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Luciano Berio
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Kim Kashkashian
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Luciano Berio
Kim Kashkashian/Robyn Schulkowsky V O C l ECM New Series 1735
RSO Wien/Dennis Russell Davies 461 808-2
V O C I
Luciano Berio
Voci
Kim Kashkashian, viola ECM 1735
Radio Symphonieorchester Wien
Dennis Russell Davies, conductor*
'Coproduction
ECM Records/ORF Wien
Sicilian Folk Music
An ECM Production
[69:42]
Kim Kashkashian,viola
Robyn Schulkowsky, percussion
NATURALE
Luciano Berio Luciano Berio
1 Voci (Folk Songs II) 32:09 7 Naturale (Su melodie siciliane) 22:14
per viola sola e percussione
Kim Kashkashian, viola
Radio Symphonieorchester Wien Kim Kashkashian, viola
Dennis Russell Davies,conductor Robyn Schulkowsky, percussion
_
La lingua madre di Luciano Berio In nessun compositore italiano del 20. secolo si pud trovare un program-
di Jurg Stenzl ma estetico che ricordi anche solo lontanamente I'idea bartokiana di
una sintesi di musica d'arte e di musica popolare. Quando compositori
L'unione di musica popolare e musica d'arte - e a chi non verrebbe in
come Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, Goffredo Petrassi o
mente Bela Bartok? II credo artistico di Bartok consisteva nel riprendere
Luigi Dallapiccola si riferivano a qualcosa di «specificamente italiano»,
le tradizioni della musica d'arte europea, verso le quali egli si sentiva
questo non erano ne la musica popolare, ne le tradizioni musicali, evi-
legato: il contrappunto e la polifonia di Johann Sebastian Bach, I'elabo-
dentemente arcaiche, riscoperte in Sicilia o Sardegna. Essi si rifacevano
razione motivica di Ludwig van Beethoven e I'arte armonico-timbrica di invece alia storia della cultura musicale italiana: a Palestrina e Scarlatti,
Claude Debussy. Una sintesi di queste tradizioni doveva pero avvenire a Monteverdi e addirittura a Rossini. Non «folklore», ma «neoclassicis-
«nella propria lingua madre». Questa lingua madre era per Bartok la mo». Paradossalmente il modello di tale neoclassicismo italiano fu for-
«musica contadina», un «nuovo spirito della musica scaturito da forze nito da un russo. La maniera in cui Igor Stravinky nel 1920 aveva riela-
musicali che sono sgorgate da I la terra». Bartok aveva scoperto questa borato nella sua suite Pulcinella la musica di Pergolesi (peraltro, per la
«lingua madre» insieme a Zoltan Kodaly. Non soltanto scoperto: nella maggior parte, soltanto «attribuita» a Pergolesi), dimostrava che nell'an-
sua «forza naturale» i due compositori avevano trovato elementi tonali e tica musica d'arte italiana si nascondeva materiale per una moderna
ritmici che non esistevano nella musica d'arte occidentale. Gia prima «italianita». Uno dei maggiori compositori italiani della prima meta del
Claude Debussy aveva trovato anticipazioni di cio che egli stesso cer- secolo, Gian Francesco Malipiero, fu dal 1926 anche il curatore dell'edi-
cava nelle musiche asiatiche che aveva ascoltato all'Esposizione uni¬ zione integrale delle opere di Claudio Monteverdi. Tramite Malipiero il
versale. Dopo la prima guerra mondiale poi, un'intera serie di compo¬ vero padre della nuova musica italiana dopo la seconda guerra mondia¬
sitori mitteleuropei trovo nel jazz americano (o in quello che essi con- le, Bruno Maderna (1920-1972), venne a conoscere quella musica del
sideravano jazz) un tipo analogo di «modernita spontanea». Nella prima Rinascimento e del primo Barocco, che ha lasciato tracce inconfondibi-
meta del 20. secolo il proprio patrimonio musicale - una musica della li nei suoi lavori,cosi come in quelli del suo allievo Luigi Nono.
