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Luigi Salomone
FAMIGLIA SALOMONE
DOPO STIGLIANO
IL NOTIZIARIO
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
INTRODUZIONE
Gli antichi Aedi erano figure quasi sacre: dotati di una sensibilità note-
volmente superiore a quella del proprio uditorio, questi cantori riuscivano
a mettersi in diretto contatto con le divinità che li ispiravano, estraniandosi
completamente dall’ambiente in cui si trovavano, per non essere distratti,
da niente e da nessuno, nel loro raccontare.
Mio padre, magari, non possiederà mai quella freddezza del raccontare e
del raccontarsi, tipica dell’Aedo, ma, al suo pari, nello scrivere queste pagi-
ne, si è certamente lasciato prendere dal “sacro fuoco” di Calliope, la musa
del poema epico: quando “era in vena”, si sedeva alla sua scrivania e, imme-
diatamente, era travolto dal filo logico dei suoi pensieri e dai ricordi, molti
dei quali non aveva, prima d’ora, mai esternato in maniera così chiara, co-
me ha fatto in queste pagine.
Questo libro era atteso da tanto, e per molto tempo è stato covato
nell’animo dell’Autore.
Sin da quando mio padre è entrato in possesso del notiziario di Zio Ciccil-
lo, leggendocelo più e più volte, ha sempre lasciato trasparire l’intento di
voler proseguire quel lavoro di raccolta delle “memorabilia” della famiglia
Salomone.
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nelle prime pagine del suo lavoro, quale giusto omaggio e incipit delle pro-
prie memorie, riuscendo nel tessere, attorno ad esso, il proprio racconto,
approfondendo aspetti taciuti dal precedente narratore, come in un mutuo
intervento chiarificatore, ad unico beneficio del lettore che, in tal modo,
riesce a compenetrarsi, ancora di più, nei meandri della memoria.
È questo lo spirito con cui va presa questa raccolta di notizie o, com’è stato
definito prima da Zio Ciccillo e poi da mio padre Luigi, questo “notizia-
rio”.
Uno spirito che merita di non andar perso, come la memoria della nostra
famiglia e delle persone che ne hanno fatto parte.
Fabio Salomone
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FAMIGLIA SALOMONE
DOPO STIGLIANO
IL NOTIZIARIO
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Verso gennaio-febbraio del 1973, in seguito alle reiterate richieste del ca-
rissimo cugino Eugenio Salomone, al quale avevo da tempo promesso di
farlo, mi decisi a riordinare le poche, ma forse sufficienti, notizie sulla no-
stra famiglia in Stigliano, notizie in maggior parte assunte dal defunto zio
Giovanni Salomone fratello del mio omonimo nonno paterno.
Preso da una forte abulia, sotto il peso dei miei dispiaceri non mi sentii,
per parecchio tempo, la forza di occuparmi di qualsiasi cosa: dopo diversi
mesi, ancora una volta, un nuovo sollecito mi arrivò dal compianto Euge-
nio.
Stavo per tornare al mio lavoretto per esaudire il suo desiderio, ma, pur-
troppo, un altro duro colpo ci fu riservato con l’annunzio della sua im-
provvisa immatura fine.
Figura 3 L’On. Nicola Salomone fu Francesco (1855-1927) (quarto da destra), la moglie Teresa Franchi (prima
in seconda fila da destra) con i figli e parte dei Salomone di Stigliano
Roso dal rimorso di non averlo accontentato in vita, pur avendo a mia
discolpa diverse attenuanti, a distanza di oltre due anni dal suo inizio, ob-
bedisco al desiderio del caro estinto, ritornando alla compilazione di que-
sta raccolta di notizie sperando completarla, e che ai nostri figli e nipoti
non riesca sgradito perdere un po’ di tempo per leggerla.
***
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Figura 4 Alberto Salomone fu Nicola (1903-1981) (quarto in seconda fila da sinistra alla Scuola Allievi Ufficiali
di Chieti 1924-1925
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Zio Giovanni, dal quale, come ho detto, attinsi le notizie che mi accingo a
ricordare e riordinare, mi raccontava, fra l’altro, che un suo vecchio zio, tal
“Zì Micco” dei Salomone di Casoria, era venuto un paio di volte a Stiglia-
no a cavallo di un asinello, per conoscere e salutare i parenti ormai Stiglia-
nesi, tornandosene poi a Casoria con la bisaccia piena. A quei tempi per
andare a Napoli da Stigliano, si servivano di cavalcature impiegando otto
giorni.
Figura 5 da sinistra: Eugenio Salomone fu Giuseppe (1904-1974) e terzo Enrico Salomone fu Nicola (1901-1981)
Nei primi anni del mio esercizio venatorio, usai anche io quella polvere
che, ben dosata, andava bene: “Zì Micco”, aveva lavorato nei polverifici
governativi del tempo
***
Figura 6 da destra: Eugenio Salomone fu Giuseppe (1904-1974) e Enrico Salomone fu Nicola (1901-1981)
Saputo che l’ospite al quale avevano dato alloggio era medico, volle chie-
dergli una visita, impegnandosi a non scoprirlo al suo medico curante, tale
dottor Sassone, che, essendo vecchio, girava il paese a cavallo di un asino:
questo vecchio però non doveva essere né sciocco, né cattivo, perché quan-
do passò a visitare il suo cliente “Vetrano” si accorse subito che era già
stato medicato e fasciato da mano pratica.
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Costruitosi il primo
alloggio, il giovane
Francesco Salomone
(I°) pensò a mettere
famiglia e sposò la gen-
tildonna Giacoma Al-
fuzzi, appartenente a
una delle migliori fami-
glie di Stigliano, rice-
vendone in dote 700
ducati in oro, somma
per quei tempi favolosa.
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to il fico.
***
Dal suo matrimonio nacquero sette figli, sei femmine ed un maschio, che
chiamò Antonio.
***
Imparò dal padre qualcosa di chirurgia, ma solo molto tardi arrivò alla
laurea in medicina.
Fu dopo la morte del padre che, essendo stato minacciato di denunzia per
esercizio abusivo dell’arte medica si ripiegò a studiare.
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Figura 9 Famiglia On. Nicola Salomone: (da destra in alto) Nicola Salomone, Teresa Franchi, Riccardo, Zi
"Ciccillo", Ettorino, in basso da destra Alberto, Luigi ed Enrico
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Figura 10 L’On. Nicola Salomone
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della palla sferica che passava dalla canna del fucile (un’oncia equivaleva a
circa grammi 33) – ed una micciarola (fucile di piccolo calibro ad una can-
na) in origine a pietra focaia e poi adattato a cilindro (luminello per capsu-
le al fulminato di mercurio).
Questa micciarola, di
calibro su per giù 28,
era di straordinaria
lunghezza, tra calcio e
canna misurava oltre
due metri, per cui
quando zio Giovanni,
che era abbastanza alto,
la portava addosso pas-
sava con difficoltà at-
traverso le porte.
Di quest’arma antica,
fino a qualche anno
addietro, esistevano
pochi pezzi presso i Figura 12 Ettore Salomone fu Nicola (1908-1983)
miei fratelli a Pisticci.
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Ma il nostro antenato Don Antonio che a detta del figlio Giovanni era un
po’ mattacchione e, poco dolce di sale (come suol dirsi), oltre ad usare
quest’arma per cacciare beccafichi e fringuelli, raramente qualche lepre,
volle una volta provarla su bersaglio più importante.
Come prima ho detto era molto affezionato ai suoi fondi e ci teneva a farli
rispettare. Di fronte alla casetta rustica del fondo Vallelonga aveva un bel
pero che portava frutti squisiti, non sempre, per non dire mai, destinati al
palato del legittimo proprietario, perché raccolti da altro buongustaio.
Infastidito, Don Antonio, decise, una sera, di appostarsi nella casetta, te-
nendo di mira il pero
attraverso un finestri-
no.
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Infatti quando il malcapitato gli espose ben chiaro e netto, come bersaglio,
il deretano, fece fuoco.
Da parte sua Don Antonio, sapendo che il ferito si sarebbe rivolto a lui per
farsi medicare, attraverso una scorciatoia cercò di precederlo, facendosi
trovare in casa.
Trattarli come quello che agiva a Vallelonga non era possibile senza espor-
si a responsabilità penali.
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Avendo alla Padula una bella carica di ulive, per garantirsi contro i ladri,
nonostante il freddo intenso e la neve, si decise a pernottare in campagna.
Ma una notte richiamato dall’insistente abbaiare dei suoi cani, uscì dalla
casetta accaldato com’era, per gridare al ladro, sparando qualche colpo.
***
***
Come ho già detto ebbe sei figli: il primo, fu il mio omonimo nonno pa-
terno, Don Francesco Salomone.
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Figura 15 Alberto Salomone fu Nicola (1903-1981) (secondo in seconda fila da sinistra) alla
Banca Commerciale Italiana - Filiale di Barletta
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grave evento nel quale fu coinvolto il fratello Michele del quale parleremo
in seguito.
Sposò la Sig.ra Maria Rosa De Sanctis, dalla quale ebbe sette figli: quattro
maschi e tre femmine.
Difficilmente si
sfuggiva al suo
acuto, per quanto
obbiettivo spirito
di osservazione,
per cui spesso,
nella valutazione di
uomini e cose, fu
portato a salaci
classifiche.
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Mentre però, orgoglioso dei suoi figli che gli davano tutti belle soddisfa-
zioni negli studi, ne vedeva il primo già laureato a pieni voti in medicina e
pregustava per tutti un radioso avvenire, un crudele destino lo colpiva nei
suoi affetti più sacri, recidendo la giovane vita del figlio Antonio a meno di
25 anni, laureato da appena 11 mesi, e già rivelatosi medico ben preparato.
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Figura 18 Foto di famiglia: si riconoscono Giuseppe Salomone fu Francesco (secondo in alto a destra), Enrico
Salomone fu Nicola (primo a destra seduto), Alfredo Salomone fu Giuseppe (secondo a destra seduto)
Maria Salomone ebbe una sola figlia, cresciuta poi dalla zia Emilia, dopo la
morte di entrambi i suoi genitori: sposatasi ad un giovane medico, emigrò
con lui negli Stati Uniti ove riuscì a realizzare una buona fortuna.
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Coinvolto in movimen-
ti politici, venne arre-
stato e condannato a
morte.
Fu in questo frangente
che, l’amicizia del suo
fratello maggiore Fran-
cesco col Prefetto di
Napoli del tempo, Del
Carretto, gli valse per
ottenere la grazia.
Si fissò sul miracolo e fece del suo meglio per indossare l’abito talare.
Visse solo, per anni, in un piano terra della nostra antica casa, ossessionato
da varie allucinazioni.
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Figura 21 Alberto Salomone fu Nicola (1903-1981) (primo da destra) alla Banca Commerciale Italiana - Filiale di
Barletta
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L’ultimo dei figli maschi di Don Antonio Salomone fu zio Giovanni: quel-
lo che mi fornì nella mia giovane età le notizie che mi sforzo ora di coordi-
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nare.
Anche lui intelligente, vivace, ma non troppo amante dei libri, fu avviato
agli studi classici.
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Oltre ai diversi figli maschi procreati con la Viviani, vi fu anche una fem-
mina: Elena (una povera donna di scarsa intelligenza, ma animata da buo-
na volontà lavorativa).
Non ricordo se prima o dopo la morte della madre fu, dai miei familiari,
(compenetrati da vera compassione), assunta in servizio in casa nostra, ove
morì piuttosto vecchia.
Morta la Viviani, zio Giovanni si ritirò in paese, ove non tardò a procurar-
si una nuova amante che
convisse con lui fino alla
morte: la signora Carmela
Sassone, vedova senza figli,
proprietaria di un discreto
patrimonio terriero; non
volle mai sposarla, pur a-
vendone avuto una figlia che
crebbe con grande cura, ed
alla quale impose il nome di
sua madre: Maria Antonia.
Da vecchio amava la lettura di quei classici che da giovane non aveva trop-
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po amato.
Degno di nota, pur avendo solo per poco studiato, ad onta della sua tarda
età, leggeva ancora bene il greco, come noi, se non addirittura un po’ me-
glio di noi, ancora freschi di studio.
***
Non seppi mai come e perché da Firenze venne a finire a Brindisi di Mon-
tagna.
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colà parenti, venne a conoscenza di zia Grazia, che fu poi sua moglie.
Uomo alla buona, di modeste capacità intellettuali, non realizzò mai nien-
te: a Brindisi, pare, esistono ancora oggi delle case che appartenevano agli
Antinori.
Si occupò di agricol-
tura e poi di armen-
tizia introducendo a
Brindisi le pecore
Merinos: i rigori
invernali della zona
montana del Brindi-
sino falcidiarono
l’eletto gregge di zio
Domenico che con-
cluse così la sua car-
riera agricola-
armentizia.
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Mi dette all’uopo
qualche chiarimento,
ma in seguito, avendo-
gli comunicato che,
secondo il parere di un
avvocato da me inter-
pellato, si andava in-
contro ad una causa
lunga, costosa, e di
molto dubbio risulta-
to, rinunciò a tutto.
Da allora non ne ho
Figura 26 Eugenio Salomone fu Giuseppe
saputo più niente.
***
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Dopo esserci occupati dei rami che potremo anche classificare collaterali,
torniamo a Stigliano prendendo le mosse da Don Ciccio Salomone fu
Antonio: di lui abbiano innanzi parlato, osservandone la personalità, il
carattere, le capacità pro-
fessionali.
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Secondo figlio fu mio padre, Nicola: anche lui come tutti gli altri germani
del resto, fece onore al nome paterno.
La vita pubblica, a
parte poche soddi-
sfazioni morali, gli
riservò contrasti,
disagi, e accuse im-
meritate.
