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RUDOLF STEINER UOMO TERRENO iE) UOMO COSMICO Un ciclo di nove conferenze tenute a Berlino il 28 ottobre 1911 e dal 19 marzo al 20 giugno 1912 \ TERZA CONFERENZA Berlino, 26 marzo 1912 Desidero oggi iniziare le nostre considerazion ecminand la parofa “caso”, Nelle pit svariate connessioni disiang dl cea fenomeni nel mondo esterno ci sono comprensibili perché si svolgono-secondo leggi, perché riconosciamo 1n ess certe leggi naturali; di altri invece si dice che non si conosce alcuna legge per cui questa o quella cosa é avvenuta in un dato momento, e che nel susseguirsi‘dei fatti che ci si presentano, non St potreb- be riconoscere altro che un caso. In particolare la scienza odier- na é incline a parlare di un semplice caso ovunque essa non giunga a illuminare gli avvenimenti con le leggi del tutto astrat- te e conformi alla ragione che essa riconosce e designa come leggi di natura; essa parla cioé di qualcosa al cui proposito é proibito in generale supporre una qualsiasi conformita a leggi. La scienza odierna, dove parla di caso, dove non pud giungere con le proprie leggi, proibisce anche di ammettere la possibilita di qualsivoglia altra legge. I fatti della scienza non possono in effetti essere di per sé intolleranti, e per quel che riguarda |’e- sposizione dei fatti dobbiamo ascrivere alla scienza odierna il massimo merito; ma quanto alla mentalita scientifica che si so- vrappone ai fatti, sia nel suo complesso sia nei singoli partico- lari, in fondo nulla vi é stato in tutti i tempi di piu intollerante. La mentalita materialistica della nostra epoca é la pit intolle- apie DLO es ante di tutte le concezioni umane.- Ma se ‘guardiamo al caso col nostro sentimento, nel senso della scienza dello spirito, ci domanderemo: come ci si accosta il caso? come ci si presenta cid che chiamiamo casuale? Quan- do capita, esso ci si presenta come se non si potesse, ci 1 i ro, con le idee quali esse siano, attribuire al caso un shined 38 particolare, per quel che riguarda i casi che capitano nella vita umana e che risultano come tali in apparenza inesplicabili, per lo pid gli uomini non sono disposti a padroneggiarli con la loro ragione; eobloro.intelletto, “Col sentimento ti si comporta in modo diverso, ¢ questo fatto, davvero singolare, oggi non viene preso in considerazio- ne; é perd profondamente istruttivo: il sentimento, nel suo modo di esplicarsi, non si lascia sempre dominare dai pregiudizi del- Lintelletto e della ragione, ma agisce da profondita nascoste del- V’anima, assai pit sagge di quanto non lo siano la ragione e l’in- telletto umano, come ricordiamo spesso nelle nostre conferenze. ‘Avviene cosi che ci si senta colpiti da cid che I’intelletto e la ragione chiamano un caso, e che nel sentimento se ne sia pero attratti o respinti, sentendone piacere o dispiacere. Prendiamo un ben determinato esempio di cui non si possa negare che spes- so si presenti in modo analogo nella vita Prendiamo il caso di uno scolaro che sieda al tavolino e sudi intorno a un esercizio di aritmetica; suda terribilmente perché non gli riesce di trovare la soluzione del problema; dopo molto sedere e sudare trova la so- luzione, ed ora é contento perché ha in mano un risultato, Ma ecco che gli viene uno scrupolo: e se avessi sbagliato e pren- dessi un brutto voto? Si rassegna percid all’idea di rimettersi dopo cena al tavolino, e di rifare da capo il compito. Ma ecco che, del tutto per caso, senza una ragione legata al contesto, entra un compagno di classe e gli domanda: «Tu, che risultato hai trovato?» Confrontano i risultati e li trovano uguali; cosi al nostro scolaro é risparmiata una nuova fatica, se ne é liberato, non ha pit bisogno di stare ancora un’ora al tavolino a sudare e pud andarsene subito a letto. Ora, se suo padre é ragionevole, si dira: il compagno non é piombato qui per liberare mio figlio da un’ora di studio che forse avrebbe potuto nuocere alla sua salu- te, ma é stato mandato da sua madre per portarmi qualcosa che avevo dimenticato. Il padre parla dunque a questo proposito di un caso, Non si potra certo negare che il ragazzo ne abbia un sentimento molto piace’ ‘ole, anche se non crede proprio che sia o un Angelo a condurgli quel compagno. Nel suo sentimen- to egli ne sara molto piacevolmente toccato, in modo del tutto diverso da come forse ne parlano intelletto e ragione. Anche il padre, che non sara certo incline a supporre che un Angelo abbia mandato dal cielo