«gente semplice» diffusa soltanto oralmente - non era piu una cou/eur
locale, con la quale si rivendicavano valori nazionali (e spesso anche
nazionalistici), ma semplicemente una «lingua madre». Per Bela Bartok Luciano Berio e nato nel 1925 in una famiglia di musicisti che dal 18.
pero nazioni europee come la Monarchia Asburgica austriaca e la Fran- secolo aveva ricoperto la carica di organista a Oneglia (presso Imperia).
cia non disponevano di tale «lingua madre» musicale e avevano invece Questo particolare biografico ricorda Giacomo Puccini: anche i Puccini
trovato la propria lingua madre nella musica d'arte. furono attivi a Lucca come maestri di cappella senza interruzione dal
18. secolo. La prima educazione musicale fu impartita a Berio dal nonno Significativamente pero la creativity di Luciano Berio si e spinta sempre
e dal padre. La sua giovinezza trascorse aH'insegna non della musica oltre la realizzazione del singolo lavoro: in un'intera serie di lavori in-
d'arte, ma della musica di ogni giorno, dal momento che la musica fa- titolati Chemins (vie), egli ha continuato a comporre alcune delle Se-
ceva naturalmente parte della vita quotidiana. I titoli dei primi lavori quenze. Dal concentrato di una Sequenza sono nati gli Chemins per
ne danno testimonianza: Preludio per una festa marina per archi solista e un ensemble (dove quest'ultimo «avvolge» il solista e nello
(1944), Due cori popolari (1946), Tre canzoni popo/ari per voce e pia¬ stesso tempo si sviluppa liberamente). II compositore ha potuto infatti
noforte (1948) e musica «funzionale» come O bone Jesu per coro anche dire che i suoi Chemins sono la migliore analisi delle sue Se-
(1946). Subito dopo la guerra Berio conobbe tramite il suo insegnante quenze, espansioni e commenti nei quali si dispiega soprattutto I'ar-
di composizione Giorgio Federico Ghedini anche molta musica antica, monia latente delle Sequenze. Egli ha descritto in maniera icastica il
soprattutto barocca. Caratteristica di Berio e una concezione musicale rapporto tra Sequenza e Chemins'. «Essi sono reciprocamente dipen-
immediata e pratica che il compositore ha mantenuto in forme sempre denti come gli strati di una cipolla: autonomi, separati, eppure cosl
nuove, ma non sostanzialmente modificate, fino ad oggi. Luciano Berio strettamente aderenti I'uno all'altro; ogni strato crea una nuova super-
non e un compositore speculativo che sviluppa ampie teorie estetiche ficie, sebbene rimanga strettamente collegato con il precedente,e ogni
prima di cominciare a comporre. Anche le sue partiture piu complesse vecchio strato racchiude una nuova funzione non appena viene coper-
sono connotate da una immediatezza, da una sensuality e da una cor¬ to.» E sulla sua abitudine a ritornare su propri lavori osserva: «Effettiva-
poreity che sono una delle ragioni del suo successo. In nessuna com¬ mente mi piace fare la parte del <cannibale>: io mangio i miei pezzi, si
posizione cio puo cogliersi meglio che nella lunga serie di lavori per potrebbe dire, li divoro.»
strumenti solistici che portano il titolo Sequenza. Ognuna di queste II «cannibale» Luciano Berio ha divorato peraltro non solo lavori propri.
composizioni collega il virtuosismo strumentale dell'esecutore e lo spie- Nel catalogo delle sue opere uno spazio sorprendentemente ampio e
gamento delle possibility sonore del singolo strumento con una idea occupato da rielaborazioni di musica di altri compositori. Soltanto in
formale che viene direttamente ricavata dal materiale sonoro. Ogni pochi casi si tratta di semplici orchestrazioni come quella della parte
Sequenza e, in un certo qual modo, un ritratto multiplo: un ritratto dello pianistica delle Siete canciones popo/ares di Manuel de Falla o della
strumento e delle sue possibility timbriche, perlopiu anche una sorta di realizzazione di una «versione pratica» come quella del Combattimento
ritratto dell'interprete per il quale e stata creata quella particolare Se- di Tancredi e Ciorinda di Monteverdi. Le sue rielaborazioni tendono ad
quenza e, infine, un ritratto della ricca quanto controllata creativity del analizzare, commentare e chiarire i modelli,sia che si tratti di romanze di
compositore. Giuseppe Verdi, di sonate per clarinetto di Brahms o di frammenti sin-
fonici di Franz Schubert, sia di canzoni dei Beatles o di canzoni popo- scrive Thomas Gartmann nel suo significativo libro su Berio-«Berio
lari. «l miei legami con la musica popolare sono spesso di natura emo- tesse una rete cangiante di suoni strumentali e lo rinnova, preparandolo
zionale. Quando io lavoro con questa musica sono preso sempre dal- per il nostro tempo. Contemporaneamente riprende molti procedimenti
