l'esser
certi
sia
possibile.
mente
e suole
porsi
nel;
l'evidenza.
la risposta
sia falsa
176
si
LA NUOVA CRITICA
tersi
letto
la
non pu
ritrarsi
;
dall' aderirvi,
senza rinnegare
propria natura
per la propria
aperto
gli
alla
non
pu non ve-
dere
oggetti
e l'intelletto, o intui-
sca o
discorra,
assente
si
al
meno propriamente
soggettivo,
e
d per
alcunch di
circo-
che
pu
dipendere da molte
pu
essere
pu
parere
diverso.
Meglio,
mento, diremo criterio di verit quella norma oggettiva, semplice in se stessa, e assoluta e indipen-
dente, la quale
altra
non richiede
certa
di essere
comparata ad
regola
pi
vera e certa.
i
Or sommi
tali
sono
gli
as-
principi, per
tenterebbe
sono accet-
anche da chi
li
nega.
tenere per certissimo, che gli
Dobbiamo dunque
veri,
come
necessario
ci
1'
assenso
della
mente
ai
medesimi, appena
sono
essi proposti.
Infatti
come
necessit dell'oggetto,
sono presenti
al
pensiero
che se
la
natura
intellet-
ben riconosce
di es-
da
ci che
vede,
non
da alcuna
177
Onde
si
necessit
consegue e non
questo
e con
precede
l'oggetto
n quella,
gola
ma
propriet reil
dell' intendere,
stesso
sommo
Come
il
l'essere
prima dell'ope-
cos l'ente
precede
l'intelletto
getto, la
norma prima
il
criterio infallibile.
di
Noi
co-
la
certezza
qualsiasi
con-
che
ad
falso
in
propor-
zione
parere
una
sentenza
conforme a quei
Che
ragione
se
di
il
fondamento,
fondano nei
vengono
di ente.
Quanto
suprema causa
modo
r essere precede
intendere
non sarebbe
e
intendere
1'
essere
si
infinita Verit.
suppone che
medesima a
cui
si
riferisce
non
178
cause, dalle quali
LA NUOVA CRITICA
dipende
le
astrazioni
hanno
dal
eterna
verit,
se
non
v'
in
quanto
prescindono
al
tempo, ch noi
astratte,
insieme
qualche
intelletto
;
quale
e solo per-
traggiamo
principi
necessari da nozioni
a credere che
inclinati
assolutamente
trario r Essere
idea sia
norma
dell' essere.
Al conogni pi
d'
astratta verit.
il
kantismo che ha
finito
con dire
che
il
pensiero
norma
Scetticismo.
Da
confutazione
d'
ogni
scetticismo.
tichi a coloro
dal
dissenso
:
delle
7iter
opinioni
tra
filosofi,
onde
fu
detto
prius
horologia
quam
inte7'
si
philosophos
conveniet ; e fu detto
i
quando non
costruivano gi
capricciose
I
moderni
cronometri,
ma
a
clessidre
ruote
grossolane,
buone
girar lo spiedo.
fre-
pre
ingannarci
dissensi
provano
che
non
v'<
Ma
quanto
natura
1'
errore
si
moltiplichi,
dal).'
intellettuale,
presa in se stessa,
accidente
ma sempnr
suirin|
h;
da qualche esterno
elletto.
influisce
coscienza che
179
e la riflessione che
pu
fare sopra di s,
bastano
coteste
sa di
al
sempre,
pur
che
;
si
voglia,
ravvisare
la
influenze esteriori
ne
abbiamo che
mente
della
s deassent,
rico=
terminata a un giudizio
e in proporzione
quale gi
manchevole
inganno.
trarre la
:
necessit
nosce
la
la possibilit
dell'
sola
possibilit
dovr
ogni
fatto
questo
di
-sso e prudente
il
moralmente necessario,
porterebbe
guisa che
non
ammetterlo
grave
danno
mente
gli
comunemetafisica
dee
regolarsi,
sarei
senza
stolto,
pretendere
necessit.
Cos
un giudizio
trattando ora
sicuro di ci che
devo
fare,
ragioni
di
assolutamente
infallibili.
Ma
di tal processo,
si
venga
irresi-
stibile la conclusione.
allora
non
ci
deve impori
tare
che
l'errore
sia
frequentissimo
tra
mortali
casi,
fuori della
ove
errore non
sono anzi
pi
i
naturali
pi con-
pi fortemente radicati
poi,
contro natura,
possibile,
riandando
:
pensieri,
assegnare
il
punto
ove da dire
qui
vi
il
1 r
intelletto
non
la
da s determinato.
Del resto
l8o
LA NUOVA CRITICA
appunto
puramente
come conviene
un libero
Le passioni
illusioni
reggersi,
l'imprudente
fiducia
in
falsi
maestri, la
Ma, com'
chiaro,
il
non
si
dell' intelletto,
quale,
procede
da
s e
;
da s non
si
disvia,
va sicurasegue
altra
mente
alla verit
se sbaglia,
che
ed tratto
sia
dove da
non andrebbe.
si
Or
questo,
frequentissimo
quanto
gli
voglia,
accidentale
air intelletto,
non
appartiene
per s medesimo.
fuori,
non
ci
intelletto,
il
quale
poi
riflettendo
pu scorgere
vedere
se
procede tutto da
;
s o se invece sog-
ovvero
in
almeno
sospendere
suo giudizio.
gli
scettici,
Errarono dunque
male confondendo
;
con l'impossibilit
e la frefalsit;
impotenza
dell' intelletto
pure
che
alle
s'
avvera per
le
di fatto sia
pen-
lOI
le
della
mente
tutto
ci
che
in
con
labbra
si
esprime. Errarono,
mutando
malizia della
:
stessa
di-
natura
la
con che
strussero
ogni
cosa, e anche
;
la
facolt
di asserire
che
in
tutto c'inganniamo
Kant ebbe
scettici
la
la
buona volont
di
non dare
agli
sua
adesione, e particolarmente
contrad-
disse a
del principio
di causalit.
Ma
questa lode
:
della
buona natura,
lui
che pure
in
Kant restava
veniva da ci che in
e falsato,
s
che
gli ri-
pugnava accomunarsi
coi negatori
dell'umana natura
si
opponeva
:
il
cattivo
sistema eh'
ei
si
l'
idealismo
diritto
trascendente,
secondo
quale
non
;
si
ha
dj
ri-
ma
dall'
convien
guardarli
come determinati
soltanto
intima na-
Or questa appunto
sia
profonda e
la
sale scetticismo.
Essa
che
che
inutile
presentare
diranno
senza
tutto
un processo interno
se alcuna
dell'anima,
poter
sapere
verit vi
al
che non
sia
accidentale
l'errore;
sol ci
non siamo
certi
l82
LA NUOVA CRITICA
in
molto leggero, e
la
qualche
modo sembra
salvare
ragion di
conoscenza, supponendo
l'intelletto
li
nato
rap-
Al
contrario
totale
profondo e radicale
il
porre
conoscenza
in
dello
spirito,
;
senza
dire
intrinseca
propor-
zione
agli
oggetti
il
che
l'intelletto,
pure
da
operando secondo
s
i
la
sua perfetta
natura, fonda
principi,
intuirli nel-
l'oggettiva realt
s
il
che
la
atti
futura
metafsica
debba essere
la
scienza ch'esso
l'infasti-
degli
dell' intelletto,
non
dell'universo
ci
si
perdoni
l'
sapere sognare,
affermazione
intellettuale,
la
in realt
un
frenesia.
gli
Non
o
il
poi
da dire che
antichi
ignorassero,
scettici,
il
so-
spetto pi
si
che
il
conoscere
nosciuto
dubbio universale
erano almeno
di
Pirrone, e
il
rias-
da molti
che
tre
li-
bri di
principalmente confutata
zione e alla felicit
verit,
sentenza
alla perfe-
dell'uomo basti
il
la ricerca
della
trovarla.
Nel sano
cotesti
e robusto
filosofa
cristiana,
183
come
il
evi-
dentemente contrari
cipio dell'idealismo
alla
buona natura.
Ma
prin-
dove l'Angelico
si
domanda
se le specie
che
l'intelletto astrae
Ed
egli
rispondeva che
esse,
non sono
intese
esse
come per
condotto
compie
l'intelletto,
sono intese
a
ricordare
i
confutare
quella
sentenza
d'alcuni antichi,
che
il
la
sua
proprio atto, o
si
ri-
feriscono,
realt.
non per
illusione,
ad alcuna esterna
grossolani
vecil
Ecco, era gi
noto a quei
chioni, pi antichi di S.
Tommaso
l'
e d'Aristotele,
soggettivismo
propri
atti
era nota
oggetti.
illiceit
di
trascendere dai
agli
Quidam
paia qnod sensus noi sentii msi passioneni sui organi. Et secu?idnm hoc intellescilicet spe-
et
secundu^n
hoc
huiusmodi
est
ipsum quod
intelligitur.
Non
sia nelle pi
minute deter-
dottrina di
Kant
ma
certo le vicina
il
portarsi a
il
un soggetto
un
trasceiidere illecito, e
co-
l84
LA NUOVA CRITICA
d' essere
modificato
esso
me-
desimo,
le
grande scoperta.
come l'antica sapienza a tale stranezza non si quet. Sed haec opiiiio vianifeste apparet falsa ex duobus. Primo, perch non sapremmo nulla del mondo che ci sta intorno, e tutta la scienza si
vedasi
Ma
si
riducesse a
disputar
delle
platonici
vere forme
dei concetti
ideali.
Qui invece
si
tratterebbe soltanto
nostri,
contro
la
comune
invincibile persuasione.
Ora
il
mettersi fuori
del genere
umano,
tra
gli
antichi
sapienti
bastava
Primo quidem,
quibus sunt
et de
species
omnes non
intelligibilibus
anima;
sunt de
sicut
ideis,
secunduin
platonico s
omnes
intellectas in actu.
peggio
metafisica,
prometteva
il
si
quella
che gi
recammo contro
il
il
vero e
falso.
a disputare
io
?
Il
mio pensiero
tutta la verit.
CONFRONTATA ALL'aNTICA
sequeretur ej'vor aniiquoruni
185
dicentium
omne quod
cognoscit
verae. Si en7n
potentia 7ion
solimi
propriam passionem, de ea
aliquid, secunduni
i7idicat.
Sic
autem videtur
Semper ergo iudicium poteiiiae cognoscitivae erit de co quod indicata scilicet de propria passione, secunduvi quod est, et ita omne iudicium erit verum. Et sic scquitur quod omnis opinio aequascitiva afficitur.
liter erit vera,
et universaliter omiis
II).
acceptio (1
p.
q.
LXXXV
Non
quale
art.
da dire
dunque che
la
la
Kant
si
commosse non
antica-
mente. Soltanto
la
follia
da
non
bile,
fermarcisi,
come una
uno
in
si
di quegli errori
mento
resto
ma
che del
oppongono
all'
innato
alla
giudizio
natura.
di tutti gli
uomini, e fanno
violenza
facili
Perocch vi
importa
studiosi
del
vero
dispregevole
come
altri
pu immaginare che
vi
ma
modo
si
sono errori
nei quali
della
mente, e distruggendo
tutto
ci
comun
senso, e
ri-
nunciando a
che
appare evidentemente.
tal' la
apprendiamo noi
di
noi
tutto
il
mondo
tale
l86
quali varranno
credere
sublime
ci
che
dubbiosa, la confutazione.
in questa maniera,
kantismo.
CAPITOLO
Immanenza
V.
Come
di
Due grandi idee possiamo raccogliere dalla scuola Emmanuele Kant, come basi dell'edifcio filosofico
bench non
:
sia riuscito
che
come
Coteste idee
riducono
al
La
non sarebbero
non
son
pi
di
tali.
pi dovrebbero
di verit
-
Kantisti
parlar
mai
conoscenza n
n d'immagini o di
rappresentazione
lare,
intelletti
ma come
possiam parge-
se
non valendoci
e tutti
i
nere
umano ?
Adunque
quelle
ma
unica-
l88
IMMANENZA
sugli
mente
schemi
intima
forniti
dalla
natura dell'anima,
che per
presenti
difetto
nulla,
sua
di
natura,
senza
che nulla
le
si
fuori,
determinata a sognar
speculativa,
cos.
Al
al
della
ragione
il
omai
ridotta
tent
nuovo maestro
di supplire
con
la
ra-
stretall'in-
di
credere
alcuni
principi,
necessari
per
ad accettar come
la morale, la
il
ipotesi
come
ideale con-
a miti e a semla
si
il
Kant giudicava
cattolici gli
Bibbia
profes-
Ges Cristo
di
!
che alcuni
sano riconoscenti
asser-
dimostrazione, impossibile
;
uomo
ragio-
nevole, n tanto
inorridirne.
la
meno un
alcuni,
credente
pu
altro
che
Ma
il
fede
conseguenze,
in parte accettarli
negano invano
la
simpatia dei
E. Kant.
Con
pi o
meno
di
consapevolezza della
al
hanno dato
complesso
IMMANENZA
189
mandola
filosofo
teoria de\Vimmane7tza.
dicono che se
sua
critica,
gli
il
tedesco
ha esagerato
la
certo
anti-
non attesero
personali
realt.
disposizioni
dell'uomo
nel
giudicare
della
Ognuno
di
fatto
le
apprende e ragiona,
circostanze che influila
moderna
in
non apprezzar pi
le
alcuna
guisa
le
quali presume-
vano
di
n s'accorgevano
intel-
ai
tratta di
persuadere e di condurre
si
sariamente
volger
al
nuovo ordine
d'idee, le quali
affine di
al-
indole gi
formata
quanti
sono educati
dalle
si
moderne
filosofi
figli
Altrimenti
mirabile pei
medio evo
non
si
del secolo
XX.
il
Esaminiamo da prima
e la significazione
concetto deVzmmanenza
che
si
voluto
il
dare
questa
a
voce
(^)
poscia
vedremo come
nuovo
principio,
Non torneremo
pi su questo:
abbiamo dichiarato
in-
Hanno
detto tutto
190
cui
IMMANENZA
con quella parola
la
si
allude,
sia
lo
stesso
i
che
induce
lici
mostruosit del
panteismo, e fra
la
catto-
sia giunto a
;
corrompere
naturale
come
o impossibile
si
ogni apologetica
tenda
la
l'intelletto,
vo-
e,
invano diminuendo
il
eresie
di
i
E.
Kant,
procurino
Blondel,
il
Laberthonnire e
loro vol-
cuore,
ossia
col
dogmatismo morale,
il
Pensiero antico.
Immanenza
torta per
prima
non
si
termi-
nano
di lor
natura ad un effetto
esteriore,
ma
re-
come
la
:
opera-
neiragente
nell'operante
emesso
non pu
sit
n opposizione n
la
maniera
d'attualit,
in
neces-
quella
essere
misura eh'
soggetto
di
pu
c'
questione o di dubbio.
Ma
profonda
dififerenza
IMMANENZA
nel
I9I
mutato un soggetto distinto da quello che agisce, come l'acqua scaldata dal fuoco, o invece tutta la mutazione rimane nell'operante, come avvien nel sendell'azione secondo che per essa, o
ziente,
il
modo
cosa
fuor
l'atto
d'esso,
che ha
quella
modo
che prima
ci
ferisce,
perch
pi
comune
nella
natura
;
cor-
pi noti
anzi
in
pur quella
quanto
allorch
ci
di
cui
stessi,
sembra
essere
pi
veramente
attivi,
predicamenti, o
il
supremi generi,
magine d'alcuna
testo
realt
;
che
procede
un diverso soggetto
modo
si
che
termina nel
soggetto
suo principio,
come
l'intendere
il
operante e in
questa
pro-
efficiente.
Per
sempre
che riceve
il
nuovo
ad uscire dal suo principio operante, come quando mutato un paziente posto fuori dell'agente. Ora
in
con-
192
IMMANENZA
trarlo
detta
immanente,
il
nello
emana
si
poteva
il
ter-
mine
parte
resta l dov'
di
principio
un principio
:
moto,
ma
l'azione
rimane
onde
immaiiet
UH
a quo procedit.
equipollenti le due,
le
quali
da
si
muovono, e
stessissima
si
La nozione
espressa in due
la
modi
la
ma
pi direttamente
del
prima locuzione
riferisce
al principio
medesimo
si
soggetto
il
quale mosso
bench n con ci
alto
motore che
muover se stesso, n si affermi che sotto il medesimo aspetto il vivente sia mosso e sia cagione a se medesimo del proprio moto. La
vivente di
seconda frase
operazioni immanenti
riguarda
pi direttamente
nel
il
medesimo soggetto
di ci
modo
comune
Perversione moderna.
La moderna
in
mal pensata e
mal
detta.
Essa
o
la
tutta,
IMMANENZA
getto, o la
209
il
capacit di
ricevere
;
nuovo
atto
e'
e'
qualche riniota
o vicina
secondo
nel genere
al
Tutto
(juesto
pu
dirsi
immanente
ma
o r atto,
dirsi
al
quale
dall'
Ma
non pu
immanente
e'
al
la stessa
ultima
forma che
a produrre
ancora non
il
non
la virt
bastevole
moto
l'
atto,
agente gi perfetto in
cili
quell'ordine di perfezione, a
in
spetta la
nuova forma
che
il
moto
si
termi-
ner.
Eppure
partiti coloro
loro sistemi
filosofia, di-
teologici,
autonoma
la volont.
14
l|HPpPfm?Pnmtm:mmTn
CAPITOLO
VI.
Immanenza
riguardo all'ordine soprannaturale
Due maniere
Non negano poca
distinzione fra
sia
1'
di perfezione.
non
real
sempre
tutto
si
getto o non
intera
loro
il
errore
di-
strugge
moto
dell'
universo e
natura
tutta,
conduce
al
modo
al
di conla
soggetto
mai
gion
oggettiva
realt,
la ra-
elemento potenziale
211
altro
queste
tutti
?
i
parole, protesterebbero;
ma
che
dicono
luzione
maestri di pi o
meno temperata
evo-
ha condotto
tiva negli
gli
animi a negare
virt
dimostrainetti
come
tutti
conchiudere
turale dell'
rivelazione e
l'
elevazione
soprannarinne-
gar
la fede.
mo-
derna sono
la
uomo
stesso
ragione o
:
la
ordine
sopran-
naturale
sembra ad
chiudere
esigenza
in
non
trovia-
mo
ci
non
faccia
Ecco
il
metodo
dell'
immanenza
dimostrail
applicato
apologetica
:
cristiana o alla
zione evangelica
dell'
immanente nell'uomo
bisogno
elevazione a Dio, o la
tendenza a conoscere e
a godere in
possibile
:
modo
dunque
necessaria
elevazione, qual
com-
ed
ai
dunque
cattolica vera.
il
Anzi crederanno
di avere in questo
l'
esistenza
di Dio.
Dio
certamente
:
il
supremo
oggetto
l'
dei
nostri desideri
anima
212
nostra, che
IMMANENZA
aspira
:
all'infinito,
.
non ha legge
diciam
di
la
no-
stra coscienza
dunque Egli
quest' ultima
dimostrazione
fuga
della
indizio
un
se
ma
sua
perfezione,
il
senza
ricevere
un Primo,
d'
quale sia da S,
finita
come
gare
atto
puro e cagione
che
ogni attualit
che
imitando
la
lo partecipi,
di ne-
possibilit
le
anima
stessa
esercitasse a
suo
modo
proprie
facolt,
e intendendo,
bench
naturalmente
vi
aspirasse.
Con
ci
manteniamo
la
Iddio.
ci
Or
se altri
all'
uomo
parola
la
tendenza a Dio,
affermare
Iddio,
bisogno di
riconoscendo
fisico
Dio, la necessit
l'
di
assurdit
di
e'
ogni
Id-
e morale, se
:
non
ma
vogliam mantenere
cose
la
non
bastano
sentimenti soggettivi e
altri
le
quali invano
fondaperfet-
mento, passare
tissimo.
Quello che or
e'
importa
di escludere
l'
immafine
nenza
dell'
elevazione
soprannaturale
nella
natura,
come
se
l'uomo
213
assegn, e
in noi
come
se
guardando
il
dovessimo
riconoscere o
princi-
pio o l'esigenza
progenitori, poi
da prima
ai
nostri
restituiti
soggetto capace
d'una
potenza pas-
perfezione
in potenza in
quanto pu riceverla
al
nuovo
atto.
Cos
ripugna
che
gi
si
dica
immanente a
s.
l'atto
la virt
di
giungervi
si
tutto
trovi
da
Avviene
qualche positiva
principio della
esserci qualche
disposizione, la quale
sia
si
come un
pu
tende, e
nuovo
in po-
semplicemente
al
tenza
primo, riguardo
la
secondo e ultimo
immanente
l'atto
gli
dell'ultima
perfezione che
ancora
ini-
ordine
soprannaturale.
questo
adunque pu avverarsi
la
pro-
pu
che
ricevere,
la
da
cui
di
dipende
riceva.
maniera
forme
e di
perfezioni,
214
alle
IMMANENZA
quali
il
soggetto
si
riferisce,
come
dirsi
le
proprio
naturai complemento,
che debba
manchevole
ottiene.
non
E
per
effettiva
tali
che deve
condurla a
di natura
;
atti,
appartiene
ed essa agisce,
ad attuarlo
nano
nella materia
le
;
diverse
cos
forme
corporee soarriva
all'uso
stanziali e accidentali
uomo
In
quest'ordine
finalmente,
rimota
quanto pi
dall'atto,
di
la
potenzialit
per
stessa
che peraltro
capace, o
quanto pi
maggiore
efficacia,
o esercizio
di virt,
ci
si
richiede
mole
di
ghiaccio.
E meno
altro
opera
panno gi
che
fili
tessuto, che se
non avesse
alla
mano
e
da tessere ancora.
camente
fra loro
Ma
tutto
questo
rimane
passivi
si
nell'or-
intrinse-
riducono
li
allo stesso
precede e
riceve.
Pu invece compararsi
fezione, la quale
il
esso
ma
di
tal
dee dire
alcun
modo
necessaria, n
pu
dirsi
che
la capacit
215
domandi
come
dovuta,
l'ottiene.
n
Siat-
non
agente ordinato
ad
Ma
se consialla
eiis
deriamo qualsiasi
infinita
creatura
in
relazione
in
virt
di
Dio, com'essa
il
pu
omne
senza
soggetto creato
riferito
ad
nel
di-
di
quale cadrebbe
e
per
non
rebbe nulla,
cit di
dato
al
alla
materia, la sempli-
natura attribuita
di
corpo.
notisi
che l'opein
razione
Dio
spesso
richiesta,
anzi
alcun
modo sempre
prima Causa
rituali
al
:
Tutte han
della
mozione della
le
;
pu creare
anime
spi-
solo Iddio
pu
stabilirci
a che
naturalmente aspiriamo.
Ma
la
quanto
pu pu
produrre nella
al
primo
ci
ordine stabilito.
che
cosa
e
fare? Tutto
il
no
a
sotto
medesimo
E
?
quale
disposizione
ci richiede nella
creatura
Nessuna.
Ma come
distanza,
Iddio
non suppone
nulla
cos
dolo quasi da
infinita
ch'
il
2l6
IMMANENZA
vi
suppone alcun
reale
principio
del
nuovo
atto,
qualsiasi preparazione,
l'aver cotesto atto
ma
solo
necessario
che
la
non implichi
di
alla
ripugnanza
con
La potenza
riori,
recettiva
atti
in tal guisa
infinita
1'
supe-
possibili
soltanto
virt
di Dio,
suole chiamarsi
obbedienziale. Ricorda
obbedienza
quelle che
col chia-
cenno creatore,
che non sono
s
:
di
sono come
di quelle
:
Dio,
suni.
marle, le fa essere
Dixit
et
facta
Ovvero
et
adsumus;
luxe-
runt Ei
cum
nuova
in-
stesso Iddio
voglia
con
un'azione,
che appunto
perch nel
si
assomiglia
Che per
dire
la
se riguardo alle
forme conal
naturali
possiam
coi
moderni
immanente
soggetto l'ordine e
qualche primo
riguardo
atto
che
incomincia e
le esige,
all'altre,
dobbiam negare che siano immanenti al soggetto, prima che vi siano gi prodotte o incominciate, o
che
il
soggetto
le
positiva di-
sposizione o con un
fetto
moto
che
vi
k
RIGUARDO all'ordine SOPRANNATURALE
217
mine
finita
d sola
potenza obbedenziale
e tal potenza
in
non
Capacit soprannaturale.
Or diciamo
esser
Prendendo questa
la
voce
con
lo stretto
senso,
che
tradizione di molti
secoli
ha
reso fermo e
l'enunciazione
si
ma-
Poich soprannaturale
soltanto,
dice non
in
senso
bens
assolutamente
o
possibile so-
comparazione a qualsiasi
Potrebbe
dirsi
creata
stanza.
soprannaturale
relativamente
la
composizione
.
d'
;
un
sa-
all'umana natura
le
l'intendere
trovano pro;
vando e riprovando
sensibile
fenomeni
il
corporei
sarebbe
non comandata
dalla
Ma
alla
questi
privilegi, gi concessi,
almeno
nostra
famiglia in
Adamo
innocente,
non
ci
eleverebbero
per nulla
la
al
teologa
dice
soprannaturale
ci
che
finita
j^^
2l8
IMMANENZA
le
sostanze possibili
fine,
vanno
crescendo come
numeri senza
elevandosi nella
perfezione intellettiva.
Adunque
ordine
da
alla
ha con
esse co-
mune
misura o proporzione
effettiva,
di quantit.
Quanto poi
potr es-
cagione
nessuna virt
stessa
finita
come strumento,
non diciam
che un
nulla,
forse
non ripugner
di
quella
attualit superiore
effetto
assurdo
come
Dunin in
da cagion principale, da
una
virt inferiore.
capace se
que se
la
creatura in alcun
modo
pu
di ele-
vazione soprannaturale,
non
che
pu essere
tutto
non
quanto
riferita
a Dio,
quello
Questi
due
caratteri,
non aver
altra
proporzione
di
all'atto,
fuor
sola
della
ca-
semplice possibilit, e
riguardar
come
gione efficace
la virt
divina,
costituiscono la po-
che
ri-
E
la
tale
quella che
si
riferisce
alla
grazia, per
di
costituiti
figli
Dio,
sta
coeredi e
di
Ges
Cristo.
Senza dubbio
cotesta
sopra ad ogni
creatura
possibile
adozione,
di-
che
ci
ci
possibili quella
quale
son
dati
massimi
e preziosi
doni,
onde
219
stesso: similes
sicuii est (I
Io.
Ei
erinuis,
quoiiavi
videbnus
Eum
e di-
Ili,
proporzione
condotti
quando
gloria
sar consumata,
si
esplicher nel
lume
della
Da
fa
raci
il
prepara e ora
Cristo.
ci
prepariamo
soltanto
celeste,
una
Iddio
specie
a
chi
di libera
convenzione, per
la
quale
intrin-
termine,
meriti e la
tutta
d'un
durante
la
del
abiti
Redentore
e per gli
applicatici nei
atti
Sacramenti
che
la
per
le
gli
infusi
grazia e
entitativa
virt
conseguenti
hanno intrinseca
noscenza di Dio
ed
si
proporzione
e con
1'
con
la
riveler
intuitiva coin
operiamo
fin
d'ora
un modo
Onde
:
che
la
grazia un cominciamento
della
l'ha per
gloria
la
prima Verit e
oggetto e
220
IMMANENZA
la
medesima Verit sar lume e sar termine del comprensore e la medesima carit, che per Sacramenti e per atti meritorii avremo con;
seguito
al
fine
della
mortale
carriera,
durer
in
mutando modo
fede sar mutata
come
la
in visione
non pi
ma
necessaria e sicura
excidit.
beatissima
caritas
?iU7i-
quam
Adunque,
com' soprannaturale
entit
la
sopran-
qui stanno
nascosti tesori
ineffabili
essenzialmente
intelletto
:
superiore
al
nostro e
l'
anche
dei
all'
angelico
a
misteriosa
entit
doni
noi
concessi
per
Ges Cristo;
mente a Dio
mistero
il
congiungersi
della
Forse a questo
i
quali pren-
dono
co-
scienza, e
come sono
espresse
dalle
correnti, e in quel
modo
proce-
diamo per
dano
con
sia
fede.
Senza pensare
vera e intrinseca
la riguar-
di
comune
la retta
perfezione.
come
la
visione
di
22
Dio
sue
senza
misura
eccede ogni
possibile
intelletto
creato, e
delle
aspirazioni,
ragione
sia
giunge per s ad
possibile;
intendere che
sia,
assolutamente
fatto,
ma
in
che
lo
ha dal
Secondo natura
il
cognizione
si
compie
quanto
immagine di quello. Ora manifesto che la cosa ricevuta in un soggetto naturalmente a questo si commisura pi ancora manifesto che l'immagine predetta non eccede la massima virt della sua causa efficiente. Quindi
pria attivit in s forma un'
;
che qualunque
intelletto
ha
il
suo
modo
di conoscere,
e giunge con la
sua
forza
rappresentativa
il
ad una
certa perfezione, e ad
d' intellettualit.
un oggetto che ha
suo grado
Veramente ogni
;
intelletto attinge la
pu conoscere qualunoggetto
quel
que
ente.
Ma
la
che mostri
stessa,
qual
di
in
se
non pu sorgere
che
esso
oltre
grado
spiri-
tualit in
medesimo
costituito.
Perch
dalla
sua facolt, radicata nella sua essenza, diviene intenzionalmente ci che conosce, e della propria ragion
formale del suo oggetto esso
s'
informa.
se cos,
e
come pu
divenire intellettualmente pi
alto
pi
non
sia nella
1'
sua virt
Come
l'
potrebbe
operazione d' un
perfetta
?
soggetto essere
alta
intrinsecamente
pi
pi
tale
che non
sia
Or
222
IMMANENZA
dirsi,
dovrebbe
se l'intelligente
il
riuscisse
d'
formare
natura
intenzionalmente
proprio
concetto
una
me-
desimo non
sensitiva,
l'
sia.
Perci
vediamo che
alle condizioni
la
percezione
com' legata
materiali della
singolarit
presenta. Perci
sensi
nell' attin-
r intelletto
gere
la realt
corpo, di cui r anima forma, pu conoscere le ragioni astratte delle nature circostanti,
a rappresentarsi una forma pura per
ma non
s
sorge
sussistente
astrarre,
alle
comunissime anche
la
nature
incorporee
pu negare
modo
cognizioni.
Tuttavia,
solo
il
per
analogia
Insomma
il
conoscente e
il
conosciuto diven-
Dunque
al
si
ridu-
cono
allo stesso
il
ordine di spiritualit
o d'attualit.
perch
conoscente determinato
grado della
la
sua
attiva
la
virt
natu-
propria ragione
Ora
certissimo
ed evidente che
la
divina
Es-
della perfezione,
223
e
la
quale non pu
commisurarsi
la
capacit
mente
finita.
Lo eccede
a
pel
modo
la
Con
o due maniere
infinito,
niera dell'
alte
si
umana conoscenza,
quale
alle
cose pi
partendo
dall'oggetto
che
le
getto
essa
legate
quantit.
limite,
Ora
di
la
quantit
tale
per s
importa
misura e
guisa
che, senza
limite o misura,
pace
di
esistere realmente.
la
diamo insieme
pi
di
prima nozione
minore o magalcunch
ci
giore, di piccolo o
i
grande
poi,
allontanando sempre
raffigurarci
i
grandissimo
e,
fingendo che
limiti
non
sieno
pi,
diciamo
infinito.
Analogamente a
la
cotal grandezza,
delle di7ion
concepiamo ancora
verse nature, onine
crescente perfezione
gi
notava
sant'Agostino,
dicitur,
ogni
grandezza,
alla
quan-
negando
poi,
limiti,
concepiam
che
l'
infinito.
Ma
osservando
questa
materia,
considerazione
ove
;
1'
infinit
non pu avverarsi
che
veniamo
materia
atto o la forma,
nella
restringe,
dal
recipiente
diminuita,
mentre
essa
per s
nella
propria
ragione
parrebbe dover
224
esser libera
e avere
ci
risponde una
di perfezione, cetto,
infinit diversa
dalla
precedente, tutta
nel
e niente incerta o
vaga
suo cone
nel
distinguersi
da ogni
altra
ragione,
l'
Questa
infinit
si
della
forma o
dell' atto
per s sussistente.
E
le
av-
pure e
libere,
quali
costituzione
della
loro
sostanza
non inchiuricevuta,
dono un principio
cos
ristretta,
la
materiale
ove
sia
ragion
formale
si
della
medesima
rimane
oppone
alla concre-
Non abbiamo
simi.
atti
puris-
inchiudono
ed entitativamente
si
connette con
:
la
potenzialit al-
hanno
lo
l'essere, e
non sono
loro essere.
N pur sono
finito
tal
all'essere
dell'atto
immateriale
proporziona;
ma
ciascuno spirito
intellettualit
di
natura, in
quanto dice
l'
anima
dalle
umana
nata a
ragioni
astratte
cose sentite.
vedremo
che
gli
quando saremo
si
All' infinito
eleva
intelletto
Il
risponde
guenza
spiriti
225
com'
primo
il
modo
preso
semplicemente
ci
dal negare
termine
grandezza,
dimostra che
non pu creato
bilit
;
intelletto esaurire la
divina intelligiinfi-
nita
distanza
dal
conoscere
Iddio,
com' Egli
solo
Questa conpropria
creato
pur
possa
attingere
la
Ma
ci
soccorre l'altra
1'
Es-
sere sussistente e
purissimo Atto
si si
eleva
sopra
presenta, non
come una
smisututto,
rata estensione
quale,
;
se
non prendo
si
ma
presenta
con
un
modo
tutto ci
mia mente,
rituale
s,
spi-
ma non rappresentarsi. E
da ogni composizione, pu
nemmeno
parzialmente
alla
si
pro-
non
si
pu attingere
s'
la
propria ragione di ci
purit
dell' atto
s,
che
distingue e
1'
innalza per la
e per
non
ristretto ad alcuna
ragione formale.
sia,
impossibile
comprendere quanto
226
IMMANENZA
sia,
concepire qual
Come dunque
V intelletto
1'
umano non ha
i
vigore
della natura
stesso.
poich
e
tale
sproporzione
per
1'
intrinseca
ad
ogni
Dio,
mente
la
pu
dirsi,
1'
infinita
distanza
da
senza misura,
prima
Verit,
assolutamente
soprannaturale.
virtii
nuova
princi-
ma
ancora che
cagion
pale
sia
d'
dell'
altra
che
la
stessa
virt
divina,
trattandosi
un
atto
connaturale
infatti
soltanto
Dio medesimo.
oggetto
del
Egli
solo
ha per proprio
suo
l'o-
Ora
manifesto
che
come strumento
elevazione
dalla
da
esigere
una
cos
la
intrinseca
che anzi
fede, se cotesto
modo
d'
ch
nemmeno possiamo
si
dir
a che
tura
di
Dio
ci
apparir
in-
creato
se consideriamo la necessit di
porre
nella
sia
mente
che
conosce, una
perfetta
227
termina.