quel compagno a suo figlio, pure sara simpa- ticamente colpito da quel che é accaduto. Appunto questo intendo quando dico che il sentimento, quan- do agisce dalle profondita nascoste dell’anima, pud essere pil saggio che non I’intelletto e la ragione che devono raggiungere la loro autonomia soltanto nel corso della missione terrestre; essi devono giungere a poggiare soltanto su se stessi, quasi ab- bandonati da Dio, e percid possono anche con facilita cadere nell’ errore di credere che in cié che si presenta loro non viva al- cuna legge divino-spirituale, che proprio nulla vi viva dentro. E dunque lecito dire: i sentimenti che come in questo caso ci sal- gono dalle profondita dell’anima sono assai pit saggi di quanto non lo siano |’ intelletto e la ragione; ci si mostra cosi ben chia- ramente quanto sia giustificato per la scienza dello spirito affer- mare che cid che vi € nelle profondita nascoste dell’anima, e che affiora come un’onda di sentimento, origina proprio da quando non eravamo ancora lasciati a noi stessi. La simpatia e |’antipa- tia che parlano nei nostri sentimenti provengono ancora dall’an- tica evoluzione lunare; percié soltanto nel corso dell’ evoluzione terrestre ci spetta diventare tanto saggi nell’ intelletto e nella ra- gione quanto lo sono diventati i sentimenti durante |’antica evo- luzione lunare. Qualcuno pud dire di avere osservato con scrupolo anche sentimenti che spesse volte non sono poi tanto saggi, perfino stolti, E cosi perché i nostri sentimenti, in quanto siamo uomini terrestri, subiscono |’influsso del nostro intelletto e della nostra ragione; essi_penetrano con la loro azione nel sentimentos ed esso, quando diviene stolto, lo é per ’influsso dell’intelletto ¢ “della ragione. Se il sentimento non avesse subito l’influsso della Tagione per le condizioni generali dell’ incarnazione e per l’evo- luzione complessiva dell’umanita, esso sarebbe davvero in noi il pill saggio, mentre Vintelletto ¢ la ragione sono i piu stolti. Considerato cosi il problema riguardo al caso, ci si rivela qualcosa di assai particolare, di molto istruttivo. Potremmo per- sino porci la domanda: ha un senso che certe cose ci possano ap- parire, quando le vogliamo vedere cosi, in modo da chiamarle casuali? ha forse un senso? La domanda pud benissimo esser posta, e non si rivela insensata, se pensiamo che nell’ evoluzio- ne terrestre dobbiamo sviluppare intelletto e ragione, che chia- miamo la nostra coscienza normale. Al termine dell’evoluzione terrestre dovremo essere progrediti al punto da poter vedere norme nei fatti che oggi ci appaiono ancora casuali. Oggi ci si presentano ancora casuali; non possiamo ancora leggere in essi la legge, come la si pud vedere nelle concatenazioni dei feno- meni naturali; i primi ci nascondono ancora la loro legge Ma l’uomo imparera proprio a riconoscere una profonda norma in cid che gli occulta la sua legge durante |’evoluzione terrestre e che si manifesta proprio come caso; riconoscera una norma profonda quando, trascorsa |’evoluzione terrestre, s’im- porra come s’impongono oggi le leggi naturali, pero soltanto quando l’evoluzione terrestre sara trascorsa. Se gia oggi quel che chiamiamo caso ci si presentasse come una legge naturale, nulla potremmo impararvi. Non potremmo risolverci a dire di poterlo guardare come si guarda un fatto sensato o anche un caso. Poiché é dunque posto nelle nostre mani e nel nostro arbi- trio applicare |’intelletto e la ragione a cid che si presenta come un caso, impariamo a ritrovarci noi stessi nelle incarnazioni ter- restri, impariamo a compenetrare con intelletto e ragione cié che il caso ci offre con apparenza di irregolarita; cid che in appa- renza non pud rivelarcisi conforme a una legge rigida e astratta ci si deve rivelare conforme a una legge spirituale. In tal modo guardiamo alla grande saggezza del divenire uni- versale che, se la comprendiamo, ci dice che se talune cose ci si presentano come casi ¢ dovuto al meraviglioso ordine spirituale del mondo; dobbiamo percié cercare di districare la matassa di questi casi, traendone i fili che ci conducono a scoprire la legge in essi riposta. Affinché possiamo comprendere noi stessi, affin- ché possiamo prendere partito per progredire nella nostra evolu- zione, é insito nel nostro arbitrio essere savi 0 stolti, riconosce- 41 re una norma anche nei fatti casuali, oppure far valere soltanto le rigide leggi naturali. Cosi a poco a poco s! formeranno le branche della scienza che vorranno