I'entusiasmo dell'esploratore.» Questa tendenza ha avuto inizio con le noti da altre culture o anche dal medioevo europeo. Cosi fa intonare a
Tre canzoni sici/iane per le quali egli realizzo nel 1946/47 un semplice mo' di improvvisazione introduzioni, interludi e postludi [...], suoni in
accompagnamento pianistico. Negli Stati Uniti Berio riprese molti anni bordone, accordi tenuti, imitazioni, abbellimenti, parafrasi, barocchi pas-
dopo due di queste canzoni, scrivendovi un accompagnamento per saggi cromatici del basso, fasce sonore eterofone finemente intessu-
sette strumenti e completandole, con il titolo programmatico di Folk te[...]-con grande raffinatezza Berio mette in azione tutte le possibile
Songs, fino a farle diventare uno dei suoi lavori di maggior successo. pratiche di accompagnamento non accordale.» La passione di Berio per
Non e un caso che questo lavoro sia venuto alia luce al tempo del mo- questi canti genera un piacere compositivo che si trasmette come go-
vimento californiano dei «figli dei fiori». Berio lo ha concepito come dimento uditivo al pubblico. Si tratta qui di una forza creativa e di una
parte di una utopia quasi impossibile da attuare:«lo ritorno sempre alia ricchezza di idee che affondano le loro radici nella concezione musicale
musica popolare perche desidero stabilire un contatto tra essa e le mie «quotidiana» ereditata dalla famiglia, qui sembra di rivedere il giovane
idee sulla musica. Ho un sogno utopistico che so che non puo essere con la chitarra come e raffigurato in una foto dell'anno 1941. Per Lu¬
realizzato: vorrei stabilire una unita tra musica popolare e la nostra musi¬ ciano Berio musica popolare e musica d'arte,arte popolare e dotta non
ca, una reale, udibile e comprensibile continuity con I'antica e popolare sono mondi separati, anche se come tali appaiono per gli amici della
attivita di fare musica, che e talmente vicina al lavoro quotidiano e alia musica. Per la sua musica questo legame non e mai diventato un pro-
blema.
nostra musica. Non e neanche un caso che nei Folk Songs scritti dal-
I'italiano Berio per la cantante d'origine armena Cathy Berberian, allora
sua moglie, si incontrino canzoni popolari provenienti da mezzo mondo. Con questo ci troviamo gia tra i mondi sonori delle composizioni riunite
Si capisce ovviamente che, non diversamente dalle sue elaborazioni in questo cd, sebbene esse risalgano a quasi vent'anni dopo i Folk
delle Sequenze, anche nel caso delle canzoni monodiche si tratta in Songs. Le Voci per viola e due gruppi strumentali sono state composte
realta di analisi e commenti del compositore: «Le mie trascrizione sono nel 1984 e collegate attraverso il sottotitolo Folk Songs II direttamente
sempre analisi delle canzoni popolari e trasmettono contemporanea- con le FolkSongs del 1963/64. Grazie al musicologo Aldo Bennici, Berio
mente la fragranza di questa musica cosi come io la sento», ha affer- e venuto a conoscenza di un'intera serie di registrazioni originali di
mato il compositore. «lntorno al materiale grezzo tramandato» - cosi musica popolare siciliana: canti di lavoro, ninne nanne, canzoni d'amore
provenienti da diverse zone dell'isola. Queste musiche hanno risveglia- lodie, il compositore deve ricorrere ad alcuni espedienti per sostituire i
to ancora una volta I'entusiasmo esplorativo del compositore, il quale loro originari «spazi vitali». Cio avviene attraverso una sorta di messa
desidera contribuire con la sua rielaborazione «a risvegliere un piu pro- in scena in un auditorio. Alla viola solista si aggiunge- in primo piano-
fondo interesse per il folklore siciliano», una musica popolare che un primo gruppo orchestrale, sullo sfondo un secondo: tra questi due,
«accanto a quella sarda e sicuramente la piu ricca,ampia e fervida della assai lontani I'uno dall'altro, sono disposti i tre percussionisti. Dentro a
nostra cultura mediterranean questo spazio sonoro ricco di risonanze suona la solista. Qui le melodie
si perdono o vengono raccolte, ricantate, trasformate e, da questi corpi
Le canzoni siciliani le cui registrazioni originali si possono ascoltare su
sonori collettivi, ritornano di nuovo da colei che le ha introdotte. Al
questo cd, costituiscono i punti di partenza e i nuclei centrali della par-
centro dell'attenzione pero rimangono costantemente le sostanze melo-
titura (la cui esecuzione dura mezz'ora), sei «centri nevralgici», verso i
diche e gli affetti caratteristici di queste melodie. L'ascoltatore le ricorda
quali la musica si dirige e e dai quali si allontana.«lo non sono un etno-
immediatamente e puo tanto piu facilmente seguire le molteplici tras-
musicologo» - ha sostenuto Berio -«solo un egoista pragmatico. Cos!