La prima
la specie
il
verbo
dalla
prima procede e
gione
d'
immagine o
al
rappresentazione,
ma
solo di
tendenza
suo oggetto.
Ma
assolutamente neces1'
formale
rappresentazione
atto
di
puro nell'ordine
anche essere
al
intellettivo,
che
il
suo
essere fosse
cos
inteso, e n<^n
potesse unirsi
intimamente
sergli quasi
create sostanze, le
coni'
1'
perfezioni
semplici,
di
intendere,
potenza
e d'atto.
Ora
a
ri-
pugna avere
dice perfezione e
dall'altro vien
compimento
la
potenza dell'uno e
meno.
render
l'
Di
in
pi, a
intelletto
capace
di
formare
r immagine o
il
verbo
mentale, conviene in
sia
esso presupporre
un principio, ove
inchiusa la
:
sar inteso
e se-
condo
la
l'
intelletto, s
che
;
ha propria conoscenza
basta
q.
di
Dio
tanto.
art.
I),
Vili
228
IMMANENZA
impressa nell'occhio
l'im-
quale cono-
magine propria
incircoscritta,
tre,
di
menparti-
colar ragione
di
XII
Adunque, se dovessimo contentarci di dir nella nostra mente rappresentato Iddio per qualsiasi specie
infusa o
forma
Vuol
di
mente impropria,
quello
per
la
un' analogia
realt
(1.
pi
lontana
che se per
la
accidentale
art.
dovessimo
conoscere
sostanza
cit.
IV).
Ogni
realt
:
come questo
trettanto
necessario
vero
nell'intellettivo,
che in
quello
si si
fonda, e alla
virt
del
soggetto
onde
procede
commisura
non
v' atto
come non
v' nell'essere.
presentarsi con
229
semplicis-
e in s
immutabile
e
le
cosa fuor di s
come
e in s eterna, e cagione
;
ed entit assoluta,
:
e sussistente
comprendente
insomma ed eccedente con una ineffabile semplicit gl'infiniti modi di perfezione distinti in tutte le posE come ripugna che cotesti modi sibili creature. ove non sieno identificati in un' essenza creata
pu
sussistere
un puro
pel
atto,
e ogni perfezione
l'essere
sem-
plice limitata
soggetto, e
distinto
secondo
narsi
le
,
ragioni
li
cos
ripugna
che
una specie
intelligibile
creata
gli
avvera.
Qui non
che la
semplice sproporzione
;
di
natura a ci
supera
non perch
atto suo
divina Essenza
si
faccia all'intelletto
si
termini con
l'
ossia
mente
all'atto
d'intuire Iddio;
ed Ella pure
sia
presente
visione,
immediato della
intelletto
prima
di
conda.
Ma
manifesto che
gli
230
IMMANENZA
;
anzi
tanto pi per
nell'
l'
quanto
e
il
verbo pi attuale
ordine
intellettivo
meglio
deve rappresentare
oggetto,
in
la
intelletto beato,
ma
che con
sua efficienza ne
supplisce r ufficio.
ricevuta
come
in
composizione, e ne
atti
a
;
guisa degli
non
sussistenti.
Or questo
assurdo
ma, bench
di-
rimanga verit misteriosa, assurdo che la virt vina sia principio immediato alla mente creata
portarsi con la sua
di
di
intellezione alla
stessa
Essenza
Dio
e che questa,
tivo,
sia
per se
visione,
cos
adempie
s
di
forma,
come
specie im-
pressa,
come
espressa.
Ora
impossibile
1'
che
cos
intima e sublime
unione con
zione alcuna mente creata abbia secondo la sua natura disposizione o proporzione alcuna, o altra ten-
di sola
potenza obbedienziale.
Dovrebbe esser naturalmente proporzionata ad aver per sua forma o per suo atto Iddio. Ma sempre il soggetto riguardato come recettivo d' una perfezione, e questa medesima perfezione, sono in un medesimo
23T
che
la
potenza
come
1'
tale
non
altro che
atto che la
tutto,
compie
ai
co-
onde
principi
An:
fuori
d'
ogni genere
un soggetto distinto
Atto
una creatura pu
che
supplisca
dirsi
purissimo,
alla
man-
dopo
specie infusa,
all'intelletto.
ma
solo perch
Dio stesso
congiunga
sentia
divina
forma
ti?ide
intelligibilis
intellectus creati,
quod
patet, Actus
enim
et
po-
tentia
potentia in
est
7i
ge-
non potest
quo
est
po-
unde forma
quae
sensibilis,
quae
sed
sui.
ipsius,
forma
immaterialis
ge7ieris
Sicut autem
forma
supra
ipsam
est
forma ad quam
creati (de
se extendit
intellectus
III).
il
Ad
la
prin-
potenza e
:
il
suo atto
connaturale,
le
zione
ecco
la
forme acciden-
232
tali
si
;
IMMANENZA
ecco
la
materia che
per
l'
umana generazione
anima
spirituale.
dall'
Or
Rispondiamo che
sua prima
secondari.
capacit.
la
sostanza
come
tale in po-
Ulteriormente
capace
d' atti
s'
Or
ag-
giungono, e son
all'
terminati
alle
forme accidentali e
e sostanziale,
sussistere
;
con
cui
il
soggetto
suo
altri
e distinti.
ai
E come
sono realmente
si
distinti
le
termini
portano, cio
forme ac-
cidentali, cos la
essi
diversa dalla
prima
si
forma appartenente ad
altro
Quando
s
riferisce
ad un atto
inchiude
operativo, e
potenza recettiva,
in
gran parte
perfezione
gi perfezione
non
sola
perfettibile
si
il
poter agire,
il
poter intendere)
al
o quando
consi-
dera aggiunta
alla
forma che
che
il
risulter
(come
sola
il
elastica
non
si
tratter
d'
pi
della
sostanza
riguardata
;
come capace
vrassi
una forma
d' aI.ro
genere
ma
do-
ammettere una
ond'ha
233
atto pi perfetto
assoluta, ad
un genere
eppure
(').
genere con
lo spirito,
si
scioglie, osservando,
mari-
gi pronta
ricevere
la
struttura
umana
ma
ad un
Avviene
(^)
gliezza
Con questa osservazione rimane sciolta la sottidi Duns Scoto contro s. Tommaso, che dal dover
la
essere
potenza e
di
1'
deduceva
la
pa-
chiedevano se queste medesime facolt fossero ricevute in di che penun' altra potenza del loro ordine accidentale savano far venire l'Angelico ad una serie infinita. Ma non attendevano che la facolt operativa imperfetta ancora,
:
se
si
tecipa
il
perfezione,
in
come
una attualit che s'aggiunge alla potenza recettiva, e per si distingue dalla sostanza. Aristotele e s. Tommaso usano della voce potenza, analogicamente ragionando or della passiva or della attiva. Ma l'uno e l'altro
soggetto
In
quanto dicono
atti
sono
sono le altre qualit, e per quanto dicono potenza passiva rispetto all'operazione che ancora non hanno, sono con questa in uno stesso genere; e vi sono, come veri
vi
come
accidenti, pei
quali
la
234
vita,
IMMANENZA
con quel
dovr esser
lo stesso
nel generato,
ha un
tal
tal
modo
da
anima pro1'
anima
spirituale.
Viceversa
come
ri-
cevere
che dev'essere
e
necessariamente
vita
sensitiva,
per
porea
delle
nel qual
modo pienamente
atti
della materia,
Onde
ab-
biamo che
materia
i
con
le
s'
sue disposizioni,
due
incontrano
come
E
fetto,
il
poter es-
modo,
e
al
medesimo genere,
o che
medesimo.
Ora, senza contrasto e in ogni modo,
Iddio,
sta
l'
Essere
sussistente.
fuori
d'ogni
genere.
Non
dunque connaturale a verun creato intelletto congiungersi a Lui, come a forma intellettuale. Eppure senza
tal
congiunzione assurda
la visione
beatifica.
Ne dobbiamo
zione,
per
la
conoscenza intuitiva
;
di
Dio, del
di credere
tutto impossibile
o, se
abbiam ragione
1'
che
s'
avveri,
in
come
di fatto
abbiam
remo
ordine
sola p-
235
che
riguarda
l'infinita
virt di
Insistiamo su questo:
ove
la
fede
non
la
ci
am-
maestrasse, non
di
visione
mente
creata.
Secondo que-
vazione del
cielo,
ma
a
naturalmente
perfetti,
dice che
di tal privazione
non patiranno,
cui
come
fu
ignari della
sorte beatissima
l'umanit
ordinata: non
q.
\'
sapranno che
art.
si
Ili
in
e.
et
ad 3.\
lo
saprebbero
migliori
si
filosofi
nemmen
por-
rebbe
questione.
Ma quando
la
questione fosse
ri-
sponder che
di
pu un' intelligenza finita concepir l' infinito ? un atto che sempre ha misto tanto di potenzialit,
quanto ne
a un
ritiene
Come Come
nelle
creature,
ci
rappresenter
l'atto purissimo?
Come potremmo
elevarci
operando
modo
1'
di
Come
l'
intendere
sibili
maniere e perfezioni
essere
Valida
ar-
Se
stesso, senza
che
di
le
la
senza
la
si
congiunga a guisa
creata, e tenga
l'
forma
veci,
con
che
mente
di specie
determina
intelletto,
l'
di
specie
che ne termina
intrinsecamente
operazione,
236
IMMANENZA
chi dir che tal congiunzione possibile
?
Or
chi
primo aspetto
la
veramente un mistero,
cui
non abbiamo a
priori
r affermi.
E come
le
mostri
pi
false.
che
l'
infinito
Iddio
dista
da ogni
che
il
dunque
Iddio:
ugualmente impossiil
risponderemmo che
entra
suna guisa
la
realt
;
immateriale
nell'
ambito
di ci eh' sensibile
mentre
al
contrario V oggetto
l'
adequato
ch
la
di
qualunque
si
intelletto
limiti
ente
e ancor-
nostra mente
si
buon
indizio
che non
ci
mente r Essere
strarci
ma non
fatto
basta a dimo-
che possibile, e
fede.
e la possibilit ci
della
divina
la
Essenza con
mente creata?
magnifica
dot-
237
quale
e
osserva
come ripugna
un proprio
;
ad una forma gi
limitata
stretta in
ma
libera o per
Cos non pu
farsi
forma riguardo ad un
altro soggetto
esista in se stessa,
al
comu-
suo essere
corpo umano.
nell" inten-
Ora
la
sua efficienza
formale
in
l'es-
maniera,
quanto
al sussistere,
abbiamo
1'
divina Essenza,
ma
con-
giunge
alle
le
attua
la
che
vedono Iddio,
immediatamente termina
loro vi-
due supreme
sono
1'
e miste-
unione ipo-
che ne sveli
possibili
?
1'
Una
al
verit che
ci
quanto
all'
essere n quanto
poter essere
238
IMMANENZA
le
rive-
pu riconoscer
possibile
ma
che soltanto
pu e si dee credere, mostrando che le opposte ragioni non concludono di necessit, propriamente
misteriosa. Tutto questo
si
che
tuizione di Dio.
mistero.
Non pu
stra natura
o la postuli
nulla
vi
tenda
la
non chiede
la grazia,
alcun
chiede
al
che assolutamente
la
eccede
mentre
fine
in
cui
dobbiamo intendere
ove spiega che
eccellenti,
taci
le
la dottrina
accennata da S. Paolo,
opere
salvi
per
la
fede,
l'
esser
o no,
:
ma
solo
nuova creazione,
la
nova creatura
grazia,
il
cui
come
La
grazia,
abbiam detto
si
poich
fin
d'ora siamo
:
prendere
(jel
l'
intrinseca
ragione e
la
misura entitativa
nell'
principio che
omai ne abbiamo
anima san-
239
Ond"
pei quali
siamo
divina ed misteriosa, in
modo
la
in-
propor-
che
sia
disposta
la
domandi,
all'
ma
che
soltanto
n'
capace, riferendosi
Creatore,
alla
come potenza
obbedienziale.
Che per
se
ri-
marrebbe
non inane
e manchevole,
qual
Se
la
natura postuli
il
soprannaturale.
Per
zia
la
sovra
natura,
della
visione di
zia
promessa
visione,
quasi
cominciamento.
sime.
qualche preparazione
alle
mede-
Rimane
tuttavia
un
altro
modo,
tendono alcuni
Ci voglion venire,
s
necessario,
che
la
Sapienza
all'
non pot a
voglion model-
meno
strare
di
aggiungerlo
che
necessit
240
IMMANENZA
la la
natura da
religione
Assolutamente imdell'uomo
possibile
e
intendi,
alle sole
forze
cos
all'
uomo
ecco
:
propriamente
moderne toccanti il nostro argomento. E poco appresso: Che il soprannaturale sia umanamente
idee
inaccessibile, ci che insegna la fede, e ci che esige la ragione. Ci che reale,
la
la
seconda
lo
concepisce
come
necessario,
gratuitamente ci che
lare invincibilmente.
1'
altra
<<
(').
Adunque
nello studiare
stra anima,
i
il
metodo
del
dell'
immanenza
le
consister
profondamente
bisogni
in
nostro cuore
i
nello
scrunostri
si
tare
ci
che
e
germe contengono
desideri
;
primi
pensieri
g' ingeniti
il
nel vedere
come
svolgono e qual
la
dopo aver cambiato un caos di nebulosa informe nell'universo mirabile; dopo aver forse tratto dalla
materia (chi sa?
si
spera ancora)
le
prime
cellule
Q) SUidi Religiosi
filosofia dell'azione,
di Firenze,
247 e 249
24I
o
;
il
protoplasma
chi
sa
quali
primissimi
protisti
(qui
le
non vogliono
infime
specie
nel vita
all'
avere
espanta
la
prima
fino
1'
;
uomo,
ci
o almeno
fino
all'
umano organismo
evoluzione
alto,
mostrer pur
stula
il
la
che po-
divino.
la
Qual
tra
mortali,
che interroghi
sentirsi desideroso
d'una cor^
?
Tenrenda
diamo
felici
:
alla
verit,
tendiamo
al
bene,
che
ci
or
n'
abbiamo tanto
quanto
chi
non riconosce
al
il
bisogno di
nella
ci
mente,
detor-
E andando
;
fondo,
menta
il
bisogno
dell' infinito
e,
pi
determinatacercato
ri-
mente, questo
infinito
Dio.
;
Ora
e,
Iddio,
la
se
ragione
alto,
alcuni ottimi
appena,
non
in
cui
Se non
fosse la rivelazione,
gli
uomini
mai
Eum
aut
7ive?iia7it
dove andiamo,
i6
242
IMMANENZA
sia
il
o qual
nostro destino
di
che
la
povera nostra
ragione,
anche prendendola
titudine,
ret-
insufficiente.
stici
E non
era
che,
fossero
l'
misteri,
la
rivelazione
necessaria a rendere
uomo
sicuro
dell'onest e del
creato?
Cos
i
Dunque
la
natura
esige
soprannaturale.
nuovi apologeti.
Certo, le pi nobili
tendenze della
natura,
dalla
di-
corru-
cose terrene
ma
se
1'
anima
si
mantenga
soltanto
fine
;
illibata
e rientri in se stessa,
sempotr
allora
E
la
allora
del
suo che
capace di conoscere
verit
unicamente
necessaria-
importa.
Ora con
ci
stesso
cercher
mente
non potersi
da s
quale
pienamente risponde
e
la
la
destina-
rivelata. Cos
mo
tilla
chiede
la
anima,
scinalla
Dio.
Dunque
;
grazia
necessaria
si
mente
e al cuore
e quanto pi lo spirito
i
eleva,
suoi
modi,
divien
mani-
Poich non
243
Ma
altronde
basti
conchiu-
dere efficacemente
naturale
s'
non come
della
altri
poteron dire
tura o del
soprannaturale
dalla
l'
istituzione
nasadi-
mondo
natura,
parte di Dio, n
come
al
della
o
alta,
ci
aggiungesse doni
agli
la
proprii
una natura pi
facendoci simili
tutta
angeli
sia sorpassata
possibile
l'infinito
natura e
si
tocchi ad
alcun
atto
che,
per
come dimostrammo,
;
la
vera
d'
intuizione
ed similmente
ordine di-
ter-
mine
alto,
medesima
ci
richiesto,
che da essa
natura
una
far
perfezione,
ordi-
nata
al
suo
che
il
simo
che
sia
n'
tutta la ragion
esistere per
la
potenza
capace.
In altro
244
IMMANENZA
;
la potenzialit rispondente
ovvero
ci
il
soggetto senza
gli
queir atto
rimane privo
di
che
dovuto,
come
cacia.
mostruoso
allora
la
deduzione
la la
accennata ha
effi-
natura sia
intrinseca-
mente
riferendo
mancanza all'Autore
non per
suo
ter-
nulla irragionevole
il
quale
possibile
che
la
virt
divina aggiunga
altre
ed
altre perfezioni,
ma
che eccedono
sia esaurita,
fatto.
potendo sempre
Adunque
natura,
l'aver
dimostrato
zialmente
che
ogni
l'ordine
della
proporzione della
la
conchiudere che
natura non
lo
esige
come suo
compimento,
chevole o deforme, n
desiderio
dell'
uomo
resta
Ancora,
l'
abbiam
in
trovato
che
l'
elevazione
del-
uomo
proprio
senso
misteriosa,
come son
soprannatula
Dobbiam
l'ordine
divina natura,
massimamente oggetto
essa,
ragione
sa-
nulla
avremmo
filosofa,
1'
al cielo.
sit)-
tutta
opposta,
non solo
all'
antica
fu
bene
alla fede
propriamente detta,
eresia di Pe-
245
come
poi
furono opposti
gli
errori
e
di
Baio.
Al
contrario, se con
qualche
efficacia
con
vera
argomento
e
per
vita
conchiudere
eterna
(e
la
necessit
della
grazia
la
della
potremmo
farlo,
quando
natura
perfe-
di
monca
non buona);
l'esistenza
dell'ordine
soprannaturale
sarebbe
provata,
com'
provata
l'
esistenza di Dio.
si
Non
guenza un mistero, e
che
oggetto
di
fede.
pii
non
a posteriori
segni conseguenti,
causa,
il
come deduciamo
:
la
da necessit antecedente
ne
troveremmo
e neldi
ef-
umana natura
;
atti
poi
.
la
bont
Dio
fetti
ci
Solo dagli
dell'
antichi di-
hanno preso
ger
quando
la
non
la
grazia non
Come mai
dichiara
dato gratuitamente ci
che la ragione
246
IMMANENZA
postulare invincibilmente?
insieme.
Le due
parti
non stanno
le quali
entrano a costituire
nella Chiesa
si
si
form, e contro
pura
liberalit a chi
non
vi
aveva nessun
titolo.
diritto,
alcun
La
in
vita eterna,
consumata
senso
strettissimo
23).
grazia
gratia
Dei
quel
e
il
vita aeterna
(Rom. VI,
ci
Non
grazia in
la
modo
sole,
la
che Iddio
d liberamente
pioggia
della
sanit e F ingegno,
come Autore
natura e
fezione
;
conducendo
sibbene
grazia in
quanto, supponendo
dell'
uomo, non
v'
troppo pi alto
anzi
Dio
lo
E come
al
la
dovuta
non
cos
la grazia
non
dovuta
:
sopra come
come
scrisse
lo
stesso
opere
dell'
uomo
il
Si autem gratia,
6).
Ora
desola
la
natura gi esigesse
grazia e
meno
ci
sarebbe di
dono gratuito
in
darci
quello a
che gi nascendo
in
accordarci
247
mercede conveniente
si
al
che
sere, di quello
ottiene per
d' esser
titoli
sopravvenienti,
e cos Paolo
si
vantava
davanti
al
giudice che
aveva comprato
cittadi-
che
il
dar
la
grazia
non
sa-
rebbe pi da attribuire
alla alla
larghezza e
all' effusis-
sima bont
di Dio,
ma
stinguendo a
modo umano
gli attributi di
for-
come
l'
il
germe
del-
uomo, spetta
riguarda
la
lo
come operante
di
un ordine superiore.
in
Or
giustizia
Dio sempre
questo consiste,
di
che
re-
Lo
stringa,
qualche
a
legge
diritto
si
che Gli
che
s'
imponga,
perch
verso
soddisfi
di
un
altri
possa avere
dipen-
Lui
con ci
porrebbe qualche
d'
ogni or-
in tale assurdit,
da porre invece
solo
si
in
quello che
stesso
ha incominciata
o
in
ripugna che
creatura
manca
ci
Dei
esse institiavi,
qiiod
248
IMMANENZA
tribuit
omiibus
existeitium digjiitatem ,
miiuscuiusque naturam in
p.
q.
et virtute (I
XXI
in
art. I).
E
ad
quanto
(ib.
Et
licet
Deus hoc
dei,
no7i
tavien
ad Ipsum
La qual
nelle
dottrina
novamente
della natura
illustrata
dall'Angelico
;
questioni
non
se
v'
gra-
CXII
art.
non
1'
v'
vanti a
bilito
:
Dio
ordine da
esse
7i07i
Meritum
apud Deimi
potest,
homo consequatur a Deo per suam operationem quasi mercedem, ad quod Deus ei virtutem operandi deputavit (ib. q. CXIV art. I). Che
ita scilicet ut id
^
giusto
giu-
primi
doni
v'
della
grazia
delle
opere
salutari
ma non
cede,
merito, non
v'
mer-
isti-
ordine
soprannaturale,
infusione
prima grazia.
la
Chiesa condann
non
ma
ancora
buona volont
re-
24)
ad ottener
la
come
guisa
suoi
si
dispone
le
in
che
resti
sia
dato
r ulterior bene eh' essa veramente richiede. Apparterrebbe a Dio, che provvede secondo
della natura,
il
l'
istituzione
dono, n ancor
tolico.
meno sarebbe
ancora fu
Per questo
respinta e
condannata
la
redenzione
beni perduti
col peccato
tali
beni,
uomo
innocente, e per
angelo n
dell'
grazia
di qualsiasi creata
Ges Cristo
col suo
Sangue
ma
ha proporzione
l'
intuitiva
si
conoordina
Dunque non
si
la
non
ci
arriva,
e solo
Iddio pu
quietare
il
infonderla
250
IMMANENZA
si
Non
tura,
in
la
nostra na-
troviamo
che
posto
Adamo
innocente, e
al
quale siamo
fosse,
l'
ricondotti per
logetica
dell'
Ges
Cristo.
Se questo
apo-
immanenza sarebbe
in-
di
condurre a termine
Non
l'
non immanente
di
al;
uomo, quasi ne
un connaturale compimento
quella,
ma
o alcun
mostri possibile.
Dottrina dell'Angelico.
Eppure pu sembrare
neli'
il
contrario, se altri
l'
si fissi
argomento, con
il
quale
il
la necessit di porre
fine dell'
uomo
nella visione
I*
di Dio.
11^^,
dopo
avere percorso
riposo
ai
vari
nostri desideri,
risponde: ultima
in visione
beatitudo
non potest
procede nel
i
esse nisi
divinae Essentiae.
e pi minuta
analisi,
Co7itra
gentili
Gentes,
filosofi
che non
non
nella conoscenza
le
non
nella
congiunzione con
la
menti
;
angeliche,
pu consistere
nostra beatitudine
ma
?5I
posto
Santo
senza
(q.
Dottore
avea risposto
che
s,
dicendo che
molte
lo
stessa
la
dottrina,
sempre con
argomento
il
persuade:
Conosciuto
l'effetto,
:
sorge spontaneo
e
l'intelletto
tal
non
gli
sia
nota
principi
per s
lo
manifesti,
o per s
procedono con
stesso ordine
finita
l'essere e la verit.
Or nessuna
sostanza
ha
in
fatte
da Dio. Dunque
la natia
tendenza
va a Dio,
conosciuto.
se
Dio non
sia
Ma
assolutamente
non
conosciuto Iddio,
non
immediatamente veduto
tendiamo naturaln sarem senessere
per Se stesso.
Dunque
a vederlo
mente,
in
quanto siamo
intellettivi,
Or non pu
che
il
Iddio
ad adempire.
Cos sembra procedere S.
dir che sia spregevole
1'
Tommaso,
e
lui
nessuno
addotto,
argomento da
o che r argomento stesso non meriti grande considerazione per r autorit del Maestro che lo propone.
Perci conviene che diciamo che cosa sia beatitudine,
252
IMMANENZA
e a che
modo
ralmente aspiri
poi
vedremo
remo
scostati.
La
beatitudine
p.
q,
il
intellettiva (1
XXXVI). Ognuno
reputa
ora
il
desiderio tende a
e
quetarsi
totalmente
bene perfetto,
queste
gente.
poi compiacersene.
Per ambedue
al
note
la
beatitudine compete
solo
intelli-
Che r
la
suo
atto,
che
eccede
esso la pos-
siede, in
quanto
1'
bramosa del
conveniente
intelli-
bene, che
alla
si
modo
il
soggetto
gente,
in
come
tale,
persona, che
le
ha ragion
di fine,
dano
bene
e al proprio
com-
godimento. Nel
godere
;
la
prima e
che
noi, avvezzi
il
diletto
ma
la
come
1'
ultima perfezione,
e per
temente
Anche
253
proporzionato;
ma
in
ogni
modo
al
e le cose
sono ordinate
bene universale,
s
;
che
la
mune che
noscono
la
propria
buona con-
tutto
manca
Se qualche immagine
nostro,
di
felicit
dall' attribuirgli
che
modo
niverso
sensazione volta a
operare in
;
modo
conveniente, n
pagnata
Neil'
medesima.
che
disviarla
uomo
inferiore,
anima e a
il
Dir beato
senso,
sarebbe
bestemmia.
Dunque
in
la
quanto
tale.
se
importa
la
massima perfezione,
all'
dovr consistere
oggetto.
la
nell' atto
migliore rivolto
ottimo
contemplazione
alta
costituisce
la
estende quanto
e.
Vili)
siccome
la
pi
la
divina,
nella
quale contenuta la
infinita
ragione
infinita
d'
ed essa
come
cos
pu essere
nella conoscenza di
ultima
perfezione e la
massima beatitudine.
Ma
in
che
modo
altissima Verit
potr
254
IMMANENZA
?
E come
in
stotele che
XII
dei Metafisici
l'
tando della beatitudine degli uomini, dice che potranno esser beati,
lo
sic
Stagirita
di
non pensava ad
uomo,
;
fuor
che
quantunque sentisse
spiritualit
e
dell'
anima
so-
accennasse
alla
cup pi
lungo,
n os
si
disputarne,
al
n pens a
esser
felici.
possa
di
Ma, compita
non pu
la
in
questa parte
noi
la filosofia
per T aiuto
vera
felicit
:
della rivelazione,
trattarsi,
sappiamo che
in tanti
;
di
dove
caso
contemplazione impedita
dolori
modi
in
dalle ne-
dove
ogni
scarsa
Prescindiamo
r anima, anzi
finale di
questi
impedimenti,
supponiamo
Di che
uomo
l'
intero,
naturai
perfezione, e
chiediamo
beatitudine capace
dere
r assoluta Verit
gli
Poi,
come
del
?
modo che
Che
il
realmente
ci
ri-
cordiamo
aversi
la
questa
contentezza
compledella
mento, anzi
felicit.
parte
comunemente pi nota
intelletto
ci
si
Poich
senza
fine,
il
vero e
l'
estendono ambedue
tra
manifesto che
sar proporzione
255
suo pro-
modo
d' attingere
1'
oggetto
intelligibile.
quan-
intelletto
conosca
in
alcuna guisa
indefinito,
come
infinito
ri-
sponde
secondo
il
mente
finita
l'
riceve
la
eccede, e
Essenza di Dio
ottenerlo un prodigio ed
un
mistero.
si
estende
come la contemplazione e come la perfezione di questa. Adunque sar beatitudine assolutamente piena e
perfetta
dove
il
l'
pie-
namente
supremo
sar deficiente, in
cotesta pienezza
di
meno da
la
porta che
la
Verit assoluta o
perfetta
che a Dio.
Intendere sus-
puro
ma
come
re-
quella di beatitudine.
connaturale
il
prima
di similitudini
analogiche e di negail
far questo,
secondo
256
difetto,
IMMANENZA
r ultima sua naturai perfezione, della quale
dirsi
dovr
contento, e a suo
sic
modo
stimarsi beato
Beati erunt,
angeli.
tamen ut homines,
o ancora
come
il
Creatore, senza
come salgono
cos
indefinitamente
nature
angeliche,
son
possibili
cepire
eccedenti
il
naturale desiderio
simili a quelli
di molti Santi.
chi
sa quali
nima
felice?
Ma
spiriti
naturalmente perfetti
Or qualunque
mente l'anima
lisse
si
sia la
oggetto
il
misurerebbe
la
senso
quivi
sta-
rebbe
sibile.
termine
dell'
Eppure semplicemente dovrebbe dirsi ancora che r intellezione non avrebbe il suo compimento e
il
in
257
bens
l'
avrebbe
in
Dio, e di pensare
Dio
Vediam pure
al
dove
all'
la
oggetto proprio e
ci
il
lume
della
mente umana,
si
eleva e
compiace
com' capace,
al
le
Creatore
sua
non sieno
le
il
cose con-
abbiamo esperienza
e coscienza;
cepirla
come un
primo Essere,
infinito eccesso
il
sentire che
non
mare
1'
movemur
et
sumus ;
sublima
l'
intelletto
porta
all'
operazione, e lo fa godere assai pi che per conoscere con proprio concetto qualsiasi determinata natura.
mente
veli
dell'
convenienti
all'
ultimo stato
dell'
uomo
perfetto, e la
mente
salisse
258
tutto,
IMMANENZA
vitali, e
come si vede l' anima negli atti pre Lo sentisse larghissimo Donatore.
Sarebbe dunque
lo
?
sem-
spirito
finito
semplicemente
beato, o
non sarebbe
par corrispondere
Tintelletto,
alla
nozione
astratta e
che prescinde da
limiti, e
;
ha
l'ente infinito
ma dobbiam
dire
che
tal
veramente non
di
Se invece
ci
contentiamo
il
dir beata la
bene a s conveniente,
sufficienza,
s,
questo
riconosce la sua
alla grazia
anche
dovrebbe
il
dirsi beato.
modo
o almeno non
diminuirgli la pace o la
Dobbiamo
l'elicito,
infatti
l'efficace e l'inefficace.
volitiva,
suo bene,
della potenza
all'
soggetto
alla
mancando
a cui
si
riferisce,
il
soggetto
modo
assurdo che
la
senza che
il
suo oggetto.
Ma
se la proporzione
non
vicina
come
sog-
259
non
sia
raggiunto mai.
Similmente abbiamo
dalla volont.
Questa
perci pu portarsi
dall' intelal
come bene
risponde
Ma
se
s
il
bene
percepito
bisogno
il
del volente,
lasci difettoso
sog-
lo
diremo
efficace,
in
in guisa
da poter muovere
mente
lascia
misero o
l'appetito inefficace,
se
ma non
le
ali,
proporzionato, o
al
come
come
es-
senzialmente superiore
o intendere
se per
al
modo
ma
sarei
stolto,
non giungervi mi
distinzioni,
affliggessi.
Secondo
riguardiamo
che cerca
quato,
la
cotali
Dio
Se
astrattamente la natura
dell' intelletto,
dobbiam
di
v'
un principio
conoscenza e beatitudine.
Ma
grado
lo
sapremmo),
la
proporzione
potenza
la per-
soggetto nella
26o
IMMANENZA
il
desiderio elicito
rebbe
efficace.
la visione di
;
Dio
e
si
quando pure
sapesse, che
la creatura
come
al
a s
non rispondente
alle
Che per
sussiste e
primo argomento,
non dipende da
altra,
come
zioni
si
diciamo che
proporziona
;
alla de-
che
preso
medesimo
com-j
Ora 1' intelletto che ha certa misura non tende, almeno efficacemente, all' apprensione diretta dell'Essere infinito, come non tende ad avere
mensurato.
per
propria
forma, o in guisa di forma,
Gli
l'Essenza
basterebbe
la chiarissiesiste,
come
che
s
ragione esemplare
ed
effettiva di
;
tutto ci
che di-
rettamente
il
si
apprende
gli
basterebbe
o non
gli
sapere
di pi o
non
possibile,
dovuto,
261
Con
questo,
ci
opponiamo
noi all'Angelico?
Xon
In-
insegnamenti
dallo stesso
altro,
s.
lunque
abbiamo appreso
Dio
l'eccellenza della
2.
l'
la
naturale imin
di
3.
ignoranza
che
co-
da se
testa
la
visione,
al
pi ne
potrebbe avere.
L'eccellenza della grazia divina, che eccede ogni
possibile natura, affermata
da
lui
ad
ogni
occas
parlando
la
dell'
uomo,
parlando dell'angelo.
E come
altezza della
Perci scrisse
Maius
unius qiiam
art.
bonum naturae
IP^
q.
CXIII
IX,
pu
esigerla quasi
(ib.
forma
rispondente
art.
o mercede
proporzionata
q.
CXII
III
q.
CXIV
art.
V)
e tutti
doni in proprio
(ib.
CXI
:
art.
ad
II)
l'
pu esserne causa
sii effeciu.
effi-
Do-
202
IMMANENZA
num autem gratiae excedit omnem faciiltatem naturae creatae, quum nihil aliud sii quam quaedam participatio divinae naturae.
Et
uecesse est
est
quod
solus
Deus
deificet,
sicit
impossibile
(ib.
quod
q.