servirsi soltanto delle leggi naturali astratte, conformi al raziocinio, € rifiuteranno ogni altro fatto, come caso. Queste branche della scienza si manifesteran- no come attivita della vita animica, al termine dell’ esistenza ter- restre, per usare un’espressione goethiana, st rileveranno quali “vergini folli”, infatti cosi esse appariranno all’ uomo che guar- dera con l’anima in un mondo superiore, nel senso del finale del Faust di Goethe, e che potra avvicinarsi a cid che in ogni misti- ca viene designato come “eterno femminino”, la dove le leggi eterne della natura e 1 ram! della scienza sono presentati in ma- niera mistico-simbolica come femminili, Per contro la scienza dello spirito, che ogg! s! afferma, introdurra norma interiore ¢) la dove le vergini folli, le scienze esteriori, non ne po- tranno introdurre alcuna. Si costituiranno cosi numerosi rami del sapere che, alla fine dell’ evoluzione terrestre, si riveleranno come vergini sagge. Gia il Vangelo ci mostra in una bella para- bola quale sorte tocchera alle vergini folli e quale alle savie, quando i tempi saranno compiuti. Tali cose sono sempre atte a condurci davvero un poco ad- dentro nei segreti dell’evoluzione. Se facciamo agire diretta- mente su di noi l’osservazione del mondo e la congiungiamo con molto di cid che abbiamo appreso dalla scienza dello spiri- to, cl si manifestera davvero un nesso singolare; prego di se- guirmi col pensiero per scoprirlo. _ Sappiamo che durante I’ evoluzione terrestre faremo sempre piu nostro il contenuto, le conoscenze, le conquiste, le esperien- ze della coscienza normale. Ogni evoluzione procede pet® len- tamente e per gradi. Percié nella pura scienza, nell’ evoluzione del tutto astratta del nostro intelletto e della nostra ragione Pe netrera, e gia penetra oggi, cid che saltanto in futuro sara nor- male per gli uomini; gia oggi penetra qualcosa che non deriva coscienza normale, ma che ha a che fare con forme supe riori di coscienza. E qualcosa che deve essere velato alla co- E percié naturale che ovunque faccia capolino qualcosa che sia superiore alla coscienza normale, che si manifesti in modo sin- golare, lo si possa a cuor leggero designare come uf caso! In altre parole, finché nella convivenza si agira soltanto’con la co-~ scienza normale, si potra anche a cuor leggero parlare di caso. Osserviamo la vita: quando si hanno fra uomini scambievoli rapporti e non si ha la minima pretesa che in tali rapporti entri in gioco qualcosa di diverso da quanto intelletto e ragione pos- sono introdurre nel parlare e nell’agire umani, si potra a cuor leggero parlare di caso. Tutto cid che nei rapporti umani e nei fatti esteriori non potra essere spiegato con una certa regola, si presenter infatti come un caso, e difficilmente si potra arrivare a comprendere che anche negli apparenti casi vi é un reale nesso conforme a una legge. Ma supponiamo che nella nostra vita si presenti qualcosa che spezzi il rapporto umano del tutto ordina- rio, fondato solo sull’intelletto e sulla ragione, qualcosa che nella convivenza umana sia pil del semplice intelletto e della semplice ragione. Affinché mi si possa intendere, vorrei esporre qualcosa che prego di considerare proprio come un caso acca- duto nella vita, e che con i mezzi della scienza dello spirito potra insegnarci molto. Esporré dunque un caso molto scabroso, poco bello, anzi orribile, del quale perd, come da un esperimento, po- tremo imparare cid che realmente avviene. In un posto qualsiasi era successo che un parroco aveva al- lontanato una signora dal marito. Il parroco aveva stabilito con quella signora una forma di relazione amorosa, e il marito ne era oltremodo addolorato. Nello stesso luogo vivevano due amici i quali erano legati al parroco non solo per via intellettuale, ma anche con i loro sentimenti. Essi erano nella sfera della sua in- fluenza, perché il parroco non agiva su di loro soltanto con I’in- telletto e la ragione, ma anche attraverso il culto religioso e la vita spirituale della religione. Che in questo caso il culto non abbia agito in modo molto buono qui non ha importanza; im- Porta invece quali mezzi i due abbiano usato, e che il parroco avesse la cura proprio delle loro anime. Le cose giunsero al Punto che i due amici vollero fare qualcosa di buono per il par- roco, € si consultarono per sopprimere con qualsiasi mezzo il marito, II caso é orribile perché |’ elemento spirituale e mischia- to con quello egoistico umano; in un certo senso diventa una