formazioni. I Folk Songs e le Voci di Berio non sono dunque «arrangia-
ho I'inclinazione ad interessarmi soltanto di quelle tecniche e di quei
menti di musica popolare», canti popolari «accompagnati», ma esempi
modi d'espressione della musica popolare che posso assimilare in un
di una rielaborazione creativa da parte del compositore e degli interpre-
modo o nell'altro senza una frattura stilistica, e che mi permettono di
ti, tentativi di realizzare l'«impossibile utopia» di un'unita tra maniera
compiere alcuni passi nella ricerca di una unita sottesa a mondi musi-
compositiva moderna e espressione popolaresca.
cali evidentemente estranei I'uno all'altro.»
II suo modo di procedere e la trascrizione e il suo ideale consiste nel-
I'utilizzare tre diversi modi di trascrizione in modo tale che essi si adat- Come si verifica spesso nell'opera di Berio, anche le Voci non rappre-
tino I'uno all'altro e si giustifichino reciprocamente. II primo consiste in sentano un punto conclusivo. Un buon anno dopo la loro prima esecu¬
un'identificazione con I'originale, il secondo nell'utilizzazione di tale ori- zione a Basilea il compositore e ritornato alle melodie siciliane in
ginale come occasione per esperimenti; nel terzo infine gli originali Naturale per viola, marimba, tam-tam e nastro magnetico, mettendole
sarebbero sopraffatti, addirittura abusati.Se questi modi di trascrizione in scena in modo nuovo e diverso. A dargliene I'occasione e stato un
vengono utilizzati contemporaneamente, la trascrizione diventa un'atti- incarico dell'«Ater Balletto» a Reggio Emilia per la composizione di un
vita individual, creativa e costruttiva, che si sforza di dare un'espres- balletto, per una «azione coreografica»- come la chiama Berio -, per la
sione musicale del tutto immediata. Poiche pero il testo originale viene quale egli avrebbe, per cosi dire,«fiItrato fuori» da Voci i canti popolari.
meno e al suo posto la viola solista diventa la cantante di queste me- Attraverso questo filtro e venuto meno in primo luogo quanto in Voci
era tipico anche di Chem/ns, il viavai tra solista e gruppi orchestrali. Sulla musica popolare siciliana
Questi sono stati sostituiti da una dimensione completamente nuova: di Walter Brunetto
viene aggiunto un cantante italiano di musica popolare la cui voce era
stata registrata da Berio stesso a Palermo. A mo' di un «cantastorie», Nella musica popolare della Sicilia sono presenti repertori e stili ese-
come narratore-cantante su nastro, si inserisce sulla «cantante», cioe la cutivi riconducibili a diversi sistemi musicali sovrappostisi nel tempo:
viola strumentale, il cui canto viene contrappuntato e ritmizzato in strutture pre-modali, modali formalmente codificate nella Grecia classi-
maniera discreta dalle percussioni. Recitativo narrante e canto stru¬ ca, nel Medio Evo o basate sui modi maggiore e minore di derivazione
mentale si fondono in un'esecuzione scenica e concertante. Questa eurocolta.
contrapposizione tra natura «cruda» e artificio «cucinato» rimanda al Uno stile arcaico e quello delle «abbanniatine», le grida dei venditori
testo Le cru et le cult dell'antropologo francese Claude Levi-Strauss, da ambulanti. Queste, generalmente di andamento discendente, servivano
tempo importante anche per Berio. In una realizzazione coreografica per richiamare I'attenzione dei passanti. Le formule melodiche e orna-
spetta dunque alia dimensione visiva il ruolo, come in Chemins, di col- mentali costituivano il «logo» del singolo imbonitore. Nel brano nr. 1
legare, commentando e riflettendo, il «crudo» e il «cotto». In una esecu- Grido del venditore di pesce, il tetracordo d'impianto e reso ambiguo
zione concertante, che Berio ritiene ugualmente legittima, il compito di dall'alternarsi di seconde maggiori e minori fra la nota fondamentale ed
trovare un'«unita tra musica popolare e la nostra musica» viene trasferi- il secondo grado.
to aN'ascoltatore creativo.