CXII
la
art. I).
grazia non
possa
sussiste,
ma
fa
grato un soggetto
s'
tuttavia
l'
infusione
della
medesima
come in potenza obbedienzale. Infusio gratiae accedit ad rationem creaiionis^ in quantum gratia non habet causam in subiecto, 7iec e_fficientem, nec talem materiam in qua sit hoc modo in
nel soggetto, soltanto
otentia
in
actum
Cde Pot. q.
Vili ad
S'^).
Quanto
dio,
alla
tutta
dell'
darsi
immagine creata
1'
che
la
mente possa
in
attuarsi
per conoscere
se stessa.
art.
I)
per
dove cerca
Somma
(q.
XII,
e risponde
affermati-
egli parla di
una
possibilit che
ove afferma e
tutto
il
di-
Che per
e
resto
d'una necessit
adempita,
si
1'
se
non
fosse
uomo rimarrebbe
in
disfatto e
manchevole,
ogni
fonda
quella elevazione
che
eccede
natura,
ma
nel
presente
ordine
263
i
universalmente
stabilita
per
tutti
creati
dove incomincia a
trattare della
Coin-
pendium
vita.
e. I
theologiae,
trina mirabile,
frutto
maturo degli
ultimi
anni
di
Dobbiamo
in
quantunque
il
desiderio
dell'uomo
in
come
tentarsi. di
il
desiderio
la
vedere finalmente
Ora
stessa
fine stabilito,
che soil
prannaturale. Sorge
dunque nell'animo
del credente
moto
della
speranza, onde
speriamo di conseguire
desideriamo in quanto
ut edoctus
ex
fide
Tommaso
e manifesta-
al
noto
si
solito
ragionamento,
santo Dottore
liter,
;
che
leggiamo nelle
opere
del
in
quanto
Che
264
IMMANENZA
i
che conosca
nifesto,
sibile,
ma-
dichiara impos-
medesima Essenza
quasi a
infinita
non
si
unisce
le
all'intelletto,
modo
di forma, o
1"
supplendo
parti d'
prima Ve-
non appaia la comunicazione dell' Essere personale del Verbo all' Umanit di Cristo. E s. Tommaso congiunge
le
due misteriose
:
verit
Datur per
scrive,
iyitel-
quoddam exemplum
lectus creatus
illius beatae
u7iionis,
qua
increato Spiritui
intelligendo
unietur.
Non enim
Deo
restai incredibile
quod
intellectus creaturae
homini unitus
theol. e,
eius
CCI).
all'
r unit
quale prima
il
appartiene
tratto,
anima umana,
al
quale
corpo
uno
illu:
Vi ad
2""):
ma
lo stesso
esmpio vale a
la
vede
illius
qua
I).
spiritus
unietur
tre
Deo (IV
Dist.
XLIX
q.
II
art.
si
In
questi
casi v'
un atto
sussistente che
la
essere
1'
Umanit
l'
di Cristo nel
intelletto del
Verbo
la
265
in
comprensore.
Ma
gli
ultimi
or di fatto
divina,
rasse.
ci
pura
liberalit
non che
ipsa
natura
la
richiedesse o la deside-
Ad
prima
institutioie ,
natura
humana
est
naturam
q.
eius,
sed ex sola
di-
XIV
art.
ad
2").
che
la
:
zione
bonum
q.
CXIV
art. II)
le quali espres-
dimostrano ad evidenza
mente
di
trina che,
Tommaso conforme in tutto alla dotnon come nostra, ma come ricevuta nella
s.
teologia cattolica
abbiamo esposta
(')
la dottrina
medesima
dell'
pienamente asserita
dall'
Aquinate dove
uomo.
Infatti dice
Nessuno tenter di snervare la forza del nostro argomento, spingendo le parole dell'Angelico nel senso che la vita eterna superiore a ci che noi possiamo rappresentarci: 7ieque in cor hominis ascenditi come diceva 1" Apostolo. No, perch questa superiorit perdura, anche data
(^)
la fede
s.
Tom-
maso
d'ogni
dobbiamo essere portati a saper che e' e a desiderarla. Adunque la naturai conoscenza non ci direbbe nemmeno che esiste o che possibile; dunque non vi tende lo spirito creato, se-
c^do
la
sua natura
intellettiva.
266
est
IMMANENZA
ad id quod
est conveniens
seciindum
7iafura)7i ;
l'
senza
1'
angelo
(I p.
non
q.
tito
Dio
1'
LXII
Or qual pu
di
innato
all'
intelletto,
?
che
nemmeno
angelo
conscio a s stesso
Pu
riguarda
come agente
dell' intelletto
vero,
desi-
ma
la
pu essere un
Ma
su questo
ci
nifesta la
mente
di
Tommaso,
dov'egli
prende a
al
sione di Dio
sono
Qualunque
insegna che
sia stata
il
Tommaso
toglie nulla
ci
pone
in
ci
uno
stato
matro-
saremmo
secondo
la
sola natura.
Diciamo materialmente,
privi d'un
perch form,almente
ora
siam
bene gi
della ribellione,
mentre
se-
Di pi
che
di noi,
Ma
ci
realmente in
condizione
rei
dana
di quelli
d'altro
267
pei
bambini,
soffri-
Or
essi,
Dio,
ranno
di
non vederlo
o se
l'igno-
Il
Se?ite7t2e,
conoscessero
resteranno per
cui
sempre
quelle
pi tardi, scrivendo
le
quegli
uomini
gi
risu-
ma
alla fine
anch'essi
in
No
certamente
ma, acconciatosi
gli
nel
com-
mentar
le
pareva migliore
hovio
avis,
affiigitur
vel quia
ideo
non
est rex,
cum
sibi
non
de
sii
debitum.
Et
pueri
:
nihil oninino
dolebunt de
immo magis
libus (II
gaudebu7it
hoc
quod participabunt
in perfectiojiibus naturaII
art.
II).
XXXIII
q.
Quando
poi,
rispose
che naturalmente sa
quale p-
l'uomo
di
268
Sta nel
IMMANENZA
conseguimento del
sommo
bene
ma
che
sol-
come siam
cielo.
destinati
Ora quei
n
la fede,
sapranno nulla dell'ordine soprannaturale. Perci saran privi della visione, senza dolersene
dei beni di natura
art. III).
;
godranno
q.
a loro concessi
(De Malo
umane
perfezione.
alla
Eppure
le
ignoranti
di
tutto ci
che spetta
que per
lui
la necessit
questo fine
Dunnon pu dedesiderio da
anche supponental
done qualche
render
1'
notizia,
non ammette
per
uomo
infelice
meravigliarsi se
dove trattando
guisa
le stesse questioni,
sembrasse
in
alcuna
men
lucido e determinato.
Infatti
dopo
le
il
1'
chiedersi
Angelico,
l'
intelletto
aspira
a conoscere
se
e che
?
s.
Tommaso
la
Ma
conviene
269
altrimenti che in
ponendo
fatto
in
la
fondamento
(I p. q.
I
eh' essa
art. II).
pone
Non
ma suppone
nell'
di
dover credere
che
il
vi
sono
in
Dio processioni
che
reali,
Verbo
fatto carne,
Eucaristia
Ges Cristo
presente.
Assume queste
come
il
quindi procede
ragionando, e deducendo
scienza teologica. Solo
che spetta
alla
pu
prima verit
la
trovi
qualche ragione
convenienza, e
la
conclul'e-
Cos
ordine sopran-
visione di Dio, una delle pietre fondamentali nelTedificio della religione o della teologia.
San Tommaso
universo.
illustrare
1'
Mirando ad
san
Tommaso
osserv vivamente
era
conforme e
di disposto
l'intelletto,
sublime destinazione.
tale, e
verissimo che
come
ferma finch
la
causa non
di s,
n pu
270
IMMANENZA
modo
di essere
ella
abbia in se
medesima
ossia, finch
si
A
al
si
questo
oppone
finito,
modo
che
si
oppone la naturale
come
ri-
sia veduto.
S.
Tommaso
si
lo
sa e lo
abbiamo
Ma
vede assurdo
per
la
dersi quasi
ad attuar di s un
1'
intelletto creato
intelletto finito
abbia un
ente, che
vede doversi
estendere
pi
all'
infinito
di
pi sale
per
analogia a cose
alte,
concependo
modo
lo
stesso Essere
In tutto
che ogni
intelletto,
potenza
obbedienziale
capace
medesimo Essere
assoluto,
per
s invisibile
ad ogni creatura.
San Tommaso che insegn questa dottrina, e senza dubbio sentiva come non sia dimostrazione evidente,
ma
mamente
'
27 1
non manifesta
alla
ragione.
In altro
modo
all'
suppo-
nendo
veder
la fede e
non con
sull'
ragionava.
di
Cos insisteva
la
appetito naturale
intelletto
causa,
duceva
allo
limitazione propria a
sulla
ciascuna creatura.
Cos
s'
appoggiava
nozione
l'a-
di beatitudine perfetta,
spirazione e vuole
il
bene assoluto
n facea d'uopo
turalmente
le
ne
accerta
come
erunt,
filosofo,
approv
il
detto di Aristotele
beati
:
sic ta??ien
ut homhies,
Quod
ultima
et
HI
art.
Vili).
al
mento inchiuso
alto di s
(I p. q.
nella stessa
natura,
ma
alcuna cosa
come
a termine pi
Non
est
LXII
art.
I).
Con
ci
fine
che
lo
esige, e
Tuttavia
trebbe
su
quest'ultima
proposizione
altri
poraal-
propone
di Ari-
filosofi
commentatori
272
stotele,
IMMANENZA
che l'uomo non sar beato, se non vedendo
Iddio.
Ora con
essi
non era
da assumere
la verit
il
della fede,
ma
della ragione.
le
Vero
lume
ma
la
realmente posto
da Dio.
losofi
fisso
E dobbiam
persuadere
il
fi-
nostro fine
arabi
nel
vedere
Lui. Quegli
non
Dio,
ammettevano
altra
mente
anzi
non
in
ma
in
nell'universo creato, o in
un angelo motore, o
congiunto
all'uomo,
li
uno
spirito
il
particolarmente
la
ponevano
confuta,
termine e
felicit.
San Tommaso
gere a Dio
mente non
si
queta.
Dovrebbe essa
natu-
San Tommaso
quetarsi. Qui,
altrove mostr di
sapere che
s,
dovrebbe
nelve-
sapendo
il
pr
catholicae fidei
adversus gentiles, va
pi in-
Concediamo che un
il
gran Mae-
in contraddizione
con s medesimo.
Ma
non quemirando ad
pensiero di un Grande.
Pu
essere che,
uno scopo
la
fisso,
di
Tommaso
quale,
che espressione,
273
Non avrebbe
egli
modo,
storte
opinioni in
Valgono insomma
filosofi
osserv'azioni fatte
ceda san
Tommaso
Sovima
alla
Teologica
e le
presente tutta
e'
Santo riguardo
;
grazia
alla su-
il
medesimo
nel passo
del
Compendium
non voglia
tribuirgli
una contraddizione.
Rimane che rispondiamo alle prime ragioni addotte secondo il metodo dell'immanenza, per dimoAbbiam bisostrar necessario il soprannaturale.
al difetto
Cio se avesse preveduto che Baio sarebbe sorto a dire che i doni fatti all'uomo nella prima integ:rit eran
f^)
v' peccato
alla
che secondo Pelagio non abbiamo perduto nulla e non originale secondo Baio, Cristo ci restituisce natura perfetta ma n per l'uno n per l'altro, v'
;
274
della
IMMANENZA
mente
nel
conoscere
le
bene
dunque
a
Abbiam bisogno
dunque
c'
di felicit,
che
forte ci
un
fine
soprandi Dio,
Abbiam bisogno
quanto
divien
migliore
vita eterna.
Prima
cotesti
di spiegar la illusione, in
fondano
assai
paralogismi,
osserviamo
essere
cosa
manco
e indigente,
che ripugni
il
compirlo in
s stesso. Poi
sembra strano
rare ad
HO aiuto e ad
ci
un
allorch
fatto
dato,
non abbiamo
d'aver
Che
i
abiti
:
n
quel
moti
modo
che
li
pienamente occulto.
pi alta
d'avere
?
un'operazione
No,
che
solo
siamo conscii
;
umano che
non
mette la
Ecco dunque
Confondono
aggiunga
la
prima
illusione degli
avversari.
si
la necessit
d'un aiuto
qualsiasi che
la
alla natia
debolezza,
con
necessit di
abbiamo nel-
Se Iddio non
ci
276
a noi
che potessimo
conseguire
ci
il
fine
avrebbe
istruiti,
ciascuno a
meglio co-
noscere
e
il
movendo
ad imparar da
lui,
mandando
senza infondere
;
la
fede
soprannaturale che
la
or
si
esige
volont,
Qualche aiuto
dall'inferma
anima nostra,
di leggeri
senso.
Ma
che
non
supeci
quel
modo
Dio ha non
la
scelto
la
non
la
grazia
fa
di Dio,
vita a noi
comunicata da Ges
che
ci
Cristo,
al
non
tanto
fede
la
carit,
portano
cielo.
L'eccellenza
di questi doni
non
qui
main-
nifesta,
umana
fermit, n sono
li
possiede
si
noi sopra-
notare
aiuti
mente Iddio
passioni,
darci
sensibilmente
menti,
eppure
lasciarci
di
nella
semplice
ci
molto
quello
che ora
d con
di
questa,
l'esige,
vi
aspira.
Vale
di cui
medesima dichiarazione per la felicit, abbiam bisogno, e per la sete di Dio. Cerca
la felice
ed capace
di perfezione
276
il
IMMANENZA
Bene.
sommo
Ma
si
queterebbe nella
e
in
felicit
pro-
quel
modo
la di-
sterioso prodigio.
E dobbiam
alta
della
intrin-
non
lo
seco
doni presenti
avrebbe osato
pensarci
mai
n'avesse
avuto
come
inaccessibile e su-
periore
al
desiderio, in quel
modo che
ora
noi
ri-
guardiamo l'unione
cora
s
ipostatica. Quella
visione an-
alta,
avremmo
il-
nuove
inaspettate
ri-
Come
sono
infi-
possibili
nature
angeliche,
sempre pi susia
cos la nostra
mente potoccar
nuova
luce,
senza
mai
naturale.
Di qui
si
metodo
doiV imvtanenza.
Potremmo
sentire esaltazioni
;
possiamo
sentirli.
aver doni
Un'altra illusione
fonda nel
fatto
stesso
alle
che
cose
siamo
sentiamo
conformemente
tutto quela
Data
dato
cono-
scenza che
la
Chiesa
ci
i
comunica,
nostri
l'impulso
cuori,
tendiamo a
277
quelli
vi
sono
pur giunti,
sentono
la virt di
;
uomo
in-
in
qualche
modo sono
effetto
Non
s'ha
da confondere questo
della
natura vor-
Potremmo
non
si
suo
gneremo
voluta conclusione.
Ma
cos ci
la
varremo
ogni
natura imal-
soccorso
ed ogni
speranza
diversa,
poich
vero
fu
E
di
resta
che
converr osservare
antichi apologeti,
fatti,
come sempre
vollero gli
non pretendere
trovar tutta la
natura lasciata a se
il
pensiero degli
e che
il
altri
si
pre-
ad eloquenti esposizioni,
Laberthonnire
pu
Fecisti nos
Domine aa
anima gi
si
inquietum
forti
est cor
Ma
queste
espressioni
;
illuminata e calda
volge
ad un termine gi certo e
la
non sono
ri-
filosofia,
che da s sola
in
qualche parte.
Una
pi nobili
278
IMMANENZA
1!
forse convenien-
non
partito
che
;
l'
intelletto
che
la
volont
primo Amore?
si
convenientissimo
che
chiuda,
di
riconducendo a
Dio r anima
comunichi
ad immagine
comprensori
Lui
che Dio
si
in quella
costituisce
la beatitudine dei
che nel
sommo Vero
Finalmente
infinita.
mentre ogni
sima che
l'infinita
Essenza.
dell'
Da
venienza
ordine soprannaturale.
e che elevandoci
ha operato
che
quale
di quello
al
aspettarci, e che
il
termine,
adempie sovrabbondantemente
la necessaria
1'
intenzione, che ha
Dio operando
la felicit.
fuori di s, e
:
aspi-
Dio vuol
la
sua
vogliamo
Ma
prescindendo dal
convenienze
cos
e la
non avremmo noi pensato quelle perfetta convenienza non prova che
n poteva essere altrimenti. Andi-
doveva
essere,
la
creazione
universo
mirabilmente
alla
Bont
di
279
Dio e
al
vantaggio
delle
cose
esistenti
non per
questo fu Iddio
meno
ma
a mostrare
che
cos
la
cosa dovette
farsi,
volle
Iddio, vale
soltanto
che V ipotesi
rebbe
al
che r
uomo
aspirasse
conoscere
;
la
verit,
si
in
che
e,
conoscesse
onest naturale,
sentendosi im-
Duna
que
modo provvede
desiderio.
della
questa
basta:
necessit
la
quell' ingenito
Ma
na-
sola
ragione
il
sentimento
e
conchiu-
dere che
v'
Verit in-
Sia
forza
il
dunque
gran
bisogno che ha
speranza
di
giugnere
Lui,
come portano
la
le
nostre promesse.
Ma
si
noti
sempre che
tendenza
s
il
uo-
mo
da s
lo
sappia
28o
da s
forme
la
natura e
l'
la
ragione.
tutto
Che per
alla
con-
logica ed aveva
dall'
efficacia
dimostrativa
che viene
assumere
conclusioni
e
la
di ragionare,
buona
la volont,
ammesso, bench
si
forse
:
men
:
vuol provare
convince
non sa
gi
far di pi.
umana
natura sia
immanente
il
1'
l'uomo senta
d' essa resti
manchevole
alla
sfera
il
dell'umanesimo,
e senza volerlo,
pro-
testando
almeno a Baio.
stato
Dei quali
migliore
;
primo,
la
CAPITOLO
VII.
Immanenza
nella cognizione intellettiva
non
di-
uniscono e
si
compongono
difficile
e pe-
nosa r
dell'
analisi.
nuovi mantenitori
i
loro
asserti
l'
uomo
morale
son messe
in
moto
tutte le
ma
i
e le personali incli-
nazioni e
tica e
le
ardua conclusione.
se
tenti
verissima,
ma
ogni tempo.
Conviene
al
pr-
282
IMMANENZA
Se qui
si
trova
falsa,
pu sembrar dub-
biosa
se
si
ticolari difficolt.
Ora
la
della
teorica dell'
Qui
il
volle
innovatore,
di-
struggendo
buon senso antico e ogni pregio conoscere, Emmanuele Kant; qui cercano molti
centi di dargli
del
re-
almeno
in parte ragione,
rinunciando
;
alla filosofia gi
qui
la fonte di tutto ci
modo
di difendere la religione,
aspirazioni
al
Esponiamo in breve
per ci che spetta
alla
Scuola
rappresentazione
dell'
oggetto
di co-
immediato
atto, principio
:
conoscitiva
dilunghino
di
Aristotele
si
detto, e anche
prima
si
ragione
Come
il
marmo
in
s risulta
chimico
lo
283
come
il
leone
si
il
assomiglia
naturalista
ne differenzia, cos
;
lo classifica e lo specializza
come
1*
angelo sostanza
.
Qui
po-
che,
non alterandosi
estende cos
fuor di s a tutto
salire
all'
1'
universo, e in qualche
modo pu
Ente
l'
infinito.
Onde ha
che
si
Attendasi che la
Il
primo
all'
vere in s
si
nel secondo
determinazione a rappre-
che un'
altra.
quanto
la
potenzialit
e resta libero dalle restrizioni, che nel principio potenziale e nelle misure quantitative
hanno
al
lor radice.
La seconda determinazione
porto
dell' intelligente
con
oggetto
quale
si ter-
mina
la
la facolt di
vedere e forse
;
l'
intelletto,
alle
come
pi attivo
del senso e
meno soggetto
esterne impressioni,
ha
in
stesso
un' attualit,
Ma
immagine corrispondente,
la
quale
284
IMMANENZA
che un sasso.
Non meno
necessario
determinar
Perci
di
l'
intelletto a formarsi
un dato pensiero.
grande argomento
dell'
fu
sempre
ai
filosofi
ricerche e dispute la
maniera
essere e
le
del
siano
come
le
impressioni
le
po-
creazione
la
dell'
anima.
Altri giu-
ragione di rappresen-
diversi
nota per s
altri
all'intelletto,
come
al
la
luce all'occhio;
finsero,
all'
per supplire
bisogno, un eccitamento
dato
intelletto
;
altri
si
sa
come
anima nostra
:
la via di
si
specie
e questi
apposero, e ragionarono
la
;
come
chi
spi-
condizione
dell'
anima
unita al
corpo
parlarono ancora
conforme
di sen-
comune
esperienza.
Ma
onde
tutti
mostrarono
all'
evidente la necessit di
attualit,
fornire
intelligente
qualche reale
il
bisogno. Se
pensieri a
modo
conformi
il
alle cose.
;
chiudere
maestro
285
nima nostra
la
ma non
sono
anzi
come
all'
Ma
neppur
questo
prefa-
egli
si
zione
Ragione pura
invano
poste;
si
tent di regolar la
mente
invece
sar
si
meglio
corrispondenti o
adattino alle
oggetti
ossia r esperienza, ci
che torna
lo stesso
giacch
non possono
.
che nell'esperienza
il
Pu
tiva la
conoscenza?
No
con ci tosto
mi accorgo
molto pi
facile
medesima
una ma-
cui
norma debbo io presupporre in me stesso, pri^na gi che mi sieno mai stati presentati oggetti (quindi a priori), come quella che si esprime in concetti
dovranno con
tali
con-
ed
ai
sono
le
cose
ofiferte
vuol dire
poniam
noi stessi
finalmente la
norma
del
mondo
siamo noi
medesimi
v'
perfetto idealismo
intellettuale
dall' al-
l'immanenza nell'ordine
portata
286
al
IMMANENZA
sommo, mentre
le
tutta
deter-
Imma-
Non mai
la
fu
il
ammessa
kantismo
pone
dell'
anima
quanto pensa.
Come r
intelletto
sia
determinato
ai vari oggetti.
si
con tutto
il
nostro in-
non sappiam nulla del mondo che forse ci sta intorno e allora cotesta immanente necessit di pensar
;
cos
un idealismo
ridicolo,
la
scet-
ticismo.
gli
seguendo
talora vince
v'
persuade che
hanno qualche proe allora il giudizi che ce ne formiamo porzione pretendere, secondo l' assurdit del sistema, che pure
fuori di noi, col quale
i
;
un mondo
in
dobbiamo trovare
o
la
delle
cose
di
legge
della
natura,
;
panteismo
intellettuale
ogni
dovrebbe
287
con
l'
essere universale.
i
Avvenne quindi
filosofi,
nuovi
sorti
Emm.
Kant, e posti da
il
lui sulla
via
che
di
necessit
proseguirono
loro
cammino,
pensiero
l'
interamente e logicamente
il
crea
universo,
come insegna
Le Roy.
si
il
Bergson, e
essere
non
come non
si
vergo-
gna
Ma
da princpio non
il
osava venire
il
alle
;
ultime
e sup-
conseguenze e
mondo
ponendo, secondo
bench
in
il
se ne
forma
vo-
maniera
intelligente
contenga
propria ragione
dell'
oggetto
conosciuto.
Se
dell'
lo
og-
guisa
la
propria forma
all'
o che da una
pi alta
la
il
divino,
1'
ange-
modo
di
le perfe-
zioni
di
precontenere
il
principio baste-
come
esistenti o
all'
come
possibili in
essere. nella
sua
288
IMMANENZA
d' o-
spiriti
creati
procede e
si
ma
e questo,
at-
ci
che
intelligibile.
Ma
come, per
la
due perfezioni
giova avvertire
dell' esl'
intimo
nesso che.
l'
una
all'
altra
che
finita essenza,
n ragione spela
quale,
in
non
sia
partecipadi
zione o
bench deficientissima,
quel
non
sia
contenuta
la
nozione di ente
similmente nel-
pu
essere,
che non
sia
Anzi
ente, in
infinito
;
in
comune
1'
di
quanto prima
in tanto
esiste necessariamente
l'
Essere
nelle
potr darsi
essere
limitato
il
puro
Essere irrecetto
in
tanto
Iddio,
l'
Essere assoluto,
non esisterebbe,
in
Che per
se
Dio
di fatto
289
non
esistesse,
perirebbe,
ma
intrinsecamente
;
la
ragion di ente
verrebbe
essenza
meno ogni
finita e di
possibilit
ed ogni
intelligibilit di
modo
che non
potrebbe pi
fosse vero
il
concetto di ente,
1'
come
impossibile, svanisse.
Adunque
esemplare
Essere infinito
ed prima cagione
fuor d' esso, ed
effettiva di tutto ci
che esiste
sommo
di tutto ci
che
Ma
tamente
r Essere medesimo
come
:".tto
puro,
infini-
lontano
:
dalla
concrezione materiale
nel
da
ter-
ogni potenzialit
mine ultimo
tutto ci che
della purissima
si
alla
quale Iddio
r intellettualit
proporziona
quindi che
Dunque conosce
bilit di tutto ci
e,
Lui.
esseri,
ci
mo-
malmente
mostra
il
ce lo di-
290
sistere gi
IMMANENZA
comprenda
al
l'
Ma
stando
modo
fezioni,
mente sono
dire che
nella
tutte,
appena
dell'
si
esca
purissima attualit
l'
Essere sussistente
contiene
dobbiamo
Essenza
infinita
le
eminentemente
eccedendole
li-
essenze
in
finite,
mitazione di ciascuna
Quando
invece la consideriamo
1'
come
troviamo che
sciuta
come
le
modi infinitamente
finite
moltiplicabili,
ed
ella
tando
stessa.
nature a
lei
le
proprie ragioni
l'
Intelletto di-
delle
il
finite
e distinte nature
e,
dopo avere
attinto
la
esso
medesimo
son
le
costituisce
il
perch
hanno
sibilit.
in
Lui medesimo
il
fondamento
di loro pos-
il
supremo
intelletto
non
pu
il
dirsi
sussistere
29 1
alla di-
come
noi lo
concepiamo conseguente
pu
il
altre cose
Dio pienissimamente
informino
intese,
ma non
cos ch'esse
mente
modo
1' il
che T og-
atto che vi
termina
anzi
dobbiamo
misura e
dire
le
fa,
che
medesimo
primo
Intelletto le
Lo
intendendo compiu-
tamente r
conosce
infinita
le singole
l'
imitano
ad essere cagione
non
sia
la
prima
ma
costituisce
ogni
modo
piena infinita
immanenza
;
della
1'
ra-
tuttavia
imdel
nell' identit
infinita
Essenza.
Or potr mai
darsi
abbia nella propria natura ragion sufficiente di rappresentarsi con propriet le altre nature
?
Non
si
pu
essenza
finita
nell'
l'
determina
ultima dif-
altre essenze.
Da prima
manifesto
E
in
simil-
mente quanto
virt d'
al
conoscerla, non
l'
pu avere
pura e
la
s la
adeguarne
attualit pi
maggior
292
IMMANENZA
zione.
Ond' che
che
intelligente
non abbia
riferirsi,
in s stesso
fa
e se a pi alta natura
vuol
lo
soltanto
la
pro-
Riguardo poi a
medesimo,
il
libero
1'
spirito
anima nonon
la
scersi
non
gli
manca
la
facolt
il
intellettiva,
perfetta intelligibilit,
non
intellettiva
ed essa me-
desima
facolt operi
da
s,
come
se
da s
sussistesse),
all'
organo sen-
sitivo,
sensazione esige
l'
1"
ma non
cos
Non
Nemmeno
:
nell' intelletto,
basta
Ma
l'
intelletto
formarsi
la
293
un angelo
1'
;
gradi intellettivi
uomo
1'
da se medesimo
o le
1'
angelo dedurrebbe
il
proprio
modo
l'
altri spiriti,
ovvero
esdi-
uomo
sere assoluto
stinta,
non
ricevuto
in
un'essenza
zione
e
in
il
suo
Intelletto, identificato
con
e
la
r Essenza,
vede
determinazione di ogni
Ma
l'
essere
ricevuto
ragione di cia-
che per
nell' altre,
ancorch supe-
non
contenuta.
Vogliam
distinte,
dire
che
le
specie sono
determinate e
escluda
ulterior
perfezione,
lun-
ghezza,
oltre,
estendersi
l'
pi
unit
numero
anzi
ultima
ogni natura
ha
la
la
modo
la fa intera e
compita. Cos
;
ma
per
esempio,
dura
vitalit
alberi, e la
animali
di
gl'insetti
ai
ma
e
altri
tanti
infimo
294
IMMANENZA
!
genere
E
il
l'
uomo
i
migliore di
la
tutti
bruti,
ma
non ha
n forse
g' istinti
volo dell'uccello, n
forza
del leone,
tutti
onde
al
;
istinti
che ha virt di
ciascun caso con
provvedere
varii la via
fine
desiderabile
in
mezzi
ma non ha sempre
i
come
natura guida
meravigliosamente
miglior di noi
;
senzienti inferiori.
chi
l'
angelo
ma
sa
eh' ei
con
le facolt sensitive ?
l'
Io credo
arte
tro
modo,
a
la
ma non
noi,
di
proprio
nostra
com'
fantasia,
come
nell' ira
passione
la
sensitiva nell'
amore
com' nostra
la carit
congiunzione fraterna, e
alla
vita.
il
provar
con-
rinunciando
Son cose
ha
il
belle,
non
troncata,
ma
finita,
suo
sigillo nel;
di specie,
che ricorda
perfetta e
Dunque nemmeno
le
l'essenza pi
pi alta fra
dell' altre,
per conancor-
intelletto,
secondo
le differenze
che
caratterizzano e
le
costituiscono,
ciascuna in se
stessa.
295
Or chiediamo:
abbandonato a
il
quasi
Kant
di
dire
che
numeni sono
inconoscibili,
di
chiamar numeni
tutte le
forme, o reali o
esperienza
?
ginarie,
imma-
Non
im-
r avrebbe ancora
poich
l'
meno
perfette, e le
apprenderebbe sotto
realmente avvenozioni di ente e di
;
rate nelle
per
le
causa e per
rit
necessarie e prime
vedrebbe
le
vesa
dei principi,
come
noi
li
vediamo, qualunque
lunque
modo
vi
arriviamo.
Non
ragioni
sarebbero ugualmente
intelligi-
soggetti.
Ma
da noi
di
le
fatto
non sono
le
miseramente conosciute
altre cose,
n tanto
meno possiamo
i
sup-
conoscano
migliori
a
intelletti
determi-
nare
le
loro accidenti,
spiriti.
alcunch di
con-
Adunque
arrivino
quali
g' intelletti
finiti
ad
avere in s
essi
tali
forme aggiunte,
le
sieno
ad
296
liglili,
IMMANENZA
con qualche dipendenza, o dalle nature che
dalla loro stessa cagione
;
debbono conoscere, o
nita,
poifi-
in essa radicato,
:
prendersi
per misura
cose create
questo conviene a
1'
Dio
solo
il
attribu alla
delir altri-
Ora
in diverso
modo
l'
intelletto angelico e
il
no-
dei sensi,
si
siamo soggetti
ali'
sensi
con-
potenze
spirituali,
e queste, per
il
serve
in
come strumento
la
fantasma, vengono
ad essere
comunicazione col
mondo
esteriore.
Non
vero che
le
mente nostra
ragioni entitative,
come
:
senso
che
gli
empirici
g' idealisti
hanno torto
ugualmente. Gli
getti
spiriti liberi
ad azione esterna, n
loro intelletto
il
con-
dotto successivamente,
tente perfezione.
le specie
come
nostro,
alla
compe-
Ma
essi
di ricever
per
le quali
possano formare
concetti prodi
che rimarrebbero
l'ordine mondiale.
Dobbiamo
sono ad
essi
derivano
angeliche
e dall'
una e
dall' altra
297
me-
realt,
accompaloro
angeli,
avendo
1'
essere limitato
modo,
non possono
ma
n pur dipendono da
son misurati nella
l'u-
queste, n direttamente da
Icro conoscenza.
esse
Che per
all'
s.
Tommaso opponendo
dei
nostri
menti superiori
disse
cose,
universalit
universale,
:
concetti,
che
in
noi
l'
come
astratto dalle
ad esse posteriore
invece
est
acceptum
re,
l'e
po-
sterus ;
quoddani
ipsa,
et
universale
quod
sales
est
prius
re
sicut
forma
ad rem domus in
ujiiver-
mente aedificatoris ;
formae rerum in mente angelica exsisteites ; non ita quod sint operativae, sed quia sunt operatisicut aliquis speculative scientiam opera(in
II
vis similes,
iivam habet
S.
D.
Ili
q.
Ili
art.
II
ad
1"^.
L'intelletto
umano, mentre
ceve
le
specie, determinate
:
fantasmi
e
perci in ogni
misurato.
modo dipende
da esse
Intorno a questo
;
accura-
e la formazione delle
prime
immagini
teria
il
d' esattissima
E
di
quantunque su
discusla
altri eccitar
alcun'
ombra
dubbio,
co-
298
IMMANENZA
dottrina da tenere
mune
come
certissima.
Da una
eccitaallo
a conoscere
la
natura, se
mento
facolt,
solo
all'
modo conforme
delle
concetti,
alla
stato presente
all'
anima,
dei
del
1'
armonia
umane
co-
astrazione
nostri
scienza
che
abbiamo
nostro
operare, a tutto
ci
quello
insomma che
esperienza e la riflessione
E
il
manifesto
dall' altra
che
l'
impressione
organica e
magini
intellettive
la
perci
richiesta
nell'
anima
umana
agente.
virt
spirituale
ed attiva
dell' intelletto
della perfezione
intelletnell' in-
abbiamo
tre diverse
maniere
di porre
telletto la
le
de-
terminate diverse
La prima
e sublimissima
conviene a Dio,
la
cui Essenza
anche
purissimo
fonte ine
e insieme
dell' essere,
d a
pria
tutte le
forme
1'
finite,
misura e
agli
intelligibilit.
i
La seconda maniera
da
compete
forme
angeli,
di
quali
ci
Dio ricevono
essi
le
intelligibili
tutto
il
che ad
convien
di conoscere,
secondo
posto
creazione e
l'ufficio
ad
essi
denza
cause ed
ma
in
neppur ne
qualche
dipendono o ne
le
modo
La
misurano,
ri-
cevendo
le
terza maniera
299
nostra,
secondo
la
getti,
che imprimono
loro
immagini
nei sensi,
la virt
spirituale
delle
anima
giungono
e quindi
i
determinare
di
nell* intelletto
specie,
concetti
;
ci
corporea
astratte
intelligibile
onde
risultano
ragioni
ed universali.
l'
intendere.