specie di magia nera. I due amici presero dunque accordi per as- sassinare il marito e cosi fecero. I due si erano cosi caricati di una grave colpa non solo per una decisione presa con la Tagio- ne, ma per la presenza di un elemento psichico che agiva attra- verso la comunita religiosa. Abbiamo dunque un caso singolare in cuj in un rapporto umano non agiscono soltanto intelletto e fagione, ma anche cio che sta dietro |’intelletto e la ragione; tro- viamo che questo elemento é attivo, perché il parroco era un parroco ed esercitava la sua influenza con i mezzi della vita spi- rituale Che cosa possiamo attenderci date le condizioni scientifico- spirituali che abbiamo acquisite? Poiché i fatti sono cause, e in quanto tali hanno effetti, possiamo attenderci che a quanto é successo segua dell’altro. Nella maggior parte dei casi in cui succede qualcosa che ha a che fare soltanto con intelletto e ra- gione, si trovano i cosiddetti casi. Nella vita essi si presentano in modo da essere a cuor leggero considerati casi, se non avre- mo ancora avuto un contatto con la scienza dello spirito. Pero nella vita non cosi a cuor leggero si potranno considerare casi gli effetti che seguono a cause in cui abbia cooperato qualcosa di spirituale o psichico. I due amici avevano insieme compiuto il delitto. Dobbiamo dunque attenderci che in questo fatto il karma agisca in modo particolare e che si manifesti in modo da costringere a pensare non soltanto a un caso. Dovrebbe accade- re qualcosa di speciale, se la causa, come in questo caso, & un’influenza che per cosi dire si potrebbe definire come magia grigia 0 magia nera. Che cosa é accaduto in realta? I due assas- sini si ammalarono in modo strano e precisamente di due diffe- renti malattie, ed entrambi morirono nella stessa ora. Certo, chi vuole comunque parlare di caso, anche qui tornera naturalmen- ta rr co. Chi vce non wole pare aan z inettere un po’ pit a fondo. Da quanto & stato esposto a proposito di questo esempio clamoroso, si trove- ranno numerose conferme purché si vogliano in realta esamina- rei fatti e purché si ammetta che nella vita entrano in gioco altri fattori, oltre a quelli che fanno parte solo della missione e della coscienza terrena; entrano cioé in gioco fattori le cui cause si trovano dietro ja sfera dell’esistenza, fattori che il singolare corso dei fatti gia segnala come un quid di anormale, come si di- rebbe di solito. Chi osservasse nella-prospettiva della scienza dello spirito direbbe: poiché nelle cause & riposto_un senso.re- condito, é come se ci venisse indicato che anche gli effetti'de- ‘yono_rivelarsi_in modo particolarmente significativo nel loro. ‘corso _karmico. x japon Se consideriamo I’azione del soprasensibile dietro al sensibi- le, gid solo dal modo come i fenomeni, i fatti esterni ci si pre- sentano, dovremo convenire che le cose stanno diversamente, quando appunto entra in gioco il soprasensibile. Sarebbe molto desiderabile se un giorno, anche nella scienza ufficiale, si ricer- casse qualcos’altro, oltre tutte le possibili inutili cose che oggi si scoprono in gran numero; esse furono stigmatizzate dallo stu- dioso di estetica, per un certo senso geniale, F. T. Vischer*, con queste parole: un giorno un erudito s’intrufolé nella casa di Goethe per esaminarvi ogni specie di polvere accumulatavi da anni e ogni pezzo di carta straccia che si trovava nei cestini da lungo tempo; frugd in ogni ripostiglio, rovescio puzzolenti sac- chi di spazzatura e compild infine una dissertazione sul “rap- porto fra i geloni della consorte del Consigliere segreto von Goethe e le figure simbolico-allegoriche della seconda parte del Faust”, Senza dubbio qui l’esposizione é un po’ radicale, ma tut- tavia nei cataloghi librari che riportano le piu dotte dissertazio- ni si trovano anche cose del genere. Sarebbe utile che la scien- za, anziché di particolari come quelli citati dal Vischer, si occu- passe di cose dalle quali risulti in modo patente che negli avve- nimenti riguardo ai quali si é inclini a parlare di caso, agisce perd dell’altro; gia il modo stesso in cut si presentano mostra che negli avvenimenti in cui l’uomo si immerge nella psiche, il senso si rivela in modo clamoroso. Naturalmente un senso si manifesta anche negli avvenimenti che a cuor leggero chiamia- mo casi, ma in essi non ¢ tanto evidente, & nece re anche |’osservazione spirituale, se 9) vuol 6 della regola che é presente dappertutto. In cio oF senta vediamo proprio l’opposto della F “caso”; anche