Uno schema verbale assai frequente nella musica vocale siciliana e
L'intensita dei «fervidi» musicisti siciliani ha affascinato Luciano Berio e costituito da quattro distici di endecasillabi a rima alterna, spesso in al-
lo ha ispirato a risposte creative; essa ha catturato la violista Kim Kash- litterazione. Questo schema prende il nome di Canzuna, come nel bra¬
kashian, la percussionista Robyn Schulkowsky, il direttore Dennis Rus¬ no nr. 2, in cui due frasi musicali si ripetono alternando cadenze sul
sell Davies e i musicisti dell'orchestra sinfonica della radio di Vienna-e quinto e sul primo grado, che corrisponde alia nota prodotta dal mar-
catturera, nel suo incantesimo, anche ogni ascoltatore. ranzanu (scacciapensieri).
Nel calendario liturgico cristiano, sovrappostosi al calendario agricolo,
ha importanza centrale il ciclo pasquale. Durante le processioni della
Settimana Santa e diffuso I'uso di narrare, cantando, gli avvenimenti
della Passione del Cristo. Nel brano nr. 3 Lamento per il Venerdi
Traduzione: Agnese Pavanello
Santo si alternano due solisti supportati dall'intervento all'unisono del
corn, che sottolinea i momenti cadenzali sia nella prima meta del ver¬ e la elasticity ritmica, meccanismi strutturali ben definiti. Nel modello
so che nella lunga coda finale. melodico, che si ripete ad ogni distico, la linea del canto e ad andamen-
Una diffusa forma di devozione popolare e la «novena», che consiste to discendente e si mantiene nel registro alto fino all'ultimo emistichio,
nella recitazione di preghiere o canti per nove giorni consecutivi, in pre- in cui precipita verso la nota fondamentale, la piu bassa. II modo d'im-
parazione di determinate ricorrenze liturgiche. Talvolta a queste perfor¬ pianto e determinate dalla sovrapposizione di due tetracordi disgiunti
mances si associava la questua,atto che consisteva nel portare il canto di tipo dorico. I carrettieri si sfidavano in gare di canto in cui la creativity
di casa in casa in cambio di doni. Nel brano nr. 4 Novena di Natale, in individuale si manifestava soprattutto nella scelta delle note di orna-
cui la voce interviene a meta,sono evidenti gli inusuali cromatismi e gli mentazione e nell'interpretazione ritmica. L'emissione vocale lacerata
urti che si producono tra le note suonate dalle due canne melodiche conferisce a questi canti una grande intensity espressiva.
della zampogna. Tale strumento e diffuso in Sicilia nel tipo «a paro», La sequenza di documenti sonori qui illustrata tratti dagli Archivi di Et-
cosi chiamato perche dispone di due canne melodiche di uguale lun- nomusicologia dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma, non ha
ghezza, oltre che di due o tre canne che producono un solo suono fisso, pretese antologiche; agganciandosi, invece, ad alcune caratteristiche
con funzione di bordone; I'otre e formato da una pelle di capra rove- delle esecuzioni vocali o di frammenti strumentali delle composizioni
sciata. Voci e Natura/e, tende a seguire un filo puramente evocativo, allargan-
Nelle civilta agro-pastorali il senso del sacro non e ristretto all'osser- do il quadro a suggestioni che gettino un ponte fra comportamenti so¬
vanza degli obblighi dettati dal calendario liturgico; nessi stretti, ad nori sedimentati nel tempo ed il desiderio di Luciano Berio di appro-
esempio, collegano le ninne nanne alia lamentazione funebre, canti re- priarsene e riproporli in una diversa prospettiva.
lativi ai momenti estremi del ciclo della vita, cos] come al mondo magi-
co, tramite espressioni propiziatorie rivolte ai Santi o alia Madonna. II
brano nr. 5 Ninna nanna, in cui ogni verso cadenza sulla stessa nota,
ha caratteristiche arcaiche.Vi si notino la preponderanza dell'intervallo
di terza minore ed il colpo di gola alia fine di alcune strofe.
Alla ninna nanna e unito il brano Specchiu di i'occhi mei, un canto di
carrettiere la cui struttura verbale corrisponde a quella della Canzuna.
