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1. Maiuscole e minuscole
Sulle maiuscole esistono solo due regole: iniziale maiuscola per i nomi propri e iniziale maiuscola anche per i nomi comuni all'inizio di ogni periodo o, comunque, dopo il punto fermo. Ma per i nomi comuni all'interno del periodo? Gli stessi linguisti sono incerti: spesso in contrasto l'uno con l'altro e a volte in contraddizione con se stessi; e luso non aiuta a risolvere il problema. La lingua non pu non risentire delle situazioni storico-politiche e sociali in cui si esprime ed evolve, e linflazione di iniziali maiuscole che caratterizza in Italia il campo dei nomi comuni nasce appunto da quelle situazioni: sono le maiuscole "reverenziali", legate vuoi al rispetto, vuoi alla cortigianeria, vuoi al servilismo, vuoi alla retorica di certi valori (o pseudovalori) correnti in questo o quel momento. Un organo di informazione serio non pu affidarsi alla personale valutazione del singolo redattore ed essere indifferente a una soluzione uniforme del problema. Occorre dunque fissare delle norme quanto pi possibile precise e - con tutto il rispetto per gli esperti - pragmatiche; delle norme, cio, che garantiscano uniformit di scrittura; che siano chiare e si ricordino facilmente; che tengano conto dei sistemi elettronici, specie per quanto riguarda selezione e ricerca automatica delle parole.
Nomi propri
Cominciamo con i nomi propri. Nessun problema per i nomi propri di persona; sui cognomi composti si veda il paragrafo che segue. Qualche possibile incertezza per i nomi propri geografici, se composti da un nome comune e da un elemento di identificazione (a volte un nome, a volte un aggettivo). In questi casi anche il nome comune o laggettivo prende liniziale maiuscola perch parte integrante dell'espressione: "Foresta Nera", "Golfo Arabico", "Isola Bella", "Lago Maggiore", "Mar Rosso", "Mare Tirreno", "Montagne Rocciose", "Monte Bianco", "Tavoliere delle Puglie", "Oceano Indiano" e cos via.
I nomi comuni
Per i nomi comuni che a volte possono richiedere liniziale maiuscola una regola scientificamente certa non esiste ne pu essere stabilita. Unica soluzione - storicamente e cio contingentemente condizionata dalla realt in cui operiamo e dagli attuali sistemi elettronici di fissare delle norme che rispettino in parte, quanto pi possibile, la logica e in parte qualche uso prevalente. Quale logica? Un nome comune "comune" perch serve a indicare una molteplicit di cose o di concetti. Un nome proprio "proprio" perch appartiene a qualcuno o a qualcosa. In alcuni casi, tuttavia, il nome comune indica un'entit che ha una sua individualit: quella, non una qualsiasi; e in questi casi (ma attenzione a non farli proliferare) giusto proporre liniziale maiuscola: il nome comune in realta diventato una specie di nome proprio.