se esaminiamo soltanto |a no V’urto di due mondi, veramente lo scontro cos’é tutto cio? L’uomo ha da compiere Ja sua missione terres: perfezionare quella che ogg! si chiama coscienz guito della saggia direzione del mondo gli « bilita di considerare come casi una numeros f In certo modo é lasciato al suo arbitrio di introdurre una regol rita in quei casi. Una corrente non scorre pero mai isola pre ne scorrono diverse insieme. Vediamo come dappet entri in gioco un elemento spirituale a cui anche I’ uomo parte- cipa. In un fatto esteriore del tipo prima esposto, vi sarebbe stato un elemento spirituale, anche se la persona in questione non fosse stata un parroco. In tal caso non si sarebbe inserita in ls connessioni di fatti. Intendo dire che con |’evoluzione della pro- pria anima si partecipa alla sfera spirituale. Questo ci 91 presen- ta con chiarezza nel mondo, accanto alla corrente regolata dal- V’intelletto e dalla ragione. Nella nostra vita scorrono sempre le due correnti, Non si deve credere ad esempio che coloro i quali si presentano come monisti, cioé come materialisti, siano sem- pre del tutto indipendenti dallo spirito ¢ che nulla credano, come essi presumono. Tutto il monismo altro non é se non una fede; solo é tale che oscura quel che é spiritualmente essenziale nel- V'uomo. Quel che conta in queste cose é che in realta si poss4 im- tuire la maya. D’altra parte & proprio difficile, dati i pregiudizi umani, Scorgere sempre la maya, B proprio difficile vederla sempre, dati i pregiudizi umani. Chi oggi guardi le cose nella prospettiva del materialismo storico dira forse: I’evoluzione del- Vumanita si svolge in modo che, in seguito a determinati con- trasti puramente materiali, avverra un crollo nella convivenza 3 da esso nascera poi un nuovo ordine sociale. Sappia- ella corrente del materialismo storico si fanno tali sup- Vip > posizioni. Si predice che l’evoluzione procedera in modo che ayvenga un crollo dell’ ordinamento sociale per il contrasto fra le classi dal quale dovrebbe poi svilupparsi una specie di rifon- dazione della societa. Un materialista storico ammettera certo che egli a nulla crede, ma poggia soltanto su fatti storici; per una certa soddisfazione interiore, anzi contentezza, dira: che origi- nali erano pero quelli che parlarono dell’Apocalisse di un regno millenario, di una nuova configurazione del futuro da parte del mondo spirituale. Li guardera con disprezzo, come profeti arre- trati. Pero non ha idea di aver messo un’altra fede materialistica al posto della fede spiritualistica. Chi cerca la verita deve pure veder chiaro queste cose, per liberarsi sempre pit dallillusione. Nel modo accennato cozzano cosi in noi(due)mond and é semplicemente connesso con Tintelletto eta ragione, quali ri- sultano dalla missione terrestre, e((altro)con eventi spirituali che si raggruppano in modo che anche nella loro casualita par- lano clamorosamente di per sé, come é stato detto e come po- tremmo esemplificare con moltissimi altri fatti. - Che cosa ci induce ad arrestarci a cid che é nel senso della missione terrestre, a portare senz’altro a nostro arbitrio nel caso una regola, riallacciandoci realmente a quel che ci diede una saggia evoluzione del mondo? a far si che possiamo riguardare certe cose come casuali e poi, fattici pid accorti, includerle nella norma? che cosa ci porta a inserirle cosi nelle regole? Conside- riamo tutto cid per cosi dire senza riguardo alle debolezze pre-_ cael senti. Gli uomini di oggi si accaniscono con temeraria audacia scientifica sulle leggi naturali e comprendono in esse i fatti na- turali, Qui gli uomini sono arditi. Perché lo sono? Forse é spie- tato il dirlo, ma in un certo modo é vero: sono arditi perché ri- escono ad esserlo senza sforzi speciali. Che si conoscano leggi naturali e se ne presuppongano dove i fatti esteriori parlano con grande forza, non richiede alcun coraggio speciale. Oggi sarem- mo anzi inclini a tributare un rispetto pitt forte a chi neghi le leggi naturali, che non a chi le riconosca. Se qualcuno affer- masse che entrano in gioco leggi naturali, ma potrebbe anche > \ \ } \ trattarsi soltanto di un caso, lo rispetteremmo forse di pil, per- ché anche solo ammettere la possibilita di un caso sarebbe una decisione ardita nella sfera delle regole. Nietzsche fu vicino a vedere tutto come un caso! Qualcuno potrebbe dunque dire che se il sole fino ad oggi si é levato ogni giorno, potrebbe anche di- pendere da un caso, e gli uomini non avrebbero