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Hugo von Hofmannsthal

Der Brief des Lord Chandos


La lettera di Lord Chandos

Traduzione di Heinrich F. Fleck

Novembre 2004

Ein Brief

Una lettera

Dies ist der Brief, den Philipp


Lord Chandos, j
unger Sohn des Earl
of Bath, an Francis Bacon, sp
ater
Lord Verulam und Viscount St. Albans, schrieb, um sich bei diesem
Freunde wegen des g
anzlichen Verzichtes auf literarische Bet
atigung zu
entschuldigen.

Questa `e la lettera che Lord Philip Chandos, il figlio pi`


u giovane
dellEarl di Bath, scrisse a Francesco Bacone, in seguito Lord Verulam e
Visconte di SantAlbans, per spiegare
allamico la propria totale e definitiva rinuncia allattivit`
a letteraria.

Es ist g
utig von Ihnen, mein hochverehrter Freund, mein zweijahriges
Stillschweigen zu u
bersehen un so
an mich schreiben. Es ist meher als
g
utig Ihrer Besorgnis um mich, Ihrer
Befremdung u
ber die geistige Starrnis, in der ich Ihnen zu versinken
scheine, den Ausdruck der Leichtigkeit und des Scherzes zu geben,
den nur groe Menschen, die von
der Gef
ahrlichkeit des Lebens durchdrungen und dennoch nicht entmutigt sind, in Ihrer Gewalt haben.
Sie schlieen mit dem Aphorisma
des Hippokrates: Qui gravi morbo
correpti dolore non sentiunt, iis mens
grotat und meinen ich bed
urfe der

Medizin nicht nur, um mein Ubel


zu
b
andingen, sondern noch mehr, um
meinen Sinn f
ur den Zustand meines
Innern zu sch
arfen. Ich m
ochte Ihnen so antworten, wie Sie es um mich
verdienen, m
ochte mich Ihnen ganz
aufschlieen und wei nicht, wie ich
mich dazu nehmen soll. Kaum wei
ich, ob ich noch derselbe bin, an
den Ihr kostbarer Brief sich wendet; bin den ichs, der nun Sechsundzwanzigj
arige, der mit neunzehn jenen neuen Paris , jenen Traum
der Daphne , jenes Epitalamium hinschrieb, diese unter dem
Prunk ihrer Worte hintaumelden
Sch
aferspiele, deren eine himmlische

Se `e grande bont`a, stimatissimo amico, scrivermi sorvolando sullinerzia intellettuale che si protrae in
me ormai da due anni, ancora maggiore benevolenza del vostro interesse verso me, della meraviglia per
limmobilit`a spirituale in cui vi sembro essere precipitato, `e lesprimere
sentimenti con quel senso di leggerezza proprio degli uomini non comuni,
di quelli che pur provati dai travagli
della vita, non ne sono stati in alcun
modo sconfitti.
Voi sigillate la lettera con le parole di Ippocrate: Qui gravi morbo correpti dolorem non sentiunt, iis men
grotat, e ne deducete che abbia bisogno del medico non solo per contenere il mio male, ma anche per rendere edotto lintelletto delle condizioni
dello spirito. Vorrei rispondervi come
la vostra attenzione merita, aprirmi
completamente con voi e non so come contenermi. A mala pena riesco
a distinguere se io sono proprio ancora quegli cui la vostra distinta lettera sindirizza: a ventisei anni, sono
io il diciannovenne che scrisse quel
nuovo Paride, quel Sogno di Dafne, quellEpithalamium, quei divertimenti pastorali ridondanti di parole
pompose di cui una soave regina ed
alcuni signori assai compiacenti hanno ancora la bont`a di ricordarsi? E

K
onigin und einege allzu nachsichtige Lords und Herren sich noch zu
entsinnen gn
adig genug sind? Und
bin ichs wiederum, der mit dreiundzwanzig unter den steineren Lauben
des Groen Platzes von Venedig in
sich jenes Gef
uge lateinischer Perioden fand, dessen geistiger Grundri und Aufbau ihn im Innern mehr
entz
uckte als die aus dem Meer auftauchenden Bauten des Palladio und
Sansovino? Und konnte ich, wenn ich
anders derselbe bin, alle Spuren und
Narben dieser Ausgeburt meines angespanntesten Denkens so v
ollig aus
meinem unbegreiflichen Innern verlieren, da ich in Ihrem Brief, der
vor mir liegt, der Titel jenes kleines
Traktates fremd und kalt anstarrt, ja
da ich ihn nicht als ein gelaufiges
Bild zusammengefater Worte sogleich auffassen, sondern nur Wort
f
ur Wort verstehen konnte, als traten
mir diese lateinischen W
orter, so verbunden, zum ersten Male vors Auge?
Allein ich bin es ja doch und es ist
Rhetorik in diesen Fragen, Rhetorik,
die gut ist f
ur Frauen oder f
ur das
Haus der Gemeinen, deren von unserer Zeit so u
atze Machmittel
bersch
aber nicht hinreichen, ins Innere der
Dinge zu dringen. Mein Inneres aber
mu ich Ihnen darlegen, eine Sonderbarkeit, eine Unart, wenn Sie wollen
eine Krankheit meines Geistes, wenn
Sie begreifen sollen, da mich ein
ebensolcher br
uckenloser Abgrund
von den Scheinbar vor mir liegenden
literarischen Arbeiten trennt als von
denen, die hinter mir sind und die
ich, so fremd sprechen sie mich an,
mein Eigentum zu nennen z
ogere.
Ich wei nicht, ob ich mehr die
Eindringlichkeit Ihres Wohlwollens
oder die unglaubliche Sch
arfe Ihres
Ged
achtnisses bewundern soll, wenn
Sie mir die verschiedenen kleinen
Pl
ane wieder hervorrufen, mit denen
ich mich in den gemeinsamen Tagen
sch
oner Begeisterung trug. Wirklich,

sono ancora io quello stesso che a


ventitre anni, sotto il loggiato di pietra della gran piazza di Venezia, intu`
quellintreccio di periodare latino la
cui astratta spiritualit`a e costruzione
lo esaltarono nellanimo assai pi`
u dei
palazzi del Palladio e del Sansovino
che si affacciano sontuosi dal mare?
E se quegli sono io, come ho potuto
svellere dal mio imprescrutabile animo ogni traccia e segno del pi`
u tormentato intelletto, al punto che nella vostra lettera che mi sta dinanzi, il cui titolo mi guarda estraneo
e freddo, non riesco ad afferrare lo
scritto come un ben compiuto e fluido scorrere di parole armoniche, ma
solo parola per parola riesco a leggerlo, proprio come se quei vocaboli
latini, cos` ben congegnati, mi si mostrassero per la prima volta agli occhi? Ma io sono proprio quella stessa
persona, lo so sin troppo bene, e ben
conosco la retorica che c`e in queste
domande, una retorica che pu`o ben
valere per le donne e la camera dei
comuni, i cui strumenti tanto sopravalutati ai nostri tempi risultano tuttavia del tutto inidonei a penetrare
lessenza delle cose. A questo punto
io debbo quindi palesarvi il mio animo, come in esso rinvenga una sorta di stranezza, uninsofferenza, una
malattia dello spirito, se preferite, se
veramente infine volete comprendere
come un abisso insuperabile mi divida equamente dai lavori letterari che
sembrano prospettarmisi dinanzi, come da quelli passati, e che con tanto
desueto linguaggio si rivolgono a me,
che esito a riconoscerli come mie fatiche.
Io non so invero se meravigliarmi maggiormente della vostra grande benevolenza o dellincredibile eccezionalit`a della vostra memoria
dacche richiamate alla mia mente gli
innumerevoli piccoli progetti che mi
dilettavo ad esporvi nei giorni felici del nostro bello e comune sentire.

ich wollte die ersten Regierungsjahre unseres verstorbenen glorreichen


Souver
ans, des achten Heinrich, darstellen! Die hinterlassenen Aufzeichnungen meines Grovaters, des Herzogs von Exeter, u
ber seine Negoziationen mit Frankreich und Portugal gaben mir eine Art von Grundlage. Und aus dem Sallust flo in jenen gl
ucklichen belebten Tagen wie
durch nie verstopfte R
ohren die Erkenntnis der Form in mich her
uber,
jener tiefen wahren inneren Form,
die jenseits des Geheges der rhetorischen Kunstst
ucke erst geahnt werden kann, die, von welcher man nicht
mehr sagen kann, da sie das Stoffliche anordne, denn sie durchdringt es,
sie hebt es auf und schafft Dichtung
und Wahrheit zugleich, ein Widerspiel ewiger Kr
afte, ein Ding, herrlich wie Musik und Algebra. Dies war
mein Lieblingsplan.
Was ist der Mensch, da er Plane
macht!
Ich spielte auch mit anderen
Pl
anen. Ihr g
utiger Brief l
at auch
diese heraufschweben. Jedweder vollgesogen mit einem Tropfen meines
Blutes, tanzen sie vor mir wie traurige M
ucken an einer d
usteren Mauer,
auf der nicht mehr die helle Sonne
der gl
ucklichen Tage liegt.
Ich wollte die Fabeln und mythischen Erz
ahlungen, welche die
Alten uns hinterlassen haben, und
an denen die Maler und Bildhauer ein endloses und gedankenloses
Gefallen finden, aufschlieen als die
Hieroglyphen einer geheimen, unersch
opflichen Weisheit, deren Anhauch ich manchmal, wie hinter einem Schleier zu sp
uren meinte.
Ich entsinne mich dieses Planes.
Es lag ihm ich wei nicht welche sinnliche und geistige Lust zugrunde: wie
der gehetzte Hirsch ins Wasser, sehnte ich mich hinein in diese nackten
gl
anzenden Leiber, in diese Sirenen

` vero! Io volevo raccontare i priE


mi anni di regno del nostro defunto
e glorioso sovrano Enrico VIII! Gli
scritti lasciatimi da mio nonno, il
Duca di Exeter, intorno ai suoi negoziati con la Francia ed il Portogallo costituivano una sorta di avvio; e
da Sallustio sorgeva in me, in quei
fortunati vividi giorni, come un fiume impetuoso, la presa di coscienza
dellindividuazione della forma, quella vera, profonda, intima, che, al di
l`a dellintreccio degli artifici retorici,
pu`o essere soltanto intuita, quella di
cui qualsiasi uomo nulla di pi`
u pu`o
dire se non che ordina la materia,
la penetra, la eleva e genera insieme
poesia e verit`a, un intreccio di forze
eterne, un qualcosa di stupefacente come la musica e la matematica.
Questo era il mio progetto pi`
u caro.