A trenta anni sposò Figura 28 Ettore Salomone fu Nicola il giorno delle nozze con Espedita Imbello-
ne.
mia madre, Marian-
nina Marazita, ma neanche dal matrimonio ebbe fortuna, restando vedovo
a meno di un anno, con me orfano appena cinque giorni dopo la mia nasci-
ta.
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Contemplando qualche
sua fotografia di quei
primi tempi, si ha
l’impressione di trovarsi
di fronte ad un uomo in
incipiente senescenza,
anziché ad un giovane
poco più che trentenne.
Nonostante i fastidi in
precedenza avuti, non
tardò a ridestarsi in lui
l’innata passione per la
vita pubblica, che lo
portò ben presto a no-
tevole notorietà con
accesso alle più elevate
cariche
nell’amministrazione
provinciale.
Sostenitore accanito
delle impellenti necessi-
tà del nostro Mezzo-
giorno non tralasciò
occasione per sostener-
ne la giusta causa.
Figura 29 Alberto Salomone fu Nicola
Fu tra i pochi uomini
politici del tempo, a fare parte di una commissione di rappresentanti luca-
ni, che ottenne udienza dal Re Umberto, per lamentare l’abbandono da
parte del Governo, delle nostre terre: il tono polemico della relazione da
lui pronunziata meravigliò gli ascoltatori per la sua audacia.
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rendersi conto de visu delle tristi condizioni della nostra Lucania, ottenen-
do anche da quell’Illustre Vegliardo, una visita alla nostra Stigliano, allora
travagliata da un impressionante movimento tellurico.
Nell’ambito professionale
fu notaio residente in Ciri-
gliano e poi a Stigliano, fino
a quando andò in pensione.
Ma l’attività principale in
cui rifulse la sua profonda
competenza giuridica fu la
consulenza legale per cui gli
furono conferiti incarichi di
non comune importanza,
portati a termine con favo-
revoli conclusioni.
Sposatala, dopo dodici anni di vedovanza nel 1898, ne ebbe cinque figli,
tutti maschi: con me fummo sei maschi, cresciuti nella più schietta ed af-
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fettuosa convivenza, che regna ancora tra noi, più che immutata, accresciu-
ta nella nostra ormai non più verde età.
Ritiratosi in pensio-
ne, dopo una vita di
intensa attività, risen-
tì molto dell’ozio
obbligato per cui non
gli mancarono ma-
lanni, culminati nel
maggio del 1927 con
una grave pelvi- Figura 31 On. Nicola Salomone fu Francesco
peritonite in soggetto
diabetico, per cui venne a morte.
Dei suoi sei figli, quattro siamo ancora viventi, essendo venuti a mancare in
età giovane Enrico e Riccardo.
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Terzo dei figli di Don Francesco Salomone (II°) fu zio Samuele che mi
tenne sempre vicino circondandomi di affetto più che paterno.
Piccolino di statura,
biondino, con sempre
accurata discriminatu-
ra centrale, dallo
sguardo vivido, che
faceva intravedere una
spiccata intelligenza,
impeccabile nella toi-
lette, corretto, preciso,
sollecito verso i suoi
ammalati, che accudi-
va con impegno co-
scienzioso e serietà, fu
molto amato e rispet-
tato.
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Dei suoi sei figli sono morti i due primi figli maschi: Francesco che fu per
diversi anni notaio in Stigliano molto stimato per competenza e correttez-
za, e Nicola, finito giovanissimo senza avere completato gli studi, e la pri-
ma delle figlie femmine, Maria, sposata Polosi di Acerenza.
A Stigliano resta ora soltanto l’ultima figlia Caterina sposata al Dr. Tan-
credi con tre figli.
Gli altri due figli, Antonio e Giovanni, seguirono la carriera militare rag-
giungendo i più alti gradi.
Nonostante la prematura perdita del padre, tutti, nella vita, seppero far
onore alla bella tradizione del nostro casato, disimpegnando mansioni di
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alta responsabilità.
***
Venne a morte anche lui, come il fratello Samuele, dopo lunga penosa
malattia lasciando tre figli di cui il primo, già laureato in medicina: Mario.
Superstite, il secondo dei suoi figli, Alfredo, ora pensionato dopo un lungo
periodo di lodevole insegnamento.
La sua vita si svolse nell’ambiente familiare per il quale ebbe un vero culto.
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Ebbe tre figli: due maschi e una femmina. Quest’ultima morì giovanissima.
Figura 34 Brigida Salomone fu Francesco, Alfredo Salomone, Gen. Giovanni Salomone, Gabriella Salomone fu
Francesco, Marisa De Mola, Cristina Laraia, Samuele Salomone, Gen. Antonio Salomone, Rosanna Salomone.
Seduti: Antonio Salomone fu Francesco, Pina Salomone fu Alfredo, Enzo e Nicola Salomone fu Luigi.
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Dopo aver enunciato le notizie sulle prime quattro generazioni dei Salo-
mone a Stigliano, non a tutti note, anche a quelli della mia generazione,
che è la quinta, e pas-
sata in rapida rasse-
gna qualcuna riguar-
dante noi ultimi fer-
matici a Stigliano,
non mi resta che de-
volvere a qualcuno dei
nostri posteri, la rac-
colta di eventuali
ulteriori notizie degne
di essere prese in
considerazione.
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Ai miei genitori,
ed insegnato.
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INTRODUZIONE
Nel lontano 1975, Zio Ciccillo, fratello di mio padre, fece dono a tutti noi,
suoi parenti, di un Suo lavoretto dattiloscritto, compilato nell’arco di alcu-
ni anni, nel quale aveva riordinato, le poche, ma sufficienti notizie, sulla
nostra Famiglia in Stigliano, da lui assunte, per la maggior parte, dallo zio
Giovanni Salomone, fratello del suo omonimo nonno paterno, a partire
dal capostipite Francesco Salomone, medico, capitato a Stigliano verso la
fine del 1700, prove-
niente, così come
riferitogli, da Casoria
(NA), suo paese
d’origine, dal quale
era stato costretto a
sloggiare insieme ad
altri fratelli, per ra-
gioni imprecisate.
***
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Voglio io, a distanza di molti anni dalla morte di Zio Ciccillo, prendermi
l’onere di esaudire questo suo desiderato.
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Figura 40 Particolare Diploma di Laurea di Francesco Salomone del 1783 (collezione Enzo Salomone - Napoli)
Sul Diploma di Laurea, infatti, pur se scritto con inchiostro ormai alquan-
to sbiadito, il nome del paese che si riesce a malapena a leggere, é “Casolla”
o “Caselle”.
Va precisato poi che, sempre sul detto Titolo di Laurea, subito dopo il
nome del paese, è poi scritto a chiare lettere che esso è in “Prov. Principatus
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Citerioris huius Regni Neapolis”: cioè, nel Salernitano e non già nel Napole-
tano, dove trovasi invece Casoria.
***
Di recente, con mio figlio Fabio, abbiamo concentrato la ricerca sul paese
di origine della famiglia Salomone, indirizzandola proprio su Caselle in
Pittari in provincia di Salerno, col fine di accertarvi la eventuale presenza
di “Salomone”.
Abbiamo, infatti, accertato che, nel corrente anno di grazia 2008, a Caselle
in Pittari, risultano ben nove famiglie con il cognome Salomone, ed altre
con il cognome Salamone.
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Figura 41 Diploma di Laurea di Francesco Salomone del 1873 ( Collezione Enzo Salomone - Napoli)
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“nel 1921, Caselle aveva 1695 abitanti, dei quali 1544 presenti e 151
emigrati” in quanto “l’emigrazione continuava ad essere l’unica alter-
nativa alla perduranti <deplorevoli> condizioni economiche e “che ne-
gli anni fra il 1928 ed il 1930”, molti abitanti di Caselle emigrarono
nelle Americhe e che, “nel 1930 emigrarono a New York” - tra gli altri
- “Antonio Pellegrino di Giuseppe e Grazia Salomone di Michele”.
Ebbene i nomi “Grazia” e “Michele”, sono ricorrenti anche tra i nostri avi
di Basilicata.
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Figura 42 Copertina del volume “Storia Documentata della Scuola Medica di Salerno”- 1857 - Harvard College
Library
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congiura di coloro che uccisero nel 1053 Guaimario III padre di Gi-
sulfo, e però ne dovè avere come gli altri confiscati i beni.
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***
Figura 44 Ritorno dalla caccia: da sinistra in piedi: Ettorino, Espedita, Enrica Musti, Nicola, Teresa, Giuseppe
Viggiani, Raffaele, Leonardo Vitelli, Alberto, Amalia, Roberto (Bologna).Sotto: Gabriella (domestica) Francesco
Saverio, Anna Maria, Antonio, Teresa (Bologna) Egle Autera, Pino (Bologna)
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ferma, la nostra più recente tesi, e cioè che la famiglia Salomone ha origine
nel salernitano (Caselle in Pittari) e non nel napoletano (Casoria) come
riferito da Zio Giovanni Salomone a Zio Ciccillo, autore del primo mano-
scritto sulla Famiglia Salomone in Stigliano.
***
Fatto questo breve excursus sul reale paese di origine del nostro Capostipi-
te in Stigliano, Dott. Francesco Salomone, mi accingo ora alla stesura delle
ulteriori e più recenti notizie sulla nostra Famiglia, prendendo le mosse
proprio dalla quinta generazione dei Salomone in Stigliano.
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1
Cfr. Benito Urago “Nicola Salomone nella storia di Stigliano e della Provincia di Basilicata tra la
fine dell’Ottocento e l’avvento del Fascismo”, Nicola Bruno Editore: «Nicola Salomone fu tra i
professionisti e politici negli anni a cavallo tra la fine dell’800 e i primi del ‘900. Si era assunto il
compito di gareggiare con la borghesia del luogo appartenendo alla nuova generazione. Della schie-
ra degli uomini nuovi, quando decollavano le prime iniziative di organizzazione civica, spinto da
apprezzabili ambizioni politiche incoraggiate dalla Legge elettorale Depretis. Studioso impegnato a
movimentare l’azione politica della seconda metà del secolo, mirante al riscatto delle popolazioni
locali rimaste fino allora ai margini della vita nazionale».
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In particolare, il segno
distintivo e peculiare,
marcatamente comune
a tutti (tranne poche Figura 46 Luigi Salomone fu Nicola (1899-1978
Basti pensare che zio Ciccillo, anche lui colpito sin da giovane dal virus
della passione per l’attività venatoria, quando ormai vecchio non riusciva
più a vedere con l’occhio destro, fece apportare da un esperto armaiolo una
modifica al calcio del proprio fucile calibro 12, in maniera tale che gli si
potesse consentire, agevolmente, di prendere la mira con l’occhio sinistro,
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con il quale riusciva ancora a vedere bene e, poter così continuare ad anda-
re a caccia senza problemi.
***
***
Dott. Francesco
Salomone fu
Figura 47 Enrico Salomone fu Nicola (1901-1956)
Nicola, detto zio
“Ciccillo” (1886 - 1978)
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donna Teresa Franchi di Pisticci, dalla quale ebbe cinque figli, tutti ma-
schi: Luigi, Enrico, Alberto (mio padre), Riccardo ed Ettore: tutti e sei
cresciuti “nella più schietta ed affettuosa convivenza”, rimasta sempre im-
mutata, anzi, accresciuta nella tarda età.
Ricordo chiaramente
come i suoi cinque fra-
telli lo trattavano, a-
vendo sempre nei di lui
confronti, un rispetto
riverenziale.
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me anche ai cugini.
In un inverno che fu molto nevoso, ricordo, li vidi partire anzitempo, pri-
ma dell’alba, dal nostro vecchio Casino Franchi di San Gaetano in agro di
Pisticci, per una battuta di caccia tra i “pelosi” e gli acquitrini di San Basi-
lio-Mare.
Finita la battuta di
caccia, ritornarono per
il pranzo, a pomerig-
gio inoltrato, alquanto
inzaccherati ma con i
cofani delle automobi-
li ricolmi di selvaggina
acquatica, ritardando
il momento del pran-
zo con le loro discus-
sioni animate, intenti
a rimproverarsi, nono-
stante gli abbondanti
carnieri, delle occasio-
ni mancate per i colpi
andati a vuoto, con
una puntigliosa elen-
cazione del numero di
“padelle” fatte da o-
gnuno e vantando la
bontà delle marche
delle cartucce di cui
erano ricolme le ri-
spettive cartucciere ed Figura 49 Riccardo Salomone fu Nicola (1906-1967)
i taschini portacartuc-
ce delle giacche da caccia.
***
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
***
***
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
la figlia più grande, nata nel 1917, laureata in Farmacia, e che è venuta a
mancare nel 1962, ancora nel pieno vigore dei suoi anni, all’età di 45 anni;
***
Dopo aver prestato servizio militare nel secondo conflitto mondiale, ritor-
nato a Stigliano si è dedicato all’insegnamento di matematica e fisica, trat-
tando con severità gli allievi distratti e premiando gli studiosi, con lusin-
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Intelligente, scrupo-
loso
nell’insegnamento
della sua disciplina,
intransigente e con
un carattere forte,
non ha mai avuto peli
sulla lingua, non
curandosi mai di
nascondere la propria
insofferenza alle pre-
potenze di arrivisti e
sfruttatori e di nuovi
ricchi o potenti - tali
divenuti solo per
meriti politici.
