Sie sind auf Seite 1von 15

Catechesi degli adulti

Prof. Andrea Lonardo

1. Catechesi degli adulti: una definizione dei termini


1.1 Dalletimologia

- catechesi: uneco che risuona dallalto (kat+echo) Termine tipicamente cristiano, che non si trova nel linguaggio della LXX In Gal 6,6 catechista e catecumeno della Parola In At 18,25 Apollo catecumeno nella via del Signore In Lc 1,4 in modo che tu possa renderti conto della solidit degli insegnamenti nei quali sei stato catechizzato

1.2 Catechesi per adulti nella fede: due esigenze paradossalmente complementari A/ adulto da un lato, chi si abbandona in Dio; chi non confida in se stesso B/ adulto dallaltro, chi esercita la sua figliolanza in piena creativit e libert

- la grande speranza e le piccole speranze, in Benedetto XVI

dalla Spe salvi, 15


Secondo [Bernardo di Chiaravalle], i monaci hanno un compito per tutta la Chiesa e di conseguenza anche per il mondo. Con molte immagini egli illustra la responsabilit dei monaci per l'intero organismo della Chiesa, anzi, per l'umanit; a loro egli applica la parola dello Pseudo-Rufino: Il genere umano vive grazie a pochi; se non ci fossero quelli, il mondo perirebbe.... I contemplativi contemplantes devono diventare lavoratori agricoli laborantes , ci dice. La nobilt del lavoro, che il cristianesimo ha ereditato dal giudaismo, era emersa gi nelle regole monastiche di Agostino e di Benedetto. Bernardo riprende nuovamente questo concetto. I giovani nobili che affluivano ai suoi monasteri dovevano piegarsi al lavoro manuale. Per la verit, Bernardo dice esplicitamente che neppure il monastero pu ripristinare il Paradiso; sostiene per che esso deve, quasi luogo di dissodamento pratico e spirituale, preparare il nuovo Paradiso.

- una prima sintesi: la proposta cristiana in un versetto che illumina, Gv 8,35

Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre.

2. La catechesi degli adulti introduce ad una fede che conoscenza e amore


- tutta la rivelazione biblica si presenta come un disvelamento del vero volto di Dio e come una denuncia degli idoli - insieme e contemporaneamente una progressiva manifestazione che Dio amore

2.1 La questione della verit da Ges di Nazaret di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, I, p.117
Il pensiero contemporaneo tende a dire che ognuno dovrebbe vivere la propria religione, o forse anche lateismo in cui si trova. In questo modo arriverebbe la salvezza. Unopinione simile presuppone unimmagine molto strana di Dio e una strana idea delluomo e del modo corretto dellessere uomo. Cerchiamo di chiarirci questo punto con un paio di domande pratiche. Forse qualcuno diventa beato e verr riconosciuto come giusto da Dio perch ha rispettato secondo coscienza i doveri della vendetta di sangue? Perch si impegnato con forza per la e nella guerra santa? O perch ha offerto in sacrificio determinati animali? O perch ha rispettato abluzioni rituali o altre osservanze religiose? Perch ha dichiarato norma di coscienza le sue opinioni e i suoi desideri e in questo modo ha elevato se stesso a criterio? No, Dio esige il contrario: esige il risveglio interiore per il suo silenzioso parlarci, che presente in noi e ci strappa alle mere abitudini conducendoci sulla via della verit; esige persone che hanno fame e sete della giustizia - questa la via aperta a tutti; la via che approda a Ges Cristo.

2.2 I due aspetti della fede: la fides qua creditur e la fides quae creditur da SantAgostino di Ippona, De Trinitate 13, 2, 5 Una cosa ci che si crede, altra cosa la fede con cui si crede (aliud sunt ea quae creduntur, aliud fides qua creduntur). [...] Quando Cristo dice: O donna, grande la tua fede, ed ad un altro: Uomo di poca fede, perch hai dubitato? esprime con questo che ciascuno ha una fede che gli propria. Ma si dice che coloro che credono le stesse cose hanno una sola fede, allo stesso modo che coloro che vogliono le stesse cose hanno una sola volont.

2.3 Il profondo legame che esiste fra fede, conoscenza ed amore - la questione della la fede non distinta dalla questione di chi sia il Dio in cui si crede - esiste una differenza fra innamorarsi ed amare - superare uno dei drammi del nostro tempo, la contrapposizione fra un cuore emotivo ed una ragione arida - la conoscenza che un'esigenza di amore

2.4 Lunit del Logos e dellAgape nella catechesi dal discorso di Benedetto XVI del gioved, 19 ottobre 2006, ai partecipanti al Convegno di Verona La forte unit che si realizzata nella Chiesa dei primi secoli tra una fede amica dell'intelligenza e una prassi di vita caratterizzata dall'amore reciproco e dall'attenzione premurosa ai poveri e ai sofferenti ha reso possibile la prima grande espansione missionaria del cristianesimo nel mondo ellenistico-romano. Cos avvenuto anche in seguito, in diversi contesti culturali e situazioni storiche. Questa rimane la strada maestra per l'evangelizzazione: il Signore ci guidi a vivere questa unit tra verit e amore nelle condizioni proprie del nostro tempo, per l'evangelizzazione dell'Italia e del mondo di oggi.