Ma cosa mai `e luomo da poter


riuscire a realizzare i propri progetti!
Io mi cullavo anche con altri progetti: la vostra cara lettera li lascia
riaffiorare. Anche se alimentati, goccia dopo goccia, con il mio sangue, li
vedo ora tristemente librarsi dinanzi a me, come afflitte zanzare, su di
un muro scuro che la chiara luce dei
giorni felici che furono non illumina
pi`
u.
Quelle favole e quei racconti fantastici che gli antichi ci hanno lasciato, che pittori e scultori provano
a tradurre nelle loro forme con piacere smisurato ed indescrivibile, era
ci`o che mi sarebbe piaciuto svelare
come geroglifici di unarcana quanto
infinita sapienza della quale a volte
mi sembrava di cogliere il caldo respiro come dietro ad un velario.
Mi ricordo di quel progetto: sembrava alimentato da una sorta di forza che appariva al tempo stesso sensuale e spirituale: come un cervo inseguito cerca rifugio nellacqua, cos`
bramavo dimmergermi in quei cor-

und Dryaden, diesen Narcissus und


Proteus, Perseus und Act
aon: verschwinden wollte ich in ihnen, und
aus ihnen heraus mit Zungen reden. Ich wollte. Ich wollte noch vielerlei. Ich gedachte eine Sammlung
Apophthegmata anzulegen, wie
deren eine Julius Caesar verfat hat:
Sie erinnern die Erw
ahnung in einem
Brief des Cicero. Hier gedachte ich
die merkw
urdigsten Ausspr
uche nebeneinander zu setzen, welche mir im
Verkehr mit den gelehrten Mannern
und den geistreichen Frauen unserer Zeit, oder mit besonderen Leuten aus dem Volk, oder mit gebildeten und ausgezeichneten Personen
auf meinen Reisen zu sammeln gelungen w
are; damit wollte ich schone
Sentenzen und Reflexionen aus den
Werken der Alten und der Italiener vereinigen und was mir sonst
an geistigem Zierathen in B
uchern,
Handschriften oder Gespr
achen entgegentr
ate; ferner die Anordnung besonders sch
oner Feste und Aufz
uge,
merkw
urdige Verbrechen und Falle
von Raserei, die Beschreibung der
gr
oten und eigent
umlichsten Bauwerke in den Niederlanden, in Frankreich und Italien und noch vieles andere. Das ganze Werk aber sollte den
Titel Nosce te ipsum f
uhren.
Um mich kurz zu fassen: Mir
erschien damals in einer Art von
andauernder Trunkenheit das ganze Dasein als eine groe Einheit:
geistige und k
orperliche Welt schien mir keinen Gegensatz zu bilden, ebensowenig h
ofisches und tierisches Wesen, Kunst und Unkunst,
Einsamkeit und Gesellschaft; in allem f
uhlte ich Natur, in den Verirrungen des Wahnsinns ebensowohl
wie in den
auersten Verfeinerungen eines spanischen Zeremoniells; in
den T
olpelhaftigkeiten junger Bauern nicht minder als in den s
uesten
Allegorien; und in aller Natur f
uhlte
ich mich selber; wenn ich auf mei-

pi nudi e splendenti, in quelle Sirene, in quelle Driadi, in quei Narcisi e


Protei, in quei Persei ed Atteoni: in
ciascuno di essi riassorbirmi e pure
tramite ciascuno di essi esprimermi.
S`, lo volevo! E volevo ancora assai
di pi`
u. Andavo pensando di por mano ad una raccolta di Apophthegmata
sulla scia di quanto Giulio Cesare ci
ha lasciato: ricordate la citazione in
una lettera di Cicerone. Qui pensavo
di raccogliere i pi`
u straordinari detti
che mi fosse stato dato in sorte di cogliere nella frequentazione di sapienti
e di donne dingegno del nostro tempo, o con eccellenti uomini del popolo od ancora con persone di cultura ed illustri che avessi casualmente
incontrato nel corso dei miei viaggi;
e volevo ancora riunire bei motti e
pensieri tratti dalle opere degli antichi e degli italiani, insomma tutto
ci`o che, ovunque avessi catturato, da
libri, manoscritti, discorsi,. . . mi fosse apparso atto ad arricchire lo spirito; ed ancora il racconto dettagliato
di stupende feste e cortei, di crimini
nefandi come di casi di follia, la descrizione dei pi`
u imponenti ed austeri
palazzi dOlanda, Francia e Italia, e
tanto tanto altro ancora. . . Lintera
opera avrebbe dovuto avere come titolo Nosce te ipsum.
In poche parole mi accadeva allora, come in preda ad una sana ed
imperitura eccitazione, dintuire tutto ci`o che esiste, nel suo insieme, come una sola entit`a: il mondo spirituale e fisico non mi sembravano in
alcun modo contrapporsi, e cos` il
mondo gentile come quello animale,
allo stesso modo larte come qualsiasi altra manifestazione della natura,
la solitudine come la compagnia; in
ogni particolare scorgevo tracce della natura, nelle deviazioni della follia
come nellestreme ricercatezze di un
cerimoniale spagnolo, nelle goffaggini di giovani contadini come nelle pi`
u
soavi allegorie, ed in tutta la natu-

ner Jagdh
utte die sch
aumende laue
Milch in mich hineintrank, die ein
struppiger Mensch einer schonen
sanft
augigen Kuh aus dem strotzenden Euter in einen Holzeimer niedermolk, so war mir das nichts anderes, als wenn ich, in der dem Fenster
eingebauten Bank meines studio sitzend, aus einem Folianten s
ue und
sch
aumende Nahrung des Geistes in
mich sog. Das eine war wie das andere; keines gab dem andern weder
an traumhafter u
berirdischer Natur,
noch an leiblicher Gewalt nach, und
so gings fort durch die ganze Breite
des Lebens, rechter und linker Hand;
u
berall war ich mitten drinnen, wurde nie ein Scheinhaftes gewahr: Oder
es ahnte mir, alles w
are Gleichnis
und jede Kreatur ein Schl
ussel der
anderen, und ich f
uhlte mich wohl
den, der im Stande w
are, eine nach
der andern bei der Krone zu packen
und mit ihr so viele der andern aufzusperren, als sie aufsperren konnte.
Soweit erkl
art sich der Titel, den ich
jenem enzyklop
adischen Buch zu geben gedachte.
Es m
ochte dem, der solchen Gesinnungen zug
anglich ist, als der
wohlangelegte Plan einer g
ottlichen
Vorsehung erscheinen, da mein
Geist aus einer so aufgeschwollenen

Anmaung in dieses Auerste


von
Kleinmuth und Kraftlosigkeit zusammensinken mute, welches nun
die bleibende Verfassung meines
Inneren ist. Aber dergleichen religi
ose Auffassungen haben keine
Kraft u
oren zu den
ber mich; sie geh
Spinnennetzen, durch welche meine Gedanken durchschieen, hinaus
ins Leere, w
ahrend so viele ihrer
Gef
ahrten dort hangen bleiben und
zu einer Ruhe kommen. Mir haben
sich die Geheimnisse des Glaubens
zu einer erhabenen Allegorie verdichtet, die u
ber den Feldern mei-

ra ritrovavo me stesso: quando nel


mio capanno di caccia assaporavo da
un secchio di legno il latte tiepido
e schiumoso che un ruvido contadino aveva appena munto da una bella
mucca dai grandi occhi dolci, provavo allora una sensazione non minore di quella che mi possedeva quando sedendo alla panca incassata della finestra del mio studio, traevo da
uno scritto ardente nutrimento per
il mio spirito. Le emozioni si eguagliavano, luna non cedeva allaltra ne
nel suo sognante carattere soprannaturale, ne nellenergia vitale, e cos`
era per ogni manifestazione della vita, per tutto ci`o che essa abbraccia,
in tutto mi sentivo di eistere senza che mai mi sembrasse di non intendere rettamente. Oppure mi sembrava dintuire ovunque la medesima identit`a e che ogni creatura fosse
una chiave per unaltra: mi sentivo
dessere il predestinato ad afferrarle
una dopo laltra, e con questa di dissigellarne tante altre quante questa
ne potesse dischiudere. Ecco perche
intendevo cos` titolare quel libro enciclopedico.
A chi poi fosse incline ad un tal
modo dintendere il mondo, dovrebbe apparire come il sapiente piano
di una divina provvidenza che il mio
animo da una cos` tronfia presunzione dovesse precipitare in questi
estremi di disperazione ed impotenza che rappresentano la stato attuale dellanimo mio. Ma tali concezioni
religiose non fanno presa su di me:
esse sidentificano piuttosto con le tele di ragno attraverso cui i miei pensieri si librano nel vuoto, mentre altrettanti restano l` imprigionati e trovano la quiete. I misteri della fede si
sono risolti in me in una nobile allegoria che sta sulla distesa della mia
vita come un lucente arcobaleno, in
eterna lontananza, sempre pronto a
ritrarsi se mai volessi avvicinarmi o