Questo fondo però, se è stato per lui fonte di compiacimento per i miglio-
ramenti saputi apportare ad esso con vera perizia tecnico-agraria, con gli
invidiabili impianti fruttiferi effettuati con vera competenza in un fondici-
no di modestissima superficie, per altro verso, è però stato per lui, anche
fonte di traversie ed
inconvenienti, a causa
dei soprusi per sconfi-
namenti in suo danno
perpetrati dai proprie-
tari dei fondi finitimi,
tant’è che l’hanno
costretto a far ricorso
all’autorità giudiziaria
per difendere, con i
denti, questa modesta
sua proprietà, da lui
migliorata con lavori
di profonda trasfor-
mazione e migliora-
menti saputi apporta-
re con competenza più
che provetta, in una
zona pietrosa ed im-
pervia.
***
Brigida Salomone
fu Francesco (1920
- 1973)
Figura 53 Nicola Salomone fu Luigi (1936-1999)
nata il 1920, laureata
in Farmacia. Ha esercitato con passione questa sua professione. È morta
ancor giovane, nel 1973, lasciando nello sconforto più profondo il padre,
colpito ancora una volta negli affetti più cari, per la immatura scomparsa
di quest'altra figlia.
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Figura 54 Nicola ed Enzo Salomone fu Luigi sul Calesse alla festa di S. Leonardo.
Famiglia Salomone dopo Stigliano
***
Di lui posso dirvi ben poco, in quanto i rapporti non molto frequenti,
all’infuori dei pochi incontri con lui da me avuti come avvocato, per una
causa intentata nei confronti della Banca Popolare del Materano, risoltasi
peraltro positivamente ed a seguito di transazione stragiudiziale.
***
***
***
***
Sino a quando zio “Ciccillo” è stato in vita (è venuto a mancare nel 1978),
anch’io, ogni qualvolta mi sono recato a Stigliano per ragioni professionali,
non ho mai mancato di andarlo a visitare e salutare, accolto sempre con
piacere ed affettuosamente.
Mi riceveva in quel salottino ove, chi entrava vedeva subito di fronte tro-
neggiare, con gran risalto, un dipinto ad olio, a tutt’altezza da terra, raffi-
gurante Sua Madre, la N.D. Mariannina Marazita.
***
Non ho conosciuto mio nonno, l’on.le Nicola Salomone, perché morto nel
1927 tre anni prima che nascessi, ma ho potuto, col tempo, apprezzare
appieno, con la lettura dei suoi scritti, non solo le sue doti di capacità intel-
lettuale e di professionalità di avvocato e di Notaio, ma, anche di Uomo
politico, in quanto é stato tra i primi “Meridionalisti” della Basilicata a
porre all’attenzione del Governo dell’epoca, la Questione Meridionale2.
2
Nel convegno tenutosi a Matera il 29 gennaio 2003, lo scrittore lucano, Giovanni Caserta, nel
proprio intervento intitolato «Giuseppe Zanardelli: un viaggio nella terra in cui la pazienza fu
più grande della miseria (14-30 settembre 1902)», narra la vicenda del viaggio di Zanardelli nel
territorio lucano e cita, tra gli altri, quanto fece Nicola Salomone in quell’occasione:
«… Nello stesso dibattito provinciale non si mancò, significativamente, di far riferimento polemico
anche alle conquiste coloniali e agli stanziamenti finanziari per l’Abissinia, mentre nulla si faceva
per l’Italia più povera. “Paragonateci, se volete, all’Abissinia -disse ad alta voce il consigliere Nicola
Salomone-, ma venite a spendere fra noi parte di quello che andate a spendere e forse senza profit-
to, in lontane contrade”» … «Pochi giorni dopo, il 3 ottobre, il Consiglio provinciale di Lucania-
Basilicata, riunendosi, approvava un ordine del giorno che, su proposta dello stiglianese Nicola
Salomone e del consigliere Severini rendeva omaggio, con telegramma, al Presidente, impegnandosi
ad inviargli una tela del pittore venosino Andrea Petroni, “a manifestazione -si leggeva della grati-
tudine della Provincia […] per l’opera che Egli era venuto a compiere […], con gravi sacrifici e con
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Egli fu uno degli uomini politici che ebbe un ruolo importante per indurre
il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Zanardelli, al viaggio
del 1902 per rendersi conto de visu delle tristi condizioni della nostra Basi-
licata ed alla emanazione della Legge Speciale c.d. “Zanardelli”.
Figura 55 Nicola Salomone fu Alberto (a sinistra) e Ettore Salomone fu Nicola (a destra) in campagna a S. Dome-
nico
Mio nonno, l’on.le Nicola Salomone, fu ancora l’uomo politico che, alla
presenza del Re d’Italia, quale membro della Commissione del Consiglio
Provinciale di Potenza, presieduta dall’on.le Carmine Senise e della quale
facevano parte anche i Consiglieri provinciali Amodio, De Filpo e Laviano,
animo di alta solidarietà nazionale”. A stretto giro di posta, il giorno dopo, in data 4 ottobre, il
Presidente rispondeva con altro telegramma, così scrivendo al presidente Vincenzo Lichinchi: “La
dimostrazione singolare di estrema benevolenza da parte della rappresentanza di codesta generosa
Provincia, dimostrazione annunciatami col Suo odierno telegramma, mi commuove profondamen-
te. Essa è troppo largo compenso al dovere da me adempiuto; io terrò quel ricordo di Potenza, il
quale mi viene con tanta concordia dal Suo consesso rappresentativo, fra le mie più preziose memo-
rie. Ringrazio poi specialmente gli egregi consiglieri Severini e Salomone dell’affettuosa iniziativa, e
Lei, chiarissimo signor Presidente, della gentile partecipazione”». (atti del Convegno “Zanardelli e
la Basilicata. Cento anni dopo”).-
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Figura 56 Sul calesse il Giudice Libero Panetta e zio Luigi Salomone, sulla destra, in giacca e cravatta, con il figlio
Enzo.
Famiglia Salomone dopo Stigliano
E fu ancora lui che, nella tornata del Consiglio Provinciale dell’8 maggio
1908, ebbe a denunciare l’incuria del Governo Centrale e l’isolamento della
Basilicata dalla rete ferroviaria e stradale ed al ministro Lacava, suo conter-
raneo (di Corleto Petricara), più volte sottosegretario di Stato di diversi
Ministeri, ricordava che se “egli poteva trasportarsi sino alla sua Corleto,
in un veicolo qualsiasi”, lo doveva alle infrastrutture realizzate dal Consi-
glio Provinciale e non già al Governo Centrale.
Fu Consigliere Provinciale nel primo decennio del 1900, venne eletto De-
putato Provinciale e per parecchi anni fu Presidente della Deputazione
Provinciale (carica che oggi è equivalente a quella di Presidente della Re-
gione) e venne eletto Deputato al Parlamento per ben due Legislature.
***
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Figura 57 Alberto Salomone fu Nicola (1903-1981) con sua moglie Enrica Musti (1901-1968)
Famiglia Salomone dopo Stigliano
Zio Luigi aveva poi una grande capacità mediatrice tra le parti, quando
doveva stipulare le convenzioni matrimoniali (i c.d. capitoli) ed i due grup-
pi, quello della sposa e quello dello sposo, si presentavano già nello studio
l’un contro l’altro armati.
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Figura 58 Alberto Salomone fu Nicola e la moglie Enrica Musti nella casa di campagna.
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Una delle donne che faceva parte del gruppo dei parenti dello sposo, aveva
sempre, tra le mani, un foglio di carta nel quale erano elencati i pezzi del
corredo e dei mobili che erano stati promessi alla sposa dai suoi genitori al
momento dello
scambio delle pro-
messe.
Per svariati minuti, nella sala d’attesa, non si sentiva volare una mosca e
regnava il silenzio più assoluto.
Zio Luigi, che nel frattempo nello “studio” era occupato con altri clienti ai
quali stava dando lettura dell’atto appena stilato, prima di porre termine
alla lettura dell’atto, faceva una pausa e, avendo io già ultimato le mie con-
suete mansioni, mi mandava in avanscoperta nella sala d’attesa, per pren-
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Al mio ingresso nella sala d’attesa si avvertiva, subito, latente e come una
cappa, lo stato di elettri-
cità e di tensione che
v’era tra le parti.
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Ad un certo punto, però, alla lettura di determinati capi del corredo, che
non coincidevano con quelli “promessi” in dote, i familiari dello sposo, ed
in particolar modo le donne, puntualmente insorgevano e, alzandosi tutte
insieme, gridavano che non
erano esatti i capi indicati e
che si era venuti meno alla
promessa, accompagnando
questa loro protesta, spes-
so e volentieri, anche con
parole irripetibili.
3
Il trentottesimo parallelo è la linea che ha segnato la divisione della penisola coreana in due na-
zioni distinte alla fine della guerra di Corea, mezzo secolo fa.
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Luigi non azzardava alcun commento, perché aveva sentito e capito tutto.
In questo caso, faceva uscire da altra porta le parti che avevano già stipula-
to l’atto, faceva passare ancora un quarto d’ora e dava ai litiganti tutto il
tempo che occorreva perché si sfogassero.
Non appena avvertiva che i toni tra le parti erano diventati meno accesi e si
percepiva qualche pausa di silenzio, allora zio Luigi apriva improvvisamen-
te la porta dello studio, salutava gli sposi ed i rispettivi familiari e, come se
nulla fosse, chiama-
va a sé gli sposi e le
loro madri, dicendo
loro che quello era
un matrimonio che
non si poteva man-
dare in malora e che
tutti dovevano fare,
per gli sposi, un
piccolo sacrificio,
compreso lui che, a
fin di bene e pro
domo pacis, avrebbe
loro concesso uno
sconto sulle compe-
tenze professionali:
«…Vi faccio ri-
sparmiare!».
intoppo di sorta.
Zio Luigi ha esercitato l’ufficio di Notaio nella sua sede di Stigliano fino al
1963, epoca in cui chiese ed ottenne il trasferimento alla sede notarile di
Giugliano in Campania, per raggiungere i due figli Nicola ed Enzo, stabili-
tisi da tempo e permanentemente a Napoli per i loro studi, nella casa che
avevano in Napoli al Vomero ed affidati alla cura ed assistenza di una
donna di Stigliano,
persona fidatissima e
molto attaccata alla
famiglia Salomone.
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
a tarda ora.
Ricordo che Zio Luigi, cui non era sfuggita questa “passioncella” di Mel-
chiorre, per prevenire che costui si sbronzasse e che potessero verificarsi,
dopo il “sorseggio”, al rientro a Stigliano, incidenti stradali durante la gui-
da, aveva cercato di porvi riparo raccomandando caldamente ai cantinieri
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
di sua conoscenza e sui quali sapeva di poter fare affidamento, di non dare
a Melchiorre più di un bicchiere di vino.
In questo modo,
la parola data
dai cantinieri al
Notaio, era fatta
salva e, la bevuta
soddisfatta.
Come innanzi
detto, altro auti- Figura 65 Francesco Saverio fu Alberto e Pinuccio Romano alla Madonna del Casale
sta di zio Luigi,
dopo Melchiorre, fu Clemente Rinaldi di Stigliano, rimasto alle sue di-
pendenze sino al 1963, epoca in cui Zio Luigi si trasferì a Napoli.
Voglio ora qui ricordare che, durante l’ultimo conflitto mondiale, a zio
Luigi riusciva molto difficoltoso, per le sue esigenze professionali,
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Figura 66 Da sinistra: Enrica Musti, Francesco Saverio, Raffaele e Carmelina Cascella (di spalle), Anna Maria e
Pinuccio Panetta, Amalia. In seconda fila: Antonio, Angelo (di spalle) e Virginia Panetta, Gabriella Cascella.
Famiglia Salomone dopo Stigliano
***
Alla fine dell’ultimo conflitto mondiale, con l’arrivo degli Alleati nel nostro
Meridione, zio Luigi venne nominato Sindaco di Stigliano dal Governato-
rato Alleato del Materano, avendo anche frequenti contatti con un ufficia-
le americano, tal Verderame, che fu spesso suo ospite nel “Casino Franchi”
di San Gaetano in agro di Pisticci ed al quale piacevano moltissimo le rape
lesse, con poco sale e condite con un filo di olio e limone e, addirittura, gli
piaceva bere, gustandola molto, l’acqua in cui era state lessate le rape, rite-
nendola medicamentosa e salutare.
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
E difatti, il 14 maggio
1946 l’illustre Vegliardo,
fu anche a Pisticci e fu
ospite, con il suo nume-
roso seguito di amici ed
estimatori, nella nostra
antica Casa, il Palazzo
Franchi.
Per inciso, voglio qui ricordare che mia Madre, proprio il giorno prima
della visita di questo Illustre Ospite nella nostra avita “Casa Franchi”, ave-
va dato alla luce il suo nono figlio e mio Padre, in onore dell’Illustre Ve-
gliardo ospitato, volle porre a questo suo ultimo figlio il nome di Francesco
Saverio.
***
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
dichiarati in atto.
Grazie, comunque,
zio Luigi, per quel-
lo che mi hai inse-
gnato e mi hai
consentito, a mia
volta di insegnare,
nella professione
forense da me in-
trapresa, a mio
figlio Fabio che ha
seguito le mie or-
me ed è pur esso
Avvocato.
***
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Mi portò, a tal fine, a Stigliano e, quivi soggiornai per più di un mese, col-
laborando assieme a zia Antonietta, al minuzioso controllo degli atti, già
rilegati in volumi
per annate e nu-
merati pagina per
pagina.
E, fu proprio du-
rante questo mio
soggiorno giovanile
a Stigliano, che
Zio Luigi compì
50 anni.
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
del suo discorso declamando versi di quel noto poeta crepuscolare che è
stato Guido Gozzano: “Le rose che non colsi …”
Pur se da me deluso, per non aver avuto il piacere di vedermi notaio come
egli fu e desiderava che io fossi, zio Luigi, ha avuto comunque la gioia di
veder diventare tali entrambi i suoi due figli, Nicola e Enzo.