Notiamo
mantenere
attualit,
il
nesso e
l'
si
dee
tra l'essere e
l'
Di queste due
l'essere,
vi
si
il
di operare, e
vero
aggiunge
Iddio
qual prima
in
di ente finito
che se
Lui
medesimo non
tra l'essere e
il
precedenza
noi
ci
conoscere, tuttavia
come
rap-
non possiam
se
fare a
meno
di
pensar prima
la
Ma
Intelletto all'oggetto
l'
precede
principi,
tutte
nostri
questi
essi.
non r ha Iddio da
letto
contingenti
il
300
IMMANENZA
i
intende
principi
la
comuni ed
reale
astratti,
prima
Gli
di sa-
infinita
\'^erit.
il
angeli
medesima essenza
e poi,
dipendendo ogni
le
nature e infonde
Finalmente
l'
intelletto
umano dipende
qualit
imprime un
ossia
nel-
segno
di se stesso nelle
lo
umane
alla
facolt,
r uomo, e cos
conduce
conoscenza.
la
Certamente
assurdissima
sentenza
che E.
le
Kant
della
profer,
quando
facciam
gli
leggi
oggetti
come
o che
la
vera me-
tafisica
Dir questo, o
alcunch
simile,
realt,
senso
che
alle
non
agli
sappiamo
facolt
nulla della
inaccessibile
nostre
conoscitive,
scettici
agnostici e
as-
e idealisti,
n dubbiezza o ignoranza pi
solute
reale
for-
e questa
di
si
in s tal perfezione
tersi
ed
prendere come
regola
di
dell'
panteismo,
disparate.
che finge
cose
pi
Sarebbe
il
immediato un panteismo
finita
intellettuale,
in s sola di
fingere
abbia
che
3OI
questo poi
reale,
conseguentemente
panteismo
per
tra
la
necessaria proporzione
che deve
ammettersi
grado entitativo
in
senze.
letto
;
In cotal virt
ponemmo
l'assurdo
1'
altezza
dell' intel-
ma
per evitare
le
che
ogni
essenza
contenga
guemmo
scun
gibili,
l'essere intenzionale
intelletto
finito
aggiungemmo
1'
specie
intelli-
Cos respingiamo
in
inunanenza
intellettuale,
che
ogni
:
modo
dal kantutto
tismo
formi
pensieri
da
s,
n attinga
le
;
vere nature,
ossia
con
che rinuncia
ad ogni conoscenza
riferirsi
che
pensieri
debbano
possiam
alle cose,
ed falsissimo
la
che
della
noi
prendere da
noi stessi
norma
a
natura.
Al
avere un principio
rappresentazione
che basti
dar
ragione
della
intenzionale,
dee
dall'
1'
porsi
una reale
dipendenza
cagion pi
dine
dell'
dell' intelletto
oggetto o da una
alta,
da cui proceda
uno e
1'
altro or-
E
i
radicale ed
immenso
dall'
l'
errore
dei
kantisti,
quali
pongono
la
finte
anima,
o quasi da essa
che
mente tutto da
va formando. Invece
antica,
tutta
da ritenere
la dottrina
che
1'
anima,
con
ture,
la
rappresentazione intenzionale
diventa in alcun
modo
tutte le cose.
Di que-
302
Sto
IMMANENZA
Siam
certi
per
1'
invincibile
determinazione
concepir
come un
ci an-
falsa
e cattiva la natura
la
dell' intelletto
che
massima per-
fezione,
tra
quante noi
al
conosciamo.
al
.
La
al
sua natura
tenderebbe
male e non
mentre pur
bene
non-essere e
e la distru-
non
dio
all'essere,
La rovina
chi
emender
il
primo
radice
ogni virt, se
Teniamo come
cono-
immobile
prima
verit,
1'
che
oggetto della
scenza intellettiva
I
ente.
concetti
adunque
oggetti
stan
nella
mente
in
luogo Per
in s
la
dei
medesimi
e
eh' essi
finito
rappresentano.
conseguenza,
solo,
come
nel
il
intelletto
non ha
non ha
soggetto
per
cui
appartiene,
la
sufficiente
determinazione
formarsi
;
propria
cos
non pu
verit.
La
zio,
formalmente
nel
giudi-
comparazione
il
del pensiero
zio col
oggetto.
noi
i
formiamo
concetti,
i
giudi-
comporre o dividere
che
affermando
stessi,
o negando, secondo
esigono
concetti
alle
cose,
tengono
la
il
luogo
delle
sono
rappresentativi.
Adunque
norma
affermazioni
degli
delle ne;
oggetti
come
qualit
s'
303
COS
il
verace intelletto
s'
dee giudicare.
allora
Se cos
dalla
non
ch
esser
giudica,
inganna,
e
s'
vien
meno
ragion
d' intelletto
di
conoscitivo.
se
Eppure, pernato
diciamo
che
o
inganna,
a
non
la
ad
?
conforme,
presentar
cosa
qual'
Un
kantista
non pu parlare n
di
verit n d'er-
rore.
La
realt
necessit di regolare
giudizi
sull'
obiettiva
non
toglie che la
qualche giu-
stando
concetti invece
delle
cessaria la proporzione
lettive
delle
rappresentazioni intel;
con r ente
intelligibile
come
concetti
si
oppongono o convengon tra loro, cos anche gli oggetti rappresentati. Ora avviene naturalmente che r intelletto umano, il quale da un atto imperfetto passa ad un migliore, vegga poi contenersi in un
concetto
gi
formato,
nella
ragion
e
formale
gi
da principio non
eh' essa
gli
si
present.
fu
non
necessaria
avvertenza
di
pu
quello
ma
poi quella
al
ci
assai
di
leggeri
si
fa
presente
pen-
e cos senza
il
immediata esperienza
di
spirito.
formela
remo
concetto
atti
intellettivi
e volitivi ugual-
304
IMMANENZA
ci
mente
siero
condurr e
ci
non
di
chimerico, che
suo oggetto
il
esiste.
Ma
tire
concetto di
spirito immateriale,
non
lo
fu necessario
subito avverallo
che
dice
ordine
si
spazio.
spazio
natura
spirituale,
ne
dedursenza
remo che
posizione,
pu
al
rilutti
ci
esistere
e
realmente
proporzione
alcuna
luogo
1'
senza
determinata
checch
incapace
fantasia.
l'immediata esperienza
il
ha condotti a
ad
:
Non questo, ma
da un
passaggio
da
un
concetto
un
altro,
dal
primo concepire
che
giu-
Qui sopratutto
dizi
ci
preme
di far sentire
formati
dall' intelletto
senza
dirli
guida immediata
o
sintetici
dell' esperienza,
o vogliam
analitici,
dall'
meno
regolati
ente reale e
d' obiettiva
verit,
che
qualsiasi
ragioni
che
l'
ente non
possa avverarsi
star
senza
di
esse,
senza
l'
altra.
ed entitativa;
costituzione
poi,
per conseguenza
cose,
necessaria
nell'ordine
delle
sar
necessaria
305
ente.
Se per
esempio
l'intelletto
eh' essa
ha
sussistenza
semquello
corrompono
;
dunque
Dovr
sistente r
ne de-
necessit
di
di
pensar cos
l'
ha invece
necessit
il
essere cos.
la
Come
;
l'
occhio vede
il
l'
bianco
la
giglio e rossa
rosa,
perch
cos
giglio
rosa
son
le
disposti
lor
modo
intelletto
percepisce
non superino
in-
che di
fatto esso
le
vedendo che
intese,
vi
determinato
non portato da
l'
intelletto
non
soli
pi nulla.
Infine,
anche quando
il
suo
atto
si
termina a
nell'
enti di ragione
o ad intenzioni logiche,
ente
reale
ha
la
prima
norma. Dev'esser
cos,
ivi
perch
necessi
aggiunge secondariamente e per ragione del primo. Secondamente termine dell' intelletto quello che fuori
20
306
d' esso
IMMANENZA
non ha
mo'
d'
d'
realt,
ma
concepito a
la
modo
di
;
ente.
privazione
a mo'
le intenzioni
lo-
se fossero
inferiori,
relazioni d'
una natura
soggetto,
un
predicato
delle
al
un conseguente
i
alla
verit
premesse.
Ma
delirarono
nelle
universali, o
ad ordinar
falso
le
specie.
Similmente
con
la
la
predicato
attri-
buito al soggetto.
nell'
veniamo a conoscere
la
la
natura,
dedurre
conclusione
s
dai
le
giudizi
prima
acquisiti,
anche
quando per
verit del
conseguente.
Sempre
cos
l'
ente
di
ra-
gione
dipende dal
reale.
lo
l'
intelletto
che ha co-
scienza di s, lo sa,
la propria
se.
vede,
giudica rettamente e
operazione e
ci
Questa, non
la
vera ed
la
quella
critica
atto intellettivo
dipenda
su-
come
il
ritenga in se stesso,
senza attribuirlo
biettivo.
all'
oggetto,
proprio
la
modo
la
Tale
la critica
;
che analizza
conoscenza,
facolt
non
la
distrugge
d' intendere,
ma
si
dall'
l'
determina-
zione a formarne
immagine
e a concepir tutto ci
che
all'
ente
riferisce.
ai
307
l'
Raccogliamo che
im-
manenza
intellettiva,
il
modo
porre
che ogni
cosa
in
ci
ogni
cosa,
ed un
riporta a Parmenide,
tal
guisa che
il
sog-
s,
n abbia ragione
ha tutta
conduce a Protago-
come
ugual danno.
tare,
Non ha
come
necessaria
pone un
ossia
principio,
la
tutto
resto,
negazione,
dubbio,
nulla
Non
quello
v'
da
da
:
aggiungere
che
il
che
al
l'antica
il
Scuola insegn
proprio
conoscente d
e
s
di
suo atto
modo
di
perfezione
essere;
al
ma
che
r
s
atto,
suo principio,
formandone
in s
incompita, rappresentazione.
nente la tendenza al vero;
immaun
non
la disposizione a
sogno perpetuo.
</KX/NX>^X/^X'^X/^X/IvX>^X/^X'^X^^
CAPITOLO
Vili.
Alcune conseguenze
Dicono
tichi
gli
il
ansogil
getto
suoi
giudizi;
;
che
non pu essere
relativa
mai
ma sempre
dell'
circostanze
educazione
indole
della
cultura;
progredir degli
secondo
le
idee filosofiche
comunemente
ricevute
ma
che
gli
si
l'
uno e per V
altro
ra-
moderni hanno
dagli
antichi dottori e
al-
da capo. Esaminiamo
Temperamenti
Se non
che
si si
inutili.
sta
fermi
ai
principi,
e un
minimo
accetti
del
moderno
idealismo, o soggettivisi
voglia, la logica
ALCUNE CONSEGUENZE
irresistibile
309
le
condurr a
vicini
tutte
intere
conclusioni
kantiane.
Sono
tando
di
riconoscere
certezza
primi,
ponendo
sem-
E
la
vi
consentono
tutti
coloro
ai
quali
bra che
procede coerente a se
che,
e
riesce
conforme
in
esperienze,
ove sono
possibili,
la
ma non
quanto pretenda
cose
e
sia
di attingere
alla
conforme
natura.
mostra
in se stesso e quello
ci
l'
che per
la
soggeti
tiva disposizione
mettiam
noi.
d'
Ricordiamo
tre
immagine
un oggetto mede-
simo
ma
in
il
modo
cos dicono
che avviene
ogni no-
stra conoscenza.
da ci che hnmane al
sia.
Comunque si temperi, quel principio che il fenomeno pu essere riguardato come obbiettivo, il numeno non pu, resta assurdo e distruttivo della scienza. Prima, perch nulla meno conoscitivo che non
sieno
i
sensi,
l'intelletto
quanto pi
alto, e
come
ali*
a suo termine
oggetto.
Che
3 IO
si
ALCUNE CONSEGUENZE
alla
oppone
egli si
natura che
ci
ed
i
rende incapace
i
di cercare la verit.
Or come
i
sensi percepiscono
fenomeni,
cos
1'
intelletto
numeni o
le ragioni essenziali,
bench pi o meno
si
offre alla
mente
in
qualunque
voce yovq,
ma
perch
dapertutto
si
trova sotto
gli
la
ragione formale,
stessi
che rimane
ove tornino
gli
fenomeni
l'unitutti
i
come
effetti
come
mente
con
versalit,
e vi sta
come
precisa e pura,
non
nella materia.
Se vedo cadere i corpi, impossibile che io non pensi ad una causa comune di quel tendere alla posizione germi, penso ad una pi bassa se veggo svolgersi forza vitale e cos in ogni caso il fenomeno reale mi propone anche un oggetto, solo intelligibile e non
;
sensibile.
invincibile deter-
non
non
nell'
anima mia, a
e d'uni-
differenza di quei
versalit,
modi d'indeterminazione
diminuire la mostruosit
dell' errore,
sommi
veri e obiettivi
ma
che poi,
quando
ci
facciamo a ragionare
ALCUNE CONSEGUENZE
Ietto,
3II
sul
come
nell'in-
prime
verit,
natura dell'intelletto
un ordine
l'immaterialit del
;
pensiero
le
dimostrazioni
matematiche
e fissarsi
mettono
la
in
evidenza
teoremi.
Potr
alcuno oscurarsi
al
i
secondo
per
essi
quali tutto
pu
ridursi a
sogno personale,
in verit,
ci fa
non
sia
il
possibile a bandire.
Ma
qua-
lunque
scorgere
dobbiamo
accettarlo per
buono
come
conoscitivo
dell'
ente
reale, sotto
pena
non saper
pi nulla.
errore
;
Quando manchi
la
mente procede,
deviando
o
ci
l'attenta riflessione
ci
far
metter sott'oc-
il
dove cio
sempre
di fuori,
non
dall'
intima dispo-
altri
312
della verit
;
ALCUNE CONSEGUENZE
ma
non
toglie che si
si
veda
si
di pi,
positivamente che
traveda a
giudichi stortamente.
ch'
rappresentarsi
l'oggetto.
teriale e
Sono
ma-
sopra di che
in
che posta
sia spirituale
e intelligente.
La
senso,
getto a
come
patisce
senso nell'organo,
s
ma
perch co-
stituito in
atto
perfetto
modo
le
forme
come
fu detto
che
l'a-
nima diventa ogni natura. Diventa attivamente per sua virt, non per fisica o entitativa immutazione nel
proprio essere
;
namente
la
distinzione di
medesima da
ci
che
determinazione ad intendere
le
venuta, e da apprez-
perch
le
conobbe
con atto
spirituale,
o universa'^'
di-
cagione
dall' effetto,
kantisti,
bench
bonamente
si
credano costoro di
essersene accorti
ALCUNE CONSEGUENZE
pei primi, e
lastici,
313
non ismettano
si
Sco-
che
son
lasciati
illudere
sono stranezze
e te-
buon senso.
fermo:
Dunque
che r
sia
nemmeno un punto
impressione
di quello
alle
intelletto
cose
da ritenere invece
come
di
soggettiva.
Prender
gli errori
la
coerenza, con
chiusi, senza
vanit
le
vedere
vo-
gliono.
Ma
il
danno
all'
rabile trascina
ma
certa portatrice
rovina,
come
se la
Or
Se am-
gare
il
di pi,
non
c'
motivo
s'
di fermarsi
prima di
assoluto
tolto vigore
fatta pel
all'
;
mente
;
vero
che per s
s,
natura buona
non
Ove
si
rinunci
l'u-
Parvus error in
delle
kantiano
gnizioni.
corrompe
tutta
la
mole
umane
co-
314
ALCUNE CONSEGUENZE
Verit relativa.
almeno
in
attribuisce
:
all'
lenato
questo che
anche
come
certissimi,
non da
mente con
relativa,
le
cose
ma
tal
da prendere soltanto
disposizioni
come
per essere
cognizione la migliore
ora possibile
di lui e
al
conoscente,
secondo
le
secondo
le
le circostanze.
il
Onde pur
se,
viene che,
mutate
condizioni,
come giova
in diritto di
spe-
movimento
si
in
meglio.
Cos
nuovi maestri
i
credono
com-
tirono
in
quella definizione
intellectus et rei
Poveri vecchi
s'immaginavano
realt
di
riuscire
Come
se sapessimo
!
contiene
non sappiamo
la
il
tutto
di niente,
assai,
dicono
moderni, che
le
nostra scienza
alla
avvicini,
quanto pi
concesso,
natura
non istiamo
mai
fermi, e se nel
moto
ci
a cui
dovremmo
andiamo
in errore
ALCUNE CONSEGUENZE
possediamo
la verit
il
3 15
vero nel
modo
a noi possibile.
Dunque
un avvicinarsi con
vecchi,
d'
la
mente
cose.
acuti, d'aver
confutato
al
aver portato
mondo.
Senonch verba sapieyitium quasi davi
altum
i
il
Savio, e invano
ad
Nessuno mai
fosse rap-
ha mai
i
la verit su
questa terra
all'
E nemeno
in
cielo
comprensori s'adeguano
Essenza divina, ne
Dio. Mai
per ordine
all'
infinita virt di
non
vede
s'
il
Ma
?
l'occhio che
sapore
E
?
il
matematico
metafisico
sa tutte
il
o non dice
persone
?
il
vero,
perch
ignora
la
trinit
delle
S'attenda
adunque che
l'intelletto
riceve in
3l6
ALCUNE CONSEGUENZE
l'oggetto secondo
un'immagine che
nella realt
se ne forma,
non
ma
per astrazione
come
il
intelligibile,
soggetto
s'
adunano con
quella.
formandosi tale
immagine incompiuta
in s tutto quello
della realt,
ma
sa di avere
si
una ragione
nella cosa
avvera.
la
vita sen-
Non
s
v'
trina
manifesta.
dirsi relativa alla
o che
sia
Ma
la
non
nozione astronomica
incorruttibili
i
d'
un medievale,
:
che
credeva
!
corpi celesti
pel suo
Direte vero
il
il
come
il
ma non
basta.
noto, ai giudizi,
si
il
nei quali
dice o
si
primo corrisponde
ALCUNE CONSEGUENZE
getto preso materialmente e interamente qual in
3I7
s,
ma
la
propria ragione o
il
l'enti-
secondo termine, o
predicato,
meno compiuta-
modo
il
di essere
giudizio
tal
?
sia affermativo.
modo
Il
adegua
alla
cosa, precisamente per ci che all'atto di essere logico, espresso nel giudizio, corrisponde l'atto di essere
reale nell'oggetto.
Ma
il
al
contrario,
non
;
v'
questa
corrispondenza
la
falsit
giudizio falso
n scusata
o dalle consar
colpa,
dalla pochezza
dell' intelletto
:
conosce
non
ci
ma non
che
il
c' verit.
Questa dunque
c'
ottima
pure perch
ma
chi mai, se
non per
incredibile dimenticanza,
dicevamo
Chi
legge
una recente
pu credere
la vastit delle
1'
proprie
aspirazioni,
tendeva ad esaurire
ordine
3l8
ALCUNE CONSEGUENZE
categoricamente sulla verit di ogni natura, a pre porre o sostituire la teoria alla pratica, e trovare in se stessa
<
una specie
di sufficienza
divina.
Il
suo
dissimulato assioma
la divinit della
ragione, la
ricchezza inesauribile della nostra conoscenza spe culativa, capace di consumare in noi stessi l'opera del divino
(^).
inaspettata
novizio
domandargli come
si
distinguono
V apprensione
con
la
mano una
comprendo quella cosa che ho tutta intera secondo apprendo ogni sua conoscibilit nella mia mente quella che in qualche modo conosco, bench il mio
;
pu sapere. E il novizio filosofo ci sapr dire che noi non comprendiamo nessuna cosa che la sostanza ci
;
per s nascosta,
ma
si
che
la
conosciamo indiretta;
mente, in quanto
il
che
possibili in-
telletti,
come
la
nemmeno
sensibili,
conoscenza
di se stesso
ch'esso non
pu
d'i-
si
stende
mai giugnere
all'assoluto
non abbiamo
altri
(^)
ALCUNE CONSEGUENZE
logia
;
319
e quanto a
Dio
stesso,
il
piamo
del
concepirlo
noi
la
sentenza
intelsi
ligibilit
manifestissime
il
nostro intelletto
porta,
come V occhio
del pipistrello al
lume
del sole.
il
Che
se
l'
o di sorgere dagli
effetti
manifesti
all' affermazione
divina la
quanto capace
di attingere dapertutto la
ragion
anche divina
medesimo Ente assoluto e in ogni modo, signatum est super nos lumen vultus ini Domine. Cos la ragione divina e anche paessere elevata ad intuire quel
;
particulam Aurae.
atti
Or
dell'
ente obiettivo
infallibili, e
per
va-
320
ALCUNE CONSEGUENZE
Dogmi
mutabili.
Ma
non
che
si
quel che
errato
peggio, estendendo
il
falso concetto e
il
modo
Se non osa toccarle precisamente in quanto sono in Dio o a noi vengon da Dio, almeno
rivelate.
le
espresse
insegnamento
definizioni
di parlare
modo
appoggiano ancora
la religione
al fatto,
che
;
la nostra
ai divini
s'
misteri
ai
;
osservano
adatt
concetti ed
ne deducono
che
le
greca preva-
altre sarebbero, se
da principio fosse
prevaluta
la
;
filosofia
di Cartesio
con
la
moderna
coltura anche le
il
senso ad
nuove et e
alle nostre
menti s'a-
datteranno.
L' Essere superiore unito
all'
Umanit
di Cristo
non
ALCUNE CONSEGUENZE
se la filosofia platonica fiorente ad Alessandria
32 1
non
si
Non
sarebbe distinta
Dio, se
i
1*
di
Persona
in
greci
di supposti e di
zione
si
fonda
sull'
sostanza
distinta
dagli accidenti.
la grazia
concepita a
modo
di
l'a-
nima
glior
fa
fii
modo che
1'
unione che
r uomo.
Ma
determinazioni passano
e cambiano
come
dottrina che
domina
la
nelle scuole.
?
quelle
viete nozioni
religione ai
come
il
la espose
secondo
Loisy.
Or
potest
non
falsum (come disse il Tridentino), le verit rivelate da Dio, proposte dalla Chiesa, come son con-
comune magistero
le
proposi-
onde constano
le
tando
parole
1'
ivi scritte,
significato,
cade sotto
Secondo
il
termini
mostri
inesatta
21
322
ALCUNE CONSEGUENZE
Se
fosse
falsa,
lecito
dir
cos,
sarebbe
e la verit do-
vrebbe aspettarsi,
ma sempre
sificare
dogmi
della Chiesa, fu
di
appunto escogitata
Germania nel secolo XIX, dal Guenther e dal Froschammer particolarmente, quali Pio IX pi volte condann e pi solennemente fu
da alcuni dottori
i
;
il
Vaticano
:
nel-
Sz
quis
aliqiiando
sii
s.
secundum progressum
alius ab eo
scientiae sensus
tribuendus
Ecclesia,
quem
intellexit et intelligit
a.
Alcuni credono
d'
avere in
mano un esempio
evile
almen
dicono che
le
afifatto le
immagini.
1'
Rispondiamo
che,
quanto
al
porre sotterra
sospese,
non
v'
possa combattere
Non
si
giunti
anime
per-
e diavoli
Se
il
di S. Paolo persuase
Padri,
ai
pu ugualmente
cieli,
suadere anche
noi.
Quanto
la
rappresenta-
cieli sferici
non
Sco-
mai oggetto
di fede, e
gli
ALCUNE CONSEGUENZE
lastici
323
dice e
sempre
si
come
si
che lo-
nobile.
Ora
Signor Nostro
il
fu
firmamento;
luogo pi
mobile o
definizioni
di
lui
mai
nelle
fede, di sfere e di
empir non
si
parl.
Dunque
di
O
la
pensate voi
poter
?
un
atto di fede
secondo
cosmografia moderna
meno
cetti
dell'antica.
ai
Riguardo
o
i
divini misteri,
ci
si
avverta che
con-
nomi non
specie.
son
rivelati
infusi,
a guisa
nuove
Per fede
li
connettiamo
ci fu
in giudizi,
formeremmo. Non
e tre: bens
Dio
ci
ha detto che
in
Lui,
uno
nella
sostanza,
dobbiamo affermar
tre persone.
Quelle stesse
intelletti,
sono col-
di filosofia,
e le migliori
scuole d
esprimere esattamente
la
verit
si
consegnata
la
alla
sua
badi bene,
assoluta ve-
324
rit,
ALCUNE CONSEGUENZE
la relativa coltura.
Fin-
ch
espressioni
esatte, la
non furono abbastanza chiare ed Chiesa non defin, non formul il dogma
secoli
:
Ma
quando
gli
fu necessario
eretici debaccanti,
rate convenientemente,
conformi
I
;
che
le
asserzioni
riuscis-
alla realt,
vuol dire
e per
sempre immutabili.
altre notizie
aggiungere
E
rati
che r antica
filosofia d'
ad essere incorpo-
come da una
tabernacolo,
miniera
traggono oro e
gemme
in
pel
lume
della
altri
dicono
caduca
{^)
veva
il
l'idra eretica,
eternamente immutabile verit delle definizioni dogmatiche nella Chiesa cattolica. E se il Newman a questo avesse contraddetto, si sarebbe ingannato. Ma davvero non vi contraddisse, osservando che la verit del cattolicismo inesauribile per le nostre menti: osservazione del resto notissima e antichissima. Male s' immagin di vederci contrariet chi scrisse
1'
articolo //
dogma
nella storia
1905.
ALCUNE CONSEGUENZE
325
umana
superbia,
Se
al
con-
trario le
al
moderne
filosofie
non sono gi
naturale.
illustrazione e svolgimento,
ma
pervertimento e ro-
vina, della
lume
Noi
vorremmo
kantismo o
invitare qualsiasi
dell'
immanentismo a suggerire
non riuscirebbe.
si
formole
le
dogmatiche
Certamente chi
persona
libri,
prov ad esprimere
misteri
mutando
in
il
concetto
le
antico
di
in
quello
che
scuole e pei
assurde be-
ponendone
la
parte
la
modo
altrui,
semplicemente
infe^
come son
importa
:
tutte le nature
al
Ma
quello che
mistero,
sta
nella
ri-
Persone
o T
che
in
Ges Cristo
1'
unica la
Persona divina,
alla
326
ALCUNE CONSEGUENZE
unica la
sussistenza in Ges.
Or che diranno
derne scuole,
moderni
Per adattarsi
la
alle
mo-
dovranno porre
in
persona costituita
atto conoscitivo
Saranno
Dio
tre coscienze
atti
come
tre per-
conosce Se stesso,
triteismo, o
festo.
Ges conoscer
la di-
priet ed operazioni.
Per sottrarsi a
tali
bestemmie
la
;
cono-
ma
che
Dio ha coscienza
in tal
di esser tre,
Ges
di esser uno, e
modo
ridurranno alla
coscienza la nozion di
il
saper di essere
suppone gi
con
l'essere costituito;
pi? Conviene
che antecedentemente
Sono
o
dunque
cetti
delle
moderne
la
scuole, o
empi contro
fatto
la fede,
assurdi
contro
ragione, e di
corrompono
l'una e l'altra.
recare
altri
sventura
a dottrina della
ALCUNE CONSEGUENZE
gio dell'antica Scuola.
grazia, o
santificante
alle
i
327
adattare
nuove
la
dottrine
Baster
evidentemente per
sia
soggettiva
immaneyiza^ che vi
di
unione di pensiero e di
spirito,
:
simboli e di
all'Ostia
fosse.
;
figure.
Hanno
detto
se
infatti
state dinanzi
vi
consecrata,
come
Ges
realmente
i
Ma
novamente
dogmi
ne-
eresia.
senza
arrivare a
eccessi,
malamente
imbevuta
di scet-
rando,
stata.
prima acquidi-
Questo avviene
tra quelli
de sono semper
scentes et
tes
nunquam ad
Ili,
(II
Tim.
7)
non avviene
sana teologia, n
vivo,
(l la
tanto
meno
e
nella
Chiesa di Dio
della verit
quale
Ili,
colonna
fermezza
Tim.
15).
Ogni dimostrazione
inefficace.
il
altra verit
il
da quella che
relativa
soggetto,
pere
come
sia la
cosa in s stessa,
ma
sol
di
pen-
modo
che a
lui
possibile,
ha pur
prova
dimostrazione
debba
zioni
considerarsi
di
disposivolta,
qualcheduno, a cui
persuadere
sia
328
ALCUNE CONSEGUENZE
ai
adattandosi
mati.
giudizi ed
ai
concetti ch'egli
si
for-
Non pretenderemo
efficace.
di recar
mai un argomento
che
v'
assolutamente
cotesta
Infatti,
assoluta
efficacia?
Quella
convincesse
ogni
possibile
avversario.
Ora non
quanti
:
argomento
ha
i
tutti
i
ciascuno
;
ciascuno
suoi
metodi
gli
argo-
ma
ciascuno
ha
sua;
adattarsi gli
argomenti. Cos
Che disputando con uno, debbansi assumere principi da lui conosciuti e amconfondon
le cose.
Ma
n saremmo
intesi
Tuttavia fu anche
tempo che
sa-
quale assumesse
una proposizione, creduta vera dall'avversario, realmente falsa o inesatta. Semplicemente sarebbe cotesta
quanto po-
dell'avversario,
la
aver forza su
conclusione per
ad ammettere
errore prima
non contraddire
pur ricusasse
a Mos.
Gli
all'
profeta vero e
gli potrei
libri di
Mos,
ho provato
Materialmente,
formalmente e asse-
ALCUNE CONSEGUENZE
conoscenza o una legittima persuasione,
vero che se colui viene a sapere
329
no.
il
Tanto
altra
ri-
come
il
suo Mao-
metto
fonte,
sia
vero
ad
disdir la
che
aveva
gi
concepita
guardo a Mos.
Molto bene avvertivano
falso
i
regole un
conseguente vero.
falso,
Infatti quell'antecedente,
:
ancorch
la
pu contenere qualche parte vera basta per falsit, che una proposizione non sia vera in tutta
sua estensione
;
la
non assegno
cos
una
reale
cagione
della verit, e
nemmeno
per s
nell'ordine
conoscitivo
il
quell'
;
antecedente
soltanto
mi conduce a sapere
alla realt,
vero
ma
il
per
accidente
arrivo ad enunciare
in
un giudizio con-
forme
mio
dire
convenga con
sostenuti
ai
Tali sono
honiiiiem,
ad
dall'
quali
rivolgono.
avversario, non
meno
Vor-
stessi,
convien procedere
la verit.
da conoscere e da possedere
le
conclusioni
premesse
lo-
quale
certi
pregiu..iz
il
ma
falsa
per chi
ot-
conosce
vero e
cose.
Avremmo
1
330
ALCUNE CONSEGUENZE
vremmo
sentir disprezzo,
come per
i
un'illusione.
mantenitori
dell'imma-
fallaci
li
meno ad
essi
che peraltro
vogliono conformi
sono accettati
tesi
non pi
intesi
farli
in-
n ammessi
Che giova
assolutamente
dere
;
Se
principi
non pi
sono
inten-
veri,
convien procurare di
di parola
chiarirli,
per
esprimere
suo pensiero,
chiuda
gli
finir
col
di-
occhi
ceva
quali
il
giovani
dei
si
Parimente debole
bugia
della
;
l'inganno e ha corto
passo
la
ond' che se
non cedono
primi
i
assertori
medesima, dole
vranno cedere
portanti verit
successori.
dotte
altri
siano
n'esamini
Svanir
;
or
le
im-
non badiamo a
stabilite, s
curiosit anche
sodamente
che quanto pi
ragioni, tanto
pi debba ricono-
il
ster
Ma
riguardo
alle opinioni
correnti,
se
hanno veramente
qualche
probabilit,
certo
potremo con
altrettanto probabile
argomenta-
lo
ci
proveremo, e farem
plauso
che
accinga e vi riesca.
in
Gran danno
qual
modo
ragione-
ALCUNE CONSEGUENZE
vole o per
33 1
qual via
probabile,
coleste
nioni appaiono
cessarie
davvero
connesse con
ne-
strazione.
La
dimostrazione
fondata uni-
camente su ci che
seguenza
certo, procedente
con
asser-
senza
alcun
dubbio da
ammettere.
sputare
;
Anzi non se ne
natura,
dovrebbe
nemmen
altre
di-
come
le
parti
fondamentali
debbonsi
altri
prendere
per
ne dubiti, non ha
modo
d'accertarsi.
Se
infatti
non
sai
non
di
come
te lo
mostrer
Ragionando, mi varr
Ma
che
i
anche qui
la
verit
si
pu esporre
chiaro
il
in
modo
la
mente
se
ne formi pi
concetto, e
Adunque
certo
cediamo da
gliori
,
certo che
quando un oggetto
presenta,
na-
facolt
cos
pure
ci
certo che
quando
la
ci
appare tosto
pu avere
ragioni
di conintelli-
prima
in-
332
ALCUNE CONSEGUENZE
fatti
sensibili
o dai
fe-
nomeni
che
la
mondo. Ci posto, avverr senza dubbio mente veda chiarissima la necessaria verit di
del
qualche
all'ente
assioma, suggerito
dalle
nozioni
spettanti
comune, ovvero
di
che poi
si
pre-
qualche oggetto,
al
confronto. Dal
conseguenza,
segue
la conclu-
modo
che debba
di-
ognuno che intende, e si ha cos una mostrazione che pu dirsi oggettiva. Pu dirsi oggettiva, non perch l'espressione
molto propria; che
la
sia
malmente consiste
noscere
la verit
ha relazione pi
ma
surdit, in
conformi
assentirvi
oggetti
dei
quali
si
tratta,
e dovr
ognuno
che
intende.