Nel repertorio dei carrettieri si nascondono, dietro i complessi melismi
Luciano Berio's Native Language No Italian composer of the twentieth century followed an aesthetic pro¬
by Jurg Stenzl gram even remotely akin to Bartok's attempted synthesis of art and folk
music. When composers such as Alfredo Casella,Gian Francesco Mali-
A cross between folk music and art music? Who would not immedi¬ piero, Goffredo Petrassi,and Luigi Dallapiccola drew on "specifically Ital¬
ately think of Bela Bartok? Bartok's artistic credo was to take up those ian" material, they did not turn to Italian folk music - not even the newly
traditions of European art music that he felt duty-bound to cultivate: rediscovered, obviously ancient musical traditions of Sicily and Sardinia.
the counterpoint of Johann Sebastian Bach, the motivic-thematic de¬ Rather, they took recourse in Italian music history: in Palestrina, Scarlatti,
velopment of Ludwig van Beethoven, and the timbral and harmonic Monteverdi, even Rossini. Their battle-cry was not "folk culture" but
universe of Claude Debussy. But he wanted to synthesize these tradi¬ "neoclassicism". Paradoxically, the model for this Italianate species of
tions in "his own native language". For Bartok, this native language was neoclassicism was provided by a Russian, Igor Stravinsky. The manner
in which Stravinsky reworked the music of Pergolesi (much of it ad¬
the music of the peasants - a "new spirit in music, emanating from mu¬
mittedly spurious) in his Pulcinella of 1920 demonstrated that it was
sical forces rooted in the soil". Actually, he and Zoltan Kodaly discovered
precisely Italy's early art music that harbored material for a modern
this music. But more than that, they also found tonal and rhythmic ele¬
Italian ethos. One of the leading Italian composers of the first half of the
ments in this "force of nature" that did not exist in western art music.
century, Gian Francesco Malipiero, began to edit the complete works
Long before then, Debussy, listening to Asian musics at the Paris Expo¬
of Monteverdi in 1926. It was Malipiero who brought the venerable mu¬
sition, had come across early inklings of the things he was searching sic of the Italian Renaissance and early Baroque to the attention of the
for. Later, in the aftermath of World War I, Central European composers true founder of post-war contemporary Italian music, Bruno Maderna
discovered a similar "artless modernism" in American jazz, or what they (1920-1972). It left an unmistakable imprint on Maderna's own music,
took to be jazz. Yet indigenous music - the music of "simple people" and on that of his pupil Luigi Nono.
handed down by oral tradition - changed function in the first half of
the twentieth century. It no longer served merely as local color, helping
composers to raise claims to a national (or frequently nationalistic) iden¬ Luciano Berio was born in 1925 into a musical family whose members
tity. Instead, it became nothing less than a "native language". In Bartok's had occupied the organist's post in Oneglia (near Imperia) since the
view, the leading nations of Europe, such as France and the Flabsburg eighteenth century. In this respect he resembles Giacomo Puccini: the
Empire, did not have a musical native language of this sort at all, but had Puccinis too had been maestri di cappella in Lucca in an unbroken tra¬
found their native language in art music. dition dating back to the eighteenth century. Berio received his. first
music lessons from his grandfather and his father. His adolescence was the Sequenza is expanded into another piece for soloist, but embedded
dominated, not by art music, but by everyday music, the sort that was in a freely unfolding instrumental ensemble. Berio has even claimed
taken for granted as part of daily life. Evidence of this background can that his Chemins are the "best analyses" of the Sequenze. They are en¬
be found in the titles of his early works: Preludio per una festa marina largements and commentaries that primarily explore the latent harmo¬
for strings (1944), Due cori popo/ari (1946), Tre canzoni popotari for ny of the earlier works. Here is how he describes the relation between
voice and piano (1948), and "utility" music such as his O bone Jesu for the Sequenze and the Chemins: "They are connected like the layers of
chorus (1946). Shortly after the war Berio became acquainted with a an onion: distinct, self-contained, yet intimately contoured on each
good deal of early music, especially that of the Baroque, from his com¬ other: each new layer creates a new, though closely related surface, and
position teacher Giorgio Federico Ghedini. He developed a character¬ each older layer assumes a new function the moment it is covered."
istically direct and pragmatic approach toward music that he has re¬ Berio also pokes fun at his fondness for returning to his earlier compo¬
tained to the present day, in ever-new but basically unchanged guises. sitions: "In fact, I love to play the cannibal. I eat my pieces; one might
Berio is not a speculative composer who spins far-reaching aesthetic say I devour them."