La sua morte, avvenuta nel 1978, (preceduta nel 1976, da quella di zia
Antonietta), ha lasciato in me, che più degli altri suoi nipoti gli sono stato
vicino, un vuoto incolmabile.
***
Darò ora notizie più concise, sui suoi due figli, Nicola ed Enzo.
Figura 71 Annamaria Salomone fu Alberto a cavallo di un asino. A terra Amalia Salomone fu Alberto.
***
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Ricordo che è stato battezzato, non come di norma accade, dopo la nasci-
ta, ma quando era già alquanto grandicello: questo perché, zio Luigi e zia
Antonietta, avevano voluto accontentare tal Monsignor Longo di Stiglia-
no, che aveva espresso il desiderio di essere lui ad officiare il battesimo e,
proprio a Pisticci, nel casino di “San Gaetano”, dove oltre al pranzo ed ai
dolci, questi era soprattutto desioso di degustare il rinomato vino (il primi-
tivo e l’aleatico), che veniva prodotto in detto fondo e che da tempo era
stato conservato, proprio per tale occasione, in due capaci damigiane da
cinquanta litri.
Pag. 99 di 292
Famiglia Salomone dopo Stigliano
notte, allorché il detto prelato poté, finalmente libero dai suoi impegni,
giungere al “casino” di San Gaetano per compiere entrambi i riti: quello
sacro del battesimo e, poi, quello prosaico ed epicureo, della buona mensa,
con numerose portate di buoni piatti, accompagnati dalla tanto attesa
stappatura e degustazione di ben due vetuste damigiane di liquoroso vino,
diventato con il passare degli anni un vero nettare.
***
Ha pubblicato diversi
volumi in materia nota-
rile, in collaborazione
con il Notaio Vincenzo
Raiola, facenti parte
della Serie “L’Attualità
del Diritto” coordinata
dal Prof. Giuseppe Cas-
sano.
Di notevole rilevanza
giuridica sono, infatti, sia
il volume edito dalla casa
Editrice Halley: “Divide-
re l’eredità”, che il volu-
me edito dalla Maggioli
“Dal preliminare alla
compravendita immobi- Figura 75 Virginia Panetta
liare”.
***
Si è sposato il 28
bre 1967 con l’Avv.
la Fasanotti di Napoli
(figlia di Magistrato),
dalla quale ha avuto tre
figli: i gemelli Luigi e
Maria Antonietta e
na Maria.
Superato brillantemente
il concorso notarile,
ebbe assegnata come
prima sede, Matera,
città nella quale ha eser-
citato per vari anni.
Da Matera, a seguito di
domanda di
mento, gli venne asse-
gnata la sede notarile di
Napoli, città questa, ove
tuttora esercita, con Figura 77 In alto a sinistra: Amalia Salomone, Maria Teresa
molta competenza e D’Alessandro, Annamaria Salomone e Virginia Panetta. Carmelina
Cascella, Teresa Salomone e Filomena D’Alessandro e Donato Di Tursi
professionalità, le fun-
zioni di notaio.
Anche lui, come tutti i Salomone, amante della caccia, che coltiva soprat-
tutto quando viene nel suo fondo di “San Gaetano” in agro di Pisticci, cui è
molto attaccato, soggiornando nell’antico “Casino Franchi” ivi esistente,
una volta sede estiva di questa antica Famiglia pisticcese, ormai estinta e
dalla quale pure discen-
diamo.
mone, venuti per l’occasione da ogni dove: Napoli, Roma, Bologna, Ostuni
e Pisticci.
***
Luigi Salo-
mone di Enzo
è nato a Napoli il 3
settembre 1968.
Si è Laureato in Giuri-
sprudenza, ed esercita a Figura 79 Amalia Salomone fu Alberto
Napoli la professione
di avvocato.
Vive a Napoli ed è sposato, dall’aprile 2003, con la D.ssa Valeria Del Ge-
nio.
Ha due figli, Giuseppe, nato nel 1995 e Pier Francesco, nato nel 2002.
***
Per molti anni, ebbe residenza in Stigliano, ivi dirigendo, come Capo Uffi-
cio, la locale Agenzia del Banco di Napoli: e proprio negli anni della mia
fanciullezza in cui sono stato a Stigliano.
Anche lui appassionato cacciatore, mi ha portato spesso con sé, a fare delle
passeggiate “venatorie” pomeridiane nella Foresta di Stigliano poco distan-
te dalla sua casa ove abitava e facilmente raggiungibile a piedi.
Sono stato un nipote alquanto coccolato, sia da lui che da zia Jolanda, sua
moglie, all’epoca anco-
ra senza figli.
Queste attenzioni
furono giustamente
distolte soltanto dalla
nascita della loro pri-
ma figlia: il 27 luglio
1940 infatti, nacque in
Stigliano, la loro pri-
ma figlia
Figura 83 Da sinistra: Teresa Salomone, Alberto Salomone, Enrica Musti, Nennella Di Tursi e Peppino Silletti a
capotavola di spalle.
***
Quivi, però, nel 1956 venne colto dal male che lo portò prematuramente
alla morte.
Alla sua morte la famiglia si trasferì a Roma e, quivi nel 1983 è venuta a
mancare, all’età di 74 anni, sua moglie, la N.D. Jolanda Scardaccione.
***
Per inciso, voglio qui ricordare che alle elementari ebbe come compagno di
scuola l’illustre studioso stiglianese, Padre Vincenzo Cilento, dell’ordine
religioso dei Barnabiti, il quale divenuto preso l’abito talare. venne destina-
to a Napoli al Collegio Bianchi dei Padri Barnabiti, ove rimase per diversi
anni come professore di Filosofia e del quale fu Rettore dal 1937 al 1944 e
dal 1949 al 1961: grande amico di Benedetto Croce e profondo studioso
del filosofo Plotino sul quale ha incentrato la maggior parte delle sue opere
filosofiche, di circa 120 volumi, scritte e fatte pubblicare dal grande filoso-
fo Benedetto Croce suo amico tramite la Casa Editrice Laterza di Bari.
Cessato il servizio militare, venne assunto nel 1926, come impiegato, nella
Banca Commerciale Italiana - Filiale di Barletta.
Frequentando la casa di
questo suo collega di
ufficio, ebbe ad incon-
trarne la sorella Enrica,
della quale si innamorò e
che, poco dopo, divenne
sua sposa.
A Barletta, nacquero, i
primi suoi quattro figli:
Figura 85 Alberto Salomone fu Nicola in ufficio al Banco di Napoli
4
Il Tenente Raffaele Musti del Reparto Coloniale comandava in Somalia alcune truppe coloniali,
chiamate dubat e si distinse per coraggio e prontezza di spirito nello scontro di Ual-Ual Uander.
Con grande valore guidò i suoi uomini contro gli attacchi dei soldati abissini che intendevano
occupare Ual-Ual e li riuscì a sconfiggere meritando sul campo di battaglia la sua prima Medaglia
d'Argento al Valore Militare. Il Tenente Musti prese parte, successivamente, alla Guerra Italo-
Etiopica e si distinse ad Hamanlei dove l'11 novembre 1935 morì da eroe al comando dei suoi
fedeli dubat. Raffaele Musti morendo sul campo di battaglia ottenne la seconda Medaglia d'Argen-
to al Valor Militare, assegnatagli questa volta "alla memoria". La battaglia di Hamanlei venne raffi-
gurata sulla prima pagina a colori, della Domenica del Corriere da quel famoso disegnatore che fu
Walter Molino che, rappresentò questo giovane Ufficiale, in divisa coloniale, in piedi e con la
rivoltella in pugno, tutto proteso alla difesa eroica del fortino, sino all’estremo sacrificio della pro-
pria vita, per il quale venne concessa dal Ministro della Guerra, post mortem, la Medaglia
d’Argento al Valore Militare e, ancora, dalla sua città natale, Barletta, intitolata in Sua memoria,
una via cittadina ed una scuola elementare).
Nel 1946, e per ultimo, il nono figlio, Francesco Saverio, cui venne dato
questo nome in onore di S.E. Francesco Saverio Nitti, ospite nella nostra
Casa di famiglia (Palazzo Franchi), proprio il giorno dopo la sua nascita.
***
Basti pensare che, il più delle volte, tornava a casa dall’ufficio anche a tarda
sera, perché aveva dovuto coadiuvare il Cassiere e l’Impiegato addetto allo
Sportello Riscontro, alla chiusura serale di tutte le operazioni bancarie,
perché dovevano sempre quadrare i conti tra Cassa e Riscontro: all’epoca,
Non vi dico poi le nottate che passava in Ufficio con gli impiegati a fine
d’anno: periodo questo in cui andavano aggiornati sulle schede di ogni
libretto di deposito, al portatore o nominativi, gli interessi bancari, ed an-
davano altresì compiute le ordinarie operazioni quotidiane di controllo,
nonché completate e controllate le numerose pratiche annuali di fido ed
istruite le ultime nuove.
***
Dopo la sua morte mi è stato riferito, da più di uno che lo ricordava con
ammirazione, che quand’era Direttore dell’agenzia del Banco di Napoli di
Pisticci, più di qualche volta aveva aiutato persone che non erano in grado,
temporaneamente, di pagare alla scadenza cambiali di pur minimo impor-
to, anticipando di tasca propria quanto dovuto e che, quanto anticipato, gli
era stato sempre restituito dal beneficiato, con sincera gratitudine e mani-
festazioni di profonda stima.
Figura 88 Foto di gruppo della Classe III Liceo Duni di Matera. Da sinistra: Rocco Grieco, Angelo Salomone fu
Alberto, Eugenio Basile, Pietro Esposito, Pietro Laviola, Luciano Plati.
Figura 90 Angelo Salomone fu Alberto (1937-2006) Natale a casa dell’Ing. Michele Leone.
tempo allora era tutto dedicato alla famiglia, chiedendo a tutti di tutto e,
ogni qualvolta veniva a conoscenza di qualche marachella compiuta da uno
qualsiasi dei figli - peraltro tenutagli nascosta da mia Madre per troppo
amore e condiscendenza -, bastava un suo sguardo corrucciato, per mettere
in riga tutti e non solo l’autore della marachella.
Ricordo ancora quello che accadde in quel giorno d’estate in cui io e mio
fratello Nicola, assieme a Pinuccio Valente (suo padre Luigi era un figlio
naturale di zio Peppe Franchi, fratello di mia nonna paterna), avventata-
mente scendemmo da casa nostra (Palazzo Franchi) sita in Terravecchia
sino al fiume Basento, distante circa un nove chilometri, avventurandoci in
un punto del fiume che era pericolosissimo attraversare, per i mulinelli che
si venivano in esso a formare ed i cui vortici erano tali da risucchiare le
persone che vi si avventuravano, con grave pericolo della vita.
Ebbene, quando alla sera, siamo tornati tutti e tre a casa nostra, l’ira di mio
padre non ha avuto limiti.
Pag. 119 di 292
Famiglia Salomone dopo Stigliano
All’infuori di questo
episodio, non ho mai
più visto mio padre
arrabbiarsi, come in
quel giorno, con nes-
suno di noi suoi figli.
E, non poteva succedere diversamente, perché mia Madre era una donna
meravigliosa, di una bontà senza limiti, che ha saputo crescere ed educare,
in tempi pur difficili, (si era proprio ai tempi dello scoppio della seconda
guerra mondiale), una famiglia numerosa di ben nove figli, cui non ha mai
fatto mancare niente, sapendo anche in periodo di magra non far mai
mancare sul desco pane bianco fatto con farina di grano e pasta fatta in
casa (orecchiette, tagliatelle, cavatelli, “strascinate” e maccheroni ai ferri)
conditi con ottimo sugo di pomodoro: all’epoca, infatti, la salsa, come altre
confetture, si usava farle in casa.
Quanto alla carne, questa non mancava quasi mai, in quanto le sortite di
caccia di mio padre, rifornivano la dispensa di ottima ed abbandonante
cacciagione (lepri, pernici, quaglie, uccelletti, ricci, istrici), che veniva messa
a frollare in una stanza della casa molto gelida, quasi un frigorifero, in
quanto esposta a tramontana.
Figura 93 Luigi Salomone, Adelaide Sangiorgio, Terssa, Annamaria e Antonio Salomone fu Alberto nella campa-
gna di S. Domenico
Senza dire che, ogni anno, si usava uccidere nella stalla grande di casa in
Terravecchia un maiale ed alla sua macellazione provvedeva sempre lo
stesso macellaio, tal Giuseppe Scazzariello, da tutti chiamato “Masano”,
aiutato in questa “cruenta operazione” da un suo aiutante e da noi ragazzi
più grandi che dovevamo tenere immobilizzato il maiale per le gambe, sino
a quando non spirava.
Figura 94 Adelaide Sangiorgio, Antonio Salomone fu Alberto, Virginia Panetta e Annamaria Salomone (di spalle)
Il sangue del maiale, poi, veniva subito raccolto in un grande e capace pen-
tolone di rame e con esso, le donne di casa facevano il “sanguinaccio”.
Figura 96 Luigi Salomone e Adelaide Sangiorgio il giorno delle nozze (27 giugno 1964)
Devo dire ancora che non ho mai visto mio padre lamentarsi del pranzo
che mia madre quotidianamente preparava per tutti: del resto, non poteva
succedere, perché, da buona pugliese, essa sapeva cucinare benissimo.
Figura 97 Matrimonio Luigi Salomone e Adelaide Sangiorgio, con la famiglia Salomone Alberto al completo, con
l’eccezione di Antonio che era assente.
