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Lo stato moderno:

modello e caratteri

Renzo Repetti - Facoltà di Scienze Politiche - Università degli Studi di Genova


La nascita dello stato
moderno
 I profondi mutamenti che segnano e accompagnano il passaggio
dall’età medievale all’età moderna interessano ovviamente in
misura riguardevole il piano politico-istituzionale, cioè gli ambiti
della costruzione e del consolidamento degli apparati di potere,
nonché la sfera delle modalità di esercizio del potere medesimo.
 Tra le caratteristiche più rilevanti di tale fenomeno (che
comporta evidenti riflessi in ambito economico, sociale e
culturale) vi è il sorgere di nuove forme politico-statuali che
chiamiamo “stati moderni”: entità statuali (che si affermano
come sistemi di potere accentrato e regni duraturi) in possesso
di caratteri e sistemi alquanto diversi da quelli degli antichi
“potentati territoriali” da cui storicamente originano (gli stati
medievali).
 Originariamente Francia, Inghilterra, Spagna, almeno a partire
dal XV secolo (fine guerra Cento anni, 1453); ma, con minori
evidenze, il fenomeno dell’accentramento dei poteri interessa
tutte le aree dell’Europa centro-occidentale.
Un prodotto della crisi
 Il fenomeno è un prodotto della crisi del sistema
feudale.
 Crisi della respublica christiana.
 La crisi degli organismi politici sovranazionali (che
è anche crisi culturale oltre ché istituzionale)
permette ai sovrani dei “nuovi” stati moderni, di
presentarsi come detentori di un potere che
tendenzialmente non conosce limitazioni di
sovranità all’interno di un territorio determinato.
 La “crisi” della feudalità facilita d’altronde il
processo di limitazione dei poteri intermedi
(nobiltà territoriale).
Stato moderno e
mutamento
 Il sorgere dello stato moderno comporta
mutamenti intrinseci sul piano della cultura
politica, giuridica e istituzionale che segneranno
profondamente la stessa contemporaneità.
 Costruzione giuridica dello stato: nuove
utilizzazioni del diritto romano (già servito per la
giustificazione del potere imperiale); rex Franciae
imperator in regno suo.
 Costruzione filosofica e dottrinaria dello stato:
Jean Bodin teorico dell’assolutismo, per giungere
a Hobbes.
 Costruzione culturale e ideologica dello stato: la
propaganda regia.
Caratteri del modello
 Il processo di formazione dello stato
moderno si sviluppa secondo
caratteri decisamente comuni, anche
se presenti in misura maggiore o
minore, a seconda delle diversità
storiche dei casi considerati.
 Tendenza a raggiungere confini naturali in
uno spazio politicamente controllabile.

 Con lo stato moderno nasce l’idea di “confine”: rovesciamento


dell’idea di universalismo politico che aveva caratterizzato gli
istituti medievali (Papato e Impero)
 L’idea di confine è connessa intimamente all’idea di controllo
politico: il controllo politico efficace può essere svolto solo su un
territorio limitato. Il problema sta nel raggiungere il giusto
equilibrio tra estensione del territorio ai fini di sfruttamento delle
risorse e controllabilità dello stesso.
 La sovranità all’esterno e all’interno.
 L’idea di confine è intimamente
connessa, soprattutto in un sistema
relazionale basato sulla machtpolitik, al
principio della sovranità (che discende
dal capo dell’apparato all’apparato
stesso).

 Si va lentamente formando il principio dello stato quale


entità superiorem non recognoscens.
 Si sviluppa con lo stato moderno anche una
nuova idea di sovranità all’interno del
territorio.

 Tutti i soggetti al sovrano sono ora sudditi che, rispetto al


rapporto che li lega al re, sono tra loro eguali.
 Modificazione del rapporto tra re e alta feudalità: passaggio dal
concetto di suzérainété medievale (il re superiore ai suoi pari,
primus inter pares) al concetto di souvérainété moderna (il re
superiore a tutti i suoi sudditi).
 Il rapporto di sudditanza è un rapporto diretto (non mediato da
poteri intermedi) tra i sudditi e un vertice (sovrano) che è fonte
terrena assoluta di potere (non trae più il suo potere
dall’Imperatore, semmai da Dio).
 Creazione di un esercito al soldo del
sovrano, che tende alla permanenza e
alla stanzialità.

 Eserciti mercenari più legati al sovrano di quanto lo fossero


gli eserciti feudali.
 Passaggio dalla leva feudale (il re che chiede uomini armati
alla feudalità territoriale, a lui legata da un legame di
vassallaggio) alla leva moderna: maggiore professionalità,
minor rischio di tradimenti, maggiore libertà dal ricatto
feudale (nobiltà che in cambio di uomini chiedeva privilegi).
 Duplice funzione dell’esercito: mantenimento ordine interno e
esterno (sovranità).
 Sviluppo della diplomazia.
 L’aumento (numerico e valoriale) dei
soggetti presenti sulla scena
internazionale comporta il
rafforzamento del sistema di relazioni
interstatuali.
 La diplomazia aumenta notevolmente di numero, tende a
divenire permanente, tende a strutturarsi su specifici
modelli (in particolare quello veneziano) riconosciuti
pressoché universalmente.
 Si struttura un sistema giuridico destinato a regolare le
relazioni: sorge il diritto internazionale.
 L’amministrazione della giustizia
tende a diventare appannaggio del
potere regio (centrale).

 Sottrazione delle prerogative giurisdizionali assolute alla


nobiltà territoriale.
 Nascita del secondo grado di giustizia: la giustizia
d’appello (amministrata dalle corti sovrane: in Francia, i
Parlamenti territoriali)
 Atteggiamento di controllo della politica
religiosa ed ecclesiastica all’interno del
territorio.

 Perdita di prestigio del Papato che è costretto a rinunciare


almeno parzialmente alle pretese universalistiche.
 Con i concordati (strumenti giuridici che sanciscono accordi
particolari tra la Chiesa di Roma e i sovrani degli stati) si fissano
le sfere d’influenza.
 Si va dall’intervento del sovrano nella nomina dei vescovi o
nell’amministrazione dei beni ecclesiastici, fino all’istituzione di
un governo stabile della chiesa territoriale e/o nazionale.
 Influenza crescente sulla vita economica del
territorio e sul territorio stesso soggetto
alla sovranità allo scopo di sfruttarne la
ricchezza.

 Nascita del concetto di demanialità.


 Ampliamento della sfera d’influenza dello stato, conseguente
riduzione delle possibilità di sfruttamento tradizionale del
territorio da parte delle popolazioni locali (negazione o riduzione
degli antichi diritti di pesca, caccia, raccolta della legna e dei frutti
dei boschi ecc.), impoverimento ulteriore.
La burocrazia
 Necessità di sostenere le spese degli apparati e
complessità crescente delle funzioni impongono la
nascita di un sistema burocratico, composto di ufficiali
preposti al prelievo fiscale e all’amministrazione dello
stato (o all’amministrazione del patrimonio del monarca
per suo conto)
 Esercizio del potere statale tramite un apparato
burocratico e fiscale che permette al sovrano di essere
relativamente libero dal ricatto delle aristocrazie
nobiliari.
 Le tasse servono alla sopravvivenza dello stato, al
mantenimento della burocrazia, al mantenimento dell’esercito,
della diplomazia, dell’amministrazione della giustizia.
 Lo sviluppo della burocrazia interessa il piano locale (diffusione
sul territorio) e centrale (ascesa della figura del segretario
ministri)

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