nes Lebens steht wie ein leuchtender


Regenbogen, in einer stetigen Ferne, immer bereit, zur
uckzuweichen,
wenn ich mir einfallen liee, hinzueilen und mich in den Saum meines
Mantels h
ullen zu wollen.
Aber, mein verehrter Freund,
auch die irdischen Begriffe entziehen sich mir in der gleichen Weise. Wie soll ich es versuchen, Ihnen
diese seltsamen geistigen Qualen zu
schildern, dies Emporschnellen der
Fruchtzweige u
ber meinen ausgereckten H
anden, dies Zur
uckweichen
des murmelnden Wassers vor meinen
d
urstenden Lippen?
Mein Fall ist, in K
urze, dieser: Es
ist mir v
ollig die F
ahigkeit abhanden gekommen, u
ber irgend etwas
zusammenh
angend zu denken oder
zu sprechen.
Zuerst wurde es mir allmahlich
unm
oglich, ein h
oheres oder allgemeineres Thema zu besprechen und
dabei jene Worte in den Mund zu
nehmen, deren sich doch alle Menschen ohne Bedenken gel
aufig zu bedienen pflegen. Ich empfand ein unerkl
arliches Unbehagen, die Worte
Geist, Seeleoder K
orpernur
auszusprechen. Ich fand es innerlich
unm
oglich, u
ber die Angelegenheiten
des Hofes, die Vorkommnisse im Parlament oder was Sie sonst wollen, ein
Urtheil herauszubringen. Und dies
nicht etwa aus R
ucksichten irgendwelcher Art, denn Sie kennen meinen bis zur Leichtfertigkeit gehenden Freimut: sondern die abstrakten Worte, deren sich doch die Zunge naturgem
a bedienen mu, um
irgendwelches Urtheil an den Tag
zu geben, zerfielen mir im Munde
wie modrige Pilze. Es begegnete mir,
da ich meiner vierj
ahrigen Tochter Catarina Pompilia eine kindische L
uge, deren sie sich schuldig gemacht hatte, verweisen und sie auf
die Notwendigkeit, immer wahr zu
sein, hinf
uhren wollte, und dabei die

tentassi di avvolgermi in un lembo


del suo mantello.

Ma, carissimo amico, anche i


concetti terreni mi si sottraggono
allidentica maniera. Come tentare
di descrivervi questi straordinari tormenti spirituali, questo improvviso
ergersi verso lalto di rami pregni
di frutta che si sfuggono dinanzi alle mie mani protese, questo ritrarsi
dellacqua gorgogliante dinanzi alle
mie labbra assetate?
Il mio caso in breve `e questo: ho
smarrito del tutto la facolt`a di pensare e parlare con logica su qualsiasi
argomento.
In un primo tempo mi divenne gradualmente impossibile intrattenermi su argomenti tanto elevati quanto comuni, e quindi proferire
proprio quelle parole di cui gli uomini comunemente usano servirsi. Soltanto a pronunciare le parole spirito,
animo o corpo, avvertivo un inspiegabile turbamento. Mi riusciva impossibile nellintimo esprimere giudizi sui fatti della corte, sulle questioni
del parlamento, o su qualsiasi altro
argomento vogliate immaginare. E
questo non per una sorta di prudenza: vi `e nota la mia franchezza che si
perde con la leggerezza! Piuttosto le
astratte parole di cui la lingua naturalmente usa servirsi per portare una
qualsiasi idea alla luce del giorno, mi
si sfarinavano in bocca come funghi
marci. E cos` una volta, mentre rimproveravo la mia figlioletta di quattro anni, Katharina Pompilia, per
una bugia infantile di cui sera resa
responsabile, nellatto di richiamarla
alla necessit`a di essere sempre sinceri, mi accadde che le idee che ambivano a tramutarsi in parole, perdessero
allimprovviso la loro identit`a river-

mir im Munde zustr


omenden Begriffe pl
otzlich eine solche schillernde
F
arbung annahmen und so ineinander u
berflossen, da ich, den Satz,
so gut es ging, zu Ende haspelnd, so
wie wenn mir unwohl geworden ware
und auch tats
achlich bleich im Gesicht und mit einem heftigen Druck
auf der Stirn, das Kind allein lie,
die T
ur hinter mir zuschlug und mich
erst zu Pferde, auf der einsamen Hutweide einen guten Galopp nehmend,
wieder einigermaen herstellte.
Allm
ahlich aber breitete sich diese Anfechtung aus wie ein um sich
fressender Rost. Es wurden mir auch
im famili
aren und hausbackenen Gespr
ach alle die Urtheile, die leichthin und mit schlafwandelnder Sicherheit abgegeben zu werden pflegen, so bedenklich, da ich aufhoren
mute, an solchen Gespr
achen irgend teilzunehmen. Mit einem unerkl
arlichen Zorn, den ich nur mit
M
uhe notd
urftig verbarg, erf
ullte es
mich, dergleichen zu h
oren wie: diese Sache ist f
ur den oder jenen gut
oder schlecht ausgegangen; Sheriff N.
ist ein b
oser, Prediger T. ein guter
Mensch; P
achter M. ist zu bedauern,
seine S
ohne sind Verschwender; ein
anderer ist zu beneiden, weil seine
T
ochter haush
alterisch sind; eine Familie kommt in die H
ohe, eine andere
ist am Hinabsinken. Dies alles erschien mir so unbeweisbar, so l
ugenhaft,
so l
ocherig wie nur m
oglich. Mein
Geist zwang mich, alle Dinge, die
in einem solchen Gespr
ach vorkamen, in einer unheimlichen Nahe zu
sehen: so wie ich einmal in einem
Verg
oerungsglas ein St
uck von der
Haut meines kleinen Fingers gesehen
hatte, das einem Brachfeld mit Furchen und H
ohlen glich, so ging es mir
nun mit den Menschen und Handlungen. Es gelang mir nicht mehr,
sie mit dem vereinfachenden Blick
der Gewohnheit zu erfassen. Es zerfiel mir alles in Teile, die Teile wieder

sandosi luna sullaltra, cos` che io,


terminata la frase come meglio potei, come fossi in preda ad un malessere improvviso, straordinariamente
pallido in volto e con un forte senso
di oppressione alla fronte, lasciai la
bambina sola richiudendo luscio alle
mie spalle, e montato a cavallo, solo
dopo qualche tempo che galoppavo
nella prateria solitaria, cominciai a
riprendermi un poco.

Ed una tale infezione and`o dilatandosi nel tempo come ruggine


che tutto macera allintorno. Persino nel discorrere domestico e familiare, lesprimere un qualsiasi parere
di quelli che si offrono leggermente
e con non curata sicurezza, divenne
per me cos` problematico che dovetti
cessare di partecipare a queste conversazioni. Provavo unindescrivibile
irritazione che solo a fatica riuscivo a dissimulare nellascoltare frasi
del genere: la tal cosa `e per il tale
o per il talaltro andata bene o male; il predicatore T. `e un bravuomo;
Il fittavolo M. `e da compatire perche
ha dei figli scialacquatori ; un altro `e
da invidiare perche le sue figlie sono parsimoniose; una famiglia sale
ed unaltra declina,. . . . Tutto ci`o mi
appariva indimostrabile, falso, vuoto, sino al parossismo. Per di pi`
u il
mio spirito minduceva a vedere vicina in modo inquietante qualsiasi cosa fosse attinente a tali discorsi: cos`
come una volta un lembo di pelle
del mio dito mignolo, osservato attraverso una lente di ingrandimento, mi era apparso come un territorio
cosparso di profondi solchi e voragini, cos` mi accadeva ora con gli uomini e con le loro azioni. Non riuscivo
pi`
u a coglierli nello sguardo semplificato dellabitudine. Ogni cosa mi si
sfaldava incoerentemente in pi`
u parti, e queste ancora in ulteriori parti,
e nulla si lasciava pi`
u ricondurre ad

in Teile und nichts mehr lie sich mit


einem Begriff umspannen. Die einzelnen Worte schwammen um mich; sie
gerannen zu Augen die mich anstarrten und in die ich wieder hineinstarren mu: Wirbel sind sie, in die hinabzusehen mich schwindelt, die sich
unaufhaltsam drehen und durch die
hindurch man ins Leere kommt.
Ich machte einen Versuch, mich
aus diesem Zustand in die geistige Welt der Alten hin
uberzuretten.
Platon vermied ich, denn mir graute
vor der Gef
ahrlichkeit seines bildlichen Fluges. Am meisten gedachte
ich mich an Seneca und Cicero zu
halten. An dieser Harmonie begrenzter und geordneter Begriffe hoffte ich
zu gesunden. Aber ich konnte nicht
zu ihnen hin
uber. Diese Begriffe, ich
verstand sie wohl: ich sah ihr wundervolles Verh
altnisspiel vor mir aufsteigen wie herrliche Wasserk
unste,
die mit goldenen B
allen spielen. Ich
konnte sie umschweben und sehen
wie sie zueinander spielten; aber sie
hatten es nur miteinander zu tun
und das Tiefste, das pers
onliche meines Denkens blieb von ihrem Reigen
ausgeschlossen. Es u
berkam mich
unter ihnen das Gef
uhl furchtbarer
Einsamkeit; mir war zumuth wie einem, der in einem Garten mit lauter augenlosen Statuen eingesperrt
w
are; ich fl
uchtete wieder ins Freie.
Seither f
uhre ich ein Dasein, das
Sie, f
urchte ich, kaum begreifen
k
onnen, so geistlos, ja gedankenlos
fliet es dahin; ein Dasein, das sich
freilich von dem meiner Nachbarn,
meiner Verwandten und der meisten landbesitzenden Edelleute dieses K
onigreiches kaum unterscheidet,
und das nicht ganz ohne freudige und
belebende Augenblicke ist. Es wird
mir nicht leicht, Ihnen anzudeuten,
worin diese guten Augenblicke bestehen; die Worte lassen mich wiederum
im Stich. Denn es ist ja etwas vollig
Unbenanntes, und auch wohl kaum