Figura 98 Raffaele Salomone e Carmelina Cascella, Amalia e Luigi Salomone, Adelaide Sangiorgio, Angelo Salo-
mone e Virginia Panetta.
***
Ritornando a mio padre, debbo dire che nei giorni festivi (domeniche,
Natale, Pasqua ed altre festività), la mattinata era sacrosantamente da lui
dedicata alla “caccia” (culto che, poi ha inculcato anche alla maggior parte
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
dei suoi figli ed anche ad alcuni dei nipoti), in compagnia dei suoi fedelis-
simi amici, soprattutto “Giacobbe” ed Antonio Marra e, in alcune occasio-
ni, con i fratelli ed a volte anche con i cugini, per delle lunghe prestabilite
sortite di caccia.
Oltre alla caccia, mio padre è sempre stato attaccatissimo al proprio fondo
“San Domenico”, destinato a culture varie (oliveto, vigneto, orto-agrumeto
e pascolo) e, per la cui coltivazione ha sempre tenuto un salariato fisso e,
questo fondo, pur se con molto dispendio di danaro, ha sempre dato buoni
ed abbondanti frutti ed è stato da lui sempre tenuto “in ordine”.
Figura 99 Francesco Pelazza, Antonio Boccone, Titino Di Tursi, Teresa Salomone, Egle Autera, Amalia Salomone,
Pietro Esposito e, all’estrema destra, il giudice Alfonso Malinconico.
Quivi, le mie sorelle Teresa ed Amalia, a turno, ebbero cura di lui e dei
fratelli Raffaele, Angelo, Antonio ed Anna Maria, all’epoca studenti che
frequentavano, i primi tre, il liceo “Duni”, mentre Anna Maria frequentava
il Magistrale presso il Convitto “S. Anna”.
Questa seconda casa di mio Padre in Matera, veniva poi frequentata assi-
duamente da tutti gli amici dei miei fratelli, tutti pisticcesi e loro compagni
di scuola.
Tra questi, i più intimi erano: Luciano Plati, Pietro Esposito, Pietro La-
viola, Eugenio Basile, Rocco Grieco, Pio Plati, Luigi Vitelli ed altri.
Con tutti costoro io ho, poi, intrattenuto sempre rapporti di fraterna ami-
cizia, soprattutto con Luciano Plati (deceduto prematuramente, ma che
ho sempre considerato come un altro fratello), con Pietro Esposito e, per
ragioni professionali, con Rocco Grieco, avvocato come me, ma dedito
spassionatamente solo alla politica attiva.
***
Figura 101 Amalia Salomone, Egle Autera, Adelaide Sangiorgio, Luigi Salomone, Carmelina Cascella, Pietro
Esposito, Antonio Boccone, Lorenzo Cifuni e Mario D’Angella.
Ricordo che,
prio in quegli anni,
cadde su Matera
una abbondante
nevicata e, in tale
occasione, mio fra-
tello Angelo, con gli
amici Luciano Plati,
Pietro Esposito ed
Eugenio Basile, si
recarono in via
sarelli, nella pensio-
ne in cui abitavano,
per prendere una
bottiglia di “Amaro
Figura 105 Pinuccio Panetta, Luigi e Raffaele Salomone fu Alberto.
Lucano” con
l’intento di berla
assieme, nella nostra casa in via XX Settembre.
Ora accadde che, nel percorrere la ripida discesa di via Passarelli, Angelo,
che tra l’altro era anche il più alto di tutti, scivolò e, nel cadere, la sua pri-
ma preoccupazione fu quella di salvare la bottiglia che lanciò in aria, gri-
dando a squarciagola: «La bottiglia: salvatela!»
E, mentre lui scivolava, lungo disteso, sulla strada coperta di neve, si vide
allora un groviglio di
mani tendersi,
all’unisono, verso la
bottiglia di Amaro
Lucano che fu final-
mente presa: non ri-
cordo da chi.
***
***
Completati i miei fratelli i loro studi a Matera, mio padre ottenne nuova-
mente il trasferimen-
to a Pisticci, sempre
come direttore della
locale Agenzia del
Banco di Napoli,
carica questa che ha
rivestito sino a quan-
do non è andato in
pensione.
Lo stare a tavola, tra nostro padre, noi nove figli, sei nuore e due generi ed
una folta schiera di ben 19 nipoti era come vivere per un giorno nella torre
di Babele: tale era il
chiasso, che non si
capiva più niente.
È morto a Pisticci il
20 giugno 1981,
lasciando in tutti
noi un vuoto incol-
mabile.
***
Come innanzi detto, dalla sua sposa e compagna di vita , mia padre Alber-
to ha avuto nove figli, sei maschi e tre femmine.
Distruggeva tutto e
di tutto: dove arri-
vavano le sue mani,
arrivava la distru-
zione.
Ha frequentato i
tre anni di liceo,
assieme a me, da
convittore,
all’Istituto “Denza”,
retto dai Padri
Barnabiti ed ubica-
to in Napoli a Po-
sillipo Capo, in una
delle più belle zone
di questa città.
Quivi ha consegui-
to la licenza liceale,
avendo come com-
pagni di corso, tra Figura 109 Adelaide Sangiorgio e Virginia Panetta (in dolce attesa
gli altri, Enrico dei rispettivi primogeniti), sullo sfondo Alberto Salomone fu Nicola, Annamaria e
Amalia Salomone
Montesano di Pi-
sticci, Bernardo Tosti di Salandra, Pietro Leone e Renato Vitelli pure di
Pisticci, con i quali è rimasto sempre in rapporti di fraterna amicizia.
Dopo essere stato iscritto per un breve periodo nell’albo dei praticanti
procuratori presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori
del Tribunale di Matera, sostenne a Napoli, superandolo brillantemente,
l’esame di Abilitazione all’insegnamento di materie giuridiche.
È sempre stato un tipo molto gioviale e sapeva, con il suo carattere, accat-
tivarsi sempre delle buone amicizie, anche in considerazione della sua se-
rietà.
Da giovane passava ore, davanti allo specchio di casa, per sistemarsi i suoi
capelli lisci, con colpi di pettine e unzioni con brillantina “Linetti” e, pun-
tualmente, ogni volta si arrabbiava perché non gli venivano mai uniforme-
mente lisci.
Nonostante tutti gli sforzi, in essi si formava quasi sempre una crepa: ed
erano allora salti di rabbia e volava, allora, dalla sua bocca, anche qualche
“San Rocco!”.
Figura 110 Enrica Musti e Amalia Salomone fu Alberto con i nipotini Alberto bruno di Angelo e Alberto biondo di
Gino.
Sposatasi con Sandro Mandese, ha due figli Anna, nata nel 1997, e Fran-
cesco nel 2001, che sono la gioia di nonno Nicola che stravede per loro.
***
Figura 111 Francesco Saverio e Alberto “biondo” di Luigi, Amalia e Alberto “bruno” fu Angelo.
***
Sugli anni della mia fanciullezza, ho dato alcuni cenni innanzi, quando ho
parlato dei più stretti congiunti (i miei genitori ed i miei zii).
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Figura 113 Classe III Liceo Denza – Posillipo Capo, Napoli. Terzo da sinistra in alto: Luigi Salomone fu Alberto;
settimo da sinistra Nicola Salomone fu Alberto.
Con questo fucile sono andato a caccia due sole volte, non essendo mai
divenuto io un cultore di “Diana”, anzi ero del tutto negato all’arte venato-
ria: con forte delusione, postuma, di zio Ettorino.
Dopo la detta brevissima esperienza venatoria, fattami fare nei calanchi del
nostro fondo di “San Domenico”, non ho più toccato il fucile regalatomi
da zio Ettorino e che, rimasto nello stipetto ove venivano custodite e chiu-
se tutte le armi, è stato poi
fatto proprio da uno dei
miei fratelli.
***
Franco Onorati,
all’epoca giovanis-
simo avvocato e fine
dicitore, si è più
volte dilettato a
leggerle, in occasio-
ne delle riunioni e
delle feste danzanti
che si tenevano a
casa mia durante il
periodo invernale e
che si concludevano,
sempre, con una
canzone cantata da
lui che, peraltro,
aveva anche una
bella ed armoniosa
voce, alla “Giacomo
Rondinelli”, un can-
tante all’epoca mol-
to in voga.
Avanzando negli anni, mi sono poi dedicato anche all’arte pittorica, dipin-
gendo, soprattutto nei periodi invernali, molti quadri (o croste), aventi
quasi tutti la caratteristica di rappresentare, con un discreto accostamento
dei colori e sfumature, una serie continua di panorami paesaggistici di un
mondo infinito, privo, però, di esseri viventi.
***
casa.
Da brillante studente liceale, quale ero stato, non fui più tale nel corso
degli studi universitari, che ho protratto, invece, come fuoricorso, per vari
anni.
Figura 119 Alberto “biondo” Salomone di Luigi e Alberto “bruno” Salomone fu Angelo.
Sono stato per sei anni Vice Pretore onorario e, per alcuni periodi, anche
Reggente della Pretura di Pisticci, trattando affari di ogni genere, tenendo
udienze civili e penali ed emettendo sentenze con giuste e corrette motiva-
zioni, sempre apprezzate oltre che dal Pretore titolare, anche dal Presiden-
te del Tribunale e dal Procuratore della Repubblica che, all’epoca, erano il
Dott. Francesco Lazazzera ed il Dott. Libero Panetta, divenuti poi, il pri-
mo Presidente della Corte di Appello di Potenza ed il secondo, Procurato-
re Generale della Repubblica presso la stessa Corte di Appello.
***
Nel corso della mia lunga attività professionale, nel mio studio hanno fatto
pratica forense numerosi giovani laureati in giurisprudenza.
Tutti però, pur apprezzando i miei insegnamenti, non hanno avuto il co-
raggio di proseguire in questa nobile professione, che in verità, è sempre
stata per i giovani, irta di difficoltà per i sacrifici da affrontare prima di
Figura 123 Mario Zaccheo, Alberto “biondo”, Antonio, Alberto “bruno” e Angelo Salomone.
Di questi miei discepoli, devo qui ricordare, tra gli altri, il fraterno amico
Luciano Plati, divenuto segretario comunale, Dino D’Angella, datosi
all’insegnamento e divenuto, poi, anche Preside della Scuola Media di
Pisticci, Antonio Panetta che, sposandosi, è divenuto consulente legale dei
cognati, gli imprenditori edili Putignani, Maria Teresa Ferrara, anch’essa
datasi all’insegnamento di materie giuridiche e Giuseppe Viggiani, divenu-
to poi dirigente di Ufficio Postale.
***
Famiglia Salomone dopo Stigliano
Non posso poi, qui non ricordare, Livia Veneziano e Maria Teresa Smal-
dino.
Entrambe, pur avendo fatto pratica forense presso lo studio degli avv.ti
Rocco e Vito Grieco, anche dopo avere superato gli esami di procuratore
legale, non hanno disdegnato di chiedermi, per il modo in cui affrontavo lo
studio di ogni causa, suggerimenti e spiegazioni su ogni problema, che io
davo loro volentieri, lieto di avere “allieve” veramente attente oltre che gra-
te del tempo che loro dedicavo con piacere.
***
Innanzi tutto, nel parlare di lei, non posso passare sotto silenzio la cortese
e indimenticabile attenzione che essa ha avuto, come collega, venendo a
visitare me e Fabio in ospedale, a Matera, dopo che rimanemmo coinvolti
il 6 giugno 1997 nell’incidente automobilistico in cui riportammo entram-
bi gravi lesioni: pur non essendo la nostra amicizia di antica data, essa fu
una dei pochi, dei tanti colleghi amici, che ci vennero a visitare.
Consolidatasi, via via con il passar del tempo, la nostra amicizia, pur es-
sendo suo preciso ed unico intento di fare un concorso per entrare nel
pubblico impiego ed in particolare, di riuscire ad essere assunta, alle di-
pendenze del Comune di Pisticci, le proposi comunque, in occasione di
una sua visita, di mettersi con me e Fabio ed aprire assieme un nostro co-
mune studio legale.
Figura 127 I cugini: da sinistra Massimo e Alberto “bruno” di Angelo, Alberto “biondo” di Luigi, Francesco Panetta,
Enrica di Nicola, Fabio, in seconda fila Alberto “cioff” di Raffele e Alberto “scipione” di Nicola
Abbiamo tenuto insieme con Maria Teresa, questo studio per un certo
tempo, sino a quando essa non ha vinto un concorso indetto dal Comune
di Pisticci diventando funzionario responsabile dell’Ufficio Tributi.
Un altro legame che ci tiene uniti è, quello che dobbiamo compiere insie-
me, come un sacro rito ripetuto puntualmente ogni anno: e cioè di allestire
a casa sua, prima dell’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, il piccolo
Mi auguro che
questo rapporto e
questa amicizia,
possano durare il
più a lungo possi-
bile.
***
Mia moglie Lillina è stata una donna che, pur essendo per molti anni vis-
suta in una città, Matera, si è saputa facilmente adattare a vivere,da sposata
e con il peso di tre figli, senza mai alcuna lamentela, sia a Pisticci, (che era
ed è, pur sempre il paese più grande del materano) e sia a Marconia, una
frazione di Pisticci che era, quando ci siamo qui trasferiti, nel 1972, ancora
solo un piccolo borgo rurale e con pochissimi servizi.
A Marconia, infatti,
assieme ad un gruppo
di amici, siamo riusciti
a costruire ed a essere
ognuno, proprietario,
in un complesso, di
una propria personale
villetta unifamiliare.
Ricordo, come se fosse ancora ieri, che proprio la sera del 31 dicembre
1972, dovevamo recarci a Pisticci a casa di mio padre per festeggiare in-
sieme a tutti i miei numerosi familiari la fine dell’anno.