S badi
bene che
;
cedere,
lo in-
tende;
al
ad
fra
lioninem,
ignora ed erra.
il
Eccoci
p.
a fronte d* un cartesiano,
quale
puro
spirito, identico
con
l'
l'
intelletto,
e pura
ma-
teria inerte,
identica con
estensione,
non ammette
Gli
mostriamo che
ALCUNE CONSEGUENZE
i
333
tutti
nel-
vortici
atomi.
uomo una
la
ma
provato
che sbaglia,
mentre
non
vede
costretto
o ad ammettere
uno
spirito
anche nei
bruti, o a torcersi
dolorosamente
diciamo
in essi
Ecco
sibile,
un seguace
,
di
cui
;
Se Dio non
nemmeno
;
possibile
ora
pos-
var ripugnanza
;
dunque Dio
ma
stinguere tra
vedere
note,
che non
e' .
anche quando
accade
di
al
compor
sfugge
nostro intelconcetti
di
come
certo
riguardo
ai
processo
dovremmo
dire
la
chi
;
possibile
sarie,
pu convincerla d' assurdit ? dunque dunque vero poich, nelle cose neces;
im.
possibile, e ci
che possibile
necessariamente
col
Ecco
infine
:
un kantista a met,
Ci sentiamo
stretti
quale
;
ra-
gioniamo cos
il
dal dovere
ma
volendo che
della
dovere
;
nostra persona)
dunque
Dio
al
Buono per
sollevare la
pensiero di Dio,
334
ALCUNE CONSEGUEKZE
principio dell' ordine morale, e prova valevole
come
se
si
di
S.
Tommaso,
da una
prova
dicendo
che
ogni
finita
perfezione
deriva
prima
infinita.
Ma
volgare
inefficace,
negherebbe di sentire
nel
modo
del do-
intima
forza
evolutiva,
dalla
per altra
via
l'esi-
stenza di Dio.
gli
li
capisce.
la
verit
argomenti antichi
dell' Aquinate.
Chi
'
essere di questo
adequata cagione a se
abbia e non
poich
ripugna
la
che
-
tempo
medesima
mossa.
intende la necessit
altra
E
il
non possibile fermarsi, senza concedere che v' un primo Motore non pi mosso ed immobile; n
processo
all'
infinito
sottrarrebbe
la
mente
alla
chi
trova al
d'
ALCUNE CONSEGUENZE
giunti a Dio.
335
Niagara
per carit
?
son forse
immo-
Dunque
quell' ar-
verit
convince
chi
lo
manco male
chi
le
Similmente,
contingenti
tutte
vede
l'
impossibilit
di
porre
che
le
manifeste
debbono
essere precedute
un' essenza
di-
Con
che
dimostrato Iddio, e
quel
primo
atto,
esistente
per
necessit di
potenza pura, e
somma
che
indeter-
concetti
ci
vuole
infinita-
da un estremo
!
all'
altro
pi
mente lontano
con evidenza
ci
la
necessit
d'
un sovrano Ordinatore,
crederemo
il
in diritto di
compatire
Emmanuele Kant,
quale
con
gravit
si
sponga
di
le
si
cose mondiali.
tratta
Non
e
capisce che
i
l'
ordine
che
vari globi
terreni
in
celesti
a opportuna distanza,
corpi
336
ALCUNE CONSEGUENZE
;
buona disposizione
le
che
si
tro-
comunanza
e
n questo pot
ogni natura.
far altri
che l'Autore
gli
dell' essere
d'
Cos
che
argoli
menti di S.
netra, e
Tommaso
sono
efficaci
per chi
veri,
pe-
sente
vane
nella
le
Abbiam
recato l'esempio
prima
;
nella
trattarsi
altrettanto
potremmo
tre
che importano,
il
ma
speriamo che
detto basti
a chiarire
nostro pensiero.
Vogliamo
dunque argomenti
che,
quanto
nelle
pi
j
intesi
loro
sincero intellerto
le
all'
as-
torto
altri
pens che
in
prove
in
valgano,
quasi diremmo,
solo
senso
l'
utilitario,
quanto
che
ragione
uno
l'
altro, e
non
sia
da cercare
Nel caso
di pi,
perch esiste
la
comune
la verit
si
appoggia
con-
s'avveda dell'inganno, e
pre pericoloso
dalle quali
il
rifiuti
insieme
la felice
tutti
Ma
per
seme
vero
caso,
che
di lor natura
son
comune,
ALCUNE CONSEGUENZE
detto male a proposito
;
337
che riguarda
e con essa
l'
gli
universali. Verissimo
che
1'
umanit,
umana
ragione,
si
in tutti
uomini
realizza
una
facolt
intellettiva,
la
quale
essenzialmente ha lo stesso
nella
grado
di
perfe-
zione, e conviene
cetti
modo
perfettibile
ma
prescindendo da strane
tutti
co-
Che
se
in
alcuno
vengano
ad
essere
impediti,
convien
che
quell' individuo
come
in difetto
del-
chi
l'
dei
spirituali
per s non
le-
qualsiasi
argo-
mento
In
mente uno
qualunque modo
consenta
quell' errore
ordine
numenico o soprasensibile non risponda in tutto, o non risponda con certezza, 1' obiettiva realt, egli si
rende
incapace
di
qualsiasi
338
ALCUNE CONSEGUENZE
in
mente
la
ci che
importa
all'
uomo
di
sapere
ri-
guardo a Dio,
ai
motivi di accettare
divina rivelazione.
Mentalit moderna.
moderni
ripren-
da capo.
Incominciano
soli
dall' esal-
trionfi
dello
fenomeni.
fatti,
senza fidarsi
ragioni
alteri
metafisiche
dei
principi
priori,
mostrano
tutto costituita, la
im-
possibile
di positive
ri-
fenomeni naturali.
storica;
al
il
Poi
quanto
quale stuin
modo
kantismo,
di mani-
festa esperienza,
testimonianze
documenti
a
noi,
la-
dalle
antiche et e giunti
fino
non
delle
rigettando
dubbie
prove
i
nuovi
vanno
avere
sbandito
dall'
opinione
comune
ALCUNE CONSEGUENZE
innumerevoli leggende
parte di storia sui
d' Egitto, d'Assiria. d'
;
339
di
monumenti
volo che
la critica
umane
passioni,
per
s'
inclina
;
piace e rigettare
ture
si
contrario
conget;
scambiano
concede
con
argomenti
di
di
apodittici
che
molto
al
si
alla alla
fama
paura
naturalismo e
che tocca
la
che
l'
e-
in
questa
le
leggende dai
molto
Ma
tica semplicit
quanto
all'
accettazione
dei
1'
racconti
orgoglio
d'
aver trovato
nuovi principi
si
sono
:
moderni
accinti
all'
opera
di
nuova
onde
filosofia,
nuova
teologia,
nuova esegesi
di
biblica, di
forse
verr nuova
di
maniera
culto,
ordi-
namento
bene che
rar
ecclesiastico,
all'
formole proposte
alla fede.
:
Quanto
la
esegesi biblica,
Va
ci
si
si
curi
l'
infallibile ispirazione,
si
ricordi
340
ALCUNE CONSEGUENZE
i
che
trastulli
s
materia
santa, n che
natura
si
Quanto
posta
alla
filosofia,
che cosa
a
si
pu
sperare,
quella
esser
i
novit,
che gi
lungo mostrammo
non
altro
che distruzione?
Non sono
forse
concordi
a stabilire
indiscutibili
Non
disprez-
zano forse
fa
l'intelletto? Infatti
come
?
stimarlo, se
non
alla
altro
che sognare,
senza
neppur attingere
Che pregio
dargli,
se
non sa discernere
n mai certo
il
sioni,
di
il
n pure affermando
di tutti
qui,
i
fondamento
suoi
se altri
fin
mentre
l'
la logica del
sistema
il
condurrebbe, cresce
incoe-
non
doversi
vergo-
in
faccia
alla
balda
giovent,
le loro
della psiche
Se nella dottrina
dell'
immanenza
c'
qualche
idea non
gran parte di
ALCUNE CONSEGUENZE
verit,
3d
che
nuovi
filosofi
si
non
sappian fare
il
resto che
aggiungono,
ad agnosticismo e a scetticismo.
Ma
di
sibile a scrittori
rimaner
esprimere
riguardo a
riguardo a quella
che
si
celienti
dottori e di parecchi
Santi, tali
giudizi
da
Pio VI condannava
il
disprezzo della
;
XVIII
tempo
Pio
IX
<
condannava
inopportuno
gresso
bisogni
il
del nostro
delle scienze
metodo
;
stici
filosofia,
dagl' insegnamenti
quei
il
Maestri, e
Santo Pari-
curato, che
Accademia Romana
tutti
i
di S.
filosofi
Tommaso,
dal
di-
cristiani e di
novamente
la direzione
gi data
suo
Predecessore.
Papi,
tori
s
Or
novelli scritsol
rigettare
perch
mantiene
tradizione
dell' antica
Scuola.
come un
342
ALCUNE CONSEGUENZE
ecco qualcheduno
non temer
denunciare
di scrivere
che
la
messo nel
losofia, e
come mostruoso T ibrido connubio ammedio evo del dogma cattolico con la fid' interdire alla
modo
principi ineffabili
E
ma
un parlare
di
cotesto, al quale
un
uditorio entusiasta
giovani
chi rifletta
l'
inesperti
applaudir
giudizio
firagorosamente
con sano
di sentire
l'
immensa
ingiustizia
Dopo
strano
i
aver cos
rinunciato
alla Scolastica,
alla
ragione,
morifar
nuovi
maestri
di volersi
accingere a
da capo
fede,
la teologia,
e l'esposizione
nelle
dogmatica della
sancite dalla
anche considerata
formole
suprema autorit
cilii.
Con-
Oh
si
aggiustino essi
il
capo o F
che
min
la
Chiesa
il
suo dire,
idee,
delle
nuove
con
vogliono
il
principale di risalire
secoli,
sapere
come
dogmi
ALCUNE CONSEGUENZE
primi tempi e
dichiarazioni
;
343
le
come
poi
si
sieno svolte
migliori
e
come vero
certo
ripudiando
il
a poco dissero
la
IV secolo
Chiesa
si
mondo. Quasi
nuovi eruditi
della
dimenticando che
comune insegnamento
il
teo-
le
verit di fede,
non
sog-
Ma
petua evoluzione
progredire del
rarsi
da tutto ci che
la
e di
rigettar con
critica
tutto ci
che
si
aggiunto
superfetazione, cristallizzazione
duca
Ma
500
?
pro-
all'anno 1500,
come
vi
e perch non
si
progredito
che vantaggio
men
decisive, che
dere
pili
avversari
la-
medio evo
non
siasi
la dottrina cattolica
pretesto di liberarla
da ci che
344
ALCUNE CONSEGUENZE
e caduco.
umano
al
contrario
che quanto
fu accettato e definito
non caduco e
non
lo Spirito di verit
?
Or con
le
gliono riprendere
sollevar di-
chiaro
nel
resto
poi
peggio ancora.
S,
alla
nuova scuola,
proferito,
cominciano
giovani
con un
plauso
autorit
entusiasta, e solo
superiore alla
par-
dicono
cattolici
ritirano in se stessi,
come
vergogna
Il
d'essersi ingannati.
le per-
ma
del Signore
ma
credea
1'
opposta
af-
fermazione
veretto
!
della fede.
gli
amici
egli
poteva
essere condannato.
il
Come
penepossa
trato in
un cervello umano
sia falsa,
fantasma che
dire
quali nessuna
antica,
non
lo
possiam concepire.
ALCUNE CONSEGUENZE
sia
345
un dogma
una norma
se
pratica,
onde siam
se fosse
diretti
ad agire come
:
queir asserzione
a riverir
il
Iddio, a trattare
vi
ci
si
Sa-
il
Signore
trovasse presente,
peccato
come
se
portasse a un eterno
di-
dolore
e ne
sputare anche intorno agli assiomi non possiamo accettare quelle oscurissime affermazioni
usati a giudizio indipendente
;
ragioni di
Dio
fa miracoli,
si
sono
dovrebbero
un
cir-
ai
principi,
avremmo
si
sen-
un errore distruttivo
di tutta la re-
non
in dotte favole
fonda
ma
il
avremmo
risposto che
il
senso,
ma
per accertarne
la verit,
una
follia
che, senza
che
il
non
sana
alla
delirio di
mente
in-
che
le
prove
di
accessibili
ben disposta
ragione, e se una
filosofia
non
capace
d' intenderle
vece, ecco
molti
alla
cattolici
veramente
questione
col
s'ha da rispondere
risposta
Le Roy,
e cercar se la sua
tradizionale, e
non migliore
S4<5
ALCUNE CONSEGUENZE
la
prova
mancanza dei
prncipi e
1'
oscurit
delle
modernamente son venuti. E molti ripetono che la nuova scienza ha ormai usate le menti a non considerar altro che fenomeni, e per a non pi distinguere la sostanza delle apparenze: che cosa ferro, se non un complesso di
idee, in che g' intelletti
i
conduttivit
di calore e
tali
solubilit
la serie di
svol-
gimenti ed attivit
Dunque che
non
si-
pu mai voler
dire quel
mutarsi
del pane, e
?
Ges Cristo
del
che pu
Cerchisi
una
ai
dichiarazione
mistero
si
che possa
lasci
proporsi
vivi del
nostro
secolo, e
l'
quel-
inutile
alchimia, ai morti
del
e credono di
parlar sen-
satamente.
che
concetti, se altronde
;
ad
(e
acquistarli
che
la
nozione
di sostanza
dalle apparenze, se gi
non
V hanno
come
pito,
gomenti
teologici
Che cosa
che
naturale, se
dell'
non sapete
possono
semplice
quelle
essenza
anima
sopravvenire
realissime
ALCUNE CONSEGUENZE
perfezioni
?
347
E
i
air incapacit
quei
immanon
quale
ginar
come
?
pazzi,
intendere
spiritualmente
filosofo,
il
sanno
Del resto
anche ad ogni
al
ancora studiando
non
sia svanito
cervello, parr
un
delirio quello di
parvenze tutta
stessa
realt sostanziale.
Con che
drebbe
in
la
mia
umana
atti
sostanza, o la
si
mia
che
succedono, an-
fumo.
nebbie nella mente, col veleno kantiano
Con
in
tutti
i
tali
pensieri,
con
la
fiducia
irragionevolmente
posta
nella
filosofia
dell' azione,
che
non sa bene
onde venga
e a qual
come
dove,
voglion
costoro
sapienza,
rinunciare a tutta
opera della
cristiana
opera
stabilita
con
per
da
bestemmiata dagli
rifar
fidando in pi
lieti
auspici e in forze
migliori e in
Kant
tafisica,
metafisica
nostra
dolorante dai
fieri
colpi
far
tiano
Poteron
poterono,
quei colpi
paura
alle
teste di
vetro occhi
come
deboH, ossia
turbare
pervertire
le
menti
348
fiacche.
ALCUNE CONSEGUENZE
Ma
la metafisica d'Aristotele
e di S.
in
Tomalla
maso immobile
quegli
spari,
nelle
menti
sane, sta
e
cima
che lo strepito
gi
il
fiimo di
come avvenne
tante
altre volte,
sieno dileguati.
CAPITOLO
IX.
Articolo
Illusioni.
I.
l'
opera
intellet-
riconoscere
dell' uni-
che egli
a distruggere ogni
scienza
ponendo a
brano obbiettivi
necessari,
l'indole
nostra
cos.
ci
natura
mostra
al
le
sue leggi,
ma
che
queste
son
proiettate
di fuori dal
le
riduconsi
universalissime,
tempo,
senza
le
quali
chimerico
tutto
r ordine materiale. Distrusse nella nostra mente Iddio, col togliere ogni
modo
1'
di
provarne
il
1'
esistenza,
estendere
principio di
350
ammettendo che di un fenomeno si possa cercar la cagione in un altro fenomeno. Cos logicamente tutto
annientato.
via,
I
neokantisti vorrebbero
:
fermarsi
per
trat-
ma
che
li
monte,
che
non cadano
Anche
rifarsi
il
maestro ne
tutta
fu
l'
atterrito.
Ma
non
volle
da capo su
riparare
il
mal
ricostruendo per
mezzo
della
volont
disse:
quello
L'uomo
SemSembra,
se
questo
nella
connettasi
la
libert.
quantunque
filosofia
kantiana sia
la
impossibile
averne^ certezza
esiste,
alcuna.
all'
Infatti
libert,
pure
appartiene
della
ordine
dei
sappiamo
realt.
corrispondenza tra
all'
pensieri e
la
la
Quanto
ordine
dei
fenomeni,
libert
certamente
n' esclusa.
i
fenomeni per se
medesimi sono
dell'
appetito in-
ancora perch
dalle
immutabilmente paiono
n
la
determinati
leggi
fisiche,
volont
pu
mutarne
il
corso.
se cos,
in
la
dove
resta la libert?
sia.
Ma
il
via,
poniamo che
qualche parte
Prosegue
conseguimento
un bene o
d'
una
felicit,
che certo
quaggi non
un' altra
abbiamo.
Dunque
probabile
che esista
35 I
Ma
si
per darci
ricorra
quella felicit,
Dio. Per conseguenza arriviamo ad avere ben dimostrata l'esistenza di Dio. Vi piace?
La meraviglia
qualche scrittorello cattolico, anzi pi d' uno che pareva arrogarsi tra noi
il
titolo di
dotto e di maestro,
filo-
il
Kant dimostrava
la
libert,
l
ed ogni
Dopo
processo,
rovina portata
nell'
ordine
intellettuale,
Con
quel
qualunque
sia,
si
viene
innanzi,
facendo
mostra
gionare
1'
di ragionare.
Ma
se,
un kantista,
ciel
vi salvi, in
dopo che
uno spazio
che
gli
1'
chimerico,
assiomi
oggettiva
si
E. Kant
chi
lo
segue
sono
mondo
alla
cose.
Non
al-
fa
impunemente violenza
natura
quando
chi
ha rinunciato
povero
intelletto,
con
altre facolt.
Lo vedete
i
quel
Kant,
per
nel?
lunghi
tentacoli,
qualche scoglio,
ma
Fa
a voi
compassione?
A me
fa
ridere.
352
Ma
il
tratteniamoci un poco a
guardar da vicino
cinque
punti
la
uuovo processo,
primo punto
distinguendovi
si
vuole guadagnar
meta.
dovere
il
secondo
il
il il
quarto nel
quinto nel-
dedurre da questo
1'
esistenza di
Dio
mia coscienza,
ecco
i
il
cielo
sovra
la
mia
testa,
Emm.
non aveva
perch lo
tuttavia,
essere
lapidato,
ne parlava come
gli
altri
Ma
quanto
ne
l'
nozione e stabilirne
la base,
si
prescindendo dal-
fonda.
Quel vincolo
la
morale che
astringe
all'
onest,
prende
forza
Questa
cos
Ma
se
da
questo
353
ma
tutte queste
sono cose
sopportare,
sforzo che
si
superiore
alla
difficolt
l'
di
qualunque
intero
adempi-
mento.
Ad Em. Kant
dignit
dell'
uomo,
Ma
stesso da s considerato
lui stesso
;
ragione
indefinita e insuperabile
ripugna eh'
ella sia
norma suprema
e'
stretto vinn'
colo
d'
l'au-
ragione e
la
norma.
Ora
il
Kant
fine.
volle concepire
dovere senza
anzi
e
Dio e
tanto
senza
Egli ne prescinde;
il
dice
che
pi puro e perfetto
dovere,
tanto
meglio e
pi formalmente serbato,
di s ragione alcuna.
inteso nel senso che
il
dovere inchiude
:
da Dio
tal
e la tendenza a Lui
la
quanto pi basta un
falso nel pensiero di
motivo a regolar
la
e santa
mia azione.
di
Ma
Emm.
all'
intenzione
354
in
Dio
falso,
e toglie
1'
il
primo
distrugge
edificio
che qui
ingiurioso a Dio,
che pi
non
mo-
rale
una specie
all'
d' idolatria
che con
di
folle
orgoglio
attribuisce
uomo
alcunch
di Lucifero.
sembr veramente ad
una nuova e migliore
dimostrazione di Dio.
manifesto che
la
pensarci un pochissimo,
un principio che
Si capisce
esclude o
sia
almeno ne prescinde.
contrario
:
anche come
al
kantismo
il
Sentiamo
dovere
ma
di
il
Dio.
Emm. Kant
Lui
il
suo do-
vere tanto pi
Dio, e senza di
elevato
quanto pi prescinde da
intero.
resta
Come
ne
potr
dedurre Iddio
non
si
fa altro
cumular
Il
le
rovine.
la libert.
Gi dicemche base
un' ipotesi
mo
altra volta,
brevemente,
troppo inferma
pi necessarie verit
Emm. Kant
e
il
la coscienza
liberi
umano
a un fatto di
cos
il
immediata esperienza, e
giudizio e
il
l'
la relazione
evidente tra
conseguente
elezione
se
perch mai
questa provata
dal
355
poich
si
tratta di
fu ne-
ove
gata
la
relazione fra
pu valere
l'
af-
che muove
si
il
Kant ad
Se non
ammetterla come
Ma
di
nuovo insistiamo
certissima la cori-
nemmeno
ad un'
dub-
riguarda
la
verit
libero
diritto di
porre ugualmente
dubbio
dovere
Le
quali cre-
ordine fenomenico,
comprese
le
azioni sensibili
umane, pel
noi
Kant
tutto
ha necessaria determinazione
misera libert praticamente
Che
gli resti,
non sapremdel
mo
dire
pensiero
kantiano.
umana
tanto pi pura e
ranza
di
felicit,
un premio avvenire
contraddizione,
Se non
e'
in
nemmeno
d'
negata.
Prima qualit
un sistema
che davvero
356
le parti sieno
alla dottrina
un
fine,
fine
dell'uomo
Dio, la
aderire a
tutt' alto
fondamento,
o
al
un
ne
1'
anima immortale,
I
vuole.
contentino
di
queste
le
prove
dell'
immortalit
dell'
anima secondo
gli
mo-
argomenti l
otteniamo
J
retti
r universo e
il
modo
1'
primo Ne-
deduce Iddio
che,
e
il
come possiamo esistere e vivere e operare, mondo tutto, senza intendere la necessit
cos senza di Lui
Creatore,
possiamo conseguire
almeno
in
senti
contrasti,
risulti
che non
sia intendere
il
senza Dio
il
primo venire
esistenza e
costituirsi
357
Dunque anche
in
questo passo
Emm.
Kant
incoerente e
dritta e chiara.
uomo
alla
la
l'
ultima ingiuria
il
premio ad una
ordine
legge
riguardo
Sono
cos
distrutti
in
al
Creatore riguardo
la
gli attributi
alla
il
principio,
alla
norma,
il
N'
il
principio, con
imporre
la
creatura
vero bene da
conseguire e
via per
immobilmente aderendo
per ci che
la creatura,
alla
Bont
a
infinita,
l'esemil
N'
fine,
come
Dio sottomessa e
e aspira a conil
la legge,
bene
sommo
e la perfezione
fa
la
felicit.
Al contrario
ragione
grande ingiuria
nosca nel solo
uomo
1'
sola o la principal
uomo deve
lui
;
serbare, e la
chi
miare una
darsi
fatica
virti,
la
mercede
una
cotal
maniera ver-
un
fine
da ottenere;
e
quasi
diverrebbe
nell'
sarebbe avvilito
nell'
ordine
ordine entitativo
358
1
intendeva la
conformemente a questo
1'
Emm. Kant
religione, intedenva
Non
di
vo-
leva la religione,
perch
al
dovuta a Dio,
o perch
ado-
l'uomo soddisfacesse
rare
il
suo Creatore;
ma
un aiuto
dalla ragione.
N ammetteva
;
proporre
dunque
per
la via
Speriamo che a
tutti
posta dal
kantismo
immanenza
consiste,
come
la
al
moderni
tutta,
la
che
dire
ente e
diverse,
ma
tutte
vengono
e
le
esclusiva-
mente
quali
dalla natura
dell'
anima,
forme da noi
pare
di
raccogliere
ci
dati
di
esperimentali,
le verit
supreme che
sembra
dover affermare
e necessari!.
Con
ci
l'
im-
359
nome,
se
che questa
voce
medesima ha perduto
volont.
antico
significato.
Or
Prima, perch
dall'intelletto,
1*
proposto
non
la
nelle
cose
la
bont
che
ci
si
sembra d'amare.
perch
cagione
lui
la
norma
il
fine
dell' o-
chiudendo
dall'ordine
in
delle
ultimo
in
che tutta
si
il
inesorabile conduce
vero Dio.
la strofetta:
Ma
senza
come un inno
Sovra
mio capo il cielo stellato, nella mia coscienza il dovere: oh Dio meraviglioso! e ringrazia Emm. Kant d'aver ragionato come un dottore della Chiesa.
Favoreggiatori imprudenti.
Quelli che non osando in tutto attenersi agli errori kantisti, in
vi
parte-
volont sopra
l'
principio dell'imla
manenza
li
facolt voli-
360
tiva,
dall'
ove
la
determinazione
dell' atto
meno dipende
fatto
la
nano a questo
violenza,
in
appena cessino
si
quel
modo
che
fanno
a scuola,
filosofi,
per seguire
Em-
come
il
solito,
opporremo
alle
strane sen-
false,
la
sempre vk-
Tommaso. Sempre
la
restarne persuaso
che anzi,
sopra
sensi e le illusioni,
;
ma
il
altre
opinioni
poi
si
tempo
sono
pre-
la
o combattuta o
accolta,
I
kantisti,
Ma
prima dei
o dimezzati o
interi,
un
aveva oscurato
dottrina
all'
;
in fu
questo
argomento
Scoto.
Il
l'
integrit della
si
egli
Duns
suo pensiero
volse
ingenita attivit,
la
dall' intelletto.
Come
sponta-
neamente procedono
proprio
al
moto
le
hanno
;
modo
proprii
cosi
nel
supremo ordine
la volont,
spiriti,
r.
36 I
anche fuor
di
s,
emette
la
sua
operazione
eh' essa
e tende
ad un oggetto
dall' intelletto
;
reale.
Non
stessa,
vero
dipenda
ma
per una
certa
simpatia
anima
avviene che la
dall' intelletto.
1'
volont
si
porti
ad un bene pensato
si
Le due operazioni
accordano: non
i
una
all'altra
moti dell'universo
uno dipende
dall' altro,
muove spontaneamente,
neir intelletto
il
nesso
allo
rimane
Scoto
soltanto
ordinatore.
spirito
Pare
mondo d'uno
l'appetito volil'in-
telletto si
ambe-
due
nell'anima
non
perch
la
conoscenza
E
la
pone
libert,
cio
il
dominio
cos ne-
mai da esso
si
non
r
e
si
scompagni, n perch
infinito,
1'
amore
volga
al
bene adeguato e
amore
il
stesso
debba
dirsi
posseduto
visione
non muta
l'
intrinseca
disposizione
della
la
dall' intelletto
(M.
Ora
(^j Qui s, ma non ove trattisi della dottrina di s. Tommaso, avrebbero un po' di ragione quei moderni che accusano gli Scolastici d'aver troppo distinte le facolt, come
362
volont, se non
la
visione,
liberamente
fu
ama
il
bene supremo
pu staccarsene. Dunque
l'
libera libero
anche
allora
che
intelletto
vede
cos
fu rapito
Sentenze
(^).
Afferma
poi
singolare
sentenza,
sieisia (^),
che abbiam
riferita,
Reportata pari:
ove esplicitamente
egli scrive
Dico ergo
primo qiwd
Imitati, ut
comparatur ad actionem
non
(sive operatioyiem).
Quod
igitur
7^eptignat potentiae
vohuitatis,
libertati
ut
eius.
un poco la metafisica dell'Aquinate, e sa che non hanno proprio essere, ma pei medesimi
il
gli
accidenti
cos disposto
facolt,
certo di-
sempre
gli
la
stessa
so-
dunque vera
d' altra
atti
quantunque sieno
ragione
atti
le
facolt.
sono ordinati in guisa che T uno solo vero che il soggetto opera, ma che il soggetto deve essere disposto da un primo atto per poter emettere il seguente. E allora vero che una facolt influisce sull' altra, e il modo dell' atto precedente determina quel che vien dopo. Cos impossibile volere il modo della conoscenza se il bene non conosciuto
poi questi
dall'altro,
Quando
dipenda
non
deve
influire sul
modo
di
volont,
perch
In
formalmente
q.
necessario che
chi
ama
conosca.
(^)
I
Sent. D.
1.
VI
Vedi pure
Dist.
I,
XLIX
del
IV
L.
Dist. X. q.
III.
363
Sed
necessitas
productioneni.
Ergo
7iec
libertati.
Cos
egli
ma
si
la
e particolarmente
da un seguace
dell'
Angelico, sarebbe
negata,
al-
meno
lont,
distinta cos:
La
libert intrinseca
alla
vo-
come
quanto
gli
pu operare
vero;
la
circa
beni
non adeguati, o
necessari
alla
all'
circa
come
esser
felici,
intrinseca
facolt
volitiva,
come
la
opera circa
fine,
falso.
petito
in
ordine
agli
oggetti
proposti
dall' intelletto
come non
1'
libert
non
appetito
che consegue
Ma
se da questo prescin-
diamo, non possiamo pi dir nulla. La volont nominata, senza pensare che inclinazione conseguente
all'
intendere,
non
si
sa di che cosa
parli,
n alcuno ha pi diritto
di
attribuirle libert
cata la radice.
Che
intrinseca al volere,
dovremmo
Neces-
7U7n,
diremmo
per voi,
volont essenziale
la
libert.
il
Ed
egli intese
che
Per ag-
364
Sed qiwmodo hoc est possibile, quum liberum, ex hoc quod est liberum, vdeatur posse se determinare ad hoc producejidum. et ad suiim oppositum f Or si suppone che questa doppia determinazione non
giunge
sia possibile,
poich
si
tratta
di
operazione neces-
saria
saria,
si
La
risposta
Ergo
Ma
questo un affermar
dunque non
libertas et
vale.
XVI
si
Cum
(^)
necessitate stai
non
est
quaerenda ratio
Ma
questo
d' intelletto.
Come
ordine
se-
Scoto confondere in
tal
maniera
l'
della facolt
ad alcuni oggetti
ad alcuni
atti
suo
oggetto primario
volitivo libero,
Come
senza ben
determinare
?
che
cosa
neces-
Cum
risponderebbe
(^)
lo
Scoto
l'atto volitivo
libero, che, anche quando procede per necessit di natura, debba ritenere quel modo di libert ad esso intimamente essenziale. Ma non bene altri vendica la libert con distruggerne la propria nozione: or si distrugge, se affermata l dove
l'atto
non soggetto
al
dominio
365
nego.
La qual negazione
assioma
;
ma-
nifesta
come
il
primissimo
gli
la
distinzione
si
Scolastici.
Or quando
volont,
ognuno intende
necessit.
nel-
coalo
ancora
1'
intrinseca
Se
poi
la volizione libera
anche quando
dichiariamo di
non pu esser
altro
da quella che
dire,
mo
pi.
Quello che
la riferita
e'
importa di notare
si
secondo
da
s,
non per determinazione alcuna che riceva o dall'oggetto o dall' intelletto, esercita la sua
attivit.
Con
che richiama
che,
il
dopo aver
dovere e
dello
dirsi libera e
l'
il
resto.
Anche per
e la
l'antica
via
Scoto
azione soggettiva
volizione
sot-
facendo in esso
l'
immanente
la
ragione del
france-
illustre e religiosissimo
men
con-
forme
al
sentire
cattolico.
agli
Con
le
sue
sottigliezze
di
avversari
riputarlo
perci,
senza
lasciar di riconoscerlo
in parte contraddirlo.
per
uomo
insigne,
dobbiamo
366
Assai pi
vicini
ai
altri
nuovi maestri,
bilire le verit
quali
sembra che
si
deduca
alle
la necessit di
porre
un termine
dell'animo,
rispondente
aspirazioni
e al
moto
operi
onesta-
la filosofia
intendere
male,
mente elevata e
tempi
sola
muovere
studio
nostri e invitarli
allo
opposto
logetica.
alle
il
'
Action.
umana
manchevole (questo
soggettivo dall'oggetivo e
l'altra
della
prima
lungo
la
seconda da
i
come
il
vieto sofisma
contro
miracoli,
na-
Sappiamo qualche
cosa, in tal
pu rimanere da trovare pi
367
Troveremo nuove propriet del triangolo, senza negar mai che la somma degli angoli valga due retti scopriremo nuove leggi della
gi saputo.
;
elettricit,
Ma
disprezzando
sicuri
le
antiche
osservazioni,
dall'
giovani
la
procedono
a dedurre
e
l'
imperfezione
inutilit
dell'intelletto.
Accusano
preteso di
er-
rore
d'aver
sciogliere
la
ogni
questione e
divina rivelazione
;
cerchia della
filosofa
peripatetica
quindi
si
credono meglio
disprezzare
il
fermi a
razionalismo,
moderna-
mente
l'et
superba.
Ma
i
si
male un errore,
cadendo
nel contrario, e
recenti
d'assomigliare la bestemmia
trina Scolastica, che fior
razionalistica
dot-
nella
Chiesa e ne fu be-
nedetta.
Dopo
questo, anch'essi
ri-
la
affermare
il
ossia la realt
mondo
esteriore,
e di
in
riconoscere
nell'esterna
il
realt,
contatto,
anche
sopran-
ma
del quale
abbiam
ci
dicon
essi,
e l'azione
al
:
conforme
ci
al
dovere,
portano
sempre
di
da tutto
che abbiam
la
potuto conoscere
dunque
insuffciente
ricerca
ma
il
tutta la filosofia
deve coni
scrutare
368
postulati
Vuol
dire,
se
ci
apponiamo,
per vedere
che
lo studio
stessi,
del
la
Kant doveva
sua morale
si
fissar l'ordine
dei nostri
sogni, e
fondava
nella dignit
dell'umana
modo
di postulati
non ne-
La nuva
Ai nuovi maestri
ficace.
apologetica.
l'antica apologetica
la realt
sembra
inef-
Prima,
perch
del
soprannaturale,
fosse
non pu a meno
d'aspirare a
una
vita superiore,
bench da s egli
si
valgono
il
ad accoglierle; e
mi-
per esempio,
che
comune
di
Dio,
si
che agli
facile,
pareva
per
nuove
critiche di-
ventata
difficile
come
la
filosofia
compenser
antico.
del
metodo
369
re-
Pu
forse,
dicono
importa ne-
da porre una
gli
e che dal
genere
scel-
umano
sentita.
gono un
fine cattivo,
sola
volutt, e conseguen-
falsa;
ma suppongono
Se invece
doverci
neces-
a un bene pi alto,
degno
della
umana
persona e rispondente
stendesi
all' infinito,
alla capacit
e ogni anima,
esaltata,
anche inconsciaci
s'
mente,
n'
commossa ed
impone
lo
tale studio si
ne accerta
cordasse
la
soddisfazione,
prevenendo
il
pericolo
solo s'acdi-
scetticismo
kantiano,
rimarrebbe
Ecco
l'ordine,
le
il
Il
soggetto,
col ricevere
impressioni
dal cosmo, vi
risponde
e ne segue che
vengon
di fuori noi
concepiamo
idee.
