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I COMPOSITI

COSA SONO
• Sono materiali formati
da una resina
sintetica (15-30%) al
cui interno sono
disseminate delle
particelle inorganiche
(generalmente di
natura vetrosa e in
misura del 70-85%).
COMPOSIZIONE CHIMICA DI
UNA RESINA COMPOSITA
• Matrice resinosa
• Riempitivo (filler)
• Accoppiante
• Sostanze che promuovono e modulano la reazione di
polimerizzazione
MATRICE RESINOSA
E’ formata da Dimetacrilati, ed il monomero
più utilizzato è il Bis-GMA (meglio noto
come monomero di Bowen): questa
molecola conferisce fluidità al prodotto in
condizioni di partenza e a seguito di un
preciso stimolo polimerizza, rendendo così il
materiale macroscopicamente rigido.
Questa componente è detta “matrice”
perché è la fase continua nella quale sono
dispersi gli altri componenti.
RAPPRESENTAZIONE GRAFICA
Bis-GMA
• Monomero liquido altamente viscoso (a causa delle interazioni di
legame idrogeno), pertanto deve essere diluito con una resina più
fluida al fine di risultare utile per i compositi dentali.
• Ottenuto dalla reazione tra una molecola di Bisfenolo A e due
molecole di glicidilmetacrilato
• Il TEGDMA ha una maggiore viscosità ed è utilizzato come
monomero diluente per il Bis-GMA (in rapporto 1:1)
RIEMPITIVO (FILLER)
E’ costituito da materiale vetroso radiopaco.

Funzioni:
• Ridurre la contrazione da polimerizzazione
• Ridurre il coefficiente di espansione termica
• Migliorare le caratteristiche meccaniche
• Aumentare la radiopacità
• Controllare colore e traslucenza
Sulla base delle dimensioni delle
particelle di riempitivo possiamo
classificare i compositi in:
• MACRORIEMPITI: costituiti da particelle sferiche amorfe
del diametro di 1-50 micron (buona resistenza all’usura, ma
scarso risultato estetico)
• MICRORIEMPITI: contenenti particelle rotondeggianti di
circa 40nm (facilmente lucidabili grazie al basso contenuto
di filler, ma poco resistenti all’usura)
• IBRIDI MEDIORIEMPITI: composti sia da macroparticelle
di 1micron che da microparticelle di 40nm
• MICROIBRIDI: dimensioni del riempitivo comprese tra 0,4-
1micron (combinazione di lucidabilità e resistenza)
• NANOIBRIDI: contengono nanoparticelle di riempitivo
prepolimerizzato
• NANORIEMPITI: rappresentano l’innovazione più recente e
contengono solo particelle di scala nanometrica.
I compositi possono essere classificati
anche in base alla loro consistenza in:
• UNIVERSALI: hanno una consistenza tale
da poter essere applicati e modellati con
una spatolina
• FLOWABLE: compositi a bassa viscosità
applicati direttamente nel cavo orale con
una siringa
• PAKABLE: presentano minore lavorabilità
ma maggiore resistenza
ACCOPPIANTE
La creazione di un valido materiale
composito dipende dalla formazione di un
legame forte tra le particelle di riempitivo
inorganico e la matrice resinosa. Ciò si
ottiene mediante l’utilizzo di un agente
accoppiante che di solito è il Silano
REAZIONE DI
POLIMERIZZAZIONE
• La polimerizzazione di un materiale composito è il
risultato di una reazione chimica tra i monomeri
dimetacrilati che produce un polimero rigido e fortemente
reticolato che circonda le particelle di filler inerti.
• La portata di questa reazione, spesso definita grado di
conversione, è molto importante in quanto determina
molte delle proprietà fisiche e meccaniche del materiale
composito.
CATALIZZATORI E INIBITORI
Tale grado di conversione è influenzato da
molti fattori come:
• L’aggiunta di promotori o inibitori della
polimerizzazione;
• La struttura chimica dei monomeri;
• L’energia chimica o la luce utilizzata per
attivare la reazione
CONTRAZIONE
TRIDIMENSIONALE
La polimerizzazione è una reazione che comporta anche
una contrazione tridimensionale del materiale causata
dalla creazione di legami covalenti fra i monomeri.
La percentuale di contrazione dipende dal numero di
legami che si formano (entità della reazione), pertanto
l’obiettivo di conseguire il massimo di reazione di
polimerizzazione (al fine di migliorare le proprietà del
polimero) è in contrasto con la volontà di ridurre al
minimo il cambiamento dimensionale (necessario per
raggiungere una buona integrità marginale del restauro).
Un modo per contrastare questo problema è l’uso di
monomeri di grande peso molecolare, riducendo il più
possibile la contrazione per ogni dato volume di
materiale.
ATTIVAZIONE
La polimerizzazione dei monomeri in un
composito può essere realizzata in vari modi
e, in base al metodo di attivazione le resine
si classificano in:
• Resine composite autoattivabili: la polimerizzazione
avviene grazie ad una reazione chimica che avviene tra
le componenti della resina stessa (utilizzo raro)
• Resine composite fotoattivabili: l’attivazione avviene
mediante l’utilizzo di una luce prodotta da un’apposita
lampada (utilizzo più comune)
• Resine composite a doppia attivazione: contengono
sostanze che permettono di subire entrambi i tipi di
attivazione
PROPRIETA’ DEI COMPOSITI
DENTALI
• Proprietà meccaniche direttamente
proporzionali alla quantità di filler
• Resistenza a flessione, frattura e trazione
simile all’amalgama e alla ceramica e
maggiore rispetto ai CVI
• Modulo elastico molto inferiore rispetto
all’amalgama
CONSIDERAZIONI CLINICHE
• La causa primaria di rifacimento di restauri in composito
è la carie secondaria, la cui formazione dipende dallo
sviluppo di microfessure marginali (conseguenti allo
stress causato dalla contrazione da polimerizzazione o
dalla perdita del legame adesivo)
CONSIDERAZIONI CLINICHE
• La seconda causa è la frattura, da una
parte correlata alle proprietà del materiale
e dall’altra al disegno della cavità orale
(quantità e qualità della struttura dentaria
residua; occlusione del paziente)
STRATIFICAZIONE DEL
COMPOSITO
• La stratificazione del composito è la tecnica
standard per il posizionamento del materiale in
cavità più profonde di 2mm
• E’ basata sulla necessità di assicurare una
polimerizzazione il più completa possibile di
ciascun incremento di composito e sul bisogno
di contrastare gli stress da contrazione da
polimerizzazione, diminuendo il volume di
materiale che contrae
STRATIFICAZIONE DEL
COMPOSITO
CONSIDERAZIONI FINALI E
PROSPETTIVE FUTURE
• Migliorie delle proprietà meccaniche
(resistenza all’usura e frattura)
• Riduzione della contrazione da
polimerizzazione e degli stress ad essa
associati
• Adesione ai tessuti dentari senza
applicazione separata di resine adesive
• Inclusione di agenti antibatterici e agenti
promuoventi la remineralizzazione
Francesco Labile
Gianluca Doveri

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