un unico concetto. Singole parole giravano rapide attorno a me, si mutavano in occhi che mi fissavano ed
in cui io a mia volta dovevo concentrarmi: erano vortici in un perenne
turbinare che a fissarli nel profondo
si `e presi da un senso di capogiro ed
al di l`a dei quali si `e nel vuoto.
Tentai di uscire da questa condizione volgendomi allantica spiritualit`a. Evitai Platone. Mi allontanava
da lui la pericolosit`a dei suoi voli
ideali, e pensai cos` di rivolgermi a
Seneca e Cicerone, a quella ben definita armonia, a quei concetti ben ordinati che confidavo potessero guarirmi, ma non mi riusc` di penetrare
quella realt`a. Quei concetti li capivo
bene, vedevo lo straordinario gioco
di intrecci sorgere dinanzi a me come superbi giochi dacqua che scherzavano con globi dorati. Potevo girare loro intorno e vedere come giocassero lun laltro, ma, e questo `e
il punto, giocavano solo tra di loro,
e la parte pi`
u profonda, pi`
u intima
dei miei pensieri restava esclusa da
quella ridda. Sotto il loro influsso mi
assal` un senso di profonda solitudine: la mia condizione era quella di
chi si fosse trovato improvvisamente
catapultato in un giardino affollato
di statue senza occhi. E di nuovo mi
diressi verso lo spazio libero. . .
Da allora in poi condussi unesistenza
che voi, temo, a malapena potrete
comprendere tanto essa si conduce
priva di sana spirituale creativit`a,
unesistenza che indubbiamente si
discosta appena da quella dei miei
vicini, dei miei parenti e della maggior parte degli aristocratici proprietari terrieri del nostro regno, ma che
comunque non `e del tutto aliena da
istanti lieti e sereni. Non `e facile spiegare in cosa consistano esattamente
tali beati momenti: ancora una volta le parole mi abbandonano. Infatti
`e qualcosa di completamente inde-

Benennbares, das in solchen Augenblicken, irgendeine Erscheinung meiner allt


aglichen Umgebung mit einer
u
berschwellenden
Flut h
oheren Le
ben wie ein Gef
a erf
ullend, mir sich
ank
undet.
Ich kann nicht erwarten, da Sie
mich ohne Beispiel verstehen, und
ich mu Sie um Nachsicht f
ur die
Kl
aglichkeit meiner Beispiele bitten. Eine Giekanne, eine auf dem
Feld verlassene Egge, ein Hund in
der Sonne, ein
armlicher Kirchhof,
ein Kr
uppel, ein kleines Bauernhaus, alles dies kann das Gef
a meiner Offenbarung werden. Jeder dieser Gegenst
ande und die tausend
anderen
ahnlichen, u
ber die sonst
ein Auge mit selbstverst
andlicher
Gleichg
ultigkeit hinweggleitet, kann
f
ur mich pl
otzlich in irgendeinem
Moment, den herbeizuf
uhren auf keine Weise in meiner Gewalt steht, ein
erhabenes und r
uhrendes Geprage
annehmen, das auszudr
ucken mir alle Worte zu arm scheinen. Ja, es kann
auch die bestimmte Vorstellung eines
abwesenden Gegenstandes sein, der
die unbegreifliche Auserw
ahlung zu
Theil wird, mit jener sanft oder jah
steigenden Flut g
ottlichen Gef
uhles
bis an den Rand gef
ullt zu werden.
So hatte ich unl
angst den Auftrag
gegeben, den Ratten in den Milchkellern eines meiner Meierh
ofe ausgiebig Gift zu streuen. Ich ritt gegen
Abend aus und dachte, wie Sie vermuten k
onnen, nicht weiter an diese
Sache. Da, wie ich im tiefen aufgeworfenen Ackerboden Schritt reite,
nichts Schlimmeres in meiner Nahe
als eine aufgescheuchte Wachtelbrut
und in der Ferne u
ber den welligen
Feldern die groe sinkende Sonne,
tut sich mir im Innern pl
otzlich dieser Keller auf, erf
ullt mit dem Todeskampf dieses Volks von Ratten.

finito ed a mala pena individuabile


quello che in alcuni momenti mi si
prospetta quale una qualsiasi manifestazione del mio vivere quotidiano,
saturandolo di un incontinente flusso di vita pi`
u alta, come se si stesse
colmando un vaso.
Non posso attendermi che mi
comprendiate senza degli esempi, e
devo pregare la vostra benevolenza
che mostri indulgenza per la miseria
di questi. Un innaffiatoio, un erpice
abbandonato in un campo, un cane
disteso al Sole, un cimitero desolato, uno storpio, una modesta casa di
contadini,. . . tutto ci`o pu`o divenire
la tragica fonte del mio turbamento.
Ecco, ciascuna di queste cose, e altre
migliaia consimili su cui lo sguardo
suole scorrere con ordinaria indifferenza, pu`o per me allimprovviso, ed
in un qualsiasi momento che sfugge
del tutto al mio dominio, assumere
una connotazione cos` nobile e fervida e toccante che nessuna parola mi
pare adatta a renderla. Ebbene s`,
anche la puntuale evocazione di una
cosa assente pu`o essere quella destinata alla misteriosa sorte di colmarsi sino allorlo di quella dolce quanto traboccante energia di sentimento
divino.
Non molto tempo fa avevo impartito disposizioni di spargere in abbondanza veleno per topi nelle lattiere di una delle mie fattorie. Verso sera me ne uscii a cavallo e, come potete supporre, non pensavo pi`
u
alla cosa. Cos`, mentre me ne andavo per i campi dai profondi solchi rivolti, quando nulla di pi`
u tetro sagitava dintorno a me di una
nidiata di quaglie che salzava in volo, mentre in lontananza il gran disco
morente del Sole si cullava sui campi
ondeggianti, allimprovviso, in quella cantina, risuon`o dentro di me la
lotta di quel popolo di topi contro la
morte.

10

Alles war in mir: die mit dem


s
ulich scharfen Geruch des Giftes angef
ullte k
uhl-dumpfe Kellerluft und das Gellen der Todesschreie,
die sich an modrigen Mauern brachen; diese ineinander geknaulten
Kr
ampfe der Ohnmacht, durcheinander hinjagenden Verzweiflungen; das
wahnwitzige Suchen der Ausgange;
der kalte Blick der Wut, wenn zwei
einander an der verstopften Ritze
begegnen. Aber was versuche ich
wiederum Worte, die ich verschworen habe! Sie entsinnen sich, mein
Freund, der wundervollen Schilderung von den Stunden, die der
Zerst
orung von Alba Longa vorhergehen, aus dem Livius? Wie sie
die Straen durchirren, die sie nicht
mehr sehen sollen. . . wie sie von den
Steinen des Bodens Abschied nehmen. . . Ich sage Ihnen, mein Freund,
dieses trug ich in mir und das brennende Karthago zugleich; aber es
war mehr, es war g
ottlicher, tierischer; und es war Gegenwart, die
vollste erhabenste Gegenwart.
Da war eine Mutter, die ihre sterbenden Jungen um sich zucken hatte und nicht auf die Verendenden,
nicht auf die unerbittlichen steinernen Mauern, sondern in die leere
Luft, oder durch die Luft ins Unendliche hin Blicke schickte, und diese Blicke mit einem Knirschen begleitete! - wenn ein dienender Sklave
voll ohnm
achtigen Schauders in der
N
ahe der erstarrenden Niobe stand,
der mu das durchgemacht haben,
was ich durchmachte, als in mir die
Seele dieses Tieres gegen das ungeheure Verh
angnis die Z
ahne bleckte.
Vergeben Sie mir diese Schilderung, aber denken Sie nicht, da es
Mitleid war, was mich erf
ullte. Das
d
urfen Sie ja nicht denken, sonst
h
atte ich mein Beispiel ungeschickt
gew
ahlt. Es war viel mehr und viel
weniger als Mitleid: ein ungeheures

Cera tutto in me: laria forte della cantina pregna dellodore acuto
e pungente del veleno, lecheggiare
sulle mura delle grida di morte che
sinfrangevano sulle pareti ammuffite, i convulsi spasimi dellimpotenza,
di disperazione che sincalzavano
confusamente, la tragica ricerca di
una via di fuga, il freddo sguardo di
non rassegnata rabbia di due esseri che sincontravano dinanzi ad una
fessura sbarrata. Ma perche vado ancora in cerca di quelle parole che ho
ripudiato? Ricordate, amico mio, la
tragica descrizione in Tito Livio delle
ore che precedettero la distruzione di
Alba Longa? Di quellerrabondo vagare della gente per le strade che non
si sarebbero pi`
u riviste,. . . , di quel
mesto prender congedo dalle pietre
del selciato. . . ? Vi dico, amico mio,
che queste sensazioni, unitamente a
quelle del rogo di Cartagine, erano
quelle presenti in me. Ma cera anche qualcosa di pi`
u, qualcosa di pi`
u
divino e pi`
u animalesco; e cera il
presente, il pi`
u concreto e sublime
presente!
Una madre aveva stretto a se i
propri piccoli che morivano, ma non
a loro, non alle inesorabili prigioniere mura di pietra volgeva lo sguardo, bens` nellaria deserta, o attraverso laria, nellinfinito, e accompagnava lo sguardo con stridio di denti.
Un servizievole schiavo rapito da impotente orrore dinanzi a Niobe impietrita deve aver provato le medesime tragiche emozioni che io provavo al sentire denro di me lanima di
quellanimale che digrignava i denti
al tragico destino.
Perdonate questa descrizione, e
non crediate che ci fosse della piet`a
nei miei sentimenti di allora. Questo non dovete affatto pensarlo, altrimenti significherebbe che avrei scelto il mio esempio con molta imperizia. Cera assai di pi`
u ed assai di