;
Ma
agire
razione. Riflettendo,
sibili,
vediamo
le
370
conda
aspirazioni infinite, e
potremmo
altro
ed altro da ci
la coscienza di
un potere
indefinito
ch di simile
si
libero arbitrio
ma
la di-
e pi viva.
la ri-
ha destato
in noi
il
un usarne), e qui
versi oggetti
l'
li-
desiderio,
viene
innanzi
il
d'uopo,
le contrarie passioni
e superando
la
le
dif-
ficolt.
Cos
afforzata
e sicura
volont dirige e
sociale. L' in-
comanda
cazione,
l'azione,
bisogno di esterna
un' invincibile
comunisi
da
esigenza
espande
tutta
la famiglia, la patria,
l'umana societ.
il
Non
basta.
L'uomo
sente an-
cora
l'universo, anzi
con
l'
infinito,
e la volont
si
trova
Qui
nascosta
una
virt
impedel.
movimento
disegna
la
371
un quid divino.
si
E
le
cos
ognuno o riconosce
il
foggia
colmar
in
tutto
questo dire
la
assicuri
al
che
maestri
loro
sistema
inclina al sospetto
che
volgere
lor pensiero
nella
moltiplicit di lontane
affine
e inaspettate considerazioni,
stessi e
di
persuadere se
si
altrui
sistema
ai
nascondono
;
meraviglie e
v'
un tesoro
profani invisibile
es-
sere necessario
uno studio
i
senza illusione
e la verit
al
;
principi
per misurarne
importanza
e im-
per convincersi
al
come
sieno da sostituire
pensiero e
metodo
antico,
omai caduto
potente.
profonda.
Pi nettamente
altri
dicono che
l'
intelletto
non
sempre necessario
ad aver
la
rimentali, ora
calcolo.
dette scientifiche,
v'
del
Ma
i
ponga
supremi principi,
astratti e
non
372
pi dimostrabili
altro
pi
alte.
allora,
che
pu
aversi se
non
?
fede,
con
la
quale
gli stessi
Ora
la
Dunque
dalla volont
dipendono anche
poich ve-
primi giudizi
dell' intelletto,
tri.
direttamente,
diamo
dall'
che
gli
opposte
mente del
scio,
determinerebbe
tutti
egualmente.
conscio o incon-
ognuno segue
gli
la
ve-
diamo perch
ad alcuni
arbitrio e sopratutto
per
la credibilit
della
divina
Ne segue
che
viceversa
la
conosi
quanto
l'
ordina con
la
buona volont a
far
retta
azione.
Questo
sulla
A
Le
conoscenza
della
natura, che
la
pi facile?
di
vanno mutandosi
la loro vanit.
fatti
Ne rimane
la
dspo-
373
e sarebbe
non gio-
appagherebbe appena
entit,
in
un oggetto
di piccolissima
fi-
della
i
forze e
Che
vale la metafisica
Qui, pi
secondo onest.
ad un
ci
ordine pi
alto,
diretta la
fede.
Che
cosa
Non ebbe
di
certo riguardo
:
brama
sapere
anzi nulla
disse che
IV), la
cognizione,
ci
comunicata della
soprannaturale
cela,
non
ci
fu
altro
motivo
di rivelar-
come non
c' dell'averla
altro vantaggio.
ba-
Orbene
sta
volere.
che prenderemo
dogmi
della religione:
veramente
374
inutili
che non
ci
sommamente
nella vita con
il
adattati
tal
al
legge da raggiungere
fine
per
quale Iddio
ci
ha
creati.
domina
l'a-
perch
mente, tutto
si
riduce a dire
che
l'
intelletto
da s
o a sapere
alcuna
;
cosa fuori
dell'esperienza
immediatamente
sensitiva
di
noi
l'amore e l'operazione
menti e dell'attenersi a
ben dirigerci
la
nella vita
che quest'unico
s
ragione
ci
ci
del
sapere,
che n
ci
deve importare
assoluta,
possibile di
raggiungere
la verit
ma
basta la coscienza
tendere di saper
brama
dell'orgogliosa intelligenza.
i
Probabilmente
filosofi,
mo
concetti,
certo
vorrebbero esporre
loro
sistema
e le loro
ragioni con
maggiore ampiezza.
scritti;
Ma
le
espressioni
Sogliono
nuovi
375
immagini
s
scintillanti
ma
incerte,
involgono
pensiero,
la
nuova
filosofa
Ma
per darne
esporremo
i
la
trina dell'Angelico
studieremo
rapporti
come
l'una delle
due
in
troveremo che
in
anche
questa
parte,
moderni
dagli
tichi
quanto
si
vuole
aggiungere
falso,
di
nuovo,
antichi
non
fu detto,
perch
perch ne ver-
rebbe r impossibilit
di accertare
qualunque verit
vanto di
benevolenza degli
;
avversari, o
il
modernit
ma
di
eccitamento
buon
desiderio,
della
l'
ci
mente,
ai
volont
affidare
ad essa
ufficio
Articolo
Rapporti veri tra
II.
l'intelletto e la volont.
nuovi maestri
?
che
le
abbiano a prevalere
Quando
il
panno
le
sdruscito e incomincia
a ragnare, poco
valgono
rattoppature
uno sdruscio pi
376
largo.
cos indarno,
la
l'intelletto,
;
tentano con
volont di riparare
si
rovina
la vio-
Dopo
giri viziosi
e le inutili fatiche,
d'
convien tornare
agli
antichi
risultati
un ingenuo
sugli
dell'anima.
Con
assolutamente
precederla
di sua
natura.
l'
Vedremo
pi
modo
il
di operare,
intelletto
dine a costituire
fezione
e
nella
soggetto
;
beatitudine
che
peraltro,
sotto
diverso
aspetto, la volont
rivendica a s
al
qualche
infi-
Bene
pacit,
ri-
medepure
simo
sulla specificazione di
molti
atti,
siamo
far dipendenti
Saliamo
ai
principi.
altri veri,
Conviene partir da
essi
per
moderni
errori,
distruttivi
buona
di
dottrina, e
Che omai
non disputiamo
agli atti della
con che
l'
intelletto e la volont
portano
ai
loro
377
dunque
il
salire ai principi,
ove
l'e-
videnza risplende e
ragione
guenze.
essenziale,
riluttare
assurdo e appar la
dalle
primo fondamento
conse-
Quale pi eccellente?
Ebbe ragione
Purgatorio, ove
sta (e.
l'Alighieri
di farsi dire
da Virgilio,
XVII)
N
e,
Mae-
Cominci
figliuol, fu
sanz'amore,
1
O
Qui
siasi
si
naturale o d'animo: e tu
la
sai.
chiama amore
alla
prima inclinazione
al
di qual-
natura
sua
perfezione o
suo
se
bene.
La
comunanza
qualche,
del
nome non pu
amplissima,
:
tenersi,
non per
Ciascuna
sia
pure
analogia.
cosa a suo
principio
modo
reale
ad
principio, o con
la stessa
imperfezione che
la
domanda
d'essere
di
compita, o con
medesimo che tende al suo termine, o con l'acquistare una forma non ancora ottenuta, o col persistere in essa e difenderla,
azioni,
resistendo
si
alle
contrarie
queta
:
nel
suo essere
modo
proprio
bene.
Similmente,
quando
378
come buona ad
esso, viene
naturalmente ad
soggetto, e nel
all'
medesimo
or-
oggetto
sentito e
piacere, o
dell'
appaga
al
l'istinto.
appetito
e
suo bene
amore.
perch
sentita,
per
volgarmente
notissima,
naturalmente
avvenne
tutto
che
medesima a
ci che
in-
nei diversi
modi
di essere
o analogia.
natura
alla
analoga
all'
amore
all'
la
tendenza
nell'
della
sua
perfezione o
;
essere
la
ottimo
modo
ond' capace
pure analoga
proporzione
forza all'azione e
il
portarsi di ci che
si
muove
al
suo termine.
l'amore nel
quiete
d'ogni
naturai
movimento
Ma
venendo
hanno
amor
sensitivo,
meno da
esso e diminuendone
s'
la
propria
ragione, v' un
ragion
formale.
Meglio che
non
sia
nel
senso
sentita,
nell' in-
cosa pensata, e
l'
intelligente acquista
con
se-
condo
ragione
essenziale di quella
cosa.
l'
Tanto
migliore
che nel
senso qui
1'
essere e
il
operare,
concetto della
379
rappresentata
s'
e qui
aggiunge
stessa
la coscienza
che
l'
intelligente
Ora
la
modo
s
di essere
le
intenziosensi-
con Tesser
farci
reale,
con
immagini
dee
fatto l'esperienza ci
ed comunissima
noti-
zia
dover
seguire
oggetto co-
dell' intelligente,
bene e qual
perfettivo del
propriisil
la
nome
lo porta
meglio assai
appetito sensitivo,
dal
volgo.
Come
oggetto
si
muove
il
al
termine ch'essa
medesima conseguir
dell'
cos
primo e pi proprio
in
il
amore, anche
intellettivo,
bene di
ama.
Ma
perch
molte guise
come appartenente
sia
a chi
pensa,
e nels
che
che
dell'
l'amore
si
porti al
io
amante, e eh'
ami
l'
altro
la
intelletto
pu
considerare
alla
potenza
380
che
capace, e pu compiacersi
come
in
l'
oggetto
universo
intellettivo;
esi-
l'amore
ste,
e,
in
vero
modo
si
intelli-
gibile.
1'
amore
un atto primo,
essere
pu
desi-
ogni
spirito pi
sublime
si
gode
posa,
nella
perfezione e nella
beatitudine in che
gli
manchi,
;
e vi aspira
con
l'
impeto
si
dell' alta
n Crea-
tor n creatura
d'
mai
fu
senza
amore, o naturale o
animo.
L'
amore
il
primo
una
facolt
La quale pu
si
definirsi
incli-
come
quella che
attua
nandosi
al
altre operazioni
diversamente
af-
Ma
sopratutto
essenzial-
mente fondata
radice, cos
nell' intelletto,
come
all'
in esso
ha sua da
vo-
da esso dipende
fezione e nel
modo
tendere
oggetto,
s
il
presentasse
come indipendente
dalla
conoscenza,
come
insieme,
38I
Come
zionato,
ossia ragione
soggetto di
agire e di patire
e di svolgersi a
tiva
consegue
alla
e tutta
intelletto
quantunque
s'
sente all'una e
all'
altra facolt
accompagnino mo-
L' in-
importa un
modo
1'
di essere
formalmente opedel
;
primo essere
operazione
e la volont del
per s consiste
nell'
ordine intenzionale.
Alla coastratta
noscenza
di
intellettiva presente la
ragione
in
qualunque
al
oggetto conoscibile
la
volont pure
si
estende e
in s amabile.
intollerabile
adunque
le
la
due
una certa
alle
come
radicate nella
si
stessa
anima, e
fa
ordine
per s
possibile
la
costitutivo
natura. Anzi in
in
tanto
r inclinazione volitiva,
intellettuale,
l'elasticit,
quanto supposta
della
forma
come
lo scattar
molla
suppone
o di misto. Similmente
il
alla
preda
suppone
che quella
382
essendo proposto
1'
oggetto
alla volont,
non per
forma-
cognizione
per s dipende
dipendenza
lissimamente necessaria
7iil
ne sarebbe
tolta la
formale necessit
fosse,
n apparirebbe
sorgesse,
all'
in alcuna guisa
che cosa
onde
la
facolt volitiva
litivo
atto
vo:
dee presupporsi
la proposizione dell'
oggetto
il
pro-
Adunque
cede e non
l'
intelletto, la
come causa
e radice,
:
pre-
segue
il
facolt di volere
;
io
voglio,
perch conosco
mio bene
come opero
e
mio modo
ordine
realt.
non
questo
pensieri
soltanto,
ma
di natura e di
dell'
Di
appetito dalla
delle
conoscenza,
determinando
la
connessione
la
due
diverse operazioni.
diretta
radicale e
e che
dall' intendere,
falso
procedere
ambedue immediato
paral-
anima.
Osserviamo
versit nel
in
modo
Il
procedere
delle
due potenze
essa
il
si
questa mira
in
la
facolt che
la
quanto
383
in
pu
essi
1'
intelletto
prende
lont tende
esistenza, n
ficace,
al
come
a suo termine
all'
atto
della reale
ordine
delle
cose.
deside-
rata
modo
l'
oggetto
son
possedute
le
ricchezze
col
poterne
un posto eminente,
cos via.
la sanit
queste
si
reali
disposizioni tende
il
l'
amore
ira
il
desiderio, vi
posa
gaudio,
sorge
;
l'
mentre
congiunzione di cotali
forme perraccogliamo
che chi
in-
soggetto intelligente.
opposizione tra
1'
Di che
la diretta
le
due
facolt,
tende trae a s
modo
di
essere,
la
il
menel
desimo
intelligente,
senza perdere
la
propria natura,
nuova, riproducendola
all'
suo verbo
al
oggetto
e
qual posto
aspira
sua
essere,
all'unione
con
fuori di s la
sua perfezione.
La prima
che, assolutamente
due
384
modo
che ha ciascuna
senza dubbio
pi alto e pi nobile
bile l'attrarre a s
s.
il
che
Pi importa d'attualit
riprodurre in s l'esterna
attuarsi nella
l'
come potenza ad
im-
essenziale, che
il
muoversi ad
non
necessario.
ragione dunque
formali
e as-
alle
intelletto
semplicemente pi alto
La seconda conseguenza
ogni
tuire
si
che
l'
intelletto in
al
modo
la
quanto
il
costi-
soggetto
nella
s'avvera
nell'asse-
gnare
Infatti
il
intelligente.
della
volont,
al
non
vice-
soggetto sussi-
soggetto
pone
quale
immediatamente
alle altre na-
poter riprodurle in
la
mentre
denza e
ma suppone
la
385
Non
di-
remo dunque che l'anima umana occupa il suo posto nell'universo, perch ama a suo modo, ma assegnando
il
suo
modo
poi,
d' intendere
rito.
Ma
prime
molto
voglio,
proporzionatamente,
l'intelletto
ha
le
col
suo atto T
e
in-
telligente
la
nella
perfezione
Infatti
desiderata,
vince
di
io
volont.
nella
il
non
nella
io
misura eh'
ma
son perfetto,
voluto.
in via
;
e possiedo
bene
ottengo
il
termine
In
in
come
intellettivo
voleva
infatti
un oggetto
intellet-
tuale, e lo
sissimo r amore, e
poteva
stancarsi
nel
desiderio
ma
il
desiderio
si
e per questo la
dirsi
brama
muta
la
in
gaudio.
N pu
;
che
il
gaudio costituisca
il
possessione
peroc-
ch suppone
intellettivo,
perch
possiede
il
sano della
buona disposi-
amore non basta a quetarmi. E sar nel termine della mia perfezione, perch nella visione lo posseder, come da possedere un Bene sommamente intellettuale il
Iddio, vedendolo qual in se stesso
:
dirsi
chi
possiede
cos
il
bene
perfetto,
ed conscio
di
trovarsi
nel
termine
25
386
dovremo
lo
sopra tutto
inchiu-
der
che
tutti
alla felicit
ma
V essenziale costituzione
il
ha per
uomo
la volont,
ma
uomo
ha
la ragione.
Anche
il
dir
con
lo
Scoto che
e nel
la beati-
tudine meglio
riposta
nell'amore
gaudio,
conce-
comune
;
dottrina
di
dere
fra
i
il
primato
alla
volont
lismo tomista.
Noteremo che
in queste materie,
ov'
facile as-
il
procedere dell'Aquialtrui.
ingegnoso
sofisticare
In-
vano dunque
altri
mo
il
parlar
comune
non
la
fonda
il
nell'
ove
consog-
diletto percepito
dell'
ed desiderato,
natura
;
proporzione
oggetto
alla
l'
al
ordine
del
vero
bene, e sa
che
il
da
387
rispetto
diletto
;
all'
atto o nesente,
si
il
chi
solo
ad essa dunque
Perocch
dimenticarono che
capace, non per
la
volont
si
muove
al
bene del
da s non dice
vuole guarire
;
conseguimento n possessione.
r infermo,
ricco
Cos
volont guarisce
vuole
esser
E
;
infinito
Bene
ma
lo
intellettualmente
che
lo stesso
vero
infinito
sommo
bene dello
spirito.
che r atto
intellettivo,
con cui
(^) Una sottigliezza, strana assai, dello Scoto, per provare che libero l'amore dell'infinito Bene svelatamente
conosciuto,
si
che
l'
non
si
muta per
alcunch
seca
al
di intrinseco
all'
ora
:
volere e
amore
senza
la visione, resta
dunque 1' amore che era libero pur libero con la medesima. Rispon-
l' ordine della volizione alla conoscenza e troppo intima la dipendenza di quella da questa e nell' essere e nel modo con ci svanisce il brutto paralogismo. Ma dopo cotale errore, come pot lo Scoto insegnare che, posta la visione, l'amore diventa gaudio ed essenziale beatitudine? Ancora sarebbe da dire che l'atto volitivo non mutasi per alcunch d' esterno alla volont e per, data pur la visione, l'amore non beato pi che non fosse, quando semplicemente era desiderio del fine.
:
388
si
dispone
volitivo,
ordinato
questo
come
al
mezzo
a fine, e per
suo compimento.
Ma
sempre quello
re,
eh' ultimo,
per s considerato e
sempre miglio-
Pu invece seguirne come atto che ne dipende, e come effetto, non superiore il primo pu stare al secondo come alla sua cagione forma esemplare e come principio eccedente. Cos
precedente.
:
nessuno
neir
dir
la
che
il
riso,
al
quale
presupposta
ragione
uomo
ragione,
sia
migliore
della
stessa,
e che ogni
minimo
mezzo
su-
Tanto pi questo
atti
da ampotenza
spettanti a facolt
sia quasi
il
diverse
non
vero che
al
il
primo
incompita rispetto
secondo.
Cos
conoscere
presupposto
al
non
in s perfezionato e
compiuto per
1'
operazione
mente compiuto
il
ma
e questo
gaudio
compimento dell' intendere, n aggiunge al soggetto perfezione maggiore di quella che prima gli abbia
portato la conoscenza.
N
tore
di
:
per quel-
Angelico
alla
Dot-
conoscenza
Dio; perch
getto,
non pu a meno
infinita per-
389
l'
amore, slanciandosi
Il
all'
oggetto in se stesso,
medesimo Aquinate pure osserva che l'addotta ragione non cambia la prima e fondamentale proporzione delle due facolt. Dobbiamo aglo lascia qual .
la
che
di
1'
morale e ha forza
fine,
meritare
conseguimento del
il
ma
che
il
1'
intelletto
consegue
;
fine
e qui
ne
incomincia
possedimento
l'
raggiungerlo,
che
non valga
del pregio
qualsiasi scienza,
ma
in s
che
tale
inversione
la vita eterna,
ove
l'intelletto
l'immagine
di Dio,
;
ma immediatamente
condo essa
conoscenza, se-
non
Rimane che
perfetto
del
1'
assoluta-
mente,
e
e in
ordine a costituire
in
operante,
quanto a metterlo
la
possessione
suo bene,
r intelletto supera
volont.
^ * ^
la
sentenza del-
volont,
il
massimo dono
di
390
rito le
due
terzine
(V
del Paradiso):
sua Bontate
Fu
Di che
creature intelligenti,
E
Pu
stro,
darsi che
il
prendesse
cotesta
opinione
dallo
Scoto,
suo
tratto dal
vago amore
che senza
da
s.
Assolutamente pro;
dubbio
in
massima perfezione
si
che essa pi
s'
conforma
alla
veracemente
r amore
tavia,
india,
nello stato
spirito e
comdove
ma
invincibile
all'
necessit. Tut-
per non
dar torto
le
altissimo
siamo intendere
al
fine pel
quale siamo
or vi
si
l'
aspetto particolare,
secondo
quale
libera
si
volont
dobbiamo concedere
le
prime
parti,
efficace sovra
altre potenze.
esseri, tanto
Quanto
soggetto e
ci
troviamo che
391
muovono
trasmet-
fuori,
e tutta di fuori e
accidentale la determinazione
del
movimento. Le
muo-
von se
stesse;
ma
tutta
dalla
natura
che ricevono
bruti
sono
alcun
modo
in
di libero
movimento, a
li
cui n la forza
essi
ter-
fisica
esterna
la
natura
determina; anzi
vita sensitiva,
;
conoscono,
quanto vivono
ci
di
il
vanno
ma non
la
in
loro
conseguente
cir-
Sorge
gelo.
di s,
in fine
guise dipendente
uomo
il
Ma
ha
il
via,
qualunque
intelletto,
in
suo potere
nosce
fine,
giungerlo
libert
il
la libert, e nella
medesimo
con
la
lo
scopo
la
via
per
andarvi.
Cos
il
suo
termine e d
fisso.
moto
all'
universo verso
nell'intelletto;
il
fine prela
La
radice sta
tutta
formai
l'
ov'
posto
bene, a diflferenza
del
392
nell' intelletto.
malmente
sponde
tunque
pur
sia principio
alcuna guisa
il
effettivo
si
di
quel
movimento
al
col quale
soggetto realmente
muove
ri-
mane
tasi
Che
se,
quando
lo
trat-
dell'
impero,
s.
Tommaso formalmente
ordina
pone
;
neir intelletto
che
una
quanto
lont.
all'efficacia della
mozione,
Bench
dalla
sia quell'ordine
timato
mente
(come
la
mente ha
alla
la
parola
volont otte-
essere realmente
intelletto
Dobbiamo
di
attribuire
all'
una spe-
ciale influenza
causa
finale,
in
quanto propone
pu
ne
in
dirsi
moto che
Cos
il
intelletto,
mostrando
reale,
il
bene
Ma
cersi
cando
porta
la causalit
al
effettiva,
la
che
immediatamente
termine
troviamo nell'appetito o
sensitivo o intellettuale.
la
nostra vo-
come
non soltanto
393
secondo
la
parte spirituale,
all'
uomo pu
:
convenire.
propria tendenza
al
suo oggetto
ciascuna
per
Tentitativa
atto,
proporzione
riferisce al
ed
naturalmente ordinata e
quella
portata a raggiungere
perfezione
che
giungere
il
termine
verso
il
Ora
in
tal
quale
Alquanto pi
di
ampiezza
;
possiam
senso
riconoscere
nell'appetito
si
sensitivo
che
al
le
interno
comune, ove
raccolgono tutte
della
quale atto
l'
modo
la
di sentire.
Ma
non ha
limiti nel
suo oggetto
restringe
l'
volont, nella
non
si
intendere.
E come
di tutto
al
no-
stro soggetto
sente incli-
facolt
ne segue
vi
tende l'appetito
pensando non essere quel bene particolare proprio bene, n certamente necessario bene dell' uomo, la
volont,
eh'
il
appetito
razionale,
l'
potr
ritrarsene.
Tuttavia
primo moto o
inclinazione
spontanea
oggetto
della volont
come natura va
a qualunque
394
si
dell' intero
soggetto.
si
Con
ci
unisca
il
la
precedente considerazione,
dell'oggetto
amato, l'appetito
non
si
ferma
come
anzi tende di
sua
natura a moto
reale
e a conselo
guire
stesso
di
fatto
quel
il
che
ama
n'avremo che
amore o
La qual cosa sopratutto di esperienza manifestissima nel moto delle nostre membra; che secondo il volere andiamo o
e concorre a quella
del
soggetto.
emettiamo
la
voce o
la parola.
spingono
:
possiam ritrarcene
temperi per
come
pure, essendo
sazio
l'appetito, volendo, vi ci
si
portiamo ancora.
Come
questo
altri
modi d'operazione, poi diremo, trattando della mutua dipendenza fra intelletto e volont. Ora notiamo, per
la
tre cose.
le facolt
atti
non
spettanti all'ordine
conoscitivo, e de'
cui
coscienza,
nemmeno cadono
consegue
alla
l'appetito che
il
Nulla pu
le
cause nocive
395
il
sistema nervoso e
Secondo,
gli
influisce la volont
beramente potr
io tenere aperti
ma non
non vedere
quello di che
possibile.
immagine
Terzo
non
assoluto
pieno
il
potere
modo
indifferente la
facolt
motrice delle
altre
ch non insuperabilmente, ad un
quanto
in-
diminuita
V influenza o
la
virt
determinante della
immutabile e
l'atto
Chiaro
l'esempio nel
moto
delle
di
sensitive tendenze.
il
Sovra
pu senza dubbio
vile
ogni
uomo
si
mancipio
alle
seguirle,
e riesce a di-
minuirne
contrario
la foga.
i
Questo
vero,
checch dicano in
di
seguaci della
delinquenti nati e di
loro anche
inibizioni
poste da
in
vera pazzia.
Nondimeno
membra
396
proprio e incapaci
di
resistenza
l'
impero
interne
di
principe
su liberi cittadini.
Influsso vicendevole.
di studiar le
mutue
re-
modo
la
volont influisce
sull'assenso intellettivo.
dipendono
la
dalla
natura
della
facolt,
dall'
impulso che
vo-
lont
nell'attuarsi della
potenza
che
di
fatto
essa
emetta
la
l'atto,
quanto riesce
la
cos
altro.
Quando
ad un atto
ci
solo, la specie
dalla
;
natura, per
e viene
stesso
facolt
che attuata
ad
esercitarsi
;
dalla
come da
sotto
principio eficiente
aspetto, cio
altro
tal
formalmente, dall'oggetto,
unicamente.
a cui
potenza volta
desima facolt
e a suo
modo
dall'oggetto,
dal
termine pi
Uno
le
il
genere degli
atti intellettivi
molte sono
specie di concetti e di
giudizi,
d'in-
397
di
atti
raziocinio, d'opinione
scienza, e
volitivi
;
ancora.
Uno
il
genere degli
ma
le
altre
sono
le inclinazioni
prime e necessarie,
distinguere.
altre
seconde e
libere,
maRi-
niere
di volizione,
che potremmo
s'
guardo poi
che
alla volont,
intende in particolar
modo
l'atto si specifica
pel
determinarsi
dell'elezione
eleggibili.
le
Ora
altre, consiste
da
questa
distinguersi
la
la
volont
emettere
tamente
alcuno,
Questo
sia
posto
e
il
non
tarsi
essere in atto
N crediamo
:
che
la
libert si eserciti
senza eserci-
or
questo
farebbe,
se la
volont
totalmente
perfetta in ordine a
suo potere di
alcuna guisa
oppure
questo medeal-
che possa
in
elezione.
essere,
Crediamo invece
e cos
l'
che l'essere
atto o
non
avere in
un dato istante
diatamente
l'attualit di
emettere l'operazione o
ma debba
il
dipen-
quali
soggetto mein
desimo posto
tenza,
in atto piuttosto
che trovarsi
po-
398
alio movetur.
la
volont
come
non
altra facolt
o entit creata.
lere in
atto dipende
efficiente del
atto ope-
Pu
elegri-
gere liberamente,
ma
pugna che senza alcun atto eserciti la libert (^). Adunque non da intender cos la libert d'esercizio
che
sia in
potere
del soggetto
porre
un atto
(^)
l'art.
Ili della q.
VI
nella
ja iiae^
volontario
pu
atto di volont
alcuno che
pensa.
sare e
Ma
dovrebbe agire e non agisce, pensare e non quanto a risolvere il dubbio se questo non pen al tutto
LXX
ove cerca
V) se
il
peccato
d'omissione possa
darsi
senza alcun atto di volont. E dice che l'omissione formalmente considerata posta nella negazione dell'atto
sicut cunt aliquis
ire
ad ecclestam
:
nihil co.
gitat de
la dottrina del
luogo prima citato. Ma prosegue, cercando se cotesta formale omissione pu essere peccato vero senza alcun atto interno dell'anima, e risponde che conviene attendere alla causa dell'omissione; se cotesta causa non fosse soggetta alla volont, l'omissione sarebbe involontaria; ma se al
contrario posta in potere della volont, l'omissione peccato, e allora v'
sempre un positivo
si
si
vuole;
si
onde
viene a mancare
al
suo dovere.
399
essere.
da esporre invece
solo
in tal guisa,
che
l'eserla
le
volont
piace,
non
ma
ancora
in-
in quel-
o proseguire
il
la deliberazione,
o divertire
senza
pi
La
non
assoluta
non riguarda
operare o
il
non operare,
poste. Anzi,
di
ma
solo
il
determinarsi in ordine ad un
oggetto singolare, o
ponendo
il
fra
quella scelta, e
continuato consiglio e
libert
d' esercizio,
si
distorne
solo di
l'attenzione,
non v'
ma
riduce, non,
come
ad
altri
diciamo
in
che maniera
debba ammettersi
letto e la volont.
il
vicendevole
una e
la
l'
gettivamente, perch
ra-
gione ed ogni
getto
inteso sia
il
voluto
Cos
dell'intelletto, e
bene n
un
400
comune nil volitum quin praecognitum enunciata come assioma non come
tissima sentenza di senso
postulato, per carit
!
suna
filosofia
assurdissima.
da questo per
pende anche
si
la specificazione, in
quel
modo che
se
l'atto
specifica
secondo l'oggetto.
che
Che
non diremo
^ esercizio
;
quanto
s
alla specificazione,
ove
la causalit
s.
formale,
lo
Perocch l'og-
muove ed
cagione, in quanto
determina
questo
l'atto
si
per
modo
di principio formale.
Da
infatti
specifica
l'azione in natura,
come
princi-
Ora
il
primo
pio
formale
l'
ente o
il
vero
universale,
termine
intelletto
dell'intelletto.
via
l'
muove
getto
la
volont in quanto
q.
presenta
il
suo
og-
(P IP
IX
art. I).
una
tal
vanno innanzi, e
di
Ma come ?
sia a se
dir alcuno
non
causa la volont d
specificazione a s stessa?
essa
medesima cagione
d'
dell'esercizio o dell'as;
se le togliessimo
pure
il
specificazione, ces-
40 1
ordine di cau-
in diverso
come causa
da cui
finale e formale,
propo;
nendo
bene
l'oggetto,
l'atto
che
vi
tende s'informa
la volont
come causa
fine
eflciente,
perch volendo
il
un
determinato,
ha
virt
di
muo-
felice,
ho forza
che vedo
si
muovermi a voler
lo studio e le scienze
felicit,
quantunque mi
il
pre-
dolce far
7iiente.
In quanto voglio
sano, ho
forza di voler
la
E
ch di
l'intelletto
cificar l'elezione.
formalmente
tale
oggetto
e questo presentato
pii
telletto,
n altrimenti volibile. Di
deve
letto presentarlo
l'atto
come conducente
si
che
la
volont vi
porta, dee
intelletto ul-
timamente presentarlo
come
lo
proposti.
Se
cos
l'
non
presentasse la cognizione,
intellettuale volerlo
cos.
si
non
potrebbe
appetito
Vero
sta libera,
scelta;
ed essa
muove
efficacemente
l'intelletto
e,
sua
Infatti
pu volere che
proceda ad
che
altra considerazione
dell'oggetto,
se lo vuole, l'e-
pu
dirsi
la
connettesi
con
la libert
d' esercizio.
Ma
402
formalmente riceve
la specificazione.
adunque
dall'intel-
in
e prin-
cipio,
la
in quella guisa
natura. Secondo,
come da condizione
proceda
operazione e
mozione nell'ordine
motrici.
Quarto, rispetto
contingenza, se l'intelletto
presenta un
bene come
con
lo presenta
giudizio indifferente,
sario,
come
appetibile
ma non
neces-
che
un bene
fra
altri,
necessariamente esige
sia presentato
:
come
dizio
cos
il
giu-
riesce
ultimo,
perch
esso
invece di
la
aspettare
giudizio,
secondo
volont
403
Ed
Qui
la
l'intelletto.
la
materia sarebbe
determinata e
facile,
se
se dalla
in-
diventa invece
il
assumiamo
compito
di
espor tutto quello che avviene accidentalmente, sopratutto a cagione del non essere
il
nostro intelletto
spiritualit e
al
per libero
ma
per trovarsi
contrario unito
sensitive.
da queste
secondo
il
aiutato s
come
da necessari
strumenti
;
retto
ordine del
composto umano
ma
in vari
Or
dietro al senso,
da ci che
feriore e
in
alla
natura in-
da
falsi
riprova.
Ma
pu
Al-
che
e
La ragione
non
:
totale la corruzione
dell'uomo,
finche
dire
norma
l'a-
che
dovremmo
istituire
le
vie
dell'errore, le quali
infinite;
non
possono
esaminare,
punti
come
procureremo
ordine
al
di toccarne alcuni
Il
principali,
in
nostro intento.
quale di
404
intellettivi e di
non possa da
s solo
intelletto. intelletto,
Anche
riguardo
in ordine
all'
come
gi
facemmo
l'eser-
alla volont,
dobbiamo distinguere
attivit
importa
l'esser la
la
presente
della
potenza,
qui
il
niego ad
una
non
il
in po-
Come pu
essere, se
pensiero
presupposto al volere, e
nessun
la
oggetto
predal-
posto innanzi
volont,
cognizione?
Nemmeno
come
gi
eser-
meno pu
che
al
l'operare
intellettivo,
volitivo,
come fondamento
non
questo
e causa, presupin
nostra
mano
il
non
si
si
non
si
si
fermare
la
mente
ma
lascian
correre le im-
magini e
seguendo qualunque
405
sociazione.
nuovo
in nostro potere,
salvo
le
eccezioni
che
di
ai
converr aggiungere,
l'esercizio
relativo
singoli oggetti.
libera
per
se
stessa,
ci
dall'altra parte
ci
volgiamo
e'
gli
piace o di che
im-
porta.
Pensiamo a
ci
vari
argomenti
tuna che
da
porre,
Accade
mata
ci
e legata ad
quale non
alletti
possiamo staccare
incuta
se
alcuna cosa
ci
con
se
:
o diminuita
anche
tolta.
fa-
Sta
il
d'una
che
la
sotto
dominio
della
ma
dentemente all'impero o
atto invece,
mozione
volitiva.