theories before he sets out to write his music. Even his most complex But it is not only his own music that Berio "cannibalizes". His catalogue
scores are noteworthy for their immediacy, sensuality, and corporeality, of works includes an amazingly large proportion of arrangements of
these being among the reasons for their success. Nowhere is this easier pieces by other composers. In very few cases these are simply orches¬
to study than in his long series of works for unaccompanied instru¬ tral arrangements: his instrumentation of the piano accompaniments to
ments, the Sequenze. Each of these works unites the instrumental vir¬ Manuel de Falla's Siete canciones popo/ares, for example, or his cre¬
tuosity of the player, the expanded timbral possibilities of the instru¬ ation of a "utilizable version" of Monteverdi's Combattimento di Tancredi
ment, and a formal idea directly extrapolated from this material. Each e Ciorinda. Berio's arrangements tend to analyze, comment on, and il¬
Sequenza is what we might call a multiple portrait: a portrait of the luminate their original models, whether romances by Giuseppe Verdi,
instrument and its timbral resources, usually a portrait of the musician Brahms's clarinet sonatas, symphonic fragments by Franz Schubert,
for whom it was written, and a portrait of the composer's own richly Beatles's tunes, or folk songs. "My relations to folk music are often emo¬
inventive yet tightly controlled creativity. tional in nature. When I work with this music, I always experience the
Revealingly, however, Berio's creative impetus extends again and again thrill of the explorer." Berio's interest in folk music dates as far back as
beyond the individual work. He thus projected several of the Sequenze the simple piano accompaniments he wrote for Tre canzoni sici/iani in
into another series entitled Chemins (Roads). Here the terse distillate of 1946/47. Years later, in the United States, he returned to two of these
songs, writing a new accompaniment for seven instruments and ex¬ wit and ingenuity, he offers every conceivable form of nonchordal ac¬
panding the set into one of his most successful works, the appositely companiment." The delight that Berio took in these songs found expres¬
titled Folk Songs. It is not accidental that this piece originated at the sion in a compositional verve that has proved equally infectious on audi¬
same time as the Flower Power movement in California. Berio has re¬ ences. What we find at work here are a creative dynamism and a wealth
garded it as a glimpse into a utopia that has little chance of becoming of invention that ultimately derive from Berio's understanding of every¬
a reality: "I return again and again to folk music because I try to estab¬ day music in his parental home. Flere, once again, we can recognize the
lish contact between that and my own ideas about music. I have a Uto¬ young man with guitar as he appears in a photograph taken in 1941. For
pian dream, though I know it cannot be realized: I would like to create Luciano Berio, folk and art music, popular and learned art, are not sep¬
a unity between folk music and our music - a real, perceptible, under¬ arate entities, no matter how much they may seem so to music lovers.
standable continuity between ancient popular music-making which is He has never had any problems combining the two in his music.
equally close to our daily work and to our music." Nor is it accidental
that the Folk Songs, written by the Italian Berio for his Armenian-Ameri-
can wife Cathy Berberian, are a rendezvous for folk tunes from half the By this point we have long since entered the worlds of the works on
countries of the world. It practically goes without saying that, like his our CD, although they originated almost twenty years later than Folk
reworking of the Sequenze, these arrangements of monodic song inva¬ Songs. Voci (Voices), for viola and two instrumental ensembles, was
riably analyze and comment on their original models:"My transcriptions composed in 1984. The link with the Folk Songs of 1963/64 is directly
are analyses of folk songs", the composer explains, "and at the same stated in its subtitle: Folk Songs II. Berio's attention was directed by
time convey the flavor of that music as I see it "Thomas Gartmann, in his the music researcher Aldo Bennici to a large body of original recordings
remarkable book on Berio, explains how this happens: "Berio weaves an of Sicilian folk music: work songs, lullabies, love songs, all from different
iridescent net of instrumental sounds around the traditional raw ma¬ regions of the island. Once again Berio experienced the thrill of discov¬
terial and offers it afresh for our own age. At the same time he adopts ery. This time his arrangement was designed "to kindle a deeper interest
many procedures familiar from other cultures, or even from the Euro¬ in Sicilian folk art", a music that "surely stands alongside Sardinian folk
pean Middle Ages. For example, he gives us quasi-improvised preludes, music as the richest, most extensive, and most vibrant of our Mediterra¬
interludes, and postludes [...], drones, sustained chords, imitation, orna¬ nean culture".
ments, embellishment, counter-melodies, chromatic bass patterns from The Sicilian songs are heard here in historical recordings. They form the
the Baroque, tightly woven layers of heterophonic sound [...] - full of starting points and the nuclei of a score lasting half an hour, six "core
pieces" that the music heads toward and moves away from."I'm not an and Voci, far from being "folk song arrangements" or "accompanied folk
ethnomusicologist", Berio confesses, "just a pragmatic egoist: so I tend songs", are examples of creative manipulation by the composer and his
to be interested only in those folk techniques and means of expression performers. They are attempts to turn into a living reality the "impossible
that I can in one way or another assimilate without a stylistic break, and utopia" of a unity between modern composition and popular art.