11

Anteilnehmen, ein Hin


uberflieen in
jene Gesch
opfe oder ein F
uhlen, da
ein Fluidum des Lebens und Todes,
des Traumes und Wachens f
ur einen
Augenblick in sie hin
ubergeflossen
ist - von woher? Denn was hatte es
mit Mitleid zu tun, was mit begreiflicher menschlicher Gedankenverkn
upfung, wenn ich an einem anderen Abend unter einem Nubaum eine halbvolle Giekanne finde, die ein
G
artnerbursche dort vergessen hat,
und wenn mich diese Giekanne und
das Wasser in ihr, das vom Schatten des Baumes finster ist, und ein
Schwimmk
afer, der auf dem Spiegel
dieses Wassers von einem dunklen
Ufer zum andern rudert, wenn diese
Zusammensetzung von Nichtigkeiten
mich mit einer solchen Gegenwart
des Unendlichen durchschauert, von
den Wurzeln der Haare bis ins Mark
der Fersen mich durchschauert, da
ich in Worte ausbrechen m
ochte, von
denen ich wei, f
ande ich sie, so
w
urden sie jene Cherubim, an die
ich nicht glaube, niederzwingen, und
da ich dann von jener Stelle schweigend mich wegkehre, und nun nach
Wochen, wenn ich dieses Nubaums
ansichtig werde, mit scheuem seitlichen Blick daran vor
ubergehe, weil
ich das Nachgef
uhl des Wundervollen, das dort um den Stamm weht,
nicht verscheuchen will, nicht vertreiben die mehr als irdischen Schauer, die um das Buschwerk in jener
N
ahe immer noch nachwogen.

In diesen Augenblicken wird eine nichtige Kreatur, ein Hund, eine


Ratte, ein K
afer, ein verkr
ummter
Apfelbaum, ein sich u
ugel
ber den H
schl
angelnder Karrenweg, ein moosbewachsener Stein mir mehr als die
sch
onste hingebendste Geliebte der
gl
ucklichsten Nacht mir je gewesen
ist. Diese stummen und manchmal
unbelebten Kreaturen heben sich mir

meno che la semplice piet`a: un tragico sentire, un immedesimarsi totale in quelle creature, oppure un avvertire che una specie di fluido di vita e morte, di sogno e di veglia per
un brevissimo istante si fosse trasfuso, e da dove?, in esse. Perche, quale attinenza avrebbe con la compassione, quale con lumana, comprensibile associazione di idee, la circostanza che, unaltra volta, una sera, trovando sotto un noce un innaffiatoio ripieno a met`a col`a dimenticato da un giardiniere, ed osservando quellinnaffiatoio e lacqua in esso resa fosca dallombra dellalbero,
ed ancora un insetto che vagava sullo
specchio dellacqua da un bordo scuro allaltra, mi sia accaduto alla fine che tutto questinsieme di nullit`a, come per una qualche presenza dinfinito, mi abbia attraversato
come un fremito, facendomi rabbrividire dalla radice dei capelli su su
sino al midollo, al punto che me ne
dovrei uscire con parole tali, se le
trovassi, che dovrebbero essere capaci dinvocare quei Cherubini in cui
non credo, e che poi, essendomi allontanato quieto quieto da quel posto, dopo settimane, trovandomi di
nuovo al cospetto di quel noce, sia
ancora dubbioso se rivolgergli un fugace commosso sguardo non volendo allontanare la sensazione di meraviglioso che l`a intorno ancora sentivo spirare, ne volendo tantomeno
disperdere quelle presenze assai pi`
u
che terrene che si cullavano lievi l`a
sui cespugli vicini?
In tali momenti, una qualsiasi cosa del creato a malapena significante
in se, come un cane, un topo, un insetto, un melo atrofizzatosi, una strada per carri che sinerpichi su per la
collina, una pietra soffocata dal muschio, pu`o divenire per me assai pi`
u
seducente della pi`
u bella e generosa amante nella pi`
u spensierata delle notti. Tali silenti, e talvolta ina-

12

mit einer solchen F


ulle, einer solchen
Gegenwart der Liebe entgegen, da
mein begl
ucktes Auge auch ringsum
auf keinen toten Fleck zu fallen vermag. Es erscheint mir alles, was es
gibt, alles, dessen ich mich entsinne, alles, was meine verworrensten
Gedanken ber
uhren, etwas zu sein.
Auch die eigene Schwere, die sonstige Dumpfheit meines Hirnes erscheint mir als etwas; ich f
uhle ein
entz
uckendes, schlechthin unendliches Widerspiel in mir und um mich,
und es gibt unter den gegeneinander
spielenden Materien keine, in die ich
nicht hin
uberzuflieen verm
ochte.

Es ist mir dann, als best


unde
meine K
orper aus lauter Chiffern,
die mir alles aufschlieen. Oder als
k
onnten wir in ein neues, ahnungsvolles Verh
altnis zum ganzen Dasein
treten, wenn wir anfingen, mit dem
Herzen zu denken. F
allt aber diese sonderbare Bezauberung von mir
ab, so wei ich nichts dar
uber auszusagen; ich k
onnte dann ebensowenig in vern
unftigen Worten darstellen, worin diese mich und die ganze Welt durchwebende Harmonie bestanden und wie sie sich mir f
uhlbar
gemacht habe, als ich ein Genaueres
u
ber die inneren Bewegungen meiner
Eingeweide oder die Stauungen meines Blutes anzugeben verm
ochte.
Von diesen sonderbaren Zufallen
abgesehen, von denen ich u
brigens
kaum wei, ob ich sie dem Geist
oder dem K
orper zurechnen soll, lebe ich ein Leben von kaum glaublicher innerer Leere und habe M
uhe,
die Starre meines Innern vor meiner Frau und vor meinen Leuten
die Gleichg
ultigkeit zu verbergen,
welche mir die Angelegenheiten des
Besitzes einfl
oen. Die gute und
strenge Erziehung, welche ich meinem seligen Vater verdanke, und die

nimate creature, si ergono a me con


una tale pienezza, una tale presenza
damore, che il mio sguardo sereno
non individua attorno a se una qualsiasi traccia di morte. Mi sembra allora che tutto, tutto ci`o che esiste,
tutto ci`o di cui mi rammento e che
i miei pi`
u confusi pensieri accarezzano, sia un qualcosa che esista. Ed
allora anche quella certa pesantezza,
quella strana ottusit`a del mio cervello, si prospetta come un qualcosa: in
me, attorno a me, avverto un seducente e semplicemente infinito gioco
delle parti. In tale armoniosa corrispondenza non rinvengo un solo elemento nel quale sia impedito a trasfondermi.
E quasi per magia mi si svela allora come il mio corpo si scomponga in chiare cifre che si mostrano la
chiave di ogni cosa, o che potremmo
entrare in un nuovo toccante rapporto con tutto ci`o che comunque pulsa,
solo che principiassimo a pensare con
il cuore. Ma come questo straordinario incantesimo si separa da me, ecco allora che non sono pi`
u capace di
descriverlo, ne potrei mai esprimere
con parole coerenti in cosa sia realmente consistita questa straordinaria
armonia che permea me ed il mondo
intero e come mi si sia manifestata,
allo stesso modo di come io non potrei con sufficienza descrivere i moti
del mio intestino o i flussi del mio
sangue.
Tralasciando queste singolari evenienze di cui a mala pena riesco a
comprendere se siano da ascrivere allo spirito o al corpo, trascorro una
vita incredibilmente priva di senso,
e solo con notevole sacrificio riesco a
mascherare lapatia del mio animo a
mia moglie e lindifferenza che provo per i problemi della propriet`a alle
mie genti. Soltanto la severa e robusta educazione di cui debbo ringraziare il mio povero padre, e la precoce abitudine a non lasciar trascor-

13

fr
uhzeitige Gew
ohnung, keine Stunde des Tages unausgef
ullt zu lassen,
sind es, scheint mir, allein, welche
meinem Leben nach auen hin einen
gen
ugenden Halt und den meinem
Stande und meiner Person angemessenen Anschein bewahren.
Ich baue einen Fl
ugel meines
Hauses um und bringe es zustande,
mich mit dem Architekten hie und
da u
ber die Fortschritte seiner Arbeit zu unterhalten; ich bewirtschafte meine G
uter, und meine Pachter
und Beamten werden mich wohl etwas wortkarger, aber nicht ung
utiger
als fr
uher finden. Keiner von ihnen,
der mit abgezogener M
utze vor seiner Haust
ur steht, wenn ich abends
vor
uberreite, wird eine Ahnung haben, da mein Blick, den er respektvoll aufzufangen gewohnt ist, mit
stiller Sehnsucht u
ber die morschen
Bretter hinstreicht, unter denen er
nach Regenw
urmern zum Angeln zu
suchen pflegt, durchs enge vergitterte Fenster in die dumpfe Stube
taucht, wo in der Ecke das niedrige
Bett mit bunten Laken immer auf
einen zu warten scheint, der sterben will, oder auf einen, der geboren werden soll; da mein Auge lange an den h
alichen jungen Hunden
h
angt oder an der Katze, die geschmeidig zwischen Blumenscherben
durchkriecht, und da es unter allen den
armlichen und plumpen Gegenst
anden einer b
aurischen Lebensweise nach jenem einen sucht, dessen unscheinbare Form, dessen von
niemand beachtetes Daliegen oder
-lehnen, dessen stumme Wesenheit
zur Quelle jenes r
atselhaften, wortlosen, schrankenlosen Entz
uckens werden kann. Denn mein unbenanntes
seliges Gef
uhl wird eher aus einem
fernen einsamen Hirtenfeuer mir hervorbrechen als aus dem Anblick des
gestirnten Himmels; eher aus dem
Zirpen einer letzten, dem Tode nahen Grille, wenn schon der Herbst-