minor ragione di considerare il quotidiano sorgere del sole come un caso, pro- prio come altri fatti. Potrebbe essere ardito, coraggioso, ma na- turalmente falso. II riconoscere che nei fenomeni chimici e fisi- ci agiscono leggi naturali, é un coraggio che tutti hanno, che non si puo negare e che é a buon mercato. I] mondo non si lascia in- _fatti con facilita considerare come una semplice casualita fino a __che si ha a che fare con fenomeni naturali. I] coraggio perd sva- pora di fronte alle cose che di solitosi-designano come casuali; di fronte al caso si dovrebbe‘essere tanto forti da dirsi: jin una determinata sfera ci si oe no fatti in apparenza sconnessl \\ fra loro; cercheremo di scoprire in essi.un senso pit profonda. Dare un sefso alla casualita, significherebbe opporsi coi anima forte ai segni esteriori e resistere con coraggio all’appa- rente casualita degli eventi. L’odierno fantasticare a proposito del caso deriva da una debolezza interiore, perché non si osa ri- conoscere una legge nelle cose che oggi si considerano caso. E invece qualcosa che é lecito designare come una vilta scientifi- ca, una vilta della scienza di fronte al caso, é uno stare passivi e non avere il coraggio di arrivare alla legge anche se cié si pre- senta come un semplice disordinato caos, perché la legge non si manifesta da sola e si é costretti a introdurla con coraggio inte- iore. Alla scienza priva di coraggio che oggi vuole solo appli- carsi al campo delle leggi naturali deve percid andare incontro la coraggiosa, forte e ardita scienza dello spirito che, vivifican- do V’interiorita dell’anima, fa si che nell’apparente caos delle— casualita vengano introdotti ordine e legge. Di questo aspetto della scienza dello spirito si pud dire che per suo mezzo ci si deve rafforzare e riconoscere la legge non soltanto dove le con- dizioni esterne costringono ad essere forti e coraggiosi, ma anche dove ci si deve appellare all’ interiorita affinché essa parli Seay come altrimenti parlerebbero soltanto gli eventi autoritari della S natura. La natura é compiuta, é qui, e noi le siamo di fronte. Ac- canto a essa e dappertutto in lei vi é la casualita. Noi stessi vi si intessuti, e una gran parte di quello che chiamiamo nostro / destino rientra nelle leggi della casualiti. Che cosa deve avve- nir jiamo oggi di dare una risposta. at Deve in effetti avvenire qualcosa che nel mondo esterno spesso oggi nemmeno si sospetta, qualcosa di cui non ci si fa davvero un’ idea. Affinché cid possa avvenire occorre intensifi- care ’impulso che spinge alla scienza ufficiale, un impulso che pero non pud venire soltanto da quella scienza, che € del tutto impossibile che venga da essa. Occorre che da parte dell’ inda- gine spirituale si influisca sulla scienza ufficiale. Essa é costret- ta dalle sue leggi, non potra avere tanto coraggio quanto ne € ne- cessario per vedere una legge spirituale nel regno delle appa- renti casualita. Spesso é stato detto qui che la scienza spirituale, se intesa sul serio, deve seguire un nuovo impulso che tende ad accendere coraggio nell’anima umana, coraggio che dovra por- tare alla comparsa nel mondo di qualcosa del tutto nuovo; anche se questo nuovo non é se non il concepire in una nuova forma il medesimo impulso che era stato gid dato all’umanita, pil o meno cosciente, e che a partire dal nostro tempo deve essere portato a coscienza. Si vede dappertutto che un nuovo impulso deve venire. Lo di- cono anche coloro che non lo vogliono. Lo vedono ben chiaro, ma se lo spiegano a volte in un modo ben curioso. Non lo dico- no direttamente, ma lo strano ¢ che chi non ha il coraggio di am- metterlo si allontana da ogni possibile discussione, filosofica 0 meno, intorno al mondo spirituale, facendo cosi compromessi con la loro stessa mentalita: essi propendono qua e 1a verso una encomiabile indulgenza per tutto cid che accenna a un mondo spirituale, pero riservandola a un alcunché di confuso che é ben accetto fra la gente per bene e che @ ancora presentabile alla mentalita scientifica, facendo comunque un’eccezione. Coloro che credono di avere senz’altro il diritto di giudicare diranno: si pud certo parlare, si pud discutere con quelli che rappresentano 49 una filosofia idealistica che fa una generica supposizione, fon- data sulla ragione di un mondo spirituale. Reagiscono pero in un modo davvero curioso, quando sentono qualcosa della scienza dello spirito e della teosofia. Per loro ¢ scomodo! Non se ne ren- dono proprio