E saremmo rimasti
impantanati lì, per
tutta la notte, con i
bambini che pian-
gevano e noi due
che eravamo nervo-
sissimi, se non aves-
simo ricevuto soc-
corso dall’Avv. Pie-
tro Vena e da Don
Amedeo Forte -
allora Parroco di
Figura 133 Adelaide Sangiorgio e Gianluca Salomone di Luigi.
Marconia - che a
loro volta richiesero
aiuto a tal Salvatore Viggiani, rivenditore di carburanti, il quale riuscì con
il proprio trattore agricolo, a tirar la macchina e noi fuori dal pantano.
Io e mia mo-
glie, oltre ai
rapporti vera-
mente vivi,
affettuosi ed
immutevoli,
mantenuti
sempre con i
nostri rispettivi
familiari, ab-
biamo coltiva-
to, nella sfera
delle pur ampie
nostre cono-
scenze, solo
pochissime, ma
vere e stabili
amicizie.
Tra queste, le
più intime,
quelle stretta-
mente contrat-
te e durate una
vita, con Pep-
pino e Bruna Figura 134 Alberto, Gianluca e Luigi Salomone.
Silletti, con
Luciano e Carla Plati e con Mimì e Paola Della Speranza: amicizia, peral-
tro, che manteniamo e coltiviamo con tutti i loro rispettivi figli, ormai
grandi e coniugati.
Due di questi cari amici, Luciano Plati e Peppino Silletti sono, però, venu-
Con Mimì Della Speranza e sua moglie Paola Cappiello, entrambi inse-
gnanti di Scuola elementare (quei veri Maestri di una volta), che conosco
da una vita e con i quali siamo dirimpettai di casa, il rapporto di amicizia
non ha subito mai interruzioni di sorta.
In pensione da molti
anni, essi sono stati
sempre e continuano
ad essere, una coppia
religiosissima di fede
cristiana.
Non posso qui dimenticare il lungo legame di amicizia avuto con Peppino
e Bruna Silletti e con Luciano e Carla Plati: con loro formavamo tre cop-
pie, unitissime.
Non vi è stata mai una fine d’anno che non venisse festeggiata, a turno, da
noi sei insieme, nelle nostre rispettive case, presentandoci sempre, impec-
cabilmente in abito da sera e … tenendo ognuno tra le mani e ben strette,
le pentole piene di succulenti manicaretti che le nostre rispettive consorti
avevano appre-
stato per
l’occasione.
Per fortuna,
ora Lillina,
coltiva anche
altri interessi,
con un gruppo
di amiche, par-
tecipando atti-
vamente ad un
complesso co-
rale creato in
Marconia ed a
varie attività di
natura religio-
sa, tra cui
l’associazione
cattolica.
Voglio qui
ancora ricorda-
re che io, a far
capo dall’anno
del mio matri-
Figura 137 Alberto “biondo” Salomone, Rosamaria e Antonella e Bruna Silletti.
monio, celebra-
to nell’ormai lontano giugno 1964, non ho mai mancato, in tutti i “Natali”
che si sono susseguiti in questi anni, di allestire, nel tinello della mia casa di
Marconia, occupando quasi tutta una parete ad angolo, un grande “Prese-
pe” e, di preparare sempre ogni anno, per tale festività, con le mie mani, la
ormai rinomata “cassata di ricotta”, un dolce che è una vera squisita leccor-
nia, ambita non solo dai miei figli, ma dai tanti familiari ed amici che, ogni
anno, attendono di ricevere in dono questa mia specialità dolciaria.
***
Per me fare questa mestiere è stato e continua ad essere, una passione vera,
avendo sempre ritenuto l’esercizio dell’Avvocatura come una nobile mis-
sione, ove esercitata con onestà e capacità.
***
Come innanzi precisato, dalla mia unione con Lillina Sangiorgio, moglie
esemplare, della quale voglio qui rifuggire dal tesserne le lodi, perché sem-
pre tenera ed a me affettuosamente vicina, nonostante i miei non pochi
difetti, il mio pessimo carattere ed il mio essere introverso e chiuso, sono
nati tre figli maschi: Alberto Mattia, Fabio e Gianluca.
Figura 139 Da sinistra: Francesco e Alberto “fidele” Panetta, Giuseppe Panetta, Annamaria e Amalia Salomone fu
Alberto, Annamaria Santilio, Antonio Salomone fu Alberto, Enrica di Antonio, Mariangela Panetta, Bice Lavecchia
Mi auguro che la Sorte ci voglia tenere uniti ancora per molto tempo anco-
ra e con l’affetto immutato dei nostri primi anni giovanili, e per poterci
godere con gioia i nostri figli ed il nostro caro nipotino.
Per tutti e tre questi nostri figli, essendo Lillina obbligata a star fuori di
casa di mattina, in quanto insegnante elementare, si è dovuto far ricorso
all’aiuto di diverse babysitter.
Questa donna, si sentiva così legata a noi che, prima di morire, ha manife-
stato il desiderio di rivedere mia moglie Lillina che, non si è sottratta a tale
invito.
Figura 140 Amalia Salomone fu Alberto, Annamaria Santilio, Antonio Salomone fu Alberto, Enrica Salomone di
Antonio e Mariangela Panetta.
Anche con Maria Teresa Franchini, sposatasi con Mario Tuccino e che
vive da molti anni a Marconia, abbiamo mantenuto buoni rapporti di ami-
cizia.
***
Vedemmo scendere dal treno, un giovane alto, tutto vestito di nero e, con i
capelli, stile punk – come l’ultimo dei Mohicani, con una criniera irta a
mò’ di elmo e dipinta di vari colori: un figlio irriconoscibile.
Diventai una furia, scioccato dal modo in cui si era presentato e come era
vestito, e che io non approvavo.
Figura 143 Matrimonio di Filomena Di Tursi e Raffaele Amodio. In alto da sinistra: Annamaria Santilio,
Virginia Panetta e Angelo Salomone, Filomena Di Tursi e Raffaele Amodio, Francesco Saverio Salomone e Bice
Lavecchia, Alberto “bomba” Salomone di Francesco Saverio, Giuseppe Panetta. Seduti: Annamaria Salomone,
Lillina Sangiorgio, Luigi Salomone, Carmelina Cascella e Raffaele Salomone
Figura 144 Matrimonio di Enrica Di Tursi e Maurizio Di Girolamo. In piedi da sinistra: Enrica Salomone di
Nicola, Chiara Di Pede e Alberto “bruno” Salomone, Filomena Di Tursi e Raffaele Amodio, Fabio Salomone e Adele
Faticato, Mario Salomone, Angela Laviola, Alberto “fidele” Panetta, Sandro Mandese, Roselda Lalinga, Alberto
“cioff” di Raffaele, Luigino Salomone fu Nicola. Seduti da sinistra: Virginia di Alberto “bruno”, in braccio Anna
Mandese, Marco Salomone, Enrica Di Tursi con Francesco Mandese, Maurizio Di Girolamo.
Figura 145 Nicola, Teresa, Amalia, Francesco Saverio, Angelo, Bice Lavecchia, Virginia Panetta, Carmelina Cascel-
la, Rosaria Ruggiero, Luigi Salomone, Adelaide Sangiorgio, Annamaria Santilio e Sandra Zacchei. In basso, Virginia
Salomone di Alberto, Antonio Salomone, Enrica Di Tursi, Francesco Mandese, Maurizio Di Girolamo, Marco
Salomone, Raffaele Salomone.
Figura 146 77° compleanno di Luigi Salomone con i fratelli Nicola, Teresa, Amalia, Francesco Saverio,
Raffaele e Antonio.
Figura 147 77° Compleanno di Luigi Salomone con le cognate: Virginia Panetta, Sandra Zacchei, Carmelina
Cascella, Annamaria Santilio e Bice Lavecchia.
Dopo aver partecipato con esito positivo al corso per “specialista in appli-
cazioni informatiche” presso l’Istituto IFOA di Reggio Emilia, conseguen-
done il diploma, partecipò altresì nel mese di settembre 1990 ad uno stage
di formazione professionale presso il College di Walsall (Inghilterra), fa-
cendo pratica di programmazione ed approfondendo conoscenze di pro-
blematiche procedurali su collegamenti in rete e via modem e più in gene-
rale sull’architettura dei sistemi IBM.
L’augurio che gli faccio è che possa trascorrere, insieme a questa sua com-
pagna, una vita lunga e serena, senza mai dimenticare queste sue radici
familiari e gli insegnamenti che ci siamo sforzati di dargli e cioè, di svolgere
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
***
È stato l’unico figlio che è nato in “casa” e con parto spontaneo, a differen-
za di Alberto e Gianluca, che sono nati a Taranto presso la Clinica
D’Amore e per i quali si fece ricorso al “forcipe”.
Anzi, venivano autorizzate proprio dai genitori, per una sana educazione
degli alunni, nel corpo e nella mente.
Tanto oggi, non è più immaginabile, senza dover incorrere in gravi sanzio-
ni di legge.
Tutto questo, oggi, non si verifica più per gli alunni moderni, in quanto è
venuta meno, nella Scuola, proprio la figura del Maestro, come unico In-
segnante e modello di vita.
***
Figura 150 Alberto “biondo”, Rosamaria Silletti, Gianluca, Adelaide Sangiorgio e Fabio Salomone.
Figura 151 Luigi e Lillina Salomone, Tina Montesano, Bruna e Peppino Silletti.
Questo mio modo di comportarmi con lui, finiva sempre con il creare fra
noi una certa frizione che lo portava a lamentarsi, non con me ma con sua
madre, alla quale mi riusciva difficile spiegare che tanto facevo solo per il
suo bene e perché raggiungesse una completa e buona preparazione pro-
fessionale.
***
Non posso sottacere poi di un brutto sinistro stradale in cui tutti e due
rimanemmo coinvolti, riportando, per fortuna, solo delle lesioni, anche se
di una certa entità e gravità.
In quel fatidico giorno, era il 6 giugno 1997, io e Fabio, con la mia autovet-
tura TWINGO, peraltro acquistata da poco, stavamo tornando a Marco-
nia da Matera, dove nella mattinata avevamo patrocinato presso il locale
Tribunale alcune cause civili.
Figura 155 Antonella Silletti, Fabio e Luigi Salomone, Rosamaria Silletti e Alberto “biondo” Salomone.
La macchina era guidata da Fabio ed io ero seduto al suo fianco sul sedile
anteriore destro.
Quando però giungemmo, subito dopo l’innesto della strada per Pomari-
co, alla curva, quasi in prossimità del ponte che si innesta con la Basentana,
venimmo sorpresi da un violento acquazzone.
Figura 156 Alberto “biondo” Salomone, Rosamaria Silletti, Fabio Salomone e Antonella Silletti.
Mi voltai dapprima verso Fabio: era esamine, con il busto e la testa reclina-
ti sul volante.
tecipò la notizia a mia moglie Lillina ed agli altri di famiglia) e poi si attivò
a richiedere l’intervento dei vigili del fuoco e dell’autoambulanza che, devo
riconoscere, giunsero subito, poco dopo, in nostro soccorso.
La Twingo, a causa del cozzo violento con l’altra autovettura, andò com-
pletamente distrutta e si accartocciò quasi a forma di uovo.
Fabio venne messo sulla barella dell’ autoambulanza, sulla quale salii
anch’io che non avevo segni evidenti di ferite e che, tranne un leggero dolo-
re alla cervicale, non avvertivo alcunché sulla mia persona.
Io invece, che avevo assistito nella saletta del pronto soccorso alla visita
fatta a Fabio, sentendomi in “buone condizioni”, e non avendo riportato
lesioni “visibili”, decisi che, non appena poco dopo fossero arrivati i miei
familiari che erano stati avvisati, avrei fatto ritorno a Marconia con loro.
***
Nello studio delle cause, e nella soluzione delle stesse, spesso mi sorprende
Pag. 193 di 292
Famiglia Salomone dopo Stigliano
***
***
Riesce, infatti, con molta facilità a far funzionare questo strumento infor-
matico, come un vero e proprio vecchio esperto.
Figura 164 Fabio Salomone, Gabriella Cascella e Alberto “biondo” Salomone. Sullo sfondo, Lillina Sangiorgio.
***
A tutti e tre loro, auguro, assieme a Lillina, tutto il bene e la serenità che
desiderano, per una vita tranquilla e felice.
***
Alla chiamata della leva militare della classe 1970 venne dichiarato arruo-
lato, come idoneo alla Marina Militare, appartenente alla Capitaneria di
Porto di Taranto ed in congedo illimitato provvisorio.
Infatti, dal dicembre 2001 a giugno 2003 ha lavorato alla TIM Telecom
Italia Mobile di Bologna, come operatore di call center e, poi, da giugno
2003 a dicembre 2005, ha lavorato come consulente per la telefonia mobile
TIM Businnes, quale responsabile acquisizioni centro nord - Città di Bo-
logna, presso l’Agenzia territoriale Centro Nord SPEEDYSERVICE Srl
con sede in Arezzo.
Si occupa inoltre
di progettare, im-
plementare e misu-
rare le attività di
promozione verso
il consumatore
finale, gestire le
relazioni con i
clienti e coordinare
le attività di public
relations.
Nonostante questa
sua complessa
attività nel campo
della telefonia, è Figura 166 Fabio Salomone di Luigi e Adele Faticato.
stato e continua ad
essere nell’animo, un “architetto” ed un “artista”.
Ha vissuto per alcuni anni a Firenze per la frequenza degli studi universi-
tari intrapresi, è stato per qualche tempo anche a Napoli ed attualmente
vive stabilmente a Bologna, ove lavora nel campo della telefonia.