rere infruttuosamente alcuna ora del


giorno, sono ormai gli unici fondamenti che, mi sembra, conservino alla mia vita un sufficiente appoggio,
ed al mio rango ed alla mia persona ladeguato e giusto decoro che ad
essa spetta.
Io sto ricostruendo unala della
mia casa e mintrattengo talvolta con
larchitetto sui progressi del lavoro,
amministro i miei benni,. . . I miei
fittavoli ed i miei dipendenti mi troveranno forse pi`
u silenzioso di prima,
ma non meno benevolo nei loro confronti. Nessuno di quelli che sta dinanzi alla porta di casa con il berretto in mano quando la sera passo
a cavallo dinanzi a loro, potr`a mai
avere il minimo presentimento che il
mio sguardo, che essi sono abituati ad incontrare rispettosamente, si
perde, in un tacito desiderio, sopra
le travi marce delle loro case, sotto
le quali essi di solito cercano i vermi
da pesca per i loro ami, attraversa
la stretta finestra ad inferriata, giunge sino alla loro camera spenta dove
nellangolo un misero letto ricoperto di stracci di vari e smorti colori
sembra eternamente in attesa di un
qualcuno che debba morire o di un
qualcun altro che sia in procinto di
venire al mondo; che il mio occhio si
sofferma su di uno sgraziato cucciolo di cane o su di un gatto che flessuoso si aggira fra i vasi dei fiori, e
che fra tutti i poveri e goffi oggetti di un vivere contadino cerca solo
quelli il cui inavvertito e tacito uso
quotidiano, la cui indefinita forma, la
cui tacita esistenza pu`o condurre alla
sorgente di quella misteriosa, silente,
sconfinata esaltazione. Perche la mia
felice ed ineffabile commozione pu`o
destarsi in me meglio da un lontano
e solitario fuoco di pastori piuttosto
che dallosservazione del cielo stellato, meglio dallo stridio dellultimo
grillo prossimo alla morte quando gi`a
il vento autunnale sospinge le nuvole

14

wind winterliche Wolken u


ber die
o
den
Felder
hintreibt,
als
aus dem

majest
atischen Dr
ohnen der Orgel.
Und ich vergleiche mich manchmal in Gedanken mit jenem Crassus, dem Redner, von dem berichtet wird, da er eine zahme Murane,
einen dumpfen, rot
augigen, stummen Fisch seines Zierteiches, so u
ber
alle Maen lieb gewann, da es zum
Stadtgespr
ach wurde; und als ihm
einmal im Senat Domitius vorwarf,
er habe u
ber den Tod dieses Fisches
Tr
anen vergossen, und ihn dadurch
als einen halben Narren hinstellen
wollte, gab ihm Crassus zur Antwort:
So habe ich beim Tod meines Fisches getan, was Ihr weder bei Eurer
ersten noch Eurer zweiten Frau Tod
getan habt.
Ich wei nicht wie oft mir dieser Crassus mit seiner Mur
ane als
ein Spiegelbild meiner Selbst, u
ber
den Abgrund der Jahrhunderte hergeworfen, in den Sinn kommt. Nicht
aber wegen dieser Antwort, die er
dem Domitius gab. Die Antwort
brachte die Lacher auf seine Seite, so
da die Sache in einen Witz aufgelost
war. Mir aber geht die Sache nahe,
die Sache, welche dieselbe geblieben
w
are, auch wenn Domitius um seine
Frauen blutige Tr
anen des aufrichtigsten Schmerzes geweint h
atte. Dann
st
unde ihm noch immer Crassus gegen
uber, mit seinen Tr
anen um die
Mur
ane. Und u
ber diese Figur, deren
L
acherlichkeit und Ver
achtlichkeit
mitten in einem die erhabensten Dinge beratenden, weltbeherrschenden
Senat so ganz ins Auge springt, u
ber
diese Figur zwingt mich ein unnennbares Etwas, in einer Weise zu denken, die mir vollkommen t
oricht erscheint, im Augenblick, wo ich versuche, sie in Worten auszudr
ucken.
Das Bild dieses Crassus ist zuweilen nachts in meinem Hirn, wie ein
eingeschlagener Nagel, um den herum alles schw
art, pulst und kocht.

invernali sui campi deserti, anziche


dalla maest`a tonante dellorgano.
E talvolta nei miei pensieri mi vien fatto di paragonarmi a quel Crasso, loratore, di cui si narra che prese
ad amare una murena addomesticata, uno stupido pesce muto dagli occhi rossi del suo laghetto, cos` fuor
dogni misura da divenire lo zimbello della citt`a; proprio quel Crasso che
allorche Domizio lo riprese una volta in Senato per aver versato lacrime
sulla morte di questo pesce, volendolo far passare per uno mezzo matto,
rispose a questi: Cos` si potr`
a dire
che per la morte del mio pesce io ho
fatto quanto tu non hai mai fatto per
la morte ne della prima ne della tua
seconda moglie.
Io non so quanto spesso questo
Crasso con la sua murena mi torni in
mente come limmagine riflessa di me
stesso evocata dallabisso dei secoli.
Ma non per via della risposta offerta
a Domizio; la risposta in se gli merit`o la considerazione di chi prima lo
derideva, e cos` la cosa si consum`o in
una battuta. Ci`o che ancora mi colpisce `e il fatto in se, il fatto che sarebbe rimasto lo stesso anche se Domizio avesse versato per le sue mogli
lacrime di sangue del pi`
u sincero dolore. Perche questo Crasso gli sarebbe sempre dinanzi con le sue lacrime
e con le sue murene. Ma intorno a
questa figura, di cui il ridicolo e la vacuit`a si esaltano in un senato strapotente e ben impegnato con questioni
pi`
u rilevanti, intorno a questa figura
un qualcosa dinindividuabile spinge
il mio pensiero in una tale maniera
che mi appare del tutto priva di logica nellistante che provo ad esprimerla con parole.
Il fantasma di questo Crasso si
presenta talvolta la notte nel mio
cervello, come una scheggia attorno alla quale tutto suppura, pul-

15

Es ist mir dann, als geriete ich selber


in G
arung, w
urfe Blasen auf, wallte und funkelte. Und das Ganze ist
eine Art fieberisches Denken, aber
Denken in einem Material, das unmittelbarer, fl
ussiger, gl
uhender ist
als Worte. Es sind gleichfalls Wirbel,
aber solche, die nicht wie die Worte
der Sprache ins Bodenlose zu f
uhren
scheinen, sondern irgendwie in mich
selber, und in den tiefsten Scho des
Friedens.
Ich habe Sie, mein verehrter
Freund, mit dieser ausgebreiteten
Schilderung eines unerkl
arlichen Zustandes, der gew
ohnlich in mir
verschlossen bleibt, u
uhr
ber Geb
bel
astigt.
Sie waren so g
utig, Ihre Unzufriedenheit dar
uber zu
auern, da kein
von mir verfates Buch mehr zu Ihnen kommt, Sie f
ur das Entbehren
meines Umgangs zu entsch
adigen.
Ich f
uhlte in diesem Augenblick mit
einer Bestimmtheit, die nicht ganz
ohne ein schmerzliches Beigef
uhl
war, da ich auch im kommenden
und im folgenden und in allen Jahren
dieses meines Lebens kein englisches
und kein lateinisches Buch schreiben werde: und dies aus dem einen
Grund, dessen mir peinliche Seltsamkeit mit ungeblendetem Blick dem
vor Ihnen harmonisch ausgebreiteten Reiche der geistigen und leiblichen Erscheinungen an seiner Stelle
einzuordnen ich Ihrer unendlichen

geistigen Uberlegenheit
u
berlasse:
n
amlich weil die Sprache, in welcher nicht nur zu schreiben, sondern auch zu denken mir vielleicht
gegeben w
are, weder die lateinische
noch die englische, noch die italienische oder spanische ist, sondern eine Sprache, in welcher die stummen
Dinge zuweilen zu mir sprechen, und
in welcher ich vielleicht einst im Grabe vor einem unbekannten Richter

sa e ribolle: `e come se il mio essere sagitasse, come se il mio corpo


partorisse vesciche, vampe e turgori. Tutto `e una sorta di tumultuoso pensare, un pensare in un elemento pi`
u incomunicabile, pi`
u fluido, pi`
u ardente delle parole, come se
si trattasse di vortici che a differenza di quelli della lingua, non sembrano condurre nel vuoto, ma piuttosto,
in qualche arcano modo, mi riconducono in me, nel pi`
u ascoso luogo di
pace.
Stimatissimo amico, vi ho troppo
annoiato, ed al di l`a di ogni convenienza, con queste prolisse descrizioni
di un incomprensibile stato danimo
che generalmente tengo soltanto per
me.
Siete stato oltremodo generoso ad
esprimere il vostro rammarico per la
circostanza che non vi pervenga pi`
u
alcun libro scritto da me ad alleviarvi
dellassenza della mia compagnia. In
quellistante per`o ho avuto la netta
sensazione, non disgiunta da un sentimento doloroso, che negli anni venturi, in quelli seguenti,. . . insomma
per tutto il periodo restante di questa mia vita non avrei pi`
u scritto un
solo libro, ne in inglese, ne in latino; e questo per il semplice motivo
la cui per me angosciante singolarit`a
rimetto alla vostra sconfinata superiorit`a spiritualite di collocare, con
sereno sguardo, al proprio posto nel
regno dei fenomeni spirituali e materiali che a voi si dispiega con tacita
armonia. Infatti la lingua in cui forse
mi potrebbe essere concesso non solo di scrivere, ma anche di pensare,
mi sembra essere non la latina, non
linglese, non litaliana e neppure la
spagnola, quanto piuttosto una lingua delle cui parole neanche una mi
`e ancora nota, una lingua in cui le
cose mi si manifestano, e nella quale forse un giorno mi trover`o a rispondere nella tomba dinanzi ad un

16

mich verantworten werde.