3. Per una catechesi degli adulti nel contesto della nuova evangelizzazione
3.1 Perch il termine nuova evangelizzazione (e sua differenza dal primo annunzio) -una fede che messa in discussione fin dalle radici -si pensi solo alla questione di Dio, prima ancora che alla questione di Cristo; si pensi alla questione antropologica che ne come lo specchio; si pensi alla rottura fra Cristo e la Chiesa che viene proposta come chiave interpretativa non solo del presente, ma addirittura delle origini cristiane - questo accentua il dinamismo della catechesi che non presuppone mai la fede, ma la propone, proprio perch la fede una realt viva appartenente ad una persona viva

3.2 Il nuovo del cristianesimo - la questione dellessenza del cristianesimo

- utilizzo delle dinamiche della differenza e della somiglianza


- due esempi:

A/ la differenza fra il Dio personale e le religioni del Dio non personale


B/ lanalogia con il mistero del cuore umano (1 Cor) 3.3 Bellezza, verit e bont - i tre trascendentali e la loro funzione nella catechesi

4. Il rapporto tra Sacra Scrittura e fede della chiesa


4.1 Il cristianesimo non una religione del libro
da Henri De Lubac, Esegesi medievale. I quattro sensi della Scrittura, vol. III, trad. it. Jaca Book, Milano 1996 Mani e Maometto hanno scritto dei libri. Ges, invece, non ha scritto niente; Mos e gli altri profeti hanno scritto di lui. Il rapporto tra il Libro e la sua Persona dunque lopposto del rapporto che si osserva altrove. Cos la Legge evangelica non affatto una lex scripta (legge scritta). Il cristianesimo, propriamente parlando, non affatto una religione del Libro: la religione della Parola ma non unicamente n principalmente della Parola sotto la sua forma scritta. Esso la religione del Verbo, non di un verbo scritto e muto, ma di un Verbo incarnato e vivo. La Parola di Dio adesso qui tra di noi, in maniera tale che la si vede e la si tocca: Parola viva ed efficace, unica e personale, che unifica e sublima tutte le parole che le rendono testimonianza. Il cristianesimo non la religione biblica: la religione di Ges Cristo. [...] S, Verbo abbreviato, abbreviatissimo, brevissimum, ma sostanziale per eccellenza. Verbo abbreviato, ma pi grande di ci che abbrevia. Unit di pienezza. Concentrazione di luce.

Lincarnazione del Verbo equivale allapertura del Libro, la cui molteplicit esteriore lascia ormai percepire il midollo unico, questo midollo di cui i fedeli si nutriranno. Ecco che con il fiat (accada) di Maria che risponde allannunzio dellangelo, la Parola, fin qui soltanto udibile alle orecchie, diventata visibile agli occhi, palpabile alle mani, portabile alle spalle. Pi ancora: essa diventata mangiabile.

4.2 I due modi di trasmissione dellunica Parola di Dio che Cristo


da Umberto Betti, La trasmissione della divina rivelazione, in La costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, LDC, Torino-Leumann, 1967, pp. 219-262 A differenza della Scrittura, la predicazione viva traduce in pratica quanto annunzia e ne attualizza, per quanto possibile, la realt intera. Una cosa, per esempio, raccontare listituzione e la celebrazione delleucarestia; altra cosa celebrarla e parteciparne. Il racconto rimane sul piano storico e nozionale; la celebrazione ne d esperienza spirituale e conferisce la grazia che salva. La trasmissione della predicazione apostolica al di fuori della Scrittura, come pure tutto ci che ne oggetto, si chiama Tradizione. [...]

Ai fini della trasmissione e della conoscenza di tutta la Rivelazione, la Tradizione e la Scrittura, sono tutte due necessarie, e quindi n luna n laltra sufficiente da sola. Questo dice che tra di esse esiste un rapporto di mutua interdipendenza, fondato su elementi che ambedue hanno in comune e su elementi propri a ciascuna.

4.3 Il dogma come espressione dei punti pi incisivi e appassionanti della fede
da J. Ratzinger, Dogma e predicazione, Queriniana, Brescia, 1974, p. 26 I Simboli [della fede], intesi come la forma tipica ed il saldo punto di cristallizzazione di ci che si chiamer pi tardi dogma, non sono unaggiunta alla Scrittura, ma il filo conduttore attraverso di essa; sono il canone nel canone, appositamente elaborato; sono per cos dire il filo di Arianna, che permette di percorrere il Labirinto e ne fa conoscere la pianta. Conseguentemente, non sono neppure la spiegazione che viene dallesterno ed riferita ai punti oscuri. Loro compito , invece, rimandare alla figura che brilla di luce propria, dar risalto a quella figura, in modo da far risplendere la chiarezza intrinseca della Scrittura.

-a servizio delloriginalit della Scrittura


un esempio: la figliolanza divina di Ges ed il Credo di Nicea (non generica, non politica, non mitologica)

4.4 Il valore della Sacra Scrittura come locutio/verbum Dei -una analogia: perch si mettono per iscritto le cose?

- lattestazione della rivelazione

Das könnte Ihnen auch gefallen