***
Figura 167 Fabio Salomone di Luigi, Adele Faticato con il loro primogenito, Luigi Bruno Salomone.
A tutti e tre questi nostri figli ed al caro nipotino Luigi Bruno, io e Lillina
auguriamo, con tutto il cuore, ogni bene nella vita, con la speranza che
conservino un buon ricordo di noi!
***
Passo ora a parlarvi, degli altri miei sette fratelli: Amalia, Teresa, Raffaele,
Angelo Antonio, Antonio, Anna Maria e Francesco Saverio.
***
Di lei dirò poco ma, quel tanto che basta per presentarla come una donna
meravigliosa, amata particolarmente, non solo da tutti i nipoti ma anche
dai pronipoti, che si sentono attratti da lei, come da una calamita, a prima
vista.
Figura 168 Luigi Salomone, Adelaide Sangiorgio con il nipote Luigi Bruno Salomone di Fabio.
Amalia è stata la donna che si è sacrificata più di tutti gli altri figli, senza
mai lamentarsi, per assistere e curare nostro padre, rimasto vedovo, sino al
suo decesso avvenuto il 20 giugno 1981.
***
Ricordo che, quando nostra madre usciva assieme a Teresa, per visite da
parenti o da amici di famiglia, la gente immancabilmente le scambiava per
sorelle e non già quali madre e figlia.
Finanza per molti anni a Taranto, dove ha quasi sempre vissuto e, poi ad
Arezzo come Intendente, venuto a morte prematuramente a Torino dove
si era recato per un intervento chirurgico alla prostata, nonostante avesse
in precedenza e da poco, subito un altro intervento di bypass al cuore.
Teresa, giunta anch’essa alla bella età di 75 anni, non appare più, fisica-
mente, la bella e graziosa giovane, qual’era una volta, in quanto gli anni e
gli acciacchi per malattia l’hanno di molto cambiata.
Essa non ha però perso nulla del suo carattere gioviale ed è rimasta ancora
giovanile nello spirito.
Fare conversazione con lei è un vero piacere, perché riesce, con il suo modo
di dire e di esporre, a distrarre dalle preoccupazioni, non solo se stessa ma
anche tutti quelli che la stanno a sentire.
Dal matrimonio con Titino Di Tursi, Teresa ha avuto due sole figlie, Fi-
lomena ed Enrica.
***
Figura 172 Roberto Plati con Luigi Bruno Salomone e Massimo Plati con il figlio Marco.
Essi sono veramente “pazzi di gioia” per questi due figli che il cielo ha loro
donato.
***
***
Fin qui, vi ho parlato dei soli primi quattro figli (me compreso) di nostro
padre Alberto, nati a Barletta, la città natia di nostra madre, celebre per la
storica famosa “Disfida ” che ebbe luogo tra tredici cavalieri italiani (tra cui
un Salomone) guidati da Ettore Fieramosca e tredici cavalieri francesi e si
concluse con la “vittoria degli Italiani”5.
è il primo dei fratelli nato a Pisticci, ed è venuto alla luce l’11 aprile 1936.
5
I tredici protagonisti della disfida di Barletta furono: Ettore Fieramosca; Ettore Giovenale; Fan-
fulla da Lodi; Francesco Salomone; Giovanni Brancaleone; Giovanni Capoccio; Guglielmo Al-
bamonte; Ludovico Abenevole; Marco Corollario; Mariano da Sarno; Miale da Troia; Riccio da
Parma; Romanello da Forlì.
Ad esso venne dato questo nome, come già ho sopra precisato, in ricordo
ed in memoria del fratello di nostra madre, Raffaele Musti, l’eroico ufficia-
le morto in Abissinia a Hamanlei l'11novembre 1935, mentre al comando
dei suoi dubat difendeva i pozzi ed il fortino di quell’avamposto.
uno dei figli più vicini a nostro padre Alberto, ed il suo più assiduo com-
pagno domenicale e dei giorni festivi per le sortite di caccia, durante le
quali il più delle volte non conoscevano limiti di orario, ed i cui ritardi ve-
nivano sempre “accettati” senza alcuna lamentela e da nostra madre e da
Carmelina.
Raffaele è stato un giovane che per ben due volte è stato baciato dalla for-
tuna, in quanto in ben due occasioni “difficili” ha riportato a casa salva la
pellaccia.
Si può dire di lui che ha veramente avuto un c… “da cachet Fiat” in en-
trambe le occasioni.
Fece stendere Raffaele su un tavolo del salone grande di casa e, dopo averlo
accuratamente visitato nella parte ferita, disse subito che non c’era da pre-
occuparsi, in quando la rosa dei pallini, si era andata ad insaccare sotto
l’ascella, proprio nella parte dove la carne era più grassa, e non aveva pro-
dotto danni seri.
Nel salone di casa, eravamo in quattro persone: papà, io, Nicola e zio Mi-
chele Silletti.
Ebbene, non appena zio Michele con il bisturi incise la carne annerita dal
lo sparo e dalla ferita fuoriuscì altro sangue, vedemmo tutto ad un tratto
Nicola impallidire e, poiché stava per svenire, zio Michele sospendendo
l’intervento, prese Nicola per un braccio e lo sospinse fuori dal salone.
Il secondo incontro con la dea bendata, “la Fortuna”, Raffaele lo ebbe quel-
la volta che, scendendo con la bicicletta ed anche ad una certa velocità,
dalla strada del Rione Matina, che portava alla periferia del paese nella
zona detta il “Ponte”, i freni non gli risposero o si bloccarono, ed andò a
finire contro il muro parapetto del ponte e, catapultato dalla bicicletta, fece
un volo di circa una quindicina di metri di sotto, andando a finire, fortu-
nosamente, su un mucchio di sabbia alquanto consistente, per cui ne uscì
indenne, e con solo un po’ di spavento.
Figura 179 Foto di famiglia: Fabio, Adele e Luigi Bruno, Luigi e Lillina, Gianluca, Carlotta Cristiani e Alberto
Salomone.
Alberto ed Antonio.
tà superiormente preposte.
***
***
Anche su questi miei nipoti, posso darvi solo poche e scarne notizie.
***
***
Anche lui, come Alberto, compiuti gli studi classici al Liceo Ginnasio di
Pisticci, ha conseguito da poco, con brillante votazione, la Laurea di Dot-
tore in Veterinaria presso l’Università degli Studi di Napoli.
***
Negli ultimi tempi si lamentava per una febbricola che non se ne andava e,
quando, come altre volte è andato a Taranto per accertamenti diagnostici
ed è stato sottoposto alla chemioterapia, il suo fisico non ha più resistito e
rimandato a Matera, nella sua casa, ci ha lasciato senza più riprendersi,
circondato da tutti i suoi cari e da noi suoi fratelli.
***
Era ed è stato sempre, il vero homo nobilis, come nei tempi passati.
A chi si intratteneva a parlare con lui, incuteva, sin dal primo momento,
un rispetto riverenziale, tanta era la sua personalità.
Figura 185 Nonna Lillina e Nonno Gino con Luigi Bruno. Sullo sfondo le famose “croste”.
Tra le tante poesie da lui scritte, tutte belle , ricordo in particolar modo
quella intitolata “A mia madre”, nella quale aveva saputo trasfondere, in
versi, con quella carica di umanità che era tutta sua, i sentimenti più pro-
fondi che nutriva per nostra Madre.
Figura 186 Nonna Lillina, Nonno Gino Salomone e Luigi Bruno alle prese con la preparazione della tradizionale
cassata natalizia.
Angelo, regalò anche a me questa sua Raccolta di poesie che non ho potu-
to conservare fra i libri della mia biblioteca, perché quando misi su casa,
sposandomi, la lasciai, come tanti altri miei libri, nella casa paterna in Ter-
ravecchia.
Compì gli studi classici a Matera, frequentando il liceo classico Duni (ove
ebbe ad insegnare il famoso poeta Giovanni Pascoli), assieme a quella bri-
gantesca e gioviale cricca di amici pisticcesi, costituita da Pietro Esposito,
Luciano Plati, Eugenio Basile, Rocco Grieco, Luigi Vitelli, Ubaldo Vena,
Pietro Laviola ed altri, alcuni del quali (Luciano, Eugenio, Ubaldo e Pie-
I due cugini, sin dalla nascita sono stati sempre identificati come “Alberto
biondo” e “Alberto Bruno”.
Figura 189Luigi Bruno Salomone e Rocco, il beagle di Roberto Plati e Monica Serra.
L’ho rivisto solo a Matera, quando, attendendolo con gli altri congiunti, è
tornato nella sua casa, già quasi in fin di vita.
Ed ora Angelo, quel gentiluomo che fu in tutta la sua vita, non è più fra
noi, ma continua ad essere sempre presente nei miei pensieri e più vivo che
mai, di quando era ancora in vita.
***
Da Virginia Panetta, sua moglie, ha avuto due figli maschi, Alberto Maria
Giuseppe e Massimo, diventati poi da grandi due veri “fusti”, bruni di car-
nagione e di capelli.
***
Figura 191 Alberto, Nonna Lillina, Nonno Gino e Luigi Bruno Salomone.
È nel fiore della giovinezza coi diciassette anni che ora vanta ed è, davvero,
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
una ragazza bellissima, con una forte e spiccata somiglianza alla nonna
Virginia, così come la ricordo io da giovanissima.
***
A questo figlio, Alberto ha voluto dare lo stesso nome del cugino Marco
Delfino, figlio di Peppe Delfino e Ninetta Panetta, morto tragicamente,
ancora in giovane età, a seguito di un sinistro stradale ed al quale Alberto
era molto legato.
***
***
Non poté, per motivi di studio, partecipare al mio matrimonio che si cele-
brò a Matera il 27 giugno 1964.
Figura 195 Carlotta Cristiani, Rosamaria Silletti, Elisa Di Pisa, Lillina Sangiorgio, dietro si intravede Luigi Salomo-
ne.
Dopo averci fatti sfinire dalla stanchezza per una intera giornata, piace-
volmente trascorsa in loro compagnia, fotografando tutto, in serata tardi ci
portarono a Poggibonsi, in un locale caratteristico dove potemmo gustare,
Sin dal primo momento della sua attività professionale di medico, Anto-
nio si è fatto subito apprezzare e stimare per la sua preparazione e capacità
professionale, conquistandosi la fiducia di una vasta clientela.
Ha sposato il 5 luglio 1980 la prof.ssa Anna Maria Santilio che gli ha dato
due figli: Enrica nata il 6 aprile 1981 e Alberto nato l’11 giugno 1984.
***
Figura 198 Lillina Sangiorgio, Amalia e Luigi Bruno, Luigi e Fabio Salomone.
Antonio, può andare veramente fiero di questa sua figlia, che fa onore alla
tradizione della Famiglia che ha visto sempre, nelle varie generazioni dei
Salomone che si sono succedute, mai mancarvi un Medico.
***
***
Con tutti questi suoi nipoti, Antonio era di una severità inaudita ed appli-
cava, senza alcuna distinzione, a tutti, lo jus corrigendi, con botte e scap-
pellotti.
Nonostante le minacce fatte allo Zio Antonio dai nipoti, nessuna vendetta
hanno mai questi messo in atto nei confronti dei suoi figli!
Tutt’altro.
Antonio, poi, è stato sempre, sia nei confronti dei nostri comuni genitori,
sia nei confronti di noi tutti suoi fratelli, di una affettuosità e generosità
senza limiti, come persona e come medico, anche se ha sempre cercato di
nascondere questa sua dote di bontà, con borbottii e mugugni indistinti.
Sotto questo aspetto, lo si deve riconoscere, non è mai venuto meno alla
tradizione medica di famiglia.
***
Peccato che sia stato colpito, da qualche anno, da un ictus, che gli ha tolto
la vitalità e l’umorismo di un tempo e lo obbliga a stare, quasi sempre, se
pure non del tutto, seduto su una poltrona, consentendogli di compiere
solo piccole passeggiate nella sua casa in Terravecchia.
Dalla sua unione con “Pinuccio”, sono nati tre figli: Francesco, Alberto e
Mariangela.
***
Pur potendo chiedere la ferma nella Guardia di Finanza e fare una brillan-
te carriera in questo corpo, scelse di passare, sempre al servizio dello Stato,
nella Pubblica Sicurezza, vincendo il concorso da Commissario.
ra di Sassuolo.
***
***
***
In famiglia chiamato solo “Franco” è il nono ed ultimo figlio avuto dai miei
genitori.
Come tutti gli altri fratelli, anche Franco ha compiuto tutto il ciclo di stu-
di, dalle elementari alle scuole superiori, a Pisticci, ivi conseguendo il Di-
ploma di maturità classica presso il Liceo-Ginnasio “Giustino Fortunato”.
Ma anche lui, come tutti noi suoi fratelli, pur non avendo conseguito la
laurea, ha trovato, grazie a Dio, la sua sistemazione ed indipendenza eco-
nomica, nel pubblico impiego, alle dipendenze del Comune di Pisticci,
dove presta servizio nell’Ufficio Tributi ed ha, guarda caso, come suo capo
ufficio, proprio quella Maria Teresa Smaldino, prescelta dal Fato a lavora-
re, comunque, assieme ad un Salomone: dapprima, quand’era avvocato,
con me e mio figlio Fabio, ed ora assieme a Franco nell’Ufficio Tributi del
Comune.
Figura 202 Famiglia Franchi: Nicola, Concetta, Luigi e Rosantonia Silletti. In braccio: Teresa e Giuseppe.
Una veemente
risposta a questa
“critica” fu data,
proprio da Raffae-
le, che insorse,
confutando il giu-
dizio critico di
detto professore
sul libro scritto da
Franco (dando
anche l’esatta im-
pressione di non
averlo minima-
mente letto) ed il
Figura 203 N.D. Angelina Franchi fu Luigi.
giudizio dato dallo
stesso sull’operato
dei fratelli sigg. Luigi e Nicola Franchi nella lotta contro il brigantaggio.