that allow me to take a few steps forward in the search for a unity
underlying musical worlds that are apparently alien to one another"
As so often in Berio's music, Voci does not end there. Roughly one year
Berio's avenue to this music is transcription. His ideal is to employ three after its premiere in Basel,the composer returned to these same Sicilian
contrasting types of transcription in such a way that they begin to re¬ melodies in Naturale for viola, marimba, tam-tam, and tape, this time
semble and mutually vindicate each other. The first consists of an identi¬ giving them a new and unfamiliar staging. The piece arose from a ballet
fication with the original; the second takes the original as a spring¬ commission from the "Ater Balletto" in Reggio Emilia, who asked Berio
board for experimentation; the third overwhelms and virtually defaces to produce what the composer calls a "danced plot". Berio claims to
the original. When these three modes are used simultaneously, tran¬ have "filtered" the folk songs out of Voci. The primary sacrifice of this
scription becomes a personal, creative, and constructive activity con¬ filtering process was that aspect of Voci that comes closest to Che-
cerned with immediately accessible musical expression. Berio leaves mins, namely, the acoustical tug-of-war between the soloist and the
out the original words, however, and allows the solo viola to function in orchestral groups. This has been replaced by an entirely new dimen¬
lieu of a singer. As a result, he must turn to the devices of art music to sion: an Italian folk singer whom Berio himself recorded in Palermo. The
recreate the original "living space" He does this with a sort of semi-stag¬ singer is heard on pre-recorded tape and functions in the manner of a
ing within the auditorium: the solo viola is joined by one instrumental cantastorie (singing storyteller). He thus comes into conflict with the
ensemble in the foreground, another in the background, and three per¬ instrumental "singer", the violist, now discreetly highlighted contrapun-
cussionists spaced far apart between the two ensembles. It is into this tally and rhythmically by the percussion. Narrative speech-song and
space of sound and resonance that the viola projects its music. There instrumental singing collide in a staged or concertante game. This jux¬
the melodies fade away or re-emerge - repeated, transformed, restored taposition of "raw" nature and "cooked" art alludes to a book that has
from the musical collective to the soloist. The heart of the music, how¬ long played an important role in Berio's thoughts: Le cru et ie cuit (The
ever, is always the melodic substance and characteristic mood of the Raw and the Cooked) by the French anthropologist Claude Levi-Strauss.
melodies. The listener notices them immediately, thus making it all the When danced, the Chemins-Wke role of the music passes to the visual
easier to follow their kaleidoscopic transmutations. Berio's Folk Songs dimension, commenting on and reflectively combining the "raw"and the
"cooked". When performed as a concert piece (Berio considers both ver¬
sions equally valid), the role of exploring a "unity between folk music
and our music" is transferred to the creative imagination of the listener.
The expressive intensity of the "vibrant" folk musicians of Sicily left
Berio enthralled and inspired him to produce these creative responses.
It also fascinated the violist Kim Kashkashian, the percussionist Robyn
Schulkowsky, the conductor Dennis Russell Davies, and the musicians
of the Vienna Radio Symphony Orchestra. It is bound to cast its spell on
each and every listener.
An ECM Production
LUCIANO BERIO
V O C
Luciano Berio
Voci
VOCI
Kim Kashkashian, viola ECM 1735
Radio Symphonieorchester Wien
Dennis Russell Davies, conductor*
Coproduction
ECM Records/ORF Wien
Sicilian Folk Music
An ECM Production
Kim Kashkashian,viola
Robyn Schulkowsky, percussion
NATURALE
Luciano Berio Luciano Berio
1 Voci (Folk Songs II) 32:09 7 Naturale (Su melodie siciliane) 22:14
per viola sola e percussione
Kim Kashkashian, viola
Radio Symphonieorchester Wien Kim Kashkashian,viola
Dennis Russell Davies, conductor Robyn Schulkowsky, percussion
3 Canzuna 1:35
Unknown. Favara (Agrigento) 1969
An ECM Production
® 2001 ECM Records GmbH
© 2001 ECM Records GmbH
www.ecmrecords.com
Alle Urheber-
^®Ur>6|,|ei|8,AJ9A
GEMA
DDD ECM 1735
461 808-2
Kim Kashkashian
Radio Symphonieorchester Wien
Dennis Russell Davies
Robyn Schulkowsky
@02516)