conto, ma una cosa a chiara: non vogliono avervi proprio a che fare. Diventano anche inflessibili, non sono piu in- dulgenti. Cosi la scienza dello spirito viene insultata e trattata come qualcosa di fantastico, di immaginario e di arbitrario. Anche quelli che si mostrano a volte indulgenti verso altre ten- denze idealistiche, sempre pero giudicandole dall’alto in basso, di fronte alla scienza dello spirito si atteggiano in modo che quasi viene smentito il detto di Goethe: «II popolino non avver- te il diavolo, neppur se questi gia lo tien pel bavero*», perché sentono la scienza dello spirito come se fosse il diavolo in carne ed ossa. Non lo dicono, ma é proprio cosi, per curioso che sia. Citerd ora un caso che é avvenuto nella nostra stessa cerchia e che é apparso anche nei giornali tedeschi. Un teosofo aveva presentato in un’universita del nord una tesi di laurea sul “Rap- porto fra l’io e il pensiero”*. Se egli fosse stato nella felice con- dizione in cui io mi trovavo prima di rappresentare la teosofia, quando scrissi la mia Filosofia della liberta*, la gente non avrebbe avuto il sospetto, direi il falso sospetto, che quella tesi fosse in rapporto con la teosofia. La dentro infatti nulla si trova di teosofia, come non se ne trova nel mio libro Verita e scienza e nella mia Filosofia della liberta. La gente non sospettd nep- pure che cosa stesse dietro a quegli scritti, tanto che essi riscos- sero talora giudizi favorevoli. Lo potei proprio constatare. A se- guito dei miei lavori goethiani un giorno fui invitato a scrivere qualcosa sul rapporto fra Goethe e la scienza*. II mio scritto per molto tempo non apparve; il manoscritto rimase a lungo presso Veditore. Allora era quasi naturale che l’argomento mi venisse affidato; nessuna delle persone competenti metteva in dubbio che esso dovesse venir scritto proprio da me. Avvenne perd qualcosa di strano: avevo cominciato a parlare di scienza dello Spirito, ero perfino ufficialmente nel movimento teosofico, e lo Scritto mi venne restituito come inservibile! Vediamo quali ragioni interiori siano in gioco; qui si posso- no toccar con mano. Se il nostro amico non fosse stato teosofo, la gente non avrebbe conosciuto nella sua tesi che una disserta- zione logico-dialettica sui rapporti fra io e pensiero. Ma la citta universitaria in cul avvenne il fatto non era tanto grande, si sa- peva che la persona in questione era un teosofo, e cosi il suo la- voro non poteva essere accettato dagli eruditi, dai professori di psicologia sperimentale i quali affermano di riconoscere soltan- to le leggi confermate da fatti esterni(Ma se qualcuno riconosce Jeggi senza esservi costretto da fuori*come nel caso del rapp. to fra io e€ pensiero in cui non puo essere esercitata alcuna co- Strizione esterna, allora il lavoro viene respinto a prion) I breve, la dissertazione del nostro amico venne respinta. Ma c’é dell’altro: la tesi era stata scritta in una lingua nordica che solo pochi conoscevano, e fu mandata a un vecchio professore tede- sco* che per caso (lo dico con intenzione) conosceva quella lin- gua. Gli si attribuiva una buona conoscenza filosofica, e non si poteva prevedere che cosa in quella circostanza fosse vantag- gioso, dato che quel professore non era teosofo; diede cosi il suo giudizio oggettivo, ed era molto favorevole. A queste storie ne aggiungo un’altra, e si vedra che cosa ne deriva. In questi giorni mi é stato inviato un trafiletto preso dalla “Frankfurter Zeitung”* nel quale in un modo incredibile si parla di questa faccenda, ma in modo che assolutamente non si capi- sce di che cosa si tratti; sebbene in tutta la storia non si sia trat- tato di teosofia, il tutto viene presentato come se in un’ universi- ta nordica si sia discusso di teosofia. Non di teosofia, bensi di un tutt’altro punto. E cid non dovrebbe essere nascosto. Si dovra vedere se sar ancora possibile aprire una breccia contro Vintol- leranza della quale abbiamo parlato. Non si parla in effetti di quale sia il problema. Giocano qui altre ragioni, esi arriva al piu curioso travisamento della realta. batt? elie! Ho narrato questa storia affinché si possa conoscere e giudi- care la realta, perché cose simili sempre si ripresentano, e Det ché anche fra i teosofi si trova qualouno che sostiene che un po dappertutto vi é spiritualita, mentre s1 dovrebbe imparare che un Sl Seta vero nuoyo impulso non va cercato alirove, ma nella stessa scienza dello spirito. Deve far progredire il mondo cio che pud prosperare