Un giudizio negativo su Franco, devo però darlo io: come mio figlio Fabio,
anche lui è venuto meno alla tradizione di famiglia che ha visto sempre i
Per fortuna, mio figlio Fabio, ha proceduto (ed in tempo utile), al riesame
ed all’autocritica della sua giovanile fede politica ed alla militanza
nell’estrema sinistra, ed ha ora idee politiche più centriste e moderate, an-
corate alla nostra atavica ideologia liberale.
Riccardo Salo-
mone fu Nicola (1906 - 1967)
Si era iscritto, dopo aver preso la licenza liceale, alla facoltà di Ingegneria,
ma non portò a termine questi suoi studi con il conseguimento della Lau-
rea.
“Il Tempo”, giornale “indipendente” cui zio Riccardo era abbonato e, sia
quando si soffermavano a commentare alcune pagine interessanti di saggi-
stica politica.
A zio Riccardo, che con la sua cultura spaziava in ogni campo, non dispia-
ceva conversare anche con noi e con i nostri compagni di scuola, allora
giovani studenti.
***
Di zio Riccardo, conservo nella memoria, vivi, come se fosse ieri, ancora
questi altri ricordi.
Ora queste gite, all’epoca, non si usava farle come oggi, affrontando viaggi
di lunga durata, in Italia o all’estero e con dispendio di denaro da parte dei
genitori, ma si riducevano, sempre e soltanto a brevi, piacevoli scampagna-
te di una sola giornata che venivano effettuate nelle campagne poste a bre-
ve distanza da Pisticci .
E, non poche volte, meta della gita scolastica, con tutti i compagni di classe
ed i professori, è stato il nostro fondo di S. Gaetano o di San Domenico,
dove io e mio fratello Nicola e, dopo di noi, anche Angelo e Raffaele, ci
fermavamo con gli altri gitanti, per consumare l’abbondante colazione che
ciascuno aveva portato con sé.
Quando meta della gita scolastica era San Gaetano, nel palazzo di famiglia,
immancabilmente trovavamo zio Riccardo, il quale, felice di poter fare due
buone “chiacchiere culturali” con i professori, non disdegnava di offrire a
tutti quel che aveva in dispensa e di sturare anche una damigiana del buon
vino che veniva prodotto nel fondo, con sommo gaudio di tutti gli ospiti,
che a pomeriggio inoltrato facevano poi ritorno a Pisticci, un po’ allegri.
Egli però era assiduo commensale nella casa di mio padre, mattina e sera, e
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Zio Riccardo è stato poi, sempre di una generosità senza limiti nei con-
fronti di tutti.
Basti pensare che, quando nel secondo conflitto mondiale, venne bombar-
data Taranto ed il suo porto (quivi venne affondata il grosso delle navi
della flotta italiana), da questa città si ebbero molti sfollati, molti dei quali
si rifugiarono a Pisticci.
Questo gesto di generosità, reiterò ancora una volta, allorché, alla caduta
del fascismo, ritornò a Pisticci, l’esule avv. Alessandro Bruni, un vecchio
repubblicano antifascista: pure questa volta zio Riccardo, offrì la sua casa
alla famiglia dell’Avv. Bruni che, rimase suo ospite sino a quanto trovò
sistemazione, sempre in Terravecchia, in altra casa.
E fu proprio per questo rispetto che aveva delle idee degli altri che egli, pur
non condividendo le idee “comuniste” di Nicola Cataldo, allorché questi,
ancora studente universitario, venne arrestato per la sua partecipazione
alle manifestazioni popolari di lotta per l’occupazione delle terre da parte
dei contadini, ritenendo arbitrario ed illegittimo l’arresto, volle comunque
fargli sentire la sua solidarietà e la sua viva partecipazione in quei momenti
di privazione della libertà personale, andandolo a trovare più volte in car-
Zio Riccardo ha sempre condotto, una vita modesta e dignitosa e, pur non
avendo portato a termine i suoi studi universitari, quale iscritto alla facoltà
di Ingegneria, era un uomo di vasta cultura in ogni campo dello scibile, e la
lettura di libri e di giornali si può dire erano il suo pane quotidiano.
Questa noncuranza della propria salute, gli è stata però fatale, in quanto,
non ancora in età senile, a soli 61 anni, è venuto a mancare, per una non
controllata e non curata in tempo, infiammazione alla prostata.
Riposa nella tomba di famiglia a Pisticci, ove sono sepolti anche i miei
genitori e, di recente, mio fratello Angelo.
***
Zio Ettorino, come funzionario della Banca d’Italia, ebbe assegnato tra le
varie mansioni del suo ufficio, anche il compito di procedere allo smantel-
lamento delle varie sedi della Banca d’Italia che erano esistenti in molte
città non capoluoghi di provincia:tra queste, le sedi di Barletta e di Pescia.
Alto e di bella presenza, aveva una innata eleganza nel portamento e nel
vestire e, per fortuna, non aveva alcuno dei segni emblematici ereditari,
propri dei Salomone, dai quali aveva ereditato, al “massimo” soltanto la
atavica passione per la caccia.
Devo far presente che qualche notizia su zio Ettorino, ho già dato prima,
in questo mio lavoretto, quando ho parlato di mio padre.
Altro luogo che veniva prescelto per la caccia era la zona chiamata il “De-
manio” di fronte a San Domenico, in quanto nei fossi e nel bosco di lenti-
sco (la macchia mediterranea), era facile trovare sia le beccacce che i bec-
caccini.
La caccia a questo tipo di uccelli, dalle carni piene e molto prelibate, ri-
chiedeva una certa sveltezza ed abilità per spararli, perché si levavano in
volo velocemente ed in linea orizzontale per andare a posarsi dentro i ce-
spugli delle macchie, per cui era difficile poterli colpire se non si era svelti e
nella mira e nello sparare.
Zio Ettorino ha avuto sempre cani da caccia, di razza, belli e molto bravi:
era davvero uno spettacolo vedere il suo cane quando trovava la beccaccia,
si fermava e la puntava alzando una gamba.
Dei vari cani che ha avuto ricordo un bellissimo setter irlandese dal colore
rossiccio, che era una spettacolo vederlo come cacciava.
Oltre a buoni cani da caccia e di razza, zio Ettorino aveva anche fucili di
ottima marca con un vasto corredo di cartucce, di vario calibro.
Quando veniva a Pisticci, portava con sé un bagaglio che era ricolmo so-
prattutto di pacchi di cartucce, che non riportava mai indietro quando
ripartiva, perché questa doviziosa provvista di cartucce, di ogni calibro,
veniva puntualmente consumata nelle sortite di caccia le quali si chiudeva-
no, la maggior parte delle volte, con buoni carnieri di cacciagione di ogni
genere (beccacce, beccaccini, pernici, lepri, volpi ed uccelli acquatici) a
seconda delle zone di caccia di volta in volta prescelte.
Pur venendo con piacere a Pisticci, ha avuto sempre una profonda predile-
zione per Stigliano, suo paese natio, ed un forte legame di affetto con zio
Ciccillo, che non ha mai mancato, ogni qualvolta veniva a Pisticci, di anda-
re a salutare.
A Pisticci infatti, gli era stata attribuita in sede di divisione con i fratelli,
anche una discreta estensione di terreni dotati di un buon complesso di
fabbricati rurali, dai quali dopo la sua morte, i suoi cinque figli, hanno
saputo ricavare dei comodi miniappartamenti.
Da molti anni, però, entrambi sono passati a miglior vita, in Bologna: zio
Ettorino nel 1983 e zia Espedita nel 1998.
Come al solito, su questi miei cugini che vivono tutti, da tempo, a Bologna,
posso darvi poche, anzi proprio scarse notizie.
Di essi, posso però dire, che sono dei fratelli molto uniti, con un profondo
senso della famiglia ed hanno, per tutta la estesa Famiglia Salomone, un
legame di affetto molto sentito.
***
Ricordo che, molti anni fa, ho avuto anch’io rapporti professionali con lui,
***
Con Roberto e la sua famiglia gli incontri sono stati più frequenti, vuoi in
occasione di matrimoni di parenti e vuoi perché, più che con gli altri suoi
fratelli, ci siamo spesso scambiatei delle visite ed intrattenuti insieme, con
inviti reciproci, a pranzo o a cena, ed in compagnia dei nostri rispettivi
figli.
Roberto è stato poi di una squisita gentilezza con Alberto mio figlio, per
avergli consentito di alloggiare in quel di Bologna, nella sua casa di campa-
gna in località San Pietro, al fine di poter ottenere il cambio di residenza
Si incontra spesso con mio figlio Alberto, ed hanno tra loro, e non solo per
il vincolo di parentela, un buon rapporto di amicizia.
È sposata con Alberto Nicosia ed ha due figli: Nicolò, nato nel 1999 e
Elbia nata nel 2002.
***
***
***
Devo qui ricordare che alcuni anni fa, io e mia moglie Lillina (che ci era-
vamo recati a Bologna per poter stare insieme ai nostri figli Alberto e
Gianluca e che non riusciamo a vedere se non nel periodo delle ferie esti-
ve), fummo ospiti a cena, nella villa di Francesco e, quivi, nel salone di rap-
presentanza rividi, con sorpresa, l’antica consolle con specchiera e i due
bellissimi lumi a petrolio, pure antichi, che un tempo, avevano costituito,
con altri mobili e lumi, quello che un tempo era stato l’arredo del salotto
della avita Casa Franchi di Pisticci.
***
***
Anche questi miei cugini, figli di zio Ettorino, hanno ereditato, per non
venire meno - oserei dire - alla tradizione di famiglia, la passione per la
caccia: tranne Roberto.
***
Francesco (in famiglia chiamato Ciccilluzzo), nato nel 1888 è morto nel
1967.
È stato per molti anni Notaio in Stigliano e sposò Laura Santoro, dalla
quale ebbe quattro figli:
Luigi Ciruzzi
nato nel 1980, coniugato con Fabrizia Simonetti
Francesco Ciruzzi
nato nel 1997;
Vincenzo Ciruzzi
nato nel 1950, coniugato con Diana Leggio;
Angela Ciruzzi
nata nel 1951.
***
È deceduta nel 2007 in Lecce, dove aveva messo su casa ed ha avuto quat-
tro figli :
Domenico Amorosi
nato nel 1954 coniugato con Rita Elia e, con due figlie : Virginia nata nel
1982 e Caterina nata nel 1988;
Laura Amorosi
nata nel 1968;
***
***
Era un uomo robusto, biondo di capelli e dal colorito roseo, e con un ca-
rattere sempre gioviale.
nata nel 1923, laureata in legge, coniugata con il Dott. Nicolino Giangia-
como e, con due figlie:
***
Gli risolsi il problema e riuscii a fargli avere i terreni ove aveva intenzione
di fare un allevamento di cavalli: cosa che poi fece.
nel 2005;
***
***
Nato nel 1896, anche lui come il fratello Antonio, intraprese la carriera
militare, raggiungendo anch’esso l’alto grado di Generale dell’Esercito ed è
venuto a mancare nel 1976.
***
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Famiglia Salomone dopo Stigliano
Nata nel 1899, sposò Giovanni Polosa di Acerenza ed è morta nel 1960.
Dina Polosa
nata nel 1929,
Giulia Polosa
nata nel 1930,
Canio Polosa
nato nel 1931,
Rosetta Polosa
nata nel 1938
Anna Polosa
nata nel 1939.
Con lui, io e mio fratello Nicola, essendo giovani, ci davamo spesso alla
“dolce vita”.
***
Filomena Tancredi
nata nel 1937, nubile, risiede in Stigliano.
Giulia Tancredi
nata nel 1939, nubile, risiede in Stigliano.
***
***
***
Nel mio vecchio album fotografico, ho ritrovato una vecchia foto che ci
venne fatta da piccoli, tutti e tre insieme, io, Maria e Gina, mano nella
mano, quando io facevo la prima elementare a Stigliano e stavo con mia
nonna Teresa.
Gina non l’ho più rivista da quanto nel 1940 lasciai Stigliano.
***
Ha quattro figli:
***
Nato nel 1904, come mio padre, compì i suoi studi a Matera presso il
Convitto Nazionale.
Ufficiale dell’esercito (conservo una vecchia fotografia, con lui, zio Enrico
ed altri commilitoni, fatta avanti ad un grosso affusto di cannone), passò
nell’arma dei Carabinieri, facendo una brillantissima carriera sino a rag-
giungere il grado di Generale dei Carabinieri.
Bianca La Placa
nata nel 1970 coniugata con Alessandro Gatti;
Gaetano La Placa
nato nel 1971.
***
In seconde nozze, con Liliana Zurzoli, ha avuto una figlia Eloisa, nata nel
1980.
***
***
***
nel 1998;
***
***
In questo mio pellegrinaggio tra i miei ricordi del passato, con molta pro-
babilità, potrò avere omesso avvenimenti e vicende forse più importanti e
degni di segnalazione,rispetto a quelli che ho narrato.
Certo non per colpa mia, in quanto il ricordare è stato alquanto faticoso e
perché il tempo tiranno ha cancellato tanti altri ricordi che un tempo era-
no ben vivi.
Concludo col dire che questo mio modesto manoscritto, viene corredato
anche di molte fotografie dei Salomone, non tutti, che ho rintracciato negli
Album di famiglia.
Sommario
FAMIGLIA SALOMONE IN STIGLIANO ............................................6
Io, Luigi Salomone fu Alberto (in famiglia chiamato Gino). ................... 141