Ich wollte, es w
are mir gegeben,
in die letzten Worte dieses voraussichtlich letzten Briefes, den ich an
Francis Bacon schreibe, alle die Liebe und Dankbarkeit, alle die ungemessene Bewunderung zusammenzupressen, die ich f
ur den groten
Wohlt
ater meines Geistes, f
ur den ersten Engl
ander meiner Zeit im Herzen hege und darin hegen werde, bis
der Tod es bersten macht.

giudice sconosciuto.
Vorrei mi fosse concesso, nelle ultime parole di questa lettera, probabilmente lultima che scrivo a Francesco Bacone, manifestare il pieno amore, la piena riconoscenza, la
sconfinata ammirazione che nutro
per il pi`
u grande beneffatore del mio
spirito e per il primo degli inglesi della mia epoca, e che sempre serbo e
serber`o nel mio cuore finche la morte
non me lo consumi.

A.D. 1603, diesen 22.August.

Questi 22 di Agosto dellA. D.


1603

Phi. Chandos

Avverto lesigenza di sottolineare come questa traduzione sia tributaria allopera di


Marga Vidusso Feriani che pubblic`
o per la Rizzoli, negli anni settanta, la traduzione
della Lettera, la cui versione, da me assimilata ed assorbita negli anni, `e stata un
costante punto di riferimento: per questo in alcuni punti essa chiaramente riecheggia
quella versione ed in altri punti non ha saputo trovare nulla di meglio che ripetere
quelle parole.
La traduzione `e stata condotta sul testo offerto dalla Fischer Verlag, 2002.

17

Brevi note sulla Lettera di


Hofmannsthal
Ein Brief, titolo originario della Lettera di Lord Chandos fu pubblicata sul Der
Tag di Berlino nellottobre del 1902, quando lAutore aveva 26 anni!
` sin troppo evidente che la lettera non `e diretta ad alcuno; Hofmannsthal sceglie
E
soltanto, in questo caso in cui deve rivelare al lettore confessioni intime, una forma di espressione diversa dal racconto e dalla poesia, una forma partecipitiva pi`
u
intensa perche pur non confidando nel Francesco Bacone di turno che legge, finge
nellillusione letteraria della creazione epistolare di credere fortemente nellintensit`
a
dellumana comprensione del proprio stato danimo, della propria condizione infelice.
Da questo punto di vista `e uno dei documenti pi`
u pervasi di pura cristianit`
a che abbia mai letto, e pienamente ispirato a quella comprensione di cui tanto Bacone, come
soprattutto Voltaire, ci hanno dato esempio.1
Sin dalla sua apparizione essa ha rappresentato il classico sasso nello stagno, la
violenta rottura di unepoca felice che si credeva dovesse durare indefinitamente. Sul
territorio europeo, lunico che allora contava effettivamente, e non solo per cultura, era
dal 1870 che non si combattevano pi`
u guerre, i litisconsorzi bellici serano tacitamente
spostati sul suolo africano, ed anche l` un accordo,a volte scritto, a volte tacito, aveva suddiviso le zone dinfluenze. La vita scorreva tranquilla lasciandosi alle spalle gli
straordinari progressi del XIX secolo e quelli che gi`
a si prospettavano nel XX. Non
cerano voci che rompessero questa armonia creatasi se si eccettua in musica lo sconforto armonico che un Gustav Mahler andava versando nel mondo: penso in questo
caso soprattutto alla seconda ed alla terza sinfonia, alla sesta, al Lied von der Erde.
` la lettera di HofNella letteratura non era ancora successo nulla di rilevante. E
mannsthal che infrange la quiete.
Claudio Magris, nella sua efficace lettura critica,2 definisce lo scritto come . . . un
deliquio della parola e del naufragio dellio nel convulso e indistinto fluire delle cose
non pi`
u nominabili ne dominabili dal linguaggio; in tal senso il racconto `e la geniale
denuncia di unesemplare condizione novecentesca. Il protagonista abbandona la vocazione di scrittore perche nessuna parola gli sembra esprimere la realt`
a oggettiva. . .
C`e ovviamente della profonda verit`
a in questo, e non approfondisco il tema, da Magris e da altri trattato, avverto tuttavia la necessit`
a di alcune ulteriori precisazioni ed
integrazioni per prospettare la questione sotto un ulteriore punto di vista.
Innanzi tutto va sottolineato, e la questione `e rilevante e fa parte del dramma, che
il protaganista, Lord Chandos, non abbandona affatto lattivit`
a letteraria perche. . .
1E
` quantomeno singolare che un anno dopo la pubblicazione de Ein Brief un notevole romanzo del XX secolo, scritto nella forma del racconto, il Tonio Kr
oger si concluda anchesso
con quella famosa lettera a Lisaweta Iwanowna che `
e il riepilogo di tutte le emozioni offerte
nel romanzo. La chiave duscita dalla vicenda `
e tuttavia diversa. Qui si mostra ancora una
speranza. Quelle cose mediocri che tanto affannano Hofmannsthal sembrano in questo caso
divenire la via duscita, lamore per i mediocri e per i semplici assurge ad elemento risolutore
della vicenda umana. La chiave per una vita serena viene individuata nel. . . lasciarsi vivere,
nel guardare le creature che ti cercano per prendere forma serenamente senza eccessive problematiche, magari con una scrollatina di spalle.
Peraltro unaltra lettera, poco pi`
u di ventanni dopo, la Lettera al padre di F. Kafka, scuoter`
a
le coscienze come un documento di un drammatico solipsismo che non individua vie duscita
alla propria condizione. Ma qui il caso `
e diverso: qui c`
e una condizione di traballante stabilit`
a
dellio, non c`
e n`
e la lucidit`
a di un Hofmannsthal n
e la serenit`
a di un Mann: siamo ad un
passo, quando non dentro, della schizofrenia.
2 BUR, aprile 1974

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Hofmannsthal continua a scrivere. . . Il suo `e soltanto uno sfogo che fa parte di un


momento saliente della sua esistenza, un momento drammatico quanto si vuole ma
un momento. Il protagonista ben sa da quel momento in poi scriver`
a con un diverso
sentire e con una diversa ansia, perdendo il semplice mozartiano gusto di scrivere,
perdendo per sempre la serenit`
a g
othiana: `e come, si passi il paragone se le ansie ed
i tormenti interni di un Beethoven fossero entrati nella letteratura. Non si `e ancora a
Kafka, ma ci siamo vicini ormai.
Ma oltre il continuare a scrivere con questa angoscia interna, credo per`
o ci sia anche
qualcosa di pi`
u da indagare, un qualcosa che esprima la modernit`
a estrema di Hofmannsthal, un quid aggiuntivo, un plusvalore. Questo elemento, che non ho trovato
sinora per nulla evidenziato, risiede nella necessit`
a dindagare in cosa effettivamente
consista questa angoscia, cosa labbia originata, dove siano le sue sorgenti.
Ebbene questo elemento in pi`
u credo si possa individuare nellestrema rappresentazione che Hofmannsthal ci porge della sensibilit`
a umana (la sua sensibilit`
a!) che
assurge, a me sembra per la prima volta, in modo cos` drammatico nelle tonalit`
a in
cui `e espressa, a elemento non pi`
u positivamente apprezzabile.
La letteratura era tuttaltro che estranea allintroduzione del sensibile nellelemento
letterario: durante tutto lottocento lo sviluppo e lindividuazione dei connotati di tale
elemento avevano costituito un elemento caratterizzante. Aveva iniziato G
othe con Le
affinit`
a elettive, continuato Stendal con Il rosso e il nero, e poi c`e tutta la produzione
letteraria russa, specialmente a Gogol che vedo come pi`
u profondo analizzatore di un
Dostojevskj o di un Tolstoi.
Ma qui lelemento sensibile diviene altra cosa. Se tutta una scuola di pensiero che
muove dallantichit`
a classica le sue pi`
u profonde radici ha individuato in un sano,
corretto e costruttivo sentire lelemento caratterrizzante dellessere umano rispetto al
mondo animale, tuttavia levoluzione di tale pensiero si era spinta soltanto ad esaltare particolari momenti del sentire, e mai, per quanto ricordi, la sensibilit`
a aveva
evidenziato i propri limiti. Sentire profondamente un amore, mutare il proprio stato
per commozione dietro la spinta di profondi sentimenti aveva sempre, sino ad allora,
condotto alla positivit`
a.
Adesso per la prima volta la sensibilit`
a diviene un limite, si trasforma per lessere
umano in una prigione dalla quale `e impossibile uscire fuori, assurge, in una parola, a
elemento negativo.
La sensibilizzazione estrema, ladeguare il proprio stato danimo ed i propri sentimenti pi`
u profondi a quanto di pi`
u nobile e toccante possa esistere nelluniverso, a tutto
ci`
o che sia destinato in qualunque modo ad arricchire la mente ed attraverso di essa
lo spirito, conduce, come primo, e forse ineluttabile!, passo, secondo Hoffmannsthal, al
netto rifiuto della banalit`
a quotidiana. Il fastidio per i discorsi vacui e privi di senso
della gente comune ed anche, purtroppo, dei nostri familiari, genera lallontanamento
dalla comunit`
a e conduce allisolamento: lanimo non tollera ulteriormente il pettegolezzo di questo ciarlare che pretenderebbe di assumere cittadinanza.
La crescita spirituale, laristocrazia culturale che essa genera, conduce inevitabilmente a recidere i legami nel mondo: siamo entrati in un una sfera superiore. Ma
questo finisce anche per essere un limite.
Infatti, una volta entrati in questo mondo pi`
u nobile, pi`
u aristocratico, in questo
mondo in cui riteniamo solo due o tre persone degnedi colloquiare con noi, e forse
nessuna, viene per`
o a mancare il legame, lafflato vitale che ci ha generato, e ci si
richiude in se stessi come Cesare nel proprio mantello sotto le pugnalate di Bruto, di
ci`
o che avevamo comunque generato e che era (ed `e) parte logica di noi.
Ed `e lassenza di tale legame, unito ad un forte sentire, che tramuta adesso in
angoscia qualsiasi sentimento, che fa s` ora che le parole precipitino le une sulle altre,
che lacqua si ritiri dinanzi alle labbra assetate, che i frutti scattino verso lalto dinanzi
alle mani protese a coglierli. Non riusciamo pi`
u ad afferrare lalimento della vita. La
morte stessa si sfalda in una miriade di situazioni che si tinteggiano ognuna di un