solo se lo si afferra nella sua forza. Percid l’uomo deve afferrare se stesso nella propria forza e riconoscere il mondo che gli si presenta nella sua apparente casualita, pieno di senso e compenetrato di divino. Questo impulso deve esser dato dalla scienza dello spirito, ma come? In modo che gli uomini co- noscano il punto dell’evoluzione umana a cui si accenna in modo tanto significativo nel vangelo di Marco; imparino cid che avvenne allora e che oggi deve diventare una conquista per la coscienza umana: «Il tempo é compiuto, il regno dei cieli é vi- cino; conoscete voi stessi e osservate cid che fluisce dal nuovo messaggio»*. Poco pit avanti si parla stranamente del Cristo Gesu. Si trata davvero nella nostra comunita di non sostenere un dogma ortodosso, ma di mostrare che a un dato punto dell’e- voluzione umana comparve l’impulso che oggi deve portare a irrobustire le forze interiori per cui l’io umano conosca se stes: So, per cui impari a osservare se stesso anche nel mondo e ad ap- plicare a se stesso cid che altrimenti appare come un caso cieco. Perché i fenomeni naturali non ci dicono nulla sul caso? per- ché per essi si parla di leggi? Per la ragione che dopo I’evolu- zione di Saturno, Sole e Luna agirono gli Spiriti della forma, le Exusiai. Quando poi le leggi naturali si manifestano, non sono leggi astratte, ma in senso spirituale sono azioni delle Exusiai, degli Spiriti della forma. Guardando lo svolgersi dei fenomeni naturali si osservano le leggi di natura, le azioni delle Exusiai. Peré abbiamo perso il nostro coraggio. La dove le Exusiai non | -parlano, dove non manifestano con chiarezza cid che esse hanno inserito nei fatti della natura, non sospettiamo neppure che parli una legge spirituale. Eppure dobbiamo imparare a parlare degli eventi che oggi annoveriamo ancora fra i casi, come nei fatti biamo perso il nostro corag- lel destino umano che si pre- . come i grammatici che si limitano a ercano in essi alcun nesso, e spesso neppure credono che nelle parole vi sia una forza attiva e viva. Dobbiamo anche imparare non solo a vedere un nesso nei feno- meni naturali, nelle azioni delle Exusiai, ma per un impulso in- teriore imparare a parlare intorno agli avvenimenti umani, come se le Exusiai stesse parlassero in quel che oggi ci appare come \ casuale, Affinché cid potesse succedere dovette venire Uno che | non parlava come coloro che nulla sanno delle apparenti casua- lita, Dovette venire Uno che parld non come i grammatici, ma | come le Exusiai parlano dai fatti della natura. Cosi parlo il Cri- } sto Gesu! I] Vangelo ce lo mostra in modo meraviglioso, per ] nulla astratto, con le parole: «Ed essi inorridirono per il suo in- j segnamento», subito dopo aggiungendo: «poiché Egli insegnava / come parlano le Exusiai»*. Dove insegnano esse? Netfatti della natura. Con destesenccesae ly natura cosi iNCristo parla va in Gesu di quel che aveva e intorno al regno in/appa-_/ renZa non dominato da leggi di natura.” —___ eet Questo é l’impulso che deve sorgere negli uomini, e allora essi troveranno il coraggio di vedere nelle casualita di oggi il regno delle leggi spirituali, a poco a poco imparando a parlare come le Exusiai, come gli Spiriti della forma parlano dai fatti della natura. Il grande impulso pasquale dato all’umanita é che in Gesu di Nazareth sia vissuto qualcosa che parlava con la stes- sa necessita interiore con cui le leggi naturali parlano dai feno- meni naturali, dal regno minerale terrestre su su, oltre la sfera della nubi, fino alla sfera delle stelle. Cosi parlava il Cristo in Ges di Nazareth! Se l’uomo potra accendere il suo coraggio al fuoco di questo impulso, riconoscera una legge unitaria in tutti gli avvenimenti del divenire universale, tanto in quelli naturali, quanto in quelli spirituali in cui in genere si crede che entri in gioco il caso. Prescindendo da tutti 1 pregiudizi gli uomini de- vono imparare a conoscere il nuovo, consistente nel poderoso impulso al quale il Cristo li puo elevare. Con questi pensieri ci avviciniamo alla festa che ricorda il fatto grazie al quale, nel VP evoluzione ‘dell’umanita, le venne dato quell’impul- Oggi potrebbe essere usato come una specie di meditazione pasy quale; si avvertira allora che quel che da questa conferenza flui- sce nell’anima pud essere utile per l’atmosfera che si pud porta- re incontro alla festa della Pasqua, come é stata caratterizzata anche nel nostro Calendario dell ‘anima*

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