Le istituzioni pubbliche
Considerazioni di opportunit e rispetto di un certo uso prevalente regolano altri nomi: sempre iniziale maiuscola per Camera nel significato di organismo parlamentare ("Camera dei deputati", "a Camere riunite") e cos Parlamento e Senato (ma, invece, "senato accademico"); anche "Repubblica", se indica listituto e sta per Repubblica italiana (l'anniversario della Repubblica"; ma, invece, l'Italia una Repubblica"). Iniziale maiuscola - per analogia (ma con notevoli perplessit) - per "Regione", "Provincia", "Comune", quando significano lorgano politicoamministrativo. Grosso problema quello di "stato", che nei giornali (e anche fra gli specialisti) trova enormi incertezze: "stato" o "Stato"? ovvio: "stato" con la minuscola nel senso di "condizione", "situazione", "forma". Col conforto di alcuni linguisti, usiamo la minuscola anche quando "di stato" significa "statale", "pubblico", "governativo" ("un uomo di stato", "monopolio di stato", "scuola di stato", "esame di stato"); e, gi che ci siamo, usiamo la minuscola anche con "stato repubblicano", "stato monarchico", "lo stato italiano". Insomma un solo caso con la maiuscola: quando "Stato" e listituzione (per esempio, "Stato e Chiesa"). Iniziale minuscola anche per "governo" e "ministero" e, sempre col conforto della maggior parte dei linguisti, per le loro denominazioni ("ministero dell'ambiente", "ministero dei lavori pubblici"). Iniziale minuscola, senza incertezze, anche per "agenzia", "azienda", "scuola", "universit"; anche per "nazione" e "paese"; anche per denominazioni di uso corrente come "aeronautica", "esercito", "fisco", "magistrature", "marina", "polizia", "poste". Nel campo propriamente politico: iniziale maiuscola per la denominazione e la sigla di questo o quel partito ("i partiti della coalizione", ma il Partito popolare, Ppi); minuscola per "maggioranza" e "opposizione", per "destra", "sinistra", "centrosinistra" (a meno che non si tratti di espressioni che hanno una valenza storica: il "Centro" tedesco - Zentrum, 1871-1933 - o la "Sinistra" storica itaiana, al governo dal 1876 al 1883); ancora iniziale minuscola per le ideologie politiche ("fascismo", "socialismo" ecc.).
Maiuscolo o minuscolo?
Riepiloghiamo. Per le iniziali maiuscole dei nomi comuni (non in principio di periodo o dopo un punto fermo) non esiste una regola n possibile stabilirla, ma alcune indicazioni di massima possiamo fissarle; eccole: meno iniziali maiuscole usiamo, meglio ; ne gode la pulizia del testo, anche da un punto di vista grafico; ne gode il buon senso, contro vecchie abitudini di reverenza, di cortigianeria, di servilismo e nuove norme di retorica; il nome comune prende liniziale maiuscola (ma non sempre) quando perde la sua caratteristica di rappresentare una molteplicit di enti o di cose e identifica invece un certo ente o una certa cosa; quando, in una espressione di due o pi parole, il primo nome (comune) prende liniziale maiuscola, il nome comune o i nomi comuni che seguono rimangono con liniziale minuscola; stabilite queste norme, giuste o meno giuste, occorre rispettarle con rigore: sia per la correttezza del testo, sia per non disorientare i lettori; sia per non creare problemi ad alcuni sistemi elettronici di ricerca e selezione automatica.
3. Le sigle
Le sigle sono delle abbreviazioni (o acronimi, come le chiamano i grammatici) formate dalle lettere iniziali (in alcuni casi, dalle sillabe) delle parole (eccetto le congiunzioni o le preposizioni) che costituiscono la denominazione di un ente. Nella pratica del linguaggio giornalistico le sigle si possono dividere in due categorie: le sigle che si presentano come nomi propri perch indicano un certo organismo; queste sigle bene scriverle con la sola iniziale maiuscola e senza punti; se la denominazione, oltre che come sigla, viene scritta anche per esteso (e non male per certe sigle meno conosciute), maiuscola solo liniziale del primo nome: "Eni (Ente italiano idrocarburi)", "Iri (Istituto per la ricostruzione industriale)", "Ue (Unione europea)"; le sigle che sono ormai ex sigle, diventate nomi comuni (o aggettivi) perch non indicano pi un solo individuo; si scrivono perci con tutte lettere minuscole: "un vino doc", "intervento chirurgico col laser", "lo sciopero dei tir", "categoria vip".
In questa regola conviene far rientrare anche le sigle delle agenzie di informazione, quale che sia il modo in cui esse si autosiglano (AP e AFP si presentano con tutte le lettere maiuscole, la dpa con tutte le lettere minuscole); quindi: Ap ( Associated press), Afp ( Agence France presse), Dpa ( Deutsche presse agentur), Ansa, Agi, Adnkronos, Asca, Radiocor e cos via.