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fosco colore. La scena dei topi che muoiono nella cantina `e esemplare da questo punto
di vista. Non `e soltanto la descrizione dettagliata dei momenti salienti della morte
di quegli animali, non `e soltanto la fine di un animo che non reagisce ed `e inebetito
fissando quelle morti, `e in definitiva il fissare, in quelle morti, la propria singola morte
quotidiana.
Tanta spiritualit`
a genera alla fine lassenza di spiritualit`
a. La banalit`
a delle azioni
di esseri giudicati poveri di spirito, la banalit`
a della vita quotidiana che si rifugge
viene poi ricercata dallocchio fuggevole che cerca al di l`
a di una stretta inferriata un
letto ricoperto di poveri stracci in attesa di qualcuno che muoia o nasca, ma ora ci `e
impossibile riprenderla. Il ripudio `e stato definitivo, per sempre.
S`, lo sguardo si perde con nostalgia a cercare un gatto che si muova flessuoso fra
i vasi di fiori di una povera casa contadina, lo sguardo cerca ancora le piccole azioni
quotidiane, ma sa che queste non potranno ripagarlo del dissidio che si `e creato in
modo insanabile.
Se non c`e piet`
a per la morte dei topi, ma questo non pare sino in fondo credibile,
piuttosto si prospetta come una proposizione deffetto mirante nella sua negativit`
a
apparente a celare uno stato danimo intimo di cui si avverte pudore, c`e vicinanza
e simpatia per laffetto di Crasso verso la sua murena addomesticata, quando si evidenzia che chi ci critica non manifesta, e quindi sembra non avere, alcun sentimento
di commozione per le persone pi`
u vicine: pare infatti strano provare simpatia per la
murena di Crasso, e disprezzo per Domizio, e non un solo sentimento di tenera commozione dinanzi alla morte di innumerevoli topi che stanno morendo, in fondo, per
mano tua, per aver tu dato un ordine.
Da queste, come da una moltitudine di altre situazioni consimili, descritte spesso
in contrapposizione luna con laltra, Hofmannsthal fa derivare il suo panteismo, lo
scorgere, meglio, lintuire, traccia di quel Dasein, di quellesistenza ovunque distribuita nel mondo spirituale, animale e materiale. La sensibilit`
a si trasmuta quindi nella
Vergr
orungsglas, la lente da ingrandimento che ci permette di scorgere i pi`
u minuti
particolari: locchio, cio`e la mente, vede allora, se non tutto, assai di pi`
u dei comuni
mortali, percespisce molto, avverte molto, ma tale percezione e tale sentire divengono
il limite umano ed il principio della sofferenza: lanimo si carica delle pene e degli
affanni del mondo. Nel cercare di comprendere ogni cosa ci si smarrisce e ci si perde,
lestrema sensibilit`
a assiste impotente ai giochi dellessere.
Le parole abbandonano perche c`e la profonda intuizione, assai pi`
u di una mera
certezza, di essere in unaltra dimensione, di udire unaltra lingua. Prova a spiegarsi
con un esempio, quello dei topi avvelenati, ma poi produce tre serie di esempi, questo,
quello della murena, e quelle continue citazione di oggetti.
Sembra quasi che Hofmannsthal voglia indicare se non il pericolo, almeno il limite
della conoscenza!
Giacche e con questa che alla fine la sensibilit`
a estrema, il forte sentire, si confonde
in un misterioso quanto nobile intreccio. Il desiderio di conoscere, di sapere, di andare
oltre, sentendo il mondo in se, come propria parte `e sensibilit`
a, e questa conduce
alla conoscenza estrema. Lindagine dei giochi che si consumano alla nostra presenza
diviene inutile ed insensata: siamo impossibilitati a parteciparvi.
C`e il rifiuto della filosofia pi`
u pura, di quella kantiana cui chiaramente, mi sembra,
si riferisca Hofmannsthal quando dice di sentirsi pi`
u commosso da un lontano fuoco di
pastori che dalla visione del cielo stellato! Eppure dentro di lui c`e, e come!, la legge
morale. Ed `e forse una legge morale pi`
u sublime di quella kantiana perche non cerca le
codificazioni in astratte teorie, ma si basa semplicemente sullosservanza delle piccole
azioni del vivere quotidiano.
Il dramma rappresentato da Hofmannsthal `e forse questo: la sua germanicit`
a richiede, esige le codificazioni, ma `e incapace di scorgerle, anche se le avverte pi`
u che
le intuisce. Non riesce a ridurre tutto alluno. Gli sembra s` (e lo ripete pi`
u volte) che
tutto si riduca alluno, che tutto esista, ma gli sfugge il nesso: il DNA genetico della

20

creazione gli resta imprescrutabile.


E qui nasce il contrasto ed il dramma. Egli non offre, dacche non le scorge, vie
duscita. Il contrasto `e insanabile: non `e possibile che ne fuoriesca in alcun modo la
sintesi, si ritira dal mondo e giura di non scrivere pi`
u.
Ma Lord Chandos, come Hofmannsthal, scriver`
a ancora, come continuano a scrivere tutti quelli che una volta al giorno giurano di non scrivere pi`
u un solo rigo, ma
scriver`
a rinunciando ad afferrare il mondo che rappresenta ora la quintessenza del
dramma, rinunciando a vivere serenamente, perche la conoscenza ha mostrato il suo
limite nellintelligenza dei fenomeni naturali.
Hofmannsthal si eprime in continuazione usando il verbo fehlen che indica lassenza,
la mancanza di qualcosa.
Egli coniuga questo verbo sempre con un tacito, quanto espresso, senso dimpotenza:
mi manca, mi mancava,. . . E l` si ferma. Ad essere sinceri non sembra che faccia neanche grandi sforzi per andare avanti, in certi momenti pare quasi compiaciuto di tanta
impotenza perche lo fa sentire diverso ai suoi simili. In una parola, dallangoscia,
dallansia di ricerca non si genera un animo faustiano, ma solo laccettazione supina
delle cose misteriose del mondo.
Qui non c`e il faustismo busoniano del Mir fehlt das letzte Wort (mi manca lultima
parola), che allo smarrimento fa seguire lazione, lansiosa necessit`
a di una ricerca. Qui
manca linvito a cercare, ad andare avanti, c`e solo sconforto e desolazione.
In Hofmannsthal il contrasto, lo ripeto ncora, non trova soluzioni: `e il dissidio con
se stesso di un meno che trentenne che non riesce a trovare larmonia con il mondo,
che vuole fare lo scienziato con se stesso e con il mondo non avendo leducazione,
la capacit`
a e la costanza per farlo perche per quanto proiettato in unepoca nuova si
sente di appartenere al passato: ecco perche la lettera `e indirizzata a Francesco Bacone
e datata 1603! Hofmannsthal la scrisse nel 1902, mutando di solo una unit`
a lultima
` come se indicando la data ci volesse dire: guardate, io in fondo io
cifra della data! E
appartengo al passato, a tre secoli fa! Non mi riconosco in questepoca!
` il dissidio di un ebreo errante austriaco-lombardo che sente pulsare dentro di se
E
tutte le vite della diaspora dellanima sua che gli stanno sulle spalle come un fardello
che non accetta.
E cos`, quieto-quieto, si congeda da Francesco Bacone e dal mondo ben sapendo
che non manterr`
a fede alla promessa fatta di non scrivere alcun libro: rester`
a s` l` ad
ascoltare le voci del mondo senza che possa riordinarle, assister`
a s` impotente al fatto
che il suo sguardo `e per sempre, destinato a perdersi sopra le travi marci delle case dei
contadini, nella loro camera scura, vedr`
a s`, ancora, un insetto muoversi da un bordo
allaltro di un innaffiatoio, ma queste, e tante altre cose consimili, non saranno un non
scrivere: si concretizzeranno in uno stato interno dellanimo, diverso e forse superiore,
che esprimer`
a il proprio drammatico senso e segno dimpotenza.
` questa presa di coscienza dimpotenza, di limitazione del genere umano `e lunica
E
condizione, mi sembra, che Hofmannsthal accetti per continuare a scrivere: ignorando
fittizziamente la carta e bruciando le sensazioni dentro il suo animo con linchiostro
dei suoi pensieri con langoscia principe per uno scrittore di non riuscire pi`
u a tradurre
in parole questo nuove sentire.
Quello che manda a Bacone `e un ultimo tentativo disperato, in cui non ha fiducia
` il tentativo di superare la forma della scrittura,
alcuna peraltro, di nuova scrittura. E
di trasmettere i pensieri pi`
u intimi senza esprimerli del tutto,. . . Ma si tratta appunto
di una lettera scritta in un linguaggio nuovo che ancora non si conosce. . . e non si
domina sino in fondo. . .

Cos` pensato, in Todi, novembre 2004

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