Se un
in-
nutri-
certe condizioni,
non
determinato, cade
sotto
la
4o6
volere: uniall'
appunto,
perch
conseguente
intendere
La volont, che appetito intellettivo, ama e vuole il moto conveniente di ciascuna facolt che nell'uomo, come l' intelletto ne
conosce ogni maniera di bene. Cos dove resta qualche
indeterminazione delle singolari potenze operative,
cui atto
il
\
la
volont
in-
tervenire.
Ogni
volta
adunque che
alla
il
pensare ad un certo
necessit
di
mente da
almeno
altri
intorno all'oggetto
In quanto cotal
medesimo dipende
proposto
dalla volont.
esercizio
come alcunch
dell' appetito,
di bene, riveste la
forma dell'oggetto
dell'
pu essere termine
elezione
dell'atto volitivo.
Con
ci stesso
l'
che
la
volont d
intelletto
vi tratto e
interna
od
guisa
alletti
la
mudi
Similmente l'occuparsi
al
alcuna cosa,
come
lo studio
fanciullo
svogliato,
pu assumere ragion
chio
si
di male, e la
volont ne rifugge
come
poi
l'oc-
da ci che
lo disgusta.
Cos liberamente
Vedremo
che
407
sul volgere
il
pensamento a
poter
molto
di
ragionare
e di sapere quanto
possa
la
volont
sul!' intelletto.
rifiutar
come
la
verit.
stesso
principio
che
sopra
pro-
la verit
per
la
come
l'occhio
non
resta
campo
alla
mozione
volitiva.
Prima
gi
che
al-
intellettivo,
l'
eserciti la
sua
efficacia,
dob-
biam dire
intelletto per s
Quando
di
tal
de-
avvera,
verit
necessaria,
in
s avendola,
non
proposto alla
mente quanto
;
se d'altra
terminato giudizio, e appaia sufficientemente un motivo di dirlo vero; l'intelletto rimarr per s sospeso
e indifferente.
Ma
qualche
modo
accettabile.
408
sia
bene
(la
quale per
molti capi pu trovarsi nel quetar la mente, nel continuare una serie di pensieri belli, nel dar conto di
in
altre
somiglianti maquell'as-
desiderar
pero muove
determina
le
l'
intelletto.
Nello
stesso
modo determina
agli
atti
possibili
non necessari
trascina
in
come
voglio, reggo
movimenti
delle
mie membra
all'esercizio dell'arte
riguardo
facili
all'
intelletto
ha
le
complessa.
storti
giudizi di kan-
son
facili
sommi
predi-
conseguenti
alla
comunissima
nozione delil
appena
in
tutte
Eppure anche
nosa,
primi,
altri
qui,
dove pare
per
la verit s
i
lumi-
principi
non dimostrabili
antecedenti,
non
Dissero che
sia
non
quale
con-
409
volont
ben
di-
influenti sull'or-
Ma, quanto
principi dipenda
lettiva;
al
primo, ripugna
altra facolt
ai
da
sia l'intel-
conseguente
la
Infatti se
l'
intelletto
non
v'
deter-
natura
della
conola
Dunque
l'
intelletto
sua
da che
della
il
resto
il
moto,
ne-
come
l'atto libero
volont
dipende
dalla
bene
assoluto.
In
ogni ordine
il
alla considera-
quale anche
senza
le
altre
poi
ne
importa, determinandosi
gjneri
nei
concetti
meno
nesse
trascendenti.
al
Or
coteste
passioni,
sono con-
modo
che
l'
intelletto
4 IO
cessariamente
all'ente si
sono aggiunte
il
oppone
non-ente, che
nuovo essere
trova unit, ve-
si
sussistere altro
intelletto
1'
l'
inerire, e cos
tutto questo
determinato
intelletto, e
da
s,
sotto pena di
non essere pi
altro
per non
pu dipendere da
pel quale
1'
movente fuor
di quel
Primo
intelletto,
propria natura e
mente che
mosso
dalla volont.
atti
fossero
di bene.
Ora non
N
;
basta
mere
astrazioni
ma
nelri-
come
attuali perfezioni
da conseguir realmente
intellettiva.
l'esercizio della
operazione
Dunque
apprenda
mente abbia da
le
non
si
solo
e vi
ma
eziandio
rifletta
con
gli
atti
primi assurda
in ogni
modo
e per
diciamo
impossibile
che
la
volont sia causa motrice ed efficiente di quelle cognizioni le quali son prime
fra le cognizioni stesse
atto della
stessa
volont.
Il
vero insomma
vien
prima
del
bene,
4II
al
analogamente procedono
e
al
le
vero
bene
si
terminano.
ai
Finalmente l'assenso
bero
primi non
necessario
li-
ma
necessario.
Or chiediamo
come
vero o
pu
il
dirsi
necessariamente voluto
il
come un
si
bene.
Che
vero e
:
compene-
trano
ma
come
ai
dell' intelletto, in
Dunque
in
primi assensi
gli
altri
in-
tellettivi
si
sommi,
alcuni,
che
giudizi
torto
dunque
ripetendo
una
frase del
all'
inizio
i
d'ogni
principi
la necessit delle
con-
dedotte
veri,
dai
principi,
che
nei quali
!
consiste
la
Se credere
guisa del
cosi
pigli in largo
assenso intellettivo,
ver primo che
come Dante
crede
(egli
disse
V uorn
i
aggiunge che
vedremo
gli
in cielo
misteri),
Se questa voce
affatto
in
solo
intelletto
preso
da
s,
neghiamo
;
che possa
evidenti
;
possa partir
la
ragione
influisca sulla
specificazione
senso.
412
da premesse necessarie.
dinanzi
stibile
al
Anche
qui, posto
che
stia
J
i
pensiero
il
irresi-
ragionamento, impossibile
non affermar
le
j
'
la
ripugna dir di
s
si
e di
^
no
cosa stessa.
Or
il
direbbe
e no insieme, se
!
negasse d'accettare
conseguente implicitamente gi
la
volont
influil
tali
oggetti e a continuare
il
filo
'
sole e na-
scondermi
al buio.
Ma
|
j 1
pu
nulla.
tutti
egualmente cedono
Prescindendo
\
'
le
ragioni evidenti,
si
sono
stranamente avvezzati a
guisa
in
qualche chimera
alla
da nascondere
all'
fantasia la
propria incoerenza, o
dit.
natura, determinata
a'
nell'essere
come
la
nella
tendenza
suoi
primi
atti,
previene con
intel-
esclusivamente
l'
ogni
sua
volta che
oggetto
pienamente
risponde
la
alla
volont,
se
non
4I3
eh'
conseguentemente
conpiacendosi
nell'atto,
un
vita,
che riesce
e
moralmente
la
impossibile
il
giudicare
altrimenti,
tali
volont o
o non
in
non
entra
affatto a
comandar
atti,
giudizi
fatti,
si
trover che
il
processo
non era
determinato dal-
realt
si
contraria al giudizio
non
certo e
intelletto,
senza
il
rinun-
contrario,
Ma
al
il
renderebbe impossibile
vivere ordinario;
si
richieas-
Non
facciam
l'analisi
di ci
porta di assegnar l'influenza volitiva sui giudizi piuttosto speculativi e scientifici, o formati con riflessione
quando
col
ri-
a vedere
come
si
sieno evidenti o
come scendano
s
dai principi
non
pu a meno
di dir
in tutto
il
non ha parte.
414
resta
il
campo
sit
si
allontana.
della entitativa
neces-
pu essere contingente, come r incontrar per via una persona amica. Parnell'oggetto,
quale
ad un
fatto
mutabile,
che
ci
si
presenta
accade troppo
ci
proposta con
si
noi
L'opinione
dell'intelletto a
bilit
consiste in
un
determinato
assenso
la
possi-
d' ingannarsi, la
contrario.
Allora
potenza
cos.
Vede o
par
di
vedere qual-
bastevole ad affermare
quello
che
af-
ferma. Senza di che mancherebbe, anche nell'apparenza, ogni oggetto della facolt fatta pel vero, e
il
giudizio
sarebbe
impossibile,
come
se
il
veder
senza
suono. Ma,
essendoci o apall'
intelletto
mo-
alcuna
esterna,
esso
per
rimarrebbe so-
di cotale affermazione.
ve-
desse la
semplicit
della
fenomeni
415
il
ammettendo
altro
:
girar della
g' intrecciatissimi
non avesse
argomento per
soltanto
aderire
alla
teoria di Copernico
per via
la
intellettuale,
spiegazione
realt.
Senonch av-
giudizio
pi positivo e de-
gione e
alletti
la
il
come un bene
quella sentenza
pu parermi un bene
altre
l'
accogliere
gi accetd' idee
il
un bene
il
sembra
ad
bene
bella;
coi
un bene
con-
formarmi
nei pensieri
;
altri
il
ho
in
alto pregio
un
prendere
azioni.
senza
pi
esitare
sti
Son quela
vari
volont
e le fanno
amare
e desiderare
un assenso
intellettivo
non necessario.
rando
della
le
annuo
bellezza
terra,
fermi a contemplar
la
pu muoversi per
;
ad
affermare
gli
altri
il
moto
terrestre
bench, se
il
mancano
motivi,
debba ritenere
opinioni.
so-
Questo avviene
in
tutte
le
Ma
la
qui
scala
ampio
il
campo
assai e divien
lunghissima
appena
sufficienti ai
la
gravissimi
che
confinano con
certezza.
moOra
4l6
la
di giun-
una
conclusione
gradita, e per
paura
di
sentirsi costringere a ci
p.
es.,
il
Non
piace,
il
riconoscere
una obbliga-
differenza
esperienza.
sono
fidenti d'
animo e accolgono
inclinati
le
con
facilit
diffidano e sono
dubbio. Sogliono
loro ingegno
pi
spesso
vecchi
sospendono
il
diverse ed opposte
correre.
consideraziorii, che e
possono ocdi-
da queste,
da
infinite
circostanze,
pendono
la variet, la
la stranezza delle
opinioni.
Le
quali di lor
natura
loro ra-
possono esser
gionevolezza
false e spesso
sono;
ma
la
dee piuttosto
le la
misurarsi
con
la
buona
in-
persuadono.
volont
le
Sono
accetta a ca-
oppongono
verit
moralmente
certe.
417
La
Tra
i
sono indurre
rita particolare
l'antorit
d'alcuno
ci
che
;
la
cosa
sia
affermata non
sia nota
per se medesima
ci
proposta da
sia
altri
che
la
sa e l'afferma; chi
parla,
prudente e
la
sia verace.
Dall'autorit
di lui,
mi-
surata con
ad accoglier
rire
alla
per vero
ci eh' ei dice
questo ade-
sua
nome
di cre-
di fede.
Primo,
il
motivo
oggetto.
Non mi appare
la
verit
in
se
in-
o non
:
tellettivo
son
mosso invece
vero
:
dalla sola
autorit di
chi
mi
attesta quel
la
qual
1'
ragione tutta
oggetto attestato
Secondo,
la fede
veramente fede
quando
comandata
colui al quale si
come un
pu avvenire che
in
il
dire
altrui
sia
preso
come un segno
qualche
modo
connesso
questo
con
la
all'atte-
27
41
I
una cosa,
;
stante
e,
se
non portano,
da
lui
ragion pi ovvia
come
io
la pi
altro che
la verit
Ove dunque
quell' affermazione
un
atto
di
fede,
ma
indipendentemente da
la loro
E pu
di chi parla
sia costretto
danno
lendo,
come un segno
me
concorde testimonianza di
diversa, che
la
ne
risulti
assolutamente impos-
sibile
falsit
Ripugna
;
affatto
il
che
tutti parlino
d'una
effetto
parlar co-
mune
un
ed un segno
:
necessariamente
connesso con
la realt
assurdo di quel
segno e
Potr
in
largo senso
al
chiamarsi
altrui
;
fede
questa
che
s'appoggia
sola
parlare
ma
finch
stiamo
alla
nota
d'un
se-
gno
l'afferma,
non
la
di fede.
Questa
certezza
che
si
crea
pei
fatti,
del
419
vide, o gli
atte-
da
tutti
cultori
della storia.
;
Dobbiamo
ma
i
esercitiamo forse in
;
questo
la fede
?
i
Propriamente parlando, no
vari
che anzi
il
confrontiamo
segni e
documenti, e
dire
presentar
la
cosa in
un modo o
nell'altro,
la
per de-
durne con
poi
la
massima probabilit
conclusione, che
scieyiza storica.
alla
sibile
come
che personalmente
si
stima veritiero,
mendi chi
fida
riverisce o in qualsiasi
modo
ossequioso. Cos
un
maestro ha concepito
alta stima,
da
lui
che
che
il
quello
ri-
il
padre
gli dice,
mettendosi per
affetto e riverenza al
lui
padre
suo, e
accetta le asserzioni di
come norma
il
del proprio
mente,
supponendo certo
posta
in lei,
fatto
arlato, la stima
acquistata
e
dalla
il
ione
r
anche
desiderio
d'onorarla
pro-
qualche interesse,
muove
le si
altri a crederle, in
fino
42
e ogni
intera.
soltanto fede
piena ed
questa
ha per oggetto
mentre nella
la
parola
di
dell'attestante
notizia storica,
formale dell'assenso
dire altrui
era
se-
gno
moralmente, ed
derare
mente
la
a consi-
contrarie;
n mai
certezza
pu
da negare
affatto la possi-
bilit dell'errore.
Ma
scienza e la veracit
infinite, e
resta
campo
volont
Dobbiamo
torit
qui
divina
p.
es. alla
reli-
gione cattolica.
Nessun
intelletto,
sia
il
infimo
come
come
diabolico,
tutto ripu-
non veda
di Dio.
al
gnante e assurdo
l'
inganno
Perci,
quando
parlato,
Dio ha
semplicissimo e in-*
il
sariamente vero.
Ma
poniamo,
che
421
Ges Cristo
sione in un
tasi
fu
pio scegliamo,
non
si
complichi
:
la
discustrat-
mistero
propriamente detto
difficile
qui
di
un miracolo meno
quanto
a intendere
:
che
dun-
que
certa,
certo
il
fatto
storicamente
della
rivelazione, la con-
ammesso
il
fatto
non pu
tr
da
ribelle volont
essere
inclinato a
non
pen-
sarci,
a seguire
in
rivelazione.
Ma
ammettere
stesso
quando una
della
facolt dalla
non
in questo soggetta
mozione
che
si
volont,
questa un
appetito
elicito,
ad
influire
il
sopra qualunque
dall'
moto
e
del medesimo,
purch
moto dipenda
questo
ordine
conoscitivo.
Ma
prima
di
appetito
elicito
l'apprensione in-
propria
verso
il
di
ciascuna
facolt,
ch'
nata a muoversi
ci su questo
moto
cos
ha forza, almeno
direttamente, la volont
ed essa
422
ha
I
j
facolt per s
minazione.
litivo.
Cos per
l'intelletto.
quando
(').
j
\
e quanto
V intelletto
non da
se
determinato
Ora
l'intelletto
va da s necessariamente ad ammet-
C,
se costretto
j
ad ammettere che
Invano
l'ha
affermato Iddio.
Dunque
da
la
oppone che
l'
intelletto
s de-
Perch rispondiamo
scientifico,
pr.'.Tio,
che attinge
ragione
del
giudizio
affermato; non a
(^)
Cosi
la
ci
pare evidente
la
la
non pu
fede.
di
stessa verit
ci
essere
oggetto di scienza e di
Non
manifesta
ha imparato una dimostrazione della stessa verit, eppure in altri momenti, nei quali la dimostrazione non
gli in atto
presente
come lucidissima e innegabile, possa medesima a Dio che l'ha detta, con
di quella
che ha per
l'abito scien-
Ma
ci
chiarissimo che
perfetta e piena da
quel vero
le
atto di fede.
quando la scienza sia cos mente all'assenso, appena far su questo un si presenti, non possiamo Perch la fede deve essere comandata dalla
sforzar la
sia
tolta
l'oscurit del-
l'oggetto, e questo
alla
mente,
clusioni
sapute in
quel
modo
perfetto e attuale
che
di-
ciamo
423
a
asserzione
:
storica,
che
si
appoggia
mo-
estrinseci
l'
ancorch
essenza
oggetto non
sia
manifesta.
v'
necessaria
la ve-
da Dio con
la
divina verit
infinita;
suppongo
la
di
se questa oggetti-
vamente non
gnanza
falsit della
ripula
infinita.
parola di Dio,
la
di fatto
Iddio ha dato
Invano
bile,
altri
oppose che
lo so cos,
come
credi-
il
sma
d! accidente
si
asserzione
senza
aggiunger
nulla
nozioni
vi
fin
qui
considerate,
siamo d'accordo,
questo
ma non
ha parte
che
l'
la volont.
si
Se
che volontariamente
ci
si
accetta,
fi-
non entra
in tutto
discorso
invincibile dichiara-
negar che
vero.
sia
dice
3
il
non
che mal
bene
si
conclude a ci che
si
la
connette,
la
424
Che
rebbe
se la volont
suo
si
pu
rigettare
ed assurdit.
^
Ma
questo
bene pre-
che non
ammette-
un impero
inferiore
inin-
tendenza gi
Neghiamo
quelle
tuttavia
che
alla
l'
assenso
ineluttabile a
sia
due
premesse e
conclusione
in
vera-
mente un
poggiata
si
atto di
fede: se
non
poca propriet
consideri e
sia detta
all'altrui attestazione,
si
le estrinseche
storici.
convenienze,
come dicevamo
c'
farsi dagli
al-
luogo a cercare
tre
Ma
posso accettar
la con-
da
me
acquistata,
io
che di fatto
intendo
la
ci
rivela-
zione c':
quanto
da
me
che
furono
425
quanto insomma
:
ho studiato e
cela
sono costretto a
Chiesa
da
Dio,
suoi
i
sentono cos
uomini
non avrebbero
i
nosi
misteri.
al
Non
appoggia
nere
il
vero dal
pu
esser
certo,
alla
ma
proporzionatamente
degli
forza
argomenti onde
ingannato.
Che
se
una con-
prima riputato
certo,
sto-
scientifica,
a questa
si
fermava,
i
come ad
demoni.
proposta
evi-
Di
fatto,
la
divina
rivelazione
non
comunemente
denza, che
il
agli uomini,
con
tale sfolgorante
a conoscerla, e la
la
non
possa indur
mente a negarla
non
che
in
si
suol
richiedere volont
non
il
ribelle e
restia,
per
accettare con
Volentieri
certezza
fatto
Dio
i
ha
parlato.
ammettiamo
sovrabbon-
che
realt
motivi
di credere
sono
tali
da convin-
426
presenti
convincono
g' intelletti
diabolici,
quali
Ma
a pochissimi
intelletti
umani
essi la
Ed
ancorch sieno ad
sua attenzione, e
oscura
il
il
nelle obbiezioni
mescola
al
divino
anche
la
il
massima parte
dei
giudizio di credibiri-
alla
o stimati dotti, o
veriti
gli
Ma
anche per
si
studiosi di religione,
comunemente
assai che
di credere,
perch
imprudente e temerario.
vuole
che basta
per
indurre
impossibilit
l'errore
vestito
di
tanta
apparenza di vero,
da
Ma
nuovo chi non vuole non bada a questi ragionagiudizio di credibilit previo alla fede
Dio
si
li-
rivelato,
in potere del
si
presentano
manifeste ragioni per accoglierlo, e ogni cattiva volont pu trovare motivi apparenti per respingerlo.
427
suasione qui
descritta dei
motivi di credere,
il
ossia
tanto una
conoscenza probabile.
mente
certa, e
determina
l'
intelletto
saremmo temerari e faremmo peccato. Ma son due modi di certezza. L'uno tale che sforza affatto la
il
mente, e
Cos
in
dissentire.
i
ci
principi
evidenti,
cos
stri
atti
manifesta
esperienza.
Tale
sarebbe
dicevamo.
e
i
L'ebbero,
pare a noi,
forse
la
Vergine SSma,
e
santi
Apostoli
pochi
altri,
non
tutti
quelli per
mentre
la
buona volont
li
porta a considerar
sol-
sime a convincere
testimonia
tua
credibilia
facta
pervertisse, e
li
portasse
ad oscurar
sofismi.
quelle
ra-
L'altro
modo
vogliamo, sforza
considera
le
il
l'
intelletto,
;
vere ragioni
vacillare,
il
ma
impossibile
dubitare,
negare,
fer;
mandosi
in
opposte apparenze.
assenso
soltanto
Non
un'opinione
sia
non un
probabile,
pure
in
sommo
di
sua na-
non
si
pu smuovere, senza
428
Basta
dunque ampiamente
e a
quetar
l'intelletto:
ora diremo.
Una
al fatto
chi pensi
riguardo
della
gazione.
stino,
stri
Ne
esponendo
s
no-
genitori,
che
ammettere soltanto
il
dubbio
Eppure per esser certi che da loro siam nati, dobbiam fidarci. Il bambino neppur ci pensa, e non ne capace; andando
sarebbe villania di
figlio snaturato.
innanzi, chi
rifletta
vedr
che certezza
in
largo basta
infallibile;
Molto pi
sbandito
modo
cattoil
il
giu-
appoggia soltanto ad
fosse reso
un cumulo
di
probabilit,
onde
somma-
mente probabile,
tavia ne pur
e'
ma non
bisogno di
Basta che
il
dubbio
sia temerario,
non possa
ac-
almeno da
al
principio, di resistere
mancare
proprio dovere.
il
fan-
rozzo, che
si
fida
di chi
l'ammaestra, e
unito
alla
confusamente
apprende che
colui
parla
429
incli-
divinamente
istituita,
n altrimenti
delle
ragioni di cre-
acquistata
storici
soprannaturali e
altres
vi
disposto
chi
della
medesima
rivelazione
avesse
in
ineluttabile
evidenza,
dubbio.
gli
altri,
Ma
per
le
questo
terzo
ancora, e tanto pi
il
il
giudizio di dover
credere a Dio
che ha
parlato
al
qual
giudizio
si
appoggia e
si
proporziona
naturai
dalla
lume
dell'u-
mana
grazia, che
in-
determina, vo-
lendo adempire
debito
l'
modo
alla
che
di
parlando
si
manifestata.
Ora
il
debito
modo
rit infinita si
quello di
accettare ci
lei,
l'
ch'essa ha
detto
come
detto semplicemente da
senza appog-
misurando
assenso
con
la
umana
fatto
della
rivelazione.
Suppongo questa
attesta,
rivela-
come una
sia
ve-
certissima dottrina.
oscura
430
Chiesa quello
esser
detto.
Questo
Ma
per
la
fede
gli
arti-
dubbio
in essa, certo
che non
:
credo
come conviene
temente da
ogni lume di
Questa non
;
conclusione de-
infinita, alla
quale io so
proposto mistero.
questo
la
sola
proporzionata
rivelazione.
pure
la
volont
ci
viene
pel
solo
:
amor
ci
viene
per
buona
disposizione
verso
la
Verit
e
il
grazia, che
eleva
dell'intelletto ubbidiente,
ad avere
vero
vien
sempre
il
non
sen-
demoni che
;
tono vera
la
o quella
d'un massone
che
trafigge l'Ostia
consecrata
con
filori-
d'un
onesto
43I
come Messo
di
Dio.
La fede
elicita dall'intelletto,
ma
dev'essere mossa
la
carit,
al-
meno
come pure
av-
La volont
Abbiamo
suppongon
falso),
negli errori.
detto
dell'influenza
ch'esercita la vogli
atti,
determinare
che
si
ma non
necessari,
stando
co-
noscitiva.
La materia
in
vasta
ma
po-
qualche
modo
che
l'
dalla vointel-
lettualmente necessario.
Un
s
assenso
intelletto
che
la
senza
negar se
stessa,
conla fa-
forme
e
al
vero,
sotto
pena
di
ammettere che
falso
indifferente
con
struggere ogni
scienza, a rendere
il
ogni
certezza e a stabilire
l'assoluto scetticismo.
stretto
all'
Se
l'intelletto
non
da s covolitiva
mozione
432
diretta
ed
esplicita,
clinazione a
cui
potrebbe
riflettendo
la
molti
errori
moralmente
necessari,
tanto
persuasi.
Che
tezza cercar la
necessit, e ogni
ragione
ci
stringe
come domanda
natura.
quanto ad
si
escluder
la
colpa e la
gli errori,
responsablit,
ben
proposti sotto
Ma
ancora e
in
materie
contingenti
dipendono da imprudenza,
pe-
motivi pei
quali
e'
che l'opinione
si
che
fonda
in
qualche
che
si
ape ad
ma
fallaci,
qualche-
duno acclamato
c'entra
la
dotti
ha voluto dargliela,
ai
E
nel
voglia
di
aderire
di
pi
fortunati
mondo,
nere
e la
vergogna
il
parere
retrivi
o di rima-
isolati, e
mente e
di cuore.
C'entra
dopo avere abbracciato un sistema la voglia di sostenerlo, e dopo avere incominciato a scorgere un
errore la vergogna di confessarlo.
sissimi
letto;
afletti,
C'entrano
diverl'
domina
anche
intel-
affetti
spesso
sregolati,
talora
buoni,
433
il
Principalmente
le
dominio
si
mentre
in
si
l'
immaginazione
;
in
quello che
il
par giusto
sibile si
proprio favore
in
poi ad arbitrio
il
pos;
muta
si
probabile,
probabile
in
in
certo
mentre
posto.
giudica
per
gli
avversari
senso
op-
Con che
che
molti
giungono a negar
son
le
verit,
che
manifeste, a sostenere
errori
non pu concepire.
Ad ognuno
alla
che
non
faccia violenza
propria
dell'anima
umana sopra
la
evidenti,
state
l'in-
tema
di
non aver
Ma
quando
da tenere
sia
gi segnata e da
altri
mente vede
Basta scor-
stessa.
riflettere
elevatezza dei
che
non soggetta
alla
composizione e
alla
in
poca parte
1"
ordine
se in
mondano,
e vedere che
la
natura opera
come
28
434
lei
cer-
non
v' ,
per
conchiudere
della
con-
per
dover
dell'essere,
ad
appieno!)
desiderosi
del vero,
non
solo
ma
centi
anche
?
neghino
ragioni
chiare, verit
lu-
V
buona),
cattiva
disposizione del-
l'intelletto.
ma
affetto
si
lega e impedisce
la falsit.
Cos
fu
diventa
dell'ostinazione
il
Negli
infelici.
processo di molti
dipendenti
rimane
la
prima condi-
l'
intelletto,
teria ci ignota e
non sappiamo
esser
gere;
oppure
con
dice non
chiara la distinzione
organici
la
volont
qui
s'
impunta, e non
e'
che per s
si
avvera nell'ordine
435
i
mondane,
;
altri
si
si
perde a guardare
di-
sordini accidentali
eccita nel
sentimento che un
tanti
dovrebbe
permettere
l'
mali, e
Inreali
nega
l'infinito
Bene, nega
Essere
infinito.
che seguono
al
la
ra-
gion di ente,
rinnega se stesso
punto
di pro-
un fenomeno puramente
gli
oggetti
Qualunque evidentissimo
inevitabilmente
nella
realt,
Cos
pare a noi
?
che
cosa sia
pu saperlo
fermo
;
Certo
non
pu saperlo
colui che
tien
in quel radicale
Ma
vien
che dire di
tali
mostruosi errori,
intellettiva,
nei
quali
appunto perch
manca
la
sforza di
si
rappresentarsi chi-
non sono
nella mente,
ma
non
possiamo
escono
quel
modo
;
voci
le
gli
une dopo
atti
le altre
dant
s7ie
mente sonum
ma
intellettivi
son
semplici e debbono
avere
un oggetto
spirito
intelligibile.
che
si
cor-
senza causa, un
moto senza
436
motore, un ordine
ordinatore, son
peggio
di ente,
che
ircocervi e chimere,
la
hanno
ragion
ma
distruggono
ripugna
dunque che
sieno nell'intelletto,
come
nella realt.
si
E non
Ma
questa contenenza
pu essere oscura e pu esser chiara. Se oscura, concetti restano confusi. l'intelletto non la vede, e Nella confusione le note non sono analizzate, ond'
i
che non ne
appare
la
ripugnanza;
i
pu
la
mente
se-
termini,
opinando che
senza
rappresentarseli
di contraddittorio.
La
l'o-
l'intelletto a
osservare
non
la
Se invece
relazione
dei
termini ad
ognuno che pensa, e che nel comun modo gli intende, manifesta, come avviene negli ultimi esempi
da noi
recati,
il
assurdit ripugna
Ma
uso catcoi
disfor-
induce
la
mente a seguire
fantasmi
concetti, senza
comporli veramente, e a
che
in
qualche
l'
modo
Che
nella
fantasia
assur-
io,
non
dico intendere,
s si
di
atomi
che
si
urtano e
muovono
?
da ottenere un
cagione di quel
effetto ordinato,
senza
pensare
S,
moto
e di quell'ordine
437
stessa,
il
no d'una cosa
dice
moto
nega
la
d'ordine e d'unit
in
tanta
la
moltitudine
causa.
la
chi
pone
un nuovo essere
nega
Or vado
innnanzi
volont
mi distolgo
il
non mi piace
prin-
mi condurrebbe a Dio,
e pro-
s, le in-
che un ente
non
si
ente,
e altre
trattasse di ri-
pugnanza posta
come
chi volesse
immaginare un corpo
impossibile.
zione, le
un
sarebbe
Quando
si
si
parole
formano,
asserzioni
si
il
espri-
povero
va
e trascinato
la
fantasia.
Questo av-
filosofie.
Se a tanto
lont
delirio
purtroppo
s'
gli
l'
uomini arrivano,
efficacia
molto pi facilmente
o dell'affetto o
intender
della vo-
dell'educazione
sui
sistemi e
sulle ipotesi
rici,
sulle
interpretazioni
sulle
opinioni non
scambiare
fantasmi con
le
idee, di fissarsi
al resto.
dove
piace, di chiuder la
mente
d
E
:
nell'igno-
quindi
il
altro
pi bugiardo, del
438
Questa libert
la
si
fonda unicamente
e la perfe-
non conoscere
dell' intelletto
verit
delle cose,
zione
piena
determinazione.
cos
la
Che Tesser
reale determi;
nato, e
libero.
mente
la
conoscitrice
l'
ignorante
Pu dunque
volont
sulla
specificazione del-
essa
muove
fer-
r intelletto ad accogliere
lora lo spinge
alle
le
altre
men
i
motivi di queste;
ma
agli errori,
anche ad errori
volta impeevidenti, le-
certi,
e qualche
principi
mente
in
dall'affermare
gandola
alcun
modo
a chimeriche fantasie e ad
inconcepibili proposizioni.
Articolo
Filosofia
III.
dell'Azione.
si
terminano
rovinare
gli sforzi
non
vogliono
dopo aver
filo-
voluta imporre
mondo
il
farsi
mettere
all'
Indice,
il
Deriva
la
anch'essa
da
Emm.
Kant,
ragione
pratica ci che la
439
un modo
d' imnanentisnio :
determinazione di tutto ci
:
uomo pu
trovarsi
la
un sogno soggettivo,
fine
legge
ha X uomo
in
stesso,
non hanno
meno ad
uomo
nell'
;
inclinazione a bene
operare
norma
della dottrina
Si
puramente
sensibili,
1'
uomo
s'
inganna perch
cattivo,
l'uomo s'appone
al
da questa bont dee partire e a questa dee terminarsi tutta la scienza che
adunque
eziandio
di sostituire l volont
il
all'
in-
primato di
ec-
cellenza,
ma
l'
ufficio
di scoprire la verit.
Se
la
la
il
povero
intelletto
a qualche
cosa
varr, sar
soltanto
dal volere;
il
n pi
ma
cuore illuminer
Dobbiam
la
raccogliere le ragioni
al
messe
in
campo
lire
ragione condannata
lavoro di demo-
se
stessa:
uso
Kant), per
sostenere lo strano
ai
nuovi
si
filo-
come
quelli
che non
curano
di stabilire
tesi
ben
for-
440
mulata.
Ma
guai a pretender
questo
fino
Sarebbe una
ai
indiscrezione, e
un indietreggiar
i
tempi dei
vecchi Scolastici,
pensavano a
Non faremo
nuovi tempi.
La causa
intelletto
po-
incapace
Si procede poi
di
muove
nella
ricerca e la
scorge sino
certezza.
Sofismi per
l'
Quanto
tiano,
alla
prima parte,
in guisa
le
possono esser
altre
temperate
da non mostrare
tali
il
fondo
dell'abisso
ove menano,
ma
gare
all'intelletto la forza e la
mai
della verit.
Sono
quelle ragioni
medesime
della
un ragionamento onde
all'
tutti
indole e alla
le
quali furono
lungamente
trattate
441
in
questo
libro,
scritto
per
mettere in
inutile
ci
dun-
rifacciamo a trattarne, e
basti ri-
goccia
ossia
si
prenda
di quel ve-
mortak;
idee
qualunque
parte
altri
ammetta
delle
kantiste,
irresistibilmente
ne
Ma
con
la
troppo
ingenua
ci
sembrata
la
sicurezza,
scuola assumeva
filosofa
le
come cosa
la
indubitata
che l'antica
tutta fosse
fra
relazioni
ci,
conoscenza e
gli
l'
oggetti
reali.
Posto
francamente affermava
impossibilit di
l'
sciogliere
un
tal
problema, e ne conchiudeva
inca-
Davvero
si
Scolastici
modo
con ci compita
la
filosofia.
non
modo
le
di essere
che
la
na-
nell' intelletto,
e la relazione
che
la
mente
attribuisce, e la co-
munanza univoca o analogica che alla nozione pu convenire, e l'ordine dei generi e delle
la
astratta
specie
che relazione
di
corra fra
modo
di
pensare e
il
modo
essere.
(*)
De
octobre 1906.
442
Cos
problema
ragionevole ed solubile, e
i
in-
derisori della
fra
in
i
Ma
nessuno
nostri
dubbio
l'
siero all'oggetto,
una
pace
dell' ufficio
che natura
gli
assegn
facolt
!
che se di
riuscirebbe
fatto vi
rinunciasse, nessun'altra
a supplirvi.
Cosa
sarebbe
che
si
tratta di verit
da conoscere, gi diciamo
assurdit
telletto,
vanissima
cambiargli
nome.
Particolarmente pretendono che abbiano perduto
gli
uomini
Come
di
far
accettare
giudicati
miracoli
d
ai
dotti
presenti,
che
fatti
un
nuove
meraviglie, e
si
le
leggi del
mondo
sono
contingenti,
non
necessarie?
le
Semplici furono
lor troil-
quei nostri
prove da
ancora
pi
nel
Cos
errori,
essi, e
di molti
rifarci
discorrere
tuttavia
non possono
443
:
Concilio Vaticano,
il
quale sentenzi
Si
certo cognosci
nunquam
posse,
nec
iis
divinant reli-
gionis christianae
sii (*).
orig7iem
rite
probari; anathema
ai filosofi
:
per opporsi
direttamente
del-
l'azione,
Si quis
fi-
dem moveri
capiscono
?
a.
s.
Y.
nostri
eruditi
non
lo
essi
malato
il
cervello
l'ostinazione a tenerli
poi
capiranno.
la
Ma
basta
il
scienza uccise
ci
fatto,
ad intendere che, se
il
sono
straordinari, contro
(^)
Non
sa piegarsi a questo
che scrive dei miracoli negli Annales de phil. chri. (octobre '06), quamtunque dica di volerlo rispettare. Che giova, se mantiene che nessuno pu accertarsi mai d'un miracolo, o sapere che Dio v'interviene per confermare e dimostrar sua la religione? Nello stesso periodico scriveva qualche tempo fa un sacerdote appellando a sant'Agostino, secondo il quale non meno ammirabile Iddio nel pascere l'umana famiglia con le annue messi moltiplicate d pochi grani che sia stato nello sfamar cinquemila uomini e le donne e fanciulli con cinque pani e due pesci. Dunque... non si pu conchiuder nulla. Ma che spirito mfelice spinge costoro a cumular tenebre, ove il senso cristiano vede tanta
i
acremente.
(^)
che
al
Brunetire e
non
piace.
444
essi
ma
nell'ordinario
andamento non
cono-
mostrarsi e farsi
effetto
scere,
nuovo, non
questo ancor pi
segno straordinario
s'aggiunge ad
e le
si
appone
anime
giu-
Questo sentono
tutte le
non
corrotte.
Che
se
tal
se
er-
per
gli
rori di
cercheremo
cuore
di
con-
menti
men
validi,
appellando
al
e,
chi
sa
pi
l'
dell' intelletto)
ma non cederemo un
e
punto delle
ci
immobile
verit,
reali
fatti
man-
duole
Ridicoli sono
Se
fosse
dovremmo
445
producono
stessi effetti
dovremmo
dire che le
a un proprio
modo
:
di agire e di patire
dovremmo
libert
ammettere negli
di
enti irragionevoli
una certa
movimento stranezze davvero inconcepibili. Di nuovo la scienza qui uccide il buon senso. Pensate voi che un filo di rame non condurr con egual misura sempre il calore e l'elettricit ? Che il peso d'un corpo varier, non variata la massa e 1' altre circostanze?
dei naturali
tore,
matica in
movimenti
corporei, e fuggiranno
gli
insegue.
Similmente per
le
profezie,
troppo
si
deferisce
da molti
e,
alle
intemperanze della
il
critica razionalistica,
trascurando
sima tradizione
cavilli
d peso a congetture a
Perch
profetici
non
atil
tendono invece
fatto
Messia
av-
misurava
gli
il
tempo
dell'
anni prefissi
?
eran com-
Ci
si
attenda, e
ognuno
si
indubbiamente divino
Non
chiudano
gli
446
prestigi dia-
ciarlatanerie del
Ognuno
intender che
il
possono contraffare
le vie
si
il
diavolo
ma
che
cieli
sopra
la
Nessuno peraltro ha pensato mai, come alcuno temette, che la punta acuta d'un sillogismo dovesse
incappellarsi d'un atto di fede.
teologia
cristiana
asserzione
notissima che
atto
di fede
asseconda
Dio che
parla.
E uno
la
prima
Verit,
non avendo
proporziona
credere.
confusione di
ci
altri
con
fede
sicura ironia
dicendo
che
atto
di
non
ist
sulla
punta
d'
un sillogismo.
,
Ma
conclu-
va innanzi
naturale
ci
il
alla fede
o, se
ancor
teme
di far
il
troppo
quale
nel-
credere
homo
447
ricordato,
si
che
trovasse
tomba
sapere
di
Lazaro,
il
quando
Padre
il
Maestro confess
udiva,
di
che sempre
lo
ma
manifesto
d' esser
il
Pa-
il
sigillo
al
suo dire
comandare
sorgesse,
al
morto
di sorgere e fece
con ci
che
non
giudeo, se
di
conchiu-
sono confermate da un
certissimamente
il
segno
in
evidentemente
di
divino, parla
nome
Dio.
pec-
cati,
altra volta
Se
alle
mie
Chi
nessun altro
fece.
V era
implicito
se,
il
raziocinio
come testimonio delle verit affermate. Ma Ges confermando le sue parole, opera divinamente. Dunque Iddio che dice quel ch'egli dice. Dunque dobbiamo
opera divinamente ha Dio con
e lo ha
credergli.
Comunemente
maggior
gli
comune
pensiero, per
religiosa
interno
affetto
li
piega,
segreti
alla
per qualche
commozione, per
altri
Ma
mente
e la Chiesa
gli
il
dovere
della ricerca,
anche
diritto di
sospendere l'assenso,
448
finch
non
gli
la
ve-
rit della
tarla
che
rifiutarvisi
sarebbe temerit.
la
quantunque
sia
le-
a chi gi
possiede
gli
verit
salutare
non
cito dubitarne,
concesso tuttavia di
procedere
come
la
chi dubitasse,
si
fondi
nostra religione,
altrui.
da indicare
Cos prosi
cede un
a credere
uomo
;
in
il
quanto ragionevole e
dispone
cos
da un ragionamento,
volesse fare ironia
pu
quanto
punta
parte
ret-
d'un sillogismo.
della volont
;
sia
tamente nella
grazia divina
gli
;
stessa
del vero
salutare,
la
uomini
cedono
puri
ragionamenti; ugual-
mente necessario
rit
opere
di
Dio
conosce vi pu
re-
I
i
e false le accuse
la
mosse
mone-
la volont.
N pu
il
garsi che se
anche
in
ordine a
conoscere
vero
buon
449
mente
la
mente
all'errore
al
vero. Di che
dell'intel-
abbiamo
letto
:
natura
come
a proprio
obbietto, n
sua inclina-
inganni.
l'
Per
di-
cemmo
mente
che
alle
verit
;
evidenti
intelletto
non
la
non per s
cade
l'
determinata, e
e
opinioni
di
volontarie
inganno,
per violenza
reo
di
proposito r
uomo
modo
molti
senza
;
dubbio
abitudine
guasta la mente
viene,
ma
il
principio
della
in
corruzione
altri
nell'
che
lo sedussero,
che pel
peccato
la
mente,
ma
pi corrotto l'appetito.
Eppure
telletto,
filosofi
dell'azione,
meglio che
infatti
dall'in-
che
al
con fermo
che
propo-
chiudono
gli
rimedia altrimenti
con
la
nuova
filosofia,
sente la necessit
tendere
un
vi
fine
che lo ac-
queti, e di tracciarsi
conduca.
la
Con
della
realt delle
principi fondamentali
della
verit
29
450
giustzia.
il
proprio cuore,
pu
la
offrirgli,
e
dei
quanto
pi
con
l'agir retto e
con
nobilt
sentimenti
uno
gere
pio,
il
soprannaturale e
divino.
Ecco
il
princi-
della filosofia!
come
chi vuole
pu
via
;
illudersi.
Che
molti e
pi
general-
mente
altri
si
sia
ma quando
e
le
accinga
converr
i
scorra
con
r intelletto, ordinando
s
conseguenze,
che
il
tutto
stia
su
salda
base
regga
Va bene
una
e
che un
uomo
da
fi-
sia onesto,
seguendo
senz'altro
prima
inclina-
zione della
buona natura
aiutata
promossa
Ma E
rette,
chi
allora
vedr
in
le azioni
son
perch
so-
conformi
fissa
nel
vrano
ciata
intelletto
dall' intelletto
umano
norma suprema dell' universo come Sapienza, come Volont che nelle creature realmente e
;
non
asso-
lutamente precede
il
la
conoscenza e
viene
appresso
volere.
Vedr
in
fosse riguardato
dubbio kantiano
il
intorno
alla
realt
oggettiva e numenica,
fonda-
mento d'ogni moralit verrebbe meno, come tutto il resto. Che legge e moralit posso io logicamente am-
45
non so
di essere soggetto
fine,
ad un Legidi
dover tendere ad un
atti
essere re-
e di
avere
regolarli se-
condo
reali
le
relazioni che
nelle cose
mi son manifeste,
kantismo
cotesta
non sognate
anche
Evidentemente, se
porre
in
il
mi d qualche
verit,
diritto di
dubbio
dubiter
del
dell'intelletto
non
mi
nulla
so
tutto ci che
pu conseguirne.
Che
un
Dio
di
e al sopran-
naturale?
Dio,
certo
ma
se ne deside-
dobbiamo argomentare
dere con
efficacia.
in
vi
usando
sopran-
dell'intelletto,
come pi
volte
esponemmo.
alle
ci
naturale
non
:
termine proporzionato
tendenze
dell'anima
sol
ne parliamo, perch
nota l'eleva-
inutil-
mente
il
in-
al cielo
;
cotesto senso
la
insufficiente
n pur con
di
fede
ne abbiamo
elevati,
diretta
lo
coscienza
sappiamo
essere
non
sentiamo.
lo sentissimo,
E
altra
quando pur
i
trebbero trarne
via che
nuovi
filosofi,
non
lui
fatti
certi
la
per
?
Dio
esiste e
da
viene
natura
452
Nessuno,
s,
potremmo
mostra
filosofia ci
Dunque Ei
non ha posto
Or naturalmente
un
in-
ipotesi
degli avversari, a
vi
vi
tendiamo
ci
conduce.
ma
vuol
qui
ri-
filosofia,
che
altri
come
quella del-
per s insufficiente.
fatto tuttavia,
dicono
gli
avversari,
la verit;
ai
che chi
che
chi
cattivo lo disconosce
che invano
S.
moderni sono
e
degli
proposti
tutti
gli
argomenti di
Tomaso
dalla
antichi Padri, e
oneste, che
non ragionano
dunque
volont
buona o
con
le
Rispondiamo
in quel
che questo
voci:
sofisma,
parte;
non perch
perch
si
non abbia
diretta e
ma
immediata e per
e
s,
mentre
influisce indirettamente
come
accidentale, o dirigendo e
il
movendo
.
1*
intel-
letto.
modo
fii
da noi dichiarato
ci
liberamente
piace, distogliam la
ai
mente
motivi pro-
talora le fan-
tasie pi strane,
povero
intel-
453
cattiva
ci
che per s
;
rilutta.
S,
la
volont
porta a questo
e
;
non
gli
e'
bisogno che
sa malizia
attuale e riflessa
contratta
e
i
per
uso,
a che
aggiungono
abiti
i
giudizi falsi
gi
alle
Perci
di
prove dell'esistenza
anzi
si
Dio
e dell'obbligo di cre-
dere;
sono
resi incapaci
d'intendere
le anti-
efficaci.
Ma
il
conoscere
la
la verit
per
No, che
il
dipendenza solo
e
il
accidentale, in quanto
buono non pone impedimento mediata, in quanto la buona volont spinge l'intelletto a cercare il vero,
la cattiva
il
ne
lo ritrae,
Ma
l'
intelletto, esso
che cerca
dere o aprire
luce;
scuri,
finestre,
con
le
che
avr
tenebre
o
gli
ma
essi
gli
occhi,
il
non
vedono
sole.
chi
ma
la
mente
allora
non impedita
proposti, e la
la
dal riconoscere
validi motivi
lei
conduce
termine conveniente.
Il
alcuna gratitudine
vertito.
ai
filosofi dell'azione
Protestiamo
di averlo
AS4-
Il
Eppure pretendono di recar luce nuova, perch sinora non s' badato all' influenza grandissima che ha la vita bene condotta sopra pensieri, o alla
i
azioni
;
che
precedono
opere
la
che seguono
nelle opere
le
dalle
si
continuano.
Nuova
cose, e
nuova
ai
mondo
attendono
la
zione fra
sia
il
retto agire e
il
uomo,
la-
da negar
valore o che
alla
verit
sia
obbiettiva e forza
il
all'intelletto,
insomma
da distruggere
e senza principi.
zioni di
Non andremo
a chieder
di
le-
temperanza ad un epicureo,
umilt ad
uno
stoico.
Ma
non trovate
?
Non
cre-
il
ma non
pretenda che
sia l'unica
prima questione.
Non
si
quetano, e osservano
che
il
sapere
per
455
quello
di
vivere
onespe-
scienza
vera
corta e dubbiosa,
far
se
non mira
dell' azione
non giunge
la
filo-
sofia
come
quella
farci agir
bene
termina.
fra gli
l'
intelletto
umano
della
?
quelli
che
sempre
si
diritti
ragione,
tant'
:
quando affermiamo
con quelle nenie
logicamente
al
verit religiose
Ma
questo piace
si
al
mondo,
dal
di
mondano
molti
lascian
trarre,
inconsci
facil-
mente per colpa nostra; non diciamo per s impotente la ragione che Dio ci ha dato, tentando di
darne
la
Or per
di
rispondere
all'argomento
proposto,
di-
importa all'uomo
alla vita
buona
si
deve suim-
la scienza; e
quella che
legge e
modo
agli atti
umani,
verissimo.
pon Dun-
que nessuna scienza speculativa per s vera, o nessuna ricerca non immediatamente volta alla prao quando si tratta di ordinare scientica lecita,
tificamente le
necessario
456
pu e
falsissimo.
Se voglio come
ho bisogno di tre veche un Dio mi comanda, che son rit fondamentali responsabile de' miei atti, che ho un fine oltremonfilosofo conoscere la morale,
:
dano da conseguire. Un ingenuo popolano, non corrotto da alcun veleno di kantismo, sente tutto questo.
Ottimamente,
sar
ma non mi
io
dite
che
filosofo.
le
Tale
necessarie
ragioni.
per
me.
Potete proibir-
Ora vi sfido a far certi quei fondamenti per altre vie da quelle dell'antica Scuola e dell'angelico S. Tomaso. Dovete dimostrarmi Iddio, senza supmelo
?
porre la
stretta
obbligazione
morale
libert,
che
da
Lui
la
conoscendo
dell' intelletto
natura dell'appetito
dell'anima spirituale
talit
;
intellettivo,
che mi aspetta
Provvidenza
che mi
me
ne rendo indegno.
nel
Ammettiamo che
lo
scopo
sar
riconoscer
la
disposta
si
mondo
fine
alla
morale.
Fu
ridicolo
Emanuele
volle
Kant,
che,
ricostruire la
si
ragione pratica
quella?
ma
i
come,
se
questa
fonda
su
di
altrettanto sono
filosofi
ridicoli,
pretendendo
rifar la scienza,
dell'azione.
457
Diremo dunque che invano il Blondel si affaticato a scrivere un grande volume L ^Action, quasi
credendo d'avere scoperto una pellegrina
verit,
fu ignorato
e la moderazione di tutte
passioni
bene disponle
dottrine se
celesti,
in
concessa.
verit superiori, e
apostasia
dietro
corruzione dei
costumi.
Tutto
il
questo notispropose, e
simo.
alla
Ma
la
conclusione che
Blondel
argomenti
altri
si
in-
e obiettivi, che
inutilmente
sforza
il
di
storia,
che tutta
la
dimostrazione
dell'anima
della
cristiana dee
consstere
nell'inclinazione
convenienza
virtuosa, cotesta
con-
diciamo, perversa,
la
:
infetta
di
veleno
religione.
infatti
Anzi pregna
la verit consista
di
nell'
kantismo
suppone che
dall'uomo, e
essere accettata
verit,
la
giudicandola
secondo
quanto
conveniente
come suo
sia vero.
Or questo
sa e
soggettivismo,
secondo
il
quale
nulla
si
non
si
Non
458
confonde
il
Sappiamo che realmente convengono ambedue accompagnano r ente, e non realmente bene ci che non vero, e ogni vero importa qualche bene. Ma il sofisma, commesso a danno della religione e delle
anime, sta nel supporre che tutta
turale
la verit
sopranna-
consista
nell'essere appresa
come buona da
sia eccellente la
mia disposizione, posso io fabbricarmi un bel sogno, vagheggiarlo come una ideale felicit, trattenermi in
esso
e
non cercar
altro.
Cos lo Schleiermacher
si
anime scioccamente
e
il
dolci, inebbriate in
la
pensieri di spiritualit
e
ec-
cos pretesero
maestro e discepoli
che
la
non
altro.
Allo
la
Blondel,
bench presenti
intel-
ma
le
crescendo
con ci
l'
illusione.
le
Se son ne-
gate
prove storiche e
ma-
e ha posto
il
suo
sigillo
alla religione di
;
Cristo,
rimane che
nobili spiriti
si
si
dice e
opera, riguardando
l'u-
cristianesimo
:
come
al
il
manesimo
in noi,
e questo nulla.
possono aderire
nostro simbolo
e la fede distrutta
stata, e
come
in quelli
non
mai
stoltamente
459
gli
nostri
si
av-
versari,
mentre noi
saremmo con
nemici,
brutta apostasia
accompagnati
agli increduli.
i
possono applaudire
del loro esercito.
come
al
verace trionfo
Il
retto
accogliere la verit
ligione sia vera
e
ma
la re-
divina, n
molto meno,
la verit
Pragmatismo.
Venne dopo
rizzatore delle
il
Blondel,
quasi
discepolo
il
volga-
astruse
idee del
il
maestro,
Laber-
thonnire,
annunciando
i
dogmi unicamente
son
rivelati
come
nostra
conoscenza,
vi-
questo proposito
le
ei
rinnov
argomenti
noti,
che
che
a
che solo
nostre
giova giungere
la
verit relativa,
da tener soltanto
pensare che la
nel
modo
noi conveniente,
senza
asserzioni.
Anche
lo
il
dogma
pratica.
mostrar vano
:
senso possibile
46o
dogmi
non
sono
rivelati
come norme
d'azione
dogmi
ri-
hanno
la
altra
verit che
secondo
ferirci
norma quindi
dedotta, ne fa d'uopo
ad una
verit obiettiva.
la rivelazione,
ampiamente svolta
per titolo
Qu^est'Ce
nel
famoso
articolo,
che
aveva
beni-
qu^un
dogme, e troppo
alcuni cattolici,
Non
vero
se fosse Dio, se
prima non
crede fermissimamente
Credo
loto
corde
lesum
Filium Dei.
Non
vero
riverenza l'eucaristia,
come
se
Ges
ci
fosse; realis-
simamente
ste
c',
come
membra che
(^)
avviva.
cos pel
resto
(').
Per-
in tutto puri,
non avremmo bisogno di credere la verginit della Madre quando fossimo in tutto uniti a Dio, non sarebbe di Dio necessario credere la divinit di Ges Cristo. Se avesse detto invece; In uno stato d'integrit perfetta la verginit non sarebbe stata da preferire come ora in uno stato
;
di perfetta
unione dell'uomo con Dio la meditazione dell'Uomo-Dio non sarebbe necessaria avrebbe espresso con
;
buono
fioi
in
fondo
al
suo
cre\\
pensiero.
Ma
dicendo
non avremmo
bisogno di
trattasi di pensieri
il
nostri e
non
di ve-
principio d'
Quando
lastici,
adattino
di
nuova
verremo a
modo
pensare e
di parlare.
sapremo pi
46I
nell'asso-
che
il
parola di
Dio o dice
le dice.
le
cose
come
sono, o le fa essere
la
come
Perch accettiamo
rivelazione con
un giu-
non risponal
soggetto,
Dio c'inganneremmo o
gli
la divina
ci
parola
tra-
Apostoli
gli
hanno
loro,
smesso quello
palparono
Io.
I,
occhi
che
con
loro
mani
del
Verbo
di vita (I*
l),
favole, professando la
fede
ci
ci
sog-
gettiamo
alla
infinita
la
Verit
con
la
mente, su
che
deve
stabilirsi
la carit
concetti nostri
sono inadeguati
cose
divine, e
ma
non
rappresentano,
Questo
dai
nell'oggetto le realt
significate
due
termini
dell'affermazione
sieno
identificate
in una,
come
dell'enunrealt
risponde
atto
dell'ente,
nella
dell'oggetto.
La prima maniera
d' intendere,
che
dogmi sono
prima che questo sia vero, sar finito il mondo, perch Ges Cristo ha promesso di essere con noi usque ad consumnuUionem saeculi.
462
di verit.
che
la
rivelazione fu fatta
figli
di
Dio
al fine
ultimo,
quale Iddio
ci
ha
destinati.
Ora
la
nel tendere al
fine
principal parte
;
alla volont.
Con
la
volont
che
e santi
con
la
volont
liberamente
accettiamo
ci
la
ci
mozione
conduce
eleva e
cielo.
oppone
al
consegui-
mento
via,
volontaria:
questa diretil
tamente contraria
va
alla
quello,
(^).
ignorando
termine e la
ventura
si
tutto
quaggi
la
ordina
fine
ultimo da conseguir
vi
meritando,
rivelazione
a
far
altres
la
tende, e
mira
principalmente
santa
volont, ispirandole
amor
(^)
di Dio.
in
questo senso
pu intendersi
il
nell'articolo
ove cercavasi
il
a quale
due potenze
spirituali
tocchi
primato.
Come
motrice, e
;
come
lont superiore
ma
considerando
la
soggetto, e
il
possedere
la
l'oggetto o
l'anima
(vi
tendendo), manifesta
fine
vi
dunque e formalmente
463
della Trinit
il
dogma
ci
misterioso, a soggettargli la
noi,
mente come
la
il
resto di
a conoscere
pi
distintamente
persona del
dottrina
rivelata
per
conseguenza a serbar
la
Questo
gliarsi
in
chiaro, che
assotti-
minute
inquisizioni
Ma
voce
riser-
diremo pratico ogni concetto che propone alcunch ad amare, e sar pur
nezza che
vole.
tale la visione di
Dio
stra-
nessun
sillogismo
pu
ai
rendere
accette-
Diremo
invece,
la
ci
rispondendo
verit,
dubbi
scotisti
determinando
tener per fede.
che
la
rivelazione
per s
immediatamente
che
La
adunque
un primo obbligo
ed
so-
ci
un principio, bench
speculative, e
della
vita
prannaturale.
verit
tutto
pi
tardi,
dipendentele
mente da quelle
dell'operare. Cos
verit,
conosciamo anche
norme
ri-
adoreremo praticamente
e
tre divine
ceveremo
in
nell'eucaristia,
di
celebreremo
divote feste
onore
come
in
realissime e
obbiettive, le
grandi
verit,
il
quel
modo
presupposte.
Adunque
dog-
464
matismo morale,
ordinata
quaggi a
con
l'amore
del
ma
dice
in
dogmi non
s
espri-
mono
verit assolute
modo,
che debban
mutarsi secondo
la
nostra
mente contengono una norma pratica, dicendo fate come se questo fosse vero (con che la religione sarebbe fondata in dotte favole, e favolosa riuscirebbe
la nostra speranza),
il
in
religione lo scetticismo di
Emm. Kant
nuovo
inutilmente
errore, de-
mascherato, e distrugge
la fede,
gno
di
disprezzo e d'anatema.
gi
Abbiamo
ammesso
il
s'
saputo
e
sempre che
il
buon volere
ben
fare;
la ve-
la vita
si
va ottenebrando
Ma
questo principal*
mente s'avvera
la
in un'altra vita.
gli
a conseguire
nostri,
in
quel
fine
essi
noi
ci
moviamo con
intrinseca
atti
quanto
hanno
propor-
ci
promesso, rinunquello.
ciando
ai
Ora
r intrinseca
carit
quale
della
la
fede e la
sono
un cominciamento
visione e del
465
gaudio che
ci
eleva e
ci
pone
in
un
ma
l'altra
i
parte dell'attenerci
falsi
beni presenti,
esige
il
necessaria
mozione
di
ci
Dio per
la
massimamente nota
se in
il
se in ci
scienza
degli
angeli,
vivere
senza
pr,
anzi
dannoso.
Sia ordinata
sta.
dunque
1'
la
scienza
all'
azione
bene
fon-
Ma
badisi che
la
damento, se
s vera.
non
per
fine e della
apparisse dub-
senza peccato
potremmo
trascurarla, e fede e
d'
imporsi
ragioalla re-
a chi ragiona.
namento sogliono
ligione e a Dio.
Non importa
necessario
ugual-
mente che
pace di
sia
la
ha mente cal'
giudicarla e obiettivamente
le
obbligazione
fonti.
le
quali
ci
fosse
dato
di-
credere, e per-
466
pena
di
mancare ad una
gli fosse
comune quel modo che tenne Ges nel chiamare il pubblicano Matteo. Supponiamo pure che questi fino a quel giorno non sapesse nulla del
che fosse
divin Maestro, n avesse veduto
i
suoi prodigi,
n
sua
potere e della
quelle parole
le
suo
banco e
sue
ricchezze,
discepolo
del
Diremo che oper irragionevolmente ? Anzi oper, seguendo un lume pi alto della ragione un lume che divinamente rifulse all' anima
Redentore.
;
di
lui,
lui
conve-
con r accompagnamento
Damasco.
fu
mossa
secondo questa
e di subito
uno e
dell' altro,
ambedue furon
la
Ma
Non
tale la legge
tutti
comune, che
conformi
Provvidenza
s
stabil.
neces-
saria la grazia;
per dirigerlo
s
ancora e
pi per elevarne
far s
gli
atti
all'ordine soprannaturale e
la vita
che
eterna.
Ma
ed umani, pei
quali,
in
la verit
modo
risponde all'umana
467
giungere
;
condotta
all'
esterna
esperienza
in ogni
ci
aiutiamo a vicenda,
del
ricerca
vero.
Ora,
in-
se
il
conseguire
fede dipendesse
soltanto
da
terni
modo
a noi proporzionato
tal
di fatto
grazia
si
e tal fu sem-
pre
la dottrina
il
L' opinione
contraria
alla cieca
;
insinua
pensiero
che
si
crede
un po'
la
che
il
ci
si
mente
darla
che
fedele
meno pu
altrui,
n pu proporre alcuna prova convincente della necessit di credere, e dell' esclusiva verit della
reli-
gione cattolica.
e pericolose.
CONCLUSIONE
nuovi
maestri,
tutto fu
fi-
argomenti dei
pu dar valore, convien proporli come uno scolastico del medio evo avrebbe fatto.
Non pu
detto
un
discepolo
di S.
Tommaso; ma avrebbe
la
Primo, che
ragione di quelil
quale non
;
non
al fine
zia.
prima Iddio
ci
Ci d poi
la grazia,
quelci
la cattiva
volont
la
dici
modi
l'
dal
vero
che
buona
applicando
intelletto a sincera e
premurosa
469
norma
:
quale viviamo
ma
se
vano e penoso,
oggettiva
all'
verit
mancasse
di
intelletto venisse
meno
ot-
o con r altro
timo,
tezza.
ci
volere, anche
buono ed
di
lascerebbe
San
importantis-
la
nel disporci
ad esso con
le virt
che
in noi
vengono
:
ma,
si
guarire e vi giunge
buona disposizione
dell'
organismo,
come
lo
;
la
consegue imparando
con
l'
amore
la
e col
desiderio,
ma
il
beata
possessione del
diata
intuizione.
sommo bene
che
1'
intellettuale per
imme-
Onde
infine risulta
portanza della
pratica in
1'
non riguarda
tre
sere, s lo stato
passaggero
in
che
la
ci
troviamo, men-
siamo
viatori e
cerchiamo
la
permanente abitaraggio
zione.
Troppo scarsa
ci
che qui
concessa;
troppo tenue
;
che
appena tanto
;
la
meta
e per
so-
470
retto operare
:
ma
Perch
base r
si
oppone a questo,
che Dio
edificio,
avveni-
immancabile
s
;
dei presenti
delle
future
manifestazioni
che
pensieri sieno
?),
coerenti (che
le
ragione
di volerlo
cose siano
si
state,
come
pen^
sano,
d'
dottrina
kantiana
d'
veleno
distruggitore
ogni verit.
Come da
esame
principio dichiarammo,
non
fu
nostro
un
propose
filosofo di
Koenigsberg, n di
fanno
per
conoscere
la
sa
dopo tanto studio, soltanto che cosa abbia sognato un maestro d'errori ?
in
Nessuno pu chiamare
dubbio
il
fatto evidente
il
che
i
da
lui
si
nome
di-
oppongono volgarmente
e,
alla
fede cristiana.
Da lui
da
lui l'a-
da
lui
l'
immanenza
il
pragmatismo e
la filosofia
47!
parere dottrine
dogmi
comune
possono
quel vesistemi e
ma sono
infette di
discepoli delle
moderne
i
scuole,
ove ha
a
il
quali vollero
dirsi
rinunciare
i
quella
alla
filosofia,
il
misero
col
s,
loro ingegni
lo scetticismo
prova
di
comporre
il
7io
con con
forti
la persuasione,
il
sogno
con
la
realt,
il
nulla
negazioni kantiane
stituisce a
ne ritennero che
il
soggetto co-
suo
modo
l'oggetto, che se ne
convince
i
per
cipi,
le
prinriten-
cose
ne
costretti a chiarirsi
nemici
esser
religione.
ridussero
poi a non
pi di quello che
E
i
si
fatti
e misero
innanzi
intrinseca
inconoscibilit
dei misteri, o la
divina
invisibilit,
al sei
di-
molto meno
la
472
deposito della
Poich
di
fatto
;
distruggevan coloro
e a
p-,
sogget-
tivismo, qualunque dubbio intorno alla realt obiettiva dei nostri giudizi o dei primi concetti, qualun-
la
forma
all'
oggetto
modo
stia
prende
nell' intelletto
pensante.
fsso,
Non
il
v'
pi via per
saldo
;
tornare a un
punto
ove
piede
i
non
cose
v'
;
pi criterio
v'
per
distinguere
sogni
dalle
non
portata
da quel veleno.
Importa a noi
unica salvatrice
filosofi cristiani,
importa
alla
Chiesa,
dell'
umanit
che
e sola glorificatrice di
il
sole
dottrina
infallibile,
in
poca
amore,
1'
l'
amore amore
Bene,
del vero Bene, che in fine far beata bito la perfeziona e la sublima.
anima, e su-
Ma
l'
questo
infinito
deve appunto
e nella fede
strizione
si
fonda
ad ogni modo,
e senza redell'
riman vera
la
nobilissima sentenza
an-
gelico
s.
Tommaso
primo principio
di tutte le
Se questo
in
s solo
pienezza
totale
della
perfezione
e della
473
atto purissimo,
modo
n cagione
al tutto
lui.
essere fuor di
dere
il
al-
come
il
principio
s
Senza
finito
che
la
e d' informe,
confusione
artefice,
caotica.
Come
intel-
letto
adunque o come
pure
:
l'universo, e l'ordina
intellettuale
e lo
muove.
bene
Onde
al
viene che
l'ultimo
il
termine
quale ogni
la
cosa diretta
e siccome
dell' intelletto
come
primo auctore
et
motor universi
7itellectus
hic
autem
la
est
e.
:
I).
che s'accorda
desiderat
sentenza
nisi ve-
Quid
si
anima
fine
supremo
dell'universo.
est veritas.
Finis uiiversi
il
lor
deriamo
C71
tutto
il
cuore,
ossia
con tutta
;
l'innata
il
aspira a felicit
ma
volere
non
avremo
474
per per
intelletto.
la fede,
termine
cammino.
risponde
al
la fede princi-
pio che di sua natura precede l'amore, avverandosi qui pure che
fede, eh'
l'
inizio
fine
ultimo
la
dalla
atto
intellettivo,
incomincia
vita sol'
infinito
Vero,
si
terminer.
conseguimento dell'ultimo
Or
la
gloria di
Dio
massima
ranno
verit.
Infatti
posta nella
manifestazione
modi saranno ammirati. Dapertutto sar evidente la dapertutto risplenpartecipazione del primo Essere
;
deranno
sentir
la
potenza, la sapienza
si
e
l'
ha
tutto
chi Lui
manca a
chi
ha
INDICE
CAPITOLO
L'agnosticismo di
I
Emmanuele Kant
pag.
Come
13
20
CAPITOLO
Gli antichi parvero
II
>
26
29
Forme
...
33
Ragione pratica
48
CAPITOLO
Questione impossibile
Sola l'intuizione vale?
III
crtica.
>
54
60
67
71
Le cose
in s conoscibili
Sofismi kantiani
La ragione
pratica impotente
>
83
476
INDICE
CAPITOLO
La nuova
Problema antico
critica
IV
confrontata all'antica.
pag.
di studio.
.
91
95 106 120
126
Oggetto proprio dell'umana conoscenza Dipendenza dal senso: analogia L'oggetto precede l'intelletto Diverso modo nella realt e nella mente.
Verit e certezza
...
.
136
142
>
160
173
Due
questioncine
Scetticismo
178
CAPITOLO V
Immanenza.
Come
>
> > >
187
Pensiero antico
Perversione moderna
190
192
196
204
CAPITOLO
Immanenza riguardo Due maniere
di perfezione
VI
all'ordine soprannaturale.
> >
210
217
Capacit soprannaturale
Visione di Dio soprannaturale
>
230
239
Se
la
natura postuli
il
soprannaturale
....
>
Dottrina dell'Angelico
>
250
INDICE
477
CAPITOLO
Immanenza
VII
pag.
ai vari
281
Come
oggetti
>
286
299
CAPITOLO
Vili.
Alcune conseguenze.
Temperamenti
Verit relativa
inutili
>
>
308
Dogmi
mutabili
inefficace
314 320
327
Ogni dimostrazione
CAPITOLO IX
Primato della volont.
Art.
I.
Illusioni
>
349
Favori imprudenti
359 368
375 377 398
veri
tra
V intelletto e
la
Quale pi eccellente?
Influsso vicendevole
La volont nella fede La volont negli errori Art. III. La filosofia dell'azione
Sofismi per
l'
> >
.
417
431
438
>
440 448
454
459 468
Pragmatismo
Conclusione
>
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JUL231986
TORONTO